Chat

di HarleyHearts
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


capitolo 1
CHAT
Capitolo 1


La prima cosa che sentì Adrien Agreste, una volta spalancati i grandi occhi verdi, fu un terribile dolore trapanargli il lato destro della testa, seguito da un fastidioso senso di nausea e stanchezza.
Cosa diavolo gli era successo?
Gli ultimi ricordi che aveva, vedevano lui, insieme alla sua amata Lady, impegnati a sconfiggere e purificare l'ennesima akuma di Papillon.
Si ricordava inoltre che, dopo aver sconfitto il nemico e salutato frettolosamente Ladybug, si era sentito male poco prima della ritrasformazione, in un vicolo non molto lontano dal campo di battaglia.
Cosa diavolo era successo dopo?
Aveva un vuoto di memoria gigantesco...
- Adrien, ti sei svegliato alla fine! - esclamò Plagg, con sollievo, svolazzandogli vicino al viso.
- Che è successo, Plagg? Non ricordo assolutamente niente e... per quale assurdo motivo sei così grande? -
Anche se il suo piccolo kwami risultava essere ancora piccino, rispetto alla sua statura, in quel momento gli sembrava leggermente più grande del solito.
Che fosse impazzito all'improvviso? Non lo credeva possibile.
Il piccolo gattino nero ci impiegò un po' prima di dargli una risposta, e quando lo fece fu alquanto riluttante nel farlo.
- Sai, Adrien... c'è una piccolissima cosetta che non ti ho detto sui poteri e le loro conseguenze in quanto Chat Noir. Giusto... una sciocchezzuola - ridacchiò, nervoso, grattandosi la testa con una zampetta in evidente difficoltà.
Il biondo gli schioccò un'occhiataccia.
- Parla chiaro, gatto; o di' addio per sempre al tuo amato formaggio - lo minacciò duro.
Plagg sgranò gli occhi spaventato, e deglutì a vuoto per la paura.
- Devi sapere che ogni passato Chat Noir ha dovuto, se così si può dire, superare un momento abbastanza difficile, in una situazione alquanto difficile - continuò a girarci intorno il kwami, temporeggiando, alla disperata ricerca delle parole più adatte da dire.
Non era affatto una bella situazione quella in cui si era ritrovato il suo possessore; proprio per niente!
Adrien assottigliò lo sguardo, ancora più infastidito.
Era sul punto di dire qualcosa, di veramente poco garbato, al povero spiritello, quando si accorse di un dettaglio non poco irrilevante.
Quando aveva abbassato lo sguardo, sicuro di vedere le proprie normalissime mani, non si sarebbe mai aspettato di trovare tutt'altro.
Due piccole e paffute zampette nere si trovavano al posto delle mani, e il giovane modello si ritrovò a fissarle con curiosità e sconcerto, arrivando a studiarle nel più che minimo dettaglio; gommini rosa compresi.
- Plagg? - lo chiamò.
- Sì? - tremò quasi, lo spiritello.
- Sono un gatto? -
- ... Sì -
Adrien impiegò qualche secondo per metabolizzare la notizia; secondi che passò ad osservarsi prima una zampetta, poi l'altra.
- Come diavolo è possibile una cosa del genere? - soffiò sconvolto, gonfiando e rizzando il pelo scuro.
Il piccolo kwami della sfortuna ridacchiò nervoso, mentre incassava la testolina nelle spalle.
- È una sorta di effetto collaterale dei poteri dell'anello. Ma stai tranquillo, ogni Chat Noir ci è passato prima di te. È quasi... normale -
Adrien, sentendo le parole del kwami, assottigliò furente gli occhi verdi.
Se avesse potuto, lo avrebbe polverizzato all'istante.
- Normale?! - gridò, quasi - Sono un gatto! -
- Però, guarda il lato positivo. Sei un bel gatto - tentò di metterla sul ridere lui, ricevendo in risposta una seconda soffiata.
- Per quanto tempo resterò... così? - gli chiese poi il modello.
Il gattino nero iniziò a svolazzare sempre più lontano dal proprio possessore, mentre allo stesso tempo si torturava entrambe le zampette scure.
- Varia molto da possessore a possessore - mugugnò - Un giorno, due... una settimana -
- COSA? - urlò, fuori di sè, l'ex-biondo - Potrei rimanere una palla di pelo per una settimana? - chiese, fortemente allarmato.
- Non è detto - rispose Plagg, addossato al muro del vicolo - Come ti ho già detto cambia molto da Chat Noir a Chat Noir e, visto che tu sei molto giovane, probabilmente ci vorrà meno tempo -
Il povero Adrien si lasciò andare in un miagolio carico di disperazione e paura - Plagg, che cazzo! Mio padre se scopre che sono scomparso darà di matto, come è successo a Natale! Se ha mobilitato un'intera città quando sono sparito per un paio di ore, immagina che farà se dovessi sparire nel nulla anche solo per un giorno intero -
Il ragazzo non ci voleva nemmeno pensare.
Sarebbe morto, ne era più che sicuro.
- Sono un gatto morto. Questa è una cat-astrofe! - gemette, quasi disperato.
Il piccolo Plagg lo osservava in silenzio, sinceramente dispiaciuto.
Sapeva e si rendeva conto di quanto fosse spiacevole quella situazione, ma non poteva cambiare di molto le cose...
In quel momento, la mente del kwami della sfortuna ebbe un'idea.
Lui non poteva far niente, ma conosceva chi poteva fare qualcosa per migliorare la situazione.
- So cosa fare! - trillò allegro Plagg - Vieni, seguimi! Dobbiamo andare in un posto -
Adrien girò lievemente la testolina nera di lato, e lo osservò confuso con i propri grandi, felini, occhi verdi.
- Dove vuoi andare? -
- Da un vecchio amico -



ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
*entra in scena con una nuvola di glitter viola e verdi*
Saaaalve :3
Sarò ripetitiva per la migliardesima volta, so che "teoricamente" dovrei fare altro, ma... sono io (e penso che dovrebbere bastare come motivazione per chi mi conosce).
Mi sto ficcando in un'altra storia. Lo so.
Morirò entro pochi mesi? Lo so perfettamente, ma chissene :3
Avevo voglia di scrivere qualcosa di nuovo, ho visto un video random sulle Tokyo mew mew, ho bevuto troppo the misto caffè in questi giorni e_ BOOM! L'idea della storia mi si è mostrata come un'apparizione angelica.
Perciò... dopo questo sproloquio immenso, vi chiedo di farmi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolino :)
Vi piace? Vi fa schifo, ma super schifo? Vi sono parsa una pazza fuori di testa con dei gravi problemi neurologici?
Narratemi o' giovini!
Vi mando tanti bacini zuccherosi X3
*sparisce con un altra nuvola di glitter*


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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


capitolo 2
Capitolo 2

Le strade parigine brulicavano di persone quel pomeriggio e, per passare inosservati, Plagg si era visto costretto a trascinare il suo possessore in un intricato intreccio di vicoli bui e poco frequentati. Ad eccetto di qualche gatto randagio, dal pelo sporco e spelacchiato, che quando li vedevano passare gli regalavano sguardi affilati o soffiate d'avvertimento.
- Non mi piace questo posto, Plagg! Si può sapere dove diavolo mi stai portando? - miagolò Adrien, facendosi più vicino al kwami ed incassando la testolina tra le spalle.
Lo spiritello alzò gli occhi al cielo, esasperato.
- Non stare sempre a lamentarti, su. Manca poco e siamo arrivati -
Le sue parole non riuscirono a tranquillizzare l'eroe nemmeno un po'.
Un altro gatto gli soffiò inferocito a poche zampe da lui, e questo lo fece sobbalzare per la paura.
Per quale motivo tutti quei gatti ce l'avevano così tanto con lui?
Che aveva fatto di male?
Aveva forse rubato una scatoletta di tonno ad uno di loro?
Non riusciva proprio a capire.
- Non stare a tormentarti così - lo riprese Plagg, abbassandosi e svolazzandogli vicino al muso - Sei un gatto nuovo, nel loro territorio. Ti vedono come un nemico... o la cena -
- Cena?! - miagolò, terrorizzato, bloccandosi di colpo.
Il kwami scoppiò a ridere di gusto; così tanto da rotolare in aria, e finire quasi a testa in giù.
- Stavo scherzando - ridacchiò, ancora il piccolo compagno - Sono gatti, non un branco di selvaggi cannibali -
Adrien tirò un sospiro di sollievo.
- Al massimo vorranno farsi le unghie sulla tua pelliccia -
- Plagg, così non mi aiuti! - sbottò l'ex biondo, facendolo ridere ancora di più.
Almeno uno dei due trovava divertente quella situazione.
- Guarda guarda chi abbiamo qua... -
Adrien si paralizzò, terrorizzato.
Davanti a loro si era appena parato un enorme gatto.
No, "enorme" non era appropriato. Quel gatto aveva dimensioni titaniche. Alto due volte l'ex umano, e largo quattro volte lui.
Il pelo era gonfio e arruffato, con macchie grigie e rossastre di diverse dimensioni sparse qua e là sul corpo.
Il muso era un'enorme macchia rossiccia, schiacciato e con una piccola cicatrice d'artigli sul lato destro. Gli occhi invece erano due sfere blu brillanti come biglie, intente ad osservarli attentamente.
Adrien fece un passetto indietro, involontariamente.
Aveva una bruttissima sensazione, e quel gattone gli faceva non poca paura.
Lanciò uno sguardo disperato a Plagg, che sembrava stranamente tranquillissimo.
Come faceva ad essere così tranquillo?
Non avvertiva l'imminente pericolo?
Da come fissava dritto negli occhi l'altro felino, sembrava proprio di no.
Il loro era uno scambio di sguardi reciproci, silenziosi ed attenti.
L'ex biondo poteva avvertire chiaramente la tensione salire sempre di più; fino a diventare pesante ed opprimente.
- Per mille scatolette di tonno! Che Bastet mi fulmini - esclamò il gattone, con un saltello - Sei tu, Plagg? - domandò poi, lievemente incerto, inclinando la testa da un lato.
Il kwami gli si avvicinò, aprendo entrambe le zampette - L'unico e solo - rispose poco dopo.
Il muso del gattone parve illuminarsi.
- Che ci fa un soldo di cacio come te da queste parti? È da una vita che non ti vedo bighellonare qua in giro -
Poi successe una cosa che mai Adrien si sarebbe aspettato di vedere in vita sua.
Ne aveva viste di cose strane, specialmente da quando era diventato Chat Noir; ma un gatto ciccione, con una cicatrice sul muso, che si metteva su due zampe e prendeva sotto braccio Plagg, come se fosse un vecchio amico, mai.
- Fammi indovinare: ti sei accasato? Ti sei messo con quella roscia di cui ho tanto sentito parlare? - domandò, malizioso.
Plagg scosse la testa, con un sorriso.
- No, niente del genere. Sono un gatto sciolto io - ridacchiò - Sono venuto perchè devo aiutare il mio amico. Un altro possessore umano - fece un cenno con la testolina, verso il neo gattino.
Il gattone si accorse solo allora della presenza di Adrien, vicino a loro.
- Ah, guarda un po'. Non ti avevo nemmeno notato, piccino come sei -
Il neo gatto rimase perplesso.
Era serio?
Plagg che era alto quanto un portamatite l'aveva notato, ma lui no perchè era "troppo piccino"?
Stava scherzando, vero?
- Io sono Macchietta, ed ogni amico di Plagg è amico nostro -
Come fece l'eroe parigino a non scoppiare a ridere non lo sapeva nemmeno lui.
Forse aveva saggiamente intuito che se avesse riso del suo nome, avrebbe fatto una brutta fine.
- Io sono Adrien, piacere -
- Bene - esclamò Macchietta, tornando a quattro zampe - Immagino che tu abbia bisogno d'aiuto per ritornare umano; dico bene, ragazzo? -
Adrien annuì, con energia.
- Mi puoi aiutare? -
- Posso fare qualcosina - rispose pensieroso, squadrandolo da orecchie a coda.
Si portò una zampa al muso, e la picchiettò un paio di volte.
- Hai già ripreso a parlare umano? -
Quella domanda lo prese contropiede.
Lanciò uno sguardo confuso a Plagg.
- Noi... non stiamo parlando "umano"? -
Plagg e Macchietta si lanciarono un'occhiata.
- Io e te no, ragazzo. Plagg sta parlando umano. Non percepisci la differenza? -
Scosse la testa.
A lui sembrava di star parlando come sempre. Non aveva percepito alcuna differenza.
Stava davvero... miagolando?
- Da quanto tempo è diventato un gatto? - domandò il gattone a Plagg.
- Qualche ora - rispose il kwami, grattandosi la testolina - Pensandoci, avrebbe dovuto riprendere a parlare già da un po'. Però... lo sai, cambia da possessore a possessore. Magari è solo un po'... lentino -
Macchietta fece di no con il muso.
- No, c'è qualcosa di strano. Di solito impiegano 10-15 minuti... massimo massimo mezz'ora, proprio se vogliamo esagerare -
Il gatto assottigliò gli occhi, pensieroso.
- Questa è un'anomalia mica da poco. Avremo bisogno d'aiuto se vogliamo che questa sardina torni come prima -
L'eroe parigino, nel frattempo, era diventato alquanto irrequieto.
Sapere che c'era qualcosa che non andava lo terrorizzava a morte.
Se fosse rimasto un gatto per giorni?
Settimane?
Mesi?
Se fosse rimasto in quello stato... per sempre?
Cosa avrebbe fatto?
Suo padre, i suoi amici, la sua Lady... avrebbe perso la sua vita.
Non poteva succedere una cosa del genere; non a lui.
Come avrebbe combattuto il male? Come avrebbe aiutato Ladybug?
Come gatto non sarebbe stato altro che una palla di pelo al piede durante le battaglie. Sarebbe stato completamente inutile.
Non poteva di certo sconfiggere Papillon facendogli le fusa, o sputando palle di pelo in giro.
Macchietta lo fece tornare in sè, dandogli una vigorosa zampata sulla spalla nera.
- Non temere, sardina: risolveremo tutto. Ti farò ritornare umano, fosse l'ultima cosa che faccio nella mia lunga vita. Parola di Macchietta -


ANGOLO DELLA MENTE MALATA:
Signori, signore e gatti... I'm back.
Dopo secoli, secoli, secoli e mezza giornata sono di nuovo fra voi. Ho guardato la data in cui ho postato il primo capitolo... e mi vergogno come un cincillà ad una sagra della porchetta. Ho lasciato da parte questa storia perchè volevo occuparmi prima dell'altra mia ff su Miraculous (Back to the Past), e visto che quella l'ho quasi completata ho ripreso con questa.
Inizialmente pensavo di fare Chat corta quasi quanto BTTP, e di rimanere sotto i 10 capitoli... Ora non lo so. Ho deciso che vedrò con i prossimo capitolini, e deciderò.
Io vi porgo i miei omaggi, deliziosi volpini dai culini vaporosi
alla prossima
- Harl

Ci tengo a ringraziare:
1 - ChibiRoby [Contatta]
2 - Dark_Angel_love [Contatta]
3 - Jessica4869 [Contatta]
4 - marilu396 [Contatta]
5 - Onaginata [Contatta]
6 - Otaku_Fangirl [Contatta]
7 - Tsuzuki88 [Contatta]
che hanno messo la storia tra le seguite :3
1 - angelina2000 [Contatta]
2 - JoxForever [Contatta]
3 - Julie05_ShinRan [Contatta]
4 - Pepe007 [Contatta]
che hanno messo la storia tra le ricordate :3
1 - hanon993 [Contatta]
2 - Otaku_Fangirl [Contatta]
3 - tempestabig [Contatta]
4 - White_92 [Contatta]
che hanno messo la storia tra le preferite <3
Grazie <3



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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


capitolo 3
Capitolo 3

Girando insieme a Macchietta, i vicoli sembravano meno spaventosi e lugubri agli occhi felini di Adrien. I gatti randagi che incontravano per la via non soffiavano più minacciosi ma, anzi, davanti al possente felino abbassavano il capo con reverenza.
Era palese che lì Macchietta, nonostante il nome alquanto buffo, fosse parecchio rispettato da tutti.  
Adrien iniziò a pensare che fosse una specie di “Re dei gatti randagi”, o qualcosa di molto simile.
- Dove stiamo andando? - domandò l’ex-biondo, dopo aver affiancato gli altri due felini.
- Da un amico comune, mio e di Plagg. Uno che con questioni del genere ha sempre a che fare. Sai... cose da Miraculous e tutta quella roba da umani strambi - spiegò il gattone, gesticolando un po’ con la zampa.
Un amico comune?
Qualcuno che aveva a che fare con i Miraculous, poi.
Adrien si domandò confuso per quale motivo il suo kwami non gli avesse mai detto niente. Se avesse saputo prima dell’esistenza di un uomo del genere, sarebbe andato di corsa a parlargli; sia per sapere di più sul suo Miraculous, sia... per chiedergli cosa sapesse su quello della sua Lady.
Già... Ladybug.
Se fosse rimasto gatto, come avrebbe potuto esserle utile durante le battaglie?
Non poteva di certo sconfiggere i nemici a suon di fusa e miagolii. Il farlo per lui sarebbe stato un’enorme umiliazione.
- Perché non me ne hai mai parlato, Plagg? - domandò poco dopo, riferendosi al famoso “amico”.  
- Perché non eri ancora pronto per incontrarlo. Ci doveva essere l’occasione giusta, e il momento giusto -
Adrien gli lanciò un’occhiataccia, non potendo non trovare quella risposta a dir poco ridicola.
Perché a lui quella non sembrava l’occasione giusta? Era diventato un gatto!
Uno stramaledettissimo e pelosissimo gatto!
- Non fare così - disse Plagg, fermandosi di colpo.
Gli volò vicino e si mise ad un palmo dal suo muso, per vederlo bene negli occhi.
- Questa trasformazione è una cosa talmente normale per un possessore del Miraculous del gatto nero, che sono ormai decenni che il Maestro non se ne occupa più. Negli ultimi anni siamo sempre stati io e Macchietta ad aiutare e sostenere i possessori neo-felini in questo percorso, perché non ci sono... mai state anomalie. So che sei arrabbiato con me perché non ti ho detto niente, né sul Maestro né sulla trasformazione, e... mi scuso per questo -
- Ok - lo fermò l’ex-ragazzo, con estrema tranquillità.
Plagg scosse la testa, confuso.
- Ok? - domandò, per essere sicuro di aver sentito bene.
- Sì. Ok - ripeté.
Adrien sospirò appena, prima di riprendere a parlare.
- Non nego di essere ancora arrabbiato per il fatto che non mi hai detto tutte queste cose, ma immagino che ci sia una buona motivazione dietro. Inoltre, ti sei persino scusato - fece una piccola pausa - Tu non ti scusi quasi mai -
- È vero - intervenne Macchietta - Tu non ti scusi mai -  
Per Plagg era differenza come chiedere scusa a causa del suo carattere testardo, ma quella volta era stato diverso. Il suo dispiacere era così reale e forte da fargli chiedere scusa, perché gli sembrava quasi il minimo.
Il kwami borbottò un paio di parole sconnesse, prima di volare davanti ai due per far loro strada. Macchietta e Adrien si lanciarono un rapido sguardo, ed in silenzio continuarono la loro marcia.




Durante il viaggio, l’ex-modello provò a chiedere al gattone qualche notizia sul misterioso “Maestro” per poterne sapere di più.
- Il Maestro Fu è il Guardiano dei Miraculous, nonché possessore del kwami della tartaruga. È un vecchio umano un po’ strambo, credimi, ma ti piacerà. Lui saprà sicuramente cosa fare per aiutarti -
Un altro possessore di un Miraculous?
Non aveva mai pensato che ce ne potessero essere altri, oltre lui, la sua Lady e Papillon. Credeva che se ci fosse stato qualcun altro,  si sarebbe palesato quasi subito.
Adrien continuò a zampettare al fianco di Macchietta a testa bassa, perso nei propri pensieri e ragionamenti infiniti.
Dall’alto, Plagg l’osservava dispiaciuto ed altrettanto pensieroso. Stava cercando di formulare un’ipotesi sensata, sul motivo dell’anomalia della trasformazione. C’era stato qualcosa che non andava... ma cosa?
Non voleva mostrarsi preoccupato davanti al proprio possessore, e nemmeno al gattone in sovrappeso al suo fianco.
Preferiva mantenere per sé i propri ragionamenti, per non allarmare nessuno.
In tutta la sua lunga vita, non aveva mai visto nulla di simile...
Poteva solo sperare che il vecchio Maestro avesse le risposte, e i rimedi, che tanto bramavano.




Quasi un’ora dopo di marcia tra i vicoli bui e mal odoranti di Parigi, i tre si fermarono dietro ad un angolo vicino ai cassonetti dell’immondizia. L’odore era insopportabile per il naso del povero ex-modello, ma sembrava essere l’unico infastidito.
Macchietta e Plagg sembravano essere completamente a loro agio. Loro erano sicuramente più abituati di lui agli odori di posti simili.
Per Adrien era già tantissimo non essere ancora svenuto per la puzza.
- Siamo arrivati - comunicò Macchietta, dandosi una grattata dietro all’orecchio destro con la zampa.
- Ci manca solo attraversare quel pezzetto di strada, saltare dentro il giardino di Fu e... il grosso del gioco è fatto! -
Adrien era sul punto di saltellare in giro per la gioia.
Sarebbe finalmente ritornato umano! Non vedeva l’ora.
Non sapeva nemmeno quanto tempo fosse passato di preciso dalla sua improvvisa trasformazione, ma non gli importava. Non riusciva a sentirsi a proprio agio in quella pelle felina, e aveva l’urgente bisogno... di tornare se stesso.
Tornare ad essere il solito Adrien; in parte felino, ma non così tanto felino. Gli bastavano già le orecchie finte, le fusa improvvise che gli scappavano quando era in compagnia della sua Lady e l’amore irrefrenabile che aveva sviluppato per il pesce crudo. Per lui tutto quello era già più che abbastanza.  
L’enorme gatto si sporse verso il marciapiede, per controllare meglio la situazione e scegliere il momento più opportuno in cui scattare.
- Al mio tre scattiamo in avanti. Tutto ok, Sardina? -
Adrien fece di sì con la testolina, e si posizionò meglio al suo fianco pronto ad attendere il via.
La strada che avevano davanti, per loro enorme sfortuna, era parecchio trafficata ed ogni trenta secondi vedevano una autovettura sfrecciargli davanti.
L’ex-biondo mandò giù un po’ di saliva per l’agitazione. Dovevano prestare la massima attenzione, se non volevano rischiare di diventare un’enorme frittata di carne felina.
A differenza sua, Macchietta sembrava assolutamente tranquillo e parecchio concentrato sulle macchine che passavano. Si vedeva sempre di più quanto lui fosse abituato... a tutto quello. Dopotutto, lui era un vero gatto; un gatto randagio, poi. Doveva averne viste di ogni, di sicuro, ed attraversare una strada del genere doveva essere una passeggiata per lui.
Adrien vide alla perfezione l’enorme felino trattenere il respiro e piegare le zampe anteriori, pronte a scattare.
- Al mio tre, Sardina - gli ricordò, dandogli una rapida occhiata.
- Uno... -
Adrien si posizionò esattamente come Macchietta, per prepararsi all’imminente scatto.
- Due... -
Plagg si portò entrambe le zampine davanti agli occhi.
Non poteva guardare! Aveva il terrore che potesse succedere qualcosa di brutto, da un momento all’altro.
- Tre! -
I due gatti scattarono nel medesimo momento, ed iniziarono a correre rapidi verso il marciapiede opposto.  
Se da umano avrebbe trovato quella distanza ridicola, abituato com’era a percorrere tratti ben più lunghi specialmente da trasformato, sotto forma di gatto... era tutto diverso.
Quei pochi metri gli sembravano addirittura chilometri, ed era terrorizzato all’idea di non riuscire ad arrivare all’altra parte.
Erano già arrivati a metà strada, quando il suono di improvvido clacson fece arrestare di colpo il piccolo Adrien.
Rapido il neo-felino si voltò verso la fonte del rumore, giusto in tempo per osservare due enormi fari accecargli gli occhi verdi.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

 

Si diceva che in momenti come questi, si vedeva tutta la propria vita passare davanti agli occhi.

Non era stato così per Adrien, però.

L’unica cosa che aveva visto, e che continuava a vedere, erano quelle enormi sfere luminose puntarlo con ferocia. La luce gli faceva male agli occhi verdi, ma non riusciva a spostarsi. Si sentiva come congelato sul posto. I muscoli delle zampe erano bloccati, rigidi come dei pezzi di legno, e sembravano non aver alcuna intenzione di smuoversi da lì.

Si sentiva inerme, davanti a quell’autovettura che sfrecciava nella sua direzione e che si stava avvicinando ad una velocità sempre più mostruosa.

Perché non riusciva a muoversi da lì?

Per quale assurdo motivo il suo corpo non rispondeva ai comandi del cervello?

Non solo Adrien non sapeva darsi una risposta, ma in quel frangente di secondo non aveva la più pallida idea di cosa fare.  Non si era mai sentito così, prima d’ora; nemmeno durante i combattimenti contro le vittime akumizate da Papillon, al fianco di Ladybug. Era spacciato.

Sarebbe davvero finita così la sua vita? Investito da una macchina, in un corpo non suo e senza aver confessato i propri sentimenti alla ragazza che amava con tutto se stesso? Che modo tremendo in cui andarsene...

Avvenne tutto in un lampo.

Sentì un dolore lancinante al fianco sinistro, e nel momento stesso in cui venne sbalzato nella direzione opposta si levò in aria il rumore prolungato di un clacson.

- Sei un idiota! -

La voce isterica di Plagg gli fece aprire gli occhi, che aveva precedentemente chiuso per la paura, per verificare cosa fosse successo.

Non era stato appena investito, come aveva creduto per qualche secondo.

Plagg era intervenuto affinché nulla di ciò potesse accadere. Aveva spinto con forza Adrien verso il marciapiede per non farlo finire sotto la ruota dell’automobile, che aveva continuato a sfrecciare come se nulla fosse.

- Sei un gigantesco idiota! - rincarò la dose il kwami, furioso come mai prima.

- Cosa pensavi di fare lì impalato come una statuina? Volevi forse farti investire? -

Adrien abbassò il capo, sentendosi improvvisamente in colpa ed incapace di dare una risposta. Non sapeva nemmeno lui cosa fosse successo di preciso. Era tutto così confuso nella sua testa, e non riusciva nemmeno a formulare una frase sensata.

- Plagg, non urlargli addosso. Non lo vedi che è ancora scosso? - prese le sue difese Macchietta, ponendosi tra i due e facendo allontanare leggermente il kwami furioso. Si voltò poi preoccupato verso il neo-felino, rimasto ancora in completo silenzio.

- Ehi, Sardina. Tutto bene? -

Nonostante non andasse affatto tutto bene, Adrien si ritrovò ad annuire con la testa per tranquillizzare il gatto randagio e il piccolo kwami. Plagg era ancora parecchio furioso con lui e, dopo l’ennesimo - Sei un idiota -, volò via verso la recinzione che limitava il giardino di Master Fu.

- Cerca di capirlo. Si è spaventato a morte… Non ce l’ha veramente con te. È la paura che parla al suo posto -

Adrien alzò i grandi occhi verdi verso le sbarre di ferro, dove era passato poco prima Plagg.

Poteva capire perfettamente. Lui per primo si sentiva uno stupido per non aver fatto niente per reagire. Era rimasto fermo, immobile sul posto, incapace di fare anche solo il più che minimo movimento.

Se non fosse intervenuto Plagg… lui sarebbe morto.

Il piccolo felino gli aveva davvero salvato la vita, spingendolo via verso il marciapiede.

Doveva ringraziarlo, e parlargli come si deve…

- Non stare a cruciarti, Sardina. Te e quel soldo di cacio avrete tutto il tempo per parlare e chiarire come si deve. Adesso andiamo a parlare con Master Fu, però. Abbiamo un problema ben più grosso da sistemare prima -

 

 

Il giardino di casa di Master Fu era in pieno stile giapponese, e perfettamente curato nel più che minimo dettaglio. Era così curato, che Adrien non riuscì a camminare sereno con il terrore di poterlo rovinare con le proprie zampe.

A pochi metri da loro vi era anche un piccolo orticello dove, accovacciato e chino su una pianticella, c’era un vecchio signore. Vicino a lui svolazzava Plagg, insieme… a quello che sembrava essere da lontano un altro kwami.

L’uomo si alzò lentamente in piedi, con la fatica data dagli anni che portava sulle spalle, e si girò verso i due nuovi arrivati.

- Buongiorno, Chat Noir - fece un lieve cenno con la testa, coperta da un largo cappello di paglia per ripararsi dal sole battente.

- Buongiorno anche a te, Macchietta - aggiunse poi subito dopo, con un secondo cenno, in direzione dell’enorme micione.

Quest’ultimo zampettò rapido verso di lui, con la coda vaporosa ben alzata, e rispose con un lungo miagolio allegro.

Adrien lo seguì e puntò gli enormi occhi verdi prima in quelli del vecchio maestro, poi in quelli del suo kwami. Si rese conto solo in quel momento di un altro enorme problema da risolvere: la comunicazione.

Come gli avrebbe parlato?

Da quanto gli avevano fatto notare Macchietta e Plagg, lui non parlava più “umano”, anche se non ne percepiva la differenza.

Come avrebbe fatto a comunicare direttamente con lui?

Forse, visto che era passato un po’ di tempo dal momento della sua trasformazione, era ritornato a parlare già “umano”.

Poteva essere.

Tanto valeva fare una piccola prova.

- Emh… Salve -

Provò a parlare, ma la voce gli uscì più gracchiante del solito, e quelle semplici parole gli costarono un’enorme fatica. Non gli era mai sembrato così difficile farlo in vita sua. Poteva solo sperare che quello sforzo fosse valso a qualcosa, e fosse riuscito a parlare un minimo come si deve.

Master Fu aggrottò le sopracciglia, in un’espressione di evidente confusione.

- Non riesci ancora a parlare, non è vero? -

Tutte le speranze del giovane gatto crollarono a terra, in centinaia di pezzi.  Lui ci aveva davvero sperato, di essere riuscito a fare un piccolo miglioramento, ma non era cambiato nulla. Per lui quello fu l’ennesimo brutto colpo della giornata, che fece precipitare ancora una volta il suo morale già a terra.

- È già così da un paio di ore, e non riesce ancora a parlare “umano”. Non riesce nemmeno a percepire la differenza tra le due lingue - lo informò Plagg, svolazzandogli vicino.

- Mh… - fece l’anziano maestro, lisciandosi la barba con una mano, per poi riportare lo sguardo sul neo-micino.

- Una situazione parecchio bizzarra -

- Può aiutarlo, Master? - domandò il kwami nero, evidentemente preoccupato.

- Non ne sono sicuro -

Quelle parole furono come una mazzata nello stomaco per il povero Adrien, che venne invaso dalla disperazione.

Se nemmeno Master Fu era sicuro di poterlo aiutare, che fine avrebbe fatto? Che cosa avrebbe fatto lui?

Poteva la sua giovane vita da quindicenne finire in tale modo?

Il suo pensiero tornò ancora una volta a Ladybug, la sua Lady.

Avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederla, e avere l’occasione per confessarle tutto quello che provava nei suoi confronti; davvero qualsiasi cosa.

No. Non doveva buttarsi giù così.

La sua vita non sarebbe finita in quel modo. Sarebbe ritornato un essere umano, e se Master Fu non fosse riuscito ad aiutarlo… avrebbe trovato lui un modo.

 

 

Per avere un luogo più tranquillo dove parlare, e poter già iniziare a trovare una possibile cura sui vecchi manoscritti del Guardiano dei Miraculous, l’uomo li aveva invitati ad accomodarsi all’interno della villetta. Una volta entrati, Adrien si meravigliò nell’osservare i mobili che arredavano il salotto di Fu.

Erano… enormi! O almeno, lo erano per lui.

A pochi metri da lui, Macchietta non sembrava per niente colpito dall’ambiente circostante.

L’ex-biondo si diede mentalmente dell’idiota, per ciò che aveva appena pensato. Era ovvio che lui non fosse stupito come lui. Macchietta era abituato a quella visione del mondo; era lui quello che ci si doveva ancora abituare, anche se sperava di non doverlo fare.

Adrien e Macchietta andarono ad accomodarsi sul tappeto posto al centro della stanza, e lì si sederono ben composti.

Allo stesso tempo, Plagg e il piccolo Wayzz decisero di sedersi sul tavolino lì vicino in legno scuro, mentre Master Fu scorreva con lo sguardo la ricca libreria che possedeva alla ricerca del manoscritto adatto.

Adrien lo osservava con attenzione, in ogni più piccolo movimento, e tanta speranza nel cuore.

- Una piccola domanda, Chat Noir - iniziò l’uomo, sfilando un tomo parecchio impolverato dallo scaffale.

Se lo girò tra le mani, e soffiò via in una piccola nuvoletta il grosso della polvere in eccesso. - Hai mai avuto problemi con la tua parte felina? -

Adrien inclinò la testolina nera da un lato.

- Non credo… - miagolò, lanciando un’occhiata a Plagg - Forse solo nei primi tempi, ma poi mi sono abituato a questa vita. Mi piace essere Chat Noir. Mi fa sentire utile al mondo, in qualche modo -

Il suo piccolo kwami si premurò di tradurre tutti i suoi miagolii a Master Fu, per fargli comprendere la sua risposta.

- Sardina, non penso si stesse riferendo al tuo essere Chat Noir - gli bisbigliò ad un orecchio il gatto randagio.

L’ex-ragazzo osservò Macchietta evidentemente confuso.

Ma l’uomo aveva parlato della sua “parte felina”.

Era quella la sua “parte felina”, per lui.

Fu, una volta ascoltata la traduzione del piccolo gatto della sfortuna, si lasciò sfuggire una piccola risatina.

- No, giovane Chat Noir. Penso ci sia stato un malinteso - gli comunicò, dando inconsciamente ragione a Macchietta. - Intendo la parte felina, dentro di te. Il tuo gatto interiore -

Il suo gatto interiore? Lui aveva qualcosa del genere?

Adrien si osservò le zampette pelose, non sapendo come rispondere al vecchio Guardiano.

- Non sapevo di avere una cosa di questo tipo dentro di me -

- Ma certo che ce l’hai, sciocco - intervenne il kwami nero, alzandosi in volo.

- Tutti i possessori del Miraculous del gatto nero hanno una parte felina, celata nel proprio animo. È una loro parte fondamentale, la loro stessa essen_ -

Plagg si bloccò di colpo, sgranando lentamente i grandi occhi verdi, come illuminato da qualcosa. Si voltò di nuovo verso Fu, con una luce di consapevolezza nelle iridi.

- È questo, vero? - domandò - Il motivo per il quale è ancora un gatto -

L’uomo dai capelli grigi fece un piccolo cenno con la testa.

- Esattamente -

Con il tomo tra le mani, l’uomo andò ad inginocchiarsi davanti ai due gatti a terra. Lo aprì, e lo girò verso l’ex-ragazzo per mostrargli il contenuto.

- La trasformazione in felino rappresenta l’apice della maturazione dei poteri del Miraculous del gatto nero. In questa delicata dase, la parte umana e quella felina si scambiano per un tempo limitato in cui raggiungono il loro massimo equilibrio - iniziò a spiegare l’uomo, indicando con l’indice della mano destra una figura parecchio esplicativa su una delle due pagine. Anche i disegni, come le pagine leggermente ingiallite dal tempo, trasmettevano appieno la loro età.

Riconobbe il proprio anello, raffigurato con una precisione quasi maniacale, insieme ad altre due figure: quella di un essere umano e quella di un gatto nero.

- Il tempo varia da possessore a possessore è vero, ma questo perché dipende dall’equilibrio che c’è tra le due parti - continuò a spiegare l’anziano - Meno c’è equilibrio, più la trasformazione è prolungata. L’unico modo per ritornare definitivamente umano è riequilibrarle -

Adrien sentì un improvviso gelo rizzargli il pelo scuro della schiena.

- E come posso fare una cosa del genere? - miagolò, non poco terrorizzato. Non aveva la più che pallida idea di come riequilibrare quelle due parti. Una di quelle manco sapeva che esistesse fino a pochi minuti prima!

Questo voleva dire che se non ci fosse riuscito, sarebbe rimasto un gatto… per sempre?

- È una domanda a cui non so dare una vera risposta, giovane Chat Noir. Il tuo è un lavoro che devi fare, per prima cosa, dentro di te. Solo tu puoi capire come fare - gli rispose desolato l’uomo, portandosi le mani in grembo.

Bene.

Era spacciato.

Completamente e irrimediabilmente spacciato!

- Ma come farò? Anche se riuscissi per puro miracolo a riequilibrare le due parti, nel mentre passerebbe un sacco di tempo. Non posso scomparire dalla circolazione di punto in bianco così! Tutti impazzirebbero per cercarmi… -

Il ricordo di quel Natale passato gli tornò prepotentemente alla mente. Non poteva far preoccupare così suo padre ancora.

- A questo forse c’è una piccola soluzione - 

Adrien rizzò subito le orecchie alle parole di Master Fu.

Ma lui aveva appena detto… Non ci stava capendo più niente.

Master Fu, sotto lo sguardo preoccupato del neo-gattino, girò un’altra pagina del libro per fargli vedere una nuova raffigurazione: un ciondolo con un strana pietra rossa incisa.

- Nel mentre che cercherai di riequilibrare le tue essenze, posso crearti questo particolare ciondolo magico. Questa… - indicò la pietra - è una delle sacre pietre di Bastet, nota a molti come una delle divinità più importanti e venerate dell’Antico Egitto, ma per quelli come noi… come una delle più antiche posseditrici del Miraculous del gatto nero. Qui c’è scritto che le sue pietre magiche fossero in grado di trasformare i gatti in esseri umani, solo per poche ore alla volta. Non sarà tantissimo, ma per riuscire a mantenere un po’ le apparenze dovrebbe andare più che bene -

Quindi gli bastava indossare una collana magica con una di quelle pietre, e sarebbe ritornato umano per poco? Beh, era sempre meglio di niente.

C’era solo un piccolo, minuscolo problema.

Dove diavolo sarebbe dovuto andare per trovare una cosa del genere?

Master Fu ne era già in possesso? Lo sperava vivamente.

Quando lo domandò però, Adrien ricevette una bella delusione.

- Io purtroppo non sono in possesso di nessuna pietra di Bastet -

Ecco. Adrien aveva iniziato a gioire troppo presto. Lo sapeva che c’era la fregatura; avrebbe dovuto aspettarselo.

- Ma te Macchietta sai dove trovarne una, non è vero? -

Il gattone miagolò un verso di conferma.

- C’è solo un posto dove trovare una pietra di Bastet - miagolò il randagio, in direzione di Adrien - Dobbiamo andare alla città dei gatti -

 

 

 

 

 

 

 

Angolo della mente malata:

Salve, personcine. Come state?

Ritorno online dopo un lungo periodo di letargo/blocco. Devo essere sincera: ho una voglia matta di mettermi a riscrivere qualsiasi cosa. “Chat” compresa. Però, mi converrà farlo come si deve più avanti. È cosa nota a tutti la mia lentezza di produzione, e se mi dovessi mettere adesso finirei nel 2020 ^-^’ (My little mermaid ne sa qualcosa coff coff)

So che molti si aspettano nell’arrivo improvviso di Marinette da un momento all’altro, ma voglio essere sincera con voi. Apparirà più avanti.

Prima mi voglio dedicare ad Adrien e al suo “sviluppo personale”, poi arriveranno le “questioni amorose” tra i due.  Faccio questo sia per completezza della storia, sia per non portare online l’ennesimo cliché “Tipa trova un gattino-gattino diventa figaccione-tanto love love-fine” (e il mondo delle ff di ogni fandom ne sa qualcosa, fidatevi).

Il mio resterà un cliché, certo (tutte le mie storie penso siano un po’ così), ma ci tengo a renderle… diverse. Particolari, ecco.

Mi piace l’idea di partire da qualcosa di “scontato” e renderlo “meno scontato”, sorprendendo chi legge. E spero di riuscirci ;-;

Fatemi sapere cosa pensate del capitolino. Il vostro feedback è sempre molto importante per me :3

Io vi porgo i miei omaggi, e torno a scrivere

-Harley Hearts

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** capitolo 5 ***


Capitolo 5

 

Adrien si stiracchiò pigramente la schiena, prima di appallottolarsi nuovamente sul sedile della macchina di Master Fu.

L’anziano uomo era stato così gentile da offrirsi di accompagnare i tre felini in un posto vicino a dove dovevamo recarsi: la Città dei gatti.

Macchietta si era premurato di spiegare all’ex-modello cosa fosse di preciso, e gli diede più informazioni possibili a riguardo.

Nascosto agli occhi degli esseri umani, la Città dei gatti di Parigi era un vero e proprio piccolo nucleo dove tutti i felini del posto si potevano ritrovare giornalmente.  Posti come quello esistevano da secoli, ed ogni città del mondo ne era provvista.

Adrien non aveva mai pensato che potesse esistere una cosa del genere, una comunità segreta di gatti nascosta sotto i loro nasi.

Era completamente assurdo!

Non sapeva se definirlo più o meno rispetto all’essere diventato un gatto. Forse le due cose si equivalevano, a stramberia.

- La Città… è fantastica - gli aveva detto Macchietta, con gli occhi che brillavano di puro entusiasmo - Quella di Parigi è strutturata come un ampio mercato a più piani circolare, da cui partono numerose vie ramificate verso l’esterno. Lì non importa a nessuno se sei un gatto d’appartamento o un randagio dalla nascita; la Città è sempre aperta e pronta ad aiutarti. Quando arriveremo, vedrai, te ne innamorerai anche tu -

Dire che Macchietta fosse profondamente innamorato di quel posto, non sarebbe risultato abbastanza.

Per lui la Città era tutto, e se era arrivato alla sua veneranda età lo doveva ai numerosi gatti che vi vivevano, che l’avevano accolto quando era poco più di un micino randagio spaurito e senza famiglia.

- È mai capitato prima che un umano arrivasse lì? -

Macchietta scosse la testolina, appallottolandosi sul sedile opposto a quello dell’ex-ragazzo.

- Che io sappia no -

Avrebbe dovuto immaginarlo.

L’idea di essere l’unico essere umano, o meglio ex-umano, a visitare quel posto lo rendeva parecchio nervoso. Si domandava come avrebbero reagito gli altri gatti, e se avesse dovuto nascondere la sua vera natura.

- Perché quell’aria triste, Sardina? C’è qualcosa che non va? - gli domandò Macchietta, sinceramente preoccupato.

- Stavo solo pensando se fosse un problema il mio arrivo. D’altronde, io non sono un vero gatto -

- Non ti preoccupare di questo - lo tranquillizzò - Non ci sarà alcun problema -

Adrien non sembrò molto convinto dalle sue parole, e Plagg dall’alto se ne accorse.

- Tranquillo, Adrien. Non succederà niente; abbiamo Mac dalla nostra parte -

L’ex-ragazzo alzò gli occhi verdi per osservare meglio il proprio kwami svolazzare in giro con aria tranquilla.

Che cosa voleva dire? Voleva forse insinuare che non sarebbe successo niente perché sarebbe stato il gattone randagio a proteggerli?

O forse, sarebbe stato così tanto gentile da mettere una buona parola per loro?

Come aveva notato prima, Macchietta sembrava essere parecchio rispettato dagli altri felini, perciò poteva essere una possibilità più che plausibile.

- E poi… - riprese a parlare il randagio - La Città è obbligata a dare rifugio e aiuto ad ogni felino. È scritto nel nostro regolamento d’onore. Non importa se eri o sarai umano, resti comunque un gatto dentro ed è questo quello che conta -

 

 

Il viaggio in macchina durò molto meno di quello che Adrien si sarebbe aspettato.

Arrivato il momento di separarsi, Master Fu li lasciò vicino ad un parchetto abbandonato che il giovane gatto nero non aveva mai visto prima. Si rese conto di non riconoscere nemmeno la zona in cui si trovavano, nel momento in cui scese dall’autovettura ed iniziò a guardarsi intorno.

Si domandava in quale parte di Parigi fossero finiti.

Nonostante il parchetto fosse visibilmente in disuso da molti anni, donava comunque all’ambiente circostante colore e vivacità. La plastica variopinta delle giostrine brillava accesa sotto i caldi raggi del sole, così come l’erba alta, quasi più dello stesso Adrien. Quella visione era in completo contrasto con i muri degli edifici scuri che li circondavano. Cemento grigio, sporco, segnato dalla vernice sbiadita delle bombolette spray. Un angolo fatato, incorniciato dalla tristezza della città.

- Le nostre strade si separano qua - parlò l’anziano maestro, richiudendo la portiera da cui i tre felini erano appena usciti - Spero di poterti rivedere molto presto, ragazzo. Ti auguro di trovare ciò che cerchi -

Il piccolo Adrien annuì con la testolina, e miagolò un cordiale saluto. Una volta salutato l’uomo, i tre aspettarono che la macchina sparì dalla loro vista prima di iniziare ad incamminarsi. A guidarli c’era ancora una volta Macchietta, a capo del gruppo. Adrien era solo a qualche zampata da lui, mentre Plagg svolazzava poco sopra le loro teste in completo silenzio.

Il passaggio che stavano attraversando era stretto ed umido, ricco di svincoli improvvisi e piccole erbacce che facevano capolino dalle spaccature del cemento.

Destra, sinistra.

Destra, sinistra.

Sinistra, ed ancora destra…

Il piccolo Adrien credeva di star sul serio impazzendo, in quell’infinito conseguirsi di svolte su svolte. Più andavano avanti, più i cambiamenti di direzione improvvisi si facevano sempre più frequenti, tanto da fargli quasi male alla testa.

- Manca ancora tanto? - riuscì a domandare il neo-felino. 

Senza mai fermarsi, Macchietta volse appena il muso per lanciargli un’occhiata.

- Ancora poco, Sardina. Dobbiamo solo scendere le scale, e saremo finalmente arrivati - disse, prima di riportare lo sguardo sulla stradina davanti a sé. 

Il giovane rimase interdetto, dopo le sue parole. Di quali scale stava parlando? Lui non intravedeva nulla di simile davanti al possente micione.

La confusione dentro di lui crebbe ancora di più quando girarono per l’ultima volta a destra, e si ritrovarono davanti ad un vicolo cieco.

Adrien passò rapidamente lo sguardo su tutta la superficie della parete, ma non vide altro che cemento e sporco.

Che si fossero persi, così?

Eppure, Macchietta li aveva guidati fino a quel luogo con una sicurezza e disinvoltura incredibile. Era impossibile che si fosse sbagliato; Adrien non riusciva a crederci.

Però… questo non toglieva il fatto che davanti a loro non ci fosse nemmeno l’ombra di una scalinata o di qualcosa anche solo lontanamente simile. Solo grigio, spoglio e cupo cemento.

- Plagg? A te l’onore -

Il kwami annuì con la testolina, prima di svolazzare sopra di loro verso il muro davanti a loro. Adrien rizzò le orecchie incuriosito, ed osservò attentamente ogni più piccola mossa dello spiritello. Quando lo vide spingere con le zampette una leggera sporgenza, che in precedenza non aveva affatto notato, realizzò cosa stesse accadendo.

Il terreno iniziò a tremare, e nell’aria si levò il suono di vecchi ingranaggi meccanici che venivano azionati.

Sia Adrien che Macchietta dovettero fare un balzo all’indietro, quando iniziarono a sentire il cemento mancare sotto i gommini rosa.

In pochi secondi andò a formarsi, davanti ai loro occhi felini, una lunga scala sotterranea.

Adrien allungò appena il collo per cercare di intravedere qualcosa, ma oltre ai primi tre-quattro scalini che avevano davanti, non riuscì a vedere niente.  Il fondo era un enorme pozzo nero, di cui era impossibile riuscire a scorgervi anche solo la più che minima cosa.

- Andiamo? -

 

 

 

Dovettero scendere una decina di scalini, prima di ritrovarsi in un lungo cunicolo scuro. Zampettarono un paio di minuti, avvolti da un’oscurità quasi confortevole, prima d’iniziare a notare uno schiarimento.

All’aumentare della luce si unì anche un lieve vociare, che crebbe d’intensità di pari passo alla fonte luminosa.

All’inizio erano stati solo dei mormorii incomprensibili, così sottili alle loro orecchie, ma poi iniziarono a cambiare.

I mormorii divennero voci, risate ed esclamazioni gioiose, mentre la luce si trasformò in un’arcata in pietra che dava… su quelli che, agli occhi felini di Adrien, sembravano essere tendoni e striscioni di stoffa colorata.

- Ci siamo, Sardina - si fermò Macchietta, sedendosi a poca distanza dall’entrata ad arco - Benvenuto alla Città dei Gatti -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DELLA MENTE MALATA:

Salve. Lo so, avevo detto che avrei aggiornato l’1, e non l’ho fatto. Avevo poi detto che l’avrei fatto il 2, ma manco lì ho rispettato la parola data.

Ho avuto, penso sia quasi ovvio, dei problemi… e sono parecchio in down.

Nonostante il mio attuale stato d’animo sia andato a buttarsi giù da un grattacielo, senza paracadute ovviamente, mi sono buttata completamente nella scrittura. Infatti sono andata avanti nella stesura del prossimo capitolo, e con i capitoli di una nuova che vedrà la luce nel 2000ECREDICI se tutto andrà bene.

Purtroppo il capitolo non è molto emozionante, proprio per niente, ma con il prossimo iniziano le cose BELLEH. Con i prossimi capitolini cercherò di dare il massimo >-< promesso.

Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate. I vostri commentini sono sempre ben accetti :3

-Harl

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Vi chiedo immenso perdono per non aver aggiornato prima qua su EFP (il capitolo è uscito il 5 giugno su Wattpad), ma le ultime settimane sono state belle piene per me e sono riuscita a sistemare il file per qua solo adesso ;-; Perdonatemi

 

 

 

Capitolo 6

 

Una distesa di variegati colori.

Il vociare e i miagolii allegri dei gatti che andavano avanti e indietro tra le bancarelle.

L'odore delizioso di pesce grigliato che aleggiava nell'aria intorno a loro.

I loro sensi erano bombardati da centinaia di centinaia di informazioni diverse, ed era estremamente difficile riuscire a stare dietro a tutto.

Una volta usciti dal tunnel nero che li aveva condotti fino a lì, i tre felini si erano ritrovati in cima ad una nuova scalinata in pietra chiara che dava sulla piazza circolare della Città e sul suo ricco mercato.

Adrien si ricordò che fossero sotto terra solo quando alzò gli occhi, incuriosito da dove provenisse tutta la luce che illuminava l'ambiente. Rimase meravigliato nell'osservare come si stagliasse la struttura verso l'alto. Era difficile vedere il soffitto della Città, vista l'elevata altezza a cui si trovava. L'unica cosa che era perfettamente visibile da dove si trovavano loro, era il gigantesco lucernario che illuminava l'intero ambiente con la luce dorata e naturale del sole. Non gli sembrava affatto di trovarsi sotto metri di terra. L'aria era così fresca e leggera; non sapeva né di chiuso né dì umidità.

I colori delle stoffe che riparavano le varie bancarelle, sparse ovunque sia al centro della piazza che ai suoi lati, sembravano ancora più saturi e brillanti sotto i raggi.

L'ex-ragazzo trovava quel luogo magnifico e straordinario già a primo impatto, e rimase ancora più sbalordito nell'osservare come si comportassero i numerosi gatti presenti.

Sembravano... persone. Si comportavano esattamente come delle normalissime persone al mercato.

C'erano gatti che zampettavano tra una bancarella all'altra, studiandone la merce esposta, mentre altri felini cercavano di convincerli ad acquistare i loro prodotti.

Adrien si guardava intorno con gli occhi colmi di meraviglia. Era tutto così bizzarro e stupefacente, e ciò glielo si poteva leggere alla perfezione sul musetto nero.

Macchietta, che ne aveva studiato le reazioni da quando erano usciti dal cunicolo, sorrideva compiaciuto sotto i baffi. Lo sapeva che quel piccolo angolo di Paradiso gli sarebbe piaciuto. Non conosceva gatto, o mezzo-gatto, che non ne fosse rimasto rapito. Quel posto riusciva a rapirti il cuore con pochissimo.

- Vi va di andare a mangiare qualcosa, prima di andare a recuperare ciò che ci serve? Non so voi, ma io ho una fame da leoni -

Alla proposta del gatto randagio lo stomaco di Adrien ruggì un consenso. Era stato così preso dagli ultimi eventi, da essersi completamente dimenticato di aver saltato il pranzo.

- Assolutamente sì. Sto letteralmente morendo dalla fame pure io. Non sapete cosa darei per del formaggio in questo momento - rispose Plagg, con un tono molto teatrale come suo solito.

- Conosco un posticino niente male, non molto lontano. Fa principalmente pesce, ma ha anche una bella scorta di formaggi - fece un occhiolino in direzione dello spiritello.

Gli occhi verdi del gattino nero parvero illuminarsi.

- E cosa stiamo aspettando, allora? Andiamo! Sento il mio amato camembert chiamarmi -

Adrien e Macchietta si lanciarono un'occhiata divertita, prima di doversi mettere in cammino sotto le continue lamentele del kwami.

Quando Plagg aveva fame e sentiva odore di formaggio, era impossibile fermarlo; a meno che qualcuno non gli avesse dato quello che voleva. Adrien lo sapeva benissimo, visto che subiva lui tutte le sue quotidiane lamentele.

 

 

 

I tre felini si ritrovarono a zampettare in una delle vie laterali della spaziosa piazza, dove erano stati fino a poco prima, con in sottofondo ancora i lamenti del gattino nero.

L'ex-modello si era reso ben presto conto di non aver immaginato lontanamente le dimensioni reali di quel posto, e dovette aiutarlo ancora una volta il gattone multicolore per rendergli più chiare le idee.

Il corpo centrale della Città era la piazza del mercato, che si estendeva in un ambiente a forma di cilindro sia sulla base sia sui lati in una lunghissima spirale circolare. Dalla base partivano quattro strade principali che si ramificavano in una serie infinita di viuzze secondarie e ambienti nascosti. Le quattro vie principali erano state costruite seguendo i punti cardinali, e da loro avevano preso i nomi. Ognuna poi aveva caratteristiche diverse e portavano in aree specifiche. Un esempio poteva essere la stessa via Est, che stavano percorrendo in quell'esatto momento e che portava nella zona dei punti di ristoro più conosciuti e rinomati della Città.

La via Sud, invece, era quella dedita al "divertimento", così aveva spiegato loro Macchietta, mentre quella Nord alle strutture burocratiche.

Di che tipo di strutture burocratiche avessero bisogno dei gatti, Adrien non ne aveva la più che minima idea. Aveva realizzato di non essere a disposizione di abbastanza immaginazione per poter formulare una teoria vicina alla realtà; tanto valeva lasciar perdere, e prendere le informazioni così come gli venivano date.

- Seppie, totani e gamberetti! - esclamò all'improvviso un gatto sconosciuto, balzando davanti al gruppetto e facendo visibilmente sobbalzare il piccolo Adrien.

Con il cuoricino che batteva frenetico nel petto, il neo-felino osservò con attenzione il nuovo arrivato. Era un bobtail giapponese, dalla corporatura magra e la pelliccia per lo più bianca. Gli unici tocchi di varietà erano dati da un paio di macchie sulla testa; una nera che prendeva l'orecchio sinistro, una rossiccia sull'altro ed un'altra scura sulla coda corta. Aveva un paio di grandi occhi giallognoli, con lievi striature nocciola, che li stavano fissando allegri.

- Aramis! - esclamò, con altrettanto entusiasmo Macchietta, andando a dare una poderosa zampata sulla spalla del vecchio amico.

- Non immagini che coincidenza sia trovarti qui adesso. Stavamo giusto venendo a farti visita al locale - lo informò il gattone - A proposito, che ci fai qua? Non dovresti essere lì, dietro ai fornelli a spadellare? -

- Sto ritornando adesso. Sono passato al mercato a ritirare una vera prelibatezza - confidò loro, orgoglioso - Simo'! Vieni qua, e fa' vedere che chiccheria abbiamo al nostro Mac -

Il bobtail si girò per chiamare e far avvicinare un giovane gatto, rimasto in disparte, che stava trascinando un carretto di legno chiaro. Era tutto grigio, con due piccoli occhi gialli che li osservavano curiosi.

Aramis andò verso di lui, allungò una zampa verso il retro del carretto e tirò su un lembo di stoffa rossa per scoprire il misterioso contenuto.

- Gamberi rossi siciliani, arrivati or ora dall'Italia! - svelò, con fierezza - Sono così freschi che ti si sciolgono in bocca come burro sotto al sole del deserto -

- Triglie marinate - esclamò Mac, lanciando uno sguardo meravigliato alle cassette colme di crostacei - Come hai fatto a metterci le zampe sopra, Aramis? -

- Un bravo mago non svela mai i propri trucchetti, amico mio - gli rispose, mantenendo sempre la propria aria fiera ed orgogliosa, e facendogli un occhiolino complice.

- Sappi solo che il mio fornitore speciale si è dato parecchio da fare ultimamente -

- Uh uh - fece un verso d'apprezzamento il randagio, strofinandosi le zampine l'una contro l'altra - Un motivo in più per venire da te a mangiare, allora. Io e il mio stomaco non vediamo l'ora -

- Bene - sorrise il bobtail, tirandosi bene su con la schiena - Vado a farti preparare il solito tavolo. Andiamo Simo'! Abbiamo del lavoro da fare, su su - partì in quarta il cuoco, battendo le zampe ed aiutando l'altro a girare il carretto.

Il grigio fece un piccolo cenno con la testolina, prima di congedarsi e seguire il proprio capo verso il ristorante, giusto poco più avanti.

L'ingresso era formato da una piccola porticina rettangolare, aperta e con i bordi in legno chiaro. Sulla parte superiore erano state fissate delle tendine colorate, con su disegnate con della pittura bianca delle immagini di gatti e pesci stilizzati. Ai lati dell'entrata a dare ulteriore colore al quadro generale vi erano diversi vasi di piante verdi e due lampade fissate al muro che emanavano una luce calda sui toni dell'arancione.

Se l'esterno prometteva cucina asiatica, con una punta di occidentalità, l'interno non era da meno e non tradiva le loro aspettative. L'ambiente era padroneggiato da tavolini bassi circondati da cuscini dall'aria incredibilmente comoda, e da piccoli lampadari che, pendendo dal soffitto, illuminavano tutto con una tenue luce giallognola.

Alcuni posti erano stati già occupati da piccole combriccole di gatti che, seduti sui loro ampi cuscinoni, chiacchieravano allegri gustandosi piatti giganteschi di pesce preparato nei più disparati modi.

Una volta che il trio fu entrato nel ristorante, gli occhi di tutti i presenti saettarono su di loro. Non erano interessati a tutto il gruppo, bensì a solo un suo componente.

- Ehi, ragazzi! Mac è tornato! - esclamò una voce femminile dal fondo della sala, con felicità.

Da lì in poi, si scatenò il putiferio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANGOLO DELLA MENTE MALATA:

EEEEEEE SON TORNATAAAA. ZEMBAWEZEMBAIÀ ehia ah

Salve, miei deliziosi volpini dai culini vaporosi! Come state? :3

Ho notato che, sia su EFP che su Wattpad, c'è ancora molta confusione sulla storia perciò cercherò di spiegare come si deve la questione (senza fare spoiler obv).

ADESSO stiamo percorrendo la PRIMA parte della storia, ovvero quella che vede lo sviluppo del personaggio di Adrien e del rapporto Adrien-Plagg-Macchietta.

POI ci sarà (ovviamente) la SECONDA (perché il due viene dopo l'uno) in cui, oltre allo sviluppo del nostro ex-biondino che si sarà fino alla fine, apparirà anche Marinette.

(Se l'ho messa nella lista dei personaggi un motivo c'è XD)

Posso capire che ci siano persone impazienti di vederla entrare in scena, ma dovete aspettare mi spiace.

Se siete stanchi di aspettare e volete leggere storie diverse alla "tutto e subito", posso capirlo ma allora questa non fa per voi. Mi spiace davvero anche perché le letture sono calate un bel po' appunto per questo motivo. Se vorrete rimanere lo stesso, a me farebbe solo che un piacere immenso. Sto realizzando (incredibilmente aggiungerei) che c'è più gente di quello che avrei mai potuto immaginare a cui piacciono davvero le follie che scrivo.

Lo so, anch'io sono sconvolta. Non ero così sconvolta da qualcosa da quella volta in cui mentre stavo mangiando una banana sdraiata sul divano a casa dei miei, il mio cane mi è saltata addosso per rubarmela e mangiarsela lei. (Sì, ho un cane fogna che mi ruba il cibo)

Stronzate a parte, sono davvero sorpresa. Per una persona come me, con autostima ai minimi storici e che fallisce il 99,9% delle cose che fa, ricevere dei messaggi sinceri di complimenti è... davvero indescrivibile. Quando succede poi, molti di voi lo sapranno, non so rispondere decentemente. Non perché io sia stronza (penso), ma perché mi emoziono come un cucciolo di corgi, inizio a tremare e non riesco a scrivere delle risposte decenti. (La cosa divertente è che, dopo, a distanza di tempo, mi vengono in mente risposte fighissime da dare... ma questa è un'altra storia)

Comunque, per concludere questo sproloquio improvviso, a voi volpini che leggete: grazie di tutto cuore. Siete la mia unica costante felice nella mia vita disastrosa. Grazie~

Io ora fuggo via.

Se volete, fatemi sapere cosa pensate del capitolo! I vostri messaggi sono sempre ben accetti~

Vi porgo i miei omaggi

HH

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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