Vuoi scommettere? di Echocide (/viewuser.php?uid=925448)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 871 (Fidipù)
Note: Allora, io ero una personcina tranquilla e felice, finché non
mi è stata sbattuta in faccia questa roba
qua (Quanto amo i disegni di Ceejiles! Quanto li amo! Per la traduzione, ringrazio la pagina FB Amour chassé-croisé, dato che ho preso quella postata lì.) ed io, lo
giuro!, ho cercato con tutta me stessa di resistere, di far finta di non
aver visto niente ma le mie mani si sono mosse da sole e hanno aperto
word, scrivendo poi ciò che troverete qua sotto!
E con questo vi do il benvenuto in questa mia nuova storia!
Che posso dire? Sì, il capitolo è corto ma di base io faccio sempre primi
capitoli barra prologhi brevi, giusto per darvi l'aperitivo e poi iniziare
con le portate principali; in secondo luogo i caratteri dei nostri due
protagonisti: ora, se guarderete le immagini, soprattutto in quella dove
sono grandi, troverete un Adrien completamente posseduto da Chat e una
Marinette che, anche se arrossisce, ha quel broncio tipico di Ladybug
quando viene corteggiata da Chat e...beh, quindi ho fatto un po' un mix
dei due caratteri. Infine...ah sì, questa è un AU (Alternative Universe) e
penso...*rullo di tamburi, please*...di fare un aggiornamento a settimana
(e non venitemi a dire che non vi vizio, eh! XD).
Bene, detto ciò vi lascio alla storia (anche perché se no queste note
divengono più lunghe di tutto il capitolo) e vi ringrazio fin da ora per
il fatto che leggerete questo parto (obbrobrio, va!) della mia mente, per
i vostri commenti e per il fatto di inserirlo in una delle vostre liste.
Grazie!
Adrien Agreste osservò i bambini che si
divertivano nel grande parco della villa dei Bourgeois: il padre di Chloé
aveva superato se stesso nell’organizzare il decimo compleanno della
figlia, realizzando ogni suo sogno.
La piscina con le palline a forma di castello di Aurora? Fatto.
Dei tizi mascherati da personaggi Disney? Fatto.
La giostra con i pony? Fatto anche quello.
Il bambino sbuffò, voltandosi indietro e osservando la sua coetanea
rintanata in un angolo, con le ginocchia strette al petto e il volto
nascosto fra queste.
Prendere in giro Marinette Dupain-Cheng e umiliarla davanti a tutti? Chloé
aveva avuto anche quello per il suo compleanno.
Sospirando il piccolo si avvicinò all’amica, sedendole accanto e
aspettando che desse segno di aver notato la sua presenza ma ciò non
avvenne: Marinette continuava ostinatamente a tenere il viso nascosto,
piangendo in silenzio.
Perché mai e poi mai avrebbe mostrato le sue lacrime, ostinata e
orgogliosa com’era.
E lui lo sapeva bene, dato che si conoscevano praticamente da sempre: i
genitori di Marinette possedevano la miglior pasticceria di Parigi e
Adrien era stato un cliente affezionato fin da…
Beh, fin da quando aveva potuto mangiare dolci.
Ricordava perfettamente il primo giorno che era entrato nel negozio
gestito dai Dupain-Cheng, osservando incantato quelle piccole opere
d’arte; una signora dai tratti orientali si era avvicinata a lui, seguita
a ruota da una bambina con due buffe codine nere e gli occhi dello stesso
colore del cielo.
Quel giorno Adrien Agreste aveva deciso che Marinette sarebbe stata la sua
moglie.
E anche che sarebbe diventato un pasticciere.
Con uno sbuffo il bambino tornò alla realtà, osservando l’amica e
rendendosi conto che avrebbe dovuto consolarla: era questo che facevano i
futuri mariti, no? «Sai, secondo me non dovresti darle vinta così
facilmente.» dichiarò dall’alto dei suoi dieci anni, osservando Marinette
alzare la testa e fissarlo: gli occhi azzurri erano umidi di lacrime e il
respiro ansante, come se stesse trattenendo a freno la rabbia che provava.
«Chloé mi aveva detto che era una festa a tema.» dichiarò la ragazzina,
balzando in piedi e mostrandogli il vestito rosa, indicando poi il resto
dei bambini: «Sono l’unica vestita come…come…»
«Una principessa.» sentenziò Adrien, guardandola con aria sognante: «Una
bellissima principessa, che aspetta il suo cavaliere dall’armatura
splendente: cioè me.» dichiarò spavaldo, alzandosi in piede e fissandola
dal basso verso l’alto: odiava, odiava, odiava con tutto il cuore essere
più basso di lei.
Marinette sbuffò, scuotendo il capo: «Di solito le principesse sposano i
principi, sai? Ed io non intendo sposare qualcuno più basso di me.»
dichiarò sicura di sé, incrociando le braccia al petto e fissandolo
divertita.
«Quindi se divento più alto di te…» mormorò Adrien, avvicinandosi e
alzando un braccio verso l’alto, posando la mano pochi centimetri sopra la
testa di Marinette: «…tipo così, mi sposerai, vero?»
La bambina ridacchiò, scuotendo il capo e facendo ondeggiare le corte
ciocche nere: «Che ne dici di vedere se quel momento arriverà
realmente, tappetto?» domandò divertita, ma ringraziando dentro di
sé l’amico per quel suo gesto che la stava distraendo da Chloé e
l’umiliazione appena subita.
Adrien sorrise raggiante, posando le mani sui fianchi e annuendo: «Vedrai
quel momento. Fidati.»
«Marinette! La sveglia sta suonando da dieci minuti!» l’urlo della madre,
proveniente dalla cucina, svegliò la ragazza: lentamente aprì le palpebre,
osservando la sua camera e, con calma, si issò a sedere, zittendo la
sveglia del cellulare e sbadigliando.
Che strano…
Era una vita ormai che non sognava Adrien, il suo migliore amico delle
elementari.
Sospirando, si alzò, scendendo le scalette del soppalco, ove era
posizionato il suo letto, e iniziò a prepararsi per un’altra giornata di
scuola, ma la sua mente andava nuovamente al sogno: ricordava
perfettamente quel compleanno di Chloé Bourgeois – fra l’altro l’ultimo a
cui era andata, nonostante la ragazza continuasse a invitarla ogni anno
come attrazione – ed era stata una delle ultime volte in cui era stata con
Adrien.
Il bambino, infatti, poco tempo dopo aveva dovuto seguire il padre
all’estero – America, se non ricordava male – e non era più tornato: era
stata male all’inizio, tantissimo, anche perché Adrien era stato il suo
primo amore; poi la quotidianità aveva relegato il ragazzino dai capelli
biondi e gli occhi verdi in un angolo della sua mente e del suo cuore: un
ricordo dolce e doloroso allo stesso tempo.
Un piccolo amore mai coltivato.
Chissà cosa sarebbe successo se fosse rimasto e fossero cresciuti assieme?
Sarebbero stati ancora uniti oppure ognuno avrebbe preso la sua strada?
Erano domande che ogni tanto si faceva ancora, nonostante fossero passati
quasi sette anni, da quel tempo.
«Marinette! Farai tardi!»
«Sì, mamma.»
La ragazza scosse il capo, riprendendo a prepararsi e relegando nuovamente
Adrien nel posto che gli spettava di diritto: fra i ricordi.
Parigi non era cambiata poi tanto.
Osservò la capitale francese da dietro il finestrino della macchina,
mentre l’autista – un uomo gigantesco, dalla faccia e dal comportamento
gorillesco – lo stava conducendo verso quella che era stata, un tempo,
casa sua: sorrise, quando vide la recinzione alta della villa e, appena la
macchina accostò, scese velocemente: «Sono tornato.» mormorò, osservando
l’enorme cancello di ferro e poi alzando la testa verso il cielo: «Sono di
nuovo a Parigi.»
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.700 (Fidipù)
Note: Buonasera a tutti! Ed eccomi qua con il nuovo capitolo di
Vuoi scommettere?! Bene, che posso dire? In verità, non c'è tanto da
presentare come l'altra volta, quindi vi lascio immediatamente alla
lettura, ma prima...
Beh, prima ci sono i ringraziamenti (e chi mi conosce da Miraculous
Heroes, sa quanto sono fissata con i ringraziamenti! XD).
Grazie a tutti coloro che hanno commentato il primo capitolo (vi
risponderò, non temete! Sono lentissima in questo, ma risponderò!) sia qui
che su FB, un grazie a chi l'ha inserito in una delle sue liste un grazie
anche a chi ha letto semplicemente.
Grazie di tutto cuore!
Marinette poggiò lo zaino sul banco,
cercando di ignorare le risatine di Chloé e Sabrina: «Lasciale perdere.»
dichiarò Alya, sedendosi nel posto accanto e osservando l’amica fare
altrettanto: «Sai come sono fatte, no?»
«So com’è fatta Chloé.» sbuffò Marinette, poggiando le braccia sul banco e
nascondendo il volto fra queste: «Quindi sta sicuramente trovando un modo
per rendermi la giornata l’ennesimo inferno.» sospirò la ragazza, sentendo
la sua migliore amica poggiarle una mano sulla spalla in segno di
solidarietà.
Aveva conosciuto Alya Césaire il primo anno alla Dupont ed erano subito
diventate amiche: fiera e decisa, Alya l’aveva presa sotto la sua ala
protettrice, salvandola molto spesso dalle mire di Chloé; si voltò,
incontrando lo sguardo dell’amica e vedendola sorridere: «Non capisco
perché glielo permetti…» dichiarò la ragazza, iniziando un discorso che
Marinette sapeva quasi a memoria.
Sei in gamba, Marinette.
Non dovresti farti mettere i piedi in testa da quella principessina
viziata.
Io sarò…
La voce dell’amica si tramutò improvvisamente in quella di un bambino,
nella mente di Marinette: Io sarò
sempre dalla tua parte, Marinette. Sarò sempre il tuo cavaliere
dall’armatura splendente.
La mora sorrise dolcemente, mettendo così fine al monologo di Alya:
«Perché stai ridendo adesso? Guarda che…»
«Sei seria, lo so.» dichiarò la ragazza, aprendo la borsa e prendendo il
tablet, sentendo addosso lo sguardo dell’altra: «E’ che le tue ultime
parole mi hanno ricordato quelle che mi diceva sempre un mio amico.»
«Il famoso Adrien di cui mi hai parlato?» le domandò Alya, ridacchiando:
«Noto anche come il tuo primo amore un po’ nanetto.»
«Proprio lui.» mormorò Marinette, accedendo l’apparecchio e guardando lo
schermo illuminarsi: «Era più piccolo di me, eppure si atteggiava a mio
eroe.» continuò, mentre la mente tornava indietro nel tempo e si perdeva
fra i ricordi: «Se Chloé non mi tormentava da piccola – o lo faceva molto
meno – lo dovevo al mio piccolo cavaliere dall’armatura scintillante.»
«Che carino…»
«Già, lo era tantissimo.»
«E’ un vero peccato che si sia dovuto trasferire.» borbottò Alya,
poggiando il volto contro i pugni chiusi e dando una lieve spinta
all’amica: «Dai, pensa se tornasse: è diventato bellissimo e s’iscrive
alla nostra scuola; il primo giorno entra in classe e si siede davanti a
te – perché il posto accanto a Nino è l’unico disponibile –, si volta e ti
sorride. E tu, ovviamente, t’innamori subito.»
«Alya, queste cose succedono solo nei film…»
«Fammi sognare, antipatica.» sbottò la ragazza, imbronciandosi: «Comunque
t’innamori subito di lui e, il nostro bel protagonista, ovviamente non ha
mai dimenticato il suo primo amore e quindi vi mettete insieme – con Chloé
sullo sfondo che rosica – e ve ne andrete felici e contenti.»
«Su un cavallo bianco, magari?»
«Ciao, ragazze!» esclamò Nino, poggiando la borsa nel banco davanti al
loro e sorridendo: «Che combinate?»
«Marinette sta distruggendo un mio possibile film romantico.» sbottò Alya,
sistemandosi gli occhiali e guardando intensamente il ragazzo di colore:
«Stavo immaginando il ritorno del suo amico d’infanzia, con tanto di
storia d’amore, e questa antipatica mi butta addosso tutto il suo
pessimismo.»
«Non si fa, Marinette.» sentenziò Nino, accomodandosi a sedere e
sistemandosi il berretto in testa: «Mai buttare addosso ad Alya il
pessimismo.»
«Me ne ricorderò.» dichiarò la mora, osservando un suo compagno di classe
entrare e sorridendogli: Nathanael era un ragazzo molto dolce e riservato,
con cui condivideva la passione per l’arte: «Ciao Nath!»
«Ciao, Marinette.» la salutò il ragazzo, fermandosi accanto al suo banco e
scostandosi leggermente il ciuffo rosso dagli occhi: «Hai visto la nuova
mostra che c’è al Louvre?»
«Mh. Sì, ho visto la locandina: egizi. Sembra interessante, vero?»
«Sì, pensavo di andarci domenica.» dichiarò Nathanael, abbassando lo
sguardo con un timido sorriso in volto: «Mh. Ti andrebbe di venirci con
me?»
«Oh. Che carini. Vi state dando un appuntamento?» domandò Chloé a voce
abbastanza alta perché potesse sentire tutta la classe: «Nathanael e
Marinette vanno a un appuntamento insieme. Nathanael e Marinette vanno a
un appuntamento insieme.» iniziò a canticchiare, subito seguita da
Sabrina.
«Ma quanti anni avete?» sbottò Alya, poggiando i palmi sul banco e
alzandosi in piedi, mentre Marinette abbassava lo sguardo e Nathanael,
borbottando qualcosa, corse velocemente al suo banco in fondo alla classe.
«Alya…»
«No, Marinette. Non sto zitta! E nemmeno tu dovresti.»
«Pensi di farmi paura?» domandò Chloé, alzandosi in piedi e fronteggiando
l’altra ragazza: «Forse non hai ancora capito che qui…» Chloé indicò il
basso con l’indice: «…comando io.»
Marinette posò una mano sul braccio di Alya, vedendola pronta a scagliarsi
sulla bionda e, quando l’amica abbassò lo sguardo verso di lei, scosse il
capo: «Non ne vale la pena, Alya. Lo sai. Lo fa apposta.»
«Ma…»
«Alya.» la riprese Nino, fissandola da dietro gli occhiali e sorridendole:
«Lascia che creda di essere il boss qua dentro, tutti noi sappiamo che non
è così.»
Chloé assottigliò lo sguardo, scrutando il trio e poi, uno a uno, anche
tutti gli altri studenti: «Spero che nessuno di voi, la pensi così. Perché
vi sbagliate di grosso.» dichiarò, sedendosi al suo posto con l’aria
trionfante di una regina.
«Dovreste smetterla di fermarmi.» sbottò Alya, sedendosi e incrociando le
braccia al seno: «Una piccola lezioncina farebbe bene a sua maestà, la
principessa di sto…»
«Alya!»
La Tour Eiffel.
Notre Dame.
La piramide di vetro del Louvre.
Aveva dedicato la mattinata a vedere alcuni luoghi simbolo della capitale,
respirando a pieno l’aria della sua città natale e sentendo di nuovo la
musicalità del francese nelle sue orecchie; i suoi piedi e il suo cuore lo
aveva portato in molti posti dell’infanzia, anche: il parco dove andava a
giocare con Marinette, la vecchia scuola elementare e poi, infine, la
boulangerie dove tutto era iniziato.
Non sapeva da quanto era fermo davanti il negozio, facendo vagare lo
sguardo sull’insegna e sulle vetrine, ove facevano bella mostra di loro le
creazioni del papà di Marinette.
Avrebbe voluto tanto entrare, ma una parte di sé lo bloccava.
Aveva paura, tantissima paura, di incontrare di nuovo la coppia che
gestiva il negozio.
«Al diavolo.» sbottò, avvicinandosi alla porta e abbassando la maniglia,
subito venne investito dal profumo di pane appena sfornato e di dolci:
quanto gli era mancato quell’odore così corposo e saporito.
«Buongiorno!» lo salutò la piccola donna dietro il bancone, regalandogli
un sorriso cordiale ma ben diverso da quello caloroso e amorevole, che gli
rivolgeva quando entrava di corsa per sapere se Marinette era in casa.
Non lo aveva riconosciuto.
Adrien abbozzò un sorriso, avvicinandosi al bancone dei croissant e
osservando alcuni cornetti: «Sono appena sfornati.» dichiarò la donna,
seguendolo da dietro il bancone: «Oppure, se preferisci, abbiamo dei
biscotti con scaglie di cioccolato appena fatti.»
«Posso averli entrambi?»
«Ma certo.» dichiarò la madre di Marinette, prendendo le pinze e una busta
di carta: «Quanti croissant?»
«Due, grazie.» rispose Adrien, osservandola mentre metteva nel sacchetto
le due brioche e poi sollevava lo sguardo verso di lui: «E una decina di
biscotti.» aggiunse, anticipando la domanda della donna; nel mentre, dalla
porta del laboratorio il padre di Marinette uscì, con le mani cariche di
baguette che fece cadere in una delle ceste poste dietro la cassa,
facendogli un lieve cenno di saluto con il capo.
Non lo aveva riconosciuto.
La madre di Marinette posò i suoi acquisti sul bancone e batté velocemente
il prezzo alla cassa, mentre Adrien tirava fuori una banconota dal
portafogli e gliela porgeva: «Sai…» mormorò la donna, passandogli il resto
e sorridendogli, mentre lui lo infilava nella tasca dei jeans e afferrava
le due buste di carta: «Hai un che di familiare. Sei uno degli studenti
della Dupont?»
«Inizierò la prossima settimana.»
«Oh.»
«Però vivevo in questa zona da piccolo, prima che mio padre si
trasferisse.»
«Oh. Capito. Forse sarai venuto qualche volta, allora.»
«Può darsi.» dichiarò Adrien, sorridendo e indietreggiando fino alla
porta: «Arrivederci.»
«Arrivederci. E torna quando vuoi.»
«Non mancherò.»
Marinette sospirò, donando il volto ai tiepidi raggi di sole e sentendo le
catene della scuola lasciarla andare: un altro giorno era finito.
Un'altra giornata scolastica era andata.
In verità, le sarebbe anche piaciuto andare a scuola, non fosse stato per
Chloé.
Dopo la scenetta in classe, la bionda aveva deciso che sarebbe stato
divertente farle lo sgambetto e vederla scivolare giù dalle scale: si
sarebbe rotta qualcosa, se Ivan – un ragazzo della sua classe tanto grande
quando gentile – non l’avesse afferrata in tempo.
Infine, giusto per farle completare brillantemente la giornata, Chloé
aveva pitturato di giallo la relazione di storia, che doveva consegnare
alla professoressa Tikki: fortunatamente, l’insegnante era stata
comprensiva e il fatto che Max, un suo compagno di classe fissato con i
videogiochi, fosse stato un testimone oculare dello scherzetto, le aveva
fatto evitare un brutto voto.
Certo, ora doveva nuovamente stampare tutto, però.
«Ma perché ce l’ha tanto con me?» uggiolò la ragazza, scendendo mestamente
le scale della scuola e voltandosi verso destra: casa. Camera sua e un
cuscino da abbracciare, ecco cosa voleva in quel momento.
E per averlo, le bastava solo attraversare la strada
Tenne lo sguardo basso, mentre si avvicinava al semaforo: si fermò,
alzando la testa verso il segnalatore luminoso in attesa che il verde
scattasse.
Ecco.
Finalmente.
Attraversò velocemente la strada, non facendo caso alle persone attorno a
sé e, una volta dall’altra parte, entrò velocemente nella boulangerie dei
suoi genitori, finalmente al sicuro.
Almeno fino alla mattina successiva.
Adrien si fermò, voltandosi indietro e osservando la ragazza che, di
corsa, entrava nella boulangerie: era lei. L’avrebbe riconosciuta ovunque
e subito.
L’aveva vista dall’altro della strada, mentre teneva la testa bassa e le
spalle curve, quasi stesse portando chissà quale peso: così diversa dalla
bambina decisa dei suoi ricordi…
Però i capelli mori e lo sguardo celeste che aveva intravisto, mentre gli
sfrecciava accanto erano gli stessi.
La sua principessa.
Chissà cosa le era successo.
Chissà perché aveva quello sguardo così stanco in volto.
Addentò uno dei biscotti appena comprati, masticandolo lentamente e
aspettando, quasi sperando che lei uscisse nuovamente ma questo non
avvenne; rimase fermo un altro po’, indeciso se tornare nella boulangerie
e presentarsi oppure…
Attendere.
Sorrise, annuendo alla sua decisione e, addentando l’altra metà del
biscotto, riprese la sua strada.
Presto la incontrerai di nuovo.
Era solo questione di tempo.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.524 (Fidipù)
Note: Buon salve! Ed eccomi qua con Vuoi scommettere?: che posso
dire? Mettere d'accordo le due personalità di Adrien è veramente faticoso
(infatti Chat la fa da padrone come sempre) e beh, spero vi piaccia come
sto delineando il biondo, mentre Marinette...mh, la ragazza mi sa che deve
ancora scoprire la sua Ladybug interiore.
Detto questo, passo subito ai ringraziamenti: grazie, davvero di tutto
cuore, a chi legge, a chi commenta sia qui che sul gruppo di FB (appena mi
libero dalla sessione estiva, prometto di rispondere a tutti!), a chi
inserisce questa storia in una delle sue liste e a chi...beh,
semplicemente mi sopporta!
Grazie grazie grazie grazie grazie!
Adrien osservò il suo riflesso,
sistemandosi meglio le due maglie sovrapposte e la giacca verde acqua,
dando poi un’occhiata generale al suo aspetto: voleva apparire al meglio,
nel suo primo giorno di scuola, per questo aveva passato parecchio tempo a
sistemare i ciuffi biondi e aveva scelto con cura i vestiti che stava
indossando in quel momento.
Un lieve bussare alla porta, interruppe la constatazione della sua
immagine, facendolo voltare verso l’ingresso della stanza, sormontato
dalle due rampe per lo skate: «Avanti.» ordinò, osservando l’uscio aprirsi
e Nathalie, l’assistente di suo padre, che rimaneva ferma nel vano della
porta, con la mano sulla maniglia: «Sono in ritardo, per caso?» domandò,
sistemandosi leggermente il colletto della giacca e recuperando la borsa
con i libri e i quaderni.
«No, è in perfetto orario sulla tabella di marcia.» commentò la donna,
dando una breve occhiata al tablet e sistemandosi la montatura degli
occhiali: «Ma ancora un minuto di ritardo e…»
Adrien sospirò, annuendo con la testa e superando l’assistente, avviandosi
verso l’enorme scalone che dominava l’entrata della villa: da quando era
rimasto solo con suo padre, tanti anni fa, la sua vita era diventata una
tabella di marcia infinita, scandita da orari e cose da fare.
Se era potuto tornare a Parigi, lo doveva solo al fatto che Nathalie era
con lui, altrimenti suo padre non l’avrebbe mai fatto tornare nella
capitale francese da solo…
Beh, lo doveva a Nathalie e al fatto che aveva promesso di comportarsi a
modo.
I guai che aveva combinato a Los Angeles – soprattutto dopo l’ultima volta
che era stato riaccompagnato a casa da due agenti della polizia –
avevano fatto sì che, Gabriel Agreste, acconsentisse al suo trasferimento
in un altro continente: certo con Nathalie e il Gorilla, ma quelli erano
due dettagli irrilevanti.
«Cosa non si fa per tornare dalla donna che si ama.» bofonchiò fra sé,
mentre entrava nella sala da pranzo e sorrideva all’anziana governante
della casa, guardandola finire di sistemare la colazione sul tavolo: suo
padre non avrebbe avuto nulla da ridire sul suo comportamento a Parigi,
sarebbe stato perfetto e tranquillo.
Ovviamente con tutti, tranne che con Marinette.
Con la ragazza avrebbe sfoderato ogni sua arma per conquistarla: l’avrebbe
corteggiata sfruttando tutto il suo fascino e il suo savoir-faire, i
usando qualsiasi cosa a sua disposizione. Sorrise, annuendo fra sé e
dedicandosi alla colazione, mangiando con gusto le brioches calde e il
caffè: «Posso mangiare in tranquillità?» domandò il ragazzo, voltandosi
verso l’assistente che attendeva in piedi vicino alla porta: «Non arriverò
tardi a scuola.»
«Ovviamente, Adrien.»
«Giusto per curiosità…» mormorò Adrien, mangiando l’ultimo boccone della
brioche e voltandosi verso una donna: «Ma se per caso mi faccio degli
amici o trovo una ragazza…beh, mi programmerai anche gli incontri con
loro?»
«Adrien…»
«Sarebbero amici altamente selezionati, che persino mio padre
accetterebbe.» dichiarò il ragazzo, finendo di bere il suo caffè: gli
amici di Marinette sarebbero piaciuti al genitore, n’era certo:
«Tranquilla, Nathalie. Andrà tutto bene.»
«Le devo ricordare che l’ultima volta che ha detto così, poche ore dopo è
tornato a casa, accompagnato da due agenti della polizia, perché aveva
distrutto una delle Ferrari di suo padre? Una situazione aggravata anche
dal fatto che lei non ha la patente.»
«Giusto. Beh, non succederà nulla di simile: ho il mio autista adesso.»
«Spero che non le venga in mente di prendere le chiave della porsche.»
«Anche perché penso che il Gorilla mi ucciderebbe in quel caso.» commentò
sottovoce il ragazzo, alzandosi e dirigendosi verso la donna: «Allora, il
piano di oggi?»
«Una volta uscito da scuola, avrà un incontro con monsieur Armand
D'Argencourt, il suo nuovo insegnante di scherma; successivamente,
dovrebbe incontrarsi con Monsieur Nooroo…»
«Monsieur Nooroo? Ma che razza di nome…?»
«E’ un insegnante di piano, altamente raccomandato a suo padre.» dichiarò
Nathalie, seguendolo nell’androne della villa e poi fuori dall’abitazione:
«Infine…»
«Infine, vengo a casa e mi riposo: avrò una giornata impegnativa a scuola,
sinceramente gradirei non avere molti impegni dopo.»
«Depenno l’incontro con l’insegnante di cinese?»
«Depenna.»
Marinette sbadigliò, entrando in classe e fermandosi sulla porta, notando
il ragazzo seduto nel posto accanto a quello di Nino: non aveva mai visto
il biondo che stava, con espressione annoiata, ascoltando le chiacchiere
di Chloe; da come la bionda si protendeva verso il nuovo, sembra chiara
l’intenzione che aveva in mente.
Ti ho puntato. Sarai mio.
Scuotendo il capo, la mora raggiunse il suo posto, notando come il nuovo
si era voltato verso di lei, dando completamente le spalle a Chloe:
«Ciao.» le disse con il sorriso sulle labbra e tendendole una mano;
Marinette scoccò un’occhiata alla bionda, osservando come stava fumando di
rabbia.
Oh beh, di certo le avrebbe reso lo stesso la vita difficile per quel
giorno.
Perché non approfittare di conoscere il bel biondo?
«Ciao.» mormorò, allungando la mano e stringendo quella che gli era stata
offerta: il ragazzo sorrise maggiormente, catturandole le dita e
portandosi il dorso alle labbra e, tenendo lo sguardo verde incollato al
suo, sfiorò la sua pelle con la bocca: «Co-cosa…?»
Il biondo le sorrise, lasciandole andare una mano e rimanendo a fissarla,
mentre lei si sedeva e abbassava il volto, giocherellando con una delle
due treccine che si era fatta quel giorno: «Marinette Dupain-Cheng.»
dichiarò Chloe, sbattendo la mano contro il suo banco e facendola
sussultare.
«Ecco che comincia…»
«Ehm. Chloe?» s’intromise il nuovo, impedendo alla bionda di dire
qualcosa: «Mi sembra che stia arrivando la professoressa…»
«Il nostro discorso continua dopo.» dichiarò Chloe, fissando malevola
Marinette, che sospirò rumorosamente, spostando lo sguardo verso la porta
e sorrise ad Alya, la quale stava entrando in quel momento.
«Cosa mi sono persa? Ha già iniziato di prima mattinata?»
«Sai com’è…»
«Quando ti deciderai a tirar fuori un po’ di grinta?» sbottò la ragazza,
posando la borsa e fissandola da dietro le lenti quadrate, facendo
scivolare sul biondo seduto davanti l’amica, che ascoltava attentamente il
loro scambio di battute: «Tu chi sei?»
«Uno nuovo.»
«Mh. Io mi chiamo Alya.»
«Piacere.»
«Non hai intenzione di dirmi il tuo.»
«No. Tanto appena la professoressa farà l’appello, lo saprai.»
«Cos’è? Ti piace interpretare il ruolo del misterioso?»
«Mh. In verità no, però diciamo che ho i miei buoni motivi per tenere la
mia identità celata.» dichiarò il ragazzo, sorridendo e facendo scivolare
lo sguardo verde su Marinette, che stava cercando di ignorarlo con tutte
le sue forze: perché la stava guardando? Perché non dedicava le sue
attenzioni a Chloe?
La ragazza sospirò, voltandosi verso la sua amica e osservandola abbozzare
un sorriso, mentre iniziava a frugare nella sua borsa e tirava fuori
tablet e cellulare; Marinette la vide scrivere velocemente un messaggio su
quest’ultimo, forse avvisando immediatamente Nino della novità che sarebbe
stata seduta accanto a lui ma, invece, fu l’apparecchio della mora a
squillare.
Marinette afferrò immediatamente lo smartphone, mettendolo immediatamente
silenzioso e andando ad aprire la casella dei messaggi: è
carino. E sembra abbia una voglia incredibile di provarci con te. Per me
è approvato! Buttati, ragazza.
Non so neanche come si chiama.
Chiediglielo, magari a te lo dice.
Ne dubito.
Daiiiiii!!! E’ bello, non puoi dire che non è bello, altrimenti non ti
considero più mia amica e non ti toglie gli occhi di dosso. Se alzi la
testa ora, lo trovi a fissarti.
Mi sento a disagio. Perché non la smette?
Perché, tesoro, hai fatto colpo.
Piantala.
Tu chiedigli il nome e di uscire ed io la pianto.
Sembriamo due stupide così. Non ti rispondo più.
«Sei antipatica.» dichiarò Alya assottigliò lo sguardo e studiandola,
scuotendo poi il capo e notando la figura impacciata di Nathanael
avvicinarsi al banco di Marinette: «Hai visite, ragazza mia.» dichiarò,
facendo l’occhiolino all’amica e vedendola voltarsi verso il rosso che,
come al solito, stringeva a sé il suo blocco da disegno.
«Ciao, Nathanael!» esclamò la ragazza, balzando in piedi e allontanandosi
di qualche passo dal suo posto, sentendo addosso lo sguardo di Chloe e
anche quello del nuovo arrivato: perché, perché, perché continuava a
fissarla come se fosse un qualche esemplare di animale raro?
«Ciao.» dichiarò il ragazzo, abbozzando un sorriso: «Ti ricordi la mostra
di cui parlavamo ieri?»
«Quella sugli egizi?»
«Sì. Quella. Ecco, pensavo che potevamo andarci domenica…»
«Domenica, di solito, aiuto i miei in negozio.» mormorò la ragazza,
battendosi le dita sulle labbra: «Che ne dici di…» si fermò, notando che
Nathanael stava fissando un punto dietro di lei e, poco dopo, Marinette
avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle: rimase immobile, non
voleva voltarsi.
Non voleva sapere chi era dietro di lei.
Anche se un’idea ce l’aveva.
«Quindi adesso ti piacciono i nanetti, eh? I tuoi gusti sono veramente
cambiati. E in peggio, aggiungerei.» dichiarò la voce del nuovo, facendola
voltare: era vicino, troppo vicino a lei, con lo sguardo verde che la
fissava divertita; Marinette sentì il volto in fiamme e pregò di non
essere arrossita molto: «Se non ricordo male, avevamo detto che se
diventavo più alto di te…tipo così…» il ragazzo alzò una mano, facendola
gravitare a parecchi centimetri sopra la testa di lei, e si chinò in
avanti, quasi sfiorandole l’orecchio con le labbra: «…tu mi avresti
sposato. Te lo ricordi, Marinette?»
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.802 (Fidipù)
Note: Buonasera a tutti! Eccomi qua con il nuovo capitolo di Vuoi
scommettere? e diamo subito il via ai "Marinette, sei stupida!",
"Marinette, gettati subito fra le braccia di Adrien!" perchè, l'ammetto,
mentre scrivevo l'ho pensato anch'io ma...beh, se lo facesse io dovrei
chiudere subito la storia. E non mi va: come faccio a darvi noia
altrimenti? Detto ciò, passo subito ai ringraziamenti: un grazie a chi legge in silenzio, a chi commenta sia qui che su FB e a chi inserisce la storia in una delle sue liste. Grazie, davvero, grazie!
Marinette si voltò, incontrando lo sguardo
verde del ragazzo e sentendo il volto andare in fiamme: come aveva fatto a
essere così dannatamente cieca? Insomma, aveva miliardi di foto di lui –
di loro due assieme – in casa. Come aveva fatto a non riconoscere i suoi
occhi o i lineamenti del suo volto?
Certo, era cambiato.
Era cresciuto.
Ma non così tanto da essere irriconoscibile.
Aprì bocca, senza emettere alcun suono, e fece un passo indietro,
osservando il biondo in tutta la sua interezza, mentre lui abbozzava un
sorriso e infilava le mani nelle tasche dei pantaloni: dov’era il nanetto
con cui aveva sempre giocato da piccola? Quello che entrava di corsa nella
boulangerie dei suoi genitori, afferrandola per una mano e trascinandola
in chissà quali avventure.
«A…ad…» provò a dire, portandosi una mano alla bocca e deglutendo: perché
non riusciva a parlare? Era sempre stato facile parlare con lui?
Lo vide sorridere e portarsi una mano al petto, chinandosi leggermente:
«Adrien Agreste, al suo servizio.» dichiarò, alzando la testa e facendole
l’occhiolino. «Principessa.»
«Adrien?» esclamò Chloe, balzando in piedi e osservando anche lei stranita
il ragazzo: «Quel nanetto, figlio dell’amico…»
Il ragazzo si voltò verso la bionda, sorridendo divertito: «Già. Sono
proprio quel nanetto. Incredibile quello che può fare la crescita, eh?»
dichiarò, notando un movimento alle sue spalle e osservando Marinette
correre fuori dall’aula, subito seguita dall’amica: «Cosa…?» mormorò,
guardandosi attorno e notando che tutti lo stavano fissando, compreso il
tipo dal capello fulvo che, fino a poco prima, aveva parlato con
Marinette: «Ehm. Scusate per la scenetta.» mormorò il ragazzo, chinando
lieve il capo e sorridendo impacciato: «Salve, mi chiamo Adrien Agreste
e…beh, penso che andrò al bagno.» dichiarò, raggiungendo velocemente la
porta e uscendo dall’aula.
Ok. Forse aveva un po’ esagerato mettendo in scena tutto quello…
Aveva messo involontariamente Marinette al centro dell’attenzione, ben
sapendo quanto la ragazza lo detestasse.
Cioè, lo odiava da piccola e, sembrava, che da adolescente quel sentimento
era quintuplicato.
Sbuffò, guardandosi attorno e osservando la scuola vuota, ovviamente quasi
tutti erano già nelle loro aule in attesa dei professori; sbuffò,
passandosi una mano fra i capelli, indeciso su cosa fare: tornare in aula?
Andare da qualche parte e far passare la prima ora? Si voltò, sentendo il
rumore dei tacchi che si faceva più vicino e si decise per la seconda
opzione, muovendosi velocemente nel corridoio e raggiungendo la prima
porta disponibile, entrando in quello che sembrava uno spogliatoio.
«Un applauso ad Adrien Agreste, colui che riesce a incasinare tutto.» si
disse da solo, sedendosi per terra e addossando la testa contro gli
armadietti di metallo: aveva agito d’impulso, non appena aveva visto
quella testa di pomodoro farsi avanti con la sua principessa e, così
facendo, l’aveva messa in imbarazzo.
Sbuffò nuovamente, tirando su le ginocchia e abbandonando il capo contro
di queste, ignorando il rumore della porta che si apriva, finché non sentì
qualcuno tossire poco lontano da lui: alzò la testa, osservando senza
interesse capello di pomodoro che, con l’album stretto al petto, lo stava
fissando di rimando.
Si libera mai di quel blocco?,
si domandò Adrien alzandosi a sedere e poggiandosi contro il muro,
infilando le mani in tasca: «Sì?» domandò, stampandosi in volto un sorriso
di circostanza: «Non ci conosciamo, vero?»
«Io mi chiamo Nathanael.»
«Adrien.» dichiarò spiccio, guardandosi attorno e aspettando che il
pomodoro prendesse parola e notando come il volto stesse assumendo la
stessa tonalità dei capelli: era umanamente possibile arrossire così
tanto?
«Sembra che tu conosca Marinette…»
«Siamo amici d’infanzia.»
«Solo questo?»
«Solo questo?» ripeté Adrien, portandosi una mano al viso e massaggiandosi
il mento: «Mh. Vediamo, diciamo che abbiamo un rapporto speciale…»
«Marinette non ha mai parlato di te.» commentò il rosso, fissandolo con
l’unico occhio che la frangia lasciava libero: «La conosco da quando
abbiamo iniziato la scuola e…»
«Beh, di certe cose non si parla, non credi?»
Pomodoro annuì, voltandosi di lato e stringendo l’album da disegno, quasi
come se così prendesse coraggio: «A me piace Marinette.» dichiarò tutto
d’un fiato e Adrien ci mise alcuni secondi prima di capire che si trattava
di più parole dette velocemente e non una sola: «Ecco, io…»
«Beh, Marinette è una ragazza bellissima e adorabile. Non trovi?» domandò
il biondo, infilando le mani in tasca e sorridendo, assumendo una posa
rilassata: «Ma la conosco da un po’ e non penso che tu rientri nei suoi
canoni, diciamo così. Inoltre è innamorata di me.»
«Tu non sai com’è lei, non la conosci ora.»
Il biondo sorrise, inclinando la testa di lato: «Vuoi scommettere?»
«Giusto per sapere…» domandò Alya, osservando la porta di uno dei bagni
chiusa: «Hai intenzione di rimanere lì per…quanto tempo? Fino alla fine
della prima ora? Tutta la giornata?»
«Facciamo per sempre?»
«Marinette!» sbuffò Alya, scuotendo e facendo ondeggiare le ciocche mosse
dei capelli: «Non puoi nasconderti per sempre.»
«Posso e lo faccio.»
«E perché? Perché un ragazzo bellissimo si è dimostrato interessato a te?
Ragazzo che, fra le altre cose, è il tuo amico d’infanzia.» commentò la
ragazza, sistemandosi gli occhiali e ridacchiando: «Altro che buttarmi nel
giornalismo, io dovrei fare la veggente! Cos’avevo detto l’altro giorno?»
«Non hai indovinato niente.» sbottò Marinette, aprendo la porta del bagno
e osservando male l’amica: «Io non mi sono innamorata subito di lui.»
«No, certo che no. Infatti sei corsa qui in bagno, con il volto rosso come
un peperone, per sport. Andiamo, Marinette. Ammettilo che il tipo ti
piace.»
«No, non mi piace.»
«Marinette…» la riprese Alya, spintonandola lieve, mentre la ragazza
apriva il rubinetto dell’acqua e si bagnava il viso, sperando così di
attenuare la sensazione di caldo che sentiva addosso: «Non ti piace
nemmeno un pochino? Un pochino pochino?»
«Sì. Cioè no, io non…»
«La ragazza è confusa. Bene! E’ il primo passo verso una cotta
stratosferica! Una di quelle dove sei ben rosolata da entrambe le parti!»
«Alya!»
«Ok, ok. La smetto di prenderti in giro, anche se è divertente.»
«Grazie, sei davvero un’amica.»
«Prego, faccio del mio meglio.» dichiarò la ragazza, sorridendole: «Beh,
che hai intenzione di fare adesso? Torniamo in classe come se nulla
fosse…»
«Come faccio a tornare in classe?»
«Bene, attendiamo la fine della prima ora e poi andiamo.» dichiarò Alya,
con un’alzata di spalle: «Non mi sembra tanto complicato…»
«Ma, con la scena di prima e…Chloe! Oh no, Chloe! Mi renderà la vita un
inferno! Da piccola le piaceva Adrien e figurarsi ora: si vedeva lontano
un miglio che l’aveva puntato!»
«Ti riesce ignorare la principessina viziata ogni tanto? Davvero,
Marinette, non dovresti darle tanto potere su di te! E poi, lo sai, ci
sono io a proteggerti da quell’antipatica e penso che anche sederino
d’oro…»
«Sederino d’oro?»
«Ehi, quando si è alzato per segnare il territorio come suo, io ho potuto
ammirare il suo meraviglioso lato B e ti posso dire che ti farà
sospirare.» mormorò Alya, poggiandosi al lavabo: «Peccato che Nino non ha
un lato B così bello.»
«Bene. E’ sempre utile sapere che sei fissata con i lati B dei ragazzi.»
«Lieta di fornirti questa informazioni.» esclamò Alya, sorridendo: «Ti sei
calmata?»
«Sì. No. Forse. Spero?»
«Ottimo! Sei decisa, perfetto!»
Marinette annuì, osservando sconsolata la porta: «Cosa dovrei fare?»
«Se ti chiede di uscire, di sì.»
«Alya…»
«No, niente Alya. E’ un bel ragazzo e penso che sia anche carino e
simpatico.» si fermò, ridacchiando: «No, dopo la scenetta a principe
azzurro, mi correggo deve essere anche carino e simpatico, quindi se ti
chiede di uscire tu dici sì: vedilo come un modo per riallacciare
un’amicizia.»
«Certo…»
«Ehi, sei tu quella che ci vede possibili retroscena romantici. E spero
anche porcellini, o dai, dimmi che ha scatenato il tuo lato selvaggio!»
«Alya!»
«Ok, la smetto.» dichiarò la ragazza, dando uno sbuffetto sul naso di
Marinette: «Torniamo in classe?»
Adrien si mosse a disagio sulla sedia: desiderava tanto voltarsi,
osservarla e parlare con lei ma non poteva, altrimenti la professoressa
l’avrebbe ripreso: osservò la donna dai capelli rossi, scrivere qualcosa
alla lavagna e poi voltarsi verso tutti loro: «Come ben sapete, a breve
entreremo in una parte veramente tragica della nostra nazione, la
Rivoluzione Francese. Quindi prima di buttarci fra ghigliottine e gente
che perdeva letteralmente la testa…beh, pensavo di fare un compito. E no,
niente Professoressa Tikki: non sono il professor Plagg, non potrete
comprarmi con un po’ di camembert. Preparatevi a modo, perché la prossima
settimana ci sarà il compito.»
La campanella suonò, decretando la fine della giornata scolastica e
Adrien sospirò, iniziando a mettere i libri all’interno della borsa:
«Fantastico. Primo giorno di scuola e subito la minaccia di un compito in
classe.» bofonchiò, cercando di eseguire l’operazione velocemente: dai
movimenti che gli arrivavano da dietro, sembra che Marinette fosse
veramente ansiosa di scappare.
«Benvenuto a Parigi, amico.» dichiarò Nino, il ragazzo seduto nel posto
accanto al suo, allungandogli il pugno che Adrien colpì con il proprio:
«Vedila come una festa di benvenuto.»
«Veramente avrei preferito una vera festa.» dichiarò il biondo, alzandosi
e osservando la ragazza dalla capigliatura corvina, sfrecciargli accanto e
uscire velocemente dall’aula: «Maledizione!» imprecò, afferrando la borsa
e seguendola all’esterno: Marinette stava scendendo velocemente le scale
ed era giunta quasi alla fine; si mise al suo inseguimento, scendendo di
corsa i gradini della scala di metallo e osservandola uscire
dall’edificio.
Quanto era veloce?
Sbuffò, aumentando il ritmo e raggiungendo l’esterno, giusto in tempo per
vederla raggiungere il semaforo che, con sua somma sfortuna, era verde in
quel momento: rimase fermo, osservandola attraversare la strada ed entrare
velocemente nel negozio dei genitori.
Cosa fare?
Andare o non andare?
Presentarsi a Sabine e Tom, così che gli permettessero libero accesso alla
loro abitazione?
Si voltò, osservando l’auto grigia parcheggiata davanti l’istituto, quasi
come se questo avesse deciso al posto suo: dalle tregua, sembrava dirgli
la vettura.
Hai già fatto abbastanza per oggi.
Marinette si lasciò cadere sul letto, voltandosi e osservando la sua
camera mentre il cuore le batteva velocemente nel petto: perché era
fuggita? Perché aveva così paura di parlare con lui?
Si mise a sedere, portandosi le mani ai capelli e sciogliendoli, scuotendo
poi il capo: «Perché non sei rimasto carino come quando eri piccolo?»
domandò al nulla, allungando una mano e prendendo il portafoto che teneva
nella mensola sopra il letto e sorridendo: ricordava quella foto, la madre
di Adrien l’aveva scattata quando si erano mascherati per carnevale.
Lei era vestita da coccinella, mentre Adrien da gattino nero: erano poi
andati alla festa della scuola e si erano divertiti, abbuffandosi di dolci
e giocando alle attività che le maestre avevano creato per gli alunni.
Sorrise, carezzando l’immagine del bambino con i capelli biondi e gli
occhi verdi, mentre la sua mente le riportava alla mente quella del
giovane che aveva incontrato: «Ah!» sbuffò frustrata, gettandosi di nuovo
sul letto e stringendo al petto la fotografia.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.694 (Fidipù)
Note: Salve salvino! Nuovo aggiornamento di Vuoi scommettere?
dove...beh, ci sarà l'apparizione di un altro personaggio! E che altro
dire? Marinette è ancora in alto mare, Adrien è sempre Adrien
e... Niente, passo subito ai ringraziamenti, perché non è che ci siamo molto da dire! A parte chiedersi dove è finito il cervello di Marinette, ma questa è un'altra cosa. Allora, come sempre voglio ringraziare tutti voi che leggete silenziosamente la storia, tutti voi che commentate (qui, su FB nel gruppo di Miraculous Ladybug Italia) e anche tutti coloro che hanno inserito questa storia in una delle liste di EFP.
Grazie, davvero, grazie!
Marinette osservò l’ingresso della scuola,
tornando poi a nascondersi fra il muro della scalinata e le siepi: «Giusto
per sapere…» mormorò Alya, nascosta anche lei nell’angusta tana: «Hai in
mente di rimanere qui tutto il giorno?»
«Posso?»
«No, che non puoi.»
«Sicura?» domandò la mora, fissandola negli occhi e ricevendo uno sguardo
sconsolato in cambio: «Davvero, io…»
«Io penso che tu debba uscire da qui.» commentò Alya, posandole le mani
sulle spalle e spingendola fuori dal rifugio, che la mora aveva trovato e
dirigendola verso le scale d’ingresso della scuola: «Quindi, adesso
andremo a scuola come se nulla fosse…»
«Ehi, Marinette! Anche oggi farete uno spettacolino?» commentò Kim, un
ragazzo della loro classe, additandola: «Ieri è stato…»
«Vedi?» sbottò la mora, voltandosi verso l’amica e fissandola sconvolta,
cercando di tornare a nascondersi ma trattenuta saldamente da Alya:
«Lasciami.»
«No.» dichiarò la castana, trattenendola per la maglia e voltandosi verso
il loro compagno: «Kim, sapevo che gli sportivi non sanno usare il
cervello ma, seriamente, pensavo fosse solo un cliché.»
«Cosa?»
Alya sbuffò, superando il ragazzo e dirigendosi imperterrita verso
l’entrata: «Serve una mano?» domandò una voce maschile e le due ragazze si
voltarono, giusto per vedere Adrien Agreste raggiungerle: «Anche se non
so…»
«Se ti sei offerto per aiutare la tua amica a fuggire: no, non serve una
mano.» dichiarò Alya, afferrando Marinette per le spalle e tenendola
appiccicata a sé: «Se vuoi aiutare me a portarla a scuola: sì, mi farebbe
davvero comodo.»
Adrien assentì, ridacchiando: «Buongiorno, Marinette.» la salutò,
osservandola, mentre si ostinava a tenere lo sguardo verso il basso e le
orecchie erano già di un acceso color peperone: «Ah…» mormorò, portandosi
una mano alla bocca, indeciso su cosa dire: scusarsi per il comportamento
del giorno precedente?
«Bu-buogiornen Adrino…vo-volevo di-dire…Bu-buongiorno Adrein…Adrien…»
Il ragazzo sorrise, entrando dentro la scuola e anticipandole verso la
loro classe: «Perché hai balbettato così tanto?» domandò Alya sottovoce,
prendendo l’amica a braccetto e seguendo il biondo: «Sembravi…»
«Non lo so.»
«Io un’idea ce l’avrei.»
«No, non è quello che pensi tu!» sbottò Marinette, accorgendosi solo in
quel momento di aver parlato ad alta voce e di aver attirato l’attenzione
di Adrien: «Ah…ehm…»
«Sai, Adrien.» s’intromise Alya, sorridendo mefistofelicamente a
Marinette: «Che magari…»
«Alya!»
«Beh, immagino sia dura cambiare scuola, soprattutto se vieni anche da un
altro continente e quindi, pensavo che avevi bisogno di un aiuto. Sai,
Marinette, è molto brava e quindi…»
«Alya.»
Adrien sorrise, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela,
affiancando le due ragazze e riprendendo a camminare al loro fianco: «Beh,
non ho grandi problemi però un aiuto è sempre gradito. Posso contare su di
te, Marinette?»
«No…cioè sì. Va be-bene.» balbettò la ragazza, alzando timidamente lo
sguardo e sorridendo lieve allo sguardo verde fisso su di lei: perché era
così stupida? Perché incespicava in quel modo sulle parole? Non le era mai
successo con nessuno, neanche con Adrien quando erano piccoli perché
adesso sì, invece?
«Mi ringrazi dopo con una bella collezione dei dolci di tuo padre.»
bisbigliò Alya, facendole l’occhiolino e superando i due, lasciandoli da
soli davanti l’aula.
«Dev’essere una ragazza in gamba.» commentò Adrien, osservando la ragazza
salutare il suo compagno di banco e poi sistemarsi nel suo posto: «Sono
contento che hai trovato un’amica così.»
«Grazie…» mormorò la ragazza, guardandosi attorno impacciata e stringendo
spasmodica la spalla dello zaino: «Il primo giorno di scuola ci siamo
ritrovate sedute insieme e Alya ha subito attaccato a parlare, dicendomi
che vuole fare la giornalista da grande…beh, sarebbe veramente portata per
questo: riesce a trovare uno scoop anche a un miglio di distanza, come per
esempio quando ha scoperto la collezione di camembert del professor
Plagg…un po’ impossibile da non scoprire, visto la puzza di quel formaggio
o quando…» Marinette si fermò, portandosi le mani alla bocca e sgranando
gli occhi: «Scu-scusa, non volevo…»
«Parli sempre a raffica quando sei nervosa.» dichiarò Adrien,
ridacchiando: «Cosa insegna il professor Plagg?»
«La materia peggiore a questo mondo.» commentò una voce maschile alle loro
spalle: Adrien e Marinette si voltarono, osservando l’uomo dalla
capigliatura mora e dal pizzetto ben curato, mentre lo sguardo verde di
quest’ultimo vaga dall’uno all’altra: «Ovvero matematica. Signorina
Dupain-Cheng, non sento odore di camembert.»
«Fo-forse perché non ce l’ho?»
«Male. Molto male. Le do un brutto voto solo per questo.» sentenziò
l’uomo, superandoli e ridacchiando: «Ovviamente no, altrimenti Tikki mi
farà bruciare le orecchie a suon di urla.»
Adrien l’osservò entrare in classe, posare il registro sulla cattedra e
voltarsi verso di loro, come a invitarli a entrare: «Andiamo. Non voglio
sapere quale punizione potrebbe darci per essere in ritardo…»
«Mangiare camembert, forse.» mormorò Marinette, seguendolo e raggiungendo
velocemente il suo posto, mentre Adrien si sedeva davanti a lei: «A
Nathanael è toccato l’ultima volta che ha fatto tardi.»
«Ma questo Nathanael…» si voltò Adrien, osservandola mentre lei tirava
fuori quaderno e libri: «E’ il tuo ragazzo?»
«Ehi tu. Belloccio nuovo.» dichiarò il professore, attirando l’attenzione
di Adrien e facendolo voltare: «La lavagna è di qua, penserai dopo a
provarci con le ragazze: capisco che la signorina Dupain-Cheng è molto
carina, ma la matematica è importante.»
Marinette gemette frustrata, mentre Adrien lesse velocemente ciò che
l’uomo aveva scritto con il gesso: «Quante calorie ci sono in un terzo di
forma di camembert?»
«Ehi, belloccio nuovo, mantenere la linea è difficile se non sai calcolare
l’apporto calorico.»
«Beh. Non è andata male come giornata.» sentenziò Alya, seguendo l’amica
verso la boulangerie dei genitori di Marinette: «In fondo siete solo stati
richiamati dal professor Plagg, dalla professoressa Tikki e dalla Bustier.
Non male, no?»
«E’ sempre rivolto verso di me.»
«Forse perché gli piaci?» buttò lì Alya, osservando lo sguardo stralunato
che la mora rivolse verso di lei: «Andiamo. Neanche Nino – che è il mio
ragazzo, eh – ha certe accortezze verso di me: insomma, quando siamo
andate in aula studio con lui e Nino ti ha aperto la porta. La porta,
Marinette! Oppure quando si è offerto di portarti la borsa? O quando…»
«E’ sempre stato gentile.»
«E poi ti guarda come se tu fossi la cosa più bella di questo mondo.»
mormorò sognante Alya, portandosi le mani al viso e sospirando estasiata:
«Pagherei per sentirmi addosso quello guardo, peccato che Nino lo rivolge
solo alle consolle da dj.» Marinette si fermò al semaforo, osservando il
rosso scattare proprio in quel momento e si strinse fra le braccia,
storcendo la bocca: «Cosa c’è che non va?» le domandò Alya, fissandola:
«Non capisco perché ti comporti così, davvero. E’ un bel ragazzo, che
sembra non avere occhi per te e tu cosa fai? Ti comporti in questo modo
assurdo.»
«Non lo faccio apposta. Mi sento a disagio.»
«A disagio?»
«Sì, tantissimo.»
«Non è che forse ti senti così perché ti piace?»
«Chi? A-adrien? No! Insomma, è un mio amico d’infanzia e…dai, l’ho
rincontrato solo ieri!»
«Mai sentito parlare di colpo di fulmine?»
«Non sono tipo da colpo di fulmine.»
«Sì, ed io ho i voti di Max.» dichiarò Alya, voltandosi verso la scuola e
sorridendo: «Oh, il tuo bello sta venendo qua.» dichiarò, pungolando
Marinette con il gomito e sorridendo ad Adrien che, scendendo velocemente
le scale, le aveva raggiunte di corsa: «Vieni anche tu a mangiare un po’
di croissants?»
«Magari. Devo andare a conoscere il mio insegnante di cinese, un certo
Fu.» commentò il ragazzo, passandosi le mani fra i capelli e sorridendo
alla mora: «Volevo chiederti il numero, Marinette. Così nel caso non
capisco qualcosa o mi accorgo di essere più indietro rispetto a voi, ti
posso mandare un messaggio.»
«Eh? Ah. Sì, certo.» mormorò la ragazza, prendendo il cellulare: Adrien
sorrise, afferrandoglielo di mano e attivandolo, selezionando la schermata
di chiamata e componendo il suo numero, facendo partire la telefonata;
annuì convinto, quando vide il display del suo telefono accendersi e il
numero della ragazza comparire, ridando poi l’altro apparecchio alla
legittima proprietaria: «Perfetto. Adesso vado o la tabella di Nathalie
salta completamente per un minuto di ritardo. A domani, ragazze.»
«A domani.» lo salutò Alya, dando una gomitata a Marinette: «Pianeta Terra
chiama Marinette.»
«Eh? Co….a demani…a dama…a domani!»
«Tu ancora convinta che non ti piace, vero? No, perché da come balbetti…»
«E’ disagio.»
«Ti senti a disagio perché ti piace. E anche tanto tanto.»
Perché tutti gli esercizi di matematica
riguardano il camembert?
Marinette ridacchiò, rileggendo il messaggio che Adrien le aveva mandato:
nessun saluto, niente come stai? o cosa fai? ma una frase diretta;
sorrise, osservando i compiti che aveva appena finito e sospirò
profondamente: il professor Plagg è
parecchio fissato, scrisse indugiando poi sul tasto d’invio.
Calò il pollice, premendo e inviando le poche parole.
Noto. Fu l’immediata risposta del ragazzo e Marinette rimase in attesa,
osservando i tre puntini che sobbalzavano, sinonimo che il ragazzo stava
ancora scrivendo: Ma è uno scherzo?
Come ha fatto a mettere quello stupido formaggio anche nelle funzioni?
Marinette ridacchiò, tirando su le gambe e scrivendo velocemente la
risposta: Non offendere mai il
camembert. E’ sacro.
Me ne ricorderò. Impazzirò a fare questi compiti e stanotte mi sognerò
forme di formaggio, lo sento.
E’ capitato a tutti. Le forme di formaggio di assaliranno durante la
notte.
Fantastico. Incubi assicurati.
La ragazza posò il telefono, buttando giù le gambe e poggiando le braccia
sulla scrivania, nascondendo il volto contro di queste: «Perché non riesco
a parlargli così dal vivo?» bofonchiò, voltandosi di lato e osservando il
cellulare illuminarsi in quel momento: Per
sapere: cosa fai sabato?
Marinette sentì il cuore batterle forte nel petto, mentre rileggeva le
parole che Adrien le aveva scritto; deglutì, osservando le mani tremarle
mentre scriveva la risposta: Niente.
Che ne dici di andare a fare un giro?
Vorrei vedere un po’ Parigi.
Un giro. Un semplice giro.
La ragazza inspirò profondamente, rilasciando andare l’aria e cercando in
questo modo di calmarsi: un giro. Era una cosa semplice, alla fine usciva
anche con Alya.
Alya.
Giusto! Magari avrebbero potuto invitare anche lei e Nino.
Prese coraggio, iniziando a scrivere la risposta affermativa e buttando lì
l’idea di invitare anche i due, fermandosi quando notò che Adrien stava
ancora scrivendo.
Giusto per la cronaca. Ti sto chiedendo
di uscire noi due da soli. Un appuntamento.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.424 (Fidipù)
Note: Salve salvino! Eccomi qua con il nuovo aggiornamento di Vuoi
scommettere?: un po' in ritardo, rispetto al solito, ma in questi giorni
ero in stato comatoso (grazie caldo, eh!) e il pc...beh, è una fonte di
calura pazzesca...diciamo che non mi ci mettevo molto volentieri (senza
contare che martedì avrò un esame e, quindi, mi sono messa a studiare come
se non ci fosse un domani.). Ma bando alle ciance, vi lascio
immediatamente con il nuovo capitolo e voglio ringraziare tutti coloro che
leggono e/o commentano le mie storie (prima o poi riuscirò a rispondere a
tutte le recensioni!).
Grazie, davvero, grazie di tutto cuore.
Alya osservò divertita la ragazza che, con
la testa china sulle ginocchia, stava nascondendo il volto al mondo
intero: quando, quella mattina si era alzata e aveva letto il messaggio di
Marinette, si era preparata in fretta e in furia, raggiungendo poi la
boulangerie dei Dupain a tempo di record.
Marinette era nel negozio, le mani che tormentavano l’orlo della maglia,
lo sguardo nervoso, il labbro inferiore martoriato dal segno dei denti:
Alya aveva scosso il capo, sorridendo lieve all’amica e l’aveva scortata
fuori, raggiungendo il lungofiume e facendo accomodare l’altra sulla
panchina, ascoltando poi il discorso balbettante e confuso che era venuto
dopo.
«Allora…» mormorò Alya, non ricevendo nessun segno vitale dall’altra:
«Adrien ti ha invitato.»
«Sì.»
Alya annuì con la testa, incrociando le braccia: aveva intuito che il fine
ultimo del biondo, quando il giorno prima aveva chiesto il numero di
telefono all’amica, fosse quello di provarci e non certo di chiedere aiuto
per i compiti; l’aveva sentito in classe, quando i professori lo
interpellavano, e sembrava che Adrien Agreste se la cavasse egregiamente:
«E tu cosa hai risposto?»
Marinette alzò il capo, fissandola negli occhi: «Niente.» dichiarò
lapidale, tornando a nascondere il volto.
«Come niente? Mi stai dicendo che quel poveretto sta ancora aspettando la
tua risposta?»
«Sì.»
«Marinette…» sospirò la ragazza, sistemandosi gli occhiali e scuotendo il
capo: «Perché?»
«Non lo so.» sbuffò stizzita la mora, alzandosi e iniziando a camminare
davanti la panchina, avanti e indietro: «Io…io…io…»
«Respira. E cercare di trovare le parole.»
La ragazza annuì, inspirando profondamente e guardando l’amica che,
comodamente seduta a gambe incrociate sulla panchina, la guardava
paziente: «Io pensavo avesse proposto una semplice uscita, stavo già
valutando di chiamare anche tu e Nino quando…»
«Quando il bell’Adrien ha precisato che era un appuntamento.»
«Sì. Ed io…»
«Sei andata in paranoia.»
«Esatto.»
Alya sorrise dolcemente, osservando l’amica iniziare a tormentare una
ciocca di capelli e lo sguardo celeste che si perdeva in lontananza,
fissando la mastodontica figura di Notre-Dame: «Marinette?»
«Mh?»
«Secondo te perché Adrien ti provoca tutto questo? Sinceramente, ti ho
visto con altri ragazzi e non eri questo fascio di nervi ambulante, ma da
quando è apparso lui nella tua vita, due giorni fa…»
«Sono passati solo due giorni?»
«Eh sì.» assentì Alya, ridacchiando: «Ti sembrava di più?»
«Beh, considerato tutto…» Marinette si fermò, battendosi le dita sulle
labbra: «Sì, mi sembra trascorso molto più tempo.»
«Comunque hai idea del perché sei un fascio di nervi con lui?»
«Non lo so.» sospirò la ragazza, scuotendo la testa corvina e abbassando
le braccia: «Quando…quando si avvicina sento l’ansia salire e la lingua
s’impasta e…»
Alya poggiò i gomiti contro le ginocchia e, presosi il volto fra le mani,
sorrise convinta: «Marinette? Non è che forse ti sei presa una bella cotta
per Adrien?»
«Cosa? No!»
«Come fai a dirlo?»
«Perché lo conosco da due giorni?»
«Errato. Lo conosci fin da quando eri piccola.»
«Quando era piccola era differente. Questo…» Marinette si fermò,
mordendosi il labbro inferiore e diventando pensierosa: «Questo Adrien è
nuovo anche per me. E una cotta non si prende in…»
«Colpo di fulmine…» cantilenò Alya, dondolando il capo: «Accensione di una
vecchio amore mai sopito…»
«Piantala!»
«E allora dammi una risposta logica al fatto che non hai risposto al suo
invito.»
«Mi ha presa alla sprovvista?»
«Marinette…»
«Davvero!»
«No, non è questa la risposta.»
«Sì, che lo è.»
Alya si alzò in piedi, avvicinandosi all’amica e posandole le mani sulle
spalle: «Marinette, se ti fermassi un attimo ad ascoltare quello che
dici…» si fermò, sorridendole: «…ti renderesti conto da sola del non senso
assoluto che hanno le tue parole.»
«Alya…»
«Nessuno ti sta correndo dietro, quindi prenditi il tuo tempo e cerca di
capire perché tutta questa agitazione per Adrien. Ok? Anche se io ho già
detto quale è, ma tu sei troppo cieca – e testarda – per capirla.»
«D’accordo.»
«E adesso andiamo a scuola, ok?»
«E se…»
«Se Adrien ti chiederà qualcosa? Semplice, dì quello che senti.»
«Sicuramente balbetterò qualcosa senza senso.»
«Quello è sicuro.»
«Alya!»
Adrien sospirò, dando un’occhiata veloce allo schermo del cellulare e non
trovando nessuna notifica, non faceva altro che controllarlo dalla sera
precedente da quando, idiota com’era, aveva chiesto a Marinette: come
accelerare i tempi e fare danno, poteva scrivere tranquillamente un libro.
Sbuffò, alzando la testa e notando Chloe e la sua amica entrare in classe:
«Buongiorno, Adrien.» tubò la bionda, sedendosi nel posto speculare al suo
e sorridendogli: «Sai, stavo pensando che magari sabato possiamo andare da
qualche parte, non credi? Noi due, intendo. Conosco un locale…»
«Forse ho altri impegni.» dichiarò il ragazzo, abbozzando un sorriso e
osservando il suo compagno di banco entrare in classe: «Bro’.» lo salutò,
alzando il pugno e venendo immediatamente ricambiato dall’altro: Nino lo
aveva preso subito in simpatia il primo giorno, autodefinendosi suo Bro’ e
migliore amico.
Nonché fonte inesauribile di informazioni, essendo il ragazzo della
migliore amica di Marinette.
«Perché mi stai fissando così?» gli domandò il moro, mentre si sedeva e si
toglieva le cuffie, voltandosi poi verso il biondo: «Sembra quasi che tu
stia aspettando qualcosa da me. Sì, direi che è proprio così.»
«Non sai nulla?»
«Mh. Vediamo…» mormorò Nino, poggiando la sua borsa per terra e
recuperando i libri della prima ora: «So che Alya è stata chiamata
stamattina presto da Marinette – mi ha chiamato la mia ragazza, dicendomi
di non aspettarla fuori da scuola – e ha detto che le era sembrata
agitata.»
«Secondo te è un bene che Marinette era agitata? Perché quando eravamo
piccoli non lo era mai. Almeno con me.»
«Ah boh. Ho smesso di capire le donne da quando avevo cinque anni.»
Adrien ridacchiò alla battuta dell’amico, osservando le protagoniste del
loro discorso entrare in classe: Alya sorrise loro, mentre Marinette era
rimasta ferma fuori dall’aula con…
«Testa di pomodoro.» bofonchiò Adrien, fissando male il rosso con cui
Marinette stava parlando: sembrava a suo agio, tranquilla mentre sorrideva
al ragazzo; rimase a fissarla, mentre Pomodoro si frugava nelle tasche e
tirava fuori qualcosa – dei biglietti, forse? –, Adrien vide lo sguardo di
lei illuminarsi anche da quella distanza e prendere uno dei rettangoli di
carta, annuendo e dicendo qualcosa.
Perché non era così anche con lui?
Perché doveva essere pronta a scattare come una molla quando c’era lui al
posto di Pomodoro?
Sbuffò, poggiando le braccia sul banco e la testa sopra di queste,
osservando per tutto il tempo Marinette: la vide infilare il biglietto –
ormai era quasi certo che si trattasse di questo – nella borsa e poi
annuire all’altro, voltandosi ed entrando in classe; capì perfettamente il
momento in cui si accorse di lui: da tranquilla e rilassata, la sua
postura divenne rigida e nervosa, mentre camminava davanti al suo banco e
scivolava poi dietro di lui.
Adrien si mosse, voltandosi e poggiando le braccia sul banco di lei:
«Allora?»
«Co-cosa?»
«Quello che ti ho chiesto ieri.»
«Ah…Ec-cco…Io…»
«Quello che sta dicendo è sì.» s’intromise Alya, sorridendo zuccherosa
allo sguardo di Marinette: «Se aspettavo te, il professor Plagg arrivava.»
«Sì?» domandò Adrien, sorridendo gioioso: «E’ sì davvero?»
«Sì, se non va in iperventilazione adesso e muore.» commentò Alya, vedendo
l’amica diventare rossa e respirare: «Tranquilla, va tutto bene. E’ solo
Adrien, il tuo amico d’infanzia.» dichiarò la castana, prendendo l’altra
per le mani e fissando un attimo Adrien: «Puoi voltarti così la calmo un
po’?»
«Ok.» dichiarò il biondo, voltandosi in avanti e ascoltando distrattamente
le due ragazze – o meglio Alya – che parlottavano: Marinette le aveva
detto sì.
In realtà era stata Alya a rispondere.
E Marinette aveva reagito come sempre, se non peggio.
Marinette scivolò fuori dall’aula non appena le lezioni terminarono,
timorosa di un qualsiasi approccio di Adrien: avrebbe voluto picchiarsi
con il libro di storia che teneva stretto al petto per la sua stupidità:
«Marinette?» la voce del protagonista dei suoi pensieri la fermò,
facendola voltare e incontrare la figura del biondo.
Adrien si avvicinò a lei, portandosi una mano alla nuca: «Per prima…»
mormorò, abbassando lo sguardo verde e sorridendo: «Ha risposto Alya,
quindi facciamo che non se ne fa nulla, ok? Non voglio costringer…»
«No!»
«Cosa?»
«Ah…ehm…n-no, bene mi va…va bene…uscire.» balbettò la ragazza, sentendosi
il volto andare in fiamme: «Co-come amici?»
Il ragazzo la fissò un attimo, annuendo poi con la testa: «Come amici.»
ripeté, sorridendole: come recuperare un passo falso. Bene, avrebbe potuto
scrivere un libro anche su quello: un’uscita come amici avrebbe
tranquillizzato Marinette e lui…
Beh, lui avrebbe fatto un piccolo passo verso la conquista della sua
signora.
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.468 (Fidipù)
Note: Ok, l'ammetto! Mi ero totalmente dimenticata di aggiornare
questa storia. Sono una pessima autrice, lo so, dimentico le mie storie e
le abbandono a loro stesse, lasciandole lì senza curarle e...sì, tutta
questa tiritera per dire che mi ero leggermente - ma proprio leggermente -
scordata di aggiornare. Son geniale, vero? E pensare che mi segno tutto
quello che devo fare ogni giorno...brutta cosa la vecchiaia.
Comunque eccomi qua, pronta a rimediare all'errore e vi lascio subito al
capitolo, ma prima...
I ringraziamenti son d'obbligo, quindi grazie a chi legge silenziosamente,
a chi commenta qui e su FB, a chi inserisce questa storia in una delle sue
liste e...
Beh, grazie!
Marinette sospirò, osservando l’ennesimo
vestito e gettandolo nel mucchio ai suoi piedi: qualsiasi cosa era
presente nel suo armadio non andava bene. O era troppo elegante o troppo
sciatto.
Voleva apparire carina, ma senza esserlo esageratamente.
Visto il comportamento del ragazzo, se fosse stata troppo in tiro, si
sarebbe fatto qualche idea malsana.
«Ma perché ho accettato?» sbuffò, avvicinandosi alla sedia girevole e
lasciandosi andare su di essa, facendo muovere le rotelle sul pavimento
per un piccolo tratto: «Perché? Perché? Perché?» ripeté, prendendosi la
testa fra le mani e arruffandosi i capelli sciolti: «Non potevo lasciarlo
finire, così non avevo problemi? No. Dovevo accettare.» si alzò,
avvicinandosi al mucchio di abiti e muovendoli leggermente, con la punta
del piede quasi nascondessero chissà quale pericolo: «Ok. Posso farcela,
posso trovare…» mormorò, guardandosi sconsolata attorno e notando solo in
quel momento una maglia.
La prese, aprendola e osservandola con occhio critico: poteva andare
oppure no?
La poggiò sulla scrivania, studiando le sfumature di viola del capo
d’abbigliamento e guardandosi attorno, recuperando dall’armadio una gonna
corta a tema floreale.
Ok. Forse poteva andare.
Se a tutto univa poi il giacchino di jeans…
E le scarpe?
Avrebbero dovuto camminare parecchio, dato che l’intenzione primaria di
Adrien era quella di vedere nuovamente la città e, quindi, le serviva una
qualche calzatura comoda; si fiondò sulla pila di scatole ordinatamente
impilate l’una sopra l’altra e, facendo scivolare il dito indice sulle
etichette, cercò le più adatte.
La boulangerie era piena di gente, decretò Adrien, allungando il collo e
osservando, al di là delle vetrate, la madre di Marinette impegnata a
servire l’ennesimo cliente: cosa fare? Entrare o attendere fuori? Infilò
una mano nella tasca della felpa, tirando fuori il cellulare e recuperando
il messaggio che Marinette gli aveva spedito il giorno precedente e che
diceva solo di incontrarsi lì.
Sbuffò, indeciso se mandare o meno un messaggio alla ragazza per avvisarla
che lui era arrivato, quando un movimento dal lato della strada lo attirò e si
voltò, osservando Marinette dirigersi verso di lui: era tremendamente
carina, con la gonna corta che ondeggiava a ogni suo movimento, la
maglietta leggermente attillata enfatizzava il fisico magro e i capelli,
stretti in due codine, le davano un’aria adorabilmente infantile: «Ciao,
ti ho visto arrivare dalla finestra di cucina e sono scesa subito. Pensavo
di chiamarti da lì ma…beh…ecco…»
«Ciao.» dichiarò Adrien, mettendo fine a quello sproloquio senza senso e
sorridendole: «Stai benissimo, sai?»
«Ah. Mh. G-grazie. Anche tu.»
«Lo so, sono così bello di natura che qualsiasi cosa mi sta divinamente.»
sentenziò, facendole l’occhiolino e osservandola portarsi una mano alla
bocca per reprimere una risatina: mh. Forse aveva trovato il giusto tasto
per rapportarsi con lei, senza vederla fuggire come un coniglietto.
Stava facendo progressi.
«Dove vuoi andare?»
«Non so. In giro?»
«Non hai un posto che vuoi vedere?»
Adrien si strinse nelle spalle, sorridendole: «In verità, voglio solo
visitare la città dove sono nato, sentire parlare francese e chiacchierare
con la mia amica d’infanzia. Tutto qua.» dichiarò, senza tanti giri di
parole: «Sono una persona di poche pretese.»
Marinette scosse il capo, sorridendo di ricambio al ragazzo: «Quindi…»
«Andiamo allo zoo?»
«Cosa?»
«Sì, lo zoo.» esclamò Adrien, sorridendole e guardandosi attorno, come se
potesse intravedere il posto: «Quello dove i tuoi genitori ci portarono
una volta…»
«Ho capito quale zoo. Ma perché proprio lì?»
«E’ il primo posto che mi è venuto in mente.» dichiarò il ragazzo,
sorridendo: «Oppure possiamo andare a…boh, vedere la Tour Eiffel? Il
Louvre? In verità per me va bene tutto.»
«Ti va bene tutto?» domandò la ragazza, inclinando la testa e studiandolo:
«Tutto tutto?»
«Tutto.»
«Tutto. Accidenti a me e a quando l’ho detto.» decretò Adrien, seguendo la
ragazza che osservava interessata le vetrine dei negozi: approfittando del
fatto che lui avrebbe fatto qualsiasi cosa per stare un po’ di tempo con
lei, Marinette lo aveva portato in giro per fare un po’ di shopping.
Oh, certo.
Stava visitando Parigi e sentendo parlare francese, in compagnia della sua
amica d’infanzia ma, maledizione, erano a fare compere.
«Sai, portare un ragazzo in un giro del genere è da denuncia.»
«Sei tu che hai detto che ti andava bene tutto.»
«Grazie per rinfarciami la mia stupidità.» sentenziò Adrien, infilandosi
le mani in tasca e fermandosi quando, di fronte all’ennesima vetrina,
Marinette si bloccò e osservò estasiata i gioielli esposti: oh beh, almeno
adesso sembrava più rilassata e aperta verso di lui; aveva balbettato solo
una decina di volte e i suoi discorsi non erano stati una sequela di
parole senza senso o totalmente inventate.
Stavano facendo progressi.
«Allora…» iniziò, poggiandosi contro il vetro e osservando lo sguardo
celeste scivolare verso di lui: «Che hai fatto in questi anni?»
«Come?»
«Sì, cos’hai fatto.»
«Sono andata a scuola.»
«E poi?»
«Ho conosciuto Alya e Nino.»
«E poi?»
«Niente?»
Adrien sorrise, cercando di mascherare il suo disappunto: era certo che,
se le avesse rivolto la vera domanda che aveva in mente, la ragazza
sarebbe diventata rossa come un peperone e avrebbe ripreso a balbettare,
mandando all’aria i progressi che aveva fatto in quel giorno: «Come sono
quelli della nostra classe?» domandò, grattandosi dietro l’orecchio e
seguendola, mentre si spostava verso una nuova vetrina.
«I nostri compagni?»
«Sì, in pratica sono arrivato questa settimana e gli unici con cui ho
parlato siete stati tu, Nino e Alya. E Chloé.»
Marinette annuì, fissandolo per qualche secondo e battendosi le dita sulle
labbra: «Allora…beh, Chloé è semplicemente Chloé. Te la ricordi quando
eravamo piccoli? Ecco. E’ rimasta uguale. Poi c’è Sabrina che è la figlia
del capo della polizia e, si può dire, è la secchiona della classe e la
compagna di malefatte di Chloé; poi…»
«Testa a pomodoro?»
«Cosa?»
«Testa a pomodoro. Com’è?»
«Chi sarebbe Testa a pomodoro?»
«Quel tipo, il rosso! Quello bassino…»
«Intendi Nathanael?»
«Giusto. Si chiama Nathanael.» esclamò Adrien, battendosi una mano sulla
fronte e annuendo: «Nathanael, spero di ricordarmelo ora.»
«Perché t’interessa lui?»
«Così…»
«Così?»
«Già. Allora? Che tipo è?»
«Mh. E’ bravissimo a disegnare ed è anche molto timido, estremamente
sensibile…»
«Estremamente basso…»
«Cosa?»
«Niente.» dichiarò Adrien, sorridendo alla ragazza: «Si direbbe che ti
piaccia.»
«Cosa? Nathanael?» domandò Marinette, sgranando gli occhi sorpresa: «Ma è
un amico! Un caro amico, ma nulla di più.»
«Lui non sembra considerarti solo un’amica, però.» bofonchiò il
ragazzo, superandola senza darle possibilità di replicare e fermandosi
davanti a una vetrina: «Marinette! Marinette!»
«Cosa?»
«Non ti ricordano i braccialetti che avevamo da piccoli? Quelli con cui
facevamo finta di trasformarci in supereroi, dai!» le domandò indicando i
due monili che, poggiati su un piedistallo, riflettevano la luce
artificiale della lampade: «Tu avevi quello con la coccinella ed
io…cos’era? Una stella?»
«Una zampa.»
«Giusto! Avevo la zampa.» esclamò il biondo, sorridendo e fissando i due
braccialetti: il cordoncino di cuoio era tenuto fermo dalla pietra,
modellata in varie forme: «Li prendiamo?»
«Cosa?» Marinette rimase ferma, osservando Adrien entrare nel negozio e
additare i monili al commesso che, prontamente, si avvicinò alla vetrina e
recuperò i braccialetti; il ragazzo le sorride, mimando con la bocca la
parola coccinella e ricevendo un cenno d’assenso da parte della ragazza.
Poco dopo uscì, con i due pacchetti fra le mani e si fermò davanti a lei:
«Dammi il polso.» ordinò, prendendo una delle due scatoline e aprendola
mentre, titubante, Marinette allungava il polso sinistro verso di lui; con
la mano libera, Adrien le afferrò le dita e, non senza qualche difficoltà,
le allacciò il braccialetto.
«Da-dammi il tuo.» mormorò la ragazza, osservandolo prendere la seconda
confezione e aprirla, mettendole poi in mano il braccialetto con la pietra
a forma di zampa: «Si-sinistra o destra?»
«Destro.» dichiarò Adrien, allungandole la mano interessata e osservandola
mentre, incerta, lo sfiorava con i polpastrelli per legare il laccio di
cuoio, mentre le guance e le orecchie le si tingevano di una tonalità
cremisi; trattenne a stento una risata quando, alla fine dell’operazione,
lei si allontanò come se si fosse scottata: «Bene! E adesso…go, go! Chat
Noir!»
«Perché Chat Noir?»
«Perché era il mio nome da supereroe, ricordi? Oppure stai già perdendo
colpi…»
«Già. Ladybug e Chat Noir. Come potevo dimenticarlo?»
«Era Chat Noir e Ladybug.»
«No, Ladybug e Chat Noir. Sei tu quello che sta perdendo colpi.»
«No, ricordo perfettamente che ero io il capo, perché ero quello bello che
risolveva sempre la situazione, mentre tu eri la mia assistente.»
«Veramente io ero la mente e tu il braccio.»
«Non è vero.»
«Sì, che è vero.»
«No.»
«Sì.»
«No.»
«S…» Marinette si fermò, scuotendo il capo e ridendo divertita: «Stiamo
davvero discutendo su questo?»
«Ehi, è una cosa di vitale importanza.» sentenziò Adrien, indicando una
gelateria poco distante: «E propongo di continuare la nostra discussione
davanti una bella coppa di gelato.»
«Tanto ero io la mente e tu il braccio.»
«Non è vero.»
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.303 (Fidipù)
Note: E dopo tanto tempo, eccomi di nuovo qua con Vuoi
scommettere?. Sembra strano riprendere questa storia e sì, la schifezza
che andrete a leggere è il nuovo capitolo, spiacente. Sì, lo so. Tanto
tempo di attesa per questa roba. Lo so, lo so.
E vabbè, vi lascio al capitolo ma, come sempre, voglio ringraziarmi per
leggere le mie storie, per i commenti che mi lasciate (qui e su FB) e
perché inserite queste fanfiction nelle vostre liste.
Grazie grazie grazie grazie grazie di tutto cuore!
Si lasciò andare sul letto, sospirando
soddisfatto e girandosi sulla schiena, osservando il soffitto della
propria camera: la giornata era andata bene. L’appuntamento con Marinette
era andato bene.
Si sentiva parecchio orgoglioso di come era riuscito a far sciogliere la
ragazza, tanto che a fine giornata rideva e scherzava con lui.
Sorrise, alzando il braccio destro e contemplando il braccialetto che
teneva al polso: allungò la mano opposta, carezzando con l’indice la
pietra scura ove era incisa l’impronta felina; sospirò, lasciando cadere
la mano sinistra e tornando a osservare interessato il soffitto, sentendo
la soddisfazione scivolare via da lui: perché era così complicato
avvicinarsi a Marinette? Perché lei aveva eretto quei muri attorno a sé?
Erano domande che si era posto, fin da quando aveva reincontrato la
ragazza, ma ancora non aveva trovato una risposta sensata.
E continuare a tormentarsi non avrebbe portato a niente.
A piccoli passi si sarebbe avvicinato alla ragazza e avrebbe distrutto i
muri che lei aveva creato.
Sbuffò, alzandosi a sedere e guardando sconsolato la scrivania: doveva
fare i compiti. Di matematica.
Doveva di nuovo immergersi in un mondo fatto di formaggi puzzolenti che
venivano suddivisi e, quasi sicuramente, era certo che quel maledetto di
un Plagg aveva messo qualche esercizio sul calcolo della possibile
probabilità di trovare la marca preferita di camembert nel supermercato
sotto casa.
Quell’uomo era pazzo.
A ogni esercizio, a ogni ora di lezione, se ne rendeva sempre più conto.
E nessuno lo stava fermando.
Un lungo sospiro lugubre gli uscì dalle labbra, mentre si issava in piedi
e si avvicinava, come un condannato al patibolo, alla scrivania: il
cellulare, lasciato solo soletto accanto ai libri di matematica, era
illuminato e il ragazzo sorrise alla notifica del messaggio che gli era
arrivato.
Soprattutto alla vista del nome del mittente.
Fece scivolare il dito sullo schermo, mentre si metteva seduto e lesse le
poche parole che la protagonista dei suoi pensieri gli aveva mandato.
Fatti i compiti di matematica?
Cinque parole, una semplice domanda ma che valeva tantissimo perché era il
primo passo che lei faceva nella sua direzione.
Sto odiando il camembert. Se lo trovo
in un altro esercizio, urlo.
Marinette ridacchiò, leggendo la risposta del ragazzo e si portò il
cellulare all’altezza del viso, mordicchiandosi il labbro inferiore mentre
pensava a una risposta da dare e sobbalzò dalla sorpresa, quando
l’apparecchio vibrò fra le sue mani; lasciò andare il telefono, che cadde
sopra il libro di storia, mentre il nome di Adrien appariva a chiare
lettere sul display.
Titubante, la ragazza allungò la mano e accettò la chiamata, prendendo poi
l’apparecchio e portandoselo all’orecchio: «Pr-pronto?» balbettò, sentendo
un sospiro lento dall’altra parte.
«So-sono Ad-Adrien.»
«Idiota.» Il ragazzo ridacchiò e Marinette si lasciò andare contro lo
schienale della sedia: «Come sta andando con il camembert?»
«Argh. Non me lo ricordare, per favore.» dichiarò il ragazzo con voce
stanca: «Ho iniziato cinque minuti fa e già non ne posso più. Quell’uomo
ha dei problemi. Problemi gravi. Dovrebbe farsi curare, andare in terapia
e risolvere questa questione del camembert e iniziare a vivere una vita
piena senza…»
«Sai che il professor Plagg esce con la professoressa Tikki?»
«Stai scherzando, vero? Quale donna sana di mente vorrebbe avere una
storia con questo camembedente?»
«Camambe-cosa?»
«Camembedente, ovvero l’unione di camembert e dipendente.»
«E non potevi dire…»
«No.»
«No cosa?»
«No, non potevo dire camembert-dipendente. Non ha fascino come
definizione.»
«Ma è comprensibile.» sbuffò Marinette, scuotendo il capo e studiando il
braccialetto, che il ragazzo le aveva comprato poche ore prima:
«Comprensibile al resto dell’umanità.»
«Sarebbe troppo scontato, my lady.»
«Co-come?»
«Cosa?»
La ragazza deglutì, inspirando poi profondamente: «Co-come mi hai
chiamata?» domandò, mentre uno strano calore le assalì il volto: agitò un
mano, cercando di fare un po’ di vento e di ridurre quella sensazione di
calura ma fallendo miseramente.
«Mh. My lady?» le chiese Adrien e Marinette quasi se lo immaginò con un
sorriso indolente sulle labbra: «Devo dire che è carino come soprannome.
Sì, mi piace. Deciso, ti chiamerò così da oggi.»
«Cosa?»
«Da oggi, ti chiamerò my lady. Oppure preferisci un altro soprannome? Mh,
magari Patatina del mio cuore?»
«Neanche morta.» sentenziò Marinette e Adrien ridacchiò dall’altro capo
del telefono, mentre una nuova ondata di calore la investì nuovamente:
«Non ci…»
«Mh. Pucci pucci? Biscottina? Stellina? Non ne trovo uno adatto.»
«Perché? Perché stiamo parlando di questo?»
«Perché i soprannomi sono una cosa carina.» dichiarò prontamente Adrien:
«Micetta?»
«Preferisco my lady, a questo punto.»
«E my lady sia.» sentenziò Adrien contento: «E adesso, mia dolce
signora, devo tornare da questi maledetti formaggi o domattina sarò ancora
qui. Non credere, preferirei parlare ancora al telefono con te ma…beh,
quella roba lì mi attende.»
«Auguri con i compiti.»
«Ne avrò bisogno.» bofonchiò il ragazzo, cambiando repentinamente tono di
voce: «Ci vediamo a scuola.»
«Ci vediamo a scuola.»
Marinette tirò rumorosamente su il succo con la cannuccia, ignorando lo
sguardo di Alya: l’amica l’aveva invitata a uscire, quella domenica
pomeriggio, quasi sicuramente per sapere com’era andato l’appuntamento con
Adrien il giorno precedente: «Che c’è?» domandò, posando il bicchiere sul
tavolo e notando, solo in quel momento, il sorrisetto che stava piegando
le labbra dell’altra.
«Quello è nuovo.» dichiarò spiccia Alya, indicando il braccialetto che la
mora indossava: «Non te l’ho mai visto…»
«L’ho preso ieri.»
«L’hai preso o ti è stato preso?»
«Cosa sai?» domandò stancamente la mora, poggiando il volto contro i pugni
chiusi e osservando l’amica: «Sono certa che non sei…mh…digiuna, vero?»
«So che stamattina, Adrien e Nino si sono incontrati con i nostri compagni
di classe al campetto di calcetto e Nino ha notato un braccialetto simile
al polso di Adrien. Il suo, però, era nero e non aveva una…mh. È una
coccinella?»
«E’ una coccinella.»
«Ecco, quello di Adrien non aveva una coccinella ma…»
«Ma una zampa felina, vero?»
«Esatto.» annuì Alya, battendo le mani: «Che carini! Vi siete presi i
braccialetti uguali! Oh, è il primo passo di ogni coppia, sai?»
«Non siamo una coppia! E poi Adrien li ha presi perché ricordavano dei
braccialetti che avevamo da piccoli e…»
«Oh! Li ha presi lui? Che cosa romantica!»
«Perché ascolti solo ciò che vuoi sentire?»
«Seleziono le informazioni e mi fisso su quelle più importanti. Semplici.»
«Comunque Adrien li ha voluti prendere perché, quando eravamo piccoli, ne
avevamo due uguali con cui…beh, giocavamo ai supereroi e…»
«Ma quel ragazzo è vero? No, perché Nino certe idee le avrebbe solo
durante un trip allucinogeno e…»
«E’ stato carino.»
«Solo carino?»
«Dolce, tenero?»
«Puoi fare di meglio, Marinette.»
La mora sospirò, incrociando le braccia sul tavolo e nascondendo il volto
fra di esse: «E’ stato perfetto.» dichiarò, alzando il volto e poggiando
il mento sul dorso della mano: «Hai presente quei ragazzi perfetti che
vediamo negli anime o nei manga? O in quei drama coreani di cui Rose va
pazza? Ecco, è uguale.»
«E?»
«E cosa?»
«Sono certa che questo è un discorso da e…»
«E…» mormorò Marinette, alzandosi e scuotendo il capo sconsolata: «E lui
mi sta piacendo. Mi sta piacendo veramente.»
«Beh, è una cosa bellissima, no? Oltretutto…»
«Piace anche a Chloé ed io…» continuò la mora, scuotendo il capo
vigorosamente: «Io non posso….io non…»
«Marinette Dupain-Cheng!» la voce di Alya era autoritaria e bloccò
l’amica, che portò lo sguardo azzurro su di lei: «Cosa t’interessa di
Chloé? Tu piaci ad Adrien, lui piace a te. Dovresti concentrarti solo su
questo e ignorare quella reginetta finta bionda.»
«Finta bionda?»
«Sono certa che si tinge, in ogni modo il discorso principale è che
dovresti fregartene altamente di Chloé e vivere la tua perfetta storia
d’amore con Adrien!»
«Ma…»
«Cosa c’è ora?»
«Come fai a dire che io piaccio ad Adrien?»
Alya inspirò profondamente, poggiando il viso contro i palmi delle mani e
fissando l’amica seria: «Dimmi la verità, Marinette. Mi stai prendendo in
giro?»
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.292 (Fidipù)
Note: Ed eccoci di nuovo qua, con un giorno di ritardo rispetto al
solito (ma ero impegnata a setacciare i negozi per trovare pezzi di
cosplay, perdonatemi!), con un nuovo capitolo e...beh, che cosa posso dire
di questo capitolo? Finalmente le carte vengono messe in tavola o quasi
e...beh, aspettate il prossimo capitolo.
Detto ciò, come al solito, vi ringrazio tantissimo: siete sempre
dolcissimi nei commenti (ed io mi sento una persona cattiva, dato che non
rispondo mai!) e mi supportare (o sopportare? XD) nel continuare a
scrivere sui nostri imbranati preferiti!
Marinette sospirò, sfogliando
distrattamente il libro di storia e senza dare particolare importanza a
ciò che era scritto nelle pagine: le illustrazioni si alternavano una
dietro l’altra davanti ai suoi occhi, mentre la mente della ragazza era
totalmente concentrata su ciò che era successo il giorno prima.
O, più precisamente, su ciò che Alya le aveva detto il giorno prima.
Ad Adrien piaceva e, sebbene avesse fatto la finta tonta, lo sapeva anche
lei.
Così come si era accorta che anche a lei piaceva il ragazzo.
Era stata una presa di coscienza improvvisa, avvenuta mentre elencava le
qualità del ragazzo ad Alya e…
«E adesso che faccio?» mugugnò, posando il volto contro le pagine e
sospirando profondamente: «Come faccio? Come faccio? Come faccio? Come
faccio?»
«Sai, non penso che tenere la testa dentro al libro in questo modo, ti
permetta di sapere tutto per l’interrogazione.» commentò una voce maschile
che Marinette conosceva fin troppo bene: la ragazza balzò su, quasi come
se l’avessero punta, e posò lo sguardo celeste sul ragazzo che, a pochi
passi dal tavolo che aveva preso per sé in biblioteca, la guardava con un
sorriso impacciato in volto: «Ciao.» la salutò, accompagnando la parola
con un gesto della mano.
«Cioa…no, volevo Caoi…no, cioè…»
«Perché balbetti?» domandò Adrien, scostando la sedia del posto davanti
quello di Marinette e accomodandosi non invitato: «Avevi smesso di
balbettare con me.»
«N-non s-sto…»
«Sì, lo stai facendo.»
«N-no.»
«Marinette.»
«I-io…ecco…ehm…»
«Fantastico! Passo un intero pomeriggio a cercare di superare tutti gli
ostacoli che hai messo – perché ne hai messi pur di non far avvicinare gli
altri, eh! –, non ci vediamo per un giorno e siamo di nuovo punto e a
capo. Che accidenti devo fare per poter parlare con te normalmente?»
sbottò il ragazzo, alzando le braccia e lasciandole ricadere con un gesto
stizzito: «Andava tutto bene e ora sono di nuovo all’inizio…»
Marinette rimase a fissarlo attonita, mentre il ragazzo poggiava il viso
contro i pugni chiusi e in faccia gli compariva un’espressione
imbronciata, come quando era bambino e non poteva avere il giocattolo che
aveva deciso sarebbe stato suo: «A-adrien?»
«Che c’è?»
Marinette non resistette un secondo di più davanti il broncio del ragazzo
e, portata una mano alla bocca, iniziò a ridere di cuore: «Do-dovresti
ve-vederti…» mormorò dopo un po’, scuotendo il capo e facendo ondeggiare
le ciocche corvine, lasciate sciolte mentre con una mano si teneva la
pancia, dolorante dalle troppe risate: «Se-sei i-identico a quando…a
quando…a quando eri piccolo…»
«Cosa?»
«Mi fa male la pancia…» sibilò Marinette, poggiando il capo contro il
tavolo e inspirando profondamente, prima che una nuova ondata di risate la
travolgesse.
«La smetti?»
«Non ce la faccio…»
«Impegnati!»
«Eri troppo…eri troppo…»
«Smettila!»
Marinette annuì, alzando la testa e mordendosi le labbra alla vista del
volto offeso del ragazzo, onde evitare di scoppiare a ridere nuovamente:
«Scusami. Non volevo, davvero. Solo che eri troppo…eri troppo…»
«Per favore, non ricominciare.» sentenziò Adrien, con il sorriso sulle
labbra: «Anche se, devo ammettere, meglio le risate alla connessione
scadente…»
«Connessione scadente?»
«Quando balbetti. Sembra quasi che il tuo cervello non abbia campo in quel
momento.»
«Ah ah. Molto divertente.»
«Lo so, sono incredibilmente bello e incredibilmente divertente.»
«E incredibilmente vanitoso.» aggiunse Marinette, scuotendo il capo e
sfogliando distratta il libro di storia: «Eri così anche da piccolo? No,
non mi sembra…»
«Indosso una maschera.» buttò lì Adrien, poggiandosi contro lo schienale
della sedia e alzando lo sguardo verso il soffitto: «Quando sono andato
via con mio padre, quando ho iniziato la mia vita in America…beh, per non
far vedere la paura che avevo, ho iniziato a imitare i personaggi dei
cartoni animati che guardavamo da piccoli: fanfaroni, con la battuta
sempre pronta, esagerati…»
«Avevi paura?»
«Ehi, ero quello nuovo. E’ normale avere paura in quelle situazioni.» le
spiegò il ragazzo con un’alzata di spalle: «Mentre tu di cosa hai paura?»
«Come?»
«Anche tu non sei più quella che eri da piccola.» le spiegò Adrien,
fissandola intensamente: «Ti sei creata attorno questi muri e non lasci
avvicinare nessuno. Perché?»
«Guarda che ero così anche da piccola.» mormorò Marinette, catturando una
ciocca di capelli e attorcigliandosela attorno al dito: «Ho sempre avuto
paura di affrontare gli altri…»
«No, non è vero.»
«Sì, è vero.»
«No, mi hai sempre trattato…mh. Come dire? A spada tratta! Ecco sì, a
spada tratta.»
«Ma quello perché eri tu.»
«Cosa?»
«Con te…con te…» Marinette abbassò il volto, nascondendo la sua
espressione al giovane, mentre un lieve rossore le compariva sulle guance,
accompagnato da una sensazione di calore: «Con te è sempre stato facile
parlare.»
«Oh. Quindi io sono speciale, eh?»
«Non ho detto questo, Adrien.» sbottò la ragazza, tornando a fissarlo e
facendogli notare le guance rosse: «Ho detto che…»
«Che con me era facile parlare.» concluse per lei il biondo, facendole
l’occhiolino: «Quindi, quando eravamo piccoli, ti piacevo oppure…»
«Oppure?»
Un sorrisetto si dipinse sul volto di Adrien, mentre si allungava in
avanti e la fissava intensamente con gli occhi verdi: «Oppure io ti
piaccio adesso. E ti piaccio anche tanto, quindi non puoi stare in mia
presenza senza balbettare.»
«Co-cosa?»
«Ho indovinato, Marinette?»
«Io…io…»
«Beh, nel caso sarebbe perfetto! Perché anche tu piaci me e anche tanto…»
iniziò Adrien, sorridendo impacciato e abbassando lo sguardo, mentre
l’atmosfera scanzonata, che c’era stata fino a quel momento, faceva posto
a una più seria: «Marinette, io…»
«Marinette!» la voce di Nathanael interruppe Adrien, che si voltò verso il
rosso fulminandolo con lo sguardo mentre la ragazza continuava a tenere lo
sguardo sul giovane all’altro lato del tavolo; Nathanael abbozzò un
sorriso imbarazzato, portandosi una mano alla nuca e massaggiandosela:
«Ehm. Disturbo?»
Sarebbe stato poco educato ringhiare un sì?, pensò Adrien dando una veloce
occhiata a Marinette e osservandola voltarsi verso il nuovo arrivato e
abbozzare un sorriso: «Ciao, Nath. Io…ehm…non ti avevo visto.»
Ovvio, era completamente concentrata su
di me, Testa di pomodoro.
«Ti ho cercata in classe, ma Alya mi ha detto che eri qui per finire
i compiti di storia.»
«Mh. Sì.» mormorò la ragazza, abbassando lo sguardo sul libro di storia
completamente abbandonato: non era certo capace di concentrarsi adesso,
non dopo la bomba che Adrien aveva lanciato e…
E…
E sì, lo sapeva, ma era stato lo stesso sconvolgente sentirlo dire dal
ragazzo.
Inspirò profondamente, sentendo il cuore battere furioso dentro di lei e
chiedendosi come facesse a dimostrare tutta quella calma: Adrien le aveva
appena detto che gli piaceva.
E lui piaceva a lei.
E…
«Che volevi, Nath?» domandò, portando attenzione al compagno di classe
che, in piedi, era ancora fermo accanto al loro tavolo.
«Ti ricordi la mostra che si diceva l’altra settimana?»
«Sì.»
Sì, ricordava di quella mostra, peccato che le sembrasse fosse passato
molto più tempo da quando ne parlavano.
Da quando, nella sua vita, non era ancora rientrato Adrien.
«Mi chiedevo se…se tu volevi venire.»
Marinette inspirò, osservando l’amico e sentendo su di sé lo sguardo
dell’altro ragazzo, mentre il cuore continuava a batterle furioso nel
petto: cosa doveva fare? Quale scelta prendere? Perché stavano entrambi lì
a guardarla? Perché non le davano il tempo di pensare con calma a quale
fosse la soluzione migliore?
Si voltò verso Adrien, incontrandone lo sguardo verde e serio
completamente concentrato su di lei: cosa doveva fare? Cosa…
Aprì la bocca, richiudendola subito dopo, scuotendo poi il capo: si alzò
velocemente, le mani poggiate sul tavolo e la testa china.
Scappare.
Forse era quella la soluzione.
Forse…
La mano di Adrien si avvolse attorno al suo polso, lo stesso dove portava
il braccialetto che lui le aveva regalato, due giorni prima: «Marinette…»
le sussurrò, facendole alzare la testa e costringendola così ad affrontare
la situazione.
«Io…io…» socchiuse gli occhi, inspirando nuovamente e a fondo: «Io non
posso venire Nath.»
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.367 (Fidipù)
Note: Penso sia ufficiale: a me le storie solamente romantiche non
vengono bene e questo ne è un chiaro esempio! Che poi ogni volta mi
dicevo: "Ma non ci metto un combattimento o un...ah no, aspetta. Qui non
c'è niente di tutto questo!".
Or bene, eccoci qua con un nuovo appuntamento di 'Vuoi scommettere?'
e...beh, devo dire che penso che ormai siamo sulla via della fine per
questa storia, sapete? Ancora pochi capitoli e poi diremo addio all'Adrien
amante delle scommesse. E, dato che ci sono, vi annuncio che 'Vuoi
scommettere?' salterà un turno, poiché il weekend di turno sarà quello che
coinciderà con il Lucca Comics ed essendo io a Lucca...beh, sarà un po'
difficile per me postare. Quindi con 'Vuoi scommettere?' ci rivedremo nel
weekend del 5-6 novembre.
Fra l'altro, se qualcuno di voi è a Lucca, fatemelo sapere! Adoro
incontrare gente nuova!
Detto questo, passo ai soliti ringraziamenti: grazie a tutti voi che
leggete, commentate e/o inserite questa storia in una delle vostre liste.
Grazie per tutto il supporto che mi date e...
Beh, al prossimo capitolo!
Adrien osservò Testa di pomodoro
andarsene: la testa cremisi china, le spalle gobbe, la classica postura
dello sconfitto.
Un po’ gli faceva pena, anche se la sua sconfitta significa vittoria per
lui: Marinette aveva scelto, più o meno: «Allora…» iniziò, venendo
immediatamente zittito dall’occhiata glaciale della mora.
«Non dire niente.»
«Perché?»
«Sono certa che vuoi sicuramente commentare quello che è appena successo
con qualche battuta.» decretò Marinette, iniziando a impilare i libri che
aveva preso dagli scaffali, alzandosi e stringendo i tomi al seno: «Voglio
solo…»
«Veramente volevo riprendere il discorso che avevamo in corso.» spiegò
Adrien, spostando la sedia e imitando la ragazza: «Quello che Testa di
pomodoro ha interrotto. Sai, quando io dicevo…»
«Non dire niente.» strillò Marinette, guardandosi attorno e ringraziando
il cielo che in quel momento non ci fosse nessuno; scosse il capo,
voltandosi e dirigendosi verso il carrello ove posare i libri consultati.
«Ma perché?» le domandò nuovamente Adrien, tallonandola: «Non capisco.
Davvero, non capisco cosa ti passa per la mente.» dichiarò, vedendola
tenere le mani strette attorno ai volumi e la testa incassata nelle
spalle.
Come poteva capirla, quando nemmeno lei sapeva cosa stava passando per la
sua testa.
Era successo tutto troppo in fretta e lei stava facendo una faticaccia ad
adattarsi, a capire qualcosa.
«Marinette?»
«Io…Io…»
«Cosa? Spiegamelo, così posso capire!» sbottò Adrien, mettendosi
dall’altra parte del carrello e posando le mani su quella della ragazza:
«Cosa c’è che non va? Io ti piaccio e tu…»
«E’-è su-successo tr-troppo in fretta…» mormorò la ragazza, alzando lo
sguardo celeste e incontrando quello verde e serio del ragazzo: «Tu sei
tornato e…e…»
«Troppo in fretta?» domandò Adrien, sorridendo e scuotendo il capo:
«Marinette, io sono innamorato di te da quando ti ho vista la prima volta
da piccolo.» dichiarò, stringendo la presa sulle mani della ragazza: «Sei
sempre stata l’unica che ho voluto, l’unica e sola. Ti ricordi quando ho
scommesso che, se fossi diventato più alto di te, ti avrei sposata? Ecco,
ero maledettamente serio! Io voglio te e solo.»
La mora rimase immobile, lo sguardo fisso sul volto di Adrien, che si
stava tingendo di rosso; aprì la bocca, richiudendola e scuotendo il capo:
«Stai arrossendo.» mormorò, dopo un po’, liberando una mano dalla stretta
e allungandola verso l’alto, fino a sfiorare con la punta delle dita la
guancia calda e rossa di Adrien.
«Non è che sia poi così sfacciato come sembro.» mormorò il biondo,
abbozzando un sorriso e chinando lo sguardo: «Te l’ho detto, imito…»
«I personaggi dei cartoni animati. Sì, l’hai detto poco fa.» sentenziò
Marinette, osservandolo mentre rialzava lo sguardo e le regalava un timido
sorriso: «Adrien, io…»
«Oh! Eri qua!» esclamò Alya, comparendo alle spalle dell’amica e
abbracciandola da dietro: «Il professor Plagg ti sta cercando e ha
dichiarato di farmi mangiare camembert se non ti avessi trovata.» sbuffò
la nuova arrivata, poggiando il mento contro Marinette e notando solo in
quel momento le mani congiunte dei due: «Ho interrotto qualcosa?»
Marinette si lasciò cadere sul letto, osservando il cielo chiaro
attraverso la botola e sospirando, mentre il suo cuore continuava a
battere furioso: non aveva mai smesso da quando aveva lasciato la
biblioteca.
Anche quando aveva parlato con il professor Plagg.
Anche quando aveva ascoltato la lezione della professoressa Bustier e la
sua attenzione veniva distolta, ogni tre per due, dalla figura di spalle
di Adrien.
Anche quando Alya l’aveva tormentata per sapere cosa era successo.
Anche quando aveva raccontato tutto all’amica.
Anche quando era tornata a casa.
Il suo cuore batteva all’impazzata.
Forte. Furioso.
E più ripensava ad Adrien, più accelerava.
Alya l’aveva esortata a dire al ragazzo cosa provava: l’aveva capito
ormai, cosa altro stava aspettando?
Ma aveva il coraggio per accettare ciò che avrebbe comportato? I
cambiamenti che ci sarebbero stati nella sua vita?
Marinette si rigirò nel letto, carezzando il braccialetto che teneva al
polso: quando era piccola, quando teneva al polso un monile simile, aveva
sempre ricevuto da quello la forza per affrontare tutto ciò che le si
parava contro.
Poi il monile era andato perso e lei…
Lei era diventata quella patetica ragazza che era adesso.
«Oh! Basta!» sbuffò, scivolando giù dal letto e scendendo le scale,
fermandosi davanti l’enorme specchio: «Piantala, Marinette!» dichiarò al
suo riflesso, guardandolo male: «Vuoi continuare a vivere così? Vuoi
continuare davvero a essere senza spina dorsale? Ti piace, Adrien? Sì,
anzi hai preso una bella cotta per lui, fin dalla prima volta che l’hai
visto. Colpo di fulmine! Anzi no! Ne eri innamorata fin da piccola! Bene,
quindi ora vai e prenditelo!» sentenziò, sorridendo poco dopo e scuotendo
il capo: «Sto parlando con lo specchio…»
Si guardò attorno e afferrò la borsetta, scendendo poi velocemente le
scale che portavano alla sua camera, e quasi andò addosso a sua madre:
«Dove stai andando?» le domandò Sabine, inclinando la testa e osservando
la figlia con fare stranito.
«Ah. Mh…esco, torno fra poco.» sentenziò Marinette, baciandole la guancia
e uscendo velocemente dall’appartamento: sarebbe andata da lui e avrebbe
approfittato di quel moto di coraggio che era sorto.
Ora o mai più.
Adrien sbuffò, posando il capo contro il palmo della mano e osservando i
libri della scuola: erano rimasti solo i compiti di matematica.
I mefistofelici, puzzolenti, compiti di matematica.
Sì, non puzzavano veramente ma a furia di leggere esercizi che
riguardavano quel maleodorante formaggio…
Beh, ne sentiva il tanfo.
Con un sospiro, degno di un condannato al patibolo, allungò la mano verso
il quaderno ove aveva copiato gli esercizi di quel giorno e, quasi fosse
stato graziato da una qualche divinità, il suo cellulare prese a vibrare
sulla scrivania; Adrien prese l’apparecchio, accettando immediatamente la
chiamata non appena vide chi lo stava cercando: «Marinette?»
«Ehm. Una piccola domanda.»
«Dimmi?»
«Per caso vivi ancora alla villa?»
«Cosa? Ah…mh sì, sto lì.»
«Oh. Perfetto!» esclamò la ragazza dall’altro capo del telefono: «Ehm…sono
davanti il cancello, ma non sapevo se suonare o meno. Sempre se trovo il
campanello.»
«Cosa? Sei davanti…»
«Il cancello, sì.»
«Scendo subito.» sentenziò Adrien, alzandosi dalla sedia e, velocemente,
raggiungendo la porta di camera sua: quasi volò le scale e si fiondò nella
stanza da cui Nathalie controllava l’intera casa; premette il pulsante
d’apertura del pesante cancello di ferro e poi raggiunse velocemente il
grande portone, aprendolo e osservando Marinette attraversare speditamente
il giardino: «Che fai qua?» le domandò, una volta che fu giunta fino a
lui.
«Ecco…io…» Marinette si portò indietro una ciocca di capelli scuri e
inspirò profondamente: «Tu sei stato il mio primo amore.»
«Cosa?»
«Fammi dire tutto, ti prego. O non penso di riuscirci…»
«Ok. Scusa.»
Un sorriso tenue si dipinse sul volto della ragazza, mentre si tormentava
le mani e abbassava lo sguardo: «Tu sei stato il mio primo amore: ogni
volta che venivi al negozio con tua madre, io…beh, sentivo il cuore
battere velocemente ed ero contenta quando ti voltavi verso di me e mi
chiedevi di giocare. Sei diventato il mio migliore e preziosissimo amico,
una persona importantissima nella mia vita…» si fermò, inclinando
lievemente la testa: «Ma poi sei dovuto andare via ed io ho dovuto fare i
conti con la tua assenza, piano piano sei diventato un ricordo –
bellissimo e doloroso al tempo stesso –, ma poi…poi sei tornato e tutto è
tornato di nuovo a galla ed io…»
«E tu?»
Marinette chinò la testa, nascondendosi allo sguardo del giovane: «Ed io
mi sono di nuovo innamorata di te.» sentenziò, alzando lo sguardo e
tenendolo in quello verde di Adrien: «Sei sempre stato l’unico che ho
voluto, l’unico e solo.»
«Questo l’ho detto io, stamattina.»
«E’ una bella frase ad effetto.»
Adrien ridacchiò, chinando lo sguardo e massaggiandosi impacciato la nuca:
«Ok. Lo faccio a modo.» dichiarò, annuendo alle sue stesse parole e,
prendendo le mani della ragazza, la tirò lievemente verso di sé mentre le
guance iniziavano a sembrargli di fuoco: «Marinette, vuoi essere la mia
ragazza?»
«Avevo pensato che avresti detto qualcosa del tipo “Vuoi scommettere
che…”»
«Perché non balbetti o ti ammutolisci quando c’è bisogno?» sbuffò Adrien,
alzando gli occhi al cielo: «Rispondi, forza.»
La ragazza sorrise, le guance rosse dall’imbarazzo e lo sguardo celeste
luminoso completamente concentrato in quello del ragazzo: «Sì. Sì, voglio
essere la tua ragazza.»
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Titolo:
Vuoi scommettere?
Personaggi: Adrien Agreste,
Marinette Dupain-Cheng, Altri
Genere: romantico, fluff, slice
of life
Rating: PG
Avvertimenti: longfic, AU
Wordcount: 1.367 (Fidipù)
Note: Ci vediamo a fine capitolo!
Qualche
mese dopo…
Marinette si strattonò il vestito, osservando il palazzo di fronte come se
fosse un patibolo e lei la condannata a morte; quasi sussultò quando una
mano calda si posò sulla schiena: «Qualcosa non va, my lady?» le domandò
Adrien, affiancandola e facendole l’occhiolino, rimediando in cambio
un’occhiata disperata: «Cosa c’è che non va?»
«Dobbiamo per forza andarci?»
«Ci va tutta la nostra classe, dobbiamo esserci.» dichiarò deciso il
ragazzo, indicando con un cenno del capo l’hotel gestito dal padre di
Chloé, nonché sindaco di Parigi: «Sarebbe un po’ strano, no? E poi di che
hai paura: sanno tutti che stiamo insieme…»
«Sì, dato che qualcuno mi ha baciato appena entrata in classe il giorno
dopo la…la…» la ragazza si voltò dalla parte opposta, facendosi aria al
viso con la mano e ignorando il risolino divertito del biondo.
«Dopo la tua dichiarazione o la mia proposta? Mh. Comunque era bene
mettere le cose in chiaro con Testa di pomodoro, tante volte avesse avuto
ancora un piano di conquista in mente e…»
«Ignorando il fatto che Chloé mi avrebbe reso la vita un inferno…»
«Ehi, ti ha invitato alla sua festa!»
Marinette si voltò, incrociando le braccia al seno e ignorando il fatto
che lo sguardo di Adrien si era catalizzato su una certa parte del suo
corpo: «Ti ricordi cosa è successo l’ultima volta che sono andata a una
festa di Chloé?»
«Come potevo saperlo? Ero in America fino a qualche mese fa!»
«L’ultima volta che sono andata a una festa di Chloé, c’eri anche tu.»
sentenziò Marinette, schioccando le dita davanti al viso del giovane e
riportando la sua completa attenzione su qualcosa che non fosse il suo
seno: «E piantala di guardarmi il…insomma, hai capito.»
«Sto iniziando a preferire quando eri balbettante e timida, sai? Era più
facile sbirciare…» borbottò il ragazzo, mettendo il broncio: «Comunque non
ricordo nessuna…ah. No. Ho capito.»
«Ecco.»
«Beh, almeno stavolta non sei vestita da principessa.»
«Adrien…»
«Andrà tutto bene, Marinette.»
«L’ultima volta che hai detto queste esatte parole, siamo stati beccati
dal professor Plagg. In biblioteca. E tu…»
«Ed io ero quasi vicino alla meta.» sbuffò il biondo, scuotendo il capo:
«Maledetto uomo fissato con quel formaggio puzzolente!»
«Adrien!»
Una risata divertita li fece voltare entrambi, in tempo per vedere Alya e
Nino arrivare dalla parte opposta della strada: «State di nuovo
bisticciando?» domandò la ragazza, raggiungendo l’amica e sorridendo
quando quest’ultima le si buttò fra le braccia, guardando in cagnesco il
proprio ragazzo: «Seriamente, se qualcuno mi avesse detto che vi avrei
visto litigare un giorno sì e l’altro pure…beh, gli avrei dato del pazzo!
Soprattutto se penso a quando Adrien è tornato…»
«E’ lei! E’ passata dal balbettare al riprendermi ogni tre per due.»
dichiarò il biondo, facendo una smorfia in direzione della mora: «Ad
averlo saputo, avrei fatto di tutto per tenermi la fidanzata balbettante.»
«Basta. Ti lascio.»
«Ok.» assentì Adrien, sorridendo alla mora che, liberata Alya dalla
propria stretta, si avvicinò a lui: alzò una mano, stando ben attento a
non rovinare l’acconciatura – era certo che Marinette lo avrebbe ucciso in
quel caso – e le carezzò il capo: «Andrà tutto bene. Ci sono io. Ci sono
Alya e Nino. Quella strega cattiva di Chloé non ti farà assolutamente
nulla…»
«Ma non si erano appena lasciati?» domandò Nino, voltandosi verso Alya e
cercando in lei una qualche spiegazione: «Cioè l’hanno detto ora…»
«Tu dai ancora retta a quello che dicono? Da quello che mi risulta, solo
questa settimana, si sono lasciati dodici volte.»
«Quindici, veramente.» dichiarò Adrien, sorridendo agli amici: «Tu non eri
presente in libreria, al panificio dei suoi e a casa mia.»
«Oh, pardon. Purtroppo non posso essere sempre con voi e monitorare ogni
volta che vi mollate.» dichiarò la castana, ridacchiando: «Ah! Giusto!
Devo dirvi una cosa! Indovinate chi ha visto Chloé e Nathanael vicino al
Louvre l’altro giorno?»
«Fammi indovinare…» mormorò Adrien, picchiettandosi le dita sulle labbra:
«Tu?»
«Esattamente!» dichiarò Alya, annuendo con la testa: «E devo dire che mi
sono sembrati molto intimi, a un certo punto Nathanael l’ha presa per
mano…erano così carini! Ed è strano per me pensare qualcosa di carino su
Chloé. Davvero, il mio cervello non riesce a mettere assieme i due
concetti.»
«Povero Testa di pomodoro…» sentenziò con un sospiro lugubre Adrien,
ridacchiando quando Marinette lo spinse leggermente: «Ehi, devo compatirlo
un po’! Era il mio rivale!»
«Non è mai stato tuo rivale, Adrien.»
«Già perché tu eri follemente innamorata di me dall’inizio…»
«Ecco. Adesso fanno i piccioncini. Prima si lasciano, poi
amoreggiano…questi due non li capirò mai.» sbuffò Nino, scuotendo la testa
e avviandosi con Alya verso l’hotel: «Quando avete finito, raggiungeteci.»
Adrien annuì con la testa, osservando gli amici entrare nell’edificio e
poi tornò a voltarsi verso Marinette: «Sei pronta?» le chiese, prendendole
una mano e portandosela alle labbra: «Andrà tutto bene, vedrai.»
«Ne sei sicuro? Veramente sicuro? Al cento per cento?»
Il ragazzo sorrise, chinandosi verso di lei e catturandole le labbra in un
bacio veloce; sorrise contro le labbra di lei, sentendola mugugnare
qualcosa e si allontanò di poco, poggiando la fronte contro quella di lei
e tenendo lo sguardo verde in quello celeste di lei: «Certo. Vuoi
scommettere?»
Ebbene sì, Vuoi scommettere? si conclude
qui: lo so, è inaspettato e improvviso ma era giunto il momento di mettere
la parola 'fine' a questa storia.
Quando non ho più niente da dire, quando mi accorgo di aver detto quello
che volevo dire, capisco che è il momento in cui la storia si deve
concludere prima che da buona minestra (sempre se è una buona minestra)
diventi un brodino insipido perché l'ho allungato troppo; e quindi, con le
due parole che Adrien ha adorato ripetere in questi pochi capitoli e che
hanno dato il titolo alla storia, si conclude questa avventura di Adrien e
Marinette ma, come ben sapete, non sarà l'ultima: la mia mente è una
fucina di idee e, piano piano, cercherò di portarle tutte.
E niente, ancora una volta voglio ringraziarvi tutti quanti: grazie per i
vostri commenti, grazie per il fatto che leggete le mie storie e mi
supportate e...
Beh, semplicemente grazie!
Perché è merito vostro se sono ancora qua a rompervi con le mie storie,
quindi grazie grazie grazie grazie!
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