We should fall asleep to love each other forever...

di Alessia_Way
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Love Never Felt so Bad ***
Capitolo 2: *** A small Part Of What Makes You Smile ***



Capitolo 1
*** Love Never Felt so Bad ***


WriterCorner: Bene... Sono di nuovo qui. Dovrei essere praticamente catapultata a finire il capitolo successivo di Akashitsuji (per chi non la conoscesse, è una mia ff che è ancora in corso...), ma sinceramente ho ispirazione altrove, su qualcosa di già scritto e che voglio rendere pubblico qui. Forse dovrei davvero impegnarmi nella mia fanfiction, però tengo davvero a questa che sto introducendovi adesso. Dico solo che sì, è una Frerard, ma è così struggente che fa male anche a me, per quanto comunque abbia qualcosa di vero. Ebbene sì, quello che leggerete praticamente ha poco a che fare con la vita vera di questi due, è qualcosa che viene da me, insomma... Molto copyright, se vogliamo riassumere il tutto. Ci terrei a sapere il vostro parere, se suscita anche a voi delle emozioni che ho provato a mettere su bianco, a far sì che venissero trasmesse a voi lettori. E sto parlando troppo adesso quindi bando alle ciance e vi lascio al primo capitolo.
Ciò che leggerete, dura davvero poco, ma è raccolta quasi un anno di... Sofferenze, momenti rubati, parole non dette tutti in delle "lettere" diciamo. Non partono con dei "Caro **tizio**", ma comunque sono viste come delle lettere mai viste. Detto ciò... Buona lettura, miei carissimi lettori. A presto!






Love Never Felt So Bad




 

Se c'era cosa più sbagliata al mondo era quella di innamorarsi.
 

Innamorarsi.
 

Esserne felici.
 

Cadere a pezzi.
 

Un ciclo continuo, a volte lungo, ma le tappe erano sempre state quelle. E dopo l'ultima, non esisteva ritorno.

E lo avevo provato, ne ero stato vittima più di una volta. Ma quella era una delle peggiori mai.

Avevo dato un nome, a quella volta, e avrei giurato fosse l'ultima: Frank. Nome carino eh? Già, ma mai tanto quanto l'essere umano che portava tale nome.
 

Capelli scuri.
 

Di statura media.
 

Tatuaggi.
 

Giovane.
 

Affascinante.
 

Esattamente, affascinante. Nel modo di essere, nel modo di parlare, o anche solo di muoversi e di relazionarsi con i suoi coetanei.

Peccato che non si vedeva come lo vedevo io. Neanche per idea. La sua testardaggine provava a sfidarmi, ma sapeva che per quanto potesse provarci, non sarebbe mai riuscita a farmi cambiare opinione su di lui. Perché a distanza di un anno, avevo sempre tenuto quel pensiero in testa. E in un anno, le discussioni sul suo essere terribilmente affascinante erano state troppe persino per me. Ma non mi sarei dato per vinto. Non io.

Come non poteva capire di esserlo, se appena me lo ritrovavo davanti agli occhi era solamente uno spettacolo, tanto da farmi sciogliere, da farmi dimenticare quanto fossi incazzato per qualcosa, tanto da farmi venire voglia di...
 

No.
 

Già, no.

Perché? Sposato.

Sposato con una bellissima ragazza che continuava a fargli passare le pene dell'inferno e che si poteva benissimo dire che portava il mio perenne odio sulle spalle magre.

Beh, era bellissima. Ma mai quanto il marito che, sfortunatamente, amavo più di quanto lei potesse anche solo immaginare. Neanche nei suoi più oscuri incubi.

Pensavo di amarlo più di quanto lei fosse capace di fare, ma sapevo che non era vero. Il mio unico anno passato a... Seguirlo, non era niente a confronto con i quattro anni che lei aveva passato al suo fianco, da amica, e uno da sposati. Io non potevo competere con lei, e questo lo sapevo. Me ne rendevo perfettamente conto.
 

Ma...
 

Ma sapevo che, per quanto tutto fosse terribilmente sbagliato, noi, il momento, il posto sbagliati, lui provava qualcosa per me. Solo che non poteva.

 

-Non posso

 

Maledetto verbo. L'uomo dovrebbe cancellare dal vocabolario umano quel verbo. Quelle sei lettere messe in fila, che danno vita al peggior verbo che esista.

Non si può fare quello che si vuole? Perché deve essersi sempre qualcosa di importante che non deve essere fatta? Che non può essere fatta.

Tutte le volte che Frank pronunciava quel verbo, erano una lama conficcata dentro il mio stomaco. Ecco il senso di cadere a pezzi. Stavo cadendo a pezzi per lui e per tutte le lame inflitte, ed era la cosa più giusta che mi fosse possibile fare. Non avevo nessun altro potere.
 

Già, potere.
 

Sapevo di averlo più vicino di quanto pensassi, ma per tutte le volte che tentavo anche solo di acchiapparlo, si rivelava lontano anni luce dalla mia mano. Nonostante quella sera gliela stessi stringendo più forte, che potevo sentire la sua carne fondere con la mia, raggiungere i tessuti muscolari, la fusione di quelle ossa e una cosa sola. Potei giurare di sentirmi una cosa sola guardando quelle mani strette l'una all'altra, ma se lo osservavo negli occhi, la distanza era troppa.
 

Resta con me.
 

Non l'avrei mai potuta pensare una frase del genere. Non nei suoi confronti. E soprattutto, non avrei permesso che quella frase attraversasse la mia gola e uscisse dalle mie labbra. Non lo meritava.

Non poteva restare.

 

-Non nel modo in cui entrambi volevamo restare.

 

Eppure, fisicamente mi era così vicino da poter sentire persino il suo cuore battere dal nervoso.
 

Chissà se senti quanto quelle lame hanno inflitto nel mio stomaco che trema all'idea di averti con me.
 

E guardarlo negli occhi, nervoso, disperato, alla ricerca di una soluzione che neanche lui riusciva a trovare, sentivo di amarlo troppo per poter restare. Perché avrei dovuto lasciarlo, avrei dovuto allontanarmi tempo prima, quando gli urlai i miei sentimenti.
 

Incosciente.
 

Lo stavo ferendo, persino io lo stavo facendo. Riuscivo a leggerlo nei suoi occhi al mio voler baciarlo.
 

Perché baciarti è il peccato più grande, più distruttivo, più sporco, e più perfetto che possa esistere.
 

Perché con un bacio avrei detto tutto. E non ci sarebbero state parole inutili da aggiungere, nient'altro. Ma dovevo stare zitto, avevo detto più del dovuto, le mie lame erano state scagliate contro di lui che potevo benissimo notare quanto stesse iniziando a sanguinare.

 

-Magari per una volta non voglio fare ciò che è giusto ma ciò che voglio...

 

No. Non vuoi davvero. Non vuoi davvero infrangere quella regola che ci è stata imposta. E' impossibile amarci...
 

Avrei voluto piangere. Piangere perché ero consapevole della merda in cui avevo cacciato entrambi. Lui che combatteva con sé stesso, con un matrimonio da dover tenere sulle spalle, l'imminente arrivo di un bambino. Ed io, che combattevo per lui, e non per me stesso. Perché non avrei perso nient'altro che lui. Baciarlo quella sera sarebbe stato l'errore più bello mai commesso. Perderlo sarebbe stato imminente. Avremmo capito entrambi che la vicinanza dell'altro sarebbe stata più dolorosa di quanto non lo fosse già.
 

Ma lo desidero così tanto.
 

Non potevo.

Non potevo ferirlo come avevo già cominciato a fare. Avrei combattuto ancora per vederlo felice, invece, con la sua vera famiglia, alla quale lui era stato destinato. Era quello il suo posto, non al mio fianco.

Non come entrambi volevamo che fosse...

O almeno, solo io. Perché sapevo che non voleva davvero rimanere con me. Ma sapevo che ancora mi voleva al suo fianco, per quanto io volessi salvarlo, per quanto volessi reggerlo in piedi da lontano.
 

Stai rischiando.
 

Cazzo, quanto stava rischiando. Era davvero deciso a rischiare di ricadere fra le mie braccia mentre io cercavo di tenerlo su, al suo posto, e cercavo con tutto me stesso di non allentare la presa su di lui?

Potei scommettere quanto il rischio gli piacesse, quando accettò di baciarmi, nonostante dopo si sentisse in colpa per la moglie.
 

Eppure non ti rendi conto che tu ferisci me ed io continuo a ferire te, ma non lo ammetti neanche se ti pregassi di urlarmelo in pieno viso.
 

Era l'amore più distruttivo che la mia vita mi avesse mai portato ad affrontare. L'amore più bello, più affascinante, più rischioso e più sbagliato.

L'amore che continuavo a stringere per mano, e che avrei deciso di affiancare, di salvare, di proteggerlo da me stesso il più possibile.

Non meritava quello che gli avevo procurato. Soffriva abbastanza per l'amore più grande del nostro che teneva già su. E il nostro non era abbastanza forte da poter rompere il legame del primo.

Io non ero abbastanza da poterlo rompere.

E non l'avrei più fatto.

L'amore non era mai stato così brutto nella mia vita, fino al suo arrivo. Ma parliamo di Frank, e aveva il suo modo di trasformare il brutto in qualcosa di affascinante e distruttivo, proprio come lui.

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Capitolo 2
*** A small Part Of What Makes You Smile ***


WriterCorner: Sono imperdonabile, lo so. E' da Febbraio che non aggiorno questa short ff che tral'altro ho già completato però sono stata molto impegnata. Devo ancora andare avanti con la mia long principale, gli impegni non mi danno tregua ed io cerco di farmi in quattro per tutto (poi da poco mi sono ripresa da un incidente quindi vi lascio immaginare). Detto questo, taccio, vi lascio al capitolo che forse... Forse aspettavate da tempo ma che adesso è qui.
Buona lettura, miei cari lettori <3


 



A small part of what makes you smile



 

Credevo che la felicità non mi appartenesse più da mesi a questa parte. Credevo non facesse più per me, quella roba. E infatti avevo ragione.


Avevo perfettamente ragione.


Un messaggio. Un messaggio mi aveva reso consapevole di ciò. Il suo.

Stava per diventare padre, padre di quella che sarebbe stata la creatura concepita con la donna che, ahimè, portava ancora il mio odio alle spalle.


Padre.


Bambino… O bambina.


Figlio.


Genitore.


Parole che continuavano a ronzarmi intorno, in testa, che mi confondevano e infondevano in me una tristezza che non avrei mai, e dico mai, dovuto provare.


Perché non posso essere semplicemente felice per lui e andarmene?


Già, perché non l’ho ancora fatto?

E perché mi sentivo di non appartenere più alla sua vita come… Lo ero stato fino a pochi minuti prima dell’arrivo di quel messaggio?


Sono così egoista.


Quella creatura… Non riuscivo neanche a pensarlo. Era stato tutto troppo vago, troppo insicuro. E adesso c’era la certezza, la certezza che lui avrebbe donato completamente sé stesso a quella che sarebbe stata sangue del suo sangue.

Da una piccola parte, amavo che lui stesse per raggiungere il suo sogno, quello di stringere una piccola vita che aveva creato lui stesso, con la donna che lo aveva affiancato e che lo affiancava da anni. Lo desiderava così tanto…

Ma non riuscivo ad essere altrettanto felice. E non riuscivo a spiegarmi perché.

Ero realmente così egoista?

O avevo solo paura che dimenticasse ogni cosa perché aveva qualcuno di realmente più importante a cui badare e donare la sua vita, le sue attenzioni?

O avevo il terrore che… Si dimenticasse di me?


Oh, diamine…


Avrei voluto sprofondare, non pensare più a niente e dirgli…


“Sono così felice, Frankie. Meriti tutto questo, lo meriti davvero…”

E mi sarei commosso, come ero solito fare, perché gliel’avrei detto con un sorriso tale da bloccarmi il viso, da farmi dolere le guance, tutto. L’avrei abbracciato, talmente forte, felice di vederlo realizzato, di vedere il suo più grande desiderio vicino, prossimo, reale. Gli avrei detto che sarei rimasto al suo fianco per vederlo diventare un padre perfetto.


Sei così stupido, Gerard.


Eccome se lo ero.

Non avevo fatto nulla di quello che mi aspettavo di dover fare.

Ma in cuor mio, nel profondo, mi sarebbe piaciuto vedere un suo sorriso apparire in quel viso che tanto amavo e mettere in pace il mio animo una volta per tutte, essere realmente felice per lui e per la sua famiglia, che presto sarebbe stata perfetta in tutti i sensi.

Ma stavo oramai realizzando.

Non avrei sopportato di vedere il suo viso confuso ad una mia possibile reazione negativa. L’avrei guardato con sguardo… Fiero, l’avrei lasciato libero da qualsiasi distrazione, da possibili ricordi, desideri, confusione, amore non corrisposto. L’avrei completamente lasciato libero di fare la sua strada, e di seguirla.

Se avesse ancora voluto, l’avrei sostenuto, e non l’avrei più fatto crollare fra le mie braccia, non avrei allentato la presa su di lui, l’avrei aumentata, spedito verso una vita nel quale io non facevo parte, perché era lui che si doveva impegnare a sostenere ciò che aveva creato.


Libero.


Ma se solo riflettevo…


“Non puoi andartene. Mi distruggerai e basta. Sei l’unica cosa che ho, non puoi togliermi anche questo”


Come avrei potuto? Come avrei potuto lasciarlo libero, libero di fare la sua strada completamente senza di me? Avrei distrutto anche me stesso.


E allora perché sento che è la cosa più giusta da fare?


Perché sapevo che farlo era doloroso, difficile e distruttivo per entrambi ma era anche la cosa giusta?

Quante le cose erano giuste, tanto da non volerle neanche compiere?


Se solo ti lasciassi andare, non ricadremo entrambi. Voglio salvarti, lo voglio.


Ma sapevo che non avrebbe funzionato come avevo sempre pensato e sperato.

Cos’era giusto, e cosa sbagliato? Perché non mi capacitavo e capivo cosa fare? Perché sentivo ancora quelle lame? Le sentivo quando io stesso stavo per ferire lui con una mia possibile decisione?

O ero io a ferire me stesso?

Ero io a ferirmi ancora con quei pensieri, quelle confusioni e quei desideri irrealizzabili? Ero davvero capace di farlo?


Sì.


E avrei continuato finché ne avrei avuto la forza giusta per smettere.

Solo allora avrei cessato di infierire, in tutti i modi possibili. Avrei deciso la cosa migliore.

Ma era solo il tempo di sanguinare che me l’avrebbe fatto capire. E lui doveva starne fuori, non avrebbe mai e poi mai saputo nulla di tutto.


Sanguinerei fino alla morte se ciò ti rendesse più felice.


La confusione in me era… Asfissiante, insostenibile. Ma avrei fatto ciò che serviva per vederlo sorridere, perché desideravo solo quello.


Vorrei essere sempre una piccola parte di ciò che ti fa sorridere.


Lo avrei sempre voluto.

Ma avrei desiderato lasciarlo andare…


Basta.


Diamine, sì.

Era giusto così, era il momento di aspettare, aspettare il momento giusto per decidere, il momento giusto di fare la decisione più giusta. Perché era così che doveva andare.

E fino a quel momento…

Sarei rimasto a guardare, a guardarlo diventare un uomo perfetto, un padre perfetto, un esempio per la creatura. Senza alcun rimorso, deciso in quello che aveva scelto di credere.

E non avrei dovuto vederlo in preda alla disperazione, in preda al dolore o ad un desiderio sbagliato. Non avrei dovuto vederlo sanguinare per causa mia, perché avrei tolto quelle lame, l’avrei guardato mentre cercavo di guarire quelle ferite.

Non avrei commesso altri errori, non era giusto per lui. Non era giusto per nessuno.

Sarei solo stato felice, avrei pianto in silenzio e avrei combattuto con i demoni che erano la mia confusione più totale e la mia disperazione di non essere abbastanza.

Sì, il mio sentirmi “non abbastanza” non avrebbe cessato di esistere, per lui non lo ero mai stato ed ero certo che sarebbe stato così.

Ma non mi sarebbe importato.


No.


Sarei stato fiero, di guardare la persona che più amavo al mondo realizzarsi e migliorare ancora di più.

E si, starei anche stato felice…

Se solo la vera felicità mi fosse mai appartenuta davvero.
 

Ti salverò.

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