La ragazza d'oro

di KayS
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cabaret ***
Capitolo 2: *** Perle e amanti ***



Capitolo 1
*** Cabaret ***


I vestiti di tulle e raso frusciavano vivacemente l'uno contro l'altro nei corridoi affollatissimi del teatro.
Centinaia di gambe di donna, magre e morbidissime, luccicanti d'oli profumati e creme alle rose, battevano rapide il ritmo incalzante della fretta con le loro scarpette a punta.
Uomini di tutte le età conducevano le loro dame a braccetto e, lasciatemelo dire, i miei occhi venivano raccolti di continuo come teneri sospiri dagli sguardi maschili maliziosi e scostanti che mi venivano rivolti.
La sala brulicava di merletti e scollature, i gioielli inghiottivano le dita ed i colli delle signore dell'alta società; alcune quasi sparivano sotto l'enormità dei cappelli.
Daisy, Daisy... Ma cosa stiamo cercando qui?
Una ragazza ride forte, le scivolano di mano delle monete sonanti mentre acquista un biglietto argentato.
Muovo la testa e cerco con frenesia in mezzo alla coltre di abiti scuri... e lo vedo, accanto ad un vaso di ortensie, con il naso sottile a carpire il profumo anelante dall'enorme mazzo. Sono certa che mi ha notata.
 "Daisy, non riesci a nasconderti nemmeno tra tante persone! Vieni con noi a bere dello champagne?" cinguettò una voce " Laurence ieri ha comperato dal gioielliere un orologio da taschino di platino e topazio! Che sciocco! Con il platino ed i topazi io mi sarei comprata un bel fermaglio da indossare al Cabaret, come quello che portava Anne ieri sera. Ma allora Daisy, cosa fai?"
Marie scuoteva la testa, un grande sorriso le si allargava fra gli zigomi brillanti di rosa.
Notò Flaubert dall'altra parte della sala ed ignorò con grazia il modo in cui lo stavo osservando.
"Marie, adoro il tuo ermellino!"
Riuscii finalmente a dire con sollievo.
Il sorriso di Marie vacillò incerto ma ricomparve infine ancora, smagliante, bianchissimo: denti come avorio incastonati su gengive di quarzo.
"Tesoro ti ringrazio, Andrew ha capito quanto facile sia ottenere il mio perdono giusto ieri."
E mentre lo diceva una risata argentina le sgorgò fresca dalla gola, acuta e F anciullesca.

La seguii sotto le grandi tende di broccato ed i pesanti lampadari in vetro.
Marie parlava allegrissima, leggera, con i pomelli delle guance rossi come tulipani e gli occhi splendenti come specchi lucidi.
'"Laurence, caro, ti ho portato la tua preziosa gemma inglese!"
E sempre ridendo mi mise ingenuamente fra le sue braccia, con agile cura.
Laurence mi baciò il dorso della mano, posando le labbra ancora umide di Moet fra il guanto di seta e la pelle fredda. I suoi occhi cobalto palpitarono di entusiasmo.

Rimasi con loro quella sera, nel palchetto di Andrew e Marie.
Laurence fu particolarmente sagace e mi vennero presentate un po' di giovani arrivate dal Nord Europa dopo il periodo estivo, subito lanciatesi voracemente e con brio nella vita mondana.
"È una stagione incredibilmente precoce per le impeccabili e le peccatrici."
Bisbigliai contro il colletto inamidato di Laurence durante un momento meno coinvolgente dello spettacolo. Lui si avvicinò con quelle sue labbra di ciliegia e con garbo e spontaneetà mi tentò a lungo con le sue chiacchiere frivole dal retrogusto incerto, vago.


Mi accompagnò lui alla porticina della mia Suite Francese quella sera.
Incespicò brevemente in un saluto e poi mi tirò a sè e mi baciò avidamente, ma con poco trasporto. Ricordo ancora le dita bianchissime che da sopra i pizzi mi pungevano la pelle liscia, il profilo del suo pollice contro il mento ed il collo, suadente, carezzevole.
Proprio ora guardo i resti della sua permanenza, seduta accanto alla finestra che si affaccia sulla piazza vuota, ridisegnata dalle ombre della notte.
Laurence è ora con Elena. Posso immaginarla stringersi alle sue gambe tornite, al suo torace sano e florido. Lui è ora lontano con il corpo e con il cuore. I suoi respiri brevi, palpitanti, descrivono bene i giochi subdoli delle nostre vite superficiali.
Egli è dolce, stranamente dolce nella sua bellezza innocente e classica. 
Mi dicevo, mentre profanavo la sua nuca bionda con i miei polpastrelli gentili:
"Daisy... Daisy, non è il tuo uomo, non ti appartiene, che gusto c'è a possedere per un attimo ciò che una volta conosciuto potresti rimpiangere? Daisy... Daisy, smettila di farti conoscere per ciò che non sei. Nota come ti guarda, che occhi cristallini, ti vede già sua e ride. È tronfio, orgoglioso sotto i suoi riccioli chiari e mentre ti scivolano fra le dita tu scivoli nella sua tasca. Vedrà che sei già sua, riderà."
Al momento, francamente, sono certa che tra noi ricominceranno a scorrere, ordinarie, le nostre vite; sono certa anche che è stato difficile prima di stanotte sentirmi ancora sorpresa dai sentimenti.

Laurence, candido e buono, con freddezza e onestà devo ammettere a me stessa che ti ho scelto perché so che non avrai la forza di parlare di me con Elena, appesa mollemente al tuo fianco; non amerai alimentare le sue gelosie, lei già sa che ti scrutano in troppe.
Ne sono certa, domattina non sarà facile soffocare i ricordi, ma non posso permettermi di gettarmi nelle fauci dello scandalo.
Fingerò sia stato solo un buffo, grottesco numero di Cabaret.

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Capitolo 2
*** Perle e amanti ***


Dall'alto della mia sedia di broccato bianco avvertivo il buio della cameretta pregnarsi d'attesa.
Nel mio stomaco si agitavano le aspettative, sottili e infide, i timori, dolci.
Le pareti della stanzetta sembravano allungarsi verso la luna e sprofondare nel pavimento, mentre il ronzio delle luci del corridoio amplificava il momento intermedio.
Dilatazione dell'attimo.
Bevevo, fantastica, dalle labbra del Tempo Minuzioso, mentre un abito, soavemente, incorniciava la mia voluttà; il velluto nero non era mai stato così splendente.

La mantellina di persiano mi scaldava la carne delicata, le scarpette scandivano i passi, misurati e sostenuti.
Scorsi il candido ermellino di Marie dal giardino d'ingresso: i capelli liscissimi rilucevano per il riflesso del suo collier di diamanti. 
Gettava la testa indietro, mentre la risata le fluiva cristallina dalla gola, immergendo così parte del volto nella luce oscillante delle lanterne. 
Il petto, costellato di brillanti, sussultava sensibile ai suoi cinguettii.
Appoggiata al suo dorso, incurvato con civetteria, stava Elena.
Sollevando la piccola manina bianca in un gesto affettuoso privo di alcuna malizia, sulle sue labbra sporgenti espresse graziosamente un placido sorriso.
Con il piccolo palmo albino cinse il polso femmineo di Laurence, a cui i capelli piovevano sulla fronte madida come filigrane d'oro; sulle cui guance la vergogna soffiava un caldo rossore.
Rimase con le labbra protese in silenzio. Un pallore diafano gli tingeva la fronte e dilagando anche il collo slanciato.
Le labbra già avevano iniziato a fremere sotto il respiro erompente quando alle sue spalle apparve Flaubert.
Fece scivolare la sua mano da signore sulla piccola nuca aristocratica di Laurence, imprimendo sulla chioma ondulata una carezza quasi paterna.
Avanzava con il suo passo distinto mantenendo lo sguardo concentrato su di me. 
Quando mi fu di fronte, arricciò le labbra in un sorriso:
"Daisy cara, è un piacere per me rivederti, sei venuta a sorvegliare i tuoi amanti?" Esordì, accompagnando le parole scorrendo i volti maschili più familiari con il palmo rivolto verso l'alto.
"Permettimi di avvicinarmi alla tua anima, condividiamo l'amarezza di un sentimento impuro."
Gli dissi scrutandogli il viso.

Le pupille rilucevano nere d'orgoglio, il taglio affilato dei suoi occhi rivelava la stravaganza della sua anima, la singolarità dei pensieri. 

Calò il viso verso il mio con un gesto morbido, mentre le ombre disegnavano il profilo delle sopracciglia sulla fronte bruna e vasta.
"Quale onore Daisy."


Mi fermai davanti alla vetrata dipinta della villetta di Julie prima di tornare a casa.
Da sotto il portone barocco un fascio di luce obliqua tagliò il buio quando scricchiolando fu aperto da una domestica. 
Le consegnai dal pugno ancora tenuto chiuso con vigore la cravatta di seta nera in cui Flaubert aveva ripiegato un filo di perle.
La donna osservò attentamente e circospetta il dono innocente; stava allungando il braccio per recuperarla quando la interruppe un bisbiglio impercettibile.
"Sai che non si regalano perle? Si dice portino lacrime."
Gli occhi scuri di Julie rimandarono un bagliore malinconico. 
Le sue mani ingioiellate raccolsero il dono, giocarono con il fermaglio d'oro bianco.
"Sei stata al club? Volevo venirci, ma Francois mi indispone e Andrew mi ha riferito che avrebbe accompagnato lui, Laurence e le signore questa sera."
Fingendo inefficacemente indifferenza inclinò il capo esile verso una spalla. 
Qualche ciocca di capelli le scivolò sul profilo appuntito del naso.
Un sorriso malinconico le disegnò una curva sulle labbra carnose mentre sistemava i capelli in un fermaglio di agata
"Ti sbagli, ha accompagnato Flaubert."
Il sorriso svanì all'istante dal suo tenero viso ovale.
"Ho riconosciuto la cravatta, porta le sue iniziali all'estremità finale, nascoste qui... Guarda."
Teneramente, con l'unghia curata, dipinta di rosso, tracciò il profilo di quelle lettere ricamate con filo d'oro in una posizione nascosta.
Il suo gesto modesto ricordava il modo in cui un amante pettina con le dita le ciocche dell'amato.
"Vorrei chiederti d'entrare Daisy, di sederti a bere un po' di vino con me. Non voglio parlare di me, non temere, ma se posso ascoltare qualcosa di tuo che ha il potere di ravvivare sotto alle foglie del mio spento autunno una primavera... Qualcosa che possa accendere in me una speranza... Daisy perfavore" chiese portandosi le mie mani al petto "perfavore Daisy..." 
Con il respiro infranto non concluse mai la frase, ma mi condusse dentro.

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