Due metà di coppie

di Mr_Prow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo Scontro ***
Capitolo 2: *** Scelte ***
Capitolo 3: *** Diversamente simili ***



Capitolo 1
*** Lo Scontro ***


A distanza li osservai.
Misi le mani dietro come era mia solito fare e continuai a scrutarli. La Connor scrutava me a sua volta, tra uno sguardo da civetta e quello di qualcuno che sta cercando di mantenere la calma. Mi guardava dritto negli occhi. Non so se nella sua memoria stessero solo ricordi brutti o ci fosse qualcosa di buono... Lei mi aveva sempre amato... fin a quando non vi fu quella nostra "Collisione". Lì tutto si ribaltò. Iniziò a designarmi spesso come qualcosa da dimenticare come se fossi la Bestia che non le fece altro che del male, ma non è così. Non era stato facile fare quel che ho fatto, infatti voglio solo dimenticare quella faccenda.
Lui era sulla difensiva, ma non sapeva se approcciarsi alla tipo "non c'è miglior difesa che l'attacco" oppure rifugiarsi sull'indifferenza. 
Si fece avanti.
Oramai, era passata qualsiasi passione per quella persona che lui voleva proteggere, esisteva dell'altro per me. Qualcosa di più folle del tanto nominato "Amore". 
Anche io al tempo non vedevo altra responsabilità che la incolumità sua, la sua salute. Ti senti paradossalmente protetto nel proteggerla, ti senti più forte. Esattamente come un cavaliere con la sua Armatura, fatta di acciaio, sudore, ferite e cicatrici; eppure l'armatura che mi fece lei era di solide scaglie violacee, attaccate sulla pelle come parte integrante ma dolorosi come tizzoni ardenti, come se mi proteggesse dall'esterno facendo del male all'interno.
Ebbene, il contendente si avvicinò senza fare alcun cenno di parola. Deviai per un secondo il suo sguardo fisso indirizzando il mio verso lei. I suoi occhi di ghiaccio mi avevano sempre ipnotizzato, questa volta non ebbe la meglio su di me. Dopodiché tornai al suo attuale contendente, il cavaliere bianco. Gli sorrisi.

" Non hai altro da fare? Vattene e stai lontano da lei. Non ti considera da molto tempo ed è meglio che tu non sappia cosa sente per te." disse con una certa calma.
"Quindi tu chi saresti? Il numero 4? Nono, non parlo del film, dove c'è il tizio che ha i superpoteri per proteggere la sua dama dai cattivoni e villani; anche perché non ti ci vedo per niente, Mr. Cespuglio. Tu sei il quarto di una lista. "
Mi guardò stranito, colpito: "Ma che problemi hai?"
"Oh si, amico." Mi avvicinai con una certa sicurezza. Gli istinti inibitori iniziarono a subire un afflusso di adrenalina e follia.
Che lo spettacolo abbia inizio.
"Tu sei il nome di una lista. Non sei l'unico ad aver provato qualcuna del genere..." indirizzai gli occhi verso la Connor e presi a parlare sarcasticamente: "Oh scusa tesoro, ho detto proprio PROVARE. Una volta non avrei mai detto una cosa del genere, ma sai, la gente cambia... ". Ripresi con il mio avversario.
" Dicevo? Ah si... Ci sono stati altri che l'hanno provata, assaggiata, scavata nel profondo (in tutti i sensi che puoi immaginare)... E sai qual è il bello? Non sei tu che hai fatto tutto il lavoro, ma solo ed unicamente lei. Può dirti che sei stato l'unico a farla sentire amata, unica, bella, ma sapessi a quanti abbia detto le stesse cose. Tutto quello che è successo fra di voi, è successo perché lei ti ha portato a farlo, anche se non sembra. Magari una persona del genere sta solo recitando come una vera attrice professionista, il che non sarebbe da scartare come idea visto l'esperienza teatrale che la nostra amica qui ha vissuto, ma non è cosi. Allora cosa spinge una ragazza a PRENDERE IN GIRO noi pover maschi? L'attrazione sessuale? Sfruttamento economico? Una tecnica subdola per ottenere tutto ciò che vorrebbe per sfamare la propria autostima?
Sai, non c'entra nulla con tutte queste cose, o almeno credo che non sia il caso della nostra cara Attrice. 
Ti dirò, so qual è il suo movente ma voglio prima dirti dell'altro, prima che tu te ne vada con la tua dolce metà che sempre rimarrà al tuo fianco fino al prossimo tizio che le capiterà a tiro. Si, perché le donne come lei sono questo. Ti pigliano, ti conoscono a fondo per poi sfruttarti, ti usano, ti consumano, fin quando non sarà rimasto di te un misero rimasuglio e andrà a cambiare vittima.
Qualsiasi sia il motivo, tu non rimani altro che lo zimbello che crede di dominare quando in realtà rimani proprio l'essere che è stato dominato.
"
Presi a scrutare quello che una volta era la metà migliore di me.
"Quello che la muove ad agire così, è proprio quello che lei dice di essere. (Almeno in una cosa è stata sincerissima.) Ebbene, è esattamente quello strano sentimento che chiamate " Amore" che muove tutto, anzi, che muove lei. 
Si, lo fa proprio perché è innamorata di te. E non può fare nulla per impedirlo, può solo starti attaccato e vicino in tutti i modi possibili e concepibili, giurandoti che per te farebbe di tutto. Promesse allettanti, ma difficili da mantenere.
Il fuoco della passione gioca brutti scherzi e l'Amore è una promessa difficile da mantenere a vita.
Lei vuole questo, una Vita senza deluderla, se non ci riesci sarai un perdente. Io non sono adatto per queste cose, anche se non sembra, mi fa male perdere e ancor di più deludere.
Ognuno sceglie le proprie battaglie. Io non voglio essere amato, per questo resto come un vincitore.
"

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Capitolo 2
*** Scelte ***


[Il capitolo cita liberamente una frase del film "The Words". Ve lo consiglio vivamente. Buona lettura]


Ehi? Ci sei ancora o devo chiamare  Apollo 13 per venirti a prendere?
Le parole di Gabe mi distrassero dal fissare un  punto fisso sullo specchio alle spalle del barista. Tornai al disturbatore dei miei pensieri.
Quando penserai di levarti quelle  idee dalla testa e inizierai a far altro per distrarti? Ma poi è finita quella faccenda, non puoi mica ricucirci sopra! Se è finita, è finita. Sfoglia pagina e via.
Con uno sguardo abbastanza serio credo di aver fatto capire a Gabe di non aver voglia di discutere di queste cose, anche perché avevamo già  fatto questo discorso diverse volte in precedenza. Nel qual caso non lo avesse capito, prima di prendere un ultimo sorso della mia bibita, aggiunsiNon sei me. Non conosci la situazione, quindi non puoi capire”.

Allora prese un sospiro di rassegnazione  e dopo anche il suo zaino. Andammo a pagare il conto e ce ne andammo.

Credi che sia meglio entrare a scuola per questo pomeriggio?domandò Gabe incamminandoci per il marciapiede.

Non lo so… Non sono in vena né di sgarrare né di fare quella inutile lezione di fisica.
E quindi? Non sai che fare? Beh, vorrà dire che prenderò io la decisione per entrambi… ci fermammo dalla distanza  dell’entrata dell’istituto di 3 palazzi. Presi a fissare la scritta sopra l’entrata, mentre tenevo le mani dietro la testa  come era  “mio ultimo solito” fare, dopodiché scostai lo sguardo al cielo notando una nube nera sempre più vicina.

…oggi non si entra e si va al biliardino a passarci il pomeriggio. Allora? Che dici?

Non dissi nulla, mentre miravo ancora quelle nubi dietro la scuola, diedi solo un accenno di spalle accompagnate da un arricciamento del naso.

Quanto sei noioso. Ultimamente sei peggiorato: non prendi decisioni per nulla. Vedi di tornare come una volta, Leòn”.

Niente. Nessuna risposta. Non avevo voglia di discutere; anzi, come avevo già detto non avevo voglia di far nulla.
Così, Gabe prese posizione per entrambi e fece strada per andare a giocare. Arrivati lì entrammo. La puzza di fumo inebriava ogni angolo e centimetro cubico di quel posto. Anche dall’aspetto l’aria appariva come un po’ contaminata da una nebbia che  oscurava il tutto.
Prendemmo  un tavolo e tutto l’occorrente per giocare. Fin dal nostro arrivo gli altri ragazzi iniziarono a fissarci. Uno tutto sfrontato si prese di coraggio e si avvicinò. Classico orecchino giallo, eyeliner che rimarcavano gli occhi, capigliatura molto somigliante ad uno di quei calciatori che tutti quelli di quel genere devono replicare.  Insomma, il solito rompiballe che cerca rogne. Ci chiese con aria di sfrontata se avessimo  intenzione di confrontarci con lui e uno dei suoi. Speravo che Gabe avesse capito che non avevo alcuna voglia di far niente quel giorno. Era ovvio, però, che lo spirito competitivo di Gabe si facesse vivo proprio in questi casi, ed eccolo che accettò la sfida. Non mi restava che fargli da spalla e provare la nostra solita strategia: lui è sempre stato molto versatile per ogni occasione e sapeva come giocare ma non teneva un’eccezionale mira, qui compensavo io che me la cavavo in questo, sebbene conoscessi a malapena le basi del gioco.
Il tizio e un suo compare si rivelarono tosti, nonostante facessero un buon gioco, ma sovente non colpivano le palle perfettamente come volevano, infatti tenemmo testa a loro a malapena. Dopo un susseguirsi di pareggi, alla fine abbiamo avuto  la meglio per molto poco.
I tizi, ovviamente incazzati, non ammisero una cosa del genere e diventarono un tantino ostili.
Noi del nostro gruppo non ammettiamo di perdere. O ci date la rivincita o ce la vedremo  in altri modi…
In quel momento ebbi una certa incazzatura e mi innervosì tantissimo. Da quando la mia parte migliore se n'era andata per sempre, tornai ad essere più irascibile. Sono sempre stato un tipo che per certe cose si scalda facilmente, questo fin quando non conobbi quella che doveva essere la mia parte più razionale, quella parte sempre calma e ragionevole che mi teneva in equilibrio. Ebbene non c'era più, dovevo cavarmela da solo, di nuovo.
" Credi che per una cazzata del genere ci sia bisogno di arrivare alle maniere forti? Cazzo! Ma allora perché non scatenare la Terza Guerra Mondiale solo perché ripuliscono i vostri fantastici murales ogni qual volta che in questa città ci stanno i soldi per farlo! " Iniziai a dire ad alta voce facendomi notare da molti. La tensione era sospesa. Tutti erano interessati, si sentivano in causa.
"Perché, allora, non ammazzarci a vicenda per arruffarsi per primi la stecca o avere il primo tocco! Non siamo forse persone umane e civili? Se c'è un problema si discute, ma ammazzarsi per una cosa che non sussiste è assurdo! Noi siamo semplicemente qui per passarci il tempo visto che questo pomeriggio si prospettava una merda, ma a quanto pare doveva andare di male in peggio! Ce ne stiamo andando, non ci interessa la rivincita.
Il tizio minaccioso si avvicinò a me, il suo sguardo non annunciava nulla di buono, eppure, me ne fregavo " Chi credi di essere, cazzone?" disse. Il compare dietro lo richiamò "Connor..." e a quella parola rimasi un attimo di stucco. Quel cognome era troppo familiare per appartenere a quell'essere, con quello ci stavano in pochi nella nostra truculenta città e per di più con quegli occhi di ghiaccio. Non poteva appartenere altri che alla famiglia della persona per cui avevo più... pensato.
"
Andiamocene, Gabe. Ora." dissi voltandomi al mio compare. Non battè ciglio e mi seguì subito a  prendere la nostra roba. Avviandomi verso l'uscita, continuai a fissare il signorino Connor. Metteva timore il suo sguardo, ma ero preso da tutt'altro che da lui in quel momento, il tormento era tornato. Prima di uscire mi chiamò "Come cazzo ti chiami...?". 
Gettai l'amo con l'esca "Sono Leòn, mio caro Federico." Ci rimase, voleva dire che aveva abboccato, purtroppo. 
"E come faresti a sapere il mio nome, coglione?" Di fronte all'uscita, indicai a Gabe di andarsene.
"Diciamo che conosco molto bene un tuo familiare. Kowa a dirla tutta" dissi mentre tenevo la porta aperta col mio amico già fuori.
"Come fai a...? Ma allora tu sei quello che...?" Me la svignai velocemente anche io.
Comandai a Gabe di accellerare il passo e di girare al primo angolo a tiro. Appena fummo abbastanza lontani, prese con le domande "Ma chi era? ...ma lo conosci? Come faceva a conoscere la tua ex?". Rimasi zitto, non gli risposi.
Vi fu per un po' silenzio lungo il percorso, ci avviamo per la fermata e, una volta lì ad attendere il bus, fece un'ultima domanda "Si vede che sei ansioso. Sospiri di continuo... che diavolo ti è preso?"
"Era il fratello di Kowa. Non ci credo quello scapestrato fosse suo fratello, eppure, lo era. Me ne aveva parlato un poco... E' assurdo che ovunque vada me la trovi sempre intorno..."
"... ancora con questa storia. Era una favoletta da poco, non ammazzarti per questo. Ci siamo passati tutti vedi."
Il cielo decise di dare libero sfogo alla sua rabbia con le sue goccioline d'acqua. Pian piano le goccioline diventarono più grandi. Si avvicinava una forte burrasca, tanto per finire in bellezza. Ci piazzammo sotto il riparo della fermata. Sospirai e sfogai tutto quello che tenevo dentro.
"Non è una semplice favoletta... non ti rendi conto delle bugie, dei sacrifici, del dolore e fatiche che ho dovuto affrontare per Lei? Non puoi capire. E per avere in cambio cosa? Niente! La felicità è stata solo una cosa momentanea! Le emozioni fanno schifo. Sono uno schifo e non c'è niente che si possa fare per impedire... che il cuore agisca. A questo ci sono passati tutti, ebbene io non riesco a seguire la mia testa, non ancora perlomeno! Io seguo l'istinto, se non lo facessi mi tormenterei continuamente; nonostante tutto, però, sta succedendo."
Arrivò il mio bus. Prima di salirci , lasciai Gabe con l'ultimo dei miei pensieri sperando che almeno questa volta mi capisse.
"Vedi che fare delle scelte non è facile, ma il peggio è conviverci."

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Capitolo 3
*** Diversamente simili ***


[Eccoci qua con un nuovo capitolo. Dopo un bel po' sono tornato in questo campo. Credo che mi alternerò tra le due storie, sono un tipo che varia sempre, lol. Buona lettura!]

Come la pensi sul fatto distinguerci dagli altri? Perché siamo così diversi dagli altri e dobbiamo sopportare questa stupida… emarginazione?
Beh, io credo al detto << Diventi ciò di cui ti fai circondare>>. Penso che sia assolutamente vero.
Cosa te lo fa credere?
Sono cresciuto per i fatti miei. Chiuso fra la mia casa e la mia campagna. E, nonostante un ambiente del genere, sai che sono un amante del cinema e mi piace leggere. Sai anche che mi piacciono i fumetti ma quello è un…
… un tuo pregio, piccolo bamboccio. Anche se eviti di mostrarlo, so che ti piacciono queste cose e non…” la ragazza strinse tra le due dita la guancia della sua Metà.
Non nascondere quello che sei, bambinello. Tu sei questo ed altro. Per questo mi piaci.
Lo scorrere delle energie creato dal legame tra i loro occhi si intensificò per un istante che sembrò essere un tempo molto più lungo di quello che era. Un tempo indefinibile. Un tempo sereno, ammaliante, felice.
Quel flusso tra ghiaccio e terra, venne interrotto da qualcosa di ancora più strettamente fisico.  In contemporanea i due accostarono uno la fronte dell’altra. Il ragazzo amava starle a contatto così vicino. Era come una potente camomilla che portava con sé una pace e serenità interiore.
Illuminati solo dalla luce della Luna, si sdraiarono sul prato fianco a fianco una ai piedi dell’altro e osservarono quel bianco corpo celeste. Le colline tutt’intorno creavano una sorta di protezione, un isolante dal mondo esterno. Vi erano solo due figure vicine parlottare da ore e ore. Alcuni alberi si rivelarono esistenti sol quando con i loro fruscii riuscivano a spezzare quei rari silenzi regalati dai due giovani.
Però ora mi devi il tuo discorsone. Non posso mica perdermi uno dei tuoi interessantissimi monologhi.
Leòn intrecciò le mani dietro la testa e soddisfò la richiesta del pubblico.
Pensavo che, secondo me, ognuno di noi  ha una sua fonte di ispirazione, qualcosa - o meglio - qualcuno che prendiamo come punto di riferimento.
Tutti fin da piccoli abbiamo un personaggio famoso per cui andiamo matti e da cui vorremmo imitare le azioni, i detti, le più strambe pose e vorremmo, anche, una vita simile alla sua. C’è chi imita popstar, chi supereroi, veri uomini che hanno impresso le loro gesta nella storia… Poi ci siete voi ragazzine che vorreste essere come Barbie…

Kiwa sbuffò lanciando un colpo di mano aperta verso la costola della sua spiritosa controparte. Lui ridacchiando prese il polso di quella piccola mano e lo scese delicatamente giù, stretto tra il pollice e le sue dita. Lei strinse allo stesso modo il polso suo, così tenendosi  tra di loro a contatto. Un altro modo per stare, al più lungo possibile, in quella loro terapeutica e particolare interconnessione. Poi, riprese il discorso nuovamente interrotto.
Quelli della nostra età, hanno tutti gli stessi punti riferimento. Calciatori, attori, cantanti, politici, anarchici. Ognuno si distingue per una categoria in base a chi si sceglie, ma alla fine dei conti sono tutti delle repliche di taluno personaggio. Ad esempio, io…
Il discorso si interruppe e il silenzio prese il sopravvento.
E quindi tu..? Chi pensi che sia stato a ispirarti?
… in realtà non lo so. Da piccolo nella mia vita solo mio nonno rappresentava una figura forte. Sicura. Definita. Sapeva sempre cosa fare e non si sbagliava mai in quello che faceva. Insomma, tutto quello che non sarei mai stato io… e tutt’ora è così.
Di scatto lei alzò la schiena e tirò a sé il braccio e tutto ciò a cui è attaccato. Si trovarono seduti una di fronte l’altro. Kowa lo rimproverò ardentemente.
Non è assolutamente come dici tu, piccolo orso. Ti conosco da un po’ oramai e ti assicuro che non è come dici!
Il ragazzo le rispose indifferentemente.
Sarà come dici, piccoletta.” Riprese a sdraiarsi. La ragazza si rassegnò e fece lo stesso.
Piuttosto, tu chi pensi di avere mai imitato? Levando, ovviamente, bambole e streghette.
Bah, ti dirò. E’ una situazione come la tua, solo che nel mio caso i miei nonni non ho avuto nemmeno il piacere di conoscerli.
Quindi non hai mai voluto avere la tua vita come quella di una qualche persona importante?
Mmhh… no. Credo che per questo tu ed io ci distinguiamo dal resto.  Come figura importanti ho visto solo mio padre. Invece, mia madre, beh, sai com’è difficile lei. Hai avuto modo di conoscerla quella volta…
Il ragazzo si ricordò di quel non molto piacevole evento e fece una smorfia arricciando il naso come era suo solito fare. “Si, ho presente.
Ehi!” Tirò nuovamente il braccio e si ritrovarono nuovamente faccia a faccia.
Lo so come sono fatti i miei e…
Ed anche io so come sono fatti i miei… che non sono da meno.
La ragazza abbassò gli occhi. Leòn capì subito da quella semplice espressione quanto l’anima sua fosse stanca e impaurita di fronte all’enormità di quello che sarebbe potuto succedere al loro futuro. Entrambi erano capaci di comprendere pienamente da una semplice espressione di uno/a ciò che pensava l’altro/a; questo grazie alla loro speciale affinità.
Piccola, non abbatterti così. Vedrai che ce la faremo e questo lo faremo insieme.” Girò la presa dal polso afferrando la sua mano e stringendola a sé come se stesse facendo una promessa.
Tu ed io abbiamo già affrontato certi ostacoli insieme. E come andata? Abbiamo superato tutto e siamo qui, insieme. Dobbiamo farcela.
I loro sguardi si avvicinarono. Il rilascio di quella potente energia andava lentamente a ridursi man mano per giungere qualcosa di molto più vivo.
Devo farlo… per te.
… con te.” Sussurrò la ragazza prima che le loro labbra si toccarono.

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