Padre

di RedRose90
(/viewuser.php?uid=708882)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Verso Vega ***
Capitolo 2: *** non è una 8ball ***



Capitolo 1
*** Verso Vega ***


CAPITOLO 1 VERSO VEGA

La ragazza osservava il deserto del Nevada chiedendosi se fosse riuscita ad attraversarlo tutto fino a Vega, una delle poche città che erano rimaste come pilastri della sopravvivenza del genere umano.
Erano passati venticinque anni dalla venuta degli angeli sulla Terra che avevano causato l’Apocalisse.
Venticinque anni di sofferenze, disperazione e sopravvivenza.
E lei se lo ricordava benissimo come se fosse ieri.
- Signorina, che facciamo?-.
Lei si girò verso la voce, ricordandosi improvvisamente che non era da sola, ma con una decina o poco più di sopravvissuti che lei aveva trovato in una città abbandonata.
Avevano vissuto lì nell’ombra per anni, finché gli 8ball non gli avevano trovati e lei era arrivata in tempo per salvarli.
E da allora nel suo lungo peregrinare in lungo ed in largo se lì portava dietro, ma quella situazione non poteva durare a lungo e così si erano spinti verso la strada che portava a Vega.
Era decisa a lasciarli a Vega e continuare la sua strada.
- Dobbiamo continuare- disse alla donna che le aveva appena parlato.
- Ne sei sicura?-.
- Si. Qui non possiamo stare-.
Erano in mezzo al nulla, se fossero passati 8ball od angeli sarebbero stati in pericolo.
La ragazza guardò in cielo limpido ed estrasse la pistola per prudenza.
Anche se il mondo umano era caduto, il pianeta era rimasto lo stesso e continuava ad andare avanti incurante di ciò che succedeva, quindi il deserto sarebbe stato caldo di giorno e freddo glaciale di notte.
La ragazza guardando la gente che si portava dietro si rese conto che non ce l’avrebbero mai fatta a superare il deserto senza perdere vite e così cercò la soluzione.
Vide delle auto abbandonate da venticinque anni e si chiese se con un po’ di fortuna avrebbero funzionato.
- Qualcuno si intende di auto?- chiese lei agli altri.
Due uomini alzarono la mano e con lei si incamminarono verso le auto e guardarono se funzionavano.
Per fortuna si e c’era ancora della benzina, abbastanza per avvicinarsi a Vega.
Ringraziando la fortuna salirono nelle auto e coloro che sapevano guidare, le fecero partire.
La benzina durò abbastanza da vedere in lontananza una sfavillante città viva che probabilmente doveva essere Vega.
Scesero dalle auto e passarono in mezzo a dei capannoni vuoti e molto sinistri.
La ragazza passò subito in testa e con la pistola in mano prese a puntare la canna verso i punti più oscuri, finché si ritrovò scaraventata a terra da un grosso e disgustoso 8ball volante che voleva farla fuori.
La ragazza sparò verso la creatura, centrando un ala e l’8ball si ritirò.
- Siete feriti? - chiese agli altri che scossero la testa – bene-.
Ad un certo punto, probabilmente richiamati dagli spari, furono circondati da militari della città che intimarono alla ragazza di gettare la pistola ed a tutti di alzare le mani.
La ragazza mollò la pistola, non ne valeva davvero la pena arrivare fin lì per essere crivellata di colpi dai buoni.
- Chi siete? Da dove venite? - chiese un militare più alto di grado al gruppo.
La ragazza rispose per tutti spiegandoli la situazione e lasciando basito il militare che non poteva credere che ci fossero in giro ancora dei superstiti.
Prima di farli entrare in città presero ad esaminarli con degli aggeggi per vedere se erano infetti.
Il gruppo passò senza che l’aggeggio suonasse, ma quando arrivò alla ragazza questo suonò, allarmando i soldati che la circondarono e le intimarono di inginocchiarsi e di mettere le mani dietro la schiena.
La ragazza ubbidì.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** non è una 8ball ***


CAPITOLO 2 NON E’ UNA 8BALL

 

Era in una cella buia e silenziosa.

Da sola.

Non c’erano altri detenuti, ne guardie.

La ragazza si sedette sulla panca ad osservare ciò che aveva intorno.

In teoria sarebbe potuta evadere facilmente, però aveva capito il loro gioco.

Se fosse evasa, le avrebbero sparato a vista senza curarsi di chi fosse veramente.

E poi chi era veramente?

Se lo chiedeva anche lei.

Una ragazza dall’aspetto di una diciottenne, dai capelli neri come l’ebano e gli occhi più azzurri del cielo.

Quelli occhi che la tradivano sempre.

Occhi senza pupilla nera.

Così simili a quelli degli 8ball tranne appunto il colore.

Non sembrava umana proprio per quello, ecco perché forse sarebbe stato meglio lasciare i sopravvissuti lì a Vega ed andarsene per la sua strada, invece di aver voluto entrare in città.

I suoi piani erano andati storti, ma aveva saputo da fonti attendibili che a protezione della città ci fosse un angelo, ma non uno qualsiasi, ma l’Arcangelo Michael, fratello gemello di Gabriel, colui che voleva sterminare tutta la razza umana.

Lei odiava gli angeli.

Benché…non sapeva perché ogni notte da venticinque anni sognasse delle ali nere che la avvolgevano per proteggerla.

E che provasse qualcosa per colui o colei a cui appartenevano quelle ali.

Era così assorta a ricordare il sogno che non si accorse di un uomo che in piedi fuori dalla cella la osservava e la fissava come se gli ricordasse qualcuno e ne era turbato profondamente e così decise di farsi vedere.

La ragazza colse un movimento e si spaventò ritirandosi in fondo alla cella, più lontana possibile dall’uomo che sicuramente voleva farle del male.

- Come ti chiami?- le chiese l’uomo.

- Sara- gli rispose con un filo di voce – vuole uccidermi?-.

Lo sguardo di granito dell’uomo si scalzi leggermente e scosse la testa – ho saputo che ti hanno arrestato, ma non mi sembri pericolosa-.

L’uomo con una chiave aprì la cella ed entrò, si avvicinò a Sara e le prese il viso tra le mani e notò gli occhi azzurri così strani.

- Non sono una 8ball- gli disse Sara.

L’uomo continuò ad osservare il viso di Sara, non aveva le caratteristiche vene blu degli 8ball, malgrado gli occhi strani.

Era solo una ragazzina entrata troppo presto nel mondo dei grandi.

Le lasciò andare il viso ed uscì dalla cella senza una parola e se ne andò lasciandola sola.

 

L’arcangelo Michael, era lui l’uomo entrato nella cella, uscì dalla porta che portava alle celle con un’espressione piuttosto pensierosa.

Sara le ricordava qualcuno, ma chi?

Aveva visto tanti umani nel corso della sua lunga vita, e ne aveva uccisi anche tanti, ma quella ragazza, Sara aveva detto di chiamarsi, non riusciva a togliersela dalla mente.

Andò a chiedere di poterla liberare.

 

Passarono ore, o forse giorni, ma Sara non lo sapeva esattamente perché lì il tempo scorreva tutto uguale.

L’unica cosa che poteva fare era dormire e pensare.

I suoi sogni erano sempre uguali.

I suoi pensieri uno più sconclusionato dell’altro.

E poi quando stava per perdere la speranza una guardia armata entro nella cella.

- Vuoi uccidermi?-.

La guardia scosse la testa e le disse:- sei libera-.

- Davvero?-.

- Si, ma comunque verrai tenuta d’occhio-.

- Grazie-.

- Non devi ringraziare me-.

- E chi allora?-.

- L’arcangelo-.

- L’arcangelo?-.

- Si-.

Sara fece una smorfia senza farsi vedere, odiava gli angeli e doverne ringraziare uno era qualcosa che non le piaceva affatto.

- Dove posso trovarlo?-.

La guardia si mise a ridere come se avesse Sara avesse appena detto una frase divertente.

- Cosa c’è?- le chiese Sara un po’ offesa.

- Davvero pensi che tu possa parlare con l’arcangelo, così come se niente fosse?-.

- Si-.

- Sciocca! È solo un caso che l’Arcangelo ti abbia fatto un trattamento di favore. Probabilmente è perché sei molto carina, malgrado tu abbia quegli occhi-.

Sara non disse niente e si alzò e seguì la guardia fuori dalla cella.

- Tieni- le disse la guardia e le porse le poche cose che lei aveva e che le avevano portato via.

Afferrò le sue poche cose e si rimise lo zaino sulle spalle.

- Non puoi uscire dalla città- le disse la guardia.

- Perché?-.

- Perché ti dobbiamo tenere d’occhio-.

- Ma se io me ne andassi, non sarebbe meglio?-.

- Per me si, ma gli ordini sono quelli che mi danno-.

- Ok-.

- Ti verrà data una tessera di livello 1, così potrai avere da mangiare, da bere e le altre cose di prima necessità-.

- Ok-.

Sara stava per andarsene, però si girò incuriosita verso la guardia e gli chiese:- come ti chiami?-.

- Alex Lannon-.

- Sara- si presentò e se ne andò.

Sara incontrò un’altra guardia che le diede la tessera e la scortò fino alla parte di città che aveva il livello 1 e poi la lasciò lì.

Sara guardò il posto e si rese conto di essere tra gli emarginati e coloro che non servivano a niente.

La guardavano tutti ed avevano paura.

Per loro era una 8ball dagli occhi strani.

Stavano per mandarla via, quando una bambina bionda sporca di terra e molto magra si fece avanti e le porse la mano.

- Ciao- disse la bambina – io sono Bixby-.

- Sara- e le strinse la mano.

Bixby fece vedere a Sara il posto e le raccontò qualcosa di sé e poi disse a Sara – hanno paura di te, perché?-.

- Per i miei occhi-.

- Perché per i tuoi occhi?-.

- Sono strani. Credono che io sia una 8ball-.

- Ed è vero?-.

- Cosa?-.

- Che sei una 8ball?-.

- No-.

- Bene, ti credo-.

- Grazie-.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3567969