Si chiamava Ricerca

di Kind_of_Magic
(/viewuser.php?uid=864193)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** My life ***
Capitolo 2: *** Freezing ***
Capitolo 3: *** I draghi non piangono ***



Capitolo 1
*** My life ***


My life Questa storia partecipa alla sfida "A box full of prompts" indetta dal gruppo Facebook "EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni" con il prompt di apollo41:

Originale: fantasy o sci-fi

Coppia: possibilmente slash o femslash altrimenti nessuna coppia

Avvertimenti: angst

Rating: a piacere.

Prompt: "È la mia vita, posso sprecarla come mi pare."

My life

Quanti anni erano passati? Dieci? Dodici? Lemuel non lo sapeva più. Ogni parola che Adeline pronunciava si sentiva più distante da lei. Era venuta a chiedergli aiuto, così aveva detto. Rick, il terzo del loro gruppo di amici dei tempi della scuola, era sparito e a quanto diceva Adeline c’era un assoluto bisogno di Lemuel per ritrovarlo.
«Non verrò» disse Lem con semplicità, dopo che Adeline ebbe concluso il proprio discorso.
«Perché no?»
«Perché mi sono allontanato dal mondo degli addestratori di draghi una dozzina di anni fa e non ho intenzione di ritornare come il figliol prodigo solo perché tu sei piombata qui a dirmi che avevi bisogno di me»
«Hai di meglio da fare?» chiese lei, scettica.
«Ho una vita e un lavoro normali. Esistono, lo sai?»
«E dimmi, sei contento? Ti senti soddisfatto ogni singolo giorno che la sveglia suona per annunciarti che se non ti alzi farai tardi in officina?» Lemuel fece per risponderle, ma lei non lo lasciò parlare «Tu non sei un meccanico, Lem, non lo sei mai stato. Questa vita è un ripiego, un modo per evitare di ammettere con te stesso che in realtà tu appartieni al nostro mondo»
«Appartengo?» ripeté Lemuel.
«Sì, appartieni, sei un domatore di draghi. Niente di ciò che farai potrà mai cambiare questa situazione, non importa quante auto riparerai, non importa quante volte girerai la testa dall’altra parte vedendo un drago che si libra in aria. Non potrai cambiare ciò che sei. Questo non è vivere, è rinnegare te stesso, è starsene nascosto sperando che la vita ti passi accanto senza notarti»
«Sai che ti dico?» Lemuel era veramente infuriato «Non riesco proprio a capire che cosa ti abbia spinta a venire fino a qui a dirmi cosa devo fare della mia vita. Sapevi che ti avrei detto di no, eppure eccoti qui. È la mia vita, posso sprecarla come mi pare»
«Hai proprio ragione» Adeline si alzò e fece qualche passo in direzione della porta «Scusa se ti ho interrotto mentre sprecavi la tua vita in modo stupido e inutile. Scusa se ho cercato di darle una nuova direzione. Scusa se ho pensato che ancora potesse importarti di me o di lui. Addio»
Senza lasciare neanche un attimo a Lemuel per risponderle, Adeline se ne andò sbattendo la porta. Dalla finestra, l’uomo la vide salire in groppa al proprio drago e volare via sollevando una nuvola di polvere. Per un momento pensò di fermarla e di dirle che aveva cambiato idea, ma poi si trattenne. Non voleva davvero avere più nulla a che fare con quel mondo che lo aveva trattato così.




Note: I due personaggi della storia (e la situazione stessa) fanno parte di questa long originale sui draghiche sto scrivendo. Come tutte le altre storie che pubblicherò in questa raccolta, si tratta di estratti ed episodi, molto spesso ispirati da prompt trovati su Internet. Spero di riuscire a rendere il tutto comprensibile anche a chi non ha ben presente che cosa abbiano vissuto i personaggi e quale storia si stia sviluppando. In caso non ci riesca, vi pregherei di farmelo sapere perché vorrei sistemare questo genere di problemi il prima possibile. Grazie mille.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Freezing ***


Freezing

Questa storia partecipa alla sfida "A box full of prompts" indetta dal gruppo Facebook "EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni" con il prompt di BalderMoon:

Originale: Fantasy

Coppia: Het

Avvertimenti: ////

Rating: Arancione

Prompt: Qualcosa su questa immagine 

Freezing

 

Lemuel entrò come una furia nella stanza. La porta lasciò un segno sull’intonaco del muro tanto forte era stata la spinta con cui l’aveva spalancata. Rick alzò su di lui uno sguardo colpevole e subito dopo chinò la testa, incapace di sostenere gli occhi scuri dell’amico che traboccavano di ira.
«Tu…» disse Lemuel, avvicinandosi sempre di più a Rick, ma senza toccarlo, quasi avesse avuto paura di essere contaminato «Tu non hai alcun diritto di stare qui»
Rick sussultò a quell’accusa, ma non rispose.
«Non ti importa davvero niente?» chiese Lemuel «Perché se è così, potresti andartene e lasciare che ci siano altre persone a prendersi cura di lei. Qualcuno che ci tiene davvero»
Rick fissò la donna che dormiva, davanti a lui. Dormire, in realtà, era la parola sbagliata, perché normalmente non si dorme con una temperatura corporea di dieci gradi sotto lo zero. Il viso di Rhea, i suoi capelli, i suoi abiti, tutto quanto era ricoperto da minuscoli cristalli ghiacciati. La pelle aveva un colore azzurro-bianco. Eppure, non si sapeva come, lei era ancora viva.
«Lo sai che non posso andarmene di qui» rispose infine Rick a bassa voce «È soltanto grazie alle mie cure che è ancora viva. Di tutti noi, soltanto io so come affrontare questa situazione»
«Forse perché sei stato tu a crearla» fece notare Lemuel «O hai forse dimenticato che quell’attacco magico è stato completamente opera tua?»
«Sei ingiusto con me» protestò Rick «Sai bene che non volevo questo, sai bene che non avrei mai fatto del male a nessuno, non avrei mai fatto del male a lei. È stato un incidente»
Lemuel provò dentro di sé il desiderio di colpirlo. Voleva fargli male. Non poteva liquidare in quel modo ciò che era successo, non poteva cercare di prenderlo in giro quando lui sapeva benissimo come erano andate le cose. Non poteva permettersi di parlare in quel modo di sua sorella.
«Lasciami fare l’unica cosa che so fare decentemente, Lem» lo pregò Rick «Lascia che io rimedi ai miei sbagli. Permettimi di dimostrarti che merito il tuo perdono»
Fu allora che Lemuel fu completamente accecato dall’ira: perdono? Come poteva anche solo pensare di ottenere il suo perdono, quando tutto ciò che aveva fatto da quando gli avevano salvato la vita era stato creare disastri, ferire e uccidere? Come osava chiedergli il suo perdono mentre davanti a loro sua sorella era in punto di morte?
Non si accorse neanche di averlo attaccato, finché non vide Rick accusare il colpo. Non era mai successo prima. Avevano litigato, anche pesantemente, ma nessuno dei due aveva mai neanche pensato di colpire l’altro.
Rick sentì in bocca il sapore del sangue, ma non reagì. Si tolse soltanto gli occhiali, per evitare che Lemuel potesse romperli, e li poggiò sul tavolino, abbastanza vicini a Rhea perché Lem stesse lontano per paura di colpire sua sorella. Sapeva di meritare la rabbia dell’amico, anche se non pensava che Lemuel l’avrebbe mai attaccato fisicamente. In fondo, però, non si sentiva di biasimarlo. Probabilmente avrebbe agito allo stesso modo, se fosse stato al suo posto.
Lemuel guardò Rick posare gli occhiali sul tavolo e aspettò. Non voleva creare problemi, aveva solo bisogno di fargli sentire la propria rabbia. Quando Rick alzò di nuovo su di lui i suoi occhi azzurri, vide la colpa e la rassegnazione in essi, ma non si fermò. Sapere che l’altro era pienamente consapevole dei disastri che aveva creato non faceva altro che aumentare la rabbia che provava nei suoi confronti.
«Perdono» ripeté a bassa voce, prima di sferrare un altro pugno. Poi afferrò Rick per le spalle e lo costrinse a guardarlo in faccia «Tu meriti il mio perdono? Lo meriterai mai?»
Rick non disse niente e distolse lo sguardo. Lemuel lo spinse a terra e stava per gettarsi su di lui, quando sentì la voce di Rhea levarsi a fatica nella stanza: «Lem»
I due uomini si immobilizzarono, completamente tesi ad ascoltare le parole che lei avrebbe pronunciato: «Vai via. Lem, il perdono… la rabbia… dopo. Vai via»
Lemuel lanciò a Rick uno sguardo ancora ricolmo d’ira e poi gli voltò le spalle.
«Non mi vuoi?» chiese alla sorella, sfiorandole appena la mano.
La sua voce sembrava uscire dalle labbra senza che queste si muovessero: «Non ora… ora Rick… Lem, non ce la faccio… Vai via»
Lemuel annuì appena e uscì dalla stanza, chiudendo con cautela la porta alle proprie spalle.
Rick si alzò lentamente in piedi e si avvicinò a Rhea: «Grazie»
«Non potevo… sopportarlo» il respiro della donna era gelido «Voi due, voi... Non dovete litigare»
«È furioso» spiegò Rick «E ne ha ben donde. Soltanto non pensavo che sarebbe arrivato a tanto»
«Sì» disse ancora Rhea «Ci sono tante cose… che non pensavi… ma poi l’ha fatto»
Rick annuì e rimase per un po’ in silenzio, pensando a tutto ciò a cui Rhea si stava riferendo, poi decise di cambiare discorso: «Come stai?»
«Bene… ho sonno»
«Dormi pure, ci penso io qui»
«Grazie» ma invece di chiudersi i suoi occhi si aprirono un po’ di più «Rick, io ho un marito»
«Lo so»
«Io… lo amo» concluse Rhea, chiudendo gli occhi.
«So anche questo» rispose Rick, con un sorriso un po’ forzato.
Rhea spalancò di nuovo gli occhi: «Però, Rick… tu…»
Con un gesto delicatissimo, Rick le passò i polpastrelli sulle palpebre, chiudendole: «Dormi ora, sei stanca»
Rhea non rispose più e si addormentò. Rick rimase immobile, a guardarla dormire. Era uno di quei privilegi che suo marito aveva e lui no e aveva intenzione di non perdersi neanche un secondo. Agitò un poco le dita per lasciar cadere la brina che vi era rimasta.
Ripensò a ciò che lei aveva detto. Non riusciva a capire se fosse stato per ricordarlo a lui o a se stessa. Nelle sue orecchie risuonava ancora quel “però”. Cosa intendeva? Forse voleva dire che…?
Scosse la testa, come per scacciare quei pensieri e si avvicinò al tavolino.
«Dormi» ripeté, a nessuno in particolare. “Per oggi” continuò nella propria mente mentre si rimetteva gli occhiali “Mi ha già fatto abbastanza male tuo fratello”.

 

 

 

 

 

 

Magic Corner:
Non so se questa scena farà mai parte del romanzo, ma mi è piaciuto molto scriverla e ringrazio tantissimo Balder Moon per la bella immagine di prompt :)
Spero che vi sia piaciuto e che i personaggi si stiano delineando un po’ meglio. Grazie di aver letto fin qui e se avete tempo lasciatemi un commento!
Alla prossima e che gli dèi siano con voi!
-Magic

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** I draghi non piangono ***


I draghi non piangono

Questa storia partecipa all'iniziativa flash "Scrivi e recensisci" del gruppo Facebook Amici di EFP :: il tuo sito di fanfiction! (ufficiale) con il prompt di Sky:

"Non poteva credere ai suoi occhi. Quelle che fino a poco prima erano state minuscole lingue di fuoco erano divenute fiamme, così alte da avvolgere la figura in un gigantesco abbraccio cremisi."

 

I draghi non piangono

«Pronta?» chiese Rick con la voce che gli tremava. Il libro nelle sue mani odorava di polvere e carta vecchia, un miscuglio che aveva imparato ad amare, ma l’emozione per ciò che stavano per fare sovrastava ogni cosa.
Kat annuì, il volto rosso e le mani fredde come pezzi di ghiaccio, come le succedeva sempre quando era agitata. Sorrise a Lemuel e Adeline, che la guardavano incoraggianti. Lem non aveva detto una parola negli ultimi dieci minuti, ma bastava guardare quanto stesse stringendo il bordo della felpa per capire che era ben lontano dall’essere tranquillo.
Qinglong, il drago compagno di Kat, poggiò il muso sulla sua spalla soffiando piano per farle il solletico sul collo. La ragazza rise e accarezzò l’amico dietro le orecchie: «Sei sicuro, Qing?» chiese in draconiano.
Qinglong si sollevò e la fissò negli occhi: «Sono sicuro»
Kat sorrise e annuì all’indirizzo di Rick, che cominciò a leggere con qualche difficoltà l’antico inglese in cui era scritto l’incantesimo. La sua voce si levava nel prato assolato così potente che Adeline avrebbe giurato di sentire anche una leggera eco. Non avrebbe mai detto che il suo amico potesse far risuonare tanto le parole che pronunciava.
Era così presa dal ritmo quasi musicale dell’incantesimo che dapprima non si accorse che Lemuel le stava parlando. Aveva allentato la presa sulla felpa fino quasi a lasciarla e aveva iniziato a chiamarla piano.
«Addie» disse per la quarta volta.
«Sì?» rispose infine lei.
«E se fermassimo tutto qui?» la sua voce esprimeva una preoccupazione affrettata che quasi spaventò lui stesso «Voglio dire, non siamo del tutto sicuri di ciò che sta per succedere. Forse è troppo pericoloso, in fondo non ne sappiamo nulla»
Adeline considerò i suoi dubbi nello spazio di un secondo: «Io mi fido di Rick. Lui ha studiato questo procedimento prima di noi e se dice che si può fare io gli credo. Lo so che sei agitato, Lem, lo siamo tutti, ma andrà tutto bene»
Lemuel avrebbe voluto replicare, ma la voce di Rick all’improvviso tacque e per un attimo tutti trattennero il respiro, in attesa che succedesse qualcosa. Anche le piante che li circondavano parvero immobilizzarsi, come se non avessero osato disturbare quel momento tanto significativo.
All’improvviso, una luce abbagliante ferì gli occhi dei presenti, che furono costretti a proteggerli con il braccio. Rick lasciò cadere il libro per lo spavento. Solo Kat e Qinglong rimasero immobili, inondati dal fascio di luce che era scaturito dal punto in cui la mano di lei sfiorava la punta dell’ala del suo compagno drago.
Quando Lemuel e Adeline tornarono a guardare, Kat rivolse loro un sorriso raggiante. Aveva funzionato. Poteva sentire come un flusso di energia attraversare quei pochi centimetri quadrati di pelle che la mantenevano in contatto con Qing e portarla in completa sintonia con la creatura.
Rick si chinò lentamente e raccolse il libro da terra, senza staccare gli occhi di dosso a Kat, incantato: «Sembri… diversa»
«Mi sento diversa» rispose lei, con una piccola risata nascosta nella voce.
Lemuel abbassò lo sguardo verso il prato e si accorse che attorno ai piedi di Kat era disegnato un piccolo cerchio di fiammelle di colore rosso-oro, che danzavano appena, mosse dalla brezza. Lo indicò in silenzio agli altri, che spalancarono gli occhi per lo stupore.
«Questo… questo è strano» disse Rick, sfogliando freneticamente il libro alla ricerca di una spiegazione.
Adeline fece qualche passo in avanti, verso l’amica, ma Lem la fermò afferrando un bordo della sua giacca. Lei si voltò per dirgli qualcosa, ma proprio in quell’istante vide il volto di Lemuel trasformarsi in una maschera di terrore, mentre negli occhi di lui vedeva un riflesso rosso. Non aveva il coraggio di voltarsi, ma si costrinse a farlo. Non poteva credere ai propri occhi.
Quelle che fino a poco prima erano state minuscole lingue di fuoco erano divenute fiamme, così alte da avvolgere la figura in un gigantesco abbraccio cremisi.

Kat gridò, ma la sua voce fu soffocata dalle fiamme. Rick si gettò in avanti nel tentativo di spegnere quelle fiamme, ma non era possibile. Si allontanò, impotente, mentre sentiva la pelle delle mani bruciare ancora per le ustioni che aveva ricevuto.
Non era un fuoco naturale, quello. Non avrebbero potuto spegnerlo né con l’acqua né soffocandolo. Adeline fece uno scatto verso l’amica, sentendo gli occhi bruciare per quelle lacrime così rare per lei, ma qualcosa la trattenne. Lemuel la strinse tra le proprie braccia, impedendole di vedere e allo stesso tempo allontanandola dalle fiamme.
«Lasciami andare!» gridava Addie «Lei ha bisogno di me, ha bisogno di noi! Non possiamo permettere che le succeda qualcosa!»
«Non possiamo fare niente» ripeteva Lemuel a bassa voce, senza allentare la presa «Non possiamo fare niente»
Adeline si fermò per qualche istante sentendo le forze venire meno e delle sue grida rimase soltanto un lieve singhiozzare, poi, come presa da una nuova furia, si divincolò dalla stretta di Lemuel e corse al fuoco.
Le fiamme ormai si stavano esaurendo ed era evidente che dietro a quel muro rosso ormai non così alto non c’era nessuno.
Adeline attraversò le fiamme, incurante del calore e dei vestiti che si incendiavano, e prese a rivoltare la terra mista a cenere alla ricerca di neanche lei sapeva cosa. Non era naturale, continuava a ripetersi. Non funzionava così, le persone non bruciavano in quel modo. Kat non poteva essere arsa viva, non era così che andavano le cose.
Non reagì, quando Lemuel la portò via dal cerchio di fiamme ormai quasi spente e la affidò a Rick. Non reagì quando Rick le passò un braccio attorno alle spalle e piano piano la fece allontanare da là.
Fu quando sentì levarsi in cielo, nitido come uno squillo di tromba, il suono che doveva essere il pianto di Qinglong, che finalmente reagì. Si gettò a terra in ginocchio e gridò tutto il proprio dolore.
I draghi non piangevano mai, si ripeteva Rick nel frattempo, standole vicino per cercare invano di consolarla. I draghi non piangevano mai, eppure Qing piangeva. Stava provando dolore, stava provando il suo dolore.
La gravità di quella rivelazione fu il colpo di grazia per lui. Il giovane studioso cadde in ginocchio accanto ad Adeline e pianse in silenzio con il viso tra le mani, senza neanche fare attenzione a non sporcare gli occhiali. I draghi non piangevano mai. Adeline non piangeva mai. Rick, lui qualche volta sì.
Lemuel si avvicinò ai suoi amici e sentì nascere un groppo in gola ancora prima di vedere che Adeline piangeva. Non poteva farlo, non poteva andare così vicino a quel dolore. Voltò le spalle e andò via, mormorando che sarebbe andato a cercare aiuto.
Nessuno dei due lo sentì, ma a nessuno dei due importava: tutto ciò che vedevano era il loro amico che se ne andava.








Magic Corner:
Una scena clou del romanzo, anche se probabilmente nella versione definitiva verrà modificata. Appena ho letto il prompt non ho potuto fare a meno di pensare a questo momento.
Spero che vi sia piaciuto e vorrei tanto sapere se si riesce a vedere il collegamento tra i vari episodi o risultano sconnessi. Grazie di aver letto fino a qui, a chi vorrà lasciare un commento e alle due di Sagas che hanno lanciato l'iniziativa!
Che gli dèi siano con voi!
-Magic

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3530681