Gaterby Angels

di Mag7gio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***
Capitolo 4: *** 4. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sono seduta su una panchina della metrò di Milano, sto guardando con poco interesse persino il graffito dipinto su tutta la parete in mattoni che mi sta di fronte.

Un vagone, anch'esso tutto imbrattato, si arresta con uno stridio e il vetro delle finestrelle rifletté l'immagine di un autentico disastro.

Lì vedo una ragazza dai capelli neri, che sembrano un cespuglio di rovi, occhi castano scuro tristi, con un viso pallidissimo devastato dal trucco rovinato dalle lacrime, e un vestito rosa confetto che ha visto giorni migliori.

Non riesco proprio a trattenere un singhiozzo: piango da quando mi sono seduta. Qualcuno mi lancia qualche occhiata di sbieco e magari si sta chiedendo cosa cavolo mi sia successo...

Invidio la me stessa di un anno fa, quella che non sapeva ancora cosa significava avere a che fare con una casa piena di persone...

Mia madre è sempre in giro per il mondo, fa la cantante lirica, e io ho imparato sin da subito a cavarmela da sola.

La cosa più brutta per me era stata la solitudine. Non avevo altri parenti, né fratelli e sorelle. Quando mia madre mi aveva annunciato il suo matrimonio per me era stata la notizia più bella che avesse mai potuto darmi.

Il mio futuro patrigno Angelo Gaterby è uno di quei uomini allegri e solari, di quelli che si sono fatti largo nella vita raggiungendo i propri obiettivi con le loro sole forze.

Credevo fosse stato uno scherzo quando mi aveva detto che aveva sette figli.

La mia vita aveva preso una piega del tutto inaspettata.

Sono quel tipo di persona a cui piace progettare e organizzarsi la vita...

Che illusa che sono, vero?
Perché semplicemente le cose non vanno mai per come le vogliamo...

I miei fratelli si erano dimostrati tutto tranne che disponibili nei miei confronti, sin da subito.

Davvero inusuale che si chiamassero come i sette arcangeli. 
D'angelico non avevano che solo il nome... e nient'altro.

<> mi chiamò qualcuno all'improvviso. Voltai di scatto il capo, riconoscendo subito chi mi stava chiamando.

Mi alzai in piedi e corsi via.

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Capitolo 2
*** 1. ***


"Sono troppo nervosa... Sei sicuro che questa scuola è davvero la migliore?" Mi mordo le labbra, mentre preparo con gesti affrettati la cartella e controllo di avere tutto quello che mi serve, per l'ennesima volta. Sephaiel Gaterby, il primogenito della mia nuova famiglia, è proprio sulla soglia e si sta grattando il capo pensieroso. I suoi occhi azzurri brillano per un attimo divertiti, nonostante sia sempre serio. Gli lancio un'occhiataccia e Sephaiel scoppia a ridere. "Scusami" dice, <> Sospiro. L'espressione di Sephaiel è uguale alla mia, poi mi dà una delle sue solite pacche affettuose sul capo: "Sbrighiamoci, altrimenti arriverai tardi... " Riprende il camice da medico, che ha poggiato sul mio letto pochi attimi fa, ed esce dalla mia camera diretto in cucina, al piano di sotto. A malincuore indosso la mia nuova divisa e chiudo la porta. Scendo gli scalini lentamente, uno a uno, e entro in cucina. La mia colazione è già pronta. La fisso sorpresa; è un fatto ancora insolito per me non prepararla da sola... Sephaiel Gaterby, secondogenito della mia nuova famiglia, è stato categorico: nessuno tocca la sua cucina, a meno che non sappia cucinare meglio di lui! "Ti sta proprio bene quella divisa!" esclama cordiale, mentre si sfila il grembiule dai fianchi snelli. Anche lui, come tutti i Gaterby del resto, ha gli occhi di un azzurro incredibile ed è quasi impossibile fissarlo senza assumere un'espressione da ebete. Michael, il più piccolo della famiglia, ridacchia divertito. "Emh... Grazie... " replico, imbarazzata. Non sono riuscita ancora a inquadrare Sealtiel: scherza quasi sempre e non so mai se mi sta prendendo in giro o parla sul serio... "Smettila" sospira Sephaiel, lanciando un'occhiata ammonitrice al fratello. "Ma io dicevo sul serio... " replica Sealtiel e lancia un'occhiata irritata a Sephaiel. Poi riporta tutta la sua attenzione su di me. "Stai benissimo, tranquilla" mi rassicura con un sorriso. Io annuisco, poco convinta. Prendo posto a tavola e comincio a mangiare la mia colazione. "Guarda Cecilia!" esclama Michael trionfante all'improvviso, "oggi nel Nesquik mi è uscito questo!" Spalanca la piccola mano e mi mostra una statuetta minuscola di un supereroe che conosco: ha un casco blu e uno scudo con un enorme stella rossa stampata sopra... "È quello che ti mancava?" gli chiedo gentile. Michael annuisce con un cenno secco del capo. "Ora finalmente ho tutta la serie completa!" "Giocherai con me, vero?" continua con un'espressione supplichevole nel giovane volto. "Certo" rispondo e Michael comincia a saltare per tutta la cucina, ridendo come un matto. "Michael fai il bravo, se no niente ciambelle!" lo rimprovera Sealtiel seccato. Michael si irrigidisce, per poi tornare seduto composto a tavola. Sta per dire qualcosa, quando un paio di passi richiamano l'attenzione di tutti. "Buongiorno" mormora Barachiel, quartogenito della famiglia Gaterby, mentre entra in cucina a passo di zombie. Ha l'aria esausta e i suoi occhi celesti sono spenti e cerchiati da ombre scure: non sembra avere una bella cera. "Come ti senti stamattina?" domanda Sephaiel lanciandogli un'occhiata fugace. "Una schifezza" risponde lui, stremato, e addenta una delle ciambelle di Sealtiel dal piatto di Michael. "Ehi! Quelle sono mie!" protesta Michael e allungando le braccia sul piatto, per non permettere al fratello di prenderne altre. Barachiel lo ignora e continua a mangiare. "Se ti lasciassi visitare magari potrei darti qualcosa... " afferma Sephaiel, guardandolo storto. "Prenderò un po' di paracetamolo e bye bye influenza" replica Barachiel beffardo. Inizia a ridere e la sua risata, ben presto, si trasforma in tosse, e Sealtiel gli toglie la ciambella di mano e lo spinge di nuovo verso le scale. "Forza, moribondo, torna a letto! Tanto oggi non devo andare al ristorante e potrò farti da infermiera... Sei contento?" "Cosa?! Ma devo presentare la proposta per la pubblicità della... " protesta Barachiel, ma Sealtiel lo trascina via replicando: "Per una volta se lo trovano da soli il modo di vendere quell'orrore di biscotti industriali!" "Ehi, m-ma... Buona fortuna con la scuola, Cecilia!" mi augura Barachiel quasi urlando, prima di venire trascinato via dal fratello maggiore. "Uffa, che cattivo Sealtiel! A me piacciono quei biscotti... " mormora Michael triste. Sephaiel annuisce, si alza da tavola e poggia la tazza del caffé nel lavabo, per poi voltarsi verso me e Michael. "Andiamo?" ci chiede. Aiuto il mio fratellino - ancora mi suona così strano dirlo! - con il suo zainetto e usciamo finalmente di casa. Mentre ci dirigiamo all'auto chiedo, un po' preoccupata, a entrambi: "Pensate che Barachiel se la caverà?" Sephaiel solleva le spalle. "Sì, stai tranquilla. È solo un po' menefreghista quando si tratta della sua salute" spiega. "Se una volta al mese non sono io stesso che lo costringo a fare le analisi del sangue non saprebbe mai come sta." "Barachiel ha paura degli aghi" rivela Michael con aria serissima. "E' proprio un bambino!" "Hai proprio ragione" ride Sephaiel e nel frattempo mette in moto l'auto ed esce dal vialetto, immettendosi nel traffico cittadino. Rido anche io: Michael ripete le stesse parole di Sephaiel e non immagina quanto risulti allo stesso tempo tenero e buffo. Con il sorriso sulle labbra abbandono il capo contro il sedile dell'auto, comincio a divagare coi pensieri, mentre ci dirigiamo verso la scuola. Ho cominciato a vivere a casa dei Gaterby da Luglio, dopo che durante una cena mia madre e Angelo Gaterby hanno annunciato a tutti le loro imminenti nozze. Per il momento mia madre è sommersa fino al collo nei preparativi del matrimonio e sembra che la cosa la renda in egual modo nervosa, ma felice. Così su invito del mio nuovo patrigno mi sono trasferita nella grande casa della famiglia Gaterby e ho fatto la conoscenza con Sephaiel, Sealtiel, Barachiel e, infine, con il piccolo Michael. L'auto si arresta lentamente e il mio cuore comincia a battere più forte. Siamo arrivati... Così presto? "Buona fortuna!" mi augura Michael sorridente. "Se avessi bisogno di qualcosa non esitare a contattarmi, ok?" afferma Sephaiel, prima di augurarmi a sua volta un caloroso "in bocca al lupo". "Sì... Grazie... " replico timida. "E di cosa?" dice Sephaiel rivolgendomi uno dei suoi sorrisi assassini. "Siamo fratelli, no?" Arrossisco e sorrido. È una sensazione bellissima sentirsi dire una cosa del genere per me che ero sempre abituata a restare sola. Ci salutiamo, seguo con lo sguardo l'auto di Sephaiel finché non scompare nel traffico. Faccio un respiro profondo e varco il cancello dell'Istituto "Leonardo Da Vinci", con passo quasi tremante. Stringo più saldamente la presa sul manico della mia cartella e mi domando se ho sbagliato scuola: sembra un palazzo reale! Questo Istituto è così diverso dalla mia vecchia scuola! Mi dirigo immediatamente, appena entrata, come da istruzioni ricevute la sera prima da Sephaiel, in segreteria. Lì c'è una donna esile dall'aria gentile che mi porge gli orari delle lezioni. "Accomodati pure lì" dice, indicandomi la fila di sedili sistemati contro la parete di fronte, "sta arrivando la rappresentante della tua classe. Lei ti spiegherà piu tutto quello che devi sapere." Annuisco e faccio come mi viene detto. Nel frattempo noto che un gruppo di studenti, che stanno fermi in corridoio, mi stanno fissando in maniera troppo assillante... Abbasso subito lo sguardo, ma continuo a sentire ancora i loro sguardi su di me, ma forse è solo la mia impressione. Spero di non arrossire troppo anche perché sento le mie guance imporporarsi all'istante. "Ciao! Sei tu Cecilia... Mondini?" Alzo il capo e davanti a me c'è una ragazza di origini asiatiche: ha capelli castano chiarissimo e occhi di un verde incredibile dietro le spesse lenti, di colore blu. La divisa orrenda a lei sembra stare benissimo, come se gliel'avessero cucita addosso. Sono un po' invidiosa... "Sì... " annuisco. Lei sorride radiosa e mi porge la mano destra con aria sicura - quella sicurezza che, in pratica, manca a me. "Io sono Chihiro Sanji, ma puoi chiamarmi Chi. Sono la vice rappresentante della III A, la tua nuova classe. Benvenuta all'Istituto Leonardo Da Vinci, Cecilia." "Il piacere è tutto mio... " recito educata, le stringo la mano e cerco di sorridere. Sono una frana nelle relazioni con gli altri... Spero proprio di non fare qualche gaffe come al mio solito. "Ora ti mostrerò i locali della scuola e nel frattempo ti illustrerò le regole principali che si devono rispettare qui" continua Chihiro, con un sguardo attento. "O-ok... " Mentre sfilo nel corridoio, al fianco di Chihiro, i ragazzi di prima quando mi vedono ridacchiano. Arrossisco di più e abbasso lo sguardo. Chihiro borbotta qualcosa infastidita. "Ignorali" afferma e io annuisco, senza aggiungere nulla. Infine la seguo lungo il corridoio, in silenzio.

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Capitolo 3
*** 2. ***


" ...Ed infine questa è la biblioteca" mormora Chihiro, dopo aver chiuso la porta, "se devi studiare è il posto perfetto qui per farlo, senza che nessuno ti disturbi." Poi esce un pezzo di carta dalla tasca della giacca e la guarda assorta. "Ora l'unica cosa che manca da mostrarti... Sono i campetti fuori dei club sportivi" conclude con un mezzo sorriso. "Club sportivi?" chiedo mentre la seguo, affrettando il passo. Chihiro annuisce con un colpo secco del capo. "È obbligatorio che ogni studente, qui alla "Leonardo", debba far parte di un club." Si gira e nota la mia espressione terrorizzata. "Non sei brava negli sport?" domanda lei, mentre un enorme sorriso comincia a comparirle in volto. Emetto un sospiro. "No... Sono più tipo da patatine e divano." Chihiro solleva le sopracciglia e inevitabilmente arrossisco, imbarazzata. "C-cioé, non è che sia pigra, intendiamoci. È che non sono portata per lo sport, tutto qua... " balbetto, mantenendo lo sguardo sul pavimento. "Capisco... " sussurra Chihiro. "Che ne dici si entrare in qualche altro club, allora? C'è ne sono ditutti i tipi... Più tardi passiamo di nuovo in segreteria e ti faccio avere una lista." "Ok, grazie!" esclamo sollevata. Nei minuti seguenti Chihiro mi mostra la zona dedicata ai club sportivi. Non ho mai visto niente del genere. Nella mia vecchia scuola il massimo era una palestra in cui facevamo riscaldamento e qualche partita sporadica di pallavolo. Qui, invece, si praticano un sacco di sport diversi: il calcio, il tiro con l'arco, l'atletica, il tennis e persino il nuoto. Stavolta Chihiro mi mostra tutto con una strana fretta. Più di una volta mi ritrovo letteralmente a correre per stare al suo passo e non capisco il motivo. Si guarda circospetta in giro e sembra diventa tesa. I suoi occhi sono sfuggenti e nervosi, dietro quelle lenti. Ad un certo punto unisce le mani davanti a sé, si volta verso di me e fa un inchino frettoloso. "E con questo abbiamo finito. Se vuoi, puoi anche tornare a casa se ti va... " afferma con un sorriso tirato. Aggrotto le sopracciglia, confusa. Scosto la manica della divisa e guardo l'orario sul mio orologio: sono ancora le undici del mattino! "Per quale motivo?" domando. "N-non ci sono lezioni oggi...?" "Ecco..." mormora Chihiro, ma qualcosa la immobilizza. Un fischio strano arriva alle mie orecchie e mi volto verso di esso. "Attenta!" esclama Chihiro e con la mano chiusa a pugno assesta un colpo ben assestato a qualcosa che stava per colpirmi. Abbasso lo sguardo e capisco che è un pallone da calcio. Lo fisso attonita. "Cecilia, stai bene?" mi chiede Chihiro e annuisco, senza dire nulla. Lei si porta le mani al viso e comincia a imprecare. È furibonda quando si gira verso il campo di calcio. Lì ci sono dei ragazzi che stanno giocando e riconosco subito alcuni di loro. Sono i tipi che ho visti ridacchiare prima in corridoio... "Cesare Barbieri! Lo sapevo che eri stato tu!" sbotta Chihiro, indicando con l'indice uno di loro che sta ridendo. "Sei un gran pezzo d'idiota!" Cesare Barbieri si avvicina a noi con passo lento e misurato. È un bel ragazzo, ha i capelli castani e gli occhi castano chiaro, e ha l'aria di uno di quelli che sono consapevoli di esserlo. "Volevo testare i tuoi riflessi, Chihiro" sghignazza lui. Poi si volta verso di me e il suo sorriso di allarga un po' di più. "Sei nuova, vero? Ti ho visto stamattina in corridoio... " esordisce, lasciando cadere il discorso. Lo guardo, ancora un po' frastornata, e Cesare inarca un sopracciglio quando vede che non parlo. Mi agito e dico tutto d'un fiato: "S-sono Cecilia Mondini... Piacere di conoscerti... " Cesare sorride. "Io sono... " mormora, ma Chihiro mi afferra la mano e mi tira via. "Ehi!" sbotta Cesare, parandosi davanti a Chihiro con le mani alzate, impedendole di portarmi via. "Cos'è tutta questa fretta?" Chihiro lo fulmina e assume un'aria davvero furibonda. "Levati di mezzo. So perfettamente cosa vuoi fare." Cesare ridacchia. "Sai che è una tradizione della scuola... È toccato anche a me e a te." "Sicuro! Avrei tanto voluto esserci quando è toccato a te e ai tuoi due amichetti Gaterby" borbotta Chihiro e io sobbalzo al suono di quel cognome. "Conoscete i Gaterby?" chiedo e i due mi fissano. "Non dirmi che li conosci" mormora Chihiro. Ha un'aria quasi delusa... Mi domando il perché. "Bé... " mormoro con un filo di voce, ma qualcuno emette un lungo fischio. In un attimo siamo circondati da molti studenti. "Io me ne vado... " mormora Cesare, scappando via. In un attimo si è confuso tra la folla. "C-che succede?" chiedo a Chihiro che tutta l'aria di aver ingoiato un limone. Lei non mi risponde, ma intorno a me i ragazzi cominciano a ridacchiare. E poi... qualcosa di appiccicoso colpisce Chihiro alla testa. Si immobilizza e si volta verso il ragazzo che le ha appena lanciato un pomodoro. I capelli di Chihiro sono sporchi e puzza di verdura marcia. Anche gli altri hanno un pomodoro in mano e i loro occhi sono puntati verso di me... ma cosa sta succedendo? "Montecchi!" urla Chihiro accanto a me, indignata, verso quello che le ha tirato il pomodoro. Il ragazzo dagli occhi verdi, Montecchi, ridacchia divertito. "Dobbiamo dare il benvenuto alla nuova arrivata, no?" Sollevo le braccia, ma non mi proteggono da tutti quei pomodori che mi colpiscono tutti in una volta. Scivolo per terra, mentre i vestiti si sporcano e si inzuppano. Urlo e Chihiro cerca in tutti i modi di proteggermi, senza riuscirci. Poi come tutto è iniziato finisce, e vedo Montecchi - ha in mano un pomodoro di grosse dimensioni - avvicinarsi a me a passo lento. "Fermo!" esclama Chihiro, cercando di impedirgli di avvicinarsi, ma altri due ragazzi la spingono via. <> sbotta uno di loro e lei lo fulmina con lo sguardo. Poi lo riporta verso di me, chiedendomi silenziosamente scusa. Alzo lo sguardo verso Montecchi, che ha l'aria di un gatto che sta per mangiarsi un topolino, e deglutisco percependo cosa sta per farmi. "Benvenuta alla Leonardo. Spero che tu ti diverta d'ora in poi, novellina" m'apostrofa e sento gli altri, intorno a me, ridere a crepapelle. Serro gli occhi, irrigidendomi. Tremo nell'attesa che quel pomodoro mi colpisca in faccia. Maledico già da ora questa maledetta scuola! "Cosa diavolo stai facendo?!" Apro lentamente gli occhi, giusto in tempo per vedere due ragazzi che allontanano da me Montecchi. "Ehi, siete tornati... " esclama Montecchi. "Stavamo dando il benvenuto alla...", ma non finisce la frase perché il ragazzo dai capelli scuri si avventa contro lui, assestandogli un pugno in faccia. "Sei un idiota!" lo sento urlare. Non vedo la sua espressione - mi dà le spalle - ma dal viso terrorizzato degli altri capisco che deve essere molto arrabbiato. L'altro ragazzo, invece allunga il braccio verso di me e mi porge la mano. "Tutto bene?" mi domanda gentile. Sposto lo sguardo dalla sua mano al suo viso. Ha un paio di occhi azzurri incredibili, di un colore così intenso da sembrare un cielo primaverile. E li riconosco subito... Quelli sono gli occhi dei Gaterby!

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Capitolo 4
*** 4. ***


(Uriel) Oggi è stato davvero un giorno avvilente: abbandono la testa contro lo schienale dell'autobus e chiudo gli occhi. Gabriel, il mio gemello, sospira e mi da una pacca leggera sulla spalla. Con lui non ho bisogno mai di parlare, riesce sempre a capire cosa provo... Non saprei proprio spiegare a parole come ci riesce a farlo. Stamattina, dopo essere atterrati all'aeroporto di Linate, abbiamo avuto il tempo materiale di fare una colazione frugale al bar, per poi tornare in pullman a scuola. Non c'era lezione per noi ragazzi dello stage, ma il Preside - quel vecchio brontolone pomposo - ci ha voluto vedere per ringraziarci "personalmente" per la nostra partecipazione al programma. "Siete i migliori della nostra scuola. Grazie per aver reso ancora splendore al Leonardo Da Vinci" ha detto quasi commosso. Ho provato a fare una battuta sarcastica al vecchio, ma Gabriel me lo ha impedito con una gomitata... Che noia! La verità è che avrei voluto tornare a casa, dove la situazione è tutt'altro che tranquilla. "Mio padre sta per risposarsi" è stato il mio unico pensiero nell'ultimo mese. E Gabriel ha preso male la notizia, proprio come me. Mio padre non è certamente candidato come "migliore padre dell'anno": lo detestavo già per quello che ha fatto alla mamma in passato... Ora invece è strano: cerca di avere un rapporto con noi figli (sì, siamo sette fratelli in famiglia), dopo tutti questi anni che ci ha affettuosamente ignorato. Non è stato vicino nemmeno a nostro fratello Judihel; tutti abbiamo sofferto per quello che è successo a mio fratello... Alla fine se n'è andato di casa e vive per conto suo in Svizzera. Mi manca e passare davanti alla porta della sua stanza, sapendo che è vuota, mi stringe il cuore in una morsa di rabbia. Spero almeno che partecipi al matrimonio. A Barachiel è stato affidato il compito di avvertirlo: mi domando se lo ha fatto e cosa diavolo gli avrà risposto... "Come pensi che sia la situazione a casa adesso?" domanda Gabriel, gli occhi azzurri dello stesso colore intenso dei miei, tutto preso a guardare fuori dal finestrino opaco dell'autobus. Muovo il capo verso di lui e lo osservo per capire cosa pensa. "Non lo so" replico con il broncio dopo un po'. "Come pensi che sia... lei?" continua riferendosi alla nostra nuova "sorella". Piego la bocca in una smorfia: di lei non so nulla. So solo che è la figlia sedicenne della futura moglie di mio padre. Mi sono chiesto diverse volte, nei momenti di pausa durante lo stage, come potesse mai essere... All'improvviso la voce femminile agli altoparlanti annuncia la nostra fermata, scivolo giù dal sedile con una sola mossa e Gabriel mi segue. "Non ti sei domandato come possa mai essere?" insiste mio fratello, mentre scendiamo sul marciapiede. "Papà ha detto che ha la nostra stessa età, sai?" "Non mi frega un accidente se ha la nostra stessa età, Gabriel" sbotto continuando a camminare verso casa. Gabriel ridacchia divertito. "L'unica cosa che m'importa è che mi toccherà vestirmi di tutto punto per il matrimonio... Odio le cravatte" conclude poi con un sorrisetto. Ridacchio e piegò la bocca in un ghigno. Esco le chiavi di casa e apro il cancello di casa: veniamo accolti da un Barachiel influenzato. I suoi capelli neri sono arruffati e ombre scure ci sono sotto i suoi occhi celesti. Tiene un fazzoletto in mano e lo sventola quando ci vede. <> ci saluta con voce roca. Ci abbracciamo e gli chiedo dove si trovano gli altri: Sephaiel è allo studio medico preso dai suoi pazienti; Sealtiel è uscito un attimo perché lo hanno chiamato dal suo ristorante stellato... Michael sarebbe tornato tra poco insieme alla nostra nuova "sorellina". A quel punto drizzò le orecchie quando Barachiel comincia a descriverla a me e Gabriel: i suoi occhi si illuminano e sembra entusiasta... Non è affatto da lui! "Ah... Sealtiel ha preparato le lasagne che ti piacciono tanto, Gabriel" fa Barachiel ad un certo punto con un sorriso sornione stampato in viso. Poi guarda me ridendo perché sa che io, a differenza di Gabriel, le detesto. Piego la bocca in una smorfia e mostro la lingua a mio fratello senza riuscire a mascherare il mio disgusto. "Sì!" esulta Gabriel correndo verso la cucina. "... E il tiramisù" aggiunge Barachiel con un ghigno. A quel punto scoppio a ridere. "Mi sembrava strano" mormoro. Barachiel apre la bocca, sembra volermi dire qualcosa, quando all'improvviso sento dei rumori all''ingresso, per poi udire la voce squillante del piccolo Michael nel corridoio. Mi alzo dal divanetto e vado per salutarlo. "Ehi, scricciolo!" esclamo raggiungendolo a braccia aperte, mentre fa cadere lo zainetto a terra. C'è una ragazza con lui, ma è volta di spalle perciò non la vedo in viso: deve essere lei la mia "nuova sorella". "Uriel!" esclama Michael correndo verso di me, felice davvero di vedermi. Lo abbraccio stretto, alzo il capo e il mio sorriso muore sulle mie labbra. La ragazza si è voltata e mi sta guardando. Mi irrigidisco... Non può essere... "Ehi, siete tornati." Barachiel ci ha seguiti e si sta soffiando il naso rosso nel fazzoletto, mentre Gabriel sbarra gli occhi e sul suo viso appare la mia stessa espressione sgomenta. Poi volge la sua attenzione verso la ragazza timida dietro Michael e chiede: "Com'è andata il primo giorno di scuola?" "Come sarebbe a dire "il primo giorno di scuola"?!" esclamiamo io e Gabriel insieme. Barachiel porta una mano sulla fronte e fa una smorfia. "Oddio, la mia testa. Mi mancavano queste conversazioni a due voci..." borbotta. "La vostra scuola poteva allungare questo stage lavorativo a Parigi ancora un po'..." Incrocio le braccia e Gabriel inarca un sopracciglio: Barachiel non è cambiato per niente. Entrambi gli lanciamo un'occhiataccia. Lui ridacchia divertito, allunga un braccio e appoggia una mano sulla spalla di "lei". ""Lei è la nostra nuova sorellina" ci rivela gioviale. "Cecilia Mondini." Avete presente il cervo abbagliato dai fari di un auto? Ecco, quel cervo sono io... "CHE COSA?!" esclamo e la voce di Gabriel mi fa da eco. <> chiede Cecilia. È rossa in viso e sembra preoccupata dalla nostra reazione... Gabriel sbarra gli occhi stupito. "Certo che no! E solo che... non me lo aspettavo." "Ah, ok..." replica lei con voce bassissima. Arrossisce di più e abbassa il capo: sembra a disagio. Credo non sia abituata a stare al centro dell'attenzione perché ha l'aria di volersene scappare a gambe levate... Non riesco a essere felice a questa notizia. Michael mi lancia uno sguardo interrogativo e Gabriel inarca un sopracciglio. So di non sembrare contento di conoscerla, ma... ho le mie "ovvie" ragioni per esserlo, dannazione! La risata roca di Barachiel attira la mia attenzione e lo fisso dritto negli occhi celesti, così simili ai miei. "Cominciamo bene" afferma e mi irrigidisco. So perfettamente che si riferisce a me. Forse si aspettava che facessi i salti di gioia? "Non posso accettarlo" mormoro sorprendendo tutti, tranne Barachiel. Cecilia spalanca gli occhi castani restando letteralmente di sasso. La medesima espressione appare sul piccolo Michael e sul mio gemello. "Uriel!" mi chiama Gabriel, ma io sono già uscito dalla stanza come un treno. Sento la sua mano poggiarsi sulla mia spalla e mi fermo a pochi passi dalla mia stanza. "Si può sapere perché hai detto una cosa simile?" mi rimprovera con occhi infuocati. "Nemmeno la conosci!" Mi mordo le labbra e evito il suo sguardo. Passa un minuto carico di tensione senza che nessuno di noi due prenda la parola e poi... "La conosci?" mi domanda a bruciapelo. I suoi occhi hanno preso una leggera colorazione scura: ha capito che gli sto nascondendo qualcosa. Io però resto zitto con gli occhi incollati al pavimento. "Uriel, conoscevi già Cecilia?" insiste Gabriel. "Rispondimi." Gli lancio uno sguardo gelido. "Non sono affari tuoi!" sbotto infuriato, per poi sbattergli la porta della mia camera in faccia. Voglio restare solo... e basta.

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