E' Tutto Un Attimo

di Bluemoon Desire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Living In The Moment ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Hold Each Other ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - One Call Away ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 - Lo Strano Percorso ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 - Stay ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - I'll Keep You Safe ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Living In The Moment ***


                                        Capitolo 1 - Living In The Moment

 
"If this life is one act
Why do we lay all these traps?
We put them right in our path
When we just wanna be free"

 

[Ospedale di Fabriano - Sala Operatoria]

"La pressione sta calando rapidamente, Dottore..."
"Dannazione, ha l'addome duro come un masso!"
"Emorragia interna?"
"Temo di sì. Dobbiamo intervenire immediatamente, o rischia uno shock emorragico..."
"Avverto i suoi parenti? Stanno aspettando notizie in sala d'attesa"
"Sarà meglio che li prepari al peggio, Elsa. Qui ci vuole davvero un miracolo!"
"E' una fortuna, allora, che con loro ci sia anche una suora..."
 

[Tre giorni prima...]
 
"SUOR ANGELAAA!"

La voce squillante e cristallina di Azzurra riecheggiò prepotente tra le pareti semideserte del convento degli Angeli, mentre avanzava con passo celere e scalpitante in direzione dell'ingresso del bar, lì dove solitamente il resto della "famiglia" si riuniva durante la giornata.
Quella mattina si era svegliata davvero di pessimo umore, pervasa dall'orribile sensazione che qualcosa di terribile ed inaspettato stesse per accadere.
E per quanto si ostinasse a far finta di niente, il fatto che Guido non fosse lì accanto a lei la seccava parecchio, più di quanto non fosse disposta ad ammettere. Succedeva sempre più di frequente, oramai. Da quando aveva accettato quella cattedra universitaria a Camerino, riuscivano a malapena a concedersi qualche ora di comune relax durante i fine settimana. Ovviamente quando Guido non era sommerso da compiti e saggi da correggere o quando non si lasciava trascinare da Suor Angela in una delle sue solite crociate sociali. 

Dopo la loro lunga e tortuosa separazione e le brevi e fallimentari parentesi sentimentali con Dario e Rosa, si era illusa di poter riprendere la loro storia lì da dove l'avevano bruscamente interrotta quasi un anno prima, sulla soglia dell'altare.
Purtroppo per lei, Guido sembrava vedere le cose da un'altra prospettiva.
Aveva accettato quel lavoro senza neppure interpellarla, dando quasi per scontato il fatto che lei e Davide lo avrebbero seguito a Camerino.
Fortunatamente, il suo adorato nano calabrese si era fatto valere con suo padre quel tanto ch'era bastato a convincere Guido a lasciargli terminare le scuole elementari lì a Fabriano, e così lei era riuscita a guadagnare un altro anno.
E dopo? Cosa le sarebbe accaduto..."dopo"?
Il solo pensiero la atterriva.

Avrebbe voluto imporsi, avrebbe voluto dirgli che non se la sentiva ancora di allontanarsi dal convento e da quella scombinata famigliola acquisita che aveva imparato ad amare più della sua vera famiglia...ma come poteva farlo?
Guido aveva già rinunciato ad un'importantissima promozione professionale a Berlino, sacrificando la carriera per andare incontro alla sua patologica incapacità di distaccarsi completamente dalla sua vecchia vita e dalle sue vecchie abitudini...come poteva pretendere che lo facesse di nuovo?

Appena oltrepassata la soglia dell'Angolo Divino, la sagoma scura e longilinea di Suor Angela si materializzò di colpo davanti a lei, bloccandole la strada e facendola inchiodare bruscamente sul posto.

"Azzurra!" la apostrofò Suor Angela con tono sinceramente allarmato "Benedetta figliola, ti abbiamo sentita urlare fin dai dormitori...che cos'è successo?"

"Si può sapere che fine hanno fatto tutti quanti?!" sbottò lei per tutta risposta, assumendo la tipica espressione da bambina capricciosa che riservava a chiunque le facesse saltare i nervi "Quando gli altri hanno bisogno di sfogarsi con qualcuno, siete tutti disponibilissimi...quando invece sono io quella in crisi...ZERO. Il deserto...la grande fuga di massa...eh, certo...perché Azzurra Leonardi non ha mai bisogno di una spalla su cui borbottare, vero?"

"Azzurra, tesoro, perché adesso non ti siedi qui un momento e prendi un bel respiro?" le suggerì Suor Angela, sospingendola dolcemente verso la sedia più vicina e prendendo posto accanto a lei "Hai litigato con tuo padre?"

Azzurra si limitò a scuotere la testa.

"E allora si tratta di Guido? Avete di nuovo dei problemi?" proseguì Suor Angela, ancora all'oscuro del profondo dilemma esistenziale che si stava dimenando nel cuore della sua giovane "protetta".

"Suor Angela..."

La voce di Azzurra si tramutò improvvisamente in un inquieto sussurro, quasi temesse che pronunciare ad alta voce quelle parole avrebbe potuto rendere reali tutte le sue paure.

"...e se Guido non volesse più sposarmi?"

E nel momento esatto in cui riuscì finalmente ad esternare quel dubbio cruciale che ormai da settimane tormentava le sue giornate, le parve quasi di sentire quel fastidioso nodo allo stomaco allentarsi un poco.
Abbastanza da permetterle di tornare di nuovo a respirare.

"Ma che cosa stai dicendo, Azzurra?" esalò Suor Angela, strabuzzando gli occhi in un'espressione tra lo scioccato e l'interdetto "Guido ti adora, e lo sai benissimo che non vedeva l'ora di sposarti..."

"E se ormai non si fidasse più di me?" piagnucolò mestamente Azzurra, quasi sul punto di scoppiare in lacrime "Se lo avessi deluso così tanto per quella storia con Dario, da distruggere per sempre la fiducia che aveva in me? Diciamocelo, Suor Angela...Guido non è la persona più aperta di questo mondo e sappiamo bene quanto tempo ha impiegato a perdonare Manuela per il suo tradimento, perciò perché per me dovrebbe fare un'eccezione? Magari è per questo che continua a rimandare la data del matrimonio...magari non sa come dirmi che non vuole più sposarmi...o magari..."

"...o magari devi solo concedergli un po' di tempo in più per abituarsi al nuovo lavoro e alla sua nuova vita da pendolare" la interruppe Suor Angela, rivolgendole uno sguardo carico di tenerezza.

A volte le sembrava ancora di rivedere davanti agli occhi l'immagine variopinta di quella ragazzina viziata e capricciosa che il notaio Leonardi aveva impunemente abbandonato sulla soglia del loro convento di Modena.
A ripensarci, sembravano trascorsi dei secoli.
E invece non si trattava che di una manciata d'anni.
Non era rimasto poi molto di quella ragazzina sfrontata che amava sfidare suo padre solo per strappargli un po' d'attenzione, soltanto un'eco distorta che di tanto in tanto si riaffacciava sul suo giovane volto a testimonianza di un passato che ormai si era lasciata faticosamente alle spalle.
Eppure, in quel momento, le parve quasi di rivederla.
Fragile ma caparbia, alla disperata ricerca di un po' d'affetto sincero.

"La verità, Suor Angela, è che non è soltanto Guido ad avere un pessimo rapporto con la fiducia" riprese Azzurra, dopo una breve pausa di silenzio "Tutte le persone a cui ho voluto davvero bene nel corso della mia vita, alla fine mi hanno abbandonata... mia madre, mio padre, perfino la mia tata inglese! Quando Guido mi aveva lasciata, l'anno scorso, mi ero rassegnata alla sua perdita proprio come avevo fatto con tutti gli altri..."

"E invece lui è tornato indietro" la anticipò Suor Angela, quasi leggendole nella mente.

"Esatto" confermò Azzurra con un largo sorriso, giocherellando distrattamente con le ciocche dei suoi capelli "Proprio quando pensavo di averlo perso per sempre, lui è tornato da me...e io...non lo so...forse mi ero illusa che questo significasse poter ricominciare lì da dove avevamo interrotto. Ma è chiaro che lui non la pensa allo stesso modo, altrimenti a quest'ora sarei già la "signora Corsi", no?"

"Possibile che voi ragazzi non riusciate mai a confrontarvi chiaramente sui vostri dubbi e sulle vostre paure?" la rimbeccò Suor Angela con fare stizzito "State commettendo lo stesso identico errore di Berlino...tu pensavi una cosa, lui era sicuro dell'altra...e alla fine siete andati alla deriva, senza più una verità comune a cui aggrapparvi! Azzurra, lo so che hai paura di poter commettere un altro errore e di perderlo per sempre, ma non puoi pretendere che Guido indovini magicamente ciò che ti passa per la testa e non puoi neanche continuare a soffrire in silenzio...se questa storia del matrimonio ti fa stare male tanto come dici, allora è il caso che ne parliate a quattr'occhi, senza più rimandare..."

"E se avessi ragione io? Se non volesse più sposarmi?" obiettò prontamente Azzurra, rovesciando la testa all'indietro in un chiaro segno d'esasperazione.

"In tal caso...dovrò ucciderlo." sentenziò Suor Angela, con una tale malcelata serietà che Azzurra riuscì a stento a reprimere una risata.

"Deve uccidere...chi?"

La profonda voce maschile - dal timbro fin troppo familiare - soggiunse all'improvviso alle loro spalle, facendole sobbalzare entrambe sulla sedia per la sorpresa.
Il volto del giovane avvocato era tirato e lievemente scavato dalla stanchezza, ma parve illuminarsi di colpo non appena i suoi occhi incrociarono quelli di Azzurra.
E tutto ad un tratto, i loro sguardi brillarono di quella luce speciale che appartiene soltanto agli innamorati.

"GUIDO!" urlò a gran voce Azzurra, alzandosi in piedi così velocemente da rischiare di rovesciare la sedia sul pavimento.
Le bastò stringerlo di nuovo tra le braccia per lasciar svanire dalla sua mente e dal suo cuore ogni minima traccia di dubbio.
Come aveva potuto pensare che Guido non l'amasse più come prima?
Come aveva potuto dubitare di lui, dopo tutto quello che avevano affrontato insieme negli ultimi tre anni?
Era in quei momenti che si ritrovava, suo malgrado, a maledire suo padre e sua madre per averle insegnato ad aspettarsi sempre il peggio dalle persone, così da non rimanere mai delusa da aspettative che puntualmente finivano per essere tradite.  

“...allora…” soggiunse Guido dopo essersi staccato dolcemente dall’abbraccio di Azzurra “…si può sapere contro chi stavate complottando, voi due?"

“Mio padre” “Un cliente”

Le risposte discordanti di Suor Angela ed Azzurra si scontrarono inesorabilmente l’una contro l’altra, confondendosi in un intreccio incomprensibile di parole tanto sospetto da far sorgere all’istante sul volto di Guido un’imprescindibile cipiglio perplesso.  

“Sarà…” mormorò quest’ultimo, spostando alternativamente lo sguardo dall’una all’altra con fare indagatore “…non me la contate giusta. Come al solito. ”

E mentre Guido si allontanava rapido in direzione del chiostro per raggiungere Davide nell’appartamento del custode, Suor Angela e Azzurra si scambiarono una rapida occhiata di sollievo.
Pericolo scampato…per ora.  

“Suor Angela…” proruppe d'un tratto Azzurra in un sussurro.

“Sì?”

“Le devo dire una cosa importante…non posso più rimandare.”




ANGOLO DELL'AUTORE:  
Ed eccoci qua! Premetto che questa è la prima volta che mi cimento con una fanfiction su questa coppia e su questo specifico fandom, perciò spero vivamente di non aver dato una pessima rappresentazione dei personaggi...per altro straordinariamente pittoreschi, ognuno a modo proprio!
Come avrete capito, in questa storia ci sarà spazio per la commedia ma anche per un po' di sano dramma...avremo il lieto fine? Eeeeeh, non si può dire.  P.S. Lo stralcio iniziale è tratto da "Living In The Moment" di Jason Mraz.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Hold Each Other ***


                                                                Capitolo 2 – Hold Each Other
 

“He came along and showed me how to let go
I can't remember where I'm from
All I know is who I've become
That our love has just begun”

 

[Convento degli Angeli - Chiostro]

MA SEI IMPAZZITO, SEI?!”

“Sono più che sicuro di averti avvisata della trasferta a Roma…”

“…E TI SBAGLI! Me ne sarei ricordata.”

“Va beh, e anche se fosse? Cos’è che ti rende così nervosa, Azzurra? E’ soltanto lavoro, lo sai, non vedo che cosa ci sia di male…”

“Te lo dico IO cosa c’è di male…anzi CHI! Miss Gambe-Perfette-E-Chiappe-Sode, ecco chi c’è di male!”

“…credo di essermi perso.”

“Seh, seh…come no. Sarà meglio che tu le stia ben lontano, se non vuoi che sia IO a farti perdere qualcosa!”

Guido la fissò in silenzio, con un’espressione a metà tra lo sconcerto e l’incertezza, profondamente disorientato dall’assurda piega che quella discussione stava prendendo. Ultimamente trovava sempre più difficoltoso riuscire a mettere fine in modo pacifico ad una conversazione con Azzurra, e la situazione non faceva altro che peggiorare. Sembrava quasi che lei lo facesse apposta a dirottare ogni loro discussione verso un punto di non ritorno, come se non aspettasse altro che un nuovo pretesto per litigare!
Ed era dannatamente brava a trovarne sempre di nuovi ed originali.

“…mi stai dicendo che dovrei rinunciare ad un importante convegno di Diritto Internazionale presso una delle Università più famose del nostro paese, perché tu saresti inspiegabilmente gelosa di una collega di Dipartimento che, tra le altre cose, non ho ancora capito che volto abbia?!” la rimbeccò sarcastico, accennando un mezzo sorrisetto forzato “Ti rendi conto di quanto tutto questo sia assurdo ed infantile?”

Le labbra di Azzurra si contrassero per il nervoso, mentre i suoi occhi – pericolosamente ridotti a due sottilissime fessure – si posarono minacciosi sul volto di Guido. Detestava quando le parlava con quel tono saccente da professorino, come se avesse a che fare con una mocciosetta di tre anni. 

“Sai una cosa? Fa’ un po’ quello che ti pare, a me non importa” ribatté gelida, alzandosi di scatto dalla panchina per poi dirigersi a passo sostenuto verso l’ingresso del bar, incurante della voce tonante di Guido che continuava a richiamarla indietro con insistenza.

Lo sguardo giudizievole (e fin troppo eloquente!) lanciatole attraverso la stanza da Suor Angela bastò ad acuire ulteriormente il suo già ben nutrito senso di colpa. Sapeva di non poter continuare a trattarlo in quel modo, ma non se la sentiva ancora di affrontare la verità.
 
[ Qualche ora prima…]

“Ma tu non puoi continuare a tenerlo all’oscuro, Azzurra, è una follia!”

La voce di Suor Angela salì vorticosamente di tono ad ogni parola, riecheggiando con prepotenza tra le silenziose pareti della Cappella.
Data la natura particolarmente “intima” di quella confessione aveva pensato bene di discuterne nel luogo meno frequentato del convento. D’altronde, lei stessa era entrata in quel posto a malapena un paio di volte da quando si era trasferita a Fabriano con Guido e Davide.
L’ambiente religioso le aveva sempre trasmesso un profondo disagio interiore, una sensazione ancestrale ed inspiegabile che si trascinava dietro fin dai tempi del Catechismo. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, si domandava come avesse fatto a vivere per così tanto tempo tra le pareti di un convento, senza mai avvertire l’impulso di fuggire via a gambe levate.

“Potrebbe alzare un po’ di più la voce? Credo che qualcuno in piazza non abbia recepito bene il messaggio!” sibilò Azzurra tra i denti, scoccando un’occhiataccia alla suora.  

“E’ inutile che fai tanto la spiritosa, Azzurra…” la redarguì severamente Suor Angela “…non puoi continuare a mentire a Guido e a te stessa, e lo sai bene. Devi raccontargli la verità.”

“Verità…verità!” sbottò Azzurra con voce squillante “Ma perché avete tutti quest’assurda smania di dire sempre la verità?! Prima Guido, adesso ci mette anche lei!”

“Fino a prova contraria, IO sono una suora” si affrettò subito a puntualizzare l’altra “Mentire non rientra nel nostro statuto e ormai dovresti averlo imparato anche tu!”

“Se, va beh…quando le fa comodo” ribatté polemicamente Azzurra, alzandosi in piedi e cominciando a misurare nervosamente la stanza a grandi passi, avanti e indietro “Comunque, non è ancora il momento giusto. Lui si è appena trasferito a Camerino, sta ancora cercando di destreggiarsi tra Davide e il lavoro e io…non voglio mettergli pressioni, d’accordo?”

“Eh sì, meglio continuare a fargli la guerra ogni volta che apre bocca!” sentenziò Suor Angela con fare tagliente “Ascoltami, Azzurra…sia tu che lui ne avete passate di ogni genere, soprattutto negli ultimi anni, e adesso che vi siete finalmente ritrovati non è giusto continuare a nascondersi dietro mezze verità e timori infondati…”

“E lei come fa a sapere che sono infondati?” obiettò velenosa Azzurra, le mani ben piazzate sui fianchi in una posa vagamente inquisitoria.

“ …perché conosco Guido!” rispose prontamente la suora, quasi con aria di sfida.

Quanto avrebbe voluto condividere anche lei quella stessa sicurezza di Suor Angela, pensò amaramente Azzurra tra sé e sé, appoggiando sconsolata la schiena contro la parete più vicina.     
Da quando erano tornati insieme, Guido non aveva più accennato né al matrimonio né a qualsiasi altro piano a lungo termine che la includesse direttamente e, se all’inizio aveva pensato che stesse solo sondando il terreno per evitare ulteriori delusioni, adesso cominciava seriamente a convincersi del fatto che non avesse più intenzione di portarla all’altare.
Aveva abbandonato Rosa per amor suo, giurando di non voler più trascorrere un solo istante della loro vita lontani l’uno dall’altra…e adesso?
Le sembrava quasi di non riconoscerlo più.
 
[ Dormitorio del Convento – Stanza di Rosa e Azzurra]

Sdraiata con la pancia sul letto e il palmo della mano ben piazzato sotto il mento, se ne rimase per ore ed ore, da sola, a sfogliare i vecchi album di fotografie che ritraevano lei, Guido e Davide a Berlino, accompagnando ad ogni pagina un profondo sospiro melanconico e nostalgico.                 Mai avrebbe pensato di poter sentire così tanto la mancanza di quel posto.
Eppure, quante volte nel corso dell’ultimo anno si era ritrovata a rimpiangere quelle giornate trascorse insieme a scorrazzare spensierati per le vie di Berlino, prima che le discussioni e le continue recriminazioni si affacciassero sulle loro vite, avvelenando inesorabilmente ogni istante della loro trasferta tedesca. Ciò che le mancava di più di Berlino era la sensazione d’indescrivibile felicità che provava nel condividere le sue giornate con Davide e Guido, come una vera famiglia. E ora che avrebbero potuto tornare ad essere felici, insieme, eccola di nuovo lì in piena crisi, a barcamenarsi tra dubbi ed incertezze.
 
“…Azzurra…posso entrare?”

La vocina del piccolo Davide la raggiunse improvvisamente alle spalle, riportandola all’istante con i pensieri alla realtà.

“Certo che puoi entrare, nano!” lo apostrofò con un largo sorriso intenerito, ruotando in fretta il busto per mettersi a sedere sul materasso “Dai, vieni qui vicino a me…”

Il ragazzino richiuse in fretta la porta alle sue spalle e la raggiunse sul letto.

“Papà mi ha mandato a dirti che ti aspetta sulla panchina del giardino del chiostro tra dieci minuti” le riferì con il tono solenne e serioso tipico di chi sta facendo un annuncio di enorme importanza “Dice che sarebbe venuto lui di persona se non avesse avuto paura che potessi sbranarlo…”

Azzurra rimase in silenzio, mordendosi il labbro inferiore nel tentativo di trattenere le lacrime traditrici che già le bruciavano negli occhi.   

“…tu e papà vi lascerete di nuovo?”

La domanda di Davide, pronunciata in modo tanto tenero ed ingenuo, la colpì con la violenza di un pugno scagliato dritto contro lo stomaco, mozzandole bruscamente il respiro. Istintivamente, si chinò verso di lui e lo strinse in un forte abbraccio rassicurante, accarezzandogli dolcemente i capelli proprio come avrebbe fatto una mamma con il proprio bambino per offrirgli conforto.
Con Davide, ogni gesto ed ogni parola le riuscivano spontaneamente, senza alcun bisogno di sforzarsi o di fingersi qualcuno che in realtà non era. Si sentiva sempre se stessa, a suo agio. Perché la stessa cosa non poteva accadere anche con Guido?

“Tesoro, io e papà staremo benissimo…” disse poi, cercando di mascherare la tristezza dietro un sorriso un po’ forzato “…è soltanto un momento un po’ particolare, tutto qui. Ma passerà presto. Tu non devi preoccuparti. Siamo una famiglia pazzesca e non ci separa più nessuno…capito?”

“Capito.”

“Sei sempre l’ometto più pazzesco del mondo, lo sai vero?”

“E tu sei sempre una mamma pazzeschissima”

 
[Convento degli Angeli – Giardino del Chiostro]

Attraversò silenziosamente il lungo corridoio del chiostro e, a grandi passi, s’inoltrò nel giardino del convento, quel piccolo e ben curato stralcio di verde che Suor Costanza custodiva e proteggeva quotidianamente come fosse il suo tesoro più prezioso.
Guido era seduto da solo sulla panchina, lo sguardo fisso davanti a sé e l’espressione vacua e pensierosa di chi è impegnato a vagare con la mente verso mete introspettive, sconosciute e lontane.                                       
Era talmente perso nei suoi pensieri, che non si accorse neppure del sopraggiungere di Azzurra.

“Eccomi qua, come richiesto…” lo apostrofò lei ad alta voce, richiamandolo di colpo all’attenzione.

“Oh bene” fece lui, scattando in piedi così velocemente che sembrò che qualcuno lo avesse sbalzato via a forza dalla panchina “Stavo pensando a quello che mi ha detto Davide poco fa…” proseguì poi, abbozzando un sorrisetto amaro “…è convinto che le cose tra noi stiano naufragando com’era accaduto dopo Berlino e, per quanto abbia fatto di tutto per tranquillizzarlo, continuo a domandarmi se non abbia ragione.”

Azzurra inghiottì il vuoto.

Quindi si era accorto anche lui che qualcosa non andava.

“…negli ultimi tempi, ho notato che non fai altro che spingere ogni nostra discussione all’esasperazione, come se non cercassi altro che una lite. E non riesco a capire il perché! So bene che non sei felice del mio lavoro a Camerino, che hai paura che la separazione possa nuocere al nostro rapporto, ma come pensi che mi senta io? Non credi che vorrei essere qui con voi ogni minuto di ogni giorno? Azzurra, io ho accettato quel lavoro soltanto perché pensavo che in questo modo avrei potuto lasciarti i tuoi spazi, senza soffocarti come avevo fatto a Berlino…non volevo ripetere lo stesso errore e rischiare di nuovo di incasinare tutto. Per questo ho convinto Davide a far finta di supplicarmi per farvi restare qui a Fabriano per un altro anno…”

“Fare…finta?” balbettò Azzurra, interdetta.

Guido si lasciò sfuggire un sorriso compiaciuto, intercettando l’espressione sconvolta della ragazza.             
Era bello constatare come, dopo tanti anni insieme, fosse ancora in grado di sorprenderla.

“Davide era felicissimo all’idea di poter vivere tutti e tre insieme a Camerino” le confidò ancora, sulla scia di quell’improvvisato revival di totale sincerità “Mi ero perfino informato su un paio di appartamentini nei pressi dell’Università, ma poi mi sono reso conto che, ogni volta che nominavo l’imminente partenza per Camerino, tu cambiavi subito argomento o t’incupivi di colpo…e così ho ricollegato tutto a Berlino. Non sei pronta a lasciare Fabriano e la famiglia che ti ha accolta e amata quando tuo padre ti ha abbandonata, è chiaro. Quello che non capisco è perché tu non me l’abbia semplicemente detto…pensavi che non avrei capito?”

Azzurra esitò un momento, dopodiché annuì febbrilmente con la testa.

“In effetti…è così.” ammise infine, con espressione colpevole “Perdonami, Guido…sono una cretina. Non avevo capito niente, come al solito…”

Guido la guardò intenerito, allungando una mano per stringere forte la sua.                                  
Abituato com’era a vederla ogni giorno nelle vesti di mamma tutto fare al fianco di Davide, a volte dimenticava quanto in realtà fosse ancora giovane, alle prese con i dubbi e le incertezze tipiche della sua età.

“Se non vuoi che vada a quel convegno, non andrò…” aggiunse poi, intrecciando dolcemente le dita con quelle di lei “…ma sappi che la collega che hai menzionato questa mattina è…”

“…brutta… ” lo interruppe Azzurra “…è un cesso, lo so. Ho esagerato.”

“Stavo per dire “sposata”, in realtà…ma…”

Si scambiarono un’occhiata fugace e scoppiarono a ridere.
Senza lasciar andare la mano di Guido, Azzurra posò delicatamente la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, svuotando temporaneamente la mente da ogni pensiero e preoccupazione sul futuro.  
Guido l’amava, come e forse più di prima. Contava solo questo.
Al resto avrebbero pensato al momento giusto.
Insieme. 




ANGOLO DELL'AUTORE:  Rieccoci di nuovo qui, con il secondo capitolo della storia.
Come avrete notato, Azzurra nasconde un segreto e, nonostante finalmente abbia chiarito le cose con Guido (almeno in parte), non sembra ancora decisa a confidarglielo.
Di cosa potrebbe trattarsi e come influenzerà le loro vite?
Per saperlo, non dovete fare altro che continuare a leggere!


P.S. La citazione riportata all'inizio del capitolo è uno stralcio canoro tratto da "Hold Each Other" degli A Great Big World. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - One Call Away ***


                                        Capitolo 3 – One Call Away
 
“And when you're weak I'll be strong
I'm gonna keep holding on
Now don't you worry, it won't be long…”

 
[ Fabriano - Convento degli Angeli]

“A quest’ora dovrebbe essere già arrivato in hotel, perché ancora non mi chiama?” mugolò Azzurra gettando uno sguardo triste e malinconico allo schermo del suo cellulare, inesorabilmente nero come il suo umore “Già devo sopportare l’idea di lui, a Roma, DA SOLO, circondato da una folta mandria di gattemorte in libera uscita, poi si dimentica pure di chiamarmi! Non ce la posso fare…” e così dicendo, si lasciò cadere di peso sulla sedia più vicina, accompagnando a questo gesto esasperato un lungo e meditabondo sospiro.

Dall’altra parte del tavolo, Rosa e Davide si scambiarono uno sguardo complice.
Guido era partito per Roma soltanto da poche ore, ma già Azzurra si aggirava per i corridoi del convento come una povera anima in pena, malinconica e in piena depressione da separazione. 

“I convegni di quel genere sono sempre piuttosto caotici e confusionari, Azzurra” cercò di rassicurarla sua sorella minore, porgendole sorridente una generosa porzione dell’ottimo gelato alla nocciola che Suor Costanza aveva acquistato quella mattina al supermercato “Sicuramente ti chiamerà questa sera, quando sarà più tranquillo e rilassato. Adesso staccati da quel cellulare, però, o finirai per impazzire…o per far impazzire noi” concluse poi, abbassando notevolmente il tono di voce.

“E’ facile parlare per te…” la aggredì immediatamente Azzurra, lanciandole l’ennesima occhiata amareggiata della giornata “…niente fidanzato che vive in un’altra città, niente predicozzo! Prima soffri, poi parli…chiaro?!”

Erano trascorsi ormai parecchi mesi da quando avevano scoperto di essere figlie dello stesso padre, eppure Rosa continuava ad incontrare grosse difficoltà nell’instaurare un vero rapporto con Azzurra. Aveva deciso di rimanere lì a Fabriano principalmente per lei, per riuscire a rendere più saldo un rapporto che a malapena poteva chiamarsi tale, ma la realtà dei fatti si era rivelata tutt’altro che semplice ai suoi occhi.
Soprattutto negli ultimi tempi. Azzurra scattava su come una molla ogni singola volta che le rivolgeva la parola e, talvolta, appariva insofferente perfino con Davide, un comportamento – questo - che l’aveva perfino spinta a sospettare che sua sorella nascondesse qualcosa.
Qualcosa che, evidentemente, la rendeva alquanto nervosa.
In realtà, Margherita le aveva spiegato fin dall’inizio che non sarebbe stato affatto semplice e che anche lei aveva dovuto faticare parecchio per avvicinarsi realmente ad Azzurra e conquistare la sua fiducia, ma in cuor suo aveva sempre sperato che quel riscoperto legame di sangue che le accomunava potesse in qualche modo coadiuvare quel suo tentativo di avvicinamento e, perché no, magari perfino semplificarlo!
Ma con Azzurra niente era mai così semplice…neppure un gesto d’affetto.

“Azzurra…” intervenne all’improvviso Davide, sollevando lo sguardo dal quaderno su cui stava scrivendo per rivolgerle un debole sorriso d’incoraggiamento “…mi aiuti a finire i compiti?”

Ma ancor prima che Azzurra potesse anche solo aprire bocca, Margherita e Dottorino-Tanto-Carino fecero il loro caotico ingresso nella sala pranzo, trascinandosi dietro uno smagliante sorrisone a trentadue denti che, da solo, sarebbe stato in grado di illuminare uno stadio intero di calcio.

“Non indovinerete mai cos’è successo!” trillò a gran voce Margherita, fissandoli ad uno ad uno con espressione a dir poco estatica.

“Hai vinto dei soldi?” mugugnò Azzurra senza entusiasmo.

“Ma no!” ribatté prontamente l’amica, ignorando volutamente il suo tono sarcastico e ben poco coinvolgente.

“Hai vinto un viaggio intorno al mondo?” sbuffò ancora Azzurra.

Margherita roteò gli occhi.

“Azzurra, dai…lasciala parlare!” intervenne prontamente Rosa, lanciando a sua sorella un’occhiataccia dall’altra parte del tavolo.

“Ti ringrazio, Rosa…” le fece subito eco Margherita, incoraggiata dalle sue parole “Pronte? Allora…io e Carlo partiamo per Boston! Ragazze, ce l’abbiamo fatta…la nostra ricerca è stata scelta dall’equipe americana del  professor Marshall per il nuovo programma di medicina sperimentale che partirà a breve al Massachusetts General Hospital!”

Una serie di urletti acuti e ben poco comprensibili seguirono queste parole, finendo in poco tempo per attirare l’attenzione di un folto gruppetto di clienti del bar, incuriositi da tutto quel baccano. Tra calorosi abbracci e sincere congratulazioni, l’annuncio di Margherita raggiunse anche Suor Angela e Suor Costanza, da poco rientrate dalla loro sessione serale di preghiera nella cappella privata.          
Tutti i presenti sembravano condividere l’entusiasmo e la felicità di Margherita e Carlo…tutti…ad eccezione di una persona.

“Azzurra?” la interpellò di colpo Margherita, rendendosi improvvisamente conto del suo sospettoso e preoccupante silenzio “E tu non mi dici niente?”

Azzurra esitò un istante prima di rispondere.
Non riusciva proprio ad essere felice per lei e, nonostante nel profondo questa sensazione la facesse sentire un mostro senza cuore, non se la sentiva di sorridere e fare finta che tutto andasse bene.
Marghe era la sua migliore amica, la prima persona che avesse mai considerato alla pari di una sorella e forse l’unica a cui avesse mai aperto davvero il suo cuore. Non era pronta a dirle addio, non adesso che stava per affrontare la sfida più difficile della sua vita.

“Complimenti, è una grande notizia” le concesse infine con un tono glaciale ed inespressivo che non sfuggì affatto alle orecchie dei presenti.

Poi, senza aggiungere altro, raccolse in fretta il suo cellulare dal tavolo e si avviò verso il chiostro esterno. Il più lontano possibile da tutto e da tutti.
Non aveva voglia di parlare con nessuno in quel momento, e l’unica persona sulla faccia della Terra con cui avrebbe potuto sfogarsi era distante chilometri e chilometri da lei…e non sembrava sentire poi così tanto la sua mancanza.

[Roma - Sala Convegni dello Sheraton Hotel]

“E’ davvero un grande onore per noi averla qui, avvocato Corsi…” chiocciò estasiata una delle giovanissime ed appariscenti assistenti personali del professor Marabini, responsabile dell’organizzazione di quell’evento internazionale nonché eccezionale figura di spicco del panorama legale italiano.

Professor Corsi, prego… ormai sono anni che non pratico più la professione” la corresse prontamente Guido, abbozzando un laconico sorrisetto di circostanza.

Era da molto tempo che non prendeva parte ad un convengo di simile portata, eppure stranamente sentiva di non provare alcun genere di nostalgia nei riguardi di certe…effusioni.
A dirla tutta, non le aveva mai sopportate.

Per un fugace istante, nella sua mente si materializzò l’immagine del volto inferocito di Azzurra e della sua possibile reazione nel vedere tutte quelle assistenti civettare in quel modo con lui e con gli altri presenti, e di colpo la parola “gattemorte” cominciò a riecheggiare prepotente nelle sue orecchie, costringendolo a soffocare una risata nel suo flute colmo di costosissimo champagne francese. 

Qualche ora più tardi, quando la sala cominciò a svuotarsi dei suoi ospiti e il volume della musica sfumò pian piano nell’aria fino a svanire nel nulla, riuscì finalmente a ritagliarsi qualche minuto di tranquillità per fare una telefonata. Gli innumerevoli eventi previsti dal programma del convegno lo avevano risucchiato e conturbato a tal punto da fargli perdere totalmente la cognizione del tempo e, in men che non si dica, era già l’una del mattino e lui non era neppure riuscito a dare la buonanotte ad Azzurra e Davide.

Uno squillo…tre squilli…

Sette squilli.

Nessuna risposta. Peccato.
A quell’ora dovevano essere entrambi sotto le coperte già da un bel pezzo.

Spense deluso il cellulare e lo ripose alla svelta nella tasca interna della giacca, poi, con un ultimo sospiro sconsolato, si allontanò dalla terrazza panoramica, avviandosi da solo verso la sua stanza.

Magari l’indomani mattina avrebbe fatto un altro tentativo.
 
[Intanto nel Convento degli Angeli…]
 
“Azzurra…”

La voce di Margherita bisbigliò ancora una volta dall’altra parte della porta, chiaramente convinta che portarla sull’orlo dell’esasperazione potesse facilitare il loro dialogo. Inutile dire che si sbagliava di grosso.

Si era allenata a quel gioco per oltre vent’anni, quotidianamente e spietatamente, con suo padre…avrebbe potuto resistere mesi interi senza rivolgerle la parola! Non che le importasse poi molto, comunque. Ancora qualche giorno di pazienza e anche Margherita sarebbe uscita per sempre dalla sua vita. Come tutti gli altri, del resto.

“…guarda che lo so che sei ancora sveglia, ti ho sentita rientrare in stanza pochi minuti fa!” insistette Margherita, bussando piano alla sua porta per non svegliare le altre ragazze “Dai, Azzurrina…ti prego…voglio parlarti un momento. E’ importante!”

E fu proprio mentre cercava con tutta se stessa di resistere alla tentazione di aprire quella porta e sputarle addosso un po’ di quel veleno che le bruciava dentro, che notò con sgomento lo schermo lampeggiante del suo cellulare. 

Una chiamata persa da Guido.

“Ma porca miseria…” imprecò sottovoce, soffocando la sua irritazione nel cuscino.

Aveva aspettato con trepidazione quella telefonata per tutto il giorno, stressando per osmosi chiunque le passasse disgraziatamente sotto tiro, e proprio quando finalmente era arrivata…l’aveva persa.

Tutta colpa di Margherita e di quel dannato lavoro a Boston, pensò irritata.  

Il pensiero di doverla perdere e di non poter fare niente per impedirlo, l’aveva mandata così tanto fuori di testa da farle dimenticare perfino di Guido.
Sbuffando copiosamente, ripose il cellulare sul comodino e si rituffò di nuovo con la testa tra i cuscini, premendoseli con forza sulle orecchie per riuscire a soffocare la voce di Margherita che ancora continuava imperterrita a sussurrarle malevola dall’altra parte dell’uscio. Sapeva di non poterla evitare per sempre ma, in quel momento, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di trovarsi a Roma con Guido, lontana da lei e da tutti gli altri.

Di colpo si rizzò a sedere sul letto, l’espressione improvvisamente illuminata di chi ha appena partorito un’idea geniale.
Come diavolo aveva fatto a non pensarci prima?
Un’improvvisata, ecco che cosa ci voleva per risollevarle il morale!

Non doveva far altro che preparare un trolley, salire sulla sua macchinina e guidare di buona lena fino a Roma per raggiungere l’hotel dove alloggiava Guido. Niente di più semplice.
In fondo mancavano ancora tre giorni alla fine del convegno e, chissà, magari tra una riunione noiosa e l’altra, avrebbero anche potuto trovare il tempo per concedersi una passeggiata romantica, mano nella mano, in giro per le antiche vie della Città Eterna.
E poi non riusciva a pensare ad un modo migliore per evitare Margherita e risparmiarsi così una conversazione spiacevole e dolorosa che non aveva alcuna intenzione di sostenere.

La decisione era presa, dunque.
Sveglia all’alba e fuga solitaria verso Roma.

“A tra poco, amore mio…” sussurrò con ritrovato ottimismo, portandosi rapida un dito alle labbra per poi accostarlo teneramente al volto sorridente di Guido ritratto accanto al suo nella fotografia appoggiata sul suo comodino.

Sì, le cose sarebbero migliorate.
Presto.



ANGOLO DELL'AUTORE: Okay, sì...diciamo pure che questo capitolo era più che altro un atto narrativo di "transizione", ma le cose stanno davvero per prendere una piega interessante. E non necessariamente in senso positivo...sigh. 
Spero che continuerete a seguire la storia! ;)

Il testo d'apetura è tratto da "One Call Away" di Charlie Puth.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 - Lo Strano Percorso ***


                                              Capitolo 4 - Lo strano percorso 

"Lo strano percorso 
di ognuno di noi 
che neanche un grande libro o un grande film 
potrebbero descrivere mai 
Per quanto è complicato 
e imprevedibile,
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è."      
       
                      


                                                                            - Messaggio in segreteria -
 
“…come hai potuto farmi questo? Non hai avuto neppure il coraggio di dirmi la verità, ho dovuto scoprirlo per caso, grazie a quella receptionist ancora più cretina di me! Ma stai tranquillo, ho capito. L’ho capito che non mi vuoi più. Ti lascio libero, Guido…ritieniti ufficialmente sciolto da ogni legame con la sottoscritta. Direi che ci siamo già presi in giro abbastanza, no? Ti auguro una vi--"
                   
                                                                             - Registrazione interrotta -


[ Alcune ore prima al Convento degli Angeli...]

Il dormitorio era immerso in un tacito e profondo silenzio, intervallato di tanto in tanto solo dal lontano rombo di motore di qualche solitaria automobile di passaggio che sgommava per la strada o dal ripetuto e sincrono frinire delle cicale nell'aria. 
Prima di lasciare la sua stanza, Azzurra si fermò per un lungo momento sulla soglia, lo sguardo che vagava distratto attorno a sé, in contemplazione silenziosa. 
Un unico insistente pensiero le frullava nella testa. 
Forse il momento della verità che tanto aveva atteso - e temuto - si stava davvero avvicinando e, chissà, magari al suo rientro a Fabriano niente sarebbe stato più come prima...o magari anche stavolta avrebbe trovato mille ed uno motivi per rimandare ulteriormente quella conversazione.  

Ma forse la verità era che non le importava poi più di tanto! 
Tutto ciò che desiderava in quel momento era poter rivedere Guido e aggrapparsi, anche solo per un attimo, a quella sfuggente sensazione di benessere interiore che provava ogni volta che lui le sussurrava all'orecchio che tutto sarebbe andato bene. 
Lui era l'unico al mondo in grado di pronunciare quelle parole e farle credere che potesse accadere sul serio. 

Percorrendo in punta di piedi il lungo corridoio del dormitorio, con il cuore che perdeva un battito ogni volta che le rotelle del suo trolley stridevano più rumorosamente del previsto a contatto con il pavimento lucido di cera, raggiunse il più in fretta possibile l'entrata secondaria de "L'Angolo Divino", l'area del convento attraverso la quale era notoriamente più facile sgattaiolare via senza dare nell'occhio.  
Non era di certo la prima volta che sfruttava quella via di fuga per filarsela alla chetichella sotto il naso delle suore, ma d'altro canto dubitava che, alle quattro scarse del mattino, qualcuno si aggirasse già ben sveglio e pimpante per il convento. 
Forse fu proprio a causa di questa ingenua convinzione che, quando la tonante voce di Suor Angela la raggiunse all'improvviso alle spalle, sobbalzò così tanto che il trolley quasi le scivolò via dalla mano, rischiando di crollare di schianto ai suoi piedi. 

"C'avrei scommesso che eri tu!" sibilò Suor Angela con un accentuato tono accusatorio, puntandole il dito indice dritto contro il petto "Non starai mica riprendendo le tue vecchie abitudini, vero Azzurra? Lo sai che qui al convento ci sono delle regole da rispettare...non puoi andartene in giro alle quattro del matt-..." 

Quell'irruento fiume di parole s'interruppe bruscamente, non appena lo sguardo di Suor Angela avvistò l'inconfondibile e familiare sagoma del trolley di Azzurra, strategicamente semi nascosto dietro la schiena della ragazza.  

"...e quello?" le domandò prontamente, il sopracciglio pericolosamente inarcato "Tu non stavi rientrando, dico bene? Tu te ne stavi andando via! Azzurra, sono le quattro e un quarto del mattino...si può sapere dove avevi intenzione di filartela a quest'ora? E perché quel trolley, poi? Non dirmi che volevi scappare!"

"Ma che scappare e scappare...Azzurra Leonardi non è mai - e dico MAI - scappata di fronte a niente e a nessuno, è chiaro?!" s'infiammò all'istante Azzurra, riservandole un'occhiata profondamente indignata ed offesa "Stavo partendo per Roma. Ecco, il mistero è svelato. Ora può anche smettere di fare Sherlock Holmes e tornarsene a dormire..."

"...è inutile che fai tanto la spiritosa, signorina!" la redarguì severamente Suor Angela, per niente decisa a mollare la presa "Guarda che ti ho vista prima con Margherita, quando ha annunciato a tutti la sua partenza per Boston. La tua migliore amica ti dice che ha vinto una borsa di studio all'estero e tu invece di congratularti con lei che cosa fai? La ignori o, peggio ancora, fai la sostenuta? Hai idea di quanto quel tuo atteggiamento possa averla ferita, Azzurra? Conosci Margherita almeno quanto me, dovresti immaginarlo! La verità è che da un po' di mesi non ti riconosco più..."

"Siamo almeno in due, allora" commentò Azzurra, caustica.

"Benedetta ragazza..." sospirò Suor Angela quasi con rassegnazione "...mi dici perché vuoi partire per Roma? Si tratta forse di Guido? Hai deciso di parlargli?"

"No, Suor Angela, non ho ancora deciso niente e questo suo continuo mettersi in mezzo in questa faccenda non mi rende di certo le cose più facili!" la rimbeccò bruscamente Azzurra, avanzando di un'altra manciata di passi verso l'uscita "Senta, lo so che lei lo fa soltanto per il mio bene, e la ringrazio, ma io qui sto impazzendo e ho bisogno di allontanarmi per qualche giorno...ho bisogno di vedere Guido, di stare con lui...DA SOLI..."

"Mi auguro davvero che tu sappia quello che stai facendo, Azzurra" ribatté a quel punto Suor Angela con tono mesto, pur consapevole di aver fatto del suo meglio a dispetto dei risultati a dir poco insoddisfacenti "Spero sempre che l'amore del Signore possa guidare il tuo cuore verso la decisione più giusta...lo spero per te, per Guido e soprattutto per Davide. Una famiglia non si costruisce solo su un legame biologico di sangue e voi tre ne siete l'esempio. Qualunque cosa tu decida di fare della tua vita d'ora in poi, non dimenticare mai che le tue scelte ricadranno sempre sulla tua famiglia..."

Poi, senza aggiungere altro, si allontanò rapida in direzione dell'ingresso dei dormitori, svanendo in un istante oltre la soglia e lasciando Azzurra ad osservarla da lontano, più confusa di quanto non fosse stata in precedenza.  

[ Roma - Sheraton Hotel - Ore 6.15 a.m. ] 

Se qualcuno gli avesse domandato quale fosse stato il servizio di sveglia più efficente tra tutti gli alberghi del mondo in cui aveva alloggiato, di certo quello dello Sheraton Hotel della Capitale d'Italia avrebbe ricevuto una menzione speciale. 
Più preciso di un orologio svizzero!
Sveglia alle 6.15, colazione alle 6.45 e l'agghiacciante prospettiva di trascorrere un'intera giornata tra convegni, incontri di lettura e circoli di discussione di gruppo, condita da un'altra generosa manciata di buonismo e lecchinaggio gratuito che  personalmente, avrebbe scambiato con gioia con una full immersion di shopping selvaggio in compagnia di Azzurra. 

Chissà, forse era stata l'influenza dell'insofferenza accademica di Azzurra ad averlo contagiato, o semplicemente era stato lui ad essersi man mano allontanato da quel mondo che un tempo si era dilettato ad incastrarlo tra i suoi scomodi ingranaggi fin quasi a soffocarlo, fatto sta che la sua capacità di sopportazione aveva quasi raggiunto il limite massimo in quei giorni...e la cosa peggiore era che ne mancavano ancora due alla fine dell'evento. Affiancata a quella pessima prospettiva, perfino la vita al Convento degli Angeli assumeva di colpo connotazioni quasi idilliache.
E questo la diceva parecchio lunga a riguardo! 

Avvolto in quella spirale di nostalgica malinconia, allungò un braccio verso il comodino e afferrò il cellulare, scorrendo la rubrica fino al numero di Azzurra. Probabilmente lo avrebbe odiato a morte per averla svegliata all'alba, ma poco importava...
Avrebbe trovato il modo giusto per farsi perdonare. 
Aveva bisogno di parlare con lei, di sentire la sua voce.

‹ Il numero della persona chiamata non è al momento raggiungibile, la invitiamo a riprovare più tardi. Grazie. ›

Ennesimo buco nell'acqua. 
Sbuffando rumorosamente, lanciò il cellulare tra le lenzuola e in uno slancio di stizza si sollevò a sedere sul materasso, puntando prontamente i piedi fuori dal letto. Strano ma vero, lontano dal calduccio delle coperte, la freschezza mattutina di quell'alba romana non faticava a serpeggiare indomita fin sotto pelle, regalandogli un primo assaggio di Roma in piena veste autunnale. 
In punta di piedi, tra uno sbadiglio e l'altro, raggiunse l'ampia finestra che troneggiava al centro del locale e ne spalancò completamente le ante, permettendo ai primi raggi del sole di prendere pieno possesso della stanza. 
Per fortuna aveva accettato lo scambio di camera con quella testa di legno dell'avvocato Misseri, altrimenti tutto quel ben di Dio sarebbe andato miseramente sprecato agli occhi di quel viscido borghesuccio in piena crisi ormonale per l'ennesima sbandata del mese. 

La vista panoramica di Roma illuminata dalla luce dell'alba rientrava senza alcun dubbio tra le cose più belle che avesse mai visto nella sua vita, e sì che aveva viaggiato parecchio nel corso della sua carriera d'insegnamento! 
Posando lo sguardo sul magnifico panorama che si stendeva davanti ai suoi occhi, si ritrovò a pensare a quanta antica meraviglia si nascondesse tra quei vicoli pre-cristiani e quei monumenti intrisi di millenni di storia che ormai erano entrati nella leggenda della cultura occidentale...e inevitabilmente il suo pensiero guizzò verso Azzurra e Davide.
Quanto avrebbe voluto essere lì con loro!  

[ Intanto al Convento degli Angeli...]

"Ma perché Azzurra non mi ha salutato prima di partire?" 

Il tono mesto e carico di delusione di Davide esprimeva in pieno tutto il suo rammarico per quell'inspiegabile "fuga notturna" di Azzurra, ma Suor Angela non si lasciò abbattere. Certo, Azzurra aveva scelto come al solito la strada più complicata e controversa per affrontare la situazione, ma forse questa volta non aveva poi tutti i torti. Determinate questioni richiedevano la giusta tempistica e l'ambiente adeguato per poter essere affrontate nel modo migliore possibile e, negli ultimi tempi, Azzurra non aveva fatto altro che combattere da sola contro se stessa e contro le proprie paure, senza mai trovare il coraggio di appellarsi al supporto di Guido, e la sua innata testardaggine l'aveva portata sull'orlo di un pericoloso baratro, rischiando di mettere nuovamente in crisi il suo rapporto. 
Per questo l'aveva lasciata andare. 
Stavolta sembrava ben decisa ad andare fino in fondo in quella storia e, avendo una certa familiarità con l'entità dei suoi tormenti interiori, immaginava quanto questo dovesse esserle costato. 
La sua fuga non era un atto di resa, bensì un atto di coraggio. 

"Azzurra ti vuole molto bene, tesoro, lo sai" si rivolse teneramente al bambino che, suo malgrado, non poté fare a meno di annuire debolmente "Sta solo attraversando un periodo un po' difficile e vuole capire da sola come uscirne senza affidarsi al prossimo...la conosciamo tutti Azzurra, no? Non sarebbe disposta a chiedere aiuto neppure se avesse una freccia indiana ficcata tra le spalle, è la sua indole da "principessa guerriera". Tutto merito del notaio Leonardi e della sua inesistente carica affettiva, immagino. Ma qualcosa mi dice che, forse, questa sarà la volta buona..."

Pronunciò queste parole più come una sorta di autoconvincimento rivolto a se stessa, ma tanto bastò a calamitare l'attenzione del piccolo Corsi. 

"...la volta buona per che cosa?" intervenne il bambino, aggrottando la fronte in un'espressione a metà tra il perplesso e l'inquisitorio che sembrava portare su di sé l'impronta di Guido. 

Più cresceva, più somigliava in tutto e per tutto a suo padre. 

"Niente di importante, Davide, sono cose da grandi" tagliò corto Suor Angela, limitandosi a carezzargli teneramente la nuca con fare materno. 

Ma il piccolo Davide non accennò a voler mollare la presa. 
Tutt'altro. Ritornò immediatamente all'attacco, e stavolta con maggior determinazione.

"Ormai ho quasi dieci anni e non sono più un bambino!" la rimbeccò con fare polemico, incrociando le braccia al petto in un chiaro segno di protesta "L'ho capito anche io che Azzurra e papà hanno dei problemi...ma non è questo il punto. Da un po' di tempo Azzurra mi tiene sempre a distanza e, anche quando passa del tempo con me, è come se le dessi fastidio. Ho provato a capire, ma non ci riesco. Suor Angela, per favore, almeno tu dimmi la verità! Si è già stancata di farmi da mamma?"

Al sentir pronunciare quelle parole, Suor Angela avvertì un'improvvisa e dolorosa stretta al cuore e non riuscì proprio a reprimere l'impulso di stringerlo forte a sé. Davide si era sempre dimostrato molto forte, coscienzioso e maturo, forse più di quanto chiunque si sarebbe aspettato da un bambino della sua età, e vederlo soffrire in quel modo le spezzava letteralmente il cuore.
Non si trovava di certo nella posizione giusta per poter rompere il sigillo di segretezza che Azzurra le aveva imposto, ma in qualche modo si sentiva in dovere di rassicurarlo. Di fargli sapere che era amato e desiderato...soprattutto da Azzurra. 

"Vieni qui accanto a me, tesoro..." lo incoraggiò, facendogli un po' di spazio sulla sedia perché vi prendesse posto "...devi capire che, a volte, noi adulti ci ritroviamo a non sapere bene come gestire i nostri problemi e questo ci porta spesso a far ricadere lo stress e i nostri malumori su chi ci circonda. Specialmente sulle persone a cui vogliamo più bene, quelle che sono disposte a rimanere al nostro fianco anche di fronte alle difficoltà o ai nostri repentini cambi d'umore...le mettiamo alla prova, le usiamo come strumento di sfogo - a volte perfino ingiustamente - e talvolta, così com'è accaduto ad Azzurra, finiamo per allontanarci da loro. Azzurra ti ama profondamente, Davide, come non credo che abbia mai amato nessuno...tu e tuo padre siete tutta la sua vita e, qualunque cosa accada, non devi dubitare di questo neppure per un solo istante...mai..."

"Sei proprio sicura che non si sia stancata di me?" incalzò ancora Davide, puntando esitante i suoi grossi e teneri occhi scuri su di lei, quasi a volerle scrutare dentro alla ricerca della verità "Quando la mia mamma è morta, ho pensato che mi sarei sempre sentito solo. Ma grazie ad Azzurra è stato un po' come avere ancora una mamma, e anche se con Rosa mi trovo molto bene...beh...lei mi manca. E vorrei mancarle un po' anche io..."

Suor Angela si lasciò andare ad un tenue sorriso carico di tenerezza. 
Quel bambino riusciva sempre a scaldarle il cuore. 

"Vedrai che entro stasera ti chiamerà e ti ripeterà mille molte che le manchi tantissimo!" lo rassicurò poi, stampandogli un dolce bacio sulla fronte. 

"Tantissimissimo?" incalzò lui, il faccino triste e malinconico finalmente illuminato da un accenno di sorriso. 

"Tantissimissimo" confermò Suor Angela, ammiccandogli con complicità.  


[Roma - Sheraton Hotel - Ore 12 a.m.] 

"No, mi scusi, forse lei non ha capito la gravità della situazione...io DEVO vedere urgentemente il professor Corsi. Non posso aspettare!"

La voce di Azzurra salì man mano di tono ad ogni parola, attirando sempre di più l'attenzione dei clienti erranti che si aggiravano per la hall semideserta dell'hotel, diretti alle proprie stanze private o alle sale riservate agli eventi del convegno.  
La biondina seduta dietro il bancone dell'accoglienza le rivolse un'occhiata di sufficienza, continuando imperterrita a masticare con disgustosa platealità la sua chewing gum di un acceso color porpora.  

"Le ho già spiegato che il professor Corsi ha richiesto di non essere disturbato" biascicò infine con tono vagamente seccato, tornando poi a rivolgere la più completa attenzione allo smalto color cachi con il quale si stava già destreggiando all'arrivo di Azzurra "Se ci tiene così tanto ad incontrarlo, però, può provare a fare un salto all'aperitivo delle 18 che si terrà nella Sala Grande e al quale dovrebbero prendere parte tutti gli ospiti del convegno...per quell'ora dovrebbe aver finito qualunque cosa stia facendo e con /chiunque/ la stia facendo..."

A queste parole, il sopracciglio di Azzurra s'inarcò verso l'alto e le sue guance si tinsero di una pericolosa sfumatura di rosso. 

"...chiedo scusa?" fece brusca, rivolgendole uno sguardo che avrebbe incenerito chiunque "Sta, forse, insinuando che il professor Corsi si stia intrattenendo in camera con qualcuno?" 

La ragazza all'altro capo del bancone la fissò sbigottita, quasi fosse una specie di mostruoso alieno sceso in Terra.

"Beh, carina, non so come funziona sul tuo pianeta, ma qui di solito quando le persone puntualizzano certe cose il senso del messaggio è proprio quello!" ribatté poi, con un tono da maestrina che mandò Azzurra letteralmente fuori di testa. 

"Ascoltami bene, Barbie Cretina..." la redarguì Azzurra con epsressione a dir poco furente, protendendosi verso di lei attraverso il bancone al punto da arrivare quasi a sfiorarle la fronte "...si da il caso che il professor Guido Corsi sia il MIO fidanzato. Ti è chiaro il concetto? Ti assicuro che in questo momento non sono molto lucida e questo gioca a tuo sfavore, perciò adesso chiudi la bocca, fai una bella ricerca sul tuo bel computerino da secchiona e mi dici qual è il numero della sua stanza. Poi puoi anche ritornare al tuo incantevole smalto color cachi...bleah, orrore e raccapriccio..."

"Ma io non poss--..."

"Ti sto per mettere le mani addosso." 

Evidentemente la minaccia di un'aggressione fisica suonò abbastanza convincente alle orecchie della ragazzetta, perché immediatamente si rizzò con la schiena sulla sua bella poltrona in pelle e, senza più proferire una sola parola, cominciò a digitare rapida qualcosa sulla tastiera.
Qualche istante di ricerca nel ricco database dell'Hotel e il foglietto con le informazioni richieste si materializzò dal nulla tra le mani di Azzurra. 

"Sei stata sorprendentemente utile" la ringraziò a suo modo Azzurra e, prima di inoltrarsi a passo spedito attraverso il corridoio dell'ala ovest, le rivolse un sorrisetto malizioso sussurrandole malignamente "Comunque fossi in te mi libererei il prima possibile di quello smalto...il color cachi non lo mette più neanche mia nonna!"

Mentre percorreva in lungo e in largo i silenziosi corridoi dell'hotel alla ricerca della camera di Guido, cercò di togliersi dalla mente le parole pronunciate da quella biondina. No, Guido non l'avrebbe mai tradita. 
Non in un modo così squallido. Non era proprio il tipo. 
Era escluso. Impossibile. 
Eppure quella perfida vocina nella sua testa — che ricordava tremendamente quella della sua amica Cami — continuava a ripeterle che non era poi una prospettiva così assurda e che capitava a moltissime coppie di doversi confrontare con un tradimento. 
La distanza in una relazione non facilitava mai le cose e Guido a Camerino era sempre circondato da colleghe e studentesse affascinanti e brillanti a livelli per lei a dir poco irraggiungibili.
Insomma, le tentazioni non gli mancavano.
Possibile che qualche mese lontano da casa gli avesse fatto già dimenticare tutto ciò che avevano condiviso insieme? 

Finalmente, dopo molto vagare, la trovò. 
Stanza 368. 
Era già pronta a scagliare con enfasi le nocche contro la porta per palesare la sua presenza, quando qualcosa le bloccò il cuore in petto, mozzandole di colpo il respiro. Una voce decisamente femminile — e dal tono anche piuttosto divertito — proruppe all'improvviso dall'interno della stanza "incriminata", sghignazzante ed acuta come quella di un'oca starnazzante. Si accostò meglio all'uscio per riuscire a cogliere qualche stralcio della conversazione, ma quella dannata porta sembrava a dir poco insonorizzata...magari lo era per davvero. 
Ma un piccolo illuminante dettaglio riuscì a carpirlo. 
Il modo in cui quella donna rideva, quel suo fare smaliziato e confidenziale, denotava un certo grado d'intimità tra loro...quel genere d'intimità che mai avrebbe addossato a Guido. Il SUO Guido. 
Poi ecco arrivare il colpo di grazia definitivo. 

« ...avevi promesso che le avresti parlato appena tornato a casa e invece dobbiamo ancora incontrarci così, di nascosto, come due ladri nella notte. Ha il diritto di sapere che ormai appartieni ad un'altra...che il tuo cuore adesso è solo /mio/... » 

Il cuore di Azzurra cominciò a scalpitare così selvaggiamente nel petto, che temette quasi che perfino quei due potessero sentirlo battere. 
Distrutta e con le lacrime che ormai le annebbiavano la vista, si allontanò di corsa lungo il corridoio, dirigendosi nella direzione opposta, decisa a lasciarsi alle spalle quel posto orribile il più velocemente possibile. 
Ancora non riusciva a crederci, non poteva essere vero. 
Non poteva averla tradita. 
Eppure lo aveva visto con i suoi occhi. 
Quella era la SUA stanza, era registrata ufficialmente a suo nome. 
Nessun errore, nessuna dubbia omonimia. 

Non appena si richiuse con violenza lo sportello della macchina alle spalle, un'irrefrenabile ondata di disperazione la investì da capo a piedi, rendendo la consapevolezza di quella rivelazione ancor più devastante. Con la testa reclinata contro la parte superiore del sedile, si abbandonò ad un pianto liberatorio, lasciando che le lacrime le inondassero il volto, inesorabili e silenziose, i battiti accelerati del suo cuore che le rimbombavano così forte nelle orecchie da annullare qualsiasi altro rumore circostante. 

Senza indugiare oltre, accese il motore e lasciò che l'auto scivolasse rapida in direzione del casello autostradale.
Il cielo plumbeo e carico di imponenti ammassi nuvolosi  minacciava un imminente temporale, perciò doveva sbrigarsi a raggiungere Fabriano.
In quel momento non desiderava altro che rinchiudersi in convento il più in fretta possibile e scomparire nella sua stanza per un mese o due, senza vedere o sentire anima viva. 

"Maledetto amore, maledetto Guido...maledetti tutti gli uomini!" imprecò a raffica colpendo con veemenza il volante che stringeva tra le mani, la rabbia che le montava pericolosamente dentro ogni volta che il pensiero tornava a quella dannata stanza d'hotel.

E fu proprio mentre la radio diffondeva a tradimento un vecchio brano romantico degli 883, accompagnato da quella battente e fitta pioggerellina autunnale che picchiettava ritmicamente sui vetri, che decise di chiudere la questione "Guido Corsi" una volta per tutte.
La vecchia Azzurra si sarebbe limitata ad inviargli qualche sterile sms carico di anonimi insulti, ma il tradimento di Guido meritava una conclusione decisamente più incisiva. Memorabile. Così, dopo aver infilato alla svelta una mano nella tasca interna del cappotto, estrasse il cellulare ed avviò la chiamata al numero di Guido. Quasi all'istante, partì il messaggio automatico della segreteria. 
Poco male, in quel momento non aveva proprio voglia di sentire la sua voce. 

                                                                         - Messaggio in segreteria -
 
“E' la prima volta che faccio una cosa simile, perciò non ho idea di cosa dire...beh, sappi che non ti dirò niente più di quello che meriti e voglio che sia chiaro: questa sarà l'ultima volta che avrai la mia attenzione. Io e te abbiamo chiuso. 
Come hai potuto farmi questo? Non hai avuto neppure il coraggio di dirmi la verità, ho dovuto scoprirlo per caso, grazie a quella receptionist ancora più cretina di me! Ma stai tranquillo, ho capito. L’ho capito che non mi vuoi più. Ti lascio libero, Guido…ritieniti ufficialmente sciolto da ogni legame con la sottoscritta. Puoi riferire il messaggio anche alla tua adorabile ochetta starnazzante. Direi che ci siamo già presi in giro abbastanza, no? Ti auguro una vi--…”


Il cellulare le scivolò bruscamente via dalle mani. La Ford Escort color blu metallizzato si era materializzata dal nulla davanti ai suoi occhi, invadendo contromano e a gran velocità la sua stessa corsia di marcia. In un rapido guizzo di riflessi, Azzurra riuscì a sterzare bruscamente per evitare l'impatto diretto con l'altra vettura, ma le ruote scivolarono a tradimento sul fondo bagnato di pioggia della strada, scagliando inesorabilmente la sua auto da un lato. 
Lo schianto che ne seguì fu paurosamente violento.
Poi fu solo il buio. 
E il silenzio. 




ANGOLO DELL'AUTORE: Zan Zan ZAAAN! Eh, io vi avevo avvisati...e adesso? Che si apra ufficialmente la votazione: ce la farà o non ce la farà? E cosa accadrà tra lei e Guido? E quale segreto era pronta a rivelargli prima della catastrofe? Lo scopriremo solo vivendo... alla prossima! 

P.S. L'incipit musicale di questo capitolo è tratto da "Lo strano percorso" di Max Pezzali. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 - Stay ***


                                             Capitolo 5 - Stay 

"So change your mind
And say you're mine.
Don't leave tonight
Stay."


[Ospedale di Fabriano - Sala Operatoria]

"La pressione sta calando rapidamente, Dottore..."
"Dannazione, ha l'addome duro come un masso!"
"Emorragia interna?"
"Temo di sì. Dobbiamo intervenire immediatamente, o rischia uno shock emorragico..."
"Avverto i suoi parenti? Stanno aspettando notizie in sala d'attesa"
"Sarà meglio che li prepari al peggio, Elsa. Qui ci vuole davvero un miracolo!"
"E' una fortuna, allora, che con loro ci sia anche una suora..."

___________________________________________________________________________________________________________________________

La fatidica telefonata li aveva raggiunti poco dopo le tre del pomeriggio, mentre erano ancora tutti riuniti all'Angolo Divino per l'irrinunciabile pausa caffé post-pranzo. L'infausto ruolo di "ambasciator porta pene" del gruppo era toccato alla povera Suor Costanza, logisticamente più vicina alla postazione telefonica e dunque la prima persona ad aver risposto alla chiamata della polizia. 
Neanche a dirlo, la povera donna aveva rischiato seriamente di fare "zac" quando la voce del poliziotto aveva accennato ad un grave incidente d'auto, accostando a quella terribile notizia il nome di Azzurra.
La LORO Azzurra. 

Tempo cinque minuti ed erano già tutti a bordo del pulmino di Suor Angela, diretti al vicino ospedale di Fabriano, dove Azzurra era stata trasportata urgentemente dall'ambulanza che l'aveva soccorsa sul luogo dell'incidente. 
Durante l'intero tragitto che separava il convento dall'ospedale, nessuno dei presenti aveva osato aprire bocca, troppo preoccupati (o forse troppo spaventati) all'idea di ciò che avrebbero potuto trovare al loro arrivo. Rosa non si era staccata un solo istante dalla mano di Margherita, gli occhi di entrambe visibilmente arrossati e colmi di lacrime trattenute, mentre Davide si era impegnato ininterrottamente per riuscire a raggiungere telefonicamente Guido...purtroppo senza ottenere risultati. 

Oltrepassata la soglia dell'ospedale, la situazione non era affatto migliorata.                              
Non una sola anima in quel posto era stata in grado di fornire aggiornamenti utili sull'incidente o sullo stato di salute di Azzurra e, punto peggio, tutti gli agenti della polizia locale coinvolti nelle indagini risultavano impegnati altrove e non li avrebbero raggiunti prima di qualche ora. 

"Ma quand'è che si decideranno a dirci qualcosa?!" sbraitò improvvisamente Nina, scattando in piedi neanche l'avessero catapultata a forza giù dalla sedia della sala d'aspetto del Pronto Soccorso "E' più di un'ora ormai che siamo seduti qui e nessuno si è ancora degnato di venire a darci notizie! E' assurdo!"

Erano le prime parole che pronunciava da quando avevano messo piede in ospedale e, a giudicare dallo sguardo di fuoco rivolto ad un paio d'infermiere di passaggio, doveva aver quasi raggiunto il limite massimo di sopportazione. 

Suor Angela le fece segno di calmarsi. 

"So che sei preoccupata, Nina, lo siamo tutti" la redarguì con tono pacato "Margherita ha appena inviato un messaggio sul cercapersone di Carlo per chiedergli notizie...aspettiamo che sia lui a sondare il terreno con i medici e poi vedrai che ci farà sapere qualcosa. Dobbiamo solo avere un altro po' di pazienza. E pregare che Azzurra stia bene..."

A queste parole, Davide saltò giù dalla sedia con un guizzo irritato e sfrecciò via attraverso il corridoio sotto lo sguardo interdetto di Suor Angela e delle altre ragazze. Ignorando volutamente i loro ripetuti richiami, proseguì la sua corsa senza mai rallentare o voltarsi indietro...almeno fino a quando le lacrime non gli annebbiarono così tanto la vista da costringerlo a fermarsi. 

Respirava affannosamente, le gambe pesanti come macigni e il sangue che gli pulsava nelle orecchie ad un ritmo preoccupantemente accelerato. Eppure non era quella fastidiosa sensazione a farlo star male.                                                     
La verità era che detestava gli ospedali. 
Odiava quel continuo via vai degli infermieri lungo i corridoi, quell'odore perenne di alcool e malattia che sembrava impregnare l'aria circostante e soprattutto detestava il modo in cui il dolore e la morte riuscivano sempre a penetrare dietro ognuna di quelle porte, pronti a scagliare il loro colpo di grazia. Accadevano sempre cose brutte e tristi alle persone ricoverate in ospedale e lui aveva perso già troppi cari per poter affrontare di nuovo tutto quel dolore. Prima sua madre, poi Emilio...quell'orribile posto sembrava più che mai determinato a separarlo dalle persone che amava! Il solo pensiero di perdere anche Azzurra, così come aveva perso sua madre, gli faceva venire voglia di piangere...o di prendere a pugni qualcosa. 

"Davide..." 

La voce di Suor Angela lo fece trasalire bruscamente.
Doveva averlo seguito fin lassù senza che lui se ne accorgesse.
Tipico di lei.
Tutti sapevano che le improvvisate a sorpresa rientravano proprio in quel genere di cose in cui Suor Angela mostrava un'invidiabile abilità, eppure in quel momento avrebbe preferito poter rimanere lì da solo ad inveire contro l'ingiustizia della vita ancora per un po'.
Con le dita serrate convulsamente attorno alla ringhiera, si voltò lentamente a guardarla, sforzandosi con tutto se stesso per riuscire a trattenere le lacrime. 

"...sto bene." affermò con decisione, reggendo fieramente il suo sguardo senza mai batter ciglio. 

Non voleva che lo vedesse piangere, e soprattutto non voleva che pensasse che fosse ancora così vulnerabile.
Non era più un bambino e non desiderava altro che poter essere d'aiuto in quel momento così difficile.
Soprattutto ora che suo padre era lontano. Chissà per quale strambo scherzo del destino, nell'esatto momento in cui il suo pensiero sfiorò Guido, il suo cellulare cominciò a vibrare energicamente nella tasca anteriore dei suoi jeans.
Gli bastò lanciare un rapido sguardo allo schermo del telefono per entrare nel panico. 

"E' papà!" esalò in un soffio, rivolgendo a Suor Angela un'occhiata agghiacciata. 

[ Intanto a pochi chilometri di distanza...]

Rivoli di sudore freddo gli scorrevano giù lungo le tempie, scivolando rapide attraverso la pelle fin sotto il colletto della camicia.
Erano ore ormai che guidava ininterrottamente, senza neppure fermarsi per prendere una bocca d'aria fresca o sgranchirsi le gambe.
Non poteva perdere altro tempo prezioso, doveva assolutamente raggiungerla...parlarle...CAPIRE.
Da quando si era imbattuto in quell'assurdo messaggio registrato da Azzurra sulla sua segreteria telefonica, non aveva fatto altro che pensare e ripensare a ciò che lei aveva detto, al tono della sua voce...ogni singola cosa suonava a dir poco incomprensibile alle sue orecchie.
Per dirla tutta, non riusciva proprio a capire di cosa accidenti stesse parlando! L'idea che potesse trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto avrebbe anche potuto sfiorargli la mente, se solo non avesse percepito dell'autentica sofferenza nella sua voce. 

Aveva già provato mille volte a richiamarla, ma il suo cellulare risultava continuamente staccato e, punto peggio, tra quelle sperdute strade di montagna quel dannato telefono che aveva acquistato a metà prezzo a Berlino riusciva a stento ad agganciare il segnale per non più di qualche minuto, mai tanto a lungo da potergli dare l'occasione di contattare il convento per chiedere notizie. 
Fu soltanto quando imboccò lo svincolo per Fabriano che il suo cellulare venne letteralmente inondato di notifiche di chiamate perse e messaggi di testo, chiaro segnale che finalmente la linea aveva ripreso a funzionare a pieno regime. 
Erano tutti da parte di Davide.                
Allarmato da tanta apprensione, si affrettò a contattarlo per saperne di più.              
Magari suo figlio sapeva che fine avesse fatto Azzurra. 

"Davide, che succede?" esordì con fare apprensivo, non appena la persona all'altro capo del telefono rispose alla sua chiamata "Il telefono aveva una ricezione pessima in mezzo alle montagne e ho ricevuto le notifiche delle tue chiamate soltanto adesso..."

"Guido..."

L'inaspettata voce di Suor Angela bastò a metterlo subito in allarme. 

"Suor Angela?" fece con una nota interrogativa nella voce "Come mai ha risposto lei al telefono di Davide? Lui sta bene? Gli è successo qualcosa?"

"Davide sta bene, stai tranquillo" lo rassicurò prontamente Suor Angela, ma qualcosa in quel suo tono di voce basso ed intermittente lasciava presagire l'arrivo di un preoccupante 'ma' a conclusione della sua frase "Abbiamo provato a contattarti per tutto il pomeriggio...è successa una cosa, Guido. Si tratta di Azzurra."

Ecco fatto, pensò Guido tra sé e sé,
Azzurra doveva aver spifferato ogni cosa sul  presunto tradimento, scatenando il panico generale al convento. 
Tipico di lei.

"Suor Angela, mi ascolti, Azzurra ha totalmente equivocato la situazione...io non ho fatto assolutamente niente e appena riuscirò a parlarle a quattr'occhi vedrà che risolveremo ogni cosa! Ancora cinque minuti e sarò finalmente al convento, poi potr--"

"Non siamo in convento, Guido" lo interruppe a quel punto Suor Angela.

"Che significa? Dove siete?" domandò lui, confuso. 

"Siamo all'ospedale di Fabriano" spiegò brevemente Suor Angela, aggiungendo altra ansia a quella che già provava "C'è stato un grave incidente stradale e Azzurra era--..."

Un lungo silenzio seguì le sue parole.

"...sarà meglio che ti sbrighi a raggiungerci qui, Guido. Ti spiegherò tutto di persona."

E mentre le prime ombre della sera cominciavano a calare silenziose sulle stradine semideserte di Fabriano, un solo orribile pensiero s'affacciò prepotente alla sua mente, rendendogli insopportabile perfino respirare. Già una volta nella sua vita era arrivato troppo tardi per dire addio alla donna che amava, e se solo fosse accaduto di nuovo... non se lo sarebbe mai perdonato. MAI. 

[Ospedale di Fabriano - Sala d'Aspetto]

Niente sembrava vivere o muoversi in quei freddi e silenziosi corridoi che separavano la sala d'aspetto dalla vicina sala operatoria.
Perfino i loro stessi respiri sembravano disperdersi silenziosi nell'aria, mescolandosi confusamente senza lasciare la minima traccia.
Si sentivano sospesi in una sorta di bolla di sapone, lontani da tutto e da tutti, circondati da un silenzio a dir poco irreale che non faceva altro che aggiungere ulteriore tensione a quella già presente. I loro sguardi si aggrappavano gli uni agli altri per riuscire a restare a galla tra le onde tumultuose di quell'inesorabile attesa, mentre la preoccupazione saliva vorticosamente ad ogni movimento delle lancette lungo il quadrante dell'orologio.
Erano le 18 quando finalmente Guido apparve in fondo al corridoio, la ventiquatt'ore che sballottolava selvaggiamente su un fianco ad ogni suo passo e l'espressione sconvolta di chi ha appena attraversato l'inferno pur di arrivare fin lì. 
Una metafora più che azzeccata vista la situazione. 

"Lei dov'è? Come sta?" esordì con il fiato corto, pallido ed agitato come non mai "L'avete già vista?"

Davide abbandonò all'istante la sua postazione e gli corse incontro, stringendogli le braccia attorno ai fianchi in una stretta serrata e disperata che suo padre ricambiò con affetto. Era evidente che ne sentivano entrambi un gran bisogno.  

"Quando siamo arrivati in ospedale, l'avevano già trasportata in sala operatoria perciò non siamo riusciti ad incrociarla neppure per un secondo" riferì Margherita con voce tremante, prendendo la parola prima di tutti gli altri "Ho mandato dentro Carlo per dare un'occhiata e raccogliere qualche informazione...ormai dovrebbe già essere di ritorno..."

"Ma si può sapere che cos'è successo?" 

"La polizia è stata piuttosto vaga al telefono, ma hanno parlato di un'invasione di corsia da parte di un altro veicolo" spiegò Suor Costanza, la sola tra tutti loro ad aver ascoltato il breve resoconto della polizia sull'incidente "Sembra che l'auto di Azzurra abbia sterzato bruscamente per evitare l'auto che aveva invaso la sua stessa corsia e che poi abbia slittato sull'asfalto bagnato di pioggia, e--..."

Il suo racconto fu però interrotto dall'improvviso sopraggiungere di Carlo nell'affollata sala d'aspetto.
Al suo fianco, un'infermiera bionda sulla cinquantina dall'aria piuttosto provata ma comunque giovanile. 

"Siete i parenti di Azzurra Leonardi?" li apostrofò quest'ultima con una nota d'incisiva professionalità nella voce. 

Il gruppo annuì silenziosamente. 

"Sono l'infermiera Elsa Ansaldi. Non vi mentirò, signori, la situazione di Azzurra è molto grave..." proseguì la donna, spostando alternativamente lo sguardo dall'uno all'altro "...le numerose lesioni interne provocate dal violento impatto hanno richiesto un intervento operatorio tempestivo e anche se per il momento siamo riusciti ad arginare l'emorragia addominale, temiamo che sia ancora troppo presto per dichiararla fuori pericolo..."

"L'operazione è terminata, dunque?" intervenne Margherita, impegnata come non mai a memorizzare il maggior quantitativo d'informazioni utili per riuscire a farsi un'idea chiara delle condizioni di Azzurra.

"Sì, l'operazione è terminata ed è riuscita perfettamente" confermò l'infermiera annuendo lievemente con la testa "Dovrà trascorrere questa notte in Terapia Intensiva, sotto continuo monitoraggio, e se domani mattina le sue condizioni generali saranno migliorate, allora verrà trasferita in reparto. In questi casi, la tempestività è tutto...non ci resta altro da fare che darle del tempo per riprendersi e sperare di essere stati--"

"Mi scusi, ma non capisco..." la interruppe bruscamente Guido, entrambe le braccia incrociate sul petto in un atteggiamento polemico "...ha appena detto che l'operazione di Azzurra è andata a buon fine, giusto? E allora perché non potete ritenerla fuori pericolo? Rischia ancora la vita? Se ci state nascondendo qualcosa, io--..."

L'infermiera si concesse un lungo momento di silenzio prima di rispondere.
Il Dr D'Antona si era raccomandato caldamente con tutti i membri della sua equipe affinché nessuno divulgasse ulteriori notizie cliniche sulla paziente prima di aver costruito un quadro sufficientemente completo della situazione e rispondere alla domanda di quell'uomo avrebbe potuto portarle un bel po' di guai, questo era poco ma sicuro. Ma doveva pur dirgli qualcosa. 

"Non posso riferirle più di questo, mi dispiace" disse alla fine, con manifesta seppur tenue vergogna "Ciò che posso dirle, però, è che al momento attuale sono le condizioni del bambino a preoccuparci...molto più di quelle della madre."

Sei paia d'occhi virarono con evidente sconcerto in direzione di Guido, alla ricerca di una diretta conferma da parte sua...che però non arrivò. 
Pallido come un cencio e con il corpo rigido ed immobile come quello di uno stoccafisso, Guido non sembrava più neppure in grado di respirare autonomamente. Si sentiva stordito e confuso, come se qualcuno lo avesse appena ficcato in una centifuga gigantesca, shakerandolo a volontà. Quell'involontaria - e decisamente inaspettata - rivelazione dell'infermiera continuava a ronzargli nella testa, ancora e ancora, mentre mille domande si addensavano rapide tra i suoi pensieri. Non riusciva a pensare ad una sola ragione plausibile per nascondergli una simile notizia, eppure era accaduto. 

"La gravidanza..." bisbigliò infine, riuscendo a malapena ad emettere un fiato "...a che punto è la gravidanza?"

L'infermiera si schiarì la voce, in evidente imbarazzo per l'accaduto.  

"Almeno otto settimane" 

"Otto settimane" ripeté Guido, passandosi nervosamente una mano tra i capelli "Ma perché Azzurra non me l'ha detto?"

La sua domanda rimase sospesa nell'aria, senza ottenere alcuna risposta.
Ma d'altronde nessuno dei presenti avrebbe potuto dire qualcosa di utile...o almeno questa era la convinzione generale. 

"Angela, tu ne sapevi qualcosa?" soggiunse d'un tratto Suor Costanza, concentrando improvvisamente l'attenzione di tutti sulla sua consorella, divenuta sospettosamente silenziosa dopo la "grande rivelazione". 
Con aria indubbiamente colpevole, Suor Angela abbassò rapidamente lo sguardo, evitando di incrociare quello accusatorio di Guido. 

"Lei sapeva...sapeva ogni cosa e non mi ha detto niente!" la accusò bruscamente il giovane avvocato, il tono di voce inasprito che preannunciava fulmini e saette. 

"Non era mio compito, Guido" ribatté Suor Angela, sulla difensiva "L'ho aiutata a fare chiarezza nel suo cuore, questo sì, ma il resto del lavoro toccava a lei. Sai bene quanto fosse difficile per lei affrontare l'argomento 'figli', ma Azzurra voleva venire a Roma da te per raccontarti tutto...aveva solo bisogno di un po' di tempo per riflettere e abituarsi all'idea del bambino...non aveva alcuna intenzione di ferirti, Guido."

"E' per questo che detesto le bugie!" ruggì Guido, furente, colpendo la parete alle sue spalle con un possente calcio "Se solo mi avesse raccontato tutto, io non avrei mai partecipato a quello stupido convegno, lei non sarebbe stata costretta a raggiungermi a Roma e non si sarebbe creato quel dannato malinteso che--..."

"Ma di quale malinteso stai parlando?" lo interruppe Nina con espressione dubbiosa. 

"Azzurra crede che io l'abbia tradita con una mia collega" tagliò corto Guido, un sorriso amaro stampato sulle labbra "Mi sembra tutto così assurdo...non riesco ancora a crederci..."

E pensare che, fino a poche ore prima, la prospettiva di affrontare un ennesimo scontro verbale al vetriolo con Azzurra rappresentava la sua paura più grande. Ora invece avrebbe preferito poter litigare con lei all'infinito, piuttosto che starsene lì con le mani in mano, sperando di non perderla per sempre.  

"Quando sono rientrato in albergo verso l'ora di pranzo, la receptionist mi ha riferito che una ragazza mora, piuttosto esuberante e ben poco accomodante, era venuta a cercarmi e che lei l'aveva indirizzata alla mia stanza...il problema è che la sera prima avevo scambiato la stanza registrata a mio nome con quella di un mio collega che voleva intrattenersi privatamente con la sua nuova fiamma. Non so che cosa Azzurra abbia visto o sentito lì dentro, ma qualunque cosa fosse, deve aver pensato che ci fossi io in quella stanza, con quella donna...e così..."

"Oh, Signore Benedetto..." esalò Suor Angela, portandosi le mani al petto in un gesto di sincera preoccupazione. 

"...mi ha lasciato un messaggio sulla segreteria del cellulare dicendo che tra noi era finita per sempre, che mi lasciava libero e quando l'ho ascoltato ho cercato in ogni modo di contattarla per spiegarle l'equivoco, ma non mi ha mai risposto! Era così furiosa e...ferita. Non l'avevo mai sentita così! E' tutta colpa di quello stupido convegno...non avrei mai dovuto lasciarla qui da sola, avrei dovuto capirlo che qualcosa non andava...avrei dovuto--"

"Non è colpa tua, Guido"
intervenne Margherita, posandogli una mano sulla spalla in un gesto di conforto "Certe cose nella vita avvengono anche quando non vorremmo e spesso sono fuori da ogni nostro controllo...io lo so bene. Azzurra ti ama e lo dimostra il fatto che abbia guidato da sola fino a Roma soltanto per raccontarti del bambino. Avrebbe potuto aspettare il tuo ritorno, ma ha deciso di farlo subito...e se la conosco bene, non vedeva l'ora di dirtelo! Ora non pensare a quello che è stato, o al motivo per cui non te l'ha detto subito...pensa solo a lei e al bambino. Stalle vicino e parlale...voi potete ancora ripartire da zero, Guido. Io non ho avuto questa fortuna con Emilio. Tutto il resto si risolverà con il tempo, devi credermi..."

Un terzo camice verde fece il suo trionfale ingresso nella sala d'attesa, calamitando l'attenzione dei presenti.
Emanava una possente aura di potere, quel genere di "importanza professionale" che spetta solo alle grandi menti.
L'infermiera gli riservò uno sguardo carico di reverenziale rispetto e si fece prontamentre da parte per lasciarlo interagire con il gruppo. 

"La signorina Leonardi è stabile, la stiamo trasferendo ora in Terapia Intensiva" li informò il chirurgo con tono austero e professionale, liberandosi con un gesto secco del camice operatorio che aveva indosso "Continueremo a monitorarla per tutta la notte e speriamo che la situazione generale migliori in breve tempo...soprattutto per il bene del bambino. I primi mesi di gravidanza sono sempre i più critici e l'incidente ha rischiato seriamente di danneggiare il feto. Dai nostri primi accertamenti non abbiamo riscontrato problemi, fortunatamente, ma non appena la paziente starà meglio, la sottoporremo ad un'ecografia di controllo più approfondita per accertarci che tutto vada bene e dissipare ogni dubbio. Probabilmente rimarrà priva di coscienza ancora a lungo a causa dei medicinali che le abbiamo somministrato, perciò non allarmatevi. Ovviamente, chiunque faccia parte della sua famiglia potrà--...

"Sono io la sua famiglia" s'intromise prontamente Guido, ancora prima che il medico potesse ultimare le classiche raccomandazioni di repertorio "...sono il padre del bambino" si affrettò poi ad aggiungere in risposta allo sguardo interrogativo lanciatogli dal chirurgo.

Fu sorprendente perfino per lui sentire quelle parole uscire dalla sua bocca. 
Per la prima volta da quando aveva appreso della gravidanza di Azzurra, riusciva realmente a vedere se stesso nei panni di padre di quel bambino e quel piccolo, semplice pensiero lo faceva sentire...bene.
Incredibilmente bene. 
Margherita aveva ragione. Certe questioni finivano solo con l'avvelenare il cuore e nient'altro.
Tutto quello che desiderava in quel momento era poter stringere la mano di Azzurra nella sua e sperare che lei e il bambino potessero riprendersi il prima possibile.
Il resto non importava. Non in quel momento. 




ANGOLO DELL'AUTORE: Ed eccoci arrivati finalmente al momento della "grande rivelazione"...il segreto che Azzurra ha custodito per tutto questo tempo. Una bella bomba, eh?!
Il confronto decisivo tra Guido ed Azzurra sta per arrivare...STAY TUNED! 

Le parole che accompagnano l'inizio di questo capitolo sono tratte dalla bellissima "Stay" degli HURTS. 



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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - I'll Keep You Safe ***


                                         Capitolo 6 -  I'll Keep You Safe 

"Don’t be, don’t be afraid
Our mistakes they were bound to be made
But I promise you I’ll keep you safe"


[Ospedale di Fabriano - Dipartimento di Terapia Intensiva] 

Leggera. Libera. 
Ecco come si sentiva in quel momento. 
Era una sensazione difficile da descrivere, come se improvvisamente tutti i problemi, la disperazione e i dubbi esistenziali che in quelle ultime settimane l'avevano tormentata, fossero scivolati via dal suo corpo abbandonandolo in uno stato di dolce oblìo. Eppure sentiva che qualcosa non andava. Una nota stonata in mezzo a tutto quel piacevole e spensierato benessere, un'assenza che le bucava dolorosamente il cuore. Si era lasciata andare all'ennesima illusione, inseguendo ancora una volta quella fanciullesca idea di "amore romantico e cavalleresco" che i film le avevano inculcato nella mente fin da bambina, e contro cui la vita non aveva mai perso l'occasione di schiantarsi con violenza fino a ridurla in amari brandelli.
Eppure con Guido c'aveva creduto. C'aveva creduto davvero.
Per la prima volta da quando era entrata a far parte del mondo reale, si era sentita genuinamente fiduciosa di se stessa e delle proprie capacità, certa di aver finalmente trovato il suo posto nel mondo e la persona giusta con cui poterlo condividere. Peccato che fosse bastato un singolo istante per portare alla luce quella facciata di perfezione e menzogne, rivelandone l'amara e crudele verità nascosta. I ricordi dell'accaduto presero a scorrerle di nuovo davanti agli occhi, come le immagini di un film proiettate nella sua mente, e il dolore riemerse più vivo ed acuto che mai.
La fuga in lacrime dall'hotel, la pioggia battente che picchiettava rumorosamente sul cofano accompagnando fastidiosamente i suoi rancorosi pensieri, il messaggio d'addio a Guido, poi i fari di quell'automobile apparsi dal nulla a qualche metro da lei, lo stridìo agghiacciante dei freni...e il terribile schianto.
Ricordava di aver provato dolore...e paura. Una paura indescrivibile.
Ma cos'era accaduto, poi? 

Provò ad aprire gli occhi, ma la luce che l'accolse era così intensa e bianca da suscitarle un istantaneo e pungente fastidio, spingendola a richiuderli in fretta. Non abbastanza velocemente, però, da impedire alla persona che sedeva accanto al suo letto di rendersi conto del suo risveglio. 

"Azzurra..."

La voce di Guido suonò ovattata e roca alle sue orecchie, quasi come un'eco distorta e sepolcrale proveniente da una distanza remota, e per un breve e folle momento si domandò perfino se non fosse tutto frutto della sua immaginazione. 

"...come ti senti?"

A quel punto, seppur con enorme fatica, Azzurra riaprì gli occhi.
Ogni singola parte del corpo le doleva terribilmente e perfino il contatto con le lenzuola le arrecava una sofferenza insopportabile, ma sentiva che era giunto il momento di affrontare la verità, una volta e per sempre, qualunque conseguenza essa avrebbe portato ad entrambi. Con estrema cautela, ruotò piano il volto terreo in direzione di Guido, le labbra serrate in un'espressione severa e risoluta. Ma non appena i suoi occhi incrociarono quelli di lui, appesantiti e segnati da un'evidente stanchezza, tutta la rabbia e il risentimento parvero quasi scivolarle via dal cuore.

"Cosa ci fai qui?" esalò in un guizzo d'impavido coraggio, rifuggendo volutamente il suo sguardo per non permettere ai sentimenti che provava per lui di confonderla e minare la sua risolutezza. 

Guido si lasciò andare ad una breve risata amara, gli angoli della bocca incurvati verso il basso quel tanto da conferirgli un'espressione dura ma vagamente triste. 

"Vuoi sapere che cosa ci faccio qui?" la rimbeccò con una nota vagamente polemica nella voce "Beh, vediamo...prima ho ricevuto un messaggio a dir poco folle sulla mia segreteria telefonica nel quale la mia fidanzata mi accusava di averla tradita e mi annunciava la sua decisione di voler troncare la nostra relazione. Poi mentre stavo raggiungendo in auto Fabriano per chiarire le cose, ho cercato Davide sul cellulare e Suor Angela mi ha riferito dell'incidente. Rischiando non meno di tre o quattro tamponamenti, sono arrivato qui in ospedale, con il cuore in gola, terrorizzato alla sola idea di poterti perdere, ed ecco arrivare a sorpresa sulle scene una perfetta sconosciuta che, come se nulla fosse, annuncia ai quattro venti che sto per diventare padre. Io non--... "

Un tremito improvviso lo costrinse ad interrompere la sua accorata declamazione per riprendere fiato.
Aveva provato e riprovato quel discorso innumerevoli volte nella sua mente, mentre era seduto lì accanto al letto di Azzurra in attesa che lei riprendesse finalmente conoscenza, eppure in quel preciso istante non riusciva proprio a ricordare quel che doveva dirle.
La sua mente sembrava essersi ridotta ad una "tabula rasa". 

"...sono qui per te, Azzurra..." concluse infine, allungando una mano sul lenzuolo per poter afferrare quella di lei, abbandonata stancamente sul suo grembo. 

Il tocco caldo e rassicurante della mano di Guido riuscì - seppur per un breve momento - ad oltrepassare le invalicabili mura di ghiaccio che gli eventi di Roma sembravano aver innalzato tra loro, arrivando a sfiorarle di nuovo il cuore come solo lui era in grado di fare. Un tempo le piaceva ironizzare sulla straordinaria capacità di Guido di riuscire sempre a liberarla da quel suo guscio di "megera viziata" per tramutarla in una "principessina dolce e premurosa" degna di un principe azzurro del suo calibro. Era bello poter pensare alla loro storia d'amore come ad una splendida favola divenuta realtà...peccato che poi il loro tanto agognato lieto fine si fosse andato a far benedire ancor prima di arrivare all'altare!

"Non voglio che tu rimanga insieme a me soltanto per il bambino" 

Azzurra quasi si stupì di come fosse stata in grado di pronunciare quella frase con un tono di voce tanto serioso e determinato, allo stesso modo di come si stupì di essere riuscita anche solo ad aprire bocca davanti a Guido dopo tutto quello che era accaduto tra loro. Il silenzio e il teso imbarazzo che seguirono le sue parole si protrassero, però, più a lungo di quanto lei fosse in grado di sopportare, mettendo seriamente a dura prova i suoi nervi già fin troppo suscettibili a causa degli ultimi eventi accaduti.

Poi Guido ruppe finalmente il silenzio e lo fece nel modo più inaspettato possibile...con una risata. 

"...che ti prende?" lo apostrofò debolmente Azzurra, assumendo un'espressione a dir poco sconcertata.

Il sorriso di Guido sfumò in una leggera smorfia divertita, mentre si chinava verso di lei per posarle un rapido bacio sulla fronte. 

"Perdonami...è solo che.." tentò di scusarsi, il tono di voce di colpo più affettuoso e rassicurante che in precedenza "...Azzurra, io stavo impazzendo lì fuori. Non sapevo se ti avrei più rivista, se sarei riuscito a veder nascere mio figlio, non sapevo neppure se fossi ancora viva oppure no...e l'unica dannata cosa a cui continuavo a pensare era quell'assurdo messaggio che mi avevi lasciato sulla segreteria telefonica..."

"Non c'è proprio niente di assurdo in quel messaggio, Guido" proruppe lei con tono indignato "Penso davvero quello che ti ho detto...ogni singola parola..."

"Ma vuoi lasciarmi finire di parlare, oppure no?" la zittì prontamente Guido "Possibile che non riesci a tenere a freno la lingua neppure mentre sei distesa in un letto d'ospedale?" 

E nell'esatto istante in cui pronunciò quelle parole, si rese conto di stare sorridendo.
La verità era una sola, innegabile: lui l'adorava così com'era.
Dispettosa, permalosa, viziata...Azzurra Leonardi era tutto questo e molto altro, nel bene e nel male.
Ma non avrebbe potuto sostituirla con nessun'altra donna sulla faccia della Terra, mai.
Perché nessun'altra lo avrebbe fatto sentire in quel modo.
Così...vivo. 

"La faccenda dell'hotel...non è come credi, si è trattato solo di un gigantesco equivoco!" le confidò infine, il pollice destro che accarezzava pigramente il dorso della mano di Azzurra disegnandovi una serie di cerchi infiniti, mentre gli occhi della ragazza si riempivano di lacrime "Avevo scambiato la mia stanza con quella di un collega per fargli un favore e--...insomma...la persona che si stava intrattenendo con quella donna, la voce maschile che hai sentito...non ero io. Non avrei mai potuto tradirti e mi dispiace tantissimo che tu abbia sofferto per qualcosa che non è mai accaduto. E' vero, riesci sempre a mandarmi fuori di testa e credo fermamente che tu sia la donna più snervante e frustrante che io abbia mai incontrato nella mia vita, ma...Azzurra...io non potrei mai amare nessun'altra come amo te."

Azzurra lo fissò in silenzio, con le guance rigate di lacrime e l'espressione stordita e confusa di chi ha appena ricevuto una gran bella botta in testa.

"Sono una cretina" mormorò poi, sfuggendo il suo sguardo con evidente imbarazzo "Guido, perdonami...ho combinato un casino. Di nuovo. "

Lui la guardò intenerito, gli occhi segnati dalla stanchezza e dalla preoccupazione, illuminati di un nuovo rinvigorente bagliore. Distesa in quel letto, pallida come una fragile bambola di porcellana, gli ricordava una tenera bimba smarrita in cerca di un posto sicuro in cui ripararsi per sfuggire ai mali del mondo. Azzurra ostentava continuamente quella facciata da implacabile ed algida "donna di ghiaccio", ma la realtà era ben altra...e forse lui era una delle poche persone al mondo in grado di superare quell'appannata patina di superficie per raggiungere la parte più profonda e genuina di lei.
Quella stessa parte che lui avrebbe voluto proteggere per il resto della sua vita, se solo lei gliene avesse data la possibilità.  

"E dimmi..." proruppe in un sussurro, stringendole con dolcezza la mano nella sua "...se ora ti chiedessi di sposarmi...?"

La sua domanda rimase sospesa nell'aria, in attesa, mentre sul volto di Azzurra si facevano strada una miriade di espressioni contrastanti.

"Guido, io non so che cosa..." cominciò a dire, ma lui la interruppe quasi all'istante.

"Dimmi solo di sì" le disse, piazzandole a tradimento sotto il naso un meraviglioso anello Bulgari con diamante di taglio classico e un'elegante montatura in oro platinato "Azzurra, siamo riusciti a combinare tanti di quei casini negli ultimi anni da porterci quasi scrivere un romanzo, ma nonostante i dubbi e i timori che ci siamo trascinati dietro per tutto questo tempo, di una sola cosa sono sempre stato sicuro...sei tu quella che voglio accanto a me, sei tu quella giusta. Lo sapevo tre anni fa e lo so adesso. Ti amo, Azzurra Leonardi, e prometto d'impegnarmi da oggi e per il resto della mia vita a renderti felice, magari regalandoti quel romantico lieto fine che tanto hai sognato fin da bambina...forse non sarà perfetto come quello in 'Pretty Woman', ma--"

"TU sei il mio lieto fine" soggiunse Azzurra, sporgendosi cautamente con il busto in avanti per catturargli le labbra in un lungo bacio. Era quella l'unica risposta in grado di contenere l'esplosione incontrollabile di emozioni che le stava facendo palpitare il cuore, l'unico modo che conosceva per riuscire ad esternare quel "sì" che avrebbe voluto urlare al mondo intero. 

[ Cinque mesi più tardi...al Convento degli Angeli ] 

Un tonfo sordo, seguito da un lungo ed acuto starnazzare di voci femminili in subbuglio che ricordava terribilmente quello di uno stormo di anatre in migrazione, preannunciò l'imminente ingresso di Suor Angela e delle ragazze nella stanza, dichiarando ufficialmente conclusa la loro tranquilla e solitaria pausa caffé pomeridiana per "soli uomini".   

"Guido, io ti avviso...se la tua iperattiva moglie non si decide a smetterla di sballottare quel pancione in giro per le vie di Fabriano, finisce che la lego al letto fino al giorno del parto!" esordì un'esasperata Suor Angela, crollando di peso su una delle sedie vuote della sala da pranzo.

Guido e Davide si scambiarono un'occhiata complice da un capo all'altro della tavola, trattenendo a stento un ghigno divertito. Negli ultimi tempi, quel tipo di scenette d'estro comico erano diventate di ordinaria amministrazione lì al Convento degli Angeli, soprattutto da quando Azzurra era entrata nei mesi "critici" della sua gravidanza, caratterizzati da umore altalenante, crisi di pianto improvviso e tutta una serie di assurde voglie che, in più di un'occasione, lo avevano spinto fuori dal letto nel bel mezzo della notte, costringendolo a girare in lungo e in largo per il paese alla ricerca di cibi d'ogni genere. 

"Se riesce a trovare un modo per farla stare buona, le prometto che recito il rosario serale insieme a lei in cappella per un mese intero!" esclamò Guido rivolgendo a Suor Angela un largo sorriso beffardo.

"La prendo in parola, avvocato?" lo sfidò lei per tutta risposta. 

Proprio in quel momento, Azzurra e il suo pancione generosamente bitorzoluto fecero il loro trionfale ingresso nell'Angolo Divino, scortati dalla povera Rosa, ormai sull'orlo di una vera e propria crisi di nervi a causa dei continui capricci di sua sorella. 

"Giù le mani, GATTAMORTA, sono incinta non zoppa!"

Con un guizzo sorprendentemente rapido, Azzurra riuscì a liberarsi dalla stretta serrata di Rosa attorno al suo braccio, riconquistando un equilibrio autonomo, seppur alquanto instabile. 

"...ancora con questa storia della gattamorta? Quand'è che la smetterai di chiamarmi così?" protestò animatamente Rosa, già
sul piede di guerra.

"Mai!" la rimbeccò Azzurra con una smorfia. 

"E' ufficiale..." sbottò a quel punto Rosa, profondamente indispettita "...sarai l'unica mamma al mondo ad essere più infantile del suo bambino neonato!"

"Beh, tanto meglio per lui che io sia così pazzesca, visto che si ritroverà già con una zia noiosa come nonna Belarda...non credi?" ricambiò acidamente Azzurra, per nulla intenzionata a lasciar perdere. 

"Te la faccio vedere io Nonna Belarda, ingrata che non sei altro!" 

"Seh, seh...paura mi fai!"

Nel tentativo di placare gli animi concitati delle due ragazze - ed evitare così che la lite esplodesse nel peggiore dei modi come accadeva sempre quando si trovavano a condividere la stessa aria per più di dieci minuti - Guido si alzò in fretta dal suo posto e andò loro incontro, sostituendosi a Rosa come supporto di Azzurra. 

"Ci penso io, ti ringrazio!" disse a Rosa con un sorriso che lei ricambiò, visibilmente sollevata "Perché adesso non le dai un po' di tregua?" aggiunse poi in un sussurro all'orecchio di Azzurra, circondandole saldamente la vita con un braccio per sorreggerla meglio.

"Mi innervosisce quando mi sta sempre tra i piedi, lo sai!" ribattè lei con fare polemico, aggrottando la fronte come accadeva sempre quando qualcosa la indispettiva "Sembra una piovra nana con quelle mani sempre addosso..."

"Ti sta attorno perché ti vuole bene...anche se ultimamente glielo stai rendendo parecchio difficile, eh!" le fece notare Guido, con un amorevole buffetto sulla guancia. 

Le sopracciglia di Azzurra s'inarcarono pericolosamente verso l'alto. 

"Ohi, marito, ma TU da che parte stai?" fece brusca, puntandogli il dito accusatore contro il mento. 

"Dalla vostra...sempre." si affrettò a rispondere Guido, facendo scivolare piano una mano sul pancione di Azzurra, acccarezzandolo con infinita dolcezza.

"Sei un gran ruffiano" gli sussurrò lei a fior di labbra, appoggiando a sua volta il palmo della mano sul pancione, le dita intrecciate con quelle di Guido. 

"E tu sei bella" rispose quest'ultimo, chiudendole poi la bocca con un bacio. 

Lì in piedi, l'uno al fianco dell'altra, con quelle due piccole fedi dorate che spiccavano sui rispettivi anulari a suggellare una solenne promessa d'amore senza tempo, si sentirono per la prima volta una famiglia. 
Una VERA FAMIGLIA



NOTE DELL'AUTORE: Ed eccoci arrivati alla fine di questo nostro breve viaggio in compagnia della truppa dell'Angolo Divino. Che dire? Le cose per i nostri ragazzi non sono finite poi così male, no? A testimonianza che, a volte, anche dalle cose negative si può tirar fuori qualcosa di buono. E chissà, magari un giorno potrei anche decidere di scrivere qualcosa sugli stralci di vita quotidiana di questa coppia dopo la nascita del piccolo Corsi. Grazie a chi mi ha seguita e a chi ha recensito la mia storia. A PRESTO!

Lo stralcio musicale che apre l'ultimo capitolo è preso dal brano "I'll Keep You Safe" degli Sleeping At Last.  

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