Daoine Sidhe - La Dea di Verantus

di GiulioSicurella
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - La storia delle nostre terre ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - Prince du Sang ***



Capitolo 1
*** Prologo - La storia delle nostre terre ***


Le stelle piú grandi e luminose che si fossero mai viste brillavano proprio quella sera, irradiando in modo quasi innaturale la notte che avvolgeva il campo di battaglia celando speranze riposte e sospiri mancati.
Era un luogo talmente antico da essere protagonista di miti, racconti dell’orrore e fantasie popolari da che se ne avesse memoria, ed il bello era proprio questo: Tutti quei racconti sulla magia nera, su esseri Divini e su patti di sangue non solo erano del tutto veri, ma erano stati in passato ed erano ancora adesso l’anima di queste terre.
Il campo si ergeva su una collina dalla terra ormai arida, che era la parte della cittá un tempo abitata dagli antenati del piccolo popolo, adesso in rovina; Il resto della stessa, prettamente abitata dai loro discendenti, dai loro schiavi e dal loro smisurato esercito, si sviluppava alla base della collina su una districata e quasi maniacale serie di costruzioni a labirinto che rendeva del tutto difficile avvicinarsi o allontanarsi dalla Fortezza nemica, all'interno della quale erano sicuramente in corso i festeggiamenti per la vittoria che i Sidhe credevano di avere in tasca.

Per prendere altro tempo lui non cercó alcun aiuto per indossare l'armatura Reale e quasi se ne pentí vista l’infinitá di cinghie, nastri e cordoni che spuntavano da ogni parte e di cui ignorava totalmente la necessitá. Senza contare che nella piccola tenda aveva creato una confusione tale da non riuscire nemmeno a trovare il Chiodo di Quarzo, una caratteristica spada intagliata nel minerale rosaceo che ogni futuro Re ottiene per guidare la prima importante guerra che gli si presenta nella vita.
Ci mise molto piú del dovuto a vestirsi e a trovare il Chiodo, e come se non bastasse ebbe la geniale idea di sedersi un ultimo minuto ai piedi del letto realizzando, forse addirittura per la prima volta, quello che stava realmente per accadere alla sua vita che, fino a quel momento, era stata la piú normale e anonima che un Principe avesse mai potuto avere.
Aveva passato gran parte della sua adolescenza in Accademia preparandosi ad un momento del genere e in meno di un anno tutto era cambiato, obbligandolo ad abbandonare i tranquilli giardini del Castello per cavalcare in numerose battaglie. Ne aveva passate davvero tante anche dopo quel periodo perché certo, essere un giovane e ingenuo Principe appena maggiorenne poteva anche essere difficile, ma niente – niente, in confronto a quello che la vita gli poneva davanti adesso. 
Non era di certo arrivato a quel punto con l’intenzione di diventare il Re piú potente della storia o pazzie simili, era fin troppo umile per avere fantasie del genere, ma era piú che certo che trionfare avrebbe cambiato la situazione sia per lui che per il suo popolo.
Mise in pausa i mille pensieri che stavano vorticando alla rinfusa nella sua testa e fece un respiro profondo; In quel momento il sottile tessuto della tenda che lo divideva dal resto del mondo diventó spesso e impenetrabilecome un muro di cemento: Nessun suono lo oltrepassava, nessuna luce esterna e nessuna paura. La fine della guerra era alle porte, la loro situazione era davvero precaria e tutto sarebbe dipeso dalle sue gesta quella notte.
Si alzó di scatto perché quel silenzio stava iniziando a terrorizzarlo. Fissó per bene il Chiodo alla cintura - se mai fosse successo qualcosa a quella spada sarebbe stato in guai enormi - e varcó la soglia della tenda senza esitare.

Andó a passo sicuro senza alcuna direzione per circa cinque minuti, giusto il tempo di essere notato dai soldati che lo circondavano e dal suo consigliere personale; Il saggio Gwydion lo raggiunse a passo di marcia per interrompere brevemente la distanza che lo separava dal suo Principe che, preso dallo sconforto, si lasció scivolare le spalle contro il muro di un’abitazione in rovina sentendosi sconfitto dalla situazione, dalla paura, dalla vita! 
Stava per iniziare a chiedersi ‘Perché a me?’ un’infinitá di volte quando una flebile voce lo fece impietrire: "Tutto bene Sire?". Si voltó terrorizzato, per trovarsi davanti il vecchio saggio che lo aveva cresciuto tra storie di magia e lezioni di spada. 
"Tu non hai paura, vecchio Gwy?" Chiese, senza nemmeno pensare a quanto una domanda del genere potesse risultare banale nel bel mezzo di una guerra sanguinaria come quella.
“Certo che ne ho Sire, come tutti, ma la paura é sia un limite che un lusso che né Lei né nessuno di noi puó permettersi in questo momento. C'é molto piú in ballo del conquistare una terra o uccidere piú nemici dell'avversario, non stiamo affrontando i barbari delle montagne del Nord; Sono esseri potenti quelli a cui abbiamo pestato i piedi questa volta, la nostra aviditá ha spezzato legami di pace creati con il sangue dei nostri e dei loro antenati. Questa notte forse ne pageremo le conseguenze, oppure potremmo imparare una lezione per vivere meglio in futuro."
Anche se aveva ammesso di averne, i suoi occhi non trasudavano affatto paura anzi emanavano una sicurezza tale da confortare anche lui, che si sollevó leggermente da quella scomodissima posizione e inizió a camminare avanti e indietro, rimarcando i propri passi. Sicuramente c'era una soluzione, anche estrema, a cui non avevano ancora pensato e che avrebbe potuto permettere loro la vittoria, con perdite minime magari. Doveva esserci! 
"Non so cosa fare Gwy, non so dove sto portando te, i nostri uomini e le loro famiglie, non so cosa essere o chi diventare per sconfiggere quei mostri una volta per tutte; Sono solo uno stupido ragazzino senza alcun potere né forza, probabilmente fra un paio d'ore saró anche il primo a morire in mezzo a quella confusione! No so a quale Divinitá rivolgere le mie suppliche, vorrei solo che fosse tutto dannatamente piú facile..". Si trattenne un attimo dal continuare.. Aveva chiesto tante volte al saggio Gwydion se ci fosse qualcosa che lui potesse fare; Una notte era talmente disperato che confessó al Mago di essere disposto anche a ricorrere alla magia piú oscura che esistesse al mondo pur di riportare pace e prosperitá nella sua terra, ma in tutta risposta il saggio si infurió e si rifiutó categoricamente di ricorrere a simili mezzi. Da allora il loro rapporto si era un po' raffredato, ma sapevano che se ci fosse stata una ramanzina o una morale da imparare quella avrebbe dovuto attendere tempi piú tranquilli.
Esitó, immaginando giá di subire per la seconda volta l'ira dell'uomo che aveva di fronte, ma erano a corto di idee e ancora di piú a corto di tempo, se qualcosa doveva essere fatta doveva essere fatta adesso! 
Dal canto suo, anche il vecchio Gwydion si era fatto due conti: Se quella sera la situazione sarebbe degenerata e volta al peggio dovevano accettare di morire da eroi, o macchiarsi l'animo e sopravvivere anche usando mezzi oscuri. Magie antiche e potenti cavalcavano i pensieri del saggio in quel momento.. Forse questa era davvero l'unica soluzione?! Non poteva saperlo, ma la disperazione negli occhi del Principe lo convinse a prendere una decisione di cui sicuramente si sarebbe pentito in futuro.
"Loro non si faranno scrupoli a usare tutta la magia oscura di cui dispongono Sire, forse se facciamo lo stesso.." Prese un respiro che al Principe sembró durare un'eternitá, poi continuó "..Forse anche noi avremmo una possibilitá allora!".
Il Principe non sapeva davvero cosa pensare o come interpretare quelle parole; Era felice perché sapeva che avrebbero davvero potuto avere una possibilitá, ma era anche preoccupato perché se il vecchio Gwydion era arrivato a proporre una cosa simile allora significava che erano davvero messi male.
"Vecchio Gwy ma cos-" non ebbe nemmeno il tempo di reagire perché il Mago lo prese per un braccio, e senza esitare un istante lo trascinó all'interno del rudere su cui era appoggiato appena un secondo prima. "Mi spiace Sire, ma se veramente siamo disposti a tutto dobbiamo fare questa cosa adesso! L'effetto sorpresa potrebbe portarci un vantaggio considerevole e chissá cosa potrebbero studiare i nostri nemici nelle ore che ci separano dall'inizio della battaglia". 
"Dobbiamo fare questa cosa adesso? COSA dobbiamo fare esattamente? Non mi hai nemmeno spiegato di cosa si tratta ed esigo di saperlo adesso!!" Finí appena in tempo la sua frase prima di ritrovarsi gettato a terra, nel bel mezzo del rudere, pronto a ribellarsi a quell'insubordinazione del tutto inaspettata.
"Sire, l'ho vista nascere, l'ho vista essere il bambino piú allegro di questa terra, l'ho vista diventare un uomo valoroso e pieno di coraggio con il cuore piú puro che io abbia mai visto in tutti questi anni di vita, e le assicuro che sono tanti. Ma é proprio la sua purezza che ci serve, se avessi trovato sin dall'inizio di questa tremenda guerra qualcuno come Lei lo avrei fatto, non ci avrei pensato un secondo a sacrificare quella persona, ma Lei.. Non Lei. Non abbiamo altra scelta; Se i Sidhe sono cosí potenti una ragione c'é, ed é il momento che Lei sappia tutta la veritá."
"Gwydion, di cosa stai parlando? Quale veritá e perché me ne stai parlando solo a due ore dalla guerra?!" chiese il Principe, con un distacco impressionante, come se per un attimo si fosse allontanato kilometri e kilometri da quel campo di battaglia, come se quella guerra non fosse la sua, come se non fosse l'erede del primo Tulagon che secoli prima aveva dato loro il dominio della terra che adesso stavano nuovamente rivendicando.
"Ricorda quando non era che un semplice bambino e seguiva le mie lezioni sui Tulagon e le leggende sulla creazione del nostro Regno? Era solo un Principino allora, cosí pieno di sogni e di vita! Ricorda cosa le dissi sulle antiche Divinitá che davano vita e misteriosi poteri agli alberi, alle fate e agli abitanti del piccolo popolo? Beh, era tutto vero.. All'inizio non erano Divinitá, erano solo semplici uomini e donne con un dono potentissimo, talmente potente da arrivare a dettare leggi sulla vita e sulla morte degli altri esseri viventi. I Sidhe per secoli hanno dedicato culti, sacrifici e lotte in favore dei piú perfidi fra quei Dei. E continuano a farlo anche adesso." Si fermó, riuscendo a notare nient'altro che confusione negli occhi del Principe, che lo interruppe senza preamboli. 
"Gwydion, cosa stai cercando di dirmi? Cosa dovrei capire da questa lezione di Storia dell'ultimo minuto? Parlami chiaramente."
"Il loro Re, Finvarra, da anni ormai compie sacrifici verso la Dea Kazhmet. É lei che sta dando loro tutto questo potere, non sarebbero durati un giorno senza la sua magia. Sacrifica senza ritegno chiunque gli capiti sotto tiro: Goblin, troll e tutti gli altri mostri schifosi che ancora adesso sono al suo seguito. Magia di questo peso ha un prezzo enorme mio Principe, Finvarra ha di certo dovuto rinunciare a quel poco della sua anima che gli rimaneva e forse anche di piú.
Ed é quello che dobbiamo fare anche noi, solo che semplici esseri umani non sono abbastanza per un sacrificio di questa portata. Serv-" Si interruppe di colpo, colto alla sprovvista dalla reazione del Principe sul cui viso stavano correndo lacrime amare come il peggiore dei veleni. Aveva capito tutto.
"Il sangue dei discendenti di Tulagon racchiude nelle sue vene una potenza che non possiamo ignorare mio Principe" riprese titubante.
"Quali sarebbero le conseguenze per me? Quanto reali diventerebbero le nostre possibilitá di vittoria se ricorressimo al potere di qualche Divinitá? Se devo farlo devi almeno essere chiaro su questo, me lo devi!"
Il saggio si avvicinó al suo Principe, chinandosi appena per poterlo guardare negli occhi, poí continuó senza esitazione "Il suo sangue é la chiave di tutto Sire, posso assicurarle che avremmo un'ottima probabilitá di vittoria, ma il Dio a cui offriremo il suo sangue non si limiterá a questo.. Vorrá occupare il corpo che gli offriremo e il suo sangue verrá maledetto fino alla fine dei tempi. Ogni generazione che verrá dovrá pagare il suo pegno per tenere fede al patto che verrá stipulato questa notte. Una volta che lei verrá posseduto da cosí tanta magia non si potrá tornare indietro, mi dispiace William". E gli dispiaceva davvero, il Principe poteva percepirlo chiaramente, e il fatto che per la prima volta dopo anni lo avesse chiamato con il suo nome di battesimo gli fece capire la gravitá di quello a cui stava andando incontro. 
"Mi dispiace, ma dobbiamo pensare al di lá di noi stessi William, dobbiamo pensare alle centinaia di migliaia di vite che potremmo salvare, alle loro famiglie e la loro discendenza.." Ma prima che potesse continuare il Principe si alzó di scatto e ora i suoi occhi erano pieni di amarezza e rabbia. "E della mia discendenza non te ne importa nulla? Potrei darti fino all'ultimo dei miei capelli se la cosa si fermasse a me, ma si parla dei miei figli, e dei loro figli, con che coraggio potró dar vita ad una discendenza se ancora prima di diventare padre e nonno sapró giá che chi verrá dopo di me sará condannato? Noi siamo la famiglia Reale, quando questa storia verrá fuori ci sará una rivolta, nessuno vorrá essere governato da una famiglia corrotta da una maledizione del genere." Si fermó soltanto per riprendere fiato e darsi una calmata, ma prima che potesse riprendere a inveire contro il saggio, il vecchio Gwydion gli si avvicinó e a denti stretti gli disse qualcosa di ancora piú oscuro "NESSUNO dovrá mai venirlo a sapere! E la tua famiglia avrá potere e protezione fino a quando rimarrá nel Regno, ancora meglio se tra le mura del Castello. Molte cose cambieranno da domani, e tu.. Il Dio che ospiterai avrá bisogno di molto riposo ed energie, probabilmente il tuo corpo non riuscirá mai a riprendersi da quello che accadrá adesso William".
"Adess-" Sospiró prima di essere colpito alla testa dal bastone del vecchio, crollando a terra e perdendo conoscenza.

-

"Ed é cosí che, secondo la leggenda, i Pendleton di Tulagon sconfissero i misteriosi Sidhe e si ripresero le terre che furono loro rubate, prendendo in custodia i quattro magici oggetti fonte di forza e potere del piccolo popolo, e confinandoli nelle profonditá della terra. Ora, ovviamente i quattro oggetti magici della storia non sono niente di meno che le Insegne del Regno, ovvero la Corona e lo Scettro di Scozia, la Spada cerimoniale e la Pietra del Destino e, ovviamente, i Sidhe non sono altro che gli Inglesi contro cui lottammo per l'indipendenza nel XIII secolo, enfatizzati per alimentare leggende popolari e spaventare i bambini, quindi potete continuare a far parte del club di lettura fantasy senza preoccuparvi di maledizioni, Divinitá e oscuri patti di sangue ragazzi. Anche se mi piacerebbe che diceste la vostra sull'argomento, sapete, io ho fatto la mia parte da insegnante, adesso sta a voi farmi capire cosa vi ha trasmesso questa leggenda e.. SIGNOR MILLS STA DORMENDO DURANTE UNA MIA LEZIONE?!"
Rory si sveglió di soprassalto per le urla che un'indemoniata Mrs. Collins gli stava rivolgendo e con molta disinvoltura usó la manica del maglione per asciugare la scia di saliva creatasi sul suo mento durante il riposino. Aveva dormito proprio bene fino a quel momento e adesso quella vecchia megera aveva rovinato tutto, ponendo fine al sogno in cui era lui a salvare la Scozia da goblin terrificanti e mille altre creature.
"Credo che delle scuse da parte sua siano il minimo Signor Mills. Le consiglio di dormire a casa la prossima volta, perché per quanto le mie lezioni possano sembrarle frivole, le assicuró che sono alla base della storia delle nostre terre e non rispettandole, mi permetta la franchezza, manca di rispetto ai suoi avi e a tutti i presenti. La Storia é una cosa importante Signor Mills, ci aiuta a vivere il presente con correttezza e ci aiuterá a migliorare il futuro. Anche il suo futuro un giorno potrebbe dipendere da queste leggende."
Si scusó davvero svogliatamente e venne cacciato dall'aula anche se mancavano dieci minuti alla fine della lezione; Minuti che sembrarono interminabili stando seduto in un corridoio deserto. 
Ripensó a quel sogno, pensó a quanto sarebbe stato mitico poter vivere avventure del genere invece che venire sgridati alle superiori da una vecchia strega che sicuramente trascorreva la vita con una trentina di gatti e serie tv degli anni 80.
Un giorno tutto sarebbe stato diverso, avrebbe avuto anche lui l'occasione di prendere il mano il suo futuro e trasformarlo in qualcosa di straordinario, sapeva di averlo nel sangue!

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - Prince du Sang ***



"Sveglia, coraggio!"
Il fruscío improvviso delle tende e l'irrompere delle prime luci del mattino nell'intera stanza distolsero il Principe dal sonno ancora piú prepotentemente di quanto non avessero appena fatto le parole di sua madre che, come se non bastasse, si sedette ai piedi del letto facendolo svegliare del tutto e anche preoccupare: L'ultima volta che aveva vissuto una scena del genere fu quando lei, seduta allo stesso posto, gli diede la notizia dell'improvvisa morte del padre; Erano passati appena un paio di anni da quel momento ma ritrovarsi, anche se per pochi minuti, in quella stessa situazione lo fece rabbrividire. Cosa poteva essere successo questa volta?!
Ci volle qualche istante prima che il suo cervello ordinasse al corpo di muoversi e mettersi seduto, lunghi attimi nei quali la donna stette in religioso silenzio, con uno sguardo misto tra dolore e sconforto.
Le cose per loro non sono mai andate benissimo; Erano pur sempre una famiglia reale si, ma una famiglia reale non regnante, i loro titoli erano del tutto onorari.  Abitavano alcune sale del Castello da generazioni, per puro buon cuore dei veri monarchi del Regno Unito. La donna che aveva di fronte non era una Regina Madre ma lui, anche se non ereditario, era un Principe del Sangue: Discendente per via mascolina in linea dinastica di quelli che secoli prima erano i Sovrani regnanti di Scozia.
Le cose sono poi degenerate con la morte di suo padre, lui e sua madre hanno dovuto rimboccarsi le maniche e andare avanti, anche contro chi ha sempre remato contro i loro agi e il loro rango.

"Devo preoccuparmi?" Chiese interrompendo il silenzio, facendo smuovere qualcosa negli occhi di sua madre.
"Cosa ti fa credere che ci sia qualcosa di cui preoccuparsi?" Rispose lei, e il Principe non sapeva se interpretare quelle parole con sarcasmo o con urgente timore. Optó per la seconda e taglió corto "Perché ti conosco e ricordo perfettamente l'ultima volta in cui ci siamo trovati in questa situazione.. Credo che ormai sia diventato il tuo metodo per darmi pessime notizie, quindi andiamo dritti al punto".
Prese giusto un paio di respiri profondi, prima di guardare il figlio dritto negli occhi, occhi ancora troppo giovani, troppo ingenui e che del mondo avevano visto ancora troppo poco.
"É il tuo compleanno oggi" Disse quasi con lo stesso dolore con cui anni prima lo informó della morte del padre.
"Stai scherzando?! Hai messo in scena questo dramma soltanto per  ricordarmi del mio compleanno? Ok, sono appena diventato maggiorenne, ma non per questo devi preoccuparti cosí tanto, cioé.. Mica ti sbatto fuori dal Castello e ci costruisco un Casinó di lusso, andiamo!" Rise, pensando a quanto lei avrebbe davvero potuto adirarsi per l'apertura di un Casinó, lo avrebbe perseguitato persino dopo la morte per una cosa del genere, senza contare che i giornali avrebbero preso la palla al balzo per gettare fango addosso al loro povero nome di famiglia.
Mise fine a quell'inappropriata e fragorosa risata quando notó che lo sguardo della donna non cambió nemmeno per un istante, la situazione doveva essere davvero seria allora!
Lei si avvicinó e posó la sua mano su quella del figlio, piú che mai confuso da quella situazione, l'aria era satura di parole non dette e di silenzi troppo a lungo perseverati, ma che stavano per essere spezzati per sempre.
"Il mondo in cui viviamo é sempre stato misterioso e continuerá ad esserlo anche dopo la nostra conversazione; Certi segreti, certe realtá sono.. Sono semplicemente troppo grandi e troppo lontane da tutto quello che dovrebbe concernere la vita di ragazzino, lo so bene. Tuo padre non era che questo quando lo conobbi: Un ragazzino con troppi sogni, proprio come sei tu adesso. Era una delle persone piú solari che io abbia mai incontrato prima che tuo nonno facesse a lui il discorso che sto per fare io a te in questo momento; Ho visto come lui é cambiato, sono stata al suo fianco quando tutto nel suo mondo divenne buio all'improvviso.. L'ho tenuto per mano passo dopo passo, decisione dopo decisione e voglio che tu sappia che per quanto mi sará possibile faró lo stesso con te Philip. Io non c'entro nulla in tutto questo e ho avuto bisogno di tantissimo tempo per capire e accettare questa realtá, quindi comprendo che forse anche tu avrai bisogno di tempo per metabolizzare la situazione, anche se senza la presenza di tuo padre tutto sará molto piú difficile per entrambi."
Si prese un attimo per cercare di decifrare quell'incipit spropositato, sua madre sperava con tutta se stessa che lui sapesse leggere tra le righe, perché tra quelle parole c'era sicuramente un discorso di fondo che lottava per saltare fuori, che la donna sembrava non aver il coraggio di pronunciare, ma davvero non riusciva a capire dove lei volesse arrivare.
"Mamma cosa stai cercando di dirmi? So per certo che sotto questo discorso assurdo si nasconda qualcosa di serio, ma mi duole informarti che non ci arrivo, non alle sette del mattino, non in questa situazione cosí surreale, dovrai essere piú chiara se vuoi aiutarmi a capire." Chiese, i suoi occhi erano colmi di innocenza e di cosí tante domande, non desiderava che avere delle risposte.
"Ricordi le storie sulla nascita del nostro Regno e sull'ascesa dei tuoi avi? Quei mostri di cui avevi cosí tanta paura, le voci su quel patto malvagio fatto dal primo del nostro nome in cambio di potere e vittoria.. Ricordi tutto questo? Magari saremo dei pazzi, ma non siamo mai stati dei bugiardi, nemmeno su cose del genere."
Il Principe sembró storcere il naso e inclinare appena la testa di lato, chiaro sintomo della sua piú che totale confusione, quindi decise di tagliare la testa al toro, uscendo dalla tasca interna della giacca un quadernetto di pelle dall'aspetto davvero antico, ma ben tenuto.
"I Pendleton-Bower se lo tramandano da generazioni con il massimo segreto, apparteneva a William Pendleton I, colui che trionfó contro quei mostri nel XIII secolo. Noterai al suo interno un cambio radicale delle annotazioni, che tuo padre sosteneva essere dovuto al punto in cui venne maledetto per salvare la nostra terra. Sicuramente sfogliarlo ti aiuterá a credere in tutto questo, magari ti spaventerá, magari no, sta a te decidere come interpretare queste pagine."
Si fermó, allungó il diario al figlio che, scettico piú che mai lo prese fra le sue mani. "So che la nostra famiglia é sempre stata diversa dalle altre, é una cosa che ho sempre.. Percepito, diciamo, ma mamma questo é troppo, é surreale e ridicolo e se stai cercando di fare la spiritosa con qualche spropositato rito di passaggio smettila, mi stai terrorizzando!". I suoi occhi non erano piú cosí innocenti, erano spaventati, erano arrabbiati; Cosa stava succedendo? Sua madre davvero credeva che una storia del genere potesse essere divertente o addirittura credibile?!
"Philip, sai che da quando tuo padre é scomparso é scomparsa anche quella parte di me: Non rido piú, non scherzo piú e anche se lo facessi MAI scherzerei su una cosa del genere, soprattutto in un momento del genere, credimi tesoro".
Quale momento? Cosa stava per succedere e cosa sua madre ancora non gli voleva dire? Doveva saperlo!
Fece un cenno con la mano, come per invitarla a continuare quel discorso pazzesco. Una cosa era certa: Prima avrebbero finito e prima avrebbe potuto farsi una doccia calda e buttarsi quest'assurdo risveglio alle spalle!
Prima che sua madre aprisse bocca qualcosa cambió nel suo sguardo, diventó autoritario, quasi intimidatorio, poi continuó "Anche se non vuoi credere a questa storia la vita continua a fare il suo corso, cosí come la maledizione legata al tuo sangue". Ma di cosa diavolo stava parlando? Credeva davvero alle parole che diceva o era tutto uno scherzo? Prima che potesse interromperla peró lei continuó senza esitazioni.
"Non potrai piú lasciare il Castello da adesso, é troppo rischioso e questo edificio é talmente carico di magia che funge da catalizzatore per la maledizione: Il tuo sangue é la chiave che rende possibile trattenere quei mostri nella realtá a loro assegnata. Se dovessi mai lasciare il Castello la situazione potrebbe degenerare e in breve tempo dovremmo dire addio al mondo che conosciamo. E non puoi, non devi, parlarne con nessuno mai, se non ai tuoi figli quando anch'essi raggiungeranno la maggiore etá".
Fra tutte le parole che disse l'unica che fece scattare qualcosa in lui fu 'magia'. Era la prova che quello era uno scherzo.. Come poteva non esserlo? Ok, suo padre non aveva mai lasciato il Castello in vita sua e ricordava perfettamente che era solito dirgli con aria misteriosa che tutto sarebbe cambiato in modo incredibile quando sarebbe diventato un uomo, ma questo era troppo!
Decise di non voler sentire piú una sola parola riguardo mostri, antenati posseduti, magia e sangue maledetto: Si alzó di scatto dal letto e senza guardarsi indietro uscí dalla stanza lasciando da sola sua madre, che nel frattempo si era abbandonata alle lacrime. 

Rimase seduta ai piedi dell'enorme letto per una decina di minuti, godendo della luce del giorno che irradiava la coperta bordeaux trasformandola in un rosso talmente vibrante da brillare. Una cosa la notó peró: Non c'era traccia del diario di William.. Nella fuga il Principe doveva averlo portato con sé.
Tiró un sospiro di sollievo "Forse per noi c'é ancora sper-"
"LADY BOWER! LADY BOWER!!" Le urla di un uomo la fecero tornare alla realtá con una prepotenza terribile. Era Potts, uno dei maggiordomi, nonché la persona di cui la famiglia Reale si fidava di piú.
L'uomo corse fino al letto a baldacchino con aria terrorizzata. "Potts, ma che-" Chiese lei alzandosi con le gambe tremolanti.
"Lady Bower, ci ho provato ma mi ha spinto contro la credenza dei cristalli, per poco non ci lasciavo le penne, sono riuscito a malapena a supplicarlo di fermarsi ma niente, non ci sono riuscito. Gliel'ha detto, vero?" Concluse alla fine, osservando il panico prendere spazio negli occhi della donna, che annuí con amarezza e rassegnazione.
"Mi sono a malapena accorto del diario che aveva con sé.. É riuscita a parlargli anche di quell'altra cosa ch-" Ebbe appena il coraggio di chiedere, ma non il tempo di finire la domanda, prima che lei lo interruppe "No, e poi non ne siamo nemmeno sicuri, non ho avuto il cuore di riempirlo di ulteriori dubbi quando siamo noi i primi a non sapere che strada prendere, Potts. Adesso dobbiamo trovarlo e riportarlo qui, anche con la forza.. Nessun Bower ha mai lasciato il castello in ottocento anni" concluse con le lacrime che lottavano per scivolare via dai suoi occhi.
"Non so nemmeno quanto tempo abbiamo prima.. Prima che loro arrivino".

Le ultime parole di Lady Bower riechegiarono nell'aria come la piú oscura delle minacce, lasciando nei volti dei due nient'altro che il terrore, terrore puro.
Ma era vero.. Da qualche parte, nascosti nell'ombra, loro si stavano muovendo. Stavano per arrivare, e la loro unica possibilitá era appena scomparsa nel nulla!

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