Gold's Family Adventures

di NotEvenChip
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1- Ci pensa papà! ***
Capitolo 2: *** 2- Sleep Well ***
Capitolo 3: *** 3-Crib ***
Capitolo 4: *** 4-Light Magic ***
Capitolo 5: *** 5-Christmas Eve ***
Capitolo 6: *** 6-Winter ***
Capitolo 7: *** 7-Happy Birthday! ***
Capitolo 8: *** 9- Appuntamenti...? ***
Capitolo 9: *** 8- Socks ***
Capitolo 10: *** 10- Adventures ***
Capitolo 11: *** 11- Dance ***
Capitolo 12: *** 12-Friends ***
Capitolo 13: *** 13- First Day ***
Capitolo 14: *** 14- La cosa più bella del mondo. ***
Capitolo 15: *** Photos ***



Capitolo 1
*** 1- Ci pensa papà! ***


Gold non fece in tempo ad accorgersi di nulla che un piccolo uragano entrò nel negozio e corse ai suoi piedi cercando di arrampicarsi sulla sua gamba. 

Spostò lo sguardo verso il basso e si accorse che quel piccolo uragano non era altro che il figlio, che tentava ora di nascondersi dietro alle sue gambe. 

“Ehi, piccolo! C’è qualcosa che mi devi dire? Hai combinato un guaio e stai scappando dalla mamma?”

“No!” urlò il piccolo Aiden. Pochi istanti dopo, mentre Gold prendeva il piccolo in braccio, entrò Belle di corsa nel negozio.

“Aiden!!! Mi hai spaventata a morte! Perché sei scappato nel bel mezzo del gioco? Ora Neal si aspetterà delle sincere scuse!”

“No!” urlò ancora una volta il piccolo e stavolta nascose la testolina sul collo del padre. 

“Ok figliolo. Mi vuoi raccontare cos’è successo?”

“Oh andiamo Rumple! Ogni volta che ne combina una delle sue corre tra le tue braccia e tu lo perdoni sempre! Credimi che questa volta le coccole non saranno sufficienti! Il piccolo Neal merita davvero delle scuse!”

“Mmmmh… Deve aver preso da qualcuno questa testardaggine, appena mi verrà in mente da chi, te lo farò sapere, cara”.

Belle sorrise ironicamente e si avvicinò al marito, appoggiando una mano sulla schiena del loro bambino sperando di calmarlo e di poterci parlare. 

“E va bene, cosa sarebbe successo questa volta? Lo vuoi dire solo al papà o dai una possibilità anche alla tua mamma?”

Aiden si sciolse dallo stretto abbraccio che stava dando al padre per guardare anche la madre. Entrambi i genitori notarono subito gli occhioni marrone scuro del bambino pieni di lacrime pronte ad esplodere. 

“Neal dice che la sua mamma e il suo papà sono Re e Regina e che lui potrebbe comandare anche me, che sono un bambino qualunque”.

Gold sbuffò una risata per poi essere fulminato dallo sguardo della moglie. Cercò di rimettersi subito serio e non seppe resistere dal baciare la guancia del suo bambino. 

Si spostarono al retrobottega e si sedette con il figlio sulle ginocchia e Belle al loro fianco. 

“Quindi è su questo che tu e Neal litigavate in biblioteca?” Chiese Belle prendendogli una manina tra le sue.

Aiden annuì e le lacrime cominciarono a scendere dal suo visetto. Gold gli sorrise attirando l’attenzione su di se’.

“Beh, figliolo, ora ti racconterò una cosa. Un dettaglio che forse ti sei perso in tutte le storie della buonanotte che ti racconta la mamma, sei pronto?”

Aiden annuì ancora una volta e si mise in ascolto del padre.

“Quando sono andato per salvare il popolo di tua madre, scegliendola come prezzo in cambio della mia protezione, tua mamma era la bellissima principessa di un piccolo regno e tuo nonno Moe non era altri che il Re… Se i miei calcoli sono giusti, tuo nonno è ancora un Re, tua mamma una principessa e questo fa di te… il prossimo erede al trono! Mi segui piccolo?”

Gli occhi di Aiden si illuminarono e scese dalle braccia del padre per mettersi di fronte ad entrambi i genitori. 

“Sono un principe anche io papà?” chiese speranzoso Aiden.

“Certo bambino mio… E quando ci siamo sposati, anche tuo padre è diventato un principe…” Intervenne Belle, guardando dritto negli occhi il marito.

“Cos… Cosa? No! Belle! Io sono il potente Signore Oscuro! Non posso essere un Principe allo stesso livello dei Char….” Notò immediatamente lo sguardo di disappunto negli occhi della moglie e del figlio e non finì la frase, rassegnato.

“Rumple...”

“Come papà? Non vuoi essere un principe con la mamma?” Ora il piccolo Aiden, stava diventato dubbioso e Gold non poteva certamente permetterlo.

“Ok, e va bene, sì… Sono il Principe di Avonlea, marito della bellissima principessa Belle e padre del futuro erede al trono Aiden“

Detto questo il piccolo Aiden si mise a ridere e volle abbracciare entrambi i genitori, per poi annunciare che sarebbe andato dritto da Neal a chiedere scusa e a dirgli che in realtà era un Principino anche lui e che ora, potevano giocare allo stesso livello. 

“Beh, pericolo sventato! Grazie a te, Rumple” Belle raggiunse il marito che stava osservando Aiden correre nella parte anteriore del negozio in attesa della madre per tornare in biblioteca. 

“ O forse dovrei dire Principe Rumplestilskin di Avonlea?”

“Attenta moglie, sai che di solito quello che gioca con le parole sono io. Per quanto mi riguarda preferisco Aiden Gold e basta”. Aggiunse Gold afferrando la moglie per la vita prima che potesse scapparle.

“Inoltre, l’ho fatto solo per nostro figlio, ho cercato di trovare una scappatoia per evitare una strage con i Charmings e noi non vogliamo che…” Il suo discorso venne interrotto dalle labbra della moglie sulle sue e si sciolse nel suo tenero bacio. 

“Grazie Rumple” gli sussurrò poi sulle labbra, notando con estremo piacere che nonostante tutti gli anni trascorsi assieme, era ancora in grado di emozionarlo e farlo leggermente arrossire.

“Ora torno in biblioteca a scusarmi per l’impulsività di nostro figlio, qualità che sono più che sicura che non ha preso dalla madre”

“Perché mi guardi così? Può benissimo averla presa da tuo padre!”

A quelle parole Belle rise e si diresse verso il figlio che scalpitava dal comunicare la notizia all’amico. Salutarono Gold e si avviarono nuovamente verso la biblioteca. 

 

Gold sorrise ripensando a quello che aveva appena raccontato al figlio. Se mai sarebbero ritornati nella foresta incantata avrebbero davvero regnato su Avonlea? Scosse ferocemente la testa, non avrebbe mai e poi mai regnato al fianco del suocero, poche cose erano sicure nella vita ma il Signore Oscuro un principe era sicuramente una di quelle.

 

 

 

 

 

 

*Pessima idea iniziare una seconda raccolta mentre se ne ha un’altra in corso ma quando immagino i Rumbelle genitori, li immagino distanti dai problemi che ora hanno nella serie tv. Li immagino una coppia ormai consolidata, consapevole dei pregi e dei difetti l’uno dell’altra e che grazie a questo riescono a gestire un figlio. Beh, la scelta nel nome è stata molto difficile, alla fine ho optato per un nome di origine scozzese e Aiden significa piccolo fuoco. Poteva esserci un significato più legato ai Rumbelle di questo?

Spero che i risultati della mia mente malata riescano a distrarvi dal dolore della ship al momento, anche se non dobbiamo temere! Torneranno a farci tremare il cuore anche in maniera positiva! A presto! 

 

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Capitolo 2
*** 2- Sleep Well ***


Quella notte non c’era verso di dormire in pace. Il loro bambino aveva deciso di dare un party nel pancione della mamma e niente sembrava poterlo fermare. Belle non riusciva a chiudere occhio. Irritata si girò e rigirò più volte nel letto. Quando aprì gli occhi sconfitta, si ritrovò davanti lo sguardo riposato ed angelico del marito che, indisturbato continuava a riposare.

“Uff, potresti anche risparmiarti di sbattermi in faccia il fatto che TU dormi” e si mise seduta con la schiena sulla testiera del letto in maniera abbastanza goffa e precipitosa, muovendo il letto e svegliando il marito di colpo. 

“..Belle?” Gold allungò una mano verso il comodino per accendere la luce della stanza. “Tutto bene?”

“Tutto bene un corno! Tuo figlio sta dando una festa qui dentro e non smette un secondo di muoversi e scalciare!” Belle iniziò ad indispettirsi alzando la voce.

“Perché quando fa qualcosa che non va, è sempre MIO figlio?” Chiese Rumple sperando di alleviare il brutto momento della moglie.

“Perché di si. Mi piacerebbe tanto dormire serena ed indisturbata come fai tu. Stavi anche russando” Belle disse incrociando le braccia innervosita.

“Io non russo Belle”

“Oh si che russi. E lo facevi così beatamente fino a due secondi fa prima che io…”

“Aspetta un secondo, mi hai svegliato perché ti dava fastidio che dormissi?” Chiese Rumple abbozzando un sorriso sarcastico.

Belle non rispose ma si limitò a fulminarlo con lo sguardo.

Rumple fece per allungare un braccio verso la moglie ma lei si scansò ancora irritata. Rumple rise e le si avvicinò, ma senza toccarla.

“Sai, a me piace quando russi”

Belle, che ormai si era data al silenzio si voltò di scatto per fulminare il marito ancora una volta, il quale alzò immediatamente le mani in segno di resa. Spostò una mano lentamente sul ventre della moglie, accertandosi che il suo tocco fosse il benvenuto e, notando che la moglie non disse nulla, appoggiò la mano e sentì il bimbo scalciare. Subito un sorriso comparve sul volto di Rumple non appena sentì i calci del figlio.

“Eeehi! Però, come sei forte piccolo!” Gold alzò lo sguardo verso di Belle che ora non poteva fare a meno di sorridere alla scena. 

“Ora però che ne dici di lasciare un po’ in pace la mamma, eh? Prometto che, una volta fuori di qui, potrai muoverti a tuo piacimento e sarò felice di dare il cambio alla mamma in tutte le tue notti insonni” Gold sussurrava mentre, dolcemente massaggiava il pancione della moglie, poi si chinò e sollevò leggermente la maglia del pigiama.

“Che ne dici se ti recito una filastrocca?” Poi, appoggiando leggermente le labbra sul pancione iniziò a recitare:

 

 

Sleep weel, my bairnie, sleep. 

The lang, lang shadows creep, 

The fairies play on the munelicht brae 

An' the stars are on the deep.

The auld wife sits her lane 

Ayont the cauld hearth-stane, 

An' the win' comes doon wi' an eerie croon 

To hush my bonny wean.

The bogie man's awa', 

The dancers rise an fa' 

An' the howlet's cry frae the bour-tree high 

Comes through the mossy shaw.

Sleep weel, my bairnie, sleep. 

The lang, lang shadows creep, 

The fairies play on the munelicht brae 

An' the stars are on the deep.”

 

 

Continuando ad accarezzarle il pancione, appoggiò teneramente un altro bacio per poi tornare a sedersi vicino alla moglie. Belle era visibilmente commossa ed appoggiò la mano sopra a quella del marito che era ancora sulla sua pancia.

“Sembra… Sembra che gli sia piaciuta e, sembra che gli piaccia anche la tua voce…”

Gold sorrise e cinse la moglie con il braccio libero, rimasero lì per un po’ a sentire il loro bambino mettersi finalmente tranquillo.

“Non esitare mai a svegliarmi se sei in difficoltà, Belle. Sai che mi piace quando mi rendi partecipe di tutto, cose belle e cose brutte”

“Si, lo so. Grazie Rumple. Forse sentirmi nervosa, non gli ha fatto bene, ma ora stiamo bene e siamo tranquilli entrambi. Grazie”

“Bene, sono felice. Ora riposiamo anche noi, che ne dici?” Disse Gold appoggiando le labbra sulla fronte della moglie.

“Certo! Ma… Questa filastrocca…”

Gold semplicemente annuì, aveva già compreso il resto della domanda. “ Sì, la recitavo sempre a Bae quando.. Beh quando aveva paura ed era agitato e non riusciva a dormire… è una filastrocca molto antica, tanto che me l’hanno insegnata le mie zie… Aiutava Bae a tranquillizzarsi e mi chiedeva spesso di recitargliela… Ho pensato che… Ho pensato che potesse piacere anche a lui”

Belle sorrise e si allungò per baciare il marito sulle labbra e fece durare quel contatto il più possibile, beandosi della tenerezza e del sapore delle sue labbra.

“Grazie, davvero. Beh, in fondo sono fratelli e sembra che piaccia anche a nostro figlio, sarei davvero felice se tu gliela volessi recitare qualche altra volta, tranquillizza anche me”.

Gold annuì sorridendo e tornarono sotto le coperte, si posizionò dietro la moglie, prendendola tra le braccia inspirando il suo dolce profumo. 

“Mi tranquillizza meno sentirti russare però, quindi ti sarei grata se aspettassi che io prenda sonno profondamente per prima”

Rumple rise. “A me piace davvero quando russi, e credimi che lo fai ogni notte. Quando non eri qui, ne sentivo la mancanza”.

“Che cos’ho fatto per meritare un marito così meraviglioso?”

“Mmmh… Sono io quello fortunato! Buonanotte… Ad entrambi…”

“Buonanotte papà Rumple!”

 

 

 

 

 

 

 

 

* Questa davvero non lo so come mi sia uscita, prendetela così com’è :D

Volevo solamente rendere omaggio a Bobby per quei 30 secondi in cui mi ha fatto tremare il cuore nella 6x03 con questa filastrocca. Un’accento ed una voce da brividi e, nonostante mi ci sia voluto un po’ per tradurla e capirci qualcosa, penso che potrei ascoltarla in loop per ore. Grazie Bobby!

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Capitolo 3
*** 3-Crib ***


“Come…Come avevi detto che questo coso si sarebbe dovuto inserire in quest’altro coso?”

Belle alzò lo sguardo dal libretto delle istruzioni della culla che Gold stava cercando di montare. Nella coppia era sempre stata lei quella paziente e brava a montare le cose visto che, prima leggeva il libretto con le istruzioni. Diversamente da lei, il marito, preso dall’orgoglio, provava di testa sua e solitamente non ci riusciva mai. 

“Rumple, dovresti prima leggere il libretto…” Lo ammonì Belle.

Gold la guardò con uno sguardo di sfida e si alzò in piedi per togliersi la giacca, il panciotto, i gemelli ed arrotolare le maniche fino ai gomiti. Belle rise e tornò a leggere.

Erano d’accordo che avrebbe montato lui le ultime cose nella stanza del bambino, poiché tra una disgrazia e l’altra in città, Belle era al momento “troppo incinta”, (come la definiva il marito) per occuparsi di queste cose. 

“Lo so che sei sempre stata tu quella che riesce meglio in queste cose nella coppia, ma stasera riuscirò a sfatare questo mito, moglie”. 

Belle rise di nuovo, quando il suo Rumple si metteva in testa una cosa era praticamente impossibile poterci ragionare.

Passarono il pomeriggio così, e nulla cambiò, se non il fatto che ora Rumple si era tolto pure la cravatta e sbottonato i primi bottoni della camicia. Belle era andata in cucina a preparare del tè quando sentì degli strani rumori al piano di sopra. 

Si affrettò a raggiungere il marito ed, entrando nella stanza notò che tutto era molto più in disordine di come quando l’aveva lasciato. Rumple era steso a terra dolorante, così Belle gli si avvicinò preoccupata.

“Rumple? Rumple stai bene? Cos’è successo?”

Il marito riuscì a mettersi seduto e Belle notò che si teneva con forza il dito indice. 

“Oh no, non dirmi che…”

“Si Belle, si. Mi sono martellato un dito”. 

Dopo qualche altro attimo di preoccupazione, Belle riuscì, non senza difficoltà ad accovacciarsi di fianco al marito e a prendergli la mano dolorante tra le sue. 

Lui la osservò con curiosità finché lei avvicinò la mano alle sue labbra e gli diede un leggero bacio sul dito dolorante. 

Per qualche secondo smise davvero di sentire dolore, da quanto era concentrato a fissare la moglie in quell’attimo di dolcezza.

“Ecco, passato?” Belle gli sorrise dolcemente.

“Io.. Non… Sì, Belle… Grazie”.

Belle lo osservò per qualche secondo e lo trovò ancora più bello del solito, con i capelli corti tutti arruffati, svestito rispetto al solito e quell’aria stanca negli occhi. Si stava impegnando così duramente per lei. Ad un tratto, proprio mentre Rumple le si stava avvicinando per un bacio, Belle scoppiò a ridere.

“Belle?” 

Belle si guardò attorno e notò con orrore il disastro che il marito stava facendo con la culla e non riusciva a smettere di ridere.

“Belle!” Rumple cercò di richiamare la sua attenzione.

“BELLE! STAI RIDENDO DI ME?”  Urlò Rumple avvicinandosi minacciosamente alla moglie. 

Belle stava ridendo così di gusto che non riusciva a muoversi , tanto che rise ancora più forte quando Rumple le afferrò un braccio.

“Oh, ma tu stai ridendo del Signore Oscuro, lo sai che questo non può rimanere impunito, vero dearie?”

“Oh, ma se il grande e potente Signore Oscuro non è in grado di usare un martello, come crede di montare la culla per suo figlio?”

Lo derise Belle. 

Rumple le si avvicinò sempre di più fino a circondarle la vita ed iniziò a farle leggermente il solletico.

Belle cominciò a dimenarsi e a ridere ancora di più di prima.

“Oh.. La prego Signore, stavo solo… Stavo solo scherzando, la prego! La smetta!”

“Stavo parlando di una punizione, dearie! E non smetterò finché non avrà subìto ore ed ore di solletico Oscuro, la forma più potente ed imbattibile di solletico. Ora, deriderai ancora il tuo padrone in futuro?”

Rumple smise di farle il solletico per permetterle di rispondergli,  poi la avvicinò a se’ e la strinse in un dolce abbraccio.

“Lo prometto, non lo deriderò mai più, anche se è un tale incapace…”

Belle sentì il marito baciarle leggermente il collo e sorriderle contro la pelle.

“Mmmh… Se solo tu mi avessi ascoltata, con un semplice schiocco delle dita avrei finito e saremmo stati tutto il pomeriggio accoccolati sul divano a fare un bel niente…”

Il marito continuava a baciarle il collo, scendendo verso la spalla e si sentì la schiena percorrere da brividi che solo il suo Rumple sapeva procurarle.

“Niente magia Rumple, lo sai benissimo.”

Rumple sbuffò, per poi ritornare al suo compito e sussurrarle tra i baci:” Sì ma siccome sei tu quella brava in queste cose, nostro figlio probabilmente dormirà per terra”

Belle rise e si voltò per affrontare il marito.

“Non dirai sul serio! Ora andrai a farti una doccia, che sei tutto disordinato, scenderai a cena, andrai a letto presto e domani ricomincerai daccapo!”

“Belle! Non dirai sul serio! Potremmo sempre chiedere a Geppetto se…”

“Per quanto io adori i lavori di Geppetto, a lui ci faremo costruire il letto una volta che nostro figlio sarà più grande, la culla gliela farai tu, era questi i nostri piani!”

Rumple sbuffò ma si avvicinò alla moglie per un bacio, Belle si tirò indietro bruscamente e lo ammonì con lo sguardo.

“Il bacio è solo per i padri che si sono impegnati ed hanno ottenuto risultati, vai a farti la doccia che tra poco si cena!”

Affranto, Rumple aiutò la moglie a rimettersi in piedi e si avviò verso il bagno.

Una volta sceso, cenarono e si misero sul divano a vedere un film.

Gold le cinse le spalle con un braccio mentre lei gli appoggiò la testa sulla spalla. Presto, senza nemmeno accorgersene, si addormentarono entrambi. Belle si svegliò dai troppi calci del bambino e si accorse che erano ancora entrambi sul divano, si voltò verso il marito e ne osservò i tratti stanchi anche mentre stava dormendo. Si stava impegnando seriamente su quella culla, nonostante non ne fosse per niente capace e stava evitando di usare la maglia solo perché lei gliel’aveva chiesto. Sorrise e gli diede un bacio sulla guancia, questo bastò per destarlo dal sonno. 

“Mmmh, abbiamo preso sonno entrambi sul divano? Vieni Belle, andiamo a letto, non è comodo per te dormire sul divano, avrei dovuto accorgermene prima di prendere sonno, mi dispiace”.

Era sempre così premuroso e con la gravidanza lo era diventato ancora di più, senza obiettare accettò la mano del marito per alzarsi dal divano e lasciarsi accompagnare a letto. 

Entro pochi minuti erano entrambi sistemati per la notte e si accoccolarono sotto alle coperte, Rumple dietro di lei, con una mano sul pancione e la testa immersa nei capelli della moglie, si addormentò nuovamente di lì a poco, con il sorriso sulle labbra.

 

 

 

L’indomani Belle si svegliò con un martellare ritmico familiare, poco distante dalla loro camera. Si alzò e notò che quella mattina aveva dormito più del solito. Sospettò che il marito fosse già all’opera e dopo essersi messa una vestaglia sulle spalle, scese a preparargli il caffè.

Una volta pronto il caffè, portò il vassoio nella stanza del bambino, dove Rumple era indaffarato con la culla. 

Non era esattamente pronta a vederlo con ancora addosso i pantaloni del pigiama ed una maglietta della salute, concentrato sul lavoro. Un sorriso le si dipinse sulle labbra mentre pensava fino a che punto era riuscito ad arrivare con la propria oscurità interiore, era riuscito a mettere tutto finalmente da parte per lei e per il bambino. Era finalmente l’uomo di cui poteva nuovamente fidarsi e non poteva fare a meno di trattenere qualche lacrima mentre lo osservava dallo stipite della porta con il vassoio della colazione in mano.

Rumple sembrò accorgersi della sua presenza e si voltò verso di lei con un sorriso.

“Buongiorno amore… Ehi… Ma stai piangendo? Qualcosa non va? Ti ho svegliato? Mi dispiace…”

Belle fece cenno di no con la testa e una volta appoggiato il vassoio su un tavolino, si diresse verso il marito e lo abbracciò forte forte, tanto quanto il pancione poteva permetterlo.

Rumple ricambiò l’abbraccio anche se l’umore della moglie lo aveva confuso. 

Appena Belle riuscì a staccarsi, lui le asciugò le lacrime dal viso e le prese il viso tra le mani.

“Ho fatto qualcosa che non va? Ti prego dimmelo perché il tuo silenzio mi sta confondendo…”

Belle sorrise e scosse nuovamente la testa.

“No, Rumple, non hai fatto nulla di sbagliato, anzi, vedo che hai praticamente quasi finito!”

“Si beh ecco, ci tengo proprio a quel bacio… Ma questo già lo sapevi…” Le rispose con un sorriso malizioso.

Senza parole, Belle, si avvicinò ancora di più e gli appoggiò le labbra sulle sue. Permise al contatto di approfondirsi un altro po’ e quando si separarono, lo sguardo di Rumple diceva tutto tranne che sarebbe tornato a finire la culla, ma Belle gli mise una mano sul petto, tenendolo a distanza.

“Oh, no. Nulla di tutto quello che ti frulla in testa!”

“Ma Belle, ci allontaneremo solo cinque minuti, la culla sarà proprio qui quando tornerò!” La supplicò Rumple.

“Il caffè è sopra al vassoio, credo andrò a farmi una doccia ora. Poi mi metterò a leggere in camera, quando avrai finito, saprai esattamente dove trovarmi!”

 

 

Circa un paio d’ore dopo Rumple la raggiunse in camera e le tolse il libro dalle mani per condurla nella cameretta del figlio. Belle era incredula.

“Oh Rumple! Ce l’hai fatta! Ti ci sono voluti solo due giorni e parecchi incentivi ma, ecco qua il risultato! Sei stato magnifico!”

Rumple si avvicinò per abbracciarla ed un motto di orgoglio gli si gonfiò nel petto per non aver avuto assolutamente bisogno della magia, ma questo non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, non ancora.

Invece, fece voltare la moglie tra le sue braccia e la baciò appassionatamente.

“Ora, credo mi fosse stato promesso un certo premio…”

Belle rise ed ammirò ancora una volta lo splendido lavoro fatto dal marito, prima di prendergli la mano e condurlo verso la camera da letto.

 

 

 

 

 

*I coniugi Gold “quasi” genitori mi faranno morire prima o poi. Dato che il maledetto promo della prossima puntata sembra far capire che ci perderemo molti momenti della gravidanza, dopo la rabbia iniziale, è nato questo. Spero come sempre che sia apprezzato! A presto e mai mollare! ;)

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Capitolo 4
*** 4-Light Magic ***


“Così piccolo Gideon, la casa oggi è tutta nostra, cosa vogliamo fare?”

Rumple abbassò lo sguardo verso il figlio di appena un anno e sorrise allo sguardo disorientato del piccolo Gideon. Erano rimasti soli in casa, dopo che Belle era corsa in biblioteca e sarebbe dovuta rimanerci fino a tardi. Prima di uscire si era raccomandata con entrambi i suoi uomini di non combinare disastri e che per qualsiasi emergenza sarebbe stata in biblioteca e li avrebbe raggiunti in pochissimo tempo.

Gold, con un sonoro bacio sulle labbra, le aveva promesso che si sarebbero trovati benissimo e che un po’ di tempo padre-figlio, non avrebbe di certo guastato.

Così per la prima ora e mezza dopo la partenza di Belle, si erano stesi sul tappeto in salotto a giocare. Gideon, una volta perso l’interesse per i giochi, aveva la tendenza di gattonare o alzarsi e camminare ovunque, e Gold lo seguiva in tutti i movimenti evitandogli i pericoli. 

Poco dopo, maledicendosi per la vecchiaia, fu costretto a riprenderlo in braccio per riposarsi un po’.

“Sei instancabile e curioso, Gideon!Questo l’hai preso dalla mamma! Ma ora, il tuo papà ha bisogno di una pausa”

Gideon lo guardò sorridendo, battendo le manine e urlando: “Pa-pà!” Gold gli sorrise e gli riempì il viso di baci.

Non passò molto tempo che Gideon volle scendere dalle braccia del padre per continuare a giocare, così Gold lo portò nel suo ufficio dove teneva un arcolaio. Gideon si fermò a guardare quello strano oggetto e riportò l’attenzione al padre, come per chiedergli di spiegargli quel nuovo gioco.

Gold gli sorrise e accompagnandolo all’arcolaio, si sedette sul seggiolino e prese il figlio in braccio. Cominciò a girare la ruota e a filare, forse per la prima volta in vita sua, cercando di non dimenticare nulla.

Il piccolo Gideon era incantato dai movimenti eleganti e lenti del padre e sporse in avanti le manine come se volesse provare ad imitarlo.

Gold sorrise e gli baciò la testolina. “Vedi figliolo, di solito uso questo arcolaio per cercare di dimenticare, ho vissuto troppo a lungo, tutto mi torna in mente prima o poi. Filare mi distrae, non è uno degli impieghi più virili che esista, lo ammetto, ma questo è il mio unico modo per dimenticare. Paradossalmente, ho anche dei ricordi bellissimi legati all’arcolaio. La mamma che andava al paese a prendere la paglia ed io che spiavo dalla finestra per vedere se tornava, le numerose sere passate a far finta di filare perché in realtà ero troppo impegnato a guardarla leggere, seduta a pochi metri da me, il primo bacio…”

Gideon era impegnato ad osservare con la bocca leggermente aperta il padre, che sorrise e gli prese le manine per guidarlo nei movimenti. Il piccolo si mise a ridere e Gold si accorse che dal filatoio non usciva la paglia lavorata, ma oro. Oro. Come quando filava lui. Gold era incredulo, certo, il pensiero che il figlio nato dal vero amore e figlio del Signore Oscuro potesse avere la magia, gli era passato per la testa più volte ma nulla era successo fino a quel giorno.

“Gideon, figlio mio, tu hai appena….”

Il piccolo guardò Gold battendo le manine e sorridendo, poi si rigirò tra le braccia del padre per abbracciarlo. Gold era ancora perplesso quando ad un tratto entrò la moglie nello studio.

“Ecco qui i miei due uomini! Divertiti oggi?” Belle gli si avvicinò e prese Gideon dalle braccia del marito.

Dopo averlo salutato, si rivolse al marito ma notò che era ancora seduto a fissare l’arcolaio.

“Rumple? Tutto bene? Dovevo… Dovevo tornare più tardi? Volevi passare ancora più tempo con tuo figlio?”

Gold sembrò ridestarsi dai suoi pensieri e si alzò, avvicinandosi alla moglie con un sorriso ed abbracciò la sua famiglia.

Quando finalmente diede un bacio sulle labbra alla moglie, vennero divisi da Gideon che richiamava la loro attenzione.

“Belle” 

“Gideon, sono tornata per trovare tuo padre completamente ammutolito, cosa gli hai fatto?”

Il piccolo sorrise alla madre e scalciò per scendere, Belle lo accontentò ed il piccolo andò a giocare vicino all’arcolaio. Approfittando della distrazione del figlio, Belle si avvicinò a Gold portandogli le braccia al collo. 

“Rumple? Mi stai spaventando, è successo qualcosa?”

Gold le sorrise e la strinse a se’.

“Belle! Non ne hai idea! Ero stanco di rincorrerlo per tutta la casa e non solo dopo cinque minuti come pensi tu, così l’ho portato qui ed ho iniziato a raccontargli cosa rappresenta per me l’arcolaio, mentre filavo. Ad un certo punto ha allungato le manine e l’ho guidato nei movimenti, subito non me ne sono accorto, ma Gideon Gold, nostro figlio, filava dell’oro!”

Belle, che all’inizio sorrideva per l’entusiasmo del marito, ora era completamente sbalordita dal racconto.

“Vuoi.. Vuoi dire che Gideon ha… Gideon ha la magia?”

Tutto soddisfatto, Gold gonfiò il petto ed annuì.

“Ne sei sicuro? Non eri tu che aiutandolo, non te ne sei accorto e…”

“No Belle! Sono sbalordito quanto te! Cioè ho sempre sospettato che avrebbe compreso la magia in qualche maniera prima o poi, essendo mio figlio ma… “

Belle si sciolse dall’abbraccio del marito e si allontanò.

“No..No… Nostro figlio non può avere la magia… Lo sai cosa rappresenta per me la magia, lo sai che a causa della magia abbiamo sprecato così tanto tempo per avere quello che abbiamo adesso, lo sai che…”

“Belle!” Gold si avvicinò alla moglie, la cinse per la vita ed appoggiò il mento sulla spalla. Belle era giustamente spaventata per il loro bambino, la magia poteva essere rischiosa, come loro sapevano benissimo.

“Belle… Me ne occuperò io. Lo so, ci ho messo così tanto tempo a gestirla ma aiuterò Gideon a controllarla, ha la magia bianca, lo sai?”

“La magia bianca?”

“Si amore mio. Credo che il vero amore abbia vinto sulla maledizione dell’oscuro.” Gold la rigirò tra le braccia facendole l’occhiolino. 

Belle si rilassò finalmente nel tocco del marito e lo abbracciò forte.

“La magia bianca!”

“Si Belle… Nostro figlio sarà un uomo buono e potente e potrà fare del bene!”

Gold non seppe resistere all’espressione gioiosa e divertita della moglie e fece per avvicinarsi per darle un bacio, ma qualcosa cominciò a tirargli i pantaloni. Abbassò lo sguardo  vide Gideon che ridendo urlava:” Pa-pà!”

“Un uomo buono, potente e con ottimo tempismo!” Gold sorrise e si chinò a raccogliere il figlio e stringerlo a se’ più orgoglioso che mai.

 

 

La magia ha sempre un prezzo ma se indirizzata a salvare le persone che ami, nulla poteva essere sbagliato e Gold avrebbe insegnato proprio questo al figlio. Ad essere l’eroe che lui per moltissimi anni non aveva trovato il coraggio di diventare.





** Oook avevo iniziato la raccolta chiamando il piccolo Gold, Aiden nome che ancora mi piace, ma visto che Belle ha ufficialmente scelto il nome del piccolo Gold, ho deciso che mi ci devo abituare. Gideon, Gideon, Gideon, Gideon Gold! xD Non mi dispiace ma è un nome particolare! Bene, dopo l'ultima puntata sono l'unica a vedere un po' di luce? Tutto sommato, il nostro Rumple si è comportato benissimo, ora vorrei solo sapere se e come Belle lo perdonerà! Perché ovviamente i Rumbelle torneranno *.* 
Mi raccomando, fatemi sempre sapere cosa ne pensate e sono aperta a suggerimenti, prompt ecc ecc! A presto :*

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Capitolo 5
*** 5-Christmas Eve ***


Gideon era riuscito ad arrivare di soppiatto sotto all’albero che pochi giorni prima aveva preparato assieme ai suoi genitori. L’indomani della preparazione era già colmo di regali per lui, per la sua mamma e per il suo papà e Babbo Natale doveva ancora arrivare! Gideon era sempre stato un bambino molto curioso e tutto quello che voleva fare era cercare di scoprire cosa si nascondesse dentro a quei pacchetti, quando all’improvviso, la voce familiare del padre arrivò da dietro alle sue spalle.

“Gideon Gold. Smettila di agitare quel pacchetto, non scoprirai cosa contiene fino al giorno di Natale”.

Gideon si immobilizzò di colpo e mise a terra il pacchetto. Ogni volta il padre pronunciava il suo nome completo, non arrivava mai nulla di buono.

“Mancano poche ore al Natale figliolo, non vorrai rovinarti la sorpresa già ora?”

Gideon si voltò verso il padre, ma senza alzare lo sguardo dal pavimento.

Gold gli si sedette accanto e mise una mano sotto al mento del figlio per alzargli il volto e poterlo guardare negli occhi.

Padre e figlio si sorrisero e Gideon si avvicinò al padre, che fece subito salire il figlio in grembo, appoggiando la testa sotto al mento del padre.

“Mmmh. Cominci ad essere grandicello per questo tipo di coccole”

“Non è vero, ho solo cinque anni”

“Si piccolo, è tuo padre che è un povero vecchio”

Gideon alzò lo sguardo verso il padre, gli sorrise mentre gli circondava il collo con le braccia. Gold ricambiò immediatamente l’abbraccio del figlio, chiudendo gli occhi, assaporando il momento e beandosi del profumo del figlio che gli ricordava così tanto quello della madre.

“Non lo volevo aprire papà. Volevo solo capire cosa c’è dentro. Lo avrei aperto domani! Giuro!”

Gold sorrise e strinse il figlio un po’ più forte tra le sue braccia.

“Ma certo figliolo, ti credo. D’altronde la curiosità non è mica una tua colpa… Vedi, tra i due è sempre stata tua madre quella…”

“Quella???!” All’improvviso una terza voce irruppe nel salotto ed entrambi gli uomini Gold si voltarono di scatto verso l’ingresso. Un brivido scese lungo la schiena di padre e figlio, che erano stati colti in fragrante.

“Quella simpatica!” Aggiunse in fretta Gold sorridendo convincente alla moglie.

Belle mise le mani ai fianchi, volendosi dimostrare sospettosa, ma gli sguardi dei suoi due uomini la fecero solo sorridere.

“Che cosa ci fate qui? Non vorrete fare i padroni di casa maleducati! Gideon, Neal ti sta aspettando di là e tu Rumple, hai lasciato in sospeso un interessante discorso con mio padre.”
Gold e Gideon sbuffarono e rotearono gli occhi alla stessa maniera, cosa che fece divertire Belle ancora di più, a volte padre e figlio si assomigliavano così tanto.
Gideon si alzò dal grembo del padre e corse verso la sala da pranzo, mentre Belle si avvicinò al marito allungandogli una mano offrendogli aiuto per alzarsi. Gold si rialzò e non appena Belle fece per tornare in sala da pranzo, la ritirò a se’ abbracciandola. Era da tutta la sera che cercava di trovare un momento per riuscire ad abbracciare la moglie ma, tra una cosa e l’altra, con la casa piena di gente per il cenone della vigilia, non ci era ancora riuscito.

“Non dirmi che devo riprendere il discorso con tuo padre, ti prego, risparmiami almeno questo”.

Belle si lasciò andare, si rilassò nell’abbraccio del marito e rise. Era stata impegnata tutto il giorno con quella cena e in quel momento, le braccia del marito sembravano il paradiso.

“Beh, lui si aspetta di sapere i motivi per cui non hai chiesto a lui la mia mano circa sei anni fa. Te l’ha chiesto, ora non puoi scappare e dovrai rispondere”

“Come se non fossero motivi evidenti!”

“Questo lo devi dire a lui. Da quando è nato Gideon e siamo tornati assieme, sembra tifare per noi, o perlomeno non ti disprezza più, forse è una cosa che gli dispiace davvero!”

“Belle? Mr Gold?” Un vocione alle loro spalle si annunciò nella stanza e non appena Gold riconobbe essere quello del suocero, lasciò andare di scatto Belle ed entrambi si voltarono verso Moe.

“Uhm… Scusate… Non avevo intenzione di interrompere nulla… Solo che pensavo… Pensavo vi ricordaste di avere degli ospiti nell’altra stanza, ecco… Se non siete troppo impegnati a…”

Belle rise e si avvicinò al padre, gli diede una pacca sulla spalla e lo spinse gentilmente verso la sala da pranzo in modo da poter continuare la cena, non prima di voltarsi verso il marito e fargli cenno di raggiungerla.

Nonostante fossero passati anni, Moe e Gold erano ancora incerti sull’atteggiamento da portare reciprocamente ed erano nervosi ogni volta che dovevano trascorrere del tempo assieme. Moe si girava ancora dall’altra parte o si indaffarava in altro, se vedeva Belle baciare il marito e Gold preferiva sempre evitare di doverci parlare. Per il bene di Belle ogni tanto fingevano di essere civili tra loro ed in particolare, in avvenimenti come questo, Moe tendeva ad alzare leggermente il gomito e a fare domande inadeguate.

Gold raggiunse il resto della famiglia e si sedette al fianco della sua Belle sperando di poter passare una serata tranquilla.

La tranquillità durò ben poco e Moe volle davvero sapere perché Gold non fosse passato a chiedere la mano di Belle a lui.

“Con tutto il rispetto, Signor French, all’epoca non eravamo in rapporti… Civili, Lei mi avrebbe sicuramente detto di no e si sarebbe arrabbiato. Ho preferito appellarmi direttamente all’integrità e all’indipendenza di sua figlia, tutto chiaro?”

Moe, il quale si era dimenticato di masticare il boccone da quando Gold aveva iniziato a parlare, annuì tornando a fissare la bottiglia di vino.

“Perché non piacevi al nonno papà?” Chiese Gideon incuriosito.

“Belle” miagolò un Gold disperato in cerca d’aiuto, voltandosi verso la moglie.

“Figliolo, tuo padre, ecco… Non è che non piacesse al nonno è che una volta non andavano molto d’accordo…” Belle venne in soccorso al marito cercando comunque di non mentire al figlio.

“Diciamo che andava d’accordo solo con te ed Henry all’epoca…” Aggiunse una sprezzante Regina seduta poco distante.

Henry fulminò la madre con lo sguardo e Violet appoggiò una mano sopra a quella del fidanzato, tentando di calmarne l’animo.

“A me è sempre piaciuto il nonno, tranne quando decideva di fare cose strane” Sorrise Henry in direzione di Gideon.

“Quella volta che mi ha chiesto dei consigli amorosi è stata esilarante però…” Aggiunse David, appositamente per risultare inopportuno guadagnandosi uno sguardo bruciante da Gold.

Belle, che non ne sapeva niente, si voltò a guardare incuriosita il marito: “Consigli amorosi Rumple?”

“Non sapevi come sposare la mamma?” aggiunse Gideon cercando di capirne qualcosa di quella strana conversazione.

Gold, parecchio in panico, prese un generoso sorso di vino.

“Ti erano state date le memorie della prima maledizione! Un attimo prima eri la mia Belle, due secondi dopo mi sono trovato davanti Lacey. Capisci che sono leggermente andato in panico, non sapevo come avresti reagito a sapere di avere una storia con… me.”

Belle sorrise ed appoggiò una mano sopra a quella del marito.

“Alla fine ci sei riuscito lo stesso a riconquistarmi” Disse a Gold con un occhiolino, il quale arrossì furiosamente e tutta la tavola si mise a ridere, solo il piccolo Gideon non era riuscito a capire tutto.


La cena trascorse regolarmente, più o meno senza altri intoppi e tutti si spostarono in salotto per quattro chiacchiere.

Fu in quel momento che Henry e Violet annunciarono alla famiglia che di lì a pochi mesi si sarebbero sposati scatenando un fragoroso applauso e le congratulazioni di tutti i presenti. Poco dopo gli ospiti cominciarono ad andare verso casa e rimasero solo Moe, Belle e Gideon.

Gideon era quasi addormentato steso sul divano sulle ginocchia del nonno, mentre Gold e Belle dividevano la poltrona poco distante.

Belle passò un braccio attorno al collo del marito, sorridendo alla visione del figlio mezzo addormentato.

Gold le cinse i fianchi con un braccio per tenerla vicina, mentre con la mano libera, prese la mano di Belle e intrecciò le dita con le sue.

“Ora che siamo rimasti tra pochi intimi, avrei una notizia anche io…” Disse Belle ad un tratto.

Moe e Gold alzarono la testa di scatto. Gold si voltò per guardarla meglio, Gideon si sveglio per lo scatto del nonno ed ora si trovava seduto sul divano.

“Belle?” Chiese confuso Gold.

“Tutto bene tesoro?Cosa devi dirci?” chiese il padre preoccupato.

Belle sorrise e si scostò da Gold, cosa che lo preoccupò ancora di più.

“Non vedevo l’ora rimanessimo soli per dir dirvi una cosa… Voi sapete quanto credo io alla magia del Natale… Beh credo che quest’anno sia ancora più magico perché qualcosa è successo…”

I tre uomini la osservavano in silenzio e con l’aria preoccupata.

Gold fece per alzarsi ed avvicinarsi ma Belle gli fece cenno di stare bene.

“Cos’è successo di così magico? Tuo marito ne ha combinata un’altra delle sue?” Chiese Moe sarcastico, cercando di rompere la tensione, la battuta però, sembrò solo peggiorare l’umore di Gold che si voltò a guardarlo sull’orlo di una crisi di nervi.

“Mamma? Sono stato io? Ti giuro che non me ne sono accorto!”

Belle rise e negò con la testa.

A quel punto Gold si alzò e si avvicinò alla moglie, ma a quel punto lei riprese a parlare:

“In un certo senso si è una cosa che ha combinato mio marito… Cioè, assieme… Insomma io… Aspetto un bambino…”

Gold si paralizzò davanti alla moglie e rimpianse di non essere rimasto seduto sulla poltrona, Moe spalancò la bocca incredulo e Gideon non sapeva bene come comportarsi guardando la reazione degli altri due uomini, era felice, era da tempo che desiderava un fratellino o una sorellina, si alzò dal divano e corse ad abbracciare la madre chiedendole più volte se poteva avere un fratellino per giocarci a pallone. Gold era ancora immobile a pochi centimetri da Belle, con le lacrime agli occhi, incerto di aver sentito bene.

“Belle…” sospirò.

La moglie si voltò a guardarlo e notandolo con le lacrime agli occhi, sorrise commossa, Gold allungò una mano verso di lei e la circondò in un abbraccio che coinvolse anche Gideon nel mezzo. Tempo pochi secondi e i coniugi erano entrambi in lacrime commossi, Gideon poco dopo tornò al suo posto sul divano per lasciare ai genitori la possibilità di abbracciarsi meglio.

Fu la prima volta in cui Moe non si voltò, ma rimase a fissare la figlia che abbracciava e baciava il marito. Forse un giorno avrebbe deposto l’ascia di guerra notando il marito e padre premuroso che era diventato, ma non era ancora arrivato il momento.

Belle si scostò dal marito quando si sentì chiamare dal padre che volle abbracciarla.

Belle strinse forte a se’ il padre e gli sussurrò all’orecchio:” Se è una bambina, voglio che abbia Colette come secondo nome”.

Alla notizia, Moe strinse ancora di più la figlia e si lasciò scappare qualche lacrima di gioia. Poco dopo decise di lasciare la sua Belle condividere quel momento col marito e col figlio e si diresse verso casa.


Una volta messo a letto Gideon, si avviarono verso la loro camera.

“Un bambino Belle… Sarò di nuovo padre! I-Io non posso crederci! Da quanto lo sai?”

“Lo sospettavo da un paio di settimane, volevo farvi una sorpresa, ho sbagliato? Dovevo dirtelo prima? Io… Mi dispiace se…” Gold troncò il discorso della moglie con un lungo bacio.

“Non potrei essere più felice di così… Si, insomma ne avevamo parlato ma avevo paura che dopo l’esperienza di Gideon avessi deciso che… che non avresti più voluto figli…”

Belle gli appoggiò una mano sulla guancia e gli sorrise dolcemente.

“Assolutamente no Rumple. Poi ho scoperto di avere un ottimo compagno di squadra! Sei un padre fantastico per Gideon, hai notato come ti guarda? Come ti ha sempre guardato? Mi pento ogni giorno di aver creduto a quella visione…”

“Non è importante… Hai dato l’ennesima possibilità a me e permesso a Gideon di crescere con una famiglia stabile e ora… Belle! Saremo ancora genitori!”

Gold abbracciò la moglie di slancio e l’alzò da terra facendole fare una piroetta.

“Sono così felice Belle. Grazie!”

In quel momento l’orologio nella loro stanza rintoccò la mezzanotte, Gold e Belle si avvicinarono e si abbracciarono ancora una volta, cadendo all’indietro sul letto. Di lì a poco si ritrovarono abbracciati a discutere sui possibili nomi; Belle cercava di convincere Rumple che non era necessario scoprire il sesso del bambino con la magia, che questa volta voleva una gravidanza normale in tutto e per tutto. Finirono addormentati dopo qualche ora con un enorme sorriso sulle labbra, mentre fuori cominciava a nevicare.




** Natale si avvicina e servono cose così sdolcinate da fare schifo! Tanto sdolcinate da rendere Moe comprensivo nei confronti di Rumple e viceversa e rendere possibile una cena normale per questa disastrosa famiglia! Gideon, amore! Spero che per i nostri Rumbelle ci sia la gioia di rivederlo in fasce perché si meritano proprio la possibilità di crescere un figlio assieme!!

Grazie a quanti mi faranno sapere cosa ne pensano di questo piccolo delirio. A presto! :*

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Capitolo 6
*** 6-Winter ***


“Secondo te piacerà al papà?” Chiese Gideon mostrando il disegno che stava finendo alla madre.

Belle distolse lo sguardo dallo schermo del computer per dare un’occhiata al disegno del figlio.

“Oh Gideon! Al papà piacerà di sicuro il tuo disegno! Hai davvero del talento!” Rispose Belle arruffando dolcemente i capelli del figlio, notando che stavano crescendo un bel po’.

“Ehi, non  credi sia arrivato il momento di tagliare i capelli?”

Gideon fissò la madre, tirò su le spalle e tornò al suo disegno. Belle sorrise, il figlio aveva i capelli dello stesso castano del padre, ora stavano crescendo abbastanza e cominciavano ad assomigliare a quando Rumple li portava lunghi. Erano anni che ormai li teneva corti e non aveva più accennato a farli ricrescere. Un po’ le mancavano ma associava sempre i capelli lunghi al Rumple prima che cambiasse per lei e per il loro figlio. 

 

Poco dopo, quando Gideon finì il disegno e Belle di catalogare gli ultimi libri per la biblioteca, chiusero e attraversarono la strada verso il negozio di Gold.

Al suono della campanella, Gold alzò la testa dall’orologio che stava restaurando e vedendo la sua famiglia sulla soglia, sorrise.

“Ehi!”

Gideon gli corse incontro e subito gli allacciò le braccia al collo, Gold ricambiò quell’abbraccio ridacchiando per lo slancio del figlio.

“Ecco il mio ragazzo, ti sei comportato bene con la mamma?”

Gideon annuì e tirò fuori dalla tasca il disegno e lo consegnò al padre.

“Per me?” Gold chiese  sorridendo, Gideon annuì soddisfatto. 

Gold aprì il foglio e vide il disegno del figlio: c’erano Rumple, Belle e Gideon seduti a tavola a cena. Rumple con la sua immancabile cravatta che sorrideva alla sua famiglia.

Commosso ringraziò Gideon stringendolo più forte e baciandolo ripetutamente sulle guance. Gideon fece per spostarsi, sostenendo di essere un bambino grande ormai e che tutti quei baci si danno solo ai bambini piccoli.

“Va bene, mi arrendo figliolo. Sei un bambino grande. Ecco, appenderò il tuo ultimo disegno vicino a tutti gli altri, hai del talento lo sai?”

Disse Gold al figlio mentre lo appoggiava per terra e prese del nastro adesivo per appendere il disegno accanto agli altri. Aveva una parete quasi piena ma non sapeva proprio scegliere quale disegno togliere.

In quel momento Belle si avvicinò al marito e lo baciò velocemente sulle labbra per salutarlo come si deve.

“ Ogni volta che c’è nostro figlio nella stanza, passo in secondo piano anche per le coccole, lui non le vuole!” Esclamò divertita Belle mentre cercava di distogliere lo sguardo del marito dal figlio, che si era spostato al centro del negozio a giocare. 

Gold sorrise malizioso, afferrò finalmente la moglie per i fianchi e l’ attirò a se’. 

“Stavi dicendo… moglie?”

“Oh! Bentornato marito! Stavo dicendo la verità! Lui ti ha chiaramente detto che troppi baci non li vuole, è un bambino grande. Eppure non smetti di baciarlo un secondo! Poi, quando si tratta di tua moglie invece…”

“Ti sto trascurando? Stai cercando di dirmi questo?”

“No, sciocco. Baciami!”

Gold sospirò sollevato, per un attimo aveva creduto di aver fatto arrabbiare Belle, fare arrabbiare una Belle incinta (anche se di poche settimane), aveva scoperto che poteva essere molto pericoloso. Si avvicinò alla moglie lentamente ed una volta che le loro labbra si incontrarono, Belle si sciolse e nulla poterono fare se non dare spazio alla consueta passione che si scatenava ogni volta che erano assieme. 

“Papà? Quando hai finito di dare tutti i miei baci alla mamma, possiamo andare a casa?” Gideon interruppe troppo presto il momento dei genitori che si staccarono, sentendosi in colpa per il troppo trasporto.

“Certo figliolo, certo. Ora chiudo il negozio e andiamo ok? Ma non prima di aver dato un ultimo bacio alla mamma” e così, sorridendo contro le labbra della moglie, la baciò di nuovo.

 

 

Una volta fuori dal negozio, salirono in macchina e durante il tragitto si accorsero che stava iniziando a nevicare.

Gideon, elettrizzato chiese ai genitori se poteva rimanere fuori a vedere la neve cadere, ma dopo aver messo il naso fuori dall’auto del padre, cambiò idea e decise di guardarla da dentro in casa.

Dalla porta di casa, un congelato Moe li aspettava. 

“Nonno!” urlò Gideon correndogli incontro. 

Gold chiuse gli occhi, aveva dimenticato che questa sera Moe era invitato a cena. Da quando Belle aveva dato la notizia di aspettare un altro figlio, Moe era molto più presente nella sua vita e si offriva spesso di fare da baby sitter a Gideon, se ne avessero avuto bisogno. 

“Papà! Sei in anticipo!” disse Belle abbracciando il padre. 

“A dire la verità no, sono dieci minuti che vi aspetto, dove vi siete persi? Qui fuori si gela!”

Gold non fece in tempo a rispondere che Gideon si intromise: ” Colpa loro nonno, io il disegno lo avevo finito. Il papà doveva dare alla mamma tutti i bacini che io non voglio più perché sono un bambino grande!”

Moe alzò lo sguardo verso la figlia e Gold, chiedendo spiegazioni ma Gold passò davanti a tutti per aprire la porta di casa e andare ad accendere il fuoco. 

“Sarà un bell’esempio che date al piccolino? Baciarvi continuamente davanti a lui, gli porterà strani pensieri…” Brontolò Moe.

“E quali esattamente? Che i suoi genitori si amano?” incalzò Belle.

Moe alzò le mani sconfitto e chiese a Belle se avesse bisogno di una mano per preparare la cena, fortunatamente per lui gli venne solo chiesto di intrattenere Gideon mentre Gold e Belle avrebbero preparato il resto. 

Questo fu un pretesto abbastanza buono per abbracciarsi e baciarsi ogni volta che potevano, mentre nessuno li guardava.

“Belle, tesoro, stai per bruciare tutto!” gridò Gold ad un certo punto.

“ E tutto perché non vuoi raccontarmi i tuoi segreti i cucina! Poi mi stavi distraendo…”

Gold sorrise maliziosamente mentre aiutò la moglie a non rovinare la cena. Poi la prese per i fianchi e alzò il volume della musica che avevano messo di sottofondo. 

“Mi concede questo ballo Mrs Gold? Fino a che non è pronta la cena?”

“ Mi piacerebbe” Gli sorrise Belle.

Dopo qualche passo di danza e qualche piroetta, Gold si strinse alla moglie, appoggiando la guancia sulla sua, assaporando quel momento di tranquillità, ormai raro, con la moglie.

“Ci servirà qualche momento di tranquillità del genere prima che nasca il nostro secondo figlio, forse dovresti riconsiderare l’idea di affidare Gideon a mio padre…”

“Mmmh… Dovrai passare sul mio cadavere tesoro…”

“Non essere drammatico, Gideon ha quasi sei anni, comincerà la scuola il prossimo anno ed è abbastanza grande per non cacciarsi in guai gravi…”

In quel momento dal salotto arrivarono degli schiamazzi e subito dopo un frastuono di vetri rotti. 

Belle fece per scattare in salotto ma Gold la trattenne e in quell’esatto momento arrivò dal salotto la voce de figlio:” Sto bene mamma! Stavo giocando a palla e… Sto bene!”

“Rimetto a posto io Belle, non ti preoccupare!” Gridò Moe.

Gold fissava la moglie in cerca di una reazione e quando incrociarono gli sguardi Belle rise. 

“Dicevi cara?”

“Ok, è stato solo un incidente, mio padre se la sa cavare piuttosto bene e Gideon lo adora!”

Gold annuì e riprese a muoversi lentamente per la stanza con la moglie. 

Poco bastò all’atmosfera per scaldarsi e molto presto finirono per scambiarsi interludi passionali sul bancone della cucina. 

“Quello che ti dicevo prima nonno! Devono sempre baciarsi”

Moe aveva gli occhi spalancati, era la prima volta che trovava Gold e sua figlia in una situazione leggermente imbarazzante come questa e non sapeva bene come reagire. 

Nel frattempo Belle era scesa dal bancone e stava finendo gli ultimi preparativi, il tutto mente Gold e Moe si scambiavano sguardi di fuoco, sguardi che sembravano segnare il territorio.

 

In pochi istanti la cena era pronta e la famiglia cenò parlando del più e del meno, riuscendo a tralasciare i dettagli sul vaso rotto e sulla scena in cucina. In tutto questo Gold non sentiva di doversi scusare affatto, amava la sua Belle come il primo giorno, anche dopo tutti questi anni e la prova di tutto era quel secondo figlio che stava per arrivare.

Nel frattempo la tempesta di neve fuori non si era fermata e Moe era ripartito piuttosto presto per tornare a casa, aveva il terrore di doversi fermare per la notte.

Una volta che Belle uscì dal bagno, pronta per andare a letto, andò a dare il bacio della buonanotte a Gideon e raggiunse il marito sotto alle coperte.

Guardò fuori dalla finestra e notò che stava ancora nevicando. Si accoccolò di fianco al marito che le dava le spalle ed infilò le mani sotto alla sua maglietta.

Gold, che stava quasi per addormentarsi, sussultò alle mani gelide della moglie.

Belle appoggiò la testa sulla sua schiena e si fece sempre più vicina, Gold raggiunse le mani della moglie e cominciò a scaldargliele.

“Gideon vorrà fare a palle di neve domani, lo sai vero?” Sussurrò Belle.

“Mmmh”

“E sai anche che sei il miglior padre del mondo?”

“Mmmmmh?”

“Oh si tesoro… Il miglior padre del mondo che lo porterà fuori sulla neve”

“Belle?”

“Cosa?”

“Ti amo”

E detto questo si rigirò nell’abbraccio della moglie per poterla stringere a sua volta.









**OS senza nessunissima pretesa in questi freddissimi giorni invernali! Saranno giorni molto freddi manella mia mente i Rumbelle sanno benissimo come scaldarsi e non li fermerà neanche il piccolo Gideon che si lamenta che i suoi si baciano troppo. Non li fermerà neanche lo sguardo indagatore di Moe e la cena che brucia. Perché sappiamo benissimo che i Rumbelle non riescono a togliersi le mani di dosso e basta. :D Buon weekend e a prestoooo!!

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Capitolo 7
*** 7-Happy Birthday! ***


Belle si morse il labbro e guardò per la milionesima volta l’orologio. Il tempo sembrava passare troppo in fretta ed entro poche ore sarebbero arrivati tutti gli invitati, tutti tranne il più importante. Si accorse di essere molto nervosa in proposito, era quasi tutto pronto e Ruby le stava dando una mano con i preparativi.

“Cosa c’è Belle?” Chiese un’affaticata Ruby. 

Belle scosse la testa e sorrise malinconicamente all’amica.

“Ehi, ti conosco. C’è sicuramente un motivo se non è ancora tornato, lo conosci” Cercò di consolarla Ruby.

Belle le sorrise di nuovo e ricominciò a darsi da fare con i palloncini. Poco dopo, mentre fissava nuovamente l’orologio, si rivolse all’amica:

“Non lo so, Ruby… Non so cosa lo trattenga così tanto, non so perché non è ancora qui ma è il primo compleanno di Gideon. Volevo che tutto forse perfetto, suo padre non c’è e non ha nemmeno cercato di avvertire”. 

Ruby fu subito vicina all’amica e le poggiò una mano sulla spalla, non sapendo più cosa dire, sperava che quel gesto avesse confortato Belle. Non c’era molto che potesse dire, aveva visto Gold cambiare completamente dopo essere tornato con Belle una volta nato il piccolo Gideon, era un padre presente ed anche molto premuroso e persino lei trovava molto strana la sua assenza al compleanno del figlio. 

“Senti Belle, non credo se ne sia dimenticato, Gold in fondo è molto sentimentale… Oh cielo, non avrei mai pensato di dire una frase del genere su Gold” Ruby scosse la testa, cercando di dimenticare qualsiasi altro pensiero positivo su Gold. 

Un pianto interruppe il loro discorso e Belle si precipitò a prendere Gideon dal lettino. Si era svegliato dal riposino giusto in tempo perché Belle lo preparasse per la sua festa. Ruby li raggiunse e si mise a cercare di distrarre uno scalciante Gideon in modo da aiutare Belle nell’arduo compito di infilargli dei vestitini eleganti. 

Un altro pensiero volò al marito, vedendo il figlio vestito elegante come sarebbe di certo piaciuto anche a lui.

Con gli occhi lucidi sollevò il figlio dal fasciatoio e lo abbracciò stretto, Gideon emise dei gridolini di gioia, rassicurando la madre.

Gli invitati cominciarono pian piano ad arrivare e ormai Belle si era rassegnata all’assenza del marito. 

“Dove si è cacciato Gold questa volta?” Chiese Regina cercando di nascondere l’ansia per l’amico. 

“Oh, aiutava Leroy e gli altri nani a ritrovare qualcuno dei loro amici, abbastanza lontano da qui. E, beh ecco, ora non so dove sia. Non ha avvertito e… Non so nemmeno se sappia che è il compleanno di suo figlio”.

Belle stava per iniziare a piangere di nuovo e Regina, notandolo, cercò subito di sviare l’argomento su Gideon che sembrava perfettamente a suo agio mentre giocava seduto sul tappeto a pochi passi da loro. 

Belle si ritrovò ancora una volta a pensare al marito quando Gideon alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise. Quegli occhi, così uguali a quelli del padre, non facevano altro che ricordarle la sua assenza così pesante. 

Forse era in pericolo e nessuno lo sapeva, forse, dopo una settimana lontano da casa aveva deciso di prendersi una vacanza più lunga da tutto quel disordine e quelle notti insonni. Forse non sarebbe neanche mai più tornato. Nei giorni precedenti alla partenza, non avevano fatto altro che discutere ed erano arrivati alla conclusione che forse, tra pannolini, pianti, crisi, dentini, coliche, giocattoli ovunque, erano leggermente stressati e tendevano a sfogarsi l’uno con l’altra. 

Il suo Rumple l’aveva sempre abbracciata dopo ogni litigio, le sorrideva e si avvicinava piano, lasciandole lo spazio per allontanarsi qualora lo volesse, ma quando la raggiungeva per abbracciarla, la stringeva forte e non la lasciava andare per dei minuti. Quanto avrebbe desiderato un abbraccio del marito in quel momento. Nonostante quel tenero ricordo, nella sua testa continuavano a crearsi scenari di tristezza e separazione, dove Rumple non ne poteva più della sua famiglia ed aveva deciso di allontanarsi.

“Belle?? BELLE?? Saranno quindici volte che ti chiamo! Tagliamo la torta?” Urlò Ruby abbastanza spazientita. “Ti sta cercando anche tuo padre, chiede a tutti che fine abbia fatto Gold e segretamente spera che tu l’abbia cacciato, per sempre questa volta”. Aggiunse notando l’espressione affranta dell’amica.

Belle smise di pensare e si diresse verso la cucina per preparare la candelina sulla torta.

Poco dopo raggiunse gli invitati in salotto ed appoggiò la torta sul tavolo, andò a recuperare Gideon e dopo averlo sistemato davanti alla torta, tutti iniziarono a cantargli tanti auguri. 

Moe, notando la tristezza della figlia le si fece vicino e le appoggiò una mano sulla spalla, confortandola. Belle pensò che, nonostante il gesto molto carino, quello avrebbe dovuto essere il compito di Rumple e invece al suo posto c’era suo padre. Gideon capiva ben poco del frastuono che stava facendo la gente intorno a lui, ma era molto entusiasta dei regali, di tutta quella gente rumorosa e della torta. Belle stava cercando di spiegargli come soffiare sulla candelina quando un rumore poco distante fece voltare tutti verso l’entrata del soggiorno.

“FERMI, FERMATEVI TUTTI!” Gold fece in tempo a gridare, prima di entrare di corsa in soggiorno. Aveva i vestiti sgualciti , i capelli corti ma spettinati ed il fiatone. 

A lunghi passi si avviò verso Belle, mentre Gideon saltò giù dalla sedia urlando e andandogli incontro. Gold si abbassò e prese il figlio al volo stringendolo in un abbraccio fortissimo. Non appena Gideon cominciò a protestare, Gold allentò la presa per riempirgli il viso di baci ed arruffargli i capelli. Gli sussurrò più volte che non sarebbe mai mancato al suo compleanno e che era felice di avere fatto in tempo a raggiungerlo.

Gideon rideva felice alle attenzioni del padre e Gold quasi non aveva notato che la stanza era in silenzio ad osservarli. 

“Ah il mio ragazzo e il suo primo compleanno!” Rimise Gideon al suo posto a capotavola e nel farlo passò vicino a Belle che ormai non tratteneva più le lacrime. “Ehm, continuate pure da dove vi avevo interrotto… Scusate…”

Sollevati, gli invitati ripresero a cantare, Gold si voltò a guardare la moglie notando che lo fissava mentre stringeva la mano del padre, ancora sulla sua spalla. 

Moe fece un cenno a Gold e lasciò andare la figlia che si ritrovò spaesata senza quel rassicurante contatto fisico. 

Gold fece un passò verso la moglie e le passò un braccio dietro la schiena, ma Belle, non curandosi delle buone maniere, si lanciò nell’abbraccio del marito, stringendolo fortissimo. 

“Scusami tesoro, ho avuto un contrattempo con la magia e siamo dovuti tornare a piedi, ma non mi sono scordato del compleanno di Gideon e l’ho fatta tutta di corsa…” 

Belle sorrise e passò una mano sui capelli del marito, stringendolo ancora più vicino. 

Nel frattempo, la canzoncina era finita e sia Belle che Gold si ritrovarono vicini a Gideon soffiando tutti e tre sulla candelina, tra gli applausi degli invitati. 

Poco dopo ognuno stava mangiando la propria fetta di torta, compreso Gideon che ci aveva infilato le dita dentro e probabilmente era più quella sparsa sul piatto e sui vestiti che quella che stava mangiando, ma poco importava se entrambi i suoi uomini erano lì con lei. 

“Il mio ometto! Che eleganza! Buon sangue non mente!”

Commentò Gold scompigliando i capelli del figlio ancora una volta, per poi voltarsi verso la moglie.

“Scusami ancora Belle, non avrei mai voluto darti anche questa preoccupazione…”

“Rumple va tutto bene, ora sei qui”

“Ma quando sono entrato stavi piangendo… Quanto è stata dura questa settimana?” Chiese Gold piegando la testa di lato, fissando la moglie, nuovamente con gli occhi lucidi.

“Non è stata poi così difficile… Certo, Gideon chiedeva continuamente di te per qualsiasi cosa e l’orgoglio di mamma ne ha un po’ risentito” Gold sorrise calorosamente ed accarezzò dolcemente il viso della moglie.

“Poi si è rotta la lavastoviglie, il pavimento non ne voleva sapere di asciugarsi e dopo ore scopro che una delle tue cravatte preferite ci era finita dentro, ora ovviamente è distrutta, ringrazierai tuo figlio più tardi per questo… Non ti ho sentito per due giorni, pensavo volessi scappare da noi per sempre…” L’ultima frase la pronunciò tutta d’un fiato e poi si morse il labbro distogliendo lo sguardo. 

Gold smise di accarezzarle il viso, appoggiò i piatti con le loro torte e prese per mano Belle per portarla in cucina. 

“Belle, guardami… Lo so, avrei dovuto farmi sentire ma non sapevo come, il telefono era scarico, la magia ha iniziato a fare brutti scherzi fuori dal confine e una volta superato il cartello ho iniziato a correre da voi. Non mi sarei perso il compleanno di mio figlio per nessun motivo al mondo. Non mi sarei allontanato dalla sua bellissima madre per una secondo di più. Mi è mancato mio figlio, mi è mancata mia moglie”

Belle sorrise ed abbracciò nuovamente il marito.

“Dici così solo perché avrai sentito Leroy russare per una settimana…”

“Si… Preferisco di gran lunga sentire russare te, hai un modo più dolce e meno aggressivo di farlo”

“Per l’ultima volta, sia ben chiaro: Io.Non.Russo!” 

“Se lo dici tu… Sono felice di essere tornato in tempo”

“Anche io! Penso di aver portato Ruby al limite della pazienza…”

“Oh puoi dirlo forte sorella!” La voce di Ruby li raggiunse dall’ingresso della cucina. “Per quanto mi dispiaccia interrompere questa scena così intima e romantica, vostro figlio richiede la presenza di almeno uno di voi, è impaziente di aprire i regali!”

Belle si staccò a malincuore dal marito e corse in soggiorno dal figlio, Ruby fece per voltarsi e raggiungere Belle ma la voce di Gold la fermò.

“Ruby? Grazie per esserci sempre per Belle. Sei… Sei un’ottima amica e ti sono… Ti sono riconoscente…”

Gold si era avvicinato ed ora le sue parole erano diventate poco più di un sussurro, ma Ruby non poteva credere alle sue orecchie. Il Signore Oscuro la stava ringraziando per essere amica di sua moglie, era certa di aver sentito bene.

“Di nulla, Belle è una persona davvero splendida, non è impegnativo volerle bene”

“Oh, sono d’accordo… Lei è… Lei magnifica…”

“Sì…”

“Già…”

“Gold?”

“Si?”

“E’ forse questo il momento in cui ci abbracciamo?”

“Assolutamente no, Miss Lucas.”

“Oh meno male. Credevo di doverlo fare.”

“Forse fra un centinaio d’anni quando mi sarò rammollito”

Ruby gli sorrise e gli diede una breve pacca sulla spalla, prima di tornare in soggiorno con tutti gli altri. 

Gold si tolse la cravatta e cercò di darsi una sistemata per poi tornare di fianco alla moglie ed al figlio. 

Non si sarebbe mai più allontanato da casa per così a lungo, la moglie ed il figlio gli erano mancati incredibilmente quella settimana. Li pensava così spesso che Leroy era costretto a richiamarlo al presente e non c’era peggior offesa che farsi richiamare da un nano.

Con un braccio avvolse la moglie che teneva Gideon in braccio e strinse così, la sua famiglia in un abbraccio. Gideon allungò le braccine verso il padre e, urlando “papà”, si spinse in braccio a Gold

Era in momenti come questo che Gold affidava il suo cuore, quando poteva stringere a se’ la sua famiglia e sentirsi amato. Dopo una vita di rifiuti e sofferenze, finalmente era arrivato chi gli scaldava il cuore ogni singolo giorno e avrebbe fatto di tutto per meritarselo.

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Capitolo 8
*** 9- Appuntamenti...? ***


“Stai calmo Rumple, Gid se la caverà benissimo con suo nonno” Sospirò esasperata Belle.

Gold alzò lo sguardo verso di lei e la fulminò con gli occhi.

“Henry ha detto che passerà per un saluto, così mio padre non si sentirà controllato… Rumple… “

Gold respirò a fondo e chiuse gli occhi, poi afferrò la mano della moglie attraverso il tavolo.

“Hai ragione. Gideon starà bene e tuo padre… Beh, tuo padre gli vuole bene…”

Belle notò la smorfia di dolore del marito quando ammise che Moe French amava suo nipote più di ogni altra cosa al mondo. Sorrise e strinse ulteriormente la mano del marito, nulla avrebbe rovinato quella serata.
Erano finalmente usciti dopo un anno e mezzo di rinunce, pannolini, raffreddori, influenze, allattamento, coliche e poche ore di riposo per notte. Belle aveva proposto una semplice cena in solitudine con il marito e Gold aveva organizzato tutto, non poteva farsi rovinare la serata dal pensiero costante del figlio, la sua Belle gli mancava enormemente.
Avevano vissuto il primo anno e mezzo di Gideon incentrando tutto su di lui, senza accorgersi che non si erano mai presi un momento per loro stessi, fino a quando dopo una settimana di litigate, Belle aveva realizzato che forse avevano bisogno di passare del tempo da soli e parlare di tutto come facevano una volta, non solo di pannolini e bambini.

“Vogliamo iniziare questa serata? Magari con del vino?”

Gold alzò un sopracciglio in direzione della moglie.

“Chi sei e cosa ne hai fatto della mia adorata Belle?”

“Non sono poi così santa, e poi vorrei che rinunciassi tu al tuo whisky per un anno, quanto dureresti?”

“Touché” Le sorrise di rimando Gold. Ora che Belle era riuscita a distrarlo si accorse che gli era mancato moltissimo flirtare con la moglie, il pensiero lo fece arrossire mentre fece cenno al cameriere di avvicinarsi per le ordinazioni.
La prima ora la passarono così, ad ordinare vino e whisky, a sciogliersi sempre di più e a parlare del più e del meno.
Ad un certo punto Gold suggerì di ordinare anche la cena o sarebbero usciti dal ristorante completamente ubriachi e con la pancia vuota.
Belle si sentiva davvero rilassata e strana, il vino cominciava a fare effetto e probabilmente sarebbe ritornata a casa barcollando se non avesse messo nulla sotto ai denti presto.
La serata continuò a trascorrere serena e senza intoppi fino a quando il cellulare di Gold iniziò a squillare. Il sorriso di Gold, che per quelle ore era stato una costante, soprattutto nel notare la moglie leggermente brilla, si spense non appena lesse il numero del suocero sul display.

French?” Ringhiò minaccioso Gold.

Dall’altra parte del telefono Moe esitò per qualche secondo poi finalmente parlò: “Ehm, Gold… Potresti passarmi Belle?”
Gold ringhiò nuovamente ma senza dire una parola passò il telefono a Belle, immaginava che se fosse successo qualcosa a Gideon, rimanere lì ad urlare per telefono non avrebbe risolto nulla e avrebbe solo fatto perdere del tempo.

“Papà?” Belle rispose preoccupata al cellulare.

“Belle! Grazie al cielo! Dove hai messo il cellulare? Ho dovuto chiamare Gold, sai quanto odio…”

“Oh basta adesso. Va tutto bene?”

“Oh ehm… Si, Gideon sta bene, solo che… solo che…”

“Solo che?? Papà mi stai preoccupando!”

Gold strinse i pugni così forte che per un momento Belle pensò che volesse distruggere il ristorante. Invece si alzò e andò a parlare con il cameriere.

“Solo che… E’ sparito! Era qui un secondo fa, stavamo giocando, ha starnutito ed è sparito Belle! Io non sono abituato a queste stregonerie…Io… Belle, mi dispiace… Lo sai che amo mio nipote io non..”

“Stiamo arrivando, tranquillo papà.” Belle chiuse frettolosamente la conversazione. Non poteva incolpare il padre per una cosa simile, era stato il nonno esemplare per tutta la sera, poi Gideon si era deciso di fare della magia e… Oh no! Gideon aveva la magia! “Cos’è successo?” Chiese Gold, con gli occhi colmi di preoccupazione.

Belle lo guardò intensamente e, probabilmente per colpa del vino di prima si mise a ridere. 

Gold sembrava non capire, aveva già pagato il conto ed era pronto a correre a casa dal suocero e dal figlio.

“Belle?”

Belle rise ancora più forte di prima ed afferrò la mano del marito per alzarsi dalla sedia ed avviarsi verso la macchina.

“Tuo figlio! Incredibile, è proprio tuo figlio!” Rise ancora Belle.
Gold le afferrò un polso e la fece voltare verso di sé. Belle gli cadde tra le braccia ancora leggermente instabile sui tacchi alti e vittima degli effetti del vino.

“Mi stai facendo impazzire. Gideon sta bene?” Sussurrò Gold a pochi centimetri dal viso della moglie.

“Si, però dobbiamo tornare a casa a cercarlo, o a fare quella cosa dove unisci i nostri capelli per ritrovarlo…”

“CHIEDO SCUSA?”

“Mio padre dice che stavano giocando, Gideon ha starnutito ed è sparito. La cosa divertente è che non eravamo presenti alla sua prima manifestazione di magia, ma mio padre si!” Ridacchiò Belle staccandosi dal marito, incamminandosi verso la macchina ancora leggermente traballante sulle gambe.
Gold la raggiunse, la afferrò per un braccio e si teletrasportarono a casa.  Colta di sorpresa, Belle ricadde tra le braccia del marito, sbilanciandolo e facendolo quasi cadere.
Moe li guardò accigliati, poi si accorse dello sguardo omicida di Gold ed iniziò ad indietreggiare.

“Ciao papà!” Urlò Belle agitando una mano in segno di saluto.

“Hai fatto ubriacare mia figlia? E’ così che ti comporti con lei quando…”

HAI PERSO MIO FIGLIO! HA SOLAMENTE UN ANNO!”

Gridò Gold avvicinandosi minacciosamente al suocero. 

Belle notò la scena e sbuffando si mise tra il padre ed il marito.

“Non è colpa di mio padre se Gideon è sparito in quella maniera, mettiti all’opera per ricercarlo e tutto finirà presto” Gold annuì e si allontanò di corsa in cerca degli strumenti necessari.

“Belle? Quel mostro ti ha fatto bere? E… Per quale motivo?” Chiese Moe preoccupato.

“No! Oddio no! Gold potete definirlo come volete ma di certo non si può dire che non sia un gentiluomo! Non avrebbe toccato un goccio se io non avessi insistito! Era… Preoccupato per Gideon, poco concentrato su di noi… E poi era… La nostra serata dopo tanto tempo, ecco tutto…”

Lo sguardo di Moe si ammorbidì notando gli occhi lucidi della figlia e le accarezzò dolcemente una guancia. Improvvisamente Gold tornò di corsa: “So dov’è. French, aspettaci qui” affermò, prese la mano della moglie ed avvolse sé stesso e Belle in una nuvola violacea.

Davanti a loro Gideon, seduto per terra intento a giocare con delle foglie ed il suo pupazzo preferito a pochi centimetri da lui. Sembrava sereno dopo tutto. La cosa che parve strana ad entrambi era il luogo dove il primo atto magico del loro figlio lo aveva condotto. Gideon infatti si trovava nelle vicinanze del pozzo. Posto in cui Belle per la prima volta si ricordò di Rumple dopo la maledizione, posto che scelsero come sfondo a molti dei loro litigi o profonde discussioni, posto in cui più volte professarono il loro amore, tanto da sceglierlo come luogo perfetto per il loro matrimonio. 

“Ehi Gid!” Lo chiamò il padre.

Gideon si voltò ed aprì le braccia sorridendo, in segno di saluto ai propri genitori, come se non fosse successo nulla, come se non si fosse accorto della differenza tra il loro soggiorno e la foresta di Storybrooke.

Gold corse verso il figlio e lo raccolse tra le braccia, stringendolo forte al petto e respirando serenamente per la prima volta dopo quella telefonata al ristorante.

“Pa-pa!” urlò entusiasta il piccolo Gold.

“Oh Gideon, figlio mio. Tua madre e tuo nonno mi stavano facendo impazzire!”

Gideon allacciò le braccia attorno al collo del padre e rise, non capendo la preoccupazione del padre ma trovandolo comunque divertente. Belle, che li stava guardando da lontano, li raggiunse e prese la manina di Gideon per baciarla ed appoggiò la testa sulla spalla del marito. 

“Rumple?”

Gold, appena si sentì pronto, smise di stritolare il figlio ed allungò un braccio per includere Belle in quell’abbraccio.

“Si?”

“Non ti sembra strano che sia finito proprio qui?”

Gold sorrise ed avvicinò la moglie per poterla guardare negli occhi. Anche se la loro serata era stata rovinata dall’improvvisa scomparsa del figlio,  non poteva che essere felice nell’avere la sua famiglia tra le braccia.

“Torniamo a casa” E con il consueto fumo viola riportò la sua famiglia a casa. 

Moe si rilassò improvvisamente alla vista del nipote e della figlia aggrappati a Gold, rilasciò un sospiro, non accorgendosi che stava trattenendo il respiro fino a quel momento. Probabilmente ora Gold non gli avrebbe più permesso di avvicinarsi al nipote e a sua figlia.

Gold invece baciò Gideon sulle guance paffute per qualche altro secondo, poi si avvicinò a Moe. I due si fissarono intensamente fino a quando Gideon si voltò verso il nonno e gli sorrise, Gold allora lo passò a Moe che prese il nipote tra le braccia e lo strinse sollevato.
Belle stava guardando la scena col fiato sospeso e per un secondo era convinta che il marito avrebbe fatto una scenata al padre. Non si erano detti nulla, ma da quel gesto Belle aveva capito tutto.

“E’ stata una lunga ed impegnativa serata. Vado a riposare.” Detto questo Gold fece un cenno al suocero, si avvicinò a Belle per darle un leggero bacio sulle labbra e si avviò in camera da letto.

“Pensavo… Pensavo che non avrei mai rivisto mio nipote dopo questa sera! Che tuo marito decidesse di tenermi lontano per sempre…” Sospirò Moe con un sempre più stanco Gideon tra le braccia.
Belle sorrise al padre ed iniziò ad accarezzare la schiena del figlio, rilassandolo.

“Io te l’ho sempre detto che non è poi così terribile… Quando tutti imparerete che in realtà è un marito molto paziente ed un padre premuroso e presente, potrei pensare di dare una festa!”

Moe le sorrise poco convinto. Poi Belle continuò:

“Cosa che non succederà mai anche grazie al suo carattere burbero e riservato. Voi potrete anche non accorgervene ma con noi è…”

“…Perfetto.” Concluse il padre con una smorfia di dolore.

Belle per un attimo pensò che fosse ancora l’effetto del vino a farle sentire quella parola e che suo padre non avrebbe mai e poi mai detto una cosa del genere. 

“Lo vedo Belle. Potrà anche continuare a nascondersi dietro a quell’armatura da Signore Oscuro e dietro a mille trucchetti magici ma ad un padre certe cose non sfuggono”

Belle continuava a guardarlo con sguardo interrogativo.

“Vedo come ti guarda… Vedo come guarda Gideon, vedo come vi… abbraccia in continuazione appena ne ha la possibilità. Cielo, non avrei mai pensato di pensare questo di Gold, ma lo vedo. Non mi comporterò mai diversamente con lui, ma sappi che lo vedo benissimo che vi ama molto.”
Belle aveva gli occhi lucidi, non era solo lei a vedere del buono in suo marito allora. Moe salutò la figlia e si avviò verso casa, Belle portò Gideon nella sua cameretta e cominciò a prepararlo per la notte.
Una volta addormentato, si avviò in camera in cerca del marito che, dopo la veloce ritirata di prima, non si era più fatto vedere. Lo trovò seduto sulla poltrona a leggere. 

“Ehi”

“Ehi”

“Pensavo stessi già dormendo”

“Avevo… Avevo solo bisogno di stare da solo”

Belle annuì e si avvicinò al marito che le fece cenno di sedersi sulle sue ginocchia. Una volta in braccio al marito si rilassò e gli passò una mano tra i capelli e Gold si lasciò scappare un sospiro pesante.

“Rumple? Va tutto bene?”

“Si, ora si… Siete entrambi qui, va tutto bene.”

Belle si strinse ancora di più al marito e si sentì avvolgere dal suo caldo abbraccio ed in qualche maniera si sentì ancora di più a casa.
“Ho visto il tuo sguardo perso nel vuoto quando pensavi che Gideon fosse sparito, hai alzato la voce contro mio padre, ma non era con lui che ce l’avevi realmente. Eri arrabbiato con te stesso per non esserci stato quando tuo figlio aveva bisogno di te. Sei costantemente terrorizzato da questa cosa, è per questo che non abbiamo trovato così tanti spazi per noi da quando è tornato bambino? Dopo aver visto quanto odio nutriva la sua versione adulta, hai il terrore di fare mezzo passo falso. Ma Gideon ti adora Rumple. Lo vedi come gli si illuminano gli occhi appena rientri dal lavoro o non appena entriamo nel negozio. Sei riuscito a farlo innamorare di te mentre era un adulto pieno d’odio ed aveva una convinzione completamente sbagliata di te, come pensi di poter sbagliare ora che hai la possibilità di crescerlo? Sei un padre fantastico Rumple. Spero solo che un giorno tu te ne renda conto.”

Gold aveva chiuso gli occhi e si era appoggiato alla moglie a metà del discorso, trattenere le lacrime ora era davvero difficile. Belle aveva ragione, al momento lui e Gideon erano davvero affiatati, ma cosa gli avrebbe riservato il futuro? Non poteva permettersi di perdere un altro figlio, questa volta non se lo sarebbe perdonato mai.
Belle gli prese il viso tra le mani, gli asciugò le lacrime ed iniziò ad appoggiare soffici baci su tutto il viso del marito, fino a che fu costretto a sorridere.

“Siamo così orgogliosi di te, Rumple.”

Gold guardò la moglie negli occhi e la avvicinò per poterla baciare propriamente sulle labbra. Non ne avrebbe mai potuto abbastanza di baciare sua moglie e quel paio d’ore in solitudine meritavano una degna conclusione, così la prese tra le sue braccia e si alzò dalla poltrona portando una sorridente Belle sul loro letto. 

Dopo qualche abbraccio e qualche altro bacio Rumple si offrì di provare a portarla fuori la settimana successiva, giusto per darsi il tempo per creare un braccialetto per evitare che Gideon fosse in grado di usare la magia mentre loro non erano presenti e tranquillizzare un impotente Moe. 

Tutto poteva andare finalmente per il verso giusto e loro avrebbero potuto avere un appuntamento senza essere interrotti.

 



 

 

 

 

** Stavo passando il pomeriggio con un bambino molto piccolo e non riuscivo a pensare altro a quanto carini sono i bambini che starnutiscono ed improvvisamente nella mia testa si è scatenato tutto questo scenario, i Rumbelle a cena dopo il primo anno di vita del loro figlio e che vengono interrotti da uno starnuto speciale!

Siete autorizzati a dire che non sto per niente bene, non c’è nessun problema, volevo solo rendervi partecipi del disagio che provo nei confronti dei Rumbelle!! Torno giusta in tempo prima di morire definitivamente con la prossima puntata che con i riferimenti a Bae nei flashback mi farà piangere come una neonata!! Come al solito ringrazio chi mi farà sapere cosa ne pensa, ma anche chi passa di qui semplicemente per curiosità! ;) a presto!

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Capitolo 9
*** 8- Socks ***


Se c’era una cosa che non riusciva proprio a sopportare del marito erano le scarpe in disordine all’entrata ed i calzini a terra di fianco al letto. 

Non le sembrava possibile che un uomo così meticoloso e preciso avesse un difetto del genere, quando, in tutto il resto, nel suo negozio ed anche in casa era ordinatissimo e attento a tutto. Appena entrava in casa si toglieva le scarpe ovunque e le lasciava in giro, stessa identica cosa per i calzini, prima di coricarsi a letto la sera. Semplicemente li toglieva e li lasciava lì, per terra. Il giorno dopo si cambiava di completo e cambiava calzini, lasciando quelli della sera precedente a terra, da raccogliere.

Gliel’aveva detto centinaia di volte ma sembrava un difetto al quale il marito non poteva fare a meno di rinunciare.

Una sera, appena tornato dal negozio, la storia si ripeté, Belle andò su tutte le furie e finirono per litigare per delle ore, prima di cadere a letto sfiniti, ma ancora arrabbiati. Si erano ripromessi più volte di non andare a letto arrabbiati, ma dopo tutto quello che si erano detti, non avevano ancora intenzione di chiarire.

Durante la notte Gold si era trovato avvolto in un abbraccio avvolgente ed istintivamente aveva allungato le braccia per ricambiare il gesto ma, Belle al contatto si svegliò e gli arrivò una sonante cinquina.

Gold per un momento faticò a capire com’era possibile meritarsi un ceffone in pieno volto per una coccola, tra l’altro non iniziata da lui. Scosse la testa e si girò dall’altra parte cercando di riaddormentarsi.

 

Il giorno dopo la colazione era un affare silenzioso e teso, Gold osservava Belle muoversi in cucina lanciando di tanto in tanto uno sguardo sopra al giornale. 

Belle non lo degnava nemmeno di uno sguardo ma Gold notò che anche da arrabbiata, con le sopracciglia corrugate, gli occhi quasi ridotti ad una fessura, i movimenti nervosi e più goffi del solito, era comunque la donna più bella che avesse mai visto.

“Beh? Perché fissi?” Ad un tratto fu lei a rompere il silenzio.

“Oh! Oltre ad un buon novanta per cento di ostilità e cento per cento di goffaggine, sento che hai ancora una bella voce! Pensavo avresti continuato con lo sciopero della parola per tutto il giorno…”

Belle si irritò ancora di più e proprio quando pensava di non poterlo odiare di più, eccolo lì: Rumplestiltskin ed il suo  fastidioso sarcasmo.

Belle gli voltò le spalle e si versò una tazza di the, non notando che nel frattempo il marito si era alzato dalla sedia e le si era avvicinato.

“Ti ricordi quando, al castello oscuro, lasciavi tutti i tuoi libri in giro ed io dovevo ritrovarteli o… rimetterli in ordine?”

Alla voce del marito così vicina Belle sobbalzò e per poco non versò l’intero contenuto della tazza sul bancone della cucina.

Dava ancora le spalle al marito ma, a sentirlo così vicino, rabbrividì e cercò di farsi forza per non cedere e perdonarlo subito.

 

“Io non vedo nulla di diverso questa volta… Oh, sì. Questa volta è colpa mia.” Continuò Gold, vedendo che Belle non era intenzionata a proferire parola.

Il corpo di Belle si irrigidì ulteriormente quando Gold le mise una mano sulla spalla, probabilmente implorandola di voltarsi a guardarlo.

“Belle. Parlami”

Il contatto si limitò a quel lieve tocco sulle spalle e Belle si sentiva già cedere. Era un litigio veramente stupido ed inutile, lo sapeva benissimo, ma Rumple la sera precedente sembrava non voler capire e tutte quelle cose che si sono detti mentre erano arrabbiati…

“Ho già detto tutto quello che pensavo. Ieri sera.” Finalmente replicò Belle.

“Sì, ricordo. Ricordo anche molto bene la parte dove mi davi del malato di controllo che non riesce ad occuparsi delle sue stesse scarpe. E ricordo molto bene anche la parte in cui hai minacciato di buttarmi dalla finestra il cassettone dei calzini… Oh e la mia preferita? La parte in cui mi hai voltato le spalle e sei corsa a letto.”

Belle chiuse gli occhi. Davvero? Il sarcasmo di nuovo?

“Rumple, basta. Stai usando il sarcasmo per evitare di chiedere scusa. Sai quanto lo odio.”

“Sicura non ci sia altro che non riesci proprio a sopportare di me? Visto che ci siamo, perché non dire tutto ora? Sei ancora in tempo per…”

Belle si voltò di scatto, agganciando lo sguardo con quello del marito, fulminandolo con lo sguardo.

“In tempo per cosa Rumple? Cosa stai cercando di dirmi? Che sono ancora in tempo per uscire dalla porta e finirla qui? Davvero? Per delle scarpe e dei calzini?”

Gold aprì la bocca e la richiuse, improvvisamente nervoso. Era quello che stava per dire, ma davvero se ne sarebbe andata per così poco?

“Io… Io… Io preferirei che tu decidessi di restare, anche perché, davvero Belle? Per dei calzini?”

“E ALLORA PERCHE’ NON LI BUTTI NEL CESTO DEGLI INDUMENTI SPORCHI? E LE SCARPE? UNA VOLTA CI SONO INCIAMPATA ENTRANDO CON LA SPESA!”

Gold fece un passo indietro, consapevole di aver risvegliato i nervi della moglie.

Belle si passò una mano sul viso, gesto che sembrò ridimensionarla perché raggiunse Gold e lo prese per mano.

“Rumple, ti sarei davvero grata se facessi per una volta quello che ti chiedo, lo so che sono io la disordinata della coppia, ma per favore, potresti provarci?”

Gold sorrise nervosamente e si avvicinò alla moglie per darle un bacio sulla fronte, stringendola in un abbraccio.

Belle si rilassò immediatamente nell’abbraccio, sentendo tutta la tensione scivolare via una volta appoggiata la testa sul petto del marito, come per magia.

“Va bene Belle. Tutto quello che vuoi. Te lo prometto.”

“Davvero? Così… Così facile? Nessuna menzione al ceffone di stanotte?”

Il rombo nel petto della risata del marito fece sorridere Belle. 

“Me ne ero completamente dimenticato, ma ti perdono”

Belle rise e si sciolse dall’abbraccio per cingere il marito al collo ed avvicinare le labbra alle sue.

“Mmmh… Fare pace con te è sempre la parte migliore” Sussurrò Belle sulle labbra del marito.

Gold strinse la presa sui fianchi della moglie e la sollevò da terra per farla sedere sul bancone.

“Ora, vediamo cosa intende lei per fare la pace Mrs Gold…”

E senza secondi ripensamenti si riappropriò delle labbra della moglie in un bacio passionale.

 

 



 

 

                                                                                 5 anni dopo…

 

 

“Belle? Belle? BEEELLE?”

Un trafelato Gold, cercava la moglie per tutta la casa da almeno cinque minuti. Era in ritardo per il lavoro, per di più quella mattina toccava a lui occuparsi del piccolo Gideon e tra una cosa e l’altra, avevano fatto tardi.

Il piccolo era in piedi davanti alla porta ad aspettare i genitori.

Non sentendo alcuna riposta, Gold cercò la moglie in camera da letto ma non era nemmeno lì. Successivamente si spostò nella camera del figlio e la trovò lì, intenta a riordinare la stanza.

“Belle? Cosa stai facendo? Faremo tardi!”

Belle si voltò alla voce del marito e lo fulminò con lo sguardo. 

Gold cercava di capire cosa potesse aver fatto arrabbiare di nuovo la sua Belle. 

Era incinta di circa tre mesi e doveva stare molto attento agli sbalzi d’umore, si arrabbiava per così poco a volte.

Vedendo che la moglie non gli rispondeva la chiamò nuovamente.

“Belle?”

“Hai visto? Hai visto TUO figlio?”

“Cos’ha NOSTRO figlio? In questo momento è giù che ci aspetta, giuro che è pronto e gli sono stato accanto in tutto…”

“No Rumple! GUARDA! CALZINI! CALZINI OVUNQUE!! DA CHI HA PRESTO QUESTA SPLENDIDA ABITUDINE? DA QUANTI ANNI VE LO DICO?”

Gold strabuzzò gli occhi… Dunque Belle era arrabbiata per quella storia dei calzini e… Oh Gideon! Di tutte le cose in cui poteva assomigliare al padre, questa poteva proprio evitarla.

“M-mi dispiace tesoro… Ora lo richiamo e gli faccio…”

“No. Faremo tardi. Quando torneremo, finirai tu di mettere in ordine. Assieme a TUO figlio.”

“Agli ordini!”

Dopo l’ultimatum Belle gli passò di fianco senza degnarlo di uno sguardo e scese dal figlio e finalmente si avviarono assieme in città.

 

 

                                                                   Più tardi quella sera…

 

 

“Non chiedere mai spiegazioni ad una donna, sai? Se è arrabbiata, chiedile scusa, sii paziente, ha sicuramente i suoi buoni motivi”.

Gold ed il figlio erano seduti per terra, nella stanza di Gideon a riordinare e piegare tutti i calzini che aveva trovato in disordine Belle quella mattina.

“Ma anche se è una cosa che io non ho fatto?”

“Oooh, sicuramente l’hai fatta e loro lo sanno. Come questa cosa dei calzini, fa uscire di testa la mamma. Pensa che qualche anno fa, quando tu ancora non c’eri, non mi ha rivolto la parola per un giorno intero. Tua mamma è così, incredibilmente passionale. Gentile ed altruista come poche altre persone al mondo, ma quando perde la calma…”

Gideon rise nel notare l’espressione persa nel vuoto del padre ogni volta che parlava della madre. Nonostante qualche volta la mamma poteva essere di un umore strano, suo papà la difendeva sempre e la aiutava il più possibile. Gideon aveva deciso che era quello l’amore. Quando la sua mamma si arrabbiava con il papà, ma lui continuava a guardarla come se fosse la cosa più bella del mondo e moriva dalla voglia di abbracciarla. Non che potesse capirli, ma una volta il papà gli aveva detto che erano il “Vero Amore”, quello delle favole, quello del lieto fine una volta per tutte. Deciso a capirne di più chiese al padre:

“Come quando mi arrabbio sempre con Mary perché mi ruba i colori, ma poi mi abbraccia e allora io le faccio sempre scegliere i colori per prima e io mi tengo quelli che funzionano poco?”

Gold improvvisamente si fermò ed alzò lo sguardo verso il figlio. Aprì e richiuse la bocca un paio di volte, sotto shock. 

“Mary eh?”

Gideon arrossì ed annuì.

“Lei mi ruba sempre i colori, ma poi mi sorride” Cercò di giustificarsi Gideon alzando le spalle.

Gold rise e prese il figlio sulla ginocchia, abbracciandolo.

“Sono così le donne. Si arrabbiano perché ci vogliono bene e noi non vogliamo capirlo, ma poi sorridono e noi capiamo meno ancora.”

Gideon si mise a ridere, il padre stava di nuovo facendo quella faccia sognante che lui proprio non riusciva a capire. Era vero che avrebbe lasciato sempre i colori più belli a Mary e che con le altre bambine non faceva lo stesso, ma i grandi erano davvero difficili da capire! Soprattutto quando la mamma diceva di non voler essere abbracciata ma che poi, quando il papà riusciva ad avvicinarsi e le dava un bacio, smetteva subito di urlare e lo stringeva forte. 

 

Poco distante da loro, Belle era sulla soglia che ascoltava ormai da un po’ di tempo i discorsi dei suoi due uomini. Si passò una mano sulla pancia, che ormai cominciava a notarsi. Una cosa era certa, condividere l’avventura di crescere un secondo figlio con un marito come Rumple ed un figlio speciale come Gideon, non sarebbe stato facile, ma di certo si sarebbe dimostrata la cosa più bella del mondo.

E poi, chi era questa Mary? Possibile che il suo Gideon fosse già diventato così grande da interessarsi ad un’altra donna che non fosse la sua mamma?

Scosse la testa e fece finta di nulla, avrebbe chiesto a Gideon dei chiarimenti più tardi, per ora si accontentava di guardare l’abbraccio tra padre e figlio da pochi metri di distanza, con lo stesso sguardo perso disegnato sul volto di tutte le persone veramente innamorate.

 

 

 

 

 

 

** Ebbene si, Rumple lascia i calzini in giro. E’ una cosa della quale sono fermamente convinta, come anche che a Belle dia veramente fastidio xD 

Aldilà della mia insanità mentale, spero come sempre che vi sia piaciuta come storiella. Colgo l’occasione per ringraziare chi di voi recensisce e mette la storia tra le seguite/preferite/ricordate. Grazie, grazie, grazie!!

Coraggio, manca sempre meno! Speriamo siano in arrivo cose buone con la seconda parte di stagione! ;)

 

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Capitolo 10
*** 10- Adventures ***


“Ci siamo cacciati in un bel guaio vero Papà?” Chiese il piccolo Gideon sedendosi su una roccia.

Gold si voltò a guardare il figlio cercando di infondergli sicurezza. Al momento si trovavano nella parte sconosciuta di una foresta sconosciuta, dopo una rovinosa caduta attraverso un portale. Avevano i vestiti sporchi, infangati ed il fiatone. Nulla sembrava andare per il verso giusto.

“… No, no figliolo, ce la caveremo, come sempre! Siamo o non siamo Gold?”

Gideon sorrise ed allungò una mano per aiutare il padre a rialzarsi. Gold si guardò i vestiti stracciati e fece per ricomporsi la camicia e la cravatta, guadagnandosi una risata dal figlio.

“Papà, ci siamo persi, siamo stati trasportati in un posto sconosciuto e tu pensi a sistemarti la cravatta?”

Gold lo guardò con uno sguardo ferito.

“Siamo o non siamo i Gold?” Ripetè al figlio facendogli l’occhiolino.

Gideon sorrise. “Si papà, siamo Gold!”

Gold annuì soddisfatto ed iniziò a guardarsi intorno. Si stava facendo sera e proprio non riusciva a riconoscere quel pezzo di foresta. 

“Qualcosa mi dice che non siamo più a Storybrooke figliolo…”

“Questo lo sapevo anche io papà”

Gold gli sorrise nuovamente, questa volta però, il sorriso era meno convincente. Chissà cosa stava pensando Belle? Quando non li avrebbe visti tornare a casa, quando sarebbe uscita a cercarli e avrebbe trovato solo la macchina parcheggiata, senza traccia dei suoi due uomini?

Cominciava a farsi buio e a Gold non veniva nessuna brillante idea per capire dove si fossero cacciati, se non provare a camminare in cerca di qualcosa o qualcuno che potesse aiutarli.

Gideon si guardava attorno con sguardo assente e Gold lesse nel  volto del figlio quella che cominciava ad essere paura.

“Cosa dirà la mamma? Ci siamo persi! Ed è tutta colpa mia!”

Cominciò ad urlare il ragazzino. Gold gli si avvicinò e gli appoggiò le mani sulle spalle.

“Non dire sciocchezze Gid. Ascoltami, sono o non sono il mago più potente di tutti i reami? Torneremo a casa il più presto possibile e un giorno rideremo di questa disavventura”

Gideon abbassò lo sguardo e tirò su col naso, non ancora del tutto convinto delle parole del padre.

“Ehi, ascoltami, si sta facendo buio, dobbiamo iniziare a muoverci. Se un portale ci ha portato qui, sicuramente uno ci riporterà indietro!”

“Si ma l’ho aperto io per sbaglio il primo! E non sappiamo dove siamo! E la mamma ci cercherà! Le avevo promesso di non usare la magia!”

Gold provò tenerezza per il figlio, se solo sapesse quante volte la magia lo aveva allontanato dalla sua Belle… No, non era questo il momento, questo avrebbe demoralizzato Gideon ancora di più.

Ora era cambiato, ora aveva una famiglia da proteggere e lo avrebbe fatto a tutti i costi.

“Solo per cercare delle foglie per i compiti di scienze! Siamo finiti in quel bosco e quella cosa ha aperto un portale… Papà è tutta colpa mia!” urlò Gideon in preda al panico. Cominciarono a formarsi delle lacrime agli angoli degli occhi e si voltò dall’altra parte per non farsi vedere dal padre mentre piangeva.

Gold strinse il figlio in un abbraccio stretto ed iniziò ad accarezzargli la schiena, gesto che lo aveva sempre tranquillizzato da quando era un neonato. Sorrise contro i capelli del figlio, quello era un gesto che tranquillizzava anche la madre quando era nervosa. 

“Dobbiamo muoverci ora figliolo, non abbiamo molto tempo”

Gideon si asciugò le lacrime con la manica della maglia, prese la mano del padre ed iniziarono a camminare nel bosco.

Gold riuscì a distrarre il piccolo Gideon parlandogli di quando un tempo viveva nella foresta incantata, circondato da alberi molto simili a quelli, quando ad un certo punto entrarono in un punto della foresta che gli parve di conoscere.

“Non vorrei sbagliarmi figliolo, ma questa parte di foresta mi sembra di conoscerla molto bene… ora cercherò di capirlo con un incantesimo, non lasciarmi la mano, mi raccomando”

Gideon annuì e strinse la presa alla mano del padre.

Gold lanciò un incantesimo, un fascio di luce li avvolse e quando furono in grado di vedere qualcosa, si trovarono davanti al portone di un castello enorme. Gideon alzò lo sguardo, cercando di scorgere il più possibile di quel castello enorme, poi guardò il padre e notò che non sembrava affatto disorientato quanto prima, ora aveva uno strano sorriso disegnato sul volto.

“Papà?”

Gold scoppiò a ridere e prese Gideon tra le braccia, alzandolo da terra dalla felicità.

“Non ci crederai mai… Ti ricordi quando io e la mamma ti raccontiamo di tutte le avventure al castello oscuro?”

Gideon spalancò la bocca ed annuì, forse cominciava a capire. 

“Eccoci qui! Il castello oscuro!”

“Questo castello è tuo papà? Quello dove vivevi prima di conoscere la mamma?”

“Sì figliolo, il castello in cui ha vissuto anche la mamma per un po’, dove… Beh, lo sai…”

“Si lo so benissimo papà. Non smettete mai di guardarvi e sorridere quando me lo raccontate, ho capito.”

Gold sorrise e prese il figlio per mano ed entrarono.

“Wow papà! Questo castello è enorme! Ed è tutto tuo?”

“Nostro Gideon… Nostro… Oh quanto vorrei ci fosse anche la mamma qui con noi!”

Gideon roteò gli occhi e si avvicinò ad un portone, si voltò verso il padre per il consenso e quando vide Gold annuire, con una spinta aprì il portone.

Gideon spalancò la bocca con stupore, era forse il famoso salone dove i suoi genitori trascorrevano la maggior parte del loro tempo? Il salone in cui il padre filava e la madre leggeva? Si voltò a guardare il padre con sguardo interrogativo e vide che il padre aveva gli occhi lucidi mentre si guardava attorno estasiato.

“Immagino che qui sia…”

“Si Gideon… Quella è la finestra sotto la quale tua mamma ha perso l’equilibrio e mi è caduta tra le braccia, il filatoio si trovava lì in fondo, all’angolo, vicino al divano dove la mamma amava tanto leggere… Il caminetto, il mobile dei trofei…”

Gideon si avvicinò al padre sorridendo e lo prese per mano, comprendendo il carico emotivo che stava affrontando in quel momento.

Gold si schiarì la voce. “Comunque, avevo una stanza segreta qui, che contiene molti oggetti strani e misteriosi, ho in mente un oggetto che se mi aiuterai a far funzionare, potremmo tornare a casa stasera stessa”

Gideon annuì. “Pensi che la mamma sia già disperata?”

Gold deglutì rumorosamente, sicuramente Belle era in preda al panico al momento, dovevano sbrigarsi.

“Credo che… Credo che si sia accorta che siamo in ritardo, presto, non perdiamo tempo o finiremo entrambi in punizione!”

In pochi secondi entrarono nella stanza di cui poco prima parlava Gold e mentre Gideon si guardava attorno sbigottito, Gold iniziò a cercare qualcosa che poteva riportarli a casa.

“Gideon, mi raccomando non toccare nulla, è importante”.

Gideon annuì e continuò a guardarsi attorno. E così era questo il posto in cui il padre aveva vissuto per tantissimo tempo, il posto in cui lui e la mamma ne avevano passate tante, il luogo in cui si erano innamorati, il luogo a cui si riferivano in tutte le sue favole di quando era più piccolo.

Un sorriso gli sfuggì dalle labbra al solo pensiero del sorriso dei loro genitori quando gli parlavano di questo posto, ma anche nel vedere il padre, con i suoi vestiti impeccabili e costosi, inginocchiato per terra a rovistare tra vecchi e polverosi oggetti,

“Ha! Gideon, corri qui! Mi sa che ci siamo!” Gridò Gold ad un certo punto. Gideon raggiunse il padre e vide che aveva in mano uno strano oggetto assomigliante ad una bacchetta magica.

“Papà? Questa ci riporterà a casa dalla mamma?”

Gold annuì. “Ma… Figliolo, dovrai essere tu a portarci a casa, funziona solo con le anime pure, la magia completamente bianca…”

Gold fissò il figlio e gli sorrise, per infondergli fiducia.

“E perché non lo puoi fare tu? A volte hai la magia bianca anche tu!”

“Oh figliolo, qualche anno di magia bianca non cancella secoli di oscurità… La mia anima è ancora… beh, te l’ho spiegato tante volte…”

“Ma io non posso! La mamma… E poi non abbiamo fatto tante lezioni fino adesso, io non so se lo so fare papà…”

Gold abbassò lo sguardo e sospirò. “Va bene Gideon… Se non te la senti di farlo, passeremo la notte qui, domani mattina cercherò qualcos’ altro in grado di farci tornare a Storybrooke”

Gideon abbassò lo sguardo sulla bacchetta che il padre stava riponendo nel taschino della giacca e si ritrovò ancora più agitato di prima. Non si sentiva ancora sicuro sulla sua magia, lui e il padre si stavano esercitando da pochi mesi e solamente su piccoli incantesimi. Vedeva lo sguardo preoccupato della madre ogni volta che parlavano di magia, ma alla fine gli sorrideva e lo incitava sempre ad ascoltare il padre durante le lezioni.

Gold si rimise in piedi e con una pacca sulla spalla a Gideon, gli fece cenno di seguirlo. Dopo parecchi minuti, si ritrovano in quella che sembrava una cucina e con uno schiocco delle dita Rumple fece trovare la tavola imbandita.

“Metti sotto i denti qualcosa figliolo… Più tardi ci ripuliremo e andremo a dormire, domani mattina… Domani mattina penserò a qualcosa, te lo prometto”

Gideon cominciò a  mangiare e si accorse solo in quel momento di quanta fame avesse, quando ebbero finito, Gold si mise a riordinare, come faceva sempre a casa con Belle al suo fianco sul lavandino. Gideon comprese la tristezza del padre e gli si mise vicino, ad aiutarlo.

“Avevi una stanza grande papà?” Chiese curioso Gideon, mentre si avviavano verso la stanza.

Gold sorrise. “Beh, una stanza abbastanza grande, sì… Tuttavia, non dormivo moltissimo, l’ho usata molto poco… Quando tua madre era qui, la usavo abbastanza spesso”

“Perchè?”

“Per nascondermi da lei e da tutte le sue domande! Quello era l’unico posto in cui non mi avrebbe mai cercato!”

Gideon scoppiò a ridere e scosse la testa.

Entrarono da una porta e vide per la prima volta la stanza da letto di un castello.

“Caspita papà, è enorme! E il letto! Sono sicuro che Neal ne morirà quando glielo racconterò! Sempre a parlare dei suoi genitori nel mondo delle favole e del loro castello! Ma lui non l’hai mai visto!”

Gold sorrise e scompigliò i capelli al figlio, quando si entusiasmava per così poco, assomigliava così tanto alla madre.

Con un altro cenno di magia, rimise a posto la stanza, rendendola decente per poterci passare la notte. Si cambiarono per la notte e si sistemarono a letto. Gideon si voltò a guardare il padre, era visibilmente stanco e preoccupato, ma non smetteva di sorridergli. Gli si avvicinò e gli si rannicchiò contro, senza dire una parola. Gold allungò un braccio verso il figlio e lo abbracciò.

Gideon sapeva che il padre aveva bisogno di un abbraccio in questo momento, sicuramente stava pensando alla mamma a casa, tutta sola, disperata senza una loro notizia.

Pochi altri secondi di pensieri ed il sonno si impadronì di entrambi.

 

 

L’indomani Gold si svegliò e si ritrovò da solo, con uno scatto si alzò dal letto per cercare Gideon, ma lo trovò a pochi passi da lui che fissava la bacchetta della sera precedente.

“Ehi Gid…”

Gideon si voltò di scatto verso il padre. “Papà.. Sono pronto. Lo farò io. Insegnami.”

Gold lo guardò disorientato, cos’era cambiato da ieri sera?

“Gid, non sei costretto, davvero, posso cercare altro…”

“Lo farò. Abbiamo sprecato fin troppo tempo, potevamo tornare dalla mamma entro poche ore e non ho avuto abbastanza coraggio… Io… Mi dispiace papà…”

Gold rivide così tanto di se' stesso in suo figlio in quel momento, che non fu in grado di rispondergli immediatamente, ma scese dal letto, gli si avvicinò e lo prese tra le braccia.

“Tutto quello che devi pensare è Storybrooke, la mamma, la nostra casa, il negozio, pensa intensamente ad aprire un portale he ci riporti dalle persone che più amiamo, mi fido di te figliolo. Puoi farcela benissimo, concentrati.”

Gideon annuì, chiuse gli occhi ed iniziò a pensare alla madre, a casa loro, alla sua cameretta, al nonno… a tutto ciò a cui voleva assolutamente ritornare. Puntò la bacchetta di fronte a loro ed un potente fascio di luce generò un portale proprio di fronte a loro, prese il padre per mano e dopo uno sguardo d’intesa ci saltarono dentro. Pochi istanti dopo si trovarono nella foresta di Storybrooke, di nuovo distesi a terra, sporchi e doloranti. Si guardarono attorno e scoppiarono a ridere, Gold raggiunse il figlio e lo abbracciò forte. Ce l’aveva fatta, questa volta ce l’aveva fatta, era riuscito a non perdere un figlio tramite il portale, pensiero che lo terrorizzava a morte, per via dei trascorsi con Bae.

Si rialzarono e cercarono di rimettersi in ordine, ma poco dopo Gold e Gideon stavano correndo verso la macchina per tornare a casa dalla loro Belle.

Entrarono nel vialetto di casa e notarono che c’erano anche il furgone del nonno e la macchina dello sceriffo.

Entrarono di corsa in casa e trovarono Belle seduta sul divano con la testa tra le mani, Moe poco distante da lei, con una mano appoggiata alla spalla che cercava di consolarla. Emma fu la prima a sentire dei rumori e a voltarsi per notare i due Gold entrare di corsa.

“Gold! Gideon!” Urlò la bionda.

Belle alzò la testa di scatto e Gold potè notare dal suo viso, che non aveva smesso di piangere per un secondo.

Si bloccò alla vista dei due, finché Gideon le corse incontro e le si buttò tra le braccia, visibilmente commosso.

“Mamma! Mamma, siamo qui, siamo tornati!”

“Gideon! Oh Gideon figlio mio! Il mio meraviglioso Gideon!” Disse Belle stringendo il figlio più forte che poteva, Moe era visibilmente sollevato di vedere il nipote sano e salvo e gli appoggiò una mano sulla schiena, poi Gideon riuscì a separarsi dalla madre per abbracciare il nonno.

Belle alzò lo sguardo, ancora segnato dalle lacrime, verso Gold, si alzò lentamente dal divano e con passo traballante lo raggiunse a metà strada. Si guardarono per pochi istanti, con le lacrime agli occhi, all’improvviso Gold la prese per mano e la trascinò a se’, in un abbraccio disperato.

Belle riprese a singhiozzare tra le braccia del marito, aggrappandosi sempre più forte su di lui. 

Emma nel frattempo salutò la famiglia e si diresse nuovamente in centrale, visto che non si trattava più di un’emergenza.

 

“Dove siete stati? Cosa vi è successo? Vi ho cercati fino a notte fonda!”

Gold riprese a carezzarle il volto e la fece accomodare sulle sue ginocchia, sul divano, non poteva sopportare la sua lontananza per un momento di più. 

“Mamma è stata tutta colpa mia! Stavamo cercando le foglie per il compito di Scienze, ho trovato una cosa strana e si è aperto un portale e ci siamo finiti dentro entrambi!”

“Un portale? Nel bosco?Come? E dove siete finiti?”

Gold sorrise e prese una mano di Belle nella sua.

“Non ci crederai mai mamma! Nella foresta incantata, io e papà siamo stati al castello! Non me lo avevate descritto così bello! Nonno tu lo hai mai visto?”

Moe fece cenno di no con la testa, ancora confuso dal racconto del nipote.

“Quindi siete finiti al castello? E come siete tornati? Avete trascorso la notte lì?”

Gold annuì. “Si, ci siamo sistemati nella mia vecchia camera per la notte, poi ho trovato una vecchia bacchetta che ha aiutato Gideon a riportarci qui, è stato davvero molto in gamba” e fece l’occhiolino al figlio.

Belle si appoggiò ulteriormente al marito, sollevata per la prima volta dopo ventiquattro ore di tensione.

 

 

Poco dopo Moe salutò figlia e nipote e si diresse verso casa, Gideon corse in camera a mettersi in ordine. Non vedeva l’ora di incontrare Neal per raccontargli tutto!

“E così, i castello oscuro eh?” Chiese Belle, ancora avvinghiata al marito sul divano.

Gold annuì. “Comincio a pensare che Gideon sia in qualche maniera guidato dal suo affetto per noi, nella sua magia. Ricordi quella volta che ad appena un anno e mezzo, riuscì a teletrasportarsi al pozzo?”

Belle rise, se lo ricordava benissimo, Gold e suo padre stavano per impazzire quella sera. 

Gold smise di sorridere all’improvviso e prese delicatamente il viso della moglie tra le mani, durante quelle ore, entrambi avevano temuto di non rivedersi per un lungo tempo, il solo pensiero rese la loro separazione ancora meno accettabile.

“Oh Belle, ero al castello e tutti quei ricordi… Credo che Gideon si sia accorto già di una volta che il mio pensiero era sempre rivolto a te e a tutto quello che il castello rappresentava…” Gold sorrise ed appoggiò la fronte a quella della moglie.

Fu la stessa Belle ad annullare le distanze e a dare inizio ad un bacio inizialmente tenero e poi sempre più disperato.

“E’ stato Gideon a riportarci qui, oh è stato così coraggioso nostro figlio Belle!” Disse Gold appena si separarono per riprendere fiato.

Ancora con il volto della moglie tra le mani, le sorrise e tra un bacio e l’altro iniziò a raccontarle tutta la loro avventura, poco dopo li raggiunse anche lo stesso Gideon che aveva un milione di domande sul castello. Quella sera la passarono così, stretti sullo stesso divano, ad abbracciarsi, a ridere e a condividere tutte le storie possibili ed immaginabili sul castello oscuro. Quando si fece il momento di andare a dormire, Gideon fece una cosa che non faceva da quando era molto più piccolo, si presentò alla porta dei genitori, chiedendo loro se potessero fargli spazio. Belle sorrise e prese il figlio tra le braccia, allungando una mano per prendere quella del marito ed intrecciare le dita con le sue. 

 

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Capitolo 11
*** 11- Dance ***


Se c’era una cosa che avevo capito nei miei soli sei anni di vita era che ai miei genitori piaceva ballare. 

Lo avevo capito quando il papà tornava a casa stanco, dopo una giornata al negozio, dopo avermi salutato, andava a raggiungere la mamma in cucina e la prendeva per i fianchi ed iniziavano a muoversi scambiandosi un tenero bacio.

Lo avevo capito anche quando ero più piccolo e una notte non riuscivo a dormire, allora ero andato nella stanza dei genitori per un po’ di coccole ma non li avevo trovati. Mi ero avventurato giù per le scale e li avevo trovati in soggiorno che parlavano a bassa voce muovendosi lentamente a ritmo della musica a basso volume che si diffondeva nella stanza. Si erano voltati, mi avevano sorriso ed il papà era venuto a prendermi in braccio per poi racchiudermi nell’abbraccio con la mamma ed avevano iniziato a muoversi di nuovo.

La mamma mi aveva raccontato più volte la storia di quando si erano sposati, che si trovavano in questa enorme sala da ballo, in luna di miele. Il papà le aveva fatto comparire un bellissimo vestito d’oro e l’aveva invitata a ballare per la prima volta come marito e moglie.

Il papà mi aveva anche raccontato di quella volta che ero tornato piccino, la mamma era andata a trovarlo in negozio e per festeggiare il loro lieto inizio, il papà accese il grammofono con la loro canzone di sottofondo ed avevano iniziato a volteggiare per il negozio.

Li avevo visti discutere più o meno pacatamente diverse volte, un bel carattere quello del papà, testardo ed impulsivo, quanto riflessivo e complicato quello della mamma. Alla fine di ogni discussione era sempre il papà a fare gli occhi dolci e a chiedere alla mamma di fare pace, a volte con un mazzo di rose, altre volte con una colazione pronta servita a letto, altre volte ancora con una cena al lume di candela.

Questa volta la discussione sembrava essere più importante delle altre, non riuscivo a capire perché i miei genitori non si rivolgessero la parola da un giorno intero.

Papà aveva preparato la cena, la mamma era tornata tardi e non sembrò felice come le altre volte quando trovò me ed il papà seduti a tavola ad aspettarla. Si sedette, parlò con me, dolcemente come al suo solito e al papà scomparve il sorriso dal viso. Più tardi quella sera, una volta finito di aiutare il papà con i piatti ho raggiunto la mamma in salotto, mi sono seduto sul divano accanto a lei e come al solito non mi ha risparmiato le coccole. Poco dopo non so bene come siano andate le cose, mi sono addormentato sulle sue gambe.

Ad un certo punto mi sono svegliato, ho aperto un occhietto piano piano ed ho sentito della musica. 

Papà stava invitando la mamma a ballare. Lei sembrava non voler accettare ma il papà la alzò dal divano e cominciò ad ondeggiare leggermente.

“Scusami Belle. Hai ragione, non lo farò più, te lo prometto, Ti amo”

La mamma, che finora lo stava guardando con uno sguardo cattivo, si addolcì e gli appoggiò la testa su una spalla sospirando.

“Ti amo anche io, brutto testone” gli aveva risposto. Allora il sorriso sul volto del papà tornò e si chinò per darle un bacio, mentre la stringeva sempre più forte, come se avesse paura che scappasse.

 

Se c’era una cosa che avevo capito dei miei genitori è che gli piaceva ballare, gli piaceva così tanto, che era il loro modo più bello per fare pace.





** Aggiornamento notturno. Niente, non mi sono ancora ripresa dall'Happy Beginning dei Rumbelle e dovevo assolutamente scrivere qualcosa su di loro che ballano perché erano così djfjgjsngjsnlksgjp. Questa cosa è uscita di getto e niente, mi piaceva l'idea di un piccolo Gideon che osserva l'amore dei suoi genitori. Fatemi sapere cosa ne pensate, come al solito! A presto!

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Capitolo 12
*** 12-Friends ***


“Belle rallenta”

Gold si ritrovò invece a dover accelerare il passo. Sbuffò e guardò la moglie accelerare ancora di più.

“Belle, per favore…”

Belle si fermò di scatto e si voltò verso il trafelato marito.

“Tuo figlio è nei guai. Vedrai se non lo punirò. Eccome se lo punirò.”

Detto questo si voltò di nuovo ed iniziò a camminare con la stessa velocità di prima. Gold scosse la testa. Come poteva correre con quei tacchi così alti, non se lo sarebbe mai spiegato. E poi, perché era solo suo figlio ogni volta che si cacciava nei guai?

“Belle” Mugolò riprendendo a correrle dietro.

Erano stati chiamati poco fa dal preside della scuola. Gideon aveva combinato qualcosa e rischiava l’espulsione. Se c’era una cosa di cui sua madre si era raccomandata a scuola, era proprio quella di non mettersi nei guai e di non usare la magia.

“Belle! Vuoi aspettarmi? Non riesco a starti dietro!”

Belle si fermò nuovamente. “Forse tutte quelle cene in famiglia da Granny ti hanno rovinato Rumple. Stasera cominceremo a correre.”

“Perché stai punendo anche me?” Belle lo fulminò con lo sguardo. 

“Ti sembra una punizione? Ti sto salvando la vita.”

Gold grugnì e si guardò la pancia. “Non sono grasso.”

Belle lo fissò dalla testa ai piedi un’ultima volta e con uno sguardo critico si soffermò sulla pancia. 

“Beh, ho messo su un paio di chili, va bene, ma non così tanti da dover cominciare a correre…”

“Stasera si va lo stesso.” Disse Belle e ricominciò la sua camminata verso l’ufficio del Preside.

“Eppure non mi sembrava ti dispiacesse la mia pancia la notte scorsa…” Brontolò Gold.

“Rumple!” Gridò Belle che era già in fondo al corridoio, davanti alla stanza del preside.

Gold si affrettò a raggiungere la moglie, assieme bussarono alla porta e quando l’aprirono, trovarono Gideon con un occhio nero, seduto vicino a Neal Nolan. Vicino a Neal c’era Mary Margaret che lavorando a scuola, era arrivata per prima. 

Belle si mise una mano davanti alla bocca, sorpresa ed inorridita. Dovette costringersi a non buttarsi ai piedi del figlio e prenderlo tra le braccia. Due secondi fa era così arrabbiata, ed ora, nel vederlo con un occhio nero e con lo sguardo fisso a terra la uccideva.

Gold stava chiudendo la porta dietro di se’ quando arrivò anche David. I Gold e i Nolan si guardarono, scambiandosi un cenno di saluto. Gold prese Belle per mano e si sedettero vicino a Gideon, lo stesso fecero David e Mary Margaret.

“Bene, ora che i vostri genitori sono qui, volete spiegare loro cos’è successo?” Iniziò il preside sorridendo cordialmente.

Neal e Gideon alzarono per la prima volta lo sguardo da terra e si guardarono dritti negli occhi, nessuno dei due iniziò a parlare.

Gold prese la mano del figlio nella sua, era una stretta così confortante che Gideon sospirò, suo padre sarebbe stato comprensivo, alla fine. Lo sapeva.

“Neal, tesoro, puoi dirci che succede?” Iniziò May Margaret.

Neal sospirò e guardò nuovamente Gideon.

“A me a Gid piace tanto disegnare.” Iniziò Neal. Belle voleva sapere dell’occhio nero, non riusciva più a trattenere le lacrime, strinse la presa alla mano del marito.

“Vai avanti Neal” Lo incoraggiò Gold.

“Pensavamo che saremmo stati gli artisti della scuola se avessimo fatto come  dicevano quei ragazzi.”

“Quali ragazzi? Cosa dicevano?” Disse Belle sgranando gli occhi.

Mary Margaret accarezzò la testa del figlio, rassicurante.

“Quelli più grandi. Prendevano in giro me e Gideon, perché il disegno non è una cosa per un principe e per il figlio del signore oscuro.” 

Gold digrignò i denti, sentì Gideon stringergli la mano cercando di tranquillizzarlo, consapevole del fatto che questa rivelazione lo avrebbe fatto infuriare.
Neal sospirò e riprese. “Così abbiamo fatto come dicevano loro e abbiamo iniziato a dipingere il muro dietro la scuola. Quando uno dei ragazzi ha visto arrivare una maestra, loro sono scappati, Gideon se n’è accorto ed ha iniziato a rincorrerli, ne ha preso uno che però lo ha picchiato…”
Gold si alzò di scatto dalla sedia. “Chi sono questi teppisti che hanno spaventato e picchiato i nostri figli?”

Il preside mise le mani avanti in segno di resa, Belle e Gideon lo afferrarono per le mani, aiutandolo a sedersi di nuovo.

“I bulli in questione sono stati ripresi e sospesi, non vi preoccupate signori Gold e Nolan. I vostri figli non avranno cominciato una rissa ma hanno comunque danneggiato la proprietà della scuola. E' per questo che siamo qui...”
Gold chiuse gli occhi ed annuì.

“Scusa papà.” Sussurrò Gideon, che fino a quel momento non aveva aperto bocca. Gold si voltò a guardare il figlio e notò che stava iniziando a piangere. Gli si strinse il cuore.

“Gideon è stato coraggioso, ha cercato di fermarli. Noi abbiamo sbagliato a colorare il muro della scuola, scusateci” sussurrò Neal.
Gideon mise una mano sulla spalla dell’amico, gesto che commosse i genitori presenti. Belle era molto meno nervosa ora, temeva, come tutti nella stanza, che i due testoni avessero litigato e fossero venuti alle mani. Invece Gideon e Neal erano migliori amici, anche nelle brutte situazioni come queste. Nonostante l’anno di differenza, i due erano inseparabili.

“Propongo di far rimanere i vostri figli oltre l’orario scolastico per ripulire il muro…Se siete d'accordo...” Aggiunse il preside. I genitori si guardarono ed annuirono. Poco dopo ringraziarono il preside ed uscirono dalla stanza. Belle prese immediatamente Gideon tra le braccia e lo strinse forte. 

“Alla fine, l’amicizia aiuta a sconfiggere i bulli, eh Gold?” Disse David appoggiandogli una mano sulla spalla. Gold sorrise, con gli occhi ancora fissi su Belle che accarezzava l’occhio nero del figlio con preoccupazione e dolcezza.

“Si. Ammetto che ho temuto il peggio vedendoli nella stessa stanza, i vestiti stracciati ed un occhio nero” rise nervoso Gold. Mary Margaret annuì. 

“Credeva che io e Gideon ci fossimo picchiati signor Gold?” Neal alzò la testa verso Gold. 

“Tutto lasciava a capire questo figliolo, ma allo stesso tempo vi credevo molto amici”

“I migliori!” Si intromise Gideon divincolandosi dalle braccia di Belle, raggiungendo l’amico per scambiarsi il cinque.

Gold, Belle, Mary Margaret e David sorrisero. Poco dopo si divisero per tornare a casa, dandosi appuntamento per la sera successiva da Granny.
Una volta in macchina la tensione sembrava essersi allentata, ma regnava ancora il silenzio.

“Sono pentito, davvero. Scusa mamma, scusa papà” Disse ad un tratto Gideon.

“Lo sappiamo tesoro. E’ giusto che tu affronti la tua punizione con maturità ed intelligenza, la scuola è di tutti, non si rovina. Nemmeno se sappiamo benissimo che sei molto bravo a disegnare.” Belle si voltò e gli fece l'occhiolino.
Gideon annuì. Poco dopo arrivarono a casa, Gold prese una bistecca dal congelatore, la avvolse in uno straccio e la diede al figlio per metterla sull’occhio. Gideon ringraziò il padre ed andò a coricarsi sul divano. Ad un certo punto Gold sentì due braccia cingergli la vita, sorrise.

“Avevo temuto il peggio anche io Rumple. Temevo che avessero litigato o che Gideon avesse usato la magia, invece ha solo dipinto un muro. Cosa sbagliatissima, ma sicuramente più sopportabile di un figlio che scatena le risse, inoltre lo ha fatto solo per fermare quei bulli e difendere anche il suo amico Neal” Disse appoggiando il mento sulla scapola del marito.

Gold cominciò ad accarezzarle le braccia. “Anche io pensavo al peggio. Per fortuna ha il tuo buon cuore”

Belle rise ed affondò il viso sulla schiena del marito. Improvvisamente gli pizzicò la pancia e gli sussurrò all’orecchio:” Vieni a correre con me, se non vuoi che erediti la tua pancetta”

Gold rise e le bloccò i polsi, poi si girò nell’abbraccio per poterla guardare in viso. “E’ così dunque? Una decina di anni di matrimonio bastano perché mia moglie non mi trovi più attraente?”

“Oooh, ma io ti trovo molto attraente, marito. Hai ammesso tu di non riuscire a starmi dietro”

Gold ridacchiò sommessamente. “So per certo che ci sono altre attività dove, per esempio, tu non riesci a starmi dietro” le ringhiò in un orecchio.
Belle arrossì. “…E finisci sempre per capitolare, implorando perdono alla bestia… Dico bene, moglie?”
Belle arrossì ulteriormente ed affondò il volto nel petto del marito.

“Ok, ok. Ad ognuno la sua specialità” ammise Belle, alzando lo sguardo verso il marito che la guardava con uno sguardo misto tra adorazione e lussuria.

Gold si chinò e prese dolcemente le labbra della moglie tra le sue, cominciando con un semplice e leggero contatto, che pochi secondi dopo iniziò ad approfondire. Belle si strinse al marito e gli passò una mano sulla schiena, accarezzandolo  e trattenendolo a se’. Le mani di Gold erano ovunque, nei capelli, sul collo, sulla schiena, sui fianchi. 

“Ma stasera si mangia insalata lo stesso” Gli disse Belle a fior di labbra, facendo di tutto per trattenere una risata. Gold grugnì e cercò di riappropriarsi delle labbra della moglie, ma Belle lo fermò con un dito sulle labbra. “Riprenderemo questo discorso solo se mangia l’insalata a cena Mr. Gold” e sgusciò dal suo abbraccio per raggiungere Gideon sul divano, per vedere se il rigonfiamento all’occhio stava migliorando. 

 

 

Si appoggiò allo stipite della porta e fissò la moglie prendersi cura del figlio, Gideon che le sorrideva incoraggiante e si fermò a pensare al suo grande cuore. Gli aveva dato una gran bella lezione di amicizia oggi, una che di certo non avrebbe dimenticato facilmente. Il suo tenero, coraggioso, bello ed intelligente Gideon. Il suo eroe, tutto uguale alla mamma.

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Capitolo 13
*** 13- First Day ***


Il tragitto in macchina quella mattina sembrava essere troppo veloce, eppure Rumple guidava alla stessa maniera tutti i giorni. Belle era confusa, agitata, emozionata, impaurita. Era arrivato il gran giorno e non sapeva come reagire.

Gold mise una mano sulla sua gamba mentre guidava, nonostante questo gesto l’avesse confortata tantissime volte, questa volta non faceva nessun effetto, tuttavia Belle ricambiò la stretta appoggiando la mano sopra a quella del marito. Che leggesse il suo stato d’animo? Era così palese?

Gideon sul sedile posteriore parlava, parlava e parlava, solo come un bambino emozionato per il primo giorno di scuola era in grado di fare.

L’unico a dargli risposte era Rumple, come faceva ad essere così tranquillo?!

Arrivarono davanti alla scuola elementare di Storybrooke in un battibaleno, Belle non ricordava nemmeno di essere salita in macchina pochi minuti prima.

Rumple le aprì la portiera dell’auto, gesto che non aveva mai smesso di fare, nonostante tutti quegli anni di matrimonio. Belle scese e gli sorrise incerta, il suo sguardo subito a cercare Gideon. Ora anche il bambino sembrava leggermente nervoso, si guardava attorno un pochino spaesato.

Rumple gli mise una mano sulla spalla e Gideon si voltò di scatto verso il padre, che si accucciò alla sua altezza e gli sorrise incoraggiante.

“Allora figliolo! Il primo giorno di scuola! Sei pronto?”

Gideon raggiunse la mano del padre sulla sua spalla e cominciò a giocherellarci, nervoso, poi annuì.

“Si papà. Sono pronto.”

Belle, ad un passo da loro, sentì gli occhi che iniziavano a riempirsi di lacrime, i momenti padre e figlio non mancavano mai di emozionarla, tirò fuori il cellulare dalla tasca e rubò uno scatto agli uomini della sua vita.

Ad un tratto Gideon si voltò verso la madre e la osservò, come se si aspettasse che gli dicesse qualcosa, ma al momento le parole le si bloccavano in gola, le lacrime pizzicavano sempre di più agli angoli degli occhi e premevano per uscire.

Rumple si avvicinò alla moglie e le passò un braccio intorno alla vita, rassicurandola.

“Gideon!” L’unica parola che le uscì dalle labbra prima di accucciarsi di fronte al figlio e prenderlo tra le braccia. Lo strinse forte, massaggiandogli la schiena, cercando di non dargli un’impressione sbagliata delle sue emozioni.

“Perché piangi mamma? Ho fatto qualcosa di sbagliato?” Gideon chiese incerto. Non era certo una cosa che accadeva spesso vedere la mamma piangere. Era più facile vedere il papà con le lacrime agli occhi che la mamma. 

Belle scosse la testa e continuò a stringere il figlio.

“No, no, no tesoro! Non hai fatto nulla di sbagliato! La mamma è solo tanto… tanto emozionata per il tuo primo giorno di scuola.”

“Mi comporterò bene, lo prometto… Come mi avete detto ieri sera, ho imparato le regole  a memoria e prometto che non userò la magia!”

Rumple sbuffò una risata e si abbassò anche lui all’altezza de figlio e della moglie.

“Lo sappiamo che ti comporterai benissimo, figliolo”

Belle riuscì a staccarsi dal figlio e a fissarlo negli occhi, notando che sembrò essersi tranquillizzato.

Gideon, di slancio, allacciò le braccia al collo di entrambi i genitori, quasi sbilanciandoli, ma tenendoli stretti. Sia Belle che Rumple abbracciarono a loro volta il figlio, incontrandosi con le mani dietro la sua piccola schiena, allacciandole istintivamente. 

Un gesto istintivo, dettato dall’amore puro che provavano per lui, senza bisogno di parole, stavano comunicando al figlio che ci sarebbero stati in qualsiasi momento della sua vita, nelle situazioni emozionanti, difficili, belle, impegnative, loro erano pronti a dare tutto per lui.

Gideon si schiarì la voce, notando che nessuno dei suoi amici stava abbracciando entrambi i genitori, o perlomeno non per così tanto tempo.

“Mamma, papà… Devo andare adesso…”

Belle si rialzò e rise, gesto che le fece cadere una lacrima dagli occhi.

“Buon primo giorno di scuola figliolo, divertiti ed impara!” Gli disse, aggrappandosi al cappotto di Rumple, mentre il marito ricambiava l’abbraccio.

“Ora vai, o farai tardi!” Aggiunse Rumple.

Gideon rise, si voltò ed iniziò a correre verso l’entrata della scuola. Per quanti anni ancora avrebbero sentito quella risata fanciullesca? La risata che per loro era la più bella al mondo. Stava crescendo così in fretta il loro bambino. Belle si strinse ancora di più al marito, quando videro passare Mary Margareth che fece loro un cenno di saluto ed un sorriso, mimando un “lo so” con le labbra, come per confortarli, come per dire loro che non erano i primi genitori a sentirsi così quel giorno.

Belle ricambiò il saluto, grata di quel piccolo conforto.

Rumple la prese per mano e la accompagnò alla macchina ancora una volta.

“Posso… Posso venire al negozio con te stamattina?”

“Certo che puoi venire Belle… Ma la biblioteca?”

“Beh… Non servirà a nessuno stamattina, l’estate è finita e tutti i bambini sono a scuola… La riaprirò nel pomeriggio… Se per te va bene avermi in negozio”

Gold le prese una mano e sorrise guardando la strada davanti a sé. “Certo che mi fa piacere tesoro, lo sai”.

“E’ solo che sarà tutto più silenzioso e tranquillo senza Gid in giro tra gli scaffali, senza le sue mille domande, il nostro ragazzo è così curioso ed intelligente Rumple… Dopo qualche minuto di silenzio finirei per cercarlo tra gli scaffali aspettandomi di trovarmi davanti uno dei suoi guai, che mi guarda con il sorriso di chi sa di aver fatto la cosa sbagliata, ma che può permettersi di essere adorabile… Questa cosa l’ha presa da te, sappilo.”

Gold rise e fermò la macchina, parcheggiandola davanti al negozio.

“C’è poco di adorabile nello sguardo di un vecchio stregone con pessime abitudini e zero qualità come me”

“Davvero?” Disse Belle provocandolo e sporgendosi verso di lui, avvicinandosi pericolosamente al suo viso. “Ora dimmi in quale dei mille mondi che hai visitato, l’essere uno stregone di più di trecento anni, dannatamente intelligente e scaltro, pericolosamente affascinante, nonché padre e marito devoto, significa zero qualità e pessime abitudini” Rallentò le parole, appositamente per sconcentrarlo, data la vicinanza.

“La fortuna che ho avuto nel trovare un marito così sexy ed intelligente, con i suoi vestiti sempre impeccabili a renderlo ancora più perfetto, la sua colonia che potrei sentire a metri di distanza, il suo accento e la sua voce che cambiano in base a chi gli sta parlando. La voce da padre amorevole è quella che preferisco, quando parla con nostro figlio non sembra nemmeno lui… Ma anche il marcatissimo accento Scozzese quando cerca di sedurmi non mi dispiace per niente…”

Gold boccheggiò ulteriormente quando Belle gli prese la cravatta e lo avvicinò per coprire le labbra con le sue. Belle gli sorrise sulle labbra quando sentì il marito grugnire dal profondo della gola.

Quando riuscirono a staccarsi Gold la fissò intensamente negli occhi. “Ah… Che ne dici se… Sia la biblioteca che il negozio li apriamo oggi pomeriggio? Ci prendiamo la mattina per noi, una seconda colazione con calma, una doccia rilassante, un film alla tv, un libro o…”

“O…? Mr Gold?”

Gold sorrise. “O… Non sarei per niente in disaccordo nell’iniziare a pensare ad un fratellino o ad una sorellina per Gideon…”

Belle rise, ne avevano parlato giusto un paio di settimane fa, ma poi la routine aveva fatto si che accantonassero l’argomento.

“Portami a casa Mr. Gold. Abbiamo tutta la mattina e possiamo finalmente non essere interrotti da urla su draghi, samurai, cavalieri e chissà quali altre cose con le quali è ossessionato nostro figlio.”

Gold rise ed afferrò il volante con una mano, con l’altra girò la chiave. “Che casa sia, mia signora” .

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Capitolo 14
*** 14- La cosa più bella del mondo. ***


“Gideon stai fermo!” Urlò Belle dalla disperazione. Da ormai cinque minuti cercava invano di spalmare bene la crema sulle spalle già arrossate del figlio.

“Gideon finirai per scottarti se non mi lasci mettere la crema!” Mugolò Belle, ormai rassegnata. Rivolse uno sguardo implorante al marito, che si stava completamente disinteressando alla faccenda. 

Gold era sulla sdraio, camicia aperta, costume, occhiali da sole e giornale in mano. 

“Rumple? Potresti darmi una mano con tuo figlio? A meno che entro sera tu non lo voglia trovare arrostito.”

Solo allora Gold alzò lo sguardo dal giornale e vide Belle che teneva per un braccio uno scalpitante Gideon di appena quattro anni.

“Gideon, figliolo, ascolta la mamma, lasciati mettere la crema e poi potrai andare a giocare coi tuoi amici” Disse Gold al figlio, con tranquillità.

Gideon si voltò a guardare il padre e notandolo serio, annuì e si mise sotto all’ombrellone.

Belle roteò gli occhi infastidita. “Ci voleva tanto?”

Gold lanciò un altro sguardo di traverso al figlio. “No mamma, scusa.” Le rispose obbediente.

Gold sorrise soddisfatto al figlio. Belle a volte non riusciva a comprendere il fascino che Rumple aveva su Gideon. Riusciva a fargli fare molte cose, dove lei falliva miseramente. E’ questo quello che succede quando i figli crescono?

Finì di spalmare la crema al figlio e Gideon schizzò via dai suoi amici, salutando i genitori.

Belle si avvicinò al marito, che era tornato a leggere il giornale.

“Siamo in spiaggia, potresti toglierti la camicia o ti abbronzerai a chiazze”

Gold alzò lo sguardo dal giornale e le sorrise, si alzò e si sfilò la camicia, notando che la moglie lo stava fissando.

“C’è qualcosa che vorresti dirmi, tesoro?”

Belle sorrise e scosse la testa, avvicinandosi ed abbracciandolo.

“Cos’è che non mi stai dicendo? Magari qualcosa che ha a che fare con Gid?” Gold alzò le spalle, cingendo la moglie attorno alla vita, accarezzandole dolcemente la schiena.

“Non so di cosa parli, avrà capito l’importanza del mettere la crema, ho visto che aveva le spalle già arrossate… Forse gli dava fastidio…” Sorrise alla moglie.

Belle non gli credette nemmeno per un secondo, ma decise di lasciare stare la questione, l’importante era che Gideon si fosse messo la crema.

“Ora la crema la devi mettere anche tu, non pensare che il sole risparmi il signore oscuro” lo ammonì la moglie.

Gold ghignò. “Certo, mammina”

Belle sorrise e gli schiaffeggiò dolcemente il petto, spingendolo in modo che si girasse per poter cominciare a mettergli la crema. Cominciò a spalmargli dolcemente la crema su spalle e schiena, temporeggiando, amando scorrere le dita sulla soffice pelle del marito.

Una volta che la crema si assorbì, Gold la pregò di aiutarlo anche con le braccia ed il petto, non poteva riuscirci bene come la moglie. Belle rise e lo accontentò.

“Tu la spalmi meglio” si era giustificato, con il suo solito sorriso malizioso.

Mentre Belle gli spalmava la crema, Gold la fissava tramite gli occhiali da sole scuri, esisteva donna più bella di sua moglie? Soprattutto ora che era concentrata a passare ogni singolo centimetro della sua pelle con entrambe le mani. Il piacere che gli provocava avere le piccole mani della moglie sul corpo, oscurò tutto il resto. Oscurò il fatto che la spiaggia era piena di gente, che Gideon stava giocando con gli amici poco più in là, che i Charming erano appena passati praticamente urlando un saluto, al quale aveva ricambiato solo Belle.

“Ecco, ho finito!” Annunciò fin troppo presto la moglie. Rumple tornò brutalmente alla realtà. Belle si accorse dello sguardo magnetico di Rumple, anche da sotto gli occhiali da sole ed arrossì. 

“Ora tocca a me!” Dichiarò contenta, mettendo il tubetto di crema in mano a Rumple e stendendosi sull’asciugamano a pancia in giù, mettendosi comoda e pronta per prendere il sole.

Rumple sorrise e si sedette sul telo, sul posticino che gli aveva lasciato di proposito Belle.

Si mise un po’ di crema sulle mani e molto lentamente iniziò un leggero massaggio sulle spalle e sulla schiena della moglie. Belle sorrise e mugolò di piacere. Gold sorrise compiaciuto, erano ancora persi nel loro momento quando Gideon tornò di corsa verso di loro.

“Mamma! Papà! Voglio andare in acqua!”

Gold sospirò per il tempismo del figlio, che in quei quattro anni, non aveva mai mancato di sorprenderlo.

“Dammi cinque minuti figliolo, finisco di spalmare la crema alla mamma e arrivo”

Gideon sorrise e si allontanò nuovamente dai genitori.

“E’ un miracolo che sia venuto a chiedercelo. Sta cominciando ad avere un bel caratterino, mi chiedo da chi abbia preso.” Belle si voltò a guardare il marito con sospetto.

“Cosa?” Chiese Gold, sorpreso. “Oooh, come se fossi l’unico testardo in questa famiglia! Hai una buona dose di testardaggine anche tu, se l’ha presa sia da me che da te, direi che possiamo stare tranquilli per i prossimi cinquecento anni!”

Belle ridacchiò sotto i baffi. 

“Per non parlare di tuo padre…” Ridacchiò Gold. Belle non si degnò di rispondergli questa volta, semplicemente slacciò il nodo del bikini e si riposizionò attentamente sul telo.

Gold spalancò gli occhi. “Belle? Cosa stai facendo?” Strillò indignato.

“Non fare il vecchio bigotto Rumple, stai esagerando”

“Vecchio bigotto? Certo, mia moglie si slaccia il costume davanti a tutta Storybrooke, mettendo in mostra le sue grazie, ed io sarei esagerato!” Cercò di tenere il volume della voce basso, ma con scarso successo.

“Ho solo slacciato il nodo per non abbronzarmi con il segno! Sono appoggiata al telo, non mi vedrà nessuno!”

Gold grugnì qualcosa di incomprensibile. 

“Sei geloso?”

“DA MORIRE!”

Belle ridacchiò allo scatto del marito, ma si voltò con la testa dall’altra parte, preferendo ignorarlo.

“Vai o tuo figlio annegherà”

Gold si alzò riluttante dal telo e cominciò a camminare in direzione del figlio. 

Dopo un paio d’ore di tuffi, giochi con la palla, racchette e varie sfide, Gideon lasciò tornare il padre a riposare. Due ore di bambini urlanti in compagnia di David, non era proprio quello a cui auspicava, portando la famiglia in spiaggia.

Quando tornò, trovò Belle ancora stesa sul telo ad abbronzarsi, si stese cautamente al suo fianco, facendola improvvisamente sussultare, intento a riallacciarle il nodo del bikini, per poi abbracciarla ed avvicinarla.

“Rumple!! Sei tutto bagnato!” Squittì Belle.

Gold sorrise poco prima di appoggiarle tenere baci ovunque poteva raggiungerla, guance, spalle, braccia.

Belle si rilassò tra le braccia del marito e si voltò per un vero e proprio bacio, Gold cercò di approfondirlo quando si sentì sovrastare dal corpicino ancora bagnato del figlio.

“Ouch. Fai piano Gid, farai male a tua madre!” Lo rimproverò Gold, prima di prenderlo per un braccio e trascinarlo in mezzo, per essere abbracciato da entrambi.

“Papà ha vinto contro David a pallone prima, papà è meglio di un principe!” Dichiarò Gideon soddisfatto. Belle guardò compiaciuta il marito, prima di accarezzare dolcemente i capelli al figlio.

“Certo che il tuo papà è meglio di un principe Gid, altrimenti perché lo avrei sposato?”

Rumple sbuffò una risata prima di sporgersi e baciare dolcemente la moglie sulla fronte.

“Eeeew! Ma il papà ti bacia sempre!”

Gold e Belle risero all’unisono. “Beh figliolo, non sarebbe Vero Amore altrimenti…”

Gideon sbuffò. “Si, si, si. Lo soooo.”

Belle e Gold con un sorriso complice si capirono e cominciarono a solleticare Gideon, che dopo qualche secondo di sofferenza, si stava già dichiarando sconfitto, cercando protezione tra le braccia della madre.

Poco dopo si accorsero che si era fatto tardi e cominciarono a mettere in ordine le proprie cose, salutarono i Charming, promettendosi di prenotare una cena tutti assieme presto e si diressero verso casa.

Gold guardò allo specchietto retrovisore e notò che il figlio aveva beatamente preso sonno sul suo seggiolone. Allungò una mano e la appoggiò sulla gamba di Belle, che ricambiò la stretta immediatamente, afferrandogli la mano.

“So quanto odi queste cose, non metterti i tuoi impeccabili vestiti, la sabbia, la spiaggia, il mio bikini, dover sfidare David, giocare per ore anche con altre persone, ma grazie Rumple. Ti amo.”

Gold le sorrise e parcheggiò l’auto sul vialetto di casa e si voltò a guardare la moglie che lo fissava con occhi adoranti, poi si sporse per baciarle delicatamente le labbra.

“Ho amato ogni cosa. Nuotare con Gideon ed i suoi amici, giocare a palla, sfidare Charming, nostro figlio è così pieno di vita e ti assomiglia così tanto quando ride, che potrebbe chiedermi qualsiasi cosa. Ho amato anche non mettere i miei completi per un giorno. Inutile dire che più di tutto, ho amato il tuo bikini…” Le disse malizioso. Belle sorrise e si mise il volto tra le mani.

Gold le tolse le mani dal volto e sorridendo la baciò nuovamente.

“Vi state baciando ancora?” 

Alle loro orecchie arrivò debole la voce di Gideon, ancora assonnato, si voltarono verso di lui e videro che li stava fissando con un sorriso timido.

 

Gideon sapeva poche cose, ma sapeva per certo che i suoi genitori gli avevano fatto passare una delle domeniche più belle della sua giovanissima vita, sapeva inoltre che i suoi genitori si baciavano continuamente, ma che non erano per niente brutti, anzi. Quando si baciavano sorridendo, erano la cosa più bella del mondo da vedere.





** Ok, rientrando in Word su questa raccolta, mi sono accorta di avere questa storia già scritta e mai pubblicata. Ovviamente risale a quest'estate, ma l'ho trovata abbastanza carina da condividere, meglio tardi che mai! Spero vi piaccia! A presto!

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Capitolo 15
*** Photos ***


Non capitava spesso che Belle facesse tardi. Con la riapertura della biblioteca, poteva capitare che si fermasse oltre l’orario per sistemare gli scaffali, aggiornare l’inventario, ordinare libri nuovi ma, generalmente, cercava di togliere il meno tempo possibile alla propria famiglia.
Quella sera il club del libro era durato fin troppo a lungo e l’unica cosa che voleva Belle, era tornare a casa dal marito e dal figlio. Solitamente, quando li lasciava soli, riuscivano sempre a combinare qualcosa.
Chiusa a chiave la biblioteca e si diresse immediatamente verso l'auto. Fortunatamente il tragitto era corto e quando notò le luci accese in salotto, un sorriso le dipinse il volto. Entrò in casa e subito la accolse un silenzio quasi anormale. Si tolse la borsa ed il cappotto, riponendoli meticolosamente sull’attaccapanni e si diresse verso il salotto. Riconobbe immediatamente la figura del marito addormentato addormentato sul divano, alla tv scorrevano i titoli di coda di qualche dvd. Gold giaceva immobile, camicia sbottonata, cravatta slacciata ed uno sguardo stanco ma felice. Sopra di lui, avvolto nel panciotto del padre, appoggiato dolcemente sul suo petto, riposava Gideon.
Belle trattene a stento le lacrime per la dolcezza della scena che si trovava davanti. Rumple era proprio un padre dolce e premuroso. La prima cosa che le venne in mente fu quella di prendere in mano il cellulare e scattare una foto ai due uomini della sua vita. Sorrise. Un’altra foto da aggiungere alla bacheca di famiglia. Gideon si mosse e sprofondò ancora di più il viso nel petto del padre che, scosso dal movimento aprì gli occhi, stringendo il figlio a sé.
“Hai fatto tardi” sussurrò con la voce roca da sonno, notando la moglie in piedi davanti a lui. “Si, mi spiace essermi persa una serata con voi” disse indicando il televisore. Gold sorrise ancora assonnato.  “Il re leone, di nuovo.” 
“Ah, non mi sono persa niente allora!” Rise Belle. “Vieni qui” le sussurrò Gold, stendendo un braccio in direzione della moglie, facendo attenzione a non svegliare Gideon. Belle, facendo altrettanto, si coricò. “Non saremmo più comodi a letto?” “ Sicuramente, ma non ce la faccio propio ad aspettare un secondo di più per baciare mia moglie” e con un sorriso fece per avvicinarsi alle labbra di Belle, quando una vocina li interruppe. “Mamma!” Urlò il piccolo. "Come non detto" sfuggì dalle labbra di Gold. Dopo mezzo sguardo di rimprovero, Belle si concentrò sul figlio. “Gideon, amore mio” e dopo avergli baciato sonoramente una guancia, lo avvolse tra le sue braccia. “Com’è andata la serata con il papà? Vi siete divertiti?” Il piccolo annuì energicamente e puntò verso il televisore. “Il re leone!” Belle sorrise all’entusiasmo del figlio. “Che ne dici se ora andiamo a letto, che è tardi?” Gideon parve pensarci un attimo, poi scosse la testa. “Il Re leone!” Gold cominciò a stiracchiarsi e dopo aver posato la mano dolcemente sulla schiena del bambino, richiamò la sua attenzione. “È ora di andare a letto ometto. Il dvd del Re Leone ci sarà ancora domani mattina al tuo risveglio, mamma e papà hanno bisogno di riposare, ed anche tu!”. Belle, quando vide l’espressione rassegnata del figlio si alzò dal divano e si diresse con lui verso la sua cameretta. Dopo avergli rimboccato le coperte e dato un ultimo bacio, Gideon si addormentò immediatamente. Gold nel frattempo osservava la scena dallo stipite della porta. Quando la moglie lo raggiunse, la prese per mano e si diressero verso la loro camera. “Parliamo sempre di volere altri figli, ma non so se sarò in grado di dividere di nuovo le tue attenzioni con qualcuno” scherzò Gold, puntandosi un dito sulle labbra, in attesa del bacio della moglie. Belle gli si avvicinò e gli cinse il collo con le braccia prima di baciarlo teneramente . “È un peccato che tu dica una cosa del genere in questo momento Rumple.” Si posò una mano sul ventre mentre finiva la frase. “C-cosa stai cercando di dirmi?” Chiese attonito. “Quello che sto cercando di dirti, Signor Gold, è che aspettiamo un altro bambino. L’ho scoperto questa mattina. Non vedevo l’ora di tornare a casa per dirtelo.” Gold continuava a fissarla incredulo, quando ad un certo punto la abbracciò forte e la sollevò da terra. “Un bambino... un altro bambino!” Belle annuì con le lacrime agli occhi. Gold le asciugò le lacrime con le dita, incurante delle proprie che iniziavano a rigargli il volto. “Oh Belle, non sai come tutto questo mi renda felice! Grazie!” Belle rise alle parole del marito e non seppe resistere un secondo di più, avvicinandosi gli prese il volto tra le mani e cercò di mettere tutte le proprie emozioni in un dolce bacio.

 

 I Gold quella notte dormirono ben poco, nei loro pensieri c’era solamente voglia di fare spazio al loro prossimo figlio, alla loro seconda possibilità di formare una famiglia, all’amore che provavano l’uno per l’altra e per il piccolo Gideon. Entro poco tempo, un’altra foto si sarebbe aggiunta alla bacheca di famiglia, e non potevano essere più felici di così.

 

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