Eden

di Lotik
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ultime Righe ***
Capitolo 2: *** Il corpo ***
Capitolo 3: *** Fuga ***
Capitolo 4: *** La Cantina ***
Capitolo 5: *** Maestro ***
Capitolo 6: *** Fuoco ***



Capitolo 1
*** Ultime Righe ***


"Sono stanco. Stanco del mondo. Stanco dei problemi.
Sono sinceramente felice che queste siano le ultime parole che scrivo.
Coloro che hanno deciso di mettersi una corona nell'ombra ora sanno tutto.
Coloro che si sono dimenticati di essere solo polvere ora sanno tutto.
Hanno deciso di convincersi che possono Essere al di sopra del Nulla.
Pugno di Ferro ha tradito, ma come biasimarlo? Era appeso a una croce sul soffitto grondando sangue da ogni poro. Le torture che ha subito posso solo immaginarle. Il suo corpo era marchiato con gli stemmi del Nemico.
Come prevedeva la cerimonia abbiamo bevuto il suo sangue.
 
Ora sono qui, solo e consapevole di essere stato avvelenato con l'infuso che prendo per dormire. Non vedrò il Sole spuntare sopra i tetti di Roosk tra qualche ora. Non ascolterò più il triste suono dell'apatia accompagnare le mie giornate. Ho fatto tutto quello che credevo giusto. Se mi sveglierò vicino a Dio, sarà mio compito pregare per le vostre anime.
 
 Mr. P"
 
Dan Colt, capitano delle guardie di Roosk, lesse ammutolito tutta la lettera d'un fiato, poi corse. 

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Capitolo 2
*** Il corpo ***


La lettera di Mr. Panzetri arrivava in un momento terribile, poiché l'Organizzazione si trovava in crisi profonda. Erano rimasti in pochi e di quei pochi si avevano poche notizie. 
 
Il capitano Colt era stato chiamato in piena notte. Poche dure parole lo avevano svegliato: "Il Gran Consigliere di Re Janus è morto". Si recò di persona sul posto e trovò Mr. Panzetri steso al suolo prono. Mandò subito via i suoi uomini e restò solo con il corpo. Trattenne le lacrime. Conosceva quel vecchietto burbero fin da bambino. La stanza era piccola: un letto e una scrivania. Avrebbe potuto avere molto di più, ma diceva che non gli sarebbe servito a nulla. Sulla scrivania la bottiglietta dell'inchiostro era aperta e il pennino era stretto nella mano di Mr. Panzetri. 
Si trattava di un settantenne in sovrappeso, pelato e tarchiato. Dan fece fatica a metterlo in posizione supina. Gli aprì gli occhi e notò le pupille dilatate. Tirò fuori un coltello dallo stivale e tagliò longitudinalmente le lunghe vesti da notte del cadavere, scoprendo la pancia. Dovette trattenere ancora le lacrime. Si fece il segno della croce. Appoggiò la mano sinistra tremante sul ventre dell'uomo e con la destra strinse forte il coltello. Con grande fermezza incise l'addome dell'amico. Identificò a fatica lo stomaco e aprì anche quello.
Poi vi infilò la mano e vi trovò una piccola scatolina di legno.
Quella era il segno. Il segno che Mr. Panzetri era stato avvelenato e che aveva fatto in tempo a lasciare un messaggio.
 
Con le mani insanguinate lesse le ultime parole che gli erano state affidate.
 
Si infilò di corsa dei guanti per coprire il sangue sulle mani e si mise un lungo mantello grigio per coprire gli schizzi che gli erano arrivati sulle vesti. Uscì dalla stanza e ordinò al suo vice di non far entrare nessuno sino all'indomani. Per rispetto - disse. Era un grande uomo - aggiunse. Il suo vice annuì e rimase lì tutta la notte. Dan Colt invece cominciò a correre.

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Capitolo 3
*** Fuga ***


Le strade di Roosk erano strette e tutte uguali, un labirinto di pareti di pietra bianca con qualche finestra qua e là, ma Dan Colt le conosceva a memoria. Ogni vicolo di quell'enorme città era legato ad un ricordo, ora però un pensiero martellante lo assillava: il loro infiltrato era appena morto, anzi, uno dei suoi migliori amici era appena morto. E non finiva qua: Pugno-di-ferro aveva tradito, aveva rivelato i nomi di tutti i membri dell'Organizzazione e Mr. Panzetri era stato il primo a pagarne le conseguenze. Per non parlare di tutti gli altri membri di cui da giorni non si avevano notizie, forse anche loro adesso non c'erano più o stavano soffrendo sotto tortura.
La luna, sola in un cielo sgombro di nuvole, illuminava il suo cammino affannato. Anche il suo nome era stato rivelato e quindi nulla era più sicuro.
Il suo pensiero andò alla Locanda delle Stelle Cadenti, una bettola che sorgeva al di fuori delle mura della città, a Sud, tra le strade che si snodano verso i campi arati. La locanda era meta di pochi avventurieri e da fuori sembrava solo una piccola taverna decadente. Gente che voleva stare alla larga dalla Guardia Cittadina di Roosk si poteva fermare lì per una birra. Nessuno ti avrebbe chiesto chi sei, calore e cibo scadente erano assicurati. Non era certamente il posto in cui potevi immaginarti di trovare il Capitano delle Guardie, ma Dan Colt si dirigeva proprio lì. Lì l'Organizzazione aveva la sua sede, nella cantina dei vini, dove solo pochi eletti avevano avuto l'onore di sedere.
Uscì dalla città dalla porta Sud-Est. Conosceva i soldati che la controllavano: due poco di buono che solevano fare il turno di guardia sotto l'effetto dell'alcol. Li trovo là, beati e sorridenti, e non gli fu difficile sfuggire ai loro sguardi intorpiditi. Abbandonò subito la strada principale e tagliando per i campi puntò dritto alla Locanda delle Stelle Cadenti.

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Capitolo 4
*** La Cantina ***


Tre sonori colpi alla porta.

Aprì un uomo vecchio e zoppo, vestito di verde. Era Johntel, un veterano dell'Organizzazione, che ora lavorava come oste dietro il bancone della Locanda delle Stelle Cadenti.
- Camminerò nelle strada delle stelle – disse Dan
- Fino a cadere nel Cielo – rispose il vecchio
Erano le parole d'ordine. Dan entrò di corsa, la Locanda era vuota. Non aveva posti per dormire e alle tre del mattino nessuno vi era rimasto.
- Dan, il tuo volto è carico di preoccupazione. Devo spaventarmi? Ti preparo qualcosa di caldo? – chiese Johntel
- Non preparare nulla amico mio. Devo andare giù, e velocemente. Vieni anche tu e tieniti pronto. I tuoi occhi hanno indagato bene il mio volto –
Il vecchio zoppicando si diresse alla cucina, aprì con una grossa chiave la porta della cantina, accese una candela e si avviò seguito da un Dan muto.

Le scale erano buie e ripide, e terminavano su un'altra porta. Johntel la spalancò ed entrò nella cantina dei vini. Niente di speciale al suo interno, su un lato erano ammassate delle vecchie botti, si vedeva qualche bottiglia andata a male ed infine un letto su cui sedeva curvo un vecchio. Bianchi erano i suoi capelli e bianca la sua barba, mentre sul volto spiccavano dei brillanti occhi verdi. Sopra le gambe teneva una montagna di coperte, ed appariva debole e fiacco. Accanto a lui sedeva una giovane donna, dai lunghi capelli corvini. Machedà era il suo nome, mentre l'uomo si chiamava Pietro. La stanza era ben illuminata e questi non appena scorse Dan dietro a Johntel ebbe un sussulto.

- Parla – disse Pietro al Capitano.
- Mr. Panzetri è morto -

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Capitolo 5
*** Maestro ***


Il capitano si aprì il mantello e tirò fuori da una tasca la lettera insanguinata. Si ricordò delle mani piene di sangue sotto i guanti e si fece portare un secchio d'acqua da Johntel. Nel frattempo Machedà prese la missiva e la lesse con tono impassibile. Dan era meravigliato "Come faceva a leggere in modo così freddo una lettera simile?" – Era nella sua stanza a terra – disse – abbiamo tempo fino a domani mattina credo. Ho dato ordine di non fare entrare nessuno prima, quindi non possono vedere cosa ho fatto al corpo –
Johntel si era accasciato su una sediola. Pietro si schiarì la voce e fece capire che stava per cominciare un discorso, fece un segno alla ragazza ed ella prontamente si prodigò per tirarlo un po' su.
- Non è passato molto tempo da quando questa Organizzazione contava più di un centinaio di unità –
- Non abbiamo tempo per i proclami – lo interruppe Dan – coraggio, è tempo di fuggire –
- Zitto ragazzo! – ribadì il vecchio con foga – Placa i tuoi umori ed ascoltami! –
Dan si trattenne.
- Come dicevo, qualche anno fa eravamo ancora in più di cento. Guardate. Aprite gli occhi. Sono passati pochi inverni e ci ritroviamo in quattro. Due vecchi e due giovani. Dove sarebbe la speranza adesso? Dove si nasconde la luce? Non c'è. –
- Non sappiamo dove sono molti di noi! Non è il momento di piangerci addosso – sbraitò il capitano.
- Basta! – la ragazza si alzò puntandogli addosso i suoi occhi neri – rispetta il nostro stanco Maestro, non hai nessun diritto di ribattere! Lo stai solo facendo soffrire di più –
Dan sguainò la spada e la piantò a terra nel legno. La strinse forte con entrambe le mani, chiuse gli occhi e fece un senno di assenso.
- Quelli di noi che non sono qui – continuò Pietro – possono essere considerati morti. Per quanto ci riguarda, fratelli miei, non abbiamo più nulla in cui riporre fiducia. Conoscono i nostri volti e non abbiamo possibilità di fuga. Non ci sono vie d'uscita. Lo dico con dispiacere. Io dichiaro l'Organizzazione… -
- Taci! – gli sbraitò contro Dan
Il vecchio proseguì - Io dichiaro l'Organizzazione… -, ma Dan balzò sul letto e premette la spada alla gola del vecchio uomo.
- Pazzo! – urlò Machedà ponendo le mani sulla lama – Non puoi fargli del male! –
Dan saldò il suo sguardo su quello di Pietro e annunciò – Io sono Dan Colt. Da adesso prendo il controllo dell'Organizzazione succedendo a Pietro, successore di Abraham, nostro fondatore. Mi dichiaro nuovo Maestro dell'Organizzazione del Cammino dei Peccatori -

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Capitolo 6
*** Fuoco ***


Pietro gli rispose – Non hai idea di quello che stai facendo – poi chiuse gli occhi e rimase in silenzio.
Dan ritrasse la spada e si rivolse alla ragazza – Adesso ce ne andiamo –
Machedà non resse gli eventi, e si accasciò sulla sua sedia, senza forze per reagire.
- Ragazzi – disse Johntel – la situazione è chiara: dovete scappare. Sapete benissimo che noi siamo troppo vecchi. Dal primo giorno in questa organizzazione ci è stato insegnato che la speranza non muore finché abbiamo fiato in gola. Abbiate fiducia –
Dan stava per ribattere a Johntel ma questi lo zittì – Non devi perdere tempo con me Dan, lo sai. Va'. Che giorni migliori vi possano accogliere. Camminate sulla strada delle stelle! –
Dan annuì, – Fino a cadere nel Cielo – disse
- Fino a cadere nel Cielo – disse Machedà alzandosi
Non c'era bisogno di ulteriori parole. La ragazza prese dei vestiti pesanti e qualche provvista, poi i due scomparvero dietro la porta della cantina dei vini.
Passò qualche ora. Pietro rimase a dormire, mentre Johntel salì nella locanda e si prodigò per pulirla. Piano, piano passò la mano su ogni angolo della sua taverna e ripensò a cosa ne era stato delle ore passate a correre e a combattere per uno scopo che non aveva visto realizzarsi "Per uno scopo che forse neanche conosco a fondo" si disse "ma forse una vita senza un sentiero che porta al Nulla non ha molto senso. Darsi obbiettivi raggiungibili non porta a soddisfazioni sufficienti. Quello che ho fatto forse nessuno lo ricorderà, ma va bene così". Cominciò a pregare. Poi arrivarono le sei del mattino.
Tre sonori colpi alla porta.
Johntel si avvicinò. La sua era una locanda non una casa, quindi se qualcuno bussava, Johntel apriva. E così fece. La vita gli fu tolta in pochi secondi. Una lama lo attraversò senza troppi complimenti e si ritrovò a terra, a godere dei suoi ultimi istanti.
Qualche minuto dopo la Locanda delle Stelle Cadenti prese fuoco e così continuò, finché tutto al suo interno non fu arso.

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