I don't want your body but I hate to think about you with somebody else

di VampERY
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La promessa ***
Capitolo 2: *** La promessa - parte II ***
Capitolo 3: *** La svolta ***



Capitolo 1
*** La promessa ***


I don't want your body
But I hate to think about you with somebody else
“Somebody Else” – The 1975



 
 






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Gennaio 2015
 
Finalmente eccoci! Aspetto questa sera da…non so… settimane direi. Troppo presa dal lavoro o semplicemente dai ritmi della mia vita, è arrivata sta manna dal cielo che si chiama Wembley Stadium, precisamente c’è in campo il Chelsea del mio adorato Mou e io sono gasatissima, mi sembra di avere un’adrenalina addosso anche se è solo…….
 
-No ti giuro, amico, era un continuo: <> AHAHAH!-
…..quando qualcosa disturba il mio stato di pace interiore che avevo raggiunto con così tanta difficoltà. Mi giro alla mia sinistra ma non c’è neanche bisogno in verità, so perfettamente chi mi sta rovinando sto momento: Jack O’Connell o come lo chiamo io “lo stronzo di Derby”.

Ah ma stavolta non me la faccio scivolare addosso come sono solita fare:
-Ehi- neanche mi vede quello, e figuriamoci –ehi dico a te! Puoi farci il favore di non sporcare con la tua lingua questo momento? Siamo qui per la partita- gli dico impettita mentre piano piano si dipinge sul suo volto un’espressione che passa rapidamente dal “che cazzo vuoi” al “oh sentito la signorina” e infatti.

-Uuu ma come siamo inviperite oggi, Liv. Non è che forse è passato troppo tempo da quando qualcuno ti ha sbattuto? O forse sono proprio io l’oggetto dei tuoi desideri più nascosti?- e come sempre, ogni volta che finisce una frase rivolta a un essere umano dotato di organo riproduttivo femminile fa un cazzo di occhiolino.

-Jack neanche se fossi l’ultimo sul pianeta. E nota che ho detto “essere” vivente, morto, animale che tu sia non mi avvicinerei nemmeno se fossi fatto d’oro!-

Si alza dal sedile per fare spettacolo e tenendo le mani nelle tasche del giaccone inizia a saltellare sul posto come se avessi detto la cosa più divertente mai sentita.

-Cristo, sei un fenomeno. Perché io e te ancora non l’abbiamo fatto?- e torna a ridere di gusto dando una spallata in segno di complicità con Joey che lo guarda con una certa paura. La stessa che da qui a pochi secondi avrà anche lui.
-Porca vacca Jack! Adesso vedi!- mi dirigo qualche posto più in là con l’intenzione di spingerlo giù dalle gradinate e farlo finire direttamente negli spogliatoi ma qualcosa o meglio qualcuno me lo impedisce.

-Ok, ok, adesso basta, tutti e due. Per stasera le schermaglie tra voi finiscono qui. Nessuno di noi vuole assistere all’ennesima puntata del “Jack e Liv show” dice Embry rivolta al resto del gruppo, ovvero le altre 6 persone dei miei amici: Joey (che per via del suo carattere docile si lascia sempre sopraffare da quell’essere con cui ho appena discusso, altrimenti sarebbe proprio un bravo ragazzo), Jemma (la sorella di Joey e mia personale stilista, o meglio dispensatrice di consigli di moda và), Luke (fidanzato/amico/qualcosa di meno, qualcosa di più di Jemma nonché miglior amico di Joey, oddio mi perdo da sola quando devo ricordare tutti gli snodi che passano per sta compagnia) e Paul (lo sveglio del gruppo, sappiamo tutti che finirà per trovare la cura del cancro o giù di lì).

Li conosco da quando mi sono trasferita a Londra qualche anno fa, anzi mi hanno accolto come una sorta di mascotte visto che la prima volta che ci siamo incontrati io ero IN una scatola di cartone in mezzo alla strada sotto una pioggia incessante, insomma un gattino bagnato per farvi un’idea. Non ricordo se quella stessa sera ci fosse anche la mia nemesi……ah sì. Lui è quello che mi ha proposto subito un incontro ravvicinato per riscaldarmi, no aspetta com’è che ha detto esattamente? -Mi basta un muro e poi la sensazione di essere bagnati assumerà per te tutto un altro significato-. Molto allusivo, lui!

 
 

Sono odioso, lo so, ma come si fa a non replicare a una come Olivia che ogni volta che la vedo vorrei solo sbatterla su una superficie per farmela? Cazzo quando si arrabbia e diventa una furia posso vedere la carica che ha dentro che va sprecata cercando per me sempre nuovi insulti…..quanta energia buttata.
Embry la sta calmando con una mano sulla spalla e l’altra in posizione strategica sulla coscia (dio……..saprei io come muovere la mano su quelle cosce…..) e non mi risparmio un bacio rivolto nella sua direzione. La vedo che apre gli occhi incredula eheh.
Questa serata l’abbiamo decisa tutti insieme e non me la sarei fatta scappare per niente al mondo, visto che tifoso sfegatato io sia, ma mai avrei immaginato di avere pure il pre-show a base di frecciatine della rossa là in fondo.

Non c’è una volta che ripeta un insulto ai miei danni, è talmente geniale da crearne sempre di nuovi e il motivo principale per cui aspetto queste serate è proprio lo scontro con lei. Certo avrei in mente mille altri tipi di confronti, fisici per esempio, ma mi accontenterò di farle boccacce (per cui vengo “ricompensato” con il dito medio o il segno dell’ombrello che ha imparato dai suoi amici italiani) e pronunciarle all’orecchio frasi volgari.
Oh mi ricordo ancora la volta che dopo una cena in cui sono stato strategicamente buono, né una parolaccia, né un comportamento fuori luogo mi sono avvicinato dietro di lei, le ho spostato i capelli dal collo e le ho sussurrato semplicemente -Ce l’ho duro da quando ti ho vista entrare nel locale. Immagino come sarebbe lasciarti venire dopo che ti ho portato più e più volte al limite-. Per la cronaca me la sono cavata senza un graffio perché me ne sono immediatamente andato a casa in compagnia di una biondina che ho fatto finta essere lei per esaudire i miei desideri accesi.
 
-Cazzo ma come si fa? No ma dico, devi essere proprio un coglione per non mettere Terry!- impreco silenziosamente dopo il mio sfogo da allenatore da bar e in risposta ricevo un: -Evidentemente stai parlando di te stesso, perché non sai che il capitano è messo male, si è stirato domenica scorsa (coglione)- l’ultima parola era solo un sospiro ma io l’ho sentita forte e chiaro. Come sento salire l’adrenalina merito della partita e dei suoi commenti sempre puntuali.

-Ne ho un altro qui di capitano che aspetta solo di darti ordini…- le dico in un momento in cui il resto dello stadio sembra stia in religioso silenzio visto che non sta succedendo nulla in campo.

-Jack sai cosa?- si sporge in avanti per superare le altre 4 persone tra noi e quel gesto, con i capelli che le cadono in avanti coprendo per un attimo il suo viso mi ricorda come sarebbe vederla perdere il controllo in un momento bollente. Con me possibilmente.

-Dimmi, stellina- imito il suo movimento e ancora una volta le sorrido stando con le labbra socchiuse quasi fossi lì per baciarla e infilarle la lingua in bocca in mezzo a tutti.

-Vai a farti fottere- mi dice con una calma da squilibrata e ritorna a godersi lo spettacolo. Nel frattempo intorno a noi si scatenano commenti tipo “cantagliele, ragazza” a “ohhhhhhhhhhhh” e risatine varie.
1 a 0 per lei. Per ora, però.

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Capitolo 2
*** La promessa - parte II ***


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“Somebody Else” – The 1975



 
 






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E come all’inizio non vedevo l’ora di iniziare questa serata, altrettanto ora sono felice sia finita. Ho passato la maggior parte del tempo a rimproverare, insultare, criticare, odiare, pensare a come uccidere Jack. Alcuni momenti mi ha salvato il grande Josè perché vederlo andare su e giù dalla panchina verso il campo è sempre un bel vedere, altrimenti sarei qui alla gola di quel deficiente con i denti che gli maciullano la giugulare e mi dovrebbero staccare con la forza di 10 uomini!
 
Fuori dallo stadio rimane tempo solo per i saluti, strette di mano tra maschietti e abbracci e baci sulle guance tra noi ragazze. Quando arriva il turno di salutare Jack inutile dire che non lo faccio nemmeno avvicinare di qualche centimetro perché lo fulmino con lo sguardo e lui capisce, per una volta, e alza le mani in segno di resa.

-Liv prendi la metro? Sei sicura che non vuoi io e Joey ti diamo un passaggio?-
-No, ti ringrazio Jem. Sono a posto, ma fammi uno squillo quando arrivate, ok?- tranquillizzo lei e il resto del gruppo e mi avvio verso la fermata. Neanche 10 secondi dopo sento dietro di me qualcuno che corre e indovinate? Sì proprio lui.

-Oddio ma cosa ho fatto di male?- dico sospirando pesantemente quando mi raggiunge e si mette al mio fianco.
-Tu? Forse hai rifiutato tutti i miei tentativi di corteggiamento. E quindi l’universo te la sta facendo pagare- risponde a una domanda che palesemente era retorica, no?
-Veramente possiamo fare il tragitto in silenzio? Sono triste, esausta e infreddolita. Ti prego-
-Wow! Tutte cose che ti vorrei sentir dire ma in contesti diversi- dice entusiasta a bocca e occhi spalancati. Ok gli ho offerto la battuta su un piatto d’argento anche se non capisco:
-Perché godi nel sapermi sbattuta?- ecco l’ho appena rifatto, dannazione.
-Mh allora mi vuoi. “Godi”, “sbattuta”, ti rendi conto vero che quelle parole mi appartengono, sono fatte per me e te insieme, no?- si gira di spalle, cammina all’indietro e tenendo un labbro tra i denti stringe gli occhi, lo so, immaginando di mettere in pratica quanto detto.
-Non ce la faccio più-
-E anche questa la sentirei volentieri detta da te, nel mio letto- ride mentre va avanti a questo gioco così infantile.
-Me ne resterò in silenzio finchè non te ne sarai andato allora- mossa vincente. O no?
-Bavagli? Mh non li ho mai usati ma chissà, potrebbero piacermi-

Questa volta alzo solo gli occhi al cielo, sto scendendo già le scale e l’idea che da lì a fra poco sarò a casa, nel tepore della mia camera con una tazza di thè bollente e un libro ad aspettarmi mi consola, anzi mi fa sopportare questo strazio.
 


 
Ha una soglia di resistenza davvero alta, chissà se anche con i giochini spinti è così. Penso a questo mentre le sto accanto in attesa della metro. Magari però è più il tipo che si ribella con forza….in entrambi i casi mi va più che bene. Poi passeranno giorni fino al prossimo scontro, non mi bastano le mail che ogni tanto le invio perché sì è vero mi odia a morte (o finge di fronte agli altri, devo ancora capirlo questo), ma riusciamo ad andare d’accordo quando sono in modalità “Lascia Olivia in pace”. Peccato capiti sempre meno ultimamente. Non so se è per via del fatto che mi ha sempre detto no, o perché mi piace farla ammattire, vedere come reagisce e prenderla in giro così.

Eccola. Guarda caso un paio di fermate sono in comune tra me e la mia vittima preferita, ma poi:
-Cazzo, no-
-E adesso che c’è? Te la sei fatta addosso perché come un bambino non riesci a tenerla?-
-Ah, ah. Non trovo le chiavi di casa-
-Guarda meglio- fa lei reggendosi al palo e indicando con un cenno del mento le tasche dei pantaloni ma io ovviamente capisco altro.
-Vuoi darmi una mano tu?- ancora in cerca delle chiavi non mi lascio sfuggire anche questa. E mi becco, ancora, un alzata di occhi al cielo.
-Cazzo- no, non ci sono.
-Davvero non ce le hai?- rispondo con un sì ormai rassegnato a quella domanda e penso a chi potrei chiedere ospitalità per la notte.

Passa qualche minuto, il tempo di fermarci ad altre due stazioni, la prossima in teoria è la mia quando una voce altrettanto rassegnata mi arriva alle orecchie:
-So già che me ne pentirò per sempre. Stanotte stai da me. E si dorme e basta, chiaro?-
Cosa, cosa? L’inferno si è improvvisamente gelato? Il buco dell’ozono chiuso e le terre riunite in una nuova pangea?
Non riesco a nascondere il mio entusiasmo, mi lecco le labbra e stringo ancora più forte la presa al palo che c’è tra me e la buona samaritana.

-Almeno cerca di contenerti un po’, per favore- mi interrompe lei e di nuovo ci tiene a mettere in chiaro le cose: -Ho detto DORMIRE, ok? Niente sotterfugi, doppi fini e sensi o improvvise paure tipo di temporali e cose così- si sta sforzando in maniera incredibile, lo sento, per non legarmi mani e piedi, infilarmi uno straccio in gola, tapparmi gli occhi e portarmi come un innocuo bambolotto privato dei sensi in casa sua. Certo ha fatto la gentile, insomma chi andava a pensare che proprio io fossi il destinatario di un gesto come questo?
-So che pensi che sia una stronza, ma ho anch’io una coscienza- puntualizza come a voler escludere a priori che la cosa le faccia piacere.
-Io…..veramente non so cosa dire- mi lancio in una lode un po’ impacciata, un po’ ridicola perché l’alternativa a farla sedere su un sedile della metro e prenderla per manifestarle il mio sentito grazie -ti sarò debitore per sempre. E se caso mai volessi stare da me, non devi nemmeno chiedermelo-
-Sì con la possibilità di beccarti mentre sei con una e assistere? No grazie- un’espressione schifata passa per il suo bel viso, prima di sostituirsi ad un’altra vicina ai livelli di incazzatura di prima quando dico: -e chi ha mai parlato di assistere? Voglio che partecipi, ovvio!-

-Santo dio!- ribadisce pentendosi di già.

 

 
 
E anche la metro adesso ha per me l’aspetto di un purgatorio terrestre. Per forza quando sono in compagnia di certa gente…
Pazienza. Si tratta di qualche ora, posso farcela. Posso sempre chiudere la porta a chiave. Non so ancora se quella di casa e lasciarlo così sul pianerottolo o semplicemente quello della mia stanza.

Una volta usciti di lì la sfiga non mi abbandona: si mette a piovere come dio la manda, fortuna che io abbia sempre con me l’ombrello.
-Cos’altro nascondi in quella borsa, eh?- quasi mette la testa nella sacca per verificare che non sia una specie di borsa alla Mary Poppins.
-Mai sentito parlare di praticità?-
Ovviamente lui non ha un ombrello e ovviamente appena capisce che condividerò anche questo per mia gentile concessione mi stringe con un braccio con la scusa di sostenere per entrambi l’ombrello:
-Dai faccio io. Però ti devi avvicinare, un po’ di più, così brava- sento la sua mano sulla mia schiena che va a posarsi proprio nel mezzo e involontariamente anche attraverso strati e strati di vestiti il mio seno destro è a contatto con il suo torace. Improvvisamente il profumo che emana invece di disgustarmi mi fa respirare a pieni polmoni quell’aroma. Però mi basta un attimo per rendermi conto che lo vedo fare ancora quella faccia: socchiude le labbra e passandosi la lingua tra i denti mi guarda dall’altro al basso e poi ancora su.
-Stasera è la tua serata fortunata. Non sperare in qualcosa di più, Jack- lo minaccio quieta, troppo impegnata a combattere il caldo, sì il caldo che al momento mi circonda per la sua presenza così vicina.
-Mmm non potrei chiedere di meglio ora- mi sussurra all’orecchio e mi invita a proseguire il percorso fino a casa.

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Capitolo 3
*** La svolta ***


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“Somebody Else” – The 1975



 
 






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Riusciamo a coordinarci, camminiamo fianco a fianco senza poter accelerare il passo visto il vento che ci spinge a diventare una cosa sola e aumenta la pressione del corpo di Jack intorno al mio. Nonostante l’ombrello quando arriviamo sotto il mio portone è più l’acqua che abbiamo preso che non quella evitata. Specialmente Jack si è inzuppato più di me e solo adesso capisco perché: per tutto il tempo ha tenuto l’ombrello più dalla mia parte che dalla sua. Infatti il suo lato destro è fradicio.
Nel tempo che ci metto a tirare fuori le chiavi lui inizia a tremare un po’ ma quando mi giro nella sua direzione per verificare che non stia peggio di quanto pensi lo becco a guardarmi ancora e stringersi nel cappotto lungo.

 

 
-Puoi farti una doccia mentre ti recupero qualche vestito asciutto- sento salendo una rampa di scale con Olivia che mi precede.

-La tua generosità oggi non ha limite. Grazie- finalmente in casa. Un po’ freddo ma sarà la pioggia.

-Perché non sei sempre così mi chiedo?- mi dice una volta appoggiata su un tavolino all’ingresso e alle sue parole, non volendo deluderla mi viene istintivo appoggiarmi a lei che mi rivolge la schiena e tenendola per i fianchi dirle: -Perché so quanto questo gioco intrighi anche te-
Lascio momentaneamente la presa vedendo arrivare uno schiaffo che non mi prende per un soffio. Le mando un bacio, l’ennesimo, e inizio a gironzolare per la casa.
-Così mi bagni tutto l’appartamento. Vieni, dai- ops non mi ricordavo del mio stato.

Mi fa strada verso una camera da letto, la sua, da cui si accede al bagno. Non ho potuto fare battute sul fatto che mi abbia portato subito nel suo “territorio”, in prossimità del letto nel quale dorme e chissà cos’altro fa ma solo perché i suoi occhi sono stati glaciali.
 
Mi ha lasciato qui dentro con un paio di pantaloni della tuta e una felpa, me li farò andare bene. Mi sto guardando allo specchio e tirando indietro i capelli quando la vedo: ho lasciato socchiusa la porta, mi basta spingerla leggermente per trovarmi di fronte una visione da film vietato ai minori.
Liv gira per la camera togliendosi un capo dopo l’altro, dal cappotto, agli stivaletti, poi è il turno del maglioncino bianco che nel momento in cui le ha coperto il viso ho potuto vedere il suo fisico piccolo ma gustoso. Ha fatto un arco con la schiena che mi ha ricordato tanto come sarebbe se l’avessi sotto di me mentre scopiamo; sotto il tessuto leggero della canottiera grigia che porta posso vedere l’ombra delle costole sulla schiena e i due piccoli seni tenuti su da un reggiseno scuro. Sto iniziando a eccitarmi.

Fa un movimento ancora più sensuale muovendo il collo e toccandosi i capelli per sistemarli. Passa un secondo e si siede sul letto proprio il lato che dà sul bagno e mi sono morso il labbro per la paura che potesse vedermi intento a studiarla nel dettaglio. Sì ho detto dettaglio perché in questo momento si sta togliendo anche la canotta e quel misero tessuto che le copre il seno insieme ai pantaloncini a vita alta le danno l’aspetto di una che vorrebbe solo essere presa con dolcezza, vorrebbe qualcuno che la liberasse di quell’ultimo vestito per lasciarla solo con…..cazzo autoreggenti! Non pensavo fosse il tipo, ma non mi lamento. O meglio lo faccio soffocando un gemito quando restia a togliersi i pantaloncini fa scivolare dalle gambe le calze mi manda una scossa là sotto tanto che la mia mano in automatico è andata a dargli un po’ di sollievo mentre con l’altra mi reggo allo stipite della porta.

-Jack tutto ok?- la sento e la vedo dirmi tenendo lo sguardo su quelle stesse gambe ora nude che so mi perseguiteranno per giorni. Lo farei anch’io fossi lei. Un altro ansimo che la mia bocca non libera solo per fortuna, causato dalla vista delle sue mani che cospargono la mia dea personale di una qualche crema. Cosa non darei per farlo io, passare le dita e toccare la carne morbida che posso solo intuire sia così, finendo per accarezzarla in mezzo alle gambe, stringere le cosce e una volta eccitata a dovere portarmi quelle stesse gambe sulle spalle e baciarla sul prezioso triangolo.

Finirò per venire, lo so.
Ancora un minuto e poi mi butto sotto l’acqua, lo giuro.

-Jack?-

-Dammi un minuto!- grido appoggiando un attimo la schiena alla porta e ritornando subito a spiarla da quello che è diventato il mio posto preferito ora come ora.
Mi regala ancora una visione, forse la più erotica da qualche tempo: sale carponi sul letto per raggiungere il comodino dall’altra parte del letto e posso vedere il suo fondoschiena pieno che fa capolino dagli shorts. Sempre girata si leva anche il reggiseno e anche se è voltata ho intravisto la curva dei seni, al che ho sbattuto la porta, mi sono svestito a fatica per via del fatto che sono bagnati e soprattutto per l’erezione che dovrò ora mettere a bada.
 
 

Finisco di svestirmi e di rivestirmi e Jack è ancora in bagno. Che si sia fatto male? Magari ha sbattuto la testa contro il lavandino e ora è lì che zampilla sangue dalla fronte. Dovrei andare a controllare? Non lo so. Non lo so perché non voglio essere invasiva, soprattutto perché nudo in bagno e perché sicuramente penserà male. Come farsi scappare un momento simile….

Senza fare il minimo rumore mi avvicino ma sento solo l’acqua che scende dal doccione, nient’altro. Ancora più vicino, sono ormai a ridosso della porta quando questa si apre un po’. Non cigola solo perché l’ho oliata qualche giorno fa e…….dio! anche con il vapore sul vetro riesco a vedere il corpo di Jack dietro il vetro: è di profilo con la testa bassa, rivolta ai suoi piedi. Il tatuaggio che ha sul braccio destro è come una macchia indistinta da quella prospettiva. Dovrei uscire subito verificato che sta bene. Dovrei.

Ritorno nella mia camera e mi siedo sul letto. Peccato io abbia lasciato la porta mezza aperta e mi basterebbe pochissimo per continuare a vederlo. Mi sposto appena che eccolo di schiena. Oh signore…..è tonico, i muscoli sono tesi, lo vedo perché deve aver spannato il vetro. Fortuna che sono uscita prima, ma quello che mi colpisce e sì mi provoca una sensazione familiare di eccitazione, oltre al suo fondoschiena marmoreo (cazzo!) è che…..si sta? Sì credo si stia mastu…insomma si sta dando piacere. Lui, Jack. Nel mio bagno. Mi sento accaldata, eccitata di più, in preda a una forma malsana di voyeurismo. È ipnotico vederlo così concentrato mentre fa qualcosa di sì estremamente normale, ma anche se fa battute spinte e volgari per la maggior parte del tempo, scoprirlo in un atteggiamento del genere mi rende avida, come se non potessi staccare gli occhi da quello che sto vedendo.

Inizio a respirare veloce, come se il piacere che si sta procurando da solo toccasse anche me, fossi in sintonia con lui, ma poi all’improvviso la parte più razionale di me ritorna e mi fa chiudere la porta. Mi serve giusto un attimo per riprendermi ed eliminare quell’immagine dalla mia mente, ma è maledettamente difficile farlo. Nemmeno la sorsata di acqua mi è servito e così mi concedo una boccata d’aria dalla finestra della cucina.
 
Sono ancora mezza imbambolata quando arriva alle mie spalle un: -Fatto. Scusa se ci ho messo tanto ma si sta veramente bene là sotto-
Sobbalzo un po’, più che altro perché ho paura noti la mia faccia da colpevole.
Adesso mettiamo le cose in chiaro: non è che io non abbia mai visto un ragazzo nudo, ho avuto anch’io i miei trascorsi, ma come lui no. Non spiando qualcuno che fino a 5 minuti fa non avresti mai considerato sotto quel punto di vista pur sapendo che è ben messo.

Agli occhi chiari e penetranti (sì anche se siamo in pessimi rapporti li ho notati anch’io, purtroppo) si aggiunge una costante espressione da furbo, di quelli che sai la faranno sempre franca che a volte, ma solo a volte, ti fa commuovere per il dolore che esprime (come la volta che morì un caro amico e vidi quegli stessi occhi riempirsi di lacrime che non volevano assolutamente lasciare andare). Poi i movimenti, la gestualità che ha: sempre in bilico tra il matto del gruppo, il giullare che si è autoeletto tale, e il maschio alfa, capace di fronteggiare almeno 5 uomini da solo come ho avuto occasione di verificare alla partita Chelsea-West Ham dell’anno scorso (siamo finiti tutti in pronto soccorso, sì anche la sottoscritta, ma Jack ha avuto la peggio quando per proteggerci si è buttato su un paio di tizi che definire armadi è dir poco).

Gli sto osservando i capelli scompigliati perché ancora umidi e non ho la minima idea di cosa stia facendo nel frattempo col mio corpo…

 
 

Cristo!
Quando l’ho raggiunta in cucina con ancora l’immagine di lei mezza nuda non avrei mai pensato che un semplice pigiama dai motivi scozzesi potesse essere così provocante! È lì bloccata sul bordo del lavabo che mi guarda ma sospetto non mi stia vedendo. Cioè è come se fosse concentrata su qualcos’altro perché non posso essere io la causa del suo essere cosi: continua a mordicchiarsi le labbra, passarci la lingua sopra mentre con la mano che non è impegnata a reggerla al mobile dietro di sé se la passa sul colletto aperto rivelando quasi il seno. E poi stringe le cosce proprio come chi  sta trattenendo un piacere che piano piano monta dentro.

-Stai bene?-

-Ehm?- forse è ritornata sulla terra, mentre io fatico a non cadere nella stessa sensuale trance.

-Sembra tu stia morendo di caldo…- le dico avvicinandomi e mettendo il dorso della mano sulla guancia per sentire se scotta. E sì un po’ calda lo è.
Solitamente mi avrebbe scacciato nell’istante in cui avesse capito le mie intenzioni, ma non stavolta. Anzi chiude gli occhi per un attimo e ingoia un po’ di saliva come a volersi bagnare la gola arsa.
Forse me ne sto approfittando un po’ ma non l’avevo mai vista così. Così vulnerabile come fosse sotto qualche droga perché mi guarda insistentemente le labbra, mi studia con gli occhi velati e la temperatura deve essersi alzata ulteriormente, così come il suo battito (e tra poco anche il mio) che le fa alzare e abbassare il petto in un movimento eccitante.
Poi malauguratamente sposta la mano che fino ad ora teneva sul collo per toccarmi la linea della mascella. Cerco di seguire i suoi movimenti con lo sguardo ma la vista di lei così audace e timida insieme mi fanno indirizzare gli occhi ancora sul suo viso, ora leggermente arrossato.

-Liv….- la chiamo sottovoce, non voglio che si svegli e che si renda conto di cosa sta facendo, di cosa STIAMO facendo. I punti in cui le sue dita hanno toccato la mia faccia bruciano, la barba corta che ho sembra ricevere delle carezze che invece di calmare tutto il mio corpo lo agitano.

In un attimo le sono addosso, l’erezione che nuovamente ha fatto la sua comparsa è andata a scontrarsi nel punto più sensibile di lei, tanto che si concede un breve “ahh” di sorpresa o sollievo.

-Mmm- questa volta sono io a non riuscire a trattenere un gemito, provocato dalle sue mani che ora si sono poggiate sul mio torace nudo per la felpa lasciata mezza aperta.
 
 

Non lo so. Non so cosa mi sia preso, ma non desidero altro in questo preciso istante. Non riesco ad uscire da questa bolla in cui sono immersa; nello stesso momento mi vedo da fuori che giudico malamente le mie azioni, ma dall’altra è come se circolasse in me uno strano veleno o anestetico.

Prima che me ne renda conto gli ho tirato giù tutta la zip della felpa. Il suo torace tonico e liscio emerge illuminato solo dalla luce pigra che entra dalla finestra perché quella che ho lasciato accesa in salotto serve solo a non nascondere il mio viso, sicuramente arrossato.
La croce tatuata sul fianco sinistro mi appare irresistibile e quando vedo la testa di Jack abbassarsi quasi ad inchinarsi di fronte a me infilo una mano tra la sua pelle e il tessuto aperto. Voglio solo sentirne la consistenza…

Gli indici di entrambe le mani continuano nell’esplorazione del corpo perfetto di fronte a me e mi chiedo cosa stia pensando lui in questo momento, che mi risponde senza bisogno di chiederglielo: -Continua, ti prego- ha tutto un altro sapore sentito da lui che solo qualche ora fa ricordava le sue imprese con una ragazza.

Lo vedo agitarsi giusto un po’ per cambiare lievemente posizione e stringermi ancora di più tra sé e il mobile. Inspira a pieni polmoni e contrae la mascella, cose che mi fanno sorridere maliziosamente.
Mi sto comportando come se volessi farlo impazzire, ma non è questo che voglio. Cioè potrei anche dopo averlo visto di là prima. Cazzo ho un incessante brivido in mezzo alle gambe che mi basterebbe toccarmi per pochi secondi e verrei all’istante, ma è più una cosa di controllo. È come spingersi fino al limite, ma il tutto avviene inconsapevolmente. Non siamo mai stati insieme, non so cosa gli piaccia, cosa lo mandi fuori di testa e cosa no, ma da quel che vedo è in preda a qualche forma di autocontrollo e istinto insieme. Se così posso dire della sua mano destra appoggiata con forza ora sul limite del lavabo con solo un dito a toccare il mio fianco, nel breve intervallo di pelle nuda tra la giacca e i pantaloni del pigiama.

-Non fermarti…- mi invita piegando ancora di più la testa e portandola sulla mia spalla in modo che ora anche le mie narici si possano riempire del suo profumo. Ci ho messo un attimo a chiudere gli occhi e stuzzicare anche quella parte. I capelli ancora umidi mi attirano troppo per non passarci le dita in mezzo. Quando lo faccio rialza immediatamente la testa e mi guarda, mi scruta con impazienza e un misto di confusione resa manifesta solo dalle sopracciglia che si aggrottano un po’.
 
 

Non la voglio fermare. Voglio che mi tocchi ancora e mi faccia tremare come non mi succedeva da tempo.

Deve fermarsi ora. Rimanere ferma e aspettare che le restituisca tutto con gli interessi. Io non sarò così delicato.

Sentire le sue mani addosso in qualsiasi altra occasione mi avrebbe portato alla seconda decisione, al proposito di immobilizzarla e usarla come un giocattolino in mio possesso. Ma in verità è l’esatto opposto. Lei ha il controllo dell’intero mio essere, ma insieme no. È strano, è incredibile cosa stia succedendo adesso: il mio corpo mi dice di invitarla a proseguire con i suoi tocchi la conoscenza reciproca ma nello stesso tempo le mie mani l’hanno appena sfiorata.

Se dovessi ascoltare le labbra invece l’avrei già fatta mia, reclamato con forza di dischiudere le sue per farmi sentire com’è la sua lingua. Non ho potuto che vedere solo la punta che guizza di qua e di là una volta ogni tanto e poi tornare prigioniera delle labbra piene, rosse.
Dio! Adesso le vedo! Adesso noto le forme provocanti anche se già in passato gliele avevo osservate con trasporto immaginandole addosso.

-Basta-

Arriva dal nulla. Dopo il silenzio assordante, riempito solo dall’elettricità tra noi intuisco più che sentire un ordine gentile.

-Devo fermarmi- ecco che è lei a prendere la decisione che non avrei mai voluto prendesse.
Sbatte gli occhi un paio di volte veloci, rimanda giù altra saliva ma ancora una mano è sul mio torace, proprio sotto il cuore come se trovasse che deve restare lì anche se ha detto a voce il contrario.
Mi tiro su e finalmente sono abbastanza alto per vederla tremare lievemente, forse resasi conto di cosa stava succedendo.
Concedo ad entrambi un paio di secondi per riprenderci senza dire niente, separarci gradualmente e poi faccio un passo indietro. Torniamo ognuno nel proprio spazio personale senza che l’altro lo invada così sensualmente come poco fa.
 
E poi ecco il momento in cui è di nuovo lei, è la solita Olivia, sempre distante da me e ferma:

-Ti ho lasciato una coperta e un cuscino, il divano è abbastanza comodo. Notte- sta ancora parlando quando mi oltrepassa e si rifugia nella sua camera, lasciandomi con un principio di erezione e con l’idea di essere stato sua vittima per tutto questo tempo.

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