Happy Ending

di lumosargento
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ultimo recupero ***
Capitolo 2: *** L'ultimo salto ***
Capitolo 3: *** L'ultimo respiro ***



Capitolo 1
*** L'ultimo recupero ***


“Anderson?”.
Shepard si voltò un’ultima volta verso di lui. Lo sapeva già, in quel silenzio assoluto che avvolgeva la cittadella il suo respiro affannoso avrebbe dovuto squarciargli le orecchie, e invece...
L’uomo che le aveva donato la propria nave, un sostegno incondizionato, la forza di combattere, la fiducia... l’uomo che le aveva concesso la possibilità di diventare un’eroina ora giaceva lì al suo fianco, immobile, con gli occhi chiusi e un mezzo sorriso sulle labbra. “Sei stata brava, figliola. Bravissima”. Erano state le sue ultime parole, le parole che ogni figlia vorrebbe sentirsi dire da un padre fiero di lei.
Shepard si voltò un’ultima volta verso di lui. Già sapeva, ma era stato qualcos’altro ad attirare la sua attenzione. L’uomo che le aveva donato una seconda vita, consegnandole ufficialmente la piastrina del programma N7 e con essa la possibilità di arruolarsi come ingegnere e riscattarsi dalla sua dolorosa infanzia, ora le stava facendo un ultimo regalo. Il factotum di Anderson era lì, intatto. Un canale di comunicazione era aperto. “Normandy”. Evidentemente Anderson aveva ritardato l’apertura dei bracci della cittadella per dare quell’ultima possibilità a Shepard, perché sapeva che ce l’avrebbero fatta, insieme, e che lei sarebbe stata recuperata dalla sua nave, e questo gli era costato la vita, con l’arrivo dell’uomo misterioso.
Ora bastava allungare il braccio, pochi centimetri. Doveva confermare l’apertura del canale di comunicazione, solo quello. Però faceva male, faceva tremendamente male. Le braccia inconsistenti, molli come i tentacoli di un hanar. La testa le scoppiava, come se un krogan ne stesse saggiando la resistenza comprimendola. Respirare era diventato quasi impossibile, le sembrava di essere rinchiusa nella tuta di un volus. Ma il peggio era il fianco sinistro... era come sentire la lama di un factotum infilarsi sempre più in profondità ad ogni secondo che passava.
La vista le si oscurò e tanti piccoli puntini luminosi invasero il suo campo visivo, come le stelle perse nell’universo. Era come... quando... il suo regalo... Liara! La luce bianca di quei ricordi condivisi spalancò a poco a poco i suoi occhi e Shepard tornò alla realtà. Allungò il braccio con quell’ultimo briciolo di forza che le restava e raggiunse il factotum di Anderson.
Il rumore assordante le gelò il sangue. Il canale di comunicazione era aperto, ma l’unico suono che squarciò il silenzio della cittadella morta fu la cacofonia tipica dei razziatori all’attacco. Non era possibile. La Normandy non poteva essere caduta. Quello stridere di lamiere sintetiche e suoni artificiali riempiva tutto di terrore. La mente di Shepard non ebbe scampo, quella sensazione era ben diversa da ciò che le faceva provare Liara quando si univa a lei. Il pensiero dei ricordi dell’asari nei suoi cancellò per un attimo l’urlo dei razziatori.
“Shepard!”.
“Shepard! Sei tu?”.
La voce riprodotta sinteticamente dal factotum era... No. Oppure sì?
“Shepard!”.
“Traccia il segnale, IDA”.
“È nella parte inferiore del presidium, il segnale viene dal laghetto. Dopo l’impatto con il crucibolo l’acqua si è dissolta nello spazio aperto”.
“Definisci la traiettoria della Normandy, scendiamo”.
“Il rischio di non raggiungere la metà è del 78%”.
“IDA, fallo!”.
“Ricevuto, Jeff”.
“Un equipaggio non abbandona mai il suo comandante. Shepard è la Normandy, come tutti noi. Non ce ne andremo da qui senza di lei”.
Quelle voci... il factotum... la Normandy.
“Manovra iniziata, comandi manuali inseriti”.
“Guidami, IDA”.
Eppure... la fragata stealth della galassia non... il rombo del motore... non era nella sua testa.
“Shepard!”. Quella voce sì che era nella sua mente. “Sono... tua”. Quelle due parole, prima così potenti da sovrastare gli spari, il raggio dei razziatori, la distruzione. Ma ora così delicate da sembrare un sussurro nella coscienza di Shepard, quasi a non voler disturbare il silenzio assoluto che regnava lassù nella cittadella.
C’era silenzio, e buio, e freddo...

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Capitolo 2
*** L'ultimo salto ***


“Liara non...” ma l’asari si era già lanciata oltre il portellone semi-aperto. Era l’unica a poterlo fare, lievitando a mezz’aria grazie ai poteri biotici. Non c’era tempo di atterrare, di mobilitare una navetta, di fare qualsiasi altra cosa che non fosse lanciarsi nel vuoto tra la Normandy e la cittadella. Era difficile mantenere la stabilità, ma Shepard era a un passo da lei. Le sue braccia forti ricoperte di sangue, la corazza dell’N7 di solito azzurra e splendente, ora completamente bruciata, ormai nera, come i suoi capelli corti. Il corpo martoriato che sembrava ancora più a pezzi, allungato com’era nel suo ultimo sforzo immane verso il braccio di Anderson, dove poco prima evidentemente brillava il factotum.
Liara poggiò i piedi e per poco non perse l’equilibrio. Non c’era tempo di inginocchiarsi accanto a lei per una carezza, o per un bacio, o per un semplice sguardo. Doveva...
“Liara!”.
“Abbassati di più, Jeff, non...”.
“Subito”.
Il corpo dell’asari sprigionò tutta l’energia biotica che aveva in sé, incurante della spossatezza che la sua mente provava. Non c’era tempo per pensare, il cuore doveva prendere il sopravvento. Ora Shepard aveva bisogno di lei. Sollevò il suo corpo con il campo biotico e poi con delicatezza fece scivolare le sue braccia sotto la testa e le ginocchia del comandante, per sostenerla. Non era necessario, ma quel contatto le dava forza. Aveva bisogno della sua forza, sempre. Piegò le gambe per spiccare un balzo e l’alone blu che circondava Shepard avvolse anche Liara, facendola lievitare.
La Normandy era a pochi centimetri. Dal portellone ormai completamente aperto Garrus tese la mano, dietro di lui arrivò Tali, senza maschera e con la tuta lacerata dallo scontro a fuoco di pochi minuti prima. Poi spuntò Kaidan, avvolto da un campo biotico più debole di quello di Liara ma abbastanza forte da attirare a sé il comandante. L’asari lasciò la presa a un passo dalla fregata e due braccia forti, metalliche, la trassero in salvo, strappandola dalla caduta nel vuoto. IDA attivò i comandi di chiusura del portellone e Jeff liberò i motori della Normandy.
“Traccia una nuova traiettoria per la fuga, IDA”.
“Avrai solo una chance per raggiungere il portale, Jeff. Deviare di pochi centimetri ci porterà fuori rotta”.
“Speriamo che tutte quelle calibrazioni di Garrus siano servite a qualcosa!”.
Il solito Jeff... L’equipaggio della Normandy era a pezzi, nella stiva di carico, con Shepard incosciente stesa ai loro piedi, e lui in sala comando riusciva ancora a scherzare.
“Per la Dea, Joker, portaci via da qui”.
“Agli ordini, Liara, sono sicuro che il comandante ti...”.
“Surriscalda i motori, Jeff, non avremo più un’altra occasione per un salto iperluce. È inutile preservarli”. Tali lo interruppe sul più bello. Mancavano pochi istanti al portale.
Se l’equipaggio avesse potuto osservare la scena dalla terra, avrebbe visto un enorme flusso di energia oscura inseguire una minuscola fregata, riconoscibile solo grazie all’esplosione abbagliante dei motori tirati al massimo dal miglior pilota della galassia. Avrebbe anche potuto notare una striscia di sangue rosso sfregiare il fianco sinistro, lì dove mutanti e umani avevano cercato invano di distruggersi a vicenda mentre la Normandy recuperava parte dei compagni sulla terra, poco prima della corsa finale. Avrebbe anche visto il sorriso soddisfatto di Jeff, l’istante prima del salto, l’instante prima di scomparire nell’universo sereno e sconfinato.

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Capitolo 3
*** L'ultimo respiro ***


Liara... “Sono tua”. Liara... “Shepard”. Liara... “Ti amo”. Liara... “Nessuno può farcela da solo”.
Shepard lo sapeva di non essere sola. C’era qualcuno... no, non era qualcuno. Era lei. Liara le sosteneva la testa, il suo braccio era passato intorno al collo del comandante, per tirarlo a sé. Era caldo, nonostante la corazza... Era il caldo di tutto il suo sangue versato.

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