Il Diario di Clarisse

di Angelica_Motierre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettera Prima ***
Capitolo 2: *** Lettera Seconda ***



Capitolo 1
*** Lettera Prima ***


 

Winterhold, Mano della Pioggia, 14.

Caro Padre,

 

I miei primi giorni a Skyrim sono stati... intensi, per così dire.


Ti ricordi l'imbarcazione che avrebbe dovuto condurmi a Winterhold?
Ebbene, il capitano ha deciso bene di ubriacarsi una notte, non curante delle insidiose acque della regione.
Per colpa sua, la nave è finita incagliata tra i ghiacci a nord di Dawnstar, ribaltandosi su se stessa. Quasi metà dell'equipaggio è ora cibo per i pesci, mentre io ho rischiato seriamente di rimetterci la pelle. Ero nella mia cabina quando è accaduto il fatto: ho sentito solo un forte rumore, poi il soffitto ha iniziato a girare di colpo. Devo aver preso un colpo durante l'incidente perché ricordo solo di essermi risvegliata in un secondo momento, quando la nave stava già colando a picco e quell'acqua gelida della costa aveva ormai invaso quasi tutte le cabine.
Diciamo che le giornate passate alla tenuta estiva della famiglia Latmesk mi sono effettivamente servite a qualcosa: dopo tutto quel tempo passato a nuotare nel loro lago, non potevo certo essere colta impreparata da un po' d'acqua. E poi, per una volta, l'aver studiato Alterazione è effettivamente servito a qualcosa (e tu che mi dicesti che imparare a respirare sott'acqua era inutile!).

Te ne parlo con leggerezza per non spaventarti più del dovuto, ma ti assicuro che è stata una situazione terrificante. Mentre mi facevo strada tra i detriti sommersi della nave, ho notato molti cadaveri dei miei ex compagni di viaggio. E pensare che per molti di essi, racimolare i soldi per potersi permettere di arrivare qui è stato sinonimo di grandi sacrifici.
Giunta sulla costa, ho per fortuna subito intravisto le grandi torri dell'Accademia di Winterhold. E' stata la magia a farmi sopravvivere fino a destinazione, proteggendomi dal clima gelido. Sapevo che gli effetti sarebbero svaniti di lì a poco, ma se non fossi stata in grado di scaldarmi magicamente, sarei probabilmente morta per ipotermia sui quei ghiacci.
Non voglio tediarti oltre con questa mia disavventura, comunque. So come Madre sia eccessivamente apprensiva a riguardo, quindi eviterò ulteriori dettagli.

 

Sono arrivata a Winterhold in serata. Ma indovina un po'? Hai presente le chiavi per Vellamo, il rifugio che mi ha gentilmente lasciato lo zio? Esatto, le ho perse nel naufragio.
Quindi ero lì, al buio, completamente fradicia e prossima alla morte per ipotermia a maledire me stessa per aver perso le chiavi di casa.
Menomale che i giorni degli studi dovevano essere quelli più belli e spensierati della mia vita, non è vero?
Ad ogni modo, ho dovuto convincere una guardia cittadina che quella fosse effettivamente casa mia ed, in seguito, di aiutarmi a sfondare la porta in qualche modo. E' stato più facile del previsto, non ha insistito particolarmente. Forse in città già si sapeva del mio arrivo oppure egli conosceva lo zio.
Ho fatto giusto in tempo ad accendere un fuoco, sgranocchiare qualche provvista che zio Emlir aveva lasciato lì per me (che cuore d'oro!) e poi sono crollata sul letto.
Se non fosse stato per la stesso soldato della sera prima che si è messo a bussare alla porta come un indemoniato, non mi sarei mai e poi mai risvegliata il giorno seguente. A quanto pare voleva avvisarmi di aver parlato con lo Jarl e di aver verificato i documenti relativi alla proprietà della casa. L'ho ringraziato a voce e maledetto nella mente per avermi svegliata così di soprassalto.

 

Vorrai finalmente sapere del mio primo giorno in Accademia, no? E' stato... più deludente di quanto pensassi, ad essere sincera. Qui c'è una scarsa considerazione dei maghi, la gente li guarda con preoccupazione ed ovviamente anche quel tipo di istituzioni ne risente. Sebbene Mirabelle Ervine, Maga Maestra di Winterhold, dica che ci siano più studenti del solito tra quelle mura, in realtà il luogo mi è parso molto cupo e silenzioso, e i docenti stessi non fanno che farfugliare cose sulla “sicurezza”, eccetera, eccetera. Insomma, il Grande Collasso deve aver segnato questa città molto più di quanto pensassi.
Anche gli studenti non brillano per simpatia. C'è un Khajiit, di cui ovviamente mi sono già dimenticata il nome, che è ossessionato dal potere che la Magicka gli possa concedere: non fa che ripetere in continuazione di volere essere esperto di Distruzione. Non è sicuramente l'approccio giusto per uno studioso, la magia non è e non deve essere esclusivamente sinonimo di morte.
Gli insegnanti, invece, mi sembrano sopportabili. In particolare, non vedo l'ora di ascoltare le lezioni di Colette Marence, la più grande esperta di Recupero dell'Accademia. Sai, dicono tutti che il Recupero sia la scuola di magia più inutile di tutte. Ed infatti, ogni volta che spiego ai miei “colleghi” come essa sia la mia specialità, mi guardano dall'alto verso il basso o si scambiano sorrisetti beffardi. Speravo che almeno qui avrei ottenuto un briciolo di comprensione in più, ma tutti sembrano pensare sempre e solo a come abbrustolire il più velocemente possibile tutto ciò che hanno davanti. Il che è triste, se ci pensi. La magia, quella vera, è molto di più.
Ma non voglio seccarti con i miei soliti discorsi.
Come ti ho accennato, la prima giornata non è stata un granché. Un certo Tolfdir ci ha insegnato qualcosa riguardo agli scudi magici, tutte nozioni che conoscevo già a memoria. Dice di volerci portare in esplorazione domani, in una delle rovine qui vicino. Come al solito, non ricordo il nome.

 

Questo è quanto per ora. Oltre ad un brutto raffreddore, non soffro altre conseguenze di quel disastro navale di cui ti ho raccontato. Ti prego di non riferire tutto a Madre. Sai com'è fatta. Potrebbe agitarsi più del dovuto e farmi tornare a casa. Qui sono al sicuro, non sono più una bambina. So badare a me stessa.

Anche se forse mi servirebbero dei soldi per un cavallo, adesso che ci penso. Ecco, mandami qualche moneta d'oro se riesci.

 

 

A presto,

Clarisse

 

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Capitolo 2
*** Lettera Seconda ***


 

Winterhold, Mano della Pioggia, 17

Caro Padre,

 

Mentre ti scrivo, osservo la mia tunica intrisa di sangue davanti al letto, le ferite da taglio sulla mia pelle e le garze sporche avvolgere il mio avambraccio. Sapevo che Skyrim sarebbe stata una terra selvaggia e che i docenti dell'Accademia non sarebbero andati per il sottile, ma non pensavo certo che rischiasse di essere un viaggio di sola andata. Ad ogni modo, non temere. Mentre ti parlo, sebbene a fatica, sto sorridendo in quanto sono sicura che queste esperienze serviranno a formarmi, sicuramente più delle estenuanti sessioni di studio in stile Università Arcana.

 

Ti chiederai come mi sia conciata in questo modo. E' presto detto. Ricordi quando accennai ad una spedizione di ricerca organizzata dal Maestro Tolfdir? Ecco. Si trattava di una antica tomba Nordica di nome Sarthaal, una delle prime città fondate dai colonizzatori di Tamriel.
All'inizio tutto procedeva per il meglio. Abbiamo ispezionato la prima parte della rovina, alla ricerca di manufatti magici di vario tipo. Poi all'improvviso le cose si sono complicate.

Io Tolfdir ci siamo addentrati in un corridoio all'apparenza nascosto, che conduceva ad un livello inferiore delle rovine. Poco dopo aver scoperto il passaggio segreto, ho avuto una visione. Sì, hai capito bene. Mi è apparso una sorta di monaco, diceva di appartenere all'ordine Psijic. Ha farfugliato qualcosa riguardo alle mie azioni ed alle possibili conseguenze di esse, ma non vi ho prestato più di tanto attenzione ad essere sincera. Non è la prima volta che mi capita di assistere a visioni simili, specialmente quando sono sotto stress. In più, Tolfdir ha giurato di non aver visto nulla. Probabilmente è stato solo frutto della mia immaginazione.

 

Ora arriviamo al bello.

Quel vecchio pazzo di Tolfdir ha deciso bene di esplorare in profondità le rovine, non curante dell'esercito di Draugr che girava per i corridoi bui di Sarthaal. Ti assicuro che senza i Cerchi Guardiani non ne sarei mai e poi mai uscita viva. Non so se ti ricordi, ma si tratta di quella particolare magia bianca che genera un campo protettivo capace di allontanare momentaneamente i non morti. Insomma, io e quel vecchiaccio ci siamo fatti strada per quelle rovine, schivando quelle bestie e scansando trappole di vario genere, il tutto mentre il resto degli studenti si grattava comodamente la pancia nella sala principale.
Il fattaccio è successo una volta giunti al termine delle rovine. Non ci crederai mai, ma abbiamo trovato una sorta di enorme sfera magica fluttuante. Non saprei tuttora dirti che tipo di Magicka contenesse e, presumo, nemmeno l'eminentissimo Toldfir lo sappia.
Ebbene, non eravamo i soli in quella sala, purtroppo. Mentre la esploravamo, un altro Draugr si è fatto avanti. Era chiaramente più forte degli altri, in quanto su di lui nessuno dei miei incantesimi ha avuto effetto. Ho provato diverse tecniche di allontanamento di Non-Morti, ma nessuna ha funzionato. Non saprei il perché, ripensandoci.

Forse sarà stata l'agitazione del momento, ero poco concentrata.

 

Ad ogni modo, ho commesso l'errore di lasciare avvicinare quel coso più del dovuto. E puoi immaginare le conseguenze.

La memoria a questo punto si fa sinceramente confusa.

Ricordo di essere stata colpita da una sorta di spada a due mani, ripetutamente. Il primo fendente mi ha colpita all'altezza della spalla sinistra e mi ha lasciato una vistosa cicatrice. A quel punto, penso di essere caduta a terra e di aver subito altri colpi, come testimoniano il resto delle ferite, ma il tutto è molto nebuloso nella mia mente. Non sono in grado di ricostruire precisamente i vari momenti.
Ricordo di aver notato Toldfir attaccare il Draugr mentre ero a terra e immagino l'abbia ucciso. Mi hanno trascinata fuori dalla rovina, priva di sensi e sanguinante. Vedo ancora nella mia mente i volti terrorizzati dei miei compagni studenti, mentre mi guardavano così, sul punto di morire. Ma sono stati comunque in grado di portarmi fuori e di caricarmi su un cavallo.
L'ultimo ricordo è relativo alla cavalcata di ritorno: ricordo abbastanza nitidamente di aver riaperto gli occhi per qualche secondo, mentre l'animale mi trasportava a destinazione, attraverso le bianche distese di neve del Nord. Toldfir mi rivelò più tardi che a condurre il cavallo fu proprio quel Khajiit di cui ti avevo accennato nella scorsa lettera. Si chiama J'zargo.

 

Nient'altro.

Mi sono poi risvegliata a casa dello zio, con una guardia cittadina al mio fianco. Lo congedai rapidamente, in quanto ho preferito restare da sola. Egli sembrò sollevato e si levò di torno senza protestare.
Insomma, qui non si studia soltanto come erroneamente pensavo. Se voglio sopravvivere, devo essere in grado di difendermi e di reagire a queste situazioni. Per come la vedo io, ci sono due possibili strade da percorrere: o cerco di migliorare le mie abilità in combattimento oppure rischio di non uscirne davvero viva da questa esperienza.

 

Vista la mia precaria situazione, l'arcimago Savos Aren mi ha concesso una settimana di riposo. Ho colto l'occasione per fare un salto a Markarth, sai no? Quella città ad Ovest, capitale del Reach. Sono rimasta affascinata dall'architettura in pietra, la trovo decisamente affascinante.

Ma ammetto che non fosse quello l'unico obiettivo della mia escursione.
Volevo conoscere una certa Mirai.

Ti suona famigliare? Dovrebbe. E' quella ragazza bretone di cui lo zio parla sempre. Mi ha detto che l'avrei trovata qui a Skyrim, in caso avessi avuto bisogno di un'amica. E, considerando la simpatia di quelli che frequentano l'Accademia, penso di averne un disperato bisogno. Non è che sia successo molto, comunque. Lei non sapeva chi fossi e non mi è parsa molto a suo agio, nonostante fossimo andate a prendere qualcosa da bere alla locanda Sangue Argento. Forse è il suo carattere, non voglio giudicarla così superficialmente.

 

D'accordo, penso di essermi dilungata più a lungo del previsto. Per oggi fermiamoci qui.

 

A presto

Clarisse

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