Chronicles of the Third Sea

di Edward LoneBark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** I ***
Capitolo 3: *** II ***
Capitolo 4: *** III ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Uno spesso strato di nubi scure e pesanti copriva completamente il cielo, sprofondandoli in una penombra irreale. Il mare era una distesa inerte, dalla superficie lucida, come fosse di mercurio, e baluginava dove una piccola onda ne increspava la piattezza, o un minuscolo raggio di sole sfuggiva alla stretta delle nuvole. Non c'era una bava di vento, e le vele ricadevano tristemente sotto il loro peso.

La nave si fermò, in un punto imprecisato nel mezzo del nulla, immobile come se si fosse arenata in un fondale basso. Il silenzio era assordante, l'attesa snervante.

-Invoco il guardiano di farsi da parte, o di aprire il portale per me, prima che cali il sole- gridò la figura incappucciata, sporgendosi dal parapetto.

Elann scrutava il mare davanti a loro in cerca di un segno, ma rimase tutto immobile come prima. -Che cosa succede?- chiese a voce alta, guardandosi alle spalle.

-Taci!- lo apostrofò un ufficiale, -o lo vedrai da vicino-.

Il ragazzo si ritirò in un cantuccio, imbarazzato per essere stato sgridato in quel modo. Gli altri, tuttavia, sembravano averlo notato a malapena. Guardavano tutti la figura in piedi a prua, di cui si riusciva a vedere solo il mantello e il cappuccio, sotto i quali si scorgeva una corporatura alta e possente. -Mostrati, o verrò io a prenderti!- ruggì ancora.

Il silenzio si protrasse per lunghi istanti, poi la superficie dell'acqua si increspò, prima debolmente, poi prese a sprofondare in un vero e proprio gorgo. Elann sentì i suoi compagni fremere di paura, ma lui si sporse ancora di più per vedere cosa accadeva. Il vortice si ingrandì rapidamente a sufficienza da inghiottire la grande nave, che tuttavia rimaneva immobile, mentre l'acqua sotto di essa veniva risucchiata.

Impiegò diversi istanti ad accorgersi che il vascello stava levitando, sollevato da una forza misteriosa che riusciva ad avvertire sotto i piedi.

L'uomo a prua salì sul parapetto. -Ora apri il portale, guardiano. La mia pazienza si sta esaurendo-. Il vento si era alzato dal gorgo, agitando il suo pesante manto grigio.

-Tutti sottocoperta- ruggì il secondo ufficiale, alzando la voce per sovrastare il fischio del vento che ora sembrava un uragano. Le vele si gonfiarono, tendendosi fino allo spasmo, il mare ribolliva mentre decine di vortici iniziavano a generarsi ovunque.

Sopra il maelstrom le nubi si squarciarono, e dall'enorme foro proruppe un fascio di luce solare che spazzò via la penombra.

Mentre l'equipaggio si ritirava al sicuro sottocoperta, Elann si nascose in un angolo senza che nessuno lo notasse, poi tornò dov'era prima, aggrappandosi con tutta la sua forza al cordame per evitare che le raffiche lo spazzassero via.

L'uomo di prua aveva perso il mantello, e il vento forte agitava una massa di capelli di un grigio chiarissimo. Davanti agli occhi stupefatti di Elann si sollevò da terra di tutta la sua altezza e spalancò le braccia. -Mostrati, creatura, o placa questo caos!- gridò, soprastando il frastuono del ciclone.

Un ruggito assordante proruppe dal maelstrom, e l'oceano esplose.

La paura lo invase come veleno quando vide l'immensa figura emergere dalle acque, e due occhi arancioni baluginare nel fascio di luce. Due ali traslucide, ognuna grande il doppio della nave, si distesero nell'aria, grondanti, poi si ripiegarono sulla schiena della creatura. -Sei forte- disse il mostro, e dalla piega delle zanne mostruose pareva che ghignasse, -ma nessuno lo è abbastanza per attraversare queste acque. Questo è l'accesso per Ither, tu non sei degno per accedervi-.

-Apri il portale, lurida bestia!- ruggì il comandante, sollevandosi ancora -o farai una fine che non puoi neanche immaginare-.

L'essere ringhiò. -Il portale non si aprirà mai, che io viva o muoia, stupido umano-. Le zanne si spalancarono e liberarono un torrente infernale che puntò dritto verso la nave, divorando in un istante l'aria che li separava.

-No! No!- gridò Elann. Provò a gettarsi in mare, ma qualcosa lo bloccò a mezz'aria, gettandolo di nuovo sul ponte.

Il fuoco deviò attorno alla nave un istante prima di inghiottirla, ma il ragazzo riuscì comunque ad avvertirne il calore terribile. I polmoni in fiamme, vide un'onda di vapore sollevarsi dalle acque sotto di loro.

Il calore era insopportabile. Crollò a terra, guardando esterrefatto la patina traslucida che circondava la nave resa opaca dalle fiamme, in alcuni punti annerita, solcata da increspature.

Fu in quel momento, nel delirio, che intravide ciò che si stagliava sopra la sua testa, troppo in alto perchè prima fosse in grado di vederlo. Mentre sveniva, scorse nelle tenebre sempre più profonde la lama di luce verde attraversare il cielo e udì uno stridio agghiacciante risuonare per tutto l'oceano.

 

Si svegliò di soprassalto, un istante prima che la porta si spalancasse con un cigolio. Si contorse nella sua dolorosa posizione, quando quel rumore agghiacciante risvegliò all'istante un fremito di paura.

La porta si chiuse, poi un lume si accese in un angolo della cella, illuminando crudamente il brutto volto del suo aguzzino. I suoi tratti erano rozzi, animaleschi, come se fossero stati sbozzati da uno scultore senza talento e mosso dalla rabbia. Un odio bruciante gli si risvegliò nelle vene, coprendo perfino il terrore di quanto stava per accadere.

Soffiò nel braciere alle sue spalle, e sentì la fiamma ravvivarsi, poi il raspare della sbarra metallica che ne veniva estratta. -Sperò che ora tu sia più propenso a parlare, ragazzino- disse a voce bassa, tornando nel suo campo visivo. Il metallo era arrossato dal calore, era passato poco tempo dalla sua ultima visita.

Digrignò i denti. -Quante volte te lo devo dire? Io non so niente. Niente! Non potrei dirti quello che vuoi nemmeno se lo volessi-.

Vide a malapena il movimento, poi il ferro morse la sua carne. Gridò con tutto il fiato che aveva, finchè non sentì i muscoli del collo tendersi allo spasimo.

-Lurido bastardo!- gridò, scuotendo i polsi lacerati dalle catene che lo bloccavano. Le spalle dolevano da impazzire, ma quasi non se ne accorgeva. Ormai sembrava ci fosse solo sofferenza.

Si arrese subito, esausto, abbandonandosi di peso alla tensione della catena. Il giorno prima riusciva a tenere i piedi per terra, poi lo avevano costretto a restare sospeso nel vuoto, in attesa che le sue spalle si slogassero.

-Non mi fermerò finchè non avrò sentito quello che voglio- sibilò l'aguzzino, -e anche se non sai niente non mi fermerò lo stesso-. Gli sferrò un calcio all'addome, sulla bruciatura più recente, poi sollevò il ferro di nuovo.

Chiuse gli occhi, cercando di farsi forza, ma sapeva che sarebbe scoppiato in lacrime. No! Non voglio! Ti prego, basta!

Il dolore non arrivò. Udì un suono viscido, un rantolo strozzato e poi un tonfo sordo. -N...Neslith...sei tu?- mormorò.

L'assassino estrsse la lama dal cadavere, poi la ripulì sui suoi abiti, disgustato. -Perdonami se ci ho messo tanto, ma questi bastardi sono bravi a nascondersi- disse, poi tranciò la catena con un violento clangore e afferrò l'altro al volo prima che cadesse a terra.

Lo adagiò con cautela sul freddo pavimento, lontano dalla pozza di sangue che si allargava attorno all'aguzzino. -Vell, amico mio, come ti senti?- chiese con dolcezza.

Vell cercò di aprire le dita delle mani, che si mossero appena. -Grazie...grazie per essere venuto a salvarmi- disse piano. -Ancora un minuto e sarei impazzito-.

Neslith strinse i pugni. -So cosa vuol dire- ringhiò.

Si alzò di scatto e colpì il cadavere con un calcio violento, ribaltandolo. -Sono entrato di soppiatto, ma questo posto è ancora pieno di nemici. Devo andare a sistemarli, tu non abbandonarmi. Torno tra un attimo-.

E ora la pagherete cara, tutti quanti.

Afferrò il ferro incandescente e uscì dalla cella, nel buio del corridoio.

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Capitolo 2
*** I ***


Tre colpi secchi rimbombarono sul metallo, svegliandolo all'istante dal torpore. -Ha già finito?- borbottò, alzandosi. -Possibile che abbia ceduto così in fretta?-

L'altro tornò ad abbassare lo sguardo sul libro che stava leggendo. -Speriamo che non l'abbia ammazzato. Non sarebbe la prima volta-.

-Tanto è come spremere sangua da una pietra. O gli hanno fatto il lavaggio del cervello oppure non sa niente. In fondo non è un ufficiale-.

-Il capo ha l'occhio lungo, e lo sai bene. L'ultima volta le informazioni le abbiamo vendute bene. A proposito, sai quando dovrebbe arrivare Karg?-.

L'altro tirò il chiavistello. -Il capo ha detto che dovrebbe essere tra breve. Forse per questo è già di ritorno-.

Aprì la pesante porta metallica, e il ferro incandescente affondò nella sua orbita sinistra, facendosi strada fino al cervello. Il suo compagno vide inorridito il cadavere crollare a terra davanti alla soglia e si alzò di scatto, estraendo il pugnale. Nessuno entrò nella stanza.

Ansimava, terrorizzato. Dov'è il capo? Che cosa succede? Arretrò lentamente, con una sensazione orribile nelle ossa.

In quel momento la porta nascosta nel muro si aprì, rivelando un passaggio per il vicolo attiguo, immerso nell'oscurità. L'aria che entrò era umida, e si udiva il sottile ticchettio della pioggia sul lastricato.

Una figura ammantata di nero entrò nella stanza, togliendosi il mantello bagnato e gettandolo sulla sedia davanti al fuoco, occupata fino a poco prima dall'uomo che ora giaceva morto con un'asta metallica nell'occhio.

Notò di sfuggita il cadavere, prima di percepire una lama avvicinarsi fulminea al suo volto. Si scostò di lato e afferrò un braccio invisibile, prima che il coltello affondasse nella sua gola. Lo torse con un colpo secco e udì un gemito di dolore, poi una figura si materializzò davanti a lui.

Prima che potesse metterla a fuoco, gli sferrò un pugno sullo zigomo destro. La sua difesa si spezzò senza che se ne accorgesse e le nocche impattarono con violenza sulla sua faccia, mandandolo a sbattere contro il muro.

Si rialzò all'istante, furioso, ma l'intruso era già svanito. In un angolo della stanza giaceva il corpo del secondo uomo, la gola tranciata di netto, che prima non aveva notato.

Imprecò tra i denti e cercò di percepire la presenza del ragazzo invisibile nella stanza, ma non lo trovò. Scavalcò il cadavere davanti alla porta e si lanciò nel corridoio, ma non vide la barriera traslucida che rivestiva il varco. L'onda di forza lo proiettò due metri più in là, facendolo crollare di schiena su un tavolino occupato da due pile di libri.

 

Neslith scattò verso l'oscurità, frenetico, sostenendo con un braccio l'amico ferito. L'adrenalina faceva accelerare i suoi battiti, non sapeva se per la paura o per l'estasi dell'omicidio.

-Lasciami, ce la posso fare- mormorò Vell, ma era palese che non riusciva a sostenersi da solo. Neslith sentì quanta sofferenza gli costasse muoversi in quelle condizioni, ma continuò a trascinarlo lungo il corridoio. -Tieni duro, amico mio, non ti lascio-.

Vell gemette, e il ginocchio sinistro gli cedette, facendolo cadere a terra. -Non mollarmi adesso, ci siamo quasi!- gridò Neslith, cercando di risollevarlo.

-Hiraiii....!-

No, NO!

Si gettò a terra un istante prima che l'onda d'urto lo investisse. La sentì passare ad un palmo dal suo corpo disteso, poi udì il frastuono assordante del muro che veniva sbriciolato. Dietro di loro erano crollate diverse pareti, e quella in fondo lasciava entrare un lieve bagliore lunare.

Lanciò verso il nemico l'ultimo coltello che gli restava e sollevò di peso Vell, correndo verso il nuovo varco con le forze che gli restavano. La destinazione si avvicinava con esasperante lentezza.

Troppo lontano! Dannazione! NO!

Sentì l'istinto fare ciò che la sua anima rifiutava. Le membra formicolarono, poi perse ogni percezione, mentre il suo corpo si smaterializzava e perdeva consistenza. Vide con orrore la seconda onda d'urto afferrare Vell, scagliandolo lontano davanti a lui oltre la breccia.

I muri cedettero mentre usciva all'aperto, sotto la pioggia, ma se ne accorse a malapena. Il cadavere del suo amico giaceva vicino al muro opposto, crepato in profondità dalla seconda onda d'urto, piegato in una posizione innaturale. Raccolse con orrore quel corpo distrutto e corse via nella notte, mentre il boato di un terzo colpo risuonava per i viottoli.

 

Aprì gli occhi, lentamente, battendo le palpebre più volte per tentare di scacciare lo stordimento. Era immerso nella penombra, e distingueva a fatica una piccola stanza spoglia, occupata solo da un piccolo armadio e da una sedia.

Si alzò piano sui gomiti, stringendo i denti quando una fitta gli attraversò il petto. Benchè fosse ben coperto aveva i brividi, e la vista tendeva ad offuscarsi quando si concentrava su qualcosa.

Tossì più volte, poi riuscì ad articolare qualche parola. -Abor- mormorò -che cosa è successo?-.

L'uomo sulla sedia si alzò. -Sei entrato e hai perso i sensi quasi all'istante, abbiamo temuto che fossi ferito-. Chiuse gli occhi e sospirò, passandosi una mano sulla barba brizzolata. -L'hai fatto ancora, vero? E' per questo che sei ridotto così-.

Neslith non rispose subito. Sentiva già le prime fitte alla testa, e sapeva che ben presto sarebbero diventate isopportabili. -Non ho avuo molta scelta. Se non lo avessi fatto ora sarei ridotto come Vell-. Il pensiero gli provocò un doloroso senso di vuoto, ma era una sensazione che conosceva bene. -Speravo di farcela senza problemi, e invece è andato tutto storto-.

-Chi ha ridotto Vell in quello stato?-.

-Non ne ho idea. Penso fosse un membro della gilda madre, venuto per dare ordini. Un kironn, quasi sicuramente. Sono a malapena riuscito a rallentarlo-.

L'altro camminava avanti e indietro davanti al suo letto, come una bestia in gabbia. -Il destino ci ha giocato un brutto tiro. Prima Keren, ora Vell. Se fossi riuscito ad entrare pochi minuti prima questo non sarebbe successo-.

Neslith tornò a sdraiarsi, mentre la testa iniziava a pulsare. -Una cosa è certa, quel bastardo mi darà la caccia. Probabilmente ho già chiamato i suoi uomini. Dopo quello che ha visto mi avrà riconosciuto sicuramente-.

-Qui sei al sicuro, lo sai-.

-Stronzate. Se rimango qui vi attiro addosso metà della gilda, e mi basta aver perso Vell. Rimarrò qui per stanotte, poi me ne andrò. Cercate di non contattarmi , tra qualche settimana se sarò ancora vivo e le acque si saranno calmate sarò io a farmi vivo-.

Abor strinse le labbra con disappunto. -Non puoi andartene in quelle condizioni, e nel caso ci saremmo noi a proteggerti. Non siamo poi tanto sprovveduti-.

-Lo sai benissimo che non possiamo fermare un kironn, neanche tutti insieme-.

-Dunque cosa pensi di fare?-.

-Chiederò aiuto, è l'unica soluzione. Se quel bastardo è qui vuol dire che è stato mandato per un buon motivo, e dissestare la capitale militare in un momento come questo sarebbe estremamente pericoloso. Non dovrei faticare a convincere un ufficiale superiore-.

Abor abbassò lo sguardo, meditabondo. -Penso possa funzionare, ma hai bisogno di qualcuno che ti sostenga. Non daranno mai credito a te-.

Neslith sorrise. -Questo non è un problema, ho già una soluzione per questo-.

 

Karg aprì la porta di scatto. -Sparito, completamente. Abbiamo setacciato la zona e non abbiamo trovato traccia. E' riuscito a scappare con il cadavere del suo amico e a svanire nel nulla-.

Gli altri lo guardarono impassibili. La luce delle candele proiettava ombre scure sui loro volti, rendendoli difficili da riconoscere, ma si accorse subito di chi fosse il nuovo arrivato. -Lord Beren...- biascicò, indeciso se inchinarsi o no.

Il labbro di Beren sembrò piegarsi in un'espressione irritata. -Dunque lui sarebbe il tuo nuovo braccio destro- sibilò, voltandosi verso un uomo pallido con una corta barba bionda.

Questi accennò un sorrisetto. -Già, proprio così. Non c'è nulla da temere, Karg, abbiamo le informazioni che ci servivano, anche se ormai si trattava più di conferma. Come pensavamo, il piano Kaurall è già in attuazione-.

Il kironn tacque per lunghi istanti. -Come lo avete scoperto, mio signore?-.

-Un'informazione del genere è molto difficile da tenere nascosta, soprattutto quando devi mobilitare qualche centinaio di navi. Senza contare che ho informatori molto affidabili su cui contare-.

Lord Beren si alzò. -Molto bene, ritengo sia stato un ottimo affare, Hillmer. Avremo presto occasione di parlare di nuovo su come agire nelle prossime settimane. Nel frattempo cercate di causare quanti più danni possibile, ci servirà tutto l'aiuto di cui possiamo disporre-.

Hillmer annuì. -Fate buon viaggio, Beren-.

Karg si scostò in fretta per lasciarlo passare, poi tornò a fissare il suo padrone. -Com'è possibile che lo abbiamo scoperto così tardi?- chiese, quando Beren se ne fu andato da un paio di minuti. -Sono settimane che cerchiamo di interpretare i segni, che interroghiamo i soldati-.

-Perchè è stato organizzato tutto molto bene- replicò Hillmer, alzandosi. -Solo gli ufficiali superiori erano presenti alla delibera, e l'intera operazione è stata attuata senza diffondere informazioni precise tra i ranghi militari. Quasi tutti quelli che avete catturato avevano solo una vaga idea di quanto stesse accadendo-.

-Dunque anche quel bastardo che mi è sfuggito sotto il naso forse...-

-Lo escluderei. L'informazione sta dilagando negli ultimi giorni, la copertura della Guardia deve essere crollata, oppure hanno pensato di non poter più portare avanti le operazioni senza informare più gente. In ogni caso il suddetto bastardo deve averti riconosciuto e sicuramente ha capito chi sei, e forse anche perchè sei qui. Se informa la Guardia del fatto che la Gilda ha messo radici nella capitale militare siamo tutti morti. Non mi importa in che modo, devi trovarlo e ucciderlo prima che informi i militari. Ed elimina anche tutti quelli che sono entrati in contatto con lui nelle ultime ore, sicuramente si è nascosto presso degli alleati-.

Karg sudò freddo. -Signore, credo che abbia dei poteri occulti. Sono quasi sicuro che sia in grado di diventare invisibile, e non solo...-.

Hillmer lo liquidò con un gesto della mano. -Questo è affar tuo. Trovalo, o non tornare da me vivo-.

Karg fece un breve inchino e si dileguò. L'altro fissò lungo la porta chiusa, poi si voltò verso l'angolo più buio della stanza. -E tu? Quando pensi di entrare in azione?-.

-Manca ancora tempo- disse una voce melliflua. -Le pedine devono ancora muoversi, ma non mancherò di fare la mia parte quando arriverà il momento. L'informazione si sta già diffondendo a macchia d'olio, è solo questione di tempo perchè giunga alle orecchie giuste. Tu nel frattempo attieniti al piano-.

Hillmer annuì. -Nelle tue mani ci sono più vite di quante tu possa contare, Non tradire la nostra fiducia-.


Nota: la storia è già definita a grandi linee, ma gran parte della costruzione è improvvista, il che rende molto facile che io commetta errori e incongruenze di ogni tipo. Vi prego nel caso di farmeli notare, mi sarebbe molto d'aiuto.

 

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Capitolo 3
*** II ***


Neslith aveva appena appoggiato la mano sulla maniglia quando avvertì la presenza alle sue spalle. -E' molto presto, dovresti essere a letto- disse piano.

Sentì una risatina soffocata. -Vai al diavolo- disse una voce femminile -stavi per andartene senza salutarmi-.

Nelith esitò. -Non mi piacciono gli addii, lo sai meglio di me-.

-Non sarebbe il primo addio, però- mormorò lei, avvicinandosi.

-Lynn...- fece lui, voltandosi -questa volta è diverso. Mi sono messo contro le persone sbagliate, stavolta non posso cavarmela con qualche trucchetto-.

Lynn scosse la testa. -Ci riesci sempre. Certo avresti più possibilità se ti riprendessi un momento-.

Neslith si asciugò il sangue che colava dal naso, con una smorfia. -Sono più forte di quanto sembri- disse, ostentando un sorriso arrogante.

Rimasero lunghi istanti a fissarsi, e basta. Non avevano bisogno di molte parole, per Neslith i suoi occhi erano un libro aperto. -Starò attento, non temere. Voi cercate di stare nascosti, te lo chiedo per me. Non posso stare tranquillo se non so che siete al sicuro-. Abbassò lo sguardo. -Forse dovreste nascondervi anche voi. Potrebbero avermi seguito, forse sanno dove vi trovate-.

-Difficile. Anche con un corpo sulle spalle sai essere molto bravo a non farti seguire-.

Neslith cercò di convincersi. -Sì...hai ragione-. Non riuscì a trattenersi e le sfiorò una guancia pallida. Era fredda, come se il calore l'avesse abbandonata.

Lei lo abbracciò forte, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo. Neslith chiuse gli occhi, solleticato dai lunghi capelli neri, ma non trovò conforto in quella stretta. Lei era più spaventata di lui, ma non aveva nulla con cui rassicurarla.

Si separò a malincuore da lei e uscì dal rifugio, senza voltarsi indietro nemmeno per chiudere. Rimase per lunghi istanti davanti alla porta, senza sentire gli sguardi della gente che lo attraversavano, poi imboccò la strada per il centro.

 

La notte era buia, sotto un cielo denso come l'inchiostro. La luna non era altro che una sottile falce argentea, e una cappa di nubi copriva gran parte delle stelle. Doveva essere un buon auspicio. Corse lungo la spiaggia, gli stivali che affondavano nella sabbia morbida, mentre la grande sagoma nera della nave si stagliava sempre più grande contro la notte. Il ponte era illuminato da torce, e nel chiarore si intravedeva la sagoma di un pirata che camminava avanti e indietro. Lontano alla sua destra vedeva le luci della piccola città sorta sulla baia, e il faro che svettava sopra tutto, in cima alla scogliera.

Era fortunata che quella sera in quella zona ci fosse solo una nave ormeggiata, mentre sapeva bene che dall'altra parte dell'isola in molte affollavano il porto. Prima di essere abbastanza vicina da poter essere individuata dalla sentinella entrò in acqua, trovandosi nel giro di pochi passi a non toccare il fondo.

L'acqua era gelida, ma ci fece poco caso. S'immerse in profondità, allontanandosi ulteriormente dalla spiaggia, e si mosse veloce verso il vascello, restando a poche spanne dal fondale. Il buio era quasi totale, ma non aveva paura quando era in mare. Attorno a sè avverti le presenza familiari dei pesci, che non fecero caso a lei, continuando sulla loro strada.

Respirò a fondo per calmare l'eccitazione che montava in fondo allo stomaco, concentrandosi sul piano che aveva formulato. Non che fosse dettagliato, non conosceva bene la nave e sapeva che sarebbe sicuramente capitato qualche imprevisto, ma non si sarebbe tirata indietro quando era così vicina al suo obiettivo.

Dopo qualche minuto risalì fino in superficie, dietro la prua della nave, e rimase per diversi istanti lì immobile per assicurarsi che la sentinella non l'avesse individuata. Silenziosamente si aggrappò alle reti e iniziò a salire sul fianco della nave, mentre l'acqua che inzuppava i suoi abiti si ritirava, tornando lentamente nel mare. Il vascello era ormeggiato leggermente in obliquo, quindi da quella posizione dava le spalle solo al mare e non rischiava di essere vista da qualcuno che tornava dall'isola.

Mise le mani sul parapetto e si sollevò piano fino a sporgere con gli occhi, scrutando il ponte con attenzione. La sentinella si era fermata e si era appoggiata al parapetto di destra, dandole le spalle. Troppa fortuna pensò la ragazza, c'è qualcosa che non va. Si arrampicò del tutto e appoggiò i piedi sul ponte di legno con uno scricchiolìo sommesso. Prima che il pirata si voltasse si concentrò a fondo e sferrò un pugno all'aria nella sua direzione.

La sentinella si scontrò violentemente con il parapetto e cadde diversi metri più avanti. Lei scattò fino al nemico e si assicurò che fosse svenuto, poi lo trascinò faticosamente verso la scala di legno che conduceva sottocoperta, scendendo con cautela i gradini che sprofondavano nell'oscurità.

C'era un silenzio pesante, ma non poteva escludere che qualcoun altro fosse rimasto sulla nave. Abbandonò il corpo ai piedi della rampa e frugò nelle tasche, estraendo una piccola pietra rosea e lucida. Lasciò che assorbisse una piccola parte del suo calore e si accendesse come una candela, spargendole attorno un cerchio di luce fioca. Distinse all'istante le pareti di una stanza piccola e spoglia, occupata solo da alcuni barili e sacchi chiusi. Aleggiava un pesante odore di polvere da sparo, mista al forte sentore salato del mare.

Chiuse la pietra nel pugno per ridurre al minimo il chiarore e aprì una delle due porte, che dava su un lungo corridoio. Riaprì la mano e vide in fondo la sagoma scura di una scala a chiocciola, che immaginava scendere verso la stiva.

Tornò indietro e nascose con cura il corpo del pirata svenuto dietro ai barili, appoggiandogli addosso i sacchi, sperando che non si svegliasse presto, poi proseguì verso la scalinata e iniziò a scendere lentamente, cercando di non fare rumore. Arrivò ad un piccolo pianerottolo che dava su una porta aperta, dalla quale proveniva una luce rossastra e delle voci basse, maschili.

Sembravano almeno due, probabilmente tre. Nascose la pietra nella tasca e sbirciò nella stanza, sporgendosi cautamente dallo stipite.

-Ne siete certo, Varenn? Se la fonte non è attendibile potremmo incorrere in una colossale errore di valutazione- disse un uomo di spalle a lei, di cui vedeva solo i lunghi capelli color nocciola. Era seduto ad un tavolo insieme ad altri due, nessuno dei quali per fortuna era girato direttamente verso di lei. Il fuoco scoppiettava allegro nel focolare, lasciando in ombra il volto dell'uomo alla destra di quello che aveva parlato, ma illuminando bene l'altro, che riconobbe come il capitano della nave.

-L'informazione si sta già spargendo ovunque a macchia d'olio, ed è bene che giunga a quante più orecchie possibile. Se la guerra incombe, i pirati devono essere pronti a stringere un'alleanza per difendersi. Probabilmente la Guardia spera che non avremo il tempo per organizzarci prima dell'inizio delle operazioni, e spero tanto che non abbia ragione. Farsi trovare separati sarebbe nientemeno che un suicidio- disse quest'ultimo.

-Mmmmm...- fece l'altro -siamo certi che non sia solo un bluff? Mi sembra così inverosimile un'azione di così vasta portata...non è da loro, soprattutto finchè c'è Aldebar al potere-.

Varenn giocherellava distrattamente con l'angolo di un foglio di carta che aveva davanti. -No, Koenig, siamo certi-. Lei trasalì, e per un istante temette che l'avessero sentita. -La Gilda di Kauris ha fornito prove certe a sostegno di sospetti che già avevamo formulato. Ad Alkir non si sono mai viste così tante navi da guerra come in questi mesi, e abbiamo in mano documenti secondo i quali ce ne sono molte di più nascoste in zone segrete-. Si passò una mano nella barba incolta, guardando la pergamena. -Si dice che Yeldin abbia dato spettacolo, ha influenzato il Consiglio al punto che nemmeno il Plenipotenziario poteva bocciare la sua proposta senza forzare la mano contro il volere generale-.

Koenig? Che cosa diavolo sta succedendo? Quale guerra?

Che Athen Yeldin avesse proposto un'attacco massiccio alla pirateria centrale, utilizzando tutta la forza militare della Guardia? Come aveva convinto gli altri comandanti, al punto che nemmeno il Plenipotenziario potesse opporsi?

Era palese che nell'aria ci fosse qualcosa di strano, erano mesi che si avvertiva la tensione, ma non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere. Yeldin aveva già dimostrato di non avere mezze misure, probabilmente il suo intento era debellare completamente la pirateria in quelle acque.

-Pensano davvero di farcela? Siamo forti, numerosi, anche se non è esattamente un periodo facile per noi, e soprattutto possiamo sfruttare un notevole vantaggio territoriale. Se anche dovessero farcela, una guerra del genere sarebbe devastante per loro- obiettò Koenig.

-Oppure possono disporre di una forza talmente grande da poterci schiacciare come insetti- replicò Varenn, -Yeldin può essere un esaltato, ma di norma i comandanti agiscono con una certa cautela-.

-Io penso che ci stiano sottovalutando molto, ed è un errore che potrebbero tranquillamente fare. O meglio, capita spesso che il loro orgoglio li porti a sopravvalutarsi, soprattutto quando devono mettersi in luce davanti agli altri-.

La terza voce le provocò una scarica di brividi lungo la schiena. Era sottile, raschiante, quasi inumana. -C'è una cosa che nessuno sembra aver calcolato. Queste acque sono di Hydran, e non dubito che attirare la sua attenzione possa essere, ecco, piuttosto pericoloso- disse l'uomo che dava le spalle al focolare.

Varenn emise un ghigno beffardo. -Hydran? Ha perso l'interesse per queste acque quando ero ancora un poppante, cosa ti fa pensare che potrebbe importargli qualcosa adesso?-.

Era preparata, eppure quando udì di nuovo quella voce avvertì una seconda scarica di paura irrazionale. Si aggrappò più forte allo stipite, per reprimere l'istinto di fuggire. -Nessuno può conoscere le sue intenzioni, e il suo ritorno, per quanto improbabile, significherebbe la distruzione della Guardia-. Emise una bassa risata secca. -Quegli idioti devono aver dimenticato quanta distruzione Hydran ha provocato l'ultima volta. Non siamo mai stati forti come in quel periodo, anche se eravamo sottomessi a lui-.

Varenn tamburellò sul tavolo, apparentemente innervosito. -Io non spererei tanto in un suo ritorno- disse piano, -non ha mai avuto una particolare affinità con gli altri pirati-.

-Meglio che essere schiacciati dalla Guardia- interloquì Koenig, alzandosi. -Andrò ad avvertire Rizla, penserà lui ad indire una riunione, sperando che non abbia grane con gli altri Superiori in questo momento. Sarà un miracolo se resisteremo-.

-Non credo serva- replicò Varenn, -i Superiori dovrebbero saperlo già da tempo...ma se vuoi essere sicuro, fai pure. Portagli i miei omaggi-.

Koenig sbuffò e si allontanò dai due pirati, venendo verso di lei. Sbarrò gli occhi e corse in silenzio giù per la scala a chiocciola, mentre le ultime parole di Koenig si facevano incomprensibili. Arrivò in fondo, in un piccolo pianerottolo, evitando per un soffio di sbattere contro la parete opposta, e si gettò nella stanza sulla destra, chiudendosi la porta alle spalle.

Quando si voltò i suoi occhi si illuminarono. Finalmente.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** III ***


Raidell era una città poco più grande di quella che lui presidiava, ma era prossima alla costa, quindi era decisamente più militarizzata e sicura. Neslith vide almeno tre sentinelle alla porta Nord, che controllavano con solerzia un numero consistente di coloro che entravano. Avanzò spedito in mezzo ai carri che portavano la mercanzia in città dalla campagna e dalle colline per il mercato del sabato, resistendo alla tentazione stupida di salutare le guardie per beffa. Si calcò il cappuccio sulla testa e si spostò sulla destra per imboccare una stradina minore, evitando il traffico della via principale.

Il cielo era cupo, irritabile, anche se non sembrava intenzionato a sfogarsi a breve. In lontananza, verso il mare, tra le nubi scure si vedeva il baluginare dei lampi, intrappolati nella cappa umida.

Benchè fosse in grado di rendersi invisibile, agiva sempre e comunque con circospezione, non conoscendo i mezzi della Gilda di Kauris fino in fondo.

La Gilda, probabilmente una delle organizzazioni criminali più pericolose degli Otto Stati. Le sue radici erano nel Deniar, di cui arrivava a controllare diverse città, ma si era sparsa con il tempo in molte altre terre, infiltrandosi in profondità, con grande abilità, nutrendosi della prosperità che la Nuova Era aveva portato. Era ricca potente e disponeva di mezzi estremamente pericolosi, ed era riuscito ad inimicarsela.

Nervoso, puntò con decisione verso il quartiere militare, imboccando diverse strade fuori mano per evitare la confusione.

Tutta quella storia era stata un incubo. Non sapeva come Vell fosse stato catturato, sapeva solo che i suoi compagni erano andati a chiamarlo nel cuore della notte, dopo che non era tornato, perchè li aiutasse a cercarlo. Ci erano voluti due giorni perchè trovasse il covo, due giorni in cui non sapeva se avrebbe trovato il suo amico vivo, mentre i bastardi avevano avuto tutto il tempo per cercare di estorcergli informazioni che non possedeva.

Il piano Kaurall. L'informazione che la Gilda voleva per prima, in modo da poterla vendere a caro prezzo alla pirateria. Avevano fiutato da tempo che c'era qualcosa che non andava, ma avevano bisogno di prove, documenti, o almeno la confessione di un soldato catturato.

Strinse il pugno, furibondo. Per molte settimane solo gli ufficiali di grado superiore erano rimasti a conoscenza del piano, poi l'informazione aveva iniziato a diffondersi in tutto l'esercito.

Il piano era stato attuato dal Consiglio della Guardia solo un paio di mesi prima, ma erano almeno tre anni che Yeldin rafforzava in modo massiccio l'armata navale, lasciando inevitabilmente sguarnite le città dell'Alkir e di Punta del Dominio. I cacciatori di taglie avevano avuto un ruolo fondamentale nell'evitare che il crimine facesse marcire l'Alkir dall'interno, indebolendolo in un momento così cruciale, e avevano appreso in moltissimi del piano direttamente dai soldati. Neslith ne era venuto a conoscenza da un suo contatto a Nurmen, ma quando lo aveva comunicato ad Abor Vell era già uscito per l'ultima volta in ricognizione.

Superò un gruppo di soldati armati che marciavano verso il porto e si diresse verso la base difensiva della città, più spostata verso la costa.

Era un edificio basso e tozzo, circondato da un muro di pietra alto un paio di metri; c'era un ingresso ad ogni punto cardinale, ognuno difeso da una coppia di fucilieri. Tutta questa difesa qui, e quasi nulla nel cuore militare della Guardia. Davvero una bella mossa tattica pensò irritato, passando con disinvoltura in mezzo ai soldati una seconda volta. Attraversò lo stretto cortile lastricato e attese che un ufficiale scortato da due soldati uscisse dalla pesante porta di ferro per infilarsi di soppiatto nell'edificio.

Non era un posto particolarmente grande e sapeva dove andare. Attraversò un paio di corridoi e quando non vide nessuno in giro tornò visibile, entrando senza esitazione nell'ufficio di uno degli strateghi.

-Chi diavolo...Neslith? Sei tu?- chiese un uomo calvo, alzandosi di colpo dalla sedia.

L'ufficio era sempre lo stesso di quattro anni prima, la stessa scrivania di mogano, la stessa voluminosa libreria, forse le stesse scartoffie che ingombravano lo spazio vitale dello stratega. Quest'ultimo sembrava appena invecchiato, più grigio, come se l'ultimo periodo fosse stato particolarmente stressante.

-Non penso tu sia sorpreso di vedermi, Averth- disse Neslith, prendendosi una sedia davanti alla scrivania e accomodandosi senza invito. -Sapevi che sarei tornato, presto o tardi-.

Averth non disse nulla sul momento, e tornò a sedersi. -Di che cosa hai bisogno, Neslith? Spero che non sia infattibile, è un momento critico, sei fortunato che tu mi abbia trovato qui-.

-Non sei uno che gira molto- replicò l'altro -e penso che non sia un vero e proprio favore quello che ti chiederò. Ho bisogno di te perchè potrebbero tranquillamente non credermi, dato che si tratta di me-.

Averth aggrottò la fronte. -Vai avanti-.

-La Gilda di Kauris si è infiltrata ben più in profondità di quanto pensassimo a Punta del Dominio- disse Neslith. -C'è un korinn a Nurmen, probabilmente inviato dalla Gilda madre a prendere un controllo più stretto della zona. Un korinn al quale sono sfuggito e che con ogni probabilità mi sta cercando, affinchè non informi la Guardia-.

-la Gilda...qui- mormorò Averth, impallidito. -Com'è possibile, come sono entrati?-.

Neslith prese un respiro profondo. -La sicurezza interna lascia molto a desiderare, se non si preoccupasse solo del suo piano se ne accorgerebbe anche Yeldin- replicò seccamente. -Devi informare l'Ammiraglio del pericolo, e mandare una squadra ad uccidere quel korinn e chiunque abbia chiamato da fuori in aiuto-. Sempre che non ci siano già elementi ancora più forti in circolazione. -Sai che danni potrebbe provocare un elemento del genere nel cuore della Guardia-.

Averth annuì. -Informerò i miei superiori, ma temo sia necessario il tuo aiuto, dobbiamo identificare questo korinn e capire dove si trova-.

Neslith si alzò. -Puoi contare su di me. Fa' in modo che i rinforzi mi raggiungano vicino alla porta nord, prima della chiusura-.

-Non sarà facile dettare condizioni, ma dovrei farcela. Mi premurerò anche di avvertirli di chi sei...e di quello che sei in grado di fare-.

-Molto bene. Grazie del tuo aiuto- disse Neslith, facendo per uscire.

-Ah...Neslith- chiamò Averth, alzandosi a sua volta.

Il cacciatore di taglie sorrise e si voltò. -Sì?-.

-Credo che a questo punto il debito sia estinto- disse lo stratega, con un sorrisetto soddisfatto.

 

La stiva era piena per metà da barili di polvere da sparo e sacchi di vivande. A destra c'era una rastrelliera piena di armi, vicino alle palle di cannone bloccate al muro da una rete. Di fronte a lei, invece, una solida parete rinforzata con una piccola porta al centro.

Ora arriva il difficile pensò tra sè, facendosi largo tra le scorte della nave per esaminare con più cura la serratura. C'era il rischio fondato che Varenn l'avesse rinforzata con una tecnica a lei ignota, il che l'avrebbe costretta ad abbandonare l'impresa almeno per il momento. Non era oltretutto da escludere che fosse munita di una trappola, e che qualunque tentativo di forzarla le sarebbe stato fatale.

Rain strinse i denti ed estrasse dalla tasca una sottile striscia di metallo, nero con riflessi verdi e iridescenti. La infilò nella toppa e quella iniziò a modellarsi all'interno della serratura. Spinse finchè potè, attese che la chiave prendesse completamente forma e girò, udendo con enorme soddisfazione lo scatto secco della serratura che si sbloccava. Da te non mi sarei aspettata una simile imprudenza, Varenn pensò, aprendo cautamente la porta con il cristallo luminoso in mano. Si trovò davanti ad uno spazio molto più piccolo del precedente, colmato almeno per un terzo da sacchi pieni di monete, teche chiuse piene di gioielli e tesori di ogni genere. Avanzò con un brivido, chiudendosi la porta alle spalle, ignorando quelle ricchezze per andare ancora in fondo alla stanza, dove c'era un semplice armadio chiuso. Lo aprì con la sua chiave e rivelò una libreria piena per metà di volumi di ogni colore e misura. Vide subito quello che cercava.

"Leggende fondate dei Quattro Mari" mormorò, estraendo il libro dallo scaffale. Era un volume piuttosto pesante, il che le avrebbe dato dei problemi a portarlo via. Forse sarebbe riuscita a trovare subito quello che cercava...pregò che nessuno si accorgesse dell'assenza della sentinella che aveva messo al tappeto sul ponte, nè che la suddetta decidesse di svegliarsi troppo presto.

Sfogliò rapidamente il volume, degnando appena di un'occhiata i resoconti delle imprese di Rieza nel Mare Boreale, le storie sui Kruidan, le informazioni dettagliate sui mostri marini che vivevano oltre la Linea di Korinth, le narrazioni fondate delle azioni di Hydran nel Terzo Mare, e molte delle voci non confermate che giravano sulla sua figura. Era un libro piuttosto vecchio, ma quando era stato scritto Hydran aveva già abbandonato da anni il Terzo Mare per superare la Congiutura.

Sfogliò sempre più febbrilmente finchè non trovò quello che cercava.

 

L'Oraculum

 

L'essere che secondo le leggende dispone dell'integrale conoscenza di tutti i misteri del nostro mondo. L'ubicazione della sua dimora è nota a ben pochi, e la pericolosità della via che conduce a lui scoraggia gran parte di costoro a tentare l'impresa. Molti di coloro che hanno tentato di arrivare a lui non hanno mai fatto ritorno.

 

Righe su righe di storie più o meno attendibili sull'Oraculum e sulle sue capacità di conoscenza illimitata. I pochi che erano tornati indietro dopo aver parlato con l'Oraculum sembravano decisamente restii a raccontare qualcosa, ma apparivano decisamente cambiati, dopo che i loro più grandi interrogativi avevano ricevuto risposta.

Dove si trova? pensò, mentre sfogliava le poche pagine. Solo alla fine trovò l'informazione che cercava.

 

E' confermato che l'Oraculum dimora sull'isola di Thoriman, poco distante dal punto della costa del Regno di Oharim dove sorge la città di Kervinn. La casa si trova nel cuore delle montagne che occupano l'isola quasi interamente, ma non esistono informazioni più precise.

 

Oharim. Aveva osservato a lungo le carte dei Quattro Mari e aveva memorizzato con cura tutte le nazioni e gran parte delle città principali. Se non andava errata, Oharim si trovava nel Secondo Mare, non molto a Nord rispetto all'Impero di Haestan.

Non molto per una carta navale...ma molto per me pensò, sentendo il sangue gelarsi. Significava attraversare la Congiuntura, il Mare del Nord e la Linea di Korinth, per approdare in acque che spaventavano perfino i navigatori più audaci.

E anche se arrivassi all'isola di Thoriman , sarei in grado di raggiungere l'Oraculum?

Represse il propotente istinto di piangere, mentre scriveva su un pezzo di carta l'ubicazione dell'isola e rimetteva il libro al suo posto. Non posso arrendermi, troverò una soluzione.

Fu allora che gli tornò in mente quanto aveva udito sulle scale, e le poche speranze che nutriva si dissolsero completamente. La guerra non avrebbe fatto altro che rendere il suo successo ancora più improbabile.

Perchè...perchè dev'essere tutto così difficile?

La porta della stiva si aprì dietro di lei, e dei passi lenti iniziarono ad avvicinarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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