Where Soul Meets Body

di inlovewitharry
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Ties ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Trust ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Same ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Knots ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Scores ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Goodbyes ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Blood ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Ties ***


cap6
Where Meets Body
Capitolo 1: Ties.
 
• angolo della traduttrice: La storia che troverete di seguito è una delle mie fanfiction preferite su Hunger Games, scritta in inglese da frombluetored. È considerata – almeno, da me – la fanfiction che rispecchia nel modo migliore la vita di Annie e Finnick. La trovo estremamente ben scritta, ben elaborata e rispecchia tutti i pochi elementi che la Collins ci ha dato sulla vita di questi due personaggi. Dato che in Italia purtroppo non ci sono tante fanfiction su Annie e Finnick, ho pensato di iniziare a tradurla per renderla più accessibile ad altre persone. La fanfiction è completa, quindi farò nel modo più possibile per aggiornare velocemente. Allego la fanfiction originale qui. Per domande, per vedere quando aggiorno, suggerirmi altre fanfiction da tradurre (fatelo!!) O semplicemente per fare due chiacchere mi trovate su Twitter, con il nome @runawaysylvie. Prometto che non mordo! Ps: se trovate errori o cose che non vanno bene fatemelo sapere tramite una recensione!
 
 
Annie's POV.
 
È iniziato tutto così.
Sono stordita e mi siedo nel letto. Dentro casa mia c'è umido e soffoco  – senza contare la finestra che era stata aperta – e mia sorella sta riposando contro di me, la sua pelle calda e umida dal sudore. Stringo forte la mia testa nelle mie mani e inizio a contare, fino a quando non riesco a far smettere di girare la mia testa e trovo un minimo di stabilità.
Attraverso la luce pervinca che illumina la mia stanza, riesco a vedere i vestiti che mia sorella ha messo fuori ieri sera, probabilmente dopo essersi intrufolata dentro casa e prima di infilarsi nel letto. Li fisso per circa tre minuti e poi apro la mia mente per concentrarmi sugli altri sensi che stanno lottando per attirare la mia attenzione.
Il suono delle onde è famigliare e posso sentire mio padre conversare con mio fratello da sotto le scale. Sta parlando fermamente e usa parole come ‘assolutamente no’ e ‘mai’. Parole che sono ridicole. Dai singhiozzi soffocati, posso capire che mio fratello stia piangendo.
Il panico mi travolge e non realizzo neanche di stare tremando fino a quando mia sorella mi dà leggeri colpetti sul braccio, ancora mezza addormentata. Mormora qualcosa che è uno strano mix di ‘va tutto bene’ e ‘non preoccuparti’.
Stringo le mani intorno alla vecchia coperta che è stesa nel mio letto e cerco di scacciare la preoccupazione inevitabile che sta cominciando ad insediarsi su di me. Oggi è il giorno della Mietitura. Non posso ignorarlo, non con i suoni del pianto di mio fratello mentre sale le scale di legno. Dopo aver capito che giorno sia, comprendo anche che due persone che molto probabilmente conosco e con cui sono venuta in contatto almeno una volta saranno portati via da noi e lanciati verso la morte.
Mia sorella si alza immediatamente, ora completamente sveglia. Inizia immediatamente un discorso su cosa faremo oggi, come se fosse stata sveglia tutto il tempo. Mia sorella è così. È più grande di me di cinque anni e ogni cosa che fa è tutto o niente. Può intrecciare ogni nodo del mondo a occhi chiusi, può convincere ogni ragazzo a portarla ovunque e ha il potere allucinante di saper trattenere le sue emozioni. Il suo nome intero è Coral, ma ha deciso di eliminare la ‘l’ circa quando si è diplomata da scuola. È fidanzata ufficialmente e si sposerà tra pochi mesi. È anche la mia migliore amica.
“Annie? Annie?” la sua voce è gentile ma ferma, due parole che sono sinonimi del carattere di mia sorella.
Alzò lo sguardo e incontro i suoi occhi, molto più blu dei miei e prendo un respiro profondo. Il respiro riempie il mio stomaco completamente e sento che un po’ di panico se ne sta andando via. Cora sorride mentre la sua faccia si illumina. Stringe un braccio intorno a me.
“Ecco fatto! Non c’è bisogno di preoccuparsi, vedi?”
Toglie il braccio dal mio corpo e sposta la coperta dalle nostre gambe. Mi sorpassa, arrivando alla fine del letto e facendo dondolare le gambe dall’altra parte. Aspetta che io faccia lo stesso e io poso la testa contro la sua spalla. Passa le sue dita tra i miei capelli.
“Nonostante io ami la nostra routine, Shell*, sono veramente contenta che rimanga  solo un anno dopo di questo. Mi preoccupo di te.”
Sorrido nonostante la preoccupazione. Cora ha iniziato a chiamarmi Shell quando ero solo un bebè. Fece l’osservazione che ero fragile come una conchiglia e continua a dirlo tutt’ora. Il mio hobby di raccogliere conchiglie e di crearne gioielli non ha aiutato per niente a scoraggiala.
“Sono sicura che starò bene.” Mormorò tra la sua spalla. Lei odora di Marv, il suo fidanzato. Lui cerca sempre pesci e occupa molto del suo tempo nella sua barca. È uno dei pescatori del distretto. Immagino che sia stata da lui la scorsa notte. Mi ferisce un po’ che lei abbia ignorato la nostra routine intera per lui, nonostante io lo trovi molto simpatico e carino. Per quanto riesco a ricordare, io e Cora abbiamo sempre ritenuto la notte prima del giorno della mietitura un giorno di festa. Trascorrevamo il giorno sulla spiaggia, camminando nella sabbia e raccogliendo conchiglie, correndo in cerca di vetro marino e giocando tra le onde. Per cena mangiavamo sempre cibo che cucinavamo insieme, seguito da mirtilli ghiacciati e uva per dessert. Trascorrevamo il resto della notte fuori sedute su due sedie nel retro di casa nostra, guardando le stelle e cantando canzoni stupide della nostra infanzia. Andavamo sempre a dormire nel mio letto – ero di solito troppo impaurita e apprensiva per dormire da sola – e poi ci preparavamo insieme la mattina successiva. Cora era presente per il giorno in spiaggia e poi per la cena ieri, ma era scappata via dopo la frutta gelata. Non l’ho vista fino alle prime ore della mattina, quando si era intrufolata nel mio letto il più silenziosamente possibile.
 Non l’ho detto ora perché voglio bene a Cora. Non potevo sopportare di farla sentire in colpa. Specialmente non oggi, quando il rischio di non vedermi più era appeso sopra le nostre teste. Non volevo farla vivere con il rimorso che mi aveva ferito non essendo presente ieri sera.
Vado avanti, preoccupata che lei potesse percepirlo attraverso il mio silenzio. “Sarò contenta anche io. È bello sapere che ci sono solo due anni di preoccupazione, ma è sempre peggio ogni anno, perché le possibilità diventano sempre più alte.”
 A diciassette anni, ho il mio nome nella mietitura più volte di quando ne avevo dodici. Nostro fratello, Arnav, ha appena compiuto otto anni. Si preoccupa per me più di quanto mi preoccupi io.
 Cora stringe il suo braccio intorno a me in un abbraccio breve ma stretto.
“Non c’è alcun modo in cui loro possano estrarre Annie Cresta. Le tue abilità di fare gioielli sono le più fini di tutto il distretto 4 e sappiamo tutti che la povera Capitale non può fare a meno di autentici gioielli marini fatti a mano direttamente dal quarto distretto. Cosa indosserebbero nelle loro cene marine?” la provoca Cora.
 Rido insieme a lei. “Dovranno accontentarsi di indossare i tuoi braccialetti di corda.”
 Cora non mi sta guardando, né io sto guardando lei, ma so che stiamo entrambe sorridendo. Scontra la sua spalla contro la mia.
 “Non possono averli! Non c’è nessun luccichio su quelle corde. E tu sai quanto la Capitale ami luccicare.”
 Continuiamo a ridere, ma sappiamo entrambe che non importa quanto le donne della Capitale amino i gioielli che produco. Posso essere estratta come tutti gli altri, e per la mietitura di oggi, ho una maggiore possibilità rispetto alle bambine più piccole.
 Cora ed io ci togliamo le vestaglie. Indossiamo i nostri vestiti da mietitura in silenzio, entrambe preoccupate dalle proprie paure per questo giorno. Mi giro verso di Cora e la vedo mentre si allaccia intorno al collo una collana che le avevo fatto anni fa. Ha delle piccole conchiglie bianche e fragili piccoli pezzi di vetro azzurrino, lo stesso colore del vestito che indossa ora. Il suo anello di fidanzamento fa luce e illumina i suoi colpi di sole nei capelli biondicci.
 Mi allaccio il vestito verde, sentendomi improvvisamente soffocare. Realizzo che non voglio lasciare mia sorella. Non oggi, non l’anno prossimo, mai.
 “Cora,” sussurro. “Ho paura.”
 Si gira per guardarmi e i suoi occhi luccicano a causa delle lacrime che cercherà sempre di non farsi scappare. Le sue mani tremano mentre le passa tra i suoi capelli.
 “Mi ricordo di quando avevi cinque anni, Shell. Avevi visto un gatto che era appena stato coinvolto in una rissa con un altro gatto mentre passeggiava dal panificio. Non si era ferito troppo, ma c’era parecchio sangue. Eri vestita con un vestito bianco nuovo di zecca che papà era appena riuscito a procurarti. Stavo tenendo stretta la tua mano, fino a quando non eri più vicino a me, e la cosa che ho visto subito dopo eri tu per terra con il gatto accucciato contro la tua pancia. Il suo sangue si stava spargendo in tutto il tuo vestito e tu stavi piangendo istericamente. All’inizio ho pensato che tu stessi piangendo perché il vestito era messo male, ma poi ho realizzato che quello era il motivo per cui io avrei pianto. Tu stavi piangendo perché il gatto stava male. Mi hai chiesto notizie del gatto per il resto della settimana e hai anche pianto altre volte.” Cora si gira e rovista tra i gioielli nella scatoletta sopra il comodino. Le sue mani stanno ancora tremando. Prende un respiro profondo e quando si ricompone, si gira di nuovo verso di me. “Questo è tutto quello che riesco a pensare nel giorno della mietitura, Annie. Perché tu sei la mia conchiglia. Non nel senso che non sei forte, ma nel senso che tu sei fragile dove tutti gli altri sono duri. Sei gentile fino al midollo. Non voglio mai più vedere il tuo vestito coperto dal sangue di qualcun altro.”
Chiude la scatola di scatto e io assaggio il sale delle lacrime che scendono verso le mie labbra. Cora non mi ha mai detto niente di simile in un giorno della mietitura. Ha sempre ignorato il pericolo della mia estrazione. Mi spaventa che lei mi dica questo, sembra quasi che lei mi dica addio.
Attraversa la stanza e appoggia le sue mani sulle mie spalle. È più alta di me e alcune lacrime scendono dalle sue bionde ciglia mentre mi sorride.
“Non è che penso che lo dovrai di nuovo fare, Annie. Voglio solo farti sapere che va bene essere impauriti. Perché anche io ho paura. Ecco cosa succede quando ami qualcuno: hai paura per loro. Ma staremo bene. Devi vedere io e Marv che ci sposiamo, giusto?”
Io annuisco, e lei occupa il tempo acconciando i miei lunghi capelli neri in una crocchia. Vorrei quasi che lei non lo facesse. I miei capelli sono così lunghi che arrivano fino alla fine della mia schiena e qualche volta sembrano quasi un’armatura contro le cose che non mi interessano.
Una piccola parte di me si chiese se anche lei pensa così, e li vuole alzati nel caso io venga estratta. Le prime impressioni sono molto importanti nel Giochi, e lei vorrebbe che io mi presentassi come una persona forte, con i miei capelli stretti e gli occhi fissi in avanti, con le mani ferme.
Voglio dirle che non sono lei, che mentre lei potrebbe essere abbastanza coraggiosa e forte da farsi volontaria nei Giochi, io non lo sono.
 
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Arnav stringe forte la mia mano mentre camminiamo per la strada. Il vento dal mare è abbastanza potente oggi, e mi aspetto un temporale stasera. Magari saranno abbastanza lontani da poter portare Arnav in spiaggia per guardare i fulmini nella distanza. È sempre stata la mia cosa preferita, anche se mi spaventa.
“Magari non prenderanno neanche una ragazza quest’anno! Non capisco perché non possano prendere due maschi solamente. Giusto papà? Giusto? Non pensi che potrebbero prendere solo maschi quest’anno? Così Annie non sarà presa. O invece! Invece, papà! Ho un’idea!” Arnav saltella su e giù, agitando la mia mano e quella di mio papà mentre rivela la sua idea.
Mio padre gli lancia un sorriso sforzato. “Che idea sarebbe, Nav?”
Arnav sorride a nostro padre e poi da un’occhiata a me, e nonostante stia sorridendo, posso notare ancora delle tracce di pianto di stamattina. “Dovrebbero fare un test dove guardano chi è il più cattivo e poi prendere quelle persone! Questa è la cosa più giusta.”
Stringe ancora di più il suo palmo contro il mio e alza lo sguardo verso di me. Io e lui abbiamo gli occhi di mia madre, verdi profondi. “Non ti prenderebbero mai, Annie. Tu sei la più brava. Non mi hai nemmeno sgridato quando ho fatto cadere il vaso della mamma.”
Le parole di Arnav sono così sincere come è lui e io voglio piangere di nuovo. Arnav è l’unica persona in questo mondo di cui io possa prendermi cura. Tutti gli altri si prendono cura di me. Nostra madre è morta quando Arnav aveva solo un anno, quindi cercava me e Cora per attenzione materna. Mio padre è tanto caro, ma è assente la maggior parte del giorno. ‘Le Reti Cresta’ è un business abbastanza grande e mio padre lo gestisce tutto da solo. Cora ed io abbiamo turni per prenderci cura di Arnav durante il giorno. So che se la caverebbero bene se io venissi estratta. Mi fido di Cora più di tutto. Lei si prende cura di me quindi so che Arnav starà bene con lei. Però, so che gli si spezzerebbe il cuore se io andassi via, quindi mi ritrovo a sperare per la trentesima volta di non essere estratta.
“È un’idea interessante, Arnav. Ma noi non vogliamo che nessuno venga estratto, vero?” chiedo, correggendolo gentilmente.
Annuisce con vigore. “Hai ragione. No, è brutto che chiunque sia estratto. Però, spero lo stesso che la ragazza cattiva che lavora al banco di produzione e non tu, Annie.”
Cora trattiene una risatina e anche mio padre sorride.
La nostra conversazione finisce quando raggiungiamo la piazza. Dò alla mia famiglia un’ultima occhiata prima di cominciare a farmi strada verso le ragazza della mia età.

Fisso intensamente lo schermo mente mostrano il filmato di ogni anno, non prestando realmente attenzione. Un guizzo di color bronzo richiama la mia attenzione e mi trovo a fissare assente i capelli del più recente vincitore del distretto 4, Finnick Odair. Sta guardando il filmato nel palco con gli altri vincitori, ma ho la sensazione che anche lui non lo stia completamente guardando. È bellissimo, ma mi ha sempre reso a disagio. Forse è per l’aria disonesta con cui si presenta. Forse è il sorrisino che dà a quasi tutti. O forse perché ogni volta che lo guardo, posso solo vedere le sue braccia muscolose trafiggere la carne della ragazza dei suoi Giochi con un tridente.
L’accompagnatrice del distretto 4, Annora Bellamy, si fa strada nel palco. La sua pelle fluorescente e luccicante in pieno stile Capital City mi fa venire mal di testa. Mi sento fissare e guardo verso lo spiazzo dei maschi. Riconosco lo sguardo di un mio compagno di classe. Mi fa l’occhiolino e io gli sorrido quasi con il cuore.
“Ora, è tempo di estrarre la fortunata ragazza scelta per rappresentare i 70esimi Hunger Games! Ricordate, i volontari si scelgono in base a chi si fa volontario per primo. Non potete farvi volontari per un volontario. Possa la buona sorte essere sempre a vostro favore!”
Annora Bellamy fa lo stesso discorso ogni anno, sempre da quando ci fu una rissa nella quale tre persone si litigarono per chi si dovesse fare volontario.
Le sue dita – composte da unghie di un giallo luccicante che dovevano essere finte – si immersero nella boccia contenente tutti i cartoncini bianchi. Il mio stomaco è così annodato che neanche Cora riuscirebbe a snodarlo. Giro disperatamente la testa, cercando un contatto con la mia famiglia. Vedo gli occhi di Arnav. Mi fissa semplicemente, senza interrompere lo sguardo ed è in quel momento che io so che sarò estratta. Non so come. Ho avuto la stessa sensazione alcune volte a scuola. La mia insegnante ci avrebbe consegnato i compiti corretti e io sapevo proprio il momento prima che lei mi chiamasse, che avrebbe detto il mio nome.
Non mi sbagliavo mai.
Distolgo gli occhi da quelli di Arnav solo quando sento la voce acuta di Annora Bellamy. “Annie Cresta!”
I miei occhi si chiudono e riesco a sentire le urla di Arnav. Non ho bisogno di aprirli per sapere cosa stia succedendo. Cora sta respirando affannosamente, ma ha preso Arnav contro di lei. Mio padre è verde e probabilmente vomiterà. So anche cosa faranno le mie amiche di scuola (probabilmente staranno in piedi con la mascella aperta, sono sollevate ma si sentono in colpa.)
Quello che non so è cosa sto facendo io.
Non riesco a muovere il mio corpo o ad aprire i miei occhi. Il mio intero corpo è immobile. So di non poter iniziare a correre, anche se lo vorrei tanto fare. Sento di poter svenire in qualsiasi momento e non posso respirare e voglio morire proprio ora.
“Vieni su, signorina Annie Cresta!” la voce di Annora Bellamy mi riporta alla realtà.
E in qualche modo, cammino. Piango anche. Voglio morire. Non ho mai voluto morire prima d’ora. Penso alla confessione di Cora di stamattina e un piccolo singhiozzo mi scappa. Oh, mia sorella. Il mio dolce fratello. Il mio padre forte.
Mi inciampo negli ultimi scalini verso il palco e Annora Bellamy mi regge. Non guarderò il pubblico. Invece fisso le mie mani. Tocco il braccialetto di corda stretto nel mio polso destro. Me l’ha fatto Cora cinque anni fa. Non l’ho mai tolto. Spingo le dita della mia mano sinistra sotto la piccola corda e stringo la mia presa intorno. Le lacrime mi bruciano intorno alla mia pelle.
Non mi sono ricordata che ci sarebbero potuti essere volontari, e sono felice di non averlo fatto. Perché la cosa successiva che sento è la voce di Annora Bellamy che chiede se ci sono dei volontari per il tributo maschile. Neppure lui ne ha. Finalmente lancio un’occhiata per vedere chi sia e inizialmente sono sollevata nel non riconoscerlo. I sentimenti sollevati sono presto cacciati via da quelli di tristezza. Non lo conosco, ma è più piccolo di me. Se dovessi indovinare, direi quattordici anni.
È un testamento di come sono andati gli scorsi quattro Giochi il fatto che nessuno si fa volontario per lui. Dalla vittoria di Finnick Odair, il Distretto 4 c’è l’ha fatta appena nei Giochi.
Ci stringiamo le mani, e le sua mano è così molla sotto la mia. E in quel momento, so che lui farà la fine di quel gatto ferito di tanti anni fa.
Mi dispiace così tanto, Cora.
 


*Shell = conchiglia. Non l’ho tradotto perché perderebbe la sua tenerezza, secondo me.
 
• nel capitolo successivo: Annie saluta la sua famiglia ed entra nel treno per Capitol City. Lì incontra, Finnick, Mags e fa conoscenza del suo compagno di Giochi. Chi sarà il suo mentore? Ah ho già nominato Finnick? Perché sarà molto presente. Finalmente.
 
A presto,
Silvia.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Trust ***


cap6 Capitolo 3: Same.
 
• nel capitolo precedente: Annie Cresta diventa il tributo femmina di Finnick Odair (sconvolgendo la norma, in cui le ragazze sono allenate di solito da Mags). I due parlano e lui le promette di spedire una lettera alla sua famiglia in caso della sua morte.
 
 
La mattina successiva, la gravità della mia situazione mi colpì in pieno. L’incantesimo di Finnick l’aveva tenuta a bada per la maggior parte del giorno precedente, ma quando mi sono svegliata alle 4:30 di mattina ritrovandomi intorno al silenzio e alle lenzuola pulite, la situazione mi ha buttato giù facilmente. Mi distendo sulla schiena per un po’, cercando di respingere il panico imminente e lo stress che posso sentire nascere dentro di me. Cerco di pensare al mio giorno, certa che non potrò mai addormentarmi ora, ma non vado molto lontana.
Finisco seduta nel pavimento della doccia, piagnucolando per la vita che so ora che non avrò mai. La doccia è di per sé stravagante e per qualche ragione mi fa piangere ancora di più. I miei singhiozzi spezzano il mio corpo così tanto da far male e cerco di smettere di piangere diverse volte, ma non riesco. Mi arrendo e lascio immaginare alla mia mente ogni singola esperienza che volevo fare prima di morire, che non riuscirò a compiere ora. Ripeto ‘non lo avrai quello, ma hai avuto belle cose’ nella mia mente continuamente come una sorta di mantra senza senso fino a quando trovo di averlo quasi accettato. I capelli soffici e morbidi delle nipoti che non prenderò mai in braccio e il sorriso gentile e affascinante del marito che non avrò mai sbiadiscono fuori dalla mia vista e li vedo andare giù nello scarico insieme a tutta l’acqua sprecata.
Rimango seduta per qualche momento e poi mi alzo di nuovo in piedi tremando. Mi sento di nuovo esausta e ho smesso di piangere, entrambe le cose le prendo come segni buoni. Non ho mai amato avere pensieri pessimisti. Penso che il mio cieco ottimismo sia uno dei miei più grandi difetti. Non posso evitarlo; voglio vedere il mondo e le persone al meglio. E lo faccio. Apparentemente questo tratto mi rimane vero anche ora, anche alla luce di queste circostanze difficili.
Finisco di farmi la doccia, sentendomi rinnovata in qualche modo e più forte che prima. Penso addirittura che potrei sentirmi di nuovo felice, almeno fino a quando non vado nell’arena. Potrei anche stare per morire, ma nel grande schema delle cose, potrebbe essere qualcosa di peggio. La mia famiglia è al sicuro. Ho avuto una vita carina. E ho anche una minima probabilità nell’Arena. Dopo tutto, Finnick è Finnick.
So nel profondo che sto deludendo me stessa, ma la delusione mi fa sentire meglio rispetto a provare pena per me stessa. Posso provare delusione. Sono brava a farlo.
Scelgo qualcosa da indossare dalle tante opzioni nei guardaroba e poi mi stendo nel letto. Tento di immaginare come debba essere per Finnick e Mags. Mi chiedo come possano sopportare di conoscere così tanti bambini, solo per mandarli a morire. Penso me stessa nella loro situazione. Non ci metto tanto ad arrivare alla conclusione che morire nell’Arena è forse meglio che tornare da lì.
Mi appisolo nel bel mezzo dei miei sogni. Annora Bellamy mi sveglia alle sei del mattino per informarmi che il treno arriverà nella Capitale tra un’ora. Indossa un vestito con una bolla molto simile ad una gigante sfera e devo trattenere una risatina. È così ridicolo che lo amo assolutamente.
Mi lavo i denti e fisso il mio riflesso per qualche istante prima di dirigermi verso la colazione. Penso che questa sia la prima volta che mi guardo allo specchio dopo la Mietitura. La mia pelle sembra più pallida del normale e ci sono delle ombre sotto i miei occhi, ma non si può notare il mio pianto disperato e sembro sempre me stessa. Mi pettino i capelli e li lascio sciolti. Cadono confortabilmente dietro la mia schiena e il color lavanda della mia maglietta rende i miei occhi ancora più verdi del normale.
Finnick ed Annora sono nella sala quando entro. Finnick sta raccontando una storia animata su quella che sembra una delle amiche della Capitale di Annora. Guardano entrambi verso di me quando entro nella stanza e Finnick picchietta la sedia vicino a lui.
“Buongiorno, Annie!” mi saluta mentre scivolo nella sedia.
“’Giorno, Finnick!” rispondo.
Fa scivolare una tazza di un liquido caldo e nero di fronte a me. Con tentazione metto le mani intorno alla tazza e la porto più vicina a me, avvicinando la testa ad essa e scrutandone il contenuto. Il fumo sale e finisce contro la mia faccia. È rilassante in un modo strano e i modi strani sono i miei preferiti.
Ci metto un momento per realizzare che Annora e Finnick mi stanno ridendo dietro e non dall’ironia rimasta dalla sua storia.
“È caffè,” spiega Finnick. “Non lo bevono nel Distretto 4. È fatto con… in realtà, con cosa è fatto?” pone la domanda ad Annora, mentre fissa il suo caffè come se cambiasse forma sotto il suo sguardo.
Annora elegantemente beve un sorso dalla sua tazza di caffè, qualcosa di cui non sapevo neanche l’esistenza fino ad ora.
“Il caffè è ricavato dalle semi di caffè che crescono negli alberi di caffè.” Risponde Annora filosoficamente, come se avesse piantato lei stessa i semi per le tazze di caffè di questa mattina.
“Mhm, mi aspettavo qualcosa di più complicato, dato che tutto questo lascia a bocca aperta Finnick Odair.”
Finnick sembrò cercare di trattenere un ghigno, insicuro se dover ridere alla mia provocazione o sentirsi insultato. Infine rimane sulla seconda opzione.
“Non è colpa mia se ho un’immensa conoscenza dentro la mia mente che non c’è posto per cose banali come la forma di base del caffè.” Tira su con il naso. Alza la tazza e poi beve un sorso.
Incoraggiata dal suo esempio, prendo la mia tazza e la porto alle mie labbra. Ne bevo un piccolo sorso e presto mi ritrovo a riempirmi la bocca.
“Buono, vero? Solo non berlo schietto. Mi sono portato avanti e ho controllato il tuo per te. Ho immaginato che tu fossi una ragazza da cinque zollette di zucchero.” Indica la ciotola al centro del tavolo che conteneva una quantità di zucchero ridotta. “Stai attenta con queste, comunque. Creano abbastanza dipendenza. 
Ruoto la mia tazza e guardo il liquido scuro roteare. “Sei pieno di consigli oggi, signor Odair!”
Si inclina sulla sua sedia facendola rimanere in equilibrio su due gambe e scrolla le spalle con fare presuntuoso. “Beh, devo proteggere un tributo ora, dopo tutto.”
Bevo un altro sorso di caffè. “Se un tributo tenesse premuta una spada contro il mi collo e mi chiedesse quante zollette di zucchero metto nel caffè, sarò sicura di dirgli cinque.”
Finnick lascia tornare la sedia nella posizione naturale. “Questa è la mia ragazza!” urla.
Per qualche ragione, l’esclamazione di Finnick mi fa sentire calda e formicolante. Decido che sia colpa del caffè.
Mags si fa sentire entrare nella sala battendo i piedi rumorosamente.
“Mags? Tutto a posto?” chiede Finnick. Sembra veramente preoccupato per lei e sono certa che se qualcuno la minacciasse, lui lo ucciderebbe all’istante.
Mags si siede all’altro lato di Finnick e cerca alla ceca una tazza di caffè. Finnick velocemente riempie un’altra tazza e ci mette dentro tre zollette di zucchero. La passa a lei.
Lei la prende e beve e poi è come se la sua rabbia (o qualunque cosa sia) si sciolga via.
Decido di lasciar perdere e tutti gli altri sembrano farlo, perché non viene detto nient’altro su ciò.
Il silenzio regna tra la tavola dalla prima volta in cui io mi ci sono seduta. Spingo la mia sedia e mi alzo, con l’intenzione di andare ai tavoli allineati contro il muro per prendere qualcosa con cui fare colazione. Sono a metà strada quando Chiron entra nella stanza, dicendo le prime parole da quando l’ho visto per la prima volta.
“Voglio parlare con Annie,” domanda. La sua voce mi preoccupa, forse perché l’avevo immaginata tenera o gentile. È l’opposto. È profonda e rimbombante mi lascia spiazzata.
Penso che abbia spiazzato anche gli altri, perché quando Finnick prende la parola, la sua voce è alta. “E allora parlale. Sono contento che tu abbia trovato la voce, comunque.”
Il tono di Finnick è così diverso quando ha parlato con Chiron rispetto a come era quando parlava con me che mi confonde momentaneamente. Questa confusione è coperta da una piccola sensazione di panico mentre Chiron si inizia a muoversi velocemente verso di me. Finnick deve essere sulla mia stessa lunghezza d’onda, perché sento la sua sedia strisciare contro il pavimento e sento Mags sussurrare “Finnick, è tutto a posto.”
Chiron si ferma di fronte a me.
“Possiamo parlare?” mi chiede. Indica con il viso il corridoio che c’è fuori dalla sala. “Laggiù?”
La mia testa si gira, dando un’occhiata a Finnick per vedere la sua espressione. Sembra teso, ma Mags sembra rilassata. Lei annuisce gentilmente.
Mi giro verso Chiron e gli offro un sorriso. Magari è solo una persona rumorosa. “Certo.” Dico.
Mi porge la sua mano, un gesto gentile e io infilo la mia mano tra la sua. Mi conduce lentamente fuori dalla sala e nel corridoio al di fuori.
 
Una volta che la porta della sala si chiude, tolgo la mia mano e respiro.
“Mags ed io stavamo parlando questa mattina e lei vuole che io mi unisca al gruppo dei Favoriti. Io non voglio. Voglio allearmi con te dall’inizio e voglio rimanere così fino a quando uno dei due muore.”
Non ho idea del perché Mags e Chiron stessero già parlando di strategie quando io e Finnick non ne abbiamo neanche iniziato a parlare. Immagino che sia perché Chiron non sia molto chiacchierone e forse Mags voleva solo fare andare via questo fatto. Finnick ed io siamo entrambi poco bravi a rimanere seri, da quello che sto lentamente scoprendo.
L’urgenza di Chiron mi sciocca e non sono sicura di cosa dire per un momento. Non ho neanche iniziato a pensare a cosa farò nell’arena, e l’unico consiglio di mio padre era quello di allearmi con i Favoriti. Il 4 è un distretto Favorito, quindi non unirmi sarebbe una cosa strana. Non so neanche se voglio allearmi con qualcuno.
Chiron deve aver percepito la mia riluttanza, perché torna un attimino indietro.
“Scusa, so di stare correndo improvvisamente. Volevo solo dirtelo prima di perdere il nervo.” Mormora. “Fammelo solo sapere prima delle interviste se vuoi o meno, okay? Puoi parlarne con Finnick Odair o chissenefrega. Volevo solo dirtelo prima che tu incominciassi a fare strategie così sai da che parte sto.”
Gli offro un sorriso di nuovo, sperando che lo faccia calmare un attimo. Sembra più sollevato, “Grazie, Chiron.” Dico attentamente, “Te lo farò sapere, prometto.”
Fa un sorriso genuino per la prima volta, e annuisce una volta velocemente. Esita imbarazzato verso la porta, come aspettando che io ci passi, insicuro se fosse lui a dover andare per primo o no.
Scivolo attraverso la porta velocemente, sperando di risparmiargli altro imbarazzo. Mi segue subito.

Mi siedo finalmente al tavolo con la colazione alcuni minuti dopo.
Annora toglie la tensione nel tavolo citando la scaletta del giorno. Una volta arrivati alla stazione, nella prossima mezz’ora, siamo tutti indirizzati al Centro di Addestramento. Lì ogni distretto ha il proprio piano dove vivere e dormire. Potremmo darci un’occhiata e rilassarci per pochi minuti, poi dovremo andare al Centro Immagine. Lì saremo preparati da tre persone che sono esclusivamente il nostro ‘team di preparazione’ e poi siamo vestiti dai nostri stilisti e dobbiamo sfilare per la Cerimonia d’Apertura. Dopo di ciò, siamo liberi per la notte.
Non sono sicura di cosa sono più nervosa: essere nuda di fronte a tre persone che non conosco o ad andare avanti e indietro in una carrozza di fronte a milioni di persone.
Finnick coglie il mio sconforto velocemente, anche se non ho detto assolutamente niente. Ho torturato il tovagliolo per il mio nervosismo, però.
“Non preoccuparti del team. Non è la cosa più confortabile del mondo, ma non fa male. La Capitale e il Distretto 4 hanno idee molto differenti di moda ed estetica, ma sarai meravigliosa.” Dice. I suoi occhi verdi non lasciano i miei mentre annuisco, cercando di accettare le sue parole come verità. È difficile comunque, perché tutto quello che riesco ricordare sono tutti i ridicoli costumi in cui finiscono i tributi. Non ho paura di sembrare stupida, ma ho paura di essere nuda di fronte a tutti.
In qualche modo sento che Finnick non lo lascerà accadere. Ho paura che la sicurezza che ripongo in questo uomo mi stia fuggendo di mano. Non ho mai voluto fidarmi di lui e qui è probabilmente la persona di cui mi fido di più (qui nella Capitale, comunque).
“Da quel che ho visto, la Capitale e il Distretto 4 hanno idee diverse su tutto!” si intromette Annora. Mastica pensierosa un pezzo di bacon. “Anche lo stile di ballo è diverso! Ho visto un matrimonio del Distretto 4 un paio di anni fa e sono rimasta scioccata dal ridicolo ballo di vecchia data che ho visto!”
Rido nello stesso momento in cui lo fa Finnick. Sto iniziando a sentire quello che dev’essere l’effetto del caffè. Non può essere normale avere così tanta energia dentro di me nella mattina. La musica che si sente come sottofondo nella sala pranzo sembra andare molto più a tempo di prima.
“Oh, hai probabilmente visto la danza di celebrazione che si fa ad una festa di matrimonio. La odio.” Spiega Finnick.
Sento le risate dentro di me. So esattamente di quale danza stiano parlando. È strana e ridicola, ma non posso evitare di pensare che sia la migliore per questi motivi. Sposto la mia sedia indietro e mi alzo.
Finnick non perde un colpo. Scuote la testa.
“No! Annie, non farlo!” prega. “È terribile!” le sue grida sono così melodrammatiche. È un attore migliore di quanto avrei mai creduto.
Ghigno.
“Intendi… questo ballo?” chiedo innocentemente.
“Annie Cresta!” dice avvisandomi,
Per scherzo inizio a girare e a calciare, replicando la danza popolare. Finnick grugnisce, ma improvvisamente anche lui è di fianco a me. Mi afferra la mano ed entrambi stiamo girando velocemente in cerchi e alti calci come se fossimo in un palco. Posso sentire i versi scandalizzati di Annora e le risatine sconvolte di Chiron ogni tanto, ma la sala è un insieme di colori accesi e travolgenti. Colgo lo sguardo di Finnick e sta ridendo più forte di quanto io lo abbia mai visto fare e penso che sembri davvero felice per una volta. Probabilmente sembro felice anche io, il che è assurdo contando dove sono, ma cosa non è assurdo in tutto ciò? A pochi giorni dalla mia morte inevitabile sto ballando un ballo nuziale con Finnick Odair su un treno che si sta dirigendo verso la Capitale. Non ci crederei se non lo stessi vivendo.
Ricevo una fitta nel fianco e lentamente smetto di girare. Raddoppio la mia risata, tenendo una mano sullo stomaco e trattenendo la voglia di vomitare sopra il tappeto. Finnick cade proprio lì nel pavimento e io lo seguo, posando la mia testa nelle ginocchia fino a quando smette di roteare.
“Pensavo che tu odiassi quel ballo?” dico tra i respiri.
La voce di Finnick è ricca di ironia mentre si avvicina a me. “Lo odio. È sempre divertente, però! Specialmente con una donna così bella.”
Non devo neanche alzare lo sguardo per sapere che ha fatto l’occhiolino.
“Sei un tale cascamorto,” mormoro disperata. Sto sorridendo, comunque.
“Ecco perché tutte le donne mi amano.”
“Pazzi,” dice Mags. Sembra stare sorridendo, però. “Entrambi pazzi.”
In quel momento, essere pazzi sembra una cosa bella.
 
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Finalmente ho la possibilità di chiedere a Mags una cosa che mi chiedevo da ieri, mentre siamo al Centro di Addestramento, aspettando di andare al Centro Immagine.
Chiron è nella sua stanza (come sempre, anche se si è decisamente riscaldato un po’) e Annora è nell’altro vagone cercando di assicurarsi di arrivare in tempo. Mags ed io siamo sedute in un silenzio confortabile nella sala. Finnick è andato via quasi subito dopo esserci entrato, ricevendo una chiamata che gli ha fatto arricciare le labbra. Mi chiedo se è in qualche modo in pericolo. Mentre se ne andava, ci ha detto ciao, ma sembrava così desolato e spaventato che volevo quasi chiedergli cosa andasse storto. Ho lanciato un’occhiata agli altri, ma parte Mags, nessuno sembrava pensare alla sua salute. Fu in quel momento, guardandoli guardare Finnick, che decisi che nessuno lo vede nello stesso modo in cui lo vedo io. Se sia un bene o un male, non l’ho ancora determinato. Per tutto quello che so, sto vedendo qualcosa che non c’è.
Mags sta guardando la televisione nella stanza, ma ho la sensazione che non lo stia facendo davvero.
“Mags?” chiedo esitante. Si gira verso di me e mi offre un sorriso sdentato.
“Sì?” chiede.
Gioco con il bottone della maglia color lavanda che ho indossato quello che sembra un sacco di tempo fa. Mi ricordo della risposta poco accomodante ad Annora che chiedeva la stessa domanda e non voglio che lei mi odi. C’è qualcosa di Mags che mi fa volere che io le stia simpatica.
“Perché hai voluto fare da mentore a Chiron invece che a me?” infine spingo la domanda fuori dalle mie labbra.
Lei si avvicina e picchietta la mia mano che è posata sulle mie ginocchia.
“Niente di personale, bambina. Penso che tu sia carinissima.” Dice. Le sue parole mi fanno sentire bene fino a quando ricordo che non ha risposto alla mia domanda.
“Chiron non ha voluto Finnick?” continuo con cautela.
Mags avvicina la testa di nuovo alla sedia e chiude gli occhi. Per un istante penso che andrà a dormire. Poi sorride un poco.
“Uguali.” Sussurra infine.
Le mie sopracciglia si alzano confuse. “Uguali? Chi?”
Apre gli occhi e mi guarda, come se avessi improvvisamente smesso di parlare la sua lingua.
“Finnick e tu. Tu e Finnick.”
Se non penso troppo a quello che ha appena detto, mi rende felice. È pazzesco, ma penso che magari io e Finnick potremmo essere amici. Penso che magari lo siamo quasi. Lo spero.
Continuo a pensarci però, e divento sempre più confusa. Finnick ed io siamo completamente opposti. Lui è forte, sicuro, piacevole e capace e io sono debole, iperattiva, timida e incerta. E qualche volta anche un po’ strana.
“Finnick ed io siamo uguali? In quali modi?” chiedo.
Lei posa una mano rugosa sopra il suo cuore. Apre di nuovo gli occhi e mi sento come se stesse scrutando dentro di me.
“In tutti i modi che contano.” Risponde finalmente.
Sarebbe troppo semplice descrivere come una rimbambita, ma nonostante la sua età e le sue difficoltà a spostarsi, sembra più saggia di tutte le persone di cui io sono a conoscenza. Il che mi confonde ancora di più.
“Mags, ci siamo incontrati solo ieri.” Le ricordo.
Lei continua a sorridere con quel sorriso.
“E non sembra neanche.” Dice, come se fosse una riposta completa e perfetta alla mia obiezione. Si alza tremante e si dirige verso il corridoio che porta alla stanza di Chiron.
 
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La mia pelle pizzica mente il team di preparatori lavora nel mio corpo e non appena mi chiedono della mia famiglia, anche il mio cuore lo fa.
È abbastanza facile accettare che morirò, ma è difficile accettare che non vedrò mai più la mia famiglia. Mi mancano già. Mi trovo a chiedermi sempre di più a cosa succeda dopo la morte e cosa succeda nel momento esatto della morte. Vorrei poterne parlare con Cora. La solitudine mi blocca e darei qualsiasi cosa nel mondo intero per poter avere solo una conversazione con mia sorella.
“Ho una sorella maggiore e un fratello minore. E un papà.” Rispondo.
La donna che ha posto la domanda sorride gentilmente. La sua pelle è rosa luminoso e le sue sopracciglia e ciglia sono color oro metallico e argento. Penso che siano affascinanti nel loro mondo. Penso che anche lei sia affascinante nel suo modo. Gli altri due fanno quasi commenti derisori a lei e sembrano passarsi occhiate giudicanti frequentemente, ma sono stati gentili abbastanza con me. Uno di loro mi ha anche fatto i complimenti per i miei capelli.
Finnick aveva ragione sul fatto che non fosse poi così male come pensassi. Spogliarmi di fronte a loro mi ha fatto rabbrividire ed arrossire, ma mi hanno semplicemente sorriso e detto che ero adorabile. Mi ha fatto sentire meglio, fino a quando mi sono ricordata a cosa fossi diretta. Non penso che nell’arena io voglio essere vista come adorabile. Vorrei che ci fosse un modo per controllare il fatto di arrossire.
“Splendido! Ho anche io un fratello. È uno Stratega quest’anno, in effetti!” risponde Elloise. I suoi compagni membri del team di preparazione non mi hanno neanche offerto i loro nomi ed io ero troppo intimidita da chiederli.
Le sue parole mi rendono nervosa. Gli Strateghi mi fanno paura. Chi si metterebbe, di così spontanea volontà, in una posizione di essere in carica dell’uccisione di così tanti bambini? Credo che non sia così tanto visto come un omicidio, qui, quindi forse suo fratello non è poi così male. La cultura qui è così diversa dalla cultura dei distretti. Non sanno di fare una cosa sbagliata, perché per loro è giusta.
Sarebbe molto più bello se il mondo fosse bianco e nero. 
Dopo la prima ora, mi abituo a essere nuda davanti a loro, ed inizio a sentirmi più a mio agio. Elloise ed io parliamo un poco, ma la stanza è per lo più in silenzio. Vorrei che ci fosse qualcosa con cui poter tenere la mia mente occupata, perché la mia famiglia sta iniziando a mancarmi così tanto da voler piangere e scoppiare a piangere di nuovo non è qualcosa che voglio fare al di fuori della doccia.
Dopo essere depilata  e lucidata come desideravano loro, escono dalla stanza. Elloise mi augura buona fortuna mentre esce, e penso che uno degli altri mi abbia offerto un piccolo sorriso. Significa molto per me, e lo ripongo dentro di me per ricordarmene.
La mia stilista è una donna, per la mia felicità. 
Il suo nome è Mauve, ma nonostante il suo nome significhi ‘color malva’, lei non è di quel colore. La sua pelle è coperta da tatuaggi multicolori a forma di triangolo che si uniscono tutti insieme. Ha un effetto abbastanza interessante. È anche tranquilla; abbastanza tranquilla per me per riprendermi in quei pochi minuti che siamo state nella stanza assieme.
Ticchetta le sue unghie incrostate di diamanti nel tavolo mentre mangiamo il pranzo. Non ho molto appetito. Sto iniziando ad essere di nuovo nervosa, pensando alla carrozza.
“Qual è la parte del mare che preferisci?” chiede Mauve. Ha una voce timida, ma sembra molto di parola.
Ci vuole un po’ prima che io risponda, e il mare è una delle mie cose preferite. A lei sembra non importare il lasso di tempo in silenzio. Anzi, sembra quasi sollevata. Penso che una conversazione troppo rapida la stancherebbe. Mi chiedo che se la cavi nella Capitale, dove le persone sembrano parlare tutto il tempo di cose senza senso.
“Le onde.” Dico infine. “È bello che il mare non sia mai fermo. Sembra quasi che abbia un obiettivo.”
Mauve annuisce, ingoiando un altro cucchiaio pieno di zuppa. “Non ho mai visto l’oceano, ma ho sempre voluto farlo. Magari un giorno ci riuscirò.”
Se vincessi, potrà farlo? Probabilmente. Penso che gli stilisti vadano con i vincitori nel Tour della Vittoria. Se potessi vincere per farle vedere il mare lo farei, ma non è possibile.
“Lo spero. È bellissimo.” Dico.
Un altro silenzio cade sopra di noi e finiamo il pranzo senza dire altro.
“Beh, ti piacerebbe vedere il tuo vestito?” mi chiede.
Annuisco.
Lo rivela e non sono sorpresa alla fine. È impossibile scorgerne la forma senza indossarlo, ma sono abbastanza positiva che sarò il mare stesso.
“Vestiamoci, no?” chiede.
Ci vuole un’ora per indossare il costume completamente. Il costume stesso è fatto di un materiale di seta azzurro-argento che luccica alla luce come fa l’acqua quando la incontra il sole. Ha una spallina spessa che va sopra la mia spalla destra ed è completamente senza spallina dall’altra parte. Mi copre il seno, ma lascia scoperto il mio stomaco. Il pezzo di sotto è una gonna accartocciata che si annoda sopra il mio osso iliaco destro e va giù fino ai miei talloni scalzi. Tutta la mia pelle rimanente è pitturata in modo da assomigliare alle onde dell’oceano. Devo mordermi l’interno della mia lingua mentre pittura il mio stomaco. Il pennello mi fa terribilmente il solletico.
Dopo tutto, non è tremendo. Almeno è comodo, e almeno non sono vestita come un pesce come i tributi dell’anno scorso.
Mauve fa per ultimo il mio trucco. Impiega all’incirca quarantacinque minuti. Mi fa specchiare quando ha finito, e io sembro così inusuale. Il rossetto color blu oceano e le ciglia bianche mi scioccano, ma una volta superate, apprezzo il leggero rosa applicato espertamente sulle mie guance, l’ombretto azzurro che è un pigmento che non avevo mai visto (sembra esattamente il cielo) e le onde naturali e soffici che stanno facendo i miei capelli. Non ha fatto niente ai miei capelli oltre a metterci uno spray sopra che li fa incurvare più del solito. Sono così riconoscente per questo da volerla abbracciare.
“Speravo che tu dicessi che le onde fossero la parte che preferisci nell’oceano.” Ammette Mauve. Tocca la cresta di un’onda pitturata nel mio braccio. “Il tuo cognome mi ha inspirato. Tutte le foto che ho visto dell’oceano, hanno onde belle così, con la cresta bianca.”
Sorrido. “È stupendo, Mauve. Grazie.”
Lei sorride timidamente.
Mentre camminiamo nel piano terra del Centro Immagine, mi sento meno un mostro nel mio costume e più protetta. È bello sapere che quando sarò presentata di fronte a tutte queste persone, non sarò me stessa. Sarà qualcosa molto più forte di me stessa.

Le carrozze sono allineate di fronte alle porte giganti. Molti dei tributi sono già nelle carrozze con i loro compagni di distretto. Vedo Chiron nella carrozza del Distretto 4, mentre parla affabilmente con i suoi stilisti. Mi rende felice il fatto che abbia trovato qualcuno con cui parlare tranquillamente.
Mauve ed io camminiamo verso la carrozza e mi aiuta a salirci sopra, assicurandosi che io non salga sopra la mia gonna. Anche Chiron è l’oceano, con onde pitturate sopra la sua pancia scoperta e sopra le sue braccia, con pantaloni lunghi color azzurro-argento. Sembra molto più di buon umore.
“Sorridete e salutate! Non dimenticate di guardare il pubblico, non fissate solo davanti!” ci ricorda la stilista di Chiron. Annuisco.
Pochi istanti dopo la Cerimonia di Apertura comincia. I nostri stilisti scompaiono quando la carrozza del Distretto 1 si dirige nel Circolo della Città. Il 2 segue e poi il 3, e perdo quasi l’equilibrio quando i cavalli del Distretto 4 cominciano a trottare abbastanza bruscamente. Chiron mi tiene ferma e cerco di ringraziarlo, ma le urla dei cittadini della Capitale sono così forti che so che non mi potrà mai sentire.
Sorridiamo e salutiamo per quelle che sembrano ore ed ore. Infine, dopo l’ultimo giro nel Circolo della Città, le carrozze si fermano di fronte alla mansione del Presidente Snow. Si rivolge a noi e ci ringrazia per il nostro coraggio.
Voglio dire qualcosa sul fatto che non è una scelta e su come la maggior parte di noi sono stati costretti a fare questo contro le nostre volontà, ma è il genere di cose che nessuno direbbe mai ad alta voce.
L’ultimo giro ci porta al Centro di Addestramento. Sto scendendo attentamente dalla carrozza, ascoltando Mauve e la stilista di Chiron che ci dicono come eravamo belli, quando qualcuno mi sbatte contro fortemente, facendomi cadere dal punto della carrozza.
Mi sbuccio solo la mano quando cado, ma mi sento malissimo. Questa è la seconda volta che Panem mi ha visto cadere. Sono sicura che sarò uno dei primi obiettivi nell’arena, dato che mi sono mostrata come una tale uccisione facile.
Chiron e Mauve mi aiutano ad alzarmi e vedo Finnick che si fa strada attraverso la folla, assistendo Mags. I suoi occhi sono incollati ai miei e so che mi ha vista cadere. Roteo gli occhi verso di lui, cercando di scrollarmi di dosso l’intera faccenda, ma ho paura.
Lui riporta Mags (è difficile per lei camminare tra tante persone) e poi gira immediatamente i tacchi e va verso il mentore del Distretto 2.
Lo guardo litigare con lui in confusione per un minuto buono prima di realizzare che uno dei tributi del Distretto 2 dev’essere quello che mi ha colpito. Ho pensato prima che fosse un incidente, ma la sua reazione mi fa capire che forse non era.
Penso che mi faccia sentire ancor peggio.
Voglio chiedere a Mags perché qualcuno mi verrebbe contro, ma mi fermo prima di farlo. Realizzo quanto innocente e patetica quella domanda deve essere. È quasi come chiedere perché le persone sono cattive. Sarà difficile abituarmi all’arena. Sarà difficile abituarmi all’accettare che le persone vogliano uccidermi, invece di assumere il meglio di loro.
Finnick spinge un dito contro il petto del mentore del Distretto 2, poi cammina via con padronanza di sé, con gli occhi duri. Mi ricordo quanto possa far paura Finnick Odair.
Quando ci raggiunge alle carrozze, prende di nuovo Mags e la aiuta gentilmente a camminare tra la folla ancora una volta. Seguo Chiron e la sua stilista e Mauve, togliendo con attenzione la polvere nel mio palmo.
Siamo inseriti nell’ascensore con il Distretto 7. Sono felice di aver dovuto fare solo un piccolo viaggio con loro, perché il tributo maschio stava lanciando occhiate molto ostili a Chiron, per qualche ragione.

Non è fino a cena che Finnick dice finalmente qualcosa. Annora e Mauve stanno parlando di un nuovo programma della Capitale mentre Mags, Chiron e la sua stilista discutono sui costumi degli altri tributi dalla Cerimonia di Apertura. Finnick si gira verso di me, i suoi occhi ancora non completamente a posto. Ha anche lui dei tagli, giù nel collo. Li fisso stupidamente per qualche istante prima di realizzare che non possono essere altro che graffi di unghie. Sono sicura che il suo team di preparazione li rimuoverà immediatamente domani, ma non posso evitare di sentirmi peculiare quando li vedo. La preoccupazione per la sua salute è il sentimento più stupido che ho. La seconda sensazione è qualcosa di scioccante. Oh, sì, questo è Finnick Odair e qui c’è la prova delle conquiste che fa nella Capitale, di cui io ovviamente mi sono scordata. O di cui a me non interessa.
“Il Distretto 2 è pieno di serpenti.” Dice.
Mi forzo di scrollare le spalle. “Non importa tanto.”
Mi tengo il palmo nelle ginocchia, comunque.
Devo solo guardare in su per vedere che anche lui l’ha notato, ma non dirà nulla.
Penso decisamente che io e Finnick potremmo essere un tipo di amici, nel modo limitato che abbiamo a disposizione.
“Tu stai bene?” non posso trattenermi.
Mi sento di non stare a chiederlo solo per graffi. Ma non sicura per cos’altro potrei chiedere. Ho questa sensazione che so cosa stia succedendo, ma allo stesso tempo non lo so. Mi disturba.
“Sono Finnick Odair. Sto più che bene.” Dice con il suo ghigno sicuro.
“Certo,” rido.
Chiacchiero con Mags per il resto della cena. Mi dice tutto su com’era il Distretto 4 quando stava crescendo lei ed è affascinante. Aveva cinque anni quando sono iniziati i Giochi, quindi si ricorda di come hanno reagito le persone le prime volte. Diventa molto triste quando lo racconta.
Mags finisce di mangiare per prima e poi chiede a Chiron, Annora e agli stilisti di venire nella sala. So che vuole lasciare me e Finnick da soli e lo posso solo accettare perché crede davvero a cosa mi ha detto questa mattina. Credo che ci voglia solo permettere di fare amicizia. Sono grata, perché avere un amico con me ora sarebbe un lusso di cui ho un disperato bisogno.
Un amico era quello per cui speravo oggi quando mi mancava Cora così terribilmente. Un amico è quello di cui ho bisogno di più, qualcuno di cui fidarmi e qualcuno che dia delle opinioni di cui mi fido. Penso che Finnick stia in entrambe le qualificazioni, nel breve tempo in cui l’ho conosciuto.
“Finnick, cosa pensi che succeda quando qualcuno muore?” mi forzo a parlare.
Mi prendo un momento per apprezzare che questa è la seconda volta che ho fatto sembrare Finnick scioccato.
Si riprende velocemente.
“Hai la morte nella mente oggi, Cresta?” mi chiede. Sta sorridendo, ma è triste questa volta. È tragicamente bello. Mi fa male al cuore.
Traccio le orme delle onde sul tavolo. Mi mancano un po’ i disegni che erano sulla mia pelle.
“Sono stata in quella sorta di compagnia,” mormoro, pensando al modo in cui il tributo del Distretto 7 ha guardato con odio Chiron e il modo in cui il tributo del Distretto 2 mi è venuto addosso, solo con l’obiettivo di farmi stare male.
Finnick si gira sulla sedia, girandosi per guardarmi meglio. I suoi occhi guardano di nuovo il mio palmo, ma non lo tira di nuovo fuori.
“Cosa pensi tu che accada?” mi chiede, con vera curiosità nella sua voce.
I miei occhi girano per la stanza mentre pondero la domanda. Il suo sguardo rimane fisso su di me mentre lo faccio, ed è duro non fidarsi di qualcuno che ti può guardare negli occhi così onestamente.
“Non sono sicura. Mio fratello pensa che le persone tormentino gli scogli come fantasmi.” Sorrido un poco, pensando ad Arnav e alla sua Signorina del Mare. “Spero che noi ci fermiamo solamente, ma la nostra energia forse va in giro in qualche modo.”
Finnick sposta la testa su un lato, le sue sopracciglia spinte verso il basso.
“Perché speri che noi ci fermeremo solamente?”
I suoi occhi si inchiodano ai miei come se potesse estrapolarmi la risposta direttamente dalla mia stessa testa. Lo guardo a mia volta, e così tanto contatto visivo mi fa sentire strana. Per la seconda volta mi sento come se mi stesse facendo i raggi x. Non è come quando Mags mi fissava come se vedesse cosa stessi pensando. Quello era più come se lei stesse capendo cose di me che io non potevo ancora farlo. Con Finnick, mi sembrava come se lui potesse vedere tutto com’era e parlarmi di ciò, senza però aprire la bocca. Direi che mi sono sentita capita in un certo modo.
Rompo lo sguardo infine, guardando le mie cosce. “Penso che quelli che soffrono in vita dovrebbero sapere che c’è una fine da qualche parte. Che anche se hanno avuto così tanto dolore, possono guardare avanti ad una fine di tutto. Come un sonno lungo, perfetto, dove non sei mai tormentato da incubi o devi mai svegliarti. E poi eventualmente diventi fiori.”
Lo guardo di nuovo, e il sorriso dolce è tornato. Penso che sia il migliore.
“Penso che questa sia una delle cose più belle che io abbia mai sentito sulla morte.” La sua voce è onesta e le mie guance si arrossano. Spero che non se ne accorga, ma vedendo il modo in cui il suo occhio brilla, mi fa capire che l’ha fatto. Continua. “L’ho sempre sperato anche io. Cioè, non posso pensare ad un mondo dove inferno e paradiso possano esistere, perché come si potrebbe giudicare chi è buono e chi è cattivo? Che criterio funzionerebbe realisticamente? Quasi tutti sono un mix di entrambi.”
Lui smette di parlare e ho la sensazione che entrambi stiamo immaginando il suo tridente che infilza i corpi di altri tributi nei suoi Giochi.
Combatto con la voglia di posare una mia mano confortante sopra la sua.
“Nessuno merita di essere bruciato per l’eternità comunque.” Dico, una volta che ha alzato lo sguardo su di me.
“Neanche Snow?” chiede.
Mi fermo brevemente.
“Neanche Snow.” Affermo 
Si avvicina e lentamente scosta i miei capelli dietro le mie spalle e il mio cuore comincia a battere con insistenza nel mio petto e so che la mia faccia è di nuovo rossa. È ridicolo, perché lui è Finnick Odair e lui è uno che tocca tutti. Ma ora che ci penso, non mi hai mai toccato. Qualcosa di questo gesto fa nascere una sensazione calda dentro di me devo trattenermi tanto per non ridere dal nervoso.
“Mi piace il modo in cui la tua mente funziona, Annie. È speciale.” Dice. Il Finnick Odair serio è qualcosa di diverso,
“Come la tua,” mi scappa, pensando alle parole di Mags questa mattina.
Lui fa un ghigno. “Come la mia. Ma più bella.”
“È quello che ha detto Mags quando ha detto che siamo uguali.” Lo dico invece che chiederlo, perché realizzo che dev’essere vero. Assumo che Mags abbia detto a Finnick la stessa cosa, e ho ragione.
“Sì, lo penso anche io.” Dice.
Una pausa. I riepiloghi della Cerimonia di Apertura dovrebbero iniziare tra poco. Sto per suggerire di spostarci nella sala quando lui parla di nuovo.
“Penso di poter rispondere alla tua domanda, ora.”
Annuisco e poi schiarisco la mia gola. “Okay.”
“Quando qualcuno in quell’arena muore, sono finalmente in pace. E ti portano un passo più vicina a tornare a casa.”
Si alza e mi aiuta ad alzarmi. Andiamo fuori per guardare il riepilogo della Cerimonia di Apertura.
Non penso che lui lo sappia, ma la sua risposta era proprio quello di cui avevo bisogno per sopportare tutto questo.
 
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angolo della traduttrice: Ciao a tutti! Ci ho messo un bel po’ di tempo, ma ero occupata con la traduzione del capitolo dell’altra fanfiction che traduco (per saperne di più, vedi fine pagina). Abbiamo visto la Cerimonia di Apertura e come il rapporto tra Finnick ed Annie si evolve. Qual è il vostro personaggio preferito? Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@runawaysylvie) per informazioni o per fare semplicemente una chiacchierata.
 
Nel prossimo capitolo: Annie realizza bruscamente tutte le difficoltà che dovrà affrontare e si impaurisce, Finnick svogle un ruolo chiave in questa scena. Iniziano gli allenamenti e Annie si trova a faccia a faccia con i Favoriti e non sarà una passeggiata.
 
• Altre fanfiction in traduzione: I’ll Take it Shaken not Stirred – Harry Potter, si svolge nell’era dei Malandrini.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Same ***


Capitolo 3: Same.
 
• nel capitolo precedente: Annie Cresta diventa il tributo femmina di Finnick Odair (sconvolgendo la norma, in cui le ragazze sono allenate di solito da Mags). I due parlano, e lui le promette di spedire una lettera alla sua famiglia in caso della sua morte.
 
 
La mattina successiva, la gravità della mia situazione mi colpi in pieni. L’incantesimo di Finnick l’aveva tenuta a bada per la maggior parte del giorno precedente, ma quando mi sono svegliata alle 4:30 di mattina ritrovandomi intorno al silenzio e alle lenzuola pulite, la situazione mi ha buttato giù facilmente. Mi distendo sulla schiena per un po’ di momenti, cercando di respingere il panico imminente e lo stress che posso sentire nascere dentro di me. Cerco di pensare al mio giorno, certa che non potrò mai addormentarmi ora, ma non vado molto lontana.
 
Finisco seduta nel pavimento della doccia, piagnucolando per la vita che so ora che non avrò mai. La doccia è di per sé stravagante e per qualche ragione mi fa piangere ancora di più. I miei singhiozzi spezzano il mio corpo così tanto da far male e cerco di smettere di piangere diverse volte, ma non riesco. Mi arrendo e lascio immaginare alla mia mente ogni singola esperienza che volevo fare prima di morire, che non riuscirò a compiere ora. Ripeto ‘non lo avrai quello, ma hai avuto belle cose’ nella mia mente continuamente come una sorta di mantra senza senso fino a quando trovo di averlo quasi accettato. I capelli soffici e morbidi delle nipoti che non prenderò mai in braccio e il sorriso gentile e affascinante del marito che non avrò mai sbiadiscono fuori dalla mia vista e li vedo andare giù nello scarico insieme a tutta l’acqua sprecata.
 
Rimango seduta per qualche momento e poi mi alzo di nuovo in piedi tremando. Mi sento di nuovo esausta e ho smesso di piangere, entrambe le cose le prendo come segni buoni. Non ho mai amato avere pensieri pessimisti. Penso che il mio cieco ottimismo sia uno dei miei più grandi difetti. Non posso evitarlo; voglio vedere il mondo e le persone al meglio. E lo faccio. Apparentemente questo tratto mi rimane vero anche ora, anche alla luce di queste circostanze difficili.
 
Finisco di farmi la doccia, sentendomi rinnovata in qualche modo e più forte che prima. Penso addirittura che potrei sentirmi di nuovo felice, almeno fino a quando non vado nell’arena. Potrei anche stare per morire, ma nel grande schema delle cose, potrebbe essere qualcosa di peggio. La mia famiglia è al sicuro. Ho avuto una vita carina. E ho anche una minima probabilità nell’Arena. Dopo tutto, Finnick è Finnick.
 
So nel profondo che mi sto deludendo, ma la delusione mi fa sentire meglio rispetto a provare pena per me stessa. Posso provare delusione. Sono brava a farlo.
 
Scelgo qualcosa da indossare dalle tante opzioni nei guardaroba e poi mi stendo nel letto. Tento di immaginare come debba essere per Finnick e Mags. Mi chiedo come possano sopportare di conoscere così tanti bambini, solo per mandarli a morire. Mi penso nella loro situazione. Non ci metto tanto ad arrivare alla conclusione che morire nell’Arena è forse meglio che tornare da lì.
 
Mi appisolo nel bel mezzo ei miei sogni. Annora Bellamy mi sveglia alle sei del mattino per informarmi che il treno arriverà nella Capitale tra un’ora. Indossa un vestito con una bolla molto simile ad una gigante sfera e devo trattenermi una risatina. È così ridicolo che lo amo assolutamente.
 
Mi lavo i denti e fisso il mio riflesso per qualche istante prima di dirigermi verso la colazione. Penso che questa sia la prima volta che mi guardo allo specchio dopo la Mietitura. La mia pelle sembra più pallida del normale e ci sono delle ombre sotto i miei occhi, ma non si può notare il mio pianto disperato e sembro sempre me stessa. Mi pettino i capelli e li lascio sciolti. Cadono confortabilmente dietro la mia schiena e il color lavanda della mia maglietta rende i miei occhi ancora più verdi del normale.
 
Finnick ed Annora sono nella sala quando entro. Finnick sta raccontando una storia animata su quella che sembra una delle amiche della Capitale di Annora. Guardano entrambi verso di me quando entro nella stanza e Finnick picchietta la sedia vicino a lui.
 
“Buongiorno, Annie!” mi saluta mentre scivolo nella sedia.
 
“’Giorno, Finnick!” rispondo.
 
Fa scivolare una tazza di un liquido caldo e nero di fronte a me. Con tentazione metto le mani intorno alla tazza e la porto più vicina a me, avvicinando la testa ad essa e scrutando io contenuto. Il fumo sale e finisce contro la mia faccia. È rilassante in un modo strano e i modi strani sono i miei preferiti.
 
Ci metto un momento per realizzare che Annora e Finnick mi stanno ridendo dietro e non dall’ironia rimasta dalla sua storia.
 
“È caffè,” spiega Finnick. “Non lo bevono nel Distretto 4. È fatto con… in realtà, con cosa è fatto?” pone la domanda ad Annora, mentre fissa il suo caffè come se cambiasse forma sotto il suo sguardo.
 
Annora elegantemente beve un sorso dalla sua tazza di caffè, qualcosa di cui non sapevo neanche l’esistenza fino ad ora.
 
“Il caffè è ricavato dalle semi di caffè che crescono negli alberi di caffè.” Risponde Annora filosoficamente, come se avesse piantato lei stessa i semi per le tazze di caffè di questa mattina.
 
“Mhm, mi aspettavo qualcosa di più complicato, dato che tutto questo lascia a bocca aperta Finnick Odair.”
 
Finnick sembrò cercare di trattenere un ghigno, insicuro se dover ridere alla mia provocazione o sentirsi insultato. Infine rimane sulla seconda opzione.
 
“Non è colpa mia se ho un’immensa conoscenza dentro la mia mente che non c’è posto per cose banali come la forma di base del caffè.” Tira su con il naso. Alza la tazza e poi beve un sorso.
 
Incoraggiata dal suo esempio, prendo la mia tazza e la porto alle mie labbra. Ne bevo un piccolo sorso e presto mi ritrovo a riempirmi la bocca.
 
“Buono, vero? Solo non berlo schietto. Sono andato avanti e ho controllato il tuo per te. Ho immaginato che tu fossi una ragazza da cinque zollette di zucchero.” Indica la ciotola al centro del tavolo che conteneva una quantità di zucchero ridotta. “Stai attenta con queste, comunque. Creano abbastanza dipendenza.”
 
Ruoto la mia tazza e guardo il liquido scuro roteare. “Sei pieno di consigli oggi, signor Odair!”
 
Si inclina sulla sua sedia facendola rimanere in equilibrio su due gambe e scrolla le spalle con fare presuntuoso. “Beh, devo proteggere un tributo ora, dopo tutto.”
 
Bevo un altro sorso di caffè. “Se un tributo tenesse premuta una spada contro il mi collo e mi chiedesse quante zollette di zucchero metto nel caffè, sarò sicura di dirgli cinque.”
 
Finnick lascia tornare la sedia nella posizione naturale. “Questa è la mia ragazza!” urla.
 
Per qualche ragione, l’esclamazione di Finnick mi fa sentire calda e formicolante. Decido che sia colpa del caffè.
 
Mags si fa sentire entrare nella sala battendo i piedi rumorosamente.
 
“Mags? Tutto a posto?” chiede Finnick. Sembra veramente preoccupato per lei e sono certa che se qualcuno la minacciasse, lui lo ucciderebbe all’istante.
 
Mags si siede all’altro lato di Finnick e cerca alla ceca una tazza di caffè. Finnick velocemente riempie un’altra tazza e ci mette dentro te zollette di zucchero. La passa a lei.
 
Lei la prende e beve e poi è come se la sua rabbia (o qualunque cosa sia) si sciolga via.
 
Decido di lasciar perdere e tutti gli altri sembrano farlo, perché non viene detto nient’altro su ciò.
 
Il silenzio regna tra la tavola dalla prima volta in cui io mi ci sono seduta. Spingo la mia sedia e mi alzo, con l’intenzione di andare ai tavoli allineati contro il muro per prendere qualcosa con cui fare colazione. Sono a metà strada quando Chiron entra nella stanza, dicendo le prime parole da quando l’ho visto per la prima volta.
 
“Voglio parlare con Annie,” domanda. La sua voce mi preoccupa, forse perché l’avevo immaginata tenera o gentile. È l’opposto. È profonda e rimbombante mi lascia spiazzata.
 
Penso che abbia spiazzato anche gli altri, perché quando Finnick prende la parola, la sua voce è alta. “E allora parlale. Sono contento che tu abbia trovato la voce, comunque.”
 
Il tino di Finnick è così diverso quando ha parlato con Chiron rispetto a come era quando parlava con me che mi confonde momentaneamente. Questa confusione è coperta da una piccola sensazione di panico mentre Chiron si inizia a muoversi velocemente verso di me. Finnick deve essere sulla mia stessa lunghezza d’onda, perché sento la sua sedia strisciare contro il pavimento e sento Mags sussurrare “Finnick, è tutto a posto.”
 
Chiron si ferma di fronte a me.
 
“Possiamo parlare?” mi chiede. Indica con il viso il corridoio che c’è fuori dalla sala. “Laggiù?”
 
La mia testa si gira, dando un’occhiata a Finnick per vedere la sua espressione. Sembra teso, ma Mags sembra rilassata. Lei annuisce gentilmente.
 
Mi giro verso Chiron e gli offro un sorriso. Magari è solo una persona rumorosa. “Certo.” Dico.
 
Mi porge la sua mano, un gesto gentile e io infilo la mia mano tra la sua. Mi conduce lentamente fuori dalla sala e nel corridoio al di fuori.
 
Una volta che la porta della sala si chiude, tolgo la mia mano e respiro,
 
“Mags ed io stavamo parlando questa mattina e lei vuole che io mi unisca al gruppo dei Favoriti. Io non voglio. Voglio allearmi con te dall’inizio e voglio rimanere così fino a quando uno dei due muore.”
 
Non ho idea del perché Mags e Chiron stessero già parlando di strategie quando io e Finnick non ne avevamo neanche iniziato a parlare. Immagino che sia perché Chiron non sia molto chiacchierone e forse Mags voleva solo fare andare via questo fatto. Finnick ed io siamo entrambi poco bravi a rimanere seri, da quello che sto lentamente scoprendo.
 
L’urgenza di Chiron mi sciocca e non sono sicura di cosa dire per un momento. Non ho neanche iniziato a pensare a cosa farò nell’arena, e l’unico consiglio di mio padre era quello di allearmi con i Favoriti. Il 4 è un distretto Favorito, quindi non unirmi sarebbe una cosa strana. Non so neanche se voglio allearmi con qualcuno.
 
Chiron deve aver percepito la mia riluttanza, perché torna un attimino indietro.
 
“Scusa, so di stare correndo improvvisamente. Volevo solo dirtelo prima di perdere il nervo.” Mormora. “Fammelo solo sapere prima delle interviste se vuoi o meno, okay? Puoi parlarne con Finnick Odair o chissenefrega. Volevo solo dirtelo prima che tu incominciassi a fare strategie così sai da che parte sto.”
 
Gli offro un sorriso di nuovo, sperando che lo faccia calmare un attimo. Sembra più sollevato, “Grazie, Chiron.” Dico attentamente, “Te lo farò sapere, prometto.”
 
Fa un sorriso genuino per la prima volta, e annuisce una volta velocemente. Esita imbarazzato verso la porta, come aspettando che io ci passi, insicuro se fosse lui a dover andare per primo o no.
 
Scivolo attraverso la porta velocemente, sperando di risparmiargli altro imbarazzo. Mi segue subito.
 
Mi siedo finalmente al tavolo con la colazione alcuni minuti dopo.
 
Annora toglie la tensione nel tavolo citando la scaletta del giorno. Una volta arrivati alla stazione, nella prossima mezz’ora, siamo tutti indirizzati al Centro di Addestramento. Lì ogni distretto ha il proprio piano dove vivere e dormire. Potremmo darci un’occhiata e rilassarci per pochi minuti, poi dovremo andare al Centro Immagine. Lì saremo preparati da tre persone che sono esclusivamente il nostro ‘team di preparazione’ e poi siamo vestiti dai nostri stilisti e dobbiamo sfilare per la Cerimonia d’Apertura. Dopo di ciò, siamo liberi per la notte.
 
Non sono sicura di cosa sono più nervosa: essere nuda di fronte a tre persone che non conosco o ad andare avanti e indietro in una carrozza di fronte a milioni di persone.
 
Finnick coglie il mio sconforto velocemente, anche se non ho detto assolutamente niente. Ho torturato il tovagliolo per il mio nervosismo, però.
 
“Non preoccuparti del team. Non è la cosa più confortabile del mondo, ma non fa male. La Capitale e il Distretto 4 hanno idee molto differenti di moda ed estetica, ma sarai meravigliosa.” Dice. I suoi occhi verdi non lasciano i miei mentre annuisco, cercando di accettare le sue parole come verità. È difficile comunque, perché tutto quello che riesco ricordare sono tutti i ridicoli costumi in cui finiscono i tributi. Non ho paura di sembrare stupida, ma ho paura di essere nuda di fronte a tutta.
 
In qualche modo sento che Finnick non lo lascerà accadere. Ho paura che la sicurezza che ripongo in questo uomo mi stia fuggendo di mano. Non ho mai voluto fidarmi di lui e qui è probabilmente la persona di cui mi fido di più (qui nella Capitale, comunque).
 
“Da quel che ho visto, la Capitale e il Distretto 4 hanno idee diverse su tutto!” si intromette Annora. Mastica pensierosa un pezzo di bacon. “Anche lo stile di ballo è diverso! Ho visto un matrimonio del Distretto 4 un paio di anni fa e sono rimasta scioccata dal ridicolo ballo di vecchia data che ho visto!”
 
Rido e nello stesso momento in cui lo fa Finnick. Sto iniziando a sentire quello che dev’essere l’effetto del caffè. Non può essere normale avere così tanta energia dentro di me nella mattina. La musica che si sente come sottofondo nella sala pranzo sembra andare molto più a tempo di prima.
 
“Oh, hai probabilmente visto la danza di celebrazione che si fa ad una festa di matrimonio. La odio.” Spiega Finnick.
 
Sento le risate dentro di me. So esattamente di quale danza stiano parlando. È strana e ridicola, ma non posso evitare di pensare che sia la migliore per questi motivi. Sposto la mia sedia indietro e mi alzo.
 
Finnick non perde un colpo. Scuote la testa.
 
“No! Annie, non farlo!” prega. “È terribile!” le sue grida sono così melodrammatiche. È un attore migliore di quanto avrei mai creduto.
 
Ghigno.
 
“Intendi… questo ballo?” chiedo innocentemente.
 
“Annie Cresta!” dice avvisandomi,
 
Per scherzo inizio a girare e a calciare, replicando la danza popolare. Finnick grugnisce, ma improvvisamente anche lui è di fianco a me. Mi afferra la mano ed entrambi stiamo girando velocemente in cerchi e alti calci come se fossimo in un palco. Posso sentire i versi scandalizzati di Annora e le risatine sconvolte di Chiron ogni tanto, ma la sala è un insieme di colori accesi e travolgenti. Colgo lo sguardo di Finnick e sta ridendo più forte di quanto io lo abbia mai visto fare e penso che sembri davvero felice per una volta. Probabilmente sembro felice anche io, il che è assurdo contando dove sono, ma cosa non è assurdo su tutto ciò? A pochi giorni dalla mia morte inevitabile sto ballando un ballo nuziale con Finnick Odair su un treno che si sta dirigendo verso la Capitale. Non ci crederei se non lo stessi vivendo.
 
Ricevo una fitta nel fianco e lentamente smetto di girare. Raddoppio la mia risata, tenendo una mano sullo stomaco e trattenendo la voglia di vomitare sopra il tappeto. Finnick cade proprio lì nel pavimento e io lo seguo, posando la mia testa nelle ginocchia fino a quando smette di roteare.
 
“Pensavo che tu odiassi quel ballo?” dico tra i respiri.
 
La voce di Finnick è ricca di ironia mentre si avvicina a me. “Lo odio. È sempre divertente, però! Specialmente con una donna così bella.”
 
Non devo neanche alzare lo sguardo per sapere che ha fatto l’occhiolino.
 
“Sei un tale cascamorto,” mormoro disperata. Sto sorridendo, comunque.
 
“Ecco perché tutte le donne mi amano.”
 
“Pazzi,” dice Mags. Sembra stare sorridendo, però. “Entrambi pazzi.”
 
In quel momento, essere pazzi sembra una cosa bella.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
Finalmente ho la possibilità di chiedere a Mags una cosa che mi chiedevo da ieri, mentre siamo al Centro di Addestramento, aspettando di andare al Centro Immagine.
 
Chiron è nella sua stanza (come sempre, anche se si è decisamente riscaldato un po’) e Annora è nell’altro vagine cercando di assicurarsi di arrivare in tempo. Mags ed io siamo sedute in silenzio confortabile nella sala. Finnick è andato via quasi subito dopo esserci entrato, ricevendo una chiamata che gli ha fatto arricciare le labbra. Mi chiedo se è in qualche modo in pericolo. Mentre se ne andava, ci ha detto ciao, ma sembrava così desolato e spaventato che volevo quasi chiedergli cosa andasse storto. Lancio un’occhiata agli altri, ma parte Mags, nessuno sembrò pensare alla sua salute. Fu in quel momento, guardandoli guardare Finnick, che decisi che nessuno lo vede nello stesso modo in cui lo vedo io. Se sia un bene o un male, non l’ho ancora determinato. Per tutto quello che so sto vedendo qualcosa che non c’è.
 
Mags sta guardando la televisione nella stanza, ma ho la sensazione che non lo stia facendo davvero.
 
“Mags?” chiedo esitante. Si gira verso di me e mi offre un sorriso sdentato.
 
“Sì?” chiede.
 
Gioco con il bottone della maglia color lavanda che ho indossato quello che sembra un sacco di tempo fa. Mi ricordo della risposta poco accomodante ad Annora che chiedeva la stessa domanda e non voglio che lei mi odi. C’è qualcosa di Mags che mi fa volere che io le stia simpatica.
 
“Perché hai voluto fare da mentore a Chiron invece che a me?” infine spingo la domanda fuori dalle mie labbra.
 
Lei si avvicina e picchietta la mia mano che è posata sulle mie ginocchia.
 
“Niente di personale, bambina. Penso che tu sia carinissima.” Dice. Le sue parole mi fanno sentire bene fino a quando ricordo che non ha risposto alla mia domanda.
 
“Chiron non ha voluto Finnick?” premo con cautela.
 
Mags avvicina la testa di nuovo alla sedia e chiude gli occhi. Per un istante penso che andrà a dormire. Poi sorride un poco.
 
“Uguali.” Sussurra infine.
 
Le mie sopracciglia si alzano confuse. “Uguali? Chi?”
 
Apre gli occhi e mi guarda, come se avessi improvvisamente smesso di parlare la sua lingua.
 
“Finnick e tu. Tu e Finnick.”
 
Se non penso troppo a quello che ha appena detto, mi rende felice. È pazzesco, ma penso che magari io e Finnick potremmo essere amici. Penso che magari lo siamo quasi. Lo spero.
 
Continuo a pensarci però, e divento sempre più confusa. Finnick ed io siamo completamente opposti. Lui è forte, sicuro, piacevole e capace e io sono debole, iperattiva, timida e incerta. E qualche volta anche un po’ strana.
 
“Finnick ed io siamo uguali? In quali modi?” chiedo.
 
Lei posa una mano rugosa sopra il suo cuore. Apre di nuovo gli occhi e mi sento come se stesse scrutando dentro di me.
 
“In tutti i modi che contano.” Risponde finalmente.
 
Sarebbe troppo semplice descrivere come una rimbambita, ma nonostante la sua età e le sue difficoltà a spostarsi, sembra più saggia di tutte le persone di cui io sono a conoscenza. Il che mi confonde ancora di più.
 
“Mags, ci siamo incontrati solo ieri.” Le ricordo.
 
Lei continua a sorridere con quel sorriso.
 
“E non sembra neanche.” Dice, come se fosse una riposta completa e perfetta alla mia obiezione. Si alza tremante e si dirige verso il corridoio che porta alla stanza di Chiron.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
La mia pelle pizzica mente il team di preparatori lavora nel mio corpo e non appena mi chiedono della mia famiglia, anche il mio cuore lo fa.
 
È abbastanza facile accettare che morirò, ma è difficile accettare che non vedrò mai più la mia famiglia. Mi mancano già. Mi trovo a chiedermi sempre di più a cosa succedere dopo la morte e cosa succedere nel momento esatto della morte. Vorrei poterne parlare con Cora. La solitudine mi blocca e darei qualsiasi cosa nel mondo intero per poter avere solo una conversazione con mia sorella.
 
“Ho una sorella maggiore e un fratello minore. E un papà.” Rispondo.
 
La donna che ha posto la domanda sorride gentilmente. La sua pelle è rosa luminoso e le sue sopracciglia e ciglia sono color oro metallico e argento. Penso che siano affascinanti nel loro mondo. Penso che anche lei sia affascinante nel suo modo. Gli altri due fanno quasi commenti derisori a lei e sembrano passarsi occhiate giudicanti frequentemente, ma sono stati gentili abbastanza con me. Uno di loro mi ha anche fatto i complimenti per i miei capelli.
 
Finnick aveva ragione sul fatto che non fosse poi così male come pensassi. Spogliarmi di fronte a loro mi fece rabbrividire ed arrossire, ma mi hanno semplicemente sorriso e detto che ero adorabile. Mi ha fatto sentire meglio, fino a quando mi sono ricordata a cosa fossi diretta. Non penso che nell’arena io voglio essere vista come adorabile. Vorrei che ci fosse un modo per controllare il fatto di arrossire.
 
“Splendido! Ho anche io un fratello. È uno Stratega quest’anno, in effetti!” risponde Elloise. I suoi compagni membri del team di preparazione non mi hanno neanche offerto i loro nomi ed io ero troppo intimidita da chiederli.
 
Le sue parole mi rendono nervosa. Gli Strateghi mi fanno paura. Chi si metterebbe, di così spontanea volontà, in una posizione di essere in carica dell’uccisione di così tanti bambini? Credo che non sia così tanto visto come un omicidio, qui, quindi forse suo fratello non è poi così male. La cultura qui è così diversa dalla cultura dei distretti. Non sanno di fare una cosa sbagliata, perché per loro è giusta.
 
Sarebbe molto più bello se il mondo fosse bianco e nero.
 
Dopo la prima ora, mi abituo a essere nuda davanti a loro, ed inizio a sentirmi più a mio agio. Elloise ed io parliamo un poco, ma la stanza è per lo più in silenzio. Vorrei che ci fosse qualcosa con cui poter tenere la mia mente occupata, perché la mia famiglia sta iniziando a mancarmi così tanto da voler piangere e scoppiare a piangere di nuovo non è qualcosa che voglio fare al di fuori della doccia.
 
Dopo essere depilata e condizionata e lucidata come desideravano loro, escono dalla stanza. Elloise mi augura buona fortuna mentre esce, e penso che uno degli altri mi abbia offerto un piccolo sorriso. Significa molto per me, e lo ripongo dentro di me per ricordarmene.
 
La mia stilista è una donna, per la mia felicità.
 
Il suo nome è Mauve, ma nonostante il suo nome significhi ‘color malva’, lei non è di quel colore. La sua pelle è coperta da tatuaggi multicolori a forma di triangolo che si uniscono tutti insieme. Ha un effetto abbastanza interessante. È anche tranquilla; abbastanza tranquilla per me per riprendermi in quei pochi minuti che siamo state nella stanza assieme.
 
Ticchetta le sue unghie incrostate di diamanti nel tavolo mentre mangiamo il pranzo. Non ho molto appetito. Sto iniziando ad essere di nuovo nervosa, pensando alla carrozza.
 
“Qual è la parte del mare che preferisci?” chiede Mauve. Ha una voce timida, ma sembra molto di parola.
 
Ci vuole un po’ prima che io risponda, e il mare è una delle mie cose preferite. A lei sembra non importare il lasso di tempo in silenzio. Anzi, sembra quasi sollevata. Penso che una conversazione troppo rapida la stancherebbe. Mi chiedo che se la cavi nella Capitale, dove le persone sembrano parlare tutto il tempo di cose senza senso.
 
“Le onde.” Dico infine. “È bello che il mare non sia mai fermo. Sembra quasi che abbia un obiettivo.”
 
Mauve annuisce, ingoiando un altro cucchiaio pieno di zuppa. “Non ho mai visto l’oceano, ma ho sempre voluto farlo. Magari un giorno di riuscirò.”
 
Se vincessi, potrà farlo? Probabilmente. Penso che gli stilisti vadano con i vincitori nel Tour della Vittoria. Se potessi vincere per farle vedere il mare lo farei, ma non è possibile.
 
“Lo spero. È bellissimo.” Dico.
 
Un altro silenzio cade sopra di noi e finiamo il pranzo senza dire altro.
 
“Beh, ti piacerebbe vedere il tuo vestito?” mi chiede.
 
Annuisco.
 
Lo rivela e non sono sorpresa alla fine. È impossibile scorgerne la forma senza indossarlo, ma sono abbastanza positiva che sarò il mare stesso.
 
“Vestiamoci, no?” chiede.
 
Ci vuole un’ora per indossare il costume completamente. Il costume stesso è fatto di un materiale di seta azzurro-argento che luccica alla luce come fa l’acqua quando la incontra il sole. Ha una spallina spessa che va sopra la mia spalla destra ed è completamente senza spallina dall’altra parte. Mi copre il seno, ma lascia scoperto il mio stomaco. Il pezzo di sotto è una gonna accartocciata che si annoda sopra il mio osso iliaco destro e va giù fino ai miei talloni scalzi. Tutta la mia pelle rimanente è pitturata in modo da assomigliare alle onde dell’oceano. Devo mordermi l’interno della mia lingua mentre pittura il mio stomaco. Il pennello mi fa terribilmente il solletico.
 
Dopo tutto, non è tremendo. Almeno è confortabile, e almeno non sono vestita come un pesce come i tributi dell’anno scorso.
 
Mauve fa per ultimo il mio trucco. Impiega all’incirca quarantacinque minuti. Mi fa specchiare quando ha finito, e io sembro così inusuale. Il rossetto color blu oceano e le ciglia bianche mi scioccano, ma una volta superate, apprezzo il leggero rosa applicato espertamente sulle mie guance, l’ombretto azzurro che è un pigmento che non avevo mai visto (sembra esattamente il cielo) e le onde naturali e soffici che stanno facendo i miei capelli. Non ha fatto niente ai miei capelli oltre a metterci uno spray sopra che li fa incurvare più del solito. Sono così riconoscente per questo da volerla abbracciare.
 
“Speravo che tu dicessi che le onde fossero la parte che preferisci nell’oceano.” Ammette Mauve. Tocca la cresta di un’onda pitturata nel mio braccio. “Il tuo cognome mi ha inspirato. Tutte le foto che ho visto dell’oceano, hanno onde belle così, con la cresta bianca.”
 
Sorrido. “È stupendo, Mauve. Grazie.”
 
Lei sorride timidamente.
 
Mente camminiamo nel piano terra del Centro Immagine, mi sento meno un mostro nel mio costume e più protetta. È bello sapere che quando sarò presentata di fronte a tutte queste persone, non sarò me stessa. Sarà qualcosa molto più forte di me stessa.
 
Le carrozze sono allineate di fronte alle porte giganti. Molti dei tributi sono già nelle carrozze con i loro compagni di distretto. Vedo Chiron nella carrozza del Distretto 4, mentre parla affabilmente con i suoi stilisti. Mi rende felice il fatto che ha trovato qualcuno con cui parlare tranquillamente.
 
Mauve ed io camminiamo verso la carrozza e mi aiuta a salirci sopra, assicurandosi che io non salga sopra la mia gonna. Anche Chiron è l’oceano, con onde pitturate sopra la sua pancia scoperta e sopra le sue braccia, con pantaloni lunghi color azzurro-argento. Sembra molto più di buon umore.
 
“Sorridete e salutate! Non dimenticate di guardare il pubblico, non fissate solo davanti!” ci ricorda la stilista di Chiron. Annuisco.
 
Pochi istanti dopo la Cerimonia di Apertura cominciò. I nostri stilisti scompaiono quando la carrozza del Distretto 1 si dirige nel Circolo della Città. Il 2 segue e poi il 3, e perdo quasi l’equilibrio quando i cavalli del Distretto 4 cominciano a trottare abbastanza bruscamente. Chiron mi tiene ferma e cerco di ringraziarlo, ma le urla dei cittadini della Capitale sono così forti che so che non mi potrà mai sentire.
 
Sorridiamo e salutiamo per quelle che sembrano ore ed ore. Infine, dopo l’ultimo giro nel Circolo della Città, le carrozze di fermano di fronte alla mansione del Presidente Snow. Si rivolge a noi e ci ringrazia per il nostro coraggio.
 
Voglio dire qualcosa sul fatto che non è una scelta e su come la maggior parte di noi sono stati costretti a fare questo contro le nostre volontà, ma è il genere di cose che nessuno direbbe mai ad alta voce.
 
L’ultimo giro ci porta al Centro di Addestramento. Sto scendendo attentamente dalla carrozza, ascoltando Mauve e la stilista di Chiron che ci dicono come eravamo belli, quando qualcuno mi sbatte contro fortemente, facendomi cadere dal punto della carrozza.
 
Mi sbuccio solo la mano quando cado, ma mi sento malissimo. Questa è la seconda volta che Panem mi ha visto cadere. Sono sicura che sarò uno dei primi obiettivi nell’arena, dato che mi sono mostrata come una tale uccisione facile.
 
Chiron e Mauve mi aiutano ad alzarmi e vedo Finnick che si fa strada attraverso la folla, assistendo Mags. I suoi occhi sono incollati ai miei e so che mi ha vista cadere. Roteo gli occhi verso di lui, cercando di scrollarmi di dosso l’intera faccenda, ma ho paura.
 
Lui riporta Mags (è difficile per lei camminare tra tante persone) e poi gira immediatamente i tacchi e va verso il mentore del Distretto 2.
 
Lo guardo litigare con lui in confusione per un minuto buono prima di realizzare che uno dei tributi del Distretto 2 dev’essere quello che mi ha colpito. Ho pensato prima che fosse un incidente, ma la sua reazione mi fa capire che forse non era.
 
Penso che mi faccia sentire ancor peggio.
 
Voglio chiedere a Mags perché qualcuno mi verrebbe contro, ma mi fermo prima di farlo. Realizzo quanto innocente e patetica quella domanda deve essere. È quasi come chiedere perché le persone sono cattive. Sarà difficile abituarmi all’arena. Sarà difficile abituarmi all’accettare che le persone vogliano uccidermi, invece di assumere il meglio di loro.
 
Finnick spinge un dito contro il petto del mentore del Distretto 2, poi cammina via con padronanza di sé, con gli occhi duri. Mi ricordo quanto possa far paura Finnick Odair.
 
Quando ci raggiunge alle carrozze, prende di nuovo Mags e la aiuta gentilmente a camminare tra la folla ancora una volta. Seguo Chiron e la sua stilista e Mauve, togliendo con attenzione la polvere nel mio palmo.
 
Siamo inseriti nell’ascensore con il Distretto 7. Sono felice di aver avuto solo un piccolo viaggio con loro, perché il tributo maschio stava lanciando occhiate molto ostili a Chiron, per qualche ragione.
 
Non è fino a cene, che Finnick dice finalmente qualcosa. Annora e Mauve stanno parlando di un nuovo programma della Capitale mentre Mags, Chiron e la sua stilista discutono sui costumi degli altri tributi dalla Cerimonia di Apertura. Finnick si gira verso di me, i suoi occhi ancora non completamente a posto. Ha anche lui dei tagli, giù nel collo. Li fisso stupidamente per qualche istante prima di realizzare che non possono essere altro che graffi di unghie. Sono sicura che il suo team di preparazione li rimuoverà immediatamente domani, ma non posso evitare di sentirmi peculiare quando li vedo. Preoccupazione per la sua salute è il sentimento più stupido che ho. La seconda sensazione è qualcosa di scioccante. Oh, sì, questo è Finnick Odair e qui c’è la prova delle conquiste che fa nella Capitale, di cui io ovviamente mi sono scordata. O di cui a me non interessa.
 
“Il Distretto 2 è pieno di serpenti.” Dice.
 
Mi forzo di scrollare le spalle. “Non importa tanto.”
 
Mi tengo il palmo nelle ginocchia, comunque.
 
Devo solo guardare in su per vedere che anche lui l’ha notato, ma non dirà nulla.
 
Pendo decisamente che io e Finnick potremmo essere un tipo di amici, nel modo limitato che abbiamo a disposizione.
 
“Tu stai bene?” non posso trattenermi.
 
Mi sento di non stare a chiederlo solo per graffi. Ma non sicura per cos’altro potrei chiedere. Ho questa sensazione che so cosa stia succedendo, ma allo stesso tempo non lo so. Mi disturba.
 
“Sono Finnick Odair. Sto più che bene.” Dice con il suo ghigno sicuro.
 
“Certo,” rido.
 
Chiacchiero con Mags per il resto della cena. Mi dice tutto su com’era il Distretto 4 quando stava crescendo lei ed è affascinante. Aveva cinque anni quando sono iniziati i Giochi, quindi si ricorda di come hanno reagito le persone le prime volte. Diventa molto triste quando lo racconta.
 
Mags finisce di mangiare per prima e poi chiede a Chiron, Annora e agli stilisti di venire nella sala. So che vuole lasciare me e Finnick da soli e lo posso solo accettare perché crede davvero a cosa mi ha detto questa mattina. Credo che ci voglia solo permettere di fare amicizia. Sono grata, perché avere un amico con me ora sarebbe un lusso di cui ho un disperato bisogno.
 
Un amico era quello per cui speravo oggi quando mi mancava Cora così terribilmente. Un amico è quello di cui ho bisogno di più, qualcuno di cui fidarmi e qualcuno che dia delle opinioni di cui mi fido. Penso che Finnick stia in entrambe le qualificazioni, nel breve tempo in cui l’ho conosciuto.
 
“Finnick, cosa pensi che succeda quando qualcuno muore?” mi forzo a parlare.
 
Mi prendo un momento per apprezzare che questa è la seconda volta che ho fatto sembrare Finnick scioccato.
 
Si riprende velocemente.
 
“Hai la morte nella mente oggi, Cresta?” mi chiede. Sta sorridendo, ma è triste questa volta. È tragicamente bello. Mi fa male al cuore.
 
Traccio le orme delle onde sul tavolo. Mi mancano un po’ i disegni che erano sulla mia pelle.
 
“Sono stata in quella sorta di compagnia,” mormoro, pensando al modo in cui il tributo del Distretto 7 ha guardato con odio Chiron e il modo in cui il tributo del Distretto 2 mi è venuto addosso, solo con l’obiettivo di farmi stare male.
 
Finnick si gira sulla sedia, girandosi per guardarmi meglio. I suoi occhi guardano di nuovo il mio palmo, ma non lo tira di nuovo fuori.
 
“Cosa pensi tu che accada?” mi chiede, con vera curiosità nella sua voce.
 
I miei occhi girano per la stanza mentre pondero la domanda. Il suo sguardo rimane fisso su di me mentre lo faccio, ed è duro non fidarsi di qualcuno che ti può guardare negli occhi così onestamente.
 
“Non sono sicura. Mio fratello pensa che le persone tormentino gli scogli come fantasmi.” Sorrido un poco, pensando ad Arnav e alla sua Signorina del Mare. “Spero che noi ci fermiamo solamente, ma la nostra energia forse va in giro in qualche modo.”
 
Finnick sposta la testa su un lato, le sue sopracciglia spinte verso il basso.
 
“Perché speri che noi ci fermeremo solamente?”
 
I suoi occhi si inchiodano ai miei come se potesse estrapolarmi la risposta direttamente dalla mia stessa testa. Lo guardo a mia volta, e così tanto contatto visivo mi fa sentire strana. Per la seconda volta mi sento come se mi stesse facendo i raggi x. Non è come quando Mags mi fissava come se vedesse cosa stessi pensando. Quello era più come se lei stesse capendo cose di me che io non potevo ancora farlo. Con Finnick, mi sembrava come se lui potesse vedere tutto com’era e parlarmi di ciò, senza però aprire la bocca. Direi che mi sono sentita capita in un certo modo.
 
Rompo lo sguardo infine, guardando le mie cosce. “Penso che quelli che soffrono in vita dovrebbero sapere che c’è una fine da qualche parte. Che anche se hanno avuto così tanto dolore, possono guardare avanti ad una fine di tutto. Come un sonno lungo, perfetto, dove non sei mai tormentato da incubi o devi mai svegliarti. E poi eventualmente diventi fiori.”
 
Lo guardo di nuovo, e il sorriso dolce è tornato. Penso che sia il migliore.
 
“Penso che questa sia una delle cose più belle che io abbia mai sentito sulla morte.” La sua voce è onesta e le mie guance si arrossano. Spero che non se ne accorga, ma vedendo il modo in cui il suo occhio brilla, mi fa capire che l’ha fatto. Continua. “L’ho sempre sperato anche io. Cioè, non posso pensare ad un mondo dove inferno e paradiso possano esistere, perché come si potrebbe giudicare chi è buono e chi è cattivo? Che criterio funzionerebbe realisticamente? Quasi tutti sono un mix di entrambi.”
 
Lui smette di parlare e ho la sensazione che entrambi stiamo immaginando il suo tridente che infilza i corpi di altri tributi nei suoi Giochi.
 
Combatto con la voglia di posare una mia mano confortante sopra la sua.
 
“Nessuno merita di essere bruciato per l’eternità comunque.” Dico, una volta che ha alzato lo sguardo su di me.
 
“Neanche Snow?” chiede.
 
Mi fermo brevemente.
 
“Neanche Snow.” Affermo.
 
Si avvicina e lentamente scosta i miei capelli dietro le mie spalle e il mio cuore comincia a battere con insistenza nel mio petto e so che la mia faccia è di nuovo rossa. È ridicolo, perché lui è Finnick Odair ed lui è uno che tocca tutti. Ma ora che ci penso, non mi hai mai toccato. Qualcosa di questo gesto fa nascere una sensazione calda dentro di me devo trattenermi tanto per non ridere dal nervoso.
 
“Mi piace il modo in cui la tua mente funziona, Annie. È speciale.” Dice. Il Finnick Odair serio è qualcosa di diverso,
 
“Come la tua,” mi scappa, pensando alle parole di Mags questa mattina.
 
Lui fa un ghigno. “Come la mia. Ma più bella.”
 
“È quello che ha detto Mags quando ha detto che siamo uguali.” Lo dico invece che chiederlo, perché realizzo che dev’essere vero. Assumo che Mags abbia detto a Finnick la stessa cosa, e ho ragione.
 
“Sì, lo penso anche io.” Dice.
 
Una pausa. I riepiloghi della Cerimonia di Apertura dovrebbero iniziare tra poco. Sto per suggerire di spostarci nella sala quando lui parla di nuovo.
 
“Penso di poter rispondere alla tua domanda, ora.”
 
Annuisco e poi schiarisco la mia gola. “Okay.”
 
“Quando qualcuno in quell’arena muore, sono finalmente in pace. E ti portano un passo più vicina a tornare a casa.”
 
Si alza e mi aiuta ad alzarmi. Andiamo fuori per guardare il riepilogo della Cerimonia di Apertura.
 
Non penso che lui lo sappia, ma la sua risposta era proprio quello di cui avevo bisogno per sopportare tutto questo.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
• angolo della traduttrice: Ciao a tutti! Ci ho messo un bel po’ di tempo, ma ero occupata con la traduzione del capitolo dell’altra fanfiction che traduco (per saperne di più, vedi fine pagina). Abbiamo visto la Cerimonia di Apertura e come il rapporto tra Finnick ed Annie si evolve. Qual è il vostro personaggio preferito? Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) per informazioni o per fare semplicemente una chiacchierata.
 
• Nel prossimo capitolo: Annie realizza bruscamente tutte le difficoltà che dovrà affrontare e si impaurisce, Finnick svogle un ruolo chiave in questa scena. Iniziano gli allenamenti e Annie si trova a faccia a faccia con i Favoriti e non sarà una passeggiata.
 
• Altre fanfiction in traduzione: I’ll Take it Shaken not Stirred – Harry Potter, si svolge nell’era dei Malandrini http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3526627&i=1

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Knots ***


(DATA DEL NUOVO AGGIORNAMENTO nella biografia del profilo.)
 
Capitolo 3: Knots.
 
• nel capitolo precedente: Annie viene catapultata nell’inizio della preparazione ai Giochi (Cerimonia d’Apertura) dove impara a conoscere gli amici – Finnick Odair – e i nemici – tributo del distretto 2 che la fa cadere di proposito.
ATTENZIONE: Potrebbero esserci alcune scene violente (niente di che, comunque, non preoccupatevi) all’inizio – passate avanti se vi danno fastidio. Buona lettura.
 
Sono quasi le quattro di mattina quando riesco finalmente ad addormentarmi.
 
Aver guardato la Cerimonia d’Apertura ha reso il tutto ancora più reale di prima. Per la prima volta, guardo davvero bene i miei sfidanti e alla fine rimango debole e nauseata. Finnick e Mags parlano senza sosta su come sarà facilissimo una volta che i Distretti 1, 2 e 7 saranno fuori, ma io sono afflitta da due pensieri: 1, 2 e 7 saranno probabilmente gli ultimi tre distretti rimasti (giudicando unicamente basandomi sulla stazza e suoi muscoli) e io non posso uccidere nessuno.
 
Più resto sveglia, sdraiata nel letto e provo a immaginarmi a uccidere, più divento irrequieta. Ci rinuncio dopo quindici minuti e mi giro nel letto per ore dopo di ciò, perseguitata dagli occhi dei tributi che ho anche solo immaginato (sbagliando) di uccidere nella mia testa.
 
Quando finalmente mi addormento, sono nell’arena e sto guardando il tributo maschio del Distretto 7 tagliare a pezzi il tributo maschio del Distretto 2. Inizia con le tempie e scivola fino agli angoli della bocca, come se stesse facendo un grande sorriso. Tira giù il coltello e spinge la punta nell’avvallamento tra le clavicole del tributo del distretto 2, e dà una pugnalata con forza. Il tributo del 2 fa un verso strozzati e i suoi occhi si allargano. Mi vede e mi prega di aiutarlo e il suo sangue sta gorgogliando fuori dalle sue labbra e io vomito proprio lì nello sporco.
 
Mi sveglio di scatto alle sette, ingarbugliata nella mia camicia da notte, indisposta fisicamente e psicologicamente. Chiudo le mie mani con forza attorno alla coperta e conto al contrario nella mia testa, cercando di calmarmi prima di raggiungere quel livello di isteria impossibile da fermare. Sto prendendo fiato tra piccoli singhiozzi quando una mano batte leggermente contro la mia porta.
 
“Annie! Sei sveglia?” canta Annora.
 
Lascio libere le dita della mia mano destra togliendo la presa dalla coperta e le premo così fortemente nella bocca che sembra di star distruggendo il mio labbro superiore. Il peso nel mio stomaco cresce e sto di nuovo singhiozzando, solo che ora è peggio poiché la mano mi fa sentire ancora di più soffocata.
 
“Annie? Stai bene?” chiede con la voce preoccupata. Gira la maniglia e prima che io riesca a fare qualsiasi cosa, è nell’uscio della mia stanza.
 
I suoi occhi si allargano e si affetta a venire dalla mia parte del letto. Le sue mani si agitano inutilmente mentre cerca di capire cosa deve fare. Quando un singhiozzo rumoroso mi esce fuori, capisco di essere ufficialmente isterica.
 
“Oh, Annie! Eri favolosa ieri sera alla parata! Lo eri, davvero! Assolutamente bellissima! Come una bambola di porcellana!” esclama velocemente.
 
Questo non migliora esattamente la mia posizione. Il fatto che lei pensi che tra tutti i motivi che ho per essere turbata, piangerei proprio per come sembravo in una parata senza senso, e il fatto che mi mette allo stesso livello di una fragile bambola di porcellana si aggiungono agli altri motivi e mi fanno sentire anche leggio.
 
Cado indietro nel letto e mi porto la coperta sopra la testa, sperando che lei possa capire il suggerimento che le do. Apprezzo che ci provi, ma non c’è niente che lei possa fare per farmi stare bene. Quando sono così sconvolta, Cora è l’unica che mi può portare alla ragione, ma di solito lo lascio solo passare.
 
Capisce che sto cercando di dirle qualcosa con le mie azioni, ma comprende la cosa opposta.
 
“Finnick!” urla con la voce carica di panico.
 
Cerco di togliere la coperta per dirle di smettere di urlare il suo nome, che non voglio che lui mi veda in questo modo, che non voglio che nessuno mi veda in questo modo, ma non riesco a muovermi. Tiro su le mie gambe nella mia pancia e avvolgo le mie braccia ad esse, nascondendo la mia faccia contro le ginocchia e sperando che Finnick stia ancora dormendo. Il peso dentro di me è doloroso e ogni singhiozzo sembra renderlo peggiore, invece che sollevarlo.
 
Non ci riesco. Non posso assolutamente farcela. Correrò direttamente verso la Cornucopia e lascerò che qualcuno mi faccia fuori immediatamente. Non voglio andare lontano nei Giochi con persone come i miei compagni tributi. Non voglio vedere dal vivo cose che ho dovuto vedere in televisione. Non voglio essere inutile di aiutare qualcuno, o inutile per aiutare me stessa. Non ce la faccio.
 
“Annie?” la voce di Finnick sembra arrivare da un tunnel. Vedo la coperta scuotere intorno a me prima di realizzare che il mio corpo intero stia tremando.
 
Una mano calda si posa con fermezza nella mia spalla sinistra e penso che dica ad Annora di andare via.
 
Dopo che la porta si chiude, la coperta viene lentamente tirata via da me. L’aria fredda mi sciocca e alzo la testa, cercando di nuovo aria.
 
Le mani di Finnick sono delicate mentre le avvolge tra le mie braccia. Si siede direttamente di fronte a me con la bocca tirata in una linea tirata e con gli occhi preoccupati.
 
“Annie, guardami. Respira con me.” Inala profondamente, ma sto sempre respirando a fatica. Esala e poi inizia di nuovo il ciclo. Lo fa fino a quando riesco anche io a farlo, e presto sento che il peso nella mia pancia si sta disperdendo, e i miei singhiozzi si trasformano lentamente da respiri isterici a lacrime. Non toglie mai lo sguardo dai miei occhi e esala sollevato quando vede che mi sono calmata un po’.
 
I suoi pollici massaggiano dolcemente le mie braccia, e poi sto di nuovo cercando disperatamente di respirare.
 
“Non ce la posso fare, Finnick!” esclamo. Lui si precipita un po’ più avanti e poi fa scivolare le sue mani giù per le mie braccia, prendendo le mie mani dentro le sue. Gentilmente sposta via la coperta dalle mie mani e le tiene strette.
 
“Cosa non puoi fare, Annie?” chiede.
 
Assaggio il sale delle mie lacrime e ciò mi fa avere nostalgia di casa mia così tanto che mi rende ancora più miserabile.
 
“Non posso uccidere nessuno. Non posso!” rispondo.
 
Le sue sopracciglia sono premute giù e un’espressione accigliata gli copre il viso. È la dimostrazione più aperta di un’emozione negativa che gli ho mai visto fare e vorrei che non fosse mai successo. Finnick Odair triste è qualcosa che mi spezza completamente il cuore.
 
Tira con dolcezza le mie mani mentre scivola fuori dal letto e si alza in piedi. Metto i miei piedi giù nel pavimento della stanza e lui mi fa alzare. La stanza è freddissima con solo la mia camicia da notte.
 
Toglie via la coperta dal letto e la avvolge intorno alle mie spalle, riprendendo la mia mano.
 
“Vieni con me. Parliamo.” Dice.
 
Lo seguo ciecamente, con le lacrime che mi sfocano tutto il passaggio intorno a me. Sto tenendo la coperta intorno a me con la mia mano sinistra e Finnick tiene stretta la mia mano destra e non voglio lasciare andare nessuna ancora in modo da spazzare via l’umidità.
 
Siamo nell’ascensore, stiamo salendo su e poi sento una brezza nella mia faccia. Finnick mi porta in una panchina e ci sediamo. Non lascio andare la sua mano e lui non la tira via. Realizzo di aver bisogno di lui ora e questo mi fa paura. L’ultima persona di cui avrei voluto aver bisogno è Finnick Odair, ma è tutto quello che ho ora. È una brava persona.
 
Si inclina verso di me e usa il polpastrello del suo pollice per pulire via alcune mie lacrime e sto di nuovo singhiozzando.
 
È una grande persona.
 
Il sole è appena iniziato a sorgere nelle strade affollate della Capitale e l’arancione e il rosa pastello sono bellissimi. Sembra quasi come guardare l’alba a casa. La guardo e mi sento più calma, le mie lacrime lentamente smettono di scendere e il mio panico si quieta. Se guardassi direttamente su e non guardo le strade della Capitale giù, mi posso quasi convincere che sono di tornata a casa, sto camminando sull’oceano con Arnav e stiamo cercando una stella marina da ributtare nell’acqua.
 
“Sono stato in ogni distretto, ma non importa dove io sia, l’alba sembra sempre la stessa. Anche nell’arena.” Dice.
 
La sua mano sta sempre tenendo la mia e le nostre mani sono appiccicaticce, ma sono sicura che la sua mano sia l’unica cosa che mi sta tenendo insieme in questo momento.
 
Si gira a guardare me invece dell’alba e stringe un po’ presa.
 
“Non è una cosa brutta, sai. Che tu senta di non poter uccidere nessuno. Io sono perseguitato dalle persone che ho ucciso.” Mormora.
 
Mi giro a guardarlo e il rosa e l’arancio lo fanno apparire ancora più abbronzato del solito. I suoi occhi sono rivolti verso il basso e i suoi capelli splendono. Penso di dire anche a me, ma non riesco proprio a farlo.
 
Da un calcio per terra e poi guarda di nuovo me.
 
“Ti ricordi ieri quando abbiamo parlato di cosa succede quando moriamo e ho detto che non potevo immaginare un Inferno o Paradiso perché la gente è sia cattiva che buona?” chiede.
 
Io annuisco.
 
“Beh, tu sei solo buona, Annie. E non è mai qualcosa di cui vergognarsi.”
 
Avvolgo la coperta in modo più stretto attorno alle mie spalle e mantengo i miei occhi su di lui. Si gira a guardare nella direzione opposta e posso vedere la sua mascella lavorare come se stesse stridendo i denti. Mi chiedo allora se sono io a farlo arrabbiare. Può essere. Sono il tributo peggiore che un mentore possa ricevere. Ma per chissà quale ragione, non penso di essere io. È sempre stato molto gentile con me e non penso che stesse fingendo.
 
“Escogiteremo un tipo di strategia. Troveremo un modo per farti restare viva.” Dice, di nuovo consapevole. “Ci dev’essere un modo per farlo.”
 
Mi guarda di nuovo mente dice l’ultima frase.
 
“Non penso che ci sia, Finnick.” Dico infine. “Penso che preferirei lasciarmi morire alla Cornucopia. Penso che sarebbe molto meglio per tutti quelli coinvolti. Sarebbe una morte abbastanza poco dolorosa dato che sarà molto veloce e non rischierò di stare dentro a lungo per far arrabbiare qualcuno. Non voglio morire per le mani di qualcuno che mi porta rancore. Non voglio morire lentamente e non voglio che la mia famiglia lo debba vedere. È uccidere o essere uccisi e non credo di poter uccidere nessuno.”
 
La mano di Finnick lascia andare lentamente la mia per la prima volta da quando ci siamo seduti e sento ancora più freddo.
 
“Non dirlo, Annie. Non pensare neanche di farlo. Sto lavorando per una strategia per te. Non dirmi che ti sei già arresa? Non ti posso promettere che non dovrai uccidere nessuno. Ma posso promettere che quando tu sarai nell’arena, farai delle cose che non hai mai creduto possibili prima. E mi dispiace per quello, ma è così.” Dice. Le sue mani ritornano tra le mie. “L’arena cambia tutti. Ma tu meriti di uscirne. Lo meriti più di ogni altro. Perché sei buona.”
 
La frustrazione si solleva improvvisamente dentro di me e posso di nuovo sentire i miei occhi bruciare. Sembra che tutti possano dirmi che merito di uscire da lì, o che devo uscirne, ma nessuno può dirmi come fare.
 
“Ma come, Finnick? Non so neanche come mi presenterò nell’intervista. Non so neanche con chi allearmi. Non so niente.” Dico. Tiro su con il naso e alzo la mia mano sinistra per pulire delle lacrime che stanno ancora uscendo e sono nelle mie ciglia inferiori. “Non sono neanche mai stata capace di fare una strategia in una partita di beach volley.”
 
Lui sorride per la prima volta oggi e mi fa sentire meglio.
 
“Beh, ecco il motivo per cui io sono qui, matta! Cosa, pensi che mi facciano rimanere qui per migliorare l’estetica?”
 
Mi fa sorridere debolmente e sembra molto contendo di ciò.
 
“Oggi a colazione o prima che tu vada giù con gli altri tributi dobbiamo parlare di questo. Non sono solo una bella faccia, sai. Ho alcune strategie abbastanza solide.”
 
Il suo sorriso sempre più grande fa allargare anche il mio. Qualcosa cambia alla vista di un lui raggiante e mi sento meglio di quanto io mi sia sentita in tutto questo giorno.
 
“Quali sono?” chiedo.
 
Si alza di nuovo e fa alzare anche me.
 
“Prima, ti porto giù nella tua stanza così puoi finire di prepararti per l’allenamento di oggi. E poi mangeremo colazione e parleremo di tutto.” Risponde.
 
Lo seguo stando vicino a lui, le nostre mani non più unite, ma mi sento più forte ora e meno propensa a volare via senza la sua mano attorno alla mia.
 
Sentirmi dire da qualcuno che ha un’idea di cosa devo fare nell’arena mi leva un peso dalla pancia. È più facile respirare e con quello, tutto sembra più semplice.
 
“Stai solo posticipando perché in realtà non hai nessuna idea,” lo provoco. Nel momento in cui finisco di dire la frase, mi chiedo mentalmente di chi fosse la voce prima di realizzare che sono stata io.
 
Preme il pulsante 4 nell’ascensore e poi picchietta il mio naso, giocoso.
 
“Cresta, un giorno imparerai a non sottovalutarmi.”
 
Mormoro “vedremo” sottovoce e la sua risata riempie l’intero ascensore.
 
Mi accompagna alla mia camera e mi ferma prima di entrare.
 
“Ti senti meglio?” chiede speranzoso,
 
Annuisco, incominciando a vergognarmi già per la mia isteria.
 
“Grazie mille, Finnick. Scusa per il disastro che sono. Mi agito facilmente e ho avuto questo sogno terribile la scorsa notte e sto realizzando che non sto gestendo tutto questo neanche la metà di quanto avrei sperato.” Ammetto.
 
Lui rotea gli occhi.
 
“Avresti dovuto vedere come ho reagito quando sono stato sorteggiato io. Stai facendo bene, okay? Smettila di essere così dura con stessa. Tormo con la colazione tra quindici minuti.”
 
Si dirige verso la sala da pranzo e io chiudo la porta. Vorrei non aver mai pensato ogni cosa negativa su Finnick che ho immaginato negli scorsi anni. Mi farebbe paura sapere quanto io mi senta meglio quando è intorno a me, ma non mi interessa. Lo voglio solo avere intorno.
 
Ho finito di farmi la doccia dopo solo dieci minuti e quando Finnick inizia a bussare alla porta, sono seduta sul letto vestita con i vestiti da allenamento e mi sto pettinando i capelli bagnati.
 
“Chi è?” chiedo, perché sappiamo entrambi chi sia.
 
“Finnick Odair, il vincitore del Distretto 4 dei 65esimi Hunger Games e la persona più amata!” rispondo. Sento il suo sorriso nella voce e sono sicura che sia quello presuntuoso. “Dev’essere il tuo giorno fortunato, signorina!”
 
Mi alzo e poso la spazzola nella cassettiera, avvicinandomi lentamente alla porta.
 
“Mhm…” dico. “Mai sentito nominare.”
 
Lui apre la porta e mi sbagliavo. Era il sorriso gentile e sono sicura che rispecchi il mio.
 
“Molto divertente, Cresta. Come se qualcuno potesse dimenticare questa faccia.”
 
Posa un vassoio di cibo nel mio letto proprio come aveva fatto quella prima notte sul treno. Sale sul letto e si siede a gambe incrociate di fronte al vassoio, cominciando a riempirsi il piatto con cibo delle ciotole fumanti e dai piatti. Cammino fino al verso opposto del letto e salgo, sedendomi a gambe incrociate vicino a lui. Metto anche io del cibo sul mio piatto.
 
 “Quindi, strategie geniali.” Inizia, parlando con la bocca piena di uova. Io fungo una smorfia disgustata e lui mi fa l’occhiolino. “Mags dice che Chiron è violentemente contro un’alleanza con i Distretti 1 e 2. Vuole rimanere te e lui per gli interi Giochi. Francamente, non mi fido di lui. Ma parla ora se è quello che vuoi fare anche tu, perché le mie strategie non includono anche lui.”
 
Ingoio un cucchiaio di porridge e ci penso. Chiron è gentile e non sarebbe male avere una faccia famigliare vicino a me. Ma di strategie ne so quasi niente e se in qualche modo rimanessimo solo noi due? Non potrei assolutamente uccidere Chiron. Decido che qualsiasi cosa Finnick pensa che vada bene fare, io lo farò. Non ho abbastanza tempo per essere dubbiosa su chi fidarmi, a questo punto. O tutto dentro o tutto fuori, e io punto tutto dentro con Finnick.
 
Gli faccio segno di continuare. Lui posa la sua tazza di caffè.
 
“All’inizio, avevo pensato che tu ti saresti potuta unire ai Distretti 1 e 2. È quello che ho fatto io. Ma dopo aver visto i tributi di quest’anno, ci sto ripensando.”
 
Beve un altro sorso di caffè. Io continuo a preparare il cibo da mangiare, anche se non sono così affamata. La marmellata rossa che esce lentamente dalle brioches soffici, mi ricorda il sangue che usciva dalla bocca del tributo del Distretto 2 nel mio sogno, e mi fa star male. Le immagini mi perseguitano più di tutto e vorrei poter fuggire da esse.
 
“Hai molte cose a tuo favore di quello che pensi. Sento che ci stiamo conoscendo abbastanza bene, molto bene date le circostanze e il tempo disponibile che abbiamo, e penso che tu ti stia sottovalutando. Sei acuta e arguta e sei capace di prendere decisioni velocemente, che è quello che noi chiamiamo avere un buon istinto. Sei anche piccolina, quindi sarà più difficile per te nasconderti e hai un passo grazioso, quindi non farai molto rumore.” Finnick solleva una brioche piena di marmellata e la morde, e io devo guardare via, con lo stomaco turbolento. Le immagini del mio sogno mi assaliscono di nuovo.
 
La sua voce mi riporta alla realtà.
 
“Non voglio che tu ti allei. Non penso che tu ti possa fidare di qualcuno di loro, specialmente dei Favoriti. Fidati, ero uno di loro. Voglio che tu parta quando il gong scatta e vada nel riparo più vicino. Non andare dalla Cornucopia.”
 
Mi sta guardando seriamente ora, le battute e l’agio non ci sono più. I suoi occhi sembrano incollati ai miei in un modo che sembrano quasi magnetici e sono sicura di non poter guardare via neanche se potessi.
 
“Lavorerò con te per trovare un’arma che tu possa usare per proteggerti, ma non preoccuparti neanche di quello all’inizio. Nasconditi solo. Voglio che tu rimanga vicino alla Cornucopia, ma abbastanza lontano così che tu non sia nel bel mezzo delle cose. Il bagno di sangue inziale può durare per ore. Per favore rimani là fino a quando sei sicura che sia finito. Lo saprai quando i cannoni finiscono finalmente di andare. Una volta che la situazione alla Cornucopia sembra tranquilla, inizia ad avvicinarti con attenzione. I Favoriti saranno andati via. Dopo aver preso le loro armi, vanno ad accamparsi e poi cercano quelli abbastanza stupidi per accendere dei fuochi di notte. Se qualcuno ti vede in questa fase del gioco, inizia a correre. Non provare a combattere, corri e basta.”
 
Sono sorpresa da due cose: l’estensione di tempo in cui lui ha pensato tutto questo e il modo in cui ha detto per favore. Ci ha pensato decisamente di più di quanto abbia fatto io. Tutto quello che ho pensato io è cosa succederà quando morirò e come lo farò, e lui in realtà stava formulando cosa dovrei fare. Mi sta dando quello che stavo pregando di ricevere da quando il mio nome è stato estratto dalla ciotola: un piano da seguire. Qualcosa di solido con cui allacciarmi e da recitare la notte quando sono così nervosa da non poter dormire. Mi sta dando un’opportunità.
 
I suoi occhi verdi sono così chiari. Mi fido di lui. Non avevo scelta. Fortunatamente, non sembra una mossa sbagliata.
 
“Torna alla Cornucopia. Trova qualunque arma rimasta. Molto probabilmente, sarà un coltello o una lancia, quindi lavorerò con te maggiormente su queste due opzioni. Tieni l’arma con te tutto il tempo. Pii ti dovrai allontanare dalla Cornucopia più che puoi, perché i Tributi torneranno lì eventualmente. Vai all’angolo più lontano dell’arena che puoi. Stai lì e nasconditi più che puoi. Non cercare un confronto. Se stai nascosta abbastanza bene, nessuno ti troverà fino a quando si arriva agli ultimi tre. Allora incominceranno a cercarti attivamente. Se ti trovano, usa la tua arma al meglio delle tue possibilità. Si spera che non ti trovino fino a quando ce ne sia rimasto solo uno e allora avrai una buona possibilità di vincere.”
 
Sembra finire il discorso con difficoltà. Anche io mi sento così. Nella prima parte della strategia posso riuscirci abbastanza, ma sono sicura che sarò terribile in qualunque tipo di combattimento.
 
“Cosa dovrei fare oggi nell’allenamento?” chiedo. La mia voce sta tremando, e mi rende imbarazzata.
 
“Concentrati nelle capacità di sopravvivenza sia oggi che domani. Il terzo giorno di allenamento, dopo che abbiamo già lavorato con alcuni coltelli, puoi iniziare ad allenarti con quelli. Non so come sarai con essi, ma se sei bravissima, non mostrarlo agli altri. Devi voler sembrare mediocre. Devi sembrare abbastanza competente che non ti uccideranno immediatamente, ma abbastanza poveretta che ti sottovaluteranno. La cosa più importante per te è perfezionare le tue capacità di sopravvivenza. Dopo che ti danno il tuo punteggio individuale nel terzo giorno di allenamento, cominceremo a lavorare su come ti presenterei a Panem e a tutti i suoi potenziali sponsor. Ma non preoccuparti degli sponsor, okay?”
 
Io sono preoccupata, però. Se io fossi uno sponsor, non scommetterei su di me.
 
Finnick lo legge nella mia faccia.
 
“Sei assolutamente deliziosa, Annie. Avrai degli sponsor. Senza contare che sei fortunata ad avere me come mentore. Ho i miei modi per ottenere tutti gli sponsor che mi servono. Non morirai di fame là dentro, non fino a quando la Capitale richiede ancora la mia attenzione.”
 
Il modo in cui dice deliziosa mi fa sentire come se mi avesse detto il miglior complimento del mondo. Sorrido senza riuscire a controllarmi e lui fa un ghigno. La sua ultima sentenza mi preoccupa, però. Non sono sicura in cosa sia coinvolto, ma sono piuttosto sicura che intenda andare a letto con sponsor potenziali per chiudere l’accordo. Ciò mi infastidisce per qualche motivo che non riesco ad identificare. Lo attribuisco al fatto che mi sento in colpa. Non voglio che faccia così tanto per me, ma poi alla fine è Finnick, e probabilmente lo farebbe lo stesso.
 
“Non devi fare così tanto per me,” dico onestamente. Voglio chiedergli se lo fa sempre per i suoi tributi, ma una voce petulante dentro di me che suona quasi come Mags, mi dice che non lo fa.
 
Mi sorride come se sapesse un segreto che io non so, cosa che probabilmente è vera.
 
“Vorrei poter fare di più.” Risponde. Prende di nuovo il caffè che probabilmente ora è tiepido e ne beve un altro sorso. “Sento come se ti conoscessi da tutta la vita. Sono a mio agio intorno a te cin un modo che non succede con le altre persone, a parte con Mags.”
 
Il suo cambio di argomento repentino mi sconcerta, poi dopo realizzo che in realtà non era un cambio di argomento, ma un chiarimento della sua prima frase. Le mie labbra si curvano in un sorriso ed una sensazione calda, quasi come bere caffè, scoppia dentro di me.
 
“So esattamente cosa intendi.” Dico. Faccio una paura, spostando il cucchiaio attraverso il porridge che sta iniziando a attaccarsi tutto insieme. “Pensi che potremmo essere amici, Finnick?” chiedo.
 
Sarebbe bello entrare nell’arena sapendo che qualcuno che tiene a me stia seguendo con attenzione le mie azioni. Sarebbe una pensiero piacevole da tenere per me, come il sorriso e gli auguri del mio team di preparazione.
 
Lui sorride. “Oh, Annie.” Comincia, con un tono affettuoso nella voce. “Pensavo che lo fossimo già.”
 
Ricordo il modo in cui giocava con me ieri mattina e la presa forte della sua mano nella mia e ghigno.
 
“Penso che tu abbia ragione.”
 
Lui allunga le sue gambe fuori di fronte a lui e si distende di schiena.
 
“Beh, certo che ho ragione! Sono –
 
“Finnick Odair!” dico insieme a lui.
 
Lui allunga una mano e afferra con un espressione il mio piede scalzo.
 
“Sto diventando così prevedibile?” chiede, con un espressione terrificata.
 
Mi divincolo dalla sua presa, assolutamente positiva che non vorrei mai che Finnick Odair sapesse che soffro il solletico. È decisamente il tipo di persona che farebbe il solletico senza pietà.
 
“È il prezzo della fama.” Sospiro.
 
Lui si siede.
 
“Sfortunatamente, ci sono tanti prezzi della fama. Lo vedrai abbastanza presto.” Avvicina il suo piede in avanti ed io istintivamente tiro indietro i miei. Sta visibilmente trattenendo un sorriso e posso dire che non si sia perso la mia reazione quando mi ha toccato il piedi. “Soffri il solletico?” chiede innocentemente con le sopracciglia alzate.
 
“No,” mento, cercando di mantenere la mia voce casuale. “E fortunatamente, tu sei l’unico che conoscerà le gioie e le pene dell’essere famoso.”
 
Lui scuote la testa, completamente sicuro nella sua decisione che sarò io la persona che torna a casa da questi Giochi.
 
“Odair, un giorno imparerai a non sopravvalutarmi.” Prendo in giro le sue parole dell’ascensore, e lui rotea gli occhi.
 
“Mai.”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
Gli addestramenti iniziano alle 10. Finnick mi ci accompagna alle 9:50.
 
“Non vuoi essere in ritardo, ma non vuoi neanche essere troppo in anticipo,” lo dice mentre ci fermiamo davanti alle doppie porte possenti che sono aperte. “Non è mai bello sembrare troppo impaziente, ma neanche troppo annoiato.”
 
Annuisco. Posso sentire voci risuonare intorno alla stanza e colgo occhiate di alcuni tributi mentre camminano intorno alla stanza. Non voglio vedere i tributi del Distretto 7 o quelli del 2.
 
Finnick posa una mano nella mia spalla brevemente. Incontro suoi occhi.
 
“Beh, buona fortuna. Ci vediamo a cena!” dice.
 
Annuisco e deglutisco nervosamente. Stringe la mia spalla e lascia cadere la sua mano di nuovo vicino al suo fianco.
 
“Ciao, Finnick.” Sussurro.
 
Lui sorride. “Ciao, Annie.”
 
Ascolto i suoi passi allontanarsi mentre cammina giù per il corridoio e forzo i miei piedi ad andare avanti. Cammino nella stanza spaziosa, asciugando nervosamente i palmi nei miei pantaloni.
 
Non ho bisogno di guardare i numeri dei distretti sulle braccia dei tributi che stanno a ridere in giro per sapere che sono quelli dei Distretti 1 e 2. Smettono di parlare e mi guardano mentre entro e io incrocio istintivamente le braccia contro il mio petto.
 
“Hey, 4!” dice la ragazza del 2.
 
Non è neanche passato un minuto da quando sono entrata, e non so già cosa fare. Se parlo con loro, assumeranno che io voglia un’alleanza con loro? Ma se non parlo, è molto maleducato e probabilmente si arrabbieranno con me. Ed è l’ultima cosa di cui ho bisogno.
 
Cammino verso di loro e mi sforzo di sorridere.
 
“Ciao,” li saluto.
 
Stanno tutti ghignando. Non riesco a guardare la faccia del tributo del Distretto 2 senza vedere immagini del mio incubo. Mi fa agitare lo stomaco.
 
“Vuoi venire vicino a noi durante l’Allenamento? Mostraci cosa sai fare, e penseremo ad un’alleanza.” Propone il maschio dell’1.
 
Devo schiarire la gola un po’ di volte prima di sentirmi sicura di parlare.
 
“In realtà andrò a concentrarmi di più sulla sopravvivenza.” Dico. Ricordo gli avvertimenti di Finnick di sembrare sempre mediocre, e continuo. “Mi sento a posto sulle mie capacità alle armi, ma ho bisogno di saperne di più sui ripari ed altro.”
 
Si scambiano occhiate e poi annuiscono.
 
“Beh, io sono Julius e questa è Sapphire.” Si offre il ragazzo dell’uno, indicando la sua compagna di distretto.
 
“E io sono Aly.” Dice la ragazza del 2. Fa un cenno con la testa al suo compagno. “Lui è Osmium.”
 
“Annie,” rispondo.
 
“Beh, Annie, dovresti lo stesso sederti con noi a pranzo. Possiamo parlare di alleanze e del resto.” Gli occhi di Aly sono di un colore marrone profondo che sembrano in qualche modo feroci.
 
“A meno che tu non voglia ‘lavorare da solo’ come il tuo compagno di distretto, Biron.” Esclama Sapphire con la voce colma di asprezza. Giro la mia testa per perlustrare la palestra. Vedo Chiron da solo dalle spade.
 
Sono in una situazione abbastanza schifosa. Se mi siedo con loro, penseranno che io voglia un’alleanza. Se gli dico che non voglio un’alleanza, non la prenderanno ovviamente bene. L’unico modo in cui io riesca a tirarmi fuori da questo è da farmi sembrare un tributo così misero che non mi vorranno neanche nell’alleanza.
 
Mi guardo intorno, cercando di pensare ad un modo con cui io possa riuscirci comportandomi però sempre con gentilezza. Mi chiedo se si siano persi in qualche modo le mie cadute pubbliche da quando sono stata sorteggiata. Devo averlo fatto, perché altrimenti non mi avrebbero cercata.
 
Noto un taglio nell’arma di Julius e decido che questo sia il meglio che io possa trovare. Sussulto e guardo fissa il taglio. Tutti e quattro si girano a guardare, evidentemente confusi.
 
“Oh, è tremendo!” dico. La mia voce tema abbastanza da sola per il nervosismo di questa situazione. Non ci vuole molto per farmi lacrimare gli occhi. Penso alla faccia di Arnav l’ultima volta che l’ho visto. “Stai bene?”
 
I quattro sembrano assolutamente disgustati. Mi guardano come se fossi completamente pazza. È una sensazione bruttissima essere guardati così, ma se è quello che serve, allora va bene.
 
“Dimenticati tutto, 4.” Dice Sapphire, allontanandosi da me.
 
Annuisco e asciugo le mie lacrime. Mi giro per andarmene e inciampo di proposito, giusto per rinforzare il tutto.
La loro risata dietro la mia ritirata mi convince di aver fatto quello che volevo. Odio fingere in tutti i modi, perché mi sembra di mentire, ma era tutto quello che potessi fare. Non era comunque una completa bugia, però. Non sono mai stata una delle persone più stabili.
 
La capo istruttrice, una donna austera chiamata Atala, appare da una porta in fondo alla palestra. Ci spiega brevemente l’orario dell’addestramento e poi ci lascia a noi stessi. L’enorme palestra e piena di stazioni differenti che possiamo cambiare quanto ci pare e piace.
 
Trascorro un po’ di tempo alle piante commestibili e poi mi dirigo verso la stazione che insegna a creare fuochi. Lì, trascorro la maggior parte del tempo perché è l’area in cui vado peggio e penso che sarà quella più utile se l’arena fosse fredda. Sono abituata al tempo caldo e umido del Distretto 4 e sono sicura che non riuscirò a sostenere bene le temperature gelate.
 
Quando riesco ad accendere il secondo fuoco, arriva l’ora di pranzo. L’istruttore nella stazione si congratula con me.
 
Il pranzo è tranquillo. Sono seduta da sola. Chiron ha la faccia di uno che taglierebbe a pezzettini chiunque si sedesse vicino a lui ora, quindi decido che è meglio lasciarlo stare.
 
È evidente che sono diventata una specie di scherzo per i Favoriti, che è proprio quello che volevo, ma mi fa venire lo stesso il nervoso. Volevo confondermi con le ombre. Ma ora sono abbastanza consci della mia presenza. Preferirei che non mi conoscessero affatto, ma direi che sia meglio che mi conoscano come le ‘ragazza pazza del 4’ che come quella che ha rifiutato un’alleanza con loro.
 
Sono peggiori con Chiron. Sto iniziando a capire perché 1, 2 e 4 formano sempre un’alleanza insieme. Quando qualcuno cerca di rompere lo schema, ricevano così tanta ostilità. Lo fissano male per quasi tutto l’addestramento.
 
Trascorro il resto della sessione alla stazione di annodamento dei nodi. Qui eccello ed io e l’esperto passiamo un po’ di tempo a discutere diversi tipi di nodi. Cora è la migliore ad intrecciare nodi ed a tessere, ma dato che anche io l’ho fatto per tutta la vita, sono abbastanza brava. È calmante, comunque. Annodo e snodo nodi fino a quando i Favoriti vanno via dalla mia mente.
 
L’addestramento finisce e non parlo a nessuno fino a cena.
 
Finnick era andato via quando siamo tornati e non si è visto fino a metà cena. Quando si siede a tavola, odora di profumo da donna.
 
Non ha molto senso per me. Il comportamento di Finnick, ecco. Quando sono con lui e stiamo solo parlando, non sembra per niente quel tipo di ragazzo.
 
Un senza voce posa un pianto di fronte a lui e Mags gli picchietta la mano comprensiva. Si scambiano un’occhiata che può essere considerata solo come un’occhiata di due che condividono una pena privata. Spero che vada tutto bene.
 
“Beh, com’è andata?” chiede Finnick, girandosi per guardarmi.
 
Lancio un’occhiata a Chiron dall’altra parte del tavolo. Non ha neanche lui detto ancora qualcosa. Sono sicura che Mags ed Annora pensino che sia successo qualcosa di terribile, che direi che sia quasi vero.
 
“Hai incontrato il tributo femmina del 4?” gli chiedo. “È pazza.”
 
Chiron ride a ciò e io gli sorrido.
 
“Oh no. Cosa è successo?” chiede Finnick. Le sue labbra sono premute in una linea sottile come aveva fatto questa mattina. Non prende neanche in mano la sua forchetta. I suoi occhi sono incollati ai miei.
 
Spiego lentamente cosa è successo con i Favoriti. Chiron aggiunge qualcosa ogni tanto, spiegando la loro aggressione verso di lui. Lui pensa che io abbia fatto la cosa giusta e lo trova addirittura divertente. Deciso che Chiron sia gentile. È burbero e introverso, ma sotto ciò, è gentile.
 
Finisco di spiegare e Finnick ha sempre un’espressione preoccupata.
 
Ho un’espressione profondamente corrucciata. Abbasso la testa e guardo le mie mani appoggiate nelle cosce. Faccio passare un mio dito sopra ad una piccola cicatrice nel mio palmo.
 
“Ho rovinato tutto, vero? Mi dispiace. Non sapevo cosa fare.” Dico,
 
“Va tutto bene, Annie.” È Mags che prende parola. “non c’era nient’altro che si potesse fare.”
 
Finnick rimane in silenzio, con gli occhi inchiodati al muro dietro la mia testa e le sopracciglia corrucciate. Dopo alcuni istanti, mi guarda di nuovo.
 
“Questa è una buona cosa,” decide. “possiamo usarla per la tua intervista.”
 
Lo guardo scettica. “Dovrò farmi passare come un’instabile?”
 
Lui sorride. “Solo i Favoriti crederebbero che un gesto di compassione voglia dire che tu sia instabile. No, dovrai essere te stessa: onesta e gentile. Ovviamente metterà gli altri tributi in soggezione, che è sempre una buona cosa, e posso lavorare con ciò per portarti sponsor. Tutti amano una ragazza dolce.”
 
“Non in un reality show basato sull’ omicidio.” Controbatto.
 
Finalmente guarda il suo piatto e comincia a mangiare. “Ma non è uno show sull’omicidio. È uno show sul coraggio, sulla strategia e sulla crudeltà. È uno show sulla natura umana e come reagiamo quando siamo lanciati in situazioni come quella. E la gentilezza è un’emozione molto umana.”
 
Non sono completamente convinta, ma se c’è una cosa in cui non dubito, allora è il fatto che Finnick sappia cosa stia facendo.
 
Dopo cena Finnick ed io iniziamo a lavorare con le armi. Vado benino con il coltello, per il suo sollievo, ma sono i miei nodi che lo impressionano.
 
Avevamo tirato fuori le corde perché Finnick mi stava dimostrando come usava le reti per tirare su le sue vittime. Mentre lo guardo dimostrare la cosa su Annora (che trovava l’intera cosa piacevolissima), comincio ad annodare la corda che non serve. Annodo e snodo la corda distrattamente, pensando di non poter mai attirare le vittime come ha fatto Finnick. Lui smette di fare quello che stava facendo e si avvicina a me. Si inginocchia di fronte a me e guarda attentamente la corda.
 
“Sei brava a farlo,” dice. “È un nodo grandioso.”
 
Tiro la corda e il nodo si scioglie.
 
“È calmante. Annodare e snodare senza pensare, intendo. È specialmente carino da fare quando sei nervoso o turbato. Ti occupa la mente.” Dico.
 
Finnick si lascia cadere vicino a me nel divano e afferra una parte della corda. Comincia a fare lo stesso nodo del pescatore che avevo fatto all’addestramento. Non è troppo trasandato.
 
Passano un po’ di momenti in cui noi annodiamo e Annora ridacchia mentre cerca con poca convinzione di uscire via dalla rete che Finnick le ha buttato addosso.
 
“È calmante,” dice infine. Si alza e cammina verso Annora.
 
Sospira. “Nora, cara, ho paura che tu sia morta.”
 
Lei ridacchia di nuovo. “Oh, è così divertente! Non vedo l’ora che inizino i Giochi!”
 
Finnick si gira e mi lancia un’occhiata e scoppiamo entrambi a ridere. Finnick toglie la rete da Annora e la aiuta ad alzarsi.
 
Io e Finnick passiamo le ore successive a giocare ad un gioco con il coltello che consiste di raccontare una storia di qualcuno o qualcosa che ci fa arrabbiare o ci turba e poi dobbiamo tirare il coltello al bersaglio, immaginando che esso sia la persona o la cosa. Il bersaglio è un pezzo di schiuma durevole che era attaccato al muro della sala. Le prime volte manco il bersaglio completamente, dato che il coltello vola pericolosamente lontano da dove dovrebbe andare. Colpisco quasi Annora una volta che cammina lì intorno e lei lancia un urletto e si accascia a terra. Respinge le mie scuse, però, dicendo esageratamente quanto sia stato esaltante. Poi Finnick mi dice ci immaginare il bersaglio come un bottone gigante che farà finire i Giochi completamente ed è comico quanto la mia precisione aumenti.
 
Mags guarda il gioco con divertimento, abbioccandosi ogni tanto, solo per svegliarsi di scatto ad una delle nostre urla di vittoria improvvise. Finnick raramente manca il bersaglio. Io ho un problema nel tirarlo dritto, ma non abbastanza forte per far sì che si infilzi nel bersaglio.
 
“Devi davvero tirarlo. Forte.” Mi ricorda Finnick. Sono in piedi nel mezzo della sala, con un coltello in mano, pronta per tirarlo di muovo.
 
“Okay,” dico.
 
Me l’ha detto come minimo dieci volte. Non riesco a farlo. Ho paura che io non sia abbastanza forte.
 
“Magari sarebbe più facile se ti facessi una cosa. Hai tutti i capelli in faccia.” Dice.
 
“Non è colpa dei miei capelli. Sono io che non sono abbastanza forte,” dico. Mi zittisco quando lo sento dietro di me. Raccoglie i miei capelli nelle sue mani e li tiene dietri di me con la sua mano sinistra. Allunga la sua mano destra davanti al mio viso.
 
“Elastico?” chiede.
 
“Non ne ho.” Gli dico.
 
“Ecco, caro.” Dice Mags. Finnick prende con la sua mano destra qualcosa da Mags. Un secondo dopo, sta legando i miei capelli indietro con un pezzo di corda con cui stavamo giocando prima. I suoi polpastrelli sfiorano il mio collo e improvvisamente si ferma.
 
Arrossisco improvvisamente da dove i suoi polpastrelli mi hanno sfiorato fino ad farlo anche nelle guance. Il mio collo formicola. Aspetto che lui dica qualcosa, ma rimane semplicemente lì, con le sue dita ferme contro la mia pelle.
 
Il mio cuore sta battendo rapidamente e sono confusa che non so neanche cosa dire. Decido di girare la mia testa e capire cosa stia facendo lui quando toglie la sua mano.
 
“Sì, i nodi sono utili. Ricorda che puoi usare la corda per legare i tuoi capelli nell’arena, perché ho la sensazione che migliorerà le tue abilità di tirare il coltello.” dice Finnick. Si siede nel divano dietro di me per guardare.
 
Giuro che la sua faccia sembra più rosa del normale e ciò mi scuote più di ogni altra cosa, oggi. Dev’essere per il fatto che è da un sacco che tiriamo coltelli, perché è impossibile che Finnick arrossisca, specialmente per non qualcosa di tanto ridicolo come toccare il mio collo. Trascorre il suo tempo a rotolare tra le coperte con donne esotiche e bellissime della Capitale. È impossibile che lui arrossisca per me. Però, il tocco sembrava stranamente intimo in un modo che non ha senso per me.
 
Scuto la testa e mi giro di nuovo.
 
Respiro e mi concentro sul pezzo di schiuma. Porto indietro la mia mano e sfrego i denti e tiro il coltello avanti.
 
Quando il coletto si infila nella schiuma con un sono molto soddisfacente, sono subito sollevata da terra.
 
“Ah! Guarda lì!” esclama Finnick, facendomi roteare. Rido con lui e mi posa di nuovo a terra. Si avvicina alla schiuma e esamina il coltello.
 
“È infilzato perfettamente! Hai la lotta dentro di te, dopo tutto, Cresta!” ghigna mentre si avvicina di nuovo a me. “Vedi, ti ho detto che era colpa dei capelli.”
 
Roteo gli occhi e incrocio le braccia al petto. “Non è vero! Era solo un tiro fortunato.”
 
Si siede vicino a me e tira la mia coda di cavallo. “Nah. Era un tiro grandioso. Sei una piccola guerriera.”
 
“Sei ridicolo.” Dico esasperata. Se un tributo è un guerriero, allora quello non sono io. Il suo sorriso è contagioso però, e ghigno.
 
Il pavimento scricchiola un po’ e Finnick automaticamente guarda in su. Mags sta camminando in punta di piedi fuori dalla stanza.
 
“Dove stai andando, Mags?” chiede Finnick.
 
Lei si ferma e gli lancia un ghigno losco.
 
“Oh, sto andando a dormire.” Dice.
 
“Non c’è bisogno che tu te ne vada,” dice. Mi guarda confuso e io scrollo le spalle.
 
Lei continua a camminare.
 
“Sono vecchia! Ho bisogni di dormire! Buona fortuna, Annie!” urla dietro la sua schiena.
 
“Stupida donna,” dice Finnick in tono affettuoso.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
• angolo della traduttrice: Ciao! Ecco in questo capitolo vediamo il rapporto tra Finnick ed Annie evolversi sempre di più, e vediamo anche alcuni tributi che saranno presenti nell’arena. Qual è il vostro personaggio preferito? Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) per informazioni o per fare semplicemente una chiacchierata.
 
• Nel prossimo capitolo: Guai in vista per Chiron, il più maltrattato dai Favoriti, i tributi devono mostrare le loro capacità agli Strateghi e si scoprono i punteggi di Chiron ed Annie.
 
• Altre fanfiction in traduzione: ♧ I’ll Take it Shaken not Stirred – Harry Potter, si svolge nell’era dei Malandrini. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3526627&i=1
♧ Lessons Learned – Harry Potter, dove protagonisti sono i ragazzi della Nuova Generazione.  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3614005&i=1
 
A presto,
Silvia
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Scores ***


(PROSSIMO AGGIORNAMENTO: bio del profilo)
Capitolo 5: Scores
 
• nel capitolo precedente: Annie e Finnick parlano di strategie ed Annie fa credere ai Favoriti di essere una pazza. Finnick promette a Annie di far recapitare una lettera alla sua famiglia.
 
 
Cara Cora,
In questo momento sono seduta nel salotto dell’appartamento del Distretto 4 al Centro di Addestramento e Finnick Odair è addormentato contro le mie gambe.
 
Prima che tu impazzisca (scommetto che hai già fatto cadere la lettera e hai chiamato Marv nella stanza e gli hai letto quella frase, vero? Lo hai fatto. Ti conosco, Cor. Saluta Marv da parte mia), dovrei chiarificare come Finnick è finito ad addormentarsi nel pavimento. Lui era seduto e stava dicendo a Mags e a me le notizie che aveva sentito sui Giochi di quest’anno, ma si è addormentato perché qualcuno potrebbe aver scambiato il caffè con la caffeina con quello senza. È stata Mags, ma non dico niente.
 
Comunque, io ero nel divano e lui era seduto nel pavimento sotto i me e alla fine, eccomi qui con il vincitore dei 65esimi Hunger Games addormentato contro di me. Ho pensato che avresti voluto saperlo. Vorrei che tu lo avessi potuto vedere; era letteralmente nel bel mezzo di una frase quando si è interrotto e dormiva. Non ho mai visto nessuno fare una cosa del genere.
 
È quasi mezzanotte qui e domani devo andare a fare il punteggio individuale. Vorrei terribilmente che tu potessi essere qua per così tanti motivi. La Capitale è così colorata, Cora. È un posto esotico pieno di neon gialli, luminosi come i pesci in un acquario; blu profondi, fedeli all’acqua marina; verdi accesi, vividi come la nuova erba che cresce vicino a casa in primavera; e rossi irritanti, più rossi del sangue. Vorrei poter spiegare meglio, perché penso che sarebbe un ultimo regalo bellissimo da darti. Un’immagine mentale vivida del posto in cui non dovrai mai andare (e sono grata per ciò). Le persone della Capitale si vestono in modo così inusuale. Si tingono la pelle con quei colori accesi e si fanno tatuaggi e forme su di essa. La mia stilista ha triangoli multicolori che si uniscono insieme sul suo corpo. È strano, ma mi conosci. Più strano, meglio è.
 
C’è anche un pensiero, qui, che mi mette molto a disagio. Dovresti vedere la sete di sangue che hanno, Cor. È bruttissimo. Mi fa venire la pelle d’oca. Non hanno veramente problemi con i Giochi. Infatti, si congratulano con me per essere ‘onorata’ di essere stata scelta per parteciparvi. La nostra accompagnatrice è completamente innamorata dei Giochi e parla frequentemente di come reagirebbe lei se fosse lì dentro, ha detto persino che vorrebbe poter essere un tributo. Ho pensato che Finnick le avrebbe tirato il coltello che aveva in mano.
 
Sto pensando un sacco a te, Arnav e papà. Siete nella mia mente ogni momento, non importa cosa io stia facendo, o se io vi voglia lì o no. Credo che anche voi mi abbiate pensato? Cora, il mio cuore mi duole mentre scrivo ciò. So che questa sarà l’ultima cosa che ti dirò mai e non è neanche a faccia a faccia. C’è così tango che volevo fare, così tanto che volevo vedere, così tante parole che volevo dire, così tante albe e tramonti che volevo ammirare. Li sento tutti dentro di me e pesano parecchio. Ogni giorno sento come se stessi trasportando in giro una bara di legno solida. Occupata, ovviamente.
 
Continuo a pensare all’estate in cui Arnav ha compiuto sei anni. L’estate in cui siamo tutti andati nella barca di papà e siamo rimasti nel mare per minimo un mese. Giuro che qualche volta sento l’odore dell’oceano e il sale e percepisco l’umidità dell’aria. Di notte riesco a sentire i rumori della barca e le vele che sbattono. Ma soprattutto, posso vederci tutti e quattro sdraiati di schiena sul ponte mentre guardiamo il cielo. Era il blu più scuro che io abbia mai visto e sembrava che non ci fosse neanche un centimetro senza le stelle brillanti di ogni dimensione. Le stelle non sono così qui. Non ci sono neanche. Viene tutto dalle luci brillanti, dice Mags. Io ci credo.
 
Ho realizzato oggi che continuo a pensare a quella gita e a quella notte. È perché è probabilmente la più felice che io abbia mai vissuto. Arnav continuava a dire quella battuta pessima sul marinaio e il cane e tu continuavi a ridere istericamente ogni volta che lo diceva anche dopo aver oltrepassato le venti volte, e papà stava sorridendo di più da quando è morta la mamma, ed Arnav era sdraiato con la sua testa nella mia spalla per tutta la notte. I suoi capelli odoravano di erba, ricordo anche quello.
 
Voglio che tu sappia che tu, papà ed Arnav avete reso la mia vita bellissima. Mi avete sempre amato incondizionatamente e non avete mai chiesto qualcosa in ricambio. E tu specialmente, mia sorella che sa cosa fare in ogni situazione e mi tiene insieme quando io sento che tutti i miei nodi si stanno sciogliendo. Mi sono divertita così tanto a condividere la mia infanzia e la mia breve vita da giovane adulta con te, e non cambierei i ricordi che ho per niente, neanche per un biglietto per uscire da quei Giochi.
 
Voglio che tu lo ricordi quando guardi i Giochi. Non so cosa tu vedrai, non so cosa succederà. Ma so che morirò nell’Arena. E va bene. Tu starai bene. Non importa quanto orribile possa sembrare, in quanto dolore io sembri stare, sappi che sto pensando a quella notte nella barca di papà, che non ho paura e sono felice. Sono felice per ciò che ho vissuto, sono felice per la mia famiglia più di tutto.
 
Ho un paio di cose che devo chiedere a te e al resto della famiglia e io sto già riconoscendo il tuo consenso a queste, quindi sappi che ci tengo. Prima cosa, voglio che tu e Marv abbiate un sacco di bambini. Amali come hai amato me e saranno così felici. Poi, voglio che tu dica ad Arnav che lo amo più di quanto le balene amino il pesce e i pesci amino il plankton. Dì a papà che amo anche lui e sono così riconoscente per tutto quello che ha fatto.
 
Mi sono fatta scappare a Finnick che tu sei una fan, quindi sono sicura che farà scivolare una foto autografata nella busta, così che essa possa essere il regalo da parte mia per tutti i compleanni che mi perderò. Mi ha anche promesso che darà ad Arnav delle lezioni di tridente quando vuole, e gli ho già detto che ci tengo molto. Mi sta facendo un grosso favore spedendo questa lettera – un favore che lo potrebbe mettere in grandissimi problemi – quindi non importa cosa tu possa pensare sul modo in cui si occupa di farmi da mentore nell’Arena, sii gentile con lui. So quanto testarda tu possa essere, quindi considera anche questo come ultimo desiderio.
 
Voglio anche che voi sappiate che nei giorni precedenti all’arena, io sono stata felice. Qualche volta estremamente e dolorosamente triste, ma allegra e serenamente contenta altre volte. Non voglio che voi pensiate che i miei ultimi giorni di vita siano stati squallidi. Ho formato dei ricordi così belli che andranno direttamente nella lista dei miei momenti preferiti della vita, non importa la situazione in cui mi trovo, e devo la maggior parte di essi a Finnick. Non ho parole per esprimere quanto mi sbagliavo sul suo conto. Hai totalmente il diritto di dire ‘te l’avevo detto’. Me lo immagino mentre lo dici. Sì, Cora, hai ragione. Avevi ragione. È semplicemente meraviglioso. E non intendo che il Finnick che si vede in pubblico sia meraviglioso; è carinissimo, ma non è niente come Finnick nel privato. Finnick nel privato è qualcosa di diverso da se stesso. Pensa in modi simili ai miei e non perché siamo stati vicini per così tanto tempo che siamo praticamente la stessa persona come io e te, ma perché siamo fatti della stessa roba, qualsiasi cosa sia e in qualsiasi modo sia successo. Lui capisce me, non quello che dico o che non dico o quello che faccio o che non faccio, ma me come persona. È bizzarro, ma è stato un tale sollievo. Non so cosa avrei fatto senza di lui. È un grande amico e uso quella parola con completa e totale onestà. Ci tengo a lui e mi fido di lui. È strano come andiamo così tanto d’accordo, anche se ci siamo tecnicamente appena incontrati, ma io amo così tanto le cose strane e insieme siamo strani in modi divertenti e meravigliosi. Qualche volta mi rende triste, perché penso che diventeremmo gli amici migliori se il tempo non corresse.
 
Ringrazialo da parte mia la prossima volta che lo vedi, ok? Non mostrargli solo questa lettera, perché non ha bisogno di un’altra ondata di aria nel suo ego già immenso.
 
Dovrei davvero andare a dormire ora. Penso che finire questa lettera sia più difficile che nel treno per la Capitale. Mamma ha sempre detto che avevo problemi nelle separazioni. Mamma ha sempre ragione, direi.
 
Ti voglio per sempre bene.
 
Con amore,
Seashell.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
 C’è un istante in cui sai che qualcosa di brutto succederà. È questa sensazione nel tuo stomaco e nei polpastrelli delle dita e nel retro del tuo collo. È intenso e senza fine, consuma ed è sconfortevole.
 
Mi sento così ora. Mi sono sentita così in diversi momenti da quando ho camminato verso la Mietitura.
 
Sto pranzando da sola nella sala da pranzo, anticipando nervosamente io momento in cui cominceranno a chiamare di nuovo i tributi per i punteggi. Ho un’idea generale di cosa farò, ma non sono interamente sicura di non immobilizzarmi quando entro nella stanza ed incasinare tutto.
 
Hanno appena chiamato il tributo maschio del Distretto 1 quando sento delle urla.
 
Distinguo la voce di Chiron immediatamente, avendoci vissuto insieme per alcuni giorni. Sta urlando come un matto, così furioso che non riesco a comprendere neanche una parola di ciò che dice. Mi alzo in piedi e stringo le mie mani, non completamente sicura se dovessi andare nel corridoio per vedere se tutto è a posto o starne fuori completamente.
 
La preoccupazione vince contro la cautela e mi dirigo esitante verso la porta. Il carattere irascibile di Chiron è qualcosa che ho visto solo in un’altra occasione ed ero così terrorizzata di quanto lo sono ora.
 
Sbircio fuori dalla stanza e Chiron è in piedi davanti a Osmium – il ragazzo del 2 – e la sua faccia è rossissima. Sta gridando e gesticolando con rabbia e Osmium ha le braccia tese e i pugni serrati, come se stesse aspettando la goccia che fa traboccare il vaso per tirargli un pugno.
 
“Chiron!” chiamo.
 
Entrambi si zittiscono immediatamente, girandosi a guardarmi. Chiron sta respirando affannosamente e gli occhi di Osmium sono sbarrati.
 
“Cosa succede?” gli chiedo.
 
Una volta fatta la domanda, sembra provare abbastanza vergogna di star urlando contro Osmium. Lui apre la sua bocca e poi la chiude, con gli occhi che guadano attorno selvaggiamente.
 
Osmium approfitta di questo momento e dà una spinta a Chiron. La testa di Chiron si gira di scatto per guardare Osmium ed ha un’espressione dura.
 
“Fermi!” urlo mentre Chiron alza il suo braccio. “Andrete entrambi nei guai!”
 
Osmium contrae le sue mani e sogghigna. “Aspetta solo di essere nell’Arena, 4. Aspetta solo.” Dice a Chiron.
 
Va via, lasciandomi da sola nel corridoio con un Chiron arrabbiato.
 
Io rimango in piedi, con le mani nei fianchi, aspettando di vedere cosa farà Chiron. Abbassa la testa. Stiamo così per un intero minuto, senza muoverci e senza dire niente. Sembra turbato.
 
“Stai bene?” gli chiedo gentilmente.
 
Tiene la sua testa abbassata.
 
“Che importa? Tanto saremo morti presto.” Esclama.
 
Mi avvicino di un passo, mantenendo una distanza di sicurezza tra di noi.
 
“Quindi? Siamo ancora vivi ora.” Dico.
 
Lui scrolla le spalle.
 
“Mi sono solo stancato degli sfottò,” spiega. Distretto 1 e Distretto 2 non hanno fermato il loro assalto nei confronti di Chiron.
 
Li sento chiamate il tributo femmina del Distretto 1. Il mio cuore comincia a battere più velocemente e il mio stomaco si torce a disagio. Ci sono rimasti pochi tributi prima del 4.
 
“Se non ti dispiace dirmelo, perché non vuoi far parte dei Favoriti?” chiedo infine.
 
Lui fa una smorfia.
 
“Ti ricordi il tributo dell’anno scorso?” chiede. “Sophia Belhalm?”
 
Ci metto qualche secondo per dare un nome ad una faccia, ma mi ricordo abbastanza bene. Sophia si è fatta volontaria a quattordici anni, molto probabilmente sperando di seguire i passi di Finnick. È stata in un’alleanza con i Favoriti per un totale di trenta minuti prima che loro la tradissero e la pugnalassero a morte. Dichiararono che non avevano davvero bisogno di lei. E se Chiron fosse in qualche modo connesso a lei, spiegherebbe perché è stato così astiosamente contrario ad unirsi al gruppo dei Favoriti, così tranquillo e misero praticamente ogni minuto di ogni giorno, così diffidente della maggior parte di noi.
 
“La conoscevi, vero?” chiedo.
 
Lui annuisce. “Era la mia migliore amica. Ci conosciamo da – oh no, direi che sia sbagliato. Ci conoscevamo da quando eravamo neonati.”
 
Mi addolora. Se fa male così tanto a me, non posso immaginare quanto doloroso sia per lui.
 
“Mi dispiace.” Dico onestamente.
 
Lui scrolla di nuovo le spalle. “Non è colpa tua. Ecco perché odio l’1 e il 2. E perché odio la Capitale e tutto di ciò. Mi ricorda così tanto l’anno scorso, guardare la sfilata, i punteggi e le interviste, chiedendomi cosa stesse facendo nel mezzo di tutto questo. Ora lo so e non posso neanche condividerlo con lei, perché è morta.” Incrocia le braccia con forza intorno al suo petto.
 
“È dura non avere qualcuno cin cui condividere le cose.” Dico.
 
Non dice nient’altro e il suo nome viene chiamato trenta minuti dopo. Sono così tesa che dimentico di augurargli buona fortuna.
 
Quando viene chiamato il mio nome, in qualche modo mi alzo in piedi e poi mi muovo così velocemente sul pavimento che sembra quasi che io stia scivolando. Il mio desiderio che questo inizi si è trasformato in un desiderio di finirla il più presto possibile.
 
Sono in piedi di fronte al terrazzo e tengo stretto l’orlo della mia maglietta. Loro mi fissano in attesa. Sono vestiti in modo eccentrico come tutti gli altri nella Capitale. Penso che anche le differenze tra il nostro stile aiuti la Capitale a non simpatizzare con coloro che mandano a morire. È anche difficile per me vederli come persone simili a me, quindi immagino che loro abbiano problemi simili con noi tributi. Dopo tutto, se qualcuno fosse drasticamente diverso da te stesso, dov’è la prova che siano come te? Non ce n’è. È tutto un casino.
 
Mi schiarisco la gola. Non riesco a guardarli negli occhi quando parlo.
 
“Il mio nome è Annie Cresta. Distretto 4.” Sussurro.
 
Il Capo-Stratega di quest’anni annuisce. “Facci vedere allora, signorina Cresta.”
 
Mi giro ed esamino la stanza. I miei occhi finiscono nella corda. Cammino rapidamente lì e cado nel pavimento vicino. Impiego solo pochi minuti per fare un nodo abbastanza largo. Dopo ciò, lo tiro sopra la mia spalla e cammino verso i manichini a bersaglio. Prendo uno dei coltelli vicino all’area dei bersagli e lo sento molto più pesante di quello con cui ho fatto pratica. Questo mi preoccupa.
 
Quando mi preparo per tirare il nodo, in piedi davanti al bersaglio, realizzo che non ho spazio per mettere il coltello mentre faccio questo gesto. Mi immobilizzo. Se mettessi il coletto per terra, mi toglieranno dei punti per aver lasciato la mia arma per terra in un punto dove me la potrebbero rubare. Se la tenessi in mano e provassi a tirare il nodo con una mano, mancherei probabilmente il bersaglio.
 
Ignorando tutte le regole di sicurezza, porto il coltello dalla mia bocca e mordo la fine smussata della lama. L’acuto odore metallico mi ricorda il sangue.
 
Stringo così tanto la lama per impedire una sua caduta che mi fa male fisicamente. Tutto quello che so è che non vorrei che il peso del manico lo tirasse giù, facendolo scappare dalla presa della mia bocca, perché probabilmente mi farei male. Avrei dovuto provare a morderlo dal manico, ma è troppo tardi ora.
 
Mi trovo ad esitare comunque, perché è molto diverso tirare il coltello a qualcosa che sembra più o meno un umano, piuttosto che ad un pezzo di schiuma. Mi ripeto più volte che non è una cosa viva e poi lo tiro in avanti. Si infilza solidamente nella pancia del manichino – non esattamente dove stessi puntando, ma in un punto abbastanza critico da non fare molta differenza.
 
Faccio qualche passo indietro dalla scena dell’omicidio organizzato e poi mi giro per guardare la terrazza.
 
Gli Strateghi annuiscono.
 
“Grazie, signorina Cresta.”
 
Annuisco. Le parole mi scivolano via prima di riuscire a pensare a cosa stia dicendo.
 
“Grazie a voi per aver guardato,” dico.
 
Alcuni sembrano sopresi dalla mia frase e io mi insulto mentalmente. Grazie per aver guardato? Sì, grazie per avermi guardato mentre dimostri come ucciderò gli altri tributi che cercheranno di uccidermi nei Giochi dove solo una persona può sopravvivere, sono veramente grata che voi ci abbiate speso del tempo. Grazie mille.
 
Sto camminando fuori quando il Capo-Stratega risponde.
 
“Fidati, il piacere è tutto nostro.”
 
Questo è poco ma sicuro.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
Appena entro nell’appartamento, Annora mi afferra la mano e mi porta nel salotto.
 
“Com’è andata?” chiede. Mi porta verso il divano e mi fa sedere. Poi si siede su una sedia vicino alla poltrona occupata momentaneamente da Mags.
 
Lancio un’occhiata al salotto, aspettando di vedere Finnick spuntare da qualche parte, ma non è da nessuna parte. Questo mi confonde, dato che la scorsa notte quando ero nervosa mi aveva promesso che sarebbe stato di sopra tutto il tempo, pronto per sentire come fosse andata appena uscita.
 
“Dov’è Finnick?” chiedo. Guardo di nuovo le loro facce e Mags sta facendo una smorfia. Annora, invece, non sembra per niente turbata. Scrolla via la domanda con uno scrollo della sua mano assurdamente fresca di manicure.
 
“Oh, aveva del lavoro da fare nella Capitale. Tornerà prima di cena.” dice.
 
Cerco al meglio di non sembrare delusa. Annora se la beve con lo stesso entusiasmo con cui probabilmente ha comprato quel vestito illuminante che sta indossando. Mags, d’altra parte, mi guarda tristemente.
 
Rimango lì seduta fino a quando Annora mi scocca un’occhiata così tagliente che mi fa ricordare la sua domanda.
 
“Oh, è andata benino.” Dico. Non ho alcun desiderio di raccontarla con grande dettagli. Annora, invece, ha un grande desiderio di sentire tutto di essa, persino che scarpe stesse indossando il Capo-Stratega.
 
Dopo aver sofferto per le sue domande per minimo un’ora, lei si sente soddisfatta dato che la sua immagine mentale è ormai completa.
 
“Credo che tu prenderai qualcosa tra cinque e serre. Saresti potuta andare più in alto, se non avessi esitato. Perché lo hai fatto?” chiede.
 
Avevo spiegato la mia esitazione nel tirare, ma non avevo spiegato perché. Sembra una cosa così sciocca ora come lo era prima.
 
“Sono abituata a prendermi un secondo per riprendermi prima di tirare. Mi aiuta con la mira.” Fingo. Mi sento colpevole quasi subito dopo averlo detto, e distolgo gli occhi e inizio a fissare il tappeto. Non ho le parole per spiegare ad Annora – un’amante avida dei Giochi e di tutta la violenza di cui sono caratterizzati – che non sopporto la violenza. Che fa male al mio cuore e alla mia testa a fa tremare la mia mano. Che la prima volta in cui ho visto un Pacificatore frustare pubblicamente qualcuno, ho pianto per due ore. Quindi non dico niente.
 
Dopo la mia sessione di racconto dettagliata, Annora mi lascia per andare nella stanza di Chiron per provare a farsi dire qualcosa in più. Mags ed io rimaniamo in silenzio fino a quando lei mi chiede una cosa. Non sento la prima volta, ma lei si ripete.
 
“Lui voleva essere qui, non là.” Dice.
 
Non deve chiarificare di chi stia parlando e io non fingo che lei debba farlo. Lei sa che nonostante io provi a fingere l’incontrario, mi importa il fatto che lui non sia qui.
 
“Va bene così. Sono un po’ delusa, ma sono sicura che Annora adorerà avere il lavoro di ridirgli tutto quando tornerà.” Dico, sorrido, pensando a quanto sarà entusiasta Annora, e a come la storia si trasformerà in una di quelle telenovele drammatiche della Capitale. Che è precisamente il motivo per cui sono sicura che Finnick la interromperà il più gentilmente ed educatamente possibile per chiedermi a me di raccontare.
 
Mags scuote la testa.
 
“Vorrà sentirselo raccontare da te.”
 
“Pensavo che sarebbe stato proprio il caso.”
 
Tiro i miei capelli a disagio. Mi chiedo che punteggio riceverò. Se fosse qualcosa meglio di un voto scadente, ho paura che i Favoriti si renderanno conto che io ho esagerato il mio lato sensibile quando ho parlato con loro. Qualcosa mi dice che non saranno molto contenti di essere stati ingannati. Spero quasi che il mio punteggio sia atroce.
 
“Quindi qual è il vero motivo della tua esitazione per tirare il coltello?” chiede casualmente Mags. Le lancio un’occhiata di scetticismo e lei inizia a ridere. “Bambina dolce, solo Annora poteva credere ad una cosa del genere. Sei terribile a dire le bugie.”
 
Sorrido imbarazzata. “Sì, sono sempre stata abbastanza pessima a mentire.”
 
Lei mi fissa, in attesa, fino a quando ridico quella parte della storia in completa onestà.
 
“Ho paura che sarà così nell’Arena. Che quando dovrò farlo, mi immobilizzerò e poi sarò morta.” Dico.
 
Mi guarda pensierosa. Le rughe intorno ai suoi occhi si muovono verso l’alto mentre pensa. “Penso che se il manichino avesse provato a farti male, saresti stata capace di farlo. Una cosa è pensare di uccidere un innocente, un’altra è usare un’arma per allontanare qualcuno che vuole ferirti.”
 
Non ci avevo pensato prima.
 
“Credo che non ci sia modo di sapere come reagirò in quel tipo di situazione fino a quando io non ci sarò davvero dentro.” Mormoro.
 
Lei annuisce e la sua faccia si allarga in un sorriso saggio. “Hai detto bene.”
 
Abbasso lo sguardo alle ginocchia. Mi fa sentire meglio ma anche peggio sapere che non ci sia in modo per scoprire come mi comporterò.
 
“Qualcos’altro ti consuma dentro?” chiede Mags.
 
La guardo, sapendo che lei possa ancora leggermi in faccia che io vorrei che Finnick fosse qui. Non importa davvero tanto, comunque. Certo, vorrei che lui fosse qui, ma tornerà presto e non posso aspettarmi che lui sia qui tutto il giorno, anche se farmi da mentore è il suo lavoro. È sicuro dire che è andato sopra e oltre le sue responsabilità da mentore, quindi se vuole prendersi un paio di ore libere, per me va bene.
 
“Sto bene.” Rispondo.
 
“So che sto bene. Mi preoccupo solo che tu possa pensare che il ragazzo avesse voluto andare dov’è andato, ma non è vero. C’è una grande differenza tra lasciare un posto perché vuoi farlo o lasciarlo perché devi assolutamente farlo.” spiega.
 
Mi chiedo in quale situazione lui abbia dovuto assolutamente lasciare un posto. È Finnick Odair, praticamente scrive le sue leggi qui nella Capitale (e anche a casa, ora che ci penso).
 
“Ci sono delle commissioni che Snow gli fa fare. Non sono piacevoli per lui e lui preferirebbe molto essere qui, invece. Me lo ha detto e poi, io conosco quel ragazzino come il palmo della mia mano.” Risponde alla mia domanda non espressa ad alta voce.
 
Mi vergogno, allora, come se lei pensasse che io lo giudico e penso male di lui e lei deve quindi difenderlo.
 
“Non lo giudico male per non essere qui. Anche se avesse volito andarsene di sua volontà, mi sarebbe andata bene.” Dico velocemente.
 
Lei sorride gentilmente. “Lo so, Annie. Volevo solo che tu lo sapessi.”
 
Annuisco, sentendomi meglio, ora che lei sa che non ce l’ho con Finnick. So che i due sono vicini, quindi se dice che lui ha fatto una cosa per una determinata ragione, io ci credo. Mi domando se si siano avvicinati prima dei suoi Giochi o dopo. Infatti, non sono sicura che lei fosse la sua mentore.
 
“Eri la mentore di Finnick?” chiedo.
 
Lei ride. “Lo sono ancora!”
 
Ghigno, pensando a tutte le circostanze in cui ho visto questo fatto realizzarsi.
 
“Hai ragione.”
 
Lei stira fuori le sue gambe e le sue ginocchia scricchiolano. Lei le massaggia per qualche istante e poi mi guarda di nuovo.
 
“Gli voglio tanto bene. Non ho mai avuto una mia famiglia, ma quel ragazzo è mio figlio, in tutti i modi.” Dice.
 
Non posso evitare di sorridere al pensiero improvviso di un piccolo Finnick che afferra la mano di Mags mentre camminano insieme per le strade del Distretto 4.
 
“Posso dire che anche lui ti vuole tanto bene.”
 
Lei sorride. “Siamo stati molto fortunati il giorno in cui ci hanno messo come tribute e mentore.”
 
Lei rimane in silenzio per qualche lungo istante poi si gira a guardarmi, cogliendo il mio sguardo.
 
“È buffo fortunati possono essere certe coppie di mentore e tributo.”
 
Sto cercando di analizzare la sua frase quando la nostra conversazione viene interrotta.
 
“Aw, Mags, pensi davvero che questo sia il luogo e il tempo ideale per fare da creatrice di coppie?”
 
Finnick entra nella stanza, vestito con un completo bianco con dei bottoni così bianchi che sono quasi certa che essi siano il vero affare.
 
Mags distoglie lo sguardo da Finnick, alzando il naso.
 
“Scusa, Finnick, non ho sentito una parola di quello che hai appena detto. Il mio apparecchio uditivo è spento.” Dice.
 
Finnick rotea gli occhi e poi sorride verso di me.
 
“Beh allora, mia cara amica!” dice. Si siede nel divano vicino a me. “Com’è andata?”
 
Mags sgattaiola fuori dalla stanza nello stesso modo dell’altra notte e io ridico l’intera e onesta storia a Finnick.
 
“Non preoccuparti nemmeno della tua pausa. Sembra che tu abbia fatto così bene! Buon lavoro, Annie.” Ghigna.
 
Io sorrido a trentadue denti. Un silenzio confortevole cade tra di noi.
 
“Oh, e Finnick?” chiedo.
 
“Mhm?”
 
“L’ho fatto con i capelli sciolti.”
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOuO
 
I punteggi li fanno vedere dopo cena.
 
Siamo tutti seduti intorno alla televisione. Chiron sembra completamente a suo agio. Io, invece, sono molto più nervosa di quanto pensassi. Dopo dieci minuti di ribalzamento della mia gamba destra, Finnick mette una sua mano nel mio ginocchio con fermezza, e fa fermare la mia gamba. Lo guardo.
 
“Andrà tutto bene,” mormora. Lo guardo negli occhi, cercando di assicurarmi che non mi stia mentendo. Niente sembra farmi capire che lui sia disonesto, così annuisco.
 
Fanno una breve introduzione in cui spiegano di nuovo sistema dei punteggi e poi iniziano a leggerli. Julius riceve un nove e Sapphire un dieci. Aly prende otto e Osmium segue Julius totalizzando nove punti.
 
I due tributi del tre prendono due sette e poi tocca a Chiron ed a me. Sento una breve sensazione di gelosia per il Distretto 12, che ha il maggior tempo per prepararsi per tutto.
 
“Chiron Siot, con un punteggio di… 10!”
 
Chiron sembra piuttosto scioccato, ma ciò si trasforma velocemente in un’espressione di rilievo. Per non farsi uccidere immediatamente dai Favoriti per vendetta, aveva bisogno di un punteggio abbastanza alto per essere visto come un intimidatore. Penso che un dieci sia perfetto per lui.
 
“È fantastico, Chiron!” mi congratulo con lui.
 
Dopo altre congratulazioni e una pacca sulla spalla, loro dicono io mio nome.
 
“Annie Cresta, con un punteggio di… 6!”
 
Finnick allaccia un braccio intorno alle mie spalle e mi dà una stretta amichevole. Ha di nuovo l’odore di qualcun altro, e non di se stesso. Non penso che mi piaccia.
 
“Molto bene, Annie! Hai fatto bene da sembrare competente ma non sarai un obiettivo immediato.” Dice.
 
Mags mi da due pacche sul braccio. Annora dice qualcosa di simile a, beh, potrebbe essere andata peggio!
 
Finnick si ritrae e picchietta il mio naso in modo giocoso.
 
“Chi lo avrebbe mai detto che la nostra piccola Annie Cresta ce l’aveva tutto dentro!” sussurra.
 
Cerco di lanciargli un’occhiataccia, ma mi esce male. Alla fine ci rinuncio e gli sorrido, il che mi viene molto meglio.
 
Annora inizia una conversazione su quanto sia eccitata per le interviste e smette di parlare qualche volta per sentire brevi risposte delle altre persone. Finalmente sembra finire le cose da dire, dopo un po’, e poi inizia a canticchiare contenta. Lascio viaggiare la mia mente mentre guardo fuori dalla finestra verso le strade affollate della Capitale.
 
“Annora?” chiedo.
 
Lei alza lo sguardo esaltata. Finnick si gira per guardarmi.
 
“Sì? Vuoi che io dica alla tua stilista della nuova sfumatura di rosa neon?” chiede. Ci metto un momento per realizzare che quello era l’argomento del suo discorso precedente. Ammetto di essermi estraniata quando ha incominciato a spiegare perché l’arancio sia un colore estivo e non autunnale.
 
“Stavo solo pensando… vedo una grande quantità di bambini nella Capitale, ma non ho mai visto una donna incinta.” Dico.
 
Lei ride velocemente ed ha il tono della risata nervosa ed imbarazzata.
 
“Oh, Annie! Perché mai dovresti vederla?” chiede.
 
Non so come rispondere.
 
Finnick si intromette.
 
“Annora, nel Distretto 4 fanno le cose in modo diverso. Le donne vanno fuori liberamente quando sono incinta.” Dice,
 
Sia io che Annora eravamo incoscienti si facesse in modo diverso da un’altra parte.
 
“Alle madri non importa?” chiede Annora, completamente scandalizzata.
 
La sua domanda mi confonde alla grande.
 
“Madri?” chiedo. “Sono loro le madri.”
 
Il corpo di Finnick si sposta leggermente verso destra. Il suo corpo è caldo contro il mio e per un minuto sento come se stesse cercando di proteggermi da qualcosa, ma non capisco cosa.
 
“Una volta nato il bambino, sì!”
 
Le sue parole mi confondono.
 
“Annie, le donne nella Capitale assumono altre donne per portare e poi partorire i loro bambini. Queste donne stanno nella casa della madre che aspetta il figlio fino al parto.” Spiega Mags.
 
Sono così scioccata da non ricordarmi di nascondere l’emozione.
 
“Vuoi dire che le donne portano i loro bambini nel Distretto 4? E vanno fuori in pubblico durante la gravidanza?” chiede Annora.
 
Annuisco passivamente.
 
Sembra che le differenze tra la Capitale e i distretti siano più grandi di quanto pensassi. La Capitale è completamente distaccata dall’empatia e dalla connettività umana. Va oltre il fatto di non riconoscerci come persone; a loro non interessa proprio niente al di fuori di loro stessi. A loro piacciono i Giochi perché fanno parte dell’intrattenimento, quindi non importa cosa accada agli altri. Certo, possono essere gentili nei loro piccoli modi di gentilezza, ma sento che loro non abbiano la minima idea di cosa voglia dire sacrificarsi. Rifiutano di creare una vita perché è un sacrificio e invece pagano qualcun altro per farlo al loro posto. L’arroganza della Capitale si è estesa così tanto da rendere la gravidanza una vergogna e farla diventare una cosa da chiudere a chiave. Un’inconvenienza che solo le persone che riceveranno delle cose materiali in cambio desiderano fare. Hanno screditato uno degli atti più nobili che un umano possa fare e per qualche ragione questo mi sciocca ancora di più dei Giochi, più della moda, più dell’architettura. O magari è solo che questo, combinato con tutto il resto, rende la Capitale qualcosa di più incomprensibile di prima.
 
“Che cosa tremenda!” dice Annora.
 
Voglio spiegarle che quello che fanno loro è tremendo. Che sono scioccata dalla loro cultura e dal modo in cui vivono. Ma so che non potrei mai farglielo capire.
 
Solo più tardi quella sera riesco a parlare di come io mi senta.
 
“La Capitale è un posto molto corrotto.” Dice Finnick.
 
Siamo di nuovo seduti suk tetto. Stavamo giocando ad un gioco con le carte della Capitale insieme ad Annora e Chiron, ma il momento è velocemente finito quando Annora ha cominciato a ridire le sue morti preferite nella storia dei Giochi arricchendole di dettagli sui suoi colori preferiti. Devo aver avuto uno sguardo annoiato, perché Finnick si è offerto di portarmi su nel tetto per farmi prendere un po’ di aria fresca. Ne avevo disperatamente bisogno.
 
“Sai, non ci avevo davvero pensato fino a d’ora. Cioè, sapevo che loro facessero cose sbagliate, ma lo attribuivo ad una differenza tra culture. Il… disgusto per il loro stile di vita non mi aveva veramente colpito prima di oggi.” Dico.
 
Finnick si avvicina e giocherella con i miei capelli. È un gesto così affezionato e confortevole che mi calmo all’istante. Lui fa scivolare le sue dita tra di essi e li intreccia e poi scioglie tutti e poi inizia di nuovo il ciclo.
 
“Mia madre diceva sempre che la parte migliore di essere un genitore fosse imparare ad amare qualche cosa più di quanto una persona ami se stesso.” Dice. “Non penso che qualcuno qui sappia cosa vuol dire.”
 
Allaccio le mie mani intorno al mio corpo e annuisco con lui.
 
“Prima vai via dalla Capitale, meglio è.” Dice Finnick, quasi più a se stesso che a me. “È un posto orrendo. Il Distretto 4 ha i suoi difetti, ma è meglio di questo.” Fa una pausa. “Ovunque è meglio di qui.”
 
Seduta qui, a guardare le luci dei giganti schermi riflettersi sulle strade al di sotto, con Finnick che fa passare le sue mani tra i miei capelli, non posso evitare di pensare che questo non sia così male come lui mi continua a dire. Almeno non proprio qui, e non in questo momento. Non ho niente da dire sulle altre parti.
 
OuOuOuOuOuOuOuOuOuOuOu
 
• angolo della traduttrice: Ciao ragazzi: vi faccio un “regalo” di San Valentino! La storia inizia a prendere forma. Cosa ne pensate dei Favoriti? – so che questo è il primo schizzo, andando avanti ne sapremo sempre di più sul loro conto. Fatemi sapere le vostre opinioni! Come sempre, lasciate una recensione – se mi accorgo che recensite in tante persone accorcio i tempi di traduzione! Vi lascio il mio account twitter (@silvxa) per informazioni o per fare semplicemente una chiacchierata.
 
• Nel prossimo capitolo: cosa ha fatto il piccolo Chiron per prendersi un dieci? Finnick e Annie si preparano per le interviste – lui si pare sempre di più – e presto sarà il momento in cui Annie dovrà fare l’intervista…
 
• Altre fanfiction in traduzione: ♤ I’ll Take it Shaken not Stirred – Harry Potter, si svolge nell’era dei Malandrini.  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3526627&i=1
♤ Lessons Learned – Harry Potter, Nuova Generazione. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3614005&i=1
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Goodbyes ***


cap6 Capitolo 6: Goodbyes.
 
 
Nel capitolo precedente: Annie scrive la lettera d’addio per sua sorella e successivamente i tributi vengono chiamati per mostrare le loro capacità agli Strateghi. Chiron litiga con Osmium, il tributo del secondo distretto. Chiron riceve 10 mentre Annie 6. Annie rimane scandalizzata quando scopre le differenze nell’allevamento dei figli che ci sono tra la capitale e il suo distretto.
 
 
 
 
I punteggi della notte scorsa sono ancora l’argomento principale della conversazione a colazione, l’indomani mattina.
Annora e Finnick intrattengono una leggera conversazione per tutto il pasto, chiacchierando su un cittadino di Capitol City e poi di un altro, fino a quando finiscono gli argomenti e ritornano a parlare dei punteggi che determineranno un sacco di cose per noi.
Si congratulano di nuovo con noi, ma io sono impegnata a chiedermi cosa abbia fatto Chiron nella sua sessione per prendersi un 10. Ha fatto di meglio di alcuni Favoriti. È più giovane di loro e non particolarmente robusto, quindi non sono completamente certa di cosa abbia potuto fare.

Mangio in silenzio per un paio di minuti, poi la domanda mi esce fuori istintivamente.
“Chiron, cosa hai fatto per gli Strateghi?” chiedo.
Lui mi guarda dalla parte opposta del tavolo e sembra esausto. Sono sicura che abbia dormito poco la scorsa notte. Guardando le facce disinteressate delle altre persone sedute al tavolo, realizzo di essere l’unica a non sapere cosa abbia fatto.
“Che cosa hai fatto tu?” chiede infine.
Sono spiazzata dal suo sospetto. Ci rimango male per un momento, sicura di non aver mai fatto niente di male per meritarmi il suo dubbio. Anche se, cosa ha fatto ognuno di noi per meritare di essere in questa situazione?
“Ho fatto un nodo ed ho tirato un coltello.” Dico con semplicità. Lo fisso dritto negli occhi, mostrandogli di non aver nessun problema dicendogli questo, come per fargli capire che può dire anche a me cosa ha fatto.
Lui annuisce e abbassa gli occhi al suo piatto.  Parla al piatto, non a me.
“Ho iniziato usando una spada ed una lancia,” inizia. “ero abbastanza bravo. Ma poi ho solo parlato con loro.”
I miei occhi guardano la sua faccia rivolta verso il basso. Parlato con loro? Cosa dovrebbe significare?
Lui velocemente comincia a spiegare. “Ho parlato con loro come se fossero un tributo che cerca di uccidermi. Ho parlato con loro come se stessi provando a persuaderli di non farlo. Ho fatto una lista di tutte i motivi per cui loro non avrebbero dovuto uccidermi. E poi ho detto agli Strateghi: ‘se posso convincere voi anche solo per un secondo a non uccidermi, immaginate cosa potrei convincere di fare ad un tributo spaventato’.”
Sono sconvolta dal suo coraggio e dalla sua creatività, così come lo erano sicuramente gli Strateghi. Non sarei mai riuscita a tirare fuori una roba del genere. È un miracolo che lui ce l’abbia fatta. È finita per essere la cosa migliore perché gli ha dato proprio il punteggio che gli serviva.
“Molto rischioso, ma buon lavoro.” Si congratula di nuovo Mags.
Lui sorride. “Grazie, Mags.”
Finnick finisce di mangiare, si alza e gira intorno al tavolo. Penso che stia per uscire dalla sala da pranzo, ma poi lo sento toccarmi i capelli. Giro la testa e lo vedo in piedi proprio dietro la mia sedia.
“Indovina, signorina Sei? Mi hai tutto per te per tre intere ore oggi mentre lavoriamo per il contenuto delle tue interviste.” Dice. “La tua sorte va sempre meglio.”
Afferro la fine del tavolo. “aspetta, dammi un minuto. Penso di stare per svenire dall’eccitazione.”
Lui ride rumorosamente e appoggia la mano sullo schienale della mia sedia.
“Ci vediamo nella mia stanza quando hai finito colazione,” dice, con un tono di voce volutamente seduttivo.
La mia faccia diventa immediatamente rossa, che era proprio il suo intento, giudicando la sua risata. Lancio un’occhiata alle altre persone sedute al tavolo, preoccupata improvvisamente che non siano familiari con il modo di scherzare di Finnick e che lo intendano in un modo diverso da quel che veramente è. L’unica persona che sembra un minimo non a proprio agio è Chiron. La sua bocca è tirata in una linea sottile. Ma poi, alla fine, lui sembra sempre non a suo agio.
Mi giro a guardarlo e fingo di sussultare. “non dovresti almeno portarmi prima a cena?”
Fa un sorrisetto. “ho appena fatto colazione con te, vero? È più di quanto ricevano molte ragazze.”
Mi fa l’occhiolino mentre esce. Io alzo gli occhi al cielo.

Le prime due ore di lezione per l’intervista scorrono senza eventi degni di nota. Finnick finge di essere Caesar Flickerman e mi chiede una serie di domande, ma dato che mi ha detto di essere semplicemente me stessa, è piuttosto semplice. L’unica volta in cui sbaglio è quando ‘Caesar’ mi chiede quale sia la differenza più sorprendente tra il distretto 4 e la Capitale, ed io inizio a discutere sull’allevamento dei bambini.

“Non vuoi parlare di quello in TV. È tipo un argomento tabù nella Capitale.” Spiega Finnick.
Annuisco lentamente, mentre la preoccupazione mi divora il buco dello stomaco. “Finnick, e se mi chiedesse una cosa a cui non so rispondere? E se mi bloccassi?”
Lui sorride gentilmente. Ha delle leggere occhiaie sotto gli occhi e i suoi capelli color bronzo sembrano più spettinati del solito. Mi chiedo se sia stato sveglio tutta la notte. Deve esserlo stato sicuramente.
“Segui il tuo istinto. Saprai cosa fare.” Risponde semplicemente.
Siamo seduti su due poltrone lussuose nella sua stanza, e mi sento già esausta, anche solo dopo due ore. Non ho dormito bene la scorsa notte e le sedie sono così comode. La voce di Finnick è calma e rassicurante e mentre continua a parlare mi ritrovo ad abbioccarmi.
Finnick posa una mano dolcemente sulla mia fronte. Riapro velocemente gli occhi, sentendomi colpevole. Lui non sembra arrabbiato, solo preoccupato.
“Stai bene?” chiede.
Annuisco e scrollo velocemente la testa per darmi una svegliata. “sto bene. Sono solo stanca. Mi dispiace tanto Finnick. È stato molto maleducato da parte mia.”
Mi stringe la mano. “Per tua fortuna sei troppo dolce. Non è un problema, succede.”
Lo dice in tono affettivo, ma so che non è una cosa così bella come la fa sembrare. Staremo a vedere completamente nell’arena, sono sicura.
 
Mauve si fa vedere un’ora dopo, dopo che io e Finnick avevamo abbandonato l’allenamento per l’intervista e stavamo invece parlando della sua infanzia. È cresciuto solo con sua madre. È morta due anni prima a causa di reazione allergica ad un’allergia che non sapevano neanche avesse. Sembra quasi arrabbiato nel dirlo e mi domando se si senta colpevole per ciò. Però non poteva sapere che lei fosse allergica se neanche lei lo sapeva.
È bruttissimo e mi sento male per lui. Mi chiede di mia madre e parliamo di lei prima di decidere che probabilmente mia madre e sua madre sarebbero state amiche. Per qualche motivo ciò mi fa sentire meglio. Parlare di mia madre è ancora difficile, quindi non riesco ad immaginare quanto possa essere dura per Finnick.
La nostra discussione mi rende ancora più certa di una cosa che sapevo già: vedere Finnick triste è bruttissimo. Mi fa male al cuore e il mio stomaco cade ai miei piedi. Gli ho tenuto la mano quando stava parlando del funerale di sua madre e mi piace pensare che l’abbia fatto sentire un po’ meglio. Lo spero.
Una volta arrivata Mauve, cambiamo marcia ritornando a preparare l’intervista. Il resto della sessione di quattro ore consiste principalmente in io in piedi di fronte a loro mentre girano in cerchio intorno al mio corpo e fanno commenti su come dovrebbe essere il mio abbigliamento e trucco.
“Penso sempre che dovremmo andare sul sexy.” Dice Mauve. “Il sexy vende di più rispetto alla gentilezza.”

Le sue parole mi fanno venire il panico. Afferro Finnick mentre fa il giro per rimettersi di fronte a me.
“No!” esclamo. “Non ce la posso fare!”
Nella mia mente turbinano immagini di vestiti orrendi che coprono solo il trenta percento del mio corpo. Sto immediatamente immaginando come potrebbe essere stare così esposta sul palco, con le luci accecanti del palco che mi bruciano la pelle ed ogni occhio di Panem su di me come se fossi qualche tipo di cibo.
Lui mi sorride rassicurante. “Non lo faremo.” Si gira verso Mauve. “Non sarà a suo agio facendo così, e noi vogliamo che lei sia il più tranquilla possibile sul palco. Le interviste sono un’esperienza estremamente stressante e non c’è motivo di renderle ancora più stressanti.” Si gira verso il tavolo che c’è tra le due poltrone su cui eravamo seduti prima e lancia un’occhiata alle sfumature di colore che Mauve ha portato con sé. “Inoltre,” dice, nello stesso tono che ha usato sul tetto e quindi mi fa pensare che lo stia dicendo a sé stesso e non a noi, “i vincitori sono conosciuti per come si presentano in queste interviste. Non voglio che lei sia conosciuta per questo. Detto da uno che lo era.”
La sua voce ha un tono di rimorso, così leggero che sono sicura che Mauve non l’abbia neanche percepito. Io l’ho capito, però, e questo mi fa pensare. Mi chiedo se forse lui abbia le sue amanti nella Capitale non per divertimento o possessione materiale, ma perché è in qualche modo obbligato come vincitore. Non ho idea di come sia essere un vincitore. Per quel che so, ci sono certe regole di etichetta e comportamento che li obbligano a fare qualsiasi cosa che li chiede l’élite della Capitale per farli partecipare alle feste dei vincitori e cose simili. Sono sicura che non sia quello il caso, dato che i vincitori dovrebbero essere i più liberi di tutto, ma qualcosa che vedo nella faccia di Finnick quando si gira mi trattiene dal chiederlo.

Gli cerchio gli occhi mentre si avvicina a me, tenendo in mano una sfumatura di rosa chiaro. Lo tiene vicino alla mia faccia e mi fissa. I suoi occhi non hanno le risposte che sto cercando, ma tengono così tanto rimorso da accorgermi che nonostante a Finnick Odair piaccia fingere il contrario di fronte alle altre persone, non sta vivendo i migliori anni della sua vita qui a Capitol City. Infatti, potrebbe odiarla più di quanto lo faccia già io.
Sento che i nostri occhi non si lasciano per i prossimi tre minuti. Mi arriva il solito senso di magnetizzazione e non posso guardare da un’altra parte. Il verde dei suoi occhi mi fa tremare ma allo stesso tempo mi tiene con i piedi per terra. Sento quasi come se potesse vedere cosa sto urlando nella mia mente: So che non sei chi fingi di essere. Neanche un po’. E lui sta urlando come risposta: Lo so che lo sai.
È come ho detto a mia sorella. È come dice Mags. In qualsiasi modo sia successo, io e Finnick siamo uguali. È meraviglioso. Non ho mai avuto un amico su cui pensare queste cose. Non ho mai incontrato nessuno a cui dire ciò. È una cosa fortunata averlo trovato nei miei ultimi giorni di vita.
“Decisamente il vestito in questa sfumatura.” Dice infine a Mauve, mantenendo sempre gli occhi su di me.
 
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Quando aspetto dietro le quinte, il mio stomaco è annodato in un nodo più stretto di tutti quelli che io abbia mai fatto.
I ragazzi del Distretto 1 hanno appena finito le interviste. Sento di dover vomitare ogni pezzo di cibo che Mauve mi ha forzato di mangiare oggi. Dopo otto ore totali di allenamento per l’intervista (le quattro con Annora sono state le più sfiancanti), una notte senza sonno ed una mattina intera di preparazione, non mi sento molto vivace.
Mi sento a disagio vicino al tributo maschio del 3. Odora fortemente di un tipo di colonia e questo non mi aiuta a mettere a posto lo stomaco. Chiron è silenzioso come al solito e guarda intensamente il muro davanti a sé. Immagino che si stia ripassando di continuo le cose da dire se gli verranno chieste determinate domande. Cerco di fare lo stesso, ma sono così stanca che tutto ciò che vorrei davvero è fare una lunga camminata in un posto senza una massa enorme di persone vestite con colori sgargianti o con luci fluorescenti o con enormi televisioni.

Finnick appare con Mauve. Gli stilisti e i mentori stanno facendo avanti e indietro tra dietro le quinte e platea. Lui si inginocchia di fronte a me e mi prende le mani dopo che il ragazzo del 3 viene chiamato sul palco. Le sue mani sono calde e ferme e io le stringo più di quanto sia necessario. Posso sentire gli sguardi dei miei compagni tributi, ma non mi interessa. Incateno i miei occhi con i suoi e mi fa un sorriso così catartico che anche io gli sorrido.
“Sarai incantevole. Ti guarderà tutto il tempo, ok? È come durante le prove.” Mormora. Io annuisco. Lui tiene le mie mani fino a quando il mio nome è chiamato. Le stringe e poi toglie le sue mani dalle mie, aiutandomi ad alzarmi. Mi accompagna gentilmente nel punto del palco dove devo entrare e tutto quello che riesco a sentire è il mio cuore che batte.
“Buona fortuna.” Sussurra e poi inizio ad entrare nel palco.


Le urla della gente sono assordanti. Cerco di dirmi di non guardare la platea, ma è come quando sei in alto e qualcuno ti dice di non guardare in basso – non puoi evitare di farlo. Guardo la platea, ma fortunatamente per me, le luci esageratamente luccicanti che rivestono il palco lo bloccano. Giro indietro la testa e cerchi bianchi orbitano di fronte ai miei occhi.

Prendo posto cautamente nella sedia accanto a Caesar Flickerman. Mi sta facendo un gran sorriso e sembra la stessa persona carismatica di com’è in televisione. Aspetta fino a quando la folla smette di acclamare.
“Ciao, Annie! Come va?” chiede.
Tiro nervosa la fine del mio vestito.
“Sono nervosa. E non riesco a vedere niente ora perché ho fissato le luci del palco.” Dico. La mia voce viene proiettata ad un tono così alto vicino a me che non posso evitare di provare fastidio. Le mie guance diventano improvvisamente rosse e abbasso la testa. So di essere condannata a fare una figuraccia.
Lui ride e la platea ride con lui. Incrocio le braccia al mio petto, probabilmente cercando di farmi più piccola possibile.
“Quelle luci sono una minaccia! Dice Caesar. “Perché, le fisso ogni giorno, e mi fa male ogni volta come la prima. Pensereste che dopo tutti questi anni io sia abituato!”
Dubito fortemente che le fissi, ma sorrido comunque.

La risata finisce ancora una volta e Caesar si sposta nella sua sedia, avvicinandosi a me.
“Quindi, Annie, come trovi la Capitale fino ad ora?” chiede.
Lo guardo in viso – molto più giovane per l’età che dovrebbe avere – e dico la verità.
“È più straordinaria di quanto mi aspettassi. I colori sono la mia parte preferita. Niente è così luminoso nel Distretto 4, neanche l’oceano o i tramonti.”
Caesar sorride dolcemente. “Sì, siamo piuttosto eccentrici qui. Proprio come piace a noi!” La folla ovviamente concorda con lui. “Cosa pensi delle tue possibilità nei Giochi quest’anno?”
I miei occhi vagano ancora una volta per platea. Fisso oltre le luci di fronte a me e posso vedere un paio di facce scure nella platea. Non riesco a trovare Finnick o Mauve, però. Mi giro verso Caesar.
“Sarà difficile vedere le persone che si feriscono. Sarà difficile fare male ad una persona.” Dico dolcemente.
La faccia di Caesar prende una piega molto seria.
“Sì, quello potrebbe essere molto difficile. Comunque, sono dei sacrifici necessari per assicurarci che non ci sia un’altra Ribellione!”
Posso sentire la tensione fuoriuscire da Caesar. Sta camminando in una linea molto sottile e cerca di non tagliare le mie preoccupazioni ma anche di non rifiutare la necessità dei giochi.
Continua. “E sono molto entusiasmanti, vero?”
La folla grida forte, ignorando la breve agitazione che ci ha preso sul palco.

Caesar decide velocemente che chiedermi dei Giochi non funziona più. Cambia argomento.
“Dunque, il tuo mentore è Finnick Odair. Com’è stato come mentore?” chiede con gli occhi luccicanti mentre le sue labbra si curvano in un sorriso quasi consapevole.
La folla starnazza ancora più forte alla menzione del nome di Finnick. Sono in panico. Non ho idea di come rispondere alla domanda.
Decido di fare come Finnick mi ha detto fin dall’inizio, ed essere semplicemente onesta.
Liscio la fine del mio vestito e cerco di nuovo tra la folla il viso di Finnick. Infine colgo un ciuffo color bronzo e vedo che mi sta sorridendo. Le telecamere lo inquadrano e quindi sono sicura di non essere l’unica a vederlo. Sorrido anche io senza accorgermene.
Guardo di nuovo Caesar. Sento di poterlo dire ora, perché so che Finnick può sentirlo e immaginerò semplicemente di star parlando con lui.
“È un mentore eccezionale. Non sarei riuscita a gestire questa situazione senza di lui.” Mi trattengo dal guardare di nuovo Finnick. “È un brav’uomo. E’ buono fino al midollo.”
Posso percepire che questo non era quello che Caesar o gli spettatori volevano sentire. Volevano sentire qualcosa di suggestivo, qualcosa che c’entra con il loro ritratto che hanno nella mente di Finnick Odair, ma non gli darò ciò. Perché non voglio che Finnick vada a casa stanotte con il pensiero in testa che lo vedo nello stesso modo in cui lo vede Capitol City. Perché non gli voglio dare un’altra ragione per cui pensare che lui valga solo per quello che dice la Capitale. Perché voglio che sappia che è un brav’uomo, anche se lui non lo pensa. Non penso che lo faccia. Se posso fare anche solo una cosa prima di morire, allora sarà questa. Sarà io che dipingo una nuova facciata dell’identità pubblica di Finnick Odair. Sarà io che ricordo a lui ed a tutti gli altri che non è solo il sex symbol di Capito City; è anche un’ottima persona.

Caesar continua. “Sembra che tu lo conosca abbastanza bene.” Dice, il suo tono suggerisce dove vuole che io vada.
“È così.” Rispondo, e ovviamente la mia faccia decide di diventare rossa in quel momento. Caesar decide che questo sia il meglio che possa ottenere, perché lo prende e lascia perdere. Lancia alla platea un sorriso consapevole.
“Beh, posso dire che amo cosa stai indossando stasera? Alzati così tutti possono vedere.”
Mi alzo tremante in piedi e le mie gambe tremano in modo imbarazzante.
“Mauve Gerald ha fatto un ottimo lavoro, vero?” chiede. La platea esulta. Sono anche io estasiata dal vestito, ma soprattutto perché è comodo e mi ricorda casa. È un vestito di seta rosa chiaro con un rivestimento di avorio a barriera corallina. La maggiore lunghezza e le maniche ad aletta mi trattengono da sentirmi troppo esposta alla gente.
Mi siedo di nuovo.
“Prima che il nostro tempo finisca, ti voglio fare ancora una domanda. Quale pensi sarà la tua risorsa migliore durante i Giochi?”
Pensavo che avesse finito con le domande sui Giochi. Deglutisco nervosamente e guardo di nuovo la folla e i miei occhi finiscono di nuovo su Finnick. Deve aver capito che sono persa, ma non mi può dire niente perché tutta Panem lo vedrebbe. Mi giro verso di Caesar.
“Il mio istinto.” Dico infine.
Sorride. “È molto importante. Grazie per aver parlato con noi, Annie. Sei assolutamente deliziosa e spero di rivederti qui presto. Ti auguro il meglio della fortuna.”
Mauve e Finnick stanno aspettando dietro le quinte quando esco. Finnick mi prende tra le sue braccia e mi abbraccia forte. Mi riscalda dalla punta della testa alle dita dei piedi. Mi rilasso e lo abbraccio anche io, respirando nel profumo del suo shampoo ora familiare che sembra emettere. Non ho abbracciato nessuno da quando ho detto addio alla mia famiglia.
Mi trattiene per un po’ di lunghi secondi. Lo tengo forte e mi sento così sicura da non volerlo lasciare andare. Ci separiamo però, e i suoi occhi mi dicono che ha capito esattamente cosa cercavo di dirgli nel palco, e so che non è stato inutile.
Mauve, silenziosa come sempre, mi dice che sono stata adorabile. La ringrazio e guardiamo tutti l’intervista di Chiron. È ovvio che lui vada per un’immagine brutale. Caesar gli chiede la sua miglior risorsa come ha chiesto a me, e lui risponde con ‘la mia spietatezza’. Riesce a fare quello brutale abbastanza bene, specialmente con il punteggio che ha ricevuto. Non scivola via da quest’immagine fino a quando Caesar fa uscire fuori la sua migliore amica la ragazza dei Giochi dell’anno scorso che è morta per le mani del suo presunto alleato. Ricorda alla gente com’è morta e chiede a Chiron come ci si sente a stare dove lei era l’anno scorso.
Guardo Finnick.
“Come fanno a sapere che erano migliori amici?” chiedo.
La sua bocca è tirata in una linea stretta e so che è arrabbiato con Caesar per averlo tirato fuori quando Chiron stava facendo così bene.
“Penso che Sophia lo abbia menzionato brevemente nella sua intervista. Qualcuno deve averlo ricordato e lo ha fatto presente a Caesar prima.”
Incrocio le braccia al petto, mentre il cuore mi batte per Chiron.
“È crudele tirarlo fuori.” Sussurro.
Finnick annuisce. “Sono d’accordo. Ma qualsiasi cosa per l’audience, no?” dice acido.
Sospiro. “Giusto.”
Chiron sembra perdere subito la sua brutalità. Fissa il soffitto sopra la platea.
“È bruttissimo.” Dice infine. Sembra raccogliere della forza da dove sta guardando perché sposta lo sguardo verso Caesar, sembrando improvvisamente aggressivo come prima. “Ma mi ha dato un’agenda che sono determinato a riempire.”
Caesar sembra di nuovo in difficoltà. “Oh? E cosa sarebbe?”
Chiron guarda la folla. “Vendetta, per Sophia.”

La folla se la beve con entusiasmo. Urlano, applaudono e sbattono i piedi.
Caesar reindirizza la conversazione gentilmente. “Vendetta verso i Distretti che le hanno voltato le spalle?”
Chiron annuisce una volta ed anche io ho paura ora.
Dopo la fine dell’intervista di Chiron, Finnick e Mauve tornano nella platea per andare vicino a Mags ed alla stilista di Chiron. Il resto dell’intervista passa in un lampo. Un paio di tributi si differenziano dagli altri, secondo me, tipo Twine del Distretto 7 che era quello che ha lanciato un’occhiataccia a Chiron nell’ascensore dopo la parata e sembra anche lui andare per un’immagine ugualmente brutale. La ragazza del 6 si differenzia anche lei, solo perché è così piccola. Una ragzza chiamata Magnolia del 11 va ovviamente per un’immagine sexy e indossa un vestito così trasparente che non riesco a guardarla.
Quando l’ultimo tributo viene intervistato, Caesar dice che i Giochi iniziano domani in una sua domanda, e l’impatto di ciò equivale ad un pugno nello stomaco. Trascorro il resto del viaggio di ritorno verso il Centro di Addestramento in uno stordimento pieno di panico. Cercando di capire dove siano andati a finire i giorni, cercando disperatamente un modo per tornare indietro.
 
Sono sempre preoccupata anche a cena quella notte. Penso che anche gli altri lo siano, perché nessuno parla a parte Annora. Sproloquia su quanto sia esaltata. Mags parla ogni tanto e poi ci ricorda piccoli consigli. So che dovrei mangiare, perché domani mi pentirò di non averlo fatto, ma non riesco a mandare giù niente eccetto il succo alla ciliegia e il pane sul tavolo. L’Avox sembra notarlo e si assicura che ci sia sempre sia il succo che il pane sul tavolo. Voglio ringraziarla, ma non posso neanche guardarla senza che mi venga voglia di piangere. Improvvisamente tutto è devastante, specialmente cosa hanno fatto a questa gente.
Non riesco neanche a concentrarmi sui replay delle interviste. Giro la testa quando comincia la mia, certa di non volerla vedere. Preferirei credere a quello che ha detto Mauve e lasciare andare. Se la guardo e ho fatto una cosa pessima, tutto quello che posso fare è abbattermi ancora di più, il che non aiuterà per niente.
Finnick è vicino a me nel divano e mi tocca delicatamente i capelli.
“È stato adorabile davvero,” dice.
Lo ringrazio a voce bassa, con la voce smorzata dal cuscino del divano in cui ho la faccia contro.
 
Se ho pensato che tutto quello che ho fatto fino ad ora fosse tremendo, mi sbagliavo di grosso. Il vero dolore arriva quando è tempo di dirci i nostri addii finali. L’unica persona che vedrò domani sarà Mauve. Gli sponsor e gli escort andranno nei quartieri dei Giochi dopo che se ne vanno i tributi. Ci portano via molto presto nella mattona.
Sono in piedi di fronte a Mags, Annora e Finnick. Chiron non ha molti problemi a dire i suoi addio. Sembra provare sincero dispiacere a dire addio a Mags, ma il resto non lo tocca. Se ne va a letto dopo di ciò, lasciandomi da sola di fronte a loro tre.
I miei occhi bruciano e cerco di cacciare indietro le mie lacrime, ma le posso sentire lo stesso sull’orlo dei miei occhi.
Mags e Annora mi guardano con tristezza, ma è la faccia di Finnick che mi distrugge.
Sembra più triste che mai. “Oh, non piangere, Annie. Per favore non piangere!” dice.
Tiro su con il naso e premo i palmi delle mie mani nei miei occhi, cercando di non farlo. Mags mi trascina verso di lei e poi mi abbraccia con forza. Da un bacio tra i miei capelli e mi lancia un’occhiata che può essere descritta come una materna.
“Credo in te, Annie.” È tutto quello che dice. È tutto quello che deve dire. Mi sorride e va indietro.
Annora sta sorridendo con gli occhi pieni di lacrime.
“Sarà fantastico, Annie! Non preoccuparti! Voglio solo che tu sappia che spero che tu vinca. Tifo per te! Anche se i miei amici tiferanno per qualcuno di diverso, tiferò per te e Chiron. Lo prometto.” Dice.
Io annuisco. “Grazie, Annora.”
Sono riconoscente della sua promessa, anche se probabilmente non era la cosa migliore che potesse dire. Ci tengo a lei, anche se probabilmente non dovrei. Mi mancheranno i suoi vestiti strani e la sua risata.
Mi abbraccia con forza e poi da un colpetto ai miei capelli.
“Sei una ragazza così dolce.” Dice, tirando su con il naso e asciugandosi gli occhi.
Mags la porta via dopo di ciò e lasciano entrambe la stanza. Desidero quasi che non l’avessero fatto. Rende ancora più difficile dire addio a Finnick.
Lui mi fissa con gli occhi tristi e le braccia tese al suo finaco. Lo fisso anche io fino a quando i miei occhi sono appannati dalle lacrime.
“Finnick, non sarò mai in grado di ringraziarti abbastanza per tutto ciò che hai fatto per me.” Sussurro.
Lui fa un passo in avanti e la sua mandibola si muove come quella notte sul tetto. Realizzo ora che on era arrabbiato allora. Deve essere stato turbato.
“Non ce n’è bisogno.” Risponde. “O, in realtà, mi puoi ringraziare promettendomi di provare a fare il tuo meglio nell’arena. Non arrenderti.”
Asciugo i miei occhi ed annuisco.
“Ok. Prometto.” Dico.
Non voglio che lui dica la parola addio. Non penso di dirla neanche io.
“E io ti prometto di fare il mio meglio per portarti fuori di lì viva.” Dice.
Sorrido. “È qualcosa che non dubito affatto, Finnick.”
Fa di nuovo un passo avanti e mi attira in un abbraccio per la seconda volta quel giorno. Mi cura proprio come la prima. Appoggio la mia testa contro il suo petto e lascio che i miei occhi si chiudano.
“Tu sei il mio tributo preferito.” Mormora tra i miei capelli.
Non posso evitare di ridere. “E tu sei il mio mentore preferito.”
Ride anche lui con me. Posso sentire la sua risata vibrare nel suo petto.
“Non dirò addio, quindi non dirlo neanche tu.” Dice. “Ci vedremo di nuovo. Poi possiamo andare alla spiaggia come fanno gli amici nel distretto 4.”
Le sue parole fanno rompere il mio tentativo di non piangere. Piango nella sua giacca elegante e lui stringe ancora le sue braccia intorno a me. Non posso evitarlo; tutto questo mi sta spezzando il cuore. Quello che voglio così tanto da far male è poter essere amica con Finnick nel Distretto 4, poter fare le cose normali che fanno gli amici. Ma sto per morire e non vedrò più né lui né la mia famiglia.
Dopo un paio di minuti inizio a sentirmi così esausta da non poter più piangere. Finnick non mi lascia andare e non sono mai stata più grata per niente in vita mia. Se la sua mano o le sue braccia mi hanno tenuta insieme prima di ora, non è niente in confronto a come mi sento in questo momento. Mi sento come se fossi rotta in mille piccoli pezzetti e come se lui li stesse tenendo stretti nelle sue braccia. So che quando lascerà andare, cadrò per terra.
“Neanche io dirò addio.” Sussurro infine.
Lui ride tristemente. “Bene.”
Si ritrae e mi prende la mano. Mi porta attraverso il corridoio e verso la mia stanza. Lascio che lui si prenda cura di me con di una bambina, perché probabilmente questa sarà l’ultima occasione che ho perché qualcuno lo faccia per me. Vado nel bagno e mi metto la vestaglia e lui tira via le coperte e i lenzuoli per me quando entro nella stanza. Scivolo nel letto e mi sistema come faceva mio padre quando ero una bimba.
I suoi occhi cercano i miei intensamente. Sono terrorizzata e so che può percepirlo.
“Vuoi che io rimanga?” chiede.
Chiudo brevemente gli occhi. “Non so. Non penso di riuscire a dormire comunque.”
La pressione sul mio stomaco è ancora una volta intenso e so di essere vicina ad entrare in panico.
Si siede senza dire una parola sopra le coperte. Scivola fino a quando è proprio di fianco a me ed è seduto con la schiena contro la testiera e le sue gambe sono lunghe davanti a lui. Fa molto più caldo vicino a lui. Lui si avvicina e comincia a accarezzarmi i capelli. Le mie palpebre diventano pesanti e miei occhi si chiudono mentre il panico contro di me va via un poco.
“Fai questo per tutte le ragazze? È parte del pacchetto Finnick Odair?” lo provoco. La mia voce è esausta.
Mi aspetto qualche risposta presuntuosa e una risata. Invece, le sue dita trovano il mio mento e alza gentilmente la mia testa per far sì che io lo guardi direttamente. La sua espressione è seria.
“Mai. Neanche un po’.” Mormora. I suoi occhi rimangono fissi su di me. “Mi credi?”
Sembra essere disperato di sapere che io gli creda. Sarebbe facile per qualcuno pensare che lo dica solo per fare qualcosa di gentile facendomi pensare di essere speciale nelle probabili mie ultime ore di vita. Ma io gli credo. Gli credo per le stesse ragioni per cui gli ho sempre creduto: posso leggere nei suoi occhi che è onesto e bravo.
“Sì.” Sussurro.
Lui si inclina verso di me, con la faccia proprio sopra la mia e sono completamente immobile, cercando di capire cosa stia facendo. Preme le sue labbra sulla mia fronte, baciandomi dolcemente. Il gesto fa contorcere il mio stomaco e si forma un sorriso sulla mia faccia. Se sia per il bacio stesso per l’affetto che posso percepire proprio sotto di esso, non ne sono sicura. Tiene la sua faccia premuta contro la mia fronte per un istante e poi si siede di nuovo. Riprende ad accarezzarmi i capelli.
Posso sentire le palpebre sempre più pesanti e proprio prima di addormentarmi, faccio uscire un’altra frase, probabilmente la più importante che dirò.
“Grazie per essere mio amico, Finnick.” Mormoro.
L’ultima cosa che sento è la sua risposta.
“No, Annie. Grazie a te.”
 
 
Angolo della traduttrice: sono tornata (io ed il mio computer nuovo). Scusate per l’assenza.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Blood ***


cap6

Capitolo 7: Blood.

 

 

Nel capitolo precedente: I tributi e i mentori si salutano la sera prima dell’inizio degli Hunger Games. Finnick Odair promette ad Annie Cresta, tributo femmina del distretto 4 di fare di tutto per farla uscire dall’Arena viva.

 

 

Ho sognato che tutto era solo un enorme incubo.
Era stata sorteggiata una ragazza chiamata Dawn e io rimanevo a casa con la mia famiglia come ogni anno. Faccio braccialetti e lavo i piatti e mi siedo sul divano con Arnav quando i giochi finalmente iniziano. Lui nasconde in certi momenti la sua faccia nel mio braccio come fa sempre e io gli sposto i capelli castano chiari via dagli occhi e spero più forte di quanto abbia mai fatto che lui non debba mai essere in quella posizione. Segno me stessa e lui per gli Allenamenti quella notte dopo che la luna diventa piena e la marea è alta, sapendo nel fondo del mio cuore che probabilmente è estremamente in ritardo. Ritorno a caso, sentendo il rumore delle conchiglie rotte e dello spostamento di sabbia sotto i miei piedi. Non ci faremo mai volontari come gli altri ragazzi che partecipano all’Allenamento, ma almeno se uno di noi viene sorteggiato, avremo una minima possibilità.
Mi siedo vicino al letto di Arnav per tutta la notte, lo ascolto mormorare senza sosta nel sonno, così grata che nessuno di noi è ancora caduto come preda della Capitale.

 Mi ci vuole circa un intero minuto prima che io mi svegli di colpo in panico e realizzo che sia solo un sogno e che sto vivendo una realtà completamente diversa. Che succederà ad Arnav? È salvo dall’essere sorteggiato ora, giusto?
So che non è garantito e quel pensiero è peggio della consapevolezza che sarò nell’arena in solo poche ore. Spero che Cora abbia il senso di iscriverlo all’Allenamento. Spero un sacco di cose, cose che non sarò in giro per assicurarmi che succedano, cose che sono estremamente importanti per me. È quasi un rilievo sapere che presto non dovrò più preoccuparmi di niente.
Mauve bussa leggermente sulla porta e il mio cuore si stringe ancora una volta. Considero una vasta gamma di cose ridicole: nascondermi sotto il letto, saltare fuori dalla finestra, scappare nelle strade della Capitale e cercare di nascondermi tra i cittadini per il resto della mia vita. Ma so che non c’è niente che io possa fare eccetto affrontare questo terrore. Devo camminare verso la mia morte, con la faccia bella alta e i piedi ben piantati nel terreno. E lo devo fare da sola.
Una parte di me mantiene i modi, perché sto dicendo a Mauve di entrare prima di averlo realizzato. Non mi siedo, però. Sento che più rimango sdraiata in questo letto, più tempo mi rimane per andare nell’arena. Le lenzuola sono ancora stropicciate ed odorano di Finnick. Questo me lo fa mancare terribilmente, anche se l’ho visto solo pochi minuti, secondo la mia percezione. Non posso evitare di chiedermi a che ora ha lasciato la stanza, dov’è ora e come si sta atteggiando di fronte a tutto questo.
Mauve distende una vestaglia nel letto e mi dice di cambiarmi e mettermi quella. Devo andare su un hovercraft che atterrerà presto nel tetto del Centro di Addestramento. Mi porterà all’arena e lì finirò di prepararmi con lei. Poi andrò in un tubo che trasporterà direttamente nell’arena, dove non tornerò.
Mi lascia sola dopo aver detto questi. Rimango sdraiata per altri istanti, il mio corpo intero teso e lo stomaco così nauseante che sono sicura di star per vomitare. Voglio correre e trovare Finnick e pregarlo di dirmi come ha fatto nei suoi Giochi. Non gli ho chiesto abbastanza. Ho cercato di non farlo, perché sembrava qualcosa che non voleva rivivere. Ma ora darei qualsiasi cosa per sapere come ha fatto. Come si è alzato e si è messo una vestaglia ed ha camminato di sua spontanea volontà verso l’hovercraft. Come è riuscito a trattenersi dal vomitare e dallo svenire. Suppongo che la risposta sia sul fatto che è molto più forte di me.
Mentre mi alzo dal letto e tremando mi tolgo i vestiti, mi sento peggio di quanto io mi sia mai sentita. La vestaglia è di un materiale che mi fa sentire ancora più agitata. Sono così debole nelle ginocchia che cado di nuovo nel letto, seduta con la testa tra le ginocchia e facendo grossi respiri. Non riesco a sentire i miei polmoni e posso sentire il panico scorrere tra le mie vene come se stesse dicendo sei mia.
I miei occhi colgono un flash di bianco nel comodino. Alzo la testa e lo prendo con una mano tremante. È un sottile pezzo di carta bianca con il mio nome scritto ordinatamente nella parte in alto che è ripiegata. Lo apro, sapendo già dalla scrittura chi me l’avesse scritta.

Intendo ancora quello che ho detto quel giorno. Sei più forte di quello che pensi.
Sii forte, stai al sicuro.

Stringo così forte il pezzo di carta nella mano che si stropiccia. Lo lascio stretto nella mia mano e prendo un respiro profondo prima di alzarmi in piedi. Devo fidarmi di Finnick su questo. Ho deciso molto tempo fa di fidarmi di lui, e non mi tiro indietro ora. Devo credere che abbia ragione, o altrimenti non penso che riuscirei a mai a farcela.


Mauve mi sta aspettando fuori dalla porta. Mi regala un sorriso rassicurante a cui mi aggrappo quasi nello stesso modo in cui mi sono aggrappata alle ultime parole di Finnick. Gentilmente afferra il mio braccio e camminiamo silenziosamente insieme verso l’hovercraft. Sono riconoscente verso di lei. Per la sua pelle a triangoli multicolorati, per la sua compagnia silenziosa, per la gentile pressione della sua mano intorno al mio braccio. Per il modo comprensivo il cui stringe la fascia della vestaglia e la sua mano sul braccio quando entro nell’hovercraft.
Nell’hovercraft vomito. Riesco ad arrivare al bagno e mi sdraio con la faccia premuta nelle fragili piastrelle che non possono essere incrostate con niente eccetto vere gemme. Rimango lì, esausta e tremante, chiedendo chi scelga le piastrelle per gli hovercraft dei tributi. Mi chiedo se questa persona pensi che ad un tributo che deve entrare nell’arena interessi davvero che mattonelle ci siano nel bagno che possono o possono anche non utilizzare. Mi chiedo quanti tributi si sono sdraiati come sono io ora, deboli e terrorizzati al punto da stare male fisicamente, sul pavimento di questo bagno di classe. Non mi devo chiedere quanti di loro ora sono morti.
Mauve mi tiene la mano quanto il localizzatore è piazzato dentro la mia mano. Odio il modo in cui si fa sentire sotto la mia pelle e passo il resto del mio viaggio sull’hovercraft a sperare disperatamente di poterlo strappare via dalla mia mano. Sembra definitivo in un certo senso, tipo il modo in cui la fine di una tempesta sembra definitiva quando la pioggia finalmente finisce di cadere e un paio di leggeri raggi di sole si fanno spazio tra le nuvole. Non posso evitare di vedere il localizzatore come un marcatore di tombe.
C’è un pranzo sull’hovercraft per me, ma non voglio averne a che fare. Mi sforzo di mangiare un po’ di pezzi di pane, ma mi sto sentendo così male che non riesco a mangiare altro. Rimango seduta e bevo più acqua possibile, invece. Ecco qualcosa che riesco a fare.
Non ho guardato fuori dalle finestre dell’hovercraft, ma quando finalmente ci siamo fermati, realizzo che le finestre sono annerite. Ciò mi fa salire un nuovo livello di isteria e ci vuole ogni millimetro della cosiddetta forza che Finnick dice che io abbia per non farmi salire un conato. Sono persa in un mondo che consiste in rapidi battiti di cuore che fanno eco nella mia testa, palmi sudati e stomaci dolenti mentre sono guidata nella Stanza da Lancio.
Solo quando Mauve gentilmente tira fuori dalla mia mano il pezzettino sgualcito di foglio io riesco a tornare alla terribile realtà di questa situazione. Lei guarda il pezzetto e penso che anche lei sappia chi l’abbia scritto, perché mi guarda con così tanta tristezza che mi sento stravolta.
Mi prende le mani.
“Annie, non piangere. Se inizi ora, sarà così difficile fermarti e non abbiamo tempo per quello.” Mi ricorda gentilmente. So che ha ragione. Prendo respiri profondi e annuisco, il mio stomaco è così stretto che mi sento sicura di star per soffocare.
Mi invita ad andare in bagno e farmi una doccia. Rimango in piedi sotto il getto e chiudo gli occhi, cercando di fingere di essere da un’altra parte. Magari sotto la pioggia nel distretto 4. Comunque, sono così pietrificata che non riesco neanche a farlo. Niente può non farmi pensare ad altro.
Considero di cercare di affogarmi mentre sono qui e ho la breve opportunità, ma ho la sensazione che non avrò successo e che finirò per sentirmi ancora peggio. Sono già certa che non riuscirò assolutamente a correre quando suona il gong. Le mie gambe sono tremanti e continuo a reprimere un’ondata di nausea così intensa che svengo quasi.
Comunque, ho promesso a Finnick che non mollerò.
Mauve asciuga il mio corpo perché non riesco a stare in piedi per molto tempo quando esco dalla doccia. Mi aiuta a vestirmi con l’abbigliamento che tutti i tributi devono indossare. Mi guardo, cercando di capire che arena sarà basandomi sull’abbigliamento. Consiste in pantaloni con un materiale simile a quello dei costumi, una canottiera dello stesso materiale e una giacchetta con la zip di cotone pesante.
Guardo Mauve negli occhi per la prima volta oggi.
“Pensi che nell’arena avremo l’acqua?” chiedo. Mi aggrappo fortemente ai piccoli sprazzi di speranza che nascono dentro di me, nello stesso modo in cui Cora stringe stretta ogni notte la trapunta che nostra madre le ha fatto.
“Non lo so,” dice. La esamina da più vicino. “Il tessuto sembra davvero quello dei costumi. La giacchetta sembra che assorba molto, anche.”
Premo un palmo sopra il mio battito del cuore velocizzato e respiro profondamente. Per favore, fa’ che sia una piscina gigante. Fa’ che ci siano barche e onde e acqua salata.
So che non sarà così semplice, però. Non lo è mai. Se fosse un mare gigante, ci saranno creature che mangiano gli uomini ovunque. Ci saranno piscine con onde che affogano tributi. Qualsiasi cosa che sia un incubo per noi e uno show interessante per quelli che guardano.
“Annie, guardami per un momento.” Sussurra Mauve.
La guardo. Mi mancherà la sua pelle colorata. Mi mancherà lei.
“Prima che tu vada nell’arena, devi sapere una cosa. E voglio che tu mi prometta ora che mi crederai, perché devi farlo. Non è il momento per dubitare di quello che le persone dalla tua parte ti dicono.” Dice.
Annuisco velocemente. Voglio dirle che non ho energia per fare altro eccetto per andare in panico, nessuna forza rimasta eccetto per stare in piedi. Di sicuro non ho l’energia che ci vuole per non fidarmi delle persone più vicine agli amici che ho qui.
Mi prende le mani tra le sue. Le sue sono piccole e fresche. Mi stringe le mani con forza.
“Così tante persone stanno tifando per te. Ci hai colpito in un modo che può essere solo descritto come aver messo le radici nel nostro cuore. Non sarai mai sola in quell’arena, non importa quanto tu ti senta di esserlo. Guarderemo tutti ogni secondo e faremo il massimo per aiutarti, perché vogliamo onestamente che tu ritorni a casa. Il tuo ragazzo farà tutto quello che può fare per farti uscire da lì e io credo che quell’uomo possa fare qualsiasi cosa che si mette in testa e in testa ha il pensiero di farti uscire viva.”
È il massimo che io abbia mai sentito dire da Mauve in una volta sola, ma la sorpresa di ciò è eclissata dal piccolo shock che scorre dentro di me quando si riferisce a Finnick come ‘il mio ragazzo’. Finnick non è mio, ma non la correggo, perché lo sarebbe potuto essere un giorno se non stessi per morire. Forse avremmo potuto innamorarci. Forse si sarebbe sistemato con me alla fine e avrebbe lasciato le sue amanti bellissime. Ci tengo a lui, e lui ci tiene a me, quindi chi potrebbe dire cosa sarebbe diventato quell’affetto? Magari non sarebbe successo niente, ma magari sarebbe accaduto qualcosa. Magari qualcosa di bello in modo emozionante. E quindi lo lascerò descriverlo come mio, perché ho bisogno di appoggiarmi a qualcosa di mio ora e Finnick è qualcosa di meraviglioso.
Non piango, ma la prossima cosa che so è che la mia visione è sfocata. Fisso il contorno di Mauve e le stringo la mano.
“Grazie, Mauve. Grazie per tutto.” Sussurro. Sbatto via le palpebre e le guardo scivolare giù dalla mia faccia, arrivando fino alle mie gambe. Non affondano neanche nel tessuto. Invece, scivolano giù nella gamba. È un tessuto decisamente impermeabile.
“È stato un piacere.” Sussurra. “Non penso di avertelo mai detto, ma sei una ragazza bellissima. Spero di avere la possibilità di vederti crescere in una donna ancora più bella.”
È tipico della Capitale ricordarmi qualcosa di così futile come l’aspetto fisico prima di andare ad affrontare la mia morte, come se significasse qualcosa di grandioso, ma lo apprezzo lo stesso. La bellezza non mi aiuterà a vincere i Giochi, ma sapere che Mauve pensi così bene di me potrebbe.
Il mio ringraziamento viene spazzato via da un suono penetrante continuo. Ho la sensazione di sapere cosa significhi e il mio sospetto è verificato quando Mauve mi aiuta ad alzarmi dalla sedia e stringe velocemente la mia spalla.
“Buona fortuna,” dice.
Non ho tempo di rispondere perché il cilindro di vetro si abbassa su di me fino ad intrappolarmi con un’ape sotto un bicchiere.
C’è un silenzio di tomba dentro il cilindro e non posso fare altro tranne fissare in panico la faccia di Mauve. Troppo presto, sento il cilindro iniziare ad alzarsi. L’aria è così sottile qui dentro ed inizio a respirare profondamente. È completamente buio intorno a me e ci metto tutta me stessa per non raggomitolarmi in una posizione fetale.
È il minuto più lungo della mia vita. Sono certa che rimarrò chiusa dentro al cilindro per sempre. Quando finalmente comincia a raggiungere la superficie, vorrei esserlo.
L’improvviso cambiamento di luce mi sciocca. Per un momento sono tornata sul palco con Caesar, a fissare direttamente le luci del palco. Chiudo i miei occhi quando il cilindro si è alzato completamente. Apro gli occhi lentamente, sbattendo gli occhi rapidamente fino a quando i miei occhi si abituano al cambiamento della luce.

“Signori e signore,” una voce rimbomba intorno a noi, “che i settantesimi annuali Hunger Games abbiano inizio!”
Comincia un conto alla rovescia, iniziando a sessanta secondi. Non riesco a respirare. Non è abbastanza lungo.
I miei occhi esaminano i miei dintorni e la prima cosa che sento è il panico. I miei occhi si allargano e la mia bocca si apre lentamente. Guardo i miei compagni tributi intorno a me, e molti di loro non hanno ancora realizzato cosa c’è di così tremendo nell’arena di quest’anno.
Tutti i 24 tributi sono sparpagliati in un pezzo di terreno che sporge da una steppa e da una collina estremamente alta. Il terreno su cui stiamo ora potrebbe passare come un terrazzamento, se non fosse così ovvio che è fatto dall’uomo. La collina è formata normalmente per metà, ma poi improvvisamente si inclina un poco – solo per far sì che non possiamo rimanere in piedi – e poi prosegue da lì fino alla fine. Questo terrazzamento si avvolge completamente intorno la circonferenza della collina. Non riesco a vedere i tributi o cosa ci sia dall’altra parte della collina da dove sono.
La cornucopia è proprio in cima alla collina.
C’è come minimo un miglio di terreno piatto intorno al monticello. Più in là nella distanza ci sono montagne, ma sono troppo distanti. Posso vedere un po’ di acqua se mi sporgo sulla destra e sono sicura che ci deve essere un corpo d’acqua nascosto alla mia visuale dalla collina.
Le mie mani cominciano a torturare i miei capelli mentre tendo di capire cosa fare.

49, 48, 47, 46 –
Questa visuale praticamente ti forza a girare la testa verso la Cornucopia. Se non lo fai, quelli in cima alla collina con le nuove armi a lunga distanza possono facilmente prenderti come bersaglio e spararti quando corri lontano in bella vista. No c’è posto per nascondersi per almeno venti minuti di corsa, specialmente con niente con cui proteggerti. Neanche correre verso la Cornucopia servirà, perché è sempre un bagno di sangue.
L’unica opzione è andare a nascondersi prima che i tributi arrivino alla Cornucopia e prendere un’arma.
Come fai a nasconderti quando non c’è un nascondiglio?

35, 34, 33, 32 –
Il piano di Finnick di nascondersi vicino alla Cornucopia non funzionerà. Non c’è assolutamente posto per nascondersi. La Cornucopia è l’area più lampante dell’intera arena.
20, 19, 18, 17 –
Sto respirando affannosamente e sono orripilata da questo cambio di eventi già disastroso. La fortuna non è nel mio favore. Ma non lo è mai stata.
Lacrime di frustrazione mi oscurano la visuale non appena colgo un bagliore dell’acqua a destra e all’improvviso so istintivamente cosa devo fare. Se riesco ad arrivare al corpo d’acqua prima che gli altri tributi arrivino alla Cornucopia, potrei avere una possibilità. Posso scomparire sotto l’acqua e stare fuori dalla vista. Riesco a nuotare abbastanza lontano senza aver bisogno di salire per prendere un po’ d’aria, ma anche quando devo farlo, riesco a farlo con nonchalance. Forse il lago porta alle montagne in distanza? Esse danno il nascondiglio migliore. Devo rinunciare a qualsiasi possibilità di rubacchiare un’arma.
Ci sono un sacco di difetti in questo piano, ma il conto alla rovescia è arrivato al cinque, e non ho tempo di considerarli attentamente. I miei muscoli sono tesi dal nervoso e immediatamente posiziono il mio piede in modo da poter scattare in avanti. Inchiodo i miei occhi nel pezzo di acqua che vedo alla mia destra.
Risuona il gong e mi prende in contropiede così tanto che mi congela. Rimango lì ferma per cinque secondi agonizzanti, incapace di muovermi, respiro attraverso piccoli sussulti, prima di spingermi in avanti. I tributi intorno a me si stanno arrampicando correndo sulla collina, probabilmente avendo già realizzato quello che ho pensato io. Spingo le mie gambe in avanti e mi spingo a correre più forte. Salto giù dalla sporgenza, atterrando immediatamente sul terreno. Sono in piedi prima di avere persino tempo di registrare il dolore. Quando sento il primo urlo, cambio le mie tattiche e corro sotto la sporgenza, per fare in modo di non poter essere colpita da sopra.
Quando vedo il corpo d’acqua nella sua completezza, sono sconvolta. Va verso le montagne, giusto. È enorme.
Chiudo gli occhi quando lascio il nascondiglio della sporgenza. Sono certa che in ogni momento una freccia potrebbe penetrare nella mia carne. Posso sentire bruciare i muscoli nelle mie gambe e un lato di me sembra essere stato appena pugnalato. Mi spingo ancora oltre, certa di non aver mai corso così velocemente nella mia vita. Mi sembra di scivolare contro l’aria.
Ogni urla di un mio compagno tributo mi spinge a correre sempre più veloce fino a quando la riva del lago è chiaramente visibile. C’è un dislivello di un centimetro e mezzo dalla collina al lago, ma non ho tempo di scendere lentamente. Salto giù da lì, atterrando sui miei piedi, mentre le mie arcate si espandono dolorosamente. Mi rannicchio sotto la sporgenza e mi raggomitolo per pochi istanti. Non penso di poter essere vista dalla cima della collina in questa posizione e so che non riuscirei a nuotare a lungo fino a quando non riacquisto il respiro. Non voglio neanche fare un grande tuffo quando entro nell’acqua. Non voglio che nessuno sappia che sono qui.
Raccolgo le mie ginocchia e le avvicino al mio petto. Mi sono sbucciata la mia tibia sinistra in modo abbastanza profondo quando sono saltata dalla prima sporgenza. Ci sono tre tagli profondi che fanno fuoriuscire sangue di un rosso accesso. Premo un manico della giacca di cotone contro di essi e faccio quanta pressione riesco a sopportare, digrignando i denti. Non so cosa ci sia in quell’acqua. Non voglio che una creatura assettata di sangue senta il mio.
È inutile, comunque. Questo lo so. Non c’è alcuno modo con cui io possa fermare la mia fuoriuscita di sangue prima di entrare nell’acqua. Ora sono sicura sotto la sporgenza, ma quanto durerà? Quanto tempo ci vorrà prima che un altro tributo arrivi qui?
Il suono del primo cannone mi fa tirare un piccolo urletto. Mi schiaffo una mano sopra la bocca e respiro profondamente attraverso il mio naso. Non posso evitare di ricordare le urla che ho sentito. Quelle persone erano in agonia fino ad ora. Molti di loro lo sono ancora.
Come se stessero sentendo i miei pensieri, suonano altri due cannoni. Sono tre in totale. Non posso pensare di chi siano. Me lo dico, ma sto già immaginando le facce di tutti i tributi alle interviste, con le guance rosse e pieni di vita. Entra nella mia mente un’immagine di loro con la pelle pallida e sangue secco sul viso e sussulto.
Tolgo la manica dal mio taglio e gli do un’occhiata. Sta ancora sanguinando, ma non tanto come prima. Cerco di aspettare ancora un po’, ma sono così ansiosa che sento di poter esplodere. Non riesco a stare qui seduta.
Gattono fino alla riva dell’acqua. Mi aspetto che non sia profondo com’è il mare nel bagnasciuga, ma quando guardo in basso, sembra così profondo da non avere un fondale. So immediatamente che qualcuno che non sa nuotare non può andare in questo lago. Vuol dire che nessuno dovrebbe entrarci, dato che la maggior parte dei tributi non è capace?
Se è questo il caso, mi sento più positiva nell’usarlo. Se fosse piena di mostri che mangiano gli umani, vorrebbero attirare più persone possibili.
Mi siedo sulla riva e mi faccio scendere nell’acqua lentamente, consapevole del rumore che sto facendo. Il dolore breve e lancinante che provo mi fa capire che è acqua salata, non acqua fresca. Ci devono essere fiumi o altri laghi nelle montagne, allora. Qualche fonte d’acqua fresca. Sono sicura che gli altri tributi cercheranno di stare vicino a quelle, dato che non avranno nessun beneficio da questo lago. Da quello che riesco a vedere finisce proprio prima delle montagne, quindi non si connette con altri corpi d’acqua. Una struttura isolata.
Cammino lentamente dentro l’acqua per circa un minuto, facendo in modo che il mio corpo si abitui all’acqua. È dolorosamente fredda. I miei denti stanno battendo dopo solo trenta secondi di immersione. Il freddo mi beneficia, però, perché guarisce la mia gamba ora pulsante.
Mi sento meglio nell’acqua. Sento di poter respirare meglio, vedere meglio. So cosa devo fare ora. Devo arrivare alle montagne, dove posso nascondermi. Non so cosa farò con le armi. Magari Finnick mi può mandare un coltello? Altrimenti, magari incontrerò un tributo morto e –
Mi fermo lì, e la nausea mi ritorna. Mi guardo rubare un’arma dalle mani di un tributo morto e mi sento disgustosa. Ma so che se dovesse accadere, succederà così.
I miei pensieri sono interrotti da un suono che non riesco a localizzare. All’inizio penso che sia un uccello che mi era piombato vicino all’orecchio.
La freccia che atterra nell’acqua vicino a me mi suggerisce che la mia supposizione era scorretta.
Non mi giro per vedere chi è o chi sono. Inalo il più profondamente possibile e vado giù con la testa sotto l’acqua. La temperatura dell’acqua mi fa male alla testa. Mantengo gli occhi chiusi stretti e mi spingo sempre più in giù nell’acqua. È abbastanza torbida da essere sicura che non potranno vedermi. Nuoto fino alla metà del lago, tenendomi stretta all’idea che se riuscissi ad allontanarmi abbastanza dalla loro posizione, loro molleranno.
È come se niente fosse vero qui giù. Non riesco a sentire niente, non riesco a vedere niente, non riesco ad odorare niente. L’acqua è completamente intorno a me e mi sento vicina alla sicurezza. Dopo circa quattro minuti di nuoto vigoroso, posso sentire i miei polmoni bruciare e il mio petto stringersi. So di aver bisogno d’acqua, ma non ho idea di quanto io sia lontana dall’aggressore.
Dopo aver iniziato a sentirmi più debole e tenere la bocca chiusa comincia ad essere quasi impossibile, mi dirigo verso la superficie dell’acqua. C’è un periodo esteso di panico in cui penso di non riuscire a trovarlo o a farcela in tempo.
Mi sforzo ad aprire gli occhi quando sono sicura di essere vicino all’aria. L’acqua è ugualmente torbida come sotto. Riesco a vedere un paio di pesci non lontani da me. La superficie è solo poco lontana.
Mi giro così quando esco in superficie posso far uscire solo l’estremità della mia faccia. Il mio naso esce e sporgo fuori anche la bocca. Muovo le mie braccia e gambe in piccoli cerchi restando a galla mentre cerco di inalare il più silenziosamente possibile.
Rimango così per un paio di istanti molto tesi prima di decidere che il mio aggressore deve aver pensato che io non valga il tempo di seguirmi. Vado sott’acqua e riemergo, questa volta solo per togliere i miei occhi dall’acqua.
Bruciano al contatto con l’aria, ma sono abituata ad esso dopo aver vissuto nel Distretto 4 per tutta la mia vita. Sono uscita più velocemente di quanto mi aspettavo. La sporgenza da cui sono saltata prima è solo una linea nella distanza. La Cornucopia è così lontana che tutto quello che riesco a scorgere di essa è il suo oro.
Non c’è modo di sapere se sono suonati altri cannoni mentre ero sott’acqua.
Non riesco a vedere nessuno in lontananza. Mi giro così la Cornucopia è alle mie spalle e direttamente di fronte a me ci sono le montagne. Sono ancora molto lontane. Ci vorrà probabilmente tutto il giorno a nuoto. Tutto quello che c’è alla mia destra è ancora acqua e poi un ciglio distante che sembra quasi una prateria. Alla mia sinistra c’è solo un terreno aperto, quello che ho visto prima quando stavo esaminando i miei dintorni.
Nuoto in avanti, prendendo un ritmo molto pacato. Se nuoterò così, non mi sforzo di più di quanto io abbia già fatto.
Nuoto per circa trenta minuti, facendo progressi moderati, fino a quando riesco a percepire che qualcosa non è a posto. Le mie braccia cominciano a pesare tipo cinquanta chili per ognuna e muovere le gambe anche due o tre volte mi fa ansimare dallo sforzo.
Realizzo che probabilmente sono estremamente disidratata. Quando è stata l’ultima volta in cui ho bevuto? Non me lo ricordo neanche chiaramente. Penso questa mattina sull’hovercraft.
Do la colpa alla disidratazione, ma ho la sensazione che ci sia qualcos’altro di sbagliato. Sto nuotando da può, ma la metà del tempo lo puoi chiamare nuotare dato che mi sto praticamente lasciando trasportare. Il corpo è abituato a nuotare per ore ed ore alla volta.
Per la prima volta nella mia vita, sono onestamente impaurita di affogare. Devo girarmi e galleggio sulla schiena perché persino tenermi a galla mi stanca troppo. Respiro profondamente e mi lascio galleggiare, nuotando a cagnolino ogni tanto per mantenermi nella direzione giusta.
Solo quando la pelle al di sopra dell’acqua inizia ad asciugarsi, io realizzo quale sia il problema.
Sento qualcosa che mi solletica il naso e le orecchie. Pensavo che l’acqua mi stesse ancora scivolando addosso, ma l’acqua nel resto della mia faccia si è asciugata un paio di minuti fa. Alzo una mano e mi tocco il naso e quando la porto al livello dell’occhio, mi accorgo di star fissando il mio stesso sangue.
Immediatamente affondo di nuovo dentro l’acqua, riprendendo a camminare. Alzo di nuovo la mano e mi tocco le orecchie. La mia mano e coperta in altro sangue ancora.
Non ho idea di che cosa stia succedendo. Non ho idea del perché il mio naso e le mie orecchie dovrebbero sanguinare. Mi esce il sangue dal naso, ovvio. Potrebbe derivare da un cambiamento della temperatura. Ma non c’è nessun motivo per cui le mie orecchie dovrebbero sanguinare.
Mi lascio galleggiare sulla schiena e afferro il retro del mio polpaccio sinistro, portandolo a livello visivo, mentre il mio fondoschiena affonda leggermente nell’acqua. Sono in grado di mantenermi a galla abbastanza a lungo da vedere che sta perdendo sangue così velocemente che sembra pulsare.
Non sono debole perché sono esausta o persino disidratata. Sono debole perché qualcosa – probabilmente quest’acqua – mi sta facendo perdere sangue.
Non ho idea di quanto sangue abbia già perso. Tutto quello che so è che a malapena riesco ad andare avanti, ma devo uscire dall’acqua.
Considero lasciare perdere, poi. Sono al caldo nell’acqua, ora, e mi sento libera proprio come l’acqua mi ha sempre fatta sentire. Non dovrebbe essere un modo brutto per morire. Preferibilmente. Ad un certo punto perderei la conoscienza a causa della perdita di sangue e sarà come addormentarsi. Non sentirò dolore. La mia famiglia non mi vedrà morire in un modo orrendo. Morirei da sola, lontana dal pericolo. Solo negli Hunger Games ha senso.
Non posso farlo, però. Le promesse che ho fatto a Cora, Arnav e Finnick sono come l’indicatore di posizionamento che mi è stato piantato dentro la pelle. Non posso mandarle via. Non posso dimenticarmele. Non posso galleggiare semplicemente e lasciarmi dissanguare mentre loro guardano.
Ritorno a galleggiare sul dorso e muovo le mani il più velocemente possibile, spingendomi verso la riva. Le montagne sembrano più vicine. Devo fermarmi dopo quello che mi sembrano quindici minuti. Sono stordita e non riesco a capire da che parte sia la riva. La mia testa sembra essere stata premuta verso il basso da oggetti pesanti. Le mie orecchi fischiano e niente è a fuoco. Penso che questo sia perdere la conoscenza.
Qualcosa atterra sulla mia spalla. Galleggio lì per alcuni istanti, troppo stanca o forse troppo disorientata da prenderlo. Mi dimentico che sia lì per alcuni minuti. Sono impaurita quando me lo ricordo, impaurita che sto davvero per morire qui, galleggiando di schiena, magari solo dieci minuti dalla riva.
Quando apro gli occhi, l’intera arena sta girando. Ci vogliono un paio di tentativi prima che io prenda il paracadute. C’è un piccolo tubo di metallo attaccato e c’è un quadrato abbastanza largo di carta attaccato al tubo. È umido dal fatto che è stato attaccato a me. Lo libero prima, perché a meno che non ci sia una barca attaccato al tubo, non mi può aiutare.
Lo apro, mentre un ricordo mi bussa nella mia mente. Non ho già fatto la stessa cosa recentemente? L’ho già fatto?
Tengo la carta di fronte a me e batto le palpebre un paio di volte. Ci metto così tanto a capire le parole sul foglio. Dimentico cosa sto facendo dopo quasi ogni frase e inizio ad abbioccarmi. Devo scuotere la testa per tornare a leggere. Ma quando finalmente finisco, capisco.

Devi uscire dall’acqua. Qualcosa dentro fa da anticoagulante. Ti farà sanguinare a morte. La medicina per aiutarti è nel tubo, ma non funzionerà fino a quando non uscirai dall’acqua. Ci sei così vicina, Ann. Se hai bisogno che io ti mandi una zattera, dì solo “sì” ad alta voce e te lo manderò. Ma se hai modo di andare a riva da sola, sarebbe meglio. Non vuoi sapere quanto sia estenuante cercare di inviare una zattera. Ma giuro sulla mia vita che se ne hai bisogno, troverò un modo di prenderla senza far male. Per favore non mollare. Fidati di me come io mi fido di te.

Non so se sia la scrittura di Finnick, o forse il fatto che mi abbia chiamato ‘Ann’ invece che ‘Annie’ come se mi conoscesse da tutta la vita, o forse solo la consapevolezza che io potrei essere curata se solo riuscissi ad arrivare a terra, ma sto di nuovo muovendo le mie mani. Metto il quadratino di carta nel paracadute e porto il paracadute alla bocca, mordendolo così so che non lo perderò nell’acqua. Inizio a nuotare a cagnolino di nuovo. È agonizzante. Devo chiudere gli occhi e spostare tutta la mia energia rimasta nello spingermi in avanti. Anche respirare ha un costo per me che mi fa tremare così tanto da sentirlo nella testa.

Quando la mia schiena tocca la riva del lago, sto piangendo. C’è un filo nero nella mia testa che cerca di buttarmi sotto e sta diventando doloroso combatterlo. Sono terrorizzata dal fatto che non ho più controllo sul mio stesso corpo. Sto tossendo fuori il sangue che continua a riempirmi la bocca non importa quanto io lo sputi fuori. Pianto le unghie nel fango della banchina e mi spingo in avanti. Sento pezzi appuntiti di conchiglie rotte e pietre che mi tagliano le mani, ma non posso preoccuparmi di niente ora. Tutto quello a cui riesco a pensare è a quanto sono vicina alla riva e come ho promesso a Cora e alla sfumatura degli occhi di Arnav quando sta soffiando le candeline della sua torta di compleanno.
Quando le mie dita affondano nella sabbia asciutta, do una spinta finale e cado nella sabbia. Apro la bocca e afferro il tubo. Ci metto più di quanto mi aspettassi per aprirlo. Uno sciroppo liquido verde accesso lo riempie fino all’ultima goccia. Chiudo la bocca intorno al tubo e ingoio la medicina che sa di menta.
Se un tributo dovesse apparire ora, non avrei la possibilità neanche di alzare una mano per coprirmi la faccia. Mi stendo nella sabbia sporca, perdendo e acquistando conoscenza, fino a quando lentamente le cose cominciano a sembrare più chiare.
Per prima cosa prendo coscienza di quanto abbia freddo ora. Poi mi rendo conto di aver un lieve dolore alla gamba. Dopo, riconosco la consistenza granulosa della ‘sabbia’ della specie di spiaggia in cui sono.
Quando finalmente sono in grado di sedermi senza che il mondo giri come una girandola, sono in grado di percepire l’orrore del lago da cui sono appena uscita. Senza dubbio è lì per prendere come preda quelli che hanno un minimo di conoscenza generale sul curare le ferite: l’acqua salata le fa guarire prima. Un tributo ferito zoppica verso un lato del lago, con l’intento di sommergere la ferita e pulirla per evitare l’infezione e poi si trovano dissanguati di ogni goccia di sangue che posseggono. È una trappola che mira a prendere qualcuno nel loro punto più basso ed è vile, e sono sorpresa di riuscire ancora a sentire lo shock alle cose che gli Strateghi possono fare dopo tutto questo tempo.
Mi immagino le facce degli Strateghi che ho visto quando facevo il mio punteggio e mi chiedo quale sia il responsabile di questa invenzione. Mi chiedo se si stanno ricordando la mia faccia dal punteggio ora, come io mi immagino le loro. Mi odiano come io odio loro?
Il cielo si sta scurendo velocemente. Non posso stare qui, ma non desidero viaggiare tra le montagne al buio. Mi alzo in piedi, ancora un po’ barcollante e infilo il bigliettino che Finnick mi ha inviato nella tasca della felpa. La felpa è quasi asciutta ora, dopo essere stata sdraiata sotto il solo per quello che mi sono sembrate ore. Non mi interessa se Panem mi vede mettere via il biglietto come se fosse un tesoro. Non mi interessa se pensano che sia un biglietto d’amore. Non mi interessa niente quello che pensano. So solo che devo averlo con me.
I miei occhi si aggiustano alla luce smorzata e cammino in avanti. Le montagne sono enormi. Non mi sono mai sentita così piccola come mi sento ora. Decido che arrampicarmi su una di essa non è qualcosa che devo fare in questo momento, o nella mia condizione in questo momento, quindi fisso le loro basi. Noto una piccola cunetta tra due montagne poco lontano alla mia destra e comincio a camminare verso di essa. La camminata è estenuante. Quando finalmente arrivo, sono sorpresa di vedere che è un posto per nascondersi migliore di quanto avessi immaginato. La piccola apertura tra le due montagne si apre in una caverna di qualche tipo dopo pochi metri. Una caverna con muri, soffitti e pavimenti di pietra. L’apertura è abbastanza larga per far sì che io ci possa entrare, il che è confortante. Nessuno più grande di me riuscirebbe ad entrare qui dentro.
Gattono in avanti lentamente e arrivo nello spazio aperto. L’aria è molto umida qui dentro ed è quasi buio completo, ma non mi interessa. Si apre un cerchio gigante. Comincio a camminare seguendo la curva sinistra della caverna – dove non posso essere vista da qualcuno che curiosa da fuori dal buco – quando sbatto la testa contro qualcosa.
Sussulto e alzo una mano, quasi convinta che sia un altro tributo. Nella poca luce realizzo che sia una stalattite che pende dal soffitto. Mi abbasso e continuo a camminare, ora cauta per gli ostacoli che riesco a malapena a vedere.
Mi siedo nel pavimento tra due stalagmiti che si innalzano dal terreno. Appoggio la testa contro quella alla mia destra ed è quasi confortevole. Sembra sicuro, almeno, anche se non c’è modo di sapere quali creature stanno aspettando nell’ombra dietro di me.
Sconvolta dagli eventi del giorno, mi lascio di nuovo andare e piango. Non mi interessa abbastanza da preoccuparmi del ridicolo e patetico casino che devo sembrare alle persone che mi stanno guardando ora. Fisso il braccialetto che Cora mi ha fatto – il braccialetto che tengo come il mio simbolo – e infilo la mia altra mano dentro la tasca della felpa, stringendo forte il biglietto che Finnick mi ha mandato. Sto ricordando lo strano filo nero della perdita dei sensi che mi ha quasi tirato giù e sono sicura di non voler più dormire.
Tengo il biglietto stretto in mano, sapendo che Finnick capirà che è il mio modo per dirgli grazie. Sa già di essere l’unica ragione per cui io sono viva ora.

Mi appisolo in un sogno più profondo di quanto avessi pianificato o voluto. Un peso sulle mie gambe mi sveglia. I primi veri raggi di luce mattiniera stanno penetrando nel buio della caverna. Sono così assetata e affamata da essere spaventata.
Guardo giù le mie ginocchia e sono spiazzata dal vedere un altro paracadute lì innocuo. Sono grata fino al midollo, perché dopo il giorno che ho passato ieri, sommato ad un quasi nullo consumo di cibo e acqua, non sono sicura di quanto lontana sarei arrivata per cercare piante commestibili e un fiume da cui bere. Non ho neanche un’arma.
Apro il contenitore rotondo di metallo e nella mia faccia appare il primo vero sorriso che ho avuto in quelli che sembrano anni senza che io me ne accorga. Finnick mi ha mandato dei panini caldi e un thermos di limonata di fragola, l’unica sostanza che sono riuscita a consumare la notte prima dei Giochi. So che l’ha fatto per farmi alzare lo spirito più di tutto, ma mentre spezzo un panino, mi accorgo che sto troppo preoccupata per lui. Su cosa stia facendo per prendere qualsiasi soldo che usa per darmi regali come limonata di fragola, quando la maggior parte dei mentori non riescono neanche a mandare acqua ai loro tributi.
Hai infilato un altro biglietto dentro, questo dice semplicemente di stare ferma lì. Direi che la mia assenza di armi non gli è passato di mente neanche a lui.
Mangio quanto posso e poi metto via il resto per dopo. È ridicolo che io sia preoccupata per Finnick, quando lui è là ed io sono qui ma non è esattamente un bel posto.
“Anche tu rimani al sicuro.” Sussurro, pensando al biglietto che ha lasciato nel mio comodino. So che saprà cosa intendo. Se abbia sentito o meno, però, è tutta un’altra questione.

 

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Nel prossimo capitolo: Annie pensa di aver passato un giorno pesante, ma non è niente in confronto a cosa dovrà affrontare nello scorso capitolo, dove incontrerà inevitabilmente due altri tributi che metteranno alla prova la fiducia che lei ha nelle persone – e in Finnick. (forse).

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