Chuck vs Together Again

di flashmary97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-La spiaggia ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14-bis ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 16-bis ***
Capitolo 19: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 19-bis ***
Capitolo 22: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-La spiaggia ***




Capitolo 1

-Chuck?
-si?
-Baciami!

In quel momento Chuck la guardò negli occhi, il suo cuore si riempì di speranza e al contempo di paura, avvicinò lentamente le sue labbra al viso di Sarah, quasi con timore, timore di spezzare quel leggero filo che aveva riunito i loro cuori durante il racconto della loro storia… Le loro labbra si toccarono, chiusero gli occhi… Sarah, inizialmente rigida al tocco lieve della bocca di Chuck si abbandonò a lui… In quel momento Sarah sentì una strana sensazione, quella sensazione incomprensibile che si prova quando quella parte vuota del cuore trova compimento in qualcosa e si riempie di una pienezza che ti fa vibrare ogni fibra del corpo, la sua mente triste e spaventata, arrabbiata, che non aveva più una storia, una vita, venne pervasa da una gioia indicibile e lentamente iniziarono a riaffiorare ricordi perduti a partire da quel poco che gia ricordava; il Wiernelicious, la loro prima missione, quella stessa spiaggia e poi ognuno dei momenti che Chuck aveva citato nei minuti precedenti. Ogni muscolo del suo corpo iniziò a urlare, Chuck se ne accorse e la tirò a se mentre quel lieve bacio pian piano si trasformava nella riconquista di un tesoro perduto. Anche lei lo strinse a se in quei lunghi minuti che le ridonarono tutta la sua storia, ogni momento, dapprima confusamente, ritornava sempre più ricco di dettagli e particolari, mentre gli ultimi raggi di sole scomparivano all’orizzonte accompagnati dal fruscio delle onde. Entrambi avrebbero voluto urlare ma non servivano parole…

Ad un tratto Sarah senti qualcosa muoversi nella sua pancia, tornò alla realtà, stacco le sue labbra da quelle del marito e lo guardò negli occhi, avrebbe potuto dirgli che ricordava tutto ma sarebbe stato superfluo, anche lui se ne era accorto, gli prese una mano…

-Chuck…
-Che c’è Sarah?-Disse Chuck timoroso, spaventato all’idea che quei minuti fossero stati solo frutto della sua immaginazione.

Sarah si toccò il ventre.
-Chuck sono incin…

Nell’aria scoccò un colpo e senza nemmeno comprendere cosa fosse accaduto Sarah vide Chuck crollare a terra, la sua mano le scivolò priva di forze.
In pochi secondi degli uomini le furono addosso, avrebbe voluto urlare a Chuck tutto il suo amore ma il grido le si spezzò in gola mentre vedeva la luce lasciare i suoi occhi…
Venne trascinata via mentre le lacrime le rigavano il viso e annebbiavano la vista, la legarono e bendarono mentre invano cercava di divincolarsi straziata dal dolore urlando. Poi una botta alla nuca e cadde priva di sensi.         
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Era ormai più di un’ora che Chuck aveva lasciato Morgan per andare da Sarah.

Morgan non voleva infastidire l’amico ma Ellie e Devon ormai stavano per partire e voleva almeno avvisarlo, affinchè potesse salutarli… Anche Casey ormai aveva finito di preparare i bagagli e a momenti sarebbe scomparso, probabilmente non lo avrebbe più rivisto, avrebbe avuto nuove missioni, nuove identità…

Così decise di andare a cercarlo, immaginava fosse andato sulla spiaggia, “Quale posto più romantico per il mio Magical Kiss?” aveva pensato. Si avviò sul lungo-mare osservando le ombre, ormai lontane dalla sabbia, della gente che si stava dirigendo verso casa. Poi vide un uomo sdraiato a terra, non lo riconobbe all'inizio, poi si accorse che era Chuck. Vide la maglia macchiata di rosso. In pochi secondi una serie di pensieri orribili gli riempirono la mente mentre correva affannosamente verso il corpo dell’amico: se ci fossimo sbagliati? Se Sarah fosse cambiata davvero? Se si fosse stufata e avesse deciso di mettere fine a quell'uomo, il cui amore la faceva sentire ancor più a disagio in quella vita di cui non ricordava nulla?

Chiamò immediatamente Ellie e Casey, nel giro di pochi minuti giunsero i soccorsi. La sorella subito corse in lacrime verso il corpo del fratello…

-è ancora vivo ma dobbiamo fare in fretta- disse Devon

Velocemente fu caricato sull'autoambulanza che partì a sirene spiegate lasciando Casey e Morgan sulla spiaggia.

-è tutta colpa mia Casey!- disse Morgan –non dovevo spingerlo a tornare da Sarah, avrei dovuto lasciare che ognuno prendesse la sua strada, non è più la nostra Sarah-

Casey lo zittì con un grugnito mentre esaminava il terreno.

-Stupido Idiota, pensi che Walker avrebbe mai fatto una cosa del genere? Guarda qui invece che lagnarti! Questi segni nella sabbia indicano chiaramente che qualcuno è stato trascinato via da qui! Dobbiamo parlare con la Beckman! Subito! Sarah potrebbe essere in pericolo e Chuck farebbe di tutto per aiutarla! Muoviti Se hai un minimo di senno in quella testa barbuta!-

 

Sarah pian piano riprese conoscenza, era bendata, le mani legate. Sentì freddo sulla pelle, era sdraiata su un pavimento metallico. Poggiò un orecchio a terra e senti il rumore di un motore, era dentro un furgone e chissà dove la stavano portando… Cos'era successo? Si toccò un labbro gonfio per le botte e ricordò. Era sulla spiaggia con Chuck, poi un colpo, degli uomini… le tornò alla mente l’immagine dell’amato sdraiato a terra e una lacrime le rigò il volto. D’un tratto il furgone si fermò, senti della gente parlare, il portone aprirsi. Qualcuno la tirò giù violentemente. Camminò a lungo, almeno una ventina di minuti. Poi scese delle scale, sentì che aprivano una vecchia porta. La fecero fermare. Gli uomini che la conducevano parlarono con un altro uomo, una guardia o qualcosa del genere immaginò lei dal tono di voce. L’uomo li fece entrare. Venne fatta sedere su una sedia e poi sbendata. Un uomo vestito di nero con i lineamenti orientali le si avvicinò, l’accarezzò sul volto e lei si spostò disgustata.

-Mi spiace di averti fatto male, non volevo rovinare il tuo bel visino ma sei un osso duro… -disse l'uomo- dimmi... come sta il bimbo? Perché vedi, non me ne faccio nulla di una come te, è lui che mi interessa, e finché sarà nel tuo ventre sarai fortunata! Ma vedi di non fare scherzi, sei al terzo mese ormai, con la nostra tecnologia potrei riuscire ad allevarlo anche senza di te, ma sai com'è… non è bello privare un madre del proprio bambino…-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
Sarah si scosse turbata.

-Cosa vuoi da noi? Cosa vuoi dal mio bambino? Cosa vuoi fare?- Gridò Sarah angosciata. Non sapeva dove fosse o chi fossero quegli uomini, non capiva chi fosse la persona che aveva davanti, come sapeva del bambino? Chi era? Cosa voleva?

L’uomo le si avvicinò di nuovo e cercò di sistemarle i capelli dietro l’orecchio ma lei si divincolò e gli sputò in un occhio. –Non mi toccare!- gridò Sarah.

L’uomo si mise a ridere, poi le tirò uno schiaffo.

-Taci zoccola!- gridò lui –Forse non hai capito che qui sono io quello che comanda! Pensi forse che prima o poi qualcuno verrà a prenderti? Pensi forse che qualcuno ti cercherà? Ti sbagli mia cara! Non sono un allocco, ti ho seguita, ti ho studiata. Conosco ogni dettaglio della tua vita! Cosa credi penseranno i “tuoi amici” quando arriveranno su quella spiaggia? Cosa penseranno quando troveranno il corpo di quel ragazzo… mi scappa il nome… Bartowki!- disse l’uomo sottolineando con particolare crudeltà quest’ultimo nome. –Io penso che si faranno un’idea di quel che è successo: una povera, fredda e spietata Sarah Walker, senza più una vita, che decide di mettere fine alla causa del suo dolore! In quanti lo avranno pensato?-

Il viso di Sarah si riempì di lacrime che scendevano una dopo l’altra, sempre più veloci. Il respiro le mancava, la testa le scoppiava e il suo cuore…. Quel cuore che finalmente aveva ritrovato la sua pienezza in pochi secondi si era svuotato del tutto, al ricordo del tocco della mano di Chuck che le scivolava cadendo sulla spiaggia. Quell’uomo che l’aveva tanto amata e che aveva visto morire, così pensava, sotto i suoi occhi, senza poter far nulla, senza riuscire a gridargli il suo amore. La speranza iniziò a scivolarle via, assieme alle lacrime. Guardò tristemente la sua pancia, dove sapeva, nel segreto, stava crescendo un piccolo esserino che per qualche oscuro motivo aveva attirato tanta crudeltà. Perché quell’uomo lo desiderava così tanto? Cosa aveva quel piccolo ammasso di cellule di così speciale?

-Addormentatela! Sono stufo di sentirla urlare!- disse l’uomo facendo un cenno ai suoi scagnozzi. Questi colpirono Sarah con un sedativo che in mezzo alle lacrime, dolcemente si addormentò.


Casey e Morgan erano al castello e avevano immediatamente contattato la Beckman.

-Siamo in una situazione ad alto rischio! Non sappiamo da chi, come e per quale motivo sia stata rapita l’agente Walker, sempre che questo sia successo. Tutti gli agenti della CIA sono stati mobilitati per la sua ricerca, ma per ora non siamo ancora riusciti a rintracciarla. Sembra che sia scomparsa nel nulla. Colonnello Casey, agente Grimes, dovrete assicurarvi che nessuno si avvicini a Chuck. Niente e nessuno deve entrare nella sua stanza, qualcuno ha tentato di ucciderlo e non sappiamo chi sia, questo significa che potrebbero provarci di nuovo, e lui potrebbe essere l’unico a sapere qualcosa di quanto è successo. A proposito… Abbiamo novità riguardo alle sue condizioni?-

-Devon ha detto che è uscito dalla sala operatoria. se non ci sono complicazioni dovrebbe essere salvo ma non possiamo sapere tra quanto si sveglierà e potrebbe non ricordare più nulla…- spiegò Morgan.

-Abbiamo provato a rintracciare il cellulare di Walker per mezzo del dispositivo gps?- Chiese Casey

-Degli agenti sono stati abilitati appositamente per questo, dovremmo ricevere i risultati a breve- Disse il generale.

In quel momento un agente entrò nell’ufficio della Beckman e le sussurrò qualcosa all’orecchio mentre la faccia del generale iniziava a lasciar trasparire sempre più chiari segni di preoccupazione.

-Colonnello, agente, sembra che la situazione sia più complessa del previsto… Il gps di Walker, sebbene acceso, risulta non rintracciabile dai nostri satelliti, questo può significare solo una cosa: dovunque sia, Sarah non si trova sul suolo americano… 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
-Che significa?- chiese Morgan preoccupato

-Significa che non possiamo in alcun modo rintracciare l’agente Walker! Sul nostro territorio, con i nostri satelliti, abbiamo l’autorizzazione a penetrare in qualsiasi zona, anche quelle oscurate… Non possiamo però permetterci di penetrare in zone oscurate di altri stati o rischieremmo di dare il via ad una guerra! Inoltre in ogni caso, non sapendo dove si trovi, dovremmo penetrare tutte le zone oscurate del mondo, non potremmo permettercelo nemmeno sotto ordine del presidente degli stati uniti in persona!-Spiegò la Beckman.

-Possiamo solo sperare che il Nerd si risvegli in fretta…- commentò Casey –Muoviti Grimes! Dobbiamo andare a sorvegliarlo!-

-Perfetto! Voi iniziate ad andare, in un paio d’ore vi raggiungerò personalmente con altri agenti fidati e alcune attrezzature. In questo modo potremo continuare le indagini in massima segretezza senza perdere mai d’occhio Chuck e potrete darvi il cambio per la sorveglianza!- Concluse la Beckman prima di chiudere la videochiamata.

La stanza di Chuck era affollata… Morgan e Casey si alternavano di guardia fuori dalla porta. Ellie era seduta a fianco del fratello e dolcemente gli accarezzava i capelli, Devon stava terminando gli ultimi esami mentre Mary teneva in braccio la piccola Clara, tentando invano di farla smettere di piangere.

-Andrà tutto bene vedrai! Lo sai che i Bartowski sono difficili da fermare!- disse Devon dolcemente abbracciando Ellie.
-Lo so, hai ragione, ma ho paura Devon!-rispose lei abbandonandosi all’abbraccio mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

All’improvviso Chuck si scosse leggermente. –Sarah…- sussurrò con un filo di voce.
Tutti si bloccarono, Ellie si voltò velocemente asciugando le lacrime –Chuck grazie al cielo!-

-Sarah…- ripeté lui mentre lentamente apriva gli occhi e riprendeva conoscenza. –Dov’è Sarah?-
Gli sguardi si incrociarono, nessuno rispose.
-Dov’è Sarah??- chiese Chuck di nuovo –per favore spiegatemi cosa sta succedendo!-
Tentò di alzarsi ma una fitta glielo impedì.

-Ok Chuck! Ti spiegherò tutto ma stai tranquillo, ti devi riposare, per favore stai sdraiato- gli disse Ellie mentre gli sistemava il cuscino per farlo stare più comodo.
-noi… noi non sappiamo dove sia Sarah… un proiettile ti ha colpito al petto, è un miracolo che sei ancora vivo Chuck, per fortuna il proiettile non ha danneggiato organi vitali! Morgan ti ha trovato steso sulla spiaggia, ancora qualche minuto e saresti morto dissanguato!- spiegò la sorella

Casey prese la parola.
-Pensiamo che Sarah sia stata rapita, ma non siamo stati in grado di trovarla, non siamo chi sia stato, per quale motivo lo abbia fatto e dove l’abbiano portata… non è rintracciabile dal satellite… Speravamo che tu avresti potuto dirci qualcosa…-

-La spiaggia… la spiaggia! Ora ricordo! Lei, lei ricordava! Lei ricordava ogni cosa! Stava, stava per dirmi qualcosa… lei… Sarah è…-

-…Incinta!- concluse Ellie la frase. Tutti stavolta si voltarono verso di lei.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Un silenzio di tomba gelò la stanza, gli occhi increduli fissati su di lei, nessuno ancora riusciva a realizzare che quel che Ellie aveva detto fosse vero, ma soprattutto tutti erano ancor più stupefatti della persona che aveva dato loro quella notizia, Chuck più di tutti. I suoi occhi cercavano inutilmente nello sguardo della sorella una risposta che non arrivava, una spiegazione per quella situazione assurda, per un attimo, su quella spiaggia, aveva creduto che tutto fosse finito ed ora invece si ritrovava lì, nell'impotenza più totale, tormentato dall'immagine appannata di quegli occhi azzurri e penetranti che gli erano stati trascinati via, e lui non aveva potuto fare nulla. Ad un tratto ruppe il silenzio.

-Ellie, c... come lo sai? Da quanto lo sai?- lei sapeva... come aveva potuto non dirgli nulla? Forse allora... terribili pensieri affollarono la sua mente... Forse non era figlio suo, forse per questo tutto quel mistero...

-Chuck, mi dispiace! Quando... quando avete fatto il test Sarah ti ha mentito! Lei... era incinta, non ha voluto dirtelo perchè non era sicura, non sempre il test è sicuro al 100%... non voleva farti preoccupare inutilmente, non voleva farti distrarre dalle missioni e mettere a rischio la tua incolumità ma aveva bisogno di confidarsi e venne da me... verificammo che il test avesse indicato giusto... Chuck, io... io avrei voluto dirtelo ma poi è successo tutto troppo in fretta, non potevo dirti una cosa del genere in quella situazione! Chuck mi dispiace! Perdonami!-

Un'ondata di emozioni contrastanti lo pervase, da una parte la felicità di quella notizia, che in ogni caso, anche in quella situazione, aveva colmato il suo cuore di gioia, i pensiari orribili che lo avevano sopraffatto sparirono; dall'altra la rabbia verso Sarah ed Ellie per avergli tenuto nascosta un'informazione di così fondamentale importanza; Poi la paura, che iniziò a crescere sempre più mentre realizzava che non solo Sarah era pericolo, mista a quella tremenda impotenza che lo affliggeva e torturava... non poteva permettere che qualcosa di male succedesse a quel che aveva di più caro!


Sarah lentamente si risvegliò.
Nella stanza era rimasto solo un uomo a sorvegliarla... osservò attentamente la stanza.
Alla sua sinistra c'era una credenza, con delle gambe molto basse, sotto ci passava a malapena una manina e sembrava un mobile molto pesante da spostare...

-Ehi tu! Avete intenzione di farmi morire di sete o mi fai la cortesia di portarmi un bicchiere d'acqua?-

L'uomo scocciato controllò che fosse ben legata e non potesse fuggire, poi si allontanò per soddisfare la richiesta.

Sarah sfruttò il momento, con la punta delle dita fece scivolare fuori dalla tasca posteriore dei pantaloni l'iPhone che cadde a terra.
Tolse una delle scarpe e con la punta dei piedi fece strisciare il telefono in avanti.
Premette il pulsante centrale per accenderlo e verificò di avere campo.
C'erano solo un paio di tacche e il 15% di batteria ma doveva tentare, era la sua unica possibilità.
Velocemente, utilizzando le dita del piede, recuperò il numero di Casey.
Fece partire la chiamata.
Vide l'ombra dell'uomo che stava per arrivare.
Rapidamente calciò il cellulare affinchè si infilasse sotto la credenza, poi rinfilò la scarpa e si ricompose un secondo prima che l'uomo varcasse la soglia della stanza. “Casey ti prego rispondi!”

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Come previsto arrivò anche la Beckmann. Scese da un grosso macchinone nero assieme ad altri agenti e raggiunse la stanza di Chuck. I tecnici montarono le varie attrezzature per poter proseguire le indagini.

-Bartowski vedo con piacere che ti sei già ripreso!- disse compiaciuta.
Poi notò l’atmosfera tesa che aleggiava nella stanza. Guardò Casey...

-C’è qualcosa che dovrei sapere colonnello?-

-Generale, penso ci sia un particolare che non abbiamo considerato e che rende la situazione ulteriormente delicata… allo stesso tempo però potrebbe chiarirci la situazione…-
-Di che cosa si tratta?- chiese.
-L’agente Walker è incinta…- rispose.

La Beckmann si fece scura in volto. La stanza gelò nuovamente, nessuno, in realtà, aveva ancora digerito quella notizia.

Il silenzio stavolta però fu interrotto da ciò che meno si aspettavano… 
Il telefono di Casey iniziò a squillare. Jhon lo prese in mano per rispondere ma quando vide il numero esitò…

-Cosa succede colonnello?-

-è.. è l’agente Walker…-

Tutta la stanza sussultò. Chuck istintivamente tentò di alzarsi contro quel che poco prima gli aveva detto la sorella… 

-Rispondi presto!- esclamò.

-Veloci alle postazioni! Dovete cercare di intercettare la chiamata! Rintracciate da quale zona oscurata proviene e penetratela! Fate qualunque cosa! Dobbiamo rischiare! Casey cerca di trattenere la chiamata il più a lungo possibile, in qualsiasi modo!- Ordinò la Beckman

Il dito di Casey scivolò sullo schermo. Ogni cosa tacque. Mise il vivavoce. Tutti tesero l’orecchio.
Dapprima non si sentirono che degli scricchiolii. Poi una voce…

-Fatemi parlare di nuovo con lui! Chiamatelo!- urlò qualcuno.

-è Sarah!- esclamò Chuck. -è Sarah!- gridò col cuore in gola.

I tecnici si misero intensamente al lavoro.

-In questo momento il capo è occupato! Non vuole parlare con te!- rispose una voce maschile all’altro capo.
-Fatemici parlare!- gridò di nuovo.
Sarah in quel momento sperava che Casey avesse risposto e sperava di riuscire ad ottenere delle informazioni in modo che le sentisse.
-So qualcosa che potrebbe interessargli- mentì.

Un attimo di silenzio…

-Come procede?- chiese la Beckman agli agenti.
-Generale non ce la facciamo! Non riusciamo a rintracciarla!-
-Dobbiamo muoverci! Non penso abbia molto tempo! non avrà molta batteria considerando da quanto è scomparsa - disse Casey –Penso abbia nascosto il cellulare per utilizzarlo come una cimice… -
“Geniale Walker!” pensò.

-Spera sia davvero importante o te ne pentirai- riprese l’uomo al telefono.

Seguirono lunghi secondi di silenzio. L’unica cosa che si sentiva era il battito dei loro cuori.

Poi si sentì una porta sbattere, dei passi…

-Cosa vuoi?- Chiese una nuova voce, una voce dura, profonda…

All’udire quel timbro vocale una serie di immagini affollò la mente di Chuck ma in quel momento la batteria del telefono finì. Il cellulare si spense e cadde la chiamata.

-L’abbiamo persa generale! Non siamo riusciti a rintracciare il segnale… - disse uno dei tecnici.
-Maledizione! – Disse Casey, accompagnato da uno dei suoi soliti grugniti.
La Beckmann si lasciò cadere su una sedia.
-Era riuscita a darci un’occasione unica e l’abbiamo sprecata- Disse Morgan afflitto –Ora chissà se riusciremo mai a contattarla di nuovo- non riusciva a guardare l’amico immaginando come potesse sentirsi in quel momento.

Nessuno si era accorto di cosa fosse successo veramente.
Chuck si riprese dal flash.

-Penso non ce ne sia bisogno Morgan!- disse con un sorriso –So dove si trova Sarah!- 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

-Cosa vuoi?- chiese l’uomo.
-Sapere la verità! Sapere cosa ci faccio qui! Dove sono? Cosa vuoi da mio figlio?- rispose.
-Avevi detto che era una cosa importante…- disse scocciato mentre stava gia per andarsene.
-è importante! Preferirei morire assieme al mio bambino piuttosto che lasciarlo in balia di qualcosa che non conosco!- disse Sarah. –E siccome mi sembri molto interessato ti conviene spiegarmi… Cosa abbiamo fatto di sbagliato per ritrovarci qui?-
L’uomo, con un sorriso beffardo sul volto si avvicinò al suo viso e sussurrò.
-Quello che hai sbagliato, mia cara, è stato sposare quell’uomo…-
Si scostò amareggiata.
-Cosa c’entra ora Chuck? Mi sembra che tu lo abbia gia sistemato!- urlò mentre di nuovo le lacrime affollavano i suoi occhi.
-Quello che c’entra è che quell’esserino che si trova nel tuo ventre è un Bartowski!- Gridò l’uomo alzando la voce. –Ed essendo un Bartowski, avrà tutti i requisiti per utilizzare e sfruttare al meglio l’Intersect!-

Sarah si scurì in volto mentre le lacrime appannavano i suoi occhi azzurri come il ghiaccio.

-Sono anni che studio quell’arma, fin dalla sua creazione! Il bravo Stephen ha fatto un gran lavoro, peccato che solo i Bartowski riescano ad utilizzare appieno questo computer maledetto! nessun’altro è in grado di sfruttarlo in tutte le sue potenzialità senza rischiare di fondersi il cervello! Ho seguito tutti i tentativi che sono stati fatti per impossessarsi di quell’arma... ma io sono più furbo! ho saputo aspettare ed ho avuto la mia occasione! Chi ci avrebbe mai pensato? Un bambino…. Eppure era così semplice, così banale…. Perché faticare tanto per catturare qualcuno gia in possesso dell’intersect, che non si schiererebbe mai dalla mia parte se non in seguito ad una corruzione, che rischierebbe di crollare o rivoltar misi contro, quando posso allevare fin da piccolo qualcuno che certamente sarà in grado di gestire l’arma? Sarà trattato come un principe, sarà il mio figlio prediletto e lo crescerò educandolo all’arte della guerra, al controllo dei sentimenti per avere con me l’arma più potente del mondo!-

Tutti questa volta fissavano Chuck. Un attimo di gelo… poi realizzarono…
-Hai avuto un flash? Grande Chuck hai avuto un flash! Chuck ha avuto un flash! Sa dove si trova Sarah!- disse Morgan, mentre si muoveva esaltato nella stanza, muovendo le braccia a grandi gesti.

Dopo il sorriso iniziale però, il volto di Chuck non sembrava così felice di ciò che aveva visto… Ellie se ne accorse…

-Chuck? Cosa succede? Dovresti essere al settimo cielo! Cosa hai visto?- chiese.

Chuck corrugò la fronte.

-Bartowski! Cosa c’era nel flash? Dove si trova Walker? Parla!- ordinò la Beckmann.

Chuck deglutì, poi iniziò…

-L’intersect ha riconosciuto il timbro vocale dell’uomo che Sarah ha fatto entrare nella stanza…- si fermò un attimo.

-Quello era Hokuri Chang, il boss della mafia cinese! Un uomo potentissimo, intoccabile. Tutto il potere cinese è soggiogato dal suo controllo, ha contatti e spie in ogni stato… La sua base centrale si trova a Taiwan, Sarah potrebbe essere li…-

spiegò preoccupato con un filo di voce... Poi prese la parola il generale.

-Quel che è certo è che, per qualsiasi motivo sia stata rapita, non è l’unica persona in pericolo. Un uomo di tale potere non si scomoda personalmente se non per qualcosa che riguarda ben più di un singolo stato. Muoviamoci! Potrebbe esserci la necessità di dichiarare un stato d’allarme! - 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


-Colonnello Casey, presto, sarai messo a capo dell’operazione, ti verranno dati tutti gli uomini che ritieni necessari. Per prima cosa dobbiamo individuare gli edifici che potrebbero fungere da sede per Chang, poi dovremo avviare la fase di recupero. Desidero essere informata su ogni sviluppo. Se necessario parteciperò io stessa.-

Casey annuì di scatto mettendosi in posizione con i piedi uniti e la mano tesa davanti alla fronte in segno di rispetto verso il generale.

-Certamente generale! Per le ricerche vorrei utilizzare la nostra base sotto il Buy More ma necessito di tecnici e apparecchi di ultima generazione, attualmente è un po’ sfornita come base. Se ben ricorda, teoricamente non facciamo più parte della CIA e ultimamente le nostre casse stavano soffrendo, ma preferirei lavorare in un luogo ben conosciuto per una missione così delicata.-

-Farò arrivare tutto il necessario il prima possibile. Tu e l’agente Grimes nel frattempo mi precederete e inizierete ad avviare il lavoro con questi primi tecnici che sono già qui.- Disse il generale. -A proposito, farò il possibile per rimettervi dentro, dopotutto siete stati licenziati da una cellula nemica interna e avete più volte dimostrato il vostro valore. Credo che a Washington accetteranno volentieri. Senza dimenticare che Bartowski ora possiede nuovamente l’intersect, ed è quindi a tutti gli effetti sotto il nostro controllo.-

-Andiamo Grimes, muoviamoci!-
-Sì subito Casey! non ti preoccupare Chuck. Vedrai che ritroveremo Sarah. Sei in buone mani- disse Morgan mentre raccoglieva la sua tracolla a si avviava con Casey.
-Forza! Sei più lento di una donnicciola che deve andare a una festa Grimes!- si lamentò Casey storcendo la bocca.

I due uscirono dalla porta.

-Generale! Voglio andare anche io!- esclamò Chuck mentre si agitava con una smorfia di dolore.

-Chuck non se ne parla!- -non se ne parla nemmeno Bartowski!- esclamarono Ellie e la Beckmann all’unisono.

-Ma è Sarah! E potreste avere bisogno dell’interect!- Esclamò in risposta.

-Non puoi pensare di affrontare una simile missione in queste condizioni, so quanto ci tieni e per questo motivo sarai tenuto costantemente informato. Magari riceverai foto o registrazioni, di modo da poterci aiutare da qui, senza mettere a rischio la tua incolumità. Stiamo già rischiando di perdere uno dei nostri migliori agenti, non posso rischiarne un altro per un’operazione avventata. Casey saprà come muoversi, saresti solo d’intralcio-

Chuck si lasciò cadere sul letto. Gli era stato tolto tutto, ed ora che aveva la possibilità di recuperarlo, non poteva fare altro che osservare da spettatore.

Sarah stava seduta su quella fredda sedia. Tutta la sua vita le scorreva nella testa. Suo padre, il suo lavoro da spia, fredda, spietata. Poi quella missione, quello strano ragazzo indifeso e spaventato ma con qualcosa di speciale che lo rendeva unico. Quel ragazzo che dopo mille difficoltà era diventato suo marito e non l’aveva mai abbandonata. Quel ragazzo che era diventato uomo sotto i suoi occhi mentre lei diventava umana. Quell’uomo che aveva sfidato la CIA pur di salvarla e che anche quando lei gli aveva fatto di tutto non era venuto meno a Quelle Promesse. Quell’uomo che aveva visto sfuggirle su quella dannata spiaggia.

Quella volta ci aveva davvero creduto, formare una famiglia, stava diventando madre. Voleva essere una buona madre. E chuck… lui sarebbe stato sicuramente un ottimo padre. Ma come aveva potuto pensare di avere una vita normale? Lei, Sarah Walker, Sam Lisa Burton, avrebbe dovuto capire che non sarebbe mai stata una ragazza come le altre, eppure ci aveva creduto.

Hokuri Chang entrò nella stanza.

-Sono tre giorni ormai che sei qui! Questa era solo una postazione provvisoria. Certamente non posso pensare di tenerti mesi legata ad una sedia giusto? tra un massimo di ventiquattro ore ci sposteremo, la tua stanza è quasi pronta, spero sarà di tuo gradimento. Vedi di non fare scherzi o la pagherai cara!- 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Due nuovi uomini entrarono nella stanza dove Sarah era tenuta prigioniera. La slegarono e la fecero alzare dalla sedia, poi la ammanettarono. Le fu messa una benda sugli occhi e venne condotta all'esterno della stanza. Si sentì strattonare, sbatté contro lo stipite di una porta e arrivò all'aria aperta.
L’aria umida e il freddo le penetrarono nelle ossa a peggiorare quella terribile situazione. Avrebbe potuto tentare la fuga ma avrebbe sicuramente comportato un combattimento e aveva paura per il bambino che era ormai in pieno sviluppo, inoltre non sapeva dove si trovasse e, con i numerosi agganci in suo possesso, Chang l’avrebbe facilmente individuata.
Una miriade di pensieri e opzioni affollò la sua mente ma nessuna le sembrava valere il rischio. La situazione la frustava, non si riconosceva in quella situazione da vittima dalla quale non era in grado di districarsi. Allo stesso tempo però era quasi orgogliosa, orgogliosa di quella paura umana, paura per qualcosa che doveva proteggere più del mondo intero come solo una mamma può fare.
Mentre veniva spinta e strattonata sentì Hokuri ordinare a suoi uomini di ripulire il locale dove era stata imprigionata e di non lasciare alcuna traccia. Venne fatta salire nuovamente sul furgone con cui già in passato era stata trasportata. Il ferro ghiacciato le tocco la pelle nuda e un brivido le salì per la schiena. Lo stesso brivido provato qualche giorno prima in quegli attimi durante i quali aveva realizzato cos’era successo. Ripercorse quei minuti secondo dopo secondo.
Uno degli uomini le mise una mano sulla bocca, improvvisamente senti la testa pesare, il portellone sbattè e il furgone si mise in moto. Sarah fece appena in tempo a capire. Probabilmente le avevano fatto inalare qualcosa di soporifero, tentò di tenere la schiena ritta contro la parete per tenersi sveglia, la testa iniziò a caderle in avanti, poi più nulla.
Quando si svegliò non era più legata. Era sdraiata su un lettino, in una stanza. Le tempie le dolevano. Si guardò intorno cercando di capire dove si trovasse. Un armadio con dei vestiti da donna, un comodino con una lampada, alcuni libri. Erano secoli che non leggeva un libro, non ricordava nemmeno come fosse leggere qualcosa di diverso dai fascicoli delle missioni. In alto, sulla parte di parete appena sotto al soffitto c’erano delle lunghe finestrelle. Prese una sedia e vi salì per provare a sbirciare all’esterno. Oscurate maledizione! In fondo alla camera c’era un porticina, si avvicinò speranzosa. Afferrò la maniglia, si muoveva, era aperta! Lentamente sbirciò al di là. Diavolo era solo il bagno … Una doccia, sapone, asciugamani … Anche dentifricio e spazzolino. Di fronte al letto c’era un pesante portone blindato con una fessura di circa dieci centimetri quadrati all’altezza del volto. Arrivò un uomo, aprì la fessura e guardò all’interno ghignando, poi aprì una seconda fessura più larga che si trovava in basso vicino al pavimento e fece scivolare all’interno della stanza un vassoio. Posate, bicchiere, bottiglietta d’acqua, un piatto con degli spaghetti …

Casey e Morgan erano appostati con numerosi uomini pronti all’azione fuori da una grande villa nel centro di Taiwan.
Sapendo cosa cercare avevano tenuto sotto controllo gli spostamenti di Hokuri, certamente non nascosti data la sua notorietà in Giappone e avevano individuato alcuni traffici sospetti che li avevano facilmente condotti in quel luogo. I suoi loschi giochi erano a tutti ben noti ma nessuno era mai stato in grado di incastrarlo. Quell’edificio era probabilmente uno dei quartier generali del potente mafioso, tutto il perimetro era strettamente sorvegliato da telecamere e robusti uomini della sicurezza.
Gli agenti operativi della CIA e dell’ NSA si erano posizionati con le loro coperture tutt'intorno, i tecnici nei furgoni a qualche chilometro di distanza stavano per far saltare la corrente per causare pochi brevi secondi di caos che avrebbero dovuto sfruttare al meglio per riuscire ad entrare e individuare dove e come recuperare Sarah.

-Ancora pochi secondi Grimes, sei pronto? Niente souvenirs, niente distrazioni, intesi?-
-Nemmeno se…-
-Nemmeno se trovi qualche gadget ad edizione limitata di Star Wars!-
Morgan fece una smorfia di disapprovazione.
-Ci siamo! Mentre gli altri si occuperanno della sicurezza noi dovremo trovare Sarah, dovremo essere veloci! 3 … 2 … 1 …-


Nda: Rieccomi! Volevo ringraziare immensamente tutti quelli che stanno seguendo la mia storia e la stanno recensendo, vuol dire davvero tanto grazie! Se trovate qualche pecca fatemela notare che sarò felice di sistemarla.
Chiedo infinitamente scusa per la lunga assenza, la scuola mi ha rubato un sacco di tempo e mi sono persa in giro. Spero ci sia ancora qualcuno che si ricordi di questa storia e che venga a leggerla, nel qualcaso spero che questo capitolo sia all'altezza della vostra lunga attesa! Spero non succeda più di dover restare ferma così a lungo. Grazie ancora!

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Chuck aveva aiutato i compagni riconoscendo con dei flash alcuni degli uomini di Chang in vari video di sorveglianza recuperati dalle telecamere giapponesi ed ora se ne stava nel suo letto impaziente.

Avevano davvero trovato il posto giusto? Sarebbero riusciti a salvare Sarah?

Smanettava impazientemente sul pc, che gli avevano concesso di tenere come consolazione, nella speranza di trovare una qualche distrazione.

Ma come poteva trovare qualcosa che distogliesse i suoi pensieri dal fatto che la sua famiglia e i suoi amici stavano rischiando la vita?

Non sapeva nemmeno quale fosse, alla fine, la zona individuata. Erano stati bene attenti a non farglielo scoprire, eliminando così tutto ciò che avrebbe potuto essere fonte di folli idee, quali decidere di raggiungerli o tentare qualunque altra pazzia.

Poi, ad un tratto, gli venne l’idea. Nessuno gli aveva vietato di condurre alcune indagini personali. Qualcosa di innocuo, tranquillo, che poi, magari, chissà, si sarebbe anche rivelato utile.

Dapprima si limitò a semplici ricerche, poi iniziò ad hackerare alcuni siti per avere maggiori informazioni, finendo con l’introdursi in vari conti bancari per individuare transazioni sospette.

A smanettare con i computer era sempre stato il migliore, ora, dopo aver osservato per anni gli agenti speciali, sapeva anche dove guardare per recuperare quanto gli serviva.

In realtà, inizialmente, non pensava sarebbe riuscito a raggiungere alcun risultato, sperava semplicemente di ingannare abilmente i suoi neuroni, facendo loro credere di essere davvero alla ricerca di una soluzione e alleviando così l’ansia dell’interminabile attesa.

Nel giro di alcune ore però, dei risultati iniziarono ad intravedersi finchè non arrivò ad individuare una singola zona limitata, con una villetta in legno, posta nel mezzo di un boschetto nella periferia di Taiwan.

Chuck stava immobile ad osservare lo schermo, sul quale appariva la mappa della città cinese con evidenziata una piccola area. La mano destra tamburellava insistentemente sul fianco del letto.

Sicuramente i suoi amici erano la, Sarah era là. Come lui aveva trovato quel posto, così, molto probabilmente, lo avevano trovato i tecnici della CIA. Perché doveva preoccuparsi? Perché non poteva fidarsi di loro, ancora una volta? Lo avevano sempre salvato dai guai eppure stavolta non era tranquillo. Però, in fondo, cosa poteva fare?

Chiuse il portatile senza spegnerlo, lo appoggiò sul comodino e si sdraiò. Cercò di addormentarsi ma  i suoi occhi non volevano staccarsi dalla mela argentata disegnata sopra al piccolo pc nero che giaceva accanto a lui, nascondendo ciò che sapeva poter essere la soluzione ai suoi problemi. Si voltò dall’altro lato. Una mano iniziò a stringere con forza il lenzuolo. Chiuse gli occhi, un secondo, due secondi, tre secondi … Poi li aprì di scatto e tornò a voltarsi verso il mobiletto. Riprese il pc e lo riaprì. Lo chiuse. Lo aprì. Spostò la freccetta bianca del mouse verso la croce nell’angolo in alto alla pagina, poi si fermò. Recuperò il cellulare e velocemente vi passò sopra tutte le informazioni recuperate.

Riappoggiò così com’era il computer accanto a se mentre con fatica scivolava fuori dalle coperte. Aprì lievemente la porta e controllò che non ci fosse nessuno in corridoio che potesse, per qualche motivo, entrare e vederlo. Non era ora di terapie né di pasto. Staccò gli arnesi che gli avevano attaccato e raggiunse la seggiola sulla quale erano poggiati i suoi vestiti. Infilò i jeans neri, poi la classica camicia bianca con taschino. Infilò il telefono nella tasca posteriore e dolorante si piegò ad indossare le sue All Stars. Si guardò allo specchio e cercò di individuare una postura il meno doloroso possibile, che gli permettesse però di passare inosservato. Prese il portafogli dalla piccola scrivania posta in fondo alla stanza e lentamente uscì dalla finestra lì accanto, sfruttando proprio il tavolo come appoggio. Per fortuna era al piano terra.

Negli ultimi anni di follie ne aveva fatte tante, ma questa forse era davvero la peggiore di tutte.

Deciso si avviò verso l’aeroporto più vicino. L’adrenalina era tanta che quasi non sentiva nemmeno il dolore. Camminava spedito, come spinto da una forza non sua.
“Finchè morte non ci separi Sarah Walker, non sono morto, quindi ora vengo a prenderti!”
 


Nda: Rieccomi! Scusate ancora per tutto questo che passa ultimemente tra un capitolo e l'altro ma ho avuto davvero poco tempo! Durante l'estate spero di riuscire a pubblicare in modo più frequente e soprattutto spero che questo capitolo valga la vostra attesa. Come sempre ogni recensione, positiva o negativa che sia è sempre gradita come la segnalazione di qualunque errore. Ringrazio immensamente chi sta sopportando questa mia piccola storia e l'ha seguita fin qua, vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno recensito finora ed in particolare Beeble che dall'inizio mi presenta la sua recensione il giorno stesso della pubblicazione e Earth che nell'ultimo mese si è letta di getto tutti i capitoli recensendoli uno ad uno. Grazi mille davvero a tutti voi che leggete, che sopportate le mie follie e soprattutto che ancora siete qua dopo tutto questo tempo! Grazie e alla prossima! 

-Mary :3

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

-3 … 2 … 1 … -
La luce all’interno dell’edificio non si spense.
Qualcosa di freddo si poggiò sulla pelle scoperta dei due, dietro, alla fine del collo. Gelido al tatto, di metallo con ogni probabilità, e circolare. Un gelido cerchio poggiato proprio sopra le scapole, avrà avuto un diametro di nove millimetri al massimo.
Nove millimetri … proprio come una …
Proprio come una pistola.
- Alzatevi, entrambi, lentamente. Molto lentamente. Poggiate le armi e alzatevi con le mani in vista.– Disse una voce calma alle loro spalle.
Morgan e Casey si voltarono adagio. Due energumeni tenevano le pistole premute contro il loro corpo, tanto che sentivano il duro metallo penetrare nella pelle e lasciare il segno.
Si guardarono, e lentamente eseguirono gli ordini.
Come era  possibile? Non potevano averli scoperti! Erano stati veloci, le coperture erano perfette e il camioncino troppo lontano per risultare minimamente sospetto.
Vennero ammanettati e strattonati verso l’ingresso principale, fatti passare sotto una bellissima siepe ad arco fiorita fino a raggiungere una volta a botte che introduceva al portone, bianco e brillante. La casa era enorme, un immenso edificio in stile classico, ornato di colonnine e capitelli, circondato da una giardino curato, con siepi rigorosamente potate secondo forme precise e perfette. Il confine era dettato da ciliegi coperti di fiori, i cui petali, di colore limpido e tenue, ornavano l’aria, volteggiando mossi dal vento.
Casey si guardò intorno: poteva vedere in ogni angolo, in ogni postazione, dietro ogni pianta, siepe o fontana, il bagliore dei raggi del sole riflessi dai calci delle pistole, tenute puntate contro i suoi agenti da possenti uomini vestiti di nero.
Il mafioso fece cenno ai suoi uomini di far sedere i due sulle sedie che aveva preparato, poi sghignazzando si avvicinò. Con un rapido gesto si tolse gli occhiali da sole rivelando un volto dai tratti orientali rovinato da un cicatrice che correva lungo tutta la parte sinistra del viso, partendo dal sopracciglio per poi tagliare la guancia. Non era un brutto uomo, muscoloso ma non in modo esagerato, con un fisico curato. Non erano quei muscoli nervosi di chi li usa per lavorare ma scolpiti, allenati non dal lavoro quotidiano ma da precisi esercizi mirati. Probabilmente faceva palestra o praticava qualche sport.
- Eccovi finalmente! Vi stavamo aspettando … - Disse prendendo con una mano il volto di Casey, per poi avvicinarsi e soffiargli addosso il fumo del suo grosso sigaro.
Casey scostò la testa di scatto, infastidito mentre fissava con odio l’imponente  figura che gli si stagliava davanti.
- Pensavate davvero che avreste potuto trovarmi così facilmente se non per mia volontà? Non è stato difficile portarvi tutti qui. – Tirò fuori dalla tasca un telefono, quello di Sarah.
- È stata furba la ragazza, devo ammetterlo. Peccato che ripulendo la stanza i miei ragazzi abbiano recuperato questo.- E così dicendo sventolò l’iPhone nero sotto il loro naso.
- Non è stato difficile immaginare cosa avesse fatto, così ho pensato di facilitarvi il lavoro e invitarvi nella mia magnifica villa. Spero non vi dispiaccia, perché credo passerete molto tempo qui.- Concluse. Poi si allontanò lasciandoli soli con un paio di omaccioni a fare loro da guardia.
 
 
Dopo qualche ora Devon arrivò nella stanza di Chuck per cambiare la medicazione. Le tende svolazzavano per il vento che entrava dalla finestra aperta. Il letto vuoto.
- Ellie! Chiama la Beckman, Chuck è sparito! – Esclamò agitato mentre si rigirava affannato alla ricerca di qualcosa che avrebbe potuto indicare che si sbagliava, che lui era ancora lì.
La sorella si precipitò nella camera mentre al cellulare avvisava il Generale. In una decina di minuti anche lei fu lì. Quando entrò, Ellie stava seduta sul letto a fissare lo schermo del pc.
- È … È andato … È andato a cercare Sarah … Non … Non può farlo! Non può farcela! Perché la mia famiglia continua ad essere distrutta così? – Balbettò, mentre Devon dolcemente le abbracciava le spalle.
Anche Mary nel frattempo era giunta nella stanza.
- Eleonor, vedrai che si risolverà tutto! Vedrai. – Tentò di rassicurarla la madre.
La Beckman, veloce, si apprestò a chiamare gli agenti a Taiwan per avvisarli dell’accaduto e prepararli a recuperare anche Chuck, ma il telefono squillò a vuoto.
-Fatemi vedere quel monitor presto … qualcosa non funziona, gli agenti non rispondono.-
Ellie girò lo schermo verso la donna, che iniziava a far trasparire qualche vena di preoccupazione. La osservò guardare attentamente la porzione di cartina che appariva sul piccolo schermo, finché decisa si alzò e si avviò verso la porta.
- Agente Frost presto mi segua, la casa individuata da Bartowski è diversa da quella in cui si trovano i nostri agenti, che tra l’altro non rispondono alle mie chiamate. Quel ragazzo non può farcela da solo in quelle condizioni, ma potrebbe aver avuto la giusta intuizione e i nostri potrebbero essere in trappola. Presto, stavolta andrò sul campo personalmente. Vorrei che lei venisse con me, Agente Frost-
Mary annuì e le due donne si diressero verso l’uscita mentre la Beckman dava ordini via telefono.
- Mi serve un alto numero di agenti velocemente. Stiamo per partire per Taiwan -
 


Nda: Rieccomi! scusate la luuuuunghiiisssima assenza, ma anche la mia storia ha deciso di andare in vacanza. Grazie per la pazienza, per essere ancora qui a leggere e per sopportare ancora la mia storia. Per farmi perdonare il capitolo di oggi è un po' più lungo degli altri. Spero vi sia piaciuto, qualunque appunto o nota è assolutamente gradita per migliorare. Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato da quando ho iniziato a scrivere per farmi migliorare, in particolare colgo l'occasione per ringraziare Ondina94 che si è resa disponibile come mia beta. Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


Ormai era qualche ora che Sarah si trovava in quella stanza, o almeno così le sembrava. Continuava a camminare in lungo e in largo, guardandosi attorno.

Si alzò nuovamente in piedi sulla sedia per sbirciare fuori dalle lunghe finestrelle che correvano sotto il soffitto, niente. Erano ancora oscurate, esattamente come i cinque minuti prima e come quelli prima ancora, esattamente come le altre decine di volte che aveva sperato di essersi sbagliata e di poter guardare all’esterno,
ma quella stanza era sempre la stessa: nulla era cambiato e lei era bloccata li. Avrebbe potuto esaminare ogni angolo centinaia di volte ma sarebbe rimasta sempre identica. Sempre dannatamente uguale, senza qualcosa che la facesse sperare.

Chissà se i suoi amici avevano ricevuto la chiamata, chissà se avevano capito qualche cosa. Forse erano proprio lì fuori ad aspettarla, pronti ad entrare per farla scappare.
Forse era tutto un sogno, forse, di lì a poco, si sarebbe svegliata accanto a Chuck, ancora vivo e pronto ad abbracciarla. Ma non era un sogno. Lo aveva visto scivolarle via su quella spiaggia, cadere inerme sotto i suoi occhi, mentre non poteva fare nulla. Quell’uomo aveva fatto tutto per lei, non l’aveva lasciata quando lei stessa lo rifiutava e lei non aveva potuto fare niente.

Quei pensieri le affollarono gli occhi di lacrime che pian piano scivolarono giu, lungo la guancia, silenziose.

D’un tratto si aprì lo sportello più in alto della porta. Chang si affacciò all’apertura.
Quando lo vide Sarah si fiondò con rabbia verso di lui, sbattendo i pugni sull’imponente lastra d’acciaio che li divideva. Chang fece un passo indietro.

-È arrabbiata la nostra signorina … - disse con il suo solito tono odioso. –Sai cara, non devi arrabbiarti, sono venuto a darti una buona notizia. Ho conosciuto i tuoi amici … degli agenti della CIA me li aspettavo più furbi ... - poi sventolò il telefono davanti alla faccia di Sarah. –Anche da te mi sarei aspettato di meglio … - concluse con voce sprezzante.

Fece per andarsene e Sarah, con il viso ancora rigato di lacrime e gli occhi gonfi ed arrossati, urlò furiosa: 
–Dove sono? Lasciali andare! Non osare toccarli!-

Chang indifferente continuò a camminare, senza nemmeno voltarsi e si avviò per tornare alla villa.
Sarah si lasciò lentamente cadere all’indietro. Seduta a terra raccolse le ginocchia verso il petto e appoggiò la testa sulle braccia.
Non era possibile, non poteva finire così. L’ultima speranza che aveva era sfumata e ora, non solo la sua famiglia era distrutta, ma anche tutti suoi amici erano in pericolo. Con una mano carezzò dolcemente il ventre che racchiudeva quel suo piccolo esserino, l’unica cosa al mondo che le rimaneva.

Pensò a Casey, a Morgan, Ellie, Devon … Alla sua casa … A quella spiaggia … A Chuck.
Pensò alla sua vita, a come era cambiata. Lei era Sarah Walker e non l’avrebbe data vinta a nessuno!

Si alzò di scatto e asciugò le lacrime. Non poteva finire così e infatti non sarebbe finita così, avrebbe trovato un modo per fuggire. Per l’ennesima volta ricominciò ad esaminare quella stanza, piena di una forza nuova e certa che ci sarebbe riuscita.
 
Lo avrebbe fatto per loro: per Chuck, per la sua casa, per i suoi amici, per il suo bambino, per la famiglia vera che non era mai riuscita ad avere. Avrebbe trovato il punto debole di quel luogo!




 
L’aereo di Chuck era ormai giunto a destinazione. Tirò il telefono fuori di tasca per consultare la cartina che aveva scaricato. 
Sei chiamate perse: Ellie, Ellie, Ellie, Beckman, Devon, Ellie.
Chiuse le notifiche delle chiamate indifferente e continuò deciso con il suo piano. Studiò come arrivare al luogo che aveva individuato e si avviò. 
Aveva sete ma non ci fece caso, non aveva portato nulla con sé: solo il telefono, nemmeno un po’ di soldi. 
Iniziò a camminare tra le affollate strade di Taiwan per raggiungere un bosco in periferia, nel quale, secondo le sue informazioni, avrebbe trovato quella casa, avrebbe trovato Chang ma, soprattutto, avrebbe trovato Sarah!
Con questo pensiero martellante a fargli da motore si inoltrò nel fitto del bosco.
La sua mente era vuota, aveva in testa una sola cosa: “Fidati di me, Sto arrivando Sarah Walker!”





NDA: Rieccoci!! Scusatemi immensamente, sono sempre in mega ritardo e faccio passare secoli da un capitolo all'altro ma ho davvero tantissime cose da fare. Vi ringrazio per essere ancora qui a seguire la mia storia, spero vi stia picendo e soprattutto mi auguro che il capitolo soddisfi la lunga attesa. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno finora recensito e spero di trovare ancora molte recensioni.
Se sei giunto fin qui a leggere e magari non hai mai recensito mi piacerebbe sentire la tua opinione. Non importa che sia chissà quale lungo commento, solo per sapere che emozioni ti ha trasmesso (se ne ha trasmesse), se qualcosa ti è piaciuto o se non hai gradito qualcosa. GRAZIE DI CUORE A TUTTI DAVVERO!! <3
-Mary :3

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
 
Erano ore ormai che Sarah camminava freneticamente per la stanza esaminandone ogni angolo. Poi, ad un tratto, si fermò improvvisamente. Guardò la finestrella quadrata che stava sulla porta, all’altezza del volto.
 
Come aveva fatto a non pensarci prima? Eppure era così ovvio, così scontato.
Si avvicinò all’apertura, l’aprì leggermente e sbirciò dall’altra parte. Il corridoio era vuoto. Era rimasto solo l’uomo incaricato di fargli da guardia. Non era nemmeno uno dei più robusti tra gli scagnozzi di Chang.
 
Era palesemente giovane, forse appena maggiorenne, abbastanza magrolino, sembrava leggermente sottopeso. Come gli altri indossava un abito scuro e si sforzava in una faccia da duro che non gli apparteneva, mentre gli occhi brillavano ancora di una luce bambina. Probabilmente era uno degli ultimi arrivati e per questo gli toccava quel compito noioso.
 
Sarah lo scrutò da cima fondo. I suoi occhi dapprima si posarono sul volto liscio, senza rughe, poi scesero lungo il collo, attraversando il mento con un po’ di peluria appena accennata. Osservò il taschino sul petto per poi seguire la linea della cravatta che tagliava perfettamente a metà la camicia scura e, finalmente, le vide. Una volta giunti ai pantaloni, i suoi occhi, finalmente videro il luccichio delle chiavi che sporgevano leggermente da una tasca.
Perfetto, tutto era perfetto.
 
Sarah iniziò a battere contro la porta e a chiamare la guardia.
-Ehi tu! Per favore puoi venire? Dico a te, laggiù! Per favore! Solo un attimo, una cosa veloce! Vieni dai, per favore. –
 
Dopo un po’ il ragazzo si convinse ad avvicinarsi. Quando vide i suoi movimenti Sarah si scostò leggermente su un lato, in modo da costringere la guardia ad affacciarsi per chiedere il motivo di quell’agitazione.
Non appena si avvicinò alla finestrella, Sarah fece partire un potente cazzotto, con tutta la forza che aveva in corpo, e lo colpì dritto in mezzo agli occhi.
Il povero giovane cadde a terra svenuto, con il naso grondante di sangue e il sopracciglio crepato.
 
Aprì la seconda finestrella della porta, quella larga, che stava in basso, vicino al pavimento. Si sdraiò e con fatica riuscì a farci passare la mano per raggiungere la tasca dell’uomo a terra. Poi la ritirò all’interno, stringendo le chiavi tra le dita.
Si alzò e aprì lentamente la mano, sanguinante a causa dei graffi procurati nel tentativo di farla passare in quel buco. Guardò incredula quel che teneva nel palmo e infine, infilandole lentamente nella serratura, dischiuse la porta.
Ce l’aveva fatta, ecco Sarah Walker, la spia, finalmente. Adesso doveva solo trovare un modo per scampare alle mille guardie che avrebbe trovato all’esterno.
 
 
 
Il generale Beckman e l’agente Frost erano nel frattempo giunte alla villa di Chang con numerosi uomini al seguito.
Come temuto scoprirono che gli agenti, assieme a Casey e Morgan, erano stati catturati.
La donna chiamò a raccolta tutti coloro che l’avevano seguita e diede l’ordine di accerchiare l’abitazione per poi iniziare un’operazione di salvataggio per i compagni prigionieri. Dopodiché, aveva ordinato, avrebbero dovuto tutti raggiungerla in un secondo luogo che aveva lasciato indicato e verso il quale lei avrebbe iniziato a dirigersi.
Detto questo chiamò con sé Mary ed insieme iniziarono a avviarsi nella zona individuata da Chuck.
Dovevano sbrigarsi e raggiungere quel ragazzo prima che tentasse una missione suicida. Lo avrebbero recuperato e atteso l’arrivo dei rinforzi prima di liberare Sarah.
 
 
 
Chuck aveva camminato a lungo in quel bosco. Iniziava a temere che non l’avrebbe trovata. Iniziava a sentire il sangue pompare vicino alla ferita e diventava difficile ignorare il dolore. Questa era in assoluto la più grande pazzia che avesse mai fatto. Continuava a camminare con una forza non sua mentre la mente iniziava a dubitare di quell’assurda follia. Il cellulare ormai si era scaricato e non poteva più consultare la sua cartina. Maledetti iPhone con la loro batteria inesistente.
Si appoggiò a un albero, sfinito, per riposare un attimo, con la testa china verso il fondo irregolare della boscaglia coperto di foglie. Non ci sarebbe riuscito. L’avrebbe delusa di nuovo. Fece per alzare il volto al cielo ma il suo sguardo si bloccò prima. Aguzzò gli occhi tra i rami di alcuni fitti arbusti che gli stavano innanzi. Si avvicinò e li scostò con una mano, poi la vide. C’era uno spiazzo, senza alberi, con al centro una casa in legno.
Era quella! L’aveva trovata. Sarah era lì. Tutte le forze gli tornarono come nuove. Si spostò dietro un cespuglio da dove poteva studiare l’abitazione restando nascosto.
Era completamente circondata da uomini, entrare sarebbe stato più difficile del previsto ma certamente non sarebbe stato questo a fermare un Bartowski e lui, in più, aveva l’Intersect dalla sua parte.


NDA: Rieccomi! Finalmente ci avviciniamo un po' al punto di svolta della storia. Vi ringrazio per essere giunti fin qui a leggere e spero che la storia soddisfi questa vostra dedizione. Ho in mente mille cose per il seguito e spero che riuscirò a farvele vivere come io le ho immaginate. Grazie per il vostro supporto, spero di ricevere presto le vostre recensioni e pareri, anche da parte di chi magari mi ha seguito finora ed è rimasto in silenzio. Mi piace conoscervi,  è bellissimo e mi aiuta un sacco a migliorarmi. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e se non lo è spero me lo diciate sinceramente così potrò imparare. Scusate come al solito per la lunghissima attesa ma quest'anno non so se riuscirò a pubblicare con molta frequenza perchè sono millevolte più impegnata dell'anno scorso. GRAZIE A TUTTI!

Mary <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Sarah sgattaiolò furtivamente fuori dalla pesante porta. Con un lungo passo sorpassò il giovane uomo disteso a terra. Cavolo, lo aveva colpito proprio bene. Con la schiena appiccicata alla gelida parete di metallo strisciò lungo tutto il corridoio, sentendo una a una le scanalature che dividevano i diversi pannelli d’acciaio che lo componevano.
In fondo il percorso piegava verso destra, così Sarah allungò leggermente la testa per sbirciare oltre lo spigolo. La forte luce del sole, proveniente dall’esterno la colpì dritta negli occhi ma socchiudendoli riuscì ad intravedere la guardia che controllava l’uscita. Batté alcuni colpi che portarono l’uomo ad avvicinarsi. Quando le passò a fianco per girare l’angolo, con una rapida mossa Sarah gli apparve alle spalle e, bloccandogli il respiro con la mano, lo fece svenire.
Corse dunque verso l’uscita ma, giunta sulla soglia, si bloccò e si appiattì contro il muro, di nuovo; decine di guardie circondavano la totalità dell’edificio, camminando nervosamente avanti e indietro e tenendo lo sguardo attento a qualsiasi movimento sospetto.
Non poteva permettersi di combattere da sola contro tutte quelle guardie, il bambino ne avrebbe risentito sicuramente. Così si limitò ad osservare, stando ben nascosta, nella speranza di trovare al più presto il momento più opportuno per fare la sua mossa.
 
 
Chuck, intanto, era ancora nascosto al limitare del bosco. Scrutava attentamente oltre le foglie ogni movimento, ogni dettaglio. Studiava il nemico, come mai aveva fatto prima, rinvigorito nuovamente dalla speranza di poterla ritrovare. Un ragnetto gli si appoggiò sulla camicia. Aveva sempre avuto il terrore dei ragni ma questa volta non gliene importava. Con l’indice lo fece delicatamente cadere a terra senza emettere nemmeno il più piccolo dei rumori. In una condizione normale, probabilmente, avrebbe iniziato a saltare in giro, urlando come una femminuccia.
I suoi occhi, resi brillanti dai raggi del sole che filtravano attraverso i rami, esaminavano accuratamente ogni angolo di quella casa. Corsero lungo l’estremità di una parete per poi incontrare una sorta di botola leggermente rialzata dal manto erboso del prato: probabilmente conduceva a una stanzetta sotterranea ma era ben mimetizzata, forse una volta era un nascondiglio segreto. Le sue pupille, poi, percorrendo il muro, proseguirono e ad un tratto si bloccarono.
Giunte a una rientranza si bloccarono. Delle leggere ciocche bionde, sospinte dal vento, volteggiavano fuori da quell’ apertura e accanto sporgeva un piccolo nasino. Era lei. Sì, era per forza lei. Mantenne lo sguardo fisso in quel punto finché non vide il luccichio dei suoi occhi che si sporgevano per dare una sbirciata e riflettevano l’azzurro del cielo.
Mitica Sarah, lo sapevo! Sei sempre un passo avanti, pensò Chuck. Doveva assolutamente raggiungerla. Era lì, proprio davanti a lui, in poco tempo tutto sarebbe finito. Si fece coraggio e si concentrò, poi con un balzo da gazzella saltò fuori per attirare l’attenzione, emettendo forse il gridolino più bello che gli fosse mai venuto. Delle guardie si precipitarono contro di lui che velocemente iniziò a scappare verso destra, con il suo solito fare imbranato. Un flash, un flash, ora doveva assolutamente venirgli un flash.
Si girò di scatto per affrontare le guardie, una gli si buttò addosso e, in quel momento, nella mente di Chuck si affollarono immagini confuse che si susseguivano velocemente. Dopo pochi secondi aveva atterrato l’uomo.

Sarah nel frattempo aveva assistito alla scena, senza capire chi fosse quello strano personaggio che le stava permettendo di fuggire. Si guardò per bene in giro e quando fu il momento iniziò a correre verso il bosco. Chuck, intanto, si era liberato dei primi uomini e vide Sarah uscire allo scoperto. La osservò schivare abilmente il colpo di un primo uomo ma poi un secondo la prese alle spalle.
Chuck si precipitò verso di lei e, arrivando da dietro, tirò una gomitata sul collo della guardia che stramazzò a terra.
Sarah, sentendo lo scagnozzo mollare la presa e scivolare verso il basso si voltò incredula.
Per dei lunghissimi secondi non smisero un attimo di guardarsi. Non dissero nulla, quello sguardo parlava da solo. Gli occhi azzurri di lei si riempirono del colore dorato si quelli di lui dicendo: “non posso crederci, sei qui, per me, di nuovo. Ti ho visto scivolare via dalla mia mano. Non so come tu possa essere vivo, ma non importa, basta averti qui”. Gli occhi ambrati di Chuck brillarono in risposta: “sono qui amore mio. Ti ho trovata! Credevo di averti persa ma non potevo lasciarti andare senza tentare, sono qui”.
Chuck afferrò dolcemente la mano di Sarah e con un gesto lieve la fece avvicinare. Lei, ancora irrigidita per l’incredulità di quel momento, si lascio trascinare finché non furono così vicini che i visi si sfiorarono. Al contatto, una lacrima scivolò lungo la guancia della donna. Lui l’abbracciò e la baciò, stringendola forte a se.
Un paio uomini si avventarono sui due ma, rapidamente, come se lo stessero aspettando, loro si voltarono schiena contro schiena e simultaneamente fecero roteare un calcio che li stese. Poi tornarono a guardarsi …

-Ciao Chuck. -
-Ciao Sarah. -

Sorrisero e si baciarono velocemente per poi tornare al combattimento contro le guardie che li stavano circondando. Era da tempo che non combattevano così appiccicati, così affiatati. Si ricordarono della prima volta che avevano lottato insieme in quel modo: dopo quel viaggio, quello sul treno di ritorno da Parigi.

Lo scontro però perversava: arrivavano scagnozzi da tutte le parti, in continuazione e la fatica iniziava a farsi sentire. La ferita di Chuck pulsava come non mai e lui iniziava a sudare. Gli si annebbiava la vista ma fece finta di niente, non poteva mollare, non in quel momento. Schivò un paio di pugni e ne diede altrettanti ma gli mancarono le forze per scampare a un terzo che lo colpì proprio nella parte sinistra del petto. Sarah lo vide barcollare. Atterrò gli ultimi scagnozzi lì intorno con delle abili mosse e lo raggiunse per aiutarlo ad alzarsi.

-Chuck, scotti! Non possiamo continuare così, devi fermarti! Che hai fatto? –

Una piccola macchiolina di sangue aveva arrosato la camicia: la ferita si stava riaprendo.
Nel frattempo da lontano altre guardie li stavano raggiungendo. 


NDA: Ed eccoci di nuovo qua, finalmente. Ecco che inizia ad arrivare il vivo dell'azione. Spero di essere in grado di riuscire a gestire anche queste nuove situazioni al meglio. Chiedo perdono per l'infinito tempo che vi faccio aspettare ogni volta e che diventa sempre più lungo ma quest' anno sto davvero impazzendo. Spero almeno che il capitolo sia degno di tutta questa attesa. Ringrazio immensamente tutti coloro che mi sopportano e recensiscono, vuol dire davvero tanto per me la vostra opinione per capire come affrontare i nuovi capitoli, per capire se quello che immagino funziona ecc.. quindi vi prego di continuare a farlo :D Grazie mille! Siete stupendi!

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Capitolo 15
*** Capitolo 14-bis ***


Capitolo 14-bis

Chuck vide le guardie che si avvicinavano.
-Non è niente Sarah. È solo un colpo. Non mancano molti uomini, dobbiamo raggiungere il bosco, non possiamo fermarci proprio adesso! -
Fece per alzarsi e per poco non cadde all’indietro. Sarah lo sostenne.
-Chuck non se ne parla. Nascondiamoci per il momento, poi vedremo. -

Girarono l’angolo della casa, prima che gli altri uomini arrivassero. Proprio lì vicino c’era la botola che Chuck aveva visto precedentemente sbucare dal prato. Sarah l’aprì leggermente per sbirciare all’interno.  Il portello scricchiolò. C’era una piccola stanzetta sotterranea, con delle scalette. Tutto era pieno di ragnatele, chissà da quanto tempo nessuno andava lì sotto. Sarah aiutò suo marito a scendere e chiuse la botola dall’interno.
C’erano mobili ammuffiti e un lettino sulla destra. Chuck fu costretto a sdraiarvisi sopra. Non lo avrebbe mai ammesso ma era proprio quel che gli ci voleva. La tensione, l’estenuante ricerca, le emozioni e la battaglia lo avevano completamente devastato. Anche Sarah si lasciò cadere su una sedia appena a fianco della brandina e stravolta poggiò la testa sul braccio del ragazzone che le stava accanto. Era una situazione momentanea e lo sapevano ma per quell’attimo, lì, sembrò loro che nulla fosse mai successo, sembrò di essere a casa dopo una dura giornata di lavoro a riposarsi assieme, aspettando che venisse pronta la cena.
Chuck carezzò dolcemente la chioma bionda della sua amata, Sarah si strinse verso di lui affondando il volto nel suo petto. Allungo una mano facendola lievemente scivolare sulla sua guancia, invitando la bocca ad avvicinarsi. Poi continuò lungo il collo. Si sentiva che ormai non faceva la barba da qualche giorno, la pelle iniziava ad essere ruvida. Proseguì lungo la camicia e il mondo tornò alla realtà.
Nulla era ancora finito. Certo erano finalmente insieme e nulla poteva contare più di questo ma la verità era che lì fuori centinaia di uomini li stavano cercando e non avrebbero impiegato molto a trovarli. La verità era che stavano lì sotto perché Chuck iniziava a stare male e probabilmente avrebbe avuto bisogno di cure. Sarah guardò la sua mano che si era sporcata di sangue.

-Chuck dobbiamo trovare una soluzione. Non puoi stare così. –
Sarah iniziò nervosamente a cercare negli armadi da cui tirò fuori poco più che qualche insetto, disturbato mentre si riposava in quella che ormai da tempo era casa sua.
-Sarah calmati, sono solo stanco, vedrai che tra qualche minuto sarà tutto come prima … - Disse Chuck alzandosi a sedere, stringendo i denti per non lasciar trasparire la fatica.
Lei si voltò arrabbiata, gli si avvicinò e violentemente aprì la camicia, rivelando la profonda cicatrice, ormai aperta quasi per metà, che sporgeva da quello che a quel punto altro non era che un ammasso di bende consumato e zuppo di sangue. Chuck zittì ritrovandosi spalle al muro.
-La finisci adesso o vuoi continuare ancora per molto a fare finta che non sia successo nulla? Ti ho già visto una volta scivolarmi via sotto gli occhi senza che io, io che non ho mai avuto problemi a compiere qualunque impresa, potessi fare nulla. Senza che io, che avevo sempre raggiunto il compimento di ogni missione, potessi trattenere l’unica cosa cui abbia mai tenuto veramente. Pensavo fossi morto Chuck, capisci? Morto … E da quel che vedo la mia impressione non era poi molto lontana dalla realtà … Pensavo fossi morto e invece sei qui, di nuovo, per me, e non lascerò che sia la tua dannata testardaggine ad ucciderti davvero. –
Un silenzio tombale calò nella stanza, perfino ragni, ragnetti e moscerino interruppero i loro lavori e Chuck, finalmente, lasciò cadere quella maschera da eroe che aveva dovuto costruirsi per poter giungere fin lì ma di cui si era dimenticato. Lei si stava già rigettando nella sua ardua ricerca voltandogli le spalle ma lui le afferrò la mano e la strinse a se.
-Hai ragione Sarah … Sono il solito idiota mi spiace, ma ho avuto così tanta paura di perderti. Pensavo che non ti avrei mai più ritrovata. Hai ragione, sto da cani, ma non mi importa perché se sono venuto fin qui è per tornarmene a casa con te. È una promessa-
Sussurrò al suo orecchio mentre l’avvolgeva con tutta la forza che gli rimaneva. Lei pian piano si sciolse nell’abbraccio e rispose a bassa voce.
-Lo so … Lo so … Ce la faremo Chuck, insieme, fidati di me. Ora lascia che ti dia un’occhiata –
Delicatamente levò le vecchie medicazioni. Lavò via il sangue con un po’ d’acqua trovata in una vecchia bottiglia, poi strappo qualche striscia di stoffa dalle lenzuola e cercò di bloccare la lesione stringendo più forte che poteva. Una volta finito, con volto orgoglioso baciò il suo lavoro. Fece per tornare a sedersi e Chuck la fermò.
-Aspetta. A dir la verità mi farebbe male anche un po’ qui … - disse indicandosi la guancia arrossata e piegando le labbra in una triste smorfia da cucciolo. –Quell’ omaccione aveva un destro bello potente … -
Sarah si lasciò scappare un risolino ma non resistette e baciò la guancia arrossata del marito che aggiunse:
-Anche un po’ più a destra …  Proprio qui vicino alle labbra … -
La ragazza stavolta però non gli diede la soddisfazione e poggiando l’indice sulla bocca di Chuck disse:
-Credo che quello sia perché ultimamente ha lavorato troppo. Tienila chiusa per un po’ e vedrai che passa tutto. Stai lì buono a dormire che tra poco torniamo là fuori–
Poi si allontanò ridendo e Chuck si lasciò cadere sul letto deluso dal suo tentativo fallito finché non gli venne un’altra idea.
-Ferma dove scappi? Se proprio vuoi farmi stare qua buono vieni almeno a farmi sentire il mio bambino, non è mica tutto tuo. –
Anche sta volta Sarah finì per cedere, si mise sul lettino a fianco del marito che pian piano mise le mani sulla sua pancia, sussultando ogni volta che percepiva qualche movimento.
Si chiusero attorno al loro tesoro, attorno a quella vita che avevano creato insieme, contro ogni difficoltà. Quell’esserino che già batteva i suoi primi calci sarebbe stato la loro vita e lo avrebbero protetto contro tutto e tutti.


NDA: Ed eccoci qui :D Questo capitolo è un po' particolare come avrete notato dal titolo. Il capitolo 14 infatti lo avevo pensato fino a questo punto ma, mentre scrivevo, ho voluto provare a soffermarmi un po di più su ciò che succedeva tra Chuck e Sarah, su ciò che sentivano ecc... così mi sono dilungata  un po di più su alcuni particolari, fermando un po' la frenesia dell'azione con cui si susseguirebbero tutta questa sezione di capitoli. Spero che non vi dispiaccia e in ogni caso sono curiosa di sentire il vostro parere quindi non trattenetevi nelle recesioni. Grazie mille a tutti quelli che sono arrivati fin qui a leggere, spero che continuerete e che mi sopporterete nonostante queste attese epocali che vi faccio aspettare.

Alla prossima ;)

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15

Morgan e Casey stavano in silenzio nella sala, il che era abbastanza normale per Casey, più strano per Morgan. Erano legati a due sedie, spalle contro spalle, le mani dietro la schiena. L’ometto barbuto fissava sconsolato il pavimento, spostando un sassolino con la punta della scarpa. Il colonnello, invece, manteneva il suo sguardo fisso negli occhi di Chang, che lo osservava compiaciuto appoggiato allo stipite della porta avvolto nella nube di fumo del sigaro che ormai giungeva al suo termine. L’estremità di questo si accendeva e si spegneva ad un ritmo regolare, seguendo il respiro dell’uomo. Casey impassibile non distoglieva i suoi occhi, sicuri e sfidanti, desiderosi di rivincita, nemmeno per un secondo mentre, dietro quella sua calma apparente, studiava attentamente ogni angolo, ogni oggetto che potesse rientrare nel suo campo visivo, in attesa del momento più adatto per compiere la sua mossa. Le mani dietro la schiena, intanto, laboriosamente non si erano fermate un secondo e lentamente, con piccoli ma decisi movimenti, logoravano secondo dopo secondo la corda che le stringeva contro lo spigolo della gamba della sedia che era stata scelta come sua prigione. L’omone lo sentiva, ormai la fune stava per cedere, ancora qualche minuto e l’avrebbe spezzata. Quando finalmente questo avvenne, Casey non si scompose. Rimase impassibile. Con Chang lì ad osservarli di sicuro non sarebbero riusciti a scappare, non doveva fargli capire che alla prima distrazione lui avrebbe potuto liberarsi tranquillamente.
All’esterno gli uomini della Beckman procedevano cautamente e, man a mano che li trovavano, iniziarono a liberare i primi colleghi prigionieri. Erano in netta superiorità numerica e non ci avrebbero impiegato molto a farli fuggire tutti.
Improvvisamente la porta vicino alla quale il mafioso stava appoggiato si aprì e un uomo sulla ventina diede nervosamente la notizia di ciò che stava succedendo nel resto della villa. Tutte le guardie esterne erano fuori gioco e gli agenti avanzavano sempre più in fretta.
-Lasciamo stare i prigionieri, manda immediatamente gli uomini rimasti al rifugio! Potrebbero aver scoperto dove si trova Sarah, occorre mandare rinforzi. La ragazza è l’unica che ci interessi veramente!-
Chang preoccupato spinse velocemente il ragazzo fuori dalla porta a compiere il suo dovere, poi si voltò nuovamente verso i suoi due ostaggi ma prima che potesse terminare il movimento venne colto all’improvviso: Casey, che da ore aspettava quell’occasione, aveva finalmente potuto giocare la sua carta; si era alzato dalla sedia cui non era più legato e non appena il suo nemico si era girato aveva provveduto a sbattergliela in testa.
Morgan, ancora incredulo per ciò che stava accadendo esclamò:
-woooow! Complimenti amico! Dimmi un po’… da quanto tempo non vedevi l’ora di farlo?-
Senza farsi vedere Casey sogghignò orgoglioso, poi si avvicinò all’amico per liberare anche lui.
-Zitto Grimes! Salta in piedi e datti una mossa! Quell’idiota di Bartowski sarà sicuramente in pericolo. Se gli uomini della Beckman sono qui, significa che deve aver fatto qualche idiozia.-

I due si avviarono vero l’esterno e si unirono agli altri.
-Buongiorno colonnello.- Gli venne incontro uno. –Siamo sotto il suo comando ora- continuò porgendogli una pistola. Casey l’afferrò ringraziando con un cenno del capo, poi si avviò fianco a fianco con l’uomo che intanto continuava a spiegare la situazione.
– Pare che l’agente Bartowski sia riuscito ad individuare il vero luogo in cui è tenuta prigioniera l’agente Walker … O almeno così pare, essendo che è fuggito dal suo letto d’ospedale e non vi è stato dunque ancora modo di parlarci- al sentire quelle parole Casey fece un grugnito guardando Morgan ... Come volevasi dimostrare. –In compenso questo ci ha permesso di accorgerci della trappola che Chang vi aveva teso, colonnello. Grazie a Bartowski siamo potuti arrivare per tempo; La Beckam nel frattempo si è gia recata nell’altro rifugio.-
-Grazie mille agente Zoff- rispose l’omone. –Prima che potessimo fuggire Chang ha mandato degli uomini di rinforzo nel luogo di cui tu parlavi. Direi che Bartowski ci ha azzeccato, è diventato un ottima spia. Con quanti uomini si è portata avanti il generale?-
-Solo lei e l’agente Frost hanno iniziato a dirigersi la. Non avevamo la certezza di come sarebbero andate le cose, ne del fatto che Bartowki fosse effettivamente in quel luogo. Speravano di trovarlo prima che andasse al suicidio da solo per fargli attendere il nostro supporto. Speriamo ce l’abbiano fatta. Non riceviamo più notizie da tempo. Quella zona deve essere protetta.-
-Allora dobbiamo muoverci. Se conosco Chuck sarà difficile impedirgli di fare qualcosa che ha in mente, come avrete notato in ospedale. Occorre che quando lo farà abbia il maggior supporto possibile, inoltre sono molti gli uomini che si stanno dirigendo la. Anche la Beckam e la madre di Chuck potrebbero essere in pericolo. Ti affido il controllo dei nostri uomini. Avviatevi il più velocemente possibili e preparatevi a un grande scontro. Siate rapidi ma non sprovveduti.-
-Agli ordini colonello!- Esclamò Zoff portando la mano alla fronte. –Forza ragazzi, con me! Muoviamoci!- Ordinò facendo enormi gesti con le braccia per invitare gli agenti a muoversi.
-Grimes fermo! Te vieni con me. Dobbiamo andare a prendere una cosa. Ho un paio di amici qui in Cina che lavorano all’ambasciata americana ...-
 
Circa una mezzora dopo, quando questi erano ormai partiti, Chang si risvegliò. Frettolosamente si preoccupò di recuperare qualche altro uomo ancora in grado di combattere per raggiungere il prima possibile la casetta nel bosco. Quei maledetti uomini della CIA non avrebbero dovuto arrivare. Non capiva come fosse possibile, aveva studiato tutto nei minimi dettagli, gli agenti erano caduti nella sua trappola, come avevano fatto gli altri a capire quel che stava accadendo lì in Cina? Erano arrivati troppo presto, era impossibile che potessero sospettare qualcosa dopo così poco tempo. Qualcosa gli era sfuggito e non sapere cosa fosse lo rendeva estremamente nervoso. Doveva muoversi, tutto il suo piano stava per finire in frantumi.
 
 
La Beckman, nel frattempo, aveva raggiunto il rifugio assieme alla madre di Chuck. Restando nel bosco, le due donne iniziarono a studiare la situazione. Le guardie si muovevano nervosamente attorno all’abitazione. In quel luogo era sicuramente successo qualcosa.
-Diane tutta questa agitazione mi preoccupa. Questi uomini non stanno sorvegliando nulla, stanno cercando qualcosa. Sono in piena allerta, sarà più difficile per noi coglierli alla sprovvista.-
-La cosa che mi preoccupa di più al momento, agente Frost, è il non aver ancora incontrato quel pazzo di suo figlio. Deve essere stato lui la causa di questo trambusto. Aveva ragione e non gli abbiamo dato la possibilità di essere ascoltato. Spero non gli sia accaduto nulla, non avrei mai pensato di dirlo ma sarebbe la perdita di un grande agente.-
-Non preoccuparti Diane, sai come sono i Bartowski … testardi e con la pelle dura. Sebbene sia impulsivo e dannatamente sentimentale, non si sarà presentato privo di un piano ben escogitato. Sarà sicuramente qui intorno da qualche parte. È identico a suo padre … - Si bloccò un attimo mentre la sua voce si velava di malinconia, poi riprese.
- … e in più, ha un’ottima squadra alle sue spalle. Prepariamoci ad intervenire, presto Casey e Morgan ci raggiungeranno con i rinforzi.-






NDA: Ed eccoci qua al quindicisemino capitolo :D Spero che la storia continui ad interessarvi. Come avrete visto siamo ormai nel pieno dell'azione e spero che anche questa parte sia di vostro gradimento. Aspetto con ansia i vostri pareri, se avete ancora voglia di darmeli :) State gradendo di più i momenti d'azione o quelli più tranquilli e riflessivi? o preferite le introspezioni dei personaggi? I personaggi vi sembra abbiano comportamenti appropriati o qualcosa stona? Le descrizioni risultano utili all'immedesimazione nella scena o vi rallentano e annoiano la lettura? Quali sono le cose che gradite di più e quali meno?
Queste sono tutte cose che mi risultano un sacco utili quando poi mi ritrovo a scrivere e che gentilmente qualcuno mi ha gia fornito in altre recensioni (vi ringrazio immensamente <3). Per cui se qualcuno è giunto fin qui sopportandomi e non ha mai lasciato recensioni non sapendo cosa dire, sappiate che rispondere a queste domande mi farebbe davvero un sacco piacere.
Attendo comunque qualsiasi tipo di vostro parere/critica nella speranza di riuscire a fare sempre meglio.

alla prossima!

-Mary <3
 

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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16

Sarah si svegliò dal dolce abbraccio in cui i due si erano addormentati. Chuck dormiva ancora. Aveva la fronte sudata ma sembrava star meglio. Chissà da quanto tempo non si era fermato nemmeno per un secondo. Dolcemente fece scivolare via dal suo grembo la mano di lui e, dopo essersi alzata, si fermò ad osservarlo dormire. Era come un bimbo troppo cresciuto appisolatosi in braccio alla mamma eppure sapeva quanto valeva la forza di quell’uomo. Fin da bambino, senza saperlo, si era ritrovato ad affrontare cose più grandi di lui ma mai aveva lasciato che qualcosa potesse indurire anche solo un briciolo del suo animo. Gli diede un leggero bacio in fronte, poi tornò ad ispezionare la stanzetta nella speranza di trovarci qualcosa di utile.
Dopo qualche minuto anche Chuck si svegliò. Era ancora mezzo addormentato e indolenzito ma non poteva negare quanto si sentisse meglio dopo quel breve riposo. Si alzò a sedere e poi scese dal letto. Da dietro si avvicinò a Sarah, le pose le mani sui fianchi e le baciò una guancia. Poi sussurrò al suo orecchio:
-Dobbiamo andare mammina. Ormai è ora … -
Sarah temeva quel momento. Sarebbe rimasta volentieri nascosta laggiù per sempre ma suo marito aveva ragione. Era giunto il momento. Dovevano muoversi alla svelta, prima o poi li avrebbero trovati e quell’accogliente nascondiglio avrebbe rappresentato la loro sconfitta.
-Sono pronta, andiamo! Ma sappi che ti terrò d’occhio, pazzoide di un nerd. –
I due si scambiarono uno sguardo complice. Si baciarono a lungo e poi, carichi come non mai, salirono la vecchia scaletta e si prepararono ad aprire la botola.
 
All’esterno, nel frattempo, Mary e la Beckam attendevano ancora nel bosco, studiando attentamente ogni movimento degli avversari che potesse loro suggerire dettagli su quanto stesse accadendo o su dove si trovassero Chuck o Sarah.
-Diane vieni presto!-
Esclamò la madre di Chuck indicando un punto nella boscaglia da dove era possibile vedere il sentiero che portava alla casetta.
-Da dove vengono tutti questi uomini? Saranno un altro centinaio-
-Devono essere altri uomini Chang. Immagino che alla villa i nostri agenti siano stati liberati. Il mafioso deve aver mandato qui questi uomini per proteggere il suo vero tesoro.-
Osservarono il comandante delle guardie andare in contro a quello di quel piccolo esercito in arrivo, tutto preoccupato, gesticolando grandemente. Quell’altro ascoltò con aria sorpresa, incredulo. Mano a mano che il dialogo continuava, sbiancava in viso.
-Guarda Diane! A giudicare dalla reazione direi che qui è successo un vero casino per loro.-
-Mary, ne sono sicura ormai. Tutta questa agitazione non può che essere per la fuga di Sarah. Dubito però che sia effettivamente riuscita a scappare con tutta questa gente. Sarà nascosta qui attorno, dobbiamo trovarla-
-Speriamo almeno che Chuck sia con lei … Così non sarebbero soli. –
Detto questo iniziarono ad esaminare attentamente il sottobosco nella speranza di trovare qualche traccia. Alberi, foglie, arbusti, fango … Tutto normale, non vi erano segni della fuga di qualcuno. Ad un tratto la Beckman identificò dei segni nel fango. Erano vecchi di ore ormai ma appartenevano a qualcuno che si era nascosto in quel luogo. Chi vi era stato si era accovacciato dietro quell’arbusto e probabilmente vi era rimasto per molto tempo. Sebbene, infatti, non ci fosse alcuna traccia delle orme dei passi che erano arrivati fin li, le impronte di quelle ginocchia e quelle mani si erano impresse per bene nel fondo molliccio del bosco, permettendo alla donna di identificarle. Osservò più attentamente tutta la zona circostante sperando di trovare qualcosa che potesse indicarle chi fosse stato li.
-Agente Frost, venga qui presto!-
-Eccomi generale! Che succede? Ha trovato qualcosa di utile?-
La Beckman indicò in mezzo ai rami della pianta che stava dritta davanti a se. Mary seguì con lo sguardo dove puntava il suo dito. Dapprima non vide nulla, poi si accorse anche lei di ciò che aveva trovato il generale e raccolse quel che si era incastrato su quel piccolo arbusto.
- È una penna … -
- … una penna del Nerd Herd … -
-Agente Frost … Credo proprio sia di Chuck … Ce l’ha fatta; è davvero arrivato fin qui. –
-Guarda Diane … Lì … Vicino alla punta … È sporca di sangue … -
-Probabilmente il viaggio non deve aver giovato alla sua ferita; aveva i punti freschi di pochi giorni ma non preoccuparti: come hai detto tu stessa, i Bartowski hanno la pelle dura e a giudicare da quello che sta succedendo qua fuori, Chuck ha trovato Walker. Non ci resta che trovare lui, stiamo qui ed osserviamo. –
 
Sarah aprì lentamente la botola, poi la richiuse all’improvviso.
-Che succede Sarah?-
-Perdonami Chuck, un uomo è passato proprio qui davanti. Spero non si sia accorto di nulla. Ascolta … C’è agitazione là fuori. –
I due appoggiarono l’orecchio alla porticina. C’era un incredibile viavai di gente che parlava, gridava e discuteva in lingua straniera. Erano proprio lì sopra. Si allontanarono un po’ dallo sportello, poi, pian piano, il brusio proveniente dall’esterno si fece più sottile e infine sparì. Si erano allontanati. Sarah aprì nuovamente la botola, stavolta di pochi millimetri, il giusto appena per riuscire a sbirciare un poco di fuori. Anche Chuck si accostò a lei. Le guardie lì in giro erano quasi raddoppiate, come era possibile? Chang doveva aver mandato altri uomini, cercare di uscire in quel momento sarebbe stato un suicidio, erano troppi.
Sarah sconsolata si lasciò cadere seduta su un gradino, Chuck invece rimase impassibile a guardare dalla piccola fessura. La ragazza gli strattonò dolcemente la camicia.
-Lascia stare dai. Dovremo trovare un altro modo … Forse stanotte. –
Lui non rispose.
-Dai Chuck, ne abbiamo già parlato. Smettila di fare l’idiota e torniamo giù.-
-Sshh!! – La zittì il ragazzo, staccandole la mano dalla camicia con un gesto brusco.
- Chuck ma che diavolo … -
-C’è qualcuno là! – Sussurrò lui.
-Certo che c’è qualcuno. C’è un po’ più che qualcuno lì fuori, Chuck! –
-No, non capisci. Là, nel bosco … c’è qualcuno nascosto tra le foglie. È lo stesso posto dove mi ero nasco io … –
-Chuck ma che stai dicendo? Chi vuoi che ci sia nel bosco?-
-Sarah è la Beckman! Sì, ne sono sicuro! L’hanno capito per fortuna! Hanno visto il pc! –
-La Beckman? Ma come è possibile? Quale pc? –
-Te lo racconterò più tardi. Veloce, passami qualcosa che possa brillare con il sole! –




NDA: Rieccomi qui! Come sempre ringrazio tutti quelli che mi leggono e seguono la mia storia. Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento e aspetto sempre con ansia le vostre recensioni e pareri. Qualunque critica costruttiva è sempre ben accetta! :D
Se ci fosse qualcuno che non sa cosa ire potete sempre rispondere alle domande lasciate nell'altro commento. Alla prossima!! :D

-Mary<3

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 16-bis ***


Capitolo 16-bis

Sarah scese velocemente nella stanzetta sotterranea e si mise a cercare. Dopo pochi secondi tornò da Chuck porgendogli un pezzo di vetro di qualche centimetro.
 
Mary e il generale, intanto, non si erano mosse dalla loro postazione e cercavano instancabilmente un segno, una speranza, una risposta. La madre di Chuck si mosse di scatto.
-Che succede agente Frost? –
-Nulla generale. Un raggio di sole mi è arrivato negli occhi. –
Anche la Beckman all’improvviso fece un brusco movimento con il collo.
-Anche a me dannazione. Che sta succedendo? –
-Viene da là Diane! Nel prato! –
Le due donne si fermarono con lo sguardo fisso in quel punto, mentre  il bagliore continuava a spegnersi ed accendersi.
-Diane è un codice morse! “S … Sia … Siamo qui” ! Sono loro! Li abbiamo trovati! –
Si guardarono felici e si abbracciarono. Dopo pochi secondi la Beckman si distaccò e si ricompose. Diede un paio di colpi di tosse.
-Eh-Ehm … Agente Frost … Dobbiamo dar loro una risposta. Serve al più presto un diversivo per farli uscire da quel buco. Ci occuperemo noi di fornirglielo. Presto, passami il tuo specchietto.-
 
 
-Ci hanno visti Sarah! Ci hanno visti! Stanno rispondendo-
Sarah si avvicinò frettolosamente a Chuck e guardò all’esterno anche lei.
-Dicono che ci forniranno un diversivo per permetterci la fuga!- Esclamò la ragazza.
“Ok!” risposero loro, muovendo il pezzetto di vetro affinché producesse dei piccoli bagliori.
-Adesso stiamo pronti! –
 
 
Mary e il generale, alla risposta dei due ragazzi, si mossero rapidamente verso l’altra estremità del bosco. Riflettendo la luce del sole con il piccolo specchio, queste iniziarono ad infastidire un paio di guardie che stavano ferme accanto ad una porta. Dopo qualche minuto, finalmente, i due uomini identificarono il punto di provenienza di quella luce e, gridando agli altri di seguirli, si precipitarono verso le due donne nel bosco le quali, rapidamente, iniziarono a fuggire.
-走吧!他們在那裡!-         *
Tutti gli uomini nei paraggi si precipitarono verso le piante indicate dalle due sentinelle.
 
-Ecco! È il momento! – Esclamò Chuck, sentendo il trambusto al di fuori.
Sarah di colpo spalancò la botola e i due si precipitarono all’esterno iniziando a correre. Sfortunatamente però, alcuni scagnozzi che non avevano ancora raggiunto il resto del gruppo stavano girando proprio in quel momento l’angolo della casa e li videro.
-那邊!-                    **
Altri uomini lì vicino si fiondarono sui due fuggitivi. Li avrebbero raggiunti. Chuck si fermò per affrontarli. Sarah si voltò, lo vide e rallentò.
-Chuck!! –                                                                           
-Scappa Sarah!-
Lei ricominciò a correre ma ormai erano in due a sbarrarle la strada.
-Maledizione Diane! Li hanno visti! –
Le due donne sbucarono fuori dal bosco e corsero in loro soccorso.
Chuck si concentrò e il flash in cui sperava arrivò. Si abbassò per schivare un pugno e, voltandosi, con un calcio rasoterra stese il primo uomo. Sarah affrontò uno dei due che le stava davanti il quale tentò di colpirla sul volto. Lei si scostò su un lato e il cazzotto arrivò dritto in faccia all’altra guardia che stava per colpirla da dietro. Chuck riprese sua moglie per mano e la trascinò verso il bosco ma altri uomini stavano arrivando per circondarli. Fu allora che Mary e la Beckman li raggiunsero e aprirono loro la strada. Ormai avevano quasi raggiunto le prime piante dove sarebbe stato più semplice seminare i loro inseguitori. Sarah, che stava davanti conducendo il gruppo, era già all’ombra dei primi arbusti quando, da dietro un albero, sbucò ciò che meno si aspettavano.
Con un balzo felino Chang, che da qualche minuto aveva assistito alla scena stando nascosto, acchiappò Sarah facendola cadere a terra. Lei urlò, dimenandosi nel tentativo di liberarsi da quella presa ma subito, dietro al mafioso, arrivarono altri uomini che si occuparono di non farla muovere: la tenevano in tre.
Chuck, che nella folle corsa seguiva la ragazza a pochi metri, si bloccò rimanendo ad osservare inebetito ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi. Anche le due donne rimasero come paralizzate dalla scena. Quelli che li stavano inseguendo li raggiunsero; catturarono per prima Mary che stava più indietro, poi la Beckman.
Chuck, che ancora stava lì fermo in piedi, si lasciò cadere sulle ginocchia impotente mentre gli uomini di Chang raggiungevano anche lui e mentre osservava immobile Sarah, i suoi occhi non poterono fare altro che riempirsi di lacrime.
 
 
 
*   ”Andiamo! Sono lì!”
**    “Laggiù!”




NDA: Ciao a tutti! Eccoci qua di nuovo! Come vedete anche questo capitolo era stato inizialmente pensato come un tuttuno con il precedente ma alla fine è stato diviso in due ... Che dire Vi ringrazio sempre e siete arrivati a leggere fino a qui, spero che il tutto sia di vostro gradimento. Apprezzo chi mi ha dato consigli, fatto notare errori o momenti ben fatti e attendo con ansia, ancora una volta, il vostro parere. Voglio sapere cosa provate, se riuscite a immedesimarvi con i personaggi ecc...
Bye, bye e alla prossima ;)

 
-Mary <3

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Capitolo 19
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17

Chang non aveva ancora fatto caso alla presenza di Chuck, che se ne stava lì in ginocchio, ad osservare con rabbia la sua Sarah stesa a terra a pochi passi dall’inizio del bosco. Le lacrime di cui si erano riempiti i suoi occhi gli annebbiavano la vista. Era ingiusto. Dopo tutto quello che aveva fatto non poteva finire così.
Hokuri Chang strattonò la ragazza per farla alzare e le tirò uno schiaffo, stizzito da quel tentativo di fuga. Le teneva una pistola puntata alla tempia, ognuno di loro aveva una pistola puntata alla tempia.
Chuck rimase ancora immobile e in silenzio. Tutti gli sforzi e la fatica, che aveva sopportato fino a quel momento per giungere li, erano improvvisamente scoppiati bloccandolo. Il respiro gli si bloccava in gola, si sentiva soffocare. L’odio verso chi gli stava di fronte pompava nelle vene ma non riusciva nemmeno a muoversi. Ogni cellula del suo corpo avrebbe voluto rinunciare, smettere quella corsa folle e arrendersi. Era finita. Aveva davanti a se il motivo di quel dolore che lo trafiggeva ma era come se non lo vedesse. Fissava, con uno sguardo perso nel vuoto, quel confine tra l’ombra del bosco e la luce del sole dove tutto era crollato e i suoi occhi riuscivano solo a vedere il momento in cui la loro fuga si era fermata. E poi lo rivedeva ancora, e ancora, e ancora; come un replay impazzito che tormentava costantemente la sua testa.

Il mafioso fissò la Beckman negli occhi.
-Quale onore, generale! – Esclamò teatralmente. –Qual buon vento la conduce qui? –
Poi si fermò per un attimo per proseguire, stavolta, con tono iracondo.
-Come avete fatto ad arrivare fin qui? Come? Come avete scoperto la mia trappola? Siete stati troppo veloci. Troppo! –
-Tracce … Hokuri Chang … Tracce lasciate per il web. Ovunque. Conti bancari fasulli, transazioni sospette. Non è stato difficile. Avrai forse pensato al meglio questo piano ma hai scordato di ripulire la sporcizia che in tutti questi anni hai trascinato dietro di te.–

La risposta però non proveniva dalla donna dai capelli rossi, no. Era quel ragazzo inginocchiato a terra che cercava di fare l’insolente, il mito, l’eroe.
A sentire la voce irritata di quell’uomo Chuck si era come risvegliato e a quel punto, di certo, non sarebbe stato zitto.
Il mafioso si voltò lentamente verso l’individuo che fino ad allora aveva completamente ignorato e da cui provenivano quelle parole. Come sdegnato da quello che aveva sentito rispose furibondo:
-E dimmi … Chi saresti tu? Ragazzotto supponente … -
Si bloccò. Solo allora si accorse di chi aveva davanti. Solo allora capì chi era quell’uomo che gli stava di fronte. Lo guardò bene negli occhi, indagò i lineamenti del volto. Era davvero lui!
-Tu! Tu … Tu sei morto! Tu sei morto su quella spiaggia! Non è possibile. Tu hai causato tutto questo?! Come puoi starmi qui di fronte? Come puoi non mostrare nemmeno il più piccolo segno di dolore? Potrai anche essere sopravissuto, ma quella pallottola ti ha colpito in pieno. –
Non mostrarlo certamente non significava non provarlo, ma Chuck non si sarebbe lasciato sfuggire nemmeno il più piccolo segno di scompenso. Era lì, in ginocchio, distrutto, eppure lo avrebbe affrontato a testa alta.
-Tu non sai cosa vuol dire toccare la famiglia di un Batowski … Sarei venuto a riprendere mia moglie dalla tomba. Sei un essere spregevole, non ti avrei mai permesso neanche di sfiorare il mio bambino. Sei stato sciocco, Hokuri Chang. Certo hai messo in piedi un piano perfetto ma non hai pensato a ripulire tutte le altre idiozie che hai disseminato per il mondo. Sapendo chi eri, non è stato troppo intricato indovinare dove ti nascondevi. È il tuo posto prediletto questo, vero? Ti scoccia che qualcuno lo abbia beccato, ora dovrai trovarne uno nuovo ...–

Si alzò in piedi e lo fissò negli occhi. La guardia che lo teneva sotto tiro gli premette la pistola tra le scapole.
Tutti gelarono, la tensione era alle stelle. Sarah osservò orgogliosa quello che fino a qualche anno prima era un ragazzotto spaventato che lei doveva proteggere in ogni situazione. La Beckman rivide tutte le diavolerie che quel nerd aveva combinato prima di arrivare fin li, fiera della spia che era diventato. Sua madre lo guardava commossa e terrorizzata al tempo stesso. Vedeva suo figlio forte come suo padre, come l’uomo che aveva amato e sposato, ma temeva anche potesse fare la sua stessa fine. L’attenzione di ognuno era catalizzata sulla scena. Tutti erano in attesa di vedere come Chang avrebbe risposto a quell’affronto.

L’uomo lasciò Sarah ad un paio di altre guardie, fece due passi e puntò la sua rivoltella in faccia a Chuck.
-Ritorna in ginocchio. Ora!-
Gridò con tutto il fiato e la rabbia che aveva in corpo, stringendo la pistola tanto forte da sentir vibrare il polso.
-No. –
Rispose secco il ragazzo, senza distogliere lo sguardo.
-Muoviti! Inginocchiati o ti ammazzo! –
Dovette sforzarsi per dire ancora quella frase invece di premere il grilletto, ma quell’idiota avrebbe potuto servirgli. Valeva la pena ripetere due volte. Di sicuro, però, non ce ne sarebbe stata una terza.
-No. –
Rispose ancor più tranquillo Chuck.
Chang tirò indietro il cane della pistola.


NDA: Eccoci!! Per fortuna sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo. La quinta mi sta risucchiando ogni secondo. Non so quanto spesso riuscirò a pubblicare quest'anno ma abbiate fede! Prima o poi un capitolo nuovo arriva sempre.
Dunque? Che dite? cosa pensate Succederà? State gradendo questa parte della storia? attendo i vostri commenti!

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18

Fu proprio in quel momento che un forte trambusto invase il cielo, distogliendo l’attenzione di Chang e dei suoi uomini da quello che stavano facendo. Spostarono lo sguardo per cercare la causa di tutto quel rumore, distogliendolo dai loro prigionieri. Dei punti neri si avvicinavano a loro velocemente, facendosi sempre più grossi, finché non fu possibile vederne la forma in maniera definita.

-Arrendetevi e liberate i nostri agenti, non avete più alcuna possibilità di fuga, siete circondati! -
Intimava il vocione di John Casey che, grazie a un megafono, risuonava dall’alto fino a terra mentre l’uomo sorrideva appagato. Era da secoli che sognava di volare su uno di quegli enormi elicotteri all’avanguardia che gli americani avevano posizionato nella loro ambasciata in Cina. Dietro di lui spuntavano tra le nuvole altri rinforzi, mentre gli agenti che aveva mandato avanti via terra avevano ormai assediato la zona.

Morgan, in volo accanto a Casey, si lasciò prendere dall’entusiasmo
-Yahooo!! Come la mettiamo visi gialli? Andate a piangere dalla mammina! Non ve l’aspettavate questa, eh? Mitico Johnny, sono un portento questi robi, che figata! Ti prego ne portiamo a casa uno? –

John spense immediatamente l’amico, fulminandolo con uno sguardo accompagnato da un ringhio. Morgan, in silenzio, alzò le mani in segno di resa, abbassando lo sguardo come un cucciolo beccato con le zampe nel miele.

Dal bosco rifluì verso la casa un’ondata di agenti a stelle e strisce diretti a catturare qualsiasi sottomesso di Chang si fosse presentato davanti a loro.
Invasero ogni angolo dell’abitazione per scovarli uno ad uno, mentre dal cielo gli elicotteri tenevano d’occhio l’esterno pronti a colpire chiunque avesse tentato di fuggire.
Ormai era fatta. Non avevano più alcuna possibilità. Fregati, beccati, sconfitti. La vendetta Bartowski era arrivata in tutta la sua potenza e finalmente si intravedeva la fine di quel terrore.

Sarah non mancò di sfruttare abilmente l’attimo di distrazione che l’arrivo dei compagni le aveva fornito. Con una gomitata nel fegato di uno e un potente calcio nella “zona delicata” dell’altro si liberò velocemente della presa delle due guardie cui era stata affidata. Mary e Diane, allo stesso modo, tentarono di fuggire dagli uomini che le stringevano e le avevano legate. Riuscirono facilmente a sbarazzarsi degli scagnozzi, sfruttando un paio di abili mosse di coppia. A quel punto dovevano solo slegarsi per evitare di essere ricatturate facilmente. Intanto, tenevano lontani i nemici che cercavano di prenderle sferrando calci e pugni. Dietro di loro, intorno alla casa, si scatenava il parapiglia tra i guardaspalle di Chang e gli agenti americani sostenuti dal fuoco aereo di Casey. Chuck colse l’occasione per togliersi dalla mira del nemico, rimasto imbambolato a fissare il cielo, e andò ad aiutare le sue donne.

Fu in quel momento che il mafioso tornò in sé e si accorse di quel che stava succedendo. Iniziò a voltarsi di scattò cercando Chuck con lo sguardo, poi lo vide. Appena i suoi occhi incrociarono la figura del ragazzo di spalle, in corsa verso la madre, furibondo, gli sparò.
Un colpo secco, senza pensare. In mezzo alle scapole. Preciso, impeccabile. Nemmeno un secondo di esitazione. Animalesco, istintivo, colmo di rancore verso quell’uomo che aveva distrutto il suo mondo per seguire il cuore. Sciocco. Ne avrebbe pagato le conseguenze, avrebbe perso assieme a lui.

Sarah, raccolto un sasso, lo scagliò contro il vile cranio dell’uomo. Da dietro, sulla nuca, con tutta la forza, la rabbia e il dolore che aveva in corpo. Quello si accasciò al suolo, con le dita ancora strette attorno al gelido calcio della pistola e un amaro sorriso compiaciuto dipinto sul volto.
Lei rimase lì, paralizzata, con quella pietra tra le mani e un urlo morto in gola.

Gli elicotteri atterrarono e Casey, assieme a Morgan, si precipitò ad arrestare Chang riverso a terra. I cinesi erano ormai stati tutti catturati, gli agenti liberati. Eppure quel momento tutto sembrava meno che la tanto sperata e attesa vittoria.

Chuck sentì un ultimo respiro strozzarsi prima di poter essere esalato, il sangue gelarsi in corpo, una tremenda fitta alla schiena e poi, buio. Cadde a terra, crollando sulla donna che stava correndo a slegare. Come un bambino, si accasciò dolcemente con la testa tra le braccia di sua madre.

MUAHAHAHAHAHAHA!! sono terribile lo so ... *si strofina le mani*
Scompaio per un anno (perdonatemi, dannata maturità) e ritorno così.
Riconosco che è un po' malvagio come si chiude questo capitolo, sono curiosa di vedere le vostre reazioni. RECENSITE!!

Alla prossima!! 

-Mary <3

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Capitolo 21
*** Capitolo 19-bis ***


Capitolo 19-bis


Burbank, California.

Come tutte le mattine da qualche mese, Chuck si trovava nella piccola e confortevole stanzetta dell'ospedale dedicata alla riabilitazione. Con diligenza si dedicava ai suoi monotoni esercizi. Le ferite si erano ormai cicatrizzate quasi del tutto, consentendogli una maggiore libertà di movimento, ma con quel colpo alla schiena aveva comunque rischiato la paralisi. Come era strano dover imparare da capo alcuni dei gesti più semplici, come un bambino. Camminava avanti e indietro, aiutandosi con un bastone.

In quel momento Morgan si precipitò agitato nella stanza.

-Chuck!! È il momento! Muoviti amico!-

-Come è il momento? Quale momento Morgan? Calmati per favore.-

-Ma come quale momento, Chuck? Quel momento, il momento!-

-Uuuuuh ..... Quel momento! Ho capito! Quel momento ... Oh mamma! Quel momento! È arrivato! È ora! Cosa faccio? Come faccio? Morgan! Cosa devo fare? Dove devo andare? Oh cielo! È il momento! Non sono pronto.-

Chuck iniziò a muoversi affannosamente per la stanza raccattando tutte le sue cose. Inciampò in una sedia, rovesciò tutte le penne che stavano in un porta matite, si abbassò a raccoglierle e poi, mentre si alzava, picchiò la testa.

Morgan giunse in suo soccorso.

-Stai tranquillo, caro il mio papà. Lascia stare queste cose, sistemeremo tutto più tardi. Adesso respira a fondo e seguimi. Sarah ha bisogno di un Chuck forte e sicuro. Hai capito? Fai come me: respiro profondo e poi ripeti "forte e sicuro"-

-Forte e sicuro. Si!-

Disse Chuck convinto mentre si avviava con l'amico verso la sala parto.

-Bravo amico. Continua così.-

-Forte e sicuro, forte e sicuro ... - ripeteva Chuck mentre a ogni passo batteva sempre più nervosamente il bastone sul pavimento.

-Dai Chuck, ecco la sala. Sarah è lì dentro che ti aspetta. Ripetilo un'ultima volta e ... vai! -

-Forte e sicuro!- esclamò Chuck deciso. Poi, aprì la porta che aveva di fronte e ci infilò dentro la testa timorosamente.

Un forte grido uscì dalla stanza. Chuck terrorizzato emise uno dei suoi urletti e si ritrasse. Voltandosi iniziò a fare marcia indietro.

-Oh mammina mia! Io lì non ci entro nemmeno in cambio del cofanetto ad edizione limitata di Star Wars.-

Casey spuntò da dietro l'angolo e bloccò la strada al ragazzo.

-Tu ora vieni con me ed entri in quella stanza a fare il padre e il marito. Guai a te se osi rimettere piede fuori di lì prima di avere in braccio il tuo bambino.-

John spinse l'amico fin dentro la sala e si mise a fare da guardia all'esterno, a braccia incrociate.

Chuck, intimorito, prese la mano di Sarah, quasi più per fare coraggio a se stesso che alla futura mamma.

Si guardarono e si sorrisero. Poi, lui tese anche l'altra mano verso di lei per racchiudere le dita sottili dell'amata tra le sue, più robuste, come a proteggere un fragile tesoro.

Dopo qualche ora, tra i gemiti, venne finalmente alla luce un piccolo marmocchio. L'infermiera lo tese al novello papà, avvolto in una piccola copertina. Lui, goffamente, lasciò cadere il bastone e lo prese, con timore. Non sapeva come rigirarselo tra le mani e, non avendo ancora del tutto recuperato la sensibilità del braccio sinistro, aveva paura di farlo cadere. Quando mise da parte tutte le sue preoccupazioni e iniziò a guardare i brillanti occhioni del suo bambino, si calmò. Lasciò che il piccolo potesse stringergli il dito con la manina e in quel momento scoppiò in lacrime per la commozione. Cullandolo, si avvicinò con passo insicuro alla sua amata e le porse il bimbo. Lei, con la naturalezza che solo una madre può avere, lo accolse tra le sue braccia poggiandogli la testolina sul petto.

Dopo qualche minuto raggiunsero la stanza dove tutti li stavano aspettando. Al loro arrivo scoppiò un forte applauso. Mary corse incontro a Chuck per abbracciarlo, mentre Ellie si congratulava con Sarah. Morgan, assieme ad Alex, iniziò a fare buffe facce al bambino e Devon cominciò a sussurrargli suggerimenti atletici nel piccolo e tenero orecchio. Casey si intromise a salvare il nuovo nato da tutte quelle esagerate attenzioni.

-Generale ... - intervenne Sarah –Può avvicinarsi un momento?-

La Beckmann, imbarazzata, si accostò alla giovane madre. Quest'ultima rivolse uno sguardo di intesa a Chuck, che acconsentì con un cenno del capo.

-Generale ... Anzi, Diane ... Io e Chuck avremmo piacere che tu e John foste la madrina e il padrino di battesimo di nostro figlio ... -

Colta di sorpresa dalla notizia il generale si ripiegò in difensiva.

-Veramente io ... Cioè, tecnicamente parlando ... In quanto generale della CIA e suo superiore, agente Walker .... Cioè ... -

-Forza generale, si sciolga, siamo tra amici ... - Esclamò Casey, tirandole una leggera gomitata sulla spalla.

La Beckmann tirò un lungo sospiro.

-Certamente Sarah, sono onorata da questa proposta –

La stanza si riempì del battito di mani dei presenti e Sarah porse a Diane il bimbo.

-Quindi? – Chiese il generale – come abbiamo intenzione di chiamare questo mio nuovo protetto? –

Sarah accennò a Chuck di parlare. Lui rispose.

-Lo chiameremo Stephen, come suo nonno. Stephen John Bartowski. Che abbia il cuore del primo e la grinta del secondo. –

 

 

 

NDA: Ciao a tutti!! Ci si avvicina sempre di più alla fine ... spero che il tutto continua a piacervi e non ci sia nulla che vi abbia lasciato delusi.  In ogni caso attendo ansiosa i vostri pareri :D A presto!

-Mary <3

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20


Sarah toccò dolcemente la schiena di Chuck. Lievemente lasciò che le sue dita scivolassero sulla cicatrice che stava in mezzo alle due scapole. Poi, da dietro, portò le mani sulle sue spalle, infine, attorno al collo. Lo abbracciò. Si allontanò per andare a recuperare la camicia del marito e lo aiutò a infilarla. Lui, guardandosi allo specchio, annodò la cravatta e infilò la giacca. Sarah, invece, portava un lungo ed elegante abito azzurro. Il piccolo Stephen dormiva nella culla, lì accanto, perfettamente abbigliato per il suo momento speciale. Vestito così, quasi sembrava già un ometto.
Controllarono che tutto fosse in ordine prima di avviarsi ad uscire. Chuck prese il suo bastone.

- Oh no, Chuck, ti prego … - si intromise Sarah -Cammini alla perfezione ormai, lascia a casa quell’aggeggio, ti supplico. –
- Ma Sarah … Potrebbe essere molto utile, sai? Pensa se arriva un delinquente … Potrei picchiarlo, così! Wa-ta! –
Disse Chuck, sventolando comicamente il bastone nell’aria.
- Niente delinquenti per oggi, papino … E non ti preoccupare, se anche qualche tuo passo dovesse fare cilecca, ci sarò io … Certamente questo ti costringe a starmi molto vicino ... –
Sussurrò Sarah provocando Chuck, il quale, lanciato via il bastone, si tuffò in un lungo bacio.
- Va bene mammina, agli ordini. Ti starò molto vicino … –

Presero il passeggino con il bimbo e uscirono di casa.
Dopo la cerimonia del battesimo, tutti gli invitati si riunirono a casa Bartowski per la grande festa. Erano tutti presenti. In mezzo al caos, Sarah iniziò a cercare Chuck con lo sguardo. I jeffsters che suonavano, Alex che chiacchierava con Morgan, Big Mike appartato in un angolo con la madre di Morgan, Casey emozionato che fingeva di discutere di affari di stato con Diane … Tutti, ma nessuna traccia di Chuck.
Sarah si avvicinò ad Ellie che, in compagnia della madre, stava assistendo a un esilarante show di Fenomeno per intrattenere Clara ed altri bambini. Le chiese di tenere Stephen per qualche minuto e si allontanò dalla festa.

Camminò qualche centinaia di metri, sapeva dove andare … La spiaggia, la solita spiaggia.
Giunta lì, infatti, trovò Chuck seduto a guardare il mare al tramonto. Si mise al suo fianco.

- Sapevo che eri qui … -
- Perdonami, c’era tutto quel casino, la festa, i saluti, i brindisi, gli abbracci … avevo voglia di rilassarmi per un momento –
- Non preoccuparti, ti capisco … Anche io mi stavo fin troppo stressando … -
Chuck mise il braccio sinistro attorno a Sarah e lei appoggiò la sua testa sulla spalla di lui.
- Quante cose sono successe Sarah … Sai, ho paura. Sarò un bravo padre? Riuscirò a salvare nostro figlio da ciò che c’è la fuori? Sai meglio di me quali sono i disordini del mondo e sai che facilmente verranno a intrufolarsi nelle nostre vite … Si infilano gia di norma nella vita della gente, figuriamoci in quella di due spie … Non voglio che soffra … Che soffra come ho sofferto io, come abbiamo sofferto noi. -
- Chuck, non preoccuparti. Ogni famiglia soffre i suoi drammi e i suoi dilemmi. Ogni vita porta in sé dubbi, incertezze e paure. Tutti noi ne abbiamo passate tante eppure guarda: i problemi ci hanno forse diviso? Guarda la festa di oggi, quanti amici … C’è solo una cosa che conta e che devi sapere: io mi fido di te Chuck –
Si strinsero l’uno accanto all’altra diventando una cosa sola.
-Ed io mi fido di te Sarah –
Le mani si cercarono, le dita si intrecciarono illuminate dalla luce diffusa del sole che scompariva all’orizzonte. L’oro dei loro anelli, nuovamente a contatto dopo tanto tempo, iniziò a brillare e quasi sembrò fondersi a sigillare quel legame. Un legame che li aveva sempre uniti, fin da quella volta, sempre lì, sulla stessa spiaggia, con lo stesso mare, con lo stesso sole. Nulla sarebbe stato in grado di spezzare quell’unione, nulla li avrebbe divisi. Nessuna invidia, nessuna avarizia, nessun potere … Nessun pericolo, guerra o missione.

“ … Trust me …”
Era sempre bastato quello. Era sempre bastato quello per vivere. Per questo erano insieme, di nuovo.
Together again.
 




Ed eccoci finalmente qua!! Dopo tutto questo tempo che vi ho fatto dannare, eccoci finalmente alla dolce conclusione di questa lunga storia. Ringrazio ognuno di voi. Se siete arrivati fin qui a leggere, significa che mi avete sopportata e sotenuta lungo tutti questi capitoli e immagino che, almeno un minimo, questa storia vi sia piaciuta abbastanza da continuare a leggerla. Per prima cosa, quindi, ringrazio ognuno di voi che arriverà fin qui. Gia questo per me è segno di apprezzamento da parte vostra.

Se ne avete voglia però, volevo chiedervi una cosa: che abbiate recensito ogni capitolo, volta per volta, che non ne abbiate mai recensito uno, che siate arrivati qui leggendola ora tutta d'un fiato, dedicatemi qualche minuto. Qualche minuto per la vostra prima recnsione, o qualche minuto in più per una recensione un po' più lunga del normale ... Vorrei davvero sapere, giunti alla fine, quel che provate e che avete provato. Non solo in questo capitolo, ma lungo tutta la storia. Fatemelo sapere, positivo o negativo che sia.

E poi: quale miglior momento per concludere, che proprio ora, quando Zach e gli altri si stanno mobilitando davvero di nuovo, er tentare di portare a casa un ChuckMovie?? VI ASPETTO!

#SaveChuckAgain

 

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