Con costanza, impegno, energia e passione

di Rinalamisteriosa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Infanzia ~ Pieno di graffi ***
Capitolo 2: *** Adolescenza ~ Fratello maggiore ***
Capitolo 3: *** Maturità ~ Amico e collega ***



Capitolo 1
*** Infanzia ~ Pieno di graffi ***


Nick: Rinalamisteriosa

Titolo: Con costanza, impegno, energia e passione

Fandom: Uta no Prince-sama

Personaggi: Ryuuya Hyuuga, Un po’ tutti

Eventuale coppia: ///

Prompt usato: 84 - Graffi

Introduzione: La bicicletta andava diritto, lo portava per un po’, traballava, si inclinava, lo faceva cadere.

Lui aveva abbastanza perseveranza e buona volontà per insistere, per domarla, per padroneggiarla.

Presto avrebbe imparato a starci in equilibrio, a montarla senza mai cadere e allora sarebbe diventata il suo fidato mezzo di trasporto per recarsi ovunque…

Eventuali note: Come promesso, malgrado l’ispirazione altalenante, malgrado il caldo afoso che dà alla testa in un modo fastidioso, eccomi di ritorno con una raccolta introspettiva tutta dedicata a Hyuuga-sensei.

Si tratta di pensieri sparsi che ho scritto in questi mesi e a cui sto cercando di dare un senso riunendoli in brevi o lunghe one-shot.

Ci saranno due in cui lo vedrete bambino, due in cui sarà un adolescente un po’ più ribelle (come è giusto che sia ^^) e nelle ultime giovane adulto, quindi come lo conosciamo.

Questo perché quando io decido di studiare un personaggio preferisco partire dall’infanzia, altrimenti mi perdo e non riesco a coglierlo come vorrei xD

Naturalmente compariranno altri personaggi.

Spero che questo primo capitolo vi piaccia, anche se vi avverto, gli aggiornamenti saranno lenti per avere tutto il tempo di raccogliere decentemente i vari spunti =)

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.

 

 

 

*

 

 

 

1.

Hyuuga Ryuuya ~ Infanzia ~ Pieno di graffi

 

 

 

 

 

C’erano una volta un bambino testardo di nome Ryuuya e una bicicletta nuova.

Gliel’avevano regalata i suoi genitori per il settimo compleanno, anche perché a scuola si comportava in modo corretto ed esemplare, frequentava il primo anno delle elementari e i maestri lodavano il suo impegno costante nell’apprendimento.

Mentre soffiava sulle candeline accese, il suo pensiero corse impaziente al regalo appena ricevuto quella sera del quindici maggio, con la convinzione che nel pomeriggio del giorno seguente si sarebbe dedicato interamente ad esso.

E così era stato, dopo l’esplorazione intrapresa alla ricerca di un posto adatto in cui esercitarsi si era fermato nei pressi del parcheggio vuoto di un cantiere abbandonato, a soli due isolati da casa.

Era stato davvero fortunato ad averlo trovato, infatti lì nessuno l’avrebbe disturbato durante gli innumerevoli tentativi di controllare il suo “regalo”.

 

 

La bicicletta andava diritto, lo portava per un po’, traballava, si inclinava, lo faceva cadere.

Lui aveva abbastanza perseveranza e buona volontà per insistere, per domarla, per padroneggiarla.

Presto avrebbe imparato a starci in equilibrio, a montarla senza mai cadere e allora sarebbe diventata il suo fidato mezzo di trasporto per recarsi ovunque – a scuola, in palestra, a fare le commissioni al posto della madre quando lei non poteva.

 

 

Pensava che imparare ad andare in bicicletta non fosse così difficile, perciò aveva rifiutato qualsiasi aiuto esterno.

Aveva solamente sette anni, eppure mostrava già una certa ostinazione, una testardaggine che poteva tranquillamente tenere testa a quella di un adulto.

Guardava gli altri bambini più grandicelli usare quel mezzo di trasporto e li ammirava, voleva imitarli a qualsiasi costo.

Perciò a cinque anni aveva abbandonato il triciclo, ritenendolo semplice, lento e noioso in confronto.

Dopo l’ennesima caduta pestò i pugni sul selciato e strinse i denti.

Era arrabbiato, frustrato e la sua incapacità faceva più male dei graffi alle gambe agili e della sbucciatura sul ginocchio destro.

Si chiedeva dove avesse sbagliato… Forse il suo scatto era stato incerto, forse aveva messo fretta sui pedali una volta che aveva pensato di trovare il giusto equilibrio, la rotella aveva girato, però proprio in quella frazione di attimi il suo corpo si era sbilanciato prima da una parte e poi dall’altra, fino alla caduta inevitabile.

Si guardò il gomito notando che anche lì si era procurato un graffio lungo e obliquo.

E che proprio sotto la manica della t-shirt sporca di terra il braccino magro era segnato da un livido violaceo, simile a quello comparso sul polpaccio sinistro.

All’ometto, tuttavia, parve che ferire la pelle fosse il prezzo da pagare per riuscire nella sua impresa, che le cose belle non si raggiungevano senza nessuno sforzo, cosa che non lo scoraggiò affatto, anzi rianimò i suoi occhi blu di una luce diversa, di una maggiore ostinazione.

Ryuuya aveva appreso una lezione importante tutto da solo, pensò guardando di sbieco la bici riversa a terra, con il sellino, il manubrio e le ruote bordate di nero, con la struttura arancione.

La ruota anteriore stava ancora girando, ma sempre più lentamente.

Prima si alzò e corse a sollevarla dal suolo.

Per l’ennesima volta la scavalcò, si sedette sul sellino, impugnò i manubri.

Poi riprovò.

Ricadde soffocando uno strillo.

Riprovò ancora e ancora, stringendo i denti, con le gocce di sudore che scendevano dalla fronte disordinata al collo ben teso.

E a furia di acquisire dimestichezza con i freni iniziava a sentire male anche alle dita.

Ritentò fino al tramonto, quando finalmente trovò un certo equilibrio e riuscì a fermarsi prima di cadere.

 

 

Quando infine sua madre venne a prenderlo per la cena, il piccolo Ryuuya la pregò ad alta voce di fermarsi a qualche metro di distanza e la raggiunse pedalando, mostrandole i suoi progressi con un sorriso soddisfatto.

Non si sentiva ancora completamente sicuro, ma almeno non sarebbe precipitato più a terra.

Si aspettò che fosse orgogliosa di lui, però in realtà la donna, che nell’aspetto gli somigliava tanto, non poté nascondere una sincera preoccupazione alla vista delle condizioni pietose del figlio.

Era sudato, sporco, affaticato, pieno di lividi e di graffi.

Evidentemente lei considerò più importante che la seguisse velocemente per farsi disinfettare i vari segni con la cassetta del pronto soccorso, era una mamma dopotutto, ma lui mise comunque un broncio risentito e trascinò la bicicletta domata sulla strada fino al cancelletto, ed entrando la ripose in giardino, accanto all’innaffiatoio.

 

 

Ricordo ancora il disinfettante che bruciava, i cerotti che nascondevano i graffi, la fetta di carne già tagliata a pezzi che gustai durante la cena, ma ciò che ricordo con più piacere è la palese contentezza di aver mosso i primi passi che  mi avrebbero spinto a realizzare altri ambiti traguardi, nello studio, nello sport, nella musica e soprattutto nella recitazione.

Ancora ero molto piccolo e non potevo saperlo, ma nel mio futuro la costanza, l’impegno, l’energia e la passione sarebbero state necessarie per conciliare tutto. E per ottenere qualunque cosa.

 

 

 

 

 

 

 

 

***

Grazie in anticipo a chi legge e apprezza in qualche modo!

Di nuovo grazie a Starishadow, a Lyel e a pinky_neko per aver commentato la storiella su Ringo e Haruki ^^

 

 

**Raccolta partecipante alla challenge senza scadenza “100 % prompt to write about them”**

 

 

 

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Capitolo 2
*** Adolescenza ~ Fratello maggiore ***


Nick: Rinalamisteriosa

Titolo: Con costanza, impegno, energia e passione

Fandom: Uta no Prince-sama

Personaggi: Ryuuya Hyuuga, Un po’ tutti

Eventuale coppia: ///

Prompt usato: 48 - Divano

Introduzione: Certe volte si ritrovava a pensare che questo andare controcorrente di suo fratello, Yamato Hyuuga, li avrebbe portati a scontrarsi anche in quel campo, in futuro, però era un pensiero così remoto che quasi lo ripose in un angolino della sua mente, non gli diede la giusta importanza.

In verità, in quanto fratello maggiore, voleva insegnargli che la loro rivalità non poteva fargli che bene, a patto che entrambi tenessero fuori quei due angeli di Touma e Makoto, che spesso li affiancavano preoccupati che potessero farsi seriamente del male.

Eventuali note: Secondo capitolo della raccolta introspettiva tutta dedicata a Hyuuga-sensei.

Qui è un adolescente. Ho immaginato un momento insieme ai tre fratelli minori, grazie a piccoli spoiler che ho scoperto di recente sulla wikia e quindi ho voluto immaginarli così xD scusate se non sono molto approfonditi, ma di loro si sa ancora meno che di Haruki Mori, quindi questa volta prendete il capitolo com’è, senza troppe pretese =)

Spero che anche questo slice of life vi piaccia, anche se vi avverto, gli aggiornamenti continueranno a esser lenti per avere tutto il tempo di raccogliere decentemente i vari spunti.

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.

 

 

 

*

 

 

 

2.

Hyuuga Ryuuya ~ Adolescenza ~ Fratello maggiore

 

 

 

 

Riuscire a riunire i bambini nei pressi del familiare divano color nocciola, mobile usato dall’aria vissuta, era stata un’impresa non da poco.

Non succedeva nemmeno quando c’era qualcosa di interessante da guardare in televisione, figurarsi quando la grande sala da pranzo adibita anche a salotto era avvolta da un silenzio quasi perfetto.

I tre fratellini lo fissavano a modo loro, chi apatico, chi incuriosito, chi allegro, in attesa che spiegasse il motivo di tale iniziativa insolita.

Il sedicenne Ryuuya sedette con studiata lentezza fra Yamato, nove anni, e Makoto, sei anni, il più piccolo della famiglia Hyuuga.

Touma invece preferì occupare il tappeto nuovo e morbido, cambiato una settimana prima e quindi poco polveroso. Normalmente lo avrebbe rimproverato, ma in quel momento decise di lasciar correre.

Da quando aveva acquisito la consapevolezza di essere il maggiore – all’inizio era stato difficile accettare che con la famiglia allargata, da tre a sei membri, la routine quotidiana fosse irrimediabilmente sconvolta – e dunque di detenere molte responsabilità e una certa autorità in merito, si era impegnato molto anche in questo campo, ottenendo risultati altalenanti e divergenti.

Non poteva dire di essere stato sempre perfetto nel suo ruolo, ma almeno ci aveva provato.

E presto avrebbe lasciato quei tre scriccioli per trasferirsi altrove, per pensare unicamente al suo futuro, perciò si sentiva in dovere di informarli personalmente e non attraverso i genitori.

Chiuse gli occhi, sempre blu e più affilati rispetto a quando era un bambino proprio come loro, giusto per essere certo di mantenere un tono fermo e controllato, sicuro mentre si apprestava a riferire brevemente e nel modo più chiaro possibile ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche giorno.

Il ragazzo fece per aprire bocca, ma lo precedette uno sbuffo spazientito alla sua destra.

«Sbrigati o si farà notte!» esclamò annoiato Yamato, stravaccato accanto al bracciolo, mentre Touma se ne stava tranquillamente seduto a gambe incrociate ai piedi del divano, le lunghe ciocche ramate che gli incorniciavano il viso. Il bambino di sette anni e mezzo sarebbe stato una sua copia in miniatura se non fosse per la lunghezza dei suoi capelli, che non gradiva affatto con il taglio corto.

Saltato in braccio a Ryuuya, Makoto rise spensierato, intento a far compiere delle piroette all’aeroplanino azzurro che stringeva tra le piccole dita pallide.

«Yamato-nii, veramente Ryuu-nii stava per parlarci, porta pazienza e lascialo iniziare in pace!» esclamò Touma in sua difesa.

«Fruuu, Fruuu!» Makoto cercò di imitare il suono delle eliche, apparentemente estraniato dalla situazione. Lui indossava un cappellino da softball, come quello dei giocatori della sua squadra preferita, che gli appiattiva i capelli chiarissimi come quelli del secondogenito, quest’ultimo però li aveva più ribelli.

«Grazie. Non ho intenzione di discutere con nessuno di voi, perciò sarò breve, se Makoto-kun smetterà di fare il verso al giocattolo e mi concederà la parola. Signorino pilota, ha capito?» chiese divertito Ryuuya, addolcendo la sua espressione e facendo il solletico al fratellino che sobbalzò tra le sue braccia forti come tenaglie e riprese a ridere, stavolta a causa sua.

«Sì, onii-chan, parla, parla!» lo pregò tra una risata e l’altra agitando i pugni chiusi.

«La verità è che forse questa sarà l’ultima volta che ti tengo stretto, presto andrò in una specie di collegio e non mi vedrete per molto tempo…» mormorò tornando serio di colpo.

«Mh? Vai via?» chiese Makoto sollevando il capo, la vocina perplessa.

«Cosa?! Significa che ti hanno preso? Hai superato quell’esame difficilissimo? Yatta, sei grande!» intuì Touma, gongolando sul posto.

«Il solito fortunato!» borbottò Yamato, non prima di aver sgranato gli occhi, non visto.

«Ma… Io non capisco… Se vai via, non sarà bello. Io mi sentirò tanto triste senza il fratellone!» mormorò il più piccolo, vicino alle lacrime, anche se un attimo prima stava ridendo a crepapelle per il solletico. L’aeroplanino gli cadde a terra con un tonfo attutito dal tappeto.

Touma si sporse per raccoglierlo e balzò in piedi.

«Non fare così, Mako-chan! Invece è una cosa bellissima per Ryuu-nii, dobbiamo dire a mamma e papà di festeggiare come se fosse il suo compleanno! Ci sarà la torta al cioccolato, le tartine alla frutta che adori e faremo tanti giochi tutti insieme, capisci?» lo rassicurò, piazzandosi di fronte e dandogli un buffetto affettuoso sulla guancia.

«Sì! Adoro le feste, giocherà anche l’altro onii-chan con noi!» esultò rincuorato, lasciandosi coccolare. Vero che Touma era il più premuroso tra loro, ma di sicuro Makoto non rinunciava mai alla sua dose giornaliera di attenzioni da parte di tutti.

«Grazie, Touma. Effettivamente andrò alla Saotome Accademy. Comportatevi bene quando mi trasferirò…» disse conciso Ryuuya, annuendo.

«Tutta questa adorazione per te proprio non la comprendo. Ho giusto voglia di sfidarti, mi sono stufato di assistere a questa scenetta smielata!» intervenne imbronciato Yamato, tirandosi su e puntando un dito verso il ragazzo, che sospirò senza voltarsi e guardarlo dritto negli occhi animosi, poiché sapeva che altrimenti avrebbe accettato subito ogni sua proposta.

Loro due non andavano molto d’accordo, ma non si tiravano mai indietro quando si trattava di guanti di sfida quotidiani e il più attaccabrighe della famiglia Hyuuga stava crescendo con la convinzione e la presunzione che soltanto imponendosi con un carattere forte avrebbe ottenuto ciò che voleva. Questo modo di pensare forse non era tanto diverso dalla sua filosofia.

Lo conoscevano bene persino i muri di casa loro.

Quando Ryuuya si metteva in testa di fare una determinata cosa, non era certo tipo da cambiare idea da un giorno all’altro.

Se prendeva una decisione, la rispettava.

Se si poneva un obiettivo, lo raggiungeva.

L’ostinazione era uno dei precetti fondamentali che ispiravano e indirizzavano la sua vita, che aveva reso i suoi genitori fieri e orgogliosi di lui, perché si impegnava fino allo stremo e al tempo stesso seguiva il suo cuore.

Prima veniva il dovere, poi toccava al piacere.

Prima andava a scuola e si formava un bel bagaglio culturale, poi dedicava il suo tempo a praticare sport e a suonare la tromba.

Fin da piccolo ne aveva provati diversi – calcio, nuoto, pallacanestro, softball e tanti altri – ma sembrava portato soprattutto per quelli più estremi, quelli più difficili, quelli dove serviva un mix di faccia tosta, avventatezza e sprezzo del rischio per arrivare fino in fondo.

Tanto sport gli serviva anche e soprattutto per il suo strumento musicale, per allenarsi a controllare il respiro, a emettere la quantità di fiato necessaria per eseguire decentemente le composizioni musicali legate al suo strumento e a non rimanerne a corto prima di terminare l’esecuzione.

Aveva persino preso parte ad alcune audizioni, dato il suo indiscutibile talento.

Ed era stato grazie a questo suo straordinario impegno, a questo dinamismo costante, a questa versatilità innata che era finito, suo malgrado, intrappolato nella rete intessuta ad arte da un eccentrico individuo, invischiato da una personalità carismatica come Shining Saotome.

Quell’uomo bizzarro con gli occhiali da sole, un sorriso trionfante e un completo bordeaux, con un’insistenza pari alla sua e una risata abbastanza costruita e teatrale che sembrava seguirlo a ogni angolo di strada, anche se non era personalmente presente, l’aveva convinto ad accettare un accordo vantaggioso per entrambi.

Se lui avesse superato il test di ammissione alla sua fantastica accademia per frequentarla fino alla fine delle lezioni, sosteneva, l’avrebbe reso così famoso da essere scritturato per qualunque progetto all’interno di quel mondo intricato e ancora sconosciuto che era quello dello spettacolo.

Certe volte si ritrovava a pensare che questo andare controcorrente di suo fratello, Yamato Hyuuga, li avrebbe portati a scontrarsi anche in quel campo, in futuro, però era un pensiero così remoto che quasi lo ripose in un angolino della sua mente, non gli diede la giusta importanza.

In verità, in quanto fratello maggiore, voleva insegnargli che la loro rivalità non poteva fargli che bene, a patto che entrambi tenessero fuori quei due angeli di Touma e Makoto, che spesso li affiancavano preoccupati che potessero farsi seriamente del male.

Non sarebbero comunque arrivati a quel punto, non l’avrebbe mai permesso.

«Ci risiamo…» parlò infine, fingendosi incuriosito e lasciando Makoto libero di giocare con Touma sopra al tappeto nero. «E in cosa vorresti sfidarmi?».

«Prendiamo i fischietti e cronometriamo quanto tempo riusciamo a usarli senza riprendere fiato. Corro a prenderli!» decise e in un baleno si era già lanciato verso il corridoio.

 

 

Non metterò al corrente i fans e le principesse dell’esito di quello scontro tra fratelli, che indovinino il vincitore se vogliono, ma ammetto che la nostalgia per quei rari momenti tutti insieme, ogni tanto, torna a farsi sentire a tradimento.

Oggi Yamato è un idol, membro degli Heavens, costantemente in cerca di nuovi stimoli e sfide agguerrite da proporre a coloro che designa come suoi rivali.

Touma, sempre premuroso, sempre a domandarmi “come stai?” quando abbiamo l’occasione di sentirci, sta studiando per diventare fisioterapista.

Makoto, ogni volta che ci vediamo, mi abbraccia e mi chiede se per caso gli ho portato un souvenir, perché lui ama viaggiare e non vede l’ora di terminare il liceo, così da poter visitare gli altri continenti e collezionare oggetti caratteristici da ogni parte del mondo.

Questi che ho presentato sono i miei fratellini.

E io, in quanto maggiore, non potrei allontanarmi a lungo da loro nemmeno se volessi.

 

 

 

 

 

 

 

_________

Grazie a Lerenshaw per il commento al primo capitolo (ti risponderò decentemente appena avrò del tempo disponibile *inchino*) e per l’inserimento nelle storie seguite.

Grazie a chiunque abbia letto o a chi vorrà lasciarmi un parere :)

 

Baci,

Rina

 

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Capitolo 3
*** Maturità ~ Amico e collega ***


Nick: Rinalamisteriosa

Titolo: Con costanza, impegno, energia e passione

Fandom: Uta no Prince-sama

Personaggi: Ryuuya Hyuuga, Un po’ tutti

Eventuale coppia: ///

Prompt usato: 27 - Amici 

IntroduzioneIo rimanevo sempre lo stesso, pur non facendomi superare da nessuno, mentre Ringo cambiava ogni giorno e questa era una dote da ammirare in silenzio.

Eventuali note: Terzo capitolo della raccolta introspettiva tutta dedicata a Hyuuga-sensei, stavolta la one-shot è incentrata sull’amicizia.

Per esprimere al meglio la mia idea su Ryuuya e Ringo, ho deciso di allungare la parte in prima persona e di spostarla all’inizio, seguita da una scenetta che potete collocare nel primo episodio dell'anime.

Ci ho messo un anno ad aggiornare e vi chiedo umilmente scusa, ma oltre al motivo del solito blocco dello scrittore, aggiungo che ho cambiato spesso idea, ho scartato delle parti che forse userò per un’altra storia e il risultato finale è stato questo.

Comunque nel complesso sono soddisfatta, perché ho insistito e alla fine la mia ostinazione ha vinto, yeee! XD Dite che Hyuuga-sensei sarebbe fiero di me?

Spero che vi piaccia, inoltre ho una buona notizia, sto lavorando a una nuova raccolta su Utapri che parteciperà a un contest con scadenza a febbraio.

Vi chiedo pertanto di pazientare ancora e se per caso aveste qualche richiesta particolare (un personaggio, una coppia, un’ambientazione) sarò lieta di provare ad accontentarvi. In pratica sto lavorando anche per voi, non solo per me ^^

Disclaimer: I personaggi citati non mi appartengono e non ho scritto a scopo di lucro.

Inoltre ricordo che Haruki Mori è un personaggio presente solo nel gioco, per maggiori dettagli consultate la wikia.


 

 

 

*

 

 

 

3.

Hyuuga Ryuuya ~ Maturità ~ Amico e collega

 

 

 

 

 

 

L’amicizia ha due ingredienti principali: il primo è la scoperta di ciò che ci rende simili. E il secondo è il rispetto di ciò che ci fa diversi.
(Peanuts)

 

 

 

 

 

 

L’amicizia che mi lega a Tsukimiya Ringo non è stata istantanea, un giorno non ci siamo guardati e abbiamo deciso di diventare amici a prima vista, anzi.

Come studenti e compagni di classe, spesso ci ignoravamo vicendevolmente, occupati con le lezioni giornaliere, i vari compiti quotidiani, le verifiche a sorpresa, gli esami semestrali che misuravano attentamente le capacità individuali di ogni futuro idol o compositore.

Solo casualmente capitava che noi ci studiassimo con lo sguardo, finché Ringo, intimidito e intimorito, non distoglieva il suo per fissare un altro punto imprecisato a destra o a sinistra.

Eppure, per me lui non spiccava più di altri là dentro, era esile e magrolino, sicuramente curioso e volenteroso, ma docile e passivo.

Non brillava di una luce accattivante, non aveva la stoffa di un leader, però il mio compagno di stanza vedeva in Ringo qualcosa di bello e speciale che purtroppo io non riuscivo in alcun modo a cogliere, nemmeno concentrandomi. Questo finché la determinazione di Ringo non venne a galla in modo abbastanza insolito. Non ricordo più a chi andasse attribuito il merito, ma qualcuno gli aveva suggerito di travestirsi da donna, essendo dotato naturalmente di tratti delicati e femminei che glielo permettessero senza sembrare ridicolo e rozzo. In qualche modo, riuscirono a convincerlo e il vistoso cambiamento incuriosì un po’ tutti, anche me, sebbene non lo diedi a vedere.

C’era stato un giorno in cui, dopo aver eseguito la mia serie di flessioni e prima di andare a fare jogging, l’avevo praticamente sorpreso a indossare diverse parrucche e a truccarsi davanti allo specchio. E un’altra volta l’avevo osservato dal vetro di una finestra mentre sfruttava un’ora libera per esercitarsi a camminare sui tacchi, incoraggiato di tanto in tanto da Haruki, seduto su una panchina del parco a rivedere degli spartiti musicali.

Non stava a me giudicare, però più di una volta mi ritrovai a pensare e ad ammettere che tale stranezza gli riusciva particolarmente bene, che tale dedizione era lodevole, e con gli anni Ringo divenne sempre più sicuro di sé, più credibile, più vivace, segno che la trasformazione avesse sortito soltanto effetti positivi.

Gli avevano affidato una determinata maschera e lui l’aveva indossata fino a calzarla a pennello, non tutti gli idol avrebbero accettato una simile condizione senza risultare grotteschi o imbarazzanti.

Per il mio ruolo in Prince of Fighting, io ero stato definito dalla critica l’attore più promettente e carismatico degli ultimi anni, ma a mio parere lui, senza rendersene conto, era migliore di me. Recitava costantemente la parte di Ringo-chan e lo faceva con una naturalezza innata, non solo acquisita con il tempo.

Io rimanevo sempre lo stesso, pur non facendomi superare da nessuno, mentre Ringo cambiava ogni giorno e questa era una dote da ammirare in silenzio.

Non c’era competizione fra di noi, non c’è mai stata, a parte il fatto di esserci ritrovati con lo stesso compositore dopo l’audizione di laurea.

Talvolta sembrava che entrambi facessimo a gara per attirare la sua attenzione sull’uno o sull’altro, ma a parte questo il nostro rapporto di lavoro era quasi idilliaco e il nostro Haruki gettava volentieri le basi di una solida amicizia facendo da perfetto collante fra noi due, lo era dall’inizio e lo è stato fino alla fine della sua vita. Da quando lui non c’è più, siamo diventati l’uno il sostegno dell’altro e incondizionatamente ci siamo confidati sensi di colpa, dubbi momentanei, nuove e importanti decisioni da prendere.

E poi, giunse quella proposta inaspettata che ci ha permesso di ricominciare, un’ancora di salvezza per risalire dal baratro oscuro della colpevolezza da parte mia e della depressione da parte sua. Nello smarrimento di un periodo grigio, abbiamo infine visto la luce.

Il nostro benefattore, il presidente Shining Saotome, ci ha voluti fortemente come nuovi insegnanti alla stessa accademia che avevamo frequentato come studenti.

Ci chiedeva di essere dei sensei veri e propri, di diventare modelli di vita per gli altri, di non gettare via la nostra conoscenza e le nostre esperienze sul campo e di utilizzarle per dispensare consigli, per motivare i dubbiosi, per risvegliare talenti nascosti.

Come suo braccio destro, io avrei anche avuto il particolare compito di assecondarlo in ogni sua trovata e di stare a guardare mentre imponeva regole assurde e stravaganti prove ai nuovi, ignari studenti e futuri idol. Anche Ringo, pur non essendo obbligato, si prestò volentieri al gioco e iniziò a intraprendere la carriera di insegnante, con delle qualità come l’indulgenza e la comprensione che riuscivano a far sentire a proprio agio i più giovani, soprattutto quelli che ricordavano com’era lui alla loro età.

Non mi sorpresi di vedere nel mio collega e amico la stessa determinazione di quando aveva deciso di trasformarsi in Ringo-chan, l’esuberante idol travestito da donna, con tanto di parrucca rossa, maglioni unisex, pantaloni aderenti e calzature con i tacchi.

 

 

 

Forse un paio di volte ho letto una leggera nostalgia nei suoi occhi azzurri, perché il fantasma di Haruki continua a vagare in alcuni luoghi della prestigiosa accademia, vicino ai pianoforti a coda, nelle panchine del parco, nella fornitissima biblioteca e in sala di registrazione.

È impossibile dimenticarlo, ma forse ci consola pensare che ciò che ci ha lasciato in vita possiamo trasmetterlo a quelli che verranno, che attraverso l’amore per la musica che vediamo negli altri ragazzi, gli permettiamo di tornare a vivere nella nostra mente e nel nostro cuore, cosicché il suo ricordo non sbiadisca mai.

E questo ricordo non è per me motivo di debolezza, ma di forza. Mi rinvigorisce, mi rianima, mi motiva a insegnare, mi aiuta a essere di supporto a Shining, al mio amico Ringo, ai miei studenti.

La porta della musica per me rimarrà chiusa, continuo a giurare che non mi esibirò più su un palco perché senza Haruki non avrebbe senso ritornare a cantare, però non ho incontrato difficoltà nell’interpretare di nuovo ruoli avvincenti nei film di genere action drama. Non è stata affatto una cattiva idea quella di riprendere ciò che avevo lasciato in sospeso per mesi.

Io decido di essere attivo, di recitare, di fare sport e ho ancora le capacità per farlo, perché vivo.

Ci sono persone importanti che hanno bisogno di me e abbandonarle andrebbe contro i miei principi morali, perché sono un uomo che non molla, perché nella mia carriera ho impersonato un eroe e si sa che anche i veri eroi cadono, ma poi alla fine si rialzano sempre.

 

 

 

*

 

 

 

Si era conclusa la necessaria riunione in sala docenti, dove avevano rifinito gli ultimi dettagli prima dell’apertura dell’anno accademico.

Il preside si era servito di una botola per uscire teatralmente di scena, con tanto di fumo rosso e la solita risata ridondante.

Hyuuga Ryuuya si distese sullo schienale della sedia bordata di nero e si allentò un poco il nodo della cravatta, sospirando piano e chiudendo gli occhi blu.

Diversamente da lui, Tsukimiya Ringo gongolava contento e non stava più nella pelle, seduto nel posto di fronte, con un banco rettangolare a separarli.

«Dobbiamo mettercela tutta anche quest’anno! Per la prima volta sono responsabile della classe A e m’impegnerò al massimo delle mie possibilità…», dichiarò con un tono entusiasta il più giovane, le mani poste a coppa intorno al viso, «Inoltre mi chiedo se Shiny riuscirà a trovare le stelle che rivoluzioneranno il mondo della musica».

«È ancora presto per dirlo. So solo che mi ha affidato ben tre soggetti da tenere d’occhio», affermò di rimando il responsabile della classe S, riprendendo in mano il suo taccuino e leggendo senza enfasi i tre nomi: Ichinose Tokiya, Jinguji Ren e Kurusu Shou.

«Davvero? Che coincidenza! Anch’io ho qui tre nomi: Ittoki Otoya, Hijirikawa Masato e Shinomiya Natsuki», si stupì Ringo.

«E in più…» soggiunse in un mormorio, per poi scostare la sedia, alzarsi in piedi e appoggiare i palmi delle mani sulla superficie liscia frapposta fra loro.

«In più cosa?» lo esortò a non lasciare il discorso in sospeso, perché già gli bastavano le pause a effetto di Shining, non serviva che anche l’amico lo imitasse.

Ringo sorrise lievemente, inclinando la testa imparruccata di lato. «Ho notato una certa curiosità nei confronti di quella ragazza, quella Nanami Haruka. Tu che ne pensi?».

«Staremo a vedere», si limitò a una risposta vaga, incrociando le braccia al petto e accorgendosi che Ringo non si smuoveva dallo stare chino con le mani sul tavolo e dal fissarlo con un sorriso quasi inebetito, perciò Ryuuya si accigliò.

«Devi aggiungere altro?».

Voleva tanto aggiungere che lui e Ryuuya formavano proprio una strana coppia di colleghi. Uno era adorabile e parlava sempre, l’altro era serioso e diceva solo l’essenziale.

Tu sei freddo e io no, tu hai lo sguardo truce e io limpido, tu hai dei muscoli spaventosi sotto quegli abiti formali e io per fortuna no. E potrei continuare all’infinito, mio caro, ti conosco bene e ti stimo più di chiunque altro”.

E invece tenne queste considerazioni personali per sé, rispondendo in modo molto più semplice e frivolo.

«Solo una cosa, amico mio. Non essere così rigido anche mentre insegni o spaventerai tutti».

Stavolta fu il turno dell’altro sensei di scostare la sedia e di levarsi in piedi in tutto il suo metro e novantadue di altezza, ma non per restare a chiacchierare, bensì con l’intenzione di mettere le mani in tasta e lasciare la sala ormai vuota.

«Se mi comportassi più come te, come farebbero quei ragazzi a fronteggiare persone che sono ancora più rigide e pericolose di me?». Detto questo, uscì con nonchalance dalla porta.

«Hai frainteso, Ryuu-baka! Volevo prenderti un poco in giro, uffa!» lo seguì a ruota, mettendogli il broncio.

Perché prendersi un poco in giro sulle diversità era un modo come un altro per mantenere viva la loro amicizia, lo sapevano entrambi.

 

 

 

 

 

 

 

 

___

Per farmi perdonare, ecco dei piccoli indizi sui prossimi capitoli:

4) Ryuuya bambino e la sua prima volta con uno strumento musicale (lo strumento è accennato nel secondo capitolo);

5) conterrà qualche scena su Ryuuya e Haruki Mori adolescenti;

6) vedremo meglio Hyuuga insegnante e il suo punto di vista su tutti i ragazzi citati in questo terzo capitolo (io non metto nulla a caso, nono ù.ù), più una sorpresa per concludere in bellezza la raccolta ^^

Ps per Lerenshaw: inoltre qui vedrai finalmente Ryuuya che guida la moto xD

Ti ringrazio per il commento allo scorso capitolo e spero ti faccia piacere il tema di questo :D

 

Rina

 

 

 

 

 

 

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