Human di mvstrxl (/viewuser.php?uid=595319)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap.3 ***
Capitolo 4: *** Cap. 4 ***
Capitolo 5: *** Cap.5 ***
Capitolo 6: *** SPECIALE DI NATALE ***
Capitolo 7: *** Cap. 6 ***
Capitolo 8: *** Cap. 7 ***
Capitolo 9: *** Cap. 8 ***
Capitolo 10: *** Cap. 9 ***
Capitolo 11: *** Cap. 10 ***
Capitolo 12: *** Cap. 11 ***
Capitolo 13: *** Cap. 12 ***
Capitolo 14: *** Cap. 13 ***
Capitolo 15: *** Cap. 14 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Cap. 1 ***
Merda. E' questa la prima parola che mi
viene in mente quando mi guardo in torno. Merda che cammina, merda
che respira, merda che parla... basta guardarsi intorno per vedere
quanta spazzatura umana vi è.
La verità è che questo
mondo è una pura e autentica merda.
Alzo
il volume della musica con rabbia, l'unico sentimento che mi rimane.
Il continuo brusio della gente mi entra prepotentemente nelle
orecchie. Passanti che spingono senza chiedere scusa, ragazzi che ti
camminano davanti con una lentezza snervante ignorando il fatto che
cerchi di sorpassarli, persone che si fermano di punto in bianco
davanti a te... e sorridono questi bastardi... ridono, sorridono,
parlano e scherzano come se niente fosse, respirano
come se se lo meritassero... che
schifo.
Ho una voglia
pazzesca di gridare. La rabbia pulsa con forza nel petto, sale
arrivando al cervello e mandandolo in corto circuito. Ma sono
impotente. Tutto ciò che posso fare è alzare
ulteriormente il volume della canzone e affrettare il passo, mani in
tasca, cappuccio celato fin davanti agli occhi rigorosamente puntati
per terra. Ed ecco che un imbecille mi si para davanti come se niente
fosse.
Che nervi.
Lo sorpasso
velocemente anche se vorrei alzare la testa, sputargli in faccia e
prenderlo a pugni.
Faccio finta di
niente e continuo a camminare. Ma quanto manca prima che possa
arrivare a casa!?
Quella non era
semplicemente una giornata no, era una vita no. E non c'era
solo la gente a rompere le palle, no, assolutamente. Avete presente
Tokyo? Quella città giapponese, sempre piena di turisti,
bellezza e cultura? Bene, dimenticatevela. Quella Tokyo non esiste
più. Ormai è una città invasa dal terrore giorno
e notte. Basta accendere un qualunque telegiornale per capire il
perché di questo radicale cambiamento, tanto ormai non si
parla d'altro.
Perché non
basta l'essere umano a rendere questa vita, questo mondo peggio
di quanto già non sia. Ci si mettono anche i ghoul, esseri che
uccidono senza rimpianto, che si cibano di carne umana... e la cosa
peggiore è che non sono mostri dalle sembianze strane, no.
Sono tali e quali all'uomo. Per questo ormai nessuno si fida di
nessuno. Un ghoul potrebbe essere un tuo amico, un tuo conoscente, un
professore, una persona con cui hai scambiato quattro chiacchiere al
bar o il cassiere tanto gentile del supermercato sotto casa tua.
Insomma, avete capito, no? Ma alla fine, loro vogliono solo
sopravvivere... quello che fanno per noi è sbagliato ma
per loro è semplice routine. Se ci pensate anche l'uomo vuole
sopravvivere. Beh, in un certo senso, meglio che crepino tutti. Qui
le cose vanno sempre peggio, non vedo neanche un po' di speranza,
nemmeno un briciolo di futuro. Guerre di là, crisi di qua...
come pretende di sopravvivere l'essere umano se continua di questo
passo??
Improvvisamente
qualcuno mi urta facendomi cadere una cuffietta. Dio che nerv...
-Ohh scusa! Non
volevo, colpa mia! Ho perso l'equilibrio per un secondo-
Non so cosa mi
spinge ad alzare la testa. Forse il fatto che in tutta la giornata,
questo ragazzo (dalla voce si direbbe essere tale) è stato il
primo ad urtarmi ma a scusarsi subito dopo. Eppure il suo tono sembra
di scherno.
Alzo lo sguardo,
un' espressione truce dipinta in faccia. Ma ciò che vedo mi fa
rimanere non poco sorpresa.
“Ma
che cazz...?? E questo da dove salta fuori?!”
Il ragazzo in
questione, indossa una giacca nera più grande di lui, camicia
bianca con bottoni colorati, le maniche arrotolate fino il gomiti,
pantaloni che gli arrivano fino a metà stinchi, bretelle
azzurre e... cuciture?? Sì, quelle sono cuciture rosse. Ne ha
il braccio destro pieno e ci sono cuciture anche sotto all'occhio e
al labbro, sempre destro. Ha un sorriso che non riesco a prendere sul
serio e delle mollette tra i capelli bianchi che formano il segno
XIII, ovvero il numero 13 in stile romano.
Ha delle profonde
occhiaie sotto agli occhi ma quello che più mi... affascina?
Sì, diciamo così...
Quello che più
mi affascina è il colore dei medesimi, ovvero rosso rubino.
Scuoto la testa per
svegliarmi allo stato di trance e borbotto un “non fa nulla”
per poi rimettermi la cuffietta nell'orecchio. Vedo lo strano ragazzo
allargare il sorriso e un brivido mi percorre la schiena.
-Bene, allora io
vado, ho molte cose da fare- dice con lo stesso tono di prima.
Qualcosa mi fa intuire che non ha tutte le rotelle apposto... non so,
forse è il suo strano look oppure il modo di parlare o ancora
il fatto che si stia allontanando con le braccia spalancate,
canticchiando a bocca chiusa. O forse è perché indossa
delle pantofole rosse al posto delle scarpe? No, aspettate...
pantofole??
Mi volto alquanto
stranita e continuo per la mia strada, come se niente fosse successo.
-Sono a casa!-
-Ciao tesoro, com'è
andata a scuola?-
-Una schifezza come
sempre...-
-Come? Akane non ti
sento se borbotti!-
-Ho detto che è
andato tutto bene!!-
-Okay, guarda che è
quasi pronto-
-Non ho molta fame
mamma-
E detto ciò
salgo in camera mia prima che mia madre possa cominciare a
protestare.
Una volta al sicuro
nel mio regno (perché le camere di noi adolescenti sono
questo), butto a terra la cartella e svuoto le tasche della giacca.
Non vi tengo molto, eppure qualcosa manca... Cellulare, qualche
penna...
Merda
Il mio portafogli!!
Frugo con
insistenza nelle tasche della giacca, poi in quelle dei pantaloni e
ancora in quelle della giacca. Niente. Il mio portafogli è
sparito. O forse...
-Cazzo!!- impreco
quando realizzo che molto probabilmente, quello strano ragazzo di
prima è il colpevole della sparizione della mia piccola
cassaforte portatile.
-Quel maledetto
bastardo di merda! Era ovvio che fosse gentile! Che stronzo, giuro
che se lo becco gli taglio la testa!-
E dopo essermi
sfogata con pensieri e fantasie violente, mi butto sul letto
abbracciando il cuscino. Beh, per lo meno non mi ero portata molti
soldi con me, il problema è che dentro vi tenevo la carta di
identità, la tessera della biblioteca e cose così che
mi servivano. I solidi... sì, mi servivano ma non era la fine
del mondo perdere quattro monetine.
Sospiro.
Sono stanca, stanca
di tutto e di tutti. Sono sicura che arriverà un giorno in cui
le persone ti sorrideranno solo per avere qualcosa in cambio. Ah no,
aspettate, queste cose già succedono.
E' per questo che
mi tengo alla larga da tutti. A scuola non ho amici e nemmeno fuori.
Vengo sempre etichettata come “l'asociale” ma a me sta
bene così. Meglio “asociale” che “puttana”
come molte delle ragazze che si trovano nella mia classe. Ma alla
fine a che servono gli amici? Io sto benissimo anche da sola, ho
imparato a contare sulle mie sole forze. Tanto, che senso ha
affezionarsi?
Prima o poi tutti
cambiano e ti abbandonano, si dimenticano di te e ti lasciano da
solo. Perfino i miei genitori sono diventati degli sconosciuti.
Pensano che le uniche domande da fare per conoscerci siano “come
è andata a scuola?” oppure, “hai finito di
studiare?”. Mai che chiedano “come stai?”.
Eppure... anche io
sono cambiata. Non sono sempre stata così. C'era un tempo in
cui non ero così misantropa, apatica... un tempo non mi facevo
problemi a stringere amicizia, e parlavo tranquillamente con i miei
genitori senza finire per chiudermi in camera sbattendo la porta.
C'era un tempo in cui sorridevo invece che mettere il broncio per
ogni cosa, o se lo facevo, era per avere un po' di attenzioni. Un
tempo in cui giravo per strada a testa alta invece che a testa bassa
e con il cappuccio alzato. Ora invece, vorrei solo sparire, essere
invisibile, vorrei passare inosservata. Una volta mi importava se
qualcuno mi sorrideva, mi importava delle parole, belle o brutte che
fossero. Ora invece sono una completa menefreghista. O forse no?
Premo la faccia
contro il cuscino. Non so nemmeno chi sono... patetico.
Sbuffo con rabbia e
mi metto a sedere.
Odio questo mondo.
Odio le persone.
Odio i ghoul.
Odio questa vita.
Guardo fuori dalla
finestra. I rami degli alberi si muovono al ritmo della melodia muta
del vento autunnale che trascina con sé le foglie secche in
una danza tutta sua. Il sole è ancora alto nel cielo ma alcune
nuvole si stanno avvicinando minacciose. Nell'aria si sente già
odore di pioggia. E finalmente sorrido.
Amo la pioggia.
ANGOLO AUTRICE:
Okay, dico solo che
sono nuova nel settore e avevo un bisogno immenso di pubblicare
qualcosa.
Se questo primo
capitolo (forse troppo breve) vi ha incuriosito lasciate una
recensione, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate e se vale la
pena andare avanti.
Vi avverto solo che
probabilmente alcuni personaggi (e per alcuni intendo Juuzou) saranno
un po' OOC, vi basti sapere che la mia stessa OC sarà OOC ma
dettagli.
CherryPau_99
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Capitolo 2 *** Cap. 2 ***
-Vediaaaaaamo...
tessera della biblioteca, tessera sportiva... uuuuh! Carta
d'identità! Mhhh... Akane Aisaka, 17 anni. Ma guarda! Abbiamo
due anni di differenza, io ne ho 19, hehe! Beeene finalmente il
contenuto importante...-
Accovacciato
sul bidone dell'immondizia in un vicolo, Juuzou alzò il
portafogli in aria dal quale cadde un bel bottino.
-Mhh...non
male! E poi considerati i "prestiti" precedenti, riuscirò
a comprare qualcosa da mangiare senza problemi! Ahaha! Grazie mille
signorina Aisaka!-
Il
ragazzo saltò giù dal bidone di metallo con un agile
balzo e canticchiando, si avviò alla ricerca di una
pasticceria.
*
* *
Akane's
P.O.V
Mi
sveglio di soprassalto, la fronte imperlata di sudore. Mi passo una
mano sulla faccia come per scacciare gli ultimi residui dell'incubo
che avevo avuto. Cosa avevo sognato precisamente? Ah, sì... un
ghoul mi rincorreva per poi saltarmi addosso. Stava per mordermi e fu
proprio lì che mi svegliai. Sospirando controllo velocemente
che ora segna la sveglia. Le 6:58.
Beh,
sono praticamente le 7:00.
Mi
alzo di malavoglia sbuffando. Detesto la scuola ma non perché
ho brutti voti, i miei sono nella norma. La detesto per l'ambiente
angusto e ovviamente per lepersone che la frequentano.
Strusciando
i piedi per terra, mi avvio in bagno guardandomi allo specchio per
qualche secondo.
I
miei capelli mossi, rosso ramati sono un completo ammasso senza forma
e ho gli occhi ancora socchiusi. Sembro uno zombie. Con uno
sbadiglio, comincio a prepararmi. L'unico suono che riesco a sentire
è quello assordante dei miei pensieri.
Non
appena finisco di vestirmi e lavarmi, afferro lo zaino e mi precipito
al piano di sotto. Non ho molta fame quindi cerco di sgattaiolare via
il più silenziosamente possibile per non essere intercettata
da mia madre...
-Akane,
dove pensi di andare?-
E
daje...
-A
scuola, ovvio- rispondo secca.
-Akane
non dimentichi qualcosa?-
-No
mamma-
-Akane
sei a digiuno da ieri sera!- alza la voce mia madre. Il fatto che si
preoccupi per me mi fa piacere ma ad un certo punto diventa anche una
noia...
-Mangerò
qualcosa al bar- taglio corto prendendo alcuni soldi dal suo
borsellino che lascia sempre all'ingresso.
-Va
bene- la sento sospirare rassegnata.
-Non
dimenticarti le pillole! Già ieri sera non le hai prese-
-Sì,
sì... Ho preso 200 yen. Te li riporto, tranquilla- l'avviso
prima di uscire di casa.
Ed
ecco che l'odore di pioggia mi entra nel naso e il freddo vento
autunnale mi colpisce in pieno in viso come a dire "buongiorno e
ben svegliata in questo solito mondo di merda!"
Mi
avvolgo la sciarpa rossa attorno alla bocca e controllo l'ora. Le
7:25. Considerando che le lezioni cominciano alle 8:20 ho tutto il
tempo per andare al bar. Così, cuffie nelle orecchie e mani in
tasca mi avvio verso un bar che adocchiai tempo addietro. Com'è
che si chiamava? Anteiku se non sbaglio...
Entro
nel bar senza troppe cerimonie, borbottando un "buongiorno".
Non vado matta per i bar... in verità, non vado matta per
niente che ospiti più persone in uno stesso posto. Vabbè,
casa è un altro discorso. Ad accogliermi trovo una ragazza dai
capelli blu, un ragazzo con capelli neri e una benda sull'occhio
destro e altri camerieri intenti a servire le persone già
presenti o a pulire i bicchieri dietro al bancone; indossano tutti
delle divise da lavoro. Mi sorridono cordiali, forse la ragazza un
po' meno ma non ci faccio caso e vado a sedermi.
Mi
guardo un po' attorno notando già una piccola affluenza di
gente. Il posto è caldo e accogliente, mi sento a mio agio e
questo capita solo quando mi chiudo in camera mia.
Il
ragazzo con la benda sull'occhio mi si avvicina con un sorriso.
-Buongiorno,
cosa posso portarti?-
-Una
tazza di caffè andrà benissimo, grazie- dico provando a
ricambiare il suo sorriso.
Annuendo,
il ragazzo si allontana.
Volgo
lo sguardo alla finestra che affaccia sulla strada. C'è ancora
poca gente per strada ma a me sembra già troppa. Sembrano
formiche. Non so perché ma mi viene da paragonare la gente a
piccole e insulse formiche. Provo una strana sensazione, come se non
appartenessi né a quel posto, né al genere umano o a
qualsiasi altro essere sulla faccia di questa terra. Mi sento un'
estranea, è come se scoprissi le cose per la prima volta, mi
sorprendo di cose che sono ovvie. Mi sento così dannatamente
sbagliata qui.
Nel
preciso momento in cui sto formulando questo pensiero, i miei occhi
intercettano una figura familiare per strada. Assottiglio lo sguardo.
Camicia bianca, bretelle azzurre, pantaloni che arrivano agli
stinchi, capelli bianchi e cuciture rosse...
Quasi
salto in piedi. E' lui! E' lui il bastardo che mi ha rubato il
portafogli!! Dio, se lo prendo... meglio per lui che non entri in
questo bar se non vuole fare una brutta fine.
-Buoooongiornoooo!!!-
Mai
una volta che le cose vadano come vorrei.
Tutti
i presenti si girano a guardarlo, me compresa.
Lui
sembra non accorgersi di tutti gli sguardi straniti che ha attirato,
né tanto meno di me e va a sedersi ad un tavolo davanti. Sto
tremando di rabbia. Vorrei alzarmi e prenderlo a calci proprio qui
davanti a tutti.
-Ecco
il tuo caffè- dice il ragazzo porgendomi una tazzina di caffè.
Ringrazio
e torno a fissare in modo truce il ragazzo albino che mi dà le
spalle. Ha ordinato non so cosa ma quasi sicuramente ha usato i miei
soldi... quel bastardo.
E
mentre formulo tanti pensieri sadici per farlo soffrire, mi porto la
tazzina alle labbra sorseggiando il caffè. Resto sorpresa da
quanto sia buono. In quel momento mi ricordo delle pillole. Comincio
a frugare nella borsa alla ricerca del piccolo contenitore e quando
lo trovo lo apro mettendomi in mano due di quelle palline rosse. A
causa della mia anemia sono costretta a prenderle tre volte al
giorno: colazione, pranzo e cena. Ingoio le "medicine"
senza pensarci troppo e finisco la mia misera ma ottima colazione in
men che non si dica. Continuo a fissare lo strano ragazzo che sembra
anche lui aver finito di mangiare dato che si alza lasciando i soldi
sul tavolo.
-Era
tutto ottimo! Grazie mille!- dice con tono squillante per poi
letteralmente saltellare fuori.
Non
perdo nemmeno un secondo. Mi alzo di scatto, prendo lo zaino
lasciando la banconota da 200 yen sul tavolo senza nemmeno aspettare
il resto e mi catapulto fuori all'inseguimento del ragazzo.
Non
appena esco dal bar mi guardo intorno incazzata nera ed ecco che lo
vedo. E' entrato in un vicolo. Non me lo lascio scappare e parto
sparata verso di lui.
-EHI
TU!!- grido non appena entro nel vicolo. Mi dà ancora le
spalle ma quando sente la mia voce carica di rabbia si gira con
un'aria sorpresa.
-Dici
a me?- chiede mettendosi una mano sulla testa.
-Sì!
Dico a te razza di idiota! Sei stato tu a rubare il mio portafogli
ieri!-
Mi
avvicino minacciosa, i pugni stretti lungo i fianchi.
Il
ragazzo mi guarda per un po', dopodiché fa una cosa che mi
lascia di stucco.
-Giuuuuusto!!
Tu sei Akane Aisaka! Grazie mille per i soldi, ecco!- e detto ciò
mi prende la mano mettendovi dentro alcuni yen sorridendo in modo
innocente.
Resto
a bocca aperta. Guardo prima lui poi la mia mano che si stringe
automaticamente attorno ai soldi, poi guardo di nuovo lui e poi di
nuovo i soldi e poi lui.
-Era
da parecchio che non mangiavo così tanto sai? Grazie ancora!-
dice allontanandosi.
Ed
io, come una cretina, rimango lì a fissarlo mentre va via
canticchiando.
Poi
un pensiero si fa strada nella mia mente. E se fosse stato un ghoul?
In quel caso sarei già morta. O no? La prossima volta dovevo
essere più cauta. Non posso correre dietro ad un perfetto
sconosciuto seguendolo addirittura in un vicolo cieco. Era come
salire sul patibolo si propria sponte.
Scuotendo
la testa, mi avvio verso l'uscita del vicolo. Ma ecco che un altro
pensiero mi assale.
Il
portafogli!!!
Arrivo
a scuola appena in tempo. Il professore non è ancora arrivato
ed io mi siedo al terzo banco vicino alla finestra ignorando tutti i
miei compagni che vanno in giro per l'aula, parlando, ridendo... che
fastidio.
Sento
delle ragazze dietro di me sghignazzare. Non mi sorprenderebbe se
stessero parlando di me. Cerco di pensare ad altro ma il suono della
campanella non me lo permette. Il professore, un uomo sulla
cinquantina, entra in aula posando la sua cartella nera sulla
cattedra.
-Buongiorno
ragazzi-
Come
sentono la voce del prof, tutti si siedono e la lezione comincia.
Alla
fine dell'ora sono l'ultima ad uscire dall'aula. Non ho fretta e non
mi va di venire spintonata da quella massa di bisonti che si
accalcano sulla soglia dell'aula.
Una
volta fuori, mi dirigo verso il mio armadietto.
-Ehm,
scusa...-
Mi
giro sentendo una voce maschile proprio dietro di me e rimango
sorpresa quando vedo che si tratta del ragazzo con la benda
sull'occhio, quello del bar.
-Sì?-
-Ecco,
oggi hai dimenticato il resto- dice per poi porgermi una banconota in
mano. Ma che è oggi??
-Oh,
non ce n'era bisogno... grazie- dico in evidente imbarazzo. Non sono
abituata a ricevere soldi né tanto meno a ricevere tanti
sorrisi in una giornata.
-Di
nulla. Io sono Ken Kaneki- dice sorridendo.
-Io
Akane Aisaka- dico ricambiando.
-KANEKIIIIIII!-
Entrambi
ci voltiamo vedendo un ragazzo correrci incontro e buttarsi addosso a
Kaneki.
-Hide!-
dice felicemente sorpreso il corvino.
-Amico
dove sei stato? Ti ho aspettato davanti scuola con il rischio di fare
tardi!-
-Scusa
Hide, è che sono andato a lavorare-
-Lavori
anche la mattina presto?? Voglio sperare che ti paghino come si
deve!-
-Ma
no, è che il capo mi ha chiesto un favore e non me la sentivo
di dire no- ridacchia imbarazzato Kaneki mentre il suo amico lo
guarda scuotendo la testa.
-Sei
il solito Kaneki... uhm?-
In
quel momento il cosiddetto Hide sembra accorgersi della mia presenza
sfoderando un sorrido amichevole.
-Ciao!
Io sono Hideyoshi Nagachika! Sei un'amica di Kaneki?- dice porgendomi
la mano.
-Ecco,
non esattamente... ci siamo conosciuti oggi- dico stringendogli la
mano.
-Io
proprio non capisco... ma come fai ad accalappiare ragazze così
carine!? Prima Touka e poi lei! Potresti anche essere più
gentile e lasciarmene una, no?-
A
sentire quelle parole sia io che Kaneki arrossiamo.
Nessuno
mi aveva mai detto di essere carina...
-Ma
che stai dicendo Hide!?-
-Hahaha!
Sto scherzando lo sai!-
Mi
volto chiudendo l'armadietto.
-Devo
andare. Grazie ancora per avermi riportato il resto- dico facendo un
piccolo inchino per poi correre via lasciando entrambi i ragazzi
alquanto perplessi.
Finalmente
la giornata scolastica è finita. Sono stesa sul mio letto a
fissare il soffitto da non so quanto tempo ripensando a tutte le
stranezze che sono capitate. Prima il borseggiatore che mi
restituisce i soldi sorridendo, poi Kaneki che mi ridà il
resto e sorride, poi il suo amico che si presenta e sorride. Che
giornata bizzarra...
Mi
metto a sedere guardando fuori. Sono le 19:45 e il sole sta
tramontando. Direi il momento perfetto per andare a farsi un giro con
la possibilità di incontrare qualche ghoul. Ma chissene!
-Mamma,
io esco, vado a fare un giro-
La
testa riccioluta di mia madre si affaccia dal soggiorno lanciandomi
uno sguardo.
-Non
fare tardi- si raccomanda.
-Tranquilla-
sbuffo con lo stesso tono con cui ripeti un copione troppe volte.
-Akane-
Sta
volta è la voce di mio padre.
Mi
affaccio in soggiorno dove la mamma è seduta al tavolo con una
tazza di thè in mano e il papà sta guardando la tv.
-Sì?-
chiedo leggermente annoiata.
Mio
padre infila una mano in tasca e ne estrae alcune banconote. Me le
porge senza fiatare.
Io
mi avvicino e le prendo alzando un sopracciglio con aria
interrogativa.
-E'
solo un pensierino- dice facendo un gesto di non-calanche con la
mano.
-Oh...
grazie- dico per poi uscire dalla stanza. Solitamente per avere soldi
devo meritarmeli, ma alle volte mio padre se ne esce con questi
"pensierini".
Alzo
le spalle e mi ficco i soldi in tasca per poi prendere la giacca, le
chiavi, le cuffie ed uscire.
Sto
camminando da mezz'ora ormai. Il sole è tramontato del tutto
lasciando il suo posto ad una mezza luna.
"Direi
che è ora di tornare a casa..." penso mentre un brivido
mi percorre la spina dorsale.
Ed
ecco che come una deficiente, imbocco un vicolo buio.
Ed
ecco che sento come degli occhi che mi fissano.
Ed
ecco che accelero il passo mentre il panico si fa strada nella mia
mente.
Maledizione!
Sento
dei passi.
"Sta
calma Akane, se ti agiti è peggio! Non correre altrimenti
correranno anche loro e finirai divorata senza nemmeno accorgertene"
Okay,
il mio subconscio non aiuta neanche un po' ma continuo a camminare a
passo svelto.
Il
rumore di passi si fa più vicino finché...
-Aka-chan
eccoti!-
Mi
giro e la prima cosa che mi viene da fare è sferrare un pugno
che però viene bloccato da...
-Ancora
tu!?-
Esatto,
quello strano, stranissimo ragazzo che prima mi ruba il portafogli e
poi mi restituisce i soldi.
Ma
aspetta... mi ha chiamato... Aka-chan!?
-Già!
Volevo ridarti questo- e subito mi lascia il polso porgendomi il mio
adorato portafogli di jeans.
-Mi
ci è voluto un po' a recuperare tutte le carte che avevi
dentro ma ora eccolo qui!- dice entusiasta.
Lo
guardo stranita ma mi astengo dal porgere domande. Apro il portafogli
e controllo il suo contenuto. E' tutto al proprio posto. Guardo il
ragazzo squadrandolo da capo a piedi. E' un po' più alto di me
ma di poco e i suoi occhi sembrano risplendere di luce propria al
buio. Per quanto possa essere inquietante è anche... carino.
Distolgo
immediatamente lo sguardo quando mi accorgo che anche lui mi sta
fissando negli occhi e mi volto dandogli le spalle.
-Beh,
grazie- dico cominciando a camminare.
-Ehi
aspetta!-
Sento
la sua mano posarsi sulla mia spalla sinistra e mi irrigidisco.
-Cosa
c'è?- chiedo secca senza girarmi. E se fosse un ghoul?
-Non
è prudente per una ragazza aggirarsi per Tokyo a quest'ora di
sera- dice parandosi davanti a me.
Alzo
lo sguardo incontrando di nuovo i suoi occhi e il suo sorriso che
ancora non riesco a prendere sul serio. E' come se si stesse
prendendo gioco di te fingendo di essere gentile. E non è
bello essere presi in giro in questo modo. Non lo è affatto.
Sbuffo
abbassando la testa.
-E
a te che importa?-
-Permettimi
di accompagnarti a casa- dice con il tono di uno che sta chiaramente
facendo il buffone. Fa un inchino, mettendo la mano sinistra dietro
la schiena e porgendomi quella destra piena di cuciture.
"Okay
Akane, se è un ghoul sei finita" dice il mio subconscio
ma sta volta non vi do retta. E quando mai lo faccio?
-E
va bene...- borbotto continuando però a tenere le mani in
tasca.
Il
ragazzo si raddrizza di scatto con un sorriso che farebbe invidia a
Jeff the killer.
-Bene!!
Andiamoooo!- dice cominciando ad avviarsi verso la fine del vicolo.
-E-Ehi!
Aspetta! Non so nemmeno come ti chiami!-
-Il
mio nome è Juuzou Suzuya!-
Resto
in silenzio.
Juuzou
Suzuya, eh?
*
* *
Camminiamo
da qualche minuto nel silenzio più totale. Beh, a dire il vero
Juuzou non la smette di canticchiare.
-Quindi...
tu quanti anni hai?- chiedo guardandolo con la coda dell'occhio.
-19!
Tu invece ne hai 17 giusto?-
-Il
mese prossimo ne faccio 18... s-sì ma tu come fai a...-
-L'ho
visto sulla tua carta d'identità- dice sorridendo come se
niente fosse.
Ovvio,
altrimenti come avrebbe fatto a sapere il mio nome?
-Eccoci
arrivati- dico indicando con un cenno del capo casa mia.
-Bene!-
grida euforico correndo davanti alla porta.
Scuoto
la testa sempre più stranita dal suo comportamento. Ha 19 anni
ma ha la mentalità di un bambino.
Lo
raggiungo tirando fuori le chiavi.
"Non
abbassare la guardia. E' vero, sei arrivata a casa sana e salva ma
non vuol dire niente..."
Ignoro
ancora una volta il mio subconscio e mi volto a guardare Juuzou che
scopro starmi fissando a sua volta. Devo ammetterlo, il suo sguardo
mi mette a disagio...
-Ecco...
grazie di tutto- dico posando i miei occhi nei suoi per poi
distogliere lo sguardo.
-Non
c'è di che Aka-chan! E' stato un piacere!- dice per poi
allontanarsi saltellando.
Ancora
con questo Aka-chan?
Lo
fisso mentre si allontana e posso giurare di sentirlo canticchiare.
Roteo
gli occhi aprendo la porta di casa. Come entro, uno strano odore mi
entra nel naso e una strana sensazione mi pervade.
Non
mi preoccupo nemmeno di chiudere la porta. Tolgo le scarpe e accendo
la luce dell'ingresso.
-Mamma...?
Papà?- chiamo ma la risposta non arriva.
-Unità
genitoriale?- li chiamo così ogni volta che voglio la loro
attenzione. Ma non odo nessun suono.
"Forse
sono usciti... no, non può essere, la porta non era chiusa a
chiave..." penso mentre la strana sensazione si trasforma in un
brutto presentimento. Man mano che avanzo verso il salotto, l'odore
che sentivo all'ingresso si fa sempre più forte e
insopportabile tanto che sono costretta a mettermi una mano davanti
al naso.
Ora
sono proprio davanti alla porta del soggiorno. Ho un nodo allo
stomaco, il battito è tre volte più veloce...
Afferro
la maniglia. La mia mano trema ma non ci faccio caso.
"Okay
Akane, conta fino a tre e poi spalanca questa dannata porta! Uno...
due... due e mezzo... due e tre quarti..."
-Oh
al diavolo!-
Spalanco
la porta di botto. E quello che mi si para davanti è
l'inferno.
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Capitolo 3 *** Cap.3 ***
Riversi
a terra in un lago di sangue ci sono i corpi sventrati dei miei
genitori.
Sento
le gambe farsi pesanti. Mi lascio cadere a terra senza nemmeno
preoccuparmi dell'odore di sangue e carne putrefatta che continua ad
entrarmi nelle narici.
I
miei genitori... no, non può essere...
-Ehi
guarda Eichi! Ne abbiamo un'altra!-
E
solo in questo momento mi rendo conto della presenza di altre due
persone. O meglio, di ghoul.
Quello
che ha parlato mi si avvicina con un ghigno stampato in faccia. I
suoi occhi sono agghiaccianti, neri con la pupilla rossa. E' tutto
sporco di sangue.
Il
sangue dei miei genitori.
-Non
fartela scappare Goro!-
L'altro
ghoul è accovacciato davanti al corpo di mia madre. Lo vedo
allungare una mano verso il suo braccio destro, lo afferra e tira.
Sento uno schiocco secco, ed ecco che quel mostro si porta il braccio
ormai staccato e inerme di mia madre alla bocca cominciando a
sbranarlo.
Non
riesco a muovermi. Vorrei scappare, piangere, gridare, ma non ci
riesco. Mi sembra tutto un sogno. Uno schifosissimo sogno.
Riemergo
dallo stato di trance solo quando sento le mani del ghoul stringersi
attorno alla mia gola e sollevarmi da terra.
-Sei
magrolina ma non fa niente. Dopo la scorpacciata che ci siamo fatti
con i tuoi genitori, una come te è perfetta come dessert!-
La
presa sul mio collo comincia a farsi più forte. Mi manca il
fiato. Porto entrambe le mani sulle sue nella speranza di riuscire a
fargli allentare la presa ma è tutto inutile. In quel momento
sento uno stano formicolio dietro le spalle e un altro sulla schiena.
Il formicolio si trasforma presto in dolore ma ecco che qualcosa si
conficca nella testa del ghoul facendo schizzare il suo sangue sulla
mia faccia. La presa sul mio collo si fa più lieve fino a
sparire. Il dolore dietro alla schiena invece persiste.
Il
ghoul cade a terra senza emettere un suono. Cado a terra anche io con
un tonfo facendo dei profondi respiri. L'altro ghoul, avendo visto la
scena, si precipita sul corpo dell'altro.
-Goro!
Amico mi senti?-
-Temo
che non possa neanche più risponderti-
Mi
volto sgranando gli occhi nonostante la mia schiena e le spalle
vadano a fuoco.
-Juuzou!?-
Juuzou
è fermo sulla soglia della porta d'ingresso. Ha la camicia
sbottonata che rivela almeno venti se non più coltellini. La
sua espressione è un misto di divertimento e follia.
-Aka-chan!-
esclama venendomi incontro e accovacciandosi vicino a me.
-Cosa...
cosa ci fai qui?- chiedo per la prima volta felice di vederlo.
Sta
per rispondere ma la voce dell'altro ghoul lo interrompe.
-Maledetto!
Te la farò pagare!!-
Vedo
un ghigno spuntare sul viso di Juuzou, il quale si alza in piedi.
Quasi
non me ne accorgo; l'albino comincia a lanciare quegli strani
coltelli alla velocità della luce ferendo il ghoul in più
punti. Ma questo non basta a fermarlo.
Quel
mostro si scaglia contro Juuzou che con una capriola all'indietro lo
avita e continua a ferirlo. E intanto ride. Una risata malata ma allo
stesso tempo allegra come quella di un bambino che sta giocando.
Ha
un'agilità incredibile, si muove così velocemente che
quasi non riesco a seguirlo. I coltelli si conficcano nel corpo del
ghoul come fossero proiettili.
Finalmente
il ghoul cade a terra privo di vita mentre una pozza di sangue
comincia a formarsi sotto di lui.
-Cheee?
Già morto!? Ohh andiamo!- protesta Juuzou.
-J-Juuzou...?-
Juuzou
si volta.
-Aka-chan,
stai bene?-
-Credo...
di no-
Il
mio sguardo si posa sui cadaveri dei miei genitori. Ma le lacrime non
scendono.
-Dobbiamo
andarcene da qui- la voce di Juuzou mi riporta alla realtà.
Annuisco
appoggiandomi allo stipite della porta. Il dolore sta sparendo...
-Buffo,
ed io che pensavo che fossi tu il ghoul!- esclama Juuzou prendendomi
per mano e dirigendosi verso l'ingresso.
Lo
guardo sbigottita.
-Anche...
anche io pensavo che tu fossi un ghoul- ammetto dopo un po'.
-Questo
è ancora più buffo considerando che sono un agente del
CCG!-
Mi
blocco.
-Tu...
tu fai davvero parte del CCG?-
Juuzou
si mette una mano in testa.
-Investigatore
di seconda classe Juuzou Suzuya! Per servirla- dice poi inchinandosi
come aveva fatto nel vicolo.
Lo
fisso sbalordita. Dal suo aspetto non si direbbe assolutamente essere
un investigatore. Forse mi sta prendendo in giro ma il modo in cui ha
ucciso quei ghoul... a sangue freddo, senza pensarci due volte. E
rideva.
-Aka-chan??
Ci seeeeei?-
Juuzou
mi sventola una mano davanti agli occhi avvicinando la sua faccia
alla mia.
Quando
mi rendo conto della troppa vicinanza tra noi, mi allontano
sussultando.
-S-sì,
scusa-
-Bene,
non c'è bisogno che mi ringrazi- dice dandomi le spalle e
avviandosi verso non so dove con la camicia ancora sbottonata.
Non
appena realizzo che sta andando via gli corro dietro.
-Ehi
aspetta! Non avrai mica intenzione di mollarmi qui così!?-
Juuzou
si volta con un'espressione sorpresa, poi si schiaffa una mano in
fronte.
-Giuusto!
Beh allora andiamo!-
Ora
sono io a guardarlo sorpresa, senza rendermi conto che il dolore è
sparito.
-Andiamo?
E dove?-
Juuzou
sorride.
-A
casa mia, ovvio!-
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Capitolo 4 *** Cap. 4 ***
Quando entrai nell'appartamento di
Juuzou, mi meravigliai di quanto fosse grande e spoglio. Non era
molto accogliente, l'atmosfera lì dentro era fredda e spenta.
O forse era solo una mia impressione. A dire il vero non ci feci
molto caso, ero ancora sotto choc per quello che era successo.
-Eccociii!- esclamò Juuzou con
il suo solito tono infantile.
Mi guardai un po' intorno. L'ingresso
era spazioso ma vuoto, vi erano giusto un mobile in mogano e uno
specchio. Il soggiorno era altrettanto grande con solo un divano, una
televisione e due grandi finestre ai lati di quest' ultima. Le pareti
non ospitavano nemmeno un quadro, il pavimento era di lucido parquet
con un tappeto al centro della stanza. La cucina non era molto grande
ma conteneva senza problemi un piano cottura, un frigo e un tavolo
rotondo dove pranzare.
-E tu... vivi qui tutto solo?- chiesi
con un fil di voce. Il freddo silenzio di quell'abitazione mi dava
l'impressione di essere quasi sacro; era come che se avessi parlato
con un tono più alto avrei turbato l'atmosfera.
-Non esattamente dal momento in cui
abiterai qui con me- rispose Juuzou sorridendo. Aveva i vestiti
ancora sporchi di sangue ma sembrava non farci minimamente caso.
Annuii prestando poca attenzione alle
sue parole, ma quando realizzai quello che aveva effettivamente
detto, sussultai come punta da un ago.
-Co-cosa?? Credevo che mi avresti
ospitato solo per una notte!-
Juuzou mi rivolse uno sguardo
perplesso, penetrandomi con quegli occhi color rubino.
-Ma devo proteggerti. E poi non credo
che tu abbia altri posti dove andare- disse come se fosse una cosa
ovvia.
Mi sentii improvvisamente avvampare.
-Proteggermi?-
-Già!-
Juuzou si avvicinò
pericolosamente alla mia faccia, cosa che mi fece indietreggiare più
rossa di prima.
-Da quanto ho visto, Aka-chan non è
molto brava a difendersi- sussurrò con un ghigno divertito.
Voltai la faccia di lato indignata.
-Tsk!-
-Ah ah! Aka-chan è così
divertente quando cerca di fare la tosta!-
-C-come?? E perché sarei
divertente? Sentiamo!-
-Perché si vede che stai
fingendo!-
Restai in silenzio senza sapere bene
cosa dire, fissandolo con uno sguardo di fuoco. Da un lato ero
imbarazzata, dall'altro avrei voluto schiaffeggiarlo.
-Dài, ti mostro la tua stanza!-
esclamò l'albino prendendomi per mano e trascinandomi al piano
di sopra.
Arrivati in cima alle scale,
attraversammo un piccolo corridoio ai cui lati vi erano uno stanzino
e un bagno per poi fermarci davanti ad una camera da letto con un
letto matrimoniale.
-Questa sarà la tua stanza!-
esclamò Juuzou entusiasta.
-O-okay ma... tu dove dormirai?- chiesi
guardandomi attorno non avendo notato altre stanze.
-Qui, ovvio!-
-Ah...-
Reazione tra tre, due, uno...
-Aspetta un momento... COOOOOOOSA?!-
-Qualcosa non va Aka-chan?-
-Io... tu... letto matrimoniale!? STAI
SCHERZANDO??-
-Non vedo quale sia il problema-
Okay, ero ufficialmente rossa come una
ciliegia.
-Nonononono, spiacente ma io dormo sul
divano!-
-Ma è scomodo-
-Fa nulla, mi abituerò-
-...-
-Che c'è?-
-Sei strana...-
-Senti chi parla...!-
Potevo sentire gli occhi di Juuzou
squadrarmi dall'alto al basso. Detestavo essere fissata e il fatto
che il mio nuovo coinquilino lo stesse facendo come se volesse
privarmi degli strati di pelle che ricoprivano il mio corpo e
analizzarmi le interiora non era esattamente il meglio...
-Vuoi smetterla?!- dissi all'improvviso
spazientita, tanto da sorprendermi di me stessa.
Juuzou piegò la testa di lato
senza togliermi gli occhi di dosso.
-Di fare cosa?- chiese con una vocina
innocente che però non mi fece battere ciglio.
-Di fissarmi!- tuonai decidendo una
buona volta di affrontare il fuoco con il fuoco. Piantai i miei occhi
nocciola nei suoi rubino con determinazione anche se non mi fu facile
mantenere il suo sguardo. La sua calma riusciva ad urtarmi i nervi ma
allo stesso momento, i suoi diamanti rossi riuscivano a mettermi a
disagio.
A poco a poco un sorriso cominciò
a spuntare sul viso di Juuzou, cosa che mi fece diventare rossa
un'ennesima volta.
-E... e adesso cosa c'è?!-
chiesi cercando di non abbassare gli occhi.
-Lo stai facendo di nuovo- disse
mantenendo il sorriso.
-Cosa?- chiesi mutando il mio sguardo
da furente a perplesso.
-Stai di nuovo tentando di fare la
tosta! Ah ah ah! Sei così buffa!- disse cominciando a ridere
rimuovendo finalmente i suoi occhi dai miei. Tirai un leggero sospiro
di sollievo per poi arrabbiarmi nuovamente.
-Ma insomma! La vuoi finire!?-
-Ah ah ah! Ma è vero! Sei
buffa!- esclamò Juuzou puntandomi un indice contro mentre con
l'altro braccio si teneva la pancia.
Avvampai nuovamente battendo un piede a
terra e coprendomi la faccia con entrambe le mani. Stavo per perdere
la pazienza!
-Aaaaw! Aka-chan è così
adorabile quando arrossisce!-
-A-adorabile!? Ma che... cosa dici??-
-Sei arrossita di nuovo!-
-Aaaaaah basta!!-
Mi girai dandogli le spalle. Quel
ragazzo era una cosa impossibile!
-Oh andiamo! Stavo scherzando! Beh, in
parte- esclamò Juuzou facendo capolino da dietro il mio
braccio comparendo ancora una volta con il suo viso davanti al mio.
Sospirai mettendomi una mano in fronte.
Controllai velocemente l'ora sul cellulare. Era quasi mezzanotte.
-Sì, okay... senti, che ne dici
se cucino qualcosa mentre ti fai una doccia? Non so tu ma io ho un
po' di fa...-
-SIIIIII!!! AKA-CHAN SA ANCHE
CUCINARE?? EVVAI!!- gridò l'albino cominciando a saltare
battendo le mani.
-Beh, non è che io sia uno chef
di prima classe ma me la cavo... anche se una volta ho fatto
esplodere la macchinetta del caffè... ma questi sono dettagli!
Ehehe...- ridacchiai nervosamente grattandomi una tempia come se
niente fosse.
Pochi minuti dopo mi trovai in cucina
alla ricerca di qualche cosa da mettere sotto i denti. Aprii ogni
mobile presente in quella stanza ma le uniche cose che trovai
furono... caramelle. Caramelle, caramelle, caramelle e ancora
caramelle. E un budino. Non erano nemmeno molte ma fatto sta che la
dispensa disponeva solo di quelle.
Chiusi le ante del mobiletto che avevo
appena aperto con un sospiro. Possibile che Juuzou si nutrisse solo
di dolci??
-Aka-chan! E' pronto?-
Come la voce di Juuzou mi giunse alle
orecchie, mi venne quasi istintivo chiudere le mani a pugno e
voltarmi con lentezza e uno sguardo omicida negli occhi. Ma non
appena vidi in che stato era Juuzou mi voltai di scatto coprendomi
gli occhi ancora più rossa di prima.
L'albino aveva un solo asciugamani
legato in vita e i capelli erano ancora umidi con la frangia che gli
ricadeva davanti agli occhi, impedendone quasi la vista.
-MA CHE TI SALTA IN MENTE!?- gridai
senza muovermi dalla mia posizione.
Giurai che in quel momento Juuzou
avesse piegato la testa di lato con occhi perplessi.
-Mh? Di cosa parli? Ma non hai cucinato
niente?- chiese con un tono quasi dispiaciuto.
-NON PUOI GIRARE PER CASA CON SOLO UN
ASCIUGAMANI!! E poi non ho cucinato nulla perché qui NON C'E'
NULLA!-
-Ma ci sono i dolci-
-Ti pare che possa mettermi a cucinare
delle caramelle??-
-Ma hai detto tu che avresti
cucinato...-
-AAAAAAARG!!!-
La notte
è sempre stata fonte di ispirazione per poeti e scrittori,
sacra per gli amanti, triste per i solitari, vita per chi va a far
festa, una perdita di tempo per chiunque non appartenga a nessuna di
queste categorie. Io ritenevo la notte un qualcosa di strano. Non
sono mai riuscita a spiegarmi perché ma non appena giungeva,
il mio cervello cominciava a rianimarsi, aprendo tutti i cassetti
dove avevo chiuso i ricordi, belli o brutti che fossero. E in quel
momento non erano certamente ricordi piacevoli.
Io
volevo dormire, riposarmi, far rifocillare la mente e lei
puntualmente faceva il contrario.
“Vedo
che sei stanca. Sicuramente vorrai dormire. Bene, allora perché
non rivivere tutti i casini che hai combinato in tutti gli anni della
tua vita?”.
Ecco
cosa diceva la mia testa quando giungeva la notte. Ed ecco perché
per me dormire era impossibile. Ma poi mi chiedevo... “ho
diciassette anni, cosa avrò mai combinato di così grave
da farmi tenere sveglia dalla mia stessa coscienza?”. Non
trovavo mai una vera e propria risposta a questa domanda, eppure
puntualmente il mio cervello partiva in quarta facendomi rivivere
tutti i momenti peggiori della mia adolescenza, tutti i rimpianti e
perfino i tempi felici dell'infanzia che alle volte sono quelli che
riescono a farti più male.
Mettersi a letto era stata dura. Stavo
morendo d'imbarazzo, anche perché quando ero scappata dalla
mia vecchia abitazione, non avevo nemmeno avuto il tempo di
raccogliere le mie cose quindi non avevo un pigiama. Per questo
Juuzou mi aveva prestato il suo.
-Ma... tu? A te non serve scusa?-
Juuzou scosse la testa.
-Io non lo metto quasi mai. In
verità non dormo molto. Il signor Shinohara dice che soffro di
in...inso...-
-...Insonnia?-
-Sì, quello!-
-Ma ne sei proprio sicuro? Di non
volere il pigiama intendo-
-Nah, puoi tenerlo. Tu dormi pure,
io lo farò quando sarò morto- pronunciò l'ultima
frase con un ampio sorriso che per una strana ragione mi procurò
una stretta al cuore.
E così
in quel momento mi trovavo al bordo del letto seppellita dal piumone,
facendo attenzione a non muovermi per non rischiare che Juuzou mi
sentisse. Si era steso dalla parte opposta del letto ma sapevo che
era sveglio. Sinceramente, non mi andava di intrattenere una
“commovente” conversazione notturna.
Quando
la mia testa non ne voleva sapere di lasciarmi in pace mi alzavo e
giravo per casa, oppure rimanevo semplicemente nel letto a fissare il
soffitto. La maggior parte delle volte però, aprivo la
finestra e mi godevo lo spettacolo che mi donava il cielo. Miliardi
di occhi di diamante mi fissavano ridendo e a volte ridevano così
forte che non potevo far altro che distogliere lo sguardo e posarlo
sulla luna che mi sorrideva benevola. Scioccamente ricambiavo il
sorriso.
Quella
notte piovve. Sentivo le gocce di pioggia battere con insistenza sul
vetro della finestra. Sembrava quasi che stessero bussando per
chiedere ospitalità.
Il cielo
piangeva. Avrei voluto farlo anche io.
Mi
sentivo debole, impotente, piena di rabbia che non riusciva a trovare
nessuno sbocco per uscire. Piena di lacrime che non riuscivo a
versare.
“Ma
perché...? Perché sono così... insensibile? No,
no non è vero... io... a me importa... i miei genitori...
loro... perché non riesco a piangere?”
-Aka-chaaaaaan-
Sussultai
lievemente ma non risposi.
Non ero
in vena di parlare. Sperai con tutta me stessa che Juuzou credesse
che stessi dormendo, così mi avrebbe lasciata in pace.
-Guarda
che lo so che sei sveglia-
Mi stava
venendo un tic all'occhio.
Mi girai
lentamente verso di lui. Era tutto buio ma i miei occhi si erano
abituati e riuscii a distinguere senza problemi la sua sagoma.
Incontrai i suoi occhi rossi che sembravano risplendere di luce
propria.
-Cosa
c'è?- sussurrai come se ci fosse qualcun' altro in quella
stanza che a differenza di noi, stava dormendo beatamente.
-Nemmeno
tu riesci a dormire?- mi domandò raddrizzandosi, il gomito
appoggiato sul cuscino e la testa poggiata sulla mano. Indossava una
sola canotta nera, la stessa che teneva da sotto al camicia.
-Veramente
no...-
-Anche
tu soffri di insonnia?-
Ci fu
qualche secondo di silenzio in cui la pioggia faceva da sottofondo.
-Diciamo
in parte-
Altro
silenzio.
Un tuono
in lontananza mi riscosse dai miei pensieri.
-Juuzou?-
-Sìììì?-
-Posso
farti una domanda?- chiesi raddrizzandomi come lui.
-Ma
ceeerto!-
-Chi è
il signor Shinohara?-
-Oh beh,
lui è il mio partner, lavoriamo insieme alla CCG-
-Capisco...
e dove sono i tuoi genitori?-
Giurai
che stesse sorridendo.
-Non lo
so, la mamma deve essere lì fuori da qualche parte-
-Oh...
scusa, non volevo essere indiscreta-
-Mh?
Perché ora ti scusi?-
-Beh, io
pensavo che...- mi bloccai scuotendo la testa -no, nulla- dissi
infine.
-Aka-chan
è davvero mooolto strana- disse Juuzou stendendosi con le mani
dietro la testa.
Mi venne
da ridere. Quante volte la gente mi aveva reputata strana senza
nemmeno conoscermi? Quante volte mi era piaciuto essere reputata
tale? Sì, mi era sempre piaciuto da morire. Non sopporterei
essere vista come il resto del mondo. Io, il resto del mondo lo odio.
Cercai
di contenermi ma Juuzou mi sentì ugualmente.
-Allora
ne sei capace!!- gridò mettendosi a sedere.
-Di...
di fare che?- chiesi cercando di ricacciare la risata.
-Di
ridere! Credevo che non sapessi nemmeno sorridere!- esclamò
Juuzou. Poi lo sentii scendere dal letto e dirigersi verso
l'interruttore della luce che dopo un clic si accese illuminando
l'intera stanza.
Mi
coprii gli occhi con una mano dato che ormai ero abituata al buio.
-Perché
accendi la luce?- chiesi infastidita.
-Perché
voglio vedere il sorriso di Aka-chan!-
Ed ecco
che la mia faccia si tinse nuovamente di rosso. Mi seppellii sotto al
piumone per l'imbarazzo.
-Ma
finiscila...-
-Eddaiiiii!-
Sentii
il peso di Juuzou sulla mia pancia, cosa che mi spinse a cacciare la
testa da sotto le coperte. Quel disgraziato mi si era effettivamente
seduto sulla pancia e mi guardava come se fossi un animale strano in
via di estinzione.
-Juuzou
così soffoco!-
-Sorridi!-
-No!-
-Eddai!-
-Scordatelo!-
-...bene-
-...?-
-Mi
costringi ad usare le maniere forti...-
-Che
intendi con... AAAAAAAH! NONONONONO SMETTILA!!! AH AH AH AH!!-
Ebbene
sì, con “maniere forti”, Juuzou intendeva proprio
il solletico.
-JUUZOU
SE NON LA SME- AH AH AH!- SE NON LA SMETTI TI PICCHIO!-
Inutili
tutte le proteste e minacce di questo mondo.
-Ah ah
ah! Aka-chan sta ridendo!-
Finalmente
si fermò lasciandomi riprendere fiato.
-Sei...
un... cretino- biascicai tra un respiro e l'altro.
-Come
pensavo, Aka-chan è molto più carina quando sorride-
disse Juuzou regalandomi un sorriso che mi fece avvampare per la...
okay, ho perso il conto...
Quella
volta però non potei fare a meno di sorridere di rimando.
-Mh?
Aka-chan, perché ora piangi?- chiese Juuzou piegando la testa
di lato.
-C-come?-
Mi
toccai le guance e potei sentire le lacrime che le solcavano.
Riconobbi il sapore salato che credevo ormai di aver dimenticato.
-Io...
io non lo so... non lo so perché piango- dissi continuando a
sorridere.
-Ma stai
anche sorridendo...-
-Sì...-
Juuzou
continuò a guardarmi perplesso, poi allungò una mano
verso la mia guancia sinistra appena sotto l'occhio dove una nuova
lacrima stava uscendo. La prese con delicatezza, poi si ficcò
il dito in bocca.
-E'
salata!- esclamò sorpreso.
-Beh,
sì... le lacrime sono salate...- dissi come se fosse una cosa
ovvia cercando di asciugarmi gli occhi con le maniche del pigiama.
-Non mi
piacciono le cose salate... a me piacciono quelle dolci!- disse
risoluto Juuzou.
Lo
guardai perplessa e ancora imbarazzata per essere crollata davanti a
lui. Nessuno mi aveva mai visto piangere.
Juuzou
allungò entrambe le mani verso il mio viso e con una strana
delicatezza che non sembrava appartenergli, cominciò ad
asciugarmi tutte le lacrime. Lo guardai con occhi sbarrati.
-Ecco!
Ora Aka-chan non deve piangere più. Scommetto che se i sorrisi
avessero un sapore, sarebbe dolce, quindi sorridi!- esclamò
sorridendo a sua volta.
Lo
guardai negli occhi senza sapere bene cosa dire o fare.
Per la
prima volta i suoi sembrarono meno inquietanti e più
rassicuranti. Un abisso di sangue in cui perdersi.
Angolo
autrice:
Scusate
l'immenso ritardo ma sappiamo tutti com'è la scuola, no?
Non ho
molto da dire su questo capitolo, non sono nemmeno sicura che mi/vi
piaccia. La parte in corsivo rappresenta un piccolo flashback e...
niente, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento almeno
in parte. Scusate per eventuali errori.
Grazie a
tutti quelli che seguono/recensiscono/leggono.
Al
prossimo capitolo!
CherryPau_99
|
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Capitolo 5 *** Cap.5 ***
Passò una settimana da quando
iniziai a convivere con Juuzou. A volte mi faceva saltare i nervi,
altre mi faceva addirittura ridere. E ridere era sempre più
difficile per me. Non uscivo praticamente più né per
andare a comprare qualcosa da mangiare, né per andare a
scuola. Mi chiusi in me stessa e nella camera da letto più di
prima. Ormai ero tutt'uno con le lenzuola.
Anche quella mattina, Juuzou mi ruppe i
timpani per annunciarmi che stava andando a lavoro.
-Aka-chaaaaaaaaan!! Io vado!-
-Mmh...ciao- mi limitai a mugugnare da
sotto le coperte.
Non mi alzai nemmeno quando sentii la
porta d'ingresso chiudersi. Rimasi a letto, gli occhi socchiusi
puntati verso la finestra. C'era il sole ma non avevo nessuna voglia
di uscire.
Dopo quella sera in cui crollai davanti
a Juuzou, non piansi più e non so dire se fu meglio o peggio.
Cominciai ad essere più apatica. Mi aveva abbandonato anche la
rabbia. Che senso avrebbe avuto prendersela? Certo, la mia famiglia
era stata uccisa da due ghoul ma alla fine erano morti anche loro e
accanirsi contro la loro intera specie non sarebbe servito a nulla.
Anche se avessi voluto, non sarei mai riuscita ad ucciderli tutti e
ciò non avrebbe riportato in vita i miei genitori. Vendetta,
giustizia... che parole erano? Qual'era il loro significato? A che
servivano? A niente, ecco.
Certo, molto probabilmente sarei stata
più incline alla vendetta se quei ghoul fossero stati ancora
vivi ma non lo erano.
Con uno sbadiglio mi trascinai fuori
dal letto per poi dirigermi in bagno a darmi una sistemata.
Non mi guardai nemmeno allo specchio.
Sapevo già di essere un disastro quindi perché
peggiorare le cose?
Dopo essermi lavata almeno la faccia
evitando il contatto visivo con il mio stesso riflesso, scesi in
cucina per fare colazione. Qualche giorno fa avevo mandato Juuzou a
fare almeno un po' di spesa ma sperare che fosse avanzato qualcosa
era troppo. C'era solo una bibita in frigo così la presi e
andai a sedermi sul divano in salotto. Accesi la televisione
cominciando a fare un po' di zapping tra i canali finché non
incappai nel telegiornale...
“Ennesimo massacro da parte
di una banda di ghoul nella ventesima circoscrizione. La vittima è
una famiglia intera composta da cinque persone. La CCG dichiara...”.
Spensi subito la televisione. Rimasi
ferma a fissare il mio riflesso nello schermo nero dell'apparecchio,
ascoltando i miei stessi pensieri che si affollavano, scontravano
come pesci rossi in un acquario troppo piccolo.
E dopo una settimana finalmente mi resi
conto. Era vero, la vendetta non avrebbe risolto nulla ma non lo
avrebbe fatto nemmeno starsene a poltrire sul divano con una bibita
in mano. Per non parlare del fatto che stavo praticamente vivendo
sulle spalle di Juuzou e questo era profondamente ingiusto. Lui mi
ospitava a casa sua ed io lo ripagavo in questo modo?
Mi vergognai di me stessa.
Proprio in quel momento udii il
familiare suono di chiavi che girano nella toppa.
-Aka-chan sono tornato!-
Mi sorpresi leggermente ma poi rivolsi
lo sguardo all'orologio appeso in cucina e non lo fui più
quando vidi che erano già le undici e venti.
Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi
nuovamente verso l'ingresso che Juuzou mi si piazzò
praticamente davanti a qualche centimetro dal mio naso.
-Hai fatto presto oggi- sorrisi
leggermente allontanandomi un po' dal suo viso.
-Già!- esclamò lui
buttandosi di peso sul divano, le mani dietro la nuca.
-Ne, Aka-chan- disse poi con un tono
più serio.
-Mh?-
Juuzou avvicinò nuovamente la
sua faccia alla mia.
-Cosa vuol dire “empatico”?-
Alzai un sopracciglio in tutta
risposta.
-Perché vuoi saperlo?-
-Il signor Shinohara dice che io non lo
sono e che dovrei imparare ad esserlo-
-Oh, capisco. Beh, l'empatia è
la capacità di avvertire lo stato d'animo altrui, di capire
cosa prova una persona anche solo dallo sguardo, dal tono della
voce... Alle volte si può esserne condizionati. Ad esempio, se
una persona a te cara è triste o felice, lo sei anche tu a tua
volta- cercai di spiegare il più semplicemente possibile.
-Oooora capisco! A me non importa nulla
degli altri. Forse è per questo che il signor Shinohara dice
che non sono empatico- disse con non-chalance buttandosi nuovamente
sul divano.
Mi sorpresi di quello che disse Juuzou.
E pensare che quella sera mi asciugò addirittura le lacrime...
Restiamo in silenzio per un po' finché
il mio coinquilino non decide di rompere quell'atmosfera.
-Aka-chaaaaaan- pronunciò il mio
nome, o meglio, soprannome, con un tono lamentoso.
Un tono che voleva dire solo e soltanto
una cosa.
Oh no...
Juuzou si raddrizzò per poi
avvicinarsi nuovamente a me.
Non dirlo...
Potevo sentire i
suoi occhi che cercavano i miei che invece tentavano di sfuggirgli
sapendo che, se avessero ceduto, sarebbe stata la fine.
Non provarci nemmeno...!
-Mi annoio-
Giurai di aver
sentito provenire da qualche parte nella mia testa un “D'oh!”
pronunciato da Homer Simpson.
Non tutto è perduto! Non
guardarlo Akane, non farlo.
Mi
sforzai di non voltarmi verso di lui.
Te ne pentirai, lo sai
bene.
-Aka-chaan!-
Ecco che parte con la
vocina pucciosa. Ma tu sei più forte Akane! Non devi cedere!
-Facciamo
qualcosa? Daaai!-
-Ma non
sei stanco? Insomma, hai appena finito di lavorare!- protestai
tenendo lo sguardo fisso altrove.
Juuzou
si accasciò in modo teatrale, la testa a riposare sulle mie
gambe.
Non abbassare lo
sguardo...!
-Sì
ma lì mi sono annoiato terribilmente! Il signor Shinohara mi
ha dato da svolgere del lavoro cartaceo- si lamentò l'albino
continuando a guardarmi.
-Il
signor Shinohara ha anche detto che non ti fa bene stare sempre
chiusa in casa. Dice che dovresti uscire a prendere una boccata
d'aria-
Come
punta da un ago, spostai il mio sguardo sul suo.
-Come fa
lui a sapere...-
-Gliel'ho
detto io, ovvio- disse Juuzou con la stessa espressione di un gattino
in cerca di coccole.
Io
invece avevo la stessa espressione di una donna in menopausa. E
sicuramente anche l'aspetto.
-Allora?-
chiese mutando la sua espressione in una da gattino bastonato.
Non feci
in tempo a distogliere lo sguardo che quegli occhioni mi colpirono in
pieno.
Maledizione! Proprio
quello che stavo cercando di evitare!!
Ma fu
tutto inutile. Anche quella volta aveva vinto lui. Sospirai anche se,
dentro di me sapevo che uscire mi avrebbe fatto bene.
-E va
bene... dove vuoi andare?-
Juuzou
sorrise vittorioso. Con un balzo si mise seduto e poi in piedi
davanti a me, il sorriso che andava da una parte all'altra.
-Andiamo
al parco!-
Il freddo vento novembrino
soffiava leggero infilandosi fin sotto i pesanti cappotti,
accarezzando delicatamente la pelle e facendo venire i brividi. Ma
ciò non bastava a fermare l'intrepido Juuzou Suzuya ed il suo
cappotto nero troppo largo per un corpo esile come il suo.
Quando arrivammo al parco,
Juuzou si fiondò letteralmente sulle altalene a braccia aperte
gridando come un bambino. Io invece lo seguivo con le mani nelle
tasche della giacca e la sciarpa ad avvolgermi la bocca. Mi scappò
da ridere quando vidi alcuni bambini correre via scandalizzati alla
vista di uno strano ragazzo più grande di loro che si buttava
a capofitto sulle altalene. Arrivata davanti alla grande aiuola di
sabbia che conteneva due altalene, mi fermai.
-Aka-chan! Spingimi dai!-
gridò Juuzou sventolando una mano nella mia direzione.
-Sono sicura che sai
spingerti benissimo anche da solo- borbottai da sotto la sciarpa
rossa.
Juuzou mise un adorabile
broncio.
-Aka-chan è noiosa-
disse cominciando a dondolare le gambe avanti e indietro.
Riuscii a liberarmi dalla
morsa della sciarpa e gli feci la linguaccia.
Rimasi ferma a fissarlo
mentre si spingeva sempre più in alto. Aveva un'espressione
serena, rilassata. Non vi era ombra di vergogna per quello che stava
facendo. I suoi occhi sembravano risplendere di luce propria, donando
a quell'ambiente così freddo un tocco di calore.
E per la prima volta mi
chiesi chi fosse veramente quel ragazzo che mi aveva salvata. Da dove
veniva? Perché si vestiva in quel modo strambo ma che sembrava
appartenergli in tutto e per tutto? Come potevano un paio di occhi
farmi sentire così a disagio ma anche così bene?
-Aka-chan! Guardami!- gridò
Juuzou mentre si spingeva sempre più in alto.
E in quel momento nella mia
testa fece capolino un piccolo ricordo che avevo dimenticato di
avere.
“Papà più
in alto!”
L'uomo sorrise benevolo e
diede una spinta poderosa alla schiena della piccola Akane la quale
lanciò un piccolo grido, lasciandosi poi andare ad una
fragorosa risata.
L'altalena era una delle
giostre preferite di Akane. Su di essa si sentiva grande. Le piaceva
vedere le cose dall'alto e le piaceva quella sensazione di vuoto nel
petto non appena l'altalena saliva sempre di più.
“Un'altra spinta
papà!”
“Perché non
provi a spingerti da sola?” disse il padre alzando il tono di
voce per farsi sentire dalla figlia.
“E come si fa?”
chiese Akane curiosa mentre suo padre la fermava. La bambina puntò
i suoi occhi nocciola in quelli del papà senza staccare le
manine dalla catena , i corti capelli rossicci tutti scompigliati per
il vento.
“Non devi far altro
che dondolare le gambe avanti e indietro” le disse il padre
sorridendo.
Akane eseguì,
cominciando a muovere le gambette. Quando vide che stava cominciando
a muoversi da sola, guardò suo padre e sorrise euforica, gli
occhi sgranati.
“Ci sto riuscendo!!
MAMMA! MAMMA GUARDAMI!”
La donna, seduta su una
panchina lì davanti sorrise dolcemente agitando una mano in
direzione della figlioletta.
Akane riuscì a
spingersi sempre più in alto. E in quel momento le sembrò
di poter toccare il cielo con un dito.
-Aka-chan?
Heeeeeey! Ci sei??-
La voce
di Juuzou mi ricondusse alla realtà. Rivolsi in mio sguardo
sul ragazzo che ora era fermo.
-Sì?
Cosa c'è?- chiesi avvicinandomi un po'.
-Ora
tocca a te!- disse con il suo solito sorriso.
Mi
irrigidii.
-Non...
non è il caso- dissi facendo un passo indietro, poi due,
tre...
Juuzou
saltò giù dall'altalena e mi corse incontro prendendomi
per un braccio.
-Invece
sì! Tocca a te! Ho visto come guardavi l'altalena! Avanti, ti
spingo io!-
-Juuzou,
dico davvero, non...- ma prima che potessi rendermene conto, ero già
seduta sul sedile nero della giostra e tutto ciò che potei
fare fu reggermi alle catene di essa.
-Tieniti
forte!-
-Juuzou
aspetta, io non...-
Le mani
di Juuzou si premettero con forza contro la mia schiena più
volte finché l'altalena non acquisì velocità.
Potevo sentire il vento freddo schiantarsi con forza contro il mio
viso, la familiare sensazione di vuoto nel petto, il cuore che
pompava adrenalina...
-Juuzou
se non mi fai scendere...!-
-Oplà!-
Sentii
l'altalena appesantirsi. Non mi ci volle molto per capire che Juuzou
era proprio in piedi dietro di me.
Alzai la
testa e incontrai i suoi occhi color sangue. Mi venne improvvisamente
da sorridere, non riuscii a farne a meno. Era come se tutto
l'imbarazzo si fosse dileguato. Mi sentii pervadere da un senso di
leggerezza.
Cominciai
a dondolare le gambe avanti e indietro finché non raggiungemmo
l'altezza massima. Juuzou rideva come un bambino ed io continuavo a
sorridere come un'ebete.
Proprio
in quel momento vidi con la coda dell'occhio un bambino che
strattonava la giacca della mamma.
-Mamma
guarda!- ci indicò il piccolo.
La donna
sorrise benevola e prese in braccio il figlio.
-Hai
visto quei ragazzi Koichi? Sono teneri, vero?-
Arrossii
all'improvviso. Fermai l'altalena puntando i piedi in terra.
-Aka-chan,
perché ci siamo fermati?- chiese Juuzou senza scendere.
Rimasi
in silenzio a fissarmi la punta arrotondata degli stivali.
Juuzou
scese dall'altalena e mi venne davanti, accovacciandosi a terra.
-Aka-chan...?-
Non
risposi. Avevo un fastidioso groppo in gola e il timore che se avessi
aperto bocca sarei scoppiata di nuovo a piangere.
-Akane-
Alzai
gli occhi di scatto. Juuzou si fissava serio, senza battere ciglio.
Era la prima volta che mi chiamava con il mio nome completo.
-Qualcosa
non va?-
-Ecco...-
Sospirai.
-Mi
dispiace-
-Mh?-
-Sì,
mi dispiace. Ultimamente mi sono comportata in un modo orribile. Mi
sento un verme. Perdonami, mi sono chiusa a riccio concentrandomi sul
mio dolore e dimenticandomi di tutto il resto. Ti prometto che da
domani le cose cambieranno- dissi trovando da qualche parte dentro di
me, la forza di guardarlo negli occhi. Non avevo mai chiesto scusa.
L'orgoglio aveva la meglio in qualsiasi situazione. Era colpa sua se
avevo perso tutto. E tutti.
Juuzou
continuava a fissarmi intensamente con il suo sguardo penetrante.
-Aka-chan,
non devi scusarti!- esclamò poi facendomi sussultare.
-Il
signor Shinohara ha detto che chi subisce un lu... lutto, ha bisogno
di tempo per riprendersi-
-Oh. Bè,
ciò non giustifica il mio comportamento... domani tornerò
a scuola e mi impegnerò per trovarmi un lavoro. E andrò
a fare la spesa- dissi sorridendo e trovando un po' di sicurezza.
Juuzou
si limitò ad annuire mantenendo il sorriso.
-Comprerai
anche i dolci?-
-Non ne
hai già abbastanza...?-
Juuzou
mi fissò serio.
-Oooookay,
comprerò i dolci!- mi arresi in fine con un sospiro.
L'albino
saltò in piedi alzando le braccia al cielo.
-Yeeeee!!-
-Shhhh!
Juuzou abbassa la voce!-
Juuzou
cominciò a saltellare avviandosi verso l'uscita del parco mentre io
mi affrettai a seguirlo per evitare che potesse scandalizzare
qualcun'altro.
Angolo
autrice:
Shalve
0^0
Ecco un
nuovo capitolo bello fresco fresco :3 XD
Non
preoccupatevi, tra poco comincia la vera e propria storia! Hehehe...!
Perdo
giusto due secondi per ringraziare Violet_Pendragon
e Nora13th_gHouL per
aver recensito il capitolo precedente. Un grazie immenso anche a
tutti voi che leggete :)
CherryPau_99
|
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Capitolo 6 *** SPECIALE DI NATALE ***
ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER SULLA
STORIA “HUMAN” MA TANTO CHE VE NE FREGA? :D devo
avvertirvi perché sì ma niente vi impedisce di leggere!
SU SU SU!
* * *
-Aka-chaaaaaan! La stella la voglio
mettere io!-
-Ma Aka-chan aveva detto che l'avrebbe
fatta mettere a me!-
-Ehhh? Ma non è giusto!!-
-Aka-chan, diglielo tu a Juuzou che la
stella devo metterla io!-
-Hikari-kun si sbaglia! Devo metterla
io!-
Akane alzò gli occhi al cielo
con un sospiro. Quei due erano come gocce d'acqua e sopportarli, alle
volte, era impossibile!
-Red, potresti passarmi quelle
decorazioni?- domandò Akane mentre aggiustava le luci del
grande albero di Natale.
Il bambino, con la sua solita
espressione apatica, prese due palline rosse e oro e le passò alla
più grande.
-Sei solo invidioso perché Akane
vuole più bene a me!-
-Cheeee?? BUGIARDA! Aka-chaaaan!
Diglielo che vuoi più bene a me!-
A sentire quell'ennesimo lamento, la
rossa ringhiò esasperata.
-Okay, adesso basta!- quasi gridò
rivolta verso Juuzou e Hikari.
-Primo, quello da mettere sull'albero è
un puntale, non una stella e secondo, se non riuscite a mettervi
d'accordo su chi debba metterlo, perché non lo facciamo tutti
quanti assieme?- esordì con un sorriso ottimista sperando che
le sue parole avessero un qualche effetto.
Juuzou e Hikari restarono in silenzio
per un po' a fissare la ragazza, ma quella pace durò poco...
-IO metterò la stella!-
-No, IO!-
-Io!-
-Io!-
-Aka-chan vuole più bene a me!-
L'occhio destro di Akane aveva
cominciato a tremare pericolosamente.
In tutto quel baccano, Red se ne stava
in disparte a mangiare l'ultimo budino rimasto mentre si godeva lo
spettacolo di quell'insolita “famiglia”.
Proprio in quel momento però,
Juuzou rivolse il suo sguardo verso il gemello di Hikari e quando
vide cosa teneva in mano, la sua faccia si contrasse in una smorfia
molto simile a quella dell'urlo di Munch.
-RED-KUN! QUELLO ERA IL MIO BUDINO!!-
gridò l'albino portando entrambe le mani alla testa in un
gesto disperato.
Red non si scompose minimamente alla
reazione del ragazzo ma, anzi, si limitò ad osservare la sua
espressione sconvolta mentre si portava alle labbra un altro
cucchiaio di quel dolce.
-Oh, davvero? Eppure non mi pare di
aver letto il tuo nome sulla confezione- rispose sarcasticamente ma
con il suo solito tono impassibile.
Akane, ormai disperata, si schiaffò
una mano in fronte mentre Hikari, preso il puntale da dentro la
scatola delle decorazioni, scappò via e quando Juuzou se ne
accorse...
-HIKARIIII!!!!-
Cominciò così un pazzo
inseguimento per tutta la casa. Piedi che sbattevano sulle scale,
grida di guerra, minacce, scarpe che volavano a destra e a
sinistra...
-E menomale che siamo a Natale...-
sospirò Akane.
-Red, che ne dici di aiutarmi a finire
l'albe... Red?- la ragazza si bloccò quando si accorse della
mancanza del bambino. Con un brutto presentimento, Akane salì
le scale dirigendosi nella stanza da letto sua e di Juuzou
sussurrando preghiere come “ti prego, fa che non abbiano
distrutto niente,” oppure “fa che non abbiano toccato lo
specchio nuovo” o ancora “giuro che li appendo come
palline fuori sulla grondaia e li faccio restare lì tutta la
notte! Anzi! Li ricoprirò di neve e li decorerò come se
fossero pupazzi!”.
Quando arrivò davanti alla porta
della stanza, si abbassò appena in tempo per schivare un tubo
di bagno schiuma.
-Ma che...!-
Facendo leggermente capolino dallo
stipite della porta, soffocò un lamento addolorato nel vedere
in che condizioni era ridotta la stanza.
Juuzou e Hikari avevano fabbricato
delle armature con i cuscini e si stavano prendendo a mazzate con
bagno schiuma, bottigliette di plastica prese da non-si-sapeva-dove,
telecomandi che provenivano dal medesimo luogo e altri oggetti che si
lanciavano usando come fionda improvvisata i reggiseni di Akane.
Hikari era in piedi sul letto
matrimoniale e saltellava come un'ossessa mentre Juuzou era
inginocchiato vicino all'armadio nascondendosi dietro ad un'anta
spalancata indossando un improbabile cappellino da Babbo Natale. In
tutto quel trambusto, l'oggetto del desiderio era custodito su una
mensola sopra il letto.
-Arrenditi! La stella sarà
mia!!- gridò Juuzou bombardando la bambina con palline-bagno
schiuma utilizzando la fionda-reggiseno.
-MAI!- controbatté Hikari
parando il colpo con un cuscino e lanciando al ragazzo la medesima
“arma”.
Akane rimase impalata sulla soglia
senza saper bene cosa fare.
-Sapete cosa vi dico?- disse dopo aver
fatto un profondo respiro per calmarsi. -io vado a farmi un caffè!-
esclamò alzando le mani in segno di resa. Si era appena
voltata per incamminarsi verso la cucina quando un forte rumore alle
sue spalle le fece perdere l'ultimo briciolo di pazienza che (non) le
era rimasto.
-ORA BASTA!!!- gridò con tutto
il fiato che aveva in corpo ma ciò non bastò a farle
guadagnare l'attenzione di quei due.
Con i pugni stretti prese una trombetta
da stadio che giaceva davanti ai suoi piedi e tappandosi un orecchio
con la mano libera, la fece squillare più a lungo che poté,
costringendo Juuzou e Hikari a smettere di lanciarsi armi
improvvisate per tapparsi le orecchie a loro volta.
-Ahhhh! Soldato a terra! Soldato a
terra!- gridò Hikari cadendo di peso sul letto mentre si
tappava le orecchie.
Quando decise che il “supplizio”
era durato abbastanza, Akane buttò a terra la trombetta ormai
sicura di avere la loro completa attenzione
-Statemi a sentire,- cominciò
mettendo le mani sui fianchi, - è la Vigilia di Natale e noi
non abbiamo nemmeno finito di addobbare l'albero! Invece di litigare
e distruggere casa per “decidere” chi debba mettere il
PUNTALE sull'albero, perché non finiamo prima di decorarlo?
Litigare non porterà a nulla!- disse severa, guardando prima
Hikari e poi Juuzou.
-Aka-chan ha ragione- disse infine
l'albino alzandosi da terra e togliendosi il cappello.
-Già, scusaci- mugugnò
Hikari mettendosi a sedere.
-Tranquilli, l'importante è che
non abbiate distrutto nulla...- disse la ragazza con un sospiro.
Juuzou, a sentire quelle parole, mise
le mani dietro la schiena e fischiettando, nascose dietro di lui, con
la punta del piede, i cocci di una tazzina (di ovvie origini
sconosciute).
-Ehi ma... Red che fine ha fatto?-
chiese poi la rossa perplessa.
In quel momento, le ante di un altro
armadio si spalancarono, rivelando al suo interno un Red comodamente
steso sui vestiti piegati in modo approssimativo (molto probabilmente
opera di Juuzou), intento a finire il suo budino.
-Presente- disse apatico il bambino.
-Bene, ora che ci siamo tutti, che ne
dite se collaboriamo e finiamo di addobbare quel benedetto albero?-
chiese Akane visibilmente esasperata.
-Ci sto!-
-Anche io!-
-Mh-
-Okay, però prima...- disse
Akane scomparendo nel bagno della stanza e ricomparendo con una
scopa, -Juuzou e Hikari, sapete cosa fare- concluse fulminandoli con
lo sguardo.
-Non possiamo farlo dopo? Sei stata tu
a chiederci di aiutarti a decorare l'albero!- protestò la
bambina.
-Sì, okay, avete ragione-
sospirò la rossa appoggiando la scopa contro il muro.
-Su, andiamo di sotto- disse poi
facendo segno agli altri di seguirla.
* * *
-Sembrava impossibile ma ce l'abbiamo
fatta!- esclamò Akane allontanandosi dall'albero per ammirarne
le decorazioni.
-Red, spegni le luci e collega la
presa-
Il bambino annuì. Spense le luci
del soggiorno e collegò la presa di quelle dell'albero. Ben
presto la stanza fu illuminata da luci rosse, gialle, verdi e
arancioni che contribuirono a dare un tocco natalizio all'ambiente.
-E' bellissimo!- esclamò Hikari
saltellando sul posto.
-Ora manca solo il puntale!- disse poi
guardando Juuzou il quale annuì.
-Già. Bene, ora, se promettete
di non azzuffarvi di nuovo...- ma Akane non finì la frase che
Juuzou le mise in mano l'oggetto.
La ragazza sbatté le palpebre un
paio di volte sorpresa. Alzò lo sguardo sull'albino che le
sorrideva e in quel momento il ricordo del loro primo incontro le
balenò in mente scacciando via tutti gli altri pensieri. Era
come un deja-vù. Juuzou che le restituiva il portafogli per
poi sorriderle in modo innocente mentre lei, come un'ebete, se ne
stava ferma a fissarlo senza sapere se doveva prenderlo a calci o
ringraziarlo. Ma quella volta era diverso. Aveva una strana voglia di
abbracciarlo. Presa da quell'improvviso pensiero arrossì
lievemente distogliendo lo sguardo.
-Mettilo tu Aka-chan!- la incitò
Juuzou.
-Ma...- fece per protestare ma fu
interrotta da Hikari.
-Niente “ma”! Tra due
litiganti il terzo gode!-
Akane aggrottò la fronte
guardando i due gemelli.
-Ma c'è anche Red, perché
devo metterlo proprio iiii... wooo!- ma fu ancora una volta
interrotta, sta volta da Juuzou che con una mossa repentina l'aveva
presa sulle spalle.
-Io sarei comunque troppo basso per
arrivarci. E poi non ne ho voglia- si limitò Red.
-Coraggio Aka-chan!- la incoraggiò
ancora una volta l'albino, le mani a stringerle le ginocchia.
Akane guardò prima Juuzou poi la
punta dell'albero e infine il puntale.
Senza accorgersene, si ritrovò a
sorridere.
-E va bene...- disse allungando il
braccio verso la cima.
-Ci arrivi?- chiese Juuzou.
-No, potresti fare qualche passo verso
sinistra?... Okaaay... no aspetta, più a destra... sì
ci sono quasi... fatto!- esclamò felicemente Akane.
-Alèèè!- gridarono
euforici Hikari e Juuzou che si mise addirittura a saltellare.
-Juuzou! Attento così cado!-
disse la ragazza cercando di reggersi alla sua testa ma fu tutto
inutile.
Perse l'equilibrio rischiando di cadere
all'indietro ma fortunatamente Juuzou l'afferrò in tempo
tenendola in stile sposa.
-Non temere Aka-chan! Te l'ho detto,
no? Devo proteggerti!- disse Juuzou sorridente.
Akane arrossì di nuovo
sussurrando un “tsk!” imbarazzata.
-Aaaaaw! Non trovi anche tu che Juuzou
e Akane siano dolcissimi?- disse Hikari prendendo il fratello dalle
spalle e scuotendolo come se fosse un pupazzo.
-Già, mancherebbe solo il
vischio- disse Red senza scomporsi anche se in quel momento, si poté
intravedere un bagliore sadico nei suoi occhi.
-CHI HA DETTO COSA!?- gridò
Akane più rossa di prima.
-Vischio?- chiese Juuzou perplesso
senza mettere giù Akane.
-Cos'è il vischio?-
-Niente e ora mettimi giù!-
-Non finché Aka-chan non mi dice
cos'è il vischio!-
-Il vischio è una pianta che
serve a far sbaciucchiare i grandi!-
-HIKARI!!-
-Aaaaah! Ora capisco! Aka-chan ed io
dovremmo sbaciucchiarci?-
-NONONONONONONO ASSOLUTAMENTE NO!
HIKARI SE TI PRENDO TI APPENDO!!!-
-Ahahaha! Aka-chan è tutta
rossa!-
-Juuzou finiscila! Mettimi giù!!-
-Ma Aka-chan è così
teeeenera!-
Red osservò ancora una volta la
sua “famiglia”. E pensò che non potesse esisterne
una più incasinata, strana e fantastica.
Angolo autrice:
SORPRESAAAAA!
Ebbene sì, ho deciso di
scrivere questo speciale di Natale (molto probabilmente ne scriverò
uno anche per Capodanno) per augurare buone feste a tutti quanti voi!
Non sono una tipa da smancerie ma...
hey! E' Natale! E a Natale siamo tutti più buoni :3
Tsukiyama: * spunta a random *
esattamente mon cheri!
Io: ...non in quel senso...
Tsukiyama: oh :c
Scusate se non sono molto attiva, ma
ho riscontrato alcuni problemi con la trama e dovrò modificare
alcuni capitoli :/
Spero che questo speciale vi abbia
strappato almeno un sorriso :)
Buon Natale a tutti!
|
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Capitolo 7 *** Cap. 6 ***
In piedi con zaino in spalla e mani in
tasca, fissavo senza muovere un passo quella sottospecie di prigione
creata appositamente per noi poveri ragazzi, anche detta scuola. Orde
di giovani mi passavano affianco come spettri, anche se in tutta
quella confusione lo spettro sembravo essere io. Erano le 8:15, la
campanella sarebbe suonata tra cinque minuti. Ero ancora in tempo per
fare dietro front... ma non lo avrei fatto. Avevo promesso a Juuzou
che sarei tornata a scuola ed era quello che avrei fatto. E poi non
avevo nemmeno voglia di far tardi, altrimenti mi sarei trovata tutti
gli occhi della classe puntati addosso e ciò era assolutamente
da evitare!
Sospirai per farmi coraggio e cominciai
ad avanzare nel cortile. Lo attraversai velocemente con lo sguardo
rigorosamente puntato a terra. Alzai la testa solo quando fui
nell'atrio. Attraversai velocemente anche quello, salii le scale che
conducevano al primo piano dell'edificio e dopo aver attraversato un
piccolo corridoio, finalmente giunsi davanti la porta aperta della
mia aula. Sbirciai dentro senza farmi vedere dai compagni già
presenti. Non avevo la minima voglia di entrare, ma ormai quel che è
fatto, è fatto.
Okay Aka-chan... fai un bel respiro
e... aspetta... Aka-chan?! Cavoli, l'influenza di Juuzou comincia a
farsi sentire...
Entrai in classe
tenendo la testa alta e lo sguardo dritto davanti a me ma
quell'improvviso silenzio non riuscii ad ignorarlo. Rivolsi uno
sguardo truce alla classe che, ovviamente, mi stava fissando con
delle espressioni a dir poco sorprese. Non appena il mio sguardo
incontrò quello dei miei compagni, tutti, nessuno escluso,
ritornarono a fare quello che stavano facendo. Mi andai a sedere al
mio banco vicino alla finestra e presi a fissare fuori sperando di
non dover lanciare altri sguardi assassini. Non amavo passare per
quella “tosta” che inceneriva tutti con lo sguardo. Io
ero semplicemente una a cui piaceva stare per conto suo. Odiavo
essere ritenuta chi non ero ma in un certo senso, era l'unico modo
per andare avanti in quella società.
O divoravi o venivi
divorato.
Non era facile
essere deboli.
***
La campanella
dell'intervallo era suonata da poco e con mia sorpresa nessuno si era
mosso dall'aula. Solitamente, come scattava l'intervallo, tutti
schizzavano in cortile o nei corridoi.
Mi gettai a
capofitto nel mio zaino per cercare le solite pillole. Era da un po'
che non le prendevo e avevo stranamente iniziato a sentirmi male...
non malissimo ma avevo una spiacevole sensazione allo stomaco, come
se avessi sempre fame anche se mangiavo.
-Ehm... Aisaka...-
Alzai lo sguardo
sentendomi chiamare. Non mi ero nemmeno accorta che attorno a me si
era formato un piccolo gruppetto. Ciò bastò a farmi
sentire a disagio ma cercai di non darlo a vedere.
-Sì?-
La rappresentante
di classe si fece avanti, posizionandosi proprio davanti a me.
-Ecco... ti porgo
le condoglianze a nome di tutta la classe e ci tengo a manifestarti
disponibilità e solidarietà-
Okay, questo
proprio non me lo aspettavo.
-Oh... beh, grazie,
credo...-
-Aisaka Akane?-
Una bidella aveva
fatto irruzione in classe cercando tra il gruppo di giovani
adolescenti una mano alzata che sarebbe stata la risposta alla sua
chiamata.
-Eccomi- dissi
alzandomi in piedi mentre gli studenti attorno a me si spostavano per
farmi passare.
La bidella fece un
cenno con la testa dietro di lei.
-Sei attesa in
presidenza-
* * *
La presidenza.
Luogo temuto nella maggior parte delle scuole dalla maggior parte
degli studenti. Ma non nella nostra scuola.
Bussai un paio di
volte attendendo risposta.
-Prego, è
aperto!- disse la voce della preside all'interno della stanza.
Aprii la porta e me
la richiusi alle spalle. La stanza era accogliente, con delle
librerie e qualche vaso di piante. Attaccato al muro, sul lato
destro, vi era un divano e al centro della stanza vi era la
scrivania.
La preside, una
donna alta, sulla quarantina, capelli neri e occhi miele, se ne stava
seduta dietro a quest'ultima a controllare alcune carte. Quando alzò
lo sguardo e mi vide non si scompose minimamente.
-Tu devi essere
Akane!-
-Ehm, sì...-
-Come stai?-
Quella domanda mi
lasciò spiazzata.
Come dovevo stare
secondo lei?? La mia famiglia era stata divorata da due ghoul,
un'investigatore con la mentalità di un bambino mi aveva
salvata e ora vivevo con lui sommersa da caramelle e budini e con la
costante paura di essere squartata nel sonno. Ma apparte ciò
stavo bene. Davvero, eh.
-Lei come crede che
stia?- chiesi con un fil di voce.
La donna sorrise.
-A pezzi,
distrutta, depressa, senza speranze per il futuro...- cominciò
ad elencare girando con la sedia a destra e a sinistra.
-Ma sai? Sono
felice che tu non abbia sparato una di quelle cavolate come ad
esempio “sto bene” o “è tutto okay”
per fare l'eroina. Dopo un lutto del genere, chi dice di star bene, o
odia la sua famiglia oppure non si è veramente reso conto di
cosa è successo o ancora, vuole fare l'eroe per poi mettersi
su siti a condividere frasi su quanto la sua vita faccia schifo.
Sappi che apprezzo la tua sincerità- disse.
Sì, okay, mi
aveva semplicemente spiazzato.
Ero ancora in piedi
ma non mi sedetti. Restammo a fissarci per un po'. La preside mi
squadrò da capo a piedi, ma la cosa non mi diede fastidio,
anzi, mi ricordò Juuzou. I suoi occhi rubino che mi fissavano
come se volesse togliermi tutti gli strati di pelle, la sua faccia a
qualche centimetro dalla mia con quel ghigno stampato, la voglia di
prenderlo a schiaffi, di gridare di smetterla di fissarmi ma allo
stesso tempo, il desiderio che continui a tenere i suoi occhi nei
miei. Un brivido mi percorse la schiena.
Persa in quei
pensieri, non mi accorsi nemmeno che la donna si era alzata e mi era
venuta incontro. Quando me la trovai davanti dovetti alzare lo
sguardo per guardarla negli occhi.
A quel punto, lei
fece una cosa che mi lasciò completamente senza fiato.
Allargò le
braccia e catturò il mio corpo in un abbraccio.
Rimasi così
scioccata che mi dimenticai per un istante come si facesse a
respirare.
Non ricambiai la
stretta ma a lei non sembrò importarle. Continuò a
stringermi per un po', senza proferire parola.
Quell'abbraccio mi
fece provare una sensazione che avevo dimenticato. Ricordai in quel
momento che, quando da piccola cercavo attenzioni, mi catapultavo da
mia madre con le braccia spalancate e qualunque cosa lei stesse
facendo la lasciava per prendermi in braccio.
Quando la preside
si sciolse dall'abbraccio, avevo un fastidioso groppo in gola.
-Mi dispiace molto
per la tua perdita Akane. So che le parole in questi casi non servono
a molto però, a volte, sono l'unica cosa che ci resta. E
quando non abbiamo nemmeno le parole per esprimerci, abbiamo i
gesti-.
Non dissi nulla. Mi
limitai a fissarla con sguardo perso, le sue mani sulle mie spalle.
-Se può
esserti utile, abbiamo sempre a disposizione lo psicologo della
scuola- disse.
Io annuii
distrattamente.
Lei continuò
a fissarmi.
-Ascolta... ti ho
convocato qui anche per un altro motivo che va oltre le condoglianze-
cominciò, allontanandosi un po' da me.
Non parlai,
aspettai che fosse lei a continuare.
-Vedi, quando un
ragazzo resta orfano a causa dei ghoul, viene mandato all'Accademia
della CCG.
Lì i ragazzi
vengono istruiti per...-
-...diventare
ispettori. Lo so- la bloccai.
La donna sorrise
leggermente.
-Vedo che sei
informata. Ecco, stanno per arrivare due ispettori per illustrarti
meglio... sì, insomma, le procedure per entrare nella
scuola...-
-Io non andrò
da nessuna parte- dissi improvvisamente brusca.
La preside sbatté
le palpebre perplessa.
-La mia famiglia
sarà anche morta ma nessuno ha mai detto che voglio diventare
un' ispettrice, né tanto meno entrare a far parte della CCG!-
dissi alzando la voce.
La donna non si
mosse. Fissò il suo sguardo nel mio per l'ennesima volta. E
sorrise.
-Sono perfettamente
d'accordo con te!- esclamò.
-C-come?-
-Sì, hai
capito bene! Non ho mai appoggiato questa politica. Un ragazzo deve
poter scegliere da sé il suo futuro. Non va bene che lo si
costringa. Anche se molti giovani scelgono spontaneamente di entrare
nella CCG, ce ne sono altri che non vogliono ma sono costretti- disse
facendo dietro front e camminando lentamente verso la scrivania.
Non sapevo che dire
ma non ce ne fu bisogno, sarei stata interrotta da un leggero ma
deciso bussare.
-Avanti- disse la
preside restando in piedi.
Mi spostai per far
entrare due uomini alti e decisamente palestrati. Non appena misero
piede nella stanza, mostrarono i loro distintivi con aria
professionale.
-Siamo gli
investigatori speciali Daisuke Matsumoto e Seiji Tanaka della CCG.
Siamo venuti per Akane Aisaka- li presentò il primo, un uomo
dai capelli castani e gli occhi del medesimo colore.
Feci un passo
indietro invece che avanzare.
La preside strinse
le labbra lanciandomi uno sguardo.
-Ecco, sì,
sono io- dissi poi ricambiando lo sguardo della donna.
-E' un piacere
conoscerla. Le facciamo le nostre più sentite condoglianze-
disse il secondo ispettore, un uomo dalla stessa corporatura robusta
del primo, solo più basso, con i capelli neri e gli occhi
castani.
Entrambi fecero un
piccolo inchino per poi continuare.
-Saremo lieti di
accoglierla nella nostra Accademia e...- riprese il primo ispettore
ma la preside lo interruppe con mia grande sorpresa e, devo
ammetterlo, sollievo.
-Scusate se vi
interrompo ma, la ragazza qui presente avrebbe qualcosa da dire-
Come non detto...
In poco tempo tutti
gli occhi furono puntati su di me. Che situazione spiacevole.
-Mmh, ecco...
vedete, il fatto è che io non...- ma fui interrotta di nuovo,
sta volta da una voce nuova.
-Aka-chaaan!-
Anzi, no, semmai
molto conosciuta... almeno da me.
Tutti ci voltammo
verso l'ingresso della stanza. I miei occhi si sgranarono fino
all'impossibile quando vidi Juuzou accompagnato da un uomo con gli
occhi verdi e un po' di barba, molto più alto di lui e dalla
corporatura robusta.
-Juuzou!- quasi
gridai. Non ero mai stata così felice di vederlo!
-Scusate
l'interruzione, sono Yukinori Shinohara, investigatore speciale della
CCG- si presentò l'uomo mostrando il distintivo.
-E lui è il
mio sottoposto, Juuzou Suzuya- disse poi presentando Juuzou che
indossava la sua solita giacca enorme.
-Ah, signor
Shinohara, stavamo giusto per illustrare a questa ragazzina le
opportunità che le offre la nostra Accademia- disse
l'ispettore Matsumoto.
-Ah sì!-
esclamò il signor Shinohara riponendo il distintivo nella
giacca.
-Sono già
stato informato di ciò e a proposito di questo, se mi
permettete vorrei esprimere una personalissima opinione- disse
l'uomo.
-Oh, ma certo...-
disse Tanaka grattandosi la nuca perplesso.
-Vedete, io penso
che la ragazza debba essere libera di scegliere- disse il signor
Shinohara guardando prima il suo collega poi me.
Stavo amando
quell'uomo.
Il signor Matsumoto
a quel punto sembrò essere punto da un ago.
-M-ma, Shinohara,
il regolamento è chiaro. Dice che i ragazzi rimasti orfani a
causa dei ghoul e che non hanno nessuno che se ne prenda cura...-
-E chi ha detto che
lei non ha nessuno?- lo interruppe nuovamente il signor Shinohara.
Sgranai gli occhi e
guardai Juuzou che mi rivolse un piccolo sorriso.
-Vede investigatore
Matsumoto, questo ragazzo, Suzuya, ha salvato la qui presente Akane e
ora la ospita a casa sua- disse l'uomo mettendo una mano sulla testa
di Juuzou il quale rivolse ai due uomini un sorriso a trentadue
denti.
I due investigatori
rimasero in silenzio. Si scambiarono uno sguardo d'intesa dopodiché
si rivolsero nuovamente a Shinohara.
-Mi spiace che
siate dovuti venire fin qui. Vedete, il mio sottoposto me lo ha
riferito già tempo fa, il problema è che, sommerso da
mille impegni, ho dimenticato di avvertire il presidente Washuu- si
giustificò l'ispettore.
-D'accordo, se le
cose stanno così, la signorina Aisaka può anche
rimanere in questa scuola- disse l'ispettore Tanaka.
-Sappia però
che la proposta è sempre valida- sorrise cordialmente
Matsumoto.
-Scusate il
disturbo e arrivederci- si congedarono quindi facendo un inchino.
-Ma no,
figuratevi... arrivederci- li salutò la preside che fino a
quel momento era rimasta in silenzio.
Quando i due
ispettori se ne furono andati, la preside rivolse un caloroso sorrido
al signor Shinohara.
-La ringrazio per
l'aiuto signor Shinohara- disse porgendogli la mano.
-Dovete perdonare
la mia maleducazione, ho completamente dimenticato di presentarmi.
Sono Naoko Iwata, preside di questa scuola-
-Ma no, non si
preoccupi. E' un piacere conoscerla-
E mentre i grandi
facevano le presentazioni, io mi avvicinai a Juuzou.
-Quindi... è
lui il signor Shinohara?- chiesi sottovoce.
-Esatto!- esclamò
lui.
-Sei stato tu a
dirgli...-
-Può
eeeeessere!- mi interruppe Juuzou guardando altrove con un sorriso.
-S-sì ma
come facevi a sapere che...-
-Akane-
Mi voltai verso la
preside cercando di nascondere l'esaurimento nervoso per essere
continuamente interrotta.
-Puoi uscire prima
per oggi- disse sorridendomi.
-Sìììì!
Così potremmo andare allo zoo!- gridò Juuzou euforico
prendendomi per mano e trascinandomi fuori.
-Aspetta Juuzou!!
Devo ancora prendere lo zaino!!-
POV generale.
Non appena Akane e
Juuzou furono usciti dall'ufficio della preside, quest'ultima si
rivolse ancora una volta al signor Shinohara.
-Sembrano affiatati
quei due- disse ridacchiando.
-Beh, Juuzou mi
parla molto di questa ragazzina. Vede, Suzuya è un soggetto
molto particolare...- iniziò a spiegare l'investigatore.
-L'ho notato-
ridacchiò la preside lasciando poi che l'uomo continuasse.
-Già... il
fatto che si stia in qualche modo “legando” a qualcuno,
non può essere che positivo-
-Sa, anche Akane mi
sembra una ragazzina molto schiva. La maggior parte dei ragazzi,
quando subiscono un lutto così profondo, tendono a chiudersi.
La mia paura è che Akane si chiuda ancora di più di
quanto già non sia- disse la donna incrociando le braccia al
petto.
-Questo contatto
non potrà che fare bene ad entrambi- concluse il signor
Shinohara.
* * *
-Signor
Shinoharaaaaa!! Aka-chaaaan! Muovetevii!-
-Sì Juuzou,
ora arriviamo!- gridò il signor Shinohara per farsi sentire
da Juuzou, il quale si stava avviando verso le giraffe facendo
l'equilibrista su un muretto.
Akane, che fino a
quel momento era rimasta intrappolata nei suoi pensieri, alzò
lo sguardo sul signor Shinohara.
-Ehm... ecco,
signor Shinohara...-
L'uomo rivolse il
suo sguardo verso Akane e sorrise.
-Sì?-
Akane si fermò
e, giratasi verso l'investigatore, si inchinò.
-La ringrazio
infinitamente per essere intervenuto prima- disse la ragazza senza
alzare la testa, molto probabilmente per nascondere il viso rosso per
l'imbarazzo.
Il signor Shinohara
sorrise benevolo e accarezzò la testa.
-Non c'è
bisogno di inchinarsi. Non potevo permettere che l'unica persona a
cui Juuzou si stesse affezionando finisse in una noiosa Accademia-.
A sentire quelle
parole, Akane si raddrizzò, l'espressione sorpresa e vagamente
imbarazzata.
-Che vuole dire?-
Shinohara sorrise
di nuovo spostando il suo sguardo sull'albino che ormai era giunto a
destinazione e ammirava le giraffe in tutta la loro altezza.
-Vedi Akane, Juuzou
non ha mai avuto amici, né tanto meno sa cosa vuol dire amare
o essere amato. La sua personalità infantile non lo dà
a vedere, ma lui è totalmente indifferente alla vita altrui.
Non ha il minimo concetto di morale e manca di empatia. Ha molto
spesso atteggiamenti violenti e non ha nemmeno il senso del
pericolo...- spiegò il signor Shinohara senza però
abbandonare il sorriso.
Akane però,
continuava a non capire. Dove voleva andare a parare?
-Suzuya è
stato cresciuto dai ghoul-
Bastarono quelle
semplici parole a far accelerare il cuore della ragazza.
Juuzou. Juuzou
Suzuya era cresciuto tra i ghoul.
Juuzou, il ragazzo
dall'abbigliamento stravagante e la mente di un bambino, Juuzou,
l'amante dei dolci, l'investigatore, il ragazzo dagli occhi di
sangue, era stato cresciuto dai ghoul.
Akane non parlò.
Si limitò a guardare il suo amico -perché ormai, era
quello che era- con occhi pieni di sorpresa. Ma di paura non c'era
traccia.
-Fin dalla tenera
età,- riprese il signor Shinohara, -Juuzou fu allevato allo
scopo di uccidere. Un ghoul molto potente, chiamato Big Madame, lo
costringeva ad uccidere altri esseri umani per il divertimento di
loro ghoul. Juuzou veniva spesso torturato. Erano quelle che lui
credeva fossero le ricompense di Big Madame per il suo lavoro. Non
sappiamo con certezza quali atrocità gli sono state inflitte,
fatto sta che Juuzou non sa cosa sia il dolore fisico. Quando l'ho
trovato all'interno dell'arena di combattimento in cui veniva
spedito, aveva appena ucciso una persona. Quando mi vide però
sorrise. E ancora oggi mi chiedo come possa un ragazzo con un simile
passato, sorridere come se niente fosse- concluse il signor
Shinohara.
-Forse- sussurrò
Akane, -ha semplicemente deciso di vedere oltre le imperfezioni-.
Shinohara la
guardò, sorpreso da quell'affermazione. La ragazza invece,
aveva lo sguardo fisso sul giovane investigatore. Lo stava guardando
con un misto di tristezza ma ammirazione.
L'uomo riconobbe
subito quello sguardo.
-Sei una brava
ragazza Akane. Promettimi che resterai con Juuzou, qualsiasi cosa
accada. Lui ha bisogno di te e tu hai bisogno di lui- disse il signor
Shinohara.
Akane lo guardò
negli occhi. Non vi era traccia di odio, né di stanchezza o
tristezza. Non vi era traccia dei soliti sentimenti che aveva. Erano
occhi vispi, luminosi... sembravano appartenere ad un'altra Akane.
Alla vera Akane.
Il signor
Shinohara, dal canto suo, rimase colpito da quanto quello sguardo
assomigliasse a quello di Juuzou.
-Glielo prometto-
disse quasi solennemente la giovane.
L'uomo sorrise
nuovamente per poi fare dietro front.
-Che ne dite se vi
andassi a prendere qualcosa di caldo da bere? Comincia a fare
piuttosto freddo- disse strofinando le mani tra di loro.
-Dico che è
un'idea fantastica!- esclamò Akane riparandosi la bocca con la
sciarpa.
-Bene, torno
subito!- disse Shinohara per poi incamminarsi verso il bar dello zoo.
La ragazza invece
decise di raggiungere Juuzou il quale se ne stava appollaiato sulla
ringhiera che lo separava dal recinto delle giraffe.
-Hey- lo chiamò
Akane quando gli fu vicino.
-Mh? Oh Aka-chan!
Dov'è il signor Shinohara?-chiese l'albino piegando la testa
di lato.
-E' andato a
prendere qualcosa di caldo da bere- rispose appoggiando i gomiti alla
ringhiera.
-Uuuh! Spero che
prenda la cioccolata calda!-
Akane lo guardò
con la coda dell'occhio.
Suzuya è stato allevato dai
ghoul.
Sorrise.
Lui ha bisogno di te e tu hai
bisogno di lui.
-Juuzou-
-Sì?-
-Grazie-
-Uh?-
Juuzou spostò
lo sguardo sulla ragazza. Lei aveva lo sguardo rivolto davanti a sé,
molto probabilmente verso il vuoto, un dolce sorriso dipinto sulle
labbra rosse.
-Per cosa?- chiese
l'albino tornando a guardare le giraffe.
Akane stette in
silenzio per un po'.
-Per avermi
salvata-
Silenzio. La
ragazza non aggiunse altro, ma Juuzou capì alla perfezione
cosa voleva dire.
-Te l'ho detto
Aka-chan. Io devo proteggerti- disse come se fosse la cosa più
ovvia.
-Sì, sì,
hai ragione- ridacchiò la ragazza.
Ci fu altro
silenzio tra i due. I versi degli animali e le voci dei bambini
facevano da sottofondo.
E poi quelle parole
sussurrate che però spezzarono il silenzio come un tuono
improvviso spezza la quiete della notte.
-Ti voglio bene-
Juuzou sgranò
gli occhi sorpreso e perplesso allo stesso tempo. Si voltò
verso Akane che gli rivolse uno sguardo con la coda dell'occhio, il
sorriso ancora presente.
Senza dire altro,
la ragazza avvicinò la sua mano a quella del giovane
investigatore facendole sfiorare.
Il cuore di Juuzou
prese a battere più forte.
Ti voglio bene.
Che voleva dire
quella frase? Non l'aveva mai udita. O meglio, forse una volta
l'aveva sentita pronunciare da qualcuno per strada ma non ci aveva
mai fatto caso. E perché il cuore adesso gli batteva così
forte? Era a causa di quelle parole... o era a causa di Akane?
-Ecco a voi due
cioccolate belle calde!- esclamò il signor Shinohara arrivando
alle spalle dei due giovani.
-Grazie mille!-
disse Akane prendendo un bicchiere di carta contenente la bevanda
dalle mani dell'investigatore.
Juuzou continuò
a fissare Akane.
Ti voglio bene.
Che strana parola,
pensò prendendo la cioccolata calda dalle fredde mani del suo
mentore.
Angolo autrice:
Prima di dire
qualsiasi cosa... *si nasconde dietro a Juuzou* ah ah! Sparate se ne
avete il coraggio! POTERE DELLA PUCCIOSITA' VIENI A MEH!
No, okay, a parte
gli scherzi, scusate per l'assenza. Come vedete ho ripostato la
storia con alcune parti modificate e il mio cervellino sta ancora
pensando a come far “evolvere” alcune idee.
Detto ciò,
non mi trattengo ulteriormente.
Quasi dimenticavo! Ho modificato alcune parti nei capitoli 2 e 3. Sono cose piccole ma che saranno essenziali per i prossimi capitoli. Grazie a tutti quelli che recensiscono/leggono la storia!
Sayonara!
CherryPau_99
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Capitolo 8 *** Cap. 7 ***
“Su Shiori muoviti! Rin,
Katashi e Matsuko ci stanno aspettando!” gridò la
piccola Akane correndo su per la collina in fiore in una limpida
giornata estiva.
“Akane aspetta!” si
lamentò Shiori che faticava a tenere il passo dell'amica.
“Sei troppo veloce!”
disse poi fermandosi e poggiando le mani sulle ginocchia.
Akane si fermò e si girò
a guardarla, le mani sui fianchi.
“O forse sei tu che sei lenta”
la schernì la rossa facendole la linguaccia.
A sentire quelle parole, Shiori
gonfiò le guance assumendo una buffa quanto adorabile
espressione.
“Non è vero!”
esclamò raddrizzandosi.
Akane ghignò.
“Dimostramelo!” gridò
poi ricominciando a correre.
Shiori sussultò ma accettò
la “sfida” determinata. Cominciò a correre dietro
all'amica riuscendo a raggiungerla.
Arrivate finalmente in cima alla
collina, entrambe le bambine si buttarono a terra prive di forze per
la corsa.
“Hai...hai visto... che...
sono veloce... anche io?” riuscì ad articolare Shiori
con il fiatone.
Akane ridacchiò aprendo la
bocca per parlare ma si interruppe quando una zazzera di capelli
castani le si parò davanti alla faccia.
“Alla buon ora!” esclamò
Katashi piegato su Akane.
“Pensavamo che non ce
l'avreste mai fatta” scherzò Rin dando una mano a Shiori
per farla alzare.
Una volta in piedi, la bambina si
passò una mano sul vestitino bianco che aveva ormai cambiato
colore a causa della terra.
“E' colpa vostra”
protestò Akane incrociando le piccole braccia al petto ancora
stesa a terra.
“Ci avete messo fretta”.
Shiori annuì.
Quando si accorse della mancanza di
Matsuko, però, Akane cambiò espressione.
“Hey, dov'è finita
Matsu-chan?” chiese mettendosi a sedere.
Rin e Katashi si scambiarono uno
sguardo d'intesa lasciando ancora una volta Akane e Shiori in preda
alla curiosità. Era da quando le avevano telefonato dicendo di
raggiungerli “al solito posto” il più in fretta
possibile, che le due bambine ci stavano pensando.
“Eddai cosa c'è??”
esclamò Akane scuotendo Rin per le spalle.
“Whoooo Aka-chan calmati!”
disse Rin riuscendo a sfuggire alla presa dalla bambina.
“Tra poco saprete tutto”
disse Katashi con la voce intrisa dal mistero e un ghigno giocoso
sulle labbra.
Il bambino fece segno agli amici di
seguirlo e nessuno si oppose.
Camminarono per un po' attraverso il
piccolo boschetto in cima alla collina dove i cinque amici erano
soliti passare le loro giornate estive. Il tetto di alberi lasciava
filtrare a malapena i raggi del sole. Il cinguettio degli uccelli si
univa al suono del sandali dei bambini sulla terra secca, componendo
una strana melodia. Non vi era un alito di vento, tutto era
perfettamente immobile. Sembrava essere un bosco magico. Nessuno
osava proferire parola.
Akane camminava con il naso all'insù
esterrefatta da quell'atmosfera. Solo quando andò a sbattere
contro la schiena di Katashi si rese conto che erano arrivati.
Il bambino si girò verso gli
amici posando l'indice sulle labbra poi si spostò di lato per
far vedere anche a loro.
Matsuko era accovacciata davanti a
loro e a qualche passo da lei vi erano una giumenta con il suo
puledrino entrambi stesi per terra. Sembravano non essersi
minimamente accorti di avere degli spettatori.
Akane e Shiori restarono a bocca
aperta. Perfino Rin e Katashi che avevano già visto la scena
rimasero incantati a fissare gli animali davanti a loro.
A giudicare dal pelo umido e
dall'aspetto del puledrino, Akane capì che era nato da poco!
La bambina si avvicinò con
cautela a Mastuko che non aveva tolto gli occhi dagli animali nemmeno
per un secondo.
“Tu... lo hai visto nascere?”
chiese Akane con occhi pieni di stelline e le guance rosse
dall'emozione.
Matsuko scosse il capo negando.
“No. Io, Rin e Katashi siamo
arrivati quando il puledro era già lì. Però è
sicuramente passato poco tempo da quando è venuto al mondo”
disse con un sorriso poi continuò, “mio nonno viene
spesso a passeggiare qui intorno. E' stato lui a dirmi che c'era
questa cavalla in procinto di partorire. Ha detto che potevamo venire
a vedere ma che non dovevamo assolutamente avvicinarci” disse
la bambina.
Akane spostò il suo sguardo
sul puledro. Aveva il manto marrone scuro mentre il pelo della mamma
era bianco. Non si stupì più di tanto, sapeva che la
maggior parte delle volte il puledro nasce uguale al padre. Quando
formulò quest'ultimo pensiero, il suo sorriso si spense. Lei
non assomigliava a nessuno dei suoi genitori. Suo padre aveva i
capelli castani mentre sua madre li aveva castano chiaro. Lei invece
li aveva rossi.
Improvvisamente il puledro si mosse
e l'attenzione di Akane fu di nuovo su di lui.
Il piccolo appoggiò le
zampette a terra e, facendosi forza, si alzò in piedi seppur
tremando leggermente.
“Pazzesco!” sentì
esclamare Rin, “è incredibile come sia stato veloce a
mettersi in piedi!”.
Dopo aver annusato l'aria con il
nasino rivolto all'insù, il puledro sembrò accorgersi
della banda.
Nessuno si mosse però.
Anche la giumenta sembrò
accorgersi di loro dato che emise un nitrito gutturale guardando
verso Akane e Matsuko ma continuò a non muoversi.
Il puledro fece qualche passo. Era
così tenero! Le gambette erano sottilissime e le ginocchia
parevano palline da tennis. La criniera era ancora un po' ispida ma
gli occhietti del cucciolo erano già vispi e curiosi.
Akane cercò di immaginarlo
quando sarebbe cresciuto. Bello e possente, il manto lucido, le zampe
forti e la criniera e la coda fluenti. Le sarebbe piaciuto cavalcarlo
un giorno ma senza sella, né redini. Semplicemente così.
In libertà.
Dopo qualche minuto anche la
giumenta si mise in piedi. Mosse qualche passo verso il suo piccolo e
gli diede delle spinte affettuose con il naso poi rivolse nuovamente
l'attenzione verso i bambini, quasi volesse dire “salutali, è
ora di andare”.
Quasi fosse vero, il puledrino nitrì
sommessamente facendo ridere Akane e i suoi amici.
“Ciao piccolino!” lo
salutò Shiori.
“Torna a trovarci!”
esclamò anche Rin.
Mamma e figlio si allontanarono
verso il fondo del bosco lasciando i bambini ancora attoniti.
“Beh” prese finalmente
la parola Katashi, “direi che possiamo andare anche noi”.
Tutti annuirono e si incamminarono
dalla parte opposta del bosco. Tutti tranne Akane che aveva ancora lo
sguardo fisso verso i due cavalli che si stavano allontanando.
“Akane” la chiamò
Shiori fermandosi ad aspettarla.
“Aka-chan! Ci sei?
Aka-chaaaaan!”
-AKA-CHAAAAAAAAAN!!!-
-KYAAAAA!-
Akane fece un salto
dalla sedia su cui era seduta rischiando di finire con il sedere a
terra.
Juuzou inclinò
la testa di lato perplesso.
-Aka-chan ma che
fai? Stai bene?- chiese vedendo l'espressione persa della ragazza.
-Eh? Chi? Cosa? Io?
Sì... sto bene- balbettò la rossa passandosi una mano
sulla fronte. Era stato tutto un sogno dunque? Fissò i
quaderni aperti sul tavolo della cucina su cui stava studiando fino a
qualche ora fa. Doveva essersi addormentata. Quello che aveva fatto
però non era un sogno. Ricordava perfettamente di aver vissuto
quella meravigliosa giornata per davvero. Peccato che fosse passato
così tanto tempo...
Solo in quel
momento, si accorse che Juuzou teneva in mano una strana falce con la
lama a forma di saetta. Era enorme, arrivava fino al soffitto.
Quando la vide per
poco non svenne.
Si aggrappò
allo schienale della sedia additando l'arma.
-C-c-che roba
è!?!?- gridò istericamente.
Juuzou guardò
prima lei poi la falce con un sorriso che andava da un orecchio
all'altro.
-Hai visto??
Finalmente ho una Quinque più grande!! L'ho chiamata Juuzou's
Jason, Jason per gli amici!- esclamò il ragazzo saltellando
euforico.
-Una Quin che?-
chiese Akane stranita, -Juuzou sta attento! Non muoverla così!-
lo riprese poi vedendo che Juuzou aveva cominciato ad agitare la
Quinque a destra e a manca.
Il ragazzo smise
improvvisamente di agitarsi. Spostò lo sguardo su Akane la
quale inarcò un sopracciglio perplessa.
-Che c'è?-
-Sono finite le
caramelle-
La rossa sbatté
le palpebre un paio di volte, non sapendo se meravigliarsi o no.
Juuzou continuò
a fissarla per un po', tanto che Akane cominciò a sentirsi a
disagio.
-Okay, okay. Vado a
comprarle- disse poi alzandosi in piedi. E come si aspettava, ecco
che Juuzou ricominciò a saltellare e gridare cose come
“evvai!” o “ caramelleee!”.
Akane scosse la
testa ridacchiando mentre si avviava verso l'ingresso per prendere la
giacca.
* * *
L'autunno aveva
lasciato posto all'inverno da più di una settimana ormai. Le
strade erano coperte di neve e di luci natalizie. Tutta
quell'atmosfera però, non suscitava alcun sentimento in Akane.
Non provava più quella gioia che sentiva in quel periodo
dell'anno, non avvertiva più niente di niente. Ormai anche il
Natale era diventato un giorno come gli altri.
Mentre usciva dal
supermercato con due buste della spesa, Akane alzò lo sguardo
verso il cielo. Aveva appena cominciato a nevicare e alcune persone
avevano tirato fuori gli ombrelli. La ragazza iniziò ad
incamminarsi ma non fece molta strada che andò a scontrarsi
contro qualcuno.
-Scusa- farfugliò
senza alzare lo sguardo.
-Ma no, è
colpa mia... Aisaka? Sei tu?-
A sentire quella
voce familiare, la ragazza alzò lo sguardo trovandosi davanti
Kaneki.
-Oh, ciao Kaneki-
disse sorridendo leggermente.
-E' da un po' che
non ci si vede eh?- disse il ragazzo ricambiando il sorriso.
-Ah, sì,
già... sono stata assente da scuola per un po', sono tornata
giusto qualche settimana fa- farfugliò la ragazza.
Kaneki sembrò
rabbuiarsi.
-S-sì, a
proposito di ciò... ho saputo della tua famiglia... mi
dispiace moltissimo- disse Kaneki con un fil di voce senza guardarla
negli occhi.
Akane sembrò
intenerita poiché sorrise di più sforzandosi di fare
una voce più allegra.
-Ma no, non
preoccuparti... insomma, poteva succedere a chiunque...!-
Kaneki annuì
leggermente sollevando lo sguardo. Proprio in quel momento Akane si
ricordò di una cosa...
-Kaneki, tu lavori
in un bar, giusto?- chiese sgranando gli occhi.
-Sì, esatto-
annuì il ragazzo non capendo dove volesse arrivare la ragazza.
-Vedi, sto
disperatamente cercando un lavoro...- disse Akane, ma si bloccò
quando vide Kaneki irrigidirsi.
-Mmh... ecco...
vedi... il fatto è che siamo al completo, insomma, non credo
che il capo abbia bisogno di altro personale...- balbettò il
ragazzo poggiando una mano sul mento.
Akane inclinò
il capo di lato un po' delusa.
-Capisco... beh,
grazie lo stesso- disse facendo un piccolo sorriso.
-Allora ci vediamo
a scuola-
Kakeki annuì
sorridendo.
-Certo-.
* * *
Essendo
inverno, il sole era già tramontato. Le strade però non
erano buie, né tanto meno deserte. Vi era una grande affluenza
di gente, c'era chi entrava e usciva dai negozi, chi passeggiava
senza fretta ammirando le vetrine...
Akane, però,
non aveva tempo per guardare le vetrine dietro le quali vi erano
vestiti di marca costosissimi o accessori da abbinare a quella gonna
che comprasti giorni fa. A lei nemmeno interessavano.
Imboccò un
vicolo che l'avrebbe riportata subito a casa di Juuzou. Mentre
camminava sentì lo schiamazzo della gente farsi sempre più
distante. Sapeva che non doveva entrare nei vicoli bui e vuoti ma
quella era una scorciatoia, no? Lo avrebbe attraversato subito senza
fermarsi.
Accelerò il
passo. Non era esattamente a suo agio lì, ma non era nemmeno
del tutto spaventata. Per distrarsi, ripensò a quando aveva
incontrato Juuzou le prime volte, entrambe in un vicolo. La prima
quando le aveva restituito i soldi e la seconda quando le aveva
restituito il portafogli e l'aveva riaccompagnata a casa.
La rossa si ritrovò
a sorridere. Ma cambiò presto espressione.
Davanti a lei era
apparso un uomo. Akane fece qualche passo indietro. Il cuore aveva
preso a batterle all'impazzata.
Era un ghoul, non
vi erano dubbi. La giovane riusciva a vedere i suoi occhi neri con
l'iride rossa risplendere nel buio.
Il ghoul esibì
un sorriso inquietante muovendo qualche passo verso di lei.
-Sta tranquilla
piccola- sussurrò egli, -una volta che ti avrò divorata
non avrai più motivo di essere spaventata- disse poi
scoppiando a ridere.
Akane era
paralizzata. Non riusciva a muoversi, avrebbe voluto gridare,
scappare ma i suoi muscoli le negavano qualsiasi movimento.
In quel momento,
desiderò ardentemente che accanto a lei ci fosse Juuzou.
-Non avvicinarti!-
gridò una voce dietro al ghoul.
Gli occhi di Akane
si accesero di speranza ma poi si accorse quella voce non apparteneva
a Juuzou, bensì a...
-Ka-Kaneki?-
Kaneki era lì,
lo sguardo determinato, le mani strette a pugno.
-Altrimenti che mi
fa- aspetta... hai un odore strano tu- disse il ghoul voltandosi
verso Kaneki e dando le spalle ad Akane. Sarebbe stato il momento
perfetto per scappare ma la ragazza rimase lì a guardare.
-Oh beh, non
importa. Prima mangio lei e poi faccio fuori te- disse infine il
ghoul. Con una mossa repentina, fece uscire la kagune che scagliò
contro Akane riuscendo a ferirle il braccio dal quale cominciò
a sgorgare caldo e denso liquido cremisi.
La ragazza serrò
le palpebre e si accasciò a terra gridando dal dolore
provocato non solo dalla ferita. Infatti, proprio in quel momento,
avvertì delle fitte all'altezza delle scapole e della schiena.
-AKANE!- gridò
Kaneki vedendo la ragazza in preda al dolore.
“Ma cos'è
questa sensazione?” pensò la rossa mentre il dolore alla
schiena aumentava.
“Io l'ho già
sentita...”
-Bene e adesso...-
ma il ghoul non finì la frase che Kaneki estrasse la sua
kagune facendo colorare il suo occhio di nero e rosso.
Akane aprì
un occhio solo ma quando vide la kagune di Kaneki, spalancò
entrambe le orbe e la bocca in preda allo choc.
Kaneki le rivolse
uno sguardo rammaricato che sembrava volerle dire “non avrei
voluto che tu vedessi questo” prima di lanciarsi addosso al
ghoul.
Akane seguì
il combattimento senza sapere bene cosa doveva fare o pensare. Kaneki
era un ghoul. Ma era una persona così gentile, come poteva
essere un mostro simile? Non è che l'aveva ingannata solo
perché voleva mangiarsela? Ma poi, perché aveva solo un occhio nero e rosso? I ghoul non avevano entrambi gli occhi neri con l'iride rossa?
La ragazza provò
ad alzarsi la il dolore alla schiena era persistente. Non ne voleva
sapere di svanire. Era come se le sue ossa stessero per spezzarsi o
la sua pelle per perforarsi. Le faceva un male cane.
Proprio allora,
alle orecchie della giovane arrivò un urlo di dolore. Alzò
lo sguardo ancora una volta per vedere il ghoul accovacciato a
terra. Kaneki l'aveva ferito ma se ne stava lì, senza muovere
un passo. Stava esitando e allora Akane capì.
Kaneki non voleva
ucciderlo.
Come a ricordarsi
della sua presenza, Kaneki fece scomparire la sua kagune per poi
precipitarsi verso la rossa.
-Akane, stai bene?-
chiese una volta accovacciatosi accanto a lei.
Prima che Akane
potesse dire qualcosa, però, il ghoul si era rialzato in piedi
completamente guarito. Stava per attaccarli quando una scia di
cristalli gli si conficcò nella schiena.
-Kaneki sei il
solito idiota- disse la voce di una ragazza che si rivelò
presto appartenere ad una giovane dai capelli blu.
-Touka!- esclamò
Kaneki con un sorriso stanco ma rassicurato.
-Dammi il tempo di
finire questo cretino e mi senti!- disse prima di lanciarsi addosso
al ghoul nuovamente in piedi.
Akane aveva ormai
il respiro corto. Stava perdendo troppo sangue e il dolore la
stordiva.
-Akane resisti-
sussurrò Kaneki mettendole un braccio attorno alle spalle.
Ma ormai la ragazza
era troppo debole per parlare. Sentiva le palpebre farsi sempre più
pesanti.
Suoni ovattati,
dolore intenso, odore di sangue.
Buio.
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Capitolo 9 *** Cap. 8 ***
"Mamma!
Mamma non ci crederai mai! Oggi è successa una cosa
incredibile!" gridò Akane correndo nella cucina della
piccola casa vacanze.
Sua
madre stava cucinando e infatti la stanza era impregnata di un
buonissimo odore.
Come
la signora Aisaka vide sua figlia correrle incontro con quel sorriso
tipico di ogni bambino felice e spensierato, non poté fare a
meno di lasciare quello che stava facendo. Si pulì le mani su
uno strofinaccio e si accovacciò permettendo alla bambina di
abbracciarla.
"Cosa
è successo Akane?" chiese la donna sorridendo intenerita.
I
capelli di Akane, sebbene corti fino al collo, erano tutti
scompigliati. Aveva le guance rosse e gli occhi che brillavano.
"Abbiamo
visto due cavalli!" disse alzando le braccia al cielo.
"Ah
sì? Due cavalli?" chiese sua madre con un sorriso e il
tono stupito che si usa solitamente con i bambini.
"Sì!
Due cavalli! Erano mamma e figlio, il puledrino era nato da poco ed
era tenerissimo! Si è subito alzato in piedi e ha cominciato a
camminare, poi..." cominciò a raccontare ma piano piano,
l'euforia da cui era stata investita qualche attimo prima, sembrò
scomparire. Abbassò gli occhi cominciando a fissarsi i piedi.
A
vedere il suo sguardo improvvisamente spento, sua madre si preoccupò.
"Mamma..."
chiamò con un fil di voce la bambina, "perché i
miei capelli non sono come quelli tuoi o di papà?" chiese
piano senza alzare gli occhi.
La
signora Aisaka raggelò.
"Perché
mi fai questa domanda tesoro?" chiese a sua volta facendo un
sorriso tirato.
La
piccola alzò gli occhi fissandoli in quelli della donna.
"Non
assomiglio né a te né a papà..." disse con
un fil di voce.
La
signora Aisaka ebbe una stretta al cuore e subito fu pervasa da una
forte voglia di abbracciare la figlioletta.
"Akane
ma che dici? Tu assomigli tantissimo a noi! Guarda, sei riflessiva
come tuo padre ma pazzerella come me!" disse toccandole
dolcemente la punta del naso.
"E
poi, hai i capelli rossi come quelli del mio papà, ovvero tuo
nonno" disse infine la donna sorridendo calorosamente.
A
sentire quelle parole, Akane spalancò gli occhioni piena di
sorpresa.
"Davvero?
Il nonno aveva i capelli rossi?" chiese mentre sul suo viso si
formava un altro sorriso.
Sua
madre annuì.
"Proprio
così! Aveva i capelli rossi rossi rossi!" disse
scompigliando i capelli della figlia che scoppiò a ridere.
"Ma
allora, perché non ce li hai anche tu rossi, mamma?"
chiese ancora Akane.
"Beh,
c'è tutta una spiegazione scientifica sotto. Sono cose che
studierai a scuola quando sarai più grande" disse infine
la signora Aisaka alzandosi in piedi.
A
quelle parole, la faccia di Akane si contrasse in una smorfia.
"Io
odio scienze! E' noiosa! E difficile! E... e noiosa!" disse la
piccola andandosi a buttare sul divano.
La
signora Aisaka sorrise impercettibilmente.
"E
anche in questo sei uguale a me" sussurrò continuando a
preparare il pranzo.
*
* *
Akane
si alzò di scatto.
Il
cuore le batteva all'impazzata, la fronte era imperlata di sudore e
ai bordi degli occhi si erano formate piccole lacrime.
"Mamma..."
sussurrò la ragazza rendendosi conto di aver sognato.
Eppure
sembrava tutto così reale... aveva giurato che sua madre fosse
lì davanti a lei e che le stesse porgendo la mano che lei
aveva provato ad afferrare invano.
Akane
si passò una mano sul viso come per scacciare i residui di
quel sogno.
E
nel compiere quel gesto tanto semplice, si ricordò
improvvisamente di tutto quello che le era successo.
Il
ghoul.
Kaneki.
La
ferita.
Il
dolore alla schiena.
Il
sangue.
Altro
dolore.
Un
brivido le percorse la schiena. Si guardò il braccio ferito
all'altezza della spalla ma di ferito non vi era proprio niente.
Sconcertata,
Akane si guardò e tastò l'arto in più punti.
Però la stoffa della manica era strappata, come a volerle dire
"tranquilla, non sei pazza. E' successo per davvero".
Ancora
sotto choc, la ragazza si guardò intorno. Si trovava seduta
con una coperta sulle gambe sopra un comodo divano grigio in una
stanza non molto grande ma sicuramente accogliente. Al centro della
stanza vi era un tavolo di legno su cui vi era una tazzina di caffè.
Tutt'attorno vi erano divani e poltrone. Dietro di lei vi era una
finestra e affianco una libreria e dall'altro lato della stanza, vi
erano appese delle foto. E una domanda si fece spazio automaticamente
nella sua testa:
"Dove
mi trovo? Cosa diavolo sta succedendo??"
Qualche
ora prima.
"Muori
schifoso bastardo!" urlò Touka mitragliando il ghoul con
tanti cristalli provenienti dalla sua kagune. Il ghoul incassò
i colpi in pieno gridando dal dolore. Si accasciò per terra in
un lago di sangue, esalando il suo ultimo respiro.
"Tsk"
sbuffò Touka lanciando un'ultima occhiata al cadavere.
"Touka
sei stata grande!" gridò Kaneki da dietro di lei, ancora
accovacciato accanto alla ragazza dai capelli rossi.
Touka
ignorò il commento e li raggiunse, accovacciandosi a sua
volta.
"Sta
perdendo molto sangue, eppure è strano... la ferita non sembra
essere molto profonda..." rifletté Kaneki tenendo Akane
tra le braccia.
"E
che ti importa? Su muoviti, alzati e andiamo" disse secca Touka
alzandosi in piedi.
"Non
vorrai mica lasciarla qui!?" disse Kaneki sgranando gli occhi.
Touka
si voltò lanciando uno sguardo freddo al ragazzo.
"Non
dirmi che adesso ti metti a raccogliere gente a caso dalla strada!?
Ti ricordo che siamo dei ghoul e lei è un'umana! Ha già
visto abbastanza mi pare" disse la ragazza alzando la voce.
Kaneki
abbassò lo sguardo.
"S-sì
però... io davvero non me la sento di lasciarla qui. Io la
conosco, insomma, non siamo proprio amici ma andiamo nella stessa
scuola e abbiamo scambiato qualche parola e poi ha da poco perso i
genitori e-"
"Un
motivo in più per lasciarla qui! Solo perché ti è
simpatica non vuol dire che non ci denuncerà alla CCG!"gridò
la ragazza spazientita.
Fissò
Kaneki dritto negli occhi ma sta volta il ragazzo non abbassò
lo sguardo.
"Io
non la lascio" disse infine.
La
giovane strinse i pugni sentendo la rabbia ribollirle nel petto.
"Se
adesso ci fosse Yoriko al posto di Akane... tu la lasceresti morire?"
disse piano Kaneki continuando a guardare Touka negli occhi.
La
ragazza sussultò lievemente sentendo la rabbia abbandonarla.
Guardò la ragazza dai capelli rossi svenuta e una strana
compassione si impossessò di lei. Scosse la testa per
riprendersi. Ma da quando era diventata così debole?
"Fa
come vuoi" disse infine voltando le spalle a Kaneki, il quale
sorrise vittorioso.
*
* *
"Capo!
Abbiamo bisogno di aiuto!" disse Kaneki una volta messo piede
all'Anteiku.
"HA
bisogno d'aiuto"corresse acidamente Touka ritirandosi nella sua
stanza mentre il signor Yoshimura andava in contro al ragazzo.
"Cosa
succede Kaneki?" domandò pacatamente l'anziano senza
scomporsi quando vide che il ragazzo aveva in braccio una giovane dai
capelli rossi.
"E'
ferita. Un ghoul l'ha attaccata colpendola al braccio. Sta perdendo
troppo sangue" spiegò mentre il capo gli fece cenno di
seguirlo al piano superiore del bar.
"Tu
la conosci?" chiese il signor Yoshimura una volta che Kaneki
ebbe fatto stendere Akane sul divano del piccolo salotto che il
personale dell' Anteiku usava come "sala riunioni".
"Sì,
frequenta la mia stessa scuola. E'... una mia amica" disse
Kaneki allontanandosi per far vedere la ferita della ragazza al capo.
Questi
si accovacciò accanto ad Akane prendendole delicatamente il
braccio.
"La
ferita deve essere subito pulita. Vado a prendere il kit del pronto
soccorso, tu resta qui" disse l'uomo per poi alzarsi ed uscire
dalla stanza.
Kaneki
annuì e si sedette a terra proprio accanto alla rossa. Prese
ad osservarla mentre rifletteva su cosa potesse dirle al suo
risveglio per giustificare quello che aveva visto.
"Andiamo
Ken, pensi davvero che crederà ad una bugia? Questa ragazza
non è stupida, sa quello che ha visto... puoi solo sperare che
non se ne ricordi ma anche questo è pressoché
improbabile" pensò. Le sue riflessioni, però,
furono scacciate dall'arrivo del signor Yoshimura che era tornato
tenendo il mano un kit bianco del pronto soccorso. Dietro di lui vi
era una Touka non poco imbronciata che portava una tazzina di caffè
per l'"ospite".
Senza
dire nulla, l'uomo si inginocchiò di nuovo accanto alla
ragazza.
"Pensa...
pensa che se la caverà?" chiese Kaneki per rompere il
silenzio.
"Di
questo non devi preoccupar-" ma prima che il signor Yoshimura
potesse finire la sentenza, dalla ferita di Akane cominciarono ad
uscire come dei fili rossi che lentamente, sotto lo sguardo attonito
dei tre ghoul, fecero rimarginare la ferita rigenerandola
completamente, finché non fu rimasto nemmeno un graffio.
Kaneki
e Touka fissavano la scena a bocca aperta, senza sapere che dire. Il
signor Yoshimura non era meno sorpreso.
"Ma...
che cosa...?" riuscì in fine ad articolare Touka con gli
occhi ancora sgranati per la sorpresa. Dopo l'attimo di stupore, la
giovane dai capelli blu fu la prima a spezzare quel silenzio carico
di tensione e meraviglia.
"Com'è
possibile una cosa del genere!? Voglio dire... non è mica..."
si voltò verso Kaneki in cerca di spiegazioni ma il ragazzo
scosse la testa.
"Io
non ne so niente. Anzi, ha da poco perso i genitori a causa di due
ghoul..."
E
mentre Touka e Kaneki cercavano di trovare una spiegazione logica a
quello che avevano appena visto, il signor Yoshimura notò un
piccolo oggetto bianco spuntare dalla tasca della giacca della
giovane ancora addormentata. Allungò la mano lentamente,
afferrando quello che rivelò essere un contenitore contenente
delle pillole. Se lo rigirò tra le mani finché non
trovò l'etichetta.
"Medicinale
anti anemia, da prendere tre volte al giorno dopo i pasti" lesse
a bassa voce accigliandosi. Non vi erano altre istruzioni su quel
barattolo perciò lo rimise al proprio posto nella giacca della
giovane, come se non l'avesse mai visto.
"E
allora come spieghi la rigenerazione, eh? Pensi che sia opera di
magia nera!?" gridò insistente Touka che stava ancora
battibeccando con Kaneki.
"L'unica
che potrà darci spiegazioni è questa ragazza. Non
possiamo far altro che aspettare che si svegli" disse il
direttore del bar mettendo le mani dietro alla schiena e dirigendosi
verso l'uscita della stanza. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo
perplesso ma poco dopo uscirono anche loro chiudendosi la porta alle
spalle, stanchi e ancora stupiti da quello che avevano visto.
*
* *
Akane
si stava ancora guardando in torno completamente spaesata. Cominciava
a chiedersi se non fosse stata rapita.
Proprio
in quel momento, la porta della stanza si aprì rivelando il
volto rugoso ma cordiale di un uomo.
Come
lo vide, la rossa si irrigidì.
-Vedo
che si è svegliata- disse l'uomo con un sorriso.
Akane
non sapeva che dire quindi rimase in silenzio aspettando che l'uomo
continuasse.
-Come
ti senti?- domandò infatti egli facendo qualche passo verso di
lei.
-Confusa...-
sussurrò Akane toccandosi istintivamente il braccio dove fino
a qualche ora fa vi era la ferita.
Il
signor Yoshimura la guardò attentamente per un po' dopodiché
indicò la tazzina di caffè sul tavolo di legno.
-Prendi
un sorso di caffè- disse dolcemente, -ti aiuterà a
rimetterti in sesto-.
La
ragazza alzò la testa di scatto come punta da un ago. Guardò
l'uomo e poi il caffè. Non sapeva se doveva fidarsi. Qualcosa
le diceva che quell'uomo non le avrebbe torto un capello ma era
ancora scossa dagli avvenimenti di quella sera.
Il
signor Yoshimura notò subito la sua riluttanza e non
insistette.
-Come
ti chiami?- le chiese sedendosi sulla poltrona accanto.
-Akane
Aisaka- rispose la giovane lanciandogli uno sguardo.
-Bene
Akane, non hai nulla da temere- disse il signor Yoshimura con un
sorriso.
-Ti
trovi all'Anteiku, Kaneki ti ha salvato da un ghoul, ricordi?-
A
quelle parole Akane annuì. Certo che se lo ricordava. Il
ragazzo l'aveva protetta da quel ghoul sprigionando la sua kagune.
Già, Kaneki era un ghoul... ma allora perché l'aveva
salvata?
-Posso...
posso farle una domanda?- chiese infine la giovane titubante.
-Tutto
quello che vuoi- disse l'uomo attendendo che la giovane parlasse di
nuovo.
La
rossa fece un profondo respiro, il cuore aveva preso a batterle più
forte, le mani le tremavano. Chissà cosa sarebbe successo dopo
aver posto quella domanda...
-Lei
è un ghoul?-
Silenzio.
Le
parole della ragazza si stavano disperdendo in quella stanza come se
fosse stata la cima di un burrone.
Non
osava distogliere gli occhi dall'uomo, come se volesse tenerlo
d'occhio, come se volesse tenersi pronta a scappare nel caso le fosse
saltato addosso per sbranarla. Al solo pensiero rabbrividì.
Passarono
altri secondi prima che l'uomo parlasse.
-Sì,
sono un ghoul- disse senza scomporsi.
Akane
abbassò il capo.
-Anche
Kaneki lo è?- sussurrò appena. Conosceva la risposta.
Cavolo, l'aveva visto combattere contro un altro ghoul! Qualcosa però
la spinse a porre quella domanda. Forse era la persistente
l'incredulità.
-Sì,
anche Kaneki- rispose l'uomo alzandosi dalla poltrona e
incamminandosi verso la finestra della stanza, le mani dietro la
schiena.
-Noi
dell'Anteiku, però, siamo un po' diversi dagli altri ghoul-
spiegò il signor Yoshimura facendo voltare Akane verso di lui
ancora una volta.
La
ragazza non parlò, attese che l'uomo continuasse.
-L'Anteiku-
proseguì infatti l'uomo, -nasce per permettere ai ghoul di
mangiare senza dover uccidere. Invece di cacciare come i nostri
simili, noi mangiamo carne di chi pone fine alla propria vita di
spontanea volontà-.
-In
sostanza... mangiate chi si suicida?- chiese improvvisamente Akane
incuriosita. La paura l'aveva abbandonata.
Il
signor Yoshimura sorrise.
-Sì,
in pratica sì. Qui all'Anteiku però, serviamo anche
clienti umani- disse l'uomo voltandosi verso la giovane che si era
inginocchiata sul divano. Akane inclinò la testa di lato
perplessa.
-Dice
davvero?- chiese, ma poi si ricordò che qualche tempo fa anche
lei era stata cliente.
L'uomo
annuì mantenendo il sorriso che alla ragazza suscitò
una grande tenerezza.
-Dimmi
una cosa Akane- disse poi il vecchio direttore,
-ti
andrebbe di venire a lavorare all'Anteiku?-
*
* *
Le
strade erano buie e le persone cominciavano a ritirarsi nelle proprie
case. Un altro giorno si stava concludendo per gli esseri umani
mentre per i ghoul era appena cominciato.
Kaneki
e Akane camminavano in religioso silenzio l'uno affianco all'altra.
Dopo
aver accettato il lavoro offertale dal signor Yoshimura, Akane era al
settimo cielo, tanto da essersi in parte dimenticata degli
avvenimenti di quel giorno.
Ovviamente
aveva dato la sua parola al suo nuovo capo di non riferire nulla alla
CCG ma in quel momento, sulla via del ritorno, la sua mente non
faceva altro che riportarla a Juuzou. Lui era un investigatore. E lei
da lì a poco avrebbe cominciato a lavorare come cameriera in
un bar gestito da ghoul. La cosa era un po' contraddittoria.
Ma
alla fine di cosa si preoccupava? Forse del fatto che, se il signor
Yoshimura fosse stato scoperto, ci sarebbe andata di mezzo anche lei?
Non poteva mentire a sé stessa, era questo il grillo che
l'assillava. Era inevitabile, l'essere umano poteva essere buono e
altruista quanto voleva ma il suo animo sarebbe rimasto sempre quello
di un codardo che si preoccupa prima di sé stesso che degli
altri. Akane strinse i pugni infilati nelle tasche. Anche lei era
come loro, anche lei era una codarda, anche lei pensava prima a sé
stessa che agli altri. Semplicemente perché era un essere
umano.
Proprio
allora si ricordò della ferita, anzi, della non ferita. Non
aveva idea di come fosse possibile ma se Kaneki e il signor Yoshimura
non avevano detto nulla a tal proposito, forse si era davvero sognata
tutto... eppure il dolore se lo ricordava. E ricordava il sangue.
Alzò la testa con un sospiro vedendo davanti a lei la
familiare struttura dove ormai abitava.
-Siamo
arrivati- disse la ragazza mentre tirava fuori le chiavi.
Kaneki
si fermò a sua volta mentre la rossa faceva qualche passo
verso la soglia di casa.
-Bene,
allora ci vediamo domani- disse il ragazzo sorridendo incerto.
C'era
ancora tensione. La si poteva quasi toccare.
Entrambi
rimasero in silenzio per un po' finché...
-Grazie
di tutto- disse Akane sorridendo, -ormai sembra che... già, eh
eh, sembra proprio che i ghoul mi perseguitino!- cercò di
sdrammatizzare ma si pentì subito di quello che aveva detto.
Non voleva che sembrasse un'offesa nei confronti di Kaneki e del
signor Yoshimura.
-Cioè...
ecco... sì, insomma, volevo dire che... anzi, non volevo dire
che... cioè...- farfugliò la ragazza diventando sempre
più rossa.
Kaneki
scoppiò subito a ridere quando vide la faccia imbarazzata di
Akane.
-Non
preoccuparti, ho capito cosa vuoi dire- la tranquillizzò il
ragazzo ridendo a sua volta.
La
rossa si grattò la nuca in evidente imbarazzo ma poi sorrise.
Kaneki
era davvero un bravo ragazzo, pensò; era forse una delle poche
persone che anteponeva gli altri a sé stesso. Aveva il tipico
sguardo di chi ha una forte empatia, di chi gioisce a vedere gli
altri sorridere.
-Beh,
allora ci vediamo domani- disse infine la giovane spostando il peso
da un piede all'altro.
-Sì,
a domani- la salutò il moro con un cenno della mano.
Come
mise piede in casa, Akane fu assalita da una forte voglia di
sorridere. Finalmente era a casa.
Mentre
si toglieva le scarpe all'ingresso mettendole affianco alle pantofole
rosse del suo coinquilino sentì dei passi provenire dal
soggiorno e prima che potesse aprire bocca, Juuzou le si era piantato
davanti.
-Aka-chan
eccoti finalmente!!- gridò il giovane con un sorriso a
trentadue denti.
Akane
sentì una strana fitta al cuore quando i suoi occhi si
posarono in quelli del ragazzo.
-Ce
ne hai messo di tempo!- esclamò l'albino, il piede sinistro
batteva a ritmo sul freddo parquet di legno mentre le braccia erano
incrociate al petto.
Ad
Akane venne da ridere. Juuzou era così buffo cercando di
imitare una posa che non gli apparteneva. Probabilmente l'aveva vista
fare al signor Shinohara, pensò la giovane.
-Sì,
scusa... è che ho avuto un pomeriggio movimentato- spiegò
la rossa superandolo e facendosi strada nella cucina.
Proprio
in quel momento però...
-Ma
dove sono le caramelle?- chiese Juuzou facendo capolino dalla sua
spalla destra.
La
ragazza si bloccò di scatto.
Giusto,
le caramelle...
La
busta della spesa doveva essere rimasta in quel vicolo quando Kaneki
l'aveva portata in salvo all'Anteiku.
-Eeeeeehm...-
-Aka-chan,
non dirmi che te ne sei dimenticata!- disse Juuzou con un tono
lamentoso.
-Ecco...
temo proprio di sì, eheheh- ridacchiò nervosamente la
ragazza.
Juuzou
sospirò strusciando i piedi fino alla cucina.
-Sei
proprio un caso perso- disse il ragazzo dando le spalle ad Akane, la
quale, dopo aver sentito quelle parole, si raddrizzò
indignata.
-Scusa
tanto se stavo per essere divorata da un ghoul spuntato dal nulla
mentre tornavo a casa dopo essere andata al supermercato per comprare
le tue stupide caramelle!!- disse tutto d'un fiato la rossa.
Juuzou
voltò il capo verso di lei incuriosito.
-Un
ghoul hai detto?-
-Sì!
Un ghoul! E tutto perché tu non puoi stare un giorno senza
zuccheri!- disse Akane incrociando le braccia al petto stizzita.
L'albino
sbatté le palpebre un paio di volte. Poi sorrise- un sorriso
tutt'altro che rassicurante- facendo rabbrividire la ragazza.
-P-perché
adesso sorridi?- balbettò lei lasciando cadere le braccia
lungo i fianchi.
-Mi
sarebbe tanto piaciuto uccidere quel ghoul con Juuzou's Jason!-
Dopo
pochi istanti, la porta della stanza da letto sbatté
violentemente.
-...ma
che ho detto?- si chiese Juuzou grattandosi la testa dopodiché
fece spallucce e si diresse verso il frigo alla ricerca di qualcosa
da mangiare.
*
* *
Il
vento invernale soffiava freddo, facendo scompigliare leggermente i
capelli rossi di Akane, la quale sembrava non badarci minimamente.
Seduta sul tetto ad abbracciarsi le gambe, la sua attenzione era
completamente rivolta al cielo stellato. Quello era l'unico momento
in cui riusciva a non pensare a nulla, l'unico in tutta la giornata
in cui si sentiva in pace, distante da qualsiasi forma di
distrazione, distante da qualunque problema, distante da tutti.
Le
stelle sembravano mille occhi indiscreti fatti di luce. Erano gli
unici sguardi che sembravano non infastidirla. La mezza luna, alta
nel cielo, le sorrideva benevola. Akane scioccamente ricambiò
il sorriso.
Quel
momento fatto di pace e serenità era semplicemente perfe-
-Aka-chan
ecco dov'eri!!-
...come
non detto.
Juuzou
comparve dalla piccola finestra del tetto spiovente con un largo
sorriso.
La
ragazza spostò il suo sguardo su quello cremisi
dell'investigatore ma lo distolse quasi subito sbuffando.
-Cosa
vuoi?- brontolò Akane mentre Juuzou si sedeva accanto a lei.
-Farti
compagnia- disse allegramente il ragazzo facendo arrossire la sua
amica.
-Fa'
come vuoi...- disse lei con un fil di voce.
-Bene,
allora starò qui con te- disse Juuzou stendendosi con le mani
dietro la nuca.
Akane
arrossì lievemente. Doveva ammetterlo, la compagnia di quel
ragazzo non le dispiaceva. In poco tempo dimenticò anche di
essere arrabbiata con lui. Non era colpa sua, lei lo sapeva che non
era in grado di provare empatia. Ciò, però, la
rattristava. Cosa avrebbe fatto Juuzou se le fosse successo qualcosa?
Quando lui diceva sorridendo "devo proteggerti", Akane si
sentiva più sicura ma allo stesso tempo dolcemente malinconia.
Rimasero
entrambi in silenzio per un po' ascoltando le stelle che, con il loro
luccichio, sembravano ridere di loro essendo a conoscenza di cose che
i due giovani ancora ignoravano.
"Smettetela,
cosa ci trovate di buffo? Questi due stanno cercando di godersi la
quiete! Fa tanto ridere?" sembrava voler dire loro la luna.
-Ho
trovato un lavoro- disse infine la rossa spezzando la quiete.
-Mh?
Che tipo di lavoro?- chiese Juuzou muovendo i piedi scalzi.
-Lavorerò
in un bar- tagliò corto Akane come se la cosa fosse
improvvisamente di poco conto.
-Ahh...
che bar?-
L'esasperazione
che provò Akane in quel momento, non si può descrivere.
-All'Anteiku-
sospirò la ragazza protendendo il busto indietro e appoggiando
le mani sulle fredde tegole del tetto.
-Fantastico!-
esclamò l'albino alzandosi e mettendosi nella stessa posizione
dell'amica.
-Perché
sei così felice?- chiese la ragazza inarcando un sopracciglio
guardandolo.
Juuzou
si voltò verso di lei con uno sguardo malizioso.
-Così
potrai essere la mia cameriera personale-
Tempo
due secondi e il viso di Akane divenne rosso come i suoi capelli.
-Ma...
MA CHE CAVOLO DICI!?- gridò la ragazza imbarazzatissima mentre
Juuzou scoppiava a ridere.
-Aaaaaaw
Aka-chan è tutta roooossa!-
-Sta
zitto!!- disse la ragazza prendendo il braccio dell'albino e
stringendo la sua pelle tra due dita dandogli un forte pizzico.
Juuzou continuò a ridere e solo in quel momento le sembrò
udire le parole del signor Shinohara: "Juuzou non sa cosa sia il
dolore fisico".
"O
almeno, non se lo ricorda..." pensò la giovane lasciando
andare la presa.
Notando
lo sguardo improvvisamente distante di Akane, Juuzou le sventolò
una mano davanti agli occhi.
-Akaneeeee!
Ci sei?- chiese avvicinando il suo viso a quello della ragazza.
Quando
questi incrociò lo sguardo dell'investigatore, allontanò
il proprio viso dal suo nuovamente imbarazzata.
-S-sì,
scusa- farfugliò.
-Ad
ogni modo credo di aver capito di che bar si tratta! Spero che
servano le ciambelle! Vorrei davvero farmi una scorpacciata!- esclamò
Juuzou spostando ancora una volta il suo sguardo al cielo mentre
quello di Akane rimase puntato verso il vuoto.
-Juuzou...
dimmi una cosa...- disse poi con un fil di voce.
-Mh?-
-Non
ti manca tua... madre?- domandò la ragazza senza alzare lo
sguardo. Aveva pronunciato la parola "madre" in modo molto
incerto. Non sapeva nemmeno lei a chi si riferiva con quella parola,
se alla madre da cui era nato o la donna, o meglio, il mostro che
l'aveva cresciuto.
-Perché
mi fai questa domanda?- chiese con tono curioso Juuzou inclinando la
testa di lato.
-Ecco...
non so...- disse facendo una pausa.
-Forse
perché... io sento molto la mancanza dei miei genitori- disse
la ragazza appoggiando la fronte sulle ginocchia.
-Beh,
ovvio, sono morti!- disse Juuzou sorridendo come se avesse appena
detto "due più due fa quattro!"
A
quelle parole Akane alzò la testa e gli lanciò uno
sguardo rabbioso.
Juuzou
stette per un po' senza dire nulla, poi si ricordò una cosa
che gli aveva detto il signor Shinohara e sorrise ancora.
-Però
chi muore non ci lascia mai veramente. Continua a guardarci e
proteggerci da lassù- disse alzando un dito indicando il cielo
che si estendeva sopra di loro.
Akane
sorrise sentendo la rabbia dissiparsi.
-Però
non possiamo negare il fatto che siano morti- aggiunse Juuzou alzando
le spalle.
E
la rabbia di Akane tornò insieme alla voglia di sferrargli un
pugno.
-Comunque-
disse il ragazzo, -cosa fanno di solito due persone durante un
appuntamento?- domandò facendo cambiare espressione ad Akane
ancora una volta.
-Perché
me lo chiedi?- chiese a sua volta la rossa sentendo un'improvviso
nodo allo stomaco seguito da una strana sensazione...
"Che
sia gelosia questa...?" pensò la rossa tra sé e
sé.
"Pff
ceeerto, come no! Andiamo Akane, gelosa di chi? Di Juuzou? E poi chi
mai vorrebbe uscire con lui? Non sto dicendo che non è
carino... ma nemmeno che lo è! CIOE', NON STO DICENDO CHE E'
BRUTTO!! E' bello... MA NON IN QUEL SENSO! O... o sì?
AAAAAAAARGH!!"
Juuzou
fissava Akane che intanto si stava prendendo a pugni la testa
farfugliando cose come "ma che mi salta in mente!? Sì che
lo è ma non... cioè sì, ma..."
-Eeeehm...
Akane?- chiamò l'albino picchiettandole la spalla con un dito.
Akane
smise immediatamente si prendersi a pugni e sorrise imbarazzata.
-Ehehehe...
scusa, dicevi? Ah, sì, l'appuntamento, perché mi chiedi
cosa fanno due persone durante un appuntamento, cosa ti importa,
voglio dire, perché me lo chiedi?- chiese tutto d'un fiato la
giovane, visibilmente agitata.
-Perché
è quello che stiamo cercando di fare!- esclamò Juuzou
sorridendo.
Silenzio.
Occhi
sbarrati, bocca semi aperta, cuore che batte peggio di un tamburo...
-Eh?-
-Ahahaha
Aka-chan, sembri un pesce con quell'espressione! Sei buffissima!-
scoppiò a ridere l'albino indicando la faccia di Akane che
ormai poteva benissimo mimetizzarsi con i suoi capelli.
-Ma...
ma... cosa intendi con... cioè... appuntamento?- farfugliò
a fatica la ragazza.
-Il
signor Shinohara ha detto che dovrei invitarti ad uscire- disse
Juuzou con una tenera espressione, tipica di chi non ha capito
un'accidente.
Akane
sospirò a sentire quella frase.
-Juuzou,
non è così che funziona-
-E
perché no? Siamo fuori dopotutto, no?-
-S-sì
ma...-
-E
stiamo parlando-
-Okay
ma...-
-Quindi
si suppone che questo sia un appuntamento, no?-
Akane
rimase in silenzio, non molto sicura su cosa dire. Cominciava a fare
più freddo e le strade sotto di loro erano completamente
deserte. E intanto le stelle sembravano fare più rumore di
prima.
-Perché
vuoi uscire con me?- chiese improvvisamente Akane spezzando il
silenzio.
-Lo
stai facendo perché te lo ha detto il signor Shinohara?-
-Sì-
disse Juuzou con leggerezza, -ma anche perché trovo che tu sia
buffa-.
Akane
lo guardò storto. Doveva prenderlo come un complimento?
-Il
signor Shinohara ha detto che quando una persona ti piace devi
chiederle di uscire- aggiunse.
La
ragazza avvampò ancora una volta.
-Ed
io... io ti... piaccio?- chiese la rossa, pronunciando quella domanda
con incredulità.
Juuzou
la guardò negli occhi.
-Certo,
perché non dovresti?-
Il
cuore della giovane perse un battito.
Non
sapeva come doveva decifrare quella frase ma per il momento si
accontentava che Juuzou glielo avesse detto. Non poteva mentire a sé
stessa, anche a lei Juuzou piaceva. In quale ambito, però, non
lo aveva ancora capito...
-Sì
ma... cosa ti piace di me? Voglio dire... guardami! Guardami e trova
un solo pregio in... in questo!- disse improvvisamente Akane
indicando le stessa. Le si era formato uno strano groppo in gola, gli
occhi avevano cominciato a farsi lucidi e dolorosi ricordi avevano
fatto capolino nella sua mente.
Le
stelle si erano improvvisamente zittite e il vento era cessato.
Sembrava che tutto il mondo si fosse fermato.
-Tutte
le persone a cui ho voluto bene mi hanno sbattuto la porta in faccia
perché... perché... beh, non lo so nemmeno io perché!
Ma il motivo lo si può immaginare!- esclamò girandosi
completamente verso Juuzou con il classico atteggiamento di chi sta
per tenere un discorso.
-Sono
antipatica, antisociale, permalosa, acida, lunatica, misantropa, non
mi fido di nessuno, sono insicura e schiva e fredda e solitaria e
distaccata verso tutti! E non sono nemmeno tanto carina quindi adesso
dimmi perché ti piace una come me!- concluse gesticolando.
Juuzou
la osservò perplesso per un po'. Poi sorrise.
-Perché
sei buffa!- ripeté il ragazzo.
-Perché...
perché sono buffa...- ripeté anche Akane.
-Esatto!-
Altro
silenzio.
-Beh,
a quanto pare, essere buffi non basta per evitare che le persone di
lascino- sussurrò voltandosi nuovamente verso il cielo.
-Tutti
i miei amici mi hanno abbandonata. Mi hanno lasciata sola senza un
motivo. Se ne sono andati come se niente fosse e mi hanno mollata
così, senza nemmeno dirmi una parola. E adesso... e adesso se
ne sono andati anche i miei genitori...- sussurrò la ragazza
nascondendo la testa tra le gambe.
-Cosa
diamine c'è che non va in me!?- esclamò senza nemmeno
accorgersene.
Juuzou
continuò a fissarla senza proferire parola.
-Hai
dimenticato di dire che sei stramba- disse infine facendo sussultare
la ragazza che alzò la testa e lo guardò negli occhi
con sguardo spento.
-Già,
hai ragione. Grazie per avermelo ricordato- rispose sarcastica.
-Non
c'è di che!-
Il
vento riprese a soffiare investendo in pieno i due giovani che ormai,
invece che guardare le stelle, guardavano un punto impreciso davanti
a loro.
-Tu
però non sei sola-
Akane
sussultò.
Si
voltò verso Juuzou che le regalò il sorriso più
dolce che lei avesse mai visto.
-Io
sono qui! Non sono mica invisibile!-
Quelle
semplici parole bastarono per far spuntare il sorriso sul volto della
giovane Akane, un sorriso che andò man mano ad ampliarsi fino
a diventare una sonora e cristallina risata.
Juuzou
si limitò a sorridere, fiero di essere riuscito nel suo
intento.
-Aka-chan
è molto più carina quando sorride- disse più a
sé stesso che alla ragazza accanto a lui.
Improvvisamente
sentì un peso sulla sua spalla destra. Si voltò e solo
allora vide che Akane aveva poggiato la testa sul suo omero, forse
senza nemmeno rendersene conto.
-Grazie
Juuzou- sussurrò la rossa chiudendo gli occhi.
L'albino
sgranò gli occhi perplesso ma poi sorrise.
Mentre
Akane sprofondava tra le braccia di Morfeo, pensò tra sé
e sé:
"Forse
mi sono...nah, impossibile" formulò prima di essere vinta
dal sonno.
*
* *
Il
forte cinguettio di un passerotto e la luce del sole che le colpiva
le palpebre infastidendola, costrinsero Akane ad aprire gli occhi.
Si
strofinò le orbe ancora stesa. Strano, non ricordava che il
materasso fosse così duro e scomodo.
Si
mise a sedere ma nel farlo delle profonde fitte le attraversarono la
spina dorsale.
-Che
male...!- pensò massaggiandosi la schiena con entrambe le
mani.
Una
folata di vento le scompigliò i capelli.
-Possibile
che Juuzou si sia dimenticato di chiudere la finestra ieri sera?- si
chiese abbracciandosi scossa dai tremori.
Quando
però si rese conto di non trovarsi nel letto ma bensì
ancora sul tetto, sgranò gli occhi sconvolta.
Aveva
dormito tutta la notte sul lì!?
Nel
voltarsi verso la finestra scorse un piccolo foglietto di carta
accanto a lei.
Lo
prese e lesse:
"Buongiorno
Aka-chan! Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che sono alla
CCG! Avrei tanto voluto andare a prendere un gelato con te piuttosto
che andare a lavoro ma il signor Shinohara ha detto che dovevo andare
a tutti i costi per una riunione. Beh, ci vediamo dopo allora! Non
vedo l'ora di tornare a casa e mangiare il ramen! Me lo preparerai,
vero?
Juuzou
P.S.
Ho
provato a riportarti dentro casa ma eri troppo pesante :P"
La
ragazza accartocciò il foglio furente. Ben presto tutto il
vicinato fu svegliato in un modo tutt'altro che dolce...
-JUZOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!-
Angolo
autrice
FINALMENTE
HO AGGIORNATOOO! *fa festa*
Scusate
il solito ritardo, come sapete la colpa è della scuola :<
Ad
ogni modo, spero che questo capitolo vi sia piaciuto c:
Detto
ciò, mi dileguo!
Sayonara!
CherryPau_99
|
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Capitolo 10 *** Cap. 9 ***
"Quel
maledetto... sarà solo colpa sua se mi ammaaa-
etchù!- se mi ammalo!" borbottava Akane incurante degli
sguardi perplessi che le lanciava qualche passante di tanto in tanto.
Diretta
all'Anteiku, la rossa si avvolse ancora di più la sciarpa
attorno al collo. Il vento invernale cominciava ad essere sempre
più impetuoso. Le strade di Tokyo traboccavano di gente
benché fosse solo mattina; erano tutti intenti a fare
acquisti in vista del Natale.
"Ora che
ci penso... forse anche io dovrei fare un regalo a Juuzou..."
rifletté la giovane mentre saliva le scale dell'Anteiku,
dimenticandosi per un attimo la sua rabbia nei confronti dell'albino.
Archiviò
quel pensiero non appena aprì la porta del bar, trovandosi
davanti una scena che, avrebbe imparato, si ripeteva spesso.
"NISHIKI
DI MERDA"
"TOUKA DI
MERDA"
"...la
scimmia demoniaca!"
"Ehm...
buon giorno...?"
Fortunatamente
Kaneki fece capolino dal retro del negozio, accogliendo la rossa con un
sorriso di scuse.
Come Akane
lo vide si fiondò da lui cercando di evitare i piatti che
avevano cominciato a volare per poi schiantarsi a terra producendo un
gran frastuono.
"Scusali,
Touka e Nishio-sempai non vanno molto d'accordo" disse Kaneki una volta
che la ragazza gli fu accanto.
"Ho
notato..." ridacchiò nervosamente lei mentre si toglieva la
giacca.
"Il capo
ti sta aspettando di là" disse poi il moro facendo cenno ad
Akane di seguirlo.
Senza dire
una parola la ragazza si apprestò a seguire il suo nuovo
collega nel retro del locale.
Il signor
Yoshimura li attendeva nella sala riunioni con le mani dietro la
schiena in piedi davanti alla finestra. Stava scrutando alcune persone
sedute sulle panchine sotto al bar, intente a parlare e ridere tra di
loro.
"Capo".
L'anziano
proprietario dell'Anteiku si voltò verso la porta rivolgendo
un dolce sorriso ad Akane e Kaneki.
"Buon
giorno Akane" .
La giovane
ricambiò il sorriso.
"Grazie
Kaneki, puoi andare" disse il capo congedando Kaneki che, annuendo,
lasciò la stanza diretto al piano inferiore, pronto a
ripulire il pavimento del bar dai cocci dei piatti distrutti.
Una volta
rimasti soli, Yoshimura invitò Akane ad avvicinarsi.
La ragazza
non se lo fece ripetere. Si avvicinò alla finestra
affiancando il suo nuovo capo e prese a guardare fuori.
"Cosa ne
pensi delle persone, Akane?"
Quella
domanda così improvvisa la fece trasalire. Guardò
Yoshimura con la coda dell'occhio, volendosi accertare di non essersi
immaginata la domanda.
"Ecco..."
Li trovo
estremamente fastidiosi, incoerenti, stupidi, rozzi, noiosi, bugiardi,
crudeli, con un'intelligenza ridotta, un grandissimo talento per l'auto
distruzione, approfittatori e subdoli, soli, deprimenti, rumorosi,
odiosi e ignoranti, sempre fissati con i soldi e il guadagno. Si
credono al centro del mondo quando invece sono solo pedine destinate a
morire. Si comportano come se fossero immortali, credendosi potenti
quando non sono altro che una massa di imbranati senza cervello. Si
danno tante arie fingendo di essere modesti per paura di essere
giudicati per quello che sono veramente, e cioè dei poveri
cretini.
Non poteva
certo dar voce a tutti quei pensieri misantropi... ma non voleva
nemmeno mentire dicendo "uh, li adoro!".
"E lei?
Cosa ne pensa?" chiese invece rigirando la domanda.
Solo dopo
averlo formulato si rese conto di ciò che aveva detto ma non
se ne pentì. Dopotutto, fu proprio il signor Yoshimura a
dirle che l'Anteiku nasceva per permettere ai ghoul di nutrirsi senza
dover uccidere. E se c'erano ghoul che non volevano uccidere, doveva
esserci anche un perché.
"A me
piacciono gli umani" disse Yoshimura con un sorriso.
Akane lo
guardò con gli occhi leggermente sgranati.
"Per
vivere come loro, dobbiamo studiarli a fondo e a me non dispiace"
continuò l'anziano capo.
La rossa
rivolse nuovamente lo sguardo verso il parco sotto di loro.
"Ma al di
là della "specie" e del cibo di cui si nutrono, cos' hanno
di diverso gli umani dai ghoul? Entrambi provano emozioni, entrambi
hanno un cervello razionale, si circondano di loro simili e addirittura
alcune abitudini sono le stesse, per non parlare dell'aspetto fisico.
Perché allora li ritenete così interessanti? Non
sono poi così diversi..." rifletté ad alta voce
la ragazza.
Yoshimura
rimase sorpreso da quelle parole. Si voltò a guardare la
rossa attentamente mentre lei continuava a fissare fuori la finestra.
"Lo sai?
Hai ragione Akane. Dopotutto non siamo molto diversi. Tuttavia non
tutti la pensano così" disse il capo avviandosi verso la
porta.
Akane lo
seguì senza porre altre domande. Quella conversazione era
sempre più strana.
"Bene, da
oggi fai ufficialmente parte dello staff dell'Anteiku. Hai mai lavorato
in un bar prima d'ora?"
"No,
è la prima volta"
"Allora ti
lascio nelle mani di Kaneki e gli altri. Vedrai, non sarà
difficile" sorrise rassicurante l'uomo.
La giovane
annuì ricambiando il sorriso.
"Grazie
ancora per avermi assunta" aggiunse poi facendo un piccolo inchino.
Yoshimura
annuì mantenendo il sorriso.
"Ah, un'
ultima cosa. Sai fare il caffè?"
* * *
Seduto
sulla sedia girevole della sua scrivania, Juuzou guardava il soffitto
girando a destra e sinistra con fare annoiato.
La
riunione era durata poco ma non abbastanza da rientrare nelle ore
lavorative e così, al povero albino toccava rimanere a
lavoro per un altro po' di tempo.
"Hey
signor Shinohara" chiamò Juuzou con fare lamentoso.
"Cosa
c'è Juuzou?" rispose pazientemente il suo mentore senza
alzare lo sguardo da alcuni documenti che stava analizzando.
"Mi
annoiooooooo".
Shinohara
sospirò con un piccolo sorriso voltandosi a guardare il
giovane investigatore che stava girando e rigirando sulla sedia senza
accenni di mal di testa.
L'uomo,
poi, guardò l'orologio appeso al muro dell'ufficio.
"Manca
davvero poco alla fine della giornata, abbi pazienza" disse poi
tornando a guardare Juuzou.
"Ma io
voglio andarmene adesso" protestò l'albino. Poi il suo viso
sembrò illuminarsi.
"Akane
preparerà il ramen!" esclamò fermando la sedia.
Il signor
Shinohara sorrise nel vedere l'improvviso entusiasmo di Juuzou nel
pronunciare il nome della sua amica.
"Ah
davvero? Beh allora mangiane un po' anche per me" disse l'uomo
ridacchiando.
Juuzou
annuì energicamente saltando giù dalla sedia.
"E adesso
dove vai?" chiese il signor Shinohara vedendo l'albino allontanarsi.
"Vado a
casa, ovvio! Non ci vedo più dalla fame!" esclamò
lui cominciando a canticchiare.
Shinohara
sospirò pensando che era inutile fermarlo. Non avrebbe
ascoltato e comunque mancavano cinque minuti alla fine della giornata.
Rimasto
solo nell'ufficio, l'uomo si ritrovò a sorridere.
"Chissà
se era proprio fame quella per cui voleva tornare a casa..."
pensò ad alta voce.
* * *
"Scusi
possiamo ordinare?"
"Certo!
Arrivo subito!"
Akane si
era trovata subito a suo agio in quel piccolo locale. La signorina
Irimi e il signor Koma erano stati davvero gentili e le avevano
mostrato come prendere le ordinazioni e usare la cassa.
Nishiki
l'aveva aiutata quando un cliente aveva cercato di fare il furbo e
farsi dare più resto di quanto non avesse dovuto ricevere e
Touka... beh, lei continuava a guardarla in modo strano. Più
volte Akane l'aveva sorpresa a fissare lei o il suo braccio con
un'espressione pensosa. Avrebbe voluto avvicinarsi e magari parlarle,
dopotutto avevano la stessa età e ad Akane era subito
risultata una ragazza dal carattere forte ma gentile. Si rivolgeva
sempre con un sorriso ai clienti. Chissà, magari avrebbero
potuto stringere amicizia...
Quando si
rese conto del pensiero che aveva appena formulato, la rossa scosse
velocemente la testa. Amici? Ma che parola era "amici"? L'unico che
poteva considerare amico era Juuzou e forse Kaneki, ma già
era troppo per lei. Si sentiva sempre molto a disagio quando rifletteva
su quella parola che lei stessa si era ripromessa di non pronunciare
più a nessuno. Aveva riposto troppa fiducia nelle persone.
Più volte quello sbaglio le si era ritorto contro e aveva
scoperto, con grande amarezza, che le persone non erano come lei
credeva. Così aveva finito per odiare tutti e col credere
che in nessun essere umano vi fosse qualcosa di buono. Ma poi aveva
incontrato Juuzou...
Quel
ragazzo l'aveva salvata. Era strano, rumoroso, infantile, sadico e
violento ma in qualche modo Akane riusciva a dimenticare il suo odio
per le persone quando era con lui. Forse perché era troppo
intenta a cercare di non impazzire insieme a lui o forse
perché riusciva davvero a distrarla da tutto e da tutti. Si
comportava come se non avesse mai sofferto, come se vedesse solo il
lato divertente delle cose. Se non fosse stato quello che era, Akane
avrebbe seriamente preso in considerazione l'idea che Juuzou si
drogasse.
La rossa
si ritrovò a ridacchiare da sola a quel pensiero.
"Hey
Akane, tutto bene?"
La ragazza
alzò lo sguardo su Kaneki che era intento a lavare alcuni
bicchieri dietro al bancone.
"Sì,
stavo solo pensando a una cosa" lo tranquillizzò lei
restando sul vago, con ancora il sorriso sulle labbra.
"Il tuo
turno è quasi finito" disse il moro guardando l'orologio
appeso dietro di lui.
Proprio in
quel momento, la campanella dell'Anteiku trillò annunciando
l'arrivo di un nuovo cliente.
"Benvenu-"
Kaneki si
bloccò quando vide di chi si trattava.
Akane si
voltò curiosa trovandosi davanti l'amico di Kaneki, Hide.
"Yo,
Kaneki!" salutò il biondo portandosi due dita alla fronte.
"H-Hide,
ciao" salutò Kaneki tenendo lo sguardo basso.
"Hey
Akane! E' da un po' che non ci si vede!"
"Ciao
Hide" salutò la ragazza sorridendo.
"Non dirmi
che anche tu hai cominciato a lavorare qui!" sgranò gli
occhi il biondo avvicinandosi al bancone e sedendosi su una sedia.
"Eh
già, avevo assolutamente bisogno di un lavoro"
annuì la rossa guardando Kaneki con la coda dell'occhio. Era
improvvisamente divenuto silenzioso.
"Ancora
non capisco come faccia Kaneki ad accalappiare così tante
ragazze..." disse Hide con finta invidia.
Kaneki
alzò finalmente lo sguardo imbarazzato.
"Ma no,
che dici Hide?"
"Ammettilo
Aka-chan, sei venuta a lavorare qui solo perché sapevi che
c'era anche Kaneki" ribatté Hide facendo l'occhiolino alla
rossa, la quale, quella volta, non si lasciò accalappiare
dall'imbarazzo.
"O forse
perché Kaneki mi ha detto che vieni spesso qui" disse Akane
ridacchiando all'espressione di Hide.
"Solo ora
mi sto rendendo conto di essere terribilmente attratto dalle rosse"
disse il biondo facendo scoppiare a ridere Akane e Kaneki.
"Il mio
turno è finito" notò la ragazza guardando
l'orologio del locale.
"Ci
vediamo domani allora" disse Kaneki mentre serviva il caffè
a Hide.
"Certo, a
domani" salutò la rossa togliendosi il grembiule e prendendo
le sue cose.
Uscita dal
locale, Akane cominciò ad incamminarsi verso casa
rimurginando su quello che avrebbe dovuto comprare sulla via del
ritorno.
Proprio in
quel momento i suoi occhi scorsero una massa di capelli albini
dall'altro lato della strada. Pantofole rosse, vestiti stravaganti,
gente che si girava a guardarlo...
"Juuzou!"
lo chiamò Akane agitando una mano in aria per essere notata.
Sentendosi
chiamare, Juuzou si voltò incuriosito. Non appena vide la
rossa, sul suo viso si formò un sorriso.
"HEY
AKA-CHAAAAN!" gridò di rimando l'albino. Senza nemmeno
controllare se stessero passando delle macchine si buttò in
mezzo alla strada raggiungendo la sua amica, la quale aveva
un'espressione tra il preoccupato e l'esasperato.
"Stai
più attento quando attraversi!" lo riprese infatti lei con
uno sguardo di rimprovero.
"E
perché dovrei?" chiese Juuzou inclinando il capo di lato.
Akane si
schiaffò una mano in fronte,
"Vuoi per
caso essere investito?!"
"Dai non
farla tanto tragica!"
"Come
sarebbe a dire 'non farla tanto tragica'??" ribatté la rossa
incrociando le braccia.
"Forse a
te non interessa niente della tua vita ma ci sono persone che
soffrirebbero se ti succedesse qualcosa!" disse alzando la voce.
Juuzou a
quel punto la guardò stranito.
"Persone
che soffrirebbero? E chi se ne importa!" esclamò l'albino
dando le spalle alla ragazza e iniziando a incamminarsi.
"Tu
saresti felice se al signor Shinohara succedesse qualcosa?" chiese
Akane abbassando la voce in quasi un sussurro.
"Mh?"
"Niente,
lascia stare" sospirò lei affiancando Juuzou.
"Aka-chan
oggi voglio il ramen!" esclamò l'albino mettendo le mani
dietro la testa.
"Niente
ramen oggi" disse Akane seria.
"Eeeeeeeeh???
Ma lo avevi promesso!!" protestò Juuzou fermandosi di botto.
"Primo,
non l'ho mai promesso, sei stato tu a PRETENDERLO e secondo..."
spiegò Akane tenendo il conto sulle dita per poi fermarsi e
prendere un bel respiro.
"MI HAI
MOLLATO SUL TETTO TUTTA LA SANTA NOTTE QUINDI ADESSO TI FREGHI!!"
gridò indignata puntando un dito sul petto dell'albino il
quale la guardava perplesso.
"Ma eri
pesante" si giustificò lui con occhi da cucciolo.
Grosso
errore.
"Io. Non.
Sono. Pesante" ringhiò Akane lanciandogli un'occhiataccia.
"ANZI!"
gridò poi, "Visto che dici che lo sono, non
comprerò nemmeno più le caramelle! DA OGGI STAI A
DIETA ANCHE TU! TIE'!"
"EEEEEEEEH?!?!
NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO NO AKA-CHAN TI PREGO STAVO SCHERZANDO NON
PUOI TOGLIERMI LE CARAMELLE DAAAAAAIIII!!"
"Ormai ho
preso la mia decisione" disse la rossa incrociando le braccia e girando
la testa dal lato opposto, segno che la discussione per lei era finita.
"Bene,
dato che Aka-chan non vuole comprarmi più le caramelle..."
Akane si
voltò improvvisamente curiosa e preoccupata allo stesso
tempo. Sentì, in quel momento, una mano infilarsi nella
tasca posteriore dei suoi jeans.
"C-che
stai facendo??" balbettò più rossa dei suoi
capelli.
Juuzou
ghignò con una strana luce negli occhi. Akane stava per
ribattere quando avvertì qualcosa mancarle.
Si
tastò tutte le tasche ma il suo portafogli era sparito... di
nuovo!
Si
voltò rossa di rabbia cercando Juuzou con lo sguardo ma
ormai il ragazzo stava correndo in direzione del supermercato con il
suo portafogli stretto in mano.
"...ME LE
COMPRERO' DA SOLO!"
"JUUZOU
MALEDETTO ESSERE IO TI DECAPITO!! TORNA QUI!!"
* * *
Sulla via
del ritorno, Juuzou si fermò spesso ad ammirare le varie
vetrine della città, rimanendo a bocca aperta. Akane
cercò di nasconderlo ma era impossibile non intenerirsi al
comportamento infantile di Juuzou. Sembrava davvero un bambino che
vedeva la bellezza del Natale per la prima volta.
"Guarda
Aka-chan! Quel coltello da cucina non è bellissimo?"
"Ehm...
s-sì, proprio bello..."
"E quel
martello è enorme!"
"Juuzou..."
"E guarda
quella sega da falegname!"
"..."
"Uh e
lì c'è anche una motosega elettrica!"
Akane si
allontanò dalla vetrina per leggere l'insegna di quel
negozio che portava a caratteri cubitali la scritta "La casa della
lama".
Ma
guarda... ed io che pensavo si chiamasse 'La casa degli arnesi per
commettere un omicidio'...
Improvvisamente
Juuzou le prese la mano conducendola verso un altro negozio.
Ad Akane
mancò un battito quando sentì la fredda mano di
Juuzou prendere la sua.
Continuarono
a girare per i negozi per il solo gusto di farlo, fermandosi davanti
alle vetrine di negozi di dolci e qualche volta di giocattoli.
Fu una
serata piacevole per entrambi. Ricordandosi poi della sera prima, ad
Akane venne da ridere.
Questo
sì che assomiglia ad un appuntamento...
Quando le
persone per strada cominciarono a diminuire e i negozi a chiudere,
Akane capì che era ora di tornare a casa. Juuzou continuava
a tenerla per mano mentre canticchiava.
"Conosco
una scorciatoia" disse dopo un po' Juuzou indicando un vicolo.
Akane
sentì il proprio sangue gelarsi per un momento. Juuzou
avvertì la mano della ragazza stringersi attorno alla sua e
si voltò a guardarla perplesso.
"Aka-chan
ha paura?"
Akane
alzò lo sguardo puntandolo negli occhi cremisi dell'albino.
Per la prima volta non trovava la forza di ribattere.
"Stai
tranquilla, ti proteggo io!" esclamò allegramente il giovane
investigatore.
La ragazza
arrossì leggermente ma dovette ammettere di sentirsi
più sicura se accanto a lei c'era Juuzou.
Guardò
ancora una volta il vicolo e, preso un bel respiro, si
incamminò tenendo ancora l'albino per mano.
"Juuzou"
"Sì?"
"Sei
sicuro che questa sia una scorciatoia?"
Juuzou si
guardò intorno per un attimo per poi spostare la sua
attenzione su Akane, la quale aspettava una risposta con le
sopracciglia inarcate.
"Ecco...
forse mi sono sbagliato" ammetté Juuzou grattandosi la nuca.
Akane
sospirò avendolo sospettato.
"Beh, quel
che è fatto e fa-"
L'improvviso
rumore dei cassonetti dell'immondizia che venivano rovesciati fece
trasalire la rossa spingendola a stringersi automaticamente a Juuzou.
"C-cos'è
stato?"
"Sembra
che un cassonetto si sia rovesciato" disse Juuzou guadagnandosi
un'occhiataccia da Akane.
"Wow, non
lo avevo capito!" esclamò sarcastica.
Il rumore
si ripeté sta volta seguito da alcuni gemiti di dolore
chiaramente umani. O quasi.
"Forse
dovremmo tornare indietro..." azzardò Akane ma ormai Juuzou
si era sbottonato la camicia mostrando i coltellini.
Senza
aggiungere niente, l'investigatore si avviò con passo
felpato verso la fonte del rumore.
La ragazza
lo seguì con il cuore in gola. Ogni passo che faceva, il suo
cuore accelerava. Non aveva mai avuto così tanta paura ma
allo stesso tempo, quando posava gli occhi su Juuzou, una specie di
tranquillità la travolgeva.
Un altro
gemito, sta volta più acuto, fece trasalire Akane ma sta
volta entrambi sentirono chiaramente qualcuno parlare.
"Mi fate
proprio ridere! Se pensate di potervi mettere contro di me vi state
illudendo fin troppo!"
"Onii-chan
sta attento!"
Sul viso
di Juuzou si formò un sorriso tuttalpiù che
rassicurante mentre la sua mano si stringeva attorno al manico di uno
dei suoi coltellini fatti con acciaio quinque.
"Juuzou
stai atten-"
Non
riuscì a finire la frase che l'albino era già
saltato fuori allo scoperto.
"Come
immaginavo! Un ghoul!!" esclamò emozionato.
Il ghoul,
un uomo magrolino con i capelli brizzolati, indietreggiò di
qualche passo quando vide le piccole armi dell'investigatore.
"Maledizione...
una colomba" ringhiò mostrando la kagune di tipo koukaku.
Juuzou
sgranò gli occhi assumendo un'espressione di pura follia.
"E' un
vero peccato che non abbia con me Juuzou's Jason ma non preoccuparti,
non per questo ti farò soffrire di meno" ghignò
prima di lanciarsi all'attacco.
Akane
intanto era rimasta nascosta ma seguiva lo scontro senza staccare gli
occhi nemmeno quando Juuzou lanciò un coltello nell'occhio
nel ghoul facendolo gridare dal dolore.
Con la
coda dell'occhio, però, percepì un lieve
movimento alla sua destra. Si voltò distrattamente ma quando
vide che a terra vi erano due bambini non perse minimamente tempo e si
precipitò accanto a loro. Erano un bambino e una bambina,
gemelli probabilmente. Avevano i capelli castani e grandi occhi di cui
non riuscì a distinguere il colore dato che li avevano
chiusi probabilmente dalla paura. Il bambino respirava affannosamente
mentre la sorellina lo abbracciava spaventata. Probabilmente aveva
cercato di combattere.
"State
bene?" chiese piano Akane inginocchiandosi.
La bambina
sollevò lo sguardo su di lei e solo allora Akane
notò con grande sorpresa che l'occhio sinistro era in tutto
e per tutto quello di un ghoul mentre l'altro era dello stesso colore
dei capelli.
Anche il
bambino alzò lo sguardo rivelando l'occhio destro con la
sclera nera e l'iride rossa.
Dopo il
momentaneo smarrimento, Akane si fece coraggio.
"Quel
ghoul vi ha ferito?" chiese cercando di nascondere il tremore nella
voce.
La bambina
la squadrò per qualche secondo esitante per poi rispondere
con un fil di voce "no".
La rossa
sospirò piano senza accorgersi che il bambino non aveva
smesso di fissarla.
Dietro di
loro, Juuzou si stava divertendo a pugnalare a morte il ghoul che
intanto gridava in agonia, senza riuscire a schivare gli attacchi del
nemico.
"Coraggio!
Coraggio!" gridava Juuzou fuori di sé.
Solo
quando il ghoul cadde a terra ormai allo stremo delle forze,
l'investigatore smise di colpirlo.
Lo
puntellò con il piede per accertarsi della sua dipartita e,
a malincuore, confermò i suoi dubbi.
"Che noia"
sbuffò l'albino voltandosi verso Akane.
"Hey
Aka-chaaaan io qui ho fini-" come vide i due bambini, o meglio, i loro
occhi, Juuzou si bloccò.
"E questi?
Interessante, non avevo mai visto due ghoul con un occhio solo!"
esclamò arrivando alle spalle della rossa.
"J-Juuzou
che vuoi..."
"Spostati
Akane"
Akane
sgranò gli occhi avendo capito le intenzioni
dell'investigatore.
Con un
gesto fulmineo si parò davanti ai bambini aprendo le braccia
per fargli da scudo.
"No" disse.
"Eh?"
"Ho detto
no. Non ti lascerò uccidere questi bambini" lo
guardò dritto negli occhi, lo sguardo determinato.
"Ma sono
due ghoul!" ribatté l'albino indicando i bambini con il
coltello, non capendo il perché di quel comportamento tanto
protettivo.
"E sono
anche due bambini!"
Juuzou
sbuffò e per la prima volta, parlò come un vero
adulto.
"Akane,
questi sono due ghoul ed io sono un investigatore. Sai cosa vuol dire,
no?"
Akane
rimase sorpresa ma non si diede per vinta.
"Puoi
uccidere tutti i ghoul che vuoi ma non ti permetterò di
uccidere due bambini, ghoul o no" disse.
"Anzi, sai
che ti dico?" aggiunse senza abbassare gli occhi.
"Se vuoi
uccidere loro, uccidi prima me"
Juuzou
inarcò un sopracciglio perplesso.
"Te l'ho
già detto che sei strana?"
"Tutti i
giorni"
Juuzou
spostò lo sguardo sui bambini. La piccola abbracciava il
fratellino spaventata mentre lui fissava l'investigatore con uno
sguardo freddo. Non riusciva proprio a capire per quale motivo Akane
volesse proteggere due bambini che non conosceva. Per giunta erano dei
ghoul! Non aveva paura che potessero attaccarla?
Il suo
sguardo tornò su quello della rossa.
Gli occhi
nocciola di Akane risplendevano di una luce strana, Juuzou non li aveva
mai visti così. Senza rendersene conto si ritrovò
addirittura a pensare che fossero belli.
"Aka-chan
mi metterà in un saaacco di guai..." sospirò
infine l'investigatore chiudendo gli occhi. Prima che potesse
riaprirli, sentì un paio di braccia circondarlo. Akane gli
era saltata al collo in preda alla contentezza.
"Grazie
grazie grazie!" esclamò la rossa nascondendo il viso
nell'incavo del suo collo.
Juuzou
sbatté le palpebre un paio di volte disorientato. Quando
Akane si staccò avvertì una strana sensazione di
vuoto.
"Come vi
chiamate?" chiese Akane inginocchiandosi nuovamente davanti ai bambini.
La piccola
la guardò intimorita ma rispose ugualmente.
"Mi chiamo
Hikari... e lui è il mio onii-chan, Red".
Red, ormai
raddrizzatosi, guardava diffidente i due giovani che aveva davanti.
"Bene
Hikari e Red, dove sono i vostri genitori?" chiese Akane dolcemente.
Juuzou
intanto era sempre più convinto che la sua amica fosse
impazzita.
"Non ce li
abbiamo" rispose freddo, quasi apatico, Red.
Akane
sussultò, poi si voltò a guardare Juuzou.
"Che
c'è?"
"Non
possiamo lasciarli in mezzo alla strada..."
"Akane non
penserai di..."
"Vi va di
venire a stare da noi per un po'?"
"..."
Hikari e
Red si guardarono per un po', dopodiché Hikari si
voltò verso Akane.
"Quello
lì è un investigatore?" chiese indicando Juuzou.
"Sì"
disse Akane un po' incerta.
"Ci
farà del male?" chiese Red assottigliando lo sguardo.
"No, non
ve ne farà" rispose Akane lanciando un rapido sguardo a
Juuzou, il quale alzò gli occhi al cielo.
"Però
ha fatto fuori quello lì senza esitare. E rideva"
continuò Red.
"Sì
ma vi prometto che a voi due non farà assolutamente niente,
giusto Juuzou?"
"Mhh..."
"Juuzou?"
lo chiamò minacciosamente Akane.
"Gn gn...."
"Caramelle"
"Non vi
farò assolutamente niente, promesso!" esclamò
Juuzou non appena sentì la "parola magica".
La rossa
si voltò verso i gemelli sorridendo.
"Visto?
Può sembrare cattivo e fuori di testa ma è
simpatico" aggiunse.
Hikari e
Red si guardarono di nuovo.
"Va bene"
disse infine Red prendendo la mano della sorellina. Akane sorrise
intenerita. Doveva tenere molto a lei, ma come biasimarlo? La sua
sorellina era l'unica cosa che gli era rimasta. Quel pensiero le
portò un po' di malinconia; a lei non era rimasto nessuno
della sua famiglia.
Scacciò
immediatamente quel pensiero e, alzatasi in piedi, porse la mano ai
bambini.
"Io sono
Akane e lui e Juuzou" disse presentandosi.
Hikari
finalmente sorrise prendendole la mano.
Akane si
illuminò quando vide la piccola sorridere. Il fratellino
continuava a tenere lo sguardo basso evitando il contatto visivo.
"Red
è un po' musone ma anche lui sa essere simpatico" disse
Hikari aggrappandosi al braccio del fratello.
La ragazza
ridacchiò intenerita continuando a tenere Hikari per mano,
ignara del fatto che qualcuno li stesse spiando.
"Vedrete,
la casa di Juuzou è davvero grande, vi piacerà!"
Angolo autrice:
No ma io mi ammazzo... non
pubblico da trooooooppo tempo...
Perdonatemi! *si genuflette*
Ad occhio e croce mancano pochi
capitoli alla fine ma dato che la mia mente è imprevedibile,
potreste trovarvi con ancora venti capitoli prima del gran finale.
Che ne pensate di Hikari e Red?
:3
Grazie per la pazienza, spero che
continuerete a seguire questa storia che si sano ha ben poco ._.
Sayonara!
Cherry
|
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Capitolo 11 *** Cap. 10 ***
Dopo aver aperto la porta dell'appartamento, Juuzou si
scostò di lato per far passare Akane e i bambini. La rossa
nascose un sorriso sorpreso e guardò i piccoli ospiti, i
quali occhi erano tornati normali. Hikari sbirciò
all'interno con sorpresa e curiosità mentre Red era
chiaramente diffidente. Restare sul pianerottolo esposti al freddo di
Dicembre non era esattamente in cima alla lista di cose da
fare di Akane e il fatto che fosse raffreddata non migliorava la sua
situazione, tuttavia non voleva mettere fretta ai bambini. Capiva
perfettamente il loro smarrimento, avevano bisogno di ambientarsi per
non parlare del fatto che erano due ghoul e che stavano per entrare
nell'appartamento di una colomba...! Insomma, ci voleva delicatezza.
"Vi volete dare una mossa? Di questo passo diventerò
vecchio!" sbottò improvvisamente Juuzou facendo trasalire
tutti e tre.
Akane gli lanciò uno sguardo carico di "facciamo i conti
dopo" ma grazie a lui Hikari e Red si decisero ad entrare senza
però abbassare la guardia. Una volta dentro Akane propose
loro di fare un piccolo tour per l'appartamento mentre Juuzou
provvedeva a mettere dell'acqua sul fuoco per la cena.
"...E per finire qui c' è la camera da letto di Juuzou"
disse la rossa aprendo la porta della stanza e rivelando
così il disordine più totale: il letto era
disfatto, a terra vi erano numerose cartacce di caramelle e briciole di
biscotti, fogli di album da disegno con illusrazioni di giraffe
arcobaleniche dal dubbio aspetto, calzini, bretelle, matite colorate...
"Non avevamo dubbi" disse atono Red mentre Hikari si fiondava
all'interno della stanza per poi cominciare a saltare sul letto.
"Wiiiii! E' morbidissimo!!" gridò la bambina tra le risate.
"Noi dove dormiremo?" chiese il bambino igonorando gli inviti della
sorellina a raggiungerla.
"Beh, dal momento in cui non ci sono altri letti ho paura che dovrete
dormire sul divano..." rispose la rossa con il capo rivolto verso Red
ma lo sguardo puntato su Hikari, pronta ad inervenire nel
caso fosse atterrata dal lato sbagliato del pavimento.
Conosceva quella bambina da nemmeno un' ora eppure già
provava un forte istinto di protezione nei suoi confronti. Ma
ciò era normale, dopotutto era una bambina... no?
"Certo che il tuo fidanzato fa paura... a me non sembra tanto simpatico
come dici" Hikari smise di saltare sul letto e si mise a sedere sul
bordo guardando la giovane inclinando la testa di lato.
"Dovete solo imparare a cono- aspetta! LUI NON E' IL MIO FIDANZATO!!"
sbottò Akane rendendosi finalmente conto di quello che aveva
detto la piccola.
"Ceeeerto! Ed io sono la regina dell'Alaska! Red inchinati ai miei
piedi!"
"L'Alaska non è un continente monarchico Hikari"
"Ti ho detto che non stiamo insieme!"
"Tu dove dormi?"
"..."
"Qui..."
"Qui con lui?
"Ecco..."
"AH!"
"MA SOLO PERCHE' NON CI SONO ALTRI LETTI!!"
"Non potevi dormire sul divano?"
"Io..."
"Che bugiarda che sei"
"NON STO MENTENDO!!"
"Red inchinati"
"AAAARGH!"
"Sentite anche voi odore di bruciato?" disse poi Hikari correndo fuori
dalla stanza con il naso all'insù dimenticando per un
momento le prese in giro.
"Sarà la puzza delle bugie di Akane" rispose Red sarcastico
ma senza perdere la sua espressione apatica.
"Senti tu...!"
"AKA-CHAAAAAAAAAAAN!!!!"
Juuzou, che si era tolto la camicia (probabilmente andata a fuoco),
salì le scale di corsa rivelando il viso e le punte dei
capelli bruciacchiati.
"Non dirlo... ti prego non dirlo...!" mugugnò Akane
coprendosi il viso con le mani in un gesto esasperato.
"Ti giuro che sta volta non ho toccato nulla!"
"TI AVEVO SOLO CHIESTO DI METTERE DELL'ACQUA SUL FUOCO JUUZOU!! NON
VENIRMI A DIRE CHE L'ACQUA SI E' BRUCIATA!"
"Aka-chan è buffa con quella voce nasale!"
scoppiò a ridere l'albino sotto lo sguardo furente
dell'amica.
"Non cambiare argomento!"
" 'non gambiare aggomendo' AHAHAHAHA! Come sei buffa!"
"LURIDO TROGLODITA DI BELZEBU' IO TI METTO A DIETA DI DOLCI PER
L'ETERNITA'!!"
"FALLO PURE TANTO HO IO IL TUO PORTAFOGLI!"
Detto ciò, l'albino corse di sotto non senza aver fatto la
linguaccia come un bambino dispettoso.
Nè Hikari nè Red a quel punto furono capaci di
dire se l'odore di bruciato provenisse dalla cucina o dal viso di Akane
che sembrava stesse letteralmente per andare a fuoco.
Senza pensarci due volte la ragazza raccolse la prima cosa che le
capitò sotto mano, ovvero una forcina per capelli, e la
impugnò a mò di coltello benchè la
maggior parte del piccolo oggetto sparisse all'interno del suo pugno.
"Sei seria? Vuoi davvero ucciderlo con quella?" chiese Red inarcando un
sopracciglio.
Akane si voltò verso di lui con occhi che avrebbe fatto
ricredere molte persone sull'inquietudine che emanava lo sguardo di
Juuzou e sussurrò "tu non mi conosci" prima di fiondarsi
giù per le scale con l'intento di infilare quella forcina su
per il naso dell'albino.
Rimasti soli, Hikari scoppiò a ridere tenendosi la pancia
mentre Red scuoteva la testa incredulo.
"Davvero doremo vivere qui con questi due malati?"
"Secondo me non sarà poi così male! A me Aka-chan
sta simpatica" esclamò Hikari aggrappandosi al braccio del
gemello.
"E poi..." disse piano staccandosi leggermente.
"Sempre meglio che tornare da lui".
Seguì un lungo silenzio carico di parole mute e pensieri
assordanti. L'unico sottofondo erano le urla selvaggie di Akane e
quelle terrorizzate di Juuzuou, interrotte di tanto in tanto da qualche
minaccia di morte da parte della rossa e risate del ragazzo.
"L'abbiamo trovata, sorellina. Sai cosa vuol dire. Vedi di non
affezionartici troppo. Anzi, vedi di non farlo per niente" disse freddo
Red senza guardare Hikari.
La bambina abbassò la testa con sguardo malinconico.
"Sì fratellino..."
Sentendo il tono della gemellina Red sospirò affranto
facendo per un attimo calare la sua corazza apatica. Odiava
più di qualunque altra cosa vedere sua sorella triste.
"Mi dispiace Hikari. Vorrei poterti dire qualcosa per giustificare
tutto ciò ma non posso proprio"
Hikari si voltò a guardarlo intenerita e gli
sfiorò la mano con delicata dolcezza.
"Non è colpa tua onii-chan. E' successo a noi come poteva
succedere a chiunque. Lo stesso deve valere per Akane" disse la piccola.
"Già" si limitò il bambino rialzando il velo
apatico che lo caratterizzava.
"Ora dobbiamo solo trovare il modo di avvertire il dottor Kano"
Hikari annuì seria, ma quell'espressione durò
poco sostituita dal suo solito sorriso pestifero.
"Andiamo a vedere come se le danno di santa ragione!"
esclamò prendendo il fratello per il braccio e trascinandolo
giù per le scale.
"Okay" rispose Red.
"Scommetto che vince Akane!"
"Sì, anche io. Secondo te ce li hanno i budini al
cioccolato?"
"A quanto pare a Juuzou piacciono i dolci quindi credo di
sì!"
"Bene"
Angolo autrice:
"Cosa?? Kano?? Budini al cioccolato?? Juuzou a dieta?? Acqua che
brucia???"
Presto, tutto vi sarà più chiaro... mehehehe...!
Come avrete notato, il capitolo è più breve del
solito, questo perché ho deciso di scrivere capitoli
più corti nella speranza di riuscire ad aggiornare
più spesso. Ma non vi prometto nulla ^^ (tanto lo so che mi
amate u.u)
Che ne pensate di Hikari e Red? :3
Ci becchiamo nel prossimo capitolo ;p
Sayonaraaaa!
Cherry
|
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Capitolo 12 *** Cap. 11 ***
Human cap.11
Quella notte piovve. Le nuvole avevano deciso di dare il loro benvenuto
all'inverno riversando tutta l'acqua che avevano accumulato nelle
ultime giornate di Novembre ma che avevano deciso di conservare. Il
brutto tempo, però, non aveva fermato Juuzou che aveva deciso di
uscire a caccia di ghoul con la sua amata Juuzou's Jason. Akane non lo
aveva fermato augurandogli, anzi, buon divertimento. Chissà,
magari sperava che si beccasse un raffreddore anche lui. Dopo
l'episodio del tetto e la scoperta che il divano in soggiorno era un
divano letto, la rossa non poteva essere più infuriata con lui.
Per non parlare del fatto che aveva fatto bruciare una delle pentole
nuove che aveva comprato pochi giorno addietro.
Stesa nel grande letto matrimoniale, troppo grande per una persona
sola, fissava il soffitto concentrandosi sul ticchettio della pioggia
contro la finestra. Riusciva sempre a dormire quando pioveva, il suono
delle goccioline che si schiantavano al suolo la cullava come una ninna
nanna, ma quella notte aveva troppe cose a cui pensare. Due bambini
mezzi ghoul stavano beatamente dormendo sul divano letto al piano di
sotto, Juuzou era fuori a divertirsi a modo suo sotto la pioggia, tra
qualche settimana sarebbe stato Natale e lei non aveva pensato a cosa
regalare al suo coinquilino e adesso avrebbe dovuto occuparsi anche di
due bambini.
Non si era ancora pentita di aver ospitato i due gemelli in casa di
Juuzou ma doveva ammettre che non era stata la mossa più
intelligente del secolo. Tuttavia era curiosa di saperne di più
sui ghoul mezzo sangue. Anche Kaneki lo era ma aveva già notato
alcune bizzarre differenze tra i piccoli e il suo amico corvino...
Flashback
"Akane, abbiamo fame"
Ecco. Quelle erano le parole che aveva temuto di dover sentire e che aveva appena udito.
'Abbiamo fame'.
Cosa avrebbe dovuto dar da mangiare a due ghoul? Guardò Juuzou
con la coda dell'occhio intento a guardare un cartone animato in tv.
No, non era il caso...
"Ci sono budini al cioccolato?" chiese Red risvegliando Akane dalle sue fantasie.
"C-come? Budini?"
"Sì. Budini. Ce li avete o no?" insistette Red con la solita espressione muta.
"A Red piacciono tanto i budini al cioccolato" intervenne Hikari, le
mani dietro la schiena, il sorriso di una bambina innocente.
"Non lo so... se Juuzou non li ha mangiati dovrebbero essercene un paio..." rispose la giovane grattandosi la testa confusa.
'Da quando i ghoul si nutrono di budini al cioccolato?'
"Bene" disse il bambino avviandosi in cucina.
Akane lo seguì con lo sguardo senza sapere che dire. Notando la sua confusione Hikari si apprestò a spiegare.
"Vedi Aka-chan, noi siamo ghoul particolari. Possiamo mangiare il cibo
di voi umani senza problemi ma dobbiamo comunque nutrirci di carne.
Questo potrebbe essere un problema ma sta tranquilla! Siamo bravi a
trattenerci. Anche se dobbiamo ancora lavorarci su" ridacchiò la
piccola grattandosi la nuca imbarazzata.
Akane la guardò sorpresa per poi inginocchiarsi davanti a lei per guardarla meglio in viso.
"Quanti anni avete?" chiese dolcemente.
"Nove!"
"Nove anni? Come avete fatto a sopravvivere fin ora?"
"Diiiiciamo che ci hanno dato una mano... però è stato
più che altro merito di Red. E' sempre lui a procurarci da
mangiare anche a costo di rimanere ferito. Non sembra ma è molto
forte"
"Anche tu lo sei Hikari" intervenne il gemello facendo capolino dalla
cucina con in una mano un cucchiaino e nell'altra un budino al
cioccolato, probabilmente l'ultimo rimasto.
"Sì ma quando ti arrabbi tu..."
"QUELLO E' IL MIO BUDINO!!!"
Tutti e tre si voltarono verso Juuzou, il quale era saltato in piedi
avendo visto il suo prezioso budino al cioccolato in mano a Red.
"Vuoi dire... questo?" rispose il bambino senza scomporsi. Con un gesto
secco rimosse il coperchio di plastica e affondò il cucchiaino
nel dolce molliccio per poi ficcarselo in bocca tenendo gli occhi fissi
in quelli di Juuzou a mò di sfida. La scena aveva un non so che
di comico dal momento in cui lo sguardo di Red era tutto tranne che
competitivo.
Akane era sicura di star sentendo la terra tremare. Tappò le
orecchie alla piccola Hikari giusto in tempo per non farle sentire
l'urlo animalesco che emise Juuzou.
"KYAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!"
Fine flashback
-Domani andrò all'Anteiku e porterò i gemelli con
me- concluse la rossa girandosi dal lato di Juuzou avvolgendosi ancora
di più nel piumone.
Chiuse gli occhi per qualche secondo cercando invano le tracce di un sonno che tardava come sempre ad arrivare.
In quel momento, però, sentì dei rumori di passi
farsi sempre più vicini. Forse uno dei gemelli non riusciva a
dormire?
Si mise a sedere cercando sotto al letto la mazza da baseball che si
era procurata qualche giorno prima e si tenne pronta ad usarla in caso
di pericolo.
Ma quando dallo stipite della porta fece capolino la testa albina e
fradicia di Juuzou, Akane tirò un sospiro di sollievo rimettendo
la mazza al suo posto.
-Aka-chan, sei ancora sveglia?-
L'investigatore era zuppo di pioggia ma ciò non era bastata a
lavare via il sangue dai vestiti e dall'enorme quinque a forma di falce.
-Già, non riuscivo a dormire. Com'è andata la caccia?-
chiese la rossa tirandosi su il piumone dopo che un brivido le aveva
attraversato la schiena.
-Non male anche se non sono ancora soddisfatto... perché muoiono
tutti troppo in fretta?- mise il broncio l'albino richiudendo la falce
nell'apposita valigetta.
-Forse perché ci metti troppo... entusiasmo...? Insomma, prova
ad accanirti di meno, magari dureranno un po' di più-
azzardò Akane.
"Non posso crederci" pensò, "stiamo davvero discutendo su metodi
d'uccisione di ghoul quando al piano di sotto ce ne sono due che stanno
dormendo?"
-Mh... forse hai ragone...- riflettè Juuzou avvicinandosi al letto.
-Hey hey hey fermo lì! Cosa pensi di fare?- lo fermò Akane prima che l'amico potesse salire sul letto.
Juuzou la guardò inclinando la testa di lato con fare smarrito
-Mettermi a letto- disse semplicemente facendo un altro passo in avanti.
-Ma non pensarci nemmeno! Prima ti vai a fare una doccia se no col
cavolo che ti faccio stendere qui- disse severamente la rossa
incrociando le braccia al petto.
-Uhh ma io ho soooonno!-
-Questa sì che è una novità...!- esclamò Akane ridacchiando.
-Quindi posso stendermi?-
-No. Vai a farti la doccia-
-Ma è tardi!-
-Puoi andare ad ammazzare ghoul alle undici di sera sotto la pioggia e non puoi farti una doccia?-
-...ma ho sonno...-
Senza aggiungere altro Akane indicò la porta del bagno con un
gesto della mano non dando il tempo all'albino di rispondere.
-Va bene va bene... antipatica- borbottò il ragazzo dirigendosi verso il bagno.
-Guarda che ti sento-
-Meglio, così saprai di essere antipatica!-
-Gne gne gne!-
Juuozu si chiuse in bagno e presto Akane potè udire lo scoscio dell'acqua della doccia unirsi a quello della pioggia.
Dopo essersi fatto la doccia ed essersi asciugato i capelli, Juuzou si
infilò una cannottiera nera e un paio di pantaloni di una tuta
tre volte più grandi di lui e, con gli occhi pesanti, si
apprestò ad infilarsi sotto le coperte accanto ad Akane. Era da
tanto tempo che non sentiva le gambe così pesanti, come se
qualcuno gli avesse legato dei macigni alle caviglie. Non appena la sua
testa incontrò il soffice cuscino, un sospiro beato gli
scappò dalle labbra. Un brivido lo fece raggomitolare nelle
coperte e, godendosi quel bel calduccio e il suono della pioggia,
chiuse gli occhi pronto ad entrare nel mondo dei sogni.
-Juuzou...-
Akane lo chiamò piano toccandogli delicatamente con il piede la gamba coperta dalla stoffa gialla del pantalone.
-Mh...- mugugnò Juuzou dandole un calcio.
-Ahi!-
-Aka-chan fammi domire!-
-Cos... CHI SEI TU?? CHE NE HAI FATTO DEL VERO JUUZOU?!-
-Non urlare-
-...-
-Hai la febbre?- chiese mettendosi a sedere e posadogli una mano sulla
fronte per testarne il calore. No, non era caldo, anzi, la rossa si
sorprese a sentire quanto fredda fosse la sua pelle. Senza rendersene
nemmeno conto fece scivolare la mano sulla sua guancia in una breve
carezza. L'albino aprì gli occhi avendo avvertito quello strano
contatto e guardò Akane con sguardo tra il perplesso e il
curioso. I loro occhi si incrociarono per una frazione di secondo. La
giovane ritrasse subito la mano, come se la pelle del ragazzo fosse
improvvisamente divenuta bollente e distolse lo sguardo.
-Scusa se ho insistito nel far venire a stare due ghoul nel tuo appartamento- disse poi in un sussurro.
Juuzou si alzò a sua volta stropicciandosi un occhio.
-Già, Aka-chan ha fatto una cosa stupida-
Akane sospirò sentendosi ancora più in colpa di prima.
-Però... è bello quello che hai fatto. O almeno credo. Il
signor Shinohara... lui direbbe così, no?- riflettè
Juuzou piegando la testa di lato grattandosi una tempia. Akane non
sapeva se prenderlo come un tentativo di gentilezza o di imitare il suo mentore ma quelle parole la fecero sorridere.
-Grazie Juuzou- sorrise lei calorosamente.
Vedendo gli occhi della giovane illuminarsi in quel modo mentre gli
angoli delle sue labbra si piegavano all'insù, l'albino
avvertì una strana sensazione nel petto come se il suo cuore
avesse fatto un salto. Poche volte gli era capitato di sentirsi
così strano, lo stomaco attorcigliato su sè stesso, le
guance improvvisamente bollenti, il battito cardiaco accelerato...
forse stava per morire? Era affetto da una qualche grave malattia? Non
che gli importasse di morire ma avrebbe almeno voluto svaligiare
un'ultima volta il negozio di dolci all'angolo della strada. Magari il
giorno dopo avrebbe chiesto al signor Shinohara...
-Comunque pensavo di portare i bambini all'Anteiku domani- disse la giovane riportando Juuzou con i piedi per terra.
-Uh? Ah, sì, come vuoi, basta che ora mi fai dormire!-
esclamò l'albino rintanandosi nuovamente sotto le coperte come
un cucciolo in cerca di calore.
Akane roteò gli occhi e scosse la testa.
-Certo che sta sera sei strano- commentò prima di chiudere la luce e infilarsi a sua volta sotto al piumone.
Si girò sul fianco dando le spalle all'albrino e chiuse gli
occhi ma li riaprì all'improvviso quando sentì un paio di
braccia avvolgersi attorno alla sua vita.
-J-Juuzou che...?-
-Ho freddo- mugugnò il ragazzo nascondendo il viso tra i capelli
color rame della giovane la quale rimase congelata sul posto.
Non osò muovere nemmeno un muscolo tanto era l'imbarazzo. Certo,
a Juuzou interessava solo starsene al calduccio ma quel gesto fece
avvampare Akane come se si fosse trovata in una fornace.
Infine, però, il sonno ebbe la meglio su di lei permettendole
finalmente di chiudere gli occhi e riposare, cullata dalla pioggia che
cadeva incessante e dal leggero respiro di Juuzou contro i suoi
capelli.
***
L'umidità galleggiava nell'aria come promemoria della forte
pioggia del giorno prima, le pozzanghere riflettevano il cielo ancora
nuvoloso e il freddo vento invernale soffiava tra i rami spogli degli
alberi.
In una giornata come quella Akane non avrebbe perso l'occasione di
camminare a testa alta per ammirare il paesaggio privo dei colori ma in
quel momento non ne aveva la possibiltà. Il motivo?
Un uragano chiamato...
-HIKARI TORNA QUI!!-
-TANTO NON MI PRENDI VECCHIACCIA!!-
-VECCHIACCIA A CHI?!?-
-A te-
-Non mettertici anche tu Red!! Ho solo diciassette anni!-
-Per noi sei vecchia-
-Ma vaffan...-
-AKANE GUARDA!! NON ASSOMIGLIA AD UN BARBONCINO?-
-HIKARI NON...! Sono desolata signore...! HIKARI PORCO SCHIFO TORNA QUI O TI...!-
-Pronto, telefono azzurro? Mi chiamo Red e vorrei denunciare una vecchia che...-
-DOVE HAI PRESO QUEL CELLULARE TU!?-
-Hey signore, lo sai che assomigli al sedere di un ippopotamo?-
-Buon Dio aiutami tu...!-
Dopo innumerevoli corse per riacchiappare quella peste di Hikari e
imprecazioni poco colorite come risposta ai commenti di Red, finalmente
i nostri eroi giunsero all'Anteiku.
-Ciao Akane!-
La campanella del locale trillò allegramente quando la giovane
aprì la porta. Kaneki, il quale si trovava dietro al bancone
intento ad accendere la cassa, la salutò con un cenno della mano
seguito a ruota dal signor Koma e Touka.
-Buon giorno a tutti- salutò Akane di rimando con un tono
strascicato. Il tragitto casa-Anteiku non era mai stato così
lungo...
-Loro chi sono?- chiese Touka adocchiando i bambini che avevano
cominciato a guardarsi intorno ed esplorare il locale incuriositi.
Akane andò a sedersi con un sospiro sentendosi improvvisamente esausta.
-Loro sono Hikari e Red- disse brevemente la ragazza sorreggendosi la testa con una mano.
Non udendo alcuna risposta, la giovane aprì gli occhi che aveva
temporaneamente chiuso per guardare i suoi colleghi, i quali la stavano
scrutando con cipiglio perplesso e... sospettoso.
-Cosa c'è?-
-Loro... ecco... come dire...-
-Sì, insomma... quei bambini...-
-Sono tuoi figli?-
Silenzio.
Nessuno si mosse.
I rumori di sedie spostate e un vaso rotto fungevano da sfondo.
-Io non ho rotto nulla!- gridò Hikari nascondendo un pezzo di terracotta dietro al piedino.
Ma Akane era troppo sconvolta per dire qualcosa.
-Ehm... Akane?-
-Voi... Io... OVVIO CHE NON SONO MIEI FIGLI!!!- sbottò infine
alzandosi di scatto dalla sedia, i pugni chiusi lungo i fianchi. Quel
gesto le causò un giramento di testa ma non ci fece troppo caso
in quel momento.
-Beh, sappiamo che vivi con un ragazzo...-
-E QUESTO COSA C'ENTRA?? NON E' NEMMENO IL MIO FIDANZATO!!-
-Ma sta mattina stavate dormendo abbracciati!- intervenne Hikari spuntando davanti alla giovane.
Di nuovo gli occhi dei presenti furono addosso alla rossa il cui viso aveva assunto un colorito carminio.
-I-io... ecco n-n-non... n-non è c-come pensate... GIURO CHE NON...!-
-Akane il tuo naso si sta allungando- disse Red con la sua solita espressione apatica.
-Certo che quel bambino è inquietante...- commentò il
signor Koma guardando Red. Il bambino a quel punto girò il capo
lentamente verso il proprietario della voce e prese a fissarlo con
occhi vuoti.
-Ti ringrazio- disse poi facendo rabbrividire il povero Koma.
-Ad ogni modo- intervenne Touka mettendo una mano sul fianco.
-Come mai li hai portati qui all'Anteiku?-
Akane si guardò attorno per essere sicura che non ci fosse
nessun'altro oltre a loro sei nel locale. Una volta accertatasi di
ciò, raccontò ai suoi colleghi degli avvenimenti della
sera prima. Alla fine del piccolo racconto, tutti e tre avevano
espressioni sorprese e in qualche modo commosse.
-Hai fatto una cosa davvero nobile- commentò Kaneki mettendole
davanti una tazzina di caffè. Akane ringraziò con un
cenno del capo tirando poi fuori dalla tasca della giacca il suo fedele
contenitore di pillole. Mentre se ne metteva una in bocca, Hikari
studiò attentamente il barattolino. C'era qualcosa in quel
contenitore che le era familiare e, purtroppo, non in modo positivo.
In quel momento la campanella dell'Anteiku trillò rivelando la presenza del signor Yomo.
-Oh, signor Yomo, buongiorno!- salutò allegramente Kaneki.
-Buongiorno- ricambiò l'uomo accorgendosi poi dei bambini.
Come Hikari lo vide spalancò gli occhioni e gli corse incontro con un espressione sorpresa.
-COME SEI GRANDE!!- esclamò alzando le braccia al cielo.
Yomo la fissò atono, poi si voltò a guardare i presenti in attesa di spiegazioni.
-Akane ha raccolto questi due orfanelli dalla strada- spiegò Koma con le braccia incrociate al petto.
-Sono due ghoul... da un occhio solo- aggiunse poi Touka.
Yomo non sembrò sorpreso come lo furono gli altri e si
limitò a studiare i bambini senza accorgersi che Hikari aveva
preso ad arrampicarsi sulla sua gamba.
-Hikari scendi!- la sgridò Akane ma la piccola fece orecchie di campana.
-E' come arrampicarsi su una quercia!-
Solo allora gli occhi di Yomo guizzarono dalla sorpresa.
-Come l'hai chiamata?- chiese con voce incrinata.
-Chi? Hikari?- disse Akane perplessa da quella domanda.
-Hikari...- ripetè Yomo come se stesse memorizzando quel nome, come se gli stesse riportando alla mente vecchi ricordi.
Kaneki, Akane, Hikari, Red e Koma non capirono il motivo di quella reazione ma Touka sì.
-Comunque il signor Yoshimura è di sopra- disse la ragazza spezzando il silenzio.
-Se vuoi parlare con lui ti conviene sbrigarti, il tuo turno comincia
tra poco- aggiunse rivolta alla rossa che annuì e, messasi sulle
spalle Hikari e preso per mano Red, si avviò verso il retro del
locale.
Yomo li seguì con sguardo finchè la figura bassina ma
slanciata di Akane e quella quasi minuscola dei bambini sparì
dietro la porta con su scritto "riservato al personale".
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Capitolo 13 *** Cap. 12 ***
Human cap 12
I colori della stanza parevano amalgamarsi alla vista di Juuzou
quando questi, con una poderosa spinta dei piedi, faceva girare su sè
stessa la sedia d'ufficio su cui era seduto da quasi quattro ore.
Beh, non erano esattamente quattro ore dal momento in cui l'albino
non faceva che alzarsi e girovagare per la stanza annoiato. Di tanto
in tanto guardava fuori dalla finestra sbuffando. Il cielo aperto
sembrava invitarlo ad uscire ma lui era bloccato in quella
noiosissima stanza per completare il rapporto sull'uccisione dei
ghoul della sera precedente. Il signor Shinohara qualche volta
alzava lo sguardo dal laptop per dare uno sguardo al giovane collega.
Una volta lo aveva sorpreso a tenere in equilibrio una matita sul
naso. O almeno ci stava provando. In quelle occasioni sorrideva
divertito e, scuotendo il capo, tornava a lavorare non senza aver
prima richiamato Juuzou al suo dovere. Come in quel momento ad
esempio. -Juuzou se continui a girare in quel modo ti verrà
la nausea- esordì per l'ennesima volta nella giornata l'uomo
senza alzare lo sguardo dal suo lavoro. Juuzou emise un lamento
annoiato puntando i piedi a terra per frenare la pseudo
giostra. -Signor Shinohara mi annoio!- esclamò l'albino
come se non l'avesse ancora detto quel giorno. -Perché non
ti sbrighi a finire il rapporto? Prima finisci prima potrai
andartene- disse l'uomo voltandosi a guardarlo con il tipico sguardo
di un padre che si rivolge al figlio iperattivo, ma a cui cederebbe
l'anima. Nei suoi occhi era sempre presente quella scintilla
d'affetto quando guardava Juuzou. Juuzou non rispose. Gurdava il
soffitto con sguardo perso girando leggermente la sedia a destra e
sinistra. -Signor Shinohara credo di essere malato- disse
infine. Il cuore di Shinohara perse un battito ma il suo viso non
lo diede a vedere. Mantenne la sua compostezza ma si voltò
completamente verso l'albino, segno che ormai egli aveva tutta la sua
attenzione. -Che vuoi dire?- Juuzou non gli rivolse lo sguardo
continuando a scrutare in alto. -Ho spesso una strana sensazione
nello stomaco, come se le mie budella si stessero aggrovigliando e
poi mi sento scottare la faccia e se mi guardo allo specchio mi
accorgo di essere tutto rosso. Il cuore poi mi batte fortissimo, così
forte che potrebbe esplodermi da un momento all'altro!- esclamò
spalancando le braccia mimando un'esplosione. Il suo mentore lo
ascoltò attentamente per poi tirare mentalmente un sospiro di
sollievo. -Sta tranquillo Juuzou, non sei malato- sorrise l'uomo
con un pizzico di emozione nella voce. Non pensava che l'albino
avesse mai potuto provare un simile sentimento...! -Ah no?- chiese
lui raddrizzandosi sulla sedia. -No, ma stai avendo un'altra
cosa- -E cosa?- -Una cotta- -Ah. Si mangia?- -No Juuzou,
non si tratta di cibo. La cotta è quando ti piace qualcuno in
un forte modo affettivo. Potremmo dire che è la prima fase
dell'innamoramento-
Juuzou restò in silenzio a scrutare il viso dell'uomo. Non
era sicuro di aver capito. Lui innamorato? Che sciocchezza! E di chi
poi? Non conosceva molte ragazze. Anzi, a dire il vero conosceva solo
l'investigatrice Akira e...
In quel momento il suo cellulare (regalatogli dal signor
Shinohara) squillò riportandolo con i piedi per terra. Lo
prese e, dopo aver letto il nome di Akane sullo schermo, rispose con
un tono ancora più squillante della stessa suoneria.
-Poooooooonto?-
-JUUZOU!!!-urlò la ragazza dall'altro capo del telefono
costringendo l'albino ad allontanare il cellulare dal'orecchio.
-No, mi spiace, ha sbagliato numero arrivederciii!-
-Non azzardarti a riattaccare! Hai di nuovo rubato il mio
portafogli!?-
Juuzou si tastò la tasca del pantalone trovandovi
effettivamente l'oggetto reclamato dalla ragazza.
-No, non ce l'ho io- disse tranquillamente l'albino.
Il signor Shinohara smise di lavorare incuriosito dalla
discussione dei due giovani. Guardò con sguardo di rimprovero
Juuzou, il quale sorrideva sornione mentre fingeva di non avere la
più pallida idea di dove fosse il portafogli dell'amica.
-Ma se non ce l'hai tu... dove posso averlo lasciato?- abbassò
finalmente la voce Akane mentre con una mano manteneva il cellulare
premuto contro l'orecchio e con l'altra tratteneva Hikari dal
fiondarsi contro un piccolo gruppetto di piccioni mentre Red
analizzava un insetto morto.
-Non ne ho idea, ora se vuoi scusarmi devo tornare a lavoro, sai,
sono un uomo molto impegnato io!- esclamò Juuzou prima di
riattaccare letteralmente in faccia ad Akane
il telefono.
-Perché hai il portafogli di
Akane?- chiese infine Shinohara.
Juuzou si voltò verso di lui
con un sorriso entusiasta.
-Perché oggi è il suo
compleanno ed io voglio farle un regalo! E' quello che mi ha detto
lei signor Shinohara, no? “Ai compleanni le persone sono solite
fare regali”- disse alzando un dito in aria, il petto gonfio e
gli occhi chiusi, quasi si stesse immedesimando nel suo mentore.
Shinohara sorrise intenerito.
-E' davvero un bel gesto Juuzou, ma
dovresti comprarle un regalo con i tuoi soldi altrimenti non è
più un regalo- spiegò l'uomo sorridendo.
Juuzou aprì gli occhi di
scatto.
-E perché? Non basta che le
dia qualcosa comprato da me?-
-Sì ma deve essere comprato
con i tuoi soldi- ripeté l'uomo con pazienza.
-Oh... beh, vorrà dire che
dovrò tornare a casa a prenderli!- esclamò il giovane
investigatore saltando giù dalla sedia per poi correre fuori
dalla stanza senza voltarsi indietro.
-Porta gli auguri ad Akane anche da
parte mia!- gridò Shinohara per farsi sentire.
-Va beeeeene!- gridò Juuzou
dalle scale.
Shinohara si lasciò andare
contro lo schienale della sedia con un sorriso stanco. Rivolse gli
occhi verdi verso la finestra mantenendo il sorriso, quasi si fosse
dimenticato di averlo.
“Chi l'avrebbe mai detto”
pensò tra sé e sé.
…
Qualche ora prima
Akane salì
le scale che conducevano alla piccola sala riunioni dell'Anteiku
tenendo Hikari sotto braccio e Red dal colletto della maglia.
Una volta
giunta a destinazione chiuse la porta alle sue spalle con un sospiro.
-Cavoli...
che... fatica... certo che pesate voi due!- esclamò
appoggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.
-Ma non è
vero!- protestò Hikari gonfiando le guance.
-Scommetto che
tu pesi almeno...-
-RED STA
ZITTO!! LO SAI CHE NON SI DICONO QUESTE COSE AD UNA DONNA??-
-Donna? Quale
donna?-
-Giuro che
prima o poi io ti...-
Si fermò
in tempo essendosi finalmente accorta della presenza di Yoshimura, il
quale assisteva alla scena con le mani dietro la schiena e un sorriso
divertito a solcargli il viso.
-Ehm...
buongiorno Yoshimura-san- si inchinò la giovane.
-Buongiorno
Akane. Chi sono questi bambini?- chiese spostando lo sguardo prima su
Red e poi su Hikari che prese a salutarlo con la manina.
Akane si
raddrizzò e iniziò a raccontare di come lei e il suo
coinquilino avessero trovato quei bambini mezzo sangue e di come
avessero iniziato a vivere a casa loro.
Yoshimura
ascoltò attentamente annuendo di tanto in tanto.
-Capisco- disse
una volta che Akane ebbe finito di parlare.
-Ospitarli a
casa nostra non sarà un problema- aggiunse la giovane
arrossendo leggermente quando pronunciò l'aggettivo “nostra”
pensando a Juuzou, -ma ci sarebbero comunque molti rischi da non
sottovalutare... Yoshimura-san, mi stavo chiedendo se per lei non ci
fossero problemi... ecco...- cominciò a balbettare in
imbarazzo. Non se la sentiva di dar voce alla richiesta che da giorni
aveva alloggiato nella sua mente ma ormai era lì davanti al
suo capo...
-Mi chiedevo se
l'Anteiku potesse darmi una mano a mantenerli-
Yoshimura
rimase in silenzio per qualche istante guardando Akane dritta negli
occhi, la quale si sforzava di non abbassare lo sguardo.
Con suo grande
sollievo, l'uomo si sciolse in un sorriso e, facendo qualche passo
avanti, disse,
-Saremmo felici
di aiutarti. Anche Kaneki è un ghoul da un solo occhio ma,
come sai, lo è diventato a seguito di un' operazione. Avere
questi due bambini con noi sarebbe anche un' occasione per capire
meglio le capacità che possiede e che può sviluppare un
ghoul mezzo sangue- spiegò Yoshimura.
Akane annuì
con un sorriso determinato poi guardò i bambini accanto a lei.
Hikari le sorrise di rimando, un sorriso dolce che però celava
un grande senso di colpa, più grande dei suoi occhioni
castani.
Red
però se ne accorse e le prese la mano stringendola dolcemente.
La piccola ricambiò la stretta quasi impercettibilmente e Red
si chiese se fosse riuscito a infonderle un po' di forza attraverso
quel minimo contatto.
“Mi
dispiace sorellina” pensò stringendo i denti.
“Ti
prometto che ne usciremo. Ti proteggerò anche a costo di
morire”.
…
-Akane
cosa mangiamo oggi?- chiese Hikari camminando accanto alla più
grande e tenendole la mano come una brava bambina.
Akane
ci pensò su un istante.
-Vi
va del chazuke?- chiese guardando i gemelli accanto a lei.
Red
si limitò ad annuire mentre Hikari cominciò a
saltellare sul posto e a ripetere allegramente “chazuke!
chazuke! chazuke!”.
La
rossa la guardò intenerita per un attimo, ritrovando in lei il
carattere di Juuzou.
Già,
Juuzou.
Era
tutta la giornata che non lo vedeva e solitamente il pensiero di non
averlo vicino non le suscitava alcuna emozione ma in quel momento si
sentì, per la prima volta da quando l'aveva incontrato, vuota.
Sentì come se mancasse qualcosa, come se loro tre non fossero
al completo senza Juuzou.
Arrossì
scuotendo la testa. Non poteva permettersi di sviluppare certi
sentimenti verso di lui, l'albino non sapeva nemmeno cosa volesse
dire “voler bene a qualcuno”. Si sarebbe solo fatta male.
Di nuovo.
Sospirò
mentalmente reprimendo quelle riflessioni nel cassetto dei pensieri
che poteva permettersi di aprire solo di notte, ma che, sapeva, non
avrebbe dovuto lasciar uscire nemmeno allora.
Persa
in quelle considerazioni non si era nemmeno accorta di essere
arrivata davanti al supermercato. Red la fermò prima che
potesse andare a scontrarsi con un palo della luce lì vicino.
-Capisco
che ti manchi il tuo ragazzo ma non puoi aspettare di tornare a casa
e abbracciare lui piuttosto che un palo?- la schernì il
bambino con quel solito tono vuoto mentre Hikari si teneva la pancia
dalle risate e Akane si tratteneva dal macchiarsi di infanticidio.
-Credi
di essere simpatico?- sussurrò adirata la rossa voltandosi a
guardarlo con occhi di fuoco.
Red,
ovviamente, non si scompose.
-No.
SO di essere simpatico- rispose infatti.
La
rossa si schiaffò una mano in fronte facendola scivolare sul
viso come per scacciarvi la voglia di chiamare un taxi e caricarvi su
i due bambini.
-UAAAA
PICCIONIIIII!!!- urlò improvvisamente Hikari prendendo la
rincorsa verso il gruppo di volatili intenti a beccare indisturbati
dei pezzi di pane sull'asfalto.
Akane,
però, riuscì ad afferrare la bambina dal colletto della
maglia prima che potesse sfuggirle. A niente serviva dimenarsi, la
rossa aveva una stretta ferrea.
-Red
potresti darmi una mano a mantenere tua sorella?- chiese Akane
spazientita, ma non ricevette risposta. Si voltò verso Red per
trovarlo accovacciato accanto ad un' aiuola per osservare meglio un
insetto in decomposizione.
-Stai
scherzando, vero?-
Red
continuò a ignorarla e Hikari a dimenarsi per correre verso
quei poveri piccioni.
“Forse
è il caso di entrare a fare la spesa” sospirò
mentalmente la ragazza frugando nelle tasche della giacca per cercare
il portafogli.
Che
ovviamente non c'era.
-Mh?
Akane ti senti bene? Sei rossa proprio come i tuoi capelli!- rise
Hikari voltandosi verso la maggiore che aveva solo un nome stampato
in testa in quel momento. E non certo in modo positivo.
-Juuzou...-
ringhiò prendendo il cellulare e componendo in fretta e furia
il numero dell'albino.
…
Qualche ora dopo
-Vediaaaaamo...
cosa potrebbe piacere ad Aka-chan?-
Juuzou
camminava con il naso all'insù, le mani in tasca e la mente
vuota. Non aveva la più pallida idea di cosa poter comprare
alla sua amica, non aveva mai fatto regali a nessuno dopotutto...
Si
fermò davanti ad una vetrina del negozio di animali del grande
centro commerciale e rimase incantato a fissare i piccoli cricetini
che zampettavano in una gabbia posta su un ripiano alto, così
da concedere una vista migliore ai clienti e passanti.
L'albino
schiacciò il naso contro il vetro per riuscire a guardare
meglio mentre un sorriso si faceva largo sul suo viso.
-Trovato!-
esclamò staccandosi dalla vetrina per fiondarsi nel negozio.
…
Akane
sentiva i piedi pesanti, la testa che pulsava e lo stomaco
completamente vuoto.
-Akaneeeeee-
si lamentò Hikari, -abbiamo fame!-
La
rossa sospirò.
-Anche
io ho fame ragazzi ma se non torniamo a casa a prendere il portafogli
non potremo mangiare- spiegò con tono stanco mentre cercava le
chiavi dell'appartamento.
Quella
scena la riportò improvvisamente alla mente la sera in cui
aveva perso i suoi genitori.
Un
brivido le attraversò la schiena, una dolorosa morsa le
imprigionò il cuore tanto forte da non riuscire nemmeno a
respirare. Gli occhi le si fecero lucidi e dovette alzare lo sguardo
per impedire a piccole lacrime di scappare.
-Aka-chan?-
la chiamò piano Hikari riportandola al presente.
I
bambini la guardavano con un misto di preoccupazione e curiosità
ma la ragazza scosse la testa e sorrise senza nemmeno guardare la
piccola negli occhi.
-Se
siete stanchi potete anche aspettarmi qui mentre torno al
supermercato. Juuzou dovrebbe essere torna...- cominciò a dire
aprendo la porta.
Ma
non finì la sentenza che l'albino le si parò di colpo
davanti al viso costringendola a fare un passo indietro.
-BUON
COMPLEANNO AKA-CHAAAAAAAAN!!- gridò Juuzou tenendo le mani
dietro la schiena.
-Buon...
che!?-
Le
ci volle giusto un secondo per rendersi conto di che giorno fosse.
Già,
il sette Dicembre. Proprio il giorno del suo compleanno. Ma come
diamine aveva fatto a dimenticarsene?
-Non
dirmi che te n'eri dimenticata! Sei irrecuperabile Aka-chan- scosse
la testa Juuzou con un' espressione rammaricata.
Akane
stava per ribattere ma Hikari le si appese alla gamba costringendola
a guardare in basso.
-Che
stai facendo!?-
-Tanti
auguri Aka-chan!!-
-Hey!
Solo io posso chiamarla Aka-chan! Vero Aka-chan?-
-Ciò
vuol dire che sei ancora più vecchia... beh, auguri in ogni
caso-
Akane
non ci stava capendo più nulla. Si voltò prima verso
Juuzou, poi verso i gemelli per almeno tre volte.
-I-io...
grazie ragazzi- balbettò infine sciogliendosi in un sorriso.
Juuzou
sorrise di rimando per poi rivelare ciò che aveva dietro la
schiena.
-E
questo è il tuo regalo di compleanno!- esclamò
mettendole tra le braccia una gabbietta con due piccoli criceti,
intenti a dormire beatamente l'uno accanto all'altro. La ragazza notò
che vi era un fiocco rosso legato in modo improbabile proprio sulla
parte superiore della gabbietta e dedusse che fosse, senza ombra di
dubbio, opera di Juuzou.
Si
ritrovò a sorridere commossa davanti a quei due esserini che
dormivano beatamente, ignari di essere appena entrati a far parte di
un'improbabile famiglia composta da ghoul e umani.
Angolo
autrice
Lo
so. Fa schifo.
UFFA
MA PERCHE' NON RIESCO A SCRIVERE NULLA DI DECENTE ULTIMAMENTE??
Beh,
in ogni caso...
lancia
coriandoli
TANTI
AUGURI AKANEEEEEEE!!! sussurra
e tanti auguri a me
ehehe!
Già,
esatto, oggi questa Kawaii Potato diventa un anno più vecchia
u.u che volete farci? Il tempo passa... ewe
A
discapito del fatto che non sia riuscita a renderlo al meglio come
avevo sperato di fare, mi auguro che vi sia piaciuto ^^
E
noi ci leggiamo nel prossimo capitolo!
Sayonara!
CherryPau_99
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Capitolo 14 *** Cap. 13 ***
Juuzou si lasciò cadere a peso morto sul divano con un
lamento. Era appena tornato da una missione ma non era stanco per
quello.
-Hey, tutto bene?- domandò Akane facendo capolino dalla
cucina dove Hikari e Red stavano finendo di mangiare.
Juuzou mugugnò in tutta risposta.
-Lo prendo come un "mhhh"- rise la ragazza imitando il
verso dell'amico.
-Ho ucciso ben nove ghoul- spiegò l'albino stendendosi sul
divano a pancia in giù.
Akane rimase in attesa che continuasse.
-Ma il signor Marude mi ha fatto una ramanzina perché per
sbaglio stavo per colpire un signore. Alla fine si è fatto
solo un graffio ma, insomma, che posso farci io se quello si è
trovato in mezzo al ghoul e alla mia Quinque?-
La rossa sospirò mentalmente. Juuzou faticava ancora a
comprendere il significato della vita a quanto pareva...
-Juuzou- lo chiamò.
L'interpellato alzò la testa trovandosi davanti la ragazza,
le mani sui fianchi e un'espressione severa in viso.
-Aka-chan...?-
Akane protese il busto verso di lui fino ad arrivare a guardarlo
dritto negli occhi.
-Se ci fossi stata io tra quel ghoul e la tua Quinque mi avresti
colpito?- chiese in un fil di voce. Gli occhi castani si mescolarono
a quelli rubino.
Juuzou la fissò pensieroso, non capendo perché la
sua amica gli avesse posto quella domanda. Ovvio che non l'avrebbe
colpita! Lei era una sua amica. Il signor Shinohara gli aveva
spiegato che gli amici devono essere protetti, rispettati, non
feriti. Non si sarebbe più trattato di amicizia a quel punto.
-No, non...-
-E al signor Shinohara?-
-No...-
-Bene, ora prova a metterti nei panni di quel signore. Cosa
avresti provato se ti fossi trovato tra un mostro e un essere che si
ciba di carne umana?-
-...Aka-chan mi ha appena dato del mostro?-
Akane trattenne a stento una risata.
-Rispondimi. Avresti avuto paura o no?- domandò ancora
tentando di mantenere il tono severo nonostante la risata.
-Impossibile, io non ho paura dei ghoul-
-Devi far finta di averne. In quel caso non ti saresti spaventato?
Non avresti temuto di morire? Non avresti avuto paura di morire e
lasciare la tua fami...-
Okay, stava esagerando.
Juuzou inclinò il capo di lato grattandosi una tempia.
-Akane sei davvero strana-
Akane si raddrizzò alzando gli occhi al cielo.
-La prossima volta che stai per colpire qualcuno di innocente
pensa a me o al signor Shinohara- concluse tornando in cucina.
Hikari alzò la testa dal piatto per guardare Akane.
-Hey Aka-chan! Voglio altro ramen!- esclamò mostrando il
piatto vuoto.
La ragazza sorrise lusingata nel vedere che la sua cucina era di
gradimento.
-Mi spiace Hikari ma è finito. Comunque non avresti avuto
tempo per fare il bis, dobbiamo andare all'Anteiku, ho il turno
pomeridiano e voi dovete mangiare... insomma... lo sapete- spiegò
alludendo poi alla loro natura ibrida.
Quando la maggiore si voltò. Hikari e Red si scambiarono
uno sguardo.
I loro occhi trasmettevano le stesse emozioni in quel momento.
Insicurezza, timore, rimorso.
Quel giorno la loro famiglia sarebbe crollata, la famiglia che non
avevano mai avuto... sarebbe stata distrutta.
* * *
Dopo alcuni minuti Akane e i gemelli erano all'ingresso
dell'appartamento, incappucciati fino alle punte dei nasi pronti per
affrontare il freddo che imperversava fuori casa.
-Juuzou, noi andiamo- annunciò la rossa assicurandosi che
il suo portafogli fosse presente nella sua tasca e non in quella
dell'albino.
Juuzou stava picchiettando il dito contro la gabbietta dei
criceti, osservandoli mentre uno correva sulla ruota e l'altro
sgranocchiava semi di girasole.
Si voltò verso Akane e i bambini quasi distrattamente.
-Ah, va bene- disse per poi tornare a fissare gli animaletti.
Improvvisamente si ricordò della missione che l'attendeva
quella sera, un'incursione contro l'albero di Aogiri. Aveva sentito
molti dei suoi colleghi commentare con frasi poco incoraggianti, che
ovviamente non l'avevano minimamente toccato.
Il signor Shinohara gli aveva consegnato un foglio bianco da
riempire con tutto quello che avrebbe voluto lasciare a qualcuno nel
momento in cui fosse morto in battaglia. Oggetti, soldi,
ringraziamenti, qualsiasi cosa.
L'albino aveva fissato il foglio a lungo poi si era rivolto a
Shinohara,
"Ho paura che lascerò vuoto anche questo foglio"
disse con un sorriso.
Shinohara lo aveva guardato con tenerezza nello sguardo, una
tenerezza che Juuzou aveva visto molte volte negli occhi del suo
mentore ma su cui non si era mai soffermato.
“Sei sicuro?”
“Sicuro”
“Non hai davvero nessuno a cui voler dire 'grazie' o 'per me
sei importante'?”
L'albino ci pensò su e, finalmente, sussurrò "forse
qualcuno c'è...".
La porta che si richiuse fece destare Juuzou dai suoi pensieri.
"E' andata via..." pensò rimanendo a fissare
l'ingresso per qualche secondo. Tirò fuori dalla tasca il
foglio bianco, decidendo finalmente cosa avrebbe dovuto fare.
* * *
Hikari dava la mano ad Akane mentre Red procedeva al suo fianco
con le mani in tasca. Un silenzio innaturale aleggiava tra di loro e
la rossa non tardò ad accorgersene.
-Che avete oggi voi due?- chiese infatti guardando prima il
bambino e poi la sua gemella.
Hikari aumentò la stretta quasi meccanicamente.
-Nulla, il clima ci mette un po' sonno, vero Red?-
-Già...-
Akane annuì comprensiva continuando ad avanzare verso
l'Anteiku.
Red guardò la sorella con la coda dell'occhio. La piccola
ghoul aveva lo sguardo completamente perso. Strinse i denti e si
fermò.
Akane si voltò a guardarlo perplessa, Hikari si irrigidì.
-Cosa c'è Red?-
La strada era quasi deserta essendo ancora le tre del pomeriggio,
l'aria era carica di tensione.
Red mantenne lo sguardo apatico ma la sua voce parve tremare.
-Scusa Akane-
La rossa non colse immediatamente il significato di quella frase
finché non avvertì un dolore immane irradiarsi nel suo
addome.
Il sangue cominciò a colare dalla ferita mentre Red
ritraeva la kagune nera a forma di coda di scorpione.
Hikari rimase immobile, impietrita dai sensi di colpa mentre la
maggiore si accasciava a terra priva di sensi.
-Non guardarmi così Hikari...- supplicò Red non
riuscendo a guardare la gemella in faccia.
La piccola stava per dire qualcosa ma un uomo in camice la
interruppe.
-Ottimo lavoro bambini. Sapevo che avreste fatto un ottimo lavoro-
Kanou avanzava a testa alta, le mani dietro la schiena e un
sorriso pieno di aspettative.
Si inginocchiò accanto alla ragazza non badando alla pozza
di sangue che continuava ad estendersi sotto di lei. Le posò
due dita sul collo riuscendo a cogliere il debole battito cardiaco.
-Tutto secondo i piani. Avrei dovuto usare immediatamente voi
invece che perdere tempo mandando quegli altri buoni a nulla- disse
più a se stesso che ai gemelli.
-Kanou, abbiamo mantenuto la nostra parte di accordo. Ora tu
mantieni la tua- disse Red sostituendo il suo tono apatico con uno
freddo.
Kanou ridacchiò.
-Ho paura che sia impossibile-
I gemelli sussultarono.
-Cosa vuoi dire...?- chiese Hikari trovando al forza di parlare.
Kanou si alzò da terra guardando i piccoli.
-Davvero pensavate che un ghoul potesse diventare umano?- domandò,
il suo scherno mascherato da una tono pacato.
Red strinse i pugni avvertendo la rabbia offuscargli lentamente il
cervello.
-Noi non siamo ghoul- sibilò, -tu ci hai resi così!-
Hikari corse verso di lui tentando di farlo calmare, ma sapeva che
quando Red si arrabbiava in quel modo era capace di perdere
completamente il controllo. Le sue emozioni erano sempre molto forti,
difficili da contenere; per quel motivo indossava sempre quella
maschera di apatia.
-Onii-chan... ti prego calmati...- sussurrò la gemella ma
Red la ignorò.
-Avevi promesso di farci tornare umani in tutto e per tutto!-
gridò facendo uno scatto con il busto in direzione dell'uomo
che lo fissava compiaciuto.
-La cosa divertente di tutta questa storia è che alla fine
dovreste ringraziare questa poverina- disse Kanou indicando Akane.
-Se non fosse stato per lei non sarei mai riuscito ad arrivare
alla conclusione di alcuni importanti esperimenti-
I gemelli sgranarono gli occhi. Esperimenti? Anche lei era una
cavia allora?
Improvvisamente alcuni uomini li assalirono alle spalle
bloccandoli.
-LASCIATECI!- gridò Red con tutto il fiato che aveva nei
polmoni.
-I bambini diventano suscettibili se non fanno il riposino- disse
Kanou avanzando con una siringa tirata fuori dal camice.
-Ora fate la nanna- sussurrò prima di iniettare il
sonnifero nell'occhio di Red.
* * *
Quando Akane aprì gli occhi la prima cosa che percepì
fu il freddo. Un brivido le attraversò la spina dorsale
facendole capire di trovarsi con la schiena contro una superficie
probabilmente di metallo. Si rese presto conto di essere incatenata.
Ancora intontita scosse la testa a destra e sinistra. Essendo
riuscita a mettere a fuoco fece scorrere lo sguardo sulle pareti di
quella stanza angusta; c'erano macchinari ovunque, lettini
ospedalieri con delle cinghie ai lati e arnesi macchiati di sangue.
Il cuore della giovane prese a battere come non mai. Provò
a muoversi ma la ferita all'addome la fece gemere dal dolore.
Proprio in quel momento notò la sagoma di un bambino
incatenato a qualche passo da lei.
-Red!- esclamò con sorpresa e sollievo. Il bambino alzò
lo sguardo freddo ma esso parve addolcirsi quando incontrò gli
occhi di Akane.
-Akane...- sussurrò mordendosi l'interno della guancia.
-Mi dispiace... mi dispiace tanto... non credevo che sarebbe
finita così...- sussurrò scuotendo la testa. Akane non
riusciva a capire.
-Red, calmati. Prima di tutto dove siamo?-
La voce della rossa era pacata ma era chiaro come il sole che
stava tentando in tutti i modi da non farsi prendere dal panico.
Red tacque un istante restando in ascolto per accertarsi che Kanou
non stesse per entrare.
-Siamo nel laboratorio del dottor Kanou- disse infine.
-Il dottor Kanou?- chiese stupita la ragazza.
Il dottor Kanou era il suo medico di famiglia e l'uomo che le
aveva prescritto le pillole per l'anemia, cosa c'entrava lui con
tutto ciò?
Sebbene la sua mente ora fosse piena di nuovi dubbi decise di
tenerli da parte.
-Perché siamo qui? E Hikari dov'è?-
-Noi...- Red decise di iniziare a raccontare dal principio, Akane
doveva saperlo una volta per tutte.
-Io e mia sorella siamo orfani ma questo già lo sai. Quello
che non sai è che originariamente eravamo umani e che i nostri
genitori sono morti come muoiono oggi tante persone; divorati dai
ghoul. Io e Hikari siamo sopravvissuti per un pelo. Quei mostri
attaccarono anche noi due riducendoci in fin di vita. Fu allora che
apparve il dottor Kanou. Con il suo camice bianco sembrava in tutto e
per tutto l'angelo della morte. Prese me e mia sorella e ci portò
in salvo. Ci disse che se volevamo sopravvivere avrebbe dovuto
sottoporci ad un'operazione "particolare". Hikari non
voleva, avrebbe preferito raggiungere mamma e papà... io non
ce la facevo a vederla così... stava morendo e io ero
impotente... pregai Kanou di salvare almeno lei. E lui lo fece.
Trapiantò in noi organi di ghoul e ci salvò la vita.
Trascorremmo un lungo periodo in questo laboratorio perché
Kanou voleva testare le nostre potenzialità, voleva creare i
ghoul "perfetti". Vivevamo come cani, Kanou ci stava
letteralmente usando. Non riuscendo più a sopportare le
condizioni di vita, così gli chiesi di fare un accordo. Da
sempre Kanou era ossessionato da una ragazza, un ghoul di nome Akane
che lui definiva molto potente. Io e Hikari avremmo dovuto
portargliela. Sì, eri tu e smettila di fissarmi con quella
faccia da pesce e ascolta. Kanou aveva tentato altre volte di
catturarla mandando dei ghoul creati da lui, ma nessuno di loro era
mai tornato. Proposi di catturarla in cambio della libertà mia
e di mia sorella, in più lui avrebbe dovuto farci tornare
umani. Senti non chiedermi come, è uno scienziato pazzo quello
lì e io sono un bambino, okay!? Se può trasformare gli
esseri umani in ghoul potrà fare anche lo stesso, pensai! Ma
ora lasciami finire. Io e Hikari fummo lasciati liberi la stessa sera
in cui tu e quel pazzoide del tuo ragazzo ci trovas... vuoi farmi
finire!? Non mi interessa se non è il tuo ragazzo, taci!
Insomma alla fine Hikari si è davvero affezionata a voi e io
non sopporto vederla ferita... E' tutta colpa mia... Sono stato io a
trascinarla in questo inferno. Forse sarebbe stato meglio morire
quella notte insieme ai nostri genitori-.
Alla fine del racconto Akane era senza parole. Non ci stava
capendo più nulla...
Prima di tutto... lei un ghoul? No, impossibile. I suoi genitori
erano umani e lei non aveva mai avvertito la necessità di
mangiare carne umana in tutta la sua vita.
-Che storia commovente-
Akane e Red si voltarono verso la porta dove Kanou sostava con le
mani nelle tasche del camice.
-Ciao Akane, da quanto tempo che non ci si vede! Avrei voluto
chiamarti per porti le mie condoglianze; quando ho saputo della morte
dei tuoi genitori sono rimasto molto deluso. Quella da uccidere eri
tu, loro non c'entravano poverini... i miei subordinati hanno
sbagliato tutto ma hanno avuto la giusta punizione per mano di
quell'investigatore-
La ragazza lo fissò con occhi sbarrati.
-Tu... sei stato tu a... uccidere i miei genitori!?- la sua voce
tremava, il tono si alzava a ogni parola che usciva fuori dalle sue
labbra.
-Non è del tutto esatto mia cara- Kanou avanzò fino
ad arrivare davanti alla rossa che lo guardava con odio.
-Dopotutto quelli non erano i tuoi veri genitori-
Se Akane avesse avuto le mani libere lo avrebbe colpito fino a
farlo sanguinare.
-Cazzate- sibilò.
Kanou le rivolse un sorriso sghembo.
-Lascia che adesso sia io a raccontarti una storia- disse.
Akane stette in ascolto mentre lo scienziato le raccontava la
storia della sua stessa vita.
* * *
Hikari aveva il cuore in gola, le gambe le facevano male,
malissimo, ma continuò a correre finché non vide
l'insegna dell'Anteiku farsi sempre più vicina.
La campanella del bar trillò allegramente quando la piccola
ghoul vi entrò, ma di allegro non c'era proprio nulla.
Il locale era deserto e a pezzi; tavoli e sedie rovesciate,
finestre rotte, sangue a terra, sul bancone, sui muri...
Guardandosi intorno con gli occhi pieni di terrore si chiese dove
fossero finiti tutti. La paura le attanagliò la gola. Si
inginocchiò a terra per riprendere fiato, le lacrime premevano
per uscire dai suoi occhi vitrei.
-Hikari-chan?-
La voce di Hinami la raggiunse dalle scale. La bambina alzò
lo sguardo sulla coetanea mentre le lacrime iniziarono a sgorgare.
-Hi...Hinami...- chiamò con sollievo.
Hinami scese le scale oltrepassando il bancone e si accovacciò
al suo fianco.
-Cosa è successo? Dove sono Akane e Red?- chiese posandole
una mano sulla spalla nella speranza di farla calmare.
-Loro... Kanou...- la flebile voce di Hikari fu troncata dai
singhiozzi. Dopo essersi calmata un po' raccontò all'amica di
come fosse riuscita a scappare dallo scienziato e di come lui avesse
rapito Akane e suo fratello.
-Vieni con me, gli altri sono di sopra. Hanno rapito il fratellone
e ci stiamo, o meglio, loro, si stanno organizzando per andare a
salvarlo. Troveremo una soluzione per aiutare anche Akane e Red- la
tranquillizzò Hinami aiutandola ad alzarsi per dirigersi al
piano superiore.
Angolo autrice
CYAO BIMBE E BIMBI SONO TORNATAAAAAAA!!!!
Finalmente la scuola e finita e io posso mandare avanti la
storia!
Scusate se vi ho fatto aspettare, ho apprezzato infinitamente
tutti, e dico TUTTI i commenti che mi avete lasciato. Siete così
dolci che mi fate salire il diabete *u*
Per non parlare del fatto che siamo arrivati a 8k e qualcosa di
visualizzazioni OUO
Spero di riuscire ad aggiornare con continuità d'ora in
poi, meritate questo e altro!
Meglio, però, che non vi dica quanti capitoli mancano o
mi uccidereste nel sonno...
Non mi trattengo oltre, vi ringrazio ancora all'infinito per
tutto il vostro sostegno!
Questa kawaii potato vi ama, sappiatelo <3
Cherry
|
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Capitolo 15 *** Cap. 14 ***
-La
maggior parte delle storie iniziano con un "c'era una volta" e
finiscono con un "e vissero per sempre felici e contenti". La tua,
giovane Akane, è una delle eccezioni.
I tuoi genitori erano due ghoul e vivevano pacificamente, quasi come
una famiglia normale oserei dire. Si erano integrati molto bene nella
società umana, tuo padre aveva trovato lavoro presso una
fabbrica e tua madre gestiva un negozietto di antiquariato. Quando
nascesti tu sembravano così felici! Eri una bambina davvero
adorabile, come dargli torto? I capelli rossi come quelli di tuo padre
e gli occhi di tua madre. Ma com'è possibile che una
famiglia del genere sia crollata in così poco tempo? Lascia
che ti spieghi mia cara: una sera fecero incursione in casa vostra
alcuni agenti speciali della CCG a seguito di una soffiata "anonima".
Tuo padre combatté con tutte le sue forze ma ciò
non bastò a proteggervi. Tua madre fu la prima ad essere
uccisa dal Quinque di un soldato sotto i tuoi occhietti innocenti
mentre tuo padre fu abbattuto subito dopo. Ma eri troppo piccola per
ricordartelo. E tu? Perché sei viva? Forse quei soldati non
ebbero il fegato di far fuori una bambina di appena qualche mese.
Già, fosti abbandonata lì in mezzo ai corpi dei
tuoi genitori. Nessuno si prese la briga di portarti con sé,
finché non arrivai io-. A quel punto del racconto Kanou
sorrise candidamente, Akane invece sembrava aver perso anche l'ultimo
briciolo di vita; i suoi occhi erano atoni. Non sapeva se credergli.
Forse stava mentendo per destabilizzarla, forse le stava dicendo quelle
sciocchezze perché era un sadico del cazzo o forse era
giunto il momento che lei sapesse la verità. Lui,
però, come faceva a sapere tutto ciò?
Kanou
proseguì.
-Ti portai
con me e... beh, diciamo che ne approfittai per svolgere qualche
esperimento. Eri un ghoul -cioè, sei un ghoul ed io ero nel
bel mezzo dei miei progetti per creare l'essere perfetto. Ti trapiantai
organi umani mischiandoli ai tuoi da ghoul, sostituii la tua kagune non
ancora del tutto sviluppata e te ne impiantai un'altra ancora. Eri il
mio giocattolino. Eri l'essere perfetto che poteva vivere come un
essere umano nonostante fossi in tutto e per tutto un ghoul. Sviluppai
anche delle pillole con cellule RC così che potessi
resistere senza mangiare carne umana. Ma non mi ci volle molto per
comprendere il mio errore più grande... già,
proprio tu. In un mondo del genere creare un ghoul che sarebbe stato in
grado di sopravvivere mangiando il cibo degli umani e assumendo pillole
RC invece che uccidere le persone per cibarsi di loro sarebbe stata la
soluzione a tutto. Niente più guerre tra esseri umani e
ghoul. Il mondo sarebbe migliorato, avrebbero pensato tutti. Ma gli
esseri umani sono stupidi. Questa gabbia per uccelli
sta diventando sempre più opprimente a causa loro e creare
un ghoul che possa vivere insieme ad essi invece che eliminarli come
meriterebbero...- afferrò un bisturi da un tavolo poco
distante e si avvicinò ad Akane,
-...andrebbe
contro i miei principi. Ecco perché devo ucciderti.
Dopotutto sei solo un esperimento fallito- sorrise come se avesse
affermato la cosa più normale del mondo.
Akane
iniziò ad agitarsi sebbene le cinghie le impedissero la
maggior parte del movimenti. Red guardava impotente pensando
freneticamente a un modo per fermarlo, ma la sua mente sembrava essersi
svuotata.
Mentre
ascoltava la storia di Akane e gli esperimenti a cui era stata
sottoposta dalla mente deviata di quel pazzo non poté far
altro che maledicersi per essere stato in combutta con lui contro
l'unica persona che non lo metitava, contro la persona che invece di
lasciare che la CCG catturasse lui e Hikari li aveva accolti con
sé insieme a Juuzou e datogli una casa. Una nuova famiglia,
una nuova possibilità che lui aveva mandato all'aria.
-Ho fatto
sì che una famiglia ti adottasse- continuò a
raccontare lo scienziato avvicinando il bisturi al viso della ragazza.
-Loro
sapevano chi eri in realtà e hanno sostenuto il mio progetto
credendo davvero che volessi creare un ghoul in grado di vivere in pace
con gli umani. Poverini... erano così disperati
perché non riuscivano ad avere un figlio che hanno accettato
la proposta del primo buon samaritano senza sapere che gli sarebbe
costata la vita. Beh, alla fine non ho mai avuto intenzione di
ucciderli ma le cose sono andate così- scrollò le
spalle prima di conficcare brutalmente il bisturi nel petto di Akane.
Lei urlò dal dolore per poi tossire sangue mentre un fiotto
del medesimo prese a scorrerle dalla ferita aperta macchiando il camice
dell'uomo il quale aveva mantenuto un'espressione impassibile.
-Ma
guarda, la ferita inferta dal kagune di Red non si è ancora
del tutto rimarginata- notò lo scienziato abbassando lo
sguardo sull'addome della rossa.
-Vorrà
dire che morirai più in fretta-
-Akane!-
gridò Red protendendo il busto in avanti.
Kanou si
voltò verso di lui con un sorriso macabro.
-Quando
avrò finito con lei toccherà a te-
sussurrò pugnalando di nuovo la ragazza.
Un altro
urlo di dolore, altro sangue.
"Hikari...
fà in fretta..." pensò il bambino mentre i suoi
occhi continuavano ad assistere a quello spettacolo dell'orrore.
* * *
Juuzou
alzò lo sguardo verso il cielo proprio mentre un fiocco di
neve si posava piano sul suo naso per poi sciogliersi.
L'aria era gremita da scariche di tensione e guerra. I soldati si
stavano preparando; alcuni erano pronti a combattere, altri a morire.
Perfino il signor Shinohara pareva nervoso sebbene avesse il viso per
metà celato dalla sua armatura Arata. Le mani strette
attorno alla sua valigetta tremavano leggermente, forse per il freddo,
forse per l' adrenalina, fose per la paura.
Juuzou lo
guardò con la coda dell'occhio e il suo pensiero corse alla
moglie e ai figli del suo mentore. In quel momento stavano sicuramente
pensando a lui e pregando affinché egli tornasse a casa sano
e salvo.
L'albino non poté fare a meno di chiedersi se anche Akane
Hikari e Red lo stessero pensando...
Le sue riflessioni furono troncate da un improvviso polverone che si
alzò da terra occultando per qualche secondo la visuale.
Quando si fu in parte dissipato, davanti allo squadrone della CCG era
comparso un uomo il cui viso era celato da un cappuccio, ma i suoi
occhi rossi spiccavano nel buio come tizzoni ardenti.
I soldati si misero in posizione.
-L'atto
di rubare è intrinsecamente malvagio; tutti noi nell'istante
in cui veniamo al mondo non facciamo che derubare gli altri. Vivere
vuol dire solo continuare ad accumulare colpe. La vita in sé
e un atto malvagio, ne sono ben consapevole. Anche io sono malvagio
così come lo siete voi-.
Il Gufo
liberò la sua kagune.
-Coraggio,
adesso venite pure ad uccidermi-.
E la
battaglia iniziò.
* * *
-Il
laboratorio di Kanou è da questa parte- pigolò
Hikari indicando una struttura poco distante da loro. Yomo
annuì mentre la piccola si stringeva alla sua schiena.
Touka
lanciò uno sguardo alla bambina di sottecchi. Il motivo per
cui Yomo era così attaccato a lei, lo sapeva, era
perché Hikari era anche il nome di sua madre. La prima volta
non si era impressionata come Yomo ma lentamente aveva iniziato ad
affezionarsi anche lei a quella piccola peste, fatto calcato ancora di
più dall'amicizia che sembrava aver stretto con Hinami.
Non poteva
ancora credere che quella bambina fosse la causa di tutto.
Flashback
-Akane
e Red... Kanou li ha catturati- sussurrò flebilmente Hikari
mantenendo lo sguardo basso, gli occhi di tutto lo staff dell'Anteiku
puntati su di lei.
-E'
colpa nostra... mia e di mio fratello... anzi, solo mia. Red l'ha fatto
solo per proteggermi...-
E
in breve raccontò la loro storia sotto gli sguardi attenti
dei presenti e il senso di colpa a ricordarle che tutto quello stava
succedendo solo a causa sua.
-Se
solo quel giorno non avessi chiesto a mamma e papà di
trattenerci al parco, se solo fossimo tornati a casa prima non avremmo
incontrato quei ghoul... forse tutto ciò non sarebbe
successo...-
Hinami
le mise una mano sulla spalla mentre Hikari tirava su con il naso,
piccole lacrime agli angoli degli occhi. Hinami sapeva cosa stava
provando la sua amica in quel momento; anche lei aveva perso la madre e
non faceva altro che chiedersi se non fosse tutta colpa sua. Nei giorni
successivi alla sua scomparsa tutto ciò che riusciva a fare
era piangere e desiderare di non essere mai nata. Non voleva che anche
Hikari si sentisse così.
Dopo
qualche secondo di riflessione il signor Yoshimura prese una decisione.
-Uta,
il signor Koma, la signorina Irimi e Tsukiyama si occuperanno di
salvare Kaneki; Yomo, Touka, Hikari e Nishiki andranno a liberare Akane
e Red- disse con tono pacato ma deciso.
-Capo
e lei?- chise Touka.
Yoshimura
rimase in silenzio guardando i presenti uno ad uno.
-Io
ho una faccenda in sospeso con la CCG-.
Nessuno
porse altre domande.
Fine
flashback
* * *
Il sangue
macchiava il camice, il viso e le mani di Kanou mentre continuava a
infliggere ferite al corpo di Akane.
La ragazza urlava investita da un dolore sordo mentre il bisturi le
squarciava le carni.
-Che
meraviglia! La tua pelle non è affatto resistente come
quella degli altri ghoul, oserei quasi dire che è in tutto
è per tutto umana!-
Ignorando
il commento quasi elogiativo di Kanou, Akane si fece forza e
aprì un occhio per guardare Red.
I suoi occhioni marroni erano puntati su di lei, spalancati, spaventati
e preoccupati.
Vederlo così vulnerabile, senza la maschera di acida apatia
che indossava sempre le fece perdere un battito e provare un dolore
all'altezza delle scapole e della schien, un dolore che aveva avvertito
altre volte ma che non aveva mai accolto come in quel momento.
Doveva fare qualcosa, non poteva permettere che Kanou ferisse -no,
torturasse anche lui. Ormai lui e Hikari erano come dei fratellini
minori per lei; non si sarebbe perdonata se non fosse riuscita a
proteggere anche loro e Juuzou, che ormai erano la sua nuova famiglia.
Non avrebbe commesso due volte lo stesso errore.
Se era
davvero un ghoul, restava solo una cosa da fare.
"Devo
proteggerti Aka-chan!"
Akane
chiuse gli occhi con un sorriso di rammarico.
"Scusa Juuzou, ma oggi Aka-chan dovrà proteggersi
da sola".
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Capitolo 16 *** Epilogo ***
La neve aveva iniziato a coprire i corpi senza vita di umani e
ghoul come fredde e candide lenzuola mortuarie; riversi a terra in un
lago di sangue, i caduti parevano fiori in un macabro giardino rosso
e nero sbocciati ma già appassiti, nemici in vita, tutti
uguali davanti agli occhi del Mietitore. In lontananza la
battaglia imperversava senza tregua; non c'era tempo per piangere i
morti, erano tutti indaffarati a impedire che se ne aggiungessero
altri alla lista. Silenziosa, la neve cadeva ancora, lacrime del
cielo il cui cuore si era ghiacciato davanti allo scempio della
natura. L'odio e la rabbia si scontravano come il metallo delle
armi e delle kagune, producevano scintille, appiccavano il desiderio
di vedere gli occhi dell' avversario spegnersi. Shinohara
manovrava con destrezza la sua Quinque, l'armatura non sembrava
impedirgli i movimenti ma, anzi, li rendeva quasi più fluidi e
letali. Continuava ad attaccare senza tregua ma senza smettere di
lanciare sguardi ai compagni per assicurarsi che stessero tutti bene.
Il Gufo avrebbe voluto approfittare della sua distrazione ma era
impossibile, Shinohara era instancabile e impeccabile, sia
fisicamente che mentalmente. Egli, dal canto suo, si era reso conto
dello stato di difficoltà in cui si trovava il ghoul, quindi
non esitava ad affondare l'arma o tranciargli gli arti mentre
l'euforia di star vincendo cresceva piano piano in lui, tuttavia
bloccata da una parte di se stesso. "Non illuderti Yukinori"
si ripeteva, "nessun gallo canta prima dell'alba". Il
suo sguardo fu catturato da un lampo albino che come la morte in
persona, reggeva la falce e mieteva qualsiasi cosa si trovasse
davanti ma che, in quel momento, sembrava aver incanalato tutto il
suo sadico desiderio nel ghoul che tentava con le ultime forze di
contrattaccare. Juuzou non si era mai sentito così carico
in vita sua: faceva capriole, salvata, rideva con il suo
caratteristico tono psicopatico. I suoi occhi erano due micce,
spalancati e bramosi di vedere il sangue scorrere. Non pensava,
attaccava e basta come gli era stato insegnato fin da piccolo, senza
ripensamenti, senza indugi. Attaccava e rideva, rideva e attaccava.
Un concentrato letale di mosse fatali. Shinohara non aveva mai
pensato a Juuzou come una macchina, ma in quel momento era quasi
felice di vederlo in quello stato mentale di pura follia. Grazie a
lui il Gufo era quasi al tappeto. Con un ultimo attacco, Shinohara
riuscì a distruggergli la maschera mentre un fiotto di sangue
fuoriusciva da tutte le ferite, rosso come quelli degli umani eppure
ritenuto così differente dal loro. Tutti i presenti si
immobilizzarono, i fiati sospesi e gli occhi puntati sul mostro.
Passarono i minuti e, con sommo stupore, il Gufo iniziò a
camminare dalla parte opposta del tetto zoppicando e ansimando come
un cane. Si stava ritirando dunque? Juuzou impugnò la falce
con lo sguardo attento ma Shinohara lo fermò. Il ghoul
continuò a trascinarsi finché non si fermò del
tutto. I soldati non riuscirono a udire nulla ma furono certi che
avesse mormorato qualcosa. Infine cadde a terra, stremato, ferito,
morente. L'aria era ferma, il tempo continuava a scorrere ma il
mostro non si rialzava. Gli agenti del CCG non si guardarono, non
sorrisero, le loro espressioni erano mute e serie ma i loro cuori
tremavano, ansiosi di udire le parole per cui avevano combattuto fino
a quel momento. Infine Shinohara premette l'auricolare per comunicare
con il quartier generale contro l'orecchio e mosse piano le labbra
mentre la neve continuava a cadere. -Qui Shinohara. Oggi il Gufo è
stato abbattuto-. Grida di giubilo si innalzarono dal campo di
battaglia mentre, nell'ombra, qualcuno piangeva.
Qualche ora prima.
Akane non riusciva a distinguere il suo sangue e quello dell'uomo
che aveva davanti. Entrambi coprivano il pavimento di pietra grigia,
le macchiavano i vestiti e il viso come schizzi di inchiostro
vermiglio. La sua maglietta era tutta squarciata, come le sue
spalle dalle quali due ali rosse che ricordavano quelle di una
fenice, sovrastavano imponenti il corpo di Kanou, il quale sorrideva
come se stesse assistendo ad una commedia teatrale. -Uccidimi
pure- proferì, -questo non cambierà cosa sei, e
non salverà nemmeno la tua amica colomba-. Akane rizzò
le orecchie e il busto quasi inconsciamente. Vedendo la sua reazione,
il sorriso di Kanou si allargó. -Già, in questo
momento gli investigatori staranno combattendo contro il Gufo, ma...
mi domando quale dei due. Probabilmente avranno sconfitto il primo
con successo e staranno esultando vittoriosi. Peccato, mi sarebbe
piaciuto essere lì a vedere le loro teste venir mozzate dal
secondo-. Una lunga coda da volpe, ma affilata come una lancia
spuntò dal fondo della schiena della ragazza e terminò
conficcata a qualche centimetro dalla testa dell'uomo. Gli occhi
di Akane erano spalancati, ma non lasciavano trasparire alcuna
emozione; il loro colore caratteristico li aveva abbandonati venendo
sostituito dal nero e dal rosso. Il viso dello scienziato non
aveva mutato la sua espressione. Lei non lo avrebbe ucciso, per
quanto odio provasse nei suoi confronti lui era l'unico a poterle
procurare quelle pillole grazie alle quali le sarebbe stato possibile
sopravvivere senza dover mangiare umani come i suoi simili. Stava
per dar voce a quella realtà, ma tutto ciò che uscì
dalla sua gola fu un rantolo spezzato dal kagune di Akane che gli si
conficcò proprio nel cuore. Il petto della ragazza si
alzava e abbassava velocemente, la sua testa si sforzava
disperatamente di dare un senso a quello che era accaduto, voleva
giustificarsi, ma l'omertà aveva preso posto in lei
impedendole di dar voce all'ovvietà. Eppure solo una frase
affollava la sua mente in quell'istante. Juuzou era in
pericolo. Red non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Per un
momento si chiese se quella fosse davvero Akane o una copia
impassibile della sua amica. Fece per aprire la bocca, voleva
chiamare il suo nome perché sapeva che si sarebbe girata,
perché, infondo, non aveva dubbi che fosse lei. Voleva
guardarla negli occhi nella speranza di vedere il nero e il rosso
dissolversi, ma allo stesso tempo la paura di sbagliarsi gli gravava
sulle spalle facendo abbattere il suo putrido fiato sul suo piccolo
collo. Quasi avesse accolto il suo pensiero, Akane si voltò
come un automa, le ali infuocate e la coda improvvisamente puntate
verso di lui. Red raggelò. -Akane...?- sussurrò con
un fil di voce. Era ancora legato mani e piedi a quello scomodo
tavolo di metallo ed era troppo debole per potersi liberare con la
kagune; la sostanza sonnifera che gli scagnozzi di Kanou gli avevano
iniettato, a quanto pareva, non serviva solo a farlo addormentare. Si
dimenò con forza sentendo una sensazione di impotenza e panico
annebbiargli la mente mentre Akane si avvicinava a lui con passi
cadenzati. Era quasi come se il suo cervello avesse staccato la spina
lasciando che la parte animalesca prendesse il sopravvento, bastava
lanciare un'occhiata al corpo martoriato di Kanou e degli altri ghoul
che erano accorsi per combattere poco dopo che la ragazza si era
liberata. Una volta che l'ebbe raggiunto Akane fissò gli occhi
in quelli di Red, il quale avvertì un brivido percorrergli la
spina dorsale come mille formiche. -Akane, sono Red!- gridò
nella speranza di farsi riconoscere, ma in tutta risposta la rossa
sollevò la kagune inferiore ancora macchiata di sangue sopra
la testa. Non riusciva a capacitarsi di ciò che stava per fare
e la guardò ancora con occhi imploranti, tentando in tutti i
modi di far uscire la kagune, ma essa non rispondeva al comando. Con
un gesto fulmineo, la ragazza abbassò la coda verso Red, ma
invece che avvertire le carni dilaniarsi e il dolore esplodergli nel
corpo, il piccolo sentì il rumore delle cinghie che venivano
spezzate con un colpo secco. Cadde a terra con un tonfo alzando la
testa quasi immediatamente, confuso e disorientato. Incontrò
gli occhi di Akane, ancora sottoforma di ghoul, ma sta volta la
ragazza sorrideva. -Che sciocco, pensavi davvero che ti avrei
ucciso?- biascicò prima di cadere in ginocchio davanti a lui
improvvisamente priva di forze. Red le si catapultó
affianco posandole una mano sulla schiena mentre tossiva sangue. Dopo
essersi accertato che stesse bene, un sorriso che riassumeva tutta la
gioia e il sollievo che stava provando in quel momento gli piegò
le labbra all'insù. Quando Akane lo vide non riuscì a
credere ai suoi occhi. -Stai davvero sorridendo?- -Risparmia
il fiato per camminare- -Ecco, mi sembrava strano...- Red si
alzò in piedi aiutando anche la ragazza e in quel momento le
porte del laboratorio si spalancarono di botto. Red si mise
sull'attenti e Akane alzò lo sguardo piano, completamente
svuotata da tutte le energie. Quando, però, i volti di Touka,
Hikari, Yomo e Nishiki comparvero davanti a loro, entrambi tirarono
un sospiro di sollievo. Touka si guardò intorno con occhi
sbarrati mentre Hikari non perse tempo e scese dalla schiena di Yomo
per buttarsi tra le braccia del fratello. Red la strinse a sé
per rassicurarla, felice di rivederla e contento che stesse bene,
incurante che le sue lacrime avevano iniziato a inzuppargli la
spalla. -Akane stai bene?- Akane annuì alla domanda di
Nishiki, il quale la aiutò ad alzarsi e le avvolse un braccio
attorno al fianco per sorreggerla mentre Touka e Yomo ispezionavano
la stanza scavalcando i corpi senza vita degli altri ghoul come se
non fossero stati altro che sporcizia. Akane non riuscì a
reprimere un gemito di dolore quando il ragazzo le toccò una
ferita. -Sanguini ancora- notò aggiustandosi gli
occhiali. -Guarirà- tagliò corto lei, poi si voltò
verso gli altri due ghoul. -Ragazzi, Juuzou è in pericolo e
anche Kaneki!- -Lo sappiamo- mormorò Touka con lo sguardo
basso, quasi arrabbiato, ma Akane sapeva che la sua non era altro che
rabbia dovuta all'impotenza. -Dobbiamo andare da loro!- -Sei
troppo ferita per poterti muovere- intervenne Yomo guardandola con i
suoi occhi miti. -Non mi importa, posso camminare- insistette.
Touka la guardò. -Verrò con te, Yomo e Nishiki
invece porteranno i bambini in salvo- Akane si girò verso
di lei con la gratitudine negli occhi. Yomo e Nishiki non seppero più
cosa dire, sarebbe stato inutile insistere, Touka e Akane avevano la
testa dura... Non era certo saggio lasciarle andare con la rossa
in quelle condizioni, dopotutto la battaglia non era ancora
cessata... se si fossero trovate in mezzo al caos cosa avrebbero
fatto? Akane non poteva combattere e Touka, per quanto forte, non
avrebbe avuto scampo contro tutti quei soldati. Prima che uno dei
due potesse aprire bocca, Touka e Akane si stavano già recando
verso l'uscio. -Staremo attente, promesso-. Hikari si alzò
in piedi e corse ad abbracciare Akane, la quale le posò una
mano sulla testa. -Aka-chan, torna presto- disse alzando gli occhi
sui suoi. La ragazza sorrise dolcemente e l'abbracciò ancora,
poi si staccò da lei e insieme a Touka si incamminò
verso il centro della città.
Presente.
Juuzou non sentiva il freddo vento invernale abbattersi sul suo
viso e scompigliargli i capelli dello stesso colore di quei fiocchi
candidi, non sentiva le urla dei soldati che venivano feriti da quel
mostruoso ghoul da un occhio solo. Era come se non riuscisse più
a pensare in modo sobrio, il suo corpo era immobile, inginocchiato in
mezzo a quei tubi di metallo contro i quali lo aveva scaraventato il
Gufo. Non sentiva il dolore alla gamba attorcigliata in modo
innaturale -non aveva mai accusato alcun dolore ma sapeva che una
persona normale avrebbe già gridato in preda agli spasmi. In
quel momento, però, non gli poteva importare di meno. Tutto
ciò che i suoi occhi riuscivano a registrare in quel maledetto
istante era il corpo del signor Shinohara riverso al suolo in una
pozza di sangue, l'Arata distrutta e il Gufo che lo fissava
compiaciuto con il suo unico occhio, quasi fosse stato un bambino che
aveva appena giocato un dispetto a un coetaneo. Continuò a
sorridere mostrando la lingua aguzza che si agitava come una bandiera
mossa dal vento. In un aggressivo impeto di realizzazione Juuzou si
alzò in piedi aiutandosi con la sua Quinque fiondandosi verso
il ghoul, chiamando il nome del suo mentore, pregando nessuno in
particolare; non gli importava del Gufo che rideva di lui, voleva
solo raggiungere Shinohara. Avrebbe dovuto aspettarselo che la sua
gamba non avrebbe retto facendolo cadere rovinosamene al suolo,
tuttavia non si diede per vinto alzando il capo pronto a tornare
all'attacco. Il Gufo continuò a guardarlo con scherno,
beandosi della sua angoscia deidendo, quindi, di prolungarla
ulteriormente: sollevò la kagune al cielo quasi solennemente
e, senza staccare lo sguardo dal giovane investigatore, la fece
ripiombare dritta nella schiena di Shinohara. La testa dell'albino si
riempì del macabro scricchiolio della spina dorsale di
Shinohara che si spezzava. Il respiro gli si accorciò, il
corpo iniziò a tremargli in preda a brividi indefiniti, e
finalmente gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre alzava il
viso al cielo. La quiete improvvisamente creatasi venne distrutta da
un grido di immane disperazione. La gola di Juuzou bruciava, i suoi
polmoni si stavano svuotando velocemente ma lui continuò a
gridare in preda a quello che mai avrebbe pensato di poter
provare. Quella notte che parve non finire mai, Juuzou ricominciò
a provare dolore.
* * *
Touka e Akane si divisero per andare a cercare rispettivamente
Kaneki e Juuzou. La rossa, sebbene ancora ferita e dolorante, iniziò
a correre in direzione dei camion del CCG che sostavano in mezzo alla
strada. Lungo il percorso incrociò più volte corpi
coperti dalla neve, altri da sacchi neri, soldati che soccorrevano i
compagni, chi era seduto contro il muro tenendosi la testa tra le
mani in preda alla disperazione. Il cuore di Akane si strinse in una
morsa di dolore mentre assisteva a quello spettacolo. Tra i cadaveri
riconobbe perfino i genitori di alcuni suoi compagni di scuola e non
poté far altro che ricacciare le lacrime indietro. Continuò
a correre per alcuni minuti, poi finalmente individuò i
capelli bianchi di Juuzou e il suo cuore iniziò a battere
all'impazzata. Quando fu più vicina notò che era
isolato dal resto dei soldati; seduto con le spalle al muro e
circondato da resti, il capo chino e la falce stretta tra le mani
come se fosse stata un'ancora, sembrava non percepire la presenza
degli investigatori che correvano avanti e indietro per soccorrere i
feriti ma, cosa più importante, Shinohara non era con
lui. Avrebbe voluto chiamarlo ma tremava troppo per il freddo, il
dolore e la preoccupazione che una minuscola vocina all'interno della
sua testa le stava infondendo. Si avvicinò al furgone
ignorando alcuni uomini che, notando le sue ferite, le chiedevano
cosa le fosse successo e vi sbirciò dentro con il timore per
quello che avrebbe visto. E infatti quando il corpo del signor
Shinohara le si parò davanti allo sguardo, steso su una
barella e avvolto da una miriade di fili, le si mozzò il
fiato, il groppo che le si era formato in gola precedentemente
premette maggiormente per uscire sottoforma di un pianto dirompente a
cui, sapeva, non avrebbe dato sfogo, non in quel momento. Akane si
morse il labbro voltandosi verso Juuzou. Si avvicinò piano, le
mani lungo i fianchi, gli occhi nocciola puntati sulle sue forcine
rosse. Il ragazzo non si mosse. -Juuzou- chiamò piano la
ragazza, ma non ricevette risposta. Pareva quasi morto. Si
inginocchiò davanti a lui ignorando la neve che le entrava
nelle ferite e le congelava il respiro. Rimase ferma in attesa che
l'albino alzasse lo sguardo su di lei, ma non accadde, quindi allungò
una mano verso la sua guancia fredda e pallida coperta dai capelli
come una tenda. Il contatto parve scuotere il corpo di Juuzou che
finalmente la guardò. I suoi occhi rossi la colpirono
peggio di uno schiaffo; non li aveva mai visti così vuoti e
tristi. Strinse a pungo la mano libera e, senza preavviso, attirò
Juuzou a sé abbracciandolo forte. L'albino, dal canto suo, fu
preso alla sprovvista da quel gesto tanto insolito e in parte
sconosciuto, ma gli venne quasi d'istinto avvolgere le braccia
attorno al corpo dell'amica. Lasciò andare la Quinque che
cadde a terra con un tonfo metallico per stringere tra le dita la
maglietta strappata di Akane. Appoggiò la fronte contro la sua
spalla e digrignò i denti iniziando a tremare. La rossa gli
premette una mano sulla testa appoggiando il capo sul suo senza dire
una parola. Entrambi iniziarono a piangere in silenzio sotto lo
sguardo compassionevole di un cielo di vetro.
Angolo autrice
Ci ho messo letteralmente anni, ma
alla fine sono riuscita (anche se a malincuore) a concludere questa
storia. Che dire? Ringrazio infinitamente tutte le persone che sono
arrivate fino a qui e che ora stanno leggendo queste parole di
un'umile giovane come me. Dovete perdonarmi per la poca continuità,
ma spero che questa storia vi abbia lasciato qualcosa a discapito
dell'attesa. Sto già preparando un sequel, ma a dirla tutta
non sono sicura di pubblicarlo qui su EFP. Lo troverete sicuramente
su Wattpad comunque :) Grazie ancora a tutti, ci leggiamo in
giro! -Cherry
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