Ti ho mai detto che ti amo?

di tanya_94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arthur e Molly - La felicità nelle cose semplici ***
Capitolo 2: *** Harry e Ginny - Di bianco vestita ***
Capitolo 3: *** Ron e Hermione - Cappuccino ***
Capitolo 4: *** Lucius e Narcissa - Una piccola luce nella notte ***
Capitolo 5: *** Draco e Astoria - Per sempre ***



Capitolo 1
*** Arthur e Molly - La felicità nelle cose semplici ***


“Dai, Molly! Andiamo!”

Era un pomeriggio soleggiato di fine maggio, i campi di fronte alla casa di Molly profumavano di fiori di campo e i raggi del sole giocavano ad accarezzare i fili d’erba. 

Arthur Weasley stava sulla porta di casa tenendola aperta con il piede destro, mentre si rivolgeva alla ragazza che, dietro di lui, si stava sistemando un grosso cappello sulla testa. 

Lei e Arthur si erano conosciuti ad Hogwarts e quasi subito si erano innamorati. Venivano entrambi da due famiglie umili e semplici, entrambi abituati ad apprezzare le piccole cose, molti interessi in comune e una straordinaria capacità di catturare i pensieri dell’altro, benché nessuno dei due fosse un Legilimens.

La famiglia di Molly abitava in compagna, mentre i Weasley in un piccolo appartamento a Londra, così ogni domenica pomeriggio Arthur si smaterializzava e raggiungeva la casa della fidanzata per passare qualche ora con lei. 

“Quando ci sposeremo verremo ad abitare anche noi in campagna. Così i nostri figli potranno passare le loro giornate all’aia aperta, giocando a quidditch o rincorrendo gli gnomi” diceva sempre Arthur ogni volta che passeggiava per i campi con Molly. 

I due adoravano fare passeggiate lunghissime tra i sentieri sterrati di campagna che circondavano la umile dimora della famiglia di Molly. Soprattutto Arthur trovava l’attività molto rilassante, abituato com’era alla vita in città e al ritmo frenetico del lavoro al Ministero.

Anche quella domenica avevano deciso di uscire, anche se ormai era piuttosto tardi e il sole era molto vicino al tramonto.

“Oggi ti porto in un posto speciale” disse Molly appena iniziarono a passeggiare “ci andavo da piccola con mia sorella, ma da quando lei si è sposata ed è andata via di casa non ci sono più tornata” 

Dopo circa dieci minuti di camminata raggiunsero una collina in cima alla quale troneggiava un alto albero dalla chioma verde e folta. I due ragazzi si sedettero sotto l’albero e iniziarono a guardare l’orizzonte, dove si potevano scorgere le montagne e il sole che si gettava dietro di loro. Improvvisamente Arthur si voltò verso Molly e cercando di non farsi notare da lei la osservò intensamente, concentrandosi sui dettagli, come amava fare di fronte a tutte le cose che lo affascinavano: aveva i lineamenti morbidi, i capelli rosso fuoco raccolti in una treccia e gli occhi scuri fissi all’orizzonte, le sue labbra rosee erano leggermente incurvate in un sorriso che emanava serenità.

Fu guardandola che Arthur capì che quello era il momento più felice della sua vita. 

Capì che la felicità non è necessariamente nelle grandi cose, ma è anche nel quotidiano, in una donna seduta al suo fianco con un vestito a fiori e un grosso cappello sulla testa che fissa l’orizzonte con aria sognante.

Un profondo sospiro di Arthur attirò l’attenzione della ragazza che si voltò verso di lui e iniziò ad accarezzargli i capelli, piuttosto radi nonostante la sua giovane età.

Lui semplicemente le sorrise e poi la chiamò.

“Molly”

“Dimmi”

“Ti ho mai detto che ti amo?”

“No, però me lo dimostri ogni giorno.” rispose lei con un sorriso rilassato

“Come?” chiese Arthur aggrottando le sopracciglia, come faceva sempre quando era stupito per qualcosa. 

“Essendo te stesso e lasciandoti amare nella tua semplicità.”

Arthur si rimise a sedere e lentamente si avvicinò a Molly per baciarla.

Era la ragazza più bella che il Mondo Magico avesse mai visto.

 
ANGOLINO DELL'AUTRICE :)
Ciao a tutti, questa è la prima fanfiction che scrivo con una raccolta di oneshot.
Quessto è il primo capitolo dedicato alla coppia Arthur-Molly.
Spero vi sia piaciuto!
Se vi va lasciatemi una recensione!
Grazie mille per la vostra lettura!
Al prossimo capitolo :)

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Capitolo 2
*** Harry e Ginny - Di bianco vestita ***


Harry aveva le mani che tremavano.

Non gli sembrava possibile, era certo di aver vissuto nella sua vita situazioni molto più stressanti di quella, eppure aveva il cuore che batteva accelerato e la bocca impastata per l’emozione.

Si sentiva isolato, come in una bolla, nonostante attorno a lui fosse tutto un vociare, uno schiamazzo continuo di chiacchiere e risate.

La signora Weasley l’aveva accompagnato all’altare poco prima e ora stava tranquillamente chiacchierando con la professoressa McGranitt, nelle sedie di fianco a lui erano seduti Ron e Hermione e la ragazza stava sistemando con la bacchetta il nodo della cravatta del marito, mentre sul lato opposto George stava osservando incuriosito il bizzarro vestito di Luna Loovegood, un abito  lungo fino al ginocchio che sembrava essere stato confezionato utilizzando gli involucri delle api frizzole. 

Nelle ultime file Harry aveva scorto Dudley che era venuto accompagnato da una ragazza bionda che assomigliava in maniera impressionante a zia Petunia, della quale Harry non riusciva a ricordare il nome. Dudley era l’unico dei Dursley ad aver accettato l’invito di Harry al suo matrimonio, anche se lui era convinto che la sua partecipazione fosse stata mossa principalmente dal banchetto che sarebbe stato servito dopo la cerimonia, piuttosto che dal piacere di partecipare alle nozze del cugino. 

Harry aveva pensato di raggiungerlo, per salutarlo, ma si sentiva le gambe incollate al terreno e se non fosse stato per il tremore che  lo percuoteva avrebbe potuto pensare di essere stato pietrificato. 

Era certo di essere fermo in quella posizione da almeno dieci minuti, e cominciava a pensare che l’attesa sarebbe stata ancora lunga, quando una decina di piccoli cupidi entrarono nella stanza dall’ingresso principale lanciando petali di rosa su tutti gli invitati.

Per qualche minuto gli sguardi di tutti furono rivolti verso l’alto, rapiti dai piccoli cupidi che volteggiavano leggeri sopra le loro teste, poi, improvvisamente, la voce di Hagrid rimbombò potente nella sala, “Arriva! Arriva la sposa!” disse, con un tono di allegro entusiasmo che Harry pensò di avergli sentito solo quando argomento della conversazione erano draghi o altre creature considerate da lui incredibilmente affascinanti e incomprese. 

Il cuore di Harry iniziò ad accelerare prepotentemente, come se volesse scappargli fuori dal petto.

Passarono appena pochi secondi e Harry riuscì a distinguere sul fondo della sala, davanti alla porta dalla quale qualche minuto prima avevano fatto il loro ingresso le creature alate, due figure, entrambe sottili, una più alta e slanciata, l’altra più bassa ma ugualmente elegante.

Ginny stava facendo il suo ingresso accompagnata da suo padre.

Harry si consolò nel vedere che non solo lui stava tramando, ma anche il signor Weasley , il quale continuava a dare piccoli colpi di tosse nervosa, mentre Ginny, al suo fianco, sorrideva a tutti gli invitati e li salutava con leggeri cenni della testa. Indossava un abito di pizzo bianco con una fascia alta rossa che le circondava la vita e si intonava perfettamente al colore dei suoi capelli, raccolti dietro la nuca e intrecciati con dei nastrini di raso bianchi. 

Man mano che Ginny si avvicinava, Harry sentiva il suo cuore sempre più calmo e rilassato.

Il sorriso rassicurante di quella che sarebbe diventata presto sua moglie aveva un potere terapeutico da sempre. Durante la guerra, nelle notti insonni, i pensieri di Harry andavano sempre a lei e anche in quei pensieri lui ritrovava la forza di continuare la sua battaglia contro Voldemort. 

Quando Ginny arrivò di fianco a Harry il signor Weasley salutò entrambi con un bacio e prese posto di fianco alla moglie .

La mano di Harry prese quella di Ginny, una mano fredda e sudata, ma salda e sicura .

“Sei bellissima!” le disse. Lei arrossì, gli sorrise e poi gli baciò la fronte.

“Ti ho mai detto che ti amo?” gli chiese la ragazza.

“Sì, - rispose lui- e ogni volta che me lo ripeti io mi innamoro un po’ di più di te. Ora sei pronta Ginny? Sei pronta a diventare mia moglie?”

“Sono pronta a diventarlo e sono  pronta a esserlo per sempre.”


ANGOLINO DELL'AUTRICE :)
Ciao! Eccomi con il secondo capitolo :)
Questa volta protagonisti sono Harry e Ginny in un gorno molto importante :)
Vi ringrazio per avere letto il capitolo e aspetto i vostri commenti che sarò molto felice di leggere :) 
A presto!

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Capitolo 3
*** Ron e Hermione - Cappuccino ***


Ron scese le scale del soppalco dove si trovava la sua camera da letto con gli occhi semi chiusi e cercando di fare meno rumore possibile. 

Sopra, Hermione stava ancora dormendo benché fossero già le dieci del mattino.

Da quando era rimasta incinta i suoi ritmi si erano molto rilassati: aveva smesso di lavorare verso il sesto mese e ora che mancava appena un mese al parto le sue giornate erano caratterizzate quasi unicamente dalla lettura.

All’inizio era stata una bella sfida per Ron riuscire a tenere testa a sua moglie e convincerla che per il bene del bambino che stava aspettando avrebbe dovuto rinunciare alla frenesia che la caratterizzava, avrebbe dovuto prendersi delle pause e rallentare i suoi ritmi.

“Ron, sono incinta non ho il vaiolo di drago!” questo era quello che per mesi Hermione gli aveva ripetuto, cercando, inutilmente, di non farlo preoccupare.

Con la gravidanza di sua moglie Ron era diventato, infatti, sempre più premuroso.

Quella mattina aveva deciso di preparare la colazione e svegliare sua moglie con il dolce aroma di cappuccino. Hermione adorava quell’intruglio babbano che lui, dopo anni di matrimonio, ancora non riusciva a bere.

Arrivato in cucina iniziò a chiamare a sé tutti gli ingredienti e a preparare la colazione. Sul tavolo era già pronta una torta di uvetta e cioccolato che sua madre aveva preparato per loro e aveva portato la sera prima. 

Ron prese un vassoio, il cappuccino che aveva preparato per Hermione, un bicchiere di succo di zucca per lui e due grosse fette di torta e salì le scale.

“Hermione, sveglia! C’è una piccola sorpresa per te!” aveva annunciato con gioia alla moglie che ancora dormiva e che per tutta risposta si rigirò nel letto, coprendosi il volto con il cuscino per non esser disturbata dal suono della voce di Ron.

Lui si avvicinò, sostò il cucino e baciò Hermione che lentamente aprì gli occhi e poi si mise a sedere.

“Cos… Cos’è quest’odore?” chiese lei, con la voce ancora assonnata.

“Cappuccino, suppongo” rispose Ron con un leggero tono di preoccupazione nella voce.

“Hai preparato del cappuccino? Tu?” 

“Sempre quel tono sorpreso?”

Hermione sorrise e avvicinò la grande tazza di porcellana bianca alle sue labbra rosse.

L’espressione del suo viso fece capire a Ron che il sapore della bevanda non dovesse essere molto piacevole.

“Non è buono?” chiese Ron preoccupato, con la stessa espressione di un bambino che confessa alla mamma di aver rotto un vaso.

“Ti ho mai detto che ti amo?” disse Hermione.

“Certo, ma credo che non lo ripeterai mai abbastanza.” rispose Ron con un sorriso.

“Ti ho  mai detto che ti amo, anche se fai il cappuccino peggiore di tutta l’Inghilterra?” ghignò Hermione.

Ron scoppiò in una risata sonora, una di quelle risate che Hermione amava perché profumavano di vita, di gioia, profumavano di Ron. Poi appoggiò la sua mano sul ventre rotondo della ragazza e quasi subito un colpo leggero la colpì.

Hermione e Ron si guardarono negli occhi e sorrisero.

“Eppure - disse lui- sembra che nostro figlio apprezzi il mio cappuccino.”

“Oh, io non credo Ron… Penso stesse chiedendo a me di non continuare a berlo!” rispose Hermione.

Ron prese il suo volto tra le mani e la baciò. Sapeva di cappuccino. 


ANGOLINO DELL'AUTRICE :)
Nuovo capitolo! :) 
Questa volta protagonisti sono Ron e Hermione!
Come sempre vi ringrazio per le lettura!
Se vi va lasciatemi una recensione!! 
A presto :)

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Capitolo 4
*** Lucius e Narcissa - Una piccola luce nella notte ***


Il Signore Oscuro rideva e Lucius sentiva freddo. Draco era sdraiato sul pavimento e sanguinava. Non stava piangendo ma rimaneva rannicchiato come se volesse imprigionare dentro di sé tutto il dolore che provava in quel momento.

“Mio Signore, prendete me, non lui, non mi figlio” la voce di Lucius era tremante. Tutto intorno a lui era buio, si trovava in un luogo che non conosceva e non sapeva come ci era arrivato.

“Troppo tardi, Lucius.” disse Voldemort con un sussurro. “Avada Kedavra!”, un lampo di luce verde squarciò il buio e colpì in pieno petto Draco.

 

“NO!” 

Lucius Malfoy si svegliò con il sudore che scivolava copioso sulla fronte e le lacrime che pungevano gli occhi. 

Era solo un incubo. L’ennesimo incubo di quei mesi, e in quel momento non capì se fosse più rincuorato dal fatto che si trattasse di un sogno o preoccupato perché quel genere di visioni notturne erano diventate sempre più frequenti.

La camera da letto di Villa Malfoy era buia e i pesanti tendaggi non facevano trasparire nemmeno la fioca luce della luna invernale. 

Un movimento deciso di Narcissa scosse appena le coperte e poi una voce leggera, quasi un soffio: “Lumos”.

Lucius si voltò verso sua moglie che teneva in mano la bacchetta che emanava una piccola luce dalla punta, l’unica fonte luminosa nel buio della notte.

Lei gli accarezzò con mano leggera i capelli arruffati e le guance, dove ormai un’ombra di barba cominciava a fare capolino. 

Il cuore di Lucius continuava a battere con un ritmo isterico e il suo respiro era irregolare e affannoso.

“È stato solo un sogno, Lucius.” 

La voce di Narcissa era gentile e amorevole, come quella di una madre che tranquillizza il proprio bambino dopo una crisi di pianto. 

“Draco… Lui lo uccideva e mi diceva che ormai era tardi per chiedere pietà! Siamo in trappola, capisci?” Lucius aveva iniziato a piangere e non sembrava non ci fosse parola, carezza o presenza in grado di consolarlo.

Erano mesi, ormai, che le sue convinzioni si erano sgretolate. Da ben prima di essere uscito da Azkaban. Passava le sue notti a piangere o a lamentarsi nel sonno e le sue giornate a cercare di mantenere salda sul viso quelle maschera che per lunghi anni aveva indossato con fierezza e convinzione e che ora lo disgustava e lo inquietava. 

Da tempo, ormai, i Malfoy non erano più i servitori più fedeli e stimati dell’Oscuro Signore e Lucius era certo che questo fosse solo e unicamente frutto della sua incapacità.

“Lucius, Lucius…” la voce di Narcissa lo chiamava con dolcezza.

“Lo ucciderà, lui ne è capace. È tutta colpa mia!”, i gemiti di Lucius erano sempre più angoscianti. 

“Non avere paura, non accadrà!” disse Narcissa mentre la sua mano continuava a massaggiare la testa del marito nel vano tentativo di calmare qual pianto, quell’angoscia, quel dolore.

“Se Draco dovesse morire io non me lo perdonerei mai, lui vuole punire me colpendo nostro figlio.” le lacrime, sempre più disperate, segnavano il volto stanco di Lucius, generalmente pallido, ma ora vivido come la porpora. 

Narcissa si avvicinò al marito e lo baciò.

Dapprima sentì le labbra di Lucius contratte e rigide, poi lentamente si rilassarono e diventarono le labbra morbide che era solita sfiorare ogni mattino, dal giorno del loro matrimonio.

Quando si allontanarono Narcissa vide che suo marito aveva smesso di piangere, istintivamente gli sorrise e gli prese le mani tra le sue.

“Lucius, ascoltami! Ti prometto che non accadrà nulla a Draco. Combatteremo insieme per salvarlo, per salvare la nostra famiglia. Non dobbiamo avere paura. Io so che ho te e tu sai di avere me. Non siamo soli, Lucius.”

“Ti amo, Narcissa.” la voce di Lucius ora era più calma, il viso più disteso.  

Narcissa sospirò e sorrise al marito. “Anche io” disse.

“Ti ho mai detto che ti amo, Narcissa? Prima d’ora, intendo.” 

“Mai con questo tono.” rispose lei.

Lucius si avvicinò a sua moglie e premette il viso della donna al suo petto, come se volesse permetterle di sentire il suono del suo cuore.

Narcissa respirò il profumo di suo marito, che tanto le era mancano nei mesi che aveva trascorso lontano d lei, rinchiuso ad Azkaban. Poi raccolse la sua bacchetta e la spense.

La stanza era di nuovo caduta nell’oscurità, ma Lucius non aveva più paura. 

Aveva Narcissa ora, custodita come un tesoro prezioso tra le sue braccia forti.

Sua moglie era la piccola luce che avrebbe salvato la sua famiglia nella grande notte buia della guerra.


ANGOLINO DELL'AUTRICE :)
Nuovo capitolo con protagonisti Lucius e Narcissa.
Mi sono divertita molto a scriverlo, perchè Narcissa è il personaggio femminile che forse amo maggiormente in tutta la saga!
Il titolo del capitolo è ispirato al parallelismo che ho voluto creare tra l'ambientazione in cui si volge la storia e il ruolo che Lucius attribuisce a Narcissa. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, vi ringrazio per la lettura e se vi va lasciate una recensione!
 

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Capitolo 5
*** Draco e Astoria - Per sempre ***


L’Auror che gli aveva accompagnati in quella che, finalmente, poteva ancora chiamare casa se n’era andato da poco. 

Aveva tolto tutti gli incantesimi che erano stati posti al momento del sequestro di Villa Malfoy e aveva salutato con poco interesse.

Draco continuava a non capire perché sua madre si ostinasse a dimostrare cortesia nei confronti di chi, per settimane, aveva trattato tutti loro come reietti.

Furono i suoi genitori a entrare in casa per primi, seguiti da lui e, a pochi passi di distanza, Astoria.

Aveva insistito affinché anche lei tornasse a casa con loro, dopo il processo che si era concluso un’ ora prima.

Appena varcarono il portone di mogano della villa, Draco disse di voler salire in camera sua. 

“Astoria, verresti con me?” chiese alla ragazza.

Lei sorrise e annuì, rivolgendosi poi a Lucius e Narcissa e salutandoli educatamente.

La camera da letto di Draco era un ampia stanza al terzo piano della villa, al centro della quale c’era un letto a baldacchino verde che ad Astoria ricordava molto i letti dei dormitori di Serpreverde.

Appena entrarono nella stanza Draco  si diresse verso uno scrittoio scuro e vi si appoggiò con i palmi delle mani. 

Astoria si avvicinò piano al ragazzo, poi poggiò le sue mani sulle spalle di Draco.

Per lui quel tocco fu come acqua di rugiada fresa, fu il tocco che definitivamente fece voltare una pagina della sua vita.

Il Marchio era sparito da settimane, sostituito da una profonda cicatrice, poche ore prima Draco e i suoi genitori avevano evitato la prigionia ad Azkaban grazie alla testimonianza di Harry Potter, quel ragazzino che Draco aveva così odiato negli anni ad Hogwarts, e ora l’unica ragazza che lui avesse mai amato davvero era alle sue spalle e lo accarezzava dolcemente.

Draco si voltò e il suo sguardo incontrò quello dolce di Astoria. Istintivamente  la strinse a sé e i loro corpi si chiusero in un abbraccio che entrambi, in quel momento, sperarono di non dover sciogliere mai. 

“Grazie! - disse Draco mentre la sua mano accarezzava i capelli scuri della ragazza- Senza di te io non sarei mai riuscito a resistere. In queste settimane mi sei stata vicino quando tutto gli altri, fatta eccezione per la mia famiglia, mi avevano lasciato.”

“Ora è tutto finito. Promettimi che saremo felici.” disse lei con tono deciso.

“Non posso farlo, perché la nostra felicità non dipende solo da noi. Però posso assicurarti che farò del mio meglio per ciò accada.”

Astoria alzò lo sguardo e baciò Draco con delicatezza, come se avesse paura di ferirlo.

“Ti ho mai detto che ti amo?” chiese lui quando le loro labbra si furono staccate.

“No” rispose Astoria. Non lo stava guardando negli occhi, teneva la testa appoggiata al suo petto e forse anche per questo a Draco sembrò che quella risposta risuonasse dentro di lui.

“Davvero non ti ho mai detto che ti amo?” chiese stupito.

“Già.” rispose lei con un filo di voce.

“E questo ti ha fatto soffrire?”

“Vuoi la verità?”

Draco Malfoy aveva sempre avuto paura della verità e in quel momento la tentazione di dare una risposta negativa era fortissima.

“Assolutamente sì.”

“Certo che mi ha fatto soffrire. All’inizio. Pensavo non capissi. Pensavo non avessi la minima idea di quanto mi costasse. Quando tu ti isolavi sempre più e io venivo a cercarti per non lasciarti solo, ma tu tante volte non mi volevi e mi cacciavi via, dicendomi che non erano affari miei. Lì ho sofferto molto, perché pensavo tu non capissi che io ti amavo già.

Poi durante la battaglia è stato ancora peggio. Ero certa che tu non avresti capito, che nessuno sarebbe riuscito a farlo. Quando ho deciso di rimanere ad Hogwarts e non andarmene. Quando ho partecipato per la prima volta alle riunioni degli amichetti di Potter e tutti mi squadravano come se fossi una spia. Quei giorni sono stati tremendi. Tra tutti quelli che combattevano dalla mia parte solo Ginny Weasley mi trattava come un’alleata. Mia sorella se n’era andata senza nemmeno salutarmi e io sapevo che lei e i miei genitori erano delusi da me. Mentre combattevamo, ogni secondo io pensavo a te, temevo di averti perso per sempre. Sapevo che non mi avresti capita.

Poi, però, mi è stato chiaro che quella che non aveva capito nulla ero io.”

“Quando?” fu la sola cosa che Draco riuscì a dire.

“Quando ti ho ritrovato dopo la morte di Tu-sai-chi e mi hai detto che mi stavi cercando. Solo, in un castello dove eri diventato nemico di tutti, anche dei Mangiamorte.  Chiunque avrebbe potuto ucciderti, farti del male, ma tu in quella situazione stavi comunque cercando me.

Allora ho capito che non mi importava nulla di sentirti dire che mi amavi perché è quello il nostro modo di dimostrarcelo: con gesti folli che nessuno avrebbe mai capito, forse. Nemmeno noi.”

Gli occhi verdi e lucidi di Astoria incrociarono quelli grigi di Draco.

Fu in quel momento che, d’improvviso la porta si aprì, costringendoli sciogliere quell’abbraccio che avrebbero voluto fosse eterno.

“Sc…Scusate. - disse Narcissa, evidentemente imbarazzata per l’imprudenza di aprire la porta senza bussare- Volevo solo chiedere ad Astoria se vuole fermarsi per cena, sia a me che a mio marito farebbe molto piacere averti nostra ospite e penso che anche Draco sia d’accordo.”

Draco con un cenno deciso della testa confermò l’ipotesi di sua madre.

“D’accordo! - disse Asteria con un sorriso- Vi ringrazio!”

Narcissa ricambiò il sorriso e uscì dalla stanza, lasciando nuovamente i due ragazzi soli.

“Astoria, volevo solo chiederti se vorresti fermati per sempre.” disse Draco.

Lei non rispose, ma si avvicinò e si baciarono, come se fosse la prima volta, come se si volessero mangiare. 

Improvvisamente non serviva più parlare. 

ANGOLINO DELL'AUTRICE :)
Eccoci arrivati all'ultimo capitolo. 
Draco e Astoria sono stati lasciati volutamente per ultimi perchè sono, tra tutte quelle di cui ho scritto, la mia coppia preferita. 
Credo che Astoria sia spesso, ingiustamente, poco considerata.
Sicuramente qualche fan Disney avrà colto il riferimento a Mulan (spero sia apprezzato!).

La raccolta di oneshots termina qui. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno deciso di spendere  qualche minuto nella lettura di queste storie, spero che vi abbiano emozionati.
Se vi va di farmi sapere le vostre opinioni rispetto a questo capitolo e ai precedenti lasciate una recensione!
A presto :)

 

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