You and I ... Will be our Forever

di Sara27031
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How we met ***
Capitolo 2: *** How to be best friends in one day ***
Capitolo 3: *** The best night of my life ***
Capitolo 4: *** Schedule Change ***



Capitolo 1
*** How we met ***


                                                      You and I … Will be our forever 

                                                                  -How we met-


Brooke Miller, una ragazza di 17 anni, sta per iniziare il suo ultimo anno di liceo a Phoenix, in Arizona, insieme alla sua migliore amica Nina Davis. Presto Brooke incontrerà quello che potrebbe essere l’amore della sua vita, Dylan O’Brien. Più tardi, succederà qualcosa che metterà a dura prova il loro rapporto e forse li costringerà a porre fine ad esso.

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Brooke e Nina si conosco da sempre,letteralmente. Infatti sono nate entrambe lo stesso giorno, 21 Maggio, e si considerano sorelle anche se con madri diverse. Hanno entrambe un fratello e una sorella minore (di 5 anni) Josh e Annabeth, nati però, un giorno di distanza l’uno dall’altra, 27 E 28 Gennaio. Sfortunatamente, la madre e il padre di Brooke e Josh sono morti; la prima a causa di un tumore alla pelle esteso che poi si è esteso al fegato, cervello e polmoni, e morì quando Brooke era alla tenera età di 7 anni, mentre suo fratello ne aveva appena 2. Loro padre, soffriva già da quando aveva 18 anni di una leggera forma di disturbo antisociale, ma dopo la morte della moglie, peggiorò, portandolo alla schizofrenia, che circa 6 anni dopo, lo portò al suicidio. Ora entrambi si sono trasferiti e vivono da soli, vicino a casa di Nina e Annabeth. Brooke odia parlarne, e solo Nina e sua sorella lo sanno.


L’domani inizierà la scuola, e per tradizione le due amiche passano tutta la giornata a fare quello che ormai la loro unica passione, leggere! Infatti, ogni anno vanno tutte e due al centro commerciale, dove si trova la loro libreria di fiducia e passano tutto il pomeriggio a leggere e comprare libri di ogni genere. Ogni volta escono con circa 7/8 libri a testa,e poi quando li finiscono se li scambiano a vicenda, in pratica il sogno di ogni ragazza amante dei libri.

Quest’anno sono ancora più entusiaste, perché il giorno dl loro diciottesimo compleanno ci sarà anche il ballo di fine anno, dove Brooke e Nina, sperano di essere invitate da qualcuno. Invece di andare da sole, come fanno ogni anno.

Hanno deciso di incontrarsi al centro commerciale verso le 14.30 e quando Brooke, vide che erano quasi le 13.00, corse in bagno ad aprire l’acqua calda della doccia, perché era in condizioni che definire pietose era un complimento. Infatti si era svegliata solo da un ora, e durante quell’ora aveva mangiato e bevuto di tutto e di più; torta al cioccolata, Nutella, biscotti, latte, cereali, Coca-Cola, Fanta, insomma, tanta roba. Aveva addosso un paio di pantaloncini grigi e una canottiera bluastra come pigiama e che usa anche è a casa da sola. Rimase sotto la doccia per circa 25 minuti, o come diceva lei, 7 canzoni e mezzo, adorava cantare sotto l’acqua fresca a squarcia gola, era una cosa che la faceva sentire libera e indipendente. 

Finita la doccia, andò immediatamente verso il suo armadio e iniziò a fissarlo, con sguardo perplesso. Era molto indecisa su cosa mettersi, ma alla fine optò per una gonna con decorazioni floreali con sfondo verde acqua, una t-shirt nera da mettere all’interno della gonna, il suo paio preferito di scarpe col tacco color beige, una borsa di medie dimensioni bianca, dove mettere i suoi libri dentro. 

Dopo essersi vestita, si mise davanti allo specchio e iniziò a pettinarsi i capelli, aveva capelli di un bellissimo biondo scuro con innumerevoli colpi di sole biondo naturale, che le ornavano il viso con altrettanti boccoli, occhi azzurri come il mare, labbra non troppo sottili, ma anche non troppo carnose, di un bellissimo color rosa naturale, pelle abbronzata ma non esageratamente, un fisco da paura, magra come un stecchino ma non pelle e ossa, e fortunatamente, tutto era proporzionato al resto. 

Asciugò i capelli lunghi e mossi, mise un filo di matita nera e una passata di mascara e per finire un po’ di lucida labbra trasparente, perché adorava il colore naturale delle sue labbra. Prese la borsa, ci mise dentro chiavi, portafogli e telefono e di diresse verso il parcheggio, salì in auto e dopo mezz’ora arrivò al centro commerciale.

Arrivata al centro commerciale si diresse verso l’ala Est, dove appunto si trovava la loro libreria di fiducia. Non vedeva Nina da circa tre settimane, da quando è andata in Spagna a trovare i suoi parenti, e non vede l’ora di correrle incontro a braccia aperte e non staccarsi più da lei, è praticamente sua sorella!
Appena entra, inizia a cercarla con gli occhi e non riesce a trovarla, finché un suono non attira la sua attenzione.

Nina:” BROOKE!!!!” E’ Nina che la sta chiamando e si sta sbracciando per farle capire dov’è, finché non la trova. Le compare un sorriso a trentadue denti sul volto, proprio come a Nina, e iniziano a corre una incontro all’altra a braccia aperte, pronte per un abbraccio.
Brooke:” NINA!!!!” Urla lei in preda all’euforia, mentre è a 6/7 metri dalla sua amica. Un nano secondo dopo, si ritrova abbracciata alla sua amica, distesa per terra con lei sopra.

Brooke:” Mi sei mancata così tanto! Mai più via così tanto, mai più! Comunque, ti sei divertita, cosa hai visto di bello?”
Nina:” Anche tu mi sei mancata tantissimo, siamo stati a Madrid e poi siamo andati a Barcellona da mia nonna, ma niente di speciale… Tu come te la sei passata con Josh?!” Chiede con un filo di preoccupazione. Nina sa che ogni volta che va via e che Brooke è a casa da sola, piange, piange per il dolore di essere rimasta sola, perché pensa di essere stata lei la ragione del suicidio del padre, per via dello stress che due figli, di cui una quasi adolescente può portare, e non si leverà mai questo peso dalla coscienza. 
Brooke:” Tutto bene, davvero… siamo venuti al centro commerciale il weekend e siamo andati al lago per 5 giorni, per il resto siamo usciti ogni tanto a fare un giro in città, come al solito.” Risponde Brooke, anche se sa che la sua migliore amica ha capito, che non era vero.Era da quasi 5 minuti che erano stese a terra a parlare del più e del meno, quando ad un tratto un ragazzo si chinò sopra loro.
Ragazzo:” Ehm, scusate se interrompo, ma è da un po’ che siete stese a terra, e ho pensato, si beh, insomma… Serve una mano?” Chiede gentilmente il ragazzo. Aveva degli occhi, Stupendi!! Ovviamente anche il resto non era da meno. I suoi occhi erano color caramello, così belli e ipnotici… Capelli castani, di una tonalità di castano perfetta, un sorriso ammaliatore con labbra bellissime, denti bianchi come il latte. Indossava una camicia bianca e un paio di jeans blu e delle Converse bianche alte. Brooke rimase a bocca aperta, mentre lui aspettava una risposata, alla fine a rispondere fu Nina, che rifiutò in modo sgarbato, ma lui non la degnò nemmeno di uno sguardo, aveva occhi solo per Brooke, i meravigliosi occhi azzurri di Brooke. Si scusò per il disturbo e se ne andò.
Brooke:” Perché l’hai mandato via?!” Chiede quasi furiosa. 
Nina:” Volevi veramente che ci dividesse dal nostro abbraccio?” Dice pensando che fosse una battuta, e ride. Poi nota l’espressione furiosa e anche un po’ triste sul viso di Brooke, e smise subito di ridere.

                                                                         *Perché non gli ho chiesto come si chiama? Perché? PERCHE’???
                                                                                           Ora non lo riserbo mai più!!!*

Brooke:” Avresti potuto dire di sì, e forse adesso saprei come si chiama, ma invece no… Non lo saprò mai, e non lo rivedrò mai più!” Dice Brooke, brusca, ma Nina sente anche disperazione nella sua voce.
Nina:” Potevi anche rispondere tu, invece di lasciare l’onore a me, non credi?” Dice mortificata.
Brooke:” Stupida, stupida testa di, oh, lasciamo perdere…” Impreca contro se stessa, colpendosi la fronte con la mano.
Nina:”Si… effettivamente lo sei, e parecchio anche!” Dice Nina per farle tornare il sorriso, e ci riesce, anche se solo per un po’.
Nina:” Dai, andiamo a prenderci un gelato e poi dritte in libreria, non vedo l’ora di compre i nuovi libri!” Propone, mentre si alza e tende una mano a Brooke.
Brooke:” E va bene andiamo, i libri sono l’unica cosa che mi può far tornare su di morale i questo momento…” Dice mentre cerca di alzarsi.

Passarono tutto il pomeriggio in libreria e tornare a casa giusto per l’ora di cena. Erano pronte a gustarsi le loro due pizze belle fumanti e a guardare un bel film insieme.Finito di mangiare, andarono a dormine, una abbraccia all’altra. 

La mattina seguente, la prima ad alzarsi fu Brooke, che andò subito a fare colazione con latte e biscotti. Erano circa le 6.00 e tra trenta minuti sarebbe suonata la sveglia, quindi lasciò Nina a dormire, notando che aveva un sorriso stampato in faccia, sicuramente starà sognato qualcosa tipo, lei come protagonista di un qualche film d’amore e di un romanzo di quelli super smielati e romantici. Brooke ne approfittò per farsi una bella doccia lunga, che durò una buona mezz’ora. Si avvolge una asciugamano a dosso e va in camera a prendere il cellulare per controllare qualche Social,e anche per giocare un po’, per passare il tempo.

Un quarto d’ora dopo anche Nina si alzò e iniziarono a prepararsi per la scuola.Brooke decise di indossare una gonna di arancione splendente e una camicetta bianca ricoperta di pizzo senza maniche corte, da mettere all’interno della gonna, un paio di Converse bianche alte, i capelli sciolti e mossi,un filo di matita nera e mascara, lucida labbra e uno zaino per tenere i libri. E alle 7.10 sono pronte a prendere l’autobus in stazione e andare a scuola. Dopo trenta minuti arrivarono. 

Erano sedute in fondo e prima di fermarsi fecero una scommessa, chi sarebbe arrivata per prima dalla fermata al cortile avrebbe potuto comprare altri due libri a suo piacimento appena finita scuola. 

Così, in preda all’entusiasmo iniziarono a spintonare gli altri e a correre come delle scalmanate, ma dopo appena 5 metri da quando era scesa dall’autobus, Brooke andò a cadere sopra qualcuno, ma non uno qualunque…

Brooke:” OH. MIO. DIO! Mi dispiace moltissimo, scusa!! Non so che dire, giuro che non ti ho nemmeno visto, non era mia intenzione, stavo facendo una gara con la mia amica ma… Chi se ne frega! Giuro su dio che non era mia intenzione… Non sai quanto mi dispiace, ti chiedo infinitamente scusa, non avrei mai voluto farlo, scusa scusami!!!” Brooke non la smetteva più, era troppo dispiaciuta, si era dimenticata che c’erano anche altre persone nella stazione oltre a lei e le sue amiche, se non fosse stato per Nina ora non sarebbe in questo guaio. Poi ad un tratto, il ragazzo parlo. Aveva un aria familiare…

-“ Tranquilla, è tutto apposto, niente di rotto spero?” Chiese lui, con calma. A differenza di Brooke che sembrava stesse per avere un infarto. E le rivolse un sorriso.
Brooke:” No no, niente di rotto, tu invece, tutto apposto?”
-“ Si certo, ma non riesco proprio a vederti con tutti i tuoi capelli in faccia, permetti?… *Avvicinò la mano al volto di Brooke, e con delicatezza le sposto una ciocca di capelli, portandola dietro l’orecchio*… “ Aveva le amni di un angelo. Così soffici e delicate.
-:” Sei la ragazza di ieri, quella del centro commerciale…!” Il suo viso aveva l’espressione più felice e gioiosa che Brooke avesse mai visto. Sembra un bambino a cui avevano appena regalato il suo giocattolo preferito a Natale.
Brooke:” Si, sono proprio io… Ciao…” Rispose imbarazzata. Era sotto l’ipnosi dei suoi occhi, non la smetteva più di fissarlo. Ecco chi era il ragazzo misterioso sotto di lei. Quel ragazzo gentilissimo che si era offerto di aiutare lei e Nina!
-:” Beh, ciao a te principessa, dovremmo smetterla di incontrarci così, non credi?” Chiede lui mentre le rivolge l’ennesimo sorriso, un sorriso che fa sciogliere il cuore di Brooke come neve sotto il sole d’estate. Ma che le sta succedendo?!?

                        *Mi ha appena chiamato principessa… PRINCIPESSA?! Il tizio che credevo di non rivedere mai più ora è proprio qui davanti a me… 
        Anche se in verità è sotto, ma vabbè non importa. Lui è qui, e mi ha chiamato principessa e mi sta sorridendo con quelle bellissime labbra rosee
                          E i suoi occhi poi,sono tipo; non ne parliamo… Ma, Brooke!? Che cosa ti passa per la testa… devo assolutamente smettere…*


Brooke:”Ehm.. si ecco, si hai ragione, ehm… come hai detto che ti chiami, scusa?” Si trovava in una situazione che le piace, e tanto, ma anche in una di grande imbarazzo e non sapeva che dire, così inizia a balbettare come una preda impaurita da un aitante predatore. Aveva un sorriso da ebete stampato in faccia, e le guance tutte rosse.
-:” Hai ragione, non mi sono ancora presentato, piacere io sono Dylan, Dylan O’Brien.” Dice, sorridendole per l’ennesima volta.
Brooke:” Ehm si piacere, io sssono Brrrooke Millller….” Non la smetteva di balbettare.Ma gli rivolge un sorriso.
Dylan:”Bene, Brooke, che ne dici se andiamo prima che suoni la campanella, non so tu ma io non voglio fare brutta figura il mio primo giorno di scuola.”Annuncia, mentre si alza con ancora Brooke in grembo. Alzati piede, la prende a braccetto e le chiede di illustrarli la strada per andare in classe. Passeggiando scopre che Dylan frequenta tutte le sue stesse lezioni. Racconta anche che si appena trasferito da New York con suo padre per via di un promozione che gli è stata offerta, suo padre era un poliziotto e a New York, era sceriffo della contea. Giusto il tempo di arrivare davanti alle imponenti mura della scuola, che la campanella suona e si dirigono immediatamente in classe.
Dylan:” Allora principessa, ti va se mi siedo vicino a te, o ti dò fastidio?” Non la smetteva di sorriderle.
Brooke:” Fastidio?! Scherzi, certo che puoi, tanto sono da sola…” In quel momento, era la ragazza più felice ed esaltata del mondo. Ha scoperto che il ragazzo che ieri le ha rubato il cuore è qui, a scola con lei, seduto vicino a lei, e non la smette di farla sorridere. Sarà il giorno più bello della sua vita!

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E così i due si sono conosciuti… Che ne pensate come primo capitolo? E’ troppo lungo o preferite più corto? Spero che la storia vi piaccia e che continiuate a leggere i prossimo capitoli!
 

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Capitolo 2
*** How to be best friends in one day ***


-How to be best friends in one day



Brooke e Dylan passarono il resto delle lezioni insieme, a parlare del più e del meno. Dylan continuava a ridere e sorriderle e lei pensava di essere ancora dentro un sogno, in cui non avrebbe mai voluto svegliarsi. Da quanto lo conosceva? Da 2 ore di matematica, 1 di francese e 2 di chimica e già sentiva di volergli un bene dell’anima. Come se si conoscessero da una vita. A un certo punto, Dylan interrompe il breve silenzio che si era creato e porta Brooke alla realtà.

Dylan:” Hey, ti va se andiamo a pranzo insieme, o sei già occupata?” Chiede con un filo di imbarazzo, era diventato tutto rosso, e tutto quel rossore lo rendeva ancora più bello di prima.
Brooke:” Occupata!? Scherzi, ovvio che mi va. Non posso lasciare un Dylan appena arrivato, tutto solo soletto, che persona crudele sarei?” Domanda lei divertita.
Dylan:” Non che sono proprio solo soletto, ma sono contento che tu abbia accettato.”
Brooke:” Cosa intendi dire?” Si sentiva leggermente confusa al momento. Da quello che aveva capito, lui arrivato qui solo con il padre e nessun’ altro. Come sarebbe a dire che non è qui da solo?
Dylan:” Oh, niente di che, solo che ho un cugino qui. Conosci un certo Tyler Posey?”
Brooke:” Posey… tuo cugino… Sbaglio o è più grande di te?”
Dylan:” A dir la verità, sono io più grande, di 3 mesi per la precisione.” Risponde, un po’ sorpreso. Ha appena detto a questa bellissima e incantevole ragazza che ha un cugino qui, e l’unica cosa che le chiede è se Tyler è più grande di lui. Ok…
Brooke:” Quindi io sono più grande di te, di 4 mesi per la precisone.” Lo dice quasi con tono di sfida, rimedia subito con una risatina sarcastica alla fine della frase.
Brooke:” Comunque si, lo conosco, ma diciamo che non ci ho mai parlato.” Sorride radiosa. Stare con Dylan la rendeva molto più aperta e felice,e questa sensazione non la sentiva da tanto tempo.
Dylan:” Bene… cambiando discorso… tu invece?”
Brooke:” Io invece… cosa?” Non ci stava più capendo niente.
Dylan:” Che mi racconti de te. Ho passato 5 ore a parlarti di me, ora è il tuo turno.”

*E’ così bello quando sorride, come faccio a dirli del mio terribile passato ora?? Lo dico o non lo dico?? E’ ovvio che glielo dico, ma rovinerò il momento…*

Brooke:” Beh… Non c’è molto da sapere sul mio conto… E quello che c’è da sapere non è tra le prime cose che ti vorrei dire il primo giorno del nostro incontro, non so se anche tu lo percepisci come me, ma io sento che ti voglio già un bene dell’anima e che farei di tutto per te, so che è una cosa super affrettata da dire dato che ci conosciamo da poco più di 5 ore, ma non voglio rovinare questa intesa che si è creata tra di noi. Non che io non mi fidi di te, ma non voglio buttare tutto all’aria,ecco.” Sembrava una dichiarazione d’amore detta così, ma era vero, ogni parola detta era più che vera e tutte le provenivano dal profondo del cuore. Credeva di aver scioccato Dylan, e per via dell’imbarazzo abbassa la testa come se avesse detto la più colossale delle cavolate che potesse mai dire, finché non sentì la mano di Dylan stretta nella sua e alzo lentamente gli occhi lucidi. Ad attenderla c’era uno dei sorrisi più belli e sinceri che Dylan avesse mai sfoggiato nell’arco della giornata, le scaldo il cuore vedere che la sua espressione era quella di una persona che comprendeva la situazione e capiva quello che lei aveva appena detto.

Dylan:” Hei, va tutto bene,me lo dirai quando ci conosceremo meglio e io aspetterò finché tu non lo vorrai. Anche io ti voglio già un bene dell’anima Brooke, e ti prometto che non lascerò che ti capitino più cose brutte come quelle che ti sono già successe in passato,  e lo giuro.” E in un attimo appoggio la mano libera sulla guancia di Brooke, rigata da una lacrima che le era sfuggita dai suoi bellissimi occhi blu come il mare.

*Io te lo prometto, giuro che farò in modo che non ti capitino più cose brutte, lo giuro.*

Brooke:” Guarda che ti credo.” E ci credeva veramente. 
Dylan:” E fai bene a credermi, io mantengo sempre le mie promesse.” La sua mano era stretta alla sua e non gliele lasciava più. Sembravano incollati con la supercolla. Appena finita la frase, suonò la campanella il che significava che era arrivata l’ora di pranzo. 
Così sono stati costretti a separare le loro mani. Si vedeva nel viso di entrambi il dispiacerei separarsi, ma appena varcata la porta, Dylan alzò il braccio sinistro a glielo 
mise attorno alle spalle e andarono in sala mensa. Si sederono e tra un boccone e l’altro continuava a ridere e parlare.
Dylan:” Che fai sta sera?” 
Brooke:” Non ne ho idea. Nina mi ha detto che fanno una festa giù al campo per l’inizio dell’anno, ma io non ci sono mai andata gli anni scorsi, diciamo che non ho una vita sociale molto attiva.” Dice ridendo. 
Dylan:” Beh, mio cugino aveva intenzione di portarmi, ma sono più che certo che se ne starà con la sua ragazza e i suoi amici, che ne dici se ci andiamo insieme?” 
Brooke:” Certo, non c’è problema, però devo portare mio fratello dalla vicina prima di andare…” 
Dylan:” Oh, capisco. I tuoi non sono a casa. Tranquilla io ho passato la maggior parte del tempo che stavo a casa da solo, fin da piccolo. Immagino che sia normale avendo il padre come sceriffo della contea.” Aveva toccato un tasto dolente e non se ne era accorto. Che avrebbe dovuto fare? Dirli che i suoi erano morti e che viveva da sola o mentire assecondando la sua teoria? 

Brooke:”… Si… A proposito dei miei… Sai quello che ti ho detto prima? Che non volevo rovinare tutto rivelandoti gli scheletri oscuri del mio armadio? Ecco,mia madre è morta di cancro e mio padre si è suicidato proprio prima che iniziassi il liceo a causa di questo…” Sapeva di averlo fatto, di aver rovinato tutto. Dylan non l’avrebbe mia più voluta vedere e non le avrebbe mai più parlato per il resto dell’anno. L’avrebbe ignorata come se fosse la pazza da cui tutti dovevano stare lontani,come se la sua pazzia fosse contagiosa. Invece si stupì di vedere che Dylan non aveva mosso neanche un muscolo, non aveva cambiato espressione e, cosa ancora più importante non sente era ancora andato via a gambe levate. 
Dylan.” Se questo basta a consolarti, anche mia madre è morta, quando avevo 5 anni. Voglio che stasera tu venga a casa mia. Io affitterò dei film da vedere insieme e mangeremo pizza, cibo cinese… insomma, quello che vuoi tu. Sarà un momento per conoscersi e per confessarci. Il mio psicologo me lo ha fatto fare qualche  anno fa con mio padre, ed ha funzionato. Ovviamente non ha rimosso il dolore della perdita di mia madre, ma da allora va meglio. Ti và di provarci?” Lo aveva detto come se fosse la cosa più naturale che una persona potesse mai dire, la sua voce trasmetteva tranquillità e questo aiutò molto Brooke, che con un cenno del capo, accetta.

Suonata anche l’ultima campanella della giornata, Brooke e Dylan attraversarono il cortile e si andarono a sedere alla fermata dell’autobus. Aspettarono circa 10 minuti e poi, qualcuno arrivando da dietro fece prendere un colpo a Brooke. Era Nina. La stava cercando da un quarto d’ora. Di solito andavano in stazione sempre insieme e parlavano di quello che era successo nel corso della giornata. Nel vederla con Dylan le scappò una breve risatina, quelle che fa di solito la tua migliore amica quando ti vede che parli con il ragazzo che ti piace e tu non puoi fare a meno che mandarla a quel paese mentalmente, mentre sei concentrata a tenere in piedi il discorso con quello che speri che diventi qualcosa di più che un amica… Il problema era che Brooke e Dylan si conoscevano da stamattina, e non da sempre, e Nina non aveva la minima idea di chi lui fosse.

Nina:” Vedo che hai iniziato a fare amicizia Brooke! Piacere io sono Nina, la sua migliore amica, e tu sei…?”
Dylan:” Dylan, piacere di conoscerti. Sono nuovo della zona, Brooke mi ha aiutato ad orientarmi.”
Brooke:” E nel frattempo abbiamo fatto amicizia.” Aggiunge lei, tanto per precisare e molla un altro sorriso verso Dylan
Nina:” Ecco perché non ti ho trovavo a pranzo! Sai, ti ho certo per tutta la scuola e non ho mangiato niente.”
Brooke:” Oops…” Dice divertita ma pur sempre mortificata nei confronti dell’amica.
Nina:” Dylan, dove hai detto che abiti?”
Dylan:” Vicino alla stazione di polizia.” 
Brooke:” Bene, così posso venire più tardi.” Annuncia lei, noncurante del fatto che Nina la stava guardando malissimo.
Dylan:” Ehm, no no. Passo a prenderti io cara. Non ti lascerei mai venire da sola. Dimmi dove abiti, vengo verso le 18 se ti va bene.”
Brooke:” Vicino alla scuola media, in fondo alla strada, l’ultima casa a sinistra.” 
Nina:” Frena frena frena… dove andate voi due stasera?” Chiede finalmente.
Brooke:” Oh scusa, non te l’ho detto, vado a casa sua per passare la serata insieme… Ti dispiace tenere Josh?”
Nina:” Ok… però questo fine settimana si và in libreria, è appena uscito un nuovo libro e non me lo voglio perdere, è chiaro?”
Brooke:” Cristallino!”
Nina:” Bene, ti lascio stare seduta con lei fino alla nostra fermata, ma non ti ci abituare, lei è la mia migliore amica.” Dice a Dylan con voce severa e profonda.
Dylan:” Credo proprio che sia diventata anche la mia migliore amica.” Sussurra a bassa voce, senza farsi sentire da Nina, ma Brooke aveva afferrato il messaggio. Diventa tutta rossa. Si alzano e si dirigono verso l’autobus, ma prima di salire Brooke sussurra a Dylan.
Brooke:”Anche tu sei il mio migliore amico.”





Fine capitolo!
Che ne dite, vi piace come và avanti la storia? Volete che aggiorni più presto o va bene così?
Ditemi cosa ne pensate nelle recensioni e continuate a seguire!

 

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Capitolo 3
*** The best night of my life ***


-The best night of my life




L’orologio segnava le 17.00 passate da poco, e Brooke non aveva ancora iniziato a prepararsi. Non aveva ancora fatto la doccia e non aveva la minima idea su  cosa mettere. Non stava facendo niente per prepararsi per la serata, e Dylan tra meno di un’ora sarebbe venuta a prenderla. Stava in piedi davanti alla finestra con il telefono mi mano. Lo accendeva e lo spegneva in continuazione, con lo sguardo perso a guardare il giardino dove suo fratello e Annabeth stavano giocando.

Pensava e ripensava, non si toglieva dalla mente il modo in cui ha conosciuto Dylan. Prima al centro commerciale, poi a scuola, in classe, in mensa, alla palestra e poi alla stazione dell’autobus. A quanto hanno parlato prima che lei scendesse per andare a casa, a come si sono salutati. 

Dylan era sceso con lei, l’ha abbracciata per almeno due minuti, due minuti che sono sembrati due secoli, e poi ha preso il suo viso tra le sue morbide e un po’ sudaticce mani e gli ha stampato un bacio in fronte, si sono salutati e le loro strade si sono divise. 

Nina:” Non credi che avresti iniziarti a preparare? E’da quando siamo tornati a casa  che non parli e non ti muovi da quella finestra.” Non si era nemmeno accorta che Nina la stava osservando già da qualche minuto appoggiata sulla porta della sua camera. 
Brooke:” Si, hai ragione, vado a fare un doccia. Scusa.” E senza dire altro prese l’asciugamano dietro la porta e si diresse in bagno. Aprì l’acqua, aspetto qualche minuto e dopo essersi tolta i vestiti entra in doccia. L’acqua le scorreva lungo la schiena provocandole qualche brivido, prese lo shampoo e iniziò a strofinaselo tra i lunghi capelli. 

Ad un certo punto sente il rumore di una porta che si apre, la porta del bagno e Nina vi ci entrò con molta nonchalance.
Brooke:”MA CHE DIAVOLO STAI FACENDO?? Ti pare il modo di entrare in bagno mentre c’è qualcun’altra a fare la doccia? L’azione ‘bussare’ esiste nel tuo dizionario.” Stava urlando. Odiava quando qualcuno non rispettava la propria privacy, sopratutto quando era Nina a farlo.
Nina:” Beh… allora cosa c’è tra te e il nuovo arrivato?” Chiede lei, facendo finta di non aver sentito cosa Brooke aveva detto. Aveva un sorrisetto malizioso stampato in faccia e stava lì in piedi ad aspettare impaziente una risposta.
Brooke:” Ti pare l momento di farmi una domanda del genere??” Continuava ad alzare la voce, era abbastanza infuriata. 
Nina:” Perché siamo sole in questo momento e nessuno può venire a interromperci. Non credo che Josh e Annabeth vorrebbero mai entrare in un bagno dove tu stai facendo la doccia, o almeno spero.” Ed eccola qui, la solita battutina che mette alla fine di ogni stramaledetta frase. 
Nina:” Dai, dimmi, cosa è successo oggi fra voi due?”
Brooke:” Niente, non è successo niente. Sta mattina quando siamo scese dall’autobus correndo come forsennate, sono caduta sopra di lui. Abbiamo parlato per un po’, ci siamo alzati e siamo andati in classe. Abbiamo passato la giornata insieme,poi mi ha offerto di venire a casa sua stasera. A fine scuola siamo andati in stazione, sei arrivata tu e te l’ho presentato, tutto qui.” Conclude con una certa fretta. Era da almeno un quarto d’ora che era sotto la doccia. Si sciacqua, esce, avvolge l’asciugamano sulla pelle bagnata e si dirige in camera sua con sguardo furioso. Sbatte la porta con forza e la chiude a chiave.

Apre l’armadio e cerca qualcosa da mettersi. Pende in mano il cellulare per vedere l’ora, 17. 20. Dopo dieci minuti buoni a fissare perplessa l’armadio decide di indossare un paio di jeans azzurri con una canottiera bianca. Si posiziona davanti allo specchio e inizia a pettinarsi i capelli. Li asciuga e comincia a provare qualche acconciatura; prova a fare un coda, uno chignon anche le trecce, ma niente le sta bene e decide di lasciare i capelli sciolti. Per il trucco invece, ha già in mente cosa fare: un po’ di mascara e matita nera per gli occhi e un rossetto rosso acceso per le labbra. Prende uno zaino nero dove mettere il telefono e il portafogli e una felpa in caso faccia freddo la sera e scende in salotto. Prima di sedersi sul divano, indossa un paio di Converse bianche e si siede. 

Rimane per un po’ a fissare la finestra, aspettando che Dylan arrivi. Apre il telefono e si mette a controllare un po’ tutti i social, per far passare il tempo. Dopo un po’ molla tutto e corre di nuovo in camera sua in preda all’ansia. Inizia a ripettinarsi i capelli, si rifà il trucco da capo, ancora un po’ e si sarebbe cambiato. Si ferma quando sente dei passi sempre più vicini a lei. Era Josh. 

Josh:” Brooke, che stai facendo?” Chiede gentilmente. Aveva un voce da farti sciogliere il cuore all’istante. Era sempre gentilissimo con il prossimo e molto premuroso. Adorava passare le serate con sua sorella e la sua migliore amica, Annabeth. Erano inseparabili.
Brooke:” Josh, che ci fai qui, non dovresti essere da Nina?” Cerca palesemente di cambiare discorso.
Josh:” Non cambiare discorso. Sono qui per capire come mai sei così in ansia.”
Brooke:” Vieni qui, ti spiego.” Li fa segno di sedersi sul letto. 
Brooke:” Sai quando ieri sono andata al centro commerciale? Appena ho visto Nina le sono corsa incontro e siamo finite abbracciate a terra, una sopra l’altra. Un ragazzo si è avvicinato e ci ha chiesto se serviva aiuto per alzarci. Nina ha risposto subito di no, mentre io sono rimasta a fissarlo incantata dal suo sorriso, così lui se ne è andato. Mi sono pentita di non aver aperto bocca, e pensavo di non vederlo mai più, di non avere più la possibilità di rivederlo. Poi, stamattina, quando sono scesa correndo dall’autobus, sono caduta sopra un ragazzo… Indovina chi era? Proprio lui. Abbiamo passato un buon quarto d’ora a parlare stesi a terra, e poi ci siamo alzati. Abbiamo passato tutto il giorno insieme, sia a scuola clemente tornavamo a casa. Parlando del più e del meno mi ha invitato a casa sua sta sera. Sono ansiosa, perché non ho idea di cosa succederà e non saperlo mi turba. Voglio dire, non che non lo voglia vedere, anzi, è l’unica persona con cui vorrei stare oggi, ma ho paura di farmi prendere dalla paura e coì facendo di allontanarlo. Tu che mi consigli?”

Josh:” Io ti consiglierei di andare giù in salotto ad aspettarlo, di non avere paura di aprirti con lui, insomma, è da parecchio tempo che non passi un po’ di tempo con qualcuno che non sia io o Nina. Credo tu abbia paura di relazionarti con qualcuno perché pensi di finire per farlo soffrire.” Lui sa sempre come farla stare a suo agio e calmarla.
Brooke:” Grazie, nanerottolo.” Dice e lo soffoca in un abbraccio. 
Brooke:” Augurami buona fortuna, allora.” 
Josh:” Divertiti sorellona!” Dice subito prima di stampargli un bacio sulla guancia e poi lasciare andare sua sorella.

Il campanello suona. Brooke prossima ad un infarto mentre scende le scale. Si affretta a prendere lo zaino e va ad aprire la porta. Dylan era lì, davanti a lei, bello come non mai. Indossava una maglietta bianca a maniche corte un paio di jeans azzurri simili quelli di Brooke un paio di Adidas bianche. Si guardarono per un po’, dalla testa ai piedi, e scoppiarono a ridere. 

Brooke:” Tu si che hai stile, O’Brien!” Dice per rompere un po’ il ghiaccio.
Dylan:” Anche tu non sei niente male Miller. Allora, che ne dici, andiamo? Ti voglio portare in un posto prima di andare a casa, se non ti dispiace.” Allunga la mano in attesa che anche lei faccia lo stesso. Non se lo fa ripetere due volte.
Josh:”Basta che andate via di qui!” Urla dalla finestra sopra l’entrata. 
Brooke:”Ma che ca… !? Fila dentro Josh!” Urla sua sorella. E lei che pensava che si sarebbe comportato bene. Intanto Dylan stava ridendo della scena che si era creata.
Dylan:” Quindi sei tu Josh, tua sorella mi ha parlato di te! Tranquilla, anche io ho una sorella come lui.” 
Brooke:” Quando torno te la faccio pagare, vedrai.” 
Josh:” Come vuoi!” Dice sorridente, noncurante della figuraccia che aveva fatto fare a sua sorella.

Dylan e Brooke si allontanano e salgono sulla Jeep azzurra di lui. Era un po’ vecchiotta, ma era ancora comoda e neanche tanto rovinata a dire il vero. Dylan stava ancora ridendo della conversazione di Brooke e suo fratello. Lei se ne accorse e gli tirò una leggera gomitata sul fianco per farlo smettere.
Brooke:” Scusa, non avrei voluto urlare a mio fratello davanti a te. Ma quando fa così giuro che lo manderei dall’altra parte del mondo, a forza di schiaffi.”
Dylan:” Tranquilla. Scusami tu. Mi sono a messo a ridere, non avrei dovuto.” Fino a quel momento aveva tento la testa bassa, anche mentre rideva, ma appena finita la frase alzò la testa e rivolse a Brooke uno sguardo mortificato e gli prese la mano.
Brooke:” Scherzi, non dirlo neanche.” Lo rassicura lei con un sorriso alla fine.
Brooke:” Basta parlare di mio fratello adesso. Dove mi vuoi portare di bello?” 
Dylan:” Beh, diciamo che è un posto speciale per me, ma non ti dico altro.” Si vedeva dalla sua espressione che era super euforico.
Brooke:” Bene allora. Andiamo!”

Il viaggio durò si e no mezz’ora. Mezz’ora passata a ridere e scherzare come amici di vecchia data. Si capiva che tra loro c’era già un legame molto forte.La macchina si fermò vicino all’entrata di un parco poco lontano dal Lago. Dylan scese per primo ed andò ad aprire la porta a Brooke, cosa che le fece molto piacere, ma sopratutto la fece diventare tutta rossa.
Dylan:” Permetti?”
Brooke:” Certo.”

Scesa anche lei, Dylan fece uno scatto verso il bagagliaio della Jeep e prese una coperta e poi andò a recuperare Brooke. La prese per mano e si incaminarono verso il parco. Brooke conosceva quel parco. Ci andava ogni estate con suo fratello e la famiglia di Nina.Era il solito parco dove i bambini durante l’estate andavano a giocare.Un’ altalena, due scivoli e le solite pareti in cui arrampicarsi e un paio di alberi qua e la e un prato immenso in mezzo, dove non c’era niente di niente.

Dylan:” Bene, qui direi che è perfetto. Mi aiuti per favore?”
Brooke:” Ovviamente.” Distesero la coperta per terra e vi si sederono sopra. 
Brooke.” Come mai mi hai portata qui?” Chiede lei ingenua. 

Dylan.” Da quando mi sono trasferito , vengo qui ogni giorno quando mio padre non è a casa. Ho passato pomeriggi interi a fissare bambini che giocavano, che facevano a gara chi arrivava prima allo scivolo, che litigavano perché uno era partito prima dell’altro. Questo mi ha fatto rivivere in prima persona tutto quello che mi sono perso durante l’infanzia. 
Quando mia madre è morta, avevo 5 anni, mia sorella, Sara, era appena nata, aveva più o meno 5 masi. Si chiamava Maddison, ma tutti la chiamavano Maddie.  Soffriva di demenza fronto-temporale, una forma di demenza che solitamente colpisce gli adolescenti. Passavo giorno e notte in ospedale con lei, e più tempo passavamo insieme, più lei si dimenticava di chi fossi. Il giorno in cui è morta, ero andato in segreteria a chiedere un foglio e dei pastelli, me li chiese lei stessa. Aveva detto di volermi insegnare un nuovo gioco che aveva inventato. Sarò stato via si e no, 3? Massimo 4 minuti. Nel frattempo, si staccò le flebo dalle braccia e andò sul tetto dell’ospedale. Aveva anche strappato un’ago delle flebo e lo aveva portato su con lei. Fu quando arrivai in stanza che capii perché mi aveva mandato via. Corsi il più velocemente possibile verso il tetto, ma arrivai troppo tardi. Si era già tagliata le vene del polso.La trovai stesa a terra in una pozza di sangue.
Cercai di fare come fanno si solito i medici. Le misi le mani sopra il torace e iniziai a spingere, su e giù, ma niente da fare. Le presi il polso, strappai parte del suo camicie e glielo legai intorno. Pensavo funzionasse, così scesi freneticamente le scale e andai a chiamare un’infermiera. La portai da lei,ma non mi fece avvicinare. Fece finta di fare il possibile per salvarla, solo per non farmi stare male, anche se sapeva che non avrebbe risolto niente. Mi disse di andare a chiamare un suo collega, e lo feci. Arrivato anche lui, si fiondò su mia madre, e dopo qualche minuto mi fece segno di avvicinarmi. 
Mi disse che non potevano fare niente, che ormai lei se ne era andata, e di salutarla per l’ultima volta. Lo feci, anche se non ne capivo bene la ragione. Arrivò un gruppo di quattro medici con una barella, la presero per braccia e gambe e la fecero distendere sopra, poi la portarono via. Dopo qualche ora arrivò mio padre, e solo lì capì che era morta.Che no la avrei mai più rivista. E mi misi a piangere anche io insieme a lui. 
Dopo il suo funerale, mio padre mi mandò da uno psicologo, da cui vado ancora oggi. Come ti ho detto a scuola, mi ha consigliato di passare una serata con mio padre e raccontargli come mi sentivo, cosa provavo. E ha funzionato, per un po’ di tempo. Poi è peggiorata. Ricordo che una notte mi alzai, presi la macchina e andai in ospedale a chiedere di lei, come quando ero piccolo. Quando mi dissero per la millesima volta che era morta, persi il controllo. Ci vollero quattro medici e due fiale di anestetici per farmi calmare. Mi alzai il pomeriggio seguente, incatenato al letto d’ospedale. Mio padre entrò qualche minuto dopo essermi svegliato , con sguardo terrorizzato e le lacrime agli occhi, e mi raccontò tutto quello che era successo. Fu quel giorno che decise che saremo venuti a vivere qui.” Mentre lo raccontava, a tratti la voce li veniva a mancare a causa di certe lacrime che li scivolavano sul viso. Era la prima volta che una persona si apriva così con lei. Brooke ne rimase sconcertata. Non sapeva che dire. Poi trovate le parole, iniziò a raccontare la sua storia.

Brooke:” La mia si chiamava Teresa. E’ morta quando io avevo 7 anni, mentre Josh ne aveva 2. All’inizio le avevano diagnosticato un cancro alla pelle, ma col passare del tempo si è espanso. Non si ricordava più di chi fossi io, o mio fratello, non si ricordava persino di mio padre. Ha passato 3 anni in ospedale tra chemio terapia, interventi continui e tanti altri trattamenti. Erano circa le due di notte quando ad un tratto ha iniziato a muoversi freneticamente, io dormivo di fianco a lei e per poco non mi fece cadere dal letto. Stava avendo un attacco epilettico. Quando l’ho capito sono corsa in corridoio disperata a cercare qualcuno che mi aiutasse, che aiutasse mia madre. Dopo qualche minuto ho sentito dei passi venire verso di me, era un infermiere. Corse in camera, ma mi lasci fuori dalla porta, non voleva che io asistessi. Dopo un po’ arrivarono altri tre o quattro medici con un cartello dove sopra c’era un defibrillatore. Li sentivo che davano ordini a voce alta, le scariche elettriche che partivano da quel macchinario, tutto. Un’infermiera è uscita e mi ha chiesto dove fosse mio padre, non potevo più stare lì da sola. Così le dissi che era a casa con mio fratello. Lei andò a chiamarlo, ma non correva come gli altri, anzi, camminava. Ne rimasi un po’ schioccata all’inizio, così decisi di entrare dentro, senza che ne avessi il consenso. Vidi i medici mettere via tutto, spegnere tutti quelle macchine che aveva attorno, posare sopra il suo viso un telo bianco. Allora capii che era tutto finito. Che era morta. Qualcuno mi notò, vide che avevo ricominciato a piangere e che stavo correndo verso di lei, ma nessuno mi fermò. Lasciarono che io le stingessi la mano. Le continuavo a dire di svegliarsi, di non mollare così facilmente e di combattere contro il mostro che le stava crescendo dentro. Dopo sentì sulle spalle delle mani che stava cercando di allontanarmi da lei. Cercai di ribellarmi, ma crollai sulle braccia dell’infermiera. Mi portò fuori e cercò di tranquillizzarmi, finché non vidi arrivare mio padre di corsa con Josh in braccio ancora addormentato. Mi abbracciò e poi  andò da lei. Rimase per almeno dieci minuti lì dentro a piangerla. Poi chiamò anche me e mio fratello. Josh non poteva capire cosa era successo ma cercai di spiegarglielo, e sembra che capisse, perché aveva iniziato a piangere anche lui. 

Dopo la sua morte cercammo di farcene una ragione, di andare avanti, ma la situazione peggiorò radicalmente. Mio padre diventò uno schizofrenico alcolizzato, tornava a casa la mattina dopo, e io ero costretta a passare la giornata da mia zia e al tempo stesso pensare a mio fratello. Quando diventai più grande iniziai a occuparmi io della casa. L’ultimo giorno di terza media, appena tornata a casa, corsi in camera mia.Dovevo andare con delle mie amiche al centro commerciale. Aperta la porta mi ritrovai mio padre, impiccato al centro della stanza. Iniziai a urlare, chiama il 911, arrivarono subito dopo, ma lui era già morto. Per me è stato uno shock, e fu allora che iniziai ad andare dallo psichiatra, quattro volte alla settimana. Ci vado ancora oggi, ma solo quando ne sento il bisogno. Ci andava anche mi fratello, ma a lui è andata bene. Ne è uscito infetta, a differenza mia. Alle volte, durante la notte mi alzo urlando e piangendo e lui corre in camera mia per calmarmi. Ora soffro di terrori notturni.” Anche lei mentre lo racconta si era fatta prendere dall’emozione. Era una cosa pesante da dire ad alta voce. Dylan era la prima persona a cui raccontava tutta la storia per intero. Neanche Nina era a conoscenza dei suoi terrori notturni. 

La mano di Dylan era ancora stretta alla sua, e ora lo era ancora di più. Con la mano che era ancora libera, Dylan l’ avvicinò al suo viso, e con il pollice le asciugo parte delle lacrime che la ricoprivano, come aveva fatto a scuola. Brooke subito dopo gli saltò addosso in un abbraccio che li fece cadere entrambi per terra, sulla coperta.

Si misero uno di fronte all’altra, abbracciandosi fortemente. Dopo un po’ si mollarono e iniziarono a fissare le stelle. Brooke si appoggiò alla spalle di Dylan, e poi fece incrociare di nuovo le loro mani. Non parlarono, ma Dylan continuava ad accarezzare i lunghi capelli biondi di Brooke. 
Rimasero lì, distesi in silenzio per più di un’ora, poi Dylan le sussurrò qualcosa all’orecchio.

Dylan:” Ti va se ora andiamo? Non so te ma io muoio di fame, e voglio finire la serata con grande stile.” 
Brooke:” Anche io muoio di fame. Non sapevo come dirtelo.” Dice, finendo la frase ridendo.
Dylan:” Pizza o cibo Cinese?” Chiede cortesemente.
Brooke:” Mhh… Vada per la Pizza.” 
Dylan.” Che gusto preferisci?”
Brooke:” 4 Formaggi? Qualunque Pizza va bene.” 
Dylan.” Come desideri tu, Brooke.” Prima di alzarsi le stampa un bacio sulla fronte. Lei ricambia con un dolce sorriso.
Brooke:” Grazie, Dylan. E’ la serata migliore della mia vita.”
Dylan:” Aspetta a ringraziarmi. Questo era solo l’inizio della splendida serata che ci aspetta.” E iniziano ad avviarsi verso la macchina.







Aww**… Adoro come la storia sta prendendo forma! Spero che anche a voi piaccia!Sono indecisa su quando fargli dare il primo bacio… Consigli??





 

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Capitolo 4
*** Schedule Change ***


- Schedule Change
Cambio di programma




I ragazzi sono appena arrivati a casa di Dylan. Il viaggio non è stato movimentato come all’andata. Il motivo era anche palese; entrambi avevano raccontato l’uno all’altra delle loro più grandi perdite, voglio dire, era una cosa pesante da digerire.

Dylan:” Fai come fossi a casa tua, non preoccuparti.” Dice mentre la aiuta a scendere dalla Jeep, tentando di sorriderle, sfortunatamente fallisce.
Brooke:” Grazie.” Anche lei tenta di essere dolce, ma senza successo.

Qualche passo più in là, ed entrarono in casa. Non sembrava essere una casa molto grande, d’altro canto, erano in tre a viverci, anche se il padre era assente la maggior parte del tempo, e sua sorella passava le giornata a casa delle sue nuove amiche, ma non era affatto male. Era divisa in due piani: Nel primo si trovavano la cucina, il salotto e un bagno, mente al piano superiore le camere da letto, e un altro bagno. Si sederono ad aspettare le la loro cena sul divano. Non parlarono per almeno un quarto d’ora buono, finché Dylan ruppe il silenzio.

Dylan:” Vuoi vedere qualcosa? Hai sete, fame? Insomma vuoi qualcosa stuzzicare prima della pizza? Ci metteranno almeno mezz’ora a portarcele.” Chiede premurosamente. E questa volta il sorriso di gentilezza riesce, molto bene anche.
Brooke:” Potremo iniziare a vedere uno di questi film che hai preso. Sempre se ti va.”
Dylan:” Certo che si. Quale preferisci?” 
Brooke:” Beh,vediamo. Abbiamo un film romantico, uno d’azione, un horror e due film tratti da romanzi… Non so te, ma io voto per l’horror. Odio i film romantici e non vado pazza per l’azione.” Brooke odiava da morire i film romantici. Secondo voi è bello vedere copiette in ogni dove che si sbaciucchiano ogni due minuti, che si dicono ‘ Ti Amo’ solo per frasi sentire dagli altri?
Amore vuol dire, essere confortati dalla persona per cui daresti la vita, passare con lei i momenti più felici e folli della vita, esserci l’uno per l’altra. Non, dimostrare in ogni posto che vai il vostro amore con baci continui e robe del genere, questo è usufruire dell’amore. Bisogna dimostrarlo quando si è solo, nella propria intimità, non nel bel mezzo del centro commerciale o a scuola. Ok, ci sta un bacio ogni tanto, ma non ogni 5 minuti. 

Dylan:” Per me va benissimo.” Disse stampandoli un bacio sulla fronte. A rovinare quel momento fu il suono del campanello, la cena era alla porta. Dylan si alzò con fare seccato, cosa che fece divertire Brooke. Quando tornò, lei aveva già inserito il CD del film da vedere. Prima di sedersi, andò in cucina a prendere due Coca-Cole e dei tovaglioli.

Il film partì e la serata ebbe ufficialmente inizio! I due si divertivano a imitare le voci dei personaggi, così da rendere la cosa più 
divertente. Toglievano l’audio e inventavano le battute dei personaggi, sopratutto durante le scene più spaventose, così, tanto per sdrammatizzare.  

Quando il film finì, i due erano stanchi, ma stra felici, non la smettevano di sorridere. Erano stretti l’uno all’altra, e ovviamente, le dita delle loro mani incrociate. Brooke era cullata da Dylan che continuava ad accarezzare i capelli. Si era quasi addormentata, quando il suo telefono squillò.
Brooke:” Scusa, è Nina. Torno subito.” 
Dylan:” Tranquilla, non vado da nessuna parte.”

                     *** 

Brooke:” Hei, c’è qualche problema?” 
Nina:” Nessun problema. Ti volevo solo chiedere se ti andava di venire alla festa. Ci potresti venire con il tuo amico, ti prego vieni? E’ il nostro ultimo anno, tu non sei ancora venuta, neanche una volta. Non ti chiedo di rimanere fino alle 3 di notte, ma almeno un’oretta, poi te ne potrai andare se vuoi, ok?” 
Brooke:” Mi piacerebbe venire, dovrei chiedere a lui, ma non credo ne abbi tanta voglia.” 
Nina:” Prova a chiederglielo, ti prego!” 
Brooke:” Come mai vuoi che veniamo?”
Nina:” Ti devo dire una cosa molto importante!”
Brooke:” Ok, proverò a chiederglielo. In caso dica mi Si, ti mando un messaggio. A dopo.”
Nina:” A dopo.” 

Tornò da Dylan e gli spiegò tutta la faccenda e lui accettò la proposta. Nina ne era molto felice, e non vedeva l’ora che arrivassero anche loro. 

In meno di 20 minuti arrivarono alla festa, dove c’era Nina che li aspettava. Sembrava euforica del loro arrivo, gli prese per i polsi e li  se trascinò dietro. La festa era a dir poco pazzesca. C’era tutto la scuola, nessuno escluso e tutti si stavano divertendo. Nina li portò direttamente verso la palestra poco distante dal campo. C’era gente anche lì, ma solo isolati fidanzatini che volevano stare per conto loro. C’era anche una ragazza, Brooke l’aveva già vista a casa di Nina, doveva chiamarsi Kate o qualcosa del genere. Passava spesso i pomeriggi a casa con Nina, d’altro canto erano compagne di classe, era naturale. Era una ragazza molto riservata e se ne stava per contro suo, ma quando voleva era davvero simpatica e sapeva divertirsi. Era alta, capelli scuri, quasi neri e occhi verdi smeraldo. Il giusto tipo di amica per Nina. 
      
     * Forse Nina ce la vuole solo far conoscere… Questa situazione mi ricorda molto quando mi ha fatto conoscere Tyler… OH MIO DIOO *

Brooke:” Forse mi sono dimenticata di dirti qualcosa…” Disse rivolgendo a Dylan uno sguardo colpevole.
Dylan:” Che intendi dire?…” Sembrava quasi terrorizzato. Il solito esagerato.  
Brooke:” Nina e Tyler stanno, cioè…  forse stavano insieme. Quando Nina me lo ha fatto conoscere ci trovavamo qui in palestra e lui era seduto proprio dove si trova quella ragazza… Capisci cosa intendo dire?” 
Dylan:” Mmm… Due domande. 1: Perché hai detto ‘stanno’ e ti sei subito corretta dicendo ‘stavano’? 2: Pensi che ti stia per presentare la sua nuova fidanzata?” 

    * Vedo che capisci tutto al volo… Credo che Capitan Ovvio abbia rapito il mio Dylan…*

Brooke:” Vedo che capisci tutto al volo… 1.Penso che Nina e Tyler si siano mollati oggi. Forse prima della festa o durante. 2. Penso che Nina stia per presentarmi la sua nuova fidanzata.” 
Dylan:” Forse è solo una sua nuova amica che ti vuole presentare… Non saltiamo a conclusioni affrettate.” 
Brooke:” La conosco già. So che sono compagne di classe. La cosa che mi fa pensare che sia la sua fidanzata è che spesso passa il pomeriggio a casa di Nina… Certo, può essere per fare i compiti insieme e cose varie, ma viene praticamente sempre…” 
Dylan:” Ah… Allora può darsi di sì. Pensi che sarà un problema per te se fosse questa la situazione?” Chi è quello che salta a conclusioni affrettate scusa?
Brooke:” Ovviamente no. Anzi ne sarei contenta. Ma non so… penso che sarebbe strano, niente di che.”
Dylan:” E’ giusto pensare che sia strano.” 
Brooke:” Tu si che sai sempre come aiutarmi.” Lo dice con una nota di sarcasmo. Dylan mette il broncio, ma dura poco perché appena alza lo sguardo verso Brooke gli spunta un sorriso da crepacuore.

Nina:” Ehi, voi due, avete intenzione divenire o rimante lì a parlare?” Non si erano nemmeno accorti di esseri fermati. Imbarazzati si fanno avanti e raggiungono le due ragazze.
Nina:” Brooke e Dylan, vi presento Kate. Kate, loro sono Brooke e Dylan.”
Brooke:” Ciao Kate.”
Dylan:” Piacere di conoscerti.” 
Kate:” Ciao a entrambi.” Dopo le presentazioni l’atmosfera si fece tombale e anche molto imbarazzante. 
Nina:” Brooke. Penso tu abbia già visto più di una volta Kate a casa mia, sbaglio?” 
Brooke:” No, non sbagli.”
Nina:” E credo che tu Kate abbia già visto Brooke da qualche parte, dico bene?”
Kate:” Esattamente.” 
Nina:” Bene. Almeno vi siete viste qualche volta. Pensavo peggio. Comunque, volevo che voi due veniste perché vi volevo presentare la mia nuova… Com’è che si dice, compagna d’appartamento?”
Kate:” Coinquilina.” 
Nina:” Si giusto, grazie.”

Brooke:” E questo starebbe a significare che andate a vivere insieme, giusto?” 
Nina e Kate:” Giusto.”
Brooke:” E questo perché voi due siete…?” 
Nina:” Amiche. Credevo fosse ovvio.” 
Dylan e Brooke:” Amiche?!” 
Nina:” Si… cosa c’è di strano?” Brooke rimase a fissarla a bocca aperta. 
Dylan:” Quello che io e Brooke intendiamo dire è che… siete veramente solo amiche o c’è… qualcos’altro?” 
Nina e Kate:” Tipo?” 
Brooke:” Tipo che procreate ogni volta che lei viene a casa tua, o se preferisci che insieme ammaestrate di unicorni magici. Cosa credi che stiamo cercando di dire? ” Le era uscito di bocca come una bomba ad orologeria. Come facevano a fare le finte tonte davanti a una situazione così seria? 
Nina e Kate si guardarono negli occhi e poi scoppiarono a ridere. Cosa c’era di divertente? Brooke stava iniziando ad innervosirsi, cosa che le capitava di rado, ma quando succedeva, vi era un finimondo.
Brooke:” Ora mi spiegate cosa c’è da ridere, perché proprio non ne capisco il motivo. Questa è una questione seria, SERISSIMA! Credi che noi stiamo scherzando?! Vedi me o Dylan ridere, perché io non ci vedo ridere, affatto.”
Nina:” Ehi, calma i nervi Brooke. Come ti è venuto in mente che io a Kate… insomma, hai capito. Non credo di averti mai detto che io Tyler ci siamo mollati o sbaglio?” 
Brooke:” No, non sbagli. Ma pen…” Nina le interruppe.
Nina:” Allora perché hai pensato che fossi lesbica. Avanti, spiegami.”
Brooke:” Beh… io pensavo che tu e Tyler oggi vi foste mollati e che dato che lei viene quasi ogni santo pomeriggio a casa tua, voi due…” 
Nina:” Mmm. Si, avrebbe senso, se non fosse per il fatto che Kate veniva a casa mia per vedere di una casa da affittare insieme!” Quanti urlò l’ultima parola.
Dylan:” Come mai volete andare a vivere insieme?” Intervenì lui. 
Kate:” Entrambe viviamo abbastanza lontano dalla scuola. Dato che siamo buone amiche e siamo in classe insieme, abbiamo pensato di prendere un appartamento vicino scuola e di dividerci i costi, così anche da risparmiare, e passare più tempo insieme.” Spiegò lei.

Brooke:” Oh. Scusate.” 
Dylan:” Scusate.” 
Kate:”Non c’è problema. Anche io se fossi stata nella vostra situazione lo avrei pensato. Ma, a proposito di coppie, vuoi due da quanto state insieme, bei piccioncini?” Pose quella domanda come se si conoscessero già da tempo. Da quando in qua tanta confidenza?
Nina:”Oh no.” Sussurrò a bassa voce, nessuno la sentì.
Brooke e Dylan:”Cosa!?” 
Kate:” Ma si, mi avete capito benissimo! Si vede da lontano un miglio che vi amate da morire! Da come vi mangiate con gli occhi a vicenda poi!”  Silenzio di tomba. Due di guardarono negli occhi, entrambi paonazzi in faccia, la situazione più imbarazzante della loro vita, assolutamente! Brooke si fece coraggio e dopo un po’ rispose alla domanda di Kate.
Brooke:” Credo tu abbia frainteso, io e Dylan siamo solo… amici, niente di più.” Mentre lo diceva le si riempì il cuore di tristezza. La stessa cosa successe a Dylan che la continuava afissare, tentando un sorriso, con sguardo triste e sconsolato.
Kate:” Oh, scusatemi. Non l’avrei mai detto. Ma scommetto che vi conoscete da tanto, giusto?” Di nuovo troppa confidenza.
Nina:” Mio dio.” Sussurrò di nuovo. Questa volta fu Dylan a rispondere.
Dylan:” Ci siamo conosciuti questa mattina. Io ero appena sceso dall’autobus e lei mi è caduta sopra.” L’ennesimo tono triste e imbarazzato.
Kate:” Oh… Mi dispiace. Si vede che tra di voi si è instaurato un forte legame. Sarà stato destino che voi vi siate incontrati.” Disse cercando di rimediare. Poi aggiunse altro.
Kate:” Io devo andare. E’ stato un piacere conoscervi, scusate ancora.”
Dylan e Brooke:” Tranquilla, non c’è problema.” Ennesimo tentativo di essere gentili, fallito.
Nina:” Ci sentiamo più tardi, ok?” 
Kate:” OK!”

Uscita dalla palestra, Nina si girò verso i due ragazzi, incrociò le braccia e li guardò con disprezzo, come solo lei poteva fare. Aggiunse anche un movimento del capo in segno di disapprovazione e se ne andò. Brooke si sentiva crollare le gambe e si sedette sugli spalti. Dylan si sedette subito di fianco a lei. Era stanca e le girava la testa. Non si accorse nemmeno di aver appoggiato la testa sulla spalla di Dylan, che non si tirò minimamente indietro. Le accarezzò i capelli, come suolo lui sapeva fare, e le avvolse il braccio lungo il fianco, stringendola ancora più vicina a se. 

Da fuori si sentiva la musica che prerompeva dalle pareti della palestra. Da hip-hop al rock and roll fino ad arrivare ai lenti. Ad un certo punto, quest’ultimo partì e a Dylan venne l’inefrenabile voglia di alzarsi e ballare, di ballare con Brooke, così glielo chiese.

Dylan:” Hei dormigliona. Mi concedi quest’ultimo ballo? Appena finiamo ti porto a casa a dormire. Mi dispiace vederti in questa condizione, sai?” Disse lui dolcemente, cercando di non dare in alcun modo possibile fastidio a Brooke.
Brooke:” Non aspettavo altro.” Disse e successivamente gli stampò un bacio sulla guancia. Si alzarono, la sala quasi del tutto vuota, in mezzo al campo di basket. Dylan appoggiò le sue
mani sul fianco di Brooke, mentre lei avvolse lesse braccia attorno al collo di Dylan.

Brooke:” Vedo che ti sai muovere bene Dylan.” Ammise.
Dylan:” Anche tu non sei niente male Brooke.” Si complimentò.
Brooke:” Abbracciami.Per favore.” Lo disse quasi in lacrime. Stava ripensando ai suoi genitori. Al fatto che loro si erano conosciuti proprio in quella palestra, durante un ballo. Il ricordo le fece talmente tanto effetto che non riuscì a trattenere le lacrime. Dylan si fermò, la guardò negli occhi per qualche istante e poi la abbracciò. 
Brooke, singhiozzava e singhiozzava, e questo faceva sentire Dylan molto impotente. Non sapeva che fare, si allarmò nel sentirla singhiozzare così pesantemente. Iniziò ad accarezzarle la testa, a rassicurarla, ma ciò non faceva che peggiorare la situazione. Così, fece una cosa abbastanza insolita. Se la prese in braccio. Si, proprio in braccio, come nella fiabe, quando la principessa sviene e il suo principe la alza da terra e la porta al sicuro, e Dylan fece proprio così. 

Brooke era confusa, non capiva cosa lui stesse facendo. Dopo un breve tragitto si ritrovò all’interno della sua auto. Il luogo più vicino era casa O’Brien, e Dylan ci si fiondò alla velocità della luce. Arrivati alla meta, Brooke si sentì stordita, come sul punto di svenire, e così accade. La cosa fece allarmare Dylan ancora di più, la prese e la portò in camera sua. Le rimboccò le coperte, e andò a prendere degli asciugamani e dell’acqua fredda. Fu in quel momento che notò che aveva la febbre. Ecco spiegato perché era svenuta. 

39.8
Ecco cosa segnava il termometro. Bagnò un asciugamano con l’acqua fredda, lo strizzò glielo distese sulla fronte bollente. Rimase lì, a pagarle la fronte tutta la notte, sussurrandogli parole dolci e stringendole la mano, aspettando che lei si svegliasse. 
Dopo un paio d’ore o giù di lì, Dylan avvertì uno stimolo. Da quando era andato a prendere Brooke non era andato in bagno neanche una volta, e aveva bevuto molto. Corse in bagno alla velocità della luce. 
E indovinate un po’ chi arriva in quei 2 minuti che Dylan è in bagno? Suo padre! 
Come ogni volta che faceva il turno di notte o gli straordinari, lo Sceriffo si diresse nella camera del figlio, per dargli la buonanotte, non trovare suo figlio nel letto gli fece quasi venire un infarto. Dylan non si era accorso minimante del suo arrivo, e fu una sorpresa per lui vederlo in piedi davanti alla porta di camera sua con le braccia incrociate e un’ espressione che diceva a caratteri cubitali ‘ COSA DIAVOLO TI E’ SALTATO IN MENTE DI FARE’ e ‘ SPERO DI NON DOVER DENUNCIARE MIO FIGLIO PER MOLESTIE SESSUALI’. 

Dylan:” Non è affatto come sembra, te lo posso giurare.” Disse con voce impaurita.
Sceriffo:” Spero tu abbia una valida giustificazione o altrimenti saranno guai.” 
Dylan:” E infatti c’è l’ho.”
Sceriffo:” Avanti, spiega.”
Dylan:” Però prima andiamo al piano di sotto. Non voglio svegliare Brooke.”
Sceriffo:” Come vuoi, figliolo.” Disse sorridendogli dolcemente, alzando una mano per scompigliarli i capelli.

Dylan prese a raccontare tutto quello che gli era capitato quel giorno, dalla mattina alla sera, tutto nei minimi dettagli. Il padre, lo prese e lo abbraccio, e gli sussurrò di essere fiero di lui, cosa che fece Dylan molto felice. 
Sceriffo:” Và su da lei. Lascia che dorma qui per oggi. Domattina me la presenterai. Ok?” 
Dylan:” Non chiedo di meglio.” Disse e corse da Brooke.

Lei si era appena svegliata quando scorse la sagoma di Dylan avvicinarsi al letto.
Brooke:” Dylan, cosa diavolo è successo? Perché mi trovo nel tuo letto?” Disse lei agitata.
Dylan:” Ciao principessa. Beh, dopo il tuo crollo emotivo mentre eravamo in palestra, ti ho portato di corsa a casa mia, e durante il viaggio sei svenuta sul sedile. Ti è venuta a febbre sai?Così ti ho portato qui, era da circa tre ore che dormivi.” 
Brooke:” Forse è meglio se tolgo il disturbo.” Fece per alzarsi dal letto, ma Dylan la costrinse delicatamente a sdraiarsi di nuovo.
Dylan:” Mi prendi in giro. Hai 39.8 di febbre, tu non vai da nessuna parte, se non a farti una doccia. Poi vai di nuovo a dormire.” 
Brooke:” Si Dottor O’Brien! Ai suoi ordini.”Disse ancora mezza addormentata.
Dylan:” Ti aiuto ad alzarti e ti accompagno in bagno.” 

                   ***

Dylan:” Ti lascio gli asciugamani qui, vado a trovarti qualcosa da mettere per la notte. Tu intanto fai pure.” 
Brooke:” OK.” Si sentiva come sotto effetto di droga dagli antidolorifici che Dylan gli aveva dato.
Dylan:” Cerca di non cadere.” 
Brooke:” OK.” Come se avesse capito qualcosa.

Dopo dieci minuti buoni sotto la doccia, Brooke finalmente uscì. La sbornia delle medici era già un po’ passata e si sentiva meglio. 

Dylan:” Pensavo ti fossi persa.” 
Brooke:” Scusa, era un po’ stordita.” 
Dylan:” Ho trovato solo dei vecchi boxer, che a meno stanno più, una maglietta di 3 anni da e un elastico per capelli, credo che ti sarà utile.” 
Brooke:” Grazie mille, Dylan.” 
Dylan:” Tu cambiati, io devo andare a prendere mia sorella a casa di una sua amica. Il pigiama party è stato annullato.Torno tra 5 minuti, abita in fondo alla strada. Non preoccuparti, se vuoi puoi andare già a dormire o se ti viene fame puoi andare giù i cucina a prendere qualcosa, c’è già mio padre ti può aiutare lui, oppure puoi stare ad asp…” Brooke lo interruppe.
Quando Dylan era nervoso stra parlava e l’unico modo per calmarlo era rassicuralo.
Brooke:” Stai stra parlando di nuovo. Tu vai a prendere tua sorella, io ti aspetto qui, ok?” 
Dylan:” Ok, grazie.”

Dopo essersi vestita, Brooke iniziò a fare un tour della casa. C’arano tre camere da letto al piano superiore, una di Dylan e una di sua sorella e una del padre. Iniziò a scendere le scale per andare in cucina a prendere qualcosa da bere, vide lo Sceriffo, si era dimenticata dell’avvertimento di Dylan e si agitò un po’.

Sceriffo:” Hei, ciao. Piacere di conoscerti, sono il padre di Dylan, Matt. Sbaglio o ti chiami Brooke?”
Brooke:” Non sbaglia Sceriffo. E’ un piacere anche per me conoscerla. Mi scusi dell’inconveniente, non avrei ami voluto creare problemi.” 
Sceriffo:” Ma che problemi figurati. Ah, non darmi del Lei, mi fa sentire vecchio, e puoi chiamarmi Matt, tranquilla.” 
Brooke:” Bene Matt, è un piacere conoscerti.” 
La porta d’entrata si aprì e Dylan entrò tenendo in braccio sua sorella in lacrime.

Dylan:” Dai Sara, stai tranquilla. Non è la fine del mondo. Alyssa stava male e quindi non potevate restare a casa sua. Ci saranno molti altri pigiama party a cui andare, tranquilla.” La rassicurava Dylan. Era un mago a confortare le persone.
Sara:” Si però… io volevo stare con lei comunque. Anche se l’ho conosciuta oggi, è la mia migliore amica e le voglio tanto bene! Mi capisci Dyl ?!?” Dylan si accorse che Brooke stava assistendo alla scena, si girò nella sua direzione e rispose a sua sorella.
Dylan:” Credimi Sara, ti capisco eccome.” 
Sara:” Dici sul serio? Provamelo allora.” Gli disse con voce triste. Dylan iniziò a farle il solletico e lei ricambiò all’istante. Fu costretto a buttarsi sul divano prima di cadere a terra dalle risate. Sua sorella conosceva i suoi ponti deboli come fossero le sue tasce.
Dylan:” Se vuoi, te la faccio conoscere.” Riuscì a dire tra una risata e l’altra. 
Sara:” SIIIIII!!!! SII PER FAVORE!”
Dylan:” Ok, però mi devi promettere che la tratti bene. Guarda che è la mia migliore amica e mi fai fare figuracce davanti a lei, non tornerà più, ok?” 
Sara:” Promesso.” 
Dylan:” Brooke per favore puoi venire un attimo se non ti dispiace?” 
Brooke:” Corro come un razzo!” 

Dylan:” Sara, ti presento Brooke, l’ho conosciuta oggi a scuola. Brooke, lei è mia sorella Sara, quella di cui ti ho già parlato prima.” 
Brooke:” Ciao Sara, piacere di conoscerti.” Sara la guardò dalla testa ai piedi, poi dopo un breve e accurato controllo, parlò. 
Sara:” Tu sei la mia nuova sorella, ok?” 
Brooke:” Certo tesoro, sarò tua sorella quando vuoi tu.” 
Sara:” Allora è un piacere conoscerti, sorellona!”
Dylan:” Te la regalo se vuoi. E’ tutta per te. Tu in cambio mi regali Josh.” 
Sara:” Josh Miller dici?” 
Brooke:” Si, è mio fratello, lo hai conosciuto a scuola?” 
Sara:” Gli sono inciampata sopra. Scusa.” 
Brooke:” Si vede da lontano che siamo sorelle noi due.” 
Dylan:” Lo penso anche io. E’ ora di andare a letto, tutte e due.” 
Sara:” Ok, però io dormo con Brooke.” 
Brooke:”Mi dispiace deluderti, ma io ho l’influenza, sarà per un’altra volta, lo giuro.” 
Sara:” Me lo prometti?” 
Brooke:” Giurin Giurello.” Disse porgendole il mignolo della mano destra, Sara fece lo stesso.
Sara:” Notte, a domani!” Disse correndo in camera sua.

Dopo che Sara se ne andò, Dylan si sedette sul divano, lasciando un po’ si spazio anche per Brooke. La febbre le era calata di molto e la cosa sorprendeva entrambi. 

Brooke:” E tu, fratellino mio, dove dormi stasera?” 
Dylan:” Qui nel divano, lascio riposare te nel letto.”
Brooke:” Scherzi?! Questa è casa tua, dormo io nel divano non se ne discute.” 
Dylan:” No, ci dormo io. Tu stai male, hai bisogno di riposarti, e bene anche.” 
Brooke:” Allora dormiamo insieme nel letto.”  
Dylan:” OK.” 

Salirono le scale, e entrambi molto assonnati si ributtarono nel letto. Dylan chiuse le luci, si cambiò rapidamente e poi si sdraiò sul letto. All’inizio stavano distanti l’una dall’altra, ma poi piano piano, Brooke si avvicinò a Dylan, e si posizionò sulla sua spalla. Lui l’abbracciò.

Dylan:” Mi si è addormentato il braccio. Sono troppo scomodo.” Brooke si girò dalla parte opposta. Dylan pensava di averla offesa, ma quello che disse dopo lo sorprese.
Brooke:” Abbracciami.” E così fece.







Fine del capitolo!! Allora, vi piace? Presto ci sarà qualche colpo di scena!! Non vedo L’ora!! 

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