E' tutta colpa della neve

di eli_s
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bufera. ***
Capitolo 2: *** Nella notte ***



Capitolo 1
*** Bufera. ***


È tutta colpa della neve.

Gennaio 2016

 

Nina adora tutte le stagioni, da sempre, ha un’indole allegra e positiva che le fa vivere tutto guardando il bicchiere mezzo pieno. Quindi, quando arriva l’inverno non vede l’ora di andare a sciare e buttarsi con lo snowboard giù per le piste più pericolose.

Gliel’ha passata lui la passione per lo snow, le ha regalato lui quella che è diventata la sua tavola preferita, quella su cui va meglio e che ogni anno si ripromettere di cambiare non riuscendo mai davvero a sostituirla.

Anche se poi ne usa anche altre perché altrimenti si logora troppo.

 

Nina si accinge ad avvicinarsi all’attacco della funivia dopo aver convinto gli altri, tra cui Austin, ad avviarsi a casa; ha bisogno di farsi l’ultima pista della giornata in solitudine, come piace a lei, ascoltando nel silenzio il fruscìo della tavola sulla neve, dei raggi del sole calante ad accompagnare la sua discesa, della quiete della montagna mentre si prepara ad addentrasti nella notte.

Anche se, alzando il naso verso la cima della montagna, vede che il cielo si è fatto già più plumbeo e minaccioso.

 

Si sistema meglio la maschera sul casco arrivando in prossimità dei tornelli in cui inserirà il pass, quando l’addetto all’impianto la ferma.

 

-Stiamo per chiudere-

 

L’uomo sulla sessantina la scruta attento, stringendo la radiolina in una mano.

Nina indugia un attimo con i suoi occhioni su di lui come per capire velocemente quali siano i suoi punti deboli e colpirlo per ottenere il via libera.

 

-Oh, lo so, ma… prometto che non mi ripresenterò fino a domani se mi lascia andare su un’ultima volta!-

-E sta pure venendo brutto tempo-

 

Punta la mano con la radio verso il cielo scuro che sembra però così lontano da loro due a fondo valle, dove c’è ancora luce.

Lei segue la direzione indicata, poi torna su di lui.

 

-Sarò molto rapida a scendere….la prego!!-

-Mm...devo avvertire il mio collega che è su…ma si sbrighi a venir giù, potrebbe diventare pericoloso-

 

Lei dilata uno di quei sorrisi irresistibili che farebbero sciogliere l’intero Polo nord - e sicuramente l’uomo davanti a lei - poi con la tavola in mano passa dai tornelli e si avvia in attesa che arrivi la cabina; dà le spalle all’uomo e lo sente distrattamente parlare con qualcuno alla radio che si porta vicino alla bocca.

 

-Ok mandala su, ma non fate salire più nessuno che qua nel giro di mezz’ora si scatenerà una bufera e scendere è troppo pericoloso-

-Se la situazione è messa male la rimandi giù in funivia-

-Vediamo...io eviterei, è già abbastanza rischioso così-

-Male che vada te la tieni al rifugio-

 

L’altro ridacchia complice e poi una voce maschile li interrompe, costringendo il signore a voltarsi.

 

-Scusi, posso andare ancora su?-

-Eccone un altro...Jim te ne mando su due-

-Che siano gli ultimi!-

-Ricevuto-

 

Chiude la conversazione e poi fa un cenno al nuovo venuto di raggiungere la ragazza che sta per salire nella cabina in arrivo.

 

-Grazie-

 

Ian ha fatto piste su piste tutto il giorno stando dietro a Nikki e alla famiglia di lei, gli fa piacere aiutare suo fratello o parlare con suo padre, ma per quanto sia egocentrico e logorroico anche lui ha bisogno di staccare un attimo e farsi le sue piste in solitudine. Infondo è un solitario di natura, si adatta poi alla persona che ha accanto, ma ha sempre amato godersi la montagna senza schiamazzi o interruzioni e poi nessuno della famiglia di Nikki sa andare sullo snowboard e questi sono gli unici momenti in cui può sbizzarrirsi senza pensieri.

 

Per questo Nina era un’ottima compagna di sciate, perché era esattamente come lui e potevano fare le cose insieme capendo perfettamente l’esigenza di silenzio e quiete dell’altro.

 

Sospira e passa dai tornelli scacciando quel brutto e inutile pensiero mentre si accinge a raggiungere la ragazza di spalle in attesa della funivia; non l’aveva notata prima, ma adesso improvvisamente la sua figura, pur infagottata nella tuta da sci, gli sembra estremamente familiare.

Si sistema la maschera sopra al casco e i suoi occhi, più che si avvicina, scendono sulla tavola da snow che tiene col braccio; per un attimo sorride pensando che solo i pazzi con lo snow si buttano a quest’ora a fare piste solitarie, ma poi la scruta meglio iniziando a riconoscerla.

Perché lui una tavola identica l’ha regalata a lei diversi anni fa ormai, l'aveva scelta colorata e ci aveva fatto scrivere il suo nome sopra; ed è in quel momento che una serie di collegamenti lo mettono in allarme mentre con lo sguardo percorre la figura davanti a lui in cerca di indizi.

 

Quando arriva la cabina e si ferma per farli salire, Ian ha piena conferma dei suoi sospetti. Lei non si è ancora voltata, troppo presa a puntare quei suoi occhi profondi - che non si sente pronto a rincontrare- verso la cima della montagna.

 

Non lo deve aver sentito arrivare a causa del rumore ripetitivo degli ingranaggi che coprono altri suoni, e un po' è paradigmatico del suo rapporto con lui. Non vederlo mai arrivare, almeno non in tempo da potersi preparare.

La sua mente era svuotata dai pensieri, serena e tranquilla, pronta per godersi la sua sciata, ma tutto questo si è dissolto nel momento in cui ha percepito qualcuno poco dietro di lei salire sulla cabina insieme.

E il mare azzurro inatteso l’ha tirata sott’acqua ancora una volta.

Che cosa ci fa lui li?

Era sempre stata attenta in quegli ultimi due anni ad evitare località sciistiche dove potesse esserci lui- sicuramente con lei e questo pensiero le da la nausea- perché non lo voleva incontrare e invece nel momento in cui ha abbassato la guardia è arrivato il colpo frontale.

Che poi in un secondo la sua mente si domanda se tutte le volte in cui in quei giorni ha visto passare qualcuno dai tratti familiari non avesse visto proprio lui.

Le si blocca il respiro nei polmoni e dalla sua faccia Ian capisce che Nina non si aspettasse quanto lui, di trovarlo lì.

 

-Ehi-

-Ciao-

 

Gli occhi scuri tentano di sbattersi per riattivare la lacrimazione, ma il suo corpo non pare rispondere ai suoi comandi. Le porte si chiudono alle loro spalle e solo il movimento della cabina che parte per salire, facendole quasi perdere l’equilibrio, sembra scuoterla.

E le sue pozze vagano allarmate, perché sia mai che sbuchi anche lei all’improvviso, ma Ian ha la tavola da snow ed è solo.

Dio, quanto sono identici in questo momento; entrambi bisognosi del loro spazio di solitudine per godersi una sciata come si deve.

 

-Anche tu …qua?-

-Già….sciata solitaria-

 

Lui alza appena lo snowboard rubandole un sorriso involontario che si sprigiona sul volto infreddolito e arrossato.

 

-Idem-

 

Anche lei sposta l’attenzione sulla propria tavola.

Su quella tavola, su ciò che rappresenta un ultimo ricordo, frammento, di loro due. Lo pensano entrambi, Ian mentre fa scorrere gli occhi sull’oggetto colorato e consumato, Nina mentre sente il cuore stringersi osservando lo sguardo di lui velarsi di vecchi e dolci ricordi di un passato così lontano.

 

Lui fa per dire qualcosa, ma una forte folata di vento fa oscillare più del solito la cabina spostando il loro disagio all’esterno, verso la situazione meteo.

 

-Sembra si stia alzando una bufera-

-L’aveva detto il signore giù-

-Non sarà facile scendere-

-Beh qua per aria siamo più esposti-

-Forse-

 

Fanno le loro valutazioni con naso premuto contro ai vetri appannati, ottimo per distogliere i pensieri dalla situazione disagiante in cui si trovano.

 

-La porti a levigare ogni tanto?-

 

Lo sguardo interrogativo di Nina si sposta dal vetro ad Ian ed infine alla tavola su cui lui sta passando una mano avvolta nel guanto nero e bianco con fare studioso. Meno male che stavano cambiando argomento.

 

-Sì certo, perché?-

-Perché è finita...insomma non va più molto bene così-

-Ehi è perfetta! Io mi trovo bene!-

 

Gli occhi azzurri si sollevano appena sulla faccia indispettita di lei, pronta a scattare sulla difensiva e proteggere quell’oggetto a cui, a quanto pare, sembra tenere ancora molto.

 

-Considerata la tua scarsa prudenza dovresti decisamente comprarne una nuova-

 

Nina fa una smorfia di disappunto, ma ogni suo commento viene interrotto dal rumore della cabina che arriva all’attacco della funivia aprendo le porte. Sono stati così presi dalle loro rispettive emozioni che non hanno dato davvero molto peso alla situazione meteorologica tanto che sobbalzano entrambi quando, scendendo, vengono sferzati dal vento freddo e carico di neve.

Sotto la struttura c’è il signore con cui probabilmente stava parlando l’altro addetto all’impianto alla radio, che li attende tutto imbiancato dalla raffica di neve che sta imperversando.

Grandioso, una bufera.

 

-Ragazzi-

 

Il tipo alza la voce per cercare di sovrastare il rumore del vento molto forte.

 

-Non potete scendere! E’ troppo pericoloso abbiamo chiuso la pista-

 

Nina e Ian si avvicinano allarmati e preoccupati, la bufera li sta inzuppando tutti.

 

-Allora prendiamo la prossima-

-No è troppo pericoloso, con questo vento dobbiamo fermare l’impianto-

-Ma noi come torniamo giù?-

-Perché non ci ha avvertito subito?-

-Perché si è scatenata tutta ora e per una questione di sicurezza dobbiamo proibire l’uso della funivia, mi dispiace-

 

Nina si para leggermente il volto con una mano e prova a meditare una soluzione.

 

-E come facciamo?-

-Vi potete fermare al rifugio, è a 100 metri io sto andando la, seguitemi-

 

Ian cerca il volto di Nina e trova la sua espressione impanicata, incapace di realizzare cosa stia accadendo.

Il rifugio è lo stesso dove, quando è bel tempo, si fermano tutti a prendere una cioccolata calda o la birra prima di riprende a sciare; di giorno col sole fa tutto un altro effetto rispetto ad ora.

Una piccola e tipica struttura in legno sommersa di neve. Sicuramente ci sarà qualche avventore romantico che si è fermato a pernottare e ha beccato il clima decisamente adatto, ma loro due invece sono molto preoccupati visto che il loro intento era scendere a valle.

Avrebbero dovuto pensarci, si sa che il tempo in montagna cambia rapidamente.

 

Lottando contro la bufera, a testa bassa con Ian che istintivamente si mette davanti a Nina per attutire il vento contro di lei, seguono il signore al rifugio sospirando come dopo un grande sforzo non appena arrivano sul minuscolo portico ed entrano nel piccolo ingresso dove ci sono gli scarponi e gli sci dei vari ospiti.

Entrambi beneficiano del tepore e si scrollano di dosso la neve, iniziando a togliersi caschi e guanti.

 

-Siete fortunati, abbiamo una camera libera, vi sistemiamo lì per stanotte, aspettate qua vi porto delle ciabatte da indossare…intanto toglietevi gli scarponi-

 

Nina e Ian si guardano sempre più disorientati e poi lei si siede sganciando gli scarponi per poi collocarli in uno dei vari ripiani di legno. Ha la neve praticamente ovunque e inizia a sentire l’umidità penetrarle le ossa, le pelle cotta dal freddo e i capelli sono un po' bagnati nei punti in cui non erano protetti dal casco. Sembra una bambina, tutta avvolta nella tuta da sci cosparsa di neve.

 

E Ian la osserva di sfuggita, quasi di nascosto, la punta del naso, le labbra incurvate in una piccola smorfia di freddo, quegli occhi spauriti nei quali non si è concesso ancora di affogare dentro; poi si avvicina quando lei si alza, prendendola alla sprovvista.

Le pozze scure di lei trovano quelle più azzurre boccheggiando appena, improvvisamente fa un po' meno freddo, la pelle del volto punge forse per il repentino cambio di temperatura ora che lui allunga una mano libera dai guanti e le scuote via la neve rimasta sulle spalle e sui capelli.

 

-Sembri un pupazzo di neve-

 

Le labbra si schiudono leggermente tentando di riordinare i pensieri sconnessi che le scombinano testa e cuore, perché ancora la sua vicinanza le fa questo effetto? Le ruba l’ossigeno stordendola solo col respiro, e poi le incurva le labbra in un sorriso scherzoso, recuperando un barlume di lucidità.

 

-Senti chi parla-

-Ecco, tenete pure-

 

L’uomo li interrompe aprendo la porta che divide l’ingresso dalla sala composta da alcuni tavoli in legno e il bancone che i due possono intravedere dalle pareti di vetro.

Porge loro le ciabatte da albergo -di quelle in serie che si tengono per gli ospiti- e li invita a seguirli nella sala decisamente più calda. Non sono l’ideale, ma almeno possono evitare di stare con gli scarponi da sci.

Quando entrano ci sono quelli che devono essere i pochi ospiti seduti ai tavoli che bevono in attesa della cena, ed in effetti anche loro due hanno una discreta fame. Per fortuna che Ian non esce mai senza soldi, nemmeno in cima ad una montagna mentre è abbastanza sicuro che Nina stia già entrando in ansia dato che -come suo solito- non si sarà portata dietro nulla, perché “che vuoi che succeda in montagna” era il suo motto.

 

Ci penserà la mattina dopo a deriderla quando le offrirà il loro soggiorno imprevisto. E a proposto di imprevisti, deve trovare il modo di chiamare Nikki per non farla preoccupare.

 

Nina si leva la giacca per tentare di trarre beneficio dal calore della sala e si guarda intorno un po' indecisa sul da farsi. Dato che la loro permanenza lì è piuttosto indiscutibile dovrà avvertire gli altri per evitare che sua madre mandi in spedizione la sicurezza nazionale.

 

-Em, per caso avreste un telefono?-

 

L’uomo viene fermato dalla voce bassa e roca di lei e le fa cenno di seguirlo, indicandogli il fisso che si trova vicino alla cassa.

 

-Solo chiamate urbane-

 

Lei lo guarda perplessa e poi compone il numero del cellulare di sua madre. Ian intanto, mentre aspetta il suo turno forse per chiamare Nikki e il pensiero le chiude lo stomaco, si siede ad un tavolo e parla con il signore per farsi portare i menù.

 

Michaela, dopo dieci minuti di panico, si è calmata solo quando le ha spiegato chi ci sia con lei chiedendole ovviamente di omettere la cosa ad Austin. Non vuole problemi o complicazioni inutili.

Quando ha fatto raggiunge Ian che le fa cenno, mentre si alza, verso il calice di birra scura che le ha ordinato.

 

Si siede leggermente destabilizzata da questo gesto accorto; infondo, ora che lo osserva andare verso il telefono, lo sa che lui è sempre stato un tipo attento e premuroso con chiunque. Però la sorprende in modo piacevole che si sia ricordato come le piace la birra e come una bambina timida e impacciata allunga le mani per afferrare il bicchiere freddo e portarlo alla bocca.

Come faranno a gestire questa situazione?

Sicuramente l’alcool aiuterà a calmare l’agitazione oltre a riscaldare il corpo, peccato che non aiuti per nulla osservare le sue spalle forti, il profilo niveo, quei capelli umidi corvini un po’ spettinati, o il sorriso che gli si increspa quando alza lo sguardo verso la ragazza dietro alla cassa.

Non aiuta per niente Nina sbircialo continuamente, come se non lo conoscesse, o lo avesse ritrovato dopo lungo tempo e avesse bisogno di ricordare quei suoi particolari, dettagli, le fossette, la risata pulita, piccoli frammenti dell’uomo che un tempo le aveva rubato tutto solo per donarle la propria vita.

 

E lei…

Lei l’aveva rifiutata.

Gli occhi neri si riabbassano velati di un’amara tristezza sui piatti che sta portando il signore.

 

-Sarà una notte rumorosa…-

 

Nina alza lo sguardo sul signore.

 

-Il vento ulula più dei lupi…se mangiate bene e bevete quanto basta riuscirete a dormire-

 

Quando l’enigmatico gestore del rifugio si allontana, dopo aver lasciato due piatti carichi e fumanti, Nina scorge dietro di lui Ian che torna al tavolo.

 

-Che succede?-

-Mi sa che ci siamo imbattuti in un oste degno di TVD per quanto è inquietante-

 

Iniziano a mangiare, sentendo l’adrenalina accumulata in quelle poche ore scendere di livello, distendendo i muscoli indolenziti dall’umidità.

 

-Beh anche lo scenario è molto da…non so, Klaus che entra e sgozza tutti?-

 

Agita le posate, allargando quel suo sguardo troppo azzurro con fare così alla Damon che per un breve istante Nina si è sentita come sul set, e la nostalgia canaglia le morde lo stomaco e i pensieri.

 

-Vuoi turbarmi il sonno per caso?-

 

Mangia un boccone di carne, scrutando il piatto di lui come in cerca di qualcosa di gustoso.

 

-Ti prego, quando dormi nemmeno un attacco degli Unni potrebbe svegliarti, sei catatonica-

-Adesso stai esagerando, questo non è vero-

-Ti sei allenata per addormentarti praticamente ovunque, certo che è vero-

 

Lei sgrana gli occhi fintamente offesa e poi ficca con uno scatto la propria forchetta nel piatto di lui per rubargli un po’ di polenta.

 

-Oh, serviti pure-

-Non la digerisci la polenta la sera, voglio evitarti degli incubi…-

-Tanto non mi sentiresti-

 

Allunga canzonatorio un mezzo sorriso compiaciuto, andando poi a trafugare dal piatto della sua dirimpettaia di tavolo un fungo.

 

-Nemmeno quello lo digerisci e comunque…sì certo che ti sentirei!-

-Oh sul serio? Devo ricordarti quella volta in cui ho avuto la febbre…e aspetta, com’era?-

 

Si porta una mano al mento con fare pensieroso, evidentemente intento a deriderla mentre Nina, di contro, cruccia lo sguardo gonfiando la faccia.

 

-Oh sì giusto “non ti preoccupare ti assisto io tutta la notte”…e appena toccato letto, puf…sarei potuto morire se fosse stato per te-

-Ecco che ricominci con quella storia, sei esagerato avevi una banale influenza mentre io avevo girato 15 ore di fila, e interpretavo due personaggi…IO!-

-Certo sempre la solita scusa-

-Non era una scusa…era…-

-Miss “io lavoro per due”-

-Era vero!-

 

La faccia offesa di lei, come una bambina cui è stato appena sottratto un giocattolo, lo fa scoppiare d’improvviso a ridere e nel tentativo di calmarsi le ruba la sua birra ordinando un altro giro e, ovviamente, due pezzi di torta.

Nina, dopo essere rimasta immobile per istanti infiniti persa in quel sorriso pieno che temeva di non rivedere più rivolto a lei in una tale spontaneità, viene contagiata a sua volta mettendosi a ridere a crepapelle.

Non pensavano possibile poter tornare a ridere con una simile semplicità, insieme.

 

Insieme, non credevano possibile più niente da troppo tempo ormai.

E invece per un curioso scherzo del destino, eccoli lì che si ritagliano un momento fuori dal mondo, tra la neve, a parlare di loro due e di ciò che un tempo rendeva piena la loro vita.

Insieme.

 

 

 

Ciao a tutti,

 

è tanto, troppo tempo che non scrivo sui Nian.

Questa assurda e inconcludente storia consterà solo di due capitoli; l’ho partorita esattamente nel gennaio di quest’anno, tirandomela dietro tutto questo tempo per la mia eterna indecisione su che fine darle.

Ma poi mi sono detta che, siccome sarebbe stata solo questo, una breve storia, avrei potuto fantasticare e lasciarmi andare a una bolla di sapone.

 

Niente, spero vi piaccia, a breve posterò il secondo capitolo e sappiate che ho ripreso anche Frammenti della quale pubblicherò a breve un nuovo capitolo. E’ stato un periodo di stallo per vari motivi, ma sono tornata!

 

Vi attendo come sempre

Baci

Eli

 

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Capitolo 2
*** Nella notte ***


Nella notte.

 

“We'll do it all

Everything

On our own

We don't need

Anything

Or anyone”

(Faremo tutto

Tutto

Per conto nostro

Non abbiamo bisogno

D niente

O di nessuno)

 

Più tardi, dopo una gara di shottini di grappa alle erbe con Nina che per poco non si strozza molto stile Elena prima stagione, i due, rimasti ultimi, decidono finalmente di alzarsi e far sì che il signore – Jim- li scorti alla stanza che ha preparato per loro.

 

Non hanno ascoltato una sola parola di quello che ha detto loro: usate poca acqua che la caldaia è piccola, ci sono due maglie che potete usare per dormire non forniamo pigiami, ma un piccolo kit per il bagno lo troverete, mi raccomando mettete i vestiti ad asciugare ed altre cose varie. Sono stati troppo impegnati a prendersi in giro, tra un vecchio aneddoto e l’altro su Nina che si era ubriaca con la grappa ad un festino durante la prima stagione, quando col cast era tutto un dar feste a casa di Sarah Cunning per “legare” tra loro e Ian si era visto arrivare la cena vomitata da lei sulle scarpe.

 

I due lo ringraziano e poi entrano nella piccola camera tipicamente arredata in stile di montagna, con parenti in legno chiaro, quadri raffiguranti paesaggi innevati, tende color panna e due poltroncine in stoffa verde chiaro con le balze.

 

-Come sono gentili-

-Sarà perché spenderemo un visibilio con tutto l’alcool che ci siamo scolati-

 

Nina ride appena e si blocca accanto a lui nel momento in cui realizzano la situazione.

 

“If I lay here

If I just lay here

Would you lie with me and just forget the world?”

(Se mi stendessi qui

Se solo mi stendessi qui

Ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?)

 

Un solo letto, certo ad una piazza e mezzo in una stanza così piccola, ma è sempre uno.

E loro sono due.

Sono fermi, in piedi, e i loro sguardi nella penombra della stanza illuminata dalle piccole abat-jour sui comodini si trovano, leggermente imbarazzati. Le risate stanno lasciando il posto a ben altre sensazioni confuse e pericolose.

 

-Ok…allora…ecco io potrei…potrei farmi un bagno veloce-

-Scordatelo-

 

Lei allarga lo sguardo inclinando la testa verso di lui.

 

-Scusa??-

-Nina…tu non conosci la parola “veloce” associata a “bagno”, non farai la doccia per prima-

-Ma che cavaliere!-

-Ci tengo alla mia vita…e tu sei inaffidabile-

 

Apre la bocca esterrefatta e porta le mani sui propri fianchi con la sua migliore espressione offesa.

 

-Temi che io possa finire l’acqua calda-

-Non lo temo, lo so-

 

Noncurante delle sue proteste silenziose inizia a spogliarsi distrattamente, senza pensare che adesso le iridi di Nina si perdono sui suoi dorsali in evidenza sotto la maglietta che indossa, o sul suo fondoschiena tonico avvolto nei boxer.

E non vorrebbe arrossire di colpo incapace di distogliere lo sguardo e riportare la concentrazione altrove.

Ian lascia i vestiti sulla poltrona e poi la supera passandole vicino.

 

-Ti prometto che non ti finirò l’acqua calda-

 

Glielo soffia serafico sfiorandole con le labbra il lobo dell’orecchio, spostando appena col respiro i suoi capelli ora resi più mossi dall’umidità, e vorrebbe tanto poter fermare la corsa folle del proprio cuore nel tentativo di spegnere le fiamme accese proprio lì, nel punto in cui la sua voce ruvida le è rotolata sulla pelle.

 

-Comunque tu intanto puoi lavarti i denti…così ottimizziamo i tempi-

 

Nina rimane un attimo immobile sentendo lo scorrere dell’acqua della doccia finché il suo cervello finalmente non riesce ad ordinarle di muoversi e lentamente comincia a spogliarsi, rimanendo infreddolita nella sua biancheria e una canottiera.

Entra nel bagno caldo traendo beneficio dal vapore nell’aria, un po’ stordita dall’alcool e dal pensiero che lui sia proprio dietro quella tenda completamente  nudo.

Si lega i capelli accingendosi a lavarsi i denti e controlla la propria immagine stanca riflessa nel piccolo specchio appannato, mentre le sue orecchie invece sono tutte tese a regolarizzare i battiti impazziti al suono dell’acqua che scorre sul corpo di Ian figurandosi le perle d’acqua che rotolano sui muscoli tesi.

 

Quando lui ha fatto, esce dalla doccia indossando un asciugamano grande e si avvicina a lei che rabbrividisce quando piccole gocce d’acqua grondano da lui fino sulla pelle delle sue spalle.

 

-E’ tutta tua, sono stato velocissimo-

-Davvero spiritoso…-

 

A che gioco stanno giocando?

Ora che lei si volta evitando lo sguardo azzurro indagatore, e soprattutto il suo corpo nudo coi muscoli che guizzano umidi, ora che lo sente trafficare al lavandino e tamponarsi i capelli con un asciugamano più piccolo mentre fischietta tranquillo; come diavolo fa a stare così rilassato?

Lei sta impazzendo, dannazione.

 

Peccato che Nina non sappia che il comportamento strano di Ian è dettato invece dal turbamento che lo agita da tutta la sera e per placarsi fa o dice cose stupide, come invitarla in bagno mentre si fa la doccia o provare a non sbirciare dallo specchio appannato quando la sente, di spalle, sfilarsi gli ultimi vestiti. Non vorrebbe essere così preso dal rumore dei lacci della canottiera che scivolano lungo le braccia di lei, o dallo scroscio dell’acqua a getto che si infrange sulla pelle, non vorrebbe che la sua mente corresse verso pensieri su di una donna che non è più la sua.

Ma è di un altro e il pensiero lo infastidisce a tal punto che la punta di eccitazione si trasforma in rabbia contro se stesso e contro la persona che adesso può toccare, baciare, respirare lei.

Lui non può permettersi questi pensieri, questa corrosiva gelosia che d’improvviso, forse anche complice il troppo alcool buono che gli scorre in circolo, si è impossessata di lui scottandogli la carne e irritandogli il cuore.

 

“I don't quite know

How to say

How I feel

Those three words

Are said too much

They're not enough”

(Non so proprio

Come dire

Come mi sento

Quelle tre parole

Sono dette troppo spesso

Non sono abbastanza)

 

Quando Nina esce dalla doccia trova il bagno vuoto e non sa se provare sollievo così da potersi asciugare in tranquillità o uno strano senso di inquietudine a turbarla, perché conosce Ian abbastanza bene da riuscire a respirare il suo cambiamento d’umore anche senza vederlo, o magari è solo la sua immaginazione stanca e confusa.

Si sistema per tornare in stanza e trova la luce del comodino del lato del letto dove dormirà lei accesa, mentre lui è già sotto le coperte con lo sguardo rivolto un po’ verso il soffitto e un po’ verso la finestra imbiancata, teso ad ascoltare il sibilo del vento di bufera; non sa perché l’atmosfera si sia improvvisamente fatta più tesa, sente di dover arrivare nel letto quasi in punta di piedi.

Si scioglie i capelli scompigliati e striscia nel letto freddo percependo il tepore del corpo di lui che prova a non sfiorare con la sua goffaggine.

 

Restano in silenzio, lei su un fianco rivolta verso di lui con quel peso sullo stomaco a schiacciarle il respiro che scruta il suo profilo così imperfetto ed elegante, perdendosi nel riflesso chiaro che brilla nell’oscurità della stanza, mentre i suoi battiti provano a regolarizzarsi e il tepore sotto alle coperte piano piano cresce avvolgendola. Così, lentamente, si volta e spenge la luce del comodino.

Ian ha di nuovo issato i suoi muri e lei non ha assolutamente voglia di buttarli giù, non è più compito suo, non è più una sua battaglia.

 

-Buonanotte-

 

Lo sussurra appena con timore, leggera, col respiro timido che va a sfiorargli l’avambraccio lasciato scoperto dalla maglietta a mezze maniche, impercettibile quanto basta per dargli la scossa e attirare lo sguardo duro di lui su di lei, adesso rannicchiata come un bambina indifesa e gli occhi chiusi stretti dalla paura di trovare dei mostri per la stanza.

E vorrebbe dirle tutto quello che gli sta passando per la testa, stare ore, come facevano una volta, a parlare di tutto, tra le coperte e i loro sospiri, in un mondo solo loro.

 

Ma tutto questo non c’è più.

 

La rabbia scema via lasciando il posto all’amarezza, più che i suoi occhi si abituano all’oscurità nella ricerca di lei, del suo volto teso, delle mani che stringono il bordo del piumone come per sparirci avvolta totalmente sotto e lui si muove appena mettendosi di fianco, a pochi respiri da lei.

E Nina lo sente muoversi al punto che le si blocca il respiro in gola e i battiti accelerano con preoccupazione, quasi temendo che possa farle ancora più male di quanto non abbia già fatto in passato; perché lo sa che se adesso aprisse gli occhi e trovasse il mare azzurro ad osservarla tutto si perderebbe.

Deve solo scegliere, o forse non ha mai avuto la possibilità di farlo perché per quanto lotti per scappare da lui, tutto cospira contro di lei, contro loro due. Tutto la riporta lì, sulla riva di un lago chiaro e profondo, e lo sente che quelle acque inquiete la stanno chiamando nel silenzio di una piccola stanza di montagna con la bufera fuori che imperversa in un sottofondo scandito dai loro respiri rotti, lei lo sente che lui la sta chiamando.

 

“If I lay here

If I just lay here

Would you lie with me and just forget the world?

Forget what we're told

Before we get too old

Show me a garden that's bursting into life”

(Se mi stendessi qui

Se solo mi stendessi qui

Ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?

Dimentica quello che ci è stato detto

Prima di diventare troppo vecchi

Mostrami il giardino che sta esplodendo di vita)

 

Così, lentamente, quasi temendo di poterlo fisicamente ferire, apre i propri occhi scuri ora più grandi e neri con l’oscurità della camera ad avvolgerli. E Ian respira, lascia andare l’aria trattenuta a fatica adesso che Nina ha risposto al suo richiamo silenzioso.

Smette di nascondersi tra il buio e il piumone e affronta il suo sguardo attraverso le loro tenebre, provando a dialogare con lui, con i suoi tormenti, i fantasmi di un passato che non vuole lasciarli andare; prova a cercare nelle pozze chiare delle risposte, un appiglio per entrambi e schiude le labbra per respirare appena quando lui muove la testa sul guanciale per sistemarsi meglio, finendo per esserle ancora più vicino. Si sfiorano solo coi respiri, col calore dei loro corpi a pochi millimetri sotto le coperte, le mani a stringere forte le lenzuola per reprimere quell’impulso viscerale di provare a ricordarsi la consistenza dell’altro.

 

E’ Nina, come sempre, a rompere involontariamente il loro equilibrio di vetro, finendo per toccare le dita di Ian con le proprie nel tentativo di togliersi un ciuffo scesole sugli occhi.

Il suo sguardo torna allarmato su di lui che, di contro, la fissa dritto facendo scorrere la propria mano sul palmo di quella di Nina intrecciando le loro dita in una stretta che vale più di mille parole; e rimarrebbero così, immobili, nel limbo dei loro cuori che battono troppo forte e dei respiri malamente trattenuti, se non fosse per quel pollice che continua delicatamente ad accarezzare la pelle di lei, provocandole piccole scosse e annebbiandole la vista.

E le pupille nere di Nina percorrono lentamente, più volte, la strada silenziosa tra gli occhi e le labbra di Ian, tentando di recuperare una lucidità perduta.

 

Vorrebbero dire qualcosa entrambi, riempire quella fastidiosa distanza con le parole giusto per mettere un limite, segnare un confine che non deve essere superato, ci prova pure Nina a deglutire, schiudere le labbra, prendere un filo d’aria, ma muore tutto lì stretto nella morsa di due pietre azzurre ficcate dentro la carne. Le ha rubato perfino la voce.

 

E’ lui che colma quel silenzio con un sibilo leggero.

 

-Dio…quanto vorrei baciarti-

 

Le iridi scure si allargano, ma nessun suono riesce ancora ad uscire dalla sua bocca.

Forse ha capito male, forse è solo molto stanca, ma possibile che l’alcool e la stanchezza gli stiano sciogliendo la lingua a tal punto? Sente le guance avvampare di colpo e l’aria mancarle.

 

-Non so quando ho iniziato esattamente a pensarci, forse quando ti ho tolto la neve dai capelli, o mentre ridevi a cena, o quando bevevi la mia birra-

 

Il cuore le martella così forte che non riesce a capire se lui stia parlando davvero o se lo stia solo immaginando, considerato che il tono di voce è stranamente calmo e basso, quasi impercettibile.

 

-E non so se riuscirò ad impedirmi di farlo-

 

Lo stomaco le duole al punto da non riuscire più a sopportare di stare distesa così vicina a lui e Nina rompe ogni contatto schizzando fuori dal letto, potendosi riprendere dallo svenimento grazie all’aria più fresca della stanza.

Fa su e giù davanti al letto passandosi le mani tra i capelli e lo sente muoversi sul materasso.

 

-Cos…come …come diavolo ti è saltato in mente di dirmi una cosa simile?-

 

Ian contrae gli occhi, cercando di mettere a fuoco la piccola figura malamente illuminata dalla flebile luce plumbea che trapela dalle finestre.

 

-Insomma…cioè ti sembra normale???? Opportuno?-

 

Prova a non alzare la voce, in quel piccolo rifugio possono sentirla anche i lupi là fuori.

Più che offesa sembra irritata e pensa, Ian, di aver toccato un tasto dolente per entrambi ma gli stava per esplodere la testa e avrebbe ceduto se non lo avesse detto. Era più un tentativo di affidarle il compito di tenerlo a bada.

 

-Avevo bisogno di dirtelo…-

-Ma perché?-

 

Adesso è lei, col volto paonazzo per lo sforzo e l’agitazione, che lo cerca nell’oscurità.

 

-B...beh ho pensato che così mi avresti potuto fermare o che magari mi sarei calmato-

-Ah io dovrei calmarti???Mi hai provocata tutta la sera santo cielo!-

-Tu non è che sei stata da meno-

 

Ian scende dal letto e si avvicina fronteggiandola adesso visibilmente infastidito, non ha intenzione di passare per un maniaco visionario.

 

-Cosa vorresti dire…-

-Oh andiamo Nina…vuoi dirmi che non ho dato voce ai pensieri di entrambi prima?-

 

“Let's waste time

Chasing cars

Around our heads

I need your grace

To remind me

To find my own

(Sprechiamo tempo

Inseguendo macchine

Attorno le nostre teste

Ho bisogno della tua grazia

Per ricordarmi

Di trovare la mia)

 

Può vedere chiaramente, anche nelle tenebre della camera, quel guizzo fiammeggiante di sfida negli occhi chiari di lui e può solo temporeggiare sul posto in attesa di svicolare da quell’accusa esplicita. Perché ha dannatamente ragione. Ma loro due non possono sentire queste cose, non quando hanno moglie e fidanzato nel mezzo, non quando non si amano più, da quando è finito tutto. Che stanno facendo? Da dove salta fuori questo fuoco ormai estinto?

 

-E credi che migliori le cose? Che adesso che lo hai detto possiamo andare a dormire tranquilli…-

-Credo che un tentativo andasse sprecato-

-Oh, molto bene…sicuramente sei riuscito a farmi arrabbiare-

 

Sbotta incrociando le braccia sotto al seno con quei suoi capelli tutti arruffati e lo sguardo vibrante come una furia ed Ian non riesce ad essere arrabbiato, al contrario questo suo atteggiamento impertinente non fa che stuzzicarlo ancora di più. Si passa le mani tra i capelli provando ad esorcizzare quell’insana tensione aleggiante tra loro e fa un passo verso Nina, con i sensi storditi dall’alcool e la testa pesante.

 

-Ok, mi dispiace…adesso andiamo a dormire…per lo meno proviamoci-

-Dio, quanto vorrei picchiarti-

 

Lui alza un sopracciglio perplesso, da quando sono passati alla violenza?

 

-Adesso stai esagerando-

-Meriteresti un bel cinque stampato sulla guancia Smolder-

-Neens-

-E non chiamarmi Neens!!!-

 

Stringe le urla che vorrebbe lanciare tra i denti, arrivando quasi a ferirsi un labbro e punta le mani in basso chiuse a pugno, reprimendo l’istinto di picchiarlo. E’ proprio arrabbiata; prova a fare un altro passo per raggiungerla e le sfiora gli avambracci scoperti tremanti al suo tocco.

Ringrazia l’oscurità che maschera quello che sta accadendo nei suoi boxer ora che gli occhi provano a non indugiare sui seni inturgiditi dal freddo resi evidenti dalla t-shirt di lei.

 

-Nina, ti prego, vai subito sotto le coperte perché questo tuo atteggiamento indisponente non fa che peggiorare la situazione-

-Sarebbe colpa mia….? Hai un bel coraggio!!-

 

Lui la fissa dritto, ancora non disposto a raggiungere l’orlo dell’esasperazione.

 

-Sì, perché se non la fai finita sarò costretto a baciarti davvero-

 

E di nuovo piomba un silenzio pesante su entrambi, la rabbia svanisce e il respiro si spezza nei polmoni ora che Ian la fissa grave attraverso l’oscurità. Ha paura Nina, di quel tipo di paura che solo lui è sempre stato capace di farle provare, un misto tra il senso di vertigine e il desiderio di libertà, una sensazione di pura vita nelle vene che lei ha ricercato così tanto, al punto di arrivare a buttarsi da tutte le altezze possibili e fare le cose più folli.

E poi, imprevista, come l’aria crepuscolare del mattino, ecco che la percepisce di nuovo strisciarle sotto pelle.

Non c’è mai stato bisogno di fare pazzie, doveva semplicemente ritrovare lui.

Ian, per sentire ancora.

E adesso il suo petto si alza e si abbassa più velocemente in cerca di quell’aria che lui le sta strappando via.

 

“If I lay here

If I just lay here

Would you lie with me and just forget the world?

Forget what we're told

Before we get too old

Show me a garden that's bursting into life”

(Se mi stendessi qui

Se solo mi stendessi qui

Ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?

Dimentica quello che ci è stato detto

Prima di diventare troppo vecchi

Mostrami il giardino che sta esplodendo di vita)

 

E la necessità di sentirlo ancora, di poter ancora udire il proprio cuore battere così vivo semplicemente respirando il profumo di lui è talmente forte che non ne può più di giocare, di lottare, di fingere che tutto questo non stia succedendo.

Che loro due non stiano succedendo.

Ed è Nina stessa a fare quei due passi di sfida arrivando con la punta del naso quasi a sfiorare quello di Ian, puntando i suoi occhi neri dentro i suoi, respirando sulle sue labbra, increspando il suo cuore.

L’ha stupito, preso in contro piede. Ma non può scegliere da sola, non in questa situazione, non quando non è lei a portare una fede al dito.

 

-Allora, fallo-

 

Le iridi azzurre si riempiono di lei colorandosi di una tonalità vivida e limpida, mentre il suo respiro rotola sulla sua pelle esposta. Deve fare appello a tutto il suo buon senso per resistere, aggrappandosi all’ultimo grammo di lucidità che gli è rimasta, perché non c’è nulla di più spaventoso, di più invitante, di quelle labbra morbide schiuse a pochi centimetri dalle sue.

In istanti che paiono secoli, non avvenendo alcuna mossa da parte di Ian, quasi con una punta di vergogna e orgoglio Nina sbuffa appena intenzionata a fare un passo indietro e tornare a letto, consapevole che lui non arriverà a tanto, non quando c’è troppo in mezzo a loro.

 E’ un secondo quello in cui la tensione lascia il posto ad un’amarezza di fondo, di una speranza sconosciuta e presto cancellata, mentre si accinge ad allontanarsi di qualche centimetro per voltarsi in direzione del letto.

 

Ian percepisce la sua resa osservando i suoi occhi ritrarsi e socchiude le sue pozze azzurre giusto la frazione di secondo necessaria per cancellare quel pungolo di colpa che bussa alle porte della sua coscienza per riaprirli vibranti di una nuova luce; in un attimo le sue mani afferrano la nuca di Nina ancora traballante nel suo passo indietro e la tira verso di sé, affondando con disperazione sulle sue labbra, sua croce e delizia.

 

E quel passo, quel gesto, quel confine superato, quella catena spezzata è come se liberassero in lei un desiderio covato e represso sapientemente. Saltano tutti i lucchetti e i discorsi razionali, le convinzioni di un amore finito, consumato, di un passato che non può tornare perché le storie finiscono e si va avanti, ma certi amori continuano a bruciare nel tempo.

 

“All that I am

All that I ever was

Is here in your perfect eyes, they're all I can see

I don't know where

Confused about how as well

Just know that these things will never change for us at all”

(Tutto ciò che sono

Tutto ciò che sia mai stato

È qui nei tuoi occhi perfetti, sono tutto ciò che vedo

Non so “dove”

Confuso anche sul “come”

Sappi solo che queste cose non cambieranno affatto)

 

E sceglie anche lei nel momento in cui le sue mani corrono furiose ad afferrare i capelli corvini dandogli il suo assenso a che Ian la faccia sua, più di quanto non lo sia stata un tempo, con più dolore, ardore, libertà. Le lingue si trovano fameliche, le mani vagano impazzite quasi senza logica se non fosse per una memoria scritta nel tempo che torna subito e scalda la pelle, i vestiti – quei pochi- finiscono chissà dove e tutto si perde nell’attimo in cui si trovano riversi sul letto, lui che la fissa in quelle sue pozze scure dentro alle quali perderebbe ore a cercarvi il senso della vita, ora che di nuovo può vederle brillare di quella luce quando la penetra e la sente gemere per lui.

E Nina si tiene stretta a lui, con le mani allacciate alle sue spalle mentre cerca le sue labbra per gridargli in un respiro quanto lui le fosse mancato e il mondo attorno a loro si sfalda.

 

 

******

 

 

La bufera non ha smesso, li ha accompagnati anche al risveglio senza un sole sorto e con una luce storta incapace di illuminare la stanza.

L’ora è imprecisata, non hanno orologi se non un piccolo pendolo attaccato alla parete davanti al letto che segna le nove. Quando Nina strizza gli occhi spinta dall’istinto di dover andare in bagno, si passa un mano sul volto e dopo cerca qualcuno al suo fianco quasi immemore della sera prima, catapultata ad una delle tante mattine di anni prima quando era la norma svegliarsi con lui.

Tasta il materasso con la mano che cade nel vuoto e allora apre gli occhi ancora appiccicati tirandosi su col busto e cercandolo nella stanza, ma lui non c’è.

Si alza svogliatamente, fa freddo fuori dal letto e loro hanno dormito nudi, così afferra svelta una maglia trovata per terra e corre in bagno.

Pochi istanti dopo, quando esce, lo sente entrare dalla porta e getta lo sguardo nella sua direzione. Ha i pantaloni da sci e la t-shirt che gli avevano fornito al rifugio e in mano un vassoio con dolce e caffè.

Quando se la trova davanti per poco non sussulta e poggia il vassoio sul piccolo tavolino tra le poltrone per poi raggiungerla.

 

-Che fai sveglia?-

-E tu invece?-

-La natura…-

 

Lui le sposta un ciuffo spettinato, provando a riordinarlo. E’ così bella e buffa al tempo stesso, lo è sempre stata con questi suoi tratti da eterna bambina, ma così donna.

 

-Idem-

-Ti ho portato la colazione-

 

Nina lo osserva assonnata, provando ad arrestare il cumulo di domande e chiudere fuori una fastidiosa realtà.

 

-Potevo venire di là…saranno tutti svegli-

-Beh, quasi…in realtà sono tutti tornati in camera, fuori è ancora bufera e quindi….non si può scendere-

 

Adesso lei si sveglia tutta insieme ed allarga lo sguardo allarmata.

 

-Siamo bloccati qui???-

 

Lui la supera un po’ infastidito dalla sua reazione e raggiunge il tavolino per bere il caffè prima che si freddi.

 

-Purtroppo-

 

Lei non coglie la nota indolente ancora troppo stordita dal sonno, così avanza verso di lui e in un gesto istintivo, senza nemmeno pensarci troppo, lo avvolge in un abbraccio da dietro posando un bacio sulla sua forte schiena; Ian sobbalza preso alla sprovvista da quel gesto familiare per loro, ma anche intimo e credeva che avessero già rialzato le rispettive barriere, ma lei lo ha spiazzato.

Come sempre.

Così si scoglie e porta una mano ad accarezzare le sue strette all’altezza della sua pancia.

 

-Torniamo a letto?-

 

Glielo bisbiglia come un ordine più che una richiesta e il suo sì lo evince quando la sente sciogliersi dalla dolce e mortale stretta e mettersi davanti a lui afferrando il vassoio; poi alza quei suoi pericolosi occhi scuri e lo secca maliziosa.

 

-Io sì….tu solo se ti spogli-

 

Ammicca ai suoi pantaloni da sci rubandogli un sorriso quasi imbarazzato, così Ian la accontenta e la raggiunge nel letto iniziando a mangiare.

 

-Mm…il nostro amico sarà contento che gli prendiamo tutto questo cibo e gli occupiamo la camera-

-Farà una fortuna con noi-

 

Ian sorseggia il caffè finendo la torta quando la vede strabuzzare gli occhi tirandosi un piccolo colpo in fronte.

 

-Oh no, non ho il portafogli!!!-

 

A lui scappa un sorriso che gli arriva fino alle orecchie, lo sapeva.

 

-Ma davvero Looch…non lo avrei mai detto-

 

La canzona suscitandole una smorfia di imbarazzo che si risolve in un piccolo schiaffo alla sua spalla.

 

-Non sei divertente-

-Non hai ancora imparato che non si esce di casa senza soldi?-

-Ma io pensavo di scendere!-

-Vorrà dire che dovrai stare quassù a lavare i piatti fino a quando non avrai scontato il tuo debito-

 

Quando lei ha ingurgitato l’ultimo pezzo di dolce e bevuto il caffè, Ian toglie il vassoio con la sua faccia provocatoria e poi si rimette a letto sotto lo sguardo piccato di lei.

 

-Mi lasceresti qui? Da sola??-

 

Lui ha le braccia dietro la testa appoggiata al cuscino che osserva rilassato il soffitto e poi lei di sfuggita, che invece se ne sta seduta a braccia conserte rivolta verso di lui.

 

-Beh, dipende….-

 

Nina alza un sopracciglio intuendo già dove voglia arrivare, così punta i piedi dandosi una leggera spinta per arrivare più vicino a lui e poggia le mani sul materasso cambiando sensibilmente lo sguardo.

 

-E da cosa?-

 

Già il tono di voce più basso basta a far sì che lui senta il suo corpo scaldarsi e agitarsi per lei, che nel frattempo ha portato le proprie braccia al lati del suo corpo salendo cavalcioni su di lui senza sfiorarlo, se non con i suoi capelli che le cadono dal volto.

Ian la guarda, rapito da quella bellissima visione e scosta i capelli per scoprirle gli occhi. E’ passato anche lo scherzo, ora ha solo voglia di imprimersi addosso ogni suo centimetro, contorno, odore.

E Nina lo percepisce il cambiamento nel suo sguardo, non più provocatorio, ma terribilmente dolce e intenso.

Vede le labbra di lui incresparsi in un sorriso timido, raro per lui.

 

-Cosa stavamo dicendo?-

-Ti sei distratto Smolder?-

-Forse, ma tu mi confondi Nina….-

 

Non le da il tempo di replicare e la tira verso le sue labbra affondando in un bacio meno irruento della sera prima, ma carico e intenso. Stavolta saranno meno frenetici, più desiderosi di scoprirsi di nuovo.

 

E si chiuderanno in quella bolla fatta di neve e bufera fin quando il tempo e la natura sceglieranno di tenerli incatenati al loro amore sepolto, prima di riportarli a quelle fredde vite perfette abbandonate a valle.

 

“If I lay here

If I just lay here

Would you lie with me and just forget the world?”

(Chasing cars – Snow Patrol)

 

 

 

 

 

 

Scusate, so che non si fa, non si conclude così una storia, lasciandovi ampia fantasia sulla sua prosecuzione ma non c’era alternative.

Significava far partire una complicata long, ma avrei dovuto smantellare la seconda parte della storia e centellinare le loro emozioni in mille capitoli quando in realtà avevo solo una voglia matta di far bruciare i nian tutti in un colpo solo. In una notte.

Perché alla fine è questo che fanno, bruciano come un fuoco inestinguibile ogni volta che si intercettano, lasciando noi ad immaginarci qualunque cosa.

E non oso immaginare quando tornerà Nina, anche un solo sguardo cosa potrà incendiare. Meglio prepararsi.

Direi che non importa commentare la canzone, TUTTI la conosciamo per averci spezzato il cuore in mille modi in Grey’s anatomy.

 

Grazie a chiunque abbia letto, a chi ha recensito o lo farà – spero.

Conclusa questa, riprendo Frammenti come promesso. Ma dovevo chiudere questa qua.

 

Baci a tutti

Vostra Eli

 

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