L'infinito

di SailorDisney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Creep ***
Capitolo 2: *** Le stelle sono morte? ***
Capitolo 3: *** Saggezza, Dolcezza e Onestà ***
Capitolo 4: *** Il nostro segreto ***
Capitolo 5: *** Quando lei mi amava ***



Capitolo 1
*** Creep ***


(Ecco come ho immaginato le mie due protagoniste:
http://lightyear90.deviantart.com/art/Stay-please-645059095 )


È risaputo che raccontare una fase della propria vita ad uno sconosciuto è più semplice e liberatorio che confidarsi con un amico di sempre, con chi ci conosce da una vita. A volte è la paura di essere giudicati, il fastidio di sentirsi psicanalizzati come pazienti da una vita nello stesso ospedale. Ma il vero problema è che questa fase della mia esistenza vorrei provarla a raccontare all'unica persona che non mi guarderebbe aggrottando le sopracciglia, quella sconosciuta che imbarazzata non volgerebbe lo sguardo oltre la mia testa, quella persona sono io. Proverò a parlare con me stessa, a capire cosa è successo in quei giorni e se potrò ottenere una risposta, forse mi concederò un perdono che so di non meritare.

Era estate.

La sensazione di soffocamento dentro quella orrida bara di cartone piena di polistirolo era accentuata da un calore di agosto ancora più opprimente. Al, il collezionista che mi aveva acquistata ad un mercatino dell'usato qualche anno prima, era spesso in quel dannato appartamento. Ogni occasione era buona per evitare di andare al lavoro. Un pigro e sudaticcio uomo di mezza età era l'unico essere vivente che meritavo di avere come compagnia. Qualche tempo dopo il mio arrivo, Al portó nella mia vita Bullseye. Il sostegno che riuscì a darmi quel cavallo di pezza è indescrivibile. Non vedevo l'ora di aspettare che Al andasse via per uscire da quella dannata scatola e giocare con Bullseye, un po' come se lui fosse il mio giocattolo. Ma era molto di più, un amico, un conforto, un motivo per continuare quell'esistenza priva di qualsiasi stimolo. Qualche mese dopo si unì a noi Stinky Pete, non so dire se si trattasse effettivamente di un conforto, capii presto che avevamo una visione molto diversa delle cose, lui era cinico, sprezzante, forse semplicemente rassegnato come tutti gli anziani. Ma entrambi eravamo accomunati da una sola e unica caratteristica: la delusione.

Pete (eviterò di ripetere il nomignolo Stinky perchè mi sembra poco serio addentrarmi nei sentimenti e interrompermi mettendomi a ridere dando del puzzone a qualcuno), come dicevo, passare gli anni con lui mi aprì gli occhi e mi chiuse il cuore. Pete mi raccontò di noi, delle nostre avventure, degli anni gloriosi in cui il nostro nome compariva ovunque, dalle scatole dei cereali ai fazzoletti per il naso, mi parlava di bambini adoranti e delle prime produzioni in larga scala. Mi parlava di Woody, una figura che avevo solo immaginato dai suoi racconti, un compagno di avventure che mi affiancava nelle fotografie sui giornali e in quelle vecchie videocassette, qualcuno che dopo anni di racconti, mi convinsi non avrei visto mai e sarebbe esistito solo nelle parole di un vecchio e arcigno pioniere.

Nonostante ciò, questo fantasma che ci avrebbe salvato, questa figura mitologica che se fosse apparsa ci avrebbe portato via, in Giappone, lontano da quella lugubre vita in appartamento era l'unico appiglio che avevo quando ero costretta a passare lunghissime giornate chiusa in una scatola in un polveroso magazzino. Ricordo bene come i giorni e le settimane si confondevano, ricordo infiniti istanti di vita in cui non mi era permesso nemmeno sapere se fosse giorno o notte, se un altro giorno fosse sorto, se fuori di lì vi fosse ancora la vita. Chiudevo gli occhi e immaginavo un finale in cui Woody salvava tutti quanti e ci conduceva al cavallo al tramonto come in una favola western. Quando il buio ti circonda, apri le palpebre e ll buio non ti permette nemmeno di contare le dita delle mani, devi cercare qualcosa a cui aggrapparti. Io mi aggrappavo a quell'idea, a quei racconti in bianco e nero e più mi sforzavo, più colori e sfumature venivano fuori, potevo quasi sentire lo scalpitìo degli zoccoli di Bullseye sulla sabbia. E di questo ringrazio Pete, probabilmente senza di lui avrei abbandonato qualsiasi idea vagamente simile alla speranza.

Quando Al entrò trepidante nell'appartamento, non potevo immaginare che quel giorno sarebbe cambiata totalmente la mia esistenza. Potrebbe sembrare un'esagerazione ma stavo vivendo un incubo da anni e quando lui arrivò, la mia vita ottenne nuovamente un senso.

Vedere Woody per la prima volta, poterlo toccare, fu come trovare l'acqua fresca in un deserto colmo di miraggi. Fu istintivo per me abbracciarlo, convincermi che quei lunghi anni di attesa non erano stati vani, Woody non era sicuramente l'eroe che avevo sognato, mi ci vollero giorni per convincerlo che era stato un pezzo grosso ma dopo poco tempo, una gita all'aeroporto e tante insicurezze, mi convinsi che seguire lui e la sua stravagante banda di amici sarebbe stata la scelta migliore.

CASA DI ANDY

Andy non è mai stato un bambino come tutti gli altri. E' vero, la mia unica esperienza non era stata delle migliori, potrei risultare prevenuta. Eppure, non credo che tutti i bambini abbiamo la fortuna di avere una fervida immaginazione, una cura verso il prossimo, un istinto innato a preoccuparsi degli altri. Non posso negare che Woody abbia influito tantissimo su questi aspetti del carattere di Andy, con gli anni mi convinsi che entrambi fossero molto più che amici. Io e Emily eravamo inseparabili, quasi sorelle, ma Woody e Andy... loro avevano qualcosa in più, non l'ho detto mai a Woody ma credo proprio che Andy vide in lui una figura paterna e che Woody si sia preso cura di lui negli anni come solo un padre potrebbe fare. Una volta ne parlai con Buzz, mi rispose con un sorriso e cambiò discorso. Credo che in fondo lo sapesse anche lui e che fosse questo a far si che Andy avrebbe sempre messo Woody al primo posto.

Respiro. Faccio un respiro, adesso che l'ho nominato, i ricordi si confondono, quella morsa allo stomaco si fa sentire. Scusa Jessie, farà soffrire ma devo proprio tornare indietro.

Conobbi Buzz nell'appartamento di Al. Conoscere è un parolone, diciamo che lo vidi di sfuggita ma nemmeno ricordo di aver avuto alcuna interazione con lui, la situazione era confusa, di Buzz ce n'erano addirittura due, Woody non sapeva se andare con loro o partire con noi. Il caos, insomma.

Quando tornammo a casa, il timido space ranger non tardò a farsi avanti. Ricordo bene il primo complimento che mi fece, si era innamorato dei miei capelli, almeno credo. Io non lo conoscevo, sapevo solo che aveva rischiato la vita per salvarmi e i suoi occhi mi guardavano con una dolcezza che non ho più visto in nessun giocattolo. Non tardai nemmeno io ad affezionarmi. Ogni giorno davamo qualcosa all'altro, le sue attenzioni non mancavano mai ed io mi ritrovai a provare emozioni che non pensavo avrei mai provato, il cuore mi batteva quando trovavo fiori di campo sul davanzale della finestra, il mio posto preferito. Le guance arrossivano quando parlavo con Mrs. Potato e alzavo lo sguardo notando che lui mi guardava sorridendo incantato. Mi ritrovai a giocare con i capelli quando Woody mi raccontava in segreto che Buzz balbettava dopo avermi nominata. Nonostante ciò, qualcosa ci impediva di andare avanti. Qualcosa fece in modo che per un periodo tutto rimanesse in quel modo, qualcosa o per meglio dire, qualcuno.

Il giorno in cui arrivai a casa di Andy, rimasi colpita, quasi infastidita che Woody non mi avesse detto di avere una fidanzata. Non che fossi gelosa, sia chiaro. Ma era come se lui la custodisse come un segreto da non svelare, come se non volesse condividerla con nessuno. Quella sera, mi sentii osservata. Wheezy intonava una canzone, io e Buzz sorridevamo godendoci la musica. Io però mi sentivo osservata, una pastorella dai capelli biondi come il sole, con un pomposo abito a pois rosa, mi guardava mentre sfiorava il petto di Woody. Cercava forse di dirmi di non avvicinarmi? Voleva intimorirmi? Non sapevo nemmeno chi fosse ma nel suo sguardo non c'era nulla di cordiale. Preferii non cedere alle provocazioni, in fondo ero appena arrivata, non avevo nessuna intenzione di presentarmi come una cowgirl irascibile. Lasciai correre, convincendomi di avere immaginato quell'ostilità.

Quella notte, mentre tutti dormivano, i pensieri cominciarono ad affollare la mia piccola testa. Era tutto così nuovo, così diverso. Avevo passato anni chiusa da sola in una scatola e adesso mi ritrovavo circondata da una mandria di giocattoli affettuosi in un clima di serenità... dovevo proprio abituarmi all'idea. Mi arrampicai sulla scrivania e mi sedetti sul davanzale della finestra, mi ritrovai a scrutare il cielo, guardare le macchine passare nella notte tra i vialetti, osservare l'albero in giardino muoversi con estrema lentezza. Era davvero tutto diverso, così normale. Quando qualcuno ti fissa è inevitabile, lo capisci, lo senti. Non è una sensazione facile da spiegare, è come se le spalle ti avvisassero, come se lo sguardo ti scostasse i capelli per baciarti il collo e avvertissi un brivido. Mi girai di scatto e sullo scaffale, in alto, nel buio la pastorellina mi fissava tenendo in mano il suo bastone. Non appena me ne accorsi, i nostri sguardi si incrociarono, almeno credo. Lei mi voltò le spalle e si addentrò nel buio, sparendo. Mi alzai di scatto, quasi pronta ad andare alla sua ricerca, cosa voleva? Stava cercando di dirmi qualcosa? I miei timori erano fondati? Ne approfittai per andare a dormire, ancora più incuriosita e desiderosa di saperne di più.

Il giorno dopo, Andy mise in piedi una fantastica avventura. Partecipammo tutti, adesso che aveva tutta la famiglia del west, si sentiva probabilmente ispirato. Lo sceriffo con il suo fedele space ranger monitoravano la zona, mentre i coniugi Potato organizzavano il prossimo colpo in banca. Quel che mi stupì fu vedere anche la pastorellina in quel contesto.

"Ti prego Woody, salva le mie pecore." disse Andy agitando la disperata pastorella.

"Ci penso io!" esordì Andy agitando però me, invece che Woody.

"Sono cose da uomini!" rispose Woody mentre Andy infagottava un po' la voce.

"Ma io sono la cowgirl più coraggiosa del west, ve la farò vedere io!" disse Andy mentre mi faceva galoppare in aria. Non nascondo che mi sentii estremamente felice, non solo un bambino mi amava e giocava con me ma ero pure la protagonista, io potevo salvare la situazione!

Con un balzo afferrai le pecorelle, Andy le caricò sul mio destriero e in men che non si dica le riportai al recinto di mattoncini lego.

"Andy! Scendi o faremo tardi!" gridò la mamma dal piano di sotto.

"Uff... arrivo." rispose il bambino sbuffando e correndo giù. La porta di casa si chiuse e per qualche secondo il silenzio regnò.

Mr. Potato sbuffava come al solito, ruppe il silenzio con uno dei suoi ironici commenti. Mi alzai da terra frastornata, non indossavo il cappello, mi guardai intorno, poi mi sentii sfiorare la mano.

"Cercavi questo?"

La pastorella mi porse il cappello senza sorridere, quasi intimorita.

"Ehm, si. Io... grazie ma, ehi! Dove vai?" La pastorella aveva già girato i tacchi e si allontanava. "Ehi!" La inseguii e le afferrai il polso, forse un po' bruscamente ma si sa come sono fatta.

"Non ci siamo nemmeno presentate! Io sono Jessie e..."

La bambola di porcellana si voltò lentamente interrompendomi. "Grazie." Aveva dei grandi occhi azzurri. "Grazie di aver salvato le mie pecore." Poi le scappò una sorta di sorriso, anche se non ne ero proprio sicura. Detto questo, sfilò il polso ancora tra le mie dita e si allontanò, lasciandomi ancora più dubbiosa.

"Uh! E' più di quanto sia riuscito a scucirle da quando sei arrivata, complimenti." disse una voce dietro le mie spalle.

"Woody!" mi voltai come se non avessi capito una parola di quello che aveva detto. "Chi è quella?"

"Ti presento Bo Peep." disse sorridendo amaro fissandola mentre lei raccoglieva le sue pecore. "E' la mia fidanzata."

"Fidanzata?" credo di avere storto il naso e inclinato il viso, come un gattino poco convinto.

"Non te la prendere Jessie, magari adesso può sembrarti strana ma... ti innamorerai. Ne sono sicuro." disse cingendomi le spalle.

"Oh ne dubito seriamente!" dissi senza smettere di fissarla.

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Capitolo 2
*** Le stelle sono morte? ***


I giorni passarono, le avventure si intrecciavano e riuscii a fare breccia nel cuore di tutti, di tutti tranne che in quello di Bo. Anzi, a dir la verità non riuscii nemmeno a scambiarci una parola, dopo quella volta. Quando Andy non c'era, Buzz ne approfittava sempre per passare il tempo con me ed era molto piacevole. Ma mi sarebbe piaciuto tentare un approccio con Bo. In fondo, sentivo Woody come il mio più caro amico e pensavo fosse assurdo che la sua fidanzata non volesse nemmeno starmi vicina.

Una sera, Buzz mi invitò a guardare le stelle sul tetto. Non ci pensai due volte e accettai subito entusiasta. Ricordo ancora lo sguardo incredulo di Buzz, forse, col senno di poi, sarei dovuta essere molto più cauta. Ma in pochi sanno come ci si senta ad essere desiderati, a sentire uno sguardo addosso che ti vorrebbe divorare e come inevitabilmente si diventa macellai invece che pietanza. Buzz non era certo un cacciatore ma a mettere le esche era sicuramente abile.

Una volta raggiunto il tetto, fummo sorpresi nel vedere che Woody e Bo occupavano già romanticamente una tegola.

"Scusate", disse timidamente Buzz "Vi lasciamo soli!"

Facemmo subito per andarcene.

"No, rimanete." disse Bo con la sua voce così femminile ma decisa. Elegante. Era come se avesse concesso a tutti noi il permesso di respirare. Può sembrare la descrizione di un tiranno, me ne rendo conto. Ma non vi era alcun comando nella sua voce o nelle sue intenzioni, chiunque le era intorno si sentiva semplicemente in dovere di assecondarla, di non contraddirla, di fare dettare regole anche dove non servivano, regole invisibili.

Buzz mi prese la mano, io ero incerta. Non capivo, perchè non voleva rivolgermi la parola ma mi invitava a rimanere? Non ero mai stata brava con i rapporti interpersonali ma lei davvero mi mandava in confusione. Sicuramente non avrei trovato risposte, andando via. Così prendemmo posto e il cielo ci avvolse nella sua interezza, ti faceva sentire ancora più piccolo.

Ero seduta vicina a lei, Buzz alla mia destra indicava le stelle facendone i nomi, illustrandone le caratteristiche, d'altronde, era il suo campo. Eppure non riuscivo ad ascoltare distintamente le sue parole, ne ero interessata ma ogni suono risultava come ovattato. Non mi era mai capitato di trovarmi in imbarazzo ma con la coda nell'occhio guardavo la pastorellina, il suo largo abito rosa era nettamente in contrasto con i miei jeans pezzati bianchi e neri, portando le ginocchia al petto ebbi il timore di sporcarle l'abito con gli stivali, non riuscivo a regolarizzare il respiro, le testa era appannata di domande, voci, mi cercavo i gomiti nervosamente, ero in confusione, io...

"Vuoi dire che non esistono più?" chiese Bo a Buzz, quasi intimorito. Mi voltai di scatto a guardarla.

"Beh, si. Cioè... lo so che quella stella sta brillando davanti a noi in questo momento ma... in realtà è già successo. La distanza tra noi e quella stella è così tanta che... mentre noi la vediamo brillare, in realtà è morta parecchio tempo fa." rispose Buzz cercando di essere il più delicato possibile parlando di stelle morte.

"E' così triste." commentò lei.

"In realtà non lo è." dissi facendo spallucce.

Bo si voltò a guardarmi, come se mi fossi permessa di contraddirla ma non vedesse l'ora di sapere cosa avevo da dire. Da quello sguardo, mi sentii motivata a continuare.

"Beh... se ci pensi, quando una persona va via, si è tristi perchè non la si vedrà più. Ma se fossimo stelle, avremmo il modo di continuare a esserci anche dopo, continueremmo a brillare ancora per un po'. Avremmo un altro po' di tempo per prenderci cura di chi è rimasto." dissi in un vortice di parole guardando il cielo, sentendomi osservata.

Lei rimase in silenzio.

"Una visione molto romantica!" disse Buzz. Sorrisi.

"E ingenua." aggiunse Bo.

Mi voltai lentamente con sguardo interrogativo.

"Mi spiace contraddirti ma difficilmente chi va via, si cura di chi è rimasto indietro. E tu, dovresti saperlo bene." disse Bo senza freni.

Woody si massaggiò la faccia nervosamente. Ma i miei occhi ormai erano pieni di lacrime, come aveva osato? Cosa le aveva raccontato Woody e soprattutto perchè lei lo aveva usato per ferirmi? Che cosa le avevo fatto di male per meritarmi una tale cattiveria?

"Jessie, ascoltami, Bo non voleva dire che..."

"Scusa Woody, io... devo andare." Non so come riuscii a trattenere le lacrime, non riuscendo a guardare nessuno negli occhi. Ero ferita, non ero ancora pronta a parlare di Emily, ne avevo parlato solo con Woody ed era stato incredibilmente difficile. Mi sentivo umiliata, volevo solo rifugiarmi da qualche parte e chiudere gli occhi.

Mi rifugiai sotto il letto, mi abbracciai forte come se avessi bisogno di sentire il mio corpo, ero così frastornata, versai qualche lacrima silenziosa, cercando di non farmi sentire da nessuno nella stanza. Poco dopo, una luce verde mi fece strizzare gli occhi, non sapevo ancora che al buio, la divisa di Buzz fosse fosforescente. Pian piano i miei occhi si abituarono, Buzz si avvicinò e si sedette accanto a me, con un braccio cinse la mia spalla invitandomi ad accomodarmici sopra. Chiusi gli occhi, fu splendido. La mia testa scivolò sulla sua spalla, era così di conforto. Dopo qualche secondo, ero già nel mondo dei sogni.

Il giorno dopo, Andy si svegliò di mattina presto e con la mamma e Molly andarono dalla nonna. Andy decise di portare con se Woody e Buzz, i suoi amati paladini. Non nascondo che per un attimo mi sentii smarrita, come avrei fatto senza uno dei due? Mi convinsi che era la cosa migliore per abituarmi alla stanza nuova, insomma per vedermela da sola.

Buzz mi salutò con un bacio sulla guancia al mattino, risposi con un sorriso sperando bastasse per ringraziarlo del conforto di quella notte. Una volta andati via, mi sedetti sul davanzale guardandoli partire e con la voglia di aspettare il loro ritorno godendomi la vista sul giardino.

Il vestito arrivò prima di lei. Si mise comoda accanto a me, sedendosi come una principessa.

"Senti..." dissi subito "sei riuscita a fermirmi, ieri, davvero. Complimenti ma... ti prego, lasciami in pace, se hai intenzione di rincarare la dose io preferirei che..."

"Il giorno in cui arrivai in questa casa, Woody non aspettò nemmeno la notte per presentarsi. Si arrampicò sul comodino di Molly, dove stavo inizialmente, e timidamente mi porse la mano. Credo che già lo avessi colpito, non so dirti perchè ma ci guardammo come pochi giocattoli si guardano..."

"Non capisco, che..." la interruppi convincendomi di non volere sapere altro ma in realtà avrei pagato tutto l'oro del mondo per sentirla ancora parlare.

"Come dicevo, Woody si presentò. Io spinsi giù il biberon dal comodino frantumandolo a terra e richiamando l'attenzione della mamma. Avrei fatto di tutto per interrompere quel momento." disse senza far trasparire alcuna emozione.

"Ma... perchè?" chiesi incuriosita, quasi preoccupata.

"Perchè non ero pronta, Jessie."

Era la prima volta che diceva il mio nome. Non riuscii a spiegarmi in quel momento perchè ma sentii il mio respiro fermarsi, mi toccai la pancia, come cercando di incoraggiarmi. Feci un respiro, cercando di non farmi notare e continuai la mia ricerca spasmodica.

"Non eri pronta a cosa? Woody si stava solo presentando e..."

Bo mi interruppe ridendo con garbo.

"Non capisci, eh? Ti facevo più sveglia, cowgirl. Quando qualcuno entra nella tua vita pronto a sconvolgerla, lo capisci immediatamente. Basta uno sguardo, uno sfiorarsi, una parola in più. Capii immediatamente che quello sceriffo avrebbe cambiato la mia vita e avevo bisogno di tempo per accettarlo."

"E' da stupidi." risposi secca.

Lei si voltò di scatto.

"Hai così paura di provare un'emozione che preferisci distruggere un biberon, vorresti non essere al centro dell'attenzione non rendendoti conto che tutti si fermeranno sempre a guardarti, hai così paura da tentare di annullarti senza capire che non basta scappare per sparire. In sostanza, sei una codarda." dissi alzandomi in piedi.

Feci per andarmene, non avevo bisogno di sentire altro da una viziata pastorella con manie di grandezza. Poi il mio polso venne bloccato in una morsa, le sue dita sottili e affusolate lo stringevano come una fune a cui aggrapparsi.

"Resta." disse solo.

Chiusi gli occhi, feci un respiro. Mi servì un istante per cambiare idea e tornare indietro, mi sedetti accanto a lei e per qualche minuto rimanemmo in silenzio. In realtà, stavamo parlando anche in quei lunghi istanti, seppur in silenzio.

"Perchè mi hai raccontato questa storia? Non capisco, hai paura di me?" chiesi ruppendo il silenzio.

"Non ho paura di te!" disse lei sbilanciandosi, alzando leggermente il tono della voce. Finalmente, vidi un'emozione.

"E allora perchè ti comporti così con me? Non hai un biberon da buttare giù e... aspetta. E' così, mi tratti male e mi allontani per avere quel dannato tempo che ti serve ma..." mi guardai le mani come se stessi perdendo il conto che avevo in testa. "Tempo per cosa? Oh dannazione, non mi fai capire nulla, io..."

Bo cominciò a ridere.

"Cosa?" la guardaii stranita. "Stai ridendo?"

Bo continuò a ridere ancora più forte portandosi la mano davanti alla bocca.

"Ehi! Si può sapere cosa hai da ridere?!" dissi quasi offesa guardandola storto, cercando di non ridere. Lei fece un respiro e si calmò appoggiando la testa sulla mia spalla.

Il mio cuore si fermò di nuovo, stavolta pensai davvero di rimanerci secca. Non sapevo di cosa si trattasse, come si fa a spiegare qualcosa di cui non conosci ne fattura ne composizione? E' roba da scienziati, non da una bambola di pezza come me. L'unica cosa che sapevo con certezza è che era piacevole sentire scivolare i suoi boccoli sulla mia spalla. Credevo di sentirmi a disagio ma al contempo cercai di non muovermi, per evitare che lei andasse via. In realtà, rimanemmo per un bel po' ferme in quel modo a guardare fuori dalla finestra. Ogni tanto, quando comparivano le nostre figure sul riflesso della finestra, succedeva qualcosa di strano, sorridevamo all'unisono. Poi, riprendevamo a guardare l'albero fuori.

Il battito del mio cuore riuscì a tornare ad un ritmo normale, mi presi di coraggio e ruppi il silenzio.

"Siamo amiche, adesso?" chiesi timidamente, proprio io che non conoscevo la timidezza.

"Non posso essere amica di una cowgirl!" rispose lei fingendosi offesa alzando la testa dalla mia spalla e voltandosi verso di me.

Rimasi in silenzio, stavo per ribattere ma lei cominciò di nuovo a ridere. Quella pastorella mi stava facendo impazzire.

"Non siamo così diverse in fondo! Ehm... ti piacciono i... rodei?" azzardai, sapendo già che l'avrei fatta sicuramente ridere.

Lei scosse la testa sorridendo.

"Uhm... saltare nelle pozzanghere?" azzardai.

Lei mi rispose alzando le sopracciglia, come per dire che sapevo già la risposta.

"Va bene, mi arrendo. Possiamo tornare a odiarci." dissi fingendomi offesa.

"Ma io non ti odio..." disse lei ridendo.

"Allora che..."

"... non ti odio ma i tuoi capelli hanno bisogno di una sistemata." continuò.

"Cosa? Che hanno adesso i miei capelli?"

" Saremo amiche se mi dai il permesso di pettinarli come si deve!"

"Cosa?! Mi hai preso forse per la tua bambola?"

"Ma tu sei una bambola!" ribattè lei.

"Si sono una bambola ma non quel tipo di bambola, non la tua bambola, cioè potrei ma ...insomma!" dissi farfugliando.

Lei scoppiò a ridere. Trascinandomi con lei.

"Ti diverte proprio mettermi in difficoltà vero?!" dissi stizzita.

Lei annuì toccandosi il naso, col tempo mi accorsi che era uno dei suoi gesti che amavo di più.

Ci guardammo per un attimo, poi distolsi lo sguardo. Le mie guance erano diventate leggermente rosse e speravo con tutto il cuore che non se ne accorgesse. Voltandomi, mi accorsi che la macchina della mamma di Andy era rientrata nel vialetto.

"Ehi, sono loro." dissi mogia. Era tutto la giornata che aspettavo il loro ritorno, cosa mi prendeva adesso?

"Devo andare via, il mio posto è sul comodino."

"Ti..ehm, accompagno?" non so perchè lo chiesi, che domanda stupida. Era sicuramente capace di tornare alle sue pecore.

"Credi forse che non sappia raggiungere un comodino da sola?!" disse schernendomi.

"No, cioè... volevo, essere gentile, io..." mi ritrovai di nuovo a farfugliare.

"A presto, cowgirl." disse sorridendo quasi prendendomi in giro.

"Bo." la richiamai, volevo che non andasse via.

Lei si fermò.

"Non penso che tu sia una codarda." dissi, come per scusarmi.

Lei mi rispose con un sorriso, un sorriso per un perdono. Poi scorsi della malinconia, forse, in cuor suo, era lei a darsi della codarda.


 

uel pomeriggio, Buzz tornò trepidante. Si poteva scorgere nei suoi occhi il desiderio di vedermi, non vedeva l'ora di avere l'occasione per salutarmi.

Mi venne incontro sorridendo timidamente.

"Ehi! Jessie! Come è andata? Sei sopravvissuta senza di noi?" mi chiese da sotto il davanzale, come a non volermi disturbare. Io scesi, passando dalla scrivania e lo raggiunsi.

"Ehm... ciao Buzz! Alla grande e... Woody dov'è?" chiesi facendo la vaga.

Buzz aggrottò le sopracciglia, probabilmente infastidito dalla domanda. "Uhm... penso, penso sia andato a trovare Bo, ad avvisarla del nostro ritorno. Perchè?" rispose lui continuando a non comprendere il mio interessamento.

"O-ok! Era solo semplice curiosità!" dissi io nervosamente. In quell'attimo non me ne accorsi, che la mia domanda poteva assumere altri significati ma furono gli eventi successivi ad aprirmi gli occhi. Eventi che cambiarono ogni cosa.

Quella sera, il sonno tardò ad arrivare. Mi addormentai nervosa, la testa affollata di domande. Cosa voleva quella pastorella da me? Perchè era così misteriosa? Adesso eravamo amiche oppure no? E perchè pensavo insistentemente a lei anche contro il mio volere?

 

 

 

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Capitolo 3
*** Saggezza, Dolcezza e Onestà ***


Il giorno dopo, Andy era in fibrillazione. Andare in campagna dalla nonna aveva evidentemente scosso la sua fantasia, tanto da non vedere l'ora di mettere in piedi l'ennesima grande avventura con i suoi compagni di gioco preferiti. Buzz era un intrepido eroe, pronto a farsi in quattro volteggiando con i suoi turbo razzi sopra le nostre teste, io ero ormai diventata fondamentale, il terzo elemento di quello strano gruppo di paladini della giustizia e Woody, Woody era il protagonista indiscusso, se c'era una rapina o un assalto di scimmie radioattive, Woody sapeva sempre cosa fare, per Andy, non c'era nessuno come lui, nessuno.  

Sembrava che tutto andasse esattamente come doveva andare, ma non per me forse. Andy prese Bo e la fece volteggiare, era in pericolo, rapita dai perfidi Mr. e Mrs. Potato, i due malvagi criminali. Ero pronta, mi sentivo pronta a trionfare, correre, trarla in salvo, niente e nessuno avrebbero potuto fermarmi e...

"Arrivo, mia amata!" Andy prese Woody, nascosto dietro di lui. Saltò in groppa a Bullseye e corse a prendere Bo e la caricò sul suo destriero portandola al sicuro. Cosa mi prendeva? Ero furiosa. Perchè toccava a Woody? Io potevo al massimo salvare il suo gregge? Non ero abbastanza per fare le veci dello sceriffo? Cosa aveva Woody in più di me per potere salvare Bo? Per poterla... Scossi la testa. Qualcosa mi era passato per la testa ma non sapevo cosa, chiusi gli occhi. Li strizzai. Poi mi resi conto che stavamo ancora giocando, tornai al mio personaggio. Aspettai, aspettai. Non ero più in me, cosa mi stava succedendo? Mi voltai, Andy avvicinò i visi di Woody e Bo, sugellando il loro amore. Mi morsi le labbra. Fino a farmi male. Quel dolore fu importante, mi ricordai di tornare di nuovo in me. Ancora il mio dovere non era finito, poi avrei potuto sfogarmi come volevo. O Forse... forse no? Forse nemmeno dopo avrei avuto qualsiasi tipo di diritto, cos'era quel moto che mi stava sconvolgendo? Era forse... gelosia?

 

Andy mise la parola fine alla storia e ai miei pensieri e corse di sotto a cenare. Ero confusa, mi alzai come stordita. Avevo voglia di scappare, di non vedere nessuno, ero in imbarazzo come se tutti potessero leggere i miei pensieri, ne ero terrorizzata. Stavo per andarmene quando mi sentii afferrare dalla cintura.

"...Ma non devi ringraziare solo me, senza Jessie non avrei potuto fare nulla!" disse Woody ridendo tirandomi verso di loro. Mi voltai lentamente ma sapevo già chi avrei trovato di fronte a me. Diventai di mille colori.

"Allora grazie, Jessie." disse Bo sorridendo, tenendo due lembi del suo abito e accennando un inchino.

"Ehm... prego..." mormorai io cercando di evitare il suo sguardo. Poi me ne andai di tutta fretta.

"Ho detto qualcosa che non andava, secondo te?" chiese lui toccandosi la testa.

Bo fece spallucce, poi si morse il labbro inferiore e volse lo sguardo a terra.

Mi rifugiai sotto il letto, le mie guance stavano per prendere fuoco. Era stato troppo, troppo per me. Non avevo mai provato la gelosia, perchè ce l'avevo così tanto con Woody? Davvero non riuscivo a sopportare che lui fosse il protagonista? O c'era qualcos altro a tormentarmi? Mi accovacciai di lato tormentandomi la treccia, ero nervosa. Non volevo più giocare con Andy, almeno non per quella sera. Sentii qualcuno raggiungermi, sicuramente si trattava di Buzz, pronto sempre a sapere se andava tutto bene, probabilmente avvisato da Woody. Devo imparare a controllarmi, non posso passare per... Mi sentii sfiorare i capelli, mi voltai lentamente, non sembrava il tocco timido di Buzz e...

"Sarebbero perfetti sciolti sulle spalle..." disse Bo stesa accanto a me giocando con i miei capelli.

Il cuore si fermò per una seconda volta, non saprei dire quanti istanti riuscì a fermarsi, non saprei dire nemmeno se ce l'ho un cuore, quel che era certo è che qualsiasi cosa provassi dentro di me, non si placava, non mi permetteva di reagire, ero totalmente in balìa di quelle dita che sfioravano la mia treccia.

"Bo... cosa ci fai qui?" chiesi cercando di fingere che fosse tutto a posto.

"Mi ha mandata Woody... sostiene che tu abbia qualcosa che non va." rispose lei continuando a giocherellare con la treccia.

"E' tutto bene, va tutto bene." risposi, fingendo disinteresse.

"Oh beh in tal caso, posso andare via." disse lei sorridendo, ne ero quasi certa, c'era una sorta di sfida in quel sorriso.

Rimasi in silenzio, di spalle. Lasciandola continuare. "Mi dispiace, non so cosa mi sia preso. Non sono abituata a giocare da parecchi anni... sarà questo." dissi cercando di convincerla e cercando di convincere anche me stessa.

"Non puoi sempre salvarmi tu..." mi zittì lei.

Le guance divennero nuovamente rosse come mele. Come faceva a sapere che si trattava di quello, come faceva a leggere nella mia mente? O forse ero stata io troppo plateale?

"Ehi... non ti spaventare! Bastava guardarti per capirlo..." sorrise lei sciogliendomi i capelli senza chiedermi il permesso, sapeva già che poteva tutto.

Mi alzai di scatto, portando i capelli con me che caddero sulle spalle e la guardai negli occhi.

"Mi stavi guardando?" chiesi stranita.

Sono sicura, che quella fu la prima volta in cui vidi le sue guance arrossire. Divennero di un tenero rosa pallido, perfettamente in tinta, come tutto il resto.

Bo si avvicinò, nonostante le guance avessero preso quel colorito, spostò un ciuffo dietro il mio orecchio, con dolcezza. Riuscii a sentire le sue mani delicate sfiorarmi la guancia e l'orecchio. Poi sorrise.

"Lo dicevo che sciolti sarebbero stati una meraviglia..." si tirò su e uscì dal letto, lasciando una bambola di pezza senza più un briciolo di forza, le avevo usate tutte per sopravvivere a quegli ultimi istanti.

 
 

Era chiaro, lei si stava prendendo gioco di me. Ma certo! Forse voleva fare bella figura davanti a Woody, o forse... forse voleva prendere il posto di Woody! E doveva far vedere che avrebbe potuto fare amicizia con chiunque! Non c'era altra spiegazione per quel suo avvicinamento, quelle frasi a metà, quel mistero.

Il giorno dopo, Buzz mi aspettava fuori dal letto appoggiato al piede del comodino.

"Jessie!" il suo voltò si illuminò.

Provai per un attimo a cercare di ricreare sul mio viso lo stesso entusiasmo, ma era incredibilmente difficile. Inoltre provavo un forte senso di colpa, non saprei dire da cosa derivasse ma c'era e speravo che sorridere ed essere gentile bastasse a farlo sparire.

"Ehi Buzz! Che ci fai qui fuori?" chiesi come se non sapessi che aspettava solo me.

"Ehm... sono venuto a sapere se va tutto bene. Woody mi ha detto che ieri eri un po' strana e..."

"Va tutto bene Buzz! Davvero... sono solo un po'... stravolta. Tutto qui." Risposi senza entrare nei dettagli.

"Oh beh... come diceva Bo, allora posso stare tranquillo..." disse lui confortato.

"B-Bo... cosa c'entra Bo? Che vi ha detto?" chiesi quasi terrorizzata.

"Non preoccuparti! I vostri segreti sono al sicuro!" disse strizzandomi l'occhio. Mi sentii mancare, cominciai a sudare freddo. "... Bo ci ha detto solo che ancora ti devi abituare alla stanza, ai ritmi di gioco, a Andy e che questa nuova vita è totalmente diversa da quella dei tuoi ultimi anni e ... hai bisogno del tuo tempo. Ce lo ha fatto capire e rispetteremo i tuoi spazi." disse afferrandomi le spalle. Per fortuna mi afferrò così forte che non credo potesse percepire il tremare del mio corpo. Era impossibile che non appena la si nominasse, dovessi reagire così.

"Ha... ha detto così? Beh... si è vero, in effetti è proprio così..." ammisi, anche se con lei non ero stata così esplicita, aveva detto loro esattamente ciò che avevo bisogno sapessero.

"Inoltre..." aggiunse Buzz.

"...si?" chiesi, non aspettandomi che ci fosse un continuo.

"Bo ci ha detto che si sarebbe presa lei l'incarico di passare un po' di tempo con te, sostiene che noi maschietti non siamo capaci di trattare una donzella come si deve. E ovviamente Woody, dopo essersi offeso perchè la sua capacità di tirare su il morale era stata messa in dubbio, è stato entusiasta dell'idea, come me d'altronde. Credo che ti faccia bene avere un'amica qui..." disse sorridendomi.

Ero confusa. "Lei... ha detto questo? Hmm... e scommetto che vi ha detto di non dirmi niente. Giusto?" chiesi strizzando gli occhi, come se stessi per arrivare alla conclusione finale di un enigma. Forse, stavo cominciando a capire qualcosa di lei.

"Eh eh... ci hai preso. Non voleva ti sentissi a disagio, magari pensando che lei potesse sentirsi obbligata ad esserti amica. In realtà, sembrava quasi una richiesta più che una proposta. Come se volesse il nostro permesso! Ahah!" disse lui ridendo. "Ma non dire nulla Jessie! O quei due mi faranno fuori!" disse guardandosi intorno.

"Lo prometto, Buzz." dissi sorridendo, stavolta sinceramente. Mi sentivo finalmente con qualcosa tra le mani.

"Ehm... e ... Jessie?" disse lui richiamandomi all'attenzione.

"Si, Buzz?"

"Magari... magari quando prenderai un po' di confidenza con questa nuova vita... potremmo passare un po' di tempo insieme, conoscerci meglio, ehm... che ne dici?" disse timido toccandosi la testa.

"Certo Buzz!" risposi entusiasta, ma credo che in realtà non avessi dato molta importanza a quella domanda. Questo momento è uno di quei tanti rimorsi.

 

Bo era sul comodino di Andy, intenta a pettinarsi i boccoli biondi specchiandosi nel metallo della lampada. Non si era accorta totalmente della mia presenza, la fissai per parecchi minuti mentre si passava lentamente la spazzola sui capelli finchè mi schiarii la voce, appoggiata ad una pila di libri lì accanto.

"Jessie! Che... che ci fai qui?" si voltò Bo sorpresa, solitamente era lei a gestire il "gioco". Non si sentiva preparata.

"Passavo di qui e... pensavo di passare un po' di tempo insieme." dissi ironica, cercando di cavare la verità.

"Uh..ehm, bene. Ottimo. Ma sono molto impegnata adesso e... devo trovare le mie pecorelle prima del ritorno di Andy..." disse lei cercando palesemente una scusa.

Con fare beffardo, mi misi le dita in bocca e fischiai con forza. Dopo pochi secondi le tre pecorelle arrivarono saltellando in fretta verso di noi. "Queste... pecorelle?" dissi sorridendo.

"Come hai fatto?! Loro ascoltano solo me!" chiese lei sorpresa venendo verso di noi.

"Scherzi? Credi che una cowgirl sappia trattare solo con i cavalli? Potrei richiamare a me... chiunque." dissi alzando lo sguardo, e cercando il suo. Lei guardò a terra in fretta, non riuscendo a nascondere un leggero imbarazzo. Si sedette elegantemente ai miei piedi e cominciò ad accarezzare le sue pecorelle. Era così dolce quel gesto, così intenso. Era come se riuscisse a canalizzare tutto il suo amore nelle mani e a trasmetterlo con quelle carezze. Mi chinai e mi sedetti accanto a lei, provando a fare lo stesso.

"Lei è Whiteness, è la più grande di tutte e la più saggia." disse accarezzandola mentre la pecorella chiudeva gli occhi. Sorrisi e mi unii a lei. Lei mi guardò e sorrise, motivata a continuare. "Le altre due la ascoltano sempre e... anche io. Mi ricorda di non perdere mai la razionalità e di essere sempre me stessa."

La guardai sempre più incuriosita.

"Lei invece è Sweetness ma la puoi chiamare Sweety! E' la più piccola delle tre, una birbante!" lei la guardò offesa. "Ma senza di lei non so che farei..." la pecorella sorrise e si rimise a testa bassa a farsi accarezzare. "Mi ricorda che qualsiasi cosa succeda, dobbiamo trovare il tempo per sorridere..."

"E lei?" chiesi accarezzando l'ultima pecorella addormentata vicino ai nostri piedi.

Bo rimase in silenzio per qualche secondo.

"Lei è Honesty." disse fermandosi, smettendo di sorridere. "Lei dice sempre la verità. E' onesta, leale. Honesty mi ha insegnato ad essere sincera, prima con me stessa e poi con gli altri." disse spostando la mano su di lei e accarezzandola. Fu lì che le nostre mani si sfiorarono per la prima volta, le nostre dita si incontrarono nel soffice manto delle sue amiche. Il mio cuore fece un piccolo salto, come a lanciarsi da un trampolino senza sapere se sarebbe mai arrivato di sotto, ma credo non fece in tempo perchè si era già scontrato con quello di lei, e tenendosi per mano si tuffarono insieme.

Le presi la mano e la strinsi, non so cosa mi portò a farlo ma non riuscii a tornare indietro. Ci guardammo per un istante, riuscii a guardare i suoi occhi azzurri analizzandone ogni centimetro. Sentivo come l'esigenza di conoscerli, di osservarli per poi portarli con me quando lei non c'era. Lei accennò un sorriso, come un consenso. Io le strinsi la mano ancora più forte, senza volerlo, come per avvicinarla a me. Lei non oppose resistenza, eravamo sempre più vicine e...

"Arriva Andy!" gridò la voce di Slinky dal basso, avvertendo tutti quanti. Si poteva avvertire il suono dei veloci passetti nelle scale.

Immediatamente ci distanziammo come spaventate l'una dall'altra, rimanendo a fissarci per istanti lunghissimi. Io con lo sguardo corrucciato, lei triste, dispiaciuta, confusa, confusa esattamente come me. Mi guardai intorno, dovevo andare via ma... Andy fece irruzione  in camera, sbattè la porta, inseguito dalla piccola Molly. Al bimbo cadde subito l'occhio sul comodino, aveva trovato il modo di distrarre la sorella. Afferrò Bo e cominciò a muoverla davanti a Molly.

"Ecco Molly! Gioca con lei e lasciami in pace!" disse cercando di fuggire e lasciando Bo nelle mani della sorellina. Molly, nella sua ingenuità, la afferrò e a piccoli passi uscì dalla stanzetta dirigendosi verso la sua.

Andy si buttò sul letto ma quella pace durò pochi secondi, infatti poco dopo cominciò a giocare con tutti noi in una straordinaria avventura. Nonostante lo sconvolgimento per quanto successo poco prima però sentivo una strana energia in me, ero carica, ero pronta ero... ero felice?

 

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Capitolo 4
*** Il nostro segreto ***


Non rividi Bo il giorno dopo e nemmeno il giorno seguente. Era rimasta evidentemente nella cameretta di Molly.

"Non capisco... non capisco proprio. Perchè non è tornata in camera di Andy? L'ho aspettata tutta la notte!" si corrucciava Woody cercando di infilare una batteria nel telecomando.

"Hmm... non saprei. Magari è stata impegnata..." risposi rimanendo sul vago guardando da un'altra parte.

"Jessie! Se volesse, potrebbe venire qui in qualsiasi momento! Eh no... ma non sarò io ad andare lì questo no!" Woody cercava di rispondersi da solo continuando la sua lotta con la batteria.

"Magari aveva voglia di stare da sola... non sai cosa può passare per la testa di una ragazza..." dissi calandomi il cappello sul viso e facendo la disinteressata.

"Io no... ma tu si!" disse Woody come illuminandosi.

"Uh? Che...? No, Woody, non lo farò." dissi quasi cadendo dal mattoncino sul quale ero distesa.

"Oh si che lo farai! Me lo devi!" mi rinfacciò lui spingendo con lo stivale la batteria.

"Cosa? Bell'amico che sei! Solo perchè mi hai tirata fuori da un aeroplano in corsa!" dissi stizzita alzandomi in piedi.

"Jessie... ti prego... solo per stavolta... chiedile se c'è qualcosa che non va, quando tornerà qui e soprattutto se è arrabbiata con me per qualche motivo!" disse guardandomi con lo sguardo da cucciolo abbandonato.

In realtà ero tremendamente curiosa di sapere dove fosse Bo e cosa stesse facendo ma il nostro ultimo incontro era stato imbarazzante. Cosa avrei dovuto dirle? Con che faccia mi sarei presentata? Però questa storia di Woody era un'ottima scusa per avere delle risposte e soprattutto... rivederla.

"Uff... e va bene, cowboy noioso! Lo farò!" dissi sbuffando, mi avvicinai a lui, presi la batteria e la infilai subito dal lato giusto. "Più è positivo, meno è negativo." feci un sorriso saccente, girai i tacchi e me ne andai.

 

Non appena la notte calò, silenziosamente aprii la porta della cameretta di Andy, attraversai il corridoio e feci capolino in quella di Molly. La bimba dormiva serenamente e così anche i suoi giocattoli... per più piccini. Cominciai a guardarmi intorno, dove poteva essere Bo? Sentii ridacchiare dallo scaffale e mi avvicinai, sperando si trattasse di lei. E di lei purtroppo si trattava. Bo era seduta con una Barbie di Molly dentro la "casa da sogno". Barbie le acconciava i capelli mentre ridevano guardandosi allo specchio. Poi Bo notò la mia immagine riflessa.

"Jessie?" chiese alzandosi di scatto.

"Credevo... pensavo... che ti fosse successo qualcosa, n-noi lo pensavamo. Eravamo preoccupati..." farfugliai evidentemente infastidita dalla situazione davanti a me.

"Beh... non è così." rispose gelida seppur titubante.

"Oh. Bene. Allora... hai intenzione di tornare in camera o no?" chiesi cercando motivo di restare.

"Credo di essere libera di decidere da sola." disse tornando a sedersi. Vidi Barbie decisamente in imbarazzo, indecisa se tornare all'acconciatura o meno.

"Bo, non mi sembra il caso di comportarsi così. Woody è in pensiero." dissi provando ad avvicinarmi.

"Woody..." sorrise amaramente. "E tu... non vorresti che il tuo amico soffrisse, vero?" mi chiese cercando il mio sguardo nel riflesso dello specchio.

"Ma cosa c'entra con... io... " capii che vi era un lontano riferimento a qualcosa. Corrucciai lo sguardo, mi voltai verso Barbie che divenne di tutti i colori. "Senti, se sei arrabbiata con me per qualche motivo possiamo parlarne ma..."

"No! Non possiamo parlarne!" Bo si alzò di scatto. "Senti, Jessie... lasciami... lasciami in pace." concluse.

"Ma io voglio che torni con me!" cercai di insistere. Lei mi voltò le spalle e si mise a sedere. "Bo, ti prego io... se ti ho fatto del male mi dispiace. Io... voglio solo che torni. Non ho mai avuto un'amica e non so se io e tu lo siamo ma... sicuramente sei quella che ci si avvicina di più." feci un respiro. "Sai, Emily era tutto il mio mondo. Ma non potevo parlare con lei, non potevo toccarla, abbracciarla, potevo esserci quando aveva bisogno ma... tutto quello che mi è rimasto è il ricordo di essere gettata in uno scatolone, nel bosco, guardandola allontanarsi. Ti prego, torna con me, non ho nessuna intenzione di avere anche le tue di spalle, come ultimo ricordo. Io... ho bisogno di te." ammisi, sfiancata.

Per qualche istante nessunò parlò.

"Barbie, la sai fare la treccia alta?" chiese alla sua amica ignorando completamente le mie parole, come se non fossi nemmeno presente nella stanza. La guardai addolorata, come se le ultime parole mi avessero pugnalata dritta nel petto. Mi toccai nervosamente la treccia, mi presi di coraggio e andai via.

Che stupida, stupida. Mi ero affezionata ad una persona che nemmeno teneva in considerazione la mia esistenza, che aveva finto di essermi amica senza alcuna buona ragione e alla prima occasione mi aveva voltato le spalle. Possibile che mi fossi inventata tutto? Possibile che gli ultimi momenti passati insieme, quelli così intensi, fossero frutto della mia immaginazione? Sentii un rumore in lontananza ma non ci feci caso, ero così presa dalla confusione, dal dolore, dalle mille domande che mi passavano per la testa che non ci feci caso. Il rumore si faceva sempre più vicino, erano passi veloci. Piccoli, rapidi. Feci per aprire la porta ma non ne ebbi il tempo. Mi girai non appena avvertii una presenza alle mie spalle, lei si fiondò su di me come una macchina in corsa, mi abbracciò con tutta la sua forza gettandosi tra le mie braccia incapaci di sapere quale fosse la cosa giusta da fare, così fecero la cosa più istintiva. La afferrai con forza e ci ritrovammo l'una nell'altra per parecchi secondi. Lei mi stringeva con tutte le sue forze, sentii sulla camicia le sue lacrime silenziose.

"Scusa, scusa...scusa scusa scusa..." continuava a ripetere.

"Ehi... non... non c'è bisogno..." le accarezzai i capelli. "Le amiche non si chiedono mai scusa..." sussurrai.

"Certo che siamo amiche, certo che lo siamo..." disse ancora con il viso affondato nell'abbraccio.

Sorrisi istintivamente senza smettere di accarezzarle i capelli. "Avevo ragione..."

"Su cosa?" chiese lei tirando su il naso senza ancora avere la forza di guardarmi.

"I capelli ti stanno proprio bene così, Barbie ha fatto proprio un bel lavoro..." dissi sorridendo anche se lei non poteva vederlo.

Lei scoppiò a ridere, e io con lei. Rimanemmo così per un po', abbracciate nel buio davanti alla porta a ridere come matte senza sapere il motivo preciso ma scoprimmo quella notte che se una di noi rideva era impossibile che non trascinasse anche l'altra.

Da quel giorno tutto cambiò. Diventammo inseparabili, passavamo ogni minuto della giornata insieme. Non saprei dire nemmeno a fare cosa ma quel che era certo è che non appena una di noi apriva gli occhi, l'altra era già pronta ad aspettarla. Ogni volta che Andy usciva dalla stanza era una buona occasione per raggiungere l'altra, parlare, fare una passeggiata ma soprattutto ridere. Ricordo quelle risate come i momenti più intensi della mia vita, potrei catalogare ogni risata, le ricordo tutte, inutile dire che le motivazioni più assurde erano motivi per ridere. Quel che era assurdo è nessun altro poteva entrare nel nostro cerchio. Il nostro era un rapporto impossibile da condividere con qualcun altro, sarebbe stato impossibile spiegarlo, sarebbe stato impossibile che un altro individuo potesse minimamente comprendere quello che c'era tra di noi. Vi è mai capitato di passeggiare e notare qualcosa di buffo? Un aspetto di una normale situazione che gli altri non riescono a vedere? Ad esempio, un anziano seduto sulla panchina con due calzini differenti. I passanti vanno dritti, nessun gatto si ferma incuriosito, le macchine scorrono veloci nel traffico, mani sul volante. Io però vedo quel qualcosa che cattura la mia attenzione, il mio mondo si ferma per un istante, tutte quelle persone che camminavano diventano statue del mio museo, quel gatto si congela proprio nel mentre di un balzo, il guidatore arrabbiato agita il pugno fuori dall'auto. Io sorrido di quei calzini, li fisso per un attimo, poi alzo lo sguardo. In quel mio mondo immobile, lei è davanti a me e sorride. Perchè lei è questo, ciò che non devo spiegare, la mia condivisione, il mio fermo immagine che non ha bisogno di spiegazioni, perchè lei ride con me e lo farà per sempre e quando smetteremo di ridere, finiremo sempre col guardarci, perchè siamo sempre alla ricerca di noi. Noi siamo noi e ci sentiamo anche un po' in colpa verso gli altri perchè quel noi non lo potremo mai spiegare a nessuno, ci proveremo, ci arrabbieremo, non ci guarderemo per un po' ma torneremo sempre a essere noi, perchè abbiamo bisogno di vedere quel sorriso quando ne avremo più bisogno.

Ecco, lei era questo per me. Ed io ero questo per lei.

Ricordo bene quel pomeriggio passato sul prato in giardino. Andy era andato via per il weekend e la primavera aveva fatto capolino proprio in quei giorni. Giocammo a chi trovava più margherite ma io fingevo di non vederle per farla vincere. Ma non sapevo che lei stava facendo la stessa identica cosa, ad un certo punto dopo parecchi minuti con in mano una sola margherita a testa, ci guardammo in faccia e scoppiammo a ridere. Ecco noi eravamo questo. Quindi senza alcun preavviso, l'una diede la propria margherita all'altra. Ricordo il suo sorriso, era così felice, come se quella che le avevo donato fosse il fiore più bello che avesse mai visto.

Passarono i giorni, i mesi, passò il tempo così e capii che quel giorno all'aeroporto, presi la scelta più giusta. Tante volte ne parlammo, tante volte le raccontai la mia vita prima di arrivare da Andy, parlavo di Emily, parlavo di Bullseye, parlavo del buio, con lei parlavo di ogni cosa. E lei mi ascoltava senza perdersi nemmeno una sillaba.

Un giorno, eravamo appoggiate alle radici dell'albero in giardino a goderci il sole dell'estate, io le mettevo il mio cappello in testa per paura che si rovinasse e lei rideva imitando la mia voce. Improvvisamente, Woody fece capolino, attraversò il prato con passo deciso.

"Bo... avevamo appuntamento oggi. In realtà anche ieri ma non ti sei fatta viva. Vieni con me, si o no?" chiese spalancando le braccia.

"Ehm... veramente... io e Jessie avevamo da fare..." disse lei in evidente difficoltà.

"BO! Si può sapere che cos'hai?! Sono settimane che provo a passare un po' di tempo con te ma tu trovi sempre una scusa!" disse esasperato il cowboy.

"Ehm... forse è meglio che io vada...." dissi alzandomi piano piano.

"No! Jessie, resta! Ne ho anche per te! Sono mesi che Buzz ti segue con sguardo languido e tu dopo avergli dato false speranze hai deciso di ignorarlo completamente!" disse Woody additandomi.

"Ehi! Io non ho dato false speranze a nessuno!" dissi facendomi avanti verso di lui.

"No! Ne sei proprio sicura?" disse con aria di sfida.

"Assolutamente! Io..." lo guardai rabbiosa poi mi venne in mente che un fondo di verità in quella storia c'era eccome. "... senti non ho colpe se lui ha pensato chissà cosa!" ribattei orgogliosa.

"Sei senza cuore!" disse lui con cattiveria.

"Come ti permetti? Vuoi prenderle?" dissi ancora più arrabbiata.

"Ehi! Finitela, adesso basta!" si mise in mezzo Bo guardando Woody negli occhi.

"Non sarai dalla sua parte?!" chiese Woody sorpreso.

"Non è colpa mia se non posso provare quello che prova lui!" dissi esasperata.

Buzz venne fuori da dietro l'albero, lo sguardo perso, un cuore distrutto.

"Buzz..." mormorai.

"N-non fa niente, cioè, io... devo andare. Devo scappare." e si volatilizzò senza permettermi di seguirlo.

Io, Bo e Woody rimanemmo in silenzio per parecchi, lunghissimi istanti. Mi sentivo una pezza.

"Jessie, mi dispiace... è tutta colpa mia. C'è un'altra persona, quindi? Per questo non puoi provare quello che prova lui?" disse Woody guardando a terra.

Io non avevo più parole, più emozioni. Provavo solo tanta tristezza per quanto accaduto e soprattutto non avevo modo di rispondere a Woody se non con la verità.

"Si, Woody. C'è un'altra persona."

"Ora capisco perchè tu e Bo passate tanto tempo insieme... hai davvero bisogno di un'amica in questo momento. Mi dispiace, io... cercherò di farmi perdonare. Vado... vado a cercare Buzz." disse Woody, diede un bacio sulla guancia a Bo e sorrise. "A dopo."

Io e Bo rimanemmo in silenzio, il vento confondeva i nostri capelli. Il suono delle foglie degli alberi era l'unico ad avere la forza di parlare.

"Davvero c'è un'altra persona?" chiese rompendo il silenzio.

Non risposi, mi voltai. La guardai. "Si."

Le sue guance divennero rosa, quel rosa che piaceva a me. L'unico rosa che mi piaceva.

Si avvicinò a me lentamente e cercò la mia mano. Le nostre dita si incontrarono, poi si afferrarono.

"Sei coraggiosa, cowgirl." mi disse sussurrando.

"Perché?" chiesi scostandole i boccoli dalla spalla.

"Perchè sei onesta. Chi è onesta è anche coraggiosa." disse sorridendo.

"Non sono onesta..." dissi guardando a terra. Lei mi toccò il naso con la punta del suo dito e riportò il mio sguardo sul suo.

"Allora... facciamo in modo che tu lo sia." disse avvicinandosi a me.

Senza pensarci due volte, senza ulteriore indugio, le mie labbra toccarono per la prima volta le sue. Le nostre mani ancora si toccavano ma le divisi per stringerla a me mentre lei mi teneva dal viso. Era un bacio immenso, liberatorio, privo di confusione, estremamente chiaro, limpido, giocoso, sensuale, nostro.

Non durò molto, ci distanziammo. Ci guardammo terrorizzate, poi successe qualcosa di inaspettato. Scoppiammo a ridere come mai avevamo riso. Ci prendemmo in giro, non era una risata imbarazzata anche se le nostre guance erano in fiamme. Ci guardammo e di nuovo, incredibilmente sentimmo l'esigenza di incontrarci in un bacio e in un altro ancora e in un altro dopo ancora.

Sembrava tutto fantastico, non sapevamo che lì aveva inizio il peggiore dei nostri incubi.

Da quel momento in poi, ogni cosa diventò estremamente complicata, falsa, tutto crollò mentre solo i nostri cuori rimanevano in piedi su quella rupe franosa, tenendosi l'un l'altro.

Quel pomeriggio, quando il sole scomparve dietro lo steccato, ci sentivamo felici ma non eravamo affatto stupide, sapevamo che quello che stava succedendo aveva bisogno di tempo, tempo per capire, tempo per razionalizzare. E sapevamo che quel tempo doveva essere silenzioso, segreto. Probabilmente la cosa ci intrigava anche e di questo ne sono consapevole. Ma purtroppo la consapevolezza non basta per smacchiare una colpa.

"Allora... è un segreto?" mi chiese Bo con quel suo sorriso sulle labbra.

"Si, è un segreto. Il nostro segreto." le dissi sfiorandole la mano.

Adesso quel che contava era correre ai ripari, tornammo in fretta nella stanza, in imbarazzo, come se tutti potessero leggere il nostro segreto nei nostri occhi.

Bo corse da Woody, mentre io andai alla ricerca di Buzz nella vana ricerca delle parole più adatte da usare. Quel che era peggio è che il mio sentimento per Buzz non era svanito, sentivo ancora quell'attrazione, quell'affetto nei suoi confronti. Certo, non era paragonabile alle emozioni che mi suscitava la sola presenza di Bo ma... la confusione era tale che cercavo di razionalizzare ad ogni passo, finchè lui non mi si parò inaspettatamente davanti.

"Ehm, Jessie. Mi dispiace, io... non volevo andare via così. Mi dispiace per il tempo che ti ho rubato in questi mesi, ero convinto di... e invece..." cercava di trovare le parole, probabilmente convinto che avrebbe potuto mettere su un discorso di senso compiuto.

"Buzz! Sono io a dovermi scusare!" dissi frenando quel farfugliamento. "Mi dispiace molto, non sono stata chiara sin dall'inizio. E' tutto così confuso per me e avevo bisogno di più tempo per capire molte cose, potrai perdonarmi?" chiesi cercando le sue mani.

"V-vuoi... vuoi dire che non c'è nessun altro?" chiese lui cercando il mio sguardo.

Nella testa mi comparve il suo viso, il suo sorriso, le sue labbra. Il nostro segreto.

"N-no. Nessuno." mentii.

Ricordo ancora che sul viso di Buzz comparve un sorriso abbozzato, una sorta di respiro di sollievo.

"O-ok. Allora... forse ho corso troppo e... Jessie! Conquisterò il tuo cuore... quando meno te lo aspetterai!" disse con entusiasmo, come se si trattasse di una sfida.

Sorrisi, intenerita dalla sua forza di volontà.

"Sfida accettata..." dissi sorridendo. "Io invece cercherò di farmi perdonare..."

"Oh... lo hai già fatto..." disse lui sorridendo e dandomi un dolce bacio sulla guancia. Arrossii istintivamente. Era così dolce in ogni suo gesto, impossibile non cascarci.

Tornammo dagli altri, quella sera c'era in programma una festa sul letto di Andy.

Ricordo come io e Bo ci guardammo tutta la sera, lei stava abbracciata a Woody cercando il mio sguardo. Io ballavo con Buzz al centro della pista mentre la musica ci circondava. Ma ogni piroetta era una scusa perchè gli sguardi miei e di Bo si incrociassero. Così condividevamo il nostro segreto, così un dolore intenso cresceva pian piano senza che ce ne accorgessimo.

Da qui in poi i ricordi si fanno torbidi, un miscuglio di vergogna e rabbia. Una presunzione mista a sottomissione in un vortice di parole.

Bo mi prese con forza il polso e mi tirò sotto il letto.

"Hai intenzione di farmi impazzire?" urlò spalancando le braccia.

"Ma di cosa stai parlando?" risposi sgranando gli occhi.

"Lo sai benissimo di cosa sto parlando! Lo fai apposta!" disse gridando ancora più forte.

"Sssh... abbassa la voce! E cerca di stare calma, io..." provai a placare quella rabbia.

"Non dirmi di stare calma! Ogni volta che ti sono vicina, tu ti aggrappi a Buzz come una scimmia! Vi ho visti adesso mentre ti baciava la mano!" disse furibonda girando su se stessa.

Rimasi in silenzio e la guardai.

"Bo..." allungai la mano.

"Jessie! Io non riesco... io... Oh!" sbuffò e fece per andare via ma la afferrai prontamente dal polso, lei rimase ferma come ad aspettarmi, la voltai come una bambola, le afferrai la mano e le diedi un dolce bacio sul dorso, sorridendo. Lei sorrise istintivamente, poi andò via di corsa.

Non appena andò via, mi fermai a riflettere. Era la prima volta che si lasciava andare ad un sentimento simile, non avevo mai conosciuto la Bo gelosa, mi faceva sentire importante e al contempo mi inquietava. Stavolta ero stata fortunata ma... non sapevo cosa aspettarmi.
 

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Capitolo 5
*** Quando lei mi amava ***


Nei giorni seguenti, riuscii a dare una risposta ad alcune delle mille domande che mi tormentavano. Purtroppo però, era una risposta che avrei preferito non avere.

Fu un pomeriggio. Freddo, freddissimo. Fuori pioveva e noi giocattoli rimanemmo tutti nella stanza in attesa del ritorno di Andy dalla scuola. Cercai Bo dappertutto, avevo bisogno di stare con lei. La pioggia mi ha sempre messo malinconia ma al contempo una gioia indescrivibile, una gioia che volevo condividere con lei in quel momento. Sapevo che avrebbe compreso il mio stato d'animo e con tutta probabilità, come avevamo fatto in passato ogni volta che pioveva, mi avrebbe teso la mano e proposto di uscire a sentire il profumo della pioggia fuori in giardino sotto il grande albero. Ma di Bo non c'era traccia, chiesi dappertutto ma nessuno sapeva dove fosse. E quel che era peggio è che all'appello mancava anche Woody. Dopo un po', feci la cosa più logica da fare. Andai da sola in giardino, magari mi avrebbe raggiunta al nostro albero. Mi stesi sul prato, con la schiena appoggiata alla corteccia, quell'odore mi faceva sentire così viva... ma dopo pochi istanti sentii delle voci. Mi bastò alzarmi lentamente e girare dietro l'albero. Bo era seduta sopra Woody, si baciavano e ridevano. Il viso di lui era beato, le accarezzava le guance come a sfiorare un fiore delicato. Lei giocava con il suo foulard e rideva, quel sorriso che aveva dedicato finora solo a me. Fu in quel momento forse che ricordai da quanto tempo stavano insieme, quante cose avevano condiviso, quanto Woody c'era stato prima di Jessie. Era come se, da quando il nostro segreto si era fatto avanti, avessi dimenticato tutto questo. E adesso, si era ripresentato lì davanti ai miei occhi. Me ne andai di tutta fretta, non volevo vedere un secondo di più di quella scena. Da quel momento, diventai invisibile. Non avevo mai pensato fino a quel momento che, se il nostro segreto fosse venuto fuori, un'altra persona avrebbe sofferto. Proprio la persona a cui dovevo così tanto, Woody, il mio migliore amico, il mio salvatore. Ed io ero stata così avventata da mettere il rispetto per un amico da parte. Finalmente il raziocinio stava venendo a galla e così i primi rimorsi.

"Jessie... ehm... ti posso parlare?" mi chiese Bo mentre cercavo di rimettere a posto la molla di Slinky.

"Mi spiace, sono occupata." risposi secca.

"Ehm... è importante." insistette lei guardandosi intorno.

"Ti dico che non posso." dissi cercando difficilmente di ignorarla.

Lei voltò i tacchi dispiaciuta e andò. Il cuore mi faceva terribilmente male, vederla andare via così era straziante. Ma credevo che fosse l'unico modo per risolvere quella dannata situazione e preferivo non coinvolgerla o sarebbe stato tutto più difficile. Nei giorni a seguire, Bo provò più volte a richiamare la mia attenzione, a parlarmi ma io ero ormai decisa a prendere le distanze.

Fu una sera, la sera che non scorderò mai, che rimarrà indelebile per sempre nella mia mente.

Bo mi aspettò fuori dal letto e senza darmi il tempo di accorgermi della sua presenza, mi spinse dentro e cominciò a cercare le mie labbra. Ero sconvolta, volevo scappare, volevo ignorarla... volevo rimanere. Volevo baciarla, volevo stare con lei, volevo lei. Ci baciammo e cercammo come non avevamo mai fatto, era evidente che le ero mancata come lei era mancata a me.

Improvvisamente, un rumore alle nostre spalle. Era Wheezy, il pinguino amico di Woody. Ci guardava nell'ombra e si avvicinò con fare inquietante. Io e Bo prendemmo le distanze, come ci fossimo viste in quell'istante.

"W-Wheezy... che, che ci fai qui?" balbettai prendendo le redini di quella assurda situazione.

"Pensate che non me ne fossi già accorto?" chiese con tono freddo.

"N-non so di cosa tu stia parlando!" risi nervosamente, mentre vedevo il viso di Bo pietrificato.

"Taglia corto, Jessie. Woody è il mio migliore amico e non permetterò che voi lo feriate." disse guardandoci fisso.

"Noi non vogliamo ferire nessuno..." mormorò Bo a bassa voce.

"Ah, si Bo?! E pensi davvero che questo sia il modo giusto?!" la assalì Wheezy.

"Ehi... bada a come parli.." dissi mettendomi in mezzo e difendendola.

"Apri bene le orecchie cowgirl, anzi apritele entrambe. Se questa storia non avrà fine, mi farò avanti io e... credete davvero di volerlo?" disse con tono di sfida.

"Sei ... sei un mostro." dissi con disprezzo.

"No, sono un buon amico." disse scuotendo la testa e andando via.

Bo si gettò a terra, in lacrime. Era nervosa, tremava. Mi accovacciai accanto a lei e l'abbracciai.

"Ehi... va tutto bene, risolveremo tutto, vedrai..." cercai di confortarla.

"No... Ha ragione, Jessie... non, non possiamo..." disse tenendosi la testa fra le mani.

Rimasi in silenzio. Era vero, Wheezy aveva ragione, Bo aveva ragione e io, io sapevo meglio di loro che quel nostro segreto non poteva rimanere più nascosto.

"Bo... diciamo tutta la verità." dissi con tono deciso.

"Cosa?" alzò il viso lei dalle mani.

"Sono pronta, non possiamo continuare a nasconderci così. Dobbiamo dire le cose come stanno, a tutti." dissi provando a convincerla sorridendo.

Lei tirò su col naso con lo sguardo corrucciato.

"Honesty... ti ha insegnato ad essere sincera con te stessa e con gli altri. Sei pronta ad esserlo per davvero?"

Bo rispose con un sorriso alla mia domanda, si avvicinò lentamente e mi diede un bacio sulle labbra, probabilmente il più dolce che mi abbia mai dato, seppur leggermente inumidito  dalle sue lacrime.

Quella notte, fu estremamente difficile prendere sonno. Il giorno dopo avremmo guardato in faccia tutti i nostri amici, la verità sarebbe venuta fuori,  cosa sarebbe successo? Come l'avrebbero presa? E Woody e Buzz ci avrebbero mai perdonate? Tra questi mille pensieri, la notte venne giù. Poi, improvvisamente, era già il giorno dopo.

Uscii da sotto il letto ma non ebbi nemmeno il tempo di abituarmi alla luce del giorno che Woody mi corse incontro come un cavallo impazzito.

"Jessie!" gridò.

"Ssssh... Woody, fa piano! Andy sta ancora dormendo!" dissi ammonendolo.

"Jessie..." mi guardò negli occhi come se quello che doveva dirmi fosse importante più di qualsiasi altra cosa.

"Woody... cosa?" scossi la testa, non comprendendo.

Si buttò fra le mia braccia e mi strinse forte, poi la sua schiena cominciò a muoversi a ritmi convulsi, stava piangendo. Non credevo nemmeno fosse possibile, eppure piangeva sommossamente sulla mia spalla.

"Se n'è andata..." mormorò con un filo di voce.

"Cosa? Chi?" non finii nemmeno la frase che mi risposi da sola. "Bo..." sospirai.

"Mi ha lasciato un biglietto, non tornerà più... io..." Woody smise di parlare. "Mi dispiace, io... so che eravate amiche, so che è un dolore per tutti, io... Scusa Jessie, io.. devo andare. Devo.. devo stare da solo..." Le ultime parole le farfugliò allontanandosi, non ebbi nemmeno la forza di seguirlo. Corsi fuori come una furia, la cercai dappertutto, corsi come non avevo fatto mai, arrivai fino al nostro albero. Fu lì che vidi qualcosa che luccicava. Era una spazzola, una bellissima spazzola. Attaccato vi era un messaggio, non avevo bisogno di sforzarmi più di tanto per capire da parte di chi fosse e proprio perchè ero così certa, non avevo la forza di prenderlo in mano e leggerlo. Mi buttai sul prato, mi appoggiai alla grossa radice e con le ultime forze afferrai il biglietto.

"Avevi ragione sin dal principio, ricordi?
Sei una codarda, mi avevi detto. E per tutto questo tempo sei riuscita a convincermi che non lo fossi, mi hai convinta di essere forte, mi hai convinta di essere bella, mi hai convinta che una soluzione c'è sempre. Mi hai fatto conoscere la bellezza della pioggia, ridere di un dettaglio, i tuoi capelli, li conosco così bene da potermene privare. Vado via perchè ti amo, e per una volta sarò onesta. Ti amo come non ho mai amato nessuno e per questo vado via. Grazie per quello che sei, per quello che siamo state.Grazie per quello che non saremo, se non nei nostri ricordi.

Bo"

Piansi, e quella fu l'unica volta. Piansi fino a fare piangere anche il cielo. Rimasi lì finchè non capii che per quanto avessi aspettato, non sarebbe più tornata.

La vita tornò quella di sempre, o per meglio dire quella che avrebbe dovuto essere se lei non fosse entrata nella mia vita silenziosamente come una ballerina sul palcoscenico e ne fosse uscita sulle punte.

Non so se potrò mai definire, comprendere quello che c'è stato tra di noi ma sicuramente, con il tempo, potrò perdonarmelo. Perdonerò me stessa ma non dimenticherò. Tornerò alla vita di sempre, alle lunghe passeggiate con Buzz, alla profonda amicizia con Woody ma mai dimenticherò quel sorriso, il suo sorriso, il mio sorriso, il nostro Amore. E se mai la rivedrò, spero capirà se le dirò che Quando lei mi amava, tutto era fantastico.

 
 





Grazie per essere arrivato/a fino a qui. E' giusto sapere che la storia è nata in un momento difficile, motivo per cui potrebbe essere a tratti complessa, istintiva e malinconica. Non avevo mai scritto su Jessie e Bo, in realtà la pastorella non mi ha hai fatta impazzire come personaggio ma scrivendo di lei, ho imparato a conoscerla e me ne sono... innamorata anche io. 

Mi trovate su Instagram, come Lightyear90.
E su DeviantArt, come Lightyear90, dove ho pubblicato anche l'illustrazione per questa storia.

Roberta

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