The 'Captain' and the 'Doctor'; Drabble & FlashFic Collect. di Schwarzweis (/viewuser.php?uid=64737)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** History ***
Capitolo 2: *** Magnetism ***
Capitolo 3: *** Sheets ***
Capitolo 4: *** Tabacco ***
Capitolo 5: *** Call ***
Capitolo 6: *** Kid ***
Capitolo 7: *** Law ***
Capitolo 8: *** Glasses ***
Capitolo 9: *** Lipstick ***
Capitolo 10: *** Smile ***
Capitolo 11: *** Fireworks ***
Capitolo 12: *** Panties ***
Capitolo 13: *** Pokerface ***
Capitolo 14: *** Impressions ***
Capitolo 15: *** Drugs ***
Capitolo 16: *** Lust ***
Capitolo 17: *** Gluttony ***
Capitolo 18: *** Greed ***
Capitolo 19: *** Sloth ***
Capitolo 20: *** Wrath ***
Capitolo 21: *** Envy ***
Capitolo 22: *** Pride ***
Capitolo 23: *** Heat ***
Capitolo 24: *** Silent ***
Capitolo 25: *** Liar ***
Capitolo 26: *** Cold ***
Capitolo 27: *** Moonlight ***
Capitolo 28: *** Arise ***
Capitolo 29: *** Opposites ***
Capitolo 30: *** TV ***
Capitolo 31: *** Goodbye ***
Capitolo 32: *** Demeanor ***
Capitolo 33: *** Unpredictable ***
Capitolo 34: *** Greets ***
Capitolo 35: *** Ultimatum ***
Capitolo 36: *** Mesmerize ***
Capitolo 37: *** Tulips ***
Capitolo 38: *** Three ***
Capitolo 39: *** Souvenir ***
Capitolo 40: *** Lullabye ***
Capitolo 41: *** Change ***
Capitolo 42: *** Sightseeing ***
Capitolo 1 *** History ***
-- History
Eri lì, davanti al timone della nave.
Sapevamo che sarebbe finito tutto,
che saremmo potuti morire.
Ma non ci importava.
Mi guardavi, con il cielo nero sopra le nostre teste, un'imminente
tempesta.
Il segno evidente dell'ombra della guerra che si avvicinava, crudele,
i Pirati,
il Governo.
" La nuova generazione
dovrà costruire la storia "
Hai detto, implicando un 'noi'.
Volevi dare un nuovo valore storico al tuo nome, Kidd, aspettandoti
di non venire giustiziato.
Aspettandoti che io potessi credere che tu non avevi paura.
L'avevi detto,
la storia non ci
dividerà.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Magnetism ***
-- Magnetism
"Cosa diavolo stai facendo?"
"Mh? Non è abbastanza chiaro?"
Kidd gli stava sfregando con forza la mano da circa un'ora ed iniziava
seriamente a credere che fosse diventato matto.
Per di più gli aveva disegnato una piccola N sul palmo della
mano.
Notò che anche lui aveva qualcosa sul palmo, in effetti...
una piccola S.
Dopo altri dieci minuti in cui credeva che il rosso volesse staccargli
la pelle consumandola, l'altro si separò.
"Così dovrebbe andare bene, meglio di una Vivre Card, no?"
disse, cancellando via la S e poi alzando la mano verso Law, che
ritrovò la sua inesorabilmente attirata da quella di Kidd.
La trattenne con un pò di difficoltà
"Come diamine hai fatto a magnetizzarmi la mano?"
"E' più importante il fatto che ora non potrai più fuggire
da me, Trafalgar."
ghignò, stringendogliela.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Sheets ***
-- Sheets
"Aahh....!"
"Kidd..."
"AH--! Ouh... oww..
così mi fai male.."
"Kidd, smettila di piagnucolare come una femminuccia."
"Ma... ahh--.."
Con la testa nel cuscino e le mani calde di Law sulla sua schiena..
.. aveva appena capito che attirare a sé anche i chiodi non era una buona
idea.
"Ora dovremo cambiare le lenzuola.. razza di idiota, perdi meno sangue
la prossima volta."
"Sì, sì, dottore.
Hai finito con la fasciatura lì dietro?"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Tabacco ***
-- Tabacco
Le quattro, ore pomeridiane. Caldo afoso e noia mortale sul mare dove
due navi avanzavano con tutta calma.
Law agitava il giornale sperando di farsi aria, mentre scriveva su un
foglio bianco caratteri e formule che sembravano essere incomprensibili.
Ancora una volta quella rara folata di vento aveva raggiunto la sua
fronte sudata, ancora una volta la suddetta folata di vento
portò con sé quell'insopportabile odore di fumo.
".... Eustass.. spegni quella sigaretta prima che lo faccia io.."
Aveva usato il suo cognome, probabilmente si stava innervosendo
"Scordatelo, Law. Sto crepando di noia, ed è finito il
Rum... di nuovo."
Si girò a guardarlo, fulminandolo con gli occhi
"E' fastidioso, mi fa schifo. Spegnila, non riesco a lavorare"
"No."
"Spegnila."
"No."
"Ho detto spegnila."
"Ho detto no."
Kidd ghignò come suo solito, sfidandolo.
Il moro si girò velocemente verso di lui, avvicinandosi e
con una mano prendendo la sigaretta dalle labbra del pirata con i
capelli rossi, che subito catturò con le sue.
Accolse il bacio con la sua lingua mentre si approfondiva sempre di
più, era un bacio passionale, senza freni, una lotta per il
dominio sull'altro.
Era caldo, e non era solo l'effetto del sole, il sapore del tabacco e
la bocca di Law che sapeva ormai a memoria.
Appena Kidd si mosse per tenergli un fianco, il chirurgo si
staccò. Non fece in tempo a fare niente mentre cercava di riprendere fiato.
Law portò la mano sulle sue labbra con una
velocità impressionante, tirandogli fuori la lingua e
spegnendoci la sigaretta sopra
"Ti avevo avvisato, Eustass."
Il ragazzo si alzò sorridente e se ne andò,
lasciandolo sofferente e con la lingua di fuori.
Nota mentale: cercare di
smettere fumare.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Call ***
-- Call
' buru ~ buru ~ buru ~ '
"Di nuovo quella fottuta den den mushi..."
Kidd odiava quel suono più di ogni altra cosa, e ne aveva
addirittura due da sfamare, purtroppo.
Alzò un braccio dal letto su cui era sdraiato in malo modo e
mezzo addormentato scaraventò letteralmente la sua mano
sulla povera den den mushi... poi rispose.
"Chi diavolo è? A questa fottuta ora?"
una voce pacata e molto conosciuta rispose dall'altra parte
"Buongiorno, Capitano..."
"Trafalgar. Ti sembra il momento? Dannazione."
"Uhm, no, Kidd, sono le tre del pomeriggio se non l'hai ancora notato."
Ah, ecco.... stupido
Killer, si è scordato di svegliarmi.
"Sì. Già. Comunque, che vuoi?"
"Dovevi chiamarmi, ricordi?"
"Sì, ti ho detto che ti avrei chiamato, ma non ho
specificato quando, Trafalgar"
"Certamente. Eustass, vuoi fare un gioco?"
Giurò che
dietro a quella domanda si celava un ghigno largo come una casa.
"No, non ho tempo per i tuoi stupidi gioch--"
venne interrotto, "vediamo.." iniziò Law, con voce un
pò troppo calma e
sensuale per i suoi gusti ".. sono nella vasca da bagno.."
"E perchè diavolo chiami me mentre t--"
venne interrotto ancora, ".. vedessi quante bolle di sapone, e quanta
schiuma... è molto morbida, sai..."
lanciò un'occhiataccia alla den den mushi "Trafalg--"
".. e che profumo di vaniglia.. tu lo adori, mi pare, vero?...... E
l'incenso è proprio ottimo,"
"Piantala di--"
"le candele... un bicchiere di rhum..."
"La vorresti smettere---"
continuò ad ignorare le sue repliche "... certo, non fa
comunque molto caldo.... sono completamente nudo.. ah, ciao Bepo,"
"COSA DIAVOLO--"
inorridì un secondo all'interruzione e a quel 'ciao, Bepo,' come
se fosse stato tutto molto normale, quello stronzo di un'orso.
Che diavolo di vice
capitano entrerebbe nel bel mezzo di un bagno del proprio capitano, che
razza di capitano metterebbe suo vice capitano uno stupido orso?
"sì, ecco, ti stavo dicendo...." sentì il suo
tono tornare com'era poco prima e poi il rumore dell'acqua che si
muoveva "...insomma, prova ad immaginarlo.. qui..... nella vasca con
me......"
il suo tono di voce si abbassò ancora, gliela stava facendo
pagare per il mese intero passato senza farsi sentire.
"... mentre mi accarezzi le gambe.. le cosce...... fino alla vita... e
poi i fianchi....." disse, con una lentezza incredibile.
"Ti detesto, lo sai?" Kidd ritrovò la propria voce
decisamente più bassa e più roca, e sapeva anche
il perchè. Sopratutto perchè non poteva fare a
meno di pensare a quella scena, in effetti.
"... e poi mi prendi i fianchi con le mani... le tue labbra bagnate
sulle mie.... mmh~..." giurò che l'ultimo verso era
più che naturale, perchè
quel bastardo deve gemere così lontano?
non disse niente, anche se la sua faccia era tra il furioso e
l'arrossato.
Aveva una mano nei pantaloni e sperava tanto che nessuno sarebbe
entrato in quel momento.
".....ow.......
le tue mani sul mio corpo..... sui glutei....... le tue dita....... oh...."
ma quante dannate pause
ci metti, insomma? E anche, quante dita, poi?
"....... i miei capelli sudati e bagnati che sfiorano i tuoi...... il
tuo profumo..... oh, sì.."
quel fottuto chirurgo
infame...
"....Kidd....
ahh.... così......
ah--!... aah~..!"
oddio...
"Mmmhh~--!.... ahh.. aaah.. aa-----!"
Linea caduta. Morta. Niente più gemere. Silenzio totale.
".... TRAFALGAR, BRUTTO STRONZO!" tuonò alla den den mushi
tirando un calcio al comodino, quasi fosse colpa sua, quando sapeva
benissimo che era stato proprio Law a chiudere la chiamata.
Cercò di richiamarlo ma non gli rispondeva.
**
"Mmh, penso di esserci andato troppo leggero." riflettè tra
sé e sé Law, immergendosi meglio nell'acqua e
chiudendo fuori dalla finestra il suo den den mushi che suonava
imperterrito.
Sogghignò, bevendo del rhum dal bicchiere di vetro
"Sarà per un'altra volta, Eustass."
**
"...nnhg..." concluse, deluso, sdraiandosi di nuovo sul letto e
svolgendo doverose attività.
Forse sarebbe meglio
chiamare Law più spesso.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Kid ***
-- Kid
Law aveva pensato molto e intensamente, davanti al cadavere fresco di
una giovane donna.
Non sapeva cosa gli era preso... voleva solo sperimentare. Era
notte fonda ma con calma uscì da quella stanza, salendo su
uno dei bordi di legno che delimitavano la sua nave e saltando poi in
quella di Kidd.
Entrò nella camera del pirata, non stava dormendo.
"Mhn? Trafalgar, a quest'ora? Devo iniziare a spogliarmi forse?"
vide il pirata ghignare come al solito, ma questa volta lo
ignorò e si mise a sedere sul suo letto
"Kidd.." iniziò, serio
"..cosa?" ora il rosso era curioso e quasi preoccupato per la sua
reazione, 'bene',
pensò.
"E se potessimo avere un figlio?" chiese innocentemente, ma prima della sua
risposta dovette attendere una decina di secondi,
"Mi prendi per il culo? E lo sai che odio i ragazzini." disse Kidd,
abbastanza allarmato da quella domanda, non era semplicemente possibile
fare figli per un uomo.
"Ma ti dico che potrebbe essere possibile!" ora gli stava spuntando
quasi un sorriso sul volto, ma lo nascose "Potremmo almeno provare.."
abbassò leggermente la voce,
"LAW. Intanto è fisicamente impossibile, e tu sei diventato
pazzo. E... beh, in quanto a provare.." sorrise di nuovo, alzandosi
dalla scrivania "..proviamo." disse Kidd, avvicinandosi a lui.
Lo fece sdraiare sul letto, iniziando a baciarlo e mettendo una mano
sotto la sua maglietta. Aveva ottenuto ciò che voleva: Kidd,
un letto, il suo test...
... e voleva provare parecchie volte prima di saperne i risultati.
**
Kidd si svegliò senza avere Law al suo fianco, quella
mattina. Aveva sentito il moro tornare di tutta fretta alla sua nave,
per qualcosa di urgente..
..ma presto, a distanza di qualche settimana, avrebbe capito che si sbagliava su
parecchie cose.
Law ritornò davanti al corpo esanime della donna, scambiando
nuovamente il proprio bacino con il suo, femminile, per
qualche ora.
Avere un potere che sconfigge le leggi della fisica era davvero comodo in
molti casi...
**
"E come lo chiameremo?"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Law ***
-- Law
La legge.
Era una di quelle cose che non avevano mai voluto seguire.
Per me non era altro che un mezzo per avere più avventure,
più azione, più anarchia.
Ma per Law che ne portava anche il nome.. era di più,
mi aveva accennato qualcosa, da cui avevo capito che addirittura
scappava, da quel nome.
Forse mi sbagliavo. Però sinceramente non mi importava, non
sono il tipo di persona a cui frega qualcosa del passato di qualcuno.
E l'avevo obbligato a non pensarci mai più, qualunque cosa
fosse mi dava fastidio perchè riceveva più
attenzioni di me, quel ricordo, a volte.
...
"E tua madre?"
"E' morta."
"Avrai almeno il padre,
nh?"
"L'ho ucciso."
e sorridevi quando l'hai detto, Law. A volte mi illudo, ma rimani
sempre il solito imprevedibile bastardo.
...
"Siamo nell'Era della
Pirateria, la Legge per noi è solo un'ostacolo."
Allora se la Legge mi ostacolerà dal frequentarti, non
mi farò scrupoli, li fotterò tutti uno ad uno.
Dovranno temere il mio nome.
I nostri nomi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Glasses ***
-- Glasses
Erano le cinque del mattino, Kidd si ritrovò a svegliarsi a
quell'ora per via della luce fioca accesa, nel buio.
Aprì lentamente gli occhi e vide il ragazzo accanto a
sé, sfocato. Si sfregò sul volto con il dorso
della mano, per guardare meglio..
"Che ci fai sveglio a quest'ora... Law..?"
il moro era quasi sdraiato sul letto, sotto le coperte e con la testa
sul cuscino spostato in verticale. Aveva un libro tra le mani, quello
che si direbbe un bel mattone.
Non lo notò subito, ma la bocca di Kidd si aprì
stupidamente quando l'altro pirata abbassò quel libro e
spostò gli occhi blu su di lui.
Aveva degli occhiali più o meno rettangolari, la montatura
principale di plastica spessa, nera, mentre la restante ai lati era
completamente bianca con qualche ricamatura in oro.
L'espressione calma, un pò persa. Alla luce della lanterna
sul comodino gli sembrò ancora più incredibile,
aveva anche un'aria un pò più aristocratica.
"Sei stupendo con quegli occhiali." disse Kidd, sempre con la bocca
leggermente aperta ma, al contrario di ciò che poteva sembrare, con un tono molto normale e
abbastanza assonnato.
Law appoggiò il libro sulle gambe e dedicò la sua
attenzione al rosso, con tono gentile "Lo so."
"Narcisista." gli sorrise leggermente
"Pigrone." ricambiò il sorriso, più maligno
Altri scambi di battute, il rumore delle lenzuola, un libro
scaraventato sul pavimento in legno.
I cuscini sparsi per la stanza, due corpi avvinghiati...
...un muro sfondato e tanti lividi, insulti e sarcasmo.
I compagni di Kidd e Law uscirono spaventati e sospettosi per quel gran
fracasso, per poi provare a separarli con scarsi risultati.
La sua copia di
'Assassinio sull'Orient-Express' avrebbe dovuto
aspettare.. di nuovo...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Lipstick ***
-- Lipstick
Guardava Kidd da lontano, seduto sul letto. Era nel bagno vicino alla
stanza, intento a truccarsi davanti allo specchio.
"Kidd, ma da quanto tempo è che ti metti quel rossetto?"
l'altro pirata si girò e chiuse il rossetto nella sua
custodia, dandogli poca attenzione ".. mh, non lo so, non me lo ricordo
molto bene.."
Law gli sorrise, sarcastico "Devi avere avuto un'infanzia terribile per
essere arrivato a truccarti"
si aspettò una reazione scontrosa, ma invece Kidd prima
spostò lo sguardo da un'altra parte e poi si sedette vicino
a lui, sul letto, storcendo le labbra e guardando un punto a caso nel
vuoto.
Ricordando un'altrettanto casuale episodio della sua infanzia,
iniziò a parlargliene.
**
Nel Mare Meridionale, in
un'isola dal nome sconosciuto, in una popolosa città ...
Era primavera, i ciliegi
erano splendidi, in fiore per tutte le vie.
Specialmente in una
certa zona, in uno dei più famosi distretti a luci rosse di
quel tempo, costruito con il 'vecchio stile' di una volta.
Circa diciotto anni
prima.
"E' così
carino..!!" disse scalpitando una donna bionda, forse troppo trucco,
tacchi alti.
Davanti a lei un'altra donna dai capelli rossi, mossi e fluenti, occhi
dello stesso colore, alta, slanciata e con vestiti appariscenti.
Aveva una sigaretta tra le labbra rosse, uno sguardo fiero mentre
teneva per mano un bambino di forse neanche quattro anni, che si
reggeva a malapena in piedi per la timidezza.
La bionda gli stava tirando una guancia, il piccolo aveva un broncio
stampato sul volto, ma si limitò a stringersi alla madre,
gli occhi con più sfumature arancioni di quelli di lei, e
fili rossi accuratamente pettinati.
C'erano altre donne vicino a loro, e presto si avvicinarono per
ammirare il povero
bambino dai capelli rossi.
"Su, Kidd tesoro,
non essere timido, saluta le amiche della mamma.." uno sguardo che
doveva essere tenero, forse, ma metteva quasi paura.
Ancora il piccolo non replicò, ed allungò una
manina per salutare... ma si ritrovò ad essere trascinato
tra le grinfie di una donna mora e formosa che lo guardava come se
fosse stato un rubino.
"AlloVa è lui?!
E' veVamente adoVabile!" Kidd la guardò spaventato, che terribile voce acuta..!
"Credevo volessi una femmina!" squittì un'altra, che lo
tirò a sé per vederlo meglio.
La madre spostò una ciocca di capelli rossi e prese la
sigaretta in mano, sedendosi su una sedia lì vicino, e
riflettè tra sé e sé senza un tono
particolare "E' così di poche parole... proprio come suo padre."
Kidd venne strattonato da una decina di donne dai gusti discutibili nel
vestirsi e truccarsi, e quasi si mise a piangere quando una di loro si
avvicinò con un rossetto.
Cercò di tornare da sua madre ma lei lo guardò
sorridente "Però vestito da bambina sarebbe molto carino.."
Quelle parole segnarono una condanna ad un senso estetico terribile per
il resto della sua esistenza.
Le donne lanciarono urletti eccitati mentre alcune si dileguarono e
tornarono qualche minuto dopo con degli oggetti in mano.
Il piccolo Kidd non riuscì a spiccicare parola, con le
lacrime agli occhi, mentre gli mettevano un pesante vestito lungo di
seta bordeaux, con pizzo e stoffa bianca.
Un'altra bionda si avvicinò felice a lui, riempiendolo di
cipria, poi vide una donna dai capelli corti a caschetto che lo
costrinse a stare fermo mentre un'altra ancora gli metteva il rossetto.
"E' un'AMOVE!!"
Guardò quella con la R moscia catturare il suo polso
sinistro, che si sentì quasi staccare, per mettergli dello
smalto rosso scuro sulle unghie.
Il bambino dai capelli rossi tremolò piagnucolando "aiuto--"
non riuscì a terminare, si sentì sollevare a
qualche centimetro da terra e si ritrovò con delle scarpette
nere e lucide ai piedi.
Sua madre lo guardò sogghignando e gli fece una foto appena
le donne finirono il loro 'lavoro'.
E quella foto finì incorniciata in un'angolino imbarazzato
della sua memoria...
**
"Kidd... tu.. hai problemi.."
Law lo guardò sbalordito e poi si mise a ridere in faccia a
Kidd, che avrebbe seriamente voluto ucciderlo di botte.
Dopo due minuti buoni, Kidd tirò un pugno sul petto
dell'altro pirata pur di farlo smettere di ridere, quindi Law cadde
sdraiato sulle coperte disfatte cercando di recuperare un pò
di controllo.
"E finiscila, Trafalgar!"
"Oh.. dio, Kidd.. hahahah, devo proprio conoscere tua madre, davvero"
"Scordatelo."
"Ma sei così.. MASCHIO, vorrei quella foto, sul serio..
ahaha-"
"Piantala. E chiudi quella dannata boccaccia, bastardo!"
Kidd si chinò su di lui baciandolo, segnando le sue labbra,
le sue guance e il suo collo con il rossetto.
Gli mise una mano sulla bocca per metterlo a tacere, proseguendo sul
suo corpo con l'altra.
E ora vediamo chi dei
due è messo peggio, qui..
to Alty ~ my Kiddo
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Smile ***
-- Smile
Poteva dirsi ossessionato dal suo corpo, poteva dirsi pazzo per farsi
piacere così tanto un'uomo.
Ma ormai Kidd credeva che Law fosse un pò troppo effemminato
per gli standard di un ragazzo, e lo prendeva in giro parecchie volte
per questo.
Partiamo dalle gambe..
Quanti uomini hanno
delle gambe così strette, lunghe, e delle cosce del genere?
Così,
abbronzate.. Non è assolutamente normale, no,
però con quelle corre come un fulmine, almeno.
Riesce sempre a
sfuggirmi quando vorrei prenderlo a calci...
Beh, questo non c'entra
assolutamente.
Per non parlare del
sedere, o meglio ancora della vita.
Nessuno dovrebbe avere
una vita simile, a meno che non sei una donna con una decente forza
fisica.
E' perfetta, e tra
l'altro quel bastardo mangia così tanto che credo sia un
pozzo senza fondo.
O un mostro marino di
dubbia provenienza. Non ingrassa mai, magari è merito mio.
Il petto almeno
è qualcosa di normale, ma le braccia neanche tanto.
Sono troppo fini per un
tizio del genere, non sembra nemmeno che abbia dei muscoli.
Almeno, io credevo che
non ne avesse..
Però con
tutti gli schiaffi, pugni e calci che mi sono preso, direi di essermi
ricreduto.
E le sue mani, che sa
usare fin troppo bene, con quelle dannatissime dita lunghe..
..con cui minaccia di
farmi a fettine ogni tanto, o come ha già fatto in passato.
Oltre a questo non ha le
spalle larghe, e sembra che quella sua felpa sia di una taglia di
troppo.
E la cosa non mi
dispiace, i segni che gli lascio si vedono di più da quella
fottuta scollatura,
ogni volta che gli
chiedono cosa sono,
come se li è
fatti,
risponde sempre che
è un marchio.
Sono schifosamente
possessivo, non posso fare altro che essere compiaciuto, no?
La sua testa si salva--
anzi. No. Ha una faccia un pò tonda.
Se non avesse il
pizzetto e le basette potrebbe cambiare sesso e nessuno si accorgerebbe
della differenza.
Insomma, sono diventato
pazzo, più di quello che già dovrei essere.
Ma c'era qualcosa che gli piaceva più di tutto quello,
più del Rum, anche più della sua pelliccia, forse.
Il suo sorriso.
Lo trovava incredibile, ci aveva messo un pò per ammetterlo
a sé stesso, come le altre cose.
Ogni suo sorriso
è diverso,
la maggior parte di
quelli sono.. falsi, orribilmente falsi.
Altri sono omicida, o
sensuali, di quelli invitanti. O nervosi, strafottenti, e quant'altro.
Ma ho perso le parole
l'altro giorno.
Ho perso le parole
quando per la prima e unica volta ho visto il sorriso più
sincero e dolce che potesse darmi.
Mi ha veramente
spiazzato.
Voglio vivere abbastanza
da poterne vedere altri così, con lui.
Devo proprio avere
un'aria stupida in questo momento.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Fireworks ***
-- Fireworks
Un'altro fischio, un'altra esplosione di colori sgargianti nella notte
ancora piena di stelle.
Gli Heart Pirates erano seduti sul punto più alto della nave, in cima
all'albero maestro, ad ammirare quello spettacolo mozzafiato.
I fuochi d'artificio si susseguirono in alto, sull'isola davanti a
loro, formando figure come rombi, cerchi, giochi di luce e forme
semplici sempre più varie.
Non parlavano, non c'erano parole da dire durante quell'evento, erano
troppo impegnati a guardare quei fuochi, estasiati come bambini.
Ancora quel fischio, questa volta però fu molto
più grande delle precedenti, una sfera rossa che sembrava
essere una meteora che si disperdeva nell'aria.
La mano di Law si
strinse alla Vivre Card. L'immagine fervida di Kidd nella
sua testa l'aveva colto alla sprovvista, di nuovo.
Il suo volto illuminato di rosso si abbassò sul pezzo di
carta come aveva già fatto un pò di volte quello
stesso giorno, era come se il suo istinto gli volesse dire qualcosa...
ma...
...i suoi occhi si
allargarono quando vide la Vivre Card iniziare a bruciare da un'angolo.
Sapeva benissimo cosa voleva dire, per dei pirati così
ricercati... si aspettava un'attacco in ogni momento.
Ma..
"Kidd.."
il suo nome gli uscì sussurrato dalle labbra, senza che lo
volesse.
*
Di nuovo una grande
quantità di sangue si mescolò con la terra ed il
sudore.
Ferro e pezzi metallici
caddero sul suolo roccioso, un'altro colpo.
Il fiato pesante, il
battito del cuore accelerato.
Altre gocce di sangue.
*
La Vivre Card continuò a bruciare, consumando la carta poco
a poco.
Le luci rosse nel cielo si annullarono, caddero in aria, spegnendosi.
Forse stava diventando uno stupido, o un sentimentalista. L'angoscia lo
raggiunse.. Forse si stava preoccupando troppo, forse non era
niente di così grave...
...ma...
avrebbe voluto guarire ogni sua ferita. Di qualsiasi tipo sarebbe stata.
Le sue cicatrici non sarebbero sparite.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Panties ***
-- Panties
"KIDD!!"
ormai Killer, da un pò di giorni, si svegliava con le urla
dei due capitani e ci stava facendo l'abitudine, purtroppo per lui.
Cercò di non badarci quella volta, girandosi dall'altra parte,
ma un'altro urlo lo raggiunse:
"PERCHE' CI SONO LE TUE MUTANDE NEL MIO LAVANDINO?!"
.. Killer si alzò in piedi temendo per la salute del
proprio capitano, quando arrivò davanti alla porta del
bagno ancora bellamente in pigiama e più spettinato del
solito.
Esattamente come aveva immaginato: Kidd e Trafalgar stavano litigando
ancora lì dentro per l'ennesima volta e per qualcosa di
stupido, probabilmente..
Fece il primo passo verso l'interno, ma lo spazzolone del water gli
volò addosso cogliendolo alla sprovvista e facendolo
sbattere sul lato della porta.
"LAW! Hai usato di nuovo la mia matita nera!"
"NON CAMBIARE DISCORSO! C'è del rhum al posto del sapone!!"
"Hey, NON E' COLPA MIA SE ERO UBRIACO IERI SERA!"
Si alzò dolorante solo per avere una visione completa della
stanza: un campo di battaglia, e poteva sembrare tutt'altro che il
bagno di due uomini.
Boccette di smalto, tutte di colori diversi, rossetti e contenitori di
cipria erano disseminati ovunque, rasoi, boccette di profumo, lacche
spray, pettini di qualsiasi forma, piastre e matite per gli occhi,
più un'altra marea di cose.
Qualcosa nascosto da vestiti e biancheria intima.. evidentemente di
Kidd. Il suo capitano non era certo il massimo dell'ordine personale.
Notò proprio Kidd accendere il phon con una certa noncuranza
per asciugarsi i capelli, vicino a Law che lo stava guardando in modo
molto, molto inquietante, avrebbe detto.
... e ora che l'aveva notato, nessuno dei due aveva fatto caso alla sua
presenza: avrebbe potuto offendersi, no? No. Purtroppo per lui era
normale anche questo, durante i loro litigi.
Aveva detto bene, però: Law tirò un potente pugno
in direzione della testa di Kidd, che cadde con la faccia sotto l'acqua
del lavandino con il phon in mano ricevendo una bella scossa.
"AAAHH! MA
CHE CAZZO TI PRENDE, LAW?!" il rosso si rialzò di colpo,
furioso e bruciacchiato
"TI DO QUELLO CHE TI MERITI, IDIOTA."
in risposta Law ricevette una spruzzata dello spray per capelli sugli occhi, quindi si coprì con le mani
"CHI SAREBBE L'IDIOTA, AH?"
Killer guardò perplesso la scena. Il litigio, in un'attimo,
si trasformò in un'autentica rissa (e nessuno dei due
l'aveva ancora notato, sulla porta).
Iniziarono a prendersi a pugni e calci, sbattere teste sul povero
lavandino, aprire la doccia per poi fare a cazzottate anche lì
dentro, uscire bagnati e prendersi a gomitate, sbattendo su altri
mobili e facendo cadere oggetti scatenando un putiferio.
Usavano pettini e forcine come armi di distruzione di massa, non si sa
come c'era anche un piccolo incendio, in un'angolo.
Quando vide Law tentare di strozzare Kidd con il filo del phon e Kidd
con il rasoio in mano tentare di far sparire il pizzetto di Law, Killer
avanzò verso i due, stufo.
"SMETTETELA di litigare, c'è gente che dovrebbe dormire, qui."
Prese tra le mani le lame che portava sempre con sé (da
sotto il pigiama rosa) ed attaccò i due capitani, che solo
in quel momento si erano accorti della sua esistenza, ritrovandosi
pieni di tagli e bozzi sulla testa a terra.
Un Killer furente uscì dalla porta, sbattendola, e poi
tornò a dormire.
Forse avrebbero dovuto considerare il vice-capitano Killer un pochino
di più.
**
Il giorno dopo.
Davanti allo specchio, due Kidd e Law un pò pesti e un
pò pieni di cerotti ed anche un pò cauti si
sistemavano per la mattinata.
Il bagno era miracolosamente in ordine, intatto.
"Senti, Law...." il pirata si stava mettendo il rossetto fissando il riflesso.
"Dimmi, Kidd." il chirurgo non si voltò nemmeno a guardarlo,
con tutta calma, mentre si metteva la matita nera sugli occhi.
"...l'altro giorno..."
"Sì?"
"I miei boxer neri li hai lanciati tu sul lavandino."
ghignò, sempre senza guardarlo.
"....."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Pokerface ***
-- Pokerface
Ti sei mai chiesto perchè.
Perchè ti ostini, sempre, a mentire,
ad usare la carta del bluff con me, a fare quei sorrisi che vorrei
strapparti di dosso?
Falso, sei solamente uno squallido bucaniere che gioca con la vita
delle persone.
Sangue, i tuoi occhi lo riflettono e brillano quando ne vedi.. sgorgare
dalle ferite aperte della tua ennesima vittima,
mentre perde quel barlume di vita che gli restava e si congela sulla
tua lama.
Meschino, il tuo comportamento da jolly, perchè a volte
ricorri a sotterfugi che nemmeno mi sogno di pensare.
Ed io che credevo di averti conosciuto, io che pensavo di averti capito..
..decidi di cambiare, di nuovo, di voltare la carta e di stupirmi.
Forse mi stai odiando,
ma posso fare benissimo a meno della tua stima.
Prendi in mano il bicchiere di scotch whisky, alzi lo sguardo,
indecifrabile.
“È cominciata.”
Non riesco più a capire se è un'altro bluff, sei
riuscito a confondermi. E in pochi riescono in quest'impresa.
Alzi il mignolo. Hai di nuovo assunto quel fare naturale aristocratico
che non riesci a cancellare..
..e che ti hanno inculcato da piccolo, e ti sei ribellato a quello che
non sei, senza nessun risultato.
Il cubetto di ghiaccio si scontra con l'altro, si scioglie nel
bicchiere.
La candela si spegne, annullando l'unica luce che mostrava il tuo volto
elegante.
Scala reale.
Sta piovendo. Il suono di un corno.
Il fischio delle palle di cannone che si infrangono nelle onde o sulle
navi vicine, mentre si mescola con il tuonare delle nubi nere.
Ora ho finalmente capito.
Il Governo Mondiale, gli Yonkou, gli Shichibukai, i Rivoluzionari, il
Nuovo Mondo.
La gente coinvolta, i civili, plotoni, popoli, ribelli e pirati in
cerca di libertà.
Avevano preso la loro decisione, qualcuno si sarebbe sacrificato dando
inizio a tutto questo.
L'accaduto ad Impel Down, i pochi che potevano sapere della situazione.
Quanti morti ci sarebbero stati...
Era la scintilla.
Ti alzi, sorridi di nuovo, frantumando il bicchiere di vetro al fischio di
un'altra cannonata.
Riesco a vederti grazie alle fiamme che divagano là fuori.
So che ti stanno tornando in mente le mie parole.
“Sei pronto a stabilire questa nuova Era...
Eustass?”
-
548 549;
don't
die.
A, B & s.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Impressions ***
-- Impressions
"E' lungo, ti dico." disse sicuro di sé il capitano,
discutendo animatamente con uno dei suoi sottoposti ad un tavolino.
"Law, non dire scemenze, non è lungo! E' stretto,
sì, però.."
"Invece dico che è lungo, dovresti guardarlo meglio! A me di
larghezza sembra nella norma..." proseguì il moro,
pensieroso.
"E' stretto, è stretto."
"Ok, è stretto, ma è a punta. Insomma.. come hai
fatto a non vederlo?"
"Ma è evidente! Ha una forma strana, dev'essere difficile
per te, capitano.."
"No, no, adesso lo chiamo e ti faccio vedere."
"Davvero, non è il caso cap--"
"KIDD!
Porta il tuo culo qui!"
Law agitò una mano in direzione di Kidd, mentre il compagno
davanti a sé si metteva una mano sulla faccia, imbarazzato.
Quello con i capelli rossi si avvicinò sbuffando, furente.
"Che diavolo vuoi da me Law?" Kidd si chinò verso di lui, ma
Law lo strattonò per un braccio verso il tavolo.
Il ragazzo con il basco guardò in volto Kidd, molto ma molto
più imbarazzato di prima.
"B-Beh... avevi ragione.. già.."
"Visto? Il suo naso è stretto, lungo, e a punta. Io ho
sempre ragione." terminò Law, fiero.
"MA COS-- TRAFALGAR," Kidd sfondò il tavolino con un pugno
prima di mettere K.O. il timido amico di Law con il basco, che, a
quanto pare, non c'entrava niente di niente "stronzo, non provare
più a sfottere il mio naso."
Già, il naso
di Eustass Kidd è sacro.
Basata su di una
discussione realmente accaduta.
Il mio Kiddo (Alty) lo sa, lo
sa... srsly.
Spero che gli esami del
mio caro Ace, o meglio, Haku, siano andati bene ~
Mi scuso, questo capitolo è veramente squallido, ma devo riprendermi da questi giorni, e non ho resistito.
Grazie per i vostri commenti.
E se leggete, vi invito sempre a fare delle recensioni.. non per me, ma
per lanciare di più la coppia.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Drugs ***
-- Drugs
Beveva spesso.. rhum, vino, whisky, sake, vodka, e chi ne ha
più ne metta. Ormai frequentemente si presentava alla sua
porta ubriaco, cercando anche di portarselo a letto.. finendoci poi
sopra, addormentato e senza nemmeno aver combinato qualcosa.
Si chiedeva come facesse il suo fisico a reggere tutto quell'alcohol,
non sembrava portato per quel tipo di cose.
Era stanco di assistere ai suoi sintomi post-sbornia, l'avrebbe buttato
volentieri in mare.
Ma comunque non l'avrebbe mai fatto... (beh, non per quel motivo
almeno.)
Si era abituato ai loro baci affamati che sapevano di liquore in quei
momenti, e si era abituato a vederlo addormentato come un bambino sul
suo letto.
Però non si era mai abituato al suo repentino cambio di
carattere: quando era brillo diventava una canaglia quasi amabile.
"Sì, ho detto quasi."
Perchè dopotutto l'odore dell'alcohol non andava via, era
difficile da cacciare, e per lui lo era anche Kidd.
E per questo lo faceva rimanere sveglio parecchie notti.
--
"Law, Law..." ancora assonnato, si stropicciò gli occhi "..
stai dormendo..?"
In realtà sapeva già la risposta, infatti quella
arrivò puntuale dal moro con un sonoro e secco "No."
La sua insonnia peggiorava ogni giorno di più, o almeno, era
quello che gli sembrava.
Beveva così tanto caffè nero o così
tanto zuccherato che glielo si vedeva galleggiare negli occhi, delle
volte.
Lui correggeva il caffè con il rhum, ma Law correggeva il
rhum con il caffè... e questo era un motivo più
che valido per preoccuparsi della sua salute mentale.
Sapeva che era abbastanza masochista come persona, ma non
così tanto da stare sveglio notti intere per fare operazioni
chirurgiche, esperimenti o leggere libri di medicina o di qualsiasi
altro tipo.
Fortunatamente l'insonnia era il suo unico sintomo, anche
perchè per farlo dormire bisognava davvero davvero sfinirlo (il fatto
che anche lui stesso finiva esausto era un problema secondario.)
Ma grazie a questo ormai da tanto tempo si era abituato a svegliarsi di
mattina sentendo l'aria impregnata del profumo del caffè
nella cabina.
Dopo certe notti tempestose gli sembrava quasi nostalgico, gli sembrava
di essere ancora nei mari del sud... e il tutto affievoliva le sbornie.
Si era abituato a vedere Law seduto sul bordo del letto, vicino a lui,
che sorseggiava dalla tazzina mentre lo fissava, credendo che fosse
ancora addormentato, coperto appena dalle lenzuola.
Ma di quel passo.. avrebbe avuto anche lui le sue stesse occhiaie.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Lust ***
-- Lust
Il pirata con i capelli rossi guardava il suo compagno in modo torvo e
accigliato.. mentre si appoggiava all'albero centrale della nave.
Lo fissava in ogni suo movimento: stava sistemando delle corde e dei
grossi fogli che sembravano essere del navigatore ed era molto
indaffarato.
Passarono dieci minuti buoni, quando i dubbi nella testa di Kidd
s'infittirono e le vene iniziarono a pulsare sulla sua fronte.
"Trafalgar." disse con un tono che non ammetteva repliche.
Il moro si girò verso di lui guardandolo con fare innocente
"Cosa c'è?".
Kidd alzò lo sguardo e lo bruciò con gli occhi
"Ci sei stato a letto, vero?" chiese adirato.
Sorpreso da quella domanda, Law posò corde e fogli "Che stai
dicendo, Kidd? Ti riferisci ancora a Bep--"
"NO!" tuonò il pirata quasi spaventando l'altro capitano
"Intendo.. intendo con quel tizio della ciurma di Luffy. Come si
chiamava.. Benjo, Sango..?".
Al contrario delle sue aspettative Law gli sorrise in modo dolce, ma
più che essere dolce gli sembrava arrendevole "Sanji? E che
motivo avrei di andare insieme a lui, sentiamo?"
"Beh. Lui.. uhm, lui viene dal mare del Nord come te e..."
riflettè Kidd cercando vari ed impossibili motivi per cui
Sanji dovrebbe andare con il suo amante "...ci sarebbero un sacco di
motivi!"
Il chirurgo si avvicinò a lui ridendo "Non ci sono motivi,
non ci ho mai nemmeno parlato con quel tizio.. Kidd, davvero."
Kidd alzò un sopracciglio "Va bene. E con Drake? Sono sicuro
che ci sei stato."
"Beh... magari...."
iniziò l'altro, ma il rosso lo fulminò con lo
sguardo.
"LO SAPEVO."
Sorrise furbo come era suo solito fare "...no, nemmeno con lui. Magari qualche
bacetto per gioco c'è stato, tanto tempo fa.."
Lo sguardo omicida del pirata magnetico si fece più
accentuato "Come sarebbe a dire..? CON QUEL LUCERTOLONE?"
"Ti stavo prendendo ingiro." gli disse mettendosi al suo fianco.
Si trattenè dal mandarlo al diavolo, valutando l'ipotesi di fare una lista di
possibili amanti segreti da uccidere "E cosa mi dici di Penguin? E di
quel tuo amico, Casquette?"
"Mi credi tipo da una cosa a tre? Smettila con questa gelosia, Kidd!"
disse Law tirandogli un leggero calcio alle gambe anche se prontamente
fermato.
Lo guardò sempre più indagatorio "O sei stato
con.. Killer..?" chiese con un pò di inquietudine per
quell'idea.
"Non sono stato con Killer, non sono stato nemmeno con Penguin e
nemmeno con Basquette." disse l'altro, risoluto.
Kidd ora sembrava essere abbastanza irritato "Insomma, non è
possibile che proprio TU sia stato vergine prima di andare con me..!
Qualcuno dev'esserci stato."
Ma Law tacque di colpo, abbassando gli occhi "Non te lo posso dire."
poi rialzò lo sguardo verso l'altro e sogghignò, malefico,
avvicinandosi alle sue labbra "Ma non è stato niente
confronto a te."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 17 *** Gluttony ***
-- Gluttony
Law si mise a cavalcioni su di lui, guardandolo sensuale ed
accarezzandogli i capelli rossi.
Da un pò di giorni Kidd aveva notato questo suo cambiamento
più eccitante, più pretenzioso, più
accattivante.. e ne era entusiasta di certo.
Passarono alcuni minuti, il rossetto del pirata era ormai andato perso
sul corpo dell'altro capitano mentre gli stringeva i fianchi con le
mani.
Il moro ricominciò a toccare ed accarezzare il petto
muscoloso del compagno tornando a baciarlo con rinnovato vigore.
"Ho fame.."
Disse Law a pochi millimetri dalle sue labbra.
Il ghigno felice di Kidd gli arrivò fino alle orecchie,
quasi.
"Ti accontento subito.."
Rispose flebile e furbo il rosso, avvicinandolo a sè.
L'altro pirata sorrise contento.
"Mi offri una pizza?"
Kidd lo guardò sconcertato, indeciso se tirargli un pugno o
meno.
"... non ne ho assolutamente voglia, torna a fare quello che stavi
facendo."
Ricominciò adirato, ma Law gli diede un'altro bacio e si
spostò, lasciando lui da solo sopra il suo letto.
"Magnifico, vado a prepararmi!"
Così uscì veloce dalla cabina.
Il magnetico si passò il palmo della mano sulla faccia,
deluso.
"Ma che diavolo... fottuto ingordo."
|
Ritorna all'indice
Capitolo 18 *** Greed ***
-- Greed
Due navi riposavano in un piccolo arcipelago, i loro capitani si
stavano godendo l'ultimo arrembaggio compiuto e le loro vittime
stavolta erano state ricche navi da merce.
Law vide nuovamente fiumi di rum e alcolici scorrere tra le mani dei
pirati e suoi sottoposti.. quando sentì un braccio forte
avvolgergli la vita.
Si ritrovò di nuovo nella morsa di Kidd, contro al suo
petto, mentre le labbra del magnetico mordevano e baciavano affamate il
suo collo.
"Kidd--
Kidd cosa stai--, aspetta un'attimo-"
Poteva dire con certezza che non era ubriaco. Quelle labbra dal collo
salirono fino alla sua bocca, avide del suo sapore.
Continuando a baciarlo, senza dire una parola, l'aveva girato e messo
con le spalle al muro.
"Aspetta? Cosa?"
Ghignò il rosso fiatandogli nell'orecchio, mentre il
luccichìo degli ori, dei diamanti e dei gioielli rubati
scaturiva poco distante da loro.
"E' pieno di gente."
Sentenziò Law, seccato.
"Devo marcare il territorio, taci."
L'espressione di Kidd era una di quelle imperative, che pochi avrebbero
potuto fronteggiare.
"Animale. Come al solito."
Quella sua avidità per la fama, il potere ed il denaro per
raggiungere i suoi scopi l'aveva sempre affascinato.
L'aveva conquistato, si sarebbe potuto dire, come lo One Piece che
cercava.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 19 *** Sloth ***
-- Sloth
16 anni nel futuro di One Piece.
Era successo di nuovo. Era stato obbligato ad uccidere uno dei suoi
compagni senza volerlo.
Erano passate più di due settimane ma non riusciva a
scacciare quel nodo formatosi nella sua gola e quella scena dalla sua
testa.
Ricordava le sue mani avvolte nel sangue, le urla di dolore e poi la
stessa voce che gli diceva che sarebbe andato tutto bene.
Anche se non era stato così, perchè l'angoscia lo
stava uccidendo, adesso, perchè poteva accadere di nuovo.
La sua ciurma aveva ancora il coraggio di non odiarlo.
"Non è colpa tua."
Sentì la voce bassa di Kidd, era sicura e decisa, ma dopo
sedici anni che lo conosceva poteva dire che da quelle parole si
sentiva un forte bisogno di vendetta.
Vendetta per un'uomo che aveva odiato tante volte, sia per gelosia che
per antipatìa.
"Lo so."
Non era nel suo stile piangersi addosso: avrebbe presto trovato
l'ex-Shichibukai e l'avrebbe ucciso una volta per tutte.
Ovviamente più facile a dirsi che a farsi. Ci aveva provato
molte volte..
"Sai, Penguin una volta mi ha detto.. che non avrebbe mai voluto morire
con il suo cappello in testa, perchè gli sarebbe sembrato
ridicolo."
"Beh, Law.. lo è. In effetti. Spero che tu glielo abbia
tolto prima."
Disse Kidd strappandogli un sorriso per pochi secondi.
Si voltò di nuovo: stavano viaggiando con le loro navi
sott'acqua, nel Nuovo Mondo, e bizzarre creature marine li sorpassavano
ogni tanto.
Inutile dire che erano abituati anche a questo.
Abbassò lo sguardo ancora una volta. Probabilmente Casquette
non gli avrebbe mai più rivolto la parola o cose del genere.
Affondato tra i propri pensieri si ritrovò in un'attimo
stretto con la schiena contro al petto di Eustass.
"Cerchi di soffocarmi, Kidd?"
"Ascoltami. Se dovessi tentare di uccidermi per mano di quel bastardo:
io uccido te."
"Non esaltarti solo perchè hai ancora una taglia sulla
testa."
"Se dovessi tentare di uccidere uno dei tuoi figli: io uccido te."
"Non ignorarmi. Comunque, grazie."
"Prego. Credo che ti risparmierei un bel pò di seghe
mentali, no?"
Il rosso abbassò la testa e prese verso di sé
quella di Law, baciandolo come se fosse stata la cosa più
naturale da fare.
Era durato poco ma abbastanza da farlo abbandonare leggermente tra le
sue braccia.
"Kidd...." disse, flebile, quasi inespressivo
"Ti stai ammorbidendo troppo, uh, Doc?"
Non era vero, questo. Ma apprezzava il fatto che Kidd cercasse di farlo
sembrare meno assassino di quello che doveva essere.
Togliere la vita ad una o più persone per loro era
così.. ovvio. Mangiare i più deboli faceva parte
del gioco. Si poteva dire che il mondo fosse stato diviso e trasformato
in una gigantesca scacchiera.
In così tanti anni era stata cambiata, ogni pezzo
fortificato o rimpiazzato da altri, le strategie rinnovate per
sopravvivere alla caccia al pirata, o alla caccia al marine.
"... grazie, mio Re."
Un sorriso furbo, una parola che avrebbe fatto adirare l'altro
Capitano, prima di risalire e rivedere il cielo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 20 *** Wrath ***
-- Wrath
"Kidd, che cosa facciamo qui, me lo spieghi?"
Erano seduti davanti a bicchieri e bottiglie di alcolici, sul bancone
di un vecchio bar pieno di gente. Ok, no, non era una cosa nuova,
affatto.
"Rifornimento di rhum, e bevande simili" sbottò il rosso.
".. ma noi non ne abbiamo bisogno, lo sai,"
Il magnetico si girò verso di lui, tagliente "Non dire
cazzate, un pirata ha sempre bisogno di alcolici!"
"...Sì. Certo." lo assecondò, cinico, per poi
portare il suo sguardo sul petto di Eustass "Che cosa fai con la
pistola..?"
Alzò di nuovo la testa: Kidd stava osservando omicida
un'uomo sulla trentina e sembrava che lo volesse fare a pezzetti da un
momento all'altro.
E Law era sicuro che l'avrebbe fatto... come al solito, sì.
"Come sei curioso oggi.. Trafalgar." disse con tono provocante,
sorridendo e tirando fuori la pistola dal suo fodero "Bah, quel tizio
mi sta fissando torvo da troppo tempo per i miei gusti."
Il moro ghignò ed appoggiò il mento al palmo
della mano, con un gomito sul bancone e le gambe accavallate seduto sul
suo sgabello.
"Quando hai finito, concedimi di esportargli qualche organo.."
"Sei veramente un depravato." sentenziò prima di alzarsi e
giustiziare il poveretto che, nel contempo, gli stava chiedendo
pietà senza risultati e anzi peggiorando la sua situazione.
Una folla si era radunata di fronte al macabro spettacolo del cadavere
dissanguato sul pavimento di legno del locale ed il padrone di
quest'ultimo si stava strappando i capelli, disperato.
"Uuh~ ma quanto sangue." disse Law tranquillissimo "Non ho voglia di
sporcarmi le mani, in effetti, oggi."
"Fantastico, così ha smesso di fissarmi, il bastardo." Kidd
si avvicinò nuovamente al chirurgo, o almeno era
così che voleva farsi chiamare anche se era un pazzo, sadico
e omicida di prima categoria.
Law ghignò ancora alzandosi e toccando la guancia dell'altro
con la mano sinistra.
"Guarda che l'avevo capito.. che quel tizio stava fissando me." gli sorrise di
nuovo prima di avviarsi verso l'uscita: la Marina li avrebbe raggiunti
presto, conveniva sparire all'istante.
Sparire all'istante come aveva fatto il lieve rossore sulle guance
pallide di Kidd, ovviamente.
"Ma che stronzate..."
sussurrò fugace prima di seguire Law.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 21 *** Envy ***
-- Envy
Sei approdato su quest'isola per placare i tuoi istinti ed incontrarlo
ancora.
Hai di nuovo usato la scusa dei rifornimenti per una scopata di
passaggio con quella testa rossa che tante volte ti fa incazzare.
Quasi quanto le volte che ti fa imprecare, bestemmiare; quanto quelle
volte che ti blocca in un letto fino a farti urlare il suo nome.
Ti viene da pensare alla sua telefonata - 'Aveva detto qui.. ma non
c'è nessuno.' - e pensi anche che ti abbia
tratto in inganno o che si sia fermato a bere per qualche fottuto
futile motivo come, tra l'altro, è suo solito fare.
Sei con la tua ciurma, si sarebbero insospettiti presto per il tuo
comportamento. Ma per un caso fortuito scorgi la figura di Kidd vicino
ad un locale.
Ci sono delle palle al piede, per te - 'E' anche lui con la sua
ciurma..' - ma è ovvio, cosa ti puoi aspettare
da un capitano?
Non è questa la cosa che ti fa pulsare la vena e che incita
il tuo istinto più omicida e sadico ad uscire il
più presto allo scoperto.
Chi è quella? Ti sei chiesto, di sicuro, perchè quella sembra avere
tutte le intenzioni di voler diventare la tua prossima vittima e
donatrice di organi.
E' una biondona alta e formosa che si sta strusciando liberamente su di
lui, fin troppo vicino al suo corpo.
E la cosa peggiore è che per te Eustass non sta facendo
nulla per evitarlo, la cosa peggiore è che non ti ha visto
nemmeno.
- 'Sta ridendo?
Perchè quella stronza sta ridendo?' - e neghi
assolutamente di essere geloso. Non sei geloso, è solo una
premura che ti stai per prendere.
Ti muovi in avanti staccandoti dal tuo gruppo che quasi automaticamente
ti guarda incuriosito.
Poi Kidd nota la tua presenza, sai benissimo che l'ha notata e non fai
altro che compiacerti per questo.
La bionda ti guarda interdetta quasi come se avessi interrotto qualcosa
di sporco, come se l'avessi offesa, ma non può tenere quello
sguardo per molto quando vedi la sua testa piegarsi repentina per il
tuo a dir poco potente
schiaffo.
Si gira di nuovo verso di te toccandosi la guancia, il volto pesto e
rovinato, furente.
La guardi severo,
"Non lo sai che non si toccano le cose degli altri?"
e la tua voce è quasi calma, incrinata dall'odio e
un pò dall'euforia per l'aver finalmente picchiato
la barbie davanti a te.
Kidd ti guarda perplesso mentre la donna se ne scappa via correndo.
Ti chini e lo baci deciso sulle labbra prepotentemente davanti alle
vostre ciurmaglie.
Non perchè ne senti il bisogno, ma solo per chiarire il dato
di fatto: se qualcuno si avvicina di nuovo al tuo giocattolo,
nonostante il tuo inconscio lo voglia definire amante, fa di
sicuro una brutta fine.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 22 *** Pride ***
-- Pride
** Giorno,
lettere e numeri cancellati dall'acqua.
Oh!
Un'altra tempesta! Dovrei essere sorpreso, ma da quando il Capitano mi
ha trascinato su questa nave nella Grand Line contro il mio volere non
lo sono più tanto..
Mi fa paura, ed è ancora un ragazzino, figuriamoci tra
qualche anno!
Comunque eccomi, mi chiamo Corwin e sto scrivendo su questo diario
perchè ho una fifa blu di morire ad ogni arrembaggio o
tempesta o cose simili che si presentino..
Sono capitato qui sopra per caso! Davvero, il Capitano Kidd un giorno
è venuto sulla mia isola e mi ha puntato dicendo che sarei
dovuto andare nella sua ciurma.. roba da matti. Ha fatto tutto di testa
sua!
Ecco un'altro scossone, me lo sento, ci ribalteremo e.. oddio! Un'onda
gigante!
----!!
Che cosa stavo scrivendo? Sono completamente fradicio e anche le
pagine... il Capitano mi ha salvato di nuovo la pelle.
E qui si muove tutto, tutto dico! Mai vista una tempesta
così tanto forte!
Il Capitano sta urlando degli ordini ma non riesco nemmeno a sentirli,
anche se me ne sono tornato a nascondermi vicino ad una scala.
Urla spesso quando è preoccupato.. ci siamo, è la
fine--! Davvero!
In realtà, dico spesso quella frase, specie quando tira
certe occhiatacce a dei compagni che a volte chiacchierano sul
perchè il Capitano va a letto con un'uomo...
Io ho paura anche di quel Trafalgar, terribilmente! Un giorno mi sono
ritrovato con la testa mozzata e poi lui ci ha palleggiato e poi mi
faceva gli scherzi! Di cattivo gusto, assolutamente..
Però.. devo ammetterlo, davvero, è più
giovane di me ma il Capitano Kidd molte volte parla come un
rivoluzionario, ha idee tutte sue.. è un ragazzo
intelligente anche se, davvero, non si direbbe!
E ha tanti difetti ma ormai abbiamo tutti paura di riferirglielo..
L'ultimo che ha provato a commentare i suoi pantaloni ha ancora le ossa
rotte.. aahh!!
Un'altro tuono e un tornado in vista... qui si mette male!
Uno dei nostri uomini stava per finire in mare, perfortuna è
stato salvato! Dovete sapere che il Capitano ha anche un'enorme senso
del dovere verso i suoi alleati... anche se non si direbbe, davvero.
E' troppo orgoglioso anche per ammettere che è fidanzato! E'
così evidente!
O almeno è quello che dice Melissa......
Ed è anche troppo orgoglioso per veder morire i suoi
compagni... è una cosa positiva, ma io ho ancora paura di
morire!
Davvero, sono quasi fiero di avere un Capitano simile.. anche se
è un pò esuberante.. omicida.. pazzo.. ricercato..
Ok FORSE non sono così tanto fiero, ma un pochetto sì! Davvero!
Ecco, il Capitano mi chiama... devo cazzare la vela o mi
ucciderà! E purtroppo le scotte non si tirano da sole..
La tempesta si sta placando, forse oggi non morirò quindi
sono fortunato!
Se troverete e leggerete questa pagina quando sarò morto e
passato a miglior vita..
..ricordatemi come un valoroso!
Ci vediamo nell'aldilà,
vostro, Corwin (il
Valoroso)
PS:
Perchè sono ancora su questa nave? Davvero.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 23 *** Heat ***
-- Heat
C'erano due navi che procedevano pazienti per la loro rotta in un mare
inspiegabilmente calmo oltre la Red Line, dirette ad un'isola invernale.
Fiocchi di neve scendevano pigri sulla prua e l'atmosfera era
così piatta che si sentiva a malapena qualche gabbiano ogni
tanto.
Law sospirò ancora, uscendo sul ponte della nave, nel punto
più basso, stringedosi meglio nella sua sciarpa rossa per il
freddo.
"Kidd? Sei qui?"
Uno sbadiglio gli rispose mentre una chioma rossa faceva capolino da
dietro le casse e lo guardava interrogativo.
"Che vuoi?"
Un leggero sorriso nel vederlo ancora mezzo addormentato "Non hai
freddo a dormire a petto nudo in un posto simile?"
"Nh.. abbastanza, cosa proponi?" un ghigno, il solito ghigno furbo
sulla sua faccia.
"Vieni dentro?" disse Law porgendogli una mano: un gesto che non faceva
quasi mai con l'altro Capitano.
Kidd rimase interdetto per qualche secondo ma prese quella mano calda
con la sua per alzarsi vicino a lui.
Si diressero verso le scale per poi salire nella stanza più
grande della nave: quella più grande e accogliente.
"Sei strano oggi, sai?" riflettè Kidd osservando l'altro
pirata "...più del solito."
La camera, nonostante fosse più calda come ambiente e
mobilia, era deserta.. era presto e probabilmente quasi tutti i membri
delle ciurme stavano ancora dormendo.
"Qui," gli accennò Law con una mano ignorando la sua frase.
Lo vide togliersi la sciarpa e le scarpe eleganti mettendole da parte,
avvicinarsi a lui ed in punta di piedi sfilargli la pelliccia,
rilassato e contento.
"E' chiaro che sei di buon umore, mi sono perso qualcosa?"
La verità era che adorava quel clima che gli ricordava la
sua terra natale e non riusciva a non avere uno stupido sorriso sul
viso, delle volte.
"No.. levati gli stivali e vieni qui." disse il moro dirigendosi verso
una cosa al centro della stanza che non aveva assolutamente notato
prima.
Si era seduto ad aspettarlo in un kotatsu*
con il tavolino di legno e le coperte pesanti di colore arancione, i
cuscini bianchi ed alcuni bordeaux.
Sul tavolino lucido c'era un cesto con dei mandarini, una teiera
fumante al centro e poi due tazze.
Kidd lo raggiunse poco dopo, mentre versava il tè "Erano
secoli che non vedevo un kotatsu.." disse accomodandosi meglio sul
cuscino e sotto la coperta.
"Non ti piace?" rispose placido l'altro porgendogli la tazza.
Il magnetico gli sorrise "Mi piace di più il fatto che oggi
sei così quieto e docile, Doc."
"Ne sei proprio sicuro, Kidd?" ricambiò il suo sorriso
posando la tazzina vuota per poi affondare in quel caldo confortante.
***
"Buongiorno Capitano!" si annunciò felice Casquette entrando
nella stanza principale seguito da Penguin, Killer ed altri loro
compagni.
Avanzò di qualche passo per poi bloccarsi imbarazzato,
quando gli altri fecero lo stesso.
"... nh.. ciao.." Law lo salutò svogliatamente appoggiando
meglio la propria testa sul petto nudo di Kidd per riaddormentarsi.
Erano completamente nudi sotto le coperte calde del kotatsu: il rosso
dormiva avvinghiato a Law, piacevolmente adagiato tra i cuscini, con i
capelli sciolti e disordinati, i loro volti sereni nel sonno.
Poteva essere una scena particolarmente tenera da vedere se non fosse
stato per i vestiti ammucchiati lì a fianco...
Casquette si grattò la testa sempre più
imbarazzato distogliendo lo sguardo, quando lo fecero anche gli altri
con assoluta fermezza.
"Ehm...... Penguin, Killer, Bepo.... volete una tazza di cioccolata
calda....?"
"Po!"
Bisognava proprio farci l'abitudine.
* Il
Kotatsu è un tavolino da tè basso e di
legno circondato da una coperta, un lenzuolo o un futon. Attaccata alla
parte inferiore del tavolo c'è una fonte di calore,
una stufetta, diciamo, che mantiene calda quella zona dove si sta
seduti. Viene tradizionalmente usato in giappone in inverno, al posto
di scaldare l'intera casa, per mangiare mandarini e lavorare al
portatile o guardare la TV o altre cose, spaparanzandosi felicemente sotto le
coperte.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 24 *** Silent ***
-- Silent
C'erano delle impronte sulla neve. Piccole impronte di un bambino di
sei anni che tranquillo e silente passeggiava sul sentiero di montagna
su cui si trovava spesso a camminare da solo o con la madre l'anno
prima.
Gli occhi blu erano bassi, infelici, contornati da delle leggere
occhiaie guadagnate studiando ore su degli stupidi libri di medicina
che non avrebbe mai veramente voluto aprire.
Era dicembre inoltrato, in quell'isola il freddo penetrava attraverso
le ossa e la neve ricopriva la città e le case con i camini
accesi per riscaldare quel momento economicamente disperato per colpa
del governo. Le ricche famiglie della zona non potevano avere di quei
problemi, ma erano pezzi di legno senz'anima, ed era una cosa che
odiava di sé stesso e del padre, che ormai non considerava
nemmeno tale.
Il bambino con i capelli corti e corvini strinse le mani nei guanti
marroni e caldi, proseguendo in alto. Gli era stato sempre vietato di
andare a nord, quasi ogni abitante della città aveva paura
di andarci per la pericolosità delle bestie, degli animali,
dei costoni, della ripidità e dell'instabilità
del terreno e del ghiaccio.
Oltre l'aspetto e gli abiti non aveva granchè l'animo del
classico bambino contento e felice, anzi.
Dei fiocchi di neve si depositarono sul suo cappello blu che era anche
più grande del dovuto, quasi cilindrico, il contorno di
morbida pelliccia bianca e un pon pon dello stesso tipo sulla cima. Una
grossa spilla bianca raffigurante una faccetta nera era fissata sullo
stesso bordo.
Si pulì dalla neve battendo le mani delicatamente sul lungo
cappottino blu dalla forma semplice: molti bottoni d'oro e la pelliccia
bianca sul colletto, sulle maniche e sul delimitare della stoffa
inferiore.
Mosse i suoi scarponcini brunastri per proseguire ancora la sua
passeggiata.
Tra quelle montagne vi era il silenzio totale e gli piaceva molto,
poche cose erano in grado di rompere quell'atmosfera.
Si sentì uno sparo, lontano, nel bosco, ma non ci fece caso
e rimase impassibile.
Rimase impassibile anche quando una piccola valanga
precipitò giù da una collina travolgento la
pineta più tardiva, fermandosi pigra vicino ad un largo
crepaccio.
Si avvicinò ad una spaccatura, saltandola, ma si
fermò tutto d'un tratto.
Vide un movimento in un cumulo di neve a qualche metro da lui, dove si
interrompeva la strada ed iniziavano gli alberi.
Avanzò di qualche passo, incuriosito ma senza nemmeno un
velo di paura o preoccupazione come i bambini in cerca di tesori sanno
fare.
Una zampetta e degli artigli neri spuntarono dal banco di neve, nel
tentativo di afferrare qualcosa.
Aspettò davanti alla piccola creatura calmo e imperturbabile
mentre la guardava scavare per fare la sua comparsa zompettando quieta
verso di lui.
Un piccolo orso polare di appena qualche mese lo osservava dal basso
tenendosi sulle quattro zampe in modo maldestro, scrollandosi di dosso
la neve rimasta sulla pelliccia.
"Dov'è tua madre?"
Una domanda semplice e senza pretese, per nulla preoccupata.
Alzò gli occhi solo per vedere la sagoma di un'altro orso
decisamente più grande steso sul suolo in un punto buio e
ombreggiato del bosco.
"E' morta, vero?"
Perspicace e senza nemmeno un'emozione nella voce, era fredda come il
paesaggio.
"po."
Allungò una mano accarezzando il muso nero e umido dell'orso
orfanello che si era alzato verso di lui, probabilmente non aveva
nemmeno capito la sua situazione ed era quasi felice per lui, quasi
geloso di lui.
In quel momento non poteva sapere che quell'orso l'avrebbe salvato da
sé stesso.
Non poteva nemmeno sapere che gli avrebbe dato un nome: Bepo.
Come non poteva sapere che sarebbe stato tanto sveglio e sagace da
riuscire ad imparare la sua lingua imitandolo e simulando i suoi
movimenti fino ad imparare anche le arti marziali su quelle stesse
montagne e che l'avrebbe fatto ridere, in certi momenti, come mai in
vita sua.
L'avrebbe accompagnato per tredici anni ed oltre, per mari e per
avventure.
**
Law saltò sulle spalle del suo vice capitano, repentino come
al solito. Gli occhi blu brillavano.
"Buon compleanno!"
Esclamò poi ridendo della reazione dell'orso che aveva
alzato la testa tra le sue braccia tatuate per guardarlo.
Un Kidd parecchio scocciato per l'orario ed un Killer parecchio
estasiato per l'evento apparvero dalla porta del salone,
facendo a Bepo i loro auguri.
Il tredicesimo anno era importante per loro...
|
Ritorna all'indice
Capitolo 25 *** Liar ***
-- Liar
"Vattene."
Perchè quel
ghigno? Che cosa c'è da ridere?
Cazzo.
Mi fa male ogni singolo
muscolo del mio fottuto corpo.
Smettila.
Non voglio che tu ti
muova. Smettila, smettila, smettila.....
"Vuoi seriamente che ti lasci in questa situazione?"
"VATTENE."
Perchè non
ascolti mai?
Ancora un movimento fiacco delle dita ed il corpo di Kidd venne
costretto di nuovo a trascinarsi sotto il suo comando.
Era sempre stato un pirata abbastanza prudente nello scegliere i propri
nemici ma ora si stava chiedendo com'era potuto succedere.
Andare contro il marionettista per una questione di orgoglio e vendetta
era la peggior cosa che potesse fare.
La situazione precipitò quando Doflamingo decise di metterli
uno contro l'altro per ferirsi a morte.
"Ti diverte?" digrignò tra i denti, truce in volto. Il
sangue scendeva copioso da ogni ferita, il corpo era costretto a
muoversi contro il volere del proprio padrone "Ti stai divertendo?
Doflamingo."
"Fuffufuffu... sarò sincero con te, Eustass Kidd..! Mi
diverte di più il tuo amico. Fufufu.." l'ennesima
provocazione lo aveva colpito nel segno.
"Figlio di puttana!"
Il solo girarsi e vedere Law a testa bassa spense tutta la sua rabbia,
tramutandola in qualcos'altro di indefinito e feroce.
Era più o meno la stessa sensazione che aveva provato
vedendo l'altro in condizioni pietose, in lacrime. Era la stessa
sensazione di quando aveva capito il perchè di tutto quello
che gli stava accadendo.
Il bruciore sulla sua pelle causato dallo scontro che erano stati
costretti a fare però gli aveva fatto capire che era
successo tutto troppo presto.
"Se ne esco vivo giuro te la farò pagare. Anche se ci
metterò anni interi giuro che fracasserò quella
testa di cazzo che ti ritrovi."
Era riuscito a malapena a finire la frase ed ancora una volta
quell'insopportabile pressione lo costrinse a voltarsi e ad attaccare
Law a tradimento.
"Kidd," rispose il moro cercando di bloccarlo con la spada "non devi
farlo perforza. Non voglio."
Come sarebbe 'non devi
farlo perforza'? Chi vuoi prendere per il culo?
Si vede dall'espressione
che hai.
"Stai mentendo."
"Non dire stronzate! Non hai obblighi verso di me, non ti ho chiesto
nulla!" rispose sempre più adirato mentre Doflamingo lontano
da loro ghignava e rideva divertito.
"Vaffanculo Law, di obblighi ne ho eccome perchè sei mio."
Non è vero.
"Stai mentendo..."
E' quello che vuole il
bastardo con i fenicotteri.
Non è quello
che vuoi tu.
"Già. Chi crederebbe alle parole di un pirata?"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 26 *** Cold ***
-- Cold
"Eh.. e... ehtciù!"
"TUTTI GIU'!!" urlò Killer mettendo in allerta i suoi
compagni dal pericolo imminente che si stava per abbattere sulla loro
nave.
I pirati obbedirono all'istante e subito dopo una tempesta di oggetti
metallici e posate sovrastò le loro teste. Dopo qualche
minuto circa, le cianfrusaglie varie finirono dall'altra parte della
stanza tremolando appena.
"E' passato....? Capitano..?" domandò qualcuno, timoroso,
mentre una pentola tardiva cadde dritta sulla sua fronte.
Da quando avevano scoperto che il loro capitano, raffreddato, poteva
essere un pericolo pubblico almeno mille volte in più del
normale, si erano sempre preoccupati di coprirlo più del
dovuto con sciarpe e cappotti nelle isole invernali o al minimo accenno
di bassa temperatura, ma quella volta non aveva funzionato
granchè, e da ormai più di una settimana
tentavano di sopravvivere a quegli attacchi e starnuti magnetici che
causavano non pochi danni sulla nave.
"Nh, sto bene, sul serio." mentì Kidd con il naso colante e
un fazzoletto in mano.
Certamente avevano chiamato un
ottimo dottore, visto che da un pò di tempo
seguivano la stessa rotta, ma non era servito a molto dato che grazie a
lui Kidd non dormiva, anzi, tutt'altro. Risse e tavoli sfondati erano
all'ordine del giorno da quando erano insieme. Nonostante questo
sembrava che il capitano fosse di buon umore in quel periodo, e
preferivano non indagare sul perchè.
"Kidd--" lo chiamò stancamente da dietro la porta Law, che
accortosi del proprio tono di voce e del nome che aveva pronunciato con
troppa dolcezza rispetto al normale, cambiò immediatamente
il suo modo di fare "voglio dire... Eustass. Idiota. E' ora del...
controllo medico. Muovi quel culo."
L'altro gli sorrise abbassando le palpebre come per prenderlo in giro
"Cosa? Di nuovo?"
|
Ritorna all'indice
Capitolo 27 *** Moonlight ***
-- Moonlight
Law entrò di soppiatto nella stanza in penombra. La porta
cigolò lievemente e bloccò i suoi passi in
allerta.
Non era abituato a fare attenzione nella camera del suo amante ma
quest'ultimo era parecchio suscettibile in quel periodo e secondo lui
sarebbe stato divertente coglierlo di sorpresa o qualcosa del genere
per farlo arrabbiare.
Avanzò di qualche passo, la cabina era illuminata dalla luna
in alto nel cielo e da una lampada difettosa sulla scrivania del
pirata. Il pavimento era inondato di cianfrusaglie di ferro come anche
gli scaffali ed il comò.
Non c'era da stupirsi, il moro doveva ammettere che, nonostante
pensasse che fosse un idiota, Kidd lavorava spesso d'ingegno e
creatività per sviluppare la propria dote sul magnetismo
costruendo e plasmando oggetti vari come lui faceva con il corpo umano
ed altre cose.
Proseguendo a piedi nudi colpì per errore una pistola a
terra provocando abbastanza chiasso e si aspettò di vedere
il rosso furibondo, ma al contrario di quello che pensava non successe
niente.
Giunse alla poltrona del Capitano e gli sfuggì un sorriso
quando vide Kidd addormentato con la testa e le braccia conserte sulla
scrivania.
Aprì gli occhi, le palpebre pesanti erano infastidite dalla
luce ad intermittenza della lampadina quasi bruciata posizionata sul
legno scuro della sua scrivania. Gli ci vollero alcuni secondi per
capire che c'era qualcuno di fianco a lui a fissarlo e con le dita tra
i suoi capelli rossi.
"Ti sei svegliato..."
Kidd tornò a sedere lentamente coprendo uno sbadiglio con la
mano, poi si girò verso l'altro pirata.
"Sì, ma levati quest'abitudine di svegliarmi nel bel mezzo
della notte..." disse il rosso allontanando i capelli dal volto spostandoli all'indietro.
"Ma stiamo per partire... volevo salutarti facendoti venire un infarto,
però questa volta ti è andata bene."
Il Capitano della nave si alzò recandosi alla luce della
finestra, vicino a Law.
"Gentile come un pugno nello stomaco."
"Hai lavorato con il magnetismo fino a tardi, sarai sfinito..." rispose
il moro sistemandogli la cintura, giusto per fare qualcosa e spostare
la sua attenzione su altro.
"Sto migliorando con i dettagli." rimase qualche secondo in silenzio
guardandolo, prima di alzare la mano destra con il palmo diretto verso
l'alto.
Centinaia di piccoli oggetti metallici si dispersero nella stanza
sospesi in aria luccicando flebilmente. Una piccola parte di questi
venne attirata sulla mano del loro padrone roteando in un vortice in
miniatura.
Kidd non distolse lo sguardo da quel punto neanche per un secondo
finchè i pezzi di metallo non formarono una rosa grigia e
bronzea.
Sudando un poco, nervoso, cercò di porgere con la mano la
rosa ancora fluttuante a Law.
"Prendila e sparisci dalla mia vista."
Il chirurgo la afferrò senza tanti complimenti e la rosa
rimase intatta, non cedette nemmeno al proprio peso, come se fosse
magnetizzata su sé stessa.
"Come sei romantico Mr. Eustass.." rise Law prendendolo in giro, era
più forte di lui.
Lo guardò in maniera omicida per poi spingerlo fuori dalla
porta della cabina.
"La prossima volta ti regalerò una scarica di pugni, Doc, non ti andrà
così bene. E ora fila."
Law continuò a ghignare anche quando la porta si chiuse
dietro alle sue spalle mentre rigirava la rosa nella mano destra.
"Buona notte, Capitano."
Il suo si prospettava essere un lungo viaggio.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 28 *** Arise ***
-- Arise
Si scambiarono l'ennesimo sguardo d'intesa con il volto cupo, pesto,
simile a quello di una bestia, feroce contro la propria condanna.
Le catene delle pesanti manette di amalgamatolite marina tintinnarono,
macchiate del sangue caldo che fuoriusciva copioso dalle ferite
profonde di entrambi i pirati.
Ed uno degli uomini in divisa si fece avanti per accompagnarli nel
cortile esterno, non provando nemmeno a nascondere un ghigno di
soddisfazione, quello di chi non vede l'ora di esibire il proprio
trofeo davanti al suo pubblico.
Non ci controlleranno.
Strinse i denti in un'espressione assassina che fece passare
all'istante la voglia di sorridere al marine. Kidd avrebbe dato
qualsiasi cosa per poterlo prendere a calci in quel momento, e si
poteva dire lo stesso per Law.
Ma il chirurgo aveva altro a cui pensare; ad ogni respiro le fitte che
sentiva nel petto peggioravano sempre di più. La vista gli
si appannò, mostrandogli diverse macchie scure al posto di
qualcosa o qualcuno di materiale. Avanzò affannoso, piegando
leggermente il torace per cercare di aiutare i propri polmoni, ma
servì solo a peggiorare le cose quando vide altro sangue
carminio scivolare sulla sua pelle. Le guardie non avevano avuto
pietà su di loro, approfittando della loro debolezza.
Non ci costringeranno.
La seconda guardia diede una spinta al moro, guadagnandosi tutto l'odio
che poteva dare il pirata.
Continuò di qualche passo, scontrandosi con la luce del sole.
I suoni dei tacchi delle scarpe sul pavimento di pietra risuonarono
lenti come rintocchi di un orologio.
Non ci fermeranno.
Però, se c'era qualcosa di sicuro per Kidd, era che non
avrebbe mai voluto morire in quel modo, sottomesso, insulso, degradante
ed indegno.
Almeno non prima della fine dei suoi viaggi, non l'avrebbe mai permesso.
Cercò ancora una volta lo sguardo serio, adirato e stanco di
Law, ma fu inutile. Allora era giunto il momento di ribaltare la
situazione dalla loro parte.
La loro rivoluzione.
Ma l'altro lo precedette, voltandosi repentino su di una gamba per
usare l'altra che finì inesorabilmente per dare un calcio
alla guardia dietro di lui, sfruttando il tacco dello stivaletto.
Il marine barcollò. Il suo collega alzò il fucile
per sparare, colpendo Kidd con una pallottola nella spalla.
In quel momento i muscoli del corpo del rosso se avessero potuto
avrebbero urlato pietà. Al contrario, però, il
pirata sorrise com'era sua abitudine fare, avventandosi sull'uomo per
prenderlo a gomitate oppure usando le manette stesse ed i pugni.
Era un metodo brusco, ma sarebbe bastato per metterlo k.o. con l'aiuto
della sua massa muscolare. Sarebbe stato divertente, da tanto non
sentiva il metallo dell'arma da fuoco bruciare nella sua carne.
Li avevano sottovalutati.
Con le dita e con i denti si liberarono delle manette, con una chiave, senza dire una
parola, infierendo ancora sui corpi esanimi e privi dei sensi dei
marines.
Ironia della sorte, usarono le loro stesse armi: tutto ciò
che ottenne la folla scalpitante e spaventata che aspettava la loro
ora, là fuori, fu una vendetta violenta.
I corpi delle guardie vennero tagliati, impalati e massacrati vicino al
patibolo, i cani del governo che si aggiunsero per fermarli fecero la
loro stessa fine crudele: torturati e ammazzati, lasciati in vita per
assistere alla morte di molti altri. Un circo delle carni.
Quale ingenuità, la loro, l'aver prestato così
poca attenzione a due soli pirati, ma con capacità, in ogni
senso, infernali.
Era forse tutta lì, la loro preziosa giustizia? Lo trovavano
così patetico.
e Noi ne usciremo
vittoriosi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 29 *** Opposites ***
-- Opposites
Dicono che gli opposti si attraggono: lo dice anche la fisica, e lo
dice anche il magnetismo.
Ma avrebbe fatto volentieri a pezzi quello che aveva creato quel detto
(se mai fosse stato ancora in vita, ovviamente), o quella
realtà, poichè dava la colpa a quella povera
frase per il semplice fatto che si ritrovasse Eustass sempre tra i
piedi, o in alternativa, nel suo letto (ma non a lungo, visto che
spesso finiva per farlo scendere a suon di calci).
Aveva smesso di chiedersi perchè andasse con lui, dandogli
ormai retta, tanto la sua scusa era proprio che avesse un fascino
magnetico, insomma, nessuno avrebbe osato contraddirlo. Ed aveva anche
smesso di domandarsi ed elencarsi quali fossero le differenze tra di
loro, arresosi alla lista infinita. Tanto, ogni volta che la faceva,
doveva ricredersi sempre su alcuni punti, e la teoria degli opposti
andava a finire in un minuscolo angolo della sua testa.
Dovette però ammettere che stava iniziando a stancarsi, o
forse era l'altro che stava iniziando a stufarsi di lui.
Law rimuginava su queste cose circa il giorno prima di ritrovarselo a
comportarsi da amante amabile giusto perchè ne aveva voglia,
mettendo fuori discussione ogni cosa riguardante allo 'stancarsi' di
lui.
Con Kidd era più o meno così: lui decideva cosa
fare al momento, cosa diventare per lui e quando farlo. Ma sopratutto
SE farlo, per fargli venire una crisi di nervi.
Crisi di nervi per l'appunto sfiorata in quel nanosecondo in cui aveva
pensato tutte queste righe, tra i tavoli stracolmi di pirati e compagni
di entrambi i ricercati, a cena.
Insomma, nessun capitano sano di mente chiederebbe ad un altro capitano
di fargli la lap-dance sopra ad un tavolo, con la spada, giusto
perchè quest'ultima era praticamente più alta e
più lunga del chirurgo che la possedeva. Davanti a tutti,
oltretutto.
La cosa più terrificante era, oltre al fatto che Kidd fosse
sobrio, che lui stesso fosse quasi entusiasta al pensiero di volerlo fare.
Pensò che anche l'ultimo barlume di normalità che
gli era rimasta doveva essere fuggito da qualche parte in un paese
sperduto, ed aveva avuto tutte le ottime ragioni per farlo.
"Se io lo faccio, tu bruci quei pantaloni che mi fanno perdere diottrie
ogni volta che li guardo, Eustass."
Kidd gli dedicò un ghigno di assenso, pensando al temuto
paio di riserva nel cassetto.
Così diede ragione al tizio della frase: gli opposti (se
così potevano essere definiti) si attraevano, ma delle
scintille così probabilmente le facevano solo loro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 30 *** TV ***
-- TV
"Finalmente!" Esclamò Kidd armandosi di un piccolo
telecomando prima di sdraiarsi sul suo letto a baldacchino con le
lenzuola scure.
Davanti a lui c'era uno schermo di circa una quarantina di pollici, una
televisione che finalmente il capitano Eustass Kidd era riuscito ad
installare nella sua stanza dopo aver stressato l'anima del povero
Killer più volte per acquistarla.
Gli disse che voleva vedere i bigotti e gli stupidi parlare in quei
noiosi programmi televisivi che trattavano di gossip e che piacevano
tanto alle donne insulse, per tirarne fuori discorsi su quanto il mondo
fosse marcio, su quanto fossero stolte le persone che abitavano
quest'ultimo e così via.
Ma in cuor suo sapeva che stava mentendo, almeno in parte.
Infatti, il nostro amato capitano magnetico, aveva preso una buona
quantità di dischi all'insaputa del suo vice (che a quanto
pare aveva un rilevante ruolo di baby-sitting nella sua nave: basta
immaginarselo agitare il dito davanti al suo capitano vicino alla
quindicesima bottiglia di rhum).
Accese la televisione e girò i canali per una buona mezz'ora
con un ghigno soddisfatto stampato sulla faccia: non per lo spettacolo,
ma solo per compiacersi di averla avuta in camera.
Ma poi la porta della cabina si aprì e il rosso distolse lo
sguardo dall'apparecchio.
"Kiiidd.." Biascicò Law evidentemente un pò
brillo, entrando e chiudendosi la porta dietro le spalle.
Kidd non si mosse neanche un attimo dal letto e si limitò a
guardare l'altro capitano avanzare verso di lui, evitando
miracolosamente di cadere inciampando nei propri tacchi.
"Hai bevuto di nuovo?" Sospirò, azzerando il volume della
televisione. "Tu non lo reggi l'alcool, coglione."
Come volevasi dimostrare, Trafalgar capitombolò sul
materasso vicino al compagno, arrampicandosi su di lui e lamentandosi
ogni tanto per le difficoltà che gli si ponevano davanti.
"Cosa stai facendo?" Gli chiese il chirurgo ridendo senza alcun
apparente motivo, punzecchiando l'altro sulla spalla con l'indice.
Kidd gli assestò un bel colpo sulla testa con il telecomando
prima di rispondergli "Niente che tu possa capire, al momento,
Trafalgar."
"Bastardo, mi hai fatto male." Adirato, Law si arrampicò
ancora su di lui per poi sferrargli una gomitata nello stomaco e dargli
un bacio a fior di labbra.
Guardò prima il telecomando e poi il moro, chiedendosi se
magari convenisse di più approfittare di lui oppure guardare la TV.
Girò qualche canale ancora, prima che uno di loro ebbe
l'onore di attirare la sua attenzione.
"Ok, spostati Law." Gli disse Eustass, cercando di staccarselo di
dosso: ma non fu molto facile.
Infatti Law si ritrovò ad aggrapparsi a lui, protestando
calorosamente. "Non voglio."
"Ma ci sono i Metallica in diretta. E, dannazione! Finiscila di
prendermi a gomitate!" Disse omicida il rosso, che colpì il
chirurgo sulla schiena sempre con il telecomando.
"No. Io voglio fare sesso." Ammise Law ai quattro venti senza un filo
di imbarazzo, come in effetti aveva (più o meno) sempre
fatto, agitandosi sopra di lui.
Kidd rimase interdetto per un secondo prima di riprendersi. "Ti
suonerà strano, ma con te faccio sempre sesso. E i Metallica
in diretta: quante volte mi ricapiterà?"
"Vaffanculo Kidd, spegni quella roba e facciamolo."
Law si avventò sul telecomando, scatenando una goffa rissa
sul letto per la lotta allo sfortunato apparecchietto, che appunto
finì in pezzetti sul pavimento.
"Merda! Era nuovo!"
L'impatto col suolo fece cambiare canale al telecomando, che
completamente in tilt e anche un pò traumatizzato,
mostrò loro un programma di gossip sulla televisione.
Ma dopo quello che vide Kidd, gli risultò difficile chiudere
la bocca.
"Che. Cazzo?"
Il moro lo guardò confuso e poi osservò lo
schermo. "Cosa?"
Con vago terrore il rosso indicò la foto che stava mostrando
l'eccitatissimo Emporio Ivankov in una trasmissione rosa confetto piena
di pettegole: una foto di loro due, appartati e su un muro in una
posizione abbastanza equivoca.
Era successo sicuramente
sull'ultima isola su cui erano stati. Come poteva essere possibile che
qualcuno avesse scattato una foto?
"Ehm. Law, cos'hai detto che volevi fare?" Disse Kidd prima di rompere
ulteriormente il televisore con il magnetismo per constringerlo a
spegnersi e poi capovolgere le loro posizioni.
Magari così il chirurgo avrebbe dimenticato l'accaduto la
mattina seguente e non avrebbe avuto problemi a spiegarsi.
Purtroppo le risatine delle piratesse delle loro ciurme li avrebbero
accompagnati per almeno una settimana, rendendo difficile la cosa.
***
"Come mai continuano a ridere? Hai qualche idea?" Chiese sospettoso Law.
"No, davvero. Smettila di guardare quel fottuto giornale." Kidd
guardò da un'altra parte, prendendo il penoso giornale con
una notizia scomoda e facendolo a pezzi sotto gli occhi sorpresi del
moro.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 31 *** Goodbye ***
-- Goodbye
'I miei polmoni si
rifiutano di funzionare..' Riflettè quasi per
fare il punto della situazione, e mosse di nuovo le gambe in un
tentativo di nuotare palesemente andato a vuoto, mentre il mare lo
trascinava sempre più giù come un peso morto. La
vista sfocata, la testa e le orecchie che gli trasmettevano solo quella
sensazione di vuoto nel cervello, fastidiosa come un lungo, intenso
fischio. 'No.'
Le ossa rotte, le ferite profonde, il sangue che copriva parte del
volto e della pelle esposta. 'No.
No. No!' Urlò nella sua testa Law, portandosi
le mani al collo e scacciando l'idea di lasciarsi andare.
Perchè era stanco, si sentiva abbastanza stanco da non
riuscire più a muovere un muscolo per combattere la corrente.
Stava per perdere i sensi, lo sentiva. E si chiese perchè
nessuno l'aveva ancora raggiunto per trarlo in salvo.
'Non.. devo.'
Strinse gli occhi, cercando di convincersi ulteriormente, ma l'idea di
riposare lì era così comoda e facile che si era
intrufolata tra i suoi pensieri. E tra quei pensieri c'era anche quello
di punire i compagni per averlo lasciato morire così
pateticamente.
Per averlo lasciato morire con l'ultimo ricordo della mano di Kidd che
tentava di afferrarlo, prima della caduta, inutilmente. Con l'ultima
cosa che aveva guardato: la sua espressione praticamente terrorizzata
nel vederlo sparire tra le onde.
Per quelli che gli sembrarano almeno cinque minuti, smise di pensare
completamente: si era svuotato del tutto. Si concentrò su
suoni casuali, come il pulsare nel suo petto che somigliava tanto al
battito rallentato del suo cuore. E poi sentì delle voci.
Non voci, forse qualcos'altro, troppo confuso.
Passarono altri interminabili secondi. Ancora quei suoni
così incerti e che disturbarono il suo riposo. Aprì
leggermente gli occhi.
E gli sembrò di intravedere qualcosa di altrettanto incerto:
vagamente somigliante ad una grossa macchia bianca, lucente, strana.
Il suo corpo decise che era il momento di lasciar perdere una volta per
tutte, abbandonandosi in quell'abisso.
***
Tentò un paio di volte prima di riuscire ad aprire le
palpebre che sembravano pesargli tonnellate. 'Sono ancora vivo?'
Mosse gli occhi per guardare, ma per i primi secondi credette quasi di
essere cieco. 'Perchè
sono ancora vivo?' Si chiese Law incredulo - abbastanza
stupidamente, avrebbe detto - quasi come se fosse stato un bambino alle
prese con la puntura di una siringa troppo veloce.
Riconobbe la propria cabina illuminata dal sole ancora in alto nel
cielo, ma quando cercò di muovere le mani e le gambe
notò che non poteva farlo. Si chiese se non fosse
paralizzato, perchè se era così avrebbe davvero
preferito morire e spegnersi sott'acqua, inutile come sarebbe potuto
essere.
Voltò il capo - anche il cranio era pesante su quel cuscino
così freddo - per poi accorgersi che c'era qualcuno con la
testa tra le mani ed i gomiti appoggiati sulle lenzuola bianche del
letto.
Dopo qualche minuto di pazienti prove, riuscì a muovere la
mano destra ed il suo braccio, bendati come molta superficie di tutto il suo
corpo.
"Kidd," Lo chiamò, e si accorse che la sua voce era
terribilmente bassa, molto più bassa del solito. "Kidd."
E quando si sentì chiamare per nome Kidd alzò lentamente
il volto abbastanza disorientato ed assonnato - quello di chi deve aver
riflettuto troppo a lungo - con ancora i palmi delle mani a pochi
centimetri dalla faccia e dai capelli rossi spettinati.
Il labbro inferiore gli tremolò per un istante mentre i
sensi di colpa gli tornavano tutti in mente.
Battè le palpebre almeno tre volte prima di fissare gli
occhi blu di Law, credendo di aver visto un fantasma. E in effetti il
pirata era di un pallore cadaverico.
"Stronzo," Cominciò Kidd - con un insulto, come da sua
abitudine - cercando qualcosa di sensato da dire simile a 'come hai
osato fingerti morto per due intere settimane', ma non gli
riuscì per niente. Anzi, si sentì bruciare gli
occhi, ma probabilmente il vero motivo era che non aveva dormito per
niente in quei giorni.
Cercò di soffocare quella sensazione stringendo le lenzuola
tra le dita.
La voce di Law si sentì a malapena, flebile e debole allo
stesso tempo. Per qualcosa che non si aspettò, per
rassicurarlo, forse.
"Lo so. Va
tutto bene."
post-it: Mi dispiace per il terribile ritardo. Vi amo tutti per le recensioni. E fatto il Profilo. |
Ritorna all'indice
Capitolo 32 *** Demeanor ***
-- Demeanor
Nessuno osava muovere un dito.
Una buona metà dei membri della ciurma di Trafalgar e
un'altra buona metà di quelli della ciurma di Eustass erano
fermi ed immobili in un punto della nave degli Heart Pirates, nervosi e
pronti alla prossima mossa.
Nessuno osava fiatare. Tutti erano pronti a qualsiasi cosa.
La tensione era palpabile, i pirati si lanciavano sguardi interrogativi
e sudavano freddo mentre i tacchi degli stivali di Law risuonavano
crudeli sul legno del pavimento, nel bel mezzo di quel silenzio. Segno
che aveva avanzato ancora di qualche passo verso la porta.
L'espressione del capitano era molto simile ad un broncio ma metteva
paura ugualmente, alimentata dalle occhiaie pesanti.
Kidd, davanti alla porta, invece non sembrava davvero volersi schiodare
dalla sua posizione, con uno sguardo duro, quasi severo, rivolto a Law.
Ma il capitano della nave si avvicinò ancora, truce e con i
pugni stretti, senza la sua spada.
"Fammi. Entrare. In cucina!" Scandì Law con un tono che al
rosso ricordò molto quello di un bambino capriccioso.
L'altro rispose, seccato dal suo comportamento infantile. "Scordatelo."
"Io voglio entrare!"
"E io non voglio farti entrare!" Sbottò Kidd quasi
esasperato.
I loro compagni si misero in allerta, abbastanza terrorizzati dalle
possibili conseguenze di tutto quel macello.
"Non mi impedirai di farlo."
Eustass gli mostrò la sua migliore espressione seria e
minacciosa. "Oh, sì invece. Non divorerai panna montata
direttamente dal tubo di nuovo, Law. E non mangerai di nuovo quintalate
di torte e dolci come un fottuto maniaco."
"Sei veramente un bastardo senza cuore!" Disse Trafalgar dopo pochi
attimi di debolezza per la minaccia subìta.
Il rosso sembrò vagamente lusingato da quell'affermazione -
visto che glielo dicevano in molti - ed evitò di sorridere
con tutte le sue forze. "Ti rendi conto che non ti nutri di altro e non
dormi più, aggirandoti la notte per la nave come uno
stramaledettissimo zombie iperattivo?"
"Ma da quel che ricordo a te fa piacere, Kidd." Rispose di rimando Law,
suscitando qualche ghigno da parte della popolazione femminile della
nave nascosta dietro varie botti o pareti.
"Non dormo da più di una settimana per colpa tua, questo non
mi fa piacere. Non è che posso mettertelo nel fondoschiena a
tutte le ore, sai, diventa ripetitivo." Eustass alzò
leggermente il volto per mostrargli un ghigno - come sempre - di sfida.
Ma la frecciatina non lo sfiorò nemmeno ed il chirurgo
sogghignò di rimando, infilando una mano nella tasca dei
pantaloni. "Ah, è così eh?"
Ed ancora in quel silenzio dove avrebbero potuto benissimo iniziare a
rotolare palle di fieno, Law tirò fuori una barretta di
cioccolato da quella tasca come se fosse stato un pistolero provetto
(cosa non assolutamente vera) pronto al duello.
Kidd lasciò da parte il suo ghigno e lo guardò
perplesso.
"Stai cercando di minacciarmi.. con della cioccolata, per caso?"
Le ciurme continuarono a fissarlo: erano un tantino preoccupati per il
comportamento che aveva assunto Trafalgar Law in quelle settimane.
'Sarà un calo
di zuccheri!' pensarono probabilmente, i primi giorni. Ma
il capitano continuava a mangiare, ed allora nei giorni a seguire
qualcuno pensò 'Farà
tanta attività fisica con Eustass, magari!'.
Però non era abbastanza vero, ed il problema continuava ad
espandersi, arrivando a far preoccupare seriamente qualcuno dopo vari e
svariati eventi notturni (qualcosa di molto simile a: "AHHHH!!! UN
FANTASMA! C'E' UN FANTASMA SULLA NAVE! ....Oh? Capitano? Sei tu?").
In effetti anche Jean Bart si chiese qualcosa dopo essere stato fatto a
pezzi molte volte e totalmente per caso: 'Ma che diamine sta succedendo?'.
Intanto Law scartava la cioccolata, avido quasi quanto Kidd alle prese
con del rum.
"No. Ti faccio vedere che non puoi comandarmi!" Disse poi, trionfante,
addentando un pezzo del dolce.
Questa volta a Kidd toccò sospirare: Law aveva ripetuto
parole simili almeno cento volte, all'Arcipelago Shabaody.
"Di nuovo con questa storia?"
Il rosso si aspettò almeno un paio di insulti veloci, ma non
successe nulla.
Trafalgar si era completamente bloccato: gli occhi fissi in un punto
imprecisato nel vuoto, la cioccolata in mano e l'espressione che non
lasciava trasparire nessuna particolare emozione. Le sue labbra
tremavano ogni tanto.
"..."
Dopo un paio di minuti in cui i presenti si chiesero se non si fosse
seriamente immobilizzato o congelato, Law biascicò qualcosa.
"... Dolore..."
Piagnucolò il chirurgo della morte, portandosi una mano
sulla guancia destra con uno sguardo sofferente.
Non seppe neppure perchè ma Kidd tentò di non
scoppiare a ridere - fallendo miseramente nel tentativo - guardando il
compagno.
"Problemi con le carie, Doc?"
Per tutta risposta il moro ingoiò il pezzo di cioccolata
(lacrimuccia compresa) e lo squadrò omicida.
"No. E sono io il dottore qui. Sono commosso per la bontà di
questa cioccolata." Biascicò ancora, turbato dal dente ma
convinto di quello che stava dicendo.
Kidd rise ancora per i patetici tentativi pensati da Law per nascondere
la cosa.
"Stronzate. Seguimi e mettiamo dell'alcool su quel dente. Poi penso al
ghiaccio." Comandò prima di muoversi verso una piccola rampa
di scale.
Mentre il dolore al dente aumentava, Law eseguì quell'ordine
quasi automaticamente raggiungendo pian piano il ragazzo con i capelli
rossi.
"Non comandarmi, Eustass." Biascicò di nuovo, poco convinto
e dolorante.
I loro compagni tirarono un sospiro di sollievo: la giornata si
concluse così, fortunatamente senza risse e senza ossa
rotte. Il capitano Kidd, inaspettatamente, aveva avuto voglia di
sembrare gentile - ma solo perchè la faccenda riguardava
l'alcool - verso il moro.
Ma non seppero più il motivo di quel comportamento
così strano.
Perchè non avevano visto quella lettera sulla sua scrivania,
nella cabina.
[...]
|
Ritorna all'indice
Capitolo 33 *** Unpredictable ***
-- Unpredictable
[...]
L'aveva lasciata lì, chiusa e sigillata per due lunghe
settimane. Ed era ancora lì, chiusa e sigillata con quel
simbolo elegante, viola e antico, e con quella sua stupida carta
pregiata.
Insomma, quella lettera stava facendo la polvere sulla scrivania di Law
e lui non si era neanche degnato di spostarla altrove.
Il chirurgo sapeva perfettamente chi aveva mandato quella lettera ma
nessun altro l'aveva notata, non sembrava niente di particolare, niente
da notare davvero e niente di cui curarsi.
Si era messo a mangiare dolci per il nervoso, non lo faceva da anni
ormai e quel fatto aveva insospettito tutti i suoi compagni. Non che
volesse farli preoccupare, certo. Era una cosa temporanea.
E poi Law si mise a fissare quel pezzo di carta in silenzio - con
un'espressione persa, cupa e pensierosa e con la mano sulla guancia
leggermente gonfia - mentre Kidd si sedeva sul letto vicino a lui.
Aveva parlato per un pò, ma non aveva assolutamente fatto
caso a cos'avesse detto.
"Ti sei incantato?" Chiese quello con i capelli rossi guardandolo
stranito.
L'altro pirata si ridestò dai suoi pensieri, quasi sorpreso
di trovare qualcuno lì con lui. "Cos'hai detto...?"
"Stai fissando la scrivania da dieci minuti, Trafalgar."
Ma Law non sembrò fare molto caso alla sua constatazione.
"Oh, davvero?"
"Vuoi che apra quella lettera?"
Questa volta il moro sembrò davvero svegliarsi, ma non disse
nulla. Vide Kidd alzarsi e prendere in mano la lettera, per poi tornare
da lui.
Non c'era un mittente, c'era solo il il ricevente che rispondeva al
nome di 'Trafalgar Law' scritto in corsivo e in un modo molto elegante.
Kidd ne tirò fuori il contenuto abbastanza velocemente ed il
moro alzò la testa, riluttante.
"Cosa dice?" Gli chiese Law, più che altro per farselo dire
dal compagno, visto che lui non voleva azzardarsi a leggerla.
Controvoglia, il rosso gli diede il foglio di carta tra le mani.
"Niente di che. Chi diavolo è?"
"Mio piccolo Lawrence,
spero
davvero che tu non ti sia dimenticato di me.
Dopo
tutti questi anni, sai, potrebbe essere comprensibile.
Ma
questa volta non ti lascerò andare.
Mai.
per sempre
tuo, G."
Law, leggendo le poche righe di minaccia scritte con l'inchiostro nero
e con una grafia raffinata, piegò e chiuse il foglio con una
smorfia stampata sul volto.
"Nessuno di importante." Sbottò, poi.
Kidd lo fissò accigliato. "E' per quel 'nessuno di
importante' che mangi come una donna incinta da due settimane, mi
è sembrato di capire."
Però il moro non gli rispose ancora una volta, e si era
perso in quel silenzio di assenso.
Non lo stava guardando in faccia e la cosa non gli piaceva per niente.
"Esci, Eustass." Comandò Law dopo tre minuti buoni con un
tono scuro, pacato e tutt'altro che minaccioso.
Il pirata interpellato strinse gli occhi, contrariato. "No." Disse,
alquanto calmo e al tempo stesso imperativo.
Ma Kidd non si ritrovò a fronteggiare nessuna protesta, Law
non aveva detto nient'altro: era rimasto silenzioso e poi aveva
sospirato, posando di nuovo la mano sulla sacca di ghiaccio per
riportarla sulla sua guancia destra.
Avrebbe potuto fargli certe domande più tardi.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 34 *** Greets ***
-- Greets
Scendeva la neve, ogni tanto scendeva la pioggia e poi scendeva anche
il freddo. Un clima gelido ed esasperante.
Ma queste cose non fermarono i pirati dal fare festeggiamenti fino a
tarda notte, credenti o non credenti - addirittura qualcuno non sapeva
nemmeno che festa fosse - ogni occasione era buona per fare baldoria.
Era passata la vigilia e per i prossimi giorni di festa avevano deciso
di alloggiare ancora da quelle parti - mentre ancora qualcuno si
chiedeva perchè Kidd si toccasse di continuo il fianco - in
quella città piena di vischio, biscotti e spumante.
Kidd se ne stava seduto nella locanda, vicino al caminetto, a
conversare amabilmente con il suo vice capitano ed alcuni suoi compagni
(che avevano certi sorrisi sornioni per qualcosa che
avevano sentito, probabilmente). Era pomeriggio e Law era di nuovo
sparito: dopo la loro ultima notte - o anche mattina - il moro si era
letteralmente eclissato all'improvviso, colto da qualche sua pazza
idea, come al solito.
Non ci badò molto, ma arrivò la sera e con lei
anche l'ora di cena.
E quando Kidd si alzò per andarsene, Trafalgar Law fece
nuovamente la sua comparsa all'entrata e lo raggiunse con tutta calma,
senza spada o altre armi da taglio.
Il rosso pensò, guardandolo, che aveva un piccolo sorriso
proprio ebete sulla faccia.
"Cos'è quel sorriso ebete, Law?" Chiese immediatamente,
chiamandolo per nome perchè la cosa iniziava a piacergli
alquanto.
Il chirurgo si avvicinò a lui ed il suo sorriso si spense un
pò quando si accorse, ancora una volta, che Kidd era
più alto di lui e che gli arrivava appena all'incavo del
collo.
Così Law si alzò in punta di piedi,
alzò la testa verso di lui, chiuse gli occhi e
sfregò il naso teneramente contro quello di Kidd (cosa che
fece sciogliere più di una persona nella stanza.)
Kidd rimase a guardardarlo con la bocca leggermente aperta chiedendosi
perchè l'avesse fatto, e pensando di farselo in modo bellico
anche davanti a Killer e gli altri sul tavolo più vicino.
"Non si saluta più, Kidd?" Lo ammonì il moro,
abbassando la voce e ghignando, facendo desiderare ancora di
più all'altro di saltargli addosso più o meno in
quello stesso dannatissimo istante.
Ma il rosso cercò di frenarsi almeno per quella volta. "Che
significa?"
"Beh, dalle mie parti si salutano così..." tentò
di spiegare Law "le persone care." Aggiunse poi, a bassa voce per
cercare di non dare pretesti a Kidd che potessero permettergli di
prenderlo in giro. Il che non funzionò molto visto il suo
ghigno.
Il rosso si accinse a rispondergli ma l'altro pirata lo
anticipò. "E poi, con quel naso tanto assurdo è
ancora più facile farlo."
"Prova a dire ancora qualcosa sul mio naso e distruggo il tuo." Lo
minacciò Kidd, ma strinse di più gli occhi,
fissandolo. "E non osare mai più salutare qualcun altro che
non si chiami Eustass Kidd."
**
Salve e buon natale a tutti e tutte le lettrici mie amate!
\0/
Mi sembrava carino aggiungere un messaggio qui, almeno per una volta,
questo giorno, perchè anche se non sembra so parlare. (Il
fatto è che non rispondo alle recensioni tra le FlashFic
perchè non vorrei aggiungere altro testo, ma statene certe:
vi leggo SEMPRE. E piango tanto di felicità per queste cose.)
Inizio con il ringraziare Shahana
per il disegnino con Crocodile ed Inazuma che mi ha dedicato
perchè poi è anche una ragazza che è
puro amore.
Ringrazio Red Queen
per le sue stupende Fan Fiction stupendamente scritte e ringrazio Haku per la sua
pazienza e le idee.
Non da meno le altre che mi hanno recensito, quindi ringrazio tanto
tanto tanto oOBlackRavenOo
per i suoi lunghi e dolcissimi commenti, le auguro buone feste e ne
approfitto per risponderle!
Ho sempre pensato che Law potesse avere un nome simile (Lawrence) dato che
gli sta anche bene, ed hai ragione, gli da un che di più
elegante e aristocratico.
Sulla Fan Fiction a più capitoli hai centrato in pieno: quei
due capitoli sono una specie di Prequel che ho sperimentato per pensare
alla nuova FanFiction incentrata su Kidd, Law e questo G. che sto
scrivendo. Ho quasi tutta la traccia e non sarà difficile
proseguire, visto che voglio farne una storia decisamente
più seria e meglio scritta delle altre che ho fatto (senza
nemmeno una traccia per la maggiorparte, e me ne vergogno).
Finita quella inizierò una AU con Kidd e Law, ancora,
però ispirata dalle idee di Fies (ed ho il suo
permesso 'scritto' per scriverci una FanFiction). Ho già
mezza traccia di quella, quindi lavorerò tanto di tastiera
nelle prossime settimane.
E ovviamente tra una cosa e l'altra continuerò Drabble,
FlashFic e stupidaggini varie. Giuro che sopravviverò.
Concludo con il ringraziare tutti (senza nessunissimo ordine)!
Grazie a voi per aver fatto 100+ recensioni! (E non è una ZoroSanji! Dovrebbero darmi una medaglia.)
Makoji_chan
(adorabile ma che ho un bel pò di difficoltà a
contattare, purtroppo), angel92YH
(che ringrazio per leggermi), NekoAki
(per le recensioni amabili varie), terrycontyby90
(che non deve inondarmi la pagina delle recensioni di lacrime, vedrai
che andrà tutto bene.), keiko_chan86
(che ringrazio per la pazienza nella lettura di tutto quanto), OrePavone (la cara
Alty che riesce ancora a sopportarmi), fujima (per le
recensioni e tutto), missele
(il naso di Kidd è veramente una delle meraviglie
dell'universo), dragoon
(che assiste alla guerra con me e con noi), Lusty (che non mi
recensisce più ma forse mi legge ancora, quindi, la
ringrazio in ogni caso), Edenloss
(dovrò riprovare a romperti le scatole ancora una volta), unastellinaxsempre
(a cui dedico un grosso fuoco d'artificio rosso e lucente per questo
capodanno), Crow
(sparita, ma grazie per le recensioni), Giuka (per le belle
e lunghe recensioni sempre molto apprezzate) e Ffamran (per le
recensioni, grazie).
Direi che ho finito, no? Ora la smetto o i ringranziamenti diventano
più lunghi della FlashFic stessa (domani, però,
ritaglierò un pò di tempo per farne un'altra).
Vediamo poi se riuscirò a fare uno schizzo disegnato per
ogni capitolo.
Quindi: buone feste, buon natale, felice anno nuovo e... ARR!
Saluti da questo bel pair e da Misao, altrimenti detta Schwarzweis!
(Law è stato
qui e ha letto tutte le mie doujinshi! E probabilmente anche Kidd...
visti i vestiti sparsi.)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 35 *** Ultimatum ***
-- Ultimatum
Era passato un giorno da quando aveva scoperto suo malgrado che cosa
voleva Law - con quel sorriso ebete sulla faccia, e poi aveva capito
che era solo un ghigno malcelato - ed il suo stomaco... o almeno: la
metà dei suoi organi si stava chiedendo ancora
perchè il loro padrone volesse loro così male.
**
Il giorno prima.
Kidd si ritrovò ad essere tirato per la manica della
pelliccia da un Law spaventosamente allegro e vivace, e poi si
ritrovarono insieme fuori dalla porta della locanda - al freddo e sotto
la neve - senza nessuna spiegazione da parte del moro.
Stava per tirarlo a se per bloccarlo ed estorcergli qualche
informazione, quando Law si girò verso di lui e lo
guardò con un ghigno felice.
"Ti ho preparato la cena."
La mandibola di Kidd penzolò immaginariamente a pochi
mellimetri da terra. "Ma tu non sai cucinare." Rispose, convintissimo.
"Tu non sai cucinare, vero?"
"Che cosa ne sai, Eustass? Potrei aver imparato." Sbuffò
l'altro.
Il rosso ghignò un pò come uno che sta cercando
una rissa. "Ti stai esercitando per fare la mogliettina, ah?"
E tutto quello che ottenne Kidd fu un dolorosissimo calcio tra le gambe.
Poco dopo.
Dunque, questa volta Kidd si ritrovò seduto ad un tavolo
sulla nave degli Heart Pirates, senza sapere bene come ci fosse
arrivato e perchè l'avesse fatto.
Però non era stato per niente incoraggiato dai compagni di
Law che si tenevano a lunga, lunghissima distanza dalla cucina e dai
fumi violacei che ne uscivano.
E a proposito di cose violacee, Kidd fissava con un sopracciglio alzato
i pochi piatti misti di carne, spaghetti, secondi ed alcuni dolci.
Erano semplicemente viola e maleodoranti, e si stava chiedendo se
magari non ci fosse finito qualche pezzo di carne umana, viste le
abitudini del chirurgo.
"Vuoi avvelenarmi...?" Gli chiese, incerto, schifato e sospettoso.
Law sogghignò. "No, certo che no."
Era chiaramente una menzogna. Il rosso gli sorrise, furbo. "Beh, tu non
mangi?"
"Io ho già cenato, Kidd."
Poi Kidd si fece più minaccioso, come sempre. "Non
metterò mai nello stomaco questa robaccia!"
"Oh, ma se non lo facessi, non faresti più sesso con me per
almeno due mesi." Il ghigno di Law si accentuò.
La sua vittima - dicasi Kidd - lo guardò sorridente. "Non lo
faresti mai. Non resisteresti."
"Preferiresti provare oppure mangiare? A te la scelta."
Il ghigno del rosso si buttò in un precipizio e Kidd
guardò prima i piatti e poi il moro.
Davvero, probabilmente sarebbe stato meglio soffrire di un feroce mal
di stomaco - mettendo da parte l'ipotesi di schiumare dalla bocca e
schiattare - piuttosto che stare senza il corpo dell'altro
così a lungo. Anche perchè, conoscendo Trafalgar
Law, avrebbe mantenuto la sua parola.
"Sei proprio un bastardo."
Deglutì e si armò di forchetta.
"Giuro, non ci ho messo del cianuro, nella pasta." Lo
rassicurò Law, tutto contento.
Aveva trovato un modo divertente per sbarazzarsi delle sue vecchie
provette di laboratorio e del cibo scaduto.
In quanto al suo ultimatum: non avrebbe resistito nemmeno una settimana
con Kidd intorno. Ed il rosso non lo conosceva per niente bene.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 36 *** Mesmerize ***
-- Mesmerize
Il moro si sedette, annoiato, su di una poltrona a caso sottocoperta
nella sua nave.
Erano le quattro del mattino, non riusciva a dormire - come al solito -
ed aveva pensato di annoiarsi un pò da quelle parti, tra
l'altro Kidd era sparito dal suo letto e l'aveva lasciato da solo.
Poi Law tanto per fare qualcosa prese una rivista dal tavolino al
centro della stanza.
Oh, doveva sicuramente essere una di quelle riviste piene di fatti
altrui di una delle ragazze della ciurma... a loro piacevano tanto e
neanche capiva il perchè.
Era piena zeppa di foto di gente mezza nuda o di celebrità
in pose che a lui sembravano tanto inquietanti.
Lesse qualche pagina, velocemente. "Ma perchè certa gente
non sa farsi i fatti propri?" Si disse un pò stupito.
Sì insomma, a qualcuno fregava qualcosa del fatto che tizio
aveva messo incinta tizia? E che Emporio Ivankov aveva fatto un
musical? Ah, questo forse interessava. The Iva Horror Picture Show.
Ma c'era addirittura una pagina intera con la foto dell'Ammiraglio
Aokiji che pubblicizzava dei ghiaccioli. Oppure la
pubblicità dei sigari cubani di marca presentati dal
Commodoro Smoker.
Law sfogliò ancora le pagine della rivista, allibito da
cotanta pubblicità. Era più quella degli articoli
presenti.
Girò qualche pagina e vide delle donne praticamente nude
rappresentare diverse cose. E lì si bloccò un
secondo a riflettere.
'E' normale che io non
senta nulla...?' Si chiese, osservando meglio le donnine
curvose su carta. Eh no, non sentiva proprio nulla.
Per lui era un pò come vedere il pavimento.
Insomma, non gli erano mai interessate le donne in generale e non ci
aveva mai fatto caso. Però in quel momento...
Cioè, no, non poteva essere possibile. No?
Law, dubbioso, voltò ancora qualche pagina e venne attirato
casualmente da una pubblicità che occupava tutto il foglio:
una pubblicità riguardante l'intimo maschile.
"Uh..." Disse sorpreso senza neanche pensarci. E posò lo
sguardo su quell'uomo sdraiato sopra ad un letto e con uno sguardo
seducente.
'Sì, ora si
ragiona, ecco.' Che pettorali, che tartaruga! Che corpo,
insomma, magnifico. Pensò addirittura di potergli saltare
addosso.
Improvvisamente capì il problema. Ma visto che era Trafalgar
Law la cosa non lo turbò nemmeno un attimo e
tornò ad ammirare l'uomo della pubblicità.
Aveva sì dei bei muscoli, ma per lui non era niente
confronto a Kidd. Preferiva i suoi, eccome.
Iniziava a sentirsi un maniaco, però.
Non fece in tempo a pensarlo che Kidd apparì dalla porta del
salottino.
"Ah, Law, sei qui. Che stai facendo sù a quest'ora?" Chiese
il rosso.
E il moro alzò la testa dal giornale per guardare l'amante.
Se non si fosse contenuto, avrebbe sicuramente avuto un rivolo di bava
alla bocca. Era appena uscito dalla doccia: a petto nudo - ancora con
qualche goccia - e i capelli giù, bagnati. Era a piedi nudi
ed indossava semplicemente dei pantaloni neri. E adesso sì
che Law si sentiva un maniaco.
Kidd attese una sua risposta per un pò di secondi mentre si
avvicinava.
E difatti il chirurgo rispose candidamente:
"Credo di essere gay!"
E questo fece quasi inciampare il rosso.
"... L'hai capito soltanto ora? Da quant'è che andiamo a
letto, noi due?" Lo guardò come se fosse stato una specie di
alieno.
Law battè le palpebre due volte. "E tu?" Chiese poi senza
badare alla risposta di Kidd.
"Io cosa?"
"Cosa sei?" Domandò ancora, questa volta sogghignando.
Kidd tentò di non prenderlo a pugni per svegliarlo da quello
stato di pazzia. "Non lo so e non mi interessa," rispose convinto "e se
tu lo vuoi sapere..." E questa volta ghignò anche lui.
"Se io voglio, cosa?" Kidd gli si avvicinò molto di
più e Law lanciò via la rivista in previsione di
quello che stava per accadere.
E aveva previsto bene. "Trafalgar, non posso starti a spiegare tutto.
Spogliati e chiudi quella fottuta bocca."
Perfetto! Al diavolo l'uomo della pubblicità!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 37 *** Tulips ***
-- Tulips
Pioveva ancora a dirotto alle tre del pomeriggio in città, e
Law avrebbe tanto voluto andare in centro per alcune compere quel
giorno, quindi i suoi progetti erano tutti stati rimpiazzati da una
buona cioccolata calda e un libro: comodo e nel suo appartamento.
Si alzò dal divanetto e si diresse alla sua piccola
libreria, si accovacciò e diede un'occhiata ai libri
presenti. Poi spostò i libri di scuola e ne
sfogliò alcuni distrattamente.
Imprecò tra sé e sé quando i problemi
alla sua vista si presentarono di nuovo e prese gli occhiali.
”Potrei leggere di nuovo Doyle...“
riflettè sistemando le lenti mentre stava per mettere via un
altro libro, ”Uh?“
Ma una pagina gli fece battere le palpebre un momento.
Fissò la foto e ghignò, leggendo tra le righe la
descrizione di quel fiore sull'enciclopedia.
”Un tulipano rosso!“ sorrise prendendo
dalla tasca il suo cellulare, aprendolo e digitando dei numeri alla
velocità della luce.
Attendendo una risposta di Kidd si spostò con l'enciclopedia
sul divano e ci si sdraiò, appoggiando la testa sul primo
cuscino preso a caso ed accavallando le gambe.
”Law? Hai dimenticato da me il libro di
chimica.“
”Lo so, l'ho lasciato lì
apposta.“ rispose vagamente Law, tanto sarebbe tornato da lui
comunque.
”E si può sapere cosa vuoi?“
si lamentò il rosso con il suo solito fare sbarazzino e
scontroso.
”Ho visto un tulipano rosso e ho pensato a
te!“
Il moro prese una matita dal tavolino e scarabocchiò sulla
pagina disegnando una faccina e degli occhiali d'aviatore al tulipano.
Il tutto continuando a ghignare divertito.
”Mi hai chiamato solo per questo? Doc, fatti
curare.“
”Però guarda, ti assomiglia sul
serio...“ insistette Law giocherellando con la matita.
Chiuse il libro dopo aver disegnato anche il consueto smile ed un cuore
e poi guardò l'orologio appeso al muro.
”Kidd, andiamo a prenderci un caffè in
quel bar in centro?“ decise di punto in bianco.
”Ti ci violenterei in quel bar, ma sta
diluviando.“
”E cosa importa? Poi, a me andrebbe anche bene se
non mi ammanettassi ancora al tavolino.“
Kidd - dall'altra parte del telefono - sorrise al pensiero,
”Oh sì. Ti hanno visto tutti, me lo ricordo bene.
Quella pettegola di Bonney ne parla ancora.“
”Mi prenderò la mia piccola vendetta,
vedrai. Allora, alle quattro?“
”Vattene all'inferno, Law, non ho nessuna voglia di
uscire adesso.“ gli disse Kidd pur sapendo che il compagno
non l'avrebbe ascoltato.
”Allora a tra poco. Non portare Killer questa
volta.“ come volevasi dimostrare Law lo ignorò e
poi chiuse la chiamata.
Dopo aver appoggiato il libro si alzò e raggiunse la
finestra in cucina, aprendola e guardando sul suo davanzale uno
sventurato tulipano rosso sotto la pioggia, nel suo contenitore pieno
di terra.
Il moro lo strappò delicatamente e chiuse nuovamente la
finestra, portando poi il fiore sul suo cappello preferito.
‘Amore
perfetto o incostanza? Incostanza, decisamente.’
ed ecco il significato giusto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 38 *** Three ***
-- Three
Erano passati tanti anni, ma finiva sempre allo stesso modo.
Dopo tutto quel tempo loro tre - tre dei più giovani e
famosi pirati della loro epoca - si trovavano insieme, come al solito,
a dover fronteggiare masse di nemici con al seguito baldoria, rhum e
taglie sempre più alte sulle loro preziose teste.
La gente li definiva pazzi - e molto probabilmente era davvero
così - ma era di sicuro una delle cose che li legava di
più.
”Kidd, sei sulla traiettoria, spostati!“
minacciò Law da sotto il suo cappello nero, brandendo la
spada per eliminare eventuali soggetti fastidiosi.
”Ma finiscila!“
Il pirata con i capelli rossi si scansò non appena vide
Luffy schizzare via alla velocità della luce dopo un colpo
sferrato ad un'imbarcazione.
”Gomu gomu no...!“
Ma quello con il più noto cappello di paglia non aveva perso
nemmeno un po' della propria impazienza e si era lanciato all'attacco.
Sarebbe stato pericoloso un contraccolpo simile, gli altri due avevano
capito cosa voleva fare.
”NO! Fermo! Fermati!“ urlò
Kidd.
Erano diventati qualcosa di molto simile a due baby-sitter per quel
ragazzo, ed era diventata una brutta abitudine il preoccuparsi per la
sua incolumità.
Troppo tardi, però.
”...bazooka!!“
La sua mossa aveva sì distrutto delle navi - potente com'era
- ma aveva anche spedito Luffy in mare con un evidente tuffo.
E Law fu il primo a preoccuparsene, correndo in quella direzione.
”LUFFY!“
Kidd, al contrario, quasi finì su tutte le furie
perchè non era di certo la prima volta che accadeva e quindi
che rischiava di annegare.
”QUEL PAZZO INCOSCIENTE!“
”AVRESTI DOVUTO PRESTARE PIU' ATTENZIONE!“
”IO?! È abbastanza grande da badare a
sé stesso, quell'idiota!“
Un brontolìo impercettibile si udì durante il
loro litigio, ma nessuno ci fece caso.
”Avevamo fatto un patto, Kidd!“
”Come se non lo sapessi! Non è certo
colpa mia se non sa badare neanche a sé stesso!“
Una manina di gomma spuntò dal legno della nave su cui
erano, cercando di riportare sù il povero Luffy bagnato
fradicio dalla camicia rossa ai piedi.
Kidd e Law lo guardarono per un secondo e poi tornarono a battibeccare,
”Guardalo! Avrebbe potuto farsi male!“
”Ma se lo fa in continuazione!“
Luffy risalì in superficie sputando un po' d'acqua e si mise
a gambe incrociate per osservarli, imbronciato in volto.
Quando il rumore del suo stomaco si fece risentire più forte
di prima.
”Avete qualcosa da mangiare?“ chiese poi,
innocentemente.
Ma venne ignorato.
”Maledizione, non posso mai fare affidamento su di
te che appena mi giro fai stronzate!“
”Da che pulpito! Proprio tu che hai ammazzato il
cane due giorni fa!“
Lo stomaco di Luffy divenne sempre più rumoroso.
”Ma io ho fame...“
”È stato un incidente.“ disse
Law, ignorando ancora il ragazzo e cercando una possibile scusa per i
suoi esperimenti.
”Un incidente. Certo. E poi guardalo, sta meglio di
me, quell'imbecille!“
Kidd gesticolò verso Luffy che, in preda a qualche
fantomatica illusione ottica riguardante carne e cibo vario, aveva
immediatamente addentato il dito del rosso.
”...merda, HO CAPITO! Ho capito!“
imprecò poi, levandoselo di torno e tirandogli un pugno per
trascinarlo via.
”Hey, il cane potrebbe—“ Law
ebbe l'illuminazione.
”Non ci pensare nemmeno.“
|
Ritorna all'indice
Capitolo 39 *** Souvenir ***
-- Souvenir
Era una di quelle
mattine ed era stato lui a svegliarsi per primo, suo malgrado.
Battè piano le palpebre infastidiso dalla luce del sole
proveniente dalla finestra: non voleva muoversi di lì, era
troppo presto e il tepore del corpo di Kidd era molto piacevole, quasi
invitante.
Rimase ad oziare sul suo cuscino ancora per qualche minuto stringendosi
nelle candide lenzuola del letto di quella locanda, muovendo le gambe e
assumendo una posizione più o meno fetale. Ma
aprì gli occhi quando sentì qualcosa nel retro
dei suoi boxer.
”Che cosa—“ si chiese
semplicemente, chinando la testa per dare un'occhiata.
In un attimo la sua espressione si trasformò in quella di un
feroce omicida e si girò abbastanza da poter dare un pugno
sulla faccia di Kidd, svegliandolo per prenderlo a pugni di nuovo.
”Trafalgar, faremo a botte più tardi,
troppo presto ora... lasciami dormire...“
sbadigliò Kidd coprendosi le spalle con le coperte.
Come risposta Law gli tirò un altro pugno sul capo.
”Mi hai messo delle banconote nei boxer!“
sintetizzò arrabbiato, probabilmente gliele avrebbe fatte
ingoiare tutte quante molto presto.
”E allora?“ chiese il pirata, come se
fosse stata una cosa normale pagarlo per le loro notti così
personali.
Law storse le labbra, levando i soldi dalla stoffa e sfiorando per un
secondo uno dei segni che gli aveva lasciato l'altro sulla pelle,
scacciando un pensiero che non doveva intromettersi in quel momento.
”Non. Sono. La tua. Puttana!“
scandì bene un attimo dopo, sventolando i pezzi di carta
davanti ai suoi occhi.
”Ah, pensavo— beh, no. Certo,“
annuì Kidd poco convinto e ancora parecchio assonnato,
”non ti lamentare, il tuo corpo vale duecento milioni di
Berry ma non li ho in tasca ora. Magari la prossima volta.“
”Non voglio i tuoi soldi, razza di idiota.
Piuttosto, pagami di nuovo in natura se ci tieni tanto.“
disse convinto Law come se stessero trattando di merendine da scartare.
”Ma pensaci, potresti usare quei soldi per
comprarti... non so, un cappello nuovo, dei vestiti.“ Kidd
era decisamente troppo vago e stava sbadigliando ancora, fissando un
punto a caso nel vuoto.
Law alzò leggermente le sopracciglia e poi capì:
Kidd stava solo cercando un pretesto per dirgli che l'amore che
consumavano normalmente, ormai praticamente dandosi degli appuntamenti
nelle isole in cui si incontravano, gli andava bene. Lo faceva sentire
bene, faceva bene ad entrambi, ma era decisamente troppo da dire ad
alta voce anche se ormai si trovavano ad un punto di non ritorno, e
perciò ricorreva a cose così stupide.
Poi sogghignò e si mise sulle ginocchia, raccogliendo gli
occhialoni da aviatore di Kidd. Li portava sempre con sé,
non se ne separava quasi mai e doveva esserci abbastanza affezionato.
”O potrei comprare questi.“
Kidd lo eliminò con uno sguardo, prendendo gli occhiali
dalle sue mani, ”Non sono in vendita.“
”Ah, secondo te il mio culo è in vendita
e degli stupidi occhiali no? Che fregatura.“ Law era
decisamente sarcastico, ma allungò una mano per prendere
ancora gli occhialoni che avevano tutta l'aria di essere stufi di
venire sballottati in quel modo.
”Okay Trafalgar, finiscila, se non vuoi quei soldi
posso accettare il pagamento
in natura senza alcun problema.“ Kidd si era
seduto sul letto e stava iniziando ad innervosirsi: lo adorava, amava
farlo arrabbiare in qualsiasi modo. Era reciproco.
”Ridammeli.“
”Ma così sarebbe facile, e ora
è troppo tardi...“ il ghigno di Law si
allargò mentre lui si accingeva ad allontanare l'oggetto
della loro discussione fuori dalla portata di Kidd.
Law si trovò sotto il peso del pirata in un attimo e con la
sua presa violenta che gli teneva fermo uno dei polsi e
continuò a sorridergli in quel modo detestabile, di sicuro
se l'aspettava.
Lanciò gli occhiali sul pavimento e Kidd si
scansò per andare a prenderli, sbuffando anche sonoramente.
”Cretino, si sono rotti!“ si
lamentò Kidd raccogliendo i pezzi di vetro sul parquet
rovinato, un angolo degli occhiali si era spezzato.
”Ma che peccato.“
”Ti ammazzo.“
”Non hai le palle per farlo.“
”Io non ci scommetterei...“
E Kidd tornò nuovamente vicino al letto, buttando
velocemente i pezzi taglienti degli occhiali su di lui. Alzò
istintivamente le braccia per proteggersi ma arrivarono a fargli
qualche taglio sulla pelle, macchiando le lenzuola con poche gocce di
sangue.
Non protestò nemmeno quando Kidd salì nuovamente
su di lui, neanche quando gli strinse il braccio ferito.
”Ti giuro che ti farò urlare
così tanto che ti sentiranno tutti.“
”E tu credi davvero che sia un problema?“
ghignò Law, sfidando il suo tono di minaccia come al solito
e per la milionesima volta nelle loro vite spericolate.
Si sarebbe tenuto i suoi soldi e gli avrebbe regalato un paio di
occhiali nuovi per rimpiazzare quelli che riteneva indecenti, ma non
sarebbe finita lì. Non l'avrebbe spuntata così
facilmente e mentre si mettevano ancora le mani addosso pensava alla
sua prossima e indimenticabile vendetta su Kidd... nonostante finisse
sempre allo stesso modo.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 40 *** Lullabye ***
-- Lullabye
Ci sono volte in cui si tocca il fondo senza nemmeno accorgersene.
Aveva avuto un'altra ricaduta, un'altra crisi, e avrebbe voluto non
uscirne più. Gli era passato per la testa più
volte che era un pensiero molto egoista, ma l'aveva lasciato indietro.
Guardò lo specchio con espressione stanca ed emaciata
cercando un minimo di sé nel riflesso, non riuscendoci; la
barba incolta - poco visibile - e i capelli lunghi non più
curati da settimane. C'erano stati momenti migliori.
Uno, due. Tre, quattro...
Il suo quasi patetico tentativo di non caderci di nuovo stava fallendo
man mano che i numeri passavano.
Stava contando come a voler riportare in vita qualcosa di morto con un
massaggio cardiaco, e non era per nulla convinto della riuscita del suo
piano.
Uno... due. Tre.
I numeri tuonavano nella sua testa, a differenza del silenzio di tomba
sulla nave.
Gli occhi di Law si posarono sulla siringa vicina, appoggiata sulla
copertina di un libro sulla sua scrivania. Le braccia conserte, la
testa sulle spalle e la schiena piegata, come a volersi proteggere dal
freddo invernale.
Le occhiaie e le iridi spente.
Uno, due.
Prese la siringa senza pensarci, lentamente, insicuro e quasi furtivo.
Cosa ne avrebbe fatto del proprio corpo non lo sapeva nemmeno lui. Ma
quando sentì dei passi dietro di sé si
bloccò.
Una mano calda, pelle chiara e unghie smaltate di nero, aveva fermato
la sua sulla scrivania.
Si mise di nuovo a sedere adagiandosi allo schienale sorpreso della sua
presenza, senza nessuna parola da pronunciare.
”Non fare stupidaggini.“
Un tono serio e minaccioso, basso, aveva accompagnato la frase di Kidd
dietro di lui.
Si stava preoccupando, era chiaro. Eppure non l'aveva sentito arrivare,
chiuso nella sua bolla d'aria e paranoia.
”Quando sei entrato?“
La domanda di Law venne ignorata e la siringa tra le sue dita venne
velocemente buttata nel cestino con un gesto.
Non aveva più bisogno di alcuni inutili numeri per frenarsi
dal fare una cosa tanto stupida.
Forse Kidd l'avrebbe aiutato a rialzarsi e superarlo, a non pensare
troppo all'orgoglio ferito e ai suoi incubi la notte.
Ne era quasi sicuro, quasi quanto era sicuro di non volere il suo
aiuto. Però tornava, se lo rifiutava lui insisteva, e non
poteva fare altro che accettarlo.
”Non importa.“
Era testardo, non avrebbe lasciato perdere, meno che mai se si trattava
di Trafalgar Law.
Ma non voleva il suo aiuto. Lo faceva sentire debole. Voleva che
sparisse.
E si sentiva vuoto; vuoto nel corpo, vuoto nella testa che percepiva
pesante come nei postumi di una sbornia.
Voleva un altro tipo di droga.
”Resta, ti prego.“
|
Ritorna all'indice
Capitolo 41 *** Change ***
-- Change
Law inarcò la schiena sotto di lui con la sua solita - e
magnifica - snodabilità, conficcando le unghie nella schiena
di Kidd e stringendo i denti facendo una strana faccia. Kidd la
trovò una strana faccia, almeno, ma non ci fece caso
più di due secondi perchè tornò a
baciarlo mentre i suoi capelli sfioravano le guance del chirurgo per
l'ennesima volta.
Circa un minuto più tardi Kidd si ritrovò a
gemere e a lamentarsi... per il dolore.
”Smettila di tirare, cazzo!“ esclamò,
cercando di liberarsi dalla stretta di Law.
”E' colpa dei tuoi fottutissimi capelli, sono
fastidiosi.“
”Sei tu quello fastidioso, Trafalgar. Finiscila di
tirarli!“
**
Questo mi è successo poche ore fa, e adesso sono inchiodato
ad una sedia senza le mie braccia - staccate e legate, messe in un
angolino del bagno tanto per 'prudenza' dopo uno scontro all'ultimo
sangue a base di cuscini e spadate - perchè quello
stronzetto ha deciso di diventare un parrucchiere anzichè un
pirata.
Temo per i miei capelli, io amo i miei capelli, non posso far tagliare
i miei capelli ad un pazzo del genere.
Avrei potuto legarli, perchè quel coglione deve scegliere
sempre la via più cretina e dolorosa per me?
”Non li farò tanto corti,“ dice Law con
le forbici in mano con l'aria di un chirurgo che deve strappar via un
rene a qualcuno. Per nulla confortante. ”insomma, dovranno
coprire almeno un po' quella faccia.“
Sghignazza mentre guarda lo specchio per vedere la mia espressione
irritata e maggiormente occupata da capelli rossi ancora bagnati
fradici. Merito di uno stramaledettissimo lavaggio completo di shampoo,
anche se devo ammettere che è stato piacevole.
”Crepa. Appena posso non sai cosa ti faccio,
Trafalgar.“ minaccio subito dopo, senza alcun risultato.
Law mette mano ad una ciocca rossa a caso, tagliando qua e
là, e, cazzo, ho paura di diventare un pelatone. Giuro sulla
vita di mia madre - la mia vita no di certo, per carità -
che lo fotto a morte se combina casini con la mia testa.
No, non mi ha legato anche le gambe, ma se mi muovo ancora quel demente
finisce per rasarmi sul serio.
”Vediamo...“
Sento le sue dita decise sulla mia testa ispezionare ogni capello e
cosa lì presente, in quello che potrei chiamare massaggio,
oppure il tastare del dottore che ti deve operare.
Chiamatemi masochista, ma voglio proprio vedere che razza di danni
farà, tanto volevo cambiare taglio da un po'. (Questa,
ragazzi, è auto convinzione.)
E ingoio la saliva con un certo groppo in gola nel vedere i miei poveri
ciuffi rossi decapitati sul pavimento: credo che se succedesse a Killer
avrebbe bisogno di sei mesi di terapia intensiva da uno psichiatra.
”Law. Li stai tagliando troppo.“ faccio per
muovermi ma Law mi blocca con una mano sul capo.
”No, taci. Ho quasi finito! Non costringermi a tagliarti
nuovamente la testa.“ minaccia spazientito lui, insomma, i capelli sono i miei, non
c'è bisogno di scaldarsi tanto, idiota. Non dovrebbe essere
piuttosto il contrario?
E mi lancia un'occhiataccia, perchè ho pensato ad alta voce.
Di nuovo. Quando succede a letto di solito sono dolori.
Quindi rimango a guardare mentre prende il phon insieme al pettine,
iniziando a conciarmi la testa in una maniera che non vi dico. Insomma,
io non sono un fissato, no di certo,
”Cazzo! Fai più attenzione! Sono
delicati!“
non lo sono, visto? E' lui che fa
pena come acconciatore.
Ah, l'ho fatto un'altra volta.
”Vuoi stare zitto, una volta per tutte, Kidd?“ mi
chiede gentilmente, sbattendomi una spazzola sul muso, ”Ho
finito, guardati, ora sembri addirittura meno stupido!“ e
batte le mani una volta sola esaltato per il proprio lavoro, mentre mi
fa girare verso lo specchio dove riesco a vedere la vena sulla mia
fronte pulsare di disapprovazione.
Poi mi rendo conto.
Non sono affatto male. Mi piace, hanno qualcosa di aggressivo.
Quindi, Law non fa poi così pena come pensavo...
”Ridammi le braccia.“
”Cosa? Non ti piacciono?“ dice Law con un tono tra
il sorpreso e il rattristato.
”Devo fotterti a morte. Sono un uomo di parola, tu non fare
domande.“
|
Ritorna all'indice
Capitolo 42 *** Sightseeing ***
-- Sightseeing
Il Sig. Trafalgar Law non aveva mai avuto il piacere di vedere la
personalissima nave del Sig. Eustass Kidd. E mai ne aveva sentito il
bisogno, specie dopo essersi goduto l'espressione di Kidd mentre
guardava esterrefatto il suo alquanto
personalissimo sottomarino pirata.
Ma il Sig. Trafalgar Law stava per essere portato di peso - proprio
come un sacco di patate, in spalla - sul suo bastimento, fingendo anche
una ribellione tanto per non sembrare troppo d'accordo sulla cosa.
Poi il chirurgo vide dei teschi, una nave scura all'orizzonte e poi il
jolly roger quasi amabile dei pirati di Kidd.
Sì, insomma, Law l'aveva notato - eccome se l'aveva notato,
per l'amor di dio, anche troppo - che Kidd e compagnia erano dotati di
un certo fetish per le cose dark e inquietanti ed il visual key - e
anche per i vestiti sadomaso uniti a corpetti, disegnati personalmente
dai KISS - ma non pensava seriamente che avessero anche tutta la nave
tappezzata di quelle cose.
C'era da preoccuparsi? Lo conosceva da poco, in fondo.
Erano stati a letto parecchie volte insieme ma avrebbe potuto rivelarsi
un praticante sadomaso, o un praticante di torture sataniche. Oppure
avrebbe potuto sacrificarlo a qualche altro strano e assurdo dio
(nonostante fosse tutto tranne che vergine), non si sa mai, nella vita
di un pirata succede di tutto. E il Sig. Trafalgar Law ha una bella
fantasia e tanta fervida immaginazione riguardo a queste cose, quindi
l'immagine mentale che gli si formò in testa non gli piacque
per niente. E allora c'era da preoccuparsi?
Sì, c'era da preoccuparsi. E questa volta Law si mise a
scalpitare seriamente.
”Maledetto porco, lasciami giù. Cosa vuoi
farmi?!“
”...sul serio, Trafalgar, che domande fai? La risposta
già la conosci benissimo.“ gli rispose Kidd con un
ghigno a trentadue denti, il solito ghigno tutto tranne che confortante.
Il rosso salì sulla nave; notte fonda, non c'era proprio
nessuno che potesse notarli.
”Eustass mettimi giù o giuro che t-“ non
finì la frase che la canna della pistola - carica, tra
l'altro - di Kidd gli finì dritta dritta in bocca e la morsa
del braccio sul suo bacino si strinse.
”Quante storie. E io che volevo trattarti bene.“
Promemoria per Law: mai convincere Kidd a fare il galante. Se mai
capiterà una cosa simile.
”Mpfmmhshmf...!“
”Sei più carino con qualcosa in bocca, sai? Almeno
stai zitto ed eviti di rompere.“
Stavano salendo delle scale, probabilmente diretti alla cabina del
Capitano, e Law si rincuorò nel vedere che non c'erano molte
cose spaventose che potessero nuocere alla sua salute.
Dopodichè superarono un tappeto orribile e un breve
corridoio prima di raggiungere una grossa porta nera. Kidd - che
è un uomo fine e aggraziato - le tirò un calcio
ed entrò.
Law stava sudando freddo, non tanto per la pistola, ma più
per quello che si era immaginato da solo poco prima. Però,
non appena vide il letto a baldacchino, dei dischi a terra, una
chitarra e ferraglia ovunque mista a libri e carte nautiche si sorprese
abbastanza da riuscire a finire di lamentarsi.
Purtroppo quel momento durò ben pochi secondi visto che Kidd
lo buttò in malomodo sul materasso morbido, riponendo la
pistola.
”Sei un figlio di puttana.“
”Che linguaggio colorito oggi, Trafalgar... hai il ciclo o
c'è dell'altro?“
Law giurò su sé stesso che quel suo sarcasmo un
giorno gliel'avrebbe infilato sù per tutto il setto nasale.
”...“ poi si fermò dal prenderlo a pugni
e si mise a fissare intensamente gli occhi ambrati dell'altro con
un'espressione seria, quasi corrucciata.
”Si può sapere cosa c'è?“
”Sei un depravato che ha intenzione di abusare di me su un
altare, per caso?“
Kidd lo guardò perplesso per un attimo e poi
scoppiò a ridere per un minuto buono prima di smettere,
svegliando probabilmente la metà della sua ciurma.
”Ma per chi mi hai preso? Non torturo la gente, quello sei
tu.“
Non aveva tutti i torti: il Sig. Trafalgar Law era famoso per la sua
crudeltà e anche se il Sig. Eustass Kidd non era da meno
almeno non si divertiva a fare a fette le persone o quant'altro.
”E' solo che... la tua nave sembra...“
”La mia nave cosa?“
”...lasciamo perdere, sei troppo stupido e non
capiresti.“
”Non sei nella posizione più indicata per
insultarmi, Trafalgar...“
”Infatti dicevo solo la verità.“
Law conosceva a memoria il tipo di temperamento di Kidd, ma proprio non
riusciva a trattenersi. Era più forte di lui, e forse era un
sadico masochista a trovarlo divertente.
Gli arrivò un pugno sul muso che gli fece sanguinare
copiosamente il naso, e poi si mise a sorridergli. E questo
peggiorò le cose: Law venne tirato per la felpa e venne
preso nuovamente a pugni, dopodichè ricambò il
favore piegando un ginocchio e assestando un calcio con la punta della
scarpa sotto al mento di Kidd, che per poco non si tagliò la
lingua con i denti.
Quella che doveva essere una piratesca nottata da 'una botta e via' si
trasformò in pochi secondi in una rissa, come al solito.
”Roo-“ Law cercò di evocare il proprio
potere ma il magnetico lo afferrò per un polso, bloccandolo
sul letto e salendogli sopra.
”Ne avevamo già parlato, riguardo all'uso dei
frutti del diavolo, Trafalgar!“
Kidd sentì dei passi lenti in corridoio ma non ci fece caso
e riportò tutta la sua attenzione sul volto pesto e
imbronciato del moro che gli inveiva contro.
”E tu dovevi fare più piano! Fa male, lo
sai?!“
A quelle equivocabili parole Killer aprì la porta.
”Che cosa sta suc... “ gli morirono le parole in
gola e quasi sicuramente, da sotto il suo casco, fece una faccia
sconvolta di livelli epocali vedendo il proprio Capitano e Trafalgar
Law in posizioni succinte. Un po' come un bambino vede i genitori a
letto insieme, solo che nel nostro caso accadde esattamente l'inverso.
Aveva sentito dei rumori sospetti e voleva controllare la situazione,
ma se ne pentì all'istante. Killer sbattè la
porta e corse via piagnucolando per non si sa quale astruso motivo.
Kidd invece rimase senza parole per qualche attimo prima di riuscire ad
afferrare quello che era appena successo.
”...secondo te dovrei parlargli?“
”Non osare dirgli che siamo fidanzati, che ci amiamo o altre
stupidaggini di quel tipo.“
”Va bene, dolcezza.“
ghignò Kidd sfottendolo un po'.
”Sparisci dalla mia vista, razza di idiota.“
Law gli tirò un altro calcio, scrollandoselo di dosso e
guardandolo alzarsi in piedi per poi uscire dalla porta.
Dopo pochi secondi Law si sdraiò sul letto pulendosi il
sangue dal viso e appoggiando la testa sopra ad un cuscino.
”Vice guastafeste...“ sussurrò il moro
sistemandosi meglio, ma all'improvviso sentì qualcosa di
particolarmente solido sotto al cuscino.
Frugò per un secondo con la mano e tirò fuori una
piccola bottiglia di rum. Probabilmente messa lì per
l'occasione.
”Porco e anche alcolizzato...“ rise prima di
stapparla e berne il contenuto guardandosi intorno: in fin dei conti
quella nave non era così terribile, e il suo equipaggio
probabilmente lo era ancor meno.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=360034
|