Dressed in black

di irene_alice
(/viewuser.php?uid=818119)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** il ragazzo in nero ***
Capitolo 2: *** invisibile ***



Capitolo 1
*** il ragazzo in nero ***


Il ragazzo in nero

 

La luce cominciò a filtrare dalla finestra e si posò dolcemente sulle lenzuola del suo letto. La stanza era piccola, poco più larga di uno sgabuzzino ma a lui era sufficiente. Ciò che gli interessava era la finestra, molti altri servitori avevano stanze più grandi ma affollate e senza finestre. Lui voleva stare solo e poter vedere le stelle. In cambio lavorava tutto il giorno, faceva qualunque tipo di lavoro. Viveva lì da anni ormai ed era diventato il tuttofare della villa.

Jay si alzò dal letto, si vestì e si affacciò alla finestra. Sarebbe stata una giornata frenetica.

Elisa non era riuscita a dormire quella notte, mille pensieri e interrogativi le riempivano la mente, e tutti conducevano a quell'evento, quello che le avrebbe cambiato la vita, quello che si sarebbe svolto da lì a pochi giorni. Il suo matrimonio. Quello che l'avrebbe costretta a passare il resto della sua vita con un ragazzo ricco, viziato e fastidioso. Quello che avrebbe evitato molto volentieri.

Sarah la venne a svegliare -Buon giorno signorina! Come si sente questa mattina? Nervosa? È naturale... Oggi è un gran giorno! Il fidanzamento ufficiale è un passo importante... Ma vi prometto che vi sentirete meglio dopo la colazione, la cuoca vi ha preparato tutto ciò che preferite di più!-

Sarah parlava decisamente troppo... Ma l'aveva praticamente cresciuta ed Elisa le voleva bene, in effetti non era l'unica a fraintendere il motivo del suo nervosismo. Il suo letto fu presto cosparso di vestiti nuovi comperati per l'occasione, collane di perle, bracciali e foulard. Elisa si lasciò vestire, agghindare e pettinare. Poi chiese di essere lasciata sola.

Poteva ancora tirarsi indietro? Dire di no? Fuggire? Ecco, forse fuggire era l'unica possibilità che le rimaneva, ma per quanto tempo sarebbe riuscita ad assentarsi senza che qualcuno se ne accorgesse e tornasse a riprenderla? Avrebbe dovuto rifugiarsi in un luogo dove non avrebbero mai pensato di cercarla...

Mancavano due ore all'arrivo degli ospiti, decise dunque di scendere in giardino per prendere un po' d'aria.

Jay scorse Elisa già da lontano. Aveva un vestito rosa pallido e i capelli raccolti in un'acconciatura elaborata. Sembrava pensierosa, o malinconica. Sembrava volersi rifugiare dagli occhi curiosi di tutti. Jay sapeva la verità, lui conosceva sempre la verità, e conosceva Elisa fin da quando era piccola, anche se lei non poteva ricordarlo.

Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni un blocchetto di fogli e una matita nera e disegnò uno schizzo. Lo posò ai piedi del glicine dove Elisa si sarebbe senz'altro seduta. Poi le lanciò un'occhiata e si allontanò.

Elisa attraversò il parco per raggiungere la serra. C'era qualcuno dentro. Un ragazzo vestito di nero. Quel ragazzo vestiva sempre di nero, sembrava escluso dall'obbligo di indossare gli abiti destinati ai servitori. Lui vestiva sempre con dei jeans neri e magliette nere. Sembrava che riuscisse a rendersi invisibile ai suoi genitori. Tutti venivano rimproverati da loro, per ogni piccolo errore. Lui no. Lui era invisibile. Lo invidiava.

Poi lui la guardò, per un attimo, poi si allontanò e sembrò scomparire. Elisa entrò nella serra e si avviò verso il glicine. Era la sua pianta preferita, occupava tutta una parete della serra ed era un luogo perfetto per pensare. Stava per sedersi quando scorse un foglietto. C'era lo schizzo di una mappa. Sembrava lì per lei, forse era stato il ragazzo in nero a lasciarla lì. Non sapeva se fidarsi. Rimase seduta per un poco. Poi riprese il foglietto. La mappa conduceva agli appartamenti dei servitori, e una delle stanze era stata evidenziata con un segno più calcato della matita. Ripensò ai suoi genitori, al fidanzamento, a quel ragazzo orribile che le era stato destinato e decise di alzarsi e cercare quella stanza segnata sul foglietto.

La trovò senza difficoltà, la porta era chiusa. L'aprì con cautela e sbirciò all'interno. Era piccola e piena di mobili e oggetti di tutti i tipi. Sembrava una specie di magazzino. Nell'angolo infondo c'era una finestra, chiuse la porta e si avvicinò, dovette girare attorno ad un armadio e passare sopra ad un mucchio di tappeti ripiegati ma dietro trovò una grande poltrona a fiori. Sembrava l'unico oggetto non impolverato lì dentro. Era proprio difronte alla finestra e ai suoi piedi c'era una pila di libri.

Elisa aprì la finestra per far entrare un po' d'aria, poi si accoccolò sulla poltrona e prese un libro. Aveva finalmente trovato la pace. Ringraziò silenziosamente il ragazzo in nero.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** invisibile ***


Elisa si svegliò in una posizione scomoda, era ancora sulla poltrona di quella specie di sgabuzzino. Aveva letto due libri interi e poi si era addormentata, ora era pomeriggio inoltrato e sicuramente gli ospiti erano già arrivati da un pezzo. Si sentiva in colpa per quello che stava facendo, sicuramente sua madre si stava preoccupando seriamente per lei. Eppure, per quanto ci provasse, non riusciva a trovare il coraggio di uscire all'aperto e ricevere quell'anello che tutte le amiche le ammiravano e invidiavano. In quel momento l'unica amicizia che le importava era quella dimostrata dal ragazzo che le aveva trovato quel nascondiglio così perfetto. Nessuno, in tutto quel tempo era ancora riuscito a trovarla.

Jay seguì le ricerche da lontano, e quando fu il suo turno per l'interrogatorio finse di non sapere nulla, occhi vuoti e voce depressa erano sempre la tecnica migliore. Nessuno avrebbe sospettato di lui. Nessuno sospettava mai di lui. E la cosa gli andava a genio.

Quella sera Jay volle mangiare in camera. Nessuno obiettò, tutti lo ignorarono e lui portò via una porzione in più senza che nessuno ci facesse caso. Gli appartamenti dei servitori erano vuoti, c'era solamente un ragazzo all'entrata, ma non era la prima volta che Jay lo copriva facendo la sua parte di lavoro perché potesse andare a trovare la sua famiglia, dunque passò più o meno inosservato mentre entrava dal portone. Nessuno però lo vide mentre entrava nella stanza dove era nascosta Elisa.

-qualcosa da mangiare- le parlò con un aria torva, quasi da rimprovero. -grazie- Elisa era intimorita da quel ragazzo, e non solo perché vestiva solo di nero, ma non riusciva a capire perché la stesse aiutando. Che cosa ci guadagnava lui da tutto questo? Si limitò tuttavia a mangiare, evitando di guardarlo negli occhi. Lui invece si sedette a terra e aspettò che la ragazza finisse di mangiare. Quando Elisa finì, cominciò a rendersi conto della gravità di ciò che stava facendo, scomparire così, stava facendo preoccupare i suoi genitori. -forse dovrei tornare...- esitò. Jay la guardò senza dire niente poi le passò un sacchetto di stoffa che aveva appena tirato fuori da uno dei tanti scatoloni sparsi sul pavimento. Elisa lo prese, esitante, e lo aprì. Jeans, e una maglietta, nera, troppo grande per lei. -non ho trovato niente della tua taglia- nel suo tono non si leggeva nessuna volontà di giustificarsi. Era semplicemente così. Elisa rimase stupita, lo sguardo fisso su di lui. Ma non per i jeans, che non aveva mai potuto indossare per volere della madre, ma perché le aveva dato del tu. Nessun servitore poteva darle del tu, nessuno aveva mai osato darle del tu. Sembrò offesa, per un attimo, poi guardò di nuovo la sacca di stoffa. -se te ne vai non avrai mai più la possibilità di indossare un paio di jeans...- le disse Jay con con un mezzo sorriso. Poi si alzò e uscì dalla stanza.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3563199