Minecraft : l'ultima guerra

di Fabb5000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Attacco a Harimadz ***
Capitolo 3: *** Riflessioni di un dio ***
Capitolo 4: *** Caduta di una città ***
Capitolo 5: *** Una nuova vita per Steve ***
Capitolo 6: *** Nel deserto dell'ombra ***
Capitolo 7: *** Alex ***
Capitolo 8: *** Il tempio nel deserto ***
Capitolo 9: *** L'uomo nero ***
Capitolo 10: *** La profezia ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni - parte prima ***
Capitolo 12: *** Rivelazioni - parte seconda ***
Capitolo 13: *** Zombie ***
Capitolo 14: *** La fortezza sotterranea ***
Capitolo 15: *** Dinnerbone ***
Capitolo 16: *** Decisioni ***
Capitolo 17: *** Primo addestramento ***
Capitolo 18: *** Dieci anni dopo ***
Capitolo 19: *** Ritorno a Harimadz ***
Capitolo 20: *** Genealogia ***
Capitolo 21: *** Frammenti di ricordi ***
Capitolo 22: *** Condanna ***
Capitolo 23: *** La furia di Herobrine ***
Capitolo 24: *** La caduta di un padre ***
Capitolo 25: *** Partenza ***
Capitolo 26: *** Dialoghi tra cospiratori ***
Capitolo 27: *** Dialoghi tra dei ***
Capitolo 28: *** Kaos ***
Capitolo 29: *** Persepoli ***
Capitolo 30: *** Magmors ***
Capitolo 31: *** I poteri di Steve ***
Capitolo 32: *** Due rapimenti ed un patto ***
Capitolo 33: *** La furia dei Draghi ***
Capitolo 34: *** L'attacco all'Aether ***
Capitolo 35: *** Parte di un piano ***
Capitolo 36: *** Il salvataggio ***
Capitolo 37: *** Salvare il mondo ***
Capitolo 38: *** Inizia la battaglia! ***
Capitolo 39: *** Scontro tra tuoni ***
Capitolo 40: *** Steve vs Herobrine ***
Capitolo 41: *** Una nuova missione ***
Capitolo 42: *** Una terribile verità ***
Capitolo 43: *** I festeggiamenti ***
Capitolo 44: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Mio sssignore- sibilo una creatura mostruosa comparsa a fianco del dio. -La vossstra alleata è arrivata. Vi assspetta nella sssala del trono-.
Il dio sorrise compiaciuto. Se quello che diceva la creatura era vero, allora l'aveva trovata. Gli aveva raccomandato di non tornare senza prima averla con sé. 
Era fuori di sé per la gioia. La sua alleata era tornata, e quindi l'aveva trovata.

-Portami da lei. Subito!- ordinò alla creatura, un orrendo demone scheletrico, con le ossa nere e una spada di pietra nella mano destra.
Il demone scortò il suo padrone attraverso un lungo corridoio di mattoni marrone scuro, intrisi di malvagità. Qua e là le pareti erano tappezzate di forcipe, che però emanavano una luce rossa, molto fioca. Era così che piaceva al dio : buio e desolato.

Raggiunse la sala del trono, un grande salone con un trono d'oro al centro e pozze di lava tutto intorno. Al centro c'era una strana donna dalla carnagione chiara, molto pallida, e che portava un buffo cappello nero.

-Mio signore Herobrine- mormorò inchinandosi -l'ho trovata-. -Mostramela subito!- ordinò il dio con impazienza. La donna prese un fagotto che portava sulle spalle e da esso tirò fuori un'enorme perla verde chiaro-scuro, con lievi striature nere, che tremolava come se fosse così carica di energia da non riuscire a contenerla. Herobrine sorrise; non c'erano dubbi, quella era l'Ender Pearl, uno fra gli oggetti più antichi e magici del cosmo. Con essa avrebbe finalmente potuto accedere alla Prigione Delta, il luogo dove erano rinchiusi quelli che un tempo erano i suoi più grandi nemici, quando ancora lui e Notch vivevano da fratelli. Ora invece sarebbero diventati il suo esercito invincibile, con il quale si sarebbe vendicato di quell'arrogante e avrebbe preso il controllo del cosmo intero.

Herobrine afferrò la perla, rigirandola nelle mani e ammirandola estasiato; poi la restituì alla donna : -Leggimi il futuro ora-. La donna afferrò un piccolo globo dalla sua sacca e lo rigirò per tre volte nelle mani; gli occhi le si illuminarono i rosso e la sua voce divenne cavernosa. Poi nel globo comparvero varie immagini e la donna parlò : -Esattamente fra dieci anni, quando le condizioni del cosmo saran senza affanni, le otto sacre galassie in una si uniranno e all'oscurità i pianeti approderanno-.    

-Interessante- disse Herobrine. -Continua-. 

La donna parlò di nuovo : -Allora il tempo di agire sarà, l'ora di scatenare i tuoi alleati quella sarà, e allora il regno di Notch cadrà mentre il tuo, Herobrine, avrà inizio e florido sarà!-

-Si!- gridò il dio. -Sarà un grande regno! Tutti finalmente vedranno la mia magnificenza e sprofonderanno nella malvagità più …- si interruppe, notando che la donna non aveva ancora finito.

-Ma un grande ammonimento giunge infine- mormorò questa. -Se Steve combatterà, per te sarà la fine-. Gli occhi della donna tornarono normali.

-COOOOOSA!?- urlò il dio più furente che mai. -Sono destinato a conquistare tutto l'universo e la mia preoccupazione dovrebbe essere quell'inutile neonato di mio nipote?-. -Non è più così piccolo- disse la donna. -Ora avrà almeno dieci anni-.

-TACI!- urlò il dio con un furore che sembrò riflettersi nei suoi occhi bianchi. -Dove si trova ora mio nipote?-.

-Ho sentito dire che ora in vacanza a Harimadz, ospite di suo zio Alcmenicus- rispose tremando la donna. Il dio si voltò verso il corridoio : -Kinghast! Witherboss! Venite subito qui!-

Due creature si materializzarono sulla soglia della sala; una aveva l'aspetto di uno scheletro gigante con tre teste, l'altro quello di un grosso polpo bianco fluttuante con un'espressione molto triste. Herobrine si rivolse a loro : -Andate a Harimadz con le vostre legioni e fatela a pezzi. In mezzo agli abitanti c'è mio nipote Steve; assicuratevi che non sopravviva! Se fallite, vi scuoio con le mie mani, sempre che abbiate il coraggio di tornare qui. Andate. ORA!-.

-Sissignore!- risposero le due creature all'unisono, prima di sfrecciare su per le scale.

-Poveraccio- mormorò piano il polpo bianco mentre si allontanavano. -Che razza di famiglia che ha! Fino a ieri si ingegnava per uccidere il fratello, ed ora è la volta del nipote!-. -Concordo- rispose lo scheletro tricefalo. -Chissà se c'è qualcuno con cui va d'accordo …-

-Vi ho sentito!- urlò il dio dietro di loro, sparandogli una raffica di saette rosse; per loro fortuna li presero di striscio, ma fecero comunque un gran male. I due scapparono a tutto vapore.

Herobrine si rivolse alla donna : -I miei piani non falliranno per colpa di Steve! La profezia non si avvererà, questo è il giuramenti del re delle tenebre!- 

 



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Capitolo 2
*** Attacco a Harimadz ***


Persea era affacciata al balcone, con lo sguardo puntato sui boschi e le pianure che circondavano Harimadz, la sua città. Dall'alto osservava il figlioletto, Steve, che giocava nel cortile del palazzo con altri bambini. Era una gioia vederlo felice e spensierato, nonostante l'avesse visto così già un milioni di volte.

Ancora non riusciva a credere, dopo tanto tempo, che quello fosse il futuro re dell'universo. Nonostante i vent'anni trascorsi con suo marito Notch, non riusciva a capire come questi avesse potuto scegliere di sposare lei, una comune mortale, lui che era un dio.

Lei era nata lì ed era figlia di un uomo mortale, Anfitrionide, re delle Pianure del Nord, di cui quella città era capitale. Suo fratello, Alcmenicus, era anch'esso un mortale, ed era destinato ad ereditare il regno di Harimadz. Ma ne lui ne suo padre potevano lontanamente competere con Notch, che era destinato a governare l'universo per tutta l'eternità.

Persea era sempre stata bellissima : parecchi principi prima di Notch erano venuti a corteggiarla, ma senza successo. Stando a quanto raccontava Notch, il dio si era imbattuto in lei mentre sorvolava Harimadz nel suo giro di ronda; l'aveva vista per caso su un balcone del palazzo, e se n'era innamorato a prima vista. L'aveva quindi avvicinata travestendosi da mercante, non da quelli che lei considerava "principi arroganti". Persea col tempo si era innamorata di lui e un giorno il dio si era rivelato per quello che era. Dopo l'iniziale stupore, i due si erano sposati con l'approvazione della famiglia di lei.

Notch l'aveva portata nell'Aether, il regno della luce, ove le anime dei morti giusti riposavano in pace per l'eternità. Alcune di esse aveva continuato a lavorare anche dopo la morte, facendo da messaggero per il dio.

Circa dieci anni prima dalla loro unione era nato Steve. Persea si era sorpresa quanto gli dei somigliassero ai mortali nell'aspetto fisico. Il neonato era del tutto identico ad un comune mortale, e anche quando crebbe non cambiò molto : divenne un bel ragazzo, coi capelli neri, e portava sempre una maglietta azzurra e dei pantaloni verdi. 

Quando Steve era nato, tutte le anime dell'Aether erano venute a vedere il bambino. Quel giorno Persea aveva incontrato anche Herobrine, il fratello di Notch, che a suo detto era salito dagli Inferi per vedere il nuovo nato, ma Persea pensava che fosse più probabile che l'avesse costretto il fratello : infatti diede solo un rapido sguardo al neonato e, dopo una stretta di mano con Notch accompagnata da un lungo sguardo pieno di odio, era tornato nel suo regno sotterraneo. Da allora Persea non l'aveva più rivisto. 

Steve era cresciuto buono come il pane e bello come un fiore, e nonostante ancora non manifestasse poteri divini, Notch era certo che fosse destinato a qualcosa di grande : -Tutti gli dei compiono grandi gesta- aveva detto. -I Draghi Titani crearono l'universo milioni di anni fa. Io e mio fratello lo riempimmo di luce. Perché anche lui non dovrebbe essere destinato a divenire anche migliore di noi?-.

Ma a Persea Steve era sempre parso solo un bambino come tutti gli altri, senza particolari capacità, e in un certo senso lo preferiva così : la storia insegnava infatti che le generazioni di dei si erano sempre spodestare a vicenda. L'Enderdragon era stato un re crudele, Notch ed Herobrine lo avevano sconfitto ed imprigionato, Herobrine aveva tentato di uccidere il fratello. Persea temeva che un giorno Steve avrebbe seguito la scia di sangue degli altri dei.

Comunque al momento la cosa non la preoccupava molto : Steve era ancora un bambino, si godeva la gioventù divertendosi con le anime o coi mortali e non mostrava segni di malvagità. 

Ora lei e suo figlio erano ad Harimadz da una settimana; Notch aveva acconsentito che il bambino stesse qualche mese sulla Terra con la propria famiglia. Purtroppo il dio non era potuto venire a causa dei suoi impegni, ma sarebbero tornati nell'Aether dopo un mese.

-Persea- la chiamò una voce dietro di lei. Era Alcmenicus. -La cena è pronta. Se ti vuoi unire a noi …-. Persea rise, poi lo seguì.

Anche lei non sapeva che cosa stava per succedere. Nella foresta ai confini di Harimadz, due creature confabulavano animatamente.

-Allora, hai capito il piano?- chiese quella più grossa.

-Certo, Kinghast, è la quarta volta che me lo chiedi. Io ti apro un portale dagli Inferi dal quale arriva la tua armata, mentre tu nello scompiglio mi evochi con il totem-.

-Ottimo, Witherboss. Non ti facevo così intelligente- rise Kinghast. Lo scheletro tricefalo digrignò i denti per la rabbia : -Sbrighiamoci. Prima finiamo questa cosa e prima mi libero di te-. Poi scomparve in uno sbuffo di fumo.

Passarono alcuni minuti e nella città sembrava regnare la calma.

Poi all'improvviso si udì un rombo fortissimo, e nel fiume si materializzò un enorme rettangolo di ossidiana.

Il portale sfavillio e poi si riempì di luce viola; un istante dopo un esercito di mostri lo attraversò. C'erano creature incredibili : polpi bianchi fluttuanti e piangenti, maiali antropomorfi sfigurati sulla faccia, scheletri dalle ossa nere, cubi gialli circondati da pali roteanti. Tutto il peggio, insomma. 

Due guardie videro tutto. -Va ad avvertire il re!- urlò una di esse. -Io resero ad affrontarli!-. E poi lo videro.

Uno dei mostri, simile ad una piovra gigante bianca con una coroncina sulla testa, prese quattro blocchi di Sabbia delle Anime e li dispose a T; dopodiché ci posizionò sopra tre teste di Wither. Il totem si illuminò e comparve un gigantesco scheletro tricefalo. Le due povere guardie se la diedero a gambe. -Adesso comincia il divertimento!- urlò il nuovo arrivato.

Intanto le guardie corsero a perdifiato fino a che non raggiunsero il palazzo; appena arrivati entrarono nella sala da pranzo e urlarono :    -Un esercito di mostri sta attaccando la città!-.

Il re Anfitrionide si alzò stupefatto. -Che tipo di mostri?- chiese. -Tutto- risposero i due poveretti. -Ghast, Vampi, Scheletri e Pigmen … sono un numero enorme!-.

-Lanciate subito un contrattacco!- ordinò il re afferrando la spada e l'arco. Poi si avvicinò a Persea : -Porta Steve fuori di qui e, se puoi, avvertì Notch di quello che sta succedendo qui!-. 

Persea non se lo fece ripetere due volte. Alcmenicus indossò un'armatura di diamante : -Andiamo a caccia di mostri-.

Una volta uscito, però, si rese conto della gravità della situazione : l'esercito nemico era veramente immenso. Conosceva tutti quei mostri : i Ghast erano fra i più pericolosi, strani polpi fluttuanti di colore bianco che emettevano lugubri lamenti; a seguire c'erano i Vampi, orridi cubi giallastri e arancioni circondati da sbarre dorate che lanciavano bombe di fuoco; poi c'erano gli Scheletri, orrendi ammassi di ossa che o ti percuotevano a spadate o ti riempivano di frecciate; infine i Pigmen, strani maiali-zombie provvisti di spade dorate. Nessuno di loro era però pericoloso quanto un Wither, un mostruoso scheletro nero con tre teste lanciabili. Se c'era davvero uno di essi in campo, allora erano messi male.

Alcmenicus vide suo padre lanciarsi nella mischia e uccidere alcuni mostri, ma poi anche lui cadde sotto la loro potenza.

-Nooo!- urlò Alcmenicus gettandosi in battaglia.

Intanto Persea correva per i corridoi del castello con il figlioletto, nella speranza di raggiungere il balcone e chiamare il marito; all'improvviso però la parete esplose e due creature si materializzarono all'interno del palazzo.

Persea li riconobbe subito : li aveva visti quando Herobrine era venuto a vedere Steve più di dieci anni prima. Erano le sue guardie del corpo. Ma questo significava che ...?

Uno dei due mostri, un grosso scheletro con tre teste, lanciò un proiettile azzurro contro di lei, colpendola in petto e spedendola contro il muro. Questo franò e seppellì sua lei che Steve.

-Controlliamo che siano morti?- chiese Witherboss. -Lascia perdere- rispose Kinghast. -Nessuno può sopravvivere a un simile colpo. Sono morti. Vieni, andiamo a divertirci un po'-.
 

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Capitolo 3
*** Riflessioni di un dio ***


Nell'alto dei cieli, tra le nuvole e le stelle, c'era un palazzo dorato, pieno di torri e guglie magnifiche; intorno ad esso si estendeva Ilirea, la città celeste, ove dimoravano le anime di coloro che in vita furono persone giuste. Sia la città che il palazzo erano costruiti sopra l'isola di Ovocitlan, un'isola volante circondata da parecchie altre isole fluttuanti fra le nuvole. Quello era l'Aether, il regno di Notch, dio della luce e della giustizia. In esso le anime giuste trovavano finalmente pace, lontane dalle fatiche terrene o dall'oscurità degli Inferi.

Quel giorno, all'interno del suo palazzo divino, Notch stava riordinando alcune cartine geografiche che aveva usato per una guerra nell'Asia, uno dei continenti della Terra; pochi giorni prima, infatti, alcuni mostri avevano creato grande scompiglio tra i villaggi delle giungle del sud. Non era stato difficile sistemarli e rispedirli negli Inferi, ma le guerre avevano la capacità di spossare il dio, per il fatto che tutte quelle atrocità erano causate da una sola persona : Herobrine. Notch ancora non riusciva a credere che la persona con cui era nato, cresciuto e vissuto potesse essere diventata tanto malvagia; avevano giocato insieme, avevano lavorato insieme, e avevano combattuto insieme contro l'Enderdragon e i Draghi Titani durante i primi milioni di anni della loro vita.

E insieme avevano vinto e si erano spartiti l'universo.

E poi le cose erano cambiate : Herobrine aveva tentato di spodestarlo anni prima e rinchiuderlo nella stessa prigione dove loro avevano rinchiuso il loro padre. E ci sarebbe anche riuscito se non fosse stato era un inaspettabile colpo di sfortuna : proprio nel momento in cui il fratello stava per tramortirlo, infatti, un pezzo del tetto era crollato e lo aveva distratto, permettendo così al dio dal luce di spingerlo via e recuperare le sue armi. Grazie ad esse Notch poteva difendersi e lui ed Herobrine avevano combattuto nei cieli per tre giorni e tre notti in uno scontro tra titani, che si era concluso con la fuga del dio malvagio.

Dopo quel giorno Notch aveva rivisto il fratello solo per pochi attimi, quando lo aveva costretto a venire a vedere Steve appena nato; tuttavia il fratello aveva dato una rapida occhiata al bambino e se n'era andato in fretta e furia, anche se non prima di averlo guardato con odio negli occhi. Quella fu l'ultima volta che lo vide; nonostante da tempo combattesse contro le sue armate mostruose, Notch non aveva mai più combattuto contro Herobrine, il quale evitava sempre lo scontro e raramente usciva dagli Inferi per farne parte; in genere affidava il comando ai generali degli eserciti infernali.

Dopo tanti anni, Notch cominciava a chiedersi se mai avesse visto il fratello e se mai si sarebbe riappacificato con lui. Odiava ammetterlo, ma nonostante le azioni malvagie che aveva commesso, Herobrine era comunque suo fratello e gli mancava, anche se dubitava che il re del tenebre provasse altrettanti sentimenti. In un certo senso la colpa di tutto era sua : dopo la sconfitta dell'Enderdragon, Notch non ci aveva pensato neanche un secondo e aveva affidato al fratello la parte più buia e oscura dell'universo, ossia gli Inferi (o come lo chiamavano gli antichi Draghi Titani, il Nether), mentre lui si era preso l'Aether, luogo alquanto più gioioso e felice. Inizialmente Herobrine pareva digerire la cosa, ma quando Notch aveva visto le creature che aveva creato (orrendi mostri dalle molteplici forme) gli aveva proibito di rimodellare l'universo e aveva rinchiuso le sie creature negli Inferi. Fu probabilmente quella l'ultima goccia : il giorno dopo Herobrine aveva raggiunto l'Aether e aveva colto Notch di sorpresa per prenderne il posto; dopo il suo fallimento, il dio malvagio era sceso sulla Terra e aveva trasformato alcuni umani in mostri e scheletri, mentre dagli animali aveva creato i Creeper. Da quel giorno il mondo che Notch aveva creato era in perenne guerra contro quei mostri e contro quelli che uscivano dagli Inferi tramite dei portali dimensionali. E tutto per causa sua …

Improvvisamente qualcosa attirò l'attenzione di Notch : una piccola sfera bluastra posta sul piedistallo accanto al trono stava sfrigolando. Era la Sfera di Comunicazione, un potente oggetto magico che avvertiva Notch quando un pericolo giungeva sulla Terra.

-Che succede ora?- si chiese stanco il dio, ancora stremato per la guerra di poco prima. Si avvicinò alla sfera e guardò all'interno.

Si sentì mozzare il fiato : vide infatti un esercito di mostri degli Inferi, grandissimo, che combatteva contro alcuni umani schiacciandoli come formiche. Ma a spaventarlo non era questo, ma la città che stavano attaccando : la riconobbe subito, era Harimadz.

Persea e Steve erano lì. Non perse tempo : dimenticata la stanchezza, prese una spada di diamante incantata con tutti i sortilegi esistenti, per poi volare verso la battaglia nella speranza di arrivare in tempo. 

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Capitolo 4
*** Caduta di una città ***


Notch volò verso Harimadz più in fretta che poté, rimpiangendo di non aver mai inventato un metodo più veloce per muoversi nell'universo. Se fosse arrivato troppo tardi, per sua moglie e suo figlio sarebbe stata la fine : entrambi infatti non avevano alcuna possibilità contro Herobrine o i suoi mostri. Steve ancora non manifestava i poteri divini e Persea era solo una mortale; certo, aveva fornito ad entrambi alcune difese che li rendevano più resistenti, ma niente di più, poiché non si sarebbe mai aspettato che suo fratello avrebbe tentato di uccidere il nipote. Come poteva Herobrine, in cuor suo, compiere un'azione tanto malvagia? Steve non era mai stato un pericolo per lui, e non s'e n'era mai curato; come poteva tentare di uccidere un bambino? E soprattutto, perché? Si era forse convinto che qualsiasi azione, se compiuta per recar danno a Notch, fosse giustificata? Le domande dovettero aspettare; infatti Harimadz era comparsa nel campo visivo del dio, e ciò che vide lo lasciò sgomento. Migliaia di mostri provenienti dagli Inferi stavano facendo a pezzi ogni cosa trovassero sul loro cammino, compresa la popolazione; il regale palazzo del re era in fiamme, e nemmeno una torre era rimasta in piedi; ovunque per le strade erano sparsi i cadaveri mutilati dei soldati, alcuni di essi addirittura si stavano rialzando come zombie. Era uno scenario orribile. Senza pensarci due volte Notch alzò la mano sinistra e da essa scaturirono una moltitudine di saette, le quali colpirono alcuni enormi Ghast nel cielo, riducendoli a brandelli. Alcuni soldati ancora in piedi urlarono : -Guardate! Guardate! È Notch!-. Tutta la popolazione si voltò a vedere da dove era provenuto il grido, e non appena lo videro urlarono : -Notch! Notch!-. -Siamo salvi!-. -Forza, polverizzali!-. Notch sollevò la spada verso alcuni Scheletri, e li disintegrò con una scarica di energia; dopodiché sollevò una gran quantità di acqua dal fiume e la lanciò contro i Vampi, spegnendoli e uccidendoli. I mostri sembrarono battere in ritirata. Subito dopo però fecero dietrofront e lanciarono una miriade di palle di fuoco contro il dio, il quale le parò con uno scudo di energia. Nel frattempo altri mostri avevano ricominciato a devastare la città. Alcmenicus li vide e, capendo che Notch non poteva difendere contemporaneamente se stesso e la popolazione, tentò di correre in suo soccorso, ma venne colpito da una palla di fuoco di Vampo e cadde all'indietro rotolando per alcuni metri, per poi ritrovarsi davanti un grosso Scheletro deciso a completare l'opera. Si sentì brutalmente sollevare, e poi gli sembrò di cadere. Intanto Kinghast e Witherboss osservavano la scena a distanza di sicurezza. -Che si fa ora?- chiese lo scheletro. -Non possiamo lasciare la città intatta! Il capo è stato chiaro!-. -Ma non ha specificato come distruggerla- rispose Kinghast. -Hai provveduto a posizionare le bombe?-. -Certo. Tutte collegate, come avevi detto tu. Ma a che ci servono?-. -Sei decisamente irrecuperabile- disse il fantasma. -Se noi non possiamo distruggere la città con le truppe, ci basterà accendere una bomba e tutto salta in aria! Hai capito ora?-. Witherboss lo guardò allibito : -Non ho ancora capito come questo ci salverà l'osso del collo-. Kinghast si batté un tentacolo sulla fronte. Ma come aveva fatto quell'imbecille a diventare un generale? Probabilmente lo avevano preso al 99% per la forza … -Lascia perdere- disse infine, paziente. -Colpisci solo una di quelle bombe non appena avrò richiamato le truppe-. -Poi però mi spieghi, eh?- disse lo scheletro. -Si! Muoviti!- urlò il fantasma esasperato. Dopodiché il Ghast lanciò un lungo grido lugubre, e le truppe, udendo il segnale ritirata, si allontanarono dalla città. Poi Witherboss lanciò una delle sue teste contro la torre nord del palazzo reale, dove aveva posizionato la prima bomba. Un istante dopo, tutta la città esplose. -Noooo!- urlò Notch, poi una bomba gli esplose addosso e cadde svenuto.

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Capitolo 5
*** Una nuova vita per Steve ***


-Signore- mormorò qualcuno. Notch si accorse che qualcuno lo scuoteva energicamente. Tentò di aprire gli occhi, ma non ci riuscì. -Signore, sta bene?- chiese di nuovo il misterioso interlocutore. Notch riuscì ad aprire gli occhi. Davanti a sé si ergeva un terribile paesaggio : l'intera Harimadz era esplosa, e al suo posto c'era solo un grande cratere. Del magnifico palazzo reale era rimasta solo una torre, che comunque sembrava in procinto di cadere da un momento all'altro. Il dio si sentì mozzare il fiato a quella vista. "Steve" pensò cercando di alzarsi. Un istante dopo le braccia e le gambe cedettero e cadde a terra come un sacco di patate. -Ehi, stai attento- disse di nuovo il misterioso soccorritore. -Ti sei preso una bella botta, non puoi sperare di essere nel pieno della forma-. Notch si voltò a guardare il suo interlocutore. Questi aveva un grosso naso, due occhi verdi e una testa molto lunga e affusolata; lo riconobbe subito : quelli era un Villager. I Villager erano comunità di umani che vivevano in villaggi nel deserto e nelle pianure, lontani dalla civiltà. E avevano tutti quegli occhi verdi e quel naso grosso. Nonostante fossero molto restii ad abbandonare i loro territori, aiutavano sempre chi veniva a chiedergli aiuto. -Siamo arrivati troppo tardi. Mi dispiace- disse di nuovo il Villager mentre aiutava Notch ad alzarsi. Il dio lo guardò riconoscente, poi chiese : -Come facevate a sapere dell'attacco?- -Una delle vostre guardie è arrivata arrancando al nostro villaggio qualche ora fa, col corpo trafitto da molte frecce- rispose l'uomo. -È morto subito dopo averci dato la notizia. Ma purtroppo ha fatto un viaggio ad ufo-. -Non importa- disse il dio. -Se foste arrivati prima, sareste morti anche voi-. Poi si ricordò perché era lì e un'ondata di panico lo travolse : -STEVE!- urlò, correndo verso il castello, lasciando allibito il Villager. "Se è morto" pensò, "ammazzo Herobrine con le mie stesse mani". Corse a perdifiato sulle partite del cratere, fino a raggiungere le rovine del palazzo reale. Con sgomento scoprì migliaia di corpi bruciati, tra cui molti bambini. Notch si sentì mancare, poi qualcuno urlò : -Ehi, qui c'è qualcuno!-. Il dio si voltò verso la direzione da dove era provenuto il grido : due Villager stavano scavando sotto alcune macerie, nel tentativo di tirar fuori chissà cosa. Notch si precipitò e con i suoi poteri spostò le pareti crollate. E allora ebbe la visione più gradita del mondo : un bambino di dieci anni che dormiva accanto alla madre. Notch stava per piangere dalla felicità. -La donna è morta- mormorò uno dei Villager mentre premeva sulla fronte di Persea. -Non importa- disse Notch. -Rincontrerò la sua anima nel mio regno fra poco-. In realtà importava eccome : il dio si sentiva oltremodo responsabile per aver strappato a Persea la sua vita terrena; ciononostante era felice che finalmente avrebbe avuto la sua sposa accanto a sé per tutta l'eternità. Ma non era il momento dei ripensamenti : l'importante era che suo figlio fosse vivo. Di contro, però, sapeva che con lui non era al sicuro : Herobrine l'avrebbe scoperto. E anche lasciarlo in una città umana sarebbe stato rischioso, perché il primo mostro che fosse passato di lì l'avrebbe riconosciuto e il re delle tenebre sarebbe stato subito avvertito. No, il bambino doveva sparire. Occorreva un luogo isolato, come ... un villaggio di Villager. Notch sorrise : lì Herobrine non l'avrebbe mai trovato. Si, era quella la cosa giusta da fare. Il dio chiamò il Villager che lo aveva soccorso : -Posso disarmo di te?- gli chiese. L'uomo annuì. Notch, seppur con rammarico, gli porse il bambino : -Questo è Steve. Ho bisogno che tu ti prenda cura di lui come se fosse tuo figlio. Addestralo. Rendilo forte. E fai in modo che nessun mostro lo veda mai. Ti prego-. Il Villager prese Steve ancora addormentato : -Lo farò- disse con sicurezza. Notch sapeva che non lo avrebbe deluso. -Un ultima cosa- disse il dio. Passò la sua mano sulla fronte di Steve; un istante dopo la sua testa si illuminò per qualche secondo, per poi tornare normale. -Ora non ricorderà più nulla della sua precedente vita. Raccontagli che sei tu suo padre e fallo vivere con questa convinzione fino a quando non sarà lui a chiederti di rivelargli le sue vere origini-. -D'accordo, mio signore- disse il Villager. -Ma è proprio necessario? Voglio dire, se morisse non ci ricongiungerete nell'Aether?-. -Per i mortali è così- rispose Notch -Ma non per gli dei. Noi se moriamo ci dissolviamo e la nostra essenza svanisce per sempre-. Con queste parole Notch si congedò e volò verso le stelle, desideroso di riabbracciare Persea; i Villager, di canto loro, partirono verso il loro villaggio. A insaputa di tutti, una figura misteriosa aveva osservato tutto da dietro un mucchio di rovine : -Hai fatto la cosa giusta, Notch- disse sistemandosi l'elmo ammaccato sulla testa. -Non ti preoccupare; mi prenderò io cura di tuo figlio. È una promessa-

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Capitolo 6
*** Nel deserto dell'ombra ***


Il deserto dell'ombra, a discapito del suo nome, è un luogo caldo e continuamente esposto ai raggi del Sole; durante il giorno la temperatura supera i cinquanta gradi e di notte precipita a meno quaranta.

Al suo interno non ci sono forme di vita, fatta eccezione per grossi cactus e piccoli coniglietti che si sono adattati a sopravvivere in questo ambiente ostile.

Tutto il resto muore in pochi minuti.

L'unico momento in cui la temperatura è accettabile è la sera, grazie a venti freschi che preannunciano il gelo dalla notte; per poche ore così l'aria diventa fresca ed è possibile uscire dalle tane senza scottarsi la pelle.

Durante questi brevi momenti, parecchie forme di vita, tra cui pipistrelli e galline, escono dai loro rifugi in cerca di cibo sulla sabbia finalmente non più rovente, l'acqua riemerge da sottoterra tramite caverne naturali e le piante fioriscono.

Dopo poco tempo, tuttavia, la temperatura gela, l'acqua si ghiaccia e le piante si chiudono su se stesse per immagazzinare calore, e per gli animali non resta che tornare alle loro tane.

Dopo la notte polare segue un caldo cocente che scioglie il ghiaccio e brucia la sabbia; l'acqua si ritira nelle grotte e le piante rinsecchiscono utilizzando tutta l'acqua disponibile fino alla prossima sera.

E così via, ogni giorno si segue la stessa routine.

Eppure anche qui si è sviluppata una qualche traccia di civiltà : quando ancora quel luogo era una verdeggiante foresta, antiche popolazioni hanno costruito villaggi e templi.

Dopo la desertificazione, i templi vennero abbandonati, ma i villaggi furono riutilizzati dai Villager, uomini che preferivano piccole comunità alle città gigantesche del nord e del sud. Essi riutilizzarono le pietre dei villaggi e li ricostruirono sopra le grotte ricche d'acqua, che veniva poi estratta grazie a pozzi molto profondi; l'acqua era poi utilizzata per dissetarsi e coltivare.

A causa dei continui cambiamenti climatici, i Villager presero l'abitudine di chiudere a chiave le case durante l'imbrunire, e svolgere le loro faccende durante il giorno.

Quando poi Herobrine creò i suoi orrendi mostri, per loro fu essenziale chiudersi in casa dopo la scomparsa del Sole, per non essere mangiato dagli zombie.

Tutti i Villager avevano un naso lungo e due bellissimi occhi verdi, e a seconda delle loro mansioni indossavano abiti diversi : i cuochi, addetti alle cucine, portavano un grembiule bianco o nero, a seconda dei loro gusti; i contadini, che avevano il compito di sfamare il villaggio, portavano un abito marrone scuro, adatto per chi lavorava la terra; i sacerdoti, coloro che nelle chiese offrivano doni a Notch, avevano una lunga casacca simile ad un mantello viola; infine i farmacisti, che curavano i bisognosi, portavano una maglia bianca, due pantaloni marroni e un paio di occhiali.

Tutti quanti lavoravano per il bene comune.

Tuttavia, nonostante la natura mite, i Villager si potevano trasformare anche in creature orrende : se venivano morsi dagli zombie si tramutavano in uno di loro, e si avevano notizie di Villager che avevano venduto l'anima ad Herobrine in cambio di poteri magici; erano chiamati Streghe e viene vivevano in alcune palafitte nelle paludi, nella completa solitudine (anche se girava voce che alcune di esse facessero frequentemente viaggi negli Inferi per incontrare il loro signore e padrone).

Tuttavia i casi in cui un Villager diventava malvagio erano rari e la maggior parte continuava la propria vita tranquilla.

Nonostante fossero piuttosto schivi, i Villager accorrevano sempre in aiuto degli umani se c'e n'era bisogno; grazie alle loro conoscenze creavano giganteschi Golem di Ferro, robot addestrati ad uccidere i mostri, e armati di spade scendevano in campo contro gli eserciti di Herobrine.

Talvolta arrivavano tardi e allora aiutavano i superstiti fornendogli acqua, viveri e riparo, e talvolta addirittura adottando i bambini rimasti orfani.

Proprio come accadde al giovane Steve.

Ed è proprio qui, nel deserto dell'ombra, che il giovane dio comincerà una nuova vita, ignaro delle imprese che lo aspettano, in un piccolo villaggio di nome Enderia e con un nuovo padre, Jeb, uno dei più coraggiosi e abili guerrieri del villaggio. dei continui cambiamenti climatici

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Capitolo 7
*** Alex ***


Era passata più di una settimana da quando si era risvegliato senza ricordarsi chi fosse. Una settimana in cui tutti si erano adoperati egregiamente per far sì che ritrovasse la memoria perduta. Purtroppo erano stati sforzi vani. La sua mente era ormai smarrita, non ricordava più la sua vita, la sua casa, il suo scopo. A detta di suo padre, la causa era stata una botta ricevuta a causa della caduta di un pezzo del cornicione della chiesa; suo padre diceva anche che la memoria sarebbe presto tornata, ma lui non era molto sicuro. -Steve, vai al pozzo a prendere un po' d'acqua, prima che geli- disse suo padre sbucando all'improvviso dalla cucina. Il ragazzo si ridestò dal torpore in cui era precipitato e, dopo aver preso un secchio, uscì dalla magnifica casa costruita interamente con l'Arenaria (che era del resto l'unico materiale disponibile nel raggio di chilometri); una volta fuori, un'ondata di vento caldo lo travolse. Quel vento era calmo e piacevole, tiepido, ma Steve, nonostante avesse memoria solo dell'ultima settimana, aveva imparato che quella era la quiete prima della tempesta : in breve infatti il vento tiepido avrebbe lasciato il posto a uno freddo, seguito poi da un gelo polare. La temperatura scendeva così in basso che uscire di notte era un suicidio. Steve così si affrettò a raggiungere il pozzo. Dopo una settimana aveva memorizzato perfettamente la piantina del villaggio : la maggior parte delle case erano piccoli magazzini, o in alternativa rifugi dove potersi rinchiudere nel caso si venisse sorpresi da una tempesta di sabbia; la chiesa, una piccola cappella con un'alta torre costruito in onore del dio Notch (che a quanto pareva era un dio benevolo e giusto, al contrario del fratello Herobrine), era situata al confine del villaggio; due o tre orti si trovavano nella periferia, ove le piante potevano crescere all'ombra delle case, protette dal caldo infermeria del giorno e dal freddo polare della notte; c'erano poi una libreria, una cucina e alcune grandi case, che erano appunto le abitazioni dei Villager; infine qua e là erano sparsi dei lampioni e al centro di villaggio si trovava il pozzo, l'unico luogo da dove era reperibile l'acqua, poiché scavava sottoterra fino ad una falda acquifera. Steve si affrettò quindi verso il centro della città. Mentre correva notò vari Villager che riponevano gli attrezzi e le culture nei magazzini, e capì che doveva sbrigarsi se non voleva morire congelato; dopo aver preso l'acqua, quindi, si affrettò a tornare a casa. Mentre svoltava un vicolo, però, gli si parò davanti una creatura mai vista : era verde chiaro, con alcune striscia nere, aveva quattro piccole zampe e un'espressione molto infelice. Sembrava che stesse per piangere da un momento all'altro. -Ehi- disse Steve chiamandola. -Faresti meglio a metterti al sicuro. Tra poco sarà notte-. Lo strano essere parve non capirlo; girò la testa e Steve notò che aveva due occhi rossi come il sangue. Tentò di nuovo : -Sul serio, vai via da qui. Nasconditi-. La creatura si avvicinò a lui. Steve non capiva che cosa voleva; poi l'essere iniziò a sfrigolare e si udì uno strano sibilo, come una bomba che sta per esplodere. Steve capì che quella creatura voleva ucciderlo con un esplosione; tentò di fuggire, ma il mostro lo inseguì veloce. Steve si dava ormai per spacciato, quando improvvisamente la testa del mostro cadde a terra. Il sibilo si spense istantaneamente. Steve alzò lo sguardo : davanti a sé c'era una bambina che doveva avere più o meno la sua età. La ragazza si chinò allungandogli la mano : -Dovresti stare più attento- disse. -I Creeper sono creature molto, molto pericolose-. Steve si alzò e la guardò meglio : la bambina aveva i capelli arancioni, sciolti, e portava una maglietta verde chiaro e dei pantaloncini marroni; aveva gli occhi azzurro cielo e la bocca tinta di rosso. Nella mano destra teneva la spada sporca del sangue d Creeper. Steve cercò di ricomporsi : -Ehm, sì, grazie. Non è che sono un incosciente, ma da una settimana ho perso la mia memoria, a detta di mio padre per causa della caduta di un pezzo della chiesa. Non sapevo che questo ... Creeper ... fosse pericoloso-. -Mi dispiace per la tua memoria- disse la bambina. Poi chiese : -Chi è tuo padre?-. -Si chiama Jeb. Abitiamo sulla casa vicino alla biblioteca-. -Dovresti chiedergli di spiegargli i pericoli di questo mondo : il deserto dell'ombra è un luogo pericoloso, non solo per i cambiamenti climatici. Tu sei ...?-. -Steve. E tu?-. -Alex. Strano, non somigli ad un Villager-. Steve rise : -Neanche tu lo sembri-. Anche la bambina, vedendo l'evidenza, scoppiò a ridere. Poi guardò verso ovest e, spaventata, disse : -Meglio che te ne vai, tra poco qui si scatenerà l'inferno!-. Poi corse via. Steve guardò anche lui verso ovest e vide con orrore che il Sole era quasi tramontato : la scomparsa dell'astro significava l'arrivo della glaciazione. Doveva andarsene subito; corse a perdifiato verso la casa. Mentre correva vide i cactus e le piante rinsecchirsi su se stesse e gli animali correre alle loro tane; l'acqua nel secchio si trasformò in ghiaccio e il vento tiepido divenne freddo. La temperatura sembrava scendere di un grado al secondo. Steve riuscì a entrare in casa prima che il Sole scomparisse. Si avviò verso la cucina : -Papà, non sono riuscito a prenderla in tempo- disse guardando il ghiaccio nel secchio. Jeb parve non sentirlo. -Forse facendola scaldare un po' ...- provò ancora Steve. Jeb continuò ad ignorarlo; teneva la testa piegata e gli occhi chiusi. Steve cominciò a preoccuparsi : -Papà?-. Jeb aprì lentamente gli occhi, per poi guardarlo con uno sguardo carico di determinazione : -Prepara le tue cose. Domani partiamo-

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Capitolo 8
*** Il tempio nel deserto ***


Mentre era seduto su un piccolo blocco di arenaria, Steve rifletteva sugli avvenimenti avvenuti nelle ultime ventiquattr'ore.

La sera prima era tornato a casa un attimo prima che facesse buio, con in mano un secchio pieno di ghiaccio, e aveva trovato suo padre seduto nella cucina che senza troppi complimenti gli aveva detto di prepararsi uno zainetto da viaggio e di andare subito a dormire, poiché si sarebbero svegliati molto presto.

Steve aveva obbedito senza obbiettare.

In effetti erano partiti presto : non appena il Sole aveva fatto capolino da dietro le montagne, scaldando la sabbia e spazzando via gli ultimi resti della glaciazione notturna, si erano messi subito in marcia verso nord.

Steve ignorava i motivi di quell'improvvisa partenza : la notte prima non aveva fatto in tempo a chiederli e il mattino aveva preferito stare zitto, decidendo di fare domande in un secondo momento.

Jeb lo aveva portato fuori dal villaggio in fretta e furia dopo essersi riforniti d'acqua dal pozzo; in pochi minuti avevano raggiunto una gola circondata da alte pareti di arenaria.

Dopo un'ora di cammino, la fresca brezza del mattino aveva lasciato il posto ad un gran caldo e poi ad un inferno di fuoco e fiamme; ogni minuto la temperatura saliva di almeno un grado e l'aria pareva farsi più pesante. Fortunatamente avevano viaggiato nella gola ove le alte pareti fornivano un po' di ombra, ma il caldo era comunque insopportabile.

Steve non riusciva a credere che potesse esistere un luogo tanto inospitale; certo, Jeb lo aveva più volte avvertito di non uscire durante il giorno se non alla sera, ma il ragazzo comunque non avrebbe mai immaginato che la temperatura potesse toccare simili livelli. Inoltre non si capacitava di come quel deserto di giorno pareva un inferno e di notte fosse comparabile ad un'era glaciale.

Decise di mettere quelle domande nella lista delle cose che avrebbe chiesto a suo padre una volta che si sarebbero fermati.

Jeb, al contrario, non pareva infastidito dall'altissima temperatura : camminava con disinvoltura e aveva bevuto solo due sorsi d'acqua, mentre Steve era convinto che senza l'ombra e il prezioso liquido sarebbe morto stecchito dopo aver percorso a malapena venti metri.

Persino la natura sembrava orrendamente morta : gli arbusti, che Steve era abituato a vedere fioriti di sera, si erano trasformati in pianticelle rinsecchite; i cactus, che al tramonto avevano quel bel colore verde scuro acceso, sembravano piante carbonifere; e gli animali pareva scomparsi dal paesaggio. Steve non poteva biasimarli : probabilmente si erano rintanati in qualche buco pur di fuggire a quel caldo infernale. Al ragazzo parve addirittura di vedere la carcassa di un coniglietto in lontananza. Anche i pipistrelli, quelle magnifiche creature volanti, pareva scomparse dai cieli.

Steve si era augurato che la sera arrivasse il più presto possibile.

Jeb aveva concesso una pausa solo quando il Sole toccò lo zenit, sostenendo che anche con l'ombra era pericoloso continuare. I due si erano così riparati sotto un'alta parete di arenaria.

Fortunatamente all'ombra il calore si sentiva poco : Steve provò a mettere la testa fuori dal circolo d'ombra e per poco non svenne sul colpo. La temperatura toccava i cinquanta gradi.

Jeb e Steve si erano riposati e riffoncillati, poi Jeb si era addormentato su una larga lastra di arenaria, mentre Steve si era seduto su quel piccolo blocco, incapace di prendere sonno con un simile calore : mentre il padre dormiva aveva continuato a chiedersi il perché di quella marcia estenuante.

Ecco come era andata.

Steve sospirò. Jeb ad un tratto parve scattare nel sonno, poi aprì gli occhi e disse : -Si riparte-.

Prima che Steve potesse protestare era già in marcia con lo zaino in spalla; il ragazzo, seppur a malincuore, decise di seguirlo.

Notò poi che la temperatura pareva essersi fatta più fresca : forse, pensò, finalmente stava calando la sera.

E infatti così fu : dopo un poco una leggera brezza prese il posto del caldo cocente. Steve quasi si mise a piangere quanto sentì un bel venticello sbattergli sulla faccia.

Poi avvenne un prodigio : in un lampo, dalle grandi caverne e buche nella sabbia spruzzò fuori un'immensa quantità d'acqua, che in breve formò piccoli stagni e laghetti; gli arbusti si riempirono di foglie e fiori magnifici e i cactus parvero rinvigorirsi e tornare al loro bel colore verde scuro; infine, coniglietti e pipistrelli ricomparvero sulla sabbia e nel cielo, squittendo felici. Il deserto pareva tornato alla vita.

Jeb si fermò ed indico a Steve un punto nella vallata : -Vedi quella costruzione laggiù? Dobbiamo arrivarci prima di sera-.

Steve guardò attentamente e vide una cosa che somigliava ad una piccola piramide. Si chiese che cosa fosse prima di rimettersi in marcia con il padre.

Impiegarono un paio d'ore ad arrivarci, e una volta giunti Steve scoprì che era un grosso edificio con un entrata simile ad una grossa bocca, due torri con strani simboli arancioni e una piccola piramide dietro. Il ragazzo pensò che si poteva paragonate ad una grossa tartaruga se escluse le torri.

Jeb gli fece segno di entrare, per poi accendere una torcia e avviarsi verso l'interno.

Prima di seguirlo Steve diede un'occhiata al paesaggio : il Sole stava ormai tramontando e il deserto di preparava alla notte polare. Sospirò prima di entrare nella costruzione.

All'interno l'arredamento non era granché : c'erano solo quattro piccole colonne al centro e alcune nicchie ai lati. Sotto le colonne era disegnato un simbolo simile ad una stella con il centro blu e i lati arancioni. Jeb stava posizionando due sacchi a pelo sopra di esso.

-Che posto è questo?- gli chiese Steve.

Jeb rispose con insofferenza : -Questo è un tempio, uno degli ultimi resti lasciati dalla civiltà che viveva qui quando questo posto era ancora una pianura coperta di foreste. Lì era dove seppellivano i defunti- ed indicò le nicchie -mentre questo- ed indicò lo spazio fra le colonne -è il luogo dove si pregava il dio Notch-.

Steve lo guardò non convinto : il fatto che quel posto così inospitale che era il deserto un tempo fosse una pianura non lo convinceva affatto.

Jeb parve accorgersene : -So cosa stai pensando, ma vedi, tempo fa quelli che oggi sono luoghi ostili un tempo erano l'incarnazione dell'Aether, proprio come alcuni luoghi oggi magnifici una volta erano deserti e lande ghiacciate. Il nostro è un mondo strano, e nessuno conosce la causa di tali cambiamenti : alcuni pensano sia opera di Herobrine, che durante la battaglia contro il fratello distrusse alcune parti del nostro mondo, e Notch poi fece fiorire altre zone per rimediare; altri attribuiscono la colpa proprio a Notch, che sorvolando il mondo con il Sole per errore si abbassò troppo, desertificando alcuni luoghi paradisiaci, per poi alzarsi troppo, rendendo i deserti foreste lussureggianti; altri ancora pensano che tali cambiamenti siano un fatto naturale, e che di conseguenza un giorno i deserti torneranno foreste e viceversa, e a intervalli di alcuni anni ciò si ripeterà di nuovo-. Jeb guardò Steve : -Domande? Commenti?-.

Il ragazzo incrociò le braccia con aria di sfida : -Molte : che fine ha fatto la civiltà che abitava qui? Perché è sopravvissuto solo questo tempio? Cosa sono i mostri, e perché non mi hai mai parlato di loro? Quando riacquisterò la memoria? Perché il mio aspetto è così diverso da quello degli altri Villager? E soprattutto ...- aggiunse fissando il padre dritto negli occhi -perché mi hai portato qui?-

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Capitolo 9
*** L'uomo nero ***


Seduto sul suo trono, Herobrine attendeva con ansia il ritorno dei suoi due generali; erano partiti da più di una settimana e ancora non davano notizie della conclusione della loro missione. Fortunatamente in tutti i suoi secoli di vita il dio malvagio aveva appreso doti indispensabili per calmare la paura e la fretta, ed una di esse era la pazienza; tuttavia, dopo tutto quel tempo anche essa stava cominciando a svanire.

Stava ormai pensando di salire in superficie personalmente per controllare l'esito della missione, cosa insolita per lui che non lasciava mai il suo regno (l'unica volta che l'aveva fatto era stato dieci anni prima, quando Notch in persona era sceso negli Inferi e lo aveva obbligato a venire nell'Aether per vedere il suo nuovo nipote), quando le porte della sala si spalancarono ed entrarono Kinghast e Witherboss, visibilmente ammaccati e chiaramente stravolti; avevano tuttavia un sorriso di trionfo stampato sulla faccia.

Il fantasma si fece avanti : -Missione compiuta, mio signore. Scusi per il ritardo, ma abbiamo avuto alcune ... complicazioni-

-Che genere di complicazioni?- chiese Herobrine, osservando attentamente le ferite dei due generali : Witherboss presentava varie bruciature sullo scheletro e aveva alcune ossa fratturate, mentre Kinghast aveva i tentacoli e parte della faccia bruciacchiata.

-Vostro fratello, Notch, è venuto in soccorso della città; nonostante tutto ci eravamo già preparati, poiché avevamo piazzato parecchie TNT su tutta Harimadz. L'esplosione ha però danneggiato il portale e ci abbiamo messo un po' per tornare negli Inferi. Comunque la città è distrutta e la popolazione morta-

-Non mi interessa sapere se la città è integra o cade a pezzi- disse Herobrine guardandolo con rabbia -Mi interessa di Steve. È morto?-

-Sissignore- rispose Witherboss avvicinandosi e prendendo la parola. -Lo abbiamo ucciso personalmente. Rigido come uno stoccafisso. Non è più un pericolo per voi-

Herobrine, soddisfatto, congedò i due generali e riprese ad occuparsi delle anime dei dannati.

========

Mentre attraversavano il corridoio tappezzato di torce rosse Kinghast chiese : -Sei impazzito? Perché gli hai raccontato che il figlio è morto di sicuro? Noi abbiamo solo visto una parete che gli crollava addosso! Adesso siamo morti!-

-Certo- rispose lo scheletro. -Ma solo se lui lo scoprirà. E poi che pericolo corriamo? Il ragazzo e la madre sono morti, e intorno a noi non c'era nessuno. Chi può accusarci?-

-La fai facile, tu! E se Steve fosse sopravvissuto?-

Witherboss sospirò d'impazienza : -Andiamo, Kinghast, sii realista! Gli sarà caduta addosso una tonnellata di pietre e mattoni, per di più lo abbiamo colpito prima che ciò accadesse. È morto. Perché preoccuparsi?-

Il Ghast stava per replicare, quando improvvisamente il corridoio fu attraversato da una folata di vento freddo, poi le porte si spalancarono e comparve un uomo che i due generali non avevano mai visto prima : era coperto da un pesante mantello rosso e si vedevano solo gli occhi, più bianchi di quali di Herobrine, e la pelle delle mani, nera come la pece. Fluttuava nell'aria anziché camminare le torce si spegnevano al suo passaggio.

Non sembrava affatto avere intenzioni pacifiche ... o almeno, pacifiche verso il re degli Inferi.

-Fermo lì!- urlò Kinghast parandosi davanti al misterioso arrivato; questi assottigliò quelle che parevano le pupille, come un gatto, e mosse lentamente la mano.

Il fantasma si sentì sollevare e poi sbatté brutalmente contro il muro. Witherboss, vedendo come l'intruso avesse sconfitto l'amico con tale facilità, cerco di scappare per avvertire Herobrine, ma lo sconosciuto mosse di nuovo la mano e lo scheletro sentì le ossa piegarsi su sé stesse, per poi spezzarsi e cadere a terra.

L'intruso continuò a camminare indifferente verso la sala del trono, per poi spalancare le porte con violenza ed entrare. Herobrine lo vide e gli rivolse un sorriso : -Finalmente sei arrivato, cuginetto. Ti stavo aspettando-

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Capitolo 10
*** La profezia ***


-Sei rimasto lo stesso, vedo- disse Herobrine guardando l'uomo nero davanti a sé, riconoscendo suo cugino Null.

Era vero : nonostante fossero passati tanti anni, il cugino era rimasto lo stesso, tenebroso dio della preveggenza, colui che conosceva ogni cosa futura; anche se non lo avrebbe mai ammesso, Herobrine lo aveva sempre temuto proprio come lo temeva Notch : i suoi poteri di preveggenza lo rendevano una delle creature più pericolose di tutto l'universo.

Dopo un momento di cupo silenzio, Null scoppiò a ridere e corse verso il trono ad abbracciare il cugino; Herobrine, pur tenendolo, decise di assecondarlo, mentre Kinghast e Witherboss, malconci, osservavano la scena a bocca aperta, incerti sul da farsi.

Dopo qualche secondo, Null sciolse l'abbraccio e tornò cupo e silenzioso, ed Herobrine ne approfittò per parlare : -Ignoro i motivi della tua visita, ma mi ero accorto di te...-.

-Non appena ho varcato i confini del tuo regno?- chiese Null con noncuranza. All'espressione stupita di Herobrine trattenne una risata. -Dovresti ingaggiare dei guardiani migliori. Ho capito che non erano statue non appena li ho visti. Comunque sia, ti devo informare dei motivi della mia venuta-.

Herobrine lo ascolto con impazienza; il motivo principale per cui temeva Null era che si faceva vivo solo quando era in arrivo una catastrofe veramente apocalittica. L'ultima volta era stato più di un milione e mezzo di anni prima, e per poco non era stato distrutto un pianeta.

L'altro pericolo che rappresentava il dio nero era la natura dei suoi poteri : poteva anticipare tutte le mosse dell'avversario con estrema facilità e quindi diventare praticamente invincibile.

Null prese la parola : -Sono qui perché ho saputo che cosa hai fatto. Mi riferisco al piccolo Steve-.

Herobrine fu preso dal panico : -Non sarà sopravvissuto!-.

-Ne dubito; tuttavia non fidarti della mia parola. Sai che io conosco solo il futuro, non il presente. Tuttavia, so anche che l'hai fatto per via della profezia emanata da quella tua Strega-.

Herobrine si chiese come avesse fatto a saperlo; tuttavia preferì non proferire parola, mentre la sua mente correva al pensiero di cosa Null avrebbe fatto di quell'informazione. Gli vennero in mente solo tre opzioni : o era dalla sua parte, o voleva ricattarlo, o lo aveva raccontato a Notch ed era lì per dirgli di fuggire.

Con suo immenso sollievo, la prima ipotesi si rivelò esatta : -Hai fatto bene- disse infatti il dio della preveggenza. -Quel pallone gonfiato ha regnato troppo a lungo. È giusto che il cosmo passi a qualcuno più meritevole. Tuttavia la profezia di cui hai fatto tesoro era solo una piccola parte di una realtà più grande-.

Herobrine lo guardò confuso : -Che stai dicendo?-

-Pochi giorni fa ho scoperto che il futuro non è più visibile : ora appare sfocato, fioco, e talvolta cambia per poi riassettarsi. E tutto sembra legato ad una profezia divisa in tre parti. La prima è nota a tutti i veggenti, Streghe comprese. La seconda e la terza sono oscure, e nemmeno io riesco a decifrarle-

-Che vuoi dire?- chiese Herobrine. -Dovrei sospendere il mio piano fino a quando non ne saprò di più?-

-No- rispose Null -ma sta attento. Tutto sembra ruotare intorno al figlio di tuo fratello, quindi se per caso fosse sopravvissuto non esitare ad eliminarlo-

-I miei sottoposti hanno controllato. È morto- rispose il re degli Inferi.

Il dio veggente parve sollevato : -Ottimo! Ma resta comunque in guardia. Io cercherò di decifrare le altre due parti della profezia, e mi farò vivo quando ci sarò riuscito. Fino ad allora concentrati sulla prima-. Con questo ultimo congedo, Null svanì in uno sbuffo di fumo.

Herobrine guardò Kinghast e Witherboss, fino ad allora rimasti nell'angolo ad osservare la scena : -Sparite, voi due- ordinò senza troppi complimenti. I due furono ben felici di lasciare la sala del trono e il loro padrone immerso nelle sue cupe riflessioni.

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Capitolo 11
*** Rivelazioni - parte prima ***


Jeb era rimasto senza fiato davanti alle richieste di Steve. -Come sai dei mostri?- chiese stupefatto.

-Tenermi rinchiuso in casa per gran parte della giornata non ha funzionato granché, come puoi vedere- rispose il ragazzo. -Ho saputo di queste creature quando mi sono scontrato con una di esse ieri. Stavo per parlartene, una volta rincasato, ma tu sei voluto partire in fretta e furia-

Suo padre parve in presa ad una crisi di nervi : -Ti sei scontrato con uno di loro? Che cos'era? Come lo hai sconfitto? E ... per caso hai pronunciato il tuo nome mentre lo combattevi?-

-Non ho pronunciato il mio nome, anche se non ne capisco il senso- rispose Steve; Jeb a quelle parole parve rilassarsi. -Il mostro non l'ho sconfitto io, ma una ragazzina di nome Alex. Mi ha detto che la creatura si chiamava Creeper-

Jeb lo guardò severo, poi si sedette su un blocco di arenaria, -Siediti, per favore- ordinò al ragazzo, il quale obbedì senza obiettare. 

Il padre all'improvviso sembrava stanchissimo. Alzò lo sguardo : -Come vuoi. Ora risponderò a tutte le tue domande, ma sappi che non ti piaceranno le cose che ti dirò-

Steve lo ascoltò attento, Voleva sapere tutto il possibile, e forse anche qualcosa di impossibile. -Millenni fa- cominciò Jeb -questo era un mondo pacifico e governato dall'ordine, tutto per merito delnostro amato dio Notch; poi però un giorno avvenne l'irreperabile-

Steve continuò a mantenere i sensi al massimo. Jeb capì che ormai era impossibile dissuaderlo : -Immagino tu conosca la storia dei due fratelli divini. Bé, sappi che, dopo milioni di anni rinchiuso negli Inferi, Herobrine decise di prendersi il regno di Notch. Non trovava giusto che fosse lui a comandare. In gran segreto, plasmò una terribile armata con la quale marciò verso l'Aether, pronto per lo scontro con il fratello-

-Da chi era composta tale armata?- chiese Steve incuriosito. Jeb lo guardò con una faccia adatta ad un funerale : -Essa era costituita da quelli che oggi sono chiamati i Mostri degli Inferi o, parlando nell'antica lingua, Mostri del Nether. I più deboli di essi erano i Pigman Zombie, un gruppo di uomini-suini creati unendo parti animali e umane in una cosa sola; non erano particolarmente pericolosi, ma erano comunque una buona forza se erano in gruppo e possedevano spade d'oro che gli donavano maggior potenza. Erano campeggiati da uno dei tre generali di Herobrine : Pigmalione, un orrendo maiale corazzato che combatteva con una grossa mazza. A seguire c'erano gli Scheletri, esseri creati dando vita alle ossa dei dannati, campeggiati dal generale Witherboss, un orrendo ammasso di ossa con tre teste sparabili e privo di arti. Poi c'erano i Ghast, enormi fantasmi che emmettevano lugubri lamenti, che avevano nove tentacoli e una faccia tristissima; sparavano palle di fuoco sugli avversari e offrivano un'ottima forza distruttiva al dio dell'oscurità. Erano campeggiati dal più forte dei tre generali, Kinghast. Infine c'erano i Vampi, orrende creature fatte di fuoco, capace di lanciare verghe fatte di fiamme, scaturiti dai peggiori incubi di Herobrine, erano comandati da lui stesso. Fu con questa armata che il re degli Inferi rivelò a Notch la sua identità di usurpatore-

-E poi come finì?- chiese Steve. -Oh, ovviamente il dio della luce riuscì a vincere il fratello grazie alla forza combinata di tutte le anime dell'Universo; Herobrine e la sua armata furono così relegati negli Inferi, dal quale sono usciti solo qualche volta, e sempre communque per scopi bellicosi- rispose Jeb. -Tuttavia durante la battaglia Herobrine lanciò una maledizione sul mondo intero : da allora da ogni cosa buona sarebbe per sempre scaturito qualcosa di malvagio. Ed è qui che entrano in scena i mostri-

-I primi a nascere- continuò Jeb -furono gli Zombie, ossia corpi umani morti che si risvegliavano e si aggiravano per le campagne in cerca di umani da mangiare. In genere questi mostri non sono affatto pericolosi, poiché sono facili da uccidere, ma insieme sono una vera e propria macchina da guerra e i loro morsi sono contagiosi. Se vieni morso, diventi uno di loro. Ma la maledizioni di Herobrine non si sarebbe fermata qui-

Steve divenne più attento che mai. -Dopo gli Zombie infatti vennero gli Scheletri, non gli ammassi di ossa venuti dagli Inferi, ma semplici corpi ormai decomposti che conoscevano l'uso dell'arco e di conseguenza erano pericolossissimi. Infine arrivò la più tremenda delle piaghe : i Creeper. Si trattava di piante e animali ormai morti unitesi per formare queste orrende entità, composte da un corpo lunghissimo, una faccia triste e quattro ridicole zampette-

Steve annuì. Si ricordava molto bene il Creeper che lo aveva attaccato il giorno prima. -Queste creature hanno un meccanismo di riproduzione orribile : un attacco suicida che consiste nel farsi esplodere vicino ad un essere umano, così da infettarlo con le proprie spore e farle trasportare in giro per il mondo. Se invece l'umano muore nell'esplosione, le spore si depositano sul terreno e si nutrono del corpo morto, sviluppandosi più in fretta-

Jeb guardò Steve severo : -Tieni bene a mente le cose che ti ho rivelato, perché in futuro potrebbero fare la differenza fra vita e morte-

-Ma perché non devo pronunciare il mio nome davanti a loro?- chiese il ragazzo.

-Questa è un'informazione che terrò ancora per me, almeno finché non ci sarà motivo di riveelartela. Sappi però che è di vitale importanza-

Steve sbuffò : -Comunque non abbiamo finito. Che fine ha fatto la civiltà che abitava il deserto?-  

 

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Capitolo 12
*** Rivelazioni - parte seconda ***


-Che fine ha fatto la civiltà che viveva qui?- chiese Steve con uno sguardo indagatore.

Jeb sospirò : -Dopo la scomparsa delle foreste, i sopravvissuti al caldo infernale del deserto si diressero verso nord, in circa di pascoli più freschi e produttivi. Pochissimi riuscirono a completare la marcia, ma alcuni di essi raggiunsero le cosiddette Pianure Incontaminate, e lì costruirono una città-

-Quale città?- chiese Steve.

-Si chiama Persepoli- rispose Jeb. -Magari un giorno potrai visitarla perché, sai, oggi è ancora una bellissima località. All'inizio non era altro che un piccolo villaggio nella pianura, simile al nostro ma con costruzioni fatte di legno e pietra (vivendo fuori dal deserto potevano permettersi lussi che noi non abbiamo); poi, lentamente, le rotte commerciali cominciarono a spingersi verso quel paesino in crescita, e l'allora re Persian strinse alleanze con i regni vicini. Infine avvenne qualcosa che cambiò la Storia di quel villaggio-

Gli occhi di Jeb s'illuminarono : -Uno scienziato, di cui non so il norme, scoprì una miscela che permetteva a un corpo di guarire da ogni malattia o ferita. La chiamò Pozione di Rigenerazione, e questo segnò l'inizio di una nuova era per Persepoli. Dalla pozione furono infatti ricavate molte altre miscele, che donavano forza, velocità e intelligenza sovrumane. Grazie ad esse, una grande città prese in breve tempo il posto di quelle quattro case di legno e un popolo di sconfitti divenne un esercito invincibile : in testa ad un'orda di guerrieri potenziati, Persian marciò verso i regni vicini-

Jeb fece una breve pausa, poi riprese a narrare : -In un solo anno, Persian costruì un grande impero e rafforzò enormemente il potere militare di Persepoli. Poi però accade qualcosa che nessuno aveva previsto : Persian morì-

-La Pozione di Rigenerazione lo avrebbe protetto, ma funzionava solo dopo qualche minuto e solo se il corpo di chi l'aveva bevuta fosse ancora vivo. Così durante una battaglia un guerriero piuttosto furbo, anziché deriderlo dopo averlo sconfitto, gli mozzò la testa non appena le sue gambe cedettero-

-A Persian successe Cironte, che al contrario del padre era molto più attento alla cultura e alla pace che alle tattiche militari : non appena divenne re, siglò un armistizio contro il regno con cui erano allora in guerra e rese la libertà ai popoli che Persian aveva vinto. Dopodiché si impegnò a rendere Persepoli un regno bello e indipendente e, utilizzando le Pozioni come commercio, rafforzò il suo potere economico. In breve la città divenne bellissima e potente, e tutti gli altri re strinsero alleanze con Cironte. Tale di il suo prestigio che Notch stesso visitò la città e la dichiarò capitale del commercio mondiale-

-Alla morte di Cironte successe poi Ellades, che seguì le orme del padre e inoltre costruì un esercito di Golem di Ferro per proteggere la città dai mostri di Herobrine. Con essi il re rese Persepoli sicura dagli attacchi e parecchie persone lasciarono il loro regno d'origine per andarci a vivere. E così di re in re la città divenne sempre più bella e imponente : venne Aracnus che costruì le sue magnifiche mura, Randam che creò i suoi stupendi templi, Ahuramadza che dette il via alla costruzione di un complesso sistema idrico, poi proseguita da suo figlio ... Fino ad oggi-

Steve era rimasto affascinato dalle parole di Jeb. Non solo quel popolo era riuscito a risollevarsi dopo essere arrivato ad un passo dalla caduta, ma era anche riuscito a diventare il più potente del mondo! Roba da non crederci.

Un lavoro durato migliaia di anni, e quella gente non si era mai arresa, aveva continuato a faticare per ottenere un qualche potere assoluto rispetto alle altre popolazioni.

Steve rimase per un buon quarto d'ora con la bocca spalancata a ripensare al racconto di Jeb, poi si ricordò di avere ancora delle domande : -Padre, rispondimi sinceramente : riacquisterà o no la memoria?-

-Ah, Steve, fra tutte le domande hai preso l'unica a cui non so rispondergli. Perché non so se riacquisterai o meno la tua memoria, e se ci vorrà un tempo breve o lungo. Il mio consiglio è di non perdere mai la speranza- rispose Jeb.

Sdormire lo aspettava, ma la delusione lo colpì comunque come un macigno : avevo sperato che Jeb potesse dargli una risposta concreta.

-Un'ultima cosa- chiese -Perché mi hai portato qui?-

-Per addestrarti- rispose Jeb.

-Addestrarmi?- chiese Steve incredulo. -E in cosa?-

-Tutto-

-Ma perché?-

Jeb lo guardò severo : -Questa è un'informazione che terrò ancora per me- disse con un tono che non accettava proteste.

Steve comprese il messaggio e decise di lasciar perdere : avrebbe ripreso quella conversazione, ma quello non era il tempo giusto. Decise così di andare a dormire.

Quella notte, purtroppo, si sarebbe parlato di tutto tranne che di dormire.

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Capitolo 13
*** Zombie ***


Era ancora notte quando Steve si svegliò.

Sul soffitto del tempio c'era un grosso buco dal quale si poteva vedere il cielo, e osservandolo il ragazzo capì che non potevano essere più delle due di notte.

Rabbrividì. Le spesse pareti del tempio rallentavano il freddo polare della notte, ma non lo fermavano del tutto.

Steve si sedette sul largo pavimento di arenaria. Che cosa mai poteva essere stato a svegliarlo? Non si sentivano rumori e lui e suo padre erano gli unici esseri viventi presente nel tempio, e forse anche in tutto quel tratto di deserto.

"Forse dipende da me" pensò, "magari mi dovevo semplicemente svegliare"

Si sdraiò di nuovo e tentò di riaddormentarsi.

Tuttavia, dopo cinque interi minuti, il sonno ancora non accennava ad arrivare. Inoltre Steve continuava ad avere una sensazione nella testa che continuava a ripetere "pericolo" sempre più forte.

Nonostante cercasse di ignorarla, il ragazzo non riusciva a zittirla.

Alla fine decise di parlarne con suo padre, almeno da avere la certezza che non ci fossero problemi in vista. Ma quando si girò verso la parte del tempio dove dormiva Jeb, rimase sgomento.

Suo padre non c'era.

Nel suo angolo c'erano solo il suo zaino e il largo sacco a pelo in cui aveva dormito; a giudicare poi dalle coperte smosse di quest'ultimo, doveva essersene andato da poco.

Steve decise di aspettarlo. Probabilmente era solo andato a controllare che fosse tutto a posto, o a fare i suoi bisogni, e sarebbe tornato a minuti.

Tuttavia la sensazione nella sua testa continuava a tormentarlo come un campanello d'allarme, e malgrado ostentasse sicurezza, dopo cinque minuti di attesa il ragazzo cominciò a temere il peggio.

Dopo venti minuti decise di andarlo a cercare : era successo qualcosa, o non Jeb non sarebbe scomparso per così tanto tempo.

Sperando con tutto il cuore di sbagliarsi, afferrò una torcia e si diresse verso il corridoio che portava ad una delle due torri del tempio.

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Steve vide con sollievo Jeb appoggiato ad una porta chiusa che, a quanto pareva, portava alla torre destra.

Si avvicinò a lui felice, deciso a chiedere spiegazioni, ma quando arrivò vicino a lui questi lo zittì con un cenno.

Steve lo guardò sorpreso : Jeb non faceva altro che rimanere appoggiato alla porta con le orecchie in posizione d'ascolto. Ogni volta che provava ad aprir bocca, lo zitti va con il solito cenno. Ad un certo punto gli fece segno di appoggiarsi anche lui.

Steve eseguì e accosto le orecchie alla porta. Non appena lo fece gli si gelò il sangue.

Da dietro la porta si udivano gemiti ed orribile lamenti. Il ragazzo capì che dovevano appartenere a più di una creatura. I latrati andavano via via diminuendo, ma erano fin troppo udibili. Steve capì che cosa stava succedendo.

Erano in un nido di zombie.

La rivelazione gli attraverso la mente come una freccia. Il ragazzo si maledisse per non essere venuto lì prima.

I lamenti continuarono per un po', poi scemarono del tutto. Jeb fece segno a Steve di venire via subito.

-C'è ne sono anche nell'altra torre- disse mentre correvano verso i sacchi a pelo -Questo posto è pieno zeppo. Adesso sono distratti e non ci hanno ancora notati, ma appena sentiranno il nostro odore dovremo andarcene di qui. E di corsa-

Tornarono nella sala dove si erano accampati e raccolsero le cose in fretta e furia, poi si diressero verso l'uscita del tempio.

Da essa potevano vedere il deserto illuminato dalla luce della luna. Steve rabbrividì quando la freddissima aria della notte lo investì come una secchiata d'acqua.

-Vedi quella grotta?- disse Jeb indicando un'apertura in un monte a qualche centinaio di metri da loro. -Se gli Zombie escono, sarà il luogo dove fuggiremo. Penserà il freddo notturno a fermare i mostri-

Steve annuì. Sapeva cosa fare e si mise sull'attenti, pronto a scattare al primo segno di pericolo.

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Dopo due ore ancora non era successo niente.

Steve si chiedeva se era davvero necessario restare così in guardia. Forse gli Zombie non si sarebbero accorti della loro presenza prima che spuntasse il Sole e loro se ne sarebbero potuti andare in tranquillità.

Stava ormai pensando di schiacciare un pisolino quando la sensazione di pericolo tornò a farsi sentire; dopo qualche istante sentì alcuni tonfi provenire dall'interno del tempio, seguiti da uno scricchiolio e da un miscuglio di lamenti e grugniti.

Jeb iniziò a correre e Steve lo seguì. Non appena furono fuori il freddo della notte li investì come un mostro invisibile. Steve sentì le sue membra irrigidirsi e il suo respiro condensarsi mentre correva.

Raggiunsero in fretta la grotta, fortuna mente riscaldata da una vicina pozza di lava, e videro con orrore un esercito di mostri verdi e lattanti uscire dal tempio.

Erano almeno un centinaio e si muovevano molto lentamente. Fecero qualche passo verso la grotta, ma dopo pochi metri rinunciarono e tornarono al sicuro nel tempio, riparati da quel gelo polare.

-Per stasera siamo al sicuro- disse Jeb. -Torna a dormire, Steve. Farò io la guardia-

Steve obbedì felice : nonostante fosse provato da quella mandria di Zombie affamati, aveva bisogno di recuperare un po' di sonno.

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Non appena tutti gli Zombie furono nel tempio, una figura misteriosa cadde in mezzo a loro e, impugnata la spada, in breve tempo li uccise tutti.

-Te l'avevo promesso, Notch- mormorò. -Mi sono preso cura di tuo figlio, e continuerò a farlo-

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Capitolo 14
*** La fortezza sotterranea ***


Null si trovava in una larga pianura, completamente spoglia a eccezione di qualche albero, e osservava l'apertura dell'immensa grotta di fronte a sé.

Ormai venire lì era quasi un'abitudine, ma ancora quel gigantesco foro nel terreno gli metteva i brividi; non per il suo aspetto, certo, ma per cosa celava.

Il dio della preveggenza scese a fatica facendo leva sui blocchi di roccia e terra che gli permettevano un appiglio : nonostante fosse immortale, una caduta da quella altezza avrebbe fatto comunque molto male. Fortunatamente presto il terreno tornò semipianeggiante, nonostante fosse comunque lievemente inclinato verso il basso.

Null continuò la sua discesa a passo svelto e sicuro. Gli zombie e gli altri mostri della caverna alla sua vista si scosta trono impauriti. Avevano imparato a loro spese che quel dio era mille volte peggio del loro signore, Herobrine.

Null giunse infine a quelle che parevano le rovine di un'immensa città sotterranea semisepolta dalla roccia e dal pietrisco. Parevano abbandonate da anni : i muri erano in pietra ben concia, ma in alcuni punti erano incrinati dal peso della roccia o ricoperti di muschio.

In effetti quel posto era molto vecchio. Risaliva alla Grande Guerra contro i Draghi Titani.

Si trattava, infatti, della fortezza che Notch, insieme a lui e a suo fratello Herobrine, aveva stabilito il suo quartier generale. Non che fossero soli : molte altre divinità minori li avevano aiutati nella loro ribellione.

Null se le ricordava tutte : Frostgirl, la dea dei ghiacci; Light, il dio del sole abbagliante; Ghostve, il portatore di morte; Entity, colui che scatenava le sfortune sul mondo; e infine Error, un dio misterioso di cui nessuno sapeva niente, ad eccezione di lui che sapeva che fosse il dio persecutore dei malvagi.

Insieme, tutti avevano lottato per spodestare i Draghi Titani dai loro troni; certo non era stata un'impresa facile. Più volte la loro sorte era parsa segnata, ma alla fine erano stati loro a vincere.

Null rabbrividì. Il ricordo di quegli orribili rettili giganti gli faceva ancora ribrezzo. Eppure aveva bisogno di loro per prendersi gli Inferi, anche se ciò significava restituire l'universo al suo vero padrone.

Mentre camminava per gli immensi corridoi della fortezza, Null vide parecchi minuscoli esseri striscianti simili a serpenti piumati. Il dio sapeva che erano mostri messi a guardia della cosa custodita in fondo alla cittadella. Solo un dio poteva passare, e lui lo era.

Null raggiunse così la camera centrale senza problemi.

Ricordava bene quel posto : era il luogo dove lui d i suoi compagni decidevano le strategie d'attacco. Ora, invece, serviva solo come un magazzino per contenere il più terribile dei flagelli.

Al centro della sala c'era un buco pieno di lava bollente, sormontato da un grosso telaio quadrato che combaciava perfettamente con il pozzo sottostante. Sul telaio erano poste otto magnifiche perle verdi. Solo il pezzo centrale, ossia quello che serviva ad attivare il portale, ne era privo.

Null si avvicinò al telaio e urlò : -Mio Signore, risponde temi se potete!-

Il telaio per un attimo rimase inattivo, poi agricolo e divenne nero come la notte più oscura; infine, al centro comparvero due occhi viola, puntati sul dio della preveggenza e recanti un indubbia espressione di esasperazione.

-Cosa vuoi, Null? Mi pareva di averti detto che non volevo essere disturbato- mormorò una voce che parve provenire dai due occhi.

-Perdoni la mia impazienza, mio Signore, ma voleva avvisarla che la missione è stata un successo. Herobrine è più determinato che mai a risvegliare i Draghi e a uccidere Steve-

-Ottimo- mormorò la figura misteriosa compiaciuta. -Gli hai detto la verità su suo nipote?-

-No, mio Signore. Non sa che è ancora vivo-

-Perfetto. Quel ragazzo ci serve vivo ancora per un po'. Sai che a lui spetta il compito di sconfiggere i Draghi Titani Elementali, ma ricorda che al risveglio dei Draghi Titani dell'Apocalisse lui dovrà morire. Ne va del nostro piano.

-Mio Signore, non credete sia più prudente eliminarlo subito? Risparmieremmo tempo e fatica : basterebbe che io avvisi Herobrine e... -

-No!- urlò il misterioso essere. -Lui è la chiave per sbarazzarci di Herobrine! Grazie a lui quattro Draghi saranno liberati e altri tre seguiranno il loro destino-. La creatura parve scontenta : -Non sei affatto come tua madre ...non vedi al di là del tuo naso-

-Ti ricordo che sei ancora prigioniero e che hai bisogno di me. Non insultarmi!- urlò Null adirato.

L'essere parve ridacchiare : -Sciocco ... Tu non hai alcun potere su di me ... A che tu, come i tuoi vecchi compagni, non vali nulla ... Credete di aver vinto la guerra con il vostro valore? Fu solo un colpo di fortuna, e voi nella vostra arroganza ci avete dimenticati ... Gli Elementi sono stati rinchiusi nell'Overworld, mente l'Apocalisse è sprofondato nel Nether, ed infine io sono stato imprigionato in questo universo oscuro ... Avete regnato dall'alto di un trono usurpato, ed è tempo che riconsegnate il tutto al vero Signore dell'Universo ...-

Gli occhi scomparvero e il portale parve richiudersi : -Ricorda il nostro patto, Null, e non osare più ribellarti al mio potere ...- a quel punto il portale si chiuse del tutto.

Null rimase per un secondo senza parole, poi mormorò : -Si, mio Signore- e si incamminò verso l'uscita.

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Capitolo 15
*** Dinnerbone ***


Non appena il Sole sorse, l'aria calda del mattino rinvigorì gli arbusti e i cactus e gli animali uscirono dalle loro tane per godersi i calorosi abbracci dei raggi dell'astro.

Steve e Jeb erano già partiti da un'ora, in parte perché la caverna in cui alloggiavano era stata allagata dal ghiaccio sciolto (poiché era in realtà una cascata) e in parte perché avevano trovato i resti degli zombie della notte precedente ammassati all'interno del tempio; in molti erano stati decapitati e massacrati con una spada o un arco e perciò i due avevano preferito mettersi subito in viaggio : non ci tenevano a scoprire chi avesse fatto quel lavoro.

Mentre camminavano, Steve notò con sorpresa che il paesaggio cambiava sempre più : le alte dune di sabbia si erano lentamente trasformate in praterie e gli arbusti le popolavano in un numero sempre maggiore. Faceva ancora caldo, ma meno che nel deserto.

In breve i due viaggiatori raggiunsero una larga piana erbosa tappezzata da fiorellini, dove fecero una sosta. Mangiarono molto in fretta, poiché dovevano raggiungere la meta entro la sera (a detta di Jeb) ma Steve ebbe comunque il tempo di ammirare il bellissimo panorama.

Man mano che proseguivano, la pianura lasciò il posto a un'immensa foresta. Steve mai aveva visto piante così grandi e con un fusto così resistente. Rimase impressionato da quella vista.

Anche la fauna cambiò non poco : i piccoli coniglietti vennero sostituiti da grossi cavalli selvaggi e mucche selvatiche. Talvolta si intravedevano anche dei maiali o delle pecore, o ancora più raramente dei lupi.

Dopo quasi un giorno di marcia, raggiunsero il luogo più bello che Steve avesse mai visto ... o almeno che ricordasse di aver visto.

Era un lago. Una grandissima massa d'acqua costellata da spiagge e cascate. La pallida luce del Sole durante il tramonto illuminava il bacino, rendendolo un magnifico miscuglio di colori.

Sui lati del lago non c'era più la foresta, ma enormi montagne spoglie, con qualche albero qua e la. I picchi delle vette erano innevati e brillavano di fronte alla luce del Sole tramontante.

-Benvenuto nella nostra nuova casa- disse Jeb con un sorriso.

La loro nuova casa? Steve era euforico. Era troppo bello per essere vero. Quel luogo era così vivo, così diverso dal mortale e inospitale deserto ...

Jeb lo condusse verso una delle montagne più vicine, che aveva la forma parecchio squadrata e malmessa. Pareva essere stata colpita da innumerevoli frane e valanghe.

Ai piedi della vetta c'era una casupola di mattoni grezzi, con un bellissimo tetto bianco e due grandi recinti ai lati; nel primo c'erano una mandria di mucche separata da un gregge di pecore da una staccionata; nel secondo c'era un ampio orto. Davanti alla porta d'ingresso c'era un cavallo legato ad un palo, guardato diligentemente da un cane sdraiato sul prato. L'animale fece versi di gioia quando vide Jeb.

Steve osservò attentamente il cavallo. Era un magnifico palomino, con i fianchi robusti e le zampe muscolose.

Jeb bussò tre volte alla porta, e dopo qualche istante venne ad aprirgli un omino.

Era un uomo piuttosto grasso, con una larga camicia nera e pantaloni blu notte; sul capo teneva due larghi occhiali arancioni. Non appena vide Jeb gli diede un caloroso abbraccio : -Amico mio! Allora non mi avete dimenticato tutti ...-

-Ma certo che no!- rispose ridendo Jeb, ricambiando l'abbraccio. -Non ti ha dimenticato nessuno, Dinnerbone! Non ti veniamo mai a trovare solo perché abiti a due giorni di cammino da noi, e devi capire che con il deserto in mezzo ...-

-Tranquillo, ti capisco. Non mi trasferisco solo perché questo è il posto perfetto per allenare qualcuno. Anche se ormai mi chiedo perché mi ostino a continuare con questo lavoro, visto il numero sempre più basso dei miei allievi ...- un'ombra passò sul suo volto, che però tornò subito felice : -Ma perché ci costringono a stare fuori? Entrate, entrate!-

I tre entrarono nella casetta : era molto ben arredata, con tanto di cucina e tavolo da lavoro. L'omino chiese a Steve : -E tu chi sei, ragazzo?-

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Capitolo 16
*** Decisioni ***


-Mi chiamo Steve- rispose il giovane. -Sono il figlio di Jeb-.

L'uomo lo guardò sorpreso, poi scoppiò a ridere e batte una pacca sulla spalla di Jeb : -E così ti sei sistemato, vecchio mio! E chi è la fortunata donna? Certo che potevi almeno avvertirmi ... d'accordo che non lascio mai questa valle, ma per un matrimonio posso fare uno strappo alla regola!-

Jeb sorrise vedendo la reazione del suo vecchio amico : -Ho molte cose da raccontati. Che ne dici di parlarne davanti a due ciotola di zuppa di funghi?-

-Vero, vero!- rise ancora l'uomo. -Ero così preso dalla felicità nel ritrovare un caro amico che mi sono scordato le regole dell'ospitalità! Anzi ... ora che ci penso non mi sono nemmeno presentato al tuo ragazzo! Che stupido che sono!- disse porgendo la mano a Steve; questi la strinse, pur avendo ancora capito poco dal situazione. L'uomo strinse con foga : -Il mio nome è Dinnerbone, maestro di sopravvivenza e addestratore di guerrieri!-

Jeb rise sentendo la frase che il suo amico gli aveva pronunciato molti anni prima. Dinnerbone prese tre ciotole da un baule e verso al loro interno della zuppa : -Mangiate, prego! Questa non è una semplice zuppa ai funghi, gli ingredienti provengono direttamente dalle paludi del Non Ritorno, raccolti dal sottoscritto anni fa! E fidatevi, si conservano per secoli!-

Jeb ne mangiò un cucchiaio, poi chiese con fare indagatore : -Allora, come vanno gli affari?-

Dinnerbone parve intristirsi a quella domanda : -Eh, che ci vuoi fare, sono tempi duri. Ormai alla gente non interessa più imparare a combattere con fatiche ed esperienze che migliorano il fisico e la mente. No, tutti ora preferiscono quei ciarlatani in città che fanno pagare tanto e addestrano per poco tempo e molto male-. Fece una smorfia : -Nessuno viene più da noi Educatori Guerrieri da anni. Quasi tutti i miei colleghi ormai hanno cambiato lavoro. Per quanto ne so, sono io l'unico imbecille che ancora non ha piantato tutto e si è cercato un lavoro da maniscalco-

Dinnerbone sospirò : -Ma non ci posso fare nulla. Io ho questo mestiere del sangue e non voglio lasciarlo. Perciò aspetto qui che arrivi qualcuno che vuole ancora essere addestrato bene. Il cibo non mi manca, la foresta mi fornisce tutto ciò di cui ho bisogno e godo di un panorama stupendo. Sarebbe una bella vita se non fosse che ogni tanto mi sento un po' solo-. Guardò Steve : -Tuo padre è stato uno dei miei ultimi allievi-

-Che cosa sono gli Educatori Guerrieri?- chiese il ragazzo incuriosito.

-Oh, è il nostro, insomma, nome d'arte. È un gruppo di persone di cui faccio parte che vive in luoghi isolati come questo e che insegna ai futuri guerrieri a cavarsela davvero da soli. Anche se questo posto a prima vista ti sembra un paradiso, al suo interno è molto pericoloso ed è quindi un campo da giochi per i miei allievi ... se ne avessi ancora-

-Davvero mio padre è stato il tuo ultimo acquisto?- chiese ancora Steve.

-Non l'ultimo : uno degli ultimi. È venuto ancora qualcuno dopo di lui, ma dopo poco gli allievi sono finiti-

-Beh, adesso ricominciano- disse Jeb. -Non sono qui solo per una visita di piacere. Voglio che tu addestri mio figlio-

Dinnerbone parve pietrificarsi : -Scusa, puoi ripetere?-

-Non hai sentito male. Addestralo. Fan ne il tuo miglior allievo. Ti assicuro che non ti deluderà-

Dinnerbone guardò Jeb a bocca aperta, poi si alzò dalla sedia e lo abbracciò : -Oh grazie, amico mio! Finalmente posso riprendere il mio amato lavoro! Non preoccuparti, al termine del periodo di formazione il ragazzo sarà meglio che mai!-

-Puoi girarci!- esclamò con entusiasmo Steve, al quale non dispiaceva l'idea di vivere lì ed essere addestrato nell'uso del armi.

Dinnerbone corse dentro un'altra camera : -Viene preparò subito la stanza degli ospiti!-. -Non serve, facciamo da sol...- Jeb non fece in tempo a finire che già l'amico aveva sistemato i mobili e posizionato due letti con coperte rosse.

-Iniziamo domani alle sette in punto!- disse Dinnerbone a Steve. -Vatti a coricare, che domani sarà una giornata dura!- Steve eseguì l'ordine volentieri, felice di poter di nuovo dormire su un letto vero.

Anche Jeb stava per coricarsi, quando Dinnerbone lo afferrò per il bavero e lo trascino di nuovo nella sala da pranzo : -Tu non vai da nessuna parte, bello! Adesso mi racconti della donna che ti sei sposato! E voglio sapere tutti i dettagli!-

Jeb lo guardò seriamente : -Non è così semplice. Vedi, ora stiamo giocando con qualcosa che né tu né io possiamo sperare di controllare. Ti racconterò tutto, ma sappi che in questi anni è accaduto qualcosa di più di un matrimonio ...-

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Capitolo 17
*** Primo addestramento ***


Steve fu svegliato all'alba da un Dinnerbone piuttosto frettoloso ed irritante : -Giù dal letto! Si comincia alle sette, non ricordi?-

Il ragazzo guardò l'orologio appeso sopra la porta. Erano solo le cinque. -Che cosa dici?- chiese arrabbiato. -È prestissimo!-

-Fidati, ho i miei buoni motivi per svegliati a quest'ora- disse Dinnerbone. -Ci conosco voi nuovi allievi : il primo giorno vi accade di tutto. Potresti rovesciati addosso la colazione, ustionarti con il caffè, ferirti con uno spigolo ... Eh, che ci vuoi fare, con voi nuovi non si può mai sapere!-

-A me il primo giorno è caduto in testa un pezzo di tetto- disse Jeb, appena comparso sulla soglia.

-Che ci fai in giro a quest'ora, vecchio mio?- chiese Dinnerbone con il suo solito fare entusiasta.

-Con le tue urla è piuttosto complicato dormire- affermò ridendo Jeb, e di certo non gli si poteva dare torto.

-Lo sai che è il mio lavoro ... e comunque, visto che siamo tutti svegli, vado a prepararvi la colazione. E tu scendi dal letto!- urlò l'allenatore a Steve che stava cercando di tornare nel mondo dei sogni.

Il ragazzo avrebbe volentieri mollato un pugno sul naso a quel pazzoide, ma non poteva di certo farlo davanti a suo padre, perciò strinse i denti e uscì dalla camera dirigendosi verso la cucina.

Dinnerbone cucinava del caffè e latte cantando a squarciagola, cosa che sarebbe stata apprezzabile se non fosse stato che aveva una voce stonata come poche.

-Sei proprio sicuro di voler rimanere qui con noi, papà?- chiese Steve a Jeb.

Il Villager sorrise : -Tranquillo, figliolo. Né pericoli né mostruoso canto di allenatore mi allontaneranno da te. E comunque non dimenticare che ho già vissuto tutto questo, lo sai-

-Cos'è, adesso insinui che canto male?- replicò Dinnerbone fingendosi stizzito.

Finita la colazione, il trio si lavò nel lago e poi si vestirono con abiti donati gentilmente dal padrone di casa. Infine, Dinnerbone li condusse nei pressi di un bosco.

-Oggi la lezione è centrata sullo strumento principale di un guerriero : la spada! Certo, esiste anche l'arco, ma di questo ce ne occuperemo poi. Ora, per costruirne una devi usare questo- Dinnerbone piazzò per terra un largo tavolo con dei cubi disegnati in alto. -Questo è un Tavolo da Lavoro e si USA per fabbricare qualsiasi cosa. Ora, per prima cosa costruiremo una spada di legno, ossia la più rudimentale. Il tuo compito è andare nel bosco e trovare il legno più adatto per questo-

-Come devo fare?- chiese Steve.

-Vedi, i legni non sono tutti uguali- rispose Dinnerbone -In genere quello migliore è ricavato da alberi piuttosto vecchi, che hanno corteccia dura ma facile da lavorare. Tuttavia potresti trovare anche legni più pregiati. Fidati del tuo istinto, ragazzo-

-E se incontro dei mostri che devo fare?- chiese ancora Steve.

-Nasconditi, scappa o combatti come meglio credi. Nel caso ti trovassi in difficoltà, urla e accorreremo in tuo soccorso- rispose l'addestratore. -Solo una cosa : ricordati di non pronunciare mai il tuo nome, nel caso decidessi di combattere-

-Perché?- domandò Steve incuriosito.

-Vedi, i mostri a intervalli di alcuni anni resuscitano- rispose Dinnerbone. -E hanno la memoria piuttosto lunga, ma molto male organizzata. L'unica cosa che ricorderanno di te sarà il tuo nome ... e sanno essere molto vendicativi-

Steve si diresse veloce verso la foresta, deciso a completare al meglio l'esercizio. Non appena fu lontano, Jeb si scagliò sul suo vecchio allenatore : -Che cosa ti è saltato in mente? Ti avevo chiesto FI inventati una scusa plausibile, non una favoletta!-

-Sai che non sono bravo in questo campo, qui sei tu quello che da giovane si inventava bugie per saltare gli allenamenti- replicò Dinnerbone. -Preferibile che gli dicessi la verità? Che non può dire il suo nome perché non appena i mostri sprofonderebbero negli Inferi Herobrine verrebbe a sapere che e ancora vivo?-

-Oh, lo sai benissimo che potevi inventati qualcosa di meglio! Capirà che una bugia non appena uscirà da questa gola!-

-Uscirà da questo posto sola fra dieci anni,e allora tu gli dovrai pure rivelare le sue vere origini. Prima o poi gli verrà il dubbio che non ha una madre, no?-

Continuarono a battibeccare per un po'. Nel frattempo Steve aveva già raccolto la legna.

Aveva scelto quella che aveva ricavato dal tronco di un piccolo abete molto giovane; non corrispondeva certo alla descrizione di Dinnerbone, ma lui sentiva che era quello giusto. Non sapeva perché, ma era certo che non se ne sarebbe pentito.

Mentre tornava udì un grugnito nel folto della foresta. Si avvicinò e vide un grosso Zombie che si trascinava sul terreno con le mani, poiché aveva perso entrambe le gambe, evidentemente mangiate da altri mostri durante la sua vita da umano.

Steve provò pietà per lui. Raccolse un bastone e cautamente si avvicinò. Lo Zombie cercò di afferrarlo, ma senza le gambe faticava a raggiungerlo. Il ragazzo lo guardò e all'improvviso chiuse gli occhi senza volerlo.

In quell'istante la mente si riempì di pensieri non suoi, che realizzò provenissero dal mostro : faticava a focalizzarsi su di essi, ma era evidente che era tutti rivolti al solo istinto di nutrirsi.

Steve riaprì gli occhi. Non sapeva cosa fare. Non poteva ucciderlo : quella cosa un tempo era una persona, un essere umano, e non aveva scelto lui quella condizione. D'altronde aveva compreso, guardando nella sua mente, che non era più un uomo, ma il semplice relitto di esso rivolto solo al pensiero di soffocare la fame.

Alla fine decise di porre fine alle sofferenze del mostro : afferrato un bastone, lo piantò con forza nel cranio della creatura. Lo Zombie gorgoglio, poi si immobilizzò e non si mosse più.

Steve tornò sui suoi passi e raggiunse in fretta Jeb e Dinnerbone. L'addestratore si complimentò con lui per la scelta della legna e gli mostrò come creare una spada.

Non rivelò niente di quello che era accaduto nel bosco né a Jeb né a Dinnerbone : non tanto per paura dello Zombie, quanto più del fatto che lui aveva sentito i suoi pensieri e aveva compreso il suo dolore. No, avrebbe tenuto nascosta la cosa ancora per un po'.

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Capitolo 18
*** Dieci anni dopo ***


E così Steve passò i successivi dieci anni ad allenarsi sotto la guida di Jeb e Dinnerbone.

Dieci anni di fatiche, insegnamenti e dottrine di cui il ragazzo faceva tesoro sempre e comunque.

Nei primi sei mesi non aveva studiato granché come guerriero : Dinnerbone gli aveva per lo più insegnato a fabbricare armi e attrezzi da guerra, come spade e archi, a trovare i materiali e a scegliere i migliori fra tanti.

Così dalle spade in legno aveva scoperto anche le spade di pietra, ferro, oro e diamante, una più resistente dell'altra. I materiali per costruirle si ricavavano principalmente in boschi e miniere, e per trovarli bisognava costruirsi picconi per spaccare le pietre e ascie per rompere gli alberi, o anche pale per scavare nella sabbia e disseppelirli; inoltre con i materiali ricavati si potevano anche costruire armature, utilissime per i combattimenti. Steve aveva anche scoperto un particolare minerale, la Pietrarossa, che serviva a costruire circuiti complessi.

Terminata la parte teorica si era passati alla pratica : questa era stata più difficile e lunga, poiché era durata tre anni interi. In questo tempo Steve imparò a combattere i vari mostri che ogni giorno Dinnerbone e Jeb catturavano per lui.

Imparò che il modo migliore per affrontare uno Zombie è farlo sotto il sole, poiché essi bruciano al tocco della sua luce, e che per combatterli la scelta migliore era la spada,a meno che non fossero in grandi gruppi, in cui era più preferibile l'arco.

Poi passarono agli Scheletri, orrende creature fatte di ossa e provviste di arco, molto veloci e subdole : Steve impiegò un po' di tempo a sconfiggerli, poiché bisognava affrontarli nascosti e con gli archi, mentre lui era più abituato in un combattimento corpo a corpo, ma in breve si adattò.

Dopo gli Scheletri passarono ai Creeper, che si affrontavano usando la tecnica "mordi e fuggi" : nonostante fosse preferibile combatterli a distanza con un arco, Dinnerbone insistette perché imparasse questa dottrina, che consisteva nel colpire il mostro e filarsela prima che esplodesse per poi tornare alla carica quando si fosse calmato.

Passarono poi ai Ragni ed ai Ragni delle Caverne : entrambi vivevano in luoghi bui e diventavano creature tranquille alla luce del sole. Tuttavia le differenze erano evidenti : i primi vivevano in spazi aperti ed erano solitari, molto grossi e poco velenosi, mentre i secondi abitavano le caverne in grandi colonie e malgrado le loro dimensioni ridotte erano più pericolosi a causa del loro morso avvelenato. Il modo migliore per combatterli era usare l'arco appostati su un'altura e ucciderli nel caso riuscissero a salire, poiché erano mostri in grado di scalare le pareti.

Dopodiché si passò agli Slime : poco lontano dal campo c'era una palude e Steve andò lì per affrontarli nel loro habitat. Erano gelatine grosse e melmose che alla morte si dividevano : unica soluzione per vincerli era combatterli con la spada finché non avessero più potuto dividersi.

Dopo gli Slime passarono alle Streghe, uomini e donne che avevano venduto l'anima al dio degli Inferi, Herobrine. Jeb e Dinnerbone riuscirono a rapirne una nella palude e mostrarono a Steve che per sconfiggerle bisognava colpirle più volte con la spada o con l'arco poiché usavano pozioni per rigenerarsi.

Poi si passò ai Guardiani Elder : si trattava di grossi pesci in grado di sparare raggi laser dagli occhi. Vivevano tra le rovine sommerse di Atlantide, ma Dinnerbone era in passato riuscito a catturarne alcuni esemplari. Si rivelarono molto insidiosi per Steve, ma ancora una volta il ragazzo li vinse senza troppe difficoltà.

Stranamente ogni volta che affrontava un mostro a Steve era assolutamente vietato di pronunciare il suo nome di fronte a loro, sempre con la stessa scusa usata da Dinnerbone durante il primo addestramento. Il ragazzo non ci credeva molto, ma spesso archiviava la questione per concentrarsi sugli allenamenti.

Dopo gli addestramenti con i mostri Dinnerbone, Jeb e Steve lasciarono la valle e per ben sei anni viaggiarono per i luoghi più ostili del mondo, e ad ogni sosta il ragazzo doveva combattere con entrambi i suoi mentori, così che si adattasse ad ogni situazione.

Un esempio fu quando raggiunsero l'Estremo Nord : a confronto la gelida notte del deserto dell'Ombra era una bazzeccola. Steve rafforzò i suoi muscoli combattendo fra i ghiacci della regione, individuando così i punti migliori per lottare con un nemico.

Oppure la traversata del deserto del Sahara : alla temperatura di quasi settanta gradi Steve imparò a dosare le energie e risparmiare la fatiche durante le lotte.

Per non parlare delle lunghe marce nelle paludi o tra le foreste di funghi : Steve imparò ad adattare l'ambiente a sé stesso, usando il fango e i miceli dei funghi per intrappolare i nemici.

Quando ormai tornarono nella valle di Dinnerbone, Steve era un uomo di vent'anni con un'ottima muscolatura, grandi preparazioni atletiche e un grandissimo ingegno.

Tuttavia voleva ancora qualcosa : sapere la verità su chi fosse sua madre e sul perché non potesse pronunciare il suo nome di fronte ai mostri. Era pronto a fare qualunque cosa per saperlo, anche di scendere dritto nel Nether e affrontare Herobrine a mani nude.

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Capitolo 19
*** Ritorno a Harimadz ***


Steve si diresse verso la camera di Jeb, il quale stava lucidando una preziosa spada di diamante insieme a Dinnerbone. I due stavano discutendo animatamente di qualcosa, ma al ragazzo non importava. Doveva parlare con lui, e subito.

-Papà, posso parlati un momento ... in privato?- chiese entrando. Jeb alzò appena la testa e lo guardò apparimente sorpreso, ma lo seguì senza fare commenti.

Steve lo condusse in una radura nella foresta poco lontano dalla casa di Dinnerbone, il quale li stava osservando dalla finestra tentando di non farsi notare (fallendo miseramente).

-Allora, di cosa mi volevi parlare?- chiese Jeb, anche se era certo di conoscere già la risposta.

Steve lo fissò intensamente : -Papà, ormai il mio addestramento è terminato. Hai finalmente concluso la missione che ti eri posto. Ma ora che sono un vero guerriero, desidero ancora una cosa prima di tornare a casa-

-Ossia?- chiese Jeb.

-Risposte- disse Steve.

Il Villager lo guardò triste : non si era sbagliato, era proprio questo quello che il ragazzo voleva. -Che genere di risposte?-

-Solo due- rispose Steve. -Chi erano i miei veri genitori e perché non ho alcun ricordo della mia vecchia vita-

Jeb parve preoccupato : -Perché mi fai queste domande?-

-Perché non sono un imbecille- rispose il ragazzo. -Magari potevi ingannarmi quando ero giovane, ma ormai ho vent'anni e le cose mi appaiono più chiare. Tu non puoi essere il mio vero padre, perché non possiedo le caratteristiche tipiche dei Villager; sono molto più simile a Dinnerbone, che è un umano. Quindi tu devi avermi adottato. E per la seconda domanda, dopo tutti i cataloghi di medicina che l'allenatore mi ha fatto leggere so che una botta in testa non fa perdere la memoria a lungo ... deve essere stato qualcos'altro, qualcosa di molto più forte-

Jeb stava per replicare, quando all'improvviso sentì qualcosa premere contro la sua mente. Infastidito, scosse la testa nel tentativo di scacciarla, ma la presenza si fece più forte ed irruppe nei suoi pensieri.

Poi udì una voce : "Diglielo".

Jeb sgranò gli occhi : "Notch?" pensò.

"Si" rispose la voce. "Sto usando la tua mente per comunicare con me dall'Aether. Dì la verità al ragazzo".

"Che dovrei fare?" chiese Jeb.

"Portalo a Harimadz ... o almeno a quello che ne rimane" rispose Notch. "Rivelargli ciò che sai, poi fermatevi lì per la notte, cosicché possa comunicare con mio figlio. Questa discussione non ha motivo di esistere, quindi non prolungare oltre il tormento di Steve".

La presenza lentamente svanì e Jeb tornò cosciente. Guardò Steve; dalla sua espressione intuì di essere rimasto di sasso solo per due o tre secondi.

-Va bene- disse. -Seguimi-


*****************************


Dopo aver salutato Dinnerbone, Jeb condusse Steve oltre le montagne che circondavano la valle dell'addestratore di guerrieri. Dopo averle superate, attraversarono un'ampia pianura quasi completamente spoglia, a parte qualche quercia solitaria. Impiegarono due giorni e due notti per percorrerla tutta. Poi all'orizzonte si stagliò il profilo di altre montagne e, sopra una di esse, c'era una grande bandiera rossa con una torre gialla disegnata al centro.

Non sapeva perché, ma Steve era convinto di essere già stato lì; quel luogo gli pareva sempre più famigliare man mano che si avvicinavano. Jeb gli fece superare le montagne tramite un valico scavato nella roccia e, una volta dall'altra parte, il ragazzo vide una magnifica città.

O almeno, quella che un tempo era stata una magnifica città : le case erano ormai ridotte a baracche diroccate, le strade erano tempestate di buchi e la bellissima reggia nel centro del paese era in gran parte crollata; l'edera ricopriva quasi ogni cosa e parecchia polvere e sudiciume si era accumulata sulle finestre. Il porto, un tempo florido, era vuoto ed in gran parte distrutto; nel fiume poco distante c'era un grande rettangolo di ossidiana che sembrava essere sopravvissuto alla rovina.

-Bentornato a Harimadz, Steve- disse Jeb. -Bentornato a casa-

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Capitolo 20
*** Genealogia ***


Steve non riusciva a prendere sonno.

Stava sdraiato tra le rovine di Harimadz, pensando agli avvenimenti della giornata.

Subito dopo averlo portato lì, Jeb gli aveva rivelato che sua madre e la sua famiglia erano morti durante l'attacco dei mostri avvenuto dieci anni prima. Di questo era sicuro già da tempo, ma sentirlo fu comunque un colpo al cuore.

Ma la cosa che più lo aveva sconvolto era il fatto che suo padre non era un comune mortale, bensì il grande dio Notch.

Era stato uno shock udirlo. Jeb gli aveva anche rivelato i motivi per cui il dio lo aveva affidato a lui, poi si era allontanato lasciandolo solo.

Steve era rimasto senza fiato a quelle parole; se suo padre era un dio, lo era anche lui?

-Esatto- disse una voce calda dietro di lui.

Steve si voltò : in uno spiazzo lì accanto era comparso un uomo alto, con capelli e barba marroni, occhi azzurri e un lungo mantello blu con una "C" ricamata sopra. Sapeva bene chi era. -Padre- mormorò.

-Figlio- rispose Notch con un sorriso.

Steve lo guardò con fare interrogatorio : -Perché, padre?- chiese. -Perché Herobrine mi voleva morto? In fondo sono comunque suo nipote!-

-Perché tu ti frapponi tra lui e il dominio assoluto- rispose Notch triste.

-Cosa intendi dire?- chiese il ragazzo, non capendo le parole del dio.

-Lascia che ti racconti la storia- disse Notch. Steve lo guardò rillutante, ma poi si sedette; l'immortale lo imitò e cominciò a raccontare.

-Cominciò tutto milioni di anni fa; all'epoca Harimadz non era che un semplice villaggio che cercava di sollevarsi dalla miseria. In quel tempo il mondo e l'Universo intero erano sotto il dominio non mio e di mio fratello, ma di una razza malvagia e crudele di dei chiamati Draghi Titani. Si trattava di giganteschi rettili alati che portavano catastrofi e sventure sui Villager, sugli umani e su ogni altro essere che respirasse, costringendoli ad una tirannia senza fine.

Quei mostri erano sette e si dividevano in due gruppi : il primo era composto dai quattro Draghi Elementali, che malgrado fossero più deboli degli altri erano quelli che più causavano danni, e comprendeva Earthdragon, il drago dei terremoti, Waterdragon, quello delle inondazioni e delle glaciazioni, Firedragon, scatenatore di ncendi e di eruzioni, e Airdragon, portatore di tifoni e uragani; malgrado ciascuno di essi rappresentasse un elemento, spesso usavano i loro poteri per scatenare catastrofi che distruggevano città e mietevano innumerevoli mortali. Il secondo gruppo era composto dai tre Draghi dell'Apocalisse, molto più forti e potenti, che governavano anche sugli altri quattro, e comprendeva Aetherdragon, il drago della luce e l'allora padrone dell'Aether, Netherdragon, portatore di oscurità e signore degli Inferi, e infine Deathdragon, signora della Morte, che governava su tutti.

Ora, i Draghi, mentre scatevano innumerevoli sciagure sull'umanità, spesso si univano fra loro e generavano figli. Così dall'unione di Waterdragon e di Lightdragon nacquero Frostgirl, dea del ghiaccio, e Light, dio della luce, mentre da quella di Netherdragon e di Firedragon vennero al mondo Null, dio della preveggenza, e Entity, dio della paura. Questi figli venivano non raramente o rinnegati dai genitori, come accadde a Light e a Entity, o inviati da essi in luoghi lontani a svolgere il loro compito, come nel caso di Frostgirl, inviata nei regni del nord, e di Null, rinchiuso in una fortezza a predire il futuro per l'eternità.

Poi da Deathdragon nacquero due gemelli : io ed Herobrine. Nostra madre ci rese mortali con una magica pozione per evitare che potessimo contestare il suo regno e ci spedì sulla Terra. Fummo così allevati come dei mortali. Divenuti adulti tuttavia capimmo che qualcosa non andava : infatti avevamo conservato una parte dei nostri poteri e ciò ci spaventava. Non fummo così stupidi da chiedere aiuto ai malvagi rettili tiranni, così andammo a cercare il dio che aveva governato prima di loro e che era, anche se ancora non lo sapevamo, nostro nonno : Kaos.

Malgrado fosse scomparso da secoli, lo ritrovammo addormentato in un luogo che preferirei ancora non svelarti; sappi solo che il tuo bisnonno era straordinario. Mentre dormiva comunicò con noi entrando nella nostra mente e ci rivelò le nostre vere origini, intimandoci di distruggere i tiranni poiché lui non poteva risvegliarsi fino a quando l'Universo non fosse stato a un passo dalla fine. Ci donò inoltre una parte dei suoi poteri, facendoci rimanere però dei mortali; sapendo che non potevamo sconfiggere i Draghi Titani da soli, riunimmo una squadra composta dagli dei figli dei tiranni : Frostgirl, Light, Entity e Null.

Nascosti nella roccaforte di Null imparammo ad usare al meglio i nostri nuovi poteri, aiutati dagli altri dei che da troppo tempo aspettavano qualcuno che li liberasse dalla tirannia. Durante l'addestramento talvolta viaggiavamo per il mondo e ad Harimadz conobbi tua madre, Persea, che all'epoca era solo una ragazza.

In breve divennimo potentissimi e un giorno assaltammo l'Aether; poco prima della battaglia Null ci avvertì che se avessimo vinto avremmo regnato su un Universo finalmente libero e giusto, ma che se avessimo perso saremmo stati distrutti. Inoltre mi avvisò che comunque fossero andate le cose io avrei subito una dolorosa e grave perdita.

Non appena i Draghi Titani stabilirono la difesa, io ed Herobrine, coperti dagli altri dei, unimmo i nostri poteri con quelli di Kaos e sbaragliammo i nemici; i tiranni che a lungo tempo avevano oppresso il mondo furono imprigionati. Earthdragon fu trasformato in una montagna, Waterdragon in un ghiacciaio, Firedragon in un immenso vulcano e Airdragon in una nuvola nera, mentre i Draghi dell'Apocalisse furono rinchiusi nel profondo del Nether (o Inferi, come li chiavate voi) da catene indistruttibili. Avevamo vinto. Tuttavia nostra madre decise di farci un ultimo sfavore : con i suoi poteri uccise tua madre e gettò la sua anima nel l'Omega, un luogo oscuro abitato da demoni chiamati Enderman. Disperato, mi gettati nel portale che portava ad esso nel tentativo di salvarla, ed Herobrine mi seguì sapendo che non ne sarei uscito vivo. Infatti l'aria e i demoni in breve ci privarono della forza vitale, ma quando ormai eravamo ad un passo dalla morte Kaos ci parlò attraverso la mente e ci intimò a non arremderci mai. Di nuovo determinati, riuscimmo in breve ad annullare con la nostra forza gli effetti della pozione dataci da neonati e tornano due immortali, sbaragliando gli Enderman e fuggendo dall'Omega con l'anima di tua madre.

Con i miei nuovi poteri resi immortale anche la famiglia di tua madre e resi la vita a Persea, per poi sposarla qualche anno dopo; per questo lei, suo padre e suo fratello governarono Harimadz per millenni in modo giusto ed equo. Prima del matrimonio dovetti però affrontare un altro problema : lo spargimento del bottino.

Già, ciascuno voleva la propria parte : per non scontentare nessuno allargati a tutti i loro possedimenti, donandogli anche quelli dei genitori. Così Frostgirl ebbe il dominio sui ghiacci, sui mari e sui fiumi di tutto il mondo ed ottenne il compito di muovere la Luna nel cielo ogni notte; Light divenne il dio del sole (poiché dopo la mia prima corsa con esso capii che io non ne ero proprio adatto) e della luce; Entity ebbe il posto di dio dei sogni e degli incubi, lasciando così libero sfogo ai suoi poteri mentali; e Null divenne il dio dell'oscurità oltre che della preveggenza. Alla fine rimanemmo solo io ed Herobrine, a cui spettava la parte migliore : l'Aether e il Nether, i due luoghi immortali.

Entrambi volevamo ottenere il regno celeste, non tanto perché era molto meglio del Nether, ma perché chi avesse governato lì avrebbe deciso su tutti gli altri dei. Decidemmo così di tirare a sorte. Io vinsi, ma notai uno strano sguardo nei suoi occhi; spaventato, gli chiesi di uscire dal suo regno il meno possibile.

Fui uno sciocco, figliolo. Dopo tutti quegli anni non avevo imparato niente. Herobrine capì inevitabilmente la mia superiorità verso di lui e, furioso, scatenò un esercito di creature oscure nel tentativo di spodestarmi.

Come ben sappiamo fallì. Tuttavia da quel giorno ci separammo. Da fratelli che eravamo divennimo acerrimi nemici. E a quanto ho sentito dire, mio fratello ha finalmente trovato il modo di sconfiggerli, ma ciò, secondo una profezia, gli è impedito da qualcuno-

-Chi- chiese Steve.

-Tu- rispose Notch, ignorando lo sguardo di stupore rivoltogli dal figlio. -A quanto pare sei destinato a sconfiggerlo, perciò dieci anni fa inviò il suo esercito ad ucciderti mentre eri ad Harimadz insieme a tua madre; i suoi mostri uccisero lei e la sua famiglia, ma io salvai le loro anime portandole in cielo. Ora vivono nell'Aether. Ma tu sopravvissi, ed Herobrine questo non lo seppe mai-

-Ma come è possibile, padre? Avevi reso mia madre immortale, come può Herobrine averla uccisa?- chiese ancora Steve.

-Vedi, noi dei non siamo proprio immortali- rispose Notch. -Possiamo morire, anche se siamo immuni al tempo e ai danni causati da elementi naturali, come spade o catastrofi naturali; tuttavia i poteri di un altro dio possono distruggerti, e quando ciò avviene ti dissolvi insieme alla tua anima. Non esisti più. I mortali, in un certo senso, sono messi meglio di noi-

-Ma come ha fatto tuo fratello ... mio zio a non scoprirmi mai?- chiese Steve, ricordando la sua parentela con gli dei.

-Perché non hai mai pronunciato il tuo nome di fronte alle sue creature : quello è l'unico modo che ha per vedere che succede nell'Overworld, ossia nel mondo terreno. Per sicurezza ti cancellati la memoria e ti affidati a Jeb, cosicché fossi lungi dal farlo. Ho vegliato su di te per tutti questi anni- disse Notch. Poi gli posò una mano sul volto : -Ora dormi, figlio mio. Domani i tuoi ricordi ti torneranno. Stai tranquillo, un giorno anche tu potrai salire sull'Aether come un dio-

Steve avrebbe voluto replicare, ma non ci riuscì : in un solo istante cadde in un sonno profondo e senza sogni.

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Capitolo 21
*** Frammenti di ricordi ***


Steve si risvegliò la mattina dopo, molto prima di Jeb. Dopo essere sceso dal cumulo di roccie (probabilmente cadute a causa del crollo di una casa) su cui aveva dormito durante la notte ripensò al discorso avvenuto in sogno.

Il primo discorso con il suo vero padre.

Lui era il figlio di Notch e di un umana da lui resa immortale.

Ancora non riusciva a credere di essere stato concepito da un dio. Eppure tutto combaciava : il fatto che non somigliasse agli altri Villager, il continuo silenzio di Jeb sul suo passato, l'addestramento. Tutto ciò dimostrava che il sogno era reale.

La mente di Steve tornò al momento in cui, dieci anni prima, aveva incontrato lo Zombie senza gambe nel bosco accanto alla casa di Dinnerbone durante il suo primo allenamento; ricordò di come avesse sentito i pensieri del mostro, il suo istinto volto solo al nutrirsi, e di come era riuscito a comprenderlo facilmente. A differenza di chiunque aveva incontrato lui non lo aveva visto come un essere spregevole, ma come una creatura bisognosa di aiuto.

Ora capiva come aveva fatto : evidentemente i suoi poteri divini, che Notch aveva accennato nel sogno, erano stati attivati involontariamente nel momento in cui non aveva saputo cosa fare dell'essere davanti a lui, come una campanella d'allarme.

E probabilmente lo stesso era avvenuto nel tempio nel deserto poco prima che giungessero alla casa di Dinnerbone, quando aveva percepito il pericolo che poi si era rivelato essere un'orda di Zombie a pochi metri da loro.

Steve in un certo senso era spaventato, non tanto per il fatto di aver scoperto di essere un dio, ma perché non sapeva cosa avrebbe potuto scatenare con i suoi poteri. Li conosceva a malapena, e probabilmente i due che aveva utilizzato nel tempio e nella foresta facevano parte di un sistema molto più ampio.

Fin dove poteva spingersi? Dubitava che persino Notch potesse dargli la risposta. Probabilmente neanche lui conosceva a fondo la natura dei suoi poteri. Questi inoltre non sembravano nemmeno discendere dal re dell'Aether : la percezione di un pericolo apparteneva di certo a Notch, ma il controllo dei mostri era infatti un potere del dio oscuro Herobrine, almeno da quanto aveva sentito su di lui.

La sua mente si soffermò su quel nome. Herobrine.

Il dio fratello di Notch, che aveva prima tentato di spodestare suo padre e poi aveva attentato alla sua vita.

Come poteva suo zio aver compiuto un azione tanto malvagia verso di lui? Aveva ucciso sua madre e lo aveva condannato a dieci anni senza memoria della sua infanzia ...

All'improvviso si ricordò che Notch nel sogno gli aveva restituito la memoria. Steve si chiese se era il caso di cercare di ricordare qualcosa. Quelli sarebbero stati ricordi che vedeva per la prima volta.

Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla sua mente.

All'improvviso gli parve di essere in una scatola molto piccola, ma incredibilmente riusciva a starci. Le sue mani e i suoi piedi si muovevano da soli. Non riusciva a controllare i suoi movimenti.

Poi capì : quello che vedeva era un ricordo. Lui stava nel suo corpo più giovane dentro alla culla che lo aveva ospitato quando ancora era un neonato, più di vent'anni prima.

Nel cielo c'erano numerose isole volanti e capì di essere nell'Aether. Poi sopra di lui comparve il volto di una donna bellissima, con capelli lunghi e un sorriso smagliante.

Sua madre.

La donna prese in braccio il neonato e lo cullò tra le braccia. Poi un uomo le posò una mano sulla spalla e guardò il neonato con affetto. Evidentemente era il padre di lei.

Poi vide un altro uomo, più alto del primo, che evidentemente era il fratello (o uno dei fratelli) di sua madre. Disse qualcosa alla donna, probabilmente si congratulava con lei per il bellissimo bimbo. La mamma di Steve ridacchiò e disse velocemente qualcosa all'uomo; il ragazzo non comprese niente, ma afferrò il nome dell'uomo : Alcmenicus.

Comparve poi un'altra persona : questa volta Steve riconobbe suo padre. Notch afferrò il bambino e lo guardò fiero, prima di restituirlo a sua madre. Steve capì che in lui il dio vedeva qualcosa di grandioso.

Se avesse potuto, Steve sarebbe scoppiato in lacrime. Per la prima volta, vedeva la sua famiglia. E non solo : intorno a lui si era radunato un grande capanello di gente. Erano le anime dei defunti. Sua madre ripose il bambino nella culla, cosicché tutti lo potessero ammirare.

Poi all'improvviso si udì un boato, e tre sagome comparvero in uno sfavillio di fiamme rosso e oro. Quella centrale, la più bassa, si avvicinò alla culla con fare minaccioso. Le anime, spaventate, si scostarono. L'essere guardò il bambino e Steve lo guardò in faccia.

Non ci mise molto a capire chi era; lo aveva visto nei dipinti dei templi e delle chiese. Occhi bianchi e sfavillanti come quarzi. Capelli corvini neri come la pece. Un espressione feroce dipinta sul volto.

Herobrine diede una rapida occhiata al bambino, poi si girò verso Notch e gli strinse la mano. Malgrado fingesse calma, il suo sguardo traboccava di odio, e il fratello lo ricambiò. Dopodiché si allontanò verso il luogo da dove era apparso.

Le altre due figure guardarono il bambino : una aveva tre teste ed era completamente nera, con l'aspetto di un grosso scheletro senza braccia e gambe, mentre l'altra era bianca e simile ad un polpo volante.

Appena Herobrine li richiamò, volarono da lui veloci, e Steve afferrò i loro nomi : "Kinghast" e "Whiterboss". Poi scomparvero nello stesso fascio di fiamme con cui erano apparsi.

Poco dopo le anime si rilassarono e si strinsero di nuovo intorno al neonato.

Steve riaprì gli occhi e per un istante si sentì mozzare il fiato. Aveva appena rivisto un piccolo istante della sua vita, qualche minuto che gli era stato a lungo sottratto. Era fuori di sé dalla gioia.

Chiuse di nuovo gli occhi. Voleva provare di nuovo.

Questa volta aveva cinque anni, e Notch lo aveva portato a vedere il mondo dall'alto di una piccola nuvola; con essa, avevano viaggiato per tutto l'Overworld, dalle fredde montagne del nord ai caldi deserti del continente Maainiing, dai magnifici oceani del sud ai grandi fiumi del Quiling.

E gli aveva mostrato ogni cosa.

Avevano visto grandi branchi di cavalli selvaggi correre per le grandi pianure senza preoccupazione alcuna. Avevano visto mandrie di mucche e maiali girare liberi per le foreste temperate del nord. Ed erano addirittura andati sott'acqua! Steve adorava nuotare spensierato in mezzo ai grossi calamari blu che si divertivano a giocare con lui.

E poi erano andati alle rovine di Atlantide. Atlantide! Doveva essere stata una città magnifica quando era ancora in superficie, ma era comunque splendida anche adesso. Era piena di strani pesci con i tentacoli e uno occhio solo, che sparavano raggi laser e che Notch aveva definito "Guardiani Elder". Nuotavano tra i corridoi semidistrutti della città sommersa e proteggevano l'Alpha, il più grande di tutti loro, che a differenza degli altri (che avevano il corpo verde e i tentacoli arancioni) aveva il corpo grigio e i tentacoli blu.

E poi Notch gli aveva mostrato maestose città! Le aveva viste tutte : la grande Ecbatona, capitale del regno di Oaargh; Onalim, capitale dell'Impero Lancar; Persepoli, l'immensa città-fortezza, il centro del commercio mondiale; innumerevoli altri villaggi e paesi; e infine persino il villaggio di Jeb nel Deserto dell'Ombra.

Infine Notch lo aveva portato a Harimadz, la città più bella che avesse mai visto : probabilmente solo Atlantide la superava in magnificenza, poiché in nessun altro luogo aveva visto palazzi così belli.

Dopo la visita, Notch lo riportò sull'Aether, e Steve ne approfittò per vedere com'era. E si presentò una visione mozzafiato : un immenso gruppo di isole che fluttuava nel cielo, con una flora ed una fauna mai vista, che risplendevano come soli nel cielo, insieme a miliardi di anime che fluttuavano da un'isola all'altra riflettendo la luce con i loro corpi eterei.

Steve riaprì lentamente gli occhi. Aveva appena rivisto quella che era stata la sua casa. A, quante cose belle sarebbero successe se Herobrine non avesse attentato alla sua vita ...

Decise di provare un'ultima volta. Chiuse di nuovo gli occhi.

Aveva dieci anni e si trovava ad Harimadz a giocare con molti altri bambini. Era tarda sera, e le madri li stavano chiamando. Anche lui corse al palazzo per cenare. Notch non c'era, ma sua madre sì. Insieme a tutta la sua famiglia.

All'improvviso una guardia era entrata, con molte lesioni e l'armatura ammaccata, che urlava di un attacco alla città. Sua madre l'aveva preso ed era corsa via per i corridoi. Ma poco dopo il muro esplose, ed entrarono due figure.

Li riconobbe : erano Kinghast e Witherboss. Lo scheletro aveva lanciato una delle sue teste facando crollare il soffitto su di loro. Poco prima di svenire, sentì i due chiedersi se era davvero morto.

Steve riaprì gli occhi. Aveva appena assistito all'attacco che aveva distrutto Harimadz e ucciso sua madre e tutta la sua famiglia.

La sua mente tornò ai bambini con cui aveva giocato prima della distruzione della città. Con ogni probabilità erano morti lì. Gli scesero le lacrime dagli occhi.

Ovviamente, la colpa era solo di Herobrine. Era lui che aveva tranciato quelle numerose vite, lui che aveva dato gli ordini, lui che aveva sconvolto la sua vita e quella di ogni abitante di Harimadz.

Sentì un rumore dietro di lui. Jeb probabilmente si era svegliato. Poi lo sentì urlare. Veloce, afferrò una spada di ferro e corse verso il luogo da dove era provenuto il grido.

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Capitolo 22
*** Condanna ***


Il motivo per cui Jeb aveva urlato era semplice : non appena sveglio, aveva notato l'assenza di Steve e nel cercarlo era finito sotto un grosso macigno di roccia e mattoni rotti, nel quale dimorava un'intera orda di Zombie, probabilmente i pochi corpi non inceneriti dall'esplosione avvenuta dieci anni prima.

Il Villager aveva tentato più volte di fuggire, ma sotto il cumulo di detriti si apriva un profondo fossato con le pareti molto liscie, e scalarlo non era facile, specie quando si ha un branco di mostri carnivori che ti corrono dietro.

Fortunatamente aveva con sé la sua spada ed era riuscito a tenerli a bada fino a quel momento, ma le cose cominciavano ormai a mettersi male : oltre ai cinque e sei che gli erano corsi incontro non appena era entrato, ora anche gli altri Zombie si erano accorti della sua presenza e doveva affrontarne almeno una cinquantina.

Quando poi uno degli Zombie gli aveva afferrato una gamba a scopo di divorargliela, Jeb non era più riuscito a trattenersi e aveva urlato con quanta più forza aveva in corpo, per poi piantargli la spada in mezzo al cervello.

L'urlo aveva destato l'attenzione anche di quelli che vivevano nel profondo del buco, che si alzarono grugnendo e si avvicinarono minacciosi al Villager. In breve il numero degli Zombie era salito ad almeno duecento cadaveri, e fra di essi si potevano scorgere anche alcuni Scheletri.

Jeb sapeva di non avere speranze. Stava già pensando di vendere cara la pelle, quando qualcuno lo afferrò per un braccio e lo tirò su.

Quel qualcuno era Steve.

Sembrava cambiato rispetto ai giorni precedenti : nei suoi occhi non c'erano più insicurezza e paura, ma determinazione e potenza. Jeb se ne accorse, e si augurò che il ragazzo avesse trovato le risposte che cercava.

Gli Zombie cominciarono goffamente ad arrampicarsi sulle pareti, ma le loro membra dopo tanto tempo lì sotto erano ormai semidecomposte, e nella risalita spesso si sfaldavano facendo cadere i mostri a terra senza un braccio o una gamba. Steve e Jeb ne approfittarono per fuggire.

Non appena furono fuori dal cumulo di detriti, Steve prese un acciarino e accese un fuoco accanto al pietrisco; dopo tanto tempo passato accanto ai mattoni, infatti, la pietra aveva accumulato magnesio dentro di sé, e ciò la fece esplodere. In breve l'intero cumulo crollò, chiudendo l'uscita e travolgendo alcuni Zombie che erano riusciti a salire.

Jeb guardò Steve riconoscente : -Immagino che un "grazie" sia il minimo- disse.

-Di niente- rispose il ragazzo sorridendo. -La prossima volta però chiamami prima che la situazione diventi catastrofica, ok?-

Malgrado le ferite causate dalle unghie degli Zombie bruciassero ancora, Jeb non riuscì a trattenersi dal ridere di fronte alla sua stessa stupidità.

I due si sedettero sotto un albero spoglio, probabilmente morto da anni, sul ciglio di quella che doveva essere un tempo una magnifica strada trafficata da mercanti e bambini che giocavano.

-Ho avuto le risposte che cercavo- disse Steve prendendo la parola per primo.

-L'avevo intuito- disse Jeb, cercando di non far capire al ragazzo la sua tristezza per il fatto che ora sapeva di non essere suo figlio.

-Ancora non riesco a crederci- continuò Steve. -È da tutta la mattina che vivo con questo pensiero in testa. Scoprire di essere il figlio di Notch mi ha ... turbato. Insomma, io il figlio di un dio! E non di uno comune, ma del più potente fra di essi!-

-Vedrai che presto ci farai l'abitudine- disse Jeb cercando di calmarlo. -Devi solo accettati per quello che sei-

-Tu non capisci- rispose Steve. -Tu non hai questi problemi. Io sono colui che in futuro dovrà regnare sull'Aether. Inoltre stanotte mi è apparso in sogno Notch e mi ha raccontato di una certa profezia che mi ha scatenato contro mio zio Herobrine. E sono più che certo che non è l'unica divinità che ho contro-

-Coraggio, Steve- disse Jeb mettendogli una mano sulla spalla. -Vedrai che ...-

Non finì mai la frase; un istante dopo, infatti, qualcosa di viscido e sporco gli afferrò la gamba, latrando e grugnendo come un cane bastonato; Steve, istintivamente, mosse la spada e uccise il nemico. Solo allora si accorsero di che cosa fosse.

Davanti a loro, mezzo morto, c'era uno Zombie che aveva probabilmente perso le gambe e gran parte del busto durante il crollo del cumulo,ma che era riuscito in qualche modo a sopravvivere e ad uscire. Evidentemente si era trascinato fin lì sfruttando l'ombra prodotta dai rami degli alberi morti per non bruciare alla luce del sole.

-Meglio andarsene da qui, non è sicuro- disse Steve mentre lo Zombie gorgogliava ancora negli ultimi spasimi della sua vita (si fa per dire).

Non fu però questo ad orripilare Jeb : a terrorizzarli fu il fatto che, mentre l'anima del mostro precipitava negli Inferi, il suo corpo senza vita ancora ripeteva le ultime parole che aveva udito : -Steve ... Steve ... Steve ...-

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Capitolo 23
*** La furia di Herobrine ***


Fin da prima che il tempo stesso avesse un nome, il Nether era conosciuto come il luogo dell'eterna oscurità e dolore.

Nel corso dei secoli aveva assunto molti nomi : Inferi, Sottomondo, Regno Oscuro, ma la percezione che i mortali avevano di esso non era mai cambiata.

Inizialmente il suo padrone era stato il terribile Drago Titano Netherdragon, poi dopo la Grande Guerra degli Dei il potere passò al malvagio fratello di Notch, Herobrine.

Ed era lì che il dio dagli occhi bianchi era stato imprigionato dopo il suo tentativo di ribellione verso il fratello, insieme a tutte le sue creature più temibili; i Ghast, i Vampi, i Wither e i Pigmen conducevano la loro esistenza confinato nel regno del loro signore, senza poter sperare di vedere un giorno la luce del Sole.

Anche dopo che Herobrine era riuscito ad aprire i portali per la superficie le possibilità di scappare da quel luogo infernale erano minime.

Il Nether era completamente costituito dal Nettherack, un minerale che bruciava in eterno nel quale languivano gli esseri più malvagi, e dalla Sabbia delle Anime, dove le anime dannate venivano calpestate dai Pigmen per tutta l'eternità. Il resto del Sottomondo comprendeva solo immensi laghi di lava e cascate di magma incandescente.

In quel luogo di punizione eterna le uniche cose che si potevano conoscere erano dolore, sofferenza, paura ed orrore, non necessariamente in quest'ordine. Non c'era da stupirsi, quindi, se le anime dannate passassero la maggior parte del tempo a lamentarsi.

Eppure da dieci anni sembrava che il Nether si fosse aquietato, come se un velo di tranquillità fosse sceso su ogni singola pietra. I laghi e le cascate laviche, normalmente burrascosi e pieni di onde che si infrangevano sulle coste bruciandole, ora erano calmi e molto simili agli oceani d'acqua del mondo di sopra; il Nettherack, un tempo sempre ricoperto di fiamme, ora era solo una roccia come le altre; e la Sabbia delle Anime si era fatta meno densa e molto più leggera.

Ciò aveva influito enormemente sull'umore degli abitanti : da tristi e addolorate che erano, le anime dannate si erano tranquillizate ed emettevano un lamento solo una volta ogni tanto. Persino quelle che languivano nelle fiamme eterne parevano sopportare di più il calore.

Anche i mostri erano incredibilmente felici dopo tanti secoli : da furenti e iracondi che erano, i Vampi si erano trasformati in tranquille e placide fiammelle; i Pigmen e i Wither, prima sempre sull'attenti, si prendevano molte più libertà e passavano il loro tempo sulle spiagge o sui bastioni della fortezza del loro re; e c'era persino qualcuno che sosteneva di aver visto i Ghast sorridere, cosa fino ad allora considerata impossibile.

Persino i generali dell'esercito infernale si sentivano rilassati, cosa per nulla comune.

Il motivo di ciò era uno solo : Herobrine, da ben dieci anni, era incredibilmente calmo e sorridente come non mai, e il Nether aveva rispecchiato le sue emozioni. Proprio come il placido Aether era un'estemsione dell'umore di Notch, gli Inferi altro non erano che il riflesso di quello di Herobrine.

Da quando il dio delle fiamme e del caos aveva saputo della profezia dalla Strega, si era finalmente tranquillizzato, poiché aveva la certezza che il suo futuro fosse radioso. Quando poi i suoi generali avevano ucciso il piccolo Steve, bé, lì c'era stato da gongolare. Herobrine da ben dieci anni sedeva paziente sul suo trono e osservava i dannati che gli offrivano omaggio, senza mai avere un eccesso di ira. Al diavolo gli orrori, i dolori, l'oscurità del Nether in cui era rinchiuso : ne sarebbe valsa la pena di aspettare, sapendo che il suo arrogante fratello sarebbe crollato di lì a poco.

Improvvisamente le porte della sala del trono si spalancarono e ciò destò Herobrine dalle sue riflessioni; il dio alzò lo sguardo e vide un corteo di oltre duecento anime di mostri, prevalentemente Zombie, che avanzavano in fila indiana scortati da Kinghast e Witherboss.

Come era da prassi, ogni anima si inchinò di fronte a lui prima di gettarsi nella Sabbia delle Anime dove avrebbero subito i loro eterni supplizi. Ogni mostro, a turno, fece un profondo inchino e lui poté studiarli attentamente : c'erano Zombie di ogni sorta (Umani, Villager e Gusci) e anche alcuni Scheletri. Gli Zombie talvolta emettevano alcune parole, tra cui spiccava "Jeb", ma il dio non ci fece molto caso. Gli Scheletri, al contrario, emettevano solo qualche scricchiolio di ossa.

Uno dopo l'altro, tutte le anime gli resero omaggio. Quando anche l'ultimo scomparve nella Sabbia, Herobrine notò un ultimo Zombie che era rimasto indietro perché privo di gambe, che gli avevano evidentemente tranciato in vita (se così si può chiamare).

L'anima fece a fatica un mezzo inchino, poi si diresse verso la Sabbia. Poco prima che si gettasse emise però un lamento : -Steve ...-

Herobrine rimase pietrificato per un secondo, pii si alzò e afferrò l'anima per la gola : -Come? Non ho sentito il ... nome che hai detto-

Anche i due generali si sentirono improvvisamente irrequieti. Kinghast si avvicinò velocemente a Witherboss e, cercando di non farsi sentire dal padrone, chiese : -Perché quello che ha detto l'anima non mi risulta nuovo? Chi è questo Steve?-

-E lo chiedi a me?- disse Witherboss. -Cosa vuoi che ne sappia? Potrebbe essere di tutto! Riflettiamo : un re, un dio, un dannato, un nemico ...-

Intanto Herobrine continuava a scuotere lo Zombie, che pareva non aver capito la domanda, ma alla fine dalla gola del mostro uscì un profondo gorgoglio : -Steve ...-

Herobrine rimase come folgorato. L'anima ne approfittò per liberarsi dalla sua stretta e gettarsi nella Sabbia. Nel frattempo i due generali continuavano a cercare di ricordarsi chi fosse quello Steve, finché a Kinghast non venne un terribile presentimento : -Aspetta un attimo! Non era Steve il nome di quel bambino che dieci anni fa avremmo dovuto ...-

La medesima rivelazione si fece chiara nella testa di entrambi : i due generali urlarono all'unisono : -Che Notch ci aiuti!- e cercarono di raggiungere la porta, con l'intento di rifugiarsi nella parte più profonda e oscura di tutto il Nether e rimanerci qualche millennio.

Peccato che Herobrine si fosse ormai ripreso dallo shock e, preso da una furia indescrivibile, usò i suoi poteri per modellare una piccola pozza di lava a mo' di mano con la quale afferrò i due poveretti.

Non appena la mano di lava li riportò al cospetto del trono, il dio esplose : E COSÌ VI ERAVATE OCCUPATI DI LUI, EH?!-

Herobrine era sempre stato un dio di cui avere timore, ma in quel momento era minaccioso come non mai : -"RIGIDO COME UNO STOCCAFISSO". NON FURONO QUESTE LE VOSTRE ESATTE PAROLE?!-

Kinghast cervo di giustificarsi : -Non faccia così! Magari è un altro Steve!-

-Giusto!- esclamò Witherboss tenendogli il gioco. -In fondo potrebbe semplicemente essere il figlio di qualche re con manie di grandezza ...-

-STORIE!- urlò Herobrine con gli occhi che mandavano fiamme. -Quanta gente dà al proprio figlio il nome del pargolo di Notch? ORA DITEMI IMMEDIATAMENTE COSA È SUCCESSO QUEL GIORNO AD HARIMADZ!-

-Gli era crollato un muro addosso!- esclamò Kinghast. -Come potevamo immaginare che sarebbe sopravvissuto?-

-DEFICENTI!- urlò Herobrine. -DAVVERO PENSAVATE CHE BASTASSE QUESTO A FARE FUORI UN DIO? TANTO VALEVA INVIARE UN GRUPPO DI ZOMBIE, ALLORA! MA MALEDETTO SIA IL GIORNO IN CUI VI HO ASSUNTI! TRA MENO DI UN MESE LE GALASSIE SI ALLINERANNO, E PER COLPA VOSTRA IL PIANO CHE PREPARO DA DIECI ANNI SE NE ANDRÀ IN FUMO!!!-

Herobrine non si trattenne più : la sua ira esplose come un vulcano e l'intero Nether tremò per la forza della sua collera. La tranquillità durata per dieci anni si spezzò in un istante, travolta dalla furia cieca del dio. Approfittando del caos creatosi, Kinghast e Witherboss saltarono giù dalla finestra e fuggirono il più lontano possibile, sperando di evitare i tremendi supplizi al quale sarebbero stati esposti per il loro fallimento.

Quando finalmente Herobrine riuscì a ritrovare la calma, sentì una voce dietro di sé : -Non ti facevo così arrendevole, cugino-

Il dio si voltò, sorprendendosi nel trovarsi davanti Null. La divinità della preveggenza parlò ancora : -Hai ancora tempo per fermare tuo nipote. Posso rivekarti dove abita adesso. Invia il tuo migliore esercito ad annientarlo!-

Herobrine stravuzzò gli occhi : -Sono ... sono ancora in tempo?-

-Si, ma non abbiamo molto tempo- disse Null. Poi aggiunse : -Invia però un generale migliore di quei due imbecilli che se la sono appena data a gambe-

-Oh, ho l'uomo giusto- disse Herobrine con un sogghigno. La porta della sala si spalancò ed entrò un enorme Pigman alto tre metri, con un'armatura di ferro e una mazza chiodata. -Null, questo è Pigmalione- disse Herobrine. -Credo proprio che lo troverai idoneo-

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Capitolo 24
*** La caduta di un padre ***


Alex camminava tranquilla per le strade del suo villaggio, cercando di ritrovare la sua casa nel buio notturno.

Nonostante fosse notte le fredde temperature non le davano affatto fastidio; aveva infatti scoperto che, a differenza dei Villager, lei sopportava molto bene i climi glaciali notturni. Nemmeno lei si spiegava il perché.

Aveva scoperto ciò quindici anni prima, quando, dopo la morte dei suoi genitori, alcuni Villager la avevano adottata e portata nel deserto dalle freddo nord.

Non era raro che un bambino fosse adottato da un'altra famiglia in quel mondo; probabilmente anche Steve, il figlio di Jeb che aveva incontrato anni prima, doveva esserlo. Era lampante, visto che non gli somigliava affatto.

Già, Steve ... dopo quel loro primo incontro casuale di dieci anni prima non si erano più visti. Lui e suo padre erano scomparsi il giorno dopo, senza lasciare tracce, e di loro non si era più parlato. Alex si augurava che avesse trovato le risposte che cercava.

Lei nel frattempo era diventata una bellissima donna con i capelli arancioni e gli occhi azzurri, e aveva imparato perfettamente le tecniche con la spada, diventando il capo della sicurezza del villaggio.

In tutti quegli anni si era chiesta se mai avesse rivisto quel gracile bambino a cui aveva salvato la vita tempo addietro.

Mentre rimuginava su questi pensieri, una fortissima luce viola apparve accanto al pozzo del villaggio, costringendola a chiudere gli occhi. Quando li riaprì era apparso un grosso portale, alto cinque cubi e largo quattro, fatto di ossidiana nei contorni e di una strana lastra violetta al centro. Intorno ad esso volteggiavano inoltre strane particelle violacee che poi precipitavano al suo interno.

Dopo qualche secondo, il portale fremette e da esso uscirono tre Pigmen, armati di una spada dorata e con sguardi carichi di odio. Inizialmente si bloccarono a contatto con la gelida aria polare del deserto notturno, ma poi uno di essi gettò a terra una fiala contenente del liquido rosso-arancione, che prese fuoco, riscaldando la zona.

Alex urlò "allarme!" nella speranza che qualcuno la sentisse, poi sguainò la spada e si lanciò sui Pigmen, che però la costrinsero alla ritirata in pochi minuti. Il loro stile di battaglia era di certo più evoluto di quello degli Zombie o degli Scheletri.


**********************


Steve e Jeb si erano addentrati nel Deserto dell'Ombra di tarda sera, usando una pozione di Resistenza al Gelo per poter proseguire anche di notte.

Avevano lasciato Harimadz da due giorni e avevano catturato due cavalli bianchi per arrivare prima al villaggio di Jeb. Steve aveva infatti deciso di riportare il suo padre adottivo a casa, per poi decidere il da farsi.

Purtroppo però la prima cosa che videro appena furono in vista del villaggio fu un incendio che si propagava a velocità innaturale.

I due galopparono fino al villaggio, dopodiché si parò loro una visione scorcentante : decine di Pigmen che massacravano i poveri Villager e che bruciavano e distruggevano ogni cosa.

Senza perdere tempo, Steve afferrò una spada e si lancio nella mischia, mietendo più Pigmen possibili, ma parevano non finire mai. Il ragazzo allora cercò il punto da dove arrivavano, e scoprì che si trattava di un portale per il Nether.

Ripassò mentalmente gli insegnamenti di Dinnerbone : il portale si poteva chiudere spezzando la superficie viola che fungeva da tramite tra i due mondi.

Cercò di farsi strada, ma i Pigmen, intuendo le sue intenzioni, si frapposero fra lui e il portale. Presto furono un numero così grande che lo costrinsero a salire su un tetto.

Alcuni Pigmen cercarono di scalare la casa, ma senza successo : la maggior parte cadeva da sé (le zampe tozze e affusolate dei Pigmen non erano adatte a salire su pareti lisce e scivolose) e i pochi fortunati perdevano la testa a causa dei fendenti di Steve.

Il ragazzo capì che doveva trovare una soluzione, e in fretta. Poi vide qualcosa che lo lasciò pietrificato.

Un gigantesco Pigman stava lanciando una persona contro il portale. Era Jeb. Colpì una delle colonne di ossidiana, probabilmente fracassandosi le ossa. Il Pigman si avventò su di lui roteando la mazza.

-Noooooooo!!!- urlò Steve.

Ma era ormai troppo tardi


*****************


A differenza di Steve, Jeb aveva preferito agire senza impulsività.

Così, mentre il suo figlio adottivo teneva occupati i mostri, lui aveva fatto il giro del villaggio sperando di raggiungere il portale e chiuderlo, per poi occuparsi dei Pigmen rimasti.

E così fu. Ma a pochi metri dal portale gli si parò davanti un Pigman enorme, alto come un Enderman e massiccio come una roccia, coperto di una corazza di ferro e con una pesante mazza chiodata stretta alla mano destra.

Doveva essere un generale, non c'era alcun dubbio. Jeb si mise istintivamente in posizione di difesa, ma capì che avrebbe avuto ben poche possibilità contro quel colosso.

Decise quindi di giocare d'astuzia : schivò i fendenti del mostro e lo attirò verso alcune case, che dopo essere state accidentalmente colpite, crollarono addosso al Pigman.

Dopo che il crollo si fu fermato, Jeb cercò di tornare al portale.

Ma dopo neanche due metri le macerie esplosero e il Pigman ne uscì fuori con un urlo disumano. Prima che Jeb potesse reagire, afferrò il Villager e lo lanciò contro il portale.

Jeb centrò una delle colonne di ossidiana e sentì le costole e le ossa dello sterno spezzarsi per la forza dell'impatto. Riuscì a malapena a muovere la testa per guardare il suo avversario.

IlPigman ruggì trionfante, poi si lanciò su di lui. Jeb vide per un istante la mazza chiodata roteare in aria, poi tutto divenne buio.


***********************


Fu un attimo.

Steve vide il gigantesco Pigman calare la mazza su Jeb.

Sentì una furia tremenda impadronirsi di lui. Furia verso colui che aveva scatenato questo.

Senza rendersene quasi conto, saltò giù dal tetto e tagliò le teste a tutti i Pigmen che lo attaccavano. In breve i mostri si scansarono al suo passaggio, temendo di venire trucidati.

Steve si lanciò sul gigantesco Pigman e lo colpì con forza al torace; la pesante corazza difese il mostro, ma il colpo gli fece perdere l'equilibrio, facendolo cadere nel portale. Steve mollò un fendente, sperando di raggiungerlo, ma la spada spezzò la lastra viola, chiudendo la porta fra l'Overworld e il Nether.

Steve si chinò sul suo padre adottivo, ma la vista del corpo di Jeb con il cranio fracassato gli fece venire le lacrime agli occhi. Gli afferrò il polso, sperando di sentire il cuore, ma l'importante organo si era fermato. E il corpo era freddo. Freddo come ... un morto.

Steve urlò di dolore, poi tutto si fece nero e cadde all'indietro svenuto.

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Capitolo 25
*** Partenza ***


Quando Steve riaprì gli occhi, la prima cosa che vide fu un soffitto di arenaria, segno che il villaggio era salvo. Dopo qualche secondo, i ricordi della battaglia gli piombarono addosso come un macigno. Per un attimo volle credere che si fosse trattato di un sogno, ma alla fine cedette all'evidenza.

La porta si aprì ed entrò una ragazza. Anche se erano passati dieci anni, Steve la riconobbe subito : -Alex- mormorò.

-È un piacere vederti di nuovo sveglio, Steve- disse Alex abbracciandolo. -Sono passati tre giorni, e ormai iniziavo a perdere le speranze-

-E ... e Jeb?- chiese il ragazzo, sperando che gli fosse data una risposta positiva.

Le sue speranze furono deluse di nuovo : -Mi dispiace, ma ... non ce l'ha fatta. Quando siamo arrivati era già morto da un pezzo. L'abbiamo sepolto qui vicino al villaggio-

Steve si lasciò cadere sul cuscino, sentendosi all'improvviso stanco come non mai. Jeb era morto, e lui non aveva potuto fare nulla per salvarlo, non era neppure andato al suo funerale. L'uomo che aveva guardato per anni come un padre non c'era più.

-Steve ...- chiese Alex -... so che non è il momento più adatto ... ma devo sapere una cosa-

-Chiedi pure ...- rispose Steve, cercando di distrarsi.

-Vedi, dopo che hai chiuso il portale, parecchi Pigmen erano ancora nel villaggio, e hanno continuato ad attaccarlo. Poi però tu hai urlato, e allora è successo qualcosa di inimmaginabile. Da te sono scaturite una moltitudine di saette rosse, che in un lampo hanno disintegrato gli aggressori. E non è tutto : ogni singolo mostro nel raggio di dieci miglia è stato trasformato in polvere. E ora nessuno di essi si avvicina più al villaggio. Solo quando sei svenuto le saette si sono fermate, perciò dovevi essere tu a controllarle ... che cos'erano?- chiese Alex.

Steve la guardò stupefatto : davvero aveva fatto questo? -Non so perché è successo- ammise. -Probabilmente ho dato inconsciamente libero sfogo ai miei poteri-

-Poteri?- chiese Alex. -Di che cosa stai parlando?-

-Vedi ...- Steve esitò, poi decise di dirglielo : - ... mio padre ... il mio vero padre ... è Notch-

Alex rimase per un attimo interdetta, poi disse : -Tu mi prendi in giro-

-No, è la verità- disse Steve. -Io sono il figlio del dio Notch e di una donna umana da lui resa immortale ... e da Notch io ho ereditato poteri incredibili. Tuttavia non li conosco ancora appieno ... dovrò aggiornati su molte cose, sai-

Un istante dopo davanti al suo letto si materializzò un Emderman. Steve scattò, pronto a combattere anche a mani nude, ma Alex lo tranquillizzò : -Tranquillo, è un amico. È lui che ti ha curato-

Steve guardò l'Enderman, e notò che, a differenza di tutti gli altri (che avevano gli occhi viola), questo aveva gli occhi di un bellissimo verde smeraldo. L'Enderman si avvicinò, poi allungò un braccio verso di lui e, incredibilmente, parlò : -Piacere. Il mio nome è Klingatt-

Steve, un po' perplesso, gli strinse la mano, cosa che parve fare felice L'Enderman come non mai. -L'ho trovato due giorni fa in un buco nel deserto, mentre cercavo di capire cosa fosse sopravvissuto a ... bé, insomma, te- spiegò Alex. -Non ricordava nulla ed era intontito, ma conosceva la medicina molto bene, e si è offerto di aiutarti. Magari tu ora puoi aiutati lui a ricordarsi chi è-

Steve guardò L'Enderman perplesso : -Non ricordi proprio nulla?-

-Niente di niente- rispose Klingatt. -Mi sono risvegliato in quel buco con dolori ovunque, e o strisciato per riuscire ad uscire fuori. A metà strada ho trovato però una piantina, e mi sono ricordato che poteva alleviare il dolore. Ha funzionato, e sono riuscito a rimettersi in piedi. Poi ho incontrato Alex, che dopo un attimo di paura mi ha condotto qui sperando che ti curassi. A quanto pare ci sono riuscito-

-Bé, grazie- disse Steve abbozzando un sorriso. -Ma c'è qualcosa che ricordi della tua vita passata? Sia anche solo la torta di tua nonna?-

-Talvolta dei frammenti- disse Klingatt. -Un luogo buio ... qualcosa simile ad un uccello gigante ... tutto nero ... un'esplosione ... non sono molto chiari-

-Forse tu puoi aiutarlo, Steve- disse Alex. -In fondo tu hai già subito una perdita di memoria-

-Si, ma non era la stessa cosa. Questa volta non so che pesci pigliare. L'unica cosa che mi viene in mente è che tu sia stato trasportato qui dopo la battaglia, se è vero che ho incenerito ogni mostro nel raggio di dieci miglia- disse Steve.

-Bé ... grazie lo stesso. Se però ti viene in mente qualcosa dimmela subito, ok?- disse Alex. -Oh, e ancora una cosa : gli altri Villager una paura di Klingatt, e hanno chiesto che lo cacciassi, ma io l'ho nascosto in casa mia. Quindi non parlare in giro di lui-

-Stai tranquilla- disse Steve. -Parto oggi stesso. Il vostro segreto è al sicuro-

-Cosa?- esclamò Alex. -Sei appena tornato! E vai dove, poi?-

-Non lo so ancora ... ma voglio vendicare Jeb. So chi è il responsabile della sua morte- disse Steve, mentre i suoi pensieri andavano subito ad Herobrine. -E poi, qui non mi resta niente. Partirò verso altre città, magari troverò qualcuno che mi condurrà nel Nether. Il mio maestro, Dinnerbone, mi ha parlato dell'esistenza di portali per il mondo infernale. Ne troverò uno e darò a ... mio zio una bella lezione-

-In tal caso io vengo con te- disse Alex. -Progettato di andarmene già da giorni. Anche a me qui non resta nulla, e ora che i mostri non si avvicinano più al villaggio non c'è più bisogno di me-

-Vengo anch'io- disse Klingatt. -Alex è l'unica che si sia mostrata gentile con me, e quindi è mio dovere proteggerla, da buon ospite che sono. Quindi dove va lei vado io-

Steve li guardò per un attimo, riflettendo su cosa fare. Non li dispiaceva avere con sé Alex e quel bizzarro Enderman, e di certo non gli andava di attraverso il mondo e il Nether da solo, poteri divini o meno. Tuttavia non voleva mettere a repentaglio la vita delle ultime persone care rimastegli. Ma alla fine accettò : -Va bene- disse. -Preparate le vostre cose, partiamo tra un'ora. Io ...- e trattenne una lacrima. -... andrò a fare ... visita al mio padre adottivo-

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Capitolo 26
*** Dialoghi tra cospiratori ***


Era notte fonda quando Null raggiunse nuovamente la sua vecchia fortezza. Si era messo in viaggio dal Nether il giorno prima, intenzionato a raccontare l'accaduto al suo padrone. Sapeva che il dio dagli occhi bianchi avrebbe fallito nell'attacco alla città, e non voleva rimanere dentro alla fortezza degli Inferi quando al cugino fosse trapelata la notizia.

Sapeva quale sarebbe stata la tremenda punizione che Herobrine avrebbe di lì a poco inflitto al povero Pigmalione, e conoscendo il cugino era meglio essere lontani almeno settecento chilometri dal suo regno sotterraneo quando la sua ira sarebbe esplosa.

Null raggiunse in breve il portale che usava per comunicare con il suo padrone e lo chiamò. Lui non si fece attendere : dopo qualche secondo, due occhi viola comparvero nel centro del portale.

-Come osi disturbarmi?- mormorò evidentemente infastidito. -Mi auguro per te che sia qualcosa di molto importante-

-Padrone, le assicuro che lo è- disse Null. -Si tratta del giovane Steve. È andato secondo i nostri piani : Herobrine ha scoperto tutto, ha punito i suoi sottoposti e ora lo sta cercando per ucciderlo-

-Fantastico!- esclamò il suo interlocutore. -Tu mi hai dato un importante notizia. E il ragazzo?-

-Sta bene. È turbato dalla perdita di colui che fu suo padre per dieci anni, ma si riprenderà presto. È intenzionato a partire per cercare Herobrine-

-Ottimo. Tutto sta procedendo secondo il mio piano- affermò la creatura. -Ora il tuo compito è proteggerlo. Ricorda che lui mi serve vivo. La tua previsione si è rivelata esatta?-

Null annuì : -Sì. Notch gli ha restituito i ricordi e gli ha rivelato la storia di come lui ha conquistato il potere-

-Conquistò?!- esclamò l'interlocutore. -Lui non ha conquistato proprio niente! Quello che ha fatto è stato usurpare il nobile dominio dei Draghi Titani con l'inganno! Dì ancora una volta una cosa simile e ti faccio provare cosa si prova a fare un viaggietto nell'Omega!-

Null rabbrividì : sapeva poco di quella terribile dimensione, ma il suo padrone gliel'aveva raccontata dettagliatamente : un luogo buio dove mai splendeva il sole, tetro, senza una singola forma di vita animale o vegetale, pieno di demoni terribili ...

-Mi scusi, signore- si affrettò a dire.

La creatura nel portale parve acquietarsi : -Bene, per questa volta te la faccio passare, in fondo sei il mio discepolo migliore. E poi mi servi ancora : il gioco è cominciato, e noi due lo conduciamo. Ma dimmi ... mio figlio gli ha rivelato tutta la verità?-

-No- rispose Null. -Ha omesso la parte in cui parlava di te. Gli ha rivelato tutto riguardo i tuoi sei fratelli e tua moglie, ma a te non ti ha nemmeno nominato-

La creatura ruggì : -Ne ero sicuro! Quel misero senza-scaglie che è mio figlio non ha nemmeno il coraggio di nominarmi! Ingrato, maledetto sia il giorno in cui mia moglie lo salvò dalle mie fauci!-

Null indietreggiò mentre dal portale si sprigionava una forza tremenda e le mura della fortezza iniziarono a tremare. -Cosa fai, temi la mia ira?- mormorò il misterioso interlocutore assottigliando gli occhi come un gatto arrabbiato. -Fai bene, tu lo hai aiutato a prendere il potere e poi l'hai pagata. Ma tranquillo, sei già stato punito abbastanza ... continua ad obbedirmi e sarai invece premiato-

All'improvviso la presenza della creatura si fece più pesante. Null non si sarebbe sorpreso se gli occhi viola sarebbero saltati fuori dal portale. -Se fallirai ...- mormorò la creatura. -... se non compirai appieno ciò che ti ho ordinato ... sappi che non esisteranno dimensioni, pianeti o lune deserte in cui ti potrai nascondere, perché né la più alta montagna né il più profondo dei crepacci ti potrà proteggere da me! Io ti scoverò in qualsiasi buco in cui tu ti rifugierai, e ti farò lentamente a pezzi come se tu fossi nient'altro che un animale da cucinare. Sappi che tutto il dolore che hai provato finora non sarà nulla rispetto a quello che ti farò se fallirai! Conosco torture tanto tremende che potrei farti diventare pazzo solo raccontandole-. La creatura parve esplodere per la furia, mentre Null continuava ad arretrare : -Nessuno di voi mai si nasconderà da me e dal mio potere ... tu, i miei figli, tutti i figli dei miei fratelli ... voi avete regnato dall'alto di un trono usurpato, come feci io, ed ora che il vecchio Kaos è stato sconfitto, è tempo che riconsegnate tutto al vero ed unico Signore dell'Universo!-

Gli occhi viola svanirono e il telaio nero del portale si richiuse. Null tirò un sospiro di sollievo.

Corse verso l'uscita. Doveva proteggere Steve. Doveva obbedire all'ordine del suo padrone. Sapeva che, nel caso avesse fallito, l'unica soluzione sarebbe stata rifugiarsi nei più profondi recessi dell'Universo e rimanerci per almeno due miliardi di anni.

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Capitolo 27
*** Dialoghi tra dei ***


-Dove andiamo ora?- chiese Alex non appena lasciarono il villaggio.

Steve inizialmente non rispose : già, dove sarebbero andati? Steve voleva vendicarsi di Herobrine, ma non aveva la minima idea di come raggiungere gli Inferi. Sapeva dell'esistenza dei portali, ma non sapeva come aprirli. E dubitava che nel mondo dei mortali ci fosse stato qualcuno di tanto sciocco da provarci. Con ogni probabilità non poteva fare altro che aspettare che Herobrine ne aprisse un altro, ma era sicuro che il Dio dagli Occhi Bianchi non sarebbe stato così stupido da sfidarlo, e che di certo si sarebbe tenuto lontano dall'Overworld per un bel po'.

Guardò i suoi due compagni : Alex, che lo fissava in attesa di una risposta, e Klingatt, che fungeva più da semplice spettatore, come se non avesse nient'altro da fare che essere lì con loro. E fu allora che gli venne la folgorazione. Aveva bisogno di sapere come aprire un portale; non voleva chiedere a Notch come fare, e di certo non poteva chiederlo a Herobrine o ai Draghi Titani (questi ultimi non sapeva nemmeno dove fossero), ma suo padre gli aveva raccontato anche di un altro dio ... -Andiamo a cercare Kaos- disse infine.

-Kaos?- chiese Alex. -E chi sarebbe?-

-Lui è ... ecco ... sì, il mio bisnonno- rispose Steve. -Me ne ha parlato Notch in sogno; a quanto pare conosce ogni cosa, quindi potrei chiedere a lui come aprire un portale per il Nether-

-Scusa, ma perché non possiamo chiedere a tuo padre, o magari a tuo nonno?- chiese Klingatt. -E comunque, poi cosa faremo?-

-A questo penseremo poi. Quanto alla prima domanda ... bé, con mio padre non ci voglio parlare, non ancora almeno, e diciamo che i miei nonni non sono proprio dei ... insomma ... "bravi vecchietti"- rispose Steve. -Mio padre mi ha detto che Kaos dorme in una caverna, ma non mi ha detto dove si trova questa grotta-

-Potrebbe trovarsi a nord, sulle montagne rocciose- disse Alex. -Lì le grotte sono molto grandi ... non riesco ad immaginare luogo migliore, ammesso che questa caverna non si trovi in uno dei regni divini- aggiunse riferendosi al Nether e all'Aether.

-Ne dubito, Notch mi ha raccontato che all'epoca in cui l'anno incontrato l'Aether e il Nether erano in mano di un'altra stirpe di dei ... perciò si trova di certo qui nel mondo mortale- disse Steve.

-Chi c'era al loro posto nei regni divini?- chiese Klingatt.

-I Draghi Titani- rispose Steve, e benché gli altri non avessero capito nulla, chiuse così il discorso.


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Quella notte si accamparono in una pianura e accesero torcie e falò tutto intorno a loro per tenere lontani i mostri. Mentre Alex e Klingatt dormivano, Steve faceva il turno di guardia.

All'improvviso il ragazzo vide una luce scendere dal cielo e posarsi sul terreno erboso, trasformandosi in un uomo con una lunga veste dorata. -Ciao, papà- disse Steve freddo mentre lo fissava.

-Scusa se mi sono palesato senza avvertirti- disse Notch. -L'avrei fatto, ma mi tieni chiusa la mente. Da giorni non mi parli più. Perché ce l'hai tanto con me?-

-E me lo chiedi?- ringhio Steve. -Tu avresti potuto salvare Jeb! Avresti potuto mettere i bastoni tra le ruote a tuo fratello! Avresti potuto non far avverare tutto questo!-

-Ti pregò, ascoltami!- lo implorò Notch. -Io ho cercato di aiutare lui e i Villager, ma Herobrine aveva cristallizzato il vostro villaggio in una bolla di energia, e per me era impossibile accedervi. Ho tentato, ma non c'è stato verso. La bolla è svanita solo quando tu hai dato pieno sfogo ai tuoi poteri-

-Per quanto ne so le tue potrebbero essere solo delle scuse! Vattene, quindi, e non tornare per molto tempo. Ne ho bisogno per digerire la cosa. Poi vedrò se credetti o no- disse Steve quasi urlando.

Notch rimase per qualche secondo in passabile, poi divenne di nuovo un globo di luce. -La grotta di Kaos si trova in un tempio nelle montagne rocciose; quando sarete lì, cerca un passaggio fra i valichi delle due montagne più alte- disse, poi sfrecciò verso il cielo.

Steve rimase solo, a rimuginare su quello che Notch gli aveva detto.

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Capitolo 28
*** Kaos ***


-Da qui in avanti proseguo da solo- disse Steve. -Non so se dei mortali possono sopravvivere alla vista del mio bisnonno-

Erano arrivati alle montagne rocciose facilmente e, seguendo le indicazioni di Notch, avevano trovato il tempio di Kaos. Una volta ebtrateci, avevano ammirato un lungo corridoio pieno di dipinti, ciascuno raffigurante un momento dell'esistenza del mondo, fino a giungere ad un'immensa porta, che era l'accesso alla caverna del dio.

Steve preferiva incontrarlo da solo, dato che, se nessuno aveva mai visto Kaos dal vivo, ci doveva essere un motivo. Dopo un cenno di assenso da parte di Klingatt e Alex spalancò quindi la porta ed entrò in un enorme antro.

La caverna era molto grande e spaziosa, probabilmente avrebbe potuto contenere l'intera Harimadz e molto altro, e nonostante non avesse sbocchi con il mondo esterno era illuminata da una piacevole luce azzurrina. Steve mosse incerto qualche passo, ma dopo pochi secondi una folata di vento lo investì e le porte si richiusero.

Steve udì una voce dentro alla sua testa : "Ben arrivato, figlio di Notch. Sapevo che un giorno saresti venuto da me"

"Riesco a sentire i tuoi pensieri" pensò Steve.

"Ed io i tuoi" rispose la voce incorporea.

"Chi sei? Dove ti trovi?" chiese ancora Steve, sempre con la mente.

"Io sono Kaos, dio creatore di tutto, e sono proprio qui di fronte a te. Ma tu non mi vedi, perché sono senza forma. Riprendere il mio aspetto solo quando mi risveglierò il giorno della fine del mondo" rispose la voce.

"Sono qui per chiederti consiglio, se mi è permesso" disse Steve.

"Chiedi pure" rispose Kaos. "Ti darò le risposte, se non interferiranno con gli eventi futuri"

"Va bene. Come faccio a raggiungere il Nether?" chiese Steve.

"Purtroppo questa è una delle domande a cui non posso rispondere" rispose Kaos. "Se te lo dicessi, tu uccideresti mio nipote Herobrine, e ciò è una cosa che non posso permettere"

"È un essere immondo" disse Steve con rabbia. "Non permettere che il fatto che sia tuo nipote annebbi il tuo giudizio"

"Io non ti rivelo come si raggiunge il Nether non perché amo mio nipote" rispose Kaos "Ma perché se lo facessi molte cose in futuro verranno compromesse. Sappi che io conosco il destino di tutto, e quello di Herobrine ha ancora una parte da recitare prima che la storia finisca"

"Sarà una parte buona o brutta?" chiese Steve.

"Entrambe. Ma sappi che Herobrine terminerà la sua vita perdonato da Notch e da tutti voi" rispose Kaos. "Quindi non giudicarlo prima della fine. Sappi solo che prima del mese venturo dovrai lottare con lui"

"Ma se non posso trovare il portale per il Nether, che cosa faccio? Il mio cuore ancora arde di vendetta" chiese Steve.

"Allora placalo, perché il tuo desiderio di vendicarsi altro non è che un desiderio. Tu sei diverso da Herobrine, quindi dimostrarlo. Inoltre, non disperati per il tuo padre adottivo : egli è ora nell'Aether a banchettare con Notch e tua madre"

"Cosa devo fare?" chiese allora Steve.

"Vai verso nord, verso le Pianure Incontaminate, poi raggiungi le Montagne Gemelle. Al centro del valico che le attraversa troverai un portale d'oro, che è la chiave per entrare nell'Aether" rispose Kaos.

"Perché devo raggiungere l'Aether?" chiese Steve.

"Perché fra meno di un mese dovrai salvarlo da tuo zio ... e dai tuoi prozii" rispose Kaos.

"I miei prozii ... intendi i Draghi che dominavano il mondo prima di mio padre?" chiese Steve.

"Lo scoprirai da solo. Sappi però che non ti confronterà i né con tua nonna, né con gli altri Draghi dell'Apocalisse ... né con tuo nonno" rispose Kaos.

"Mio nonno? E chi è?" chiese Steve sbigottito, non ricordandosi di averne sentito parlare da Notch.

"È una cosa che dovrai scoprire da solo" rispose Kaos. "Alcune vite sono state predette, molte altre brancolano nel buio, ma la tua è l'unica che possa decidere veramente il suo destino. Mai nel passato, nel presente e nel futuro ne esistita un'altra. Sfruttala bene, e non allontanarti dalle persone che ami, perché è quella la prima via per perdersi"

"Va bene, voglio fidarmi di te. Ma un'ultima domanda : chi è Klingatt? Lui non ricorda niente, quindi se tu potessi ..." chiese ancora Steve.

Kaos lo zittì : "Questa è un'altra cosa che dovrete scoprire da solo. Sappi solo che i vostri destini sono intrecciati, e che come te anche Klingatt è stato scelto per compiere una grande impresa che verrà ricordata per sempre"

A quel punto la voce scomparve dalla mente di Steve e le porte si riaprirono, mentre il vento nella grotta tornava immobile e placido come prima.

Steve rimase per un secondo fermo sulla soglia, poi la varcò e ritornò nel tempio, dove ad attenderlo c'erano Alex e Klingatt. I due stavano ammirando i quadri appesi nella stanza.

Anche Steve, non volendo subito confrontarsi con loro, decise di dare un'occhiata. I quadri erano dipinti in maniera eccezionale, da far sembrare orrendi quelli del miglior pittore dell'universo.

Il primo di essi raffigurava Kaos che nasceva con un boato di luce; altri tre mostravano il dio creare l'Overworld, il Nether e l'Aether; un quinto raffigurava Kaos che si recava nella grotta a dormire. In tutti e cinque, però, il dio era sfocato, senza forma, che rendeva impossibile capire come fosse realmente.

Poi Steve si recò dal sesto quadro, dove trovò Alex ad ammirarlo. Incuriosito, spostò lo sguardo sul dopinto. E allora li vide.

Il quadro raffigurava sette enormi draghi, intenti a distruggere tutto. Era lampante chi fossero. Nel punto più basso del quadro c'era una pianura ridotta in cenere, piena di cadaveri di uomini e di animali, tutti bruciacchiati. Sopra di loro stavano quattro draghi, che probabilmente erano gli Elementali : uno di essi, rosso come il fuoco, sputava fiamme dalla bocca e con le ali lanciava palle di lava incandescente; probabilmente era Firedragon. Un altro, di colore marrone e con la pelle simile ad una roccia, prendeva a pugni la terra scatenando terremoti; Steve lo identificò come Earthdragon. Un altro ancora, di colore azzurro e con le scaglie simili ad un liquido, congelava la pianura con il fiato e con le ali lanciava onde d'acqua gigantesche sugli alberi e le città. Infine, l'ultimo, bianco come il latte, cavalcava un uragano spingendolo verso alcuni uomini che fuggivano.

Sopra di loro volavano in cerchio altri tre draghi, probabilmente i Draghi dell'Apocalisse : uno di essi era azzurro e a strisce gialle, con le ali simili a vetro e la coda piuttosto affilata, e probabilmente era Lightdragon; il secondo era di colore marrone-rosso, simile a roccia vulcanica, e Steve lo identificò come Netherdragon; l'ultimo, infine, era grigio e con varie parti del corpo mancanti, con le ossa sporgenti, e Steve comprese che quella era Deathdragon, sua nonna. Al di sopra di lei si stendevano due immense tende nere come la pece che coronavano il dipinto.

-Steve ...- chiese ad un certo punto Alex. -Io una volta ho letto in una chiesa la storia di Notch ed Herobrine, e mi ricordo di questi mostri, ma c'è una cosa che non capisco ... i Draghi non erano sette?-

Steve la guardò alzando un sopracciglio : -Si, erano sette-

-E allora perché qui ce ne sono otto?- chiese Alex.

Steve, sbigottito, alzò lo sguardo e rimase senza fiato. Quelle che prima aveva scambiato per tende nere erano in realtà le ali di un drago immenso, nero come la pece, con occhi viola e fiammeggianti d'ira e un'espressione così crudele e furente da far scappare chiunque con la coda tra le gambe. Malgrado fosse solo un dipinto, Steve si sentì intimorito da quel mostro. Anche gli altri draghi dipinti parevano terrorizzati da lui.

Chi diavolo era quello?

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Capitolo 29
*** Persepoli ***


Steve, Alex e Klingatt erano partiti da quasi un mese ormai, diretti verso nord, come consigliatogli da Kaos.

Il viaggio non era stato per niente faticoso : la maggior parte del tempo avevano infatti camminato sui valichi delle gigantesche montagne che cingevano le Pianure Incontaminate, che non erano né scoscesi né pericolosi. Inoltre il freddo delle cime rallentava di molto i mostri, che di conseguenza evitavano accuratamente quel posto, fatta eccezione per qualche raro scheletro vagabondo.

Dopo aver passato i monti erano entrati in una magnifica pianura, enorme, coperta solo da qualche albero. In compenso il terreno era un trionfo di fiori, petali, foglie, arbusti ed erba. La zona era piena di cavalli e così ne avevano catturati due per Steve e Alex; Klingatt non aveva voluto niente. Il che era un bene, dato che gli animali si spaventavano alla vista dell'Enderman.

Altri animali molto comuni erano le mucche e le galline, che giravano libere senza dare molto interesse ai viaggiatori; raramente si intravedeva anche qualche pecora o alcuni maiali. Un simile ammasso di vita era per loro qualcosa di incredibile, dato che avevano passato quasi tutta la loro vita nel Deserto nell'Ombra e poi sulle fredde vette delle montagne; persino la valle dove viveva Dinnerbone era uno schifo rispetto a quelle pianure.

Steve si sapeva orientare molto bene, dato che aveva studiato geografia durante il suo addestramento da guerriero, e decise di fare tappa alla vicina città di Persepoli; oltre al fatto che avevano bisogno di cibo ed acqua, era anche ansioso di vedere il mitico paese descritto gli da Jeb quando ancora era in vita.

Nonostante Persepoli distasse meno di un giorno di cammino, il gruppo preferì accamparsi sotto un piccolo albero, non ritenendo saggio viaggiare di notte; ora che erano usciti dalle montagne e dai ghiacciai, bisognava fare attenzione, e muoversi col buio era una pessima idea.

La chioma dell'albero fortunatamente nascose il bagliore del fuoco, perché Steve vide decine di Zombie aggirarsi per la pianura quella notte, che fortunatamente preferirono tenersi lontani da loro; ciò probabilmente era dovuto al fatto che si trovavano molto vicino ad una pozza di lava, comparsa chissà come in mezzo al nulla.

Con l'arrivo del mattino, tutti gli Zombie bruciarono come tizzoni ardenti e caddero a terra fumanti, permettendo al gruppo di riprendere il cammino.

Verso sera raggiunsero finalmente Persepoli, e la videro illuminata dal tramonto dall'alto di una collinetta. La città era circondata da alte mura, sulle quali stazionavano molti guerrieri armati di tutto in punto; c'erano quattro ingressi, ciascuno sprangato da pesanti porte di ferro. All'interno si potevano intravedere parecchie case, costruite con marmi e quarzi che risplendevano alla luce del tramonto; e poi si vedevano palazzi, municipi, terme e teatri. La cosa più spettacolare era tuttavia la reggia, collocata al centro della città : un magnifico castello ad otto torri che pareva fatto di cristallo.

Persepoli era, nel complesso, bellissima.

Steve e Alex si avviarono verso la città, volendola vedere dall'interno; Klingatt preferì nascondersi in una grotta, consapevole che la sua presenza avrebbe creato non pochi problemi.


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Herobrine fremeva dalla rabbia, ma cercava di controllarsi. Il ragazzo, a quanto pare, era più potente di quanto aveva creduto. A detta di Pigmalione, infatti, aveva sconfitto un'intera sua legione da solo.

Sbatté un pugno contro una parete; se solo Kinghast e Witherboss si fossero occupati di lui a suo tempo, maledizione! Avevano dovuto solo far fuori un neonato, possibile che fossero davvero tanto imbecilli?

Se solo avesse potuto incontrarlo di persona, quello Steve! Gli avrebbe dato una lezione che non si sarebbe dimenticato facilmente! Mai più avrebbe osato sfidarlo! Mai più!

Ma erano solo pensieri, fantasie di una vendetta che sapeva non avrebbe mai avuto, non finché Notch teneva i suoi occhi su di lui. Non poteva muoversi dal suo regno senza farsi notare dal fratello.

Però avrebbe potuto inviare qualche altro mostro. Forse sguinzaglia dogli contro qualcosa di più pericoloso ... l'ideale sarebbe stato un generale, ma Pigmalione era ancora in convalescenza per le ferite riportate e il dio non si fidava più di Kinghast e Witherboss.

Poi però ci ripensò : non erano affatto svegli, questo era certo, ma di sicuro erano forti. Forti, molto forti. Ed era la forza che gli serviva in quel momento, non l'intelligenza. Il ragazzo andava annientato subito, specie a meno di una settimana dall'allineamento delle galassie.

Si, gli serviva qualcuno di forte e potente. Ed Herobrine sapeva a quale dei tre generali rivolgersi per queste situazioni.

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Capitolo 30
*** Magmors ***


Steve e Alex stavano passeggiando in uno dei viali di Persepoli, cercando di confondersi in mezzo alle migliaia di persone che svolgevano le loro mansioni.

Erano stati calorosamente accolti il giorno prima, quando erano giunti alla città verso sera. Gli abitanti si erano dimostrati non poco amichevoli, e gli avevano offerto ogni tipo di lussi. A detta loro, "il viaggiatore era sacro, perché sotto la protezione degli dei".

Steve sorrise : se gli avevano offerto tutto quello perché li ritenevano protetti dagli dei, chissà che avrebbero fatto se avessero saputo che c'era un dio tra loro!

Klingatt era rimasto fuori tutta la notte, perciò Alex e Steve avevano deciso di andarlo a trovare, se non altro per sapere se stava bene. Il ragazzo si chiese se gli abitanti avessero acconsentito a farli uscire senza un motivo valido. Del resto, da quel che aveva capito, essi temevano il mondo al di fuori delle mura. Sarebbe stato normale che avrebbero avuto paura ad aprire i cancelli.

Al contrario delle sue aspettative, però, i cancellieri si mostrarono piuttosto accondiscendenti. I cancelli furono aperti, ma uno degli abitanti li avvertì di tornare prima del tramonto, perché dopo di esso le porte sarebbero rimaste chiuse.

Alex e Steve percorsero velocemente la strada fino alla caverna in cui avevano lasciato Klingatt. Lo trovarono ancora addormentato quando arrivarono. Steve, con un ghigno, si avvicinò alle sue orecchie, e quando vi fu abbastanza vicino urlò : -Ci sparano addosso! Attacco di Vampi!-

L'Enderman scattò in aria e la testa sbatté contro il basso soffitto della grotta. -Davvero divertente ...- mormorò nel messaggiarsi il capo, mentre Steve e Alex ridevano come pazzi.

L'allegria però durò poco : al di fuori della grotta, infatti, si udì un fortissimo boato. Le pareti della caverna tremarono. I tre corsero fuori.

Un portale viola e nero era comparso al centro della radura e da esso, oltre a numerosi scheletri neri con spade di ferro, c'era uno scheletro tre volte più grande, con tre teste e solo la colonna vertebrale come corpo. Fluttuava ad un metro da terra. -Andate, ragazzi!- urlò il mostro con quanto più fiato aveva in gola, e gli scheletri inforcarono le spade e avanzarono.

Alex afferrò un arco e cominciò ad abbatterne alcuni colpendoli ripetutamente alla testa, mentre Klingatt si teletrasportava continuamente cercando di evitare i loro fendenti e di coglierli di sorpresa per eliminarli alle spalle. Steve, invece, corse verso lo scheletro gigante.

-Ci rincontriamo, vedo!- esclamò ridendo il mostro mentre lanciava su Steve una delle sue teste. -Mi ricordo di quando ancora eri un frugoletto ... sai, a me e al mio collega hai fatto passare un sacco di guai ... questa volta mi assicurerò che non torni più ad infastidirci!-

Steve evitò le teste che lo scheletro gli lanciava, poi salto verso di lui e gliene mozzò una con la spada; il mostro però rise e subito un'altra testa crebbe al posto di quella tagliata. -Credi davvero di potermi battere così?- rise. -Sei proprio uno sciocco! Io sono il generale Whiterboss, e se pensi che basterà una spada a farmi fuori ti sbagli di grosso!-

Lo scheletro lanciò di nuovo una testa e questa volta colpì Steve in pieno petto; il ragazzo cadde a terra, sbalzato dal colpo, e il mostro ne approfittò per immobilizzarlo con la coda : -Adesso conclusero il lavoro che il mio signore mi aveva affidato molti anni fa!- e fece per lanciare un'altra testa, stavolta puntando al capo di Steve.

Prima che potesse farlo, però, un fulmine lo centrò, facendolo rotolare a terra e permettendo a Steve di rialzarsi. Un secondo fulmine colpì l'esercito di scheletri, polverizzandoli.


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Herobrine digrignò i denti quando sentì la barriera che aveva eretto intorno all'Aether andare in frantumi. Notch era riuscito a batterlo, ancora una volta.

-Maledizione!- urlò mentre sentì i fulmini di suo fratello abbattere l'esercito che aveva inviato a sistemare Steve. Un'altra occasione persa!

-Calmati, cuginetto- mormorò una voce dietro di lui. Herobrine sorrise nel riconoscere Null. -La partita è appena al primo tempo- continuò questo, mentre afferrava della polvere di Vampo e della lava.

Null li plasmò dandogli forma umana, poi si rivolse ad Herobrine : -Ora dagli la vita-. Il dio degli Inferi non se lo fece ripetere due volte e lanciò sulla figura un fascio di fuoco.

Non appena lo toccò, la sagoma aveva assunto la forma di un essere umano con pelle di Vampo ricoperto di lava incandescente. -Ti presente Magmors, signore dei Vampi- disse Null. -Invia lui. A Notch ci penso io-


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Intanto in superficie Whiterboss si era rimesso in piedi a fatica, e approfittò della sorpresa dei suoi nemici per filarsela all'interno del portale.

-Pare che gli abbiamo sistemati tutti- disse Klingatt osservando i corpi fulminato e trucidati stesi a terra.

Un istante dopo però la terra tremò nuovamente e una multitudine di creature gialle e arancioni schizzò fuori dal portale, seguite poi da quella che pareva un uomo bruciato e grondante di sangue.

-Un consiglio : la prossima volta, dì che ne abbiamo ancora- disse Steve fissnado le creature uscite dal Nether.

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Capitolo 31
*** I poteri di Steve ***


Notch lanciò un altro fulmine nella speranza di colpire uno dei Vampi.

Si asciugò il sudore dalla fronte. Contrastare il potere di Herobrine lo Sava spossando. Ma doveva proteggere suo figlio. O almeno ci provava.

Purtroppo però quegli ammassi di fuoco e fiamme si muoveva o troppo velocemente per poterli colpire, specie dall'Aether, che distava chilometri dal mondo terreno. Ormai non aveva scelta : doveva tornare nell'Overworld e rischiare di scontrarsi di nuovo col fratello.

La magia eretta da Herobrine ormai non lo tratteneva più. Si preparò ad alzarsi in volo, tenendo in mano una delle sue spade magiche.

Ma prima che potesse farlo una voce si fece udire dietro di lui : -Vedo che ti stai preparando a combattere-

Notch si voltò e grano gli occhi nel vedere suo cugino Null, dio della preveggenza. -Ciao- gli disse. -Scusa, ma non sono nel momento giusto per una rimpatriata. Devo aiutare mio figlio-

-Tranquillo. Sopravviverà- gli disse Null. Notch si tranquillizzò : se il dio della preveggenza lo diceva, allora era vero. -Abbiamo cose più importanti a cui pensare ora- disse il dio oscuro. -Ad esempio il motivo per cui d Herobrine interessa molto la morte del giovane dio-

-Lo sai?- chiese Notch con occhi sgranati.

-So molte cose- rispose Null. -Tipo perché tuo fratello non ha più attaccato la superficie fino ad un mese fa. O perché ha scoperto, per puro caso, che il ragazzo era ancora vivo dopo la scorreria dei suoi ad Harimadz-

-Dimmi tutto- disse Notch, ormai dimentico del figlio.

Sul volto di Null comparve un sorriso maligno : -Temo di non poterlo fare- disse, e prima che Notch potesse dire o fare qualcosa lanciò una catena che si avvolse attorno al corpo del dio, immobilizzandolo.

Notch lo guardò sgomento : -Ma ... che significa?-

-Non è evidente?- rise Null stringendo la catena. -Traditore!- esclamò Notch con rabbia. -Quindi fino ad ora hai mentito!-

-Sbagliato- rispose Null. -Non c'è stata menzogna nelle mie parole. Tutto quello che ti ho detto è vero, compreso che Steve sopravvivrà. L'unica cosa che voglio è tenerti buono per un po' ... tuo fratello si fiderà di più di me se ti impediscono di intervenire, anche se non gli servirà niente-

-Quindi sei in combutta con lui?- chiese Notch. Non pensava che il dio della preveggenza si fosse mai alleato con nessuno.

-No- rispose Null. -Io servo solo un padrone, che vuole che Steve sopravviva e che Herobrine si concentri su di lui. Il mio signore è l'unico, il solo, l'invincibile, ed è intenzionato a sistemarvi tutti a dovere-

Notch ringhiò e fece appello a tutta la sua magia, spezzando la catena.


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Magmors afferrò Steve di peso e lo scagliò contro una roccia per la terza volta.

Steve cercò di rialzarsi, ma si sentiva spossato. Era riuscito appena a parare un quarto degli attacchi dell'avversario, il quale al contrario sembrava solo un po' stanco.

Anche Alex e Klingatt non se la cavavano bene : i Vampi li avevano circondati e continuavano a lanciare su di loro palle di fuoco difficilissime da schivare.

Steve si sentì sollevare di nuovo e stavolta fu lanciato on una pozza d'acqua. Magmors gli mise un piede in testa, impedendogli di uscire per respirare.

Mentre ananspava, Steve cercava di pensare. Come poteva battere quell'avversario così potenti? Gli altri mostri a confronto erano dei moscerini, persino il Wither che lo aveva quasi ucciso.

Poi si ricordò dell'attacco dei Pigmen al villaggio, dove aveva usato i suoi poteri. A questo pensiero, si maledì per non averci pensato prima. Lui era un dio, aveva dei poteri!

Mentre lottava per respirare cercò disperatamente di ricordare come aveva fatto ad usarli. Allora era stato molto determinato ... determinato ad uccidere chi aveva ucciso Jeb.

Si concentrò, cercando di immaginare la morte dei suoi amici per mano dei Vampi. Desiderò poter lanciare un secchio d'acqua su di loro per spegnerli.

Improvvisamente riuscì di nuovo a respirare e sentì il peso sulla sua testa affievolirsi. Aprì gli occhi e rimase senza parole.

Il laghetto era asciutto. L'acqua era tutta stata scagliata su Magmors. Al contatto era evaporata, ma l'ammasso di lava era indietreggiato di fronte all'elemento a lui nemico.

Steve si rialzò. Poteva farcela. Incrociò i palmi delle mani e si concentrò al massimo, pensando al salvare i suoi amici, alle risposte che cercava, alla sconfitta di quei mostri ...

Una sfera rossa e gialla i sprigionò dai suoi palmi, per poi esplodere in una raffica di fuoco e fulmini. I Vampi si disintegrarono, al contrario di Alex e Klingatt che al contrario erano rimasti illesi. Magmors fu scagliato via. Il portale esplose.

Steve aprì di nuovo gli occhi e osservò il suo nemico disteso di fronte a lui. Non lo temeva più ormai. Era tempo di mettere la parola fine a quella battaglia.

Aprì la mano e una raffica di fulmini colpì il generale dei Vampi. Questi lanciò qualcosa di simile ad un grido, per poi spegnersi e disintegrarsi come cenere.


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Sull'Aether, Notch aveva assistito a tutto. -Il mio ragazzo!- esclamò con orgoglio.

-Te lo avevo detto, no?- disse Null mentre faceva roteare nuovamente la catena.

Quando la lanciò Notch la afferrò con una mano e gliela rilanciò intrappolandolo. -Ora mi dirai cosa sta archittettando mio fratello e per chi lavori- disse.

Null rise : -Non pensare di potermi estorcere qualche informazione. Ti dirò solo questo : Lui sta per tornare. Il vostro peggior incubo, la vostra nemesi, Lui. E non avrà pietà di nessuno, dio, dea, uomo, donna o bambino. Questo è solo l'inizio della caduta del tuo regno!-

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Capitolo 32
*** Due rapimenti ed un patto ***


Herobrine boccheggiò, sopraffatto dall'ira. Il colorito della sua faccia passò rapidamente dal rosa al rosso, poi al verde ed infine al viola prugna.

Erano passati cinque giorni da quando Null si era fatto catturare e Steve aveva sconfitto Magmors e il suo esercito. In quel breve lasso di tempo Herobrine non aveva fatto altro che sguinzagliargli contro tutto ciò che aveva, ma quel ragazzo ne usciva sempre vittorioso.

Aveva inviato più volte Kinghast, Witherboss e Pigmalione, che nel frattempo si era ripreso dal suo primo scontro, e gli aveva dato l'intero esercito del Nether, ma ciò non aveva fatto altro che fargli perdere truppe. Steve aveva sempre più coscienza delle sue capacità, ed era diventato così potente che dopo appena due giorni Notch aveva smesso di aiutarlo nei combattimenti e si limitava ad osservare la scena dall'alto dell'Aether, e dopo quattro giorni aveva addirittura smesso di osservarlo.

Poteva sembrare una buona notizia, ma non lo era affatto in verità : Herobrine non poteva comunque muoversi dal suo regno a causa della barriera magica che il fratello aveva eretto attorno ad esso. Certo, conosceva una via segreta per uscire, ma non poteva rischiare che Notch lo beccasse, dato che era il suo lasciapassare per uscire di li a poco, dato che il momento pronunciato dalla profezia sarebbe avennuto al sorgere del sole del giorno dopo.

Insomma, la notizia era solo servita a farlo infuriare di più.

Possibile che quel giovane dio non avesse un punto debole? Qualsiasi cosa! Per Kaos era stata la storia del sonno, per i Draghi il puntare sul capo sbagliato, ma quel ragazzo era davvero immune a tutto?

E, cigliegina sulla torta, Null era prigioniero nell'Aether, quindi avrebbe dovuto fare tutto da solo. Herobrine ringhiò.

I mortali sostenevano che il destino di ognuno era scritto da qualcuno. Giurò che se avesse mai beccato quello che aveva scritto il suo lo avrebbe incenerito e usato le sue ceneri per colorare la porta del palazzo infernale.

Ma poi, quando era ormai sul punto di gettare la spugna, eccola, finalmente, la luce in fondo al tunnel. Se Steve era simile a suo padre, allora anche lui avrebbe fatto di tutto per proteggere le persone che amava. Sarebbe bastato trovare qualcuno a cui tenesse e il gioco sarebbe stato fatto.

E i primi che gli vennero in mente furono la ragazza, Alex, e quello strano Enderman, Klingatt, al quale il ragazzo sembrava molto legato.

Dandosi dello stupido per non averci mai pensato prima, Herobrine chiamò velocemente in raccolta i suoi tre generali. Aveva un piano e doveva attuarlo al più presto.


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Nello stesso momento nella città di Persepoli il dio oggetto della trama se la spassava con i suoi amici. I continui combattimenti infatti non erano passati inosservati, e la gente aveva deciso di ringraziare il trio per i suoi numerosi salvataggi della città con vitto e alloggio gratis a tempo indeterminato.

Steve era diventato una specie di eroe, Alex se non una sorta di eroina, almeno una che proteggeva le persone. Klingatt, di canto suo, si accontentava di essere finalmente accettato dagli uomini e di non sentirsi i loro sguardi terrorizzati addosso ad ogni passo.

Tuttavia continuava ad evitare le feste e le celebrazioni che si tenevano praticamente ogni giorno. "Troppa confusione", diceva, e si rintanava nella grotta nella quale aveva dormito il primo giorno in cui erano arrivati a Persepoli.

Quel giorno era in atto una festa in onore si ... boh, non l'aveva nemmeno capito. Si era limitato ad annuire e poi a teletrasportarsi fuori città.

Steve e Alex ovviamente c'erano andati, dato che la gente avrebbe chiesto un loro discorso o almeno la loro presenza. Si augurò che si divertissero.

Mentre si avvicinava alla caverna ebbe l'impressione di non essere solo, ma non vide nessuno. Scosse il capo e continuò a camminare. Alla peggio era un suo ammiratore che voleva incontrarlo da solo.

Mentre faceva questo pensiero, però, qualcosa lo colpì alle spalle, facendogli perdere i sensi.


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Steve salì sul palco, quasi costretto dalla folla che continuava ad urlare : -Discirso! Discorso!-

Il re stava ultimando il suo sproloquio, in cui lo definiva come un dono di Notch, un eroe come non s'era mai visto, eccettera, eccetera. Alex gli si avvicinò : -Non ti sembra che ci sia qualcosa di strano?-

Steve annuì, cupo : -Altroché. Avverto una presenza malvagia nei dintorni, eppure non c'è stato un attacco per tutto il giorno. E come se non bastasse, Klingatt non si è fatto sentire. Di solito mi manda un messaggio telepatico per farmi sapere che va tutto bene-

-Vado a cercarlo- disse Alex. -Tornerò per il mio discorso-. Steve parve voler replicare che era troppo pericoloso allontanarsi da soli, ma il re lo prese per mano e lo trascinò davanti alla folla, dando ad Alex il tempo di filarsela.

La ragazza corse fino alle porte della città, per poi salire per tutta la strada fino alla grotta dell'Enderman.

Era vuota.

Alex sguainò la spada, ma un lungo tentacolo bianco gli spuntò da dietro le spalle e gliela tolse, mentre altri otto la avvolgevano impedendole di muoversi o di parlare.

-E il secondo pesce è nella rete- esclamò qualcuno. Poi uno scheletro con tre teste comparve nel campo visivo di Alex, che sobbalzo nel riconoscerlo.

-Ci rincontriamo, ragazzina- rise Witherboss. -Abbiamo già catturato il selvaggio. Abbiamo dovuto metterlo KO per sicurezza, ma tranquilla, sta bene- e indicò con una delle teste Klingatt, legato e svenuto, con accanto lo stesso Pigman che aveva assaltato il suo vecchio villaggio.

Non ti preoccupare, ora gli vai a fare compagnia- rise questi avvicinandosi con una corda.


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Steve corse a perdifiato per tutti i vicoli della città, dirigendosi verso le porte.

Alex gli aveva detto che sarebbe tornato in tempo per il suo discorso, ma non lo aveva fatto. Steve gli aveva attesi fino alla fine della festa, poi era andato a cercarli sperando che fossero tornati in città. A quel punto aveva accettato l'idea che fosse successo qualcosa.

Quando raggiunse la grotta di Klingatt, la trovò vuota. In lontananza però vide un fuocherello acceso.

Corse verso di esso, facendosi strada tra l'erba alta della pianura.

Quando arrivò, gli si fermò il cuore.

Alex e Klingatt erano legati ed imbavagliati ad un albero. L'Enderman era addirittura privo di sensi e, a giudicare dai segni sul collo, era stato colpito piuttosto forte alle spalle. Intorno a loro stavano i tre generali di Herobrine cin un ghigno stampato sulla faccia.

-Ben arrivato, "eroe"- disse una voce beffarda. Un istante dopo il fuoco del bivacco si condensò e al suo posto apparve una sfera che faceva intravedere due occhi bianchi.

-Cosa vuoi?- urlò Steve.

-Oh, nipotino, non si parla così alla gente- disse Herobrine. Pigmalione sguainò la spada e la puntò al collo di Klingatt. -Devi essere educato di fronte ad un uomo armato- continuò il dio infernale. -Specie se la sua lama non è puntata su di te ... sai, è solo buonsenso-

Steve si costrinse ad abbassare il tono di voce : -Va bene. Se vuoi me, allora prendimi. Loro lasciali andare, non c'entrano niente-

-Sai, è esattamente quello che volevo sentire- disse Herobrine. -Facciamo così. Io ora libero i tuoi amici e non torero loro un capello. Tu ...- e Pigmalione mostrò una lunga catena rossa. -... ti farai legare con quella. È una catena speciale, c'ho messo tutto il giorno per riempirla di incantesimi ... può legare anche te. Ho dovuto mobilitare l'intero Nether per crearla-

Steve si ritrovò spiazzato. Rimase senza fiato.

-Allora?- rise Herobrine. -Che né é stato delle tue parole di poco fa?-

Steve capì di non avere scelta. Aveva due possibilità : salvarsi e perdere i suoi amici o sacrificarsi e salvare loro.

Scelse la seconda.

Pigmalione lo legò per bene, poi lo lanciò nel portale per il Nether. Al contatto con la lastra viola Steve svenne.


********************************


Quando si risvegliò era in una cella buia e oscura, fatta con mattoni neri e marroni e chiusa da un pesante griglia di chissà quale metallo.

Sulla soglia, in piedi, c'era un uomo alto, con una maglia azzurra, pantaloni blu, un mantello celeste con una "C" ricamata sopra e due pagliuzze bianche al posto degli occhi.

-Dimmi almeno perché- disse Steve.

-Perché ti voglio morto, nipotino?- chiese Herobrine. -Bé, sappi che oggi stesso mi impadronito del cosmo intero e scalzerò dal trono il tuo caro paparino. E a proposito, lo devo ringraziare per aver smesso di controllarti. Mi ha reso le cose molto, molto più facili. E, per tornare alla tua domanda, a quanto pare tu sei l'unico ostacolo che si frappone fra me e il trono. Ecco perché ho preso delle precauzioni-. Herobrine mostrò un vaso che pareva fatto di pura oscurità. -Qui dentro sono di chiusi tutti i tuoi poteri, te li ho aspirati mentre dormivi. Risultato? Tu era non sei nient'altro che un semplice mortale. Ti sistemerò quando tornerò, perché sto perdendo troppo tempo e devo fare un bel po' di strada-

Detto questo dio si incamminò verso la sala del trono e inviò Pigmalione a controllare Steve, per poi dirigersi verso il suo passaggio segreto con Witherboss e Kinghast.

-E alla fine lo abbiamo battuto!- esclamò Witherboss mentre si avviavano.

Herobrine annuì : -Si, ammetto che stavolta siete stati davvero bravi. Avrete un cospicuo aumento nella vostra busta paga che renderà la vostra vita addirittura più dignitosa di quella che avete adesso-

I due generali si guardarono sbigottiti : -Abbiamo una busta paga?- chiese Kinghast.

-Abbiamo una vita dignitosa?- chiese Witherboss di rimando.

Herobrine si trattenne dall'incenerire i due e proseguì. Avrebbe voluto Pigmalione con lui quel giorno, ma col generale ancora semiferito doveva accontentarsi di quei due.

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Capitolo 33
*** La furia dei Draghi ***


Herobrine, Witherboss e Kinghast proseguirono finché non giunsero a quello che pareva un gigantesco tubo tagliato a metà : il soffitto del Nether era infatti bucato, mentre nel terreno al di sotto si apriva una voragine profondissima.

Herobrine fissò la gola con una punta d'orrore nella testa. Quella era la voragine creata dai Draghi dell'Apocalisse quanto erano precipitati sulla Terra dopo che lui e Notch li avevano sconfitti. Era chiamata il Tartaro, la parte più profonda del mondo, e il dio poteva solo immaginare i Draghi che languivano là sotto sofferenze che lui non poteva nemmeno lontanamente immaginare.

Tuttavia non era lì per quello. Ciò che gli interessava era l'altra parte del buco, quella che dava sulla superficie : Notch non si era preoccupato di chiuderla o controllarla. Era la sua via d'uscita.

Si alzò in volo, seguito dai due generali, e risalì il buco fino a trovarsi all'aria aperta.

Il sole stava ormai per sorgere. Doveva sbrigarsi.

Si diresse velocemente verso nord, finché non giunse in una grande pianura circolare, delimitata a nord da una montagna, a ovest da un ghiacciaio, ad est da un vulcano spento e a sud da una nube nera. A quel punto si fermò e afferrò la perla verde recuperata dieci anni prima da una delle sue serve.

-Che posto è questo, mio signore?- chiese Kinghast con voce tremante.

Herobrine ghigno : -Questo, mio ignorante servo, è il posto dove mio fratello ha imprigionato i Draghi Titani Elementali-

I due generali tremarono per il terrore : -Cosa siamo venuti a farci qui allora?-

-Potete calmarvi. Non corriamo pericoli- disse Herobrine, mostrandogli la pietra verde : -Questa è la Perla dell'End, un oggetto magico creato da mio padre. Può ipnotizzare ogni cosa : animali, uomini ... e anche dei. Ma per farla funzionare mi serve una fonte di energia enorme, che mi sarà data tra poco. Presto quelli che un tempo erano miei nemici saranno il mio esercito invincibile-

-Ma signore- disse Witherboss. -Perché rivolgersi agli Elementali? Non sarebbero meglio gli Apocalisse? Ha sempre detto che erano più potenti di ...- non poté finire la frase perché Herobrine gli piombò addosso : -Cosa pensi, servo? Che io sia uno scemo? Ci ho pensato anche io, ma gli Apocalisse sono troppo forti per essere soggiogati a lungo dalla Perla. Anche gli Elementali si libereranno, prima o poi, ma all'ora io vero già conquistato il mondo e li avrò rispediti nella loro prigione eterna-

-Ma Notch li ha sconfitti una volta- mormorò Kinghast. -E se lo facesse di nuovo?-

-Non ci riuscirà- disse Herobrine. -A quell'epoca c'erano gli altri dei ad aiutarlo. Ora è da solo. Sarà schiacciato come un insetto-. Ghigno vedendo la luce del sole fare capolino dalle colline. -Ma ora basta parlare. L'ora della mia rivalsa è giunta!-

E il sole sorse. Nell'istante in cui comparve, nel cielo comparvero otto luminossisimi puntini dorati. Erano le galassie che si stavano allineando. Herobrine erse un muro di magia intorno alla valle per impedire a Notch do vedere che cosa stava succedendo.

Poi dal puntino più lontano partì un raggio di luce che attraversò tutti gli altri e si diresse verso il centro della valle. Herovrine lanciò la perla in quel punto e il raggio la colpì, dividendosi in quattro parti che colpirono la montagna, la nube, il ghiacciaio e il vulcano. Il terreno tremò. Kinghast e Witherboss scapparono a nascondersi urlando : -ODDEIODDEIODDEI!-

Era un istante non accadde nulla. Poi nella montagna si aprirono due immensi occhi marroni. Subito dopo anche nel ghiacciaio apparvero due occhi blu, così come nel vulcano comparvero due occhi rossi e nelle nube due occhi grigi.

-CHI È IL TEMERARIO CHE CI STA LIBERANDO DALLA NOSTRA ETERNA PRIGIONE?- si udì urlare dopo un ruggito. Herobrine si fece avanti : -Sono stato io!-

-TU? IL FIGLIO RIBELLE?- risero le voci, e gli occhi fremettero. Herobrine non si scompose : -Ci sto liberando perché voi eliminate mio fratello!-

Le voci risero con voce tonante : -ALLORA SEI PIÙ PAZZO DI QUELLO CHE CREDEVAMO! PRIMA SCHIACCIEREMO TE, OH SÌ! POI SISTEMEREMO TUO FRATELLO E LIBEREREMO I NOSTRI COMPAGNI!-

Herobrine ghigno : -Sapevo che avreste risposto così. Peccato solo che ...- e alzò le mani -... non potete ribellarvi!- e lanciò due fasci di fuoco sulla perla, che divenne di un colore rosso acceso. Sentì le voci ruggire infuriate, ma non si lasciò distrarre.

Poi i ruggiti cessarono. Herobrine pose fine all'incantesimo, esausto. Ce l'aveva fatta : i Draghi erano sotto il suo controllo.

Si rialzò in piedi : -Ora che siete miei burattini, risponde temi : di chi siete i servi?-

-DI HEROBRINE!- risposero le voci.

Il dio ghignò : -E allora ditemi : chi vi ha imprigionato qui?-

-NOTCH!- risposero le voci.

Herobrine alzò le braccia al cielo : -Ed ora che ci do la libertà, quale è la prima cosa che farete voi?-

-DISTRUGGERLO!!!- urlarono le voci. Il terremoto riprese. Il raggio scomparve, lasciando la perla cadere a terra.

Poi la montagna tremò e un pezzo gigantesco si staccò, rimanendo attaccato solo tramite un piccolo pezzo di terra, e si aprì rivelando un'immensa ala; un istante dopo una seconda ala comparve. Poi il grosso pezzo su cui erano situati gli occhi si staccò, rivelando un muso lungo e affusolato; sotto di esso si spalancò una bocca. Dopodiché la base della montagna si divise in quattro larghe zampe e una coda comparve dietro alla schiena. Il drago marrone alzò un pugno e lo batté con forza sul terreno, scatenando un terremoto che aprì un'immensa voragine :-SCHIACCIARE NOTCH!-

Poi il ghiacciaio si sciolse, divenendo una gigantesca massa d'acqua che travolse la pianura sottostante; poi l'acqua iniziò a vorticare velocemente in verticale. Dopodiché comparvero un muso, un collo lungo e affusolato, quattro zampe, due ali e una coda enorme. Il drago azzurro si alzò in volo e con le ali lanciò quella che parve un'inondazione, sommergendo la pianura, per poi colgelarla col fiato : -SOMMERGERE NOTCH!-

Il vulcano eruttò con quella che parve l'ira degli dei : lava bollente travolse alberi, animali e ogni altra cosa trovasse sul suo passaggio. Poi dal cono del vulcano uscì una creatura rossa, con un muso e un collo lunghissimi, due ali gialle, zampe con artigli affilati arancioni e una coda che pareva incandescente. Il drago rosso mosse il collo come un serpente, poi eruttò un torrente di fiamme con la bocca, polverizzando ciò che riusciva a colpire: -BRUCIARE VIVO NOTCH!-

La nube nera si modellò in una forma da lucertola, poi tremolo e al suo posto comparve una creatura dal corpo di serpente, con quattro zampe e due ali che parevano fatte di fumo. Il drago grigio roteò su se stesso a velocità incredibile, generando intorno a sé un immenso uragano : -SPAZZARE VIA NOTCH!-

I draghi spalancarono le immense ali e spiccarono il volo, diretto verso l'Aether.

Herobrine si rivolse a Kinghast e Witherboss, paralizzati dalla paura : -Andate nel Nether e preparate tutte le legioni. Presto dovremo invadere il regno di mio fratello!-. Dopodiché si alzò in volo anche lui, seguendo i quattro rettili giganti.

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Capitolo 34
*** L'attacco all'Aether ***


-Caro, stai bene?- chiese l'anima di Persea a Notch, il quale pareva assorto in cupe riflessioni sul suo trono.

-C'è qualcosa che non va- disse il dio. -Non riesco più a percepire una parte del mondo. Temo che Herobrine stia facendo qualche misterioso intrigo-

-Forse dovresti andare a controllare- disse Persea, ma Notch scosse la testa : -Quel luogo è nascosto alla mia vista, non riesco nemmeno a capire dove sia. E non voglio mettere in pericolo te o chiunque altro.

Notch si massaggio le tempie. Non voleva ammetterlo, ma da un po' si sentiva vecchio, come se tutte le fatiche accumulatesi nel tempo gli fossero piombate addosso in un lampo.

Non che i recenti avvenimenti non lo avessero condizionato : fra Herobrine che attentava continuamente alla vita di Steve, Null che si rifiutava di parlare e suo figlio che non voleva rivolguergli la parola nonostante le innumerevoli volte in cui lo aveva salvato, di certo era naturale che la stanchezza si facesse sentire.

Almeno da un po' Steve riusciva a difendersi da solo. Notch non aveva nemmeno più bisogno di controllarlo.

Eppure qualcosa gli diceva che non era la stanchezza. Era come se nella sua mente fosse scoccato un campanello d'allarme. Come se qualcosa di nuovo e antico allo stesso tempo stesse per accadere ...

-Posso andare io- disse una voce.

Notch si scosse dalle sue riflessioni e vide che a parlare era stata l'anima di Jeb, il Villager al quale aveva affidato Steve dieci anni prima dopo la distruzione di Harimadz. -Ho occhi da falco- disse ancora lo spirito. -Mi basterà sporgermi un po' dalle isole per vedere che sta succedendo sulla Terra-

Notch annuì : -Va bene ... ma non fare nient'altro. Se ci sono problemi, acverimi. Chiaro?-

-Cristallino- disse Jeb, per poi uscire dal portone dello splendido palazzo celeste e recarsi su una delle vicine isole volanti.

Non appena si alzò in volo però una folata di vento lo scosse spedendolo su una vetrata del palazzo.

Si guardò intorno : anche le altre anime parevano piuttosto sconcertate. Era come se qualcosa stesse battendo le ali mentre volava verso l'alto. Ma non esisteva niente di così grande da squassare l'intero Aether ...

Jeb tentò un'altra volta di volare su un'altra isola, ma anche questa volta una folata di vento lo scaraventò contro le finestre del palazzo. -Ma che cosa succede laggiù?!- esclamò spazientito, sporgendosi dal ciglio del palazzo volante. E gli si mozzò il fiato.

Proprio sotto di loro infatti si stagliavano quattro figura alate gigantesche, che volavano in direzione dell'Aether ad artigli sguainati, urlando : -DISTRUGGERE NOTCH!-

-Oddei!- urlò Jeb. -Siamo in guai grossi! Devo avvertire Notch subito!-

Jeb spalancò le porte del palazzo e si precipitò nella sala del trono, dove trovò Persea e Notch esattamente dove li aveva lasciati. -Che succede?- esclamò Notch vedendolo così trafelato.

-Mio signore!- esclamò l'anima ansimante. -I Draghi Titani Elementali si sono liberati e si stanno dirigendo qui! Sono ormai ai nostri confini!-

-COOOSA!?!- urlò Notch alzandosi di scatto dal trono e afferrando il suo scettro. -Allerta tutte le anime! Prepararsi a lanciare un immediato contrattacco! Vola! VOLA!-

-Subito!- esclamò Jeb, per poi sfrecciare verso la torre più alta e soffiare in un enorme corno. Tutto l'Aether fu squassato dal suono e migliaia di anime eteree accorsero al suono. -I Draghi! Ci attaccano!- urlò con quanto fiato aveva in corpo. Le anime urlarono terrorizzate, poi sfrecciarono a preparare archi e spade.

Improvvisamente un'immensa zampa che pareva fatta di terra afferrò una delle isole più piccole scaravendantola sulla Terra, dove esplose con un fragore assordante. Alla zampa seguirono due gigantesche ali e un muso prominente. In breve nel cielo apparve la tremenda immagine di Earthdragon.

-Carica- urlò Markus, un'anima che un tempo era stata un generale famoso, per poi lanciarsi contro il drago, seguita da un gran. Numero di anime armate di tutto in punto. Notch lanciò un fulmine con lo scettro, che però Earthdragon parò con una delle sue ali.

Poi una folata di vento sconvolse l'Aether e da sotto le isole volanti comparve Airdragon con la bocca spalancata, dalla quale usciva una raffica di vento più forte del Borea. Le anime di Markus furono letteralmente spazzate via.

Dopo un istante anche Waterdragon e Firedragon fecero la loro comparsa.

Notch deglutì. La situazione si faceva problematica.

Non vista, una figura ammantata scappò dalle celle.


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Klingatt aprì lentamente gli occhi. La prima cosa che capì fu di essere in continuazione scosso su e giù. Lentamente mise a fuoco la figura di Alex.

-Finalmente ti sei svegliato!- esclamò la ragazza. -Alzati! Dobbiamo aiutare Steve!-

E allora Klingatt ricordò tutto. Si alzò in piedi di scatto : -Cosa facciamo? Non sappiamo come sono arrivati qui e come se ne sono andati. Tirare fuori qualcuno dagli Inferi penso sia un compito che va ben oltre le nostre capacità-

Alex riflettè : -Steve una volta mi ha parlato di un duomo che puoi aiutarci. Puoi teletrasportarci nel Deserto dell'Ombra?-

-Ma certo- esclamò l'Enderman afferrandola, per poi teletrasportarsi nel deserto. Non appena arrivarono furono investiti da una folata di caldo rovente. -Mi ero scordata facesse così caldo- disse Alex.

Un istante dopo però la temperatura si fece più fresca e il buio calò su tutto il deserto. Il sole era stato oscurato da una coltre di nubi.


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Notch lanciò un'altra saetta, ma Earthdragon parò di nuovo il colpo grazie alla sua pelle durissima.

I ruggiti dei draghi squassavano l'Aether e le anime, ormai prive di organizzazione, fuggivano in ogni dove. Uragani e tornado catturavano i fuggitivi, che venivano prontamente congelati da Waterdragon.

Notch strinse l'impugnatura dello scettro. Non aveva più notizie di Jeb e Persea. Si augurava fossero salvi.

Poi improvvisamente Earthdragon alzò i pugni e batté forte su una delle isole più grandi, aprendovi crepe ovunque. Firedragon si avvicinò e eruttò una colonna di fuoco nelle aperture.

L'isola esplose con uno schianto fragoroso. Una nube di polvere oscurò il cielo.

Notch non riusciva più a vedere niente. Poi improvvisamente Earthdragon comparve da dietro la coltre di polvere e con un pugno distrusse il portone del palazzo celeste.

-Che il cielo vi fulmini!- urlò Notch mentre si ritirava all'interno del castello.

Intanto Jeb osservava con orrore da un promontorio la devastazione in cui l'Aether stava cadendo. Improvvisamente però vide qualcos'altro.

In tutto il cielo comparvero portali neri e viola e un esercito di mostri del Nether ne uscì, attaccando le anime ed incatenandole. Ma questo significava che ...

Non ebbe il tempo di pensare : uno scheletro infatti lo colpì alla testa.


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Il cielo fu scosso da tuoni e la pioggia iniziò a cadere. Klingatt dovete ripararsi sotto un albero.

Fortunatamente erano giunti in una pianura ove gli alberi non mancavano. Al centro di essa c'era un lago, e vicino una casetta. Da essa uscì un omuncolo che pareva piuttosto sorpreso di vederli.

-Lei è Dinnerbone?- chiese Alex. -Siamo amici di Steve. Abbiamo bisogno del suo aiuto!-

-D'accordo, ma che cosa ...- chiese l'omino, ma non poté concludere : in quell'istante, infatti, il lago straripò e le montagne esplosero eruttando fiumi di lava incandescente.


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Notch era salito sulla torre più alta, ma era stato tutto inutile. I draghi lo avevano raggiunto anche lì.

Il dio alzò lo scettro, pronto a lanciare un altro fulmine, ma Airdragon sputò una raffica di vento facendolo cadere.

Notch si ritrovò completamente spiazzato. Era indifeso davanti a quelle bestie.

Firedragon alzò le ali che si trasformarono in un torrente di lava. Notch venne trascinato via dal liquido incandescente. Fortunatamente l'essere un dio lo riparava dal calore.

Anche Waterdragon alzò le ali trasformandole in un fiume d'acqua gelata. Incontrandosi i due liquidi si trasformarono in ossidiana durissima. Notch non riuscì più a muoversi.

Poi qualcuno spaccò un pezzo d'ossidiana, liberandogli la testa. La prima cosa che vide furono due occhi bianchi. -Herobrine!- esclamò -Aiutami!-

Herobrine sogghignò : -Teno di non poterlo fare-

-Cosa? Ma ...- iniziò Notch, poi capì : -TU HAI ORGANIZZATO QUESTO!?!-

-Hai indovinato, fratellino. Peccato che non ci sia alcun premio- disse ghignando Herobrine. -Ora ammira il nuovo signore del cosmo!-


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-Quindi mi state dicendo che ora Steve è prigioniero nel Nether e che il mondo sta per crollare?- esclamò Dinnerbone.

Alex annuì : -Può aiutarci?-

-Ma certo- disse Dinnerbone. -Conosco certi trucchetti che ci torneranno utili. Venite ragazzi ...- respiro : -RIPRENDIAMOCI IL NOSTRO MONDO!-

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Capitolo 35
*** Parte di un piano ***


-Se andavano di fretta, magari il portale non è ancora chiuso. Forse possiamo ancora ritrovarlo- disse Dinnerbone mettendosi a frugare nella foresta, seguito da Alex e Klingatt.

Tuttavia la pioggia che continuava a cadere e il cielo cupo che oscurava il bosco non era certo d'aiuto. Ci misero più di mezz'ora prima di trovare un grosso rettangolo di ossidiana alto cinque cubi e largo quattro.

-Ecco- disse Dinnerbone. -Il portale è questo-

-Ma è chiuso- disse delusa Alex, notando la mancanza della solita lastra viola all'interno del rettangolo di ossidiana.

Dinnerbone si massaggio il mento : -Vediamo ... Herobrine è la divinità del fuoco e delle tenebre ... ha creato i suoi mostri con i materiali del suo regno, quindi evidentemente ha fatto lo stesso col portale ... tuttavia l'ossidiana è un materiale dell'Overworld, quindi deve averlo fuso con qualcosa del Nether ... ma sì!- inforcò un acciarino : -Se Herobrine è il dio delle fiamme e la cosa più abbondante nel suo regno è il fuoco ...-

Toccò con l'acciarino il portale; per un istante brillò una fiamma, che venne poi sostituita da una lucente lastra viola. -Come hai fatto a capirlo?- esclamò Alex stupita.

-Sessant'anni da solo in una gola con solo qualche allievo ogni tanto ti fanno diventare intuitivo- rispose Dinnerbone con un sorriso. -Ora andiamo a riprenderci Steve!-

-Ma sei matto!?- esclamò Klingatt. -Io non ci entro lì dentro!-

Alex lo guardò accigliata : -Scegli : o vieni con noi in un luogo sicuramente asciutto o te ne stai qui a un passo da questa pioggia. A te la scelta-

-Va bene, va bene, vengo- disse l'Enderman dirigendosi verso il portale.

Poi la terra tremò e nel terreno si aprì una voragine colma di lava. Nel contempo il cielo si oscurò ancora di più e in lontananza si formarono due immense trombe d'aria. Dinnerbone era sconvolto : -In tutta la mia vita non ho mai visto niente di simile!- esclamò. -Ma che cosa sta succedendo lassù?-


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-Te lo giuro, Herobrine!- esclamò Notch mentre si dimenava nel tentativo di liberarsi. -Quando sarò uscito da qui io ti ...-

-Basta!- urlò Herobrine seduto sul trono un tempo appartenente al fratello. -Chiudi quella boccaccia! Mi fai diventare sordo!- Poi assunse un'espressione beffarda : -E poi, come vorresti uscire da lì? Sai meglio di me che l'ossidiana è un materiale tanto duro da imprigionare anche un dio-

Notch boccheggiò, sopraffatto dall'ira. Il suo colorito passò rapidamente dal rosa al rosso acceso : -Si può sapere che diavolo ti sta ballando nella testa? Come hai potuto liberare le creature che con tanta fatica avevamo imprigionato?! Lo sai meglio di me che presto riusciranno a vincere il tuo controllo mentale!-

-Tsk? Credi che non ci abbia pensato?- disse Herobrine. -Ho intenzione di reimprigionarli prima che si ribellino a me. Non sono così stupido da lasciarli in libertà-

-E allora fallo subito!- esclamò Notch esasperato.

-Il problema è : quando si ribelleranno a me?- chiese Herobrine con un sorrisetto beffardo.

Notch spalancò gli occhi. Se negli ultimi milleduecento anni aveva avuto dubbi sullo stato mentale del fratello, ora era più che certo che fosse completamente pazzo. Rimpianse di non averlo segregato quando ne aveva avuto l'occasione. -Ma ti guardi intorno!?- urlò furente. -Il caos sta dilagando nell'Universo intero! Catastrofi naturali si percuotono su tutto l'Overworld! Il loro potere sta crescendo sempre più! Se puoi reimprigionarli, fallo subito, prima che sia troppo tardi! Tanto ormai mi hai vinto!-

Herobrine scosse la testa : -No. Prima voglio essere sicuro che nessuno più possa opporsi a me-

Notch lo guardò spiazzato : -Là sotto ci sono persone che stanno morendo con tutti questi terremoti, inondazioni, eruzioni e uragani! Non contano nulla per te?-

Herobrine lo guardò sottecchi : -Arricchiranno la mia collezione di anime-


*************************************


-Ecco. Siamo dall'altra parte- disse Dinnerbone.

Alex e Klingatt si guardarono intorno. Mai avevano visto un panorama tanto orribile. Ovunque c'erano laghi di lava e cascate colme di lapilli e roccia vulcanica, e il poco terreno era bruciato e talvolta vi ardevano fiamme. Faceva un caldo tremendo, almeno nove volte superiore a quello del Deserto dell'Ombra. -Tenete queste- disse Dinnerbone porgendogli due pozioni arancioni. -Pozioni di Resistenza al Fuoco. Vi rinfrescheranno un poco-

La ragazza e l'Enderman le tragugiarono tutte d'un fiato e subito l'ambiente si fece decisamente più fresco.

Davanti a loro si ergeva una fortezza viola-nera, simile ad un castello semidistrutto. Le torri e i corridoi erano colmi di Vampi e Scheletri Wither. -Steve deve essere là- disse Dinnerbone indicando la torre più alta, posta al centro della fortezza.

-Diamine- disse Alex. -È il posto più sorvegliato-

-Lo vedo- rispose Dinnerbone. -Per questo sono sicuro che è là-

-Quindi che facciamo?- chiese Klingatt.

-Innanzitutto saliamo su quella torre- rispose Dinnerbone, indicando quella meno sorvegliata. -Lì penseremo al da farsi-


************************************


Il gruppo raggiunse a breve la torre e riuscì a passare inosservato alle guardie, fatta eccezione per due Scheletri Wither che furono prontamente eliminati prima ancora che potessero dare l'allarme.

Peccato solo che il rumore delle loro ossa che cadevano sul pavimento era piuttosto forte, perciò i tre preferirono rifugiarsi in una delle aza della torre finché non si sarebbero calmate le acque.

-Che razze di cose sono queste?- chiese Alex guardando delle specie di sacchetti che penzolavano dal soffitto.

-Sabbia delle Anime- rispose Dinnerbone. -Herobrine la usa per evocare uno dei suoi generali, Witherboss, nell'Overworld. Al loro interno sono contenute le anime di mostri e dannati-

-Quindi ho fatto male a romperne uno?- chiese Klingatt dietro di loro.

I due si voltarono di scatto e videro che accanto all'Enderman stava un cumulo di sabbia arancio-marrone dalla quale si levava una nebbiolina azzurra. Poi la polvere si condensò e davanti a loro apparve un Creeper etereo.

-Idiota!- esclamò Dinnerbone. -Hai liberato l'anima di un Creeper!-

Lui e Alex si misero in posizione di combattimento, ma il fantasma non li attaccò : si limitò a stare fermo e a produrre un "psss".

-Dice che non vuole farci del male- disse Klingatt. Alex lo guardò stranita : -Tu parli il creeperese?- chiese. Klingatt sorrise in segno di assenso.

-Psssssss- disse di nuovi il Creeper, e Klingatt tradusse : -Ci ringrazia per averlo liberato dalla sua prigionia eterna-

-Va bene. Lasciamo perdere il Creeper e pensiamo al tuo piano- disse Alex guardando Dinnerbone.

-Ma certo- disse l'allenatore. -Ho una buona parte di piano-

-Quanta parte di piano?- chiese Klingatt.

-Diciamo ... quindici per cento- rispose Dinnerbone.

-E quello per te è un piano?- chiese Alex. -È a malapena un pensiero-

-Psssss- fece il Creeper, e Klingatt lo guardò arrabbiato : -Che vuol dire "meglio del quattordici per cento"?-

-La volete piantare?- esclamò Dinnerbone arrabbiato. -Se avete qualcosa di meglio ditemelo subito!- dato che nessuno fiatava, disse : -Bene. Allora statemi a sentire-

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Capitolo 36
*** Il salvataggio ***


Steve sedeva nella sua umida e buia cella, in attesa di qualche segno che le cose fossero cambiate.

Ma niente. Da più di sei ore l'unica cosa che aveva visto dalla porta era stata la schiena del grosso generale dei pigmen, il quale pareva non essersi mai mosso nemmeno di un centimetro.

Steve si chiese come andassero le cose nel resto del mondo. Herobrine evidentemente aveva avuto fretta, poiché l'aveva risparmiato anziché finirlo subito, ma per cosa non lo sapeva. L'unica cosa di cui era certo era che non avrebbe portato nulla di buono.

Poche ore prima gli era parso di sentire come un boato proveniente dalla superficie, come se la terra fosse esplosa, e poi dei ruggiti provenienti da nessuna creatura che lui conoscesse. Parevano prodotti da giganteschi animali, ma non sembrano nemmeno lontanamente appartenere a quelli delle creature terrene.

E lui era lì rinchiuso! Con ogni probabilità ora Herobrine stava conquistando come minimo l'Overworld, ma era più probabile che avesse puntato sull'Aether. Se davvero lui era l'unico che poteva fermarlo ...

Improvvisamente il terreno si spaccò e una lunga di un Enderman spuntò da esso. Steve lo guardò a bocca aperta.

Dal buco uscirono Klingatt, Alex, uno strano creeper trasparente e (gioia delle gioia) il suo vecchio maestro Dinnerbone. Il ragazzo corse ad abbracciarlo uno ad uno.

Fu un momento toccante, poi i cinque se la filarono attraverso la botola appena creata. Steve era commosso nel vedere quanto i suoi amici avevano rischiato per lui.

Tutti insieme uscirono dal castello qualche minuto dopo. Il piano di Dinnerbone aveva infatti funzionato : Klingatt si era teletrasportato all'interno della fortezza, ma non nella cella di Steve, così la magia di Herobrine non li aveva rilevati e se l'erano potuta filare indisturbati.

Bé, non proprio indisturbati. Una volta fuori corsero verso il portale, ma furono in breve inseguiti dalle truppe di Pigmalione, il quale, scoperta la loro fuga, marciava in testa al suo esercito per riprenderli.

Dinnerbone e Steve si fermarono per rallentarli mentre gli altri scappavano attraverso il portale. Entrambi estrassero le spade e cominciarono a staccare teste a destra e a manca.

Una volta che tutti furono entrati nel portali, Dinnerbone si preparò a seguirli, ma fu fermato da Steve. Il ragazzo non voleva infatti rimanere da solo, ora che era completamente indifeso e senza poteri.

-Per dindirindina!- urlò Dinnerbone. -Tu te la sei cavata contro eserciti peggiori senza i tuoi poteri! Erano forse i tuoi poteri a concludere il tuo addestramento? O a uccidere qualcosa come trenta pigmen alla volta?- gli prese il viso tra le mani : -Metti da parte il dio che eri, Steve. Ritorna ad essere un comune, semplice guerriero. E dagli vedere i sorci verdi- detto questo si lanciò nel portale.

Steve ripensò alle parole di Dinnerbone, chiedendosi come sopravvive re da solo prima di poter passare anche lui. Di certo non poteva annientare tanti nemici con la forza. Tuttavia spesso il maestro aveva affermato che talvolta l'arguzia è migliore della forza.

I suoi occhi si illuminarono. C'era qualcosa che poteva fare per guadagnare tempo.

Afferrò un arco strappato ad un Wither e lo puntò verso Pigmalione, precisamente alla sua testa, poi scoccò la freccia.

Il dardo si conficcò tra gli occhi del generale. Pigmalione annaspò, poi cadde rovinosamente sulla terra bruciacchiata. La sua anima si separò dal corpo e sprofondò nella Sabbia delle Anime.

I pigmen, disorientati e senza più un comandante, cessarono la carica. Steve notò che il portale era di nuovo passabile e ci si tuffò dentro, tagliando l'ossidiana che lo componeva all'ultimo secondo.

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Capitolo 37
*** Salvare il mondo ***


Quando Steve uscì dal portale, la prima cosa che vide fu una potente luce rossastra.

Poi si rese conto con orrore che la luce proveniva da una pozza di lava che ribolliva a meno di due blocchi da lui.

Si guardò intorno terrorizzato. Il mondo pareva essere precipitato nel caos più totale. Nubi nere avevano oscurato il sole e il terreno si era letteralmente spaccato facendo fuoriuscire enormi quantità di lava che bruciavano ogni cosa. Tutt'intorno era un vortice di vulcani, uragani, inondazioni e terremoti.

-Oddei ...- esclamò Dinnerbone guardando due montagne crollare. -Penso non rivedrò più casa mia ...-

-Coraggio, non disperiamoci- lo interruppe Klingatt. -Adesso dobbiamo raggiungere l'Aether prima che sia troppo tardi-

-E come? Non abbiamo le ali, e di certo se le avessi io non mi butterei in mezzo a quella battaglia tra tuoni!- disse Alex indicando le nubi squassate dai lampi e dai venti.

-Non dobbiamo per forza volare- rispose Steve. Tutti lo guardarono stupefatti, ma lui continuò : -Quando ero nella caverna, Kaos mi ha rivelato l'esistenza di un portale, simile a quello del Nether, che le anime usano per raggiungere l'Aether quando muoiono, guidate dagli dei. Si trova in quelle montagne laggiù, le Montagne Gemelle- e indicò due monti sullo sfondo di Persepoli che erano identici. -Al suo interno dovrebbe trovarsi un portale d'oro-

-Allora che aspettiamo?- chiese Dinnerbone con il suo solito fare scherzoso, ma appena finì la frase qualcosa cadde ad appena un millimetro da lui, schiacciando il portale per il Nether.

La compagnia guardò con orrore l'oggetto e videro che non era altro che una piccola massa di terra ricoperta da qualche albero.

-Ma che ci faceva questa in cielo?- chiese Alex. -Che diamine sta succedendo lassù?-


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-M ACHE COSA STAI FACENDO?!- urlò Herobrine infuriato rivolto a Earthdragon, il quale aveva appena fatto esplodere una delle isole volanti facendola precipitare sull'Overworld.

Herobrine era fuori di sé : -Stai più attento, stupido lucertolone troppo cresciuto! Vorrei governare su un regno integr ...- non riuscì a finire la frase : il drago gli sferrò una zampata, mandandolo gambe all'aria, ruggendo di rabbia e odio.

Herobrine si riprese e sollevò la Perla dell'End, tenendola bene in vista davanti al drago. La Perla splendente di luce e Earthdragon si ammansì, continuando però a guardarlo con rabbia.

"La situazione sta degenerando!" pensò il dio mentre il drago si allontanava sbuffando. "Il mio potere su di loro sta diminuendo! Pensavo avrei più tempo! Devo rimetterli subito in gabbia!"

-Ascoltatemi, Draghi!- urlò. -Portatemi qui immediatamente tutte le anime del l'Aether e mettetele in catene, poi dirigetevi nel luogo che per tanti anni è stata la vostra prigione!-

I Draghi, pur guardandolo male, spiccarono il volo, dirigendosi verso le altre isole. "Sperando che il tempo mi basti" pensò Herobrine.


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-Ci siamo! Guardate lassù!- urlò Steve indicando quello che a prima vista pareva una strana roccia sul fianco delle montagne, ma che poi si rivelò essere un tempio.

Klingatt li teletrasportò istantaneamente su di esso e Dinnerbone aprì la porta con un calcio.

L'interno era pieno di ragnatele, ma al centro si ergeva un grosso portale dorato, con la lastra blu anziché viola, che pareva essersi conservato nel tempo.

Il gruppo si gettò al suo interno e in un secondo si trovarono nell'Aether. Anche quel regno non era messo molto bene : le isole erano distrutte o bruciate e alcune cadevano a pezzi sull'Overworld.

In lontananza si vedeva il palazzo di Notch.

Steve strinse i pugni : -Ora salviamo il nostro mondo!-

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Capitolo 38
*** Inizia la battaglia! ***


-Witherboss, stiamo girando in tondo- disse Kinghast all'altro generale mentre si spostavano velocemente tra le isole volanti. -È inutile, qui non ci sono altre anime, e se ci fossero le avrebbero già catturate quei lucertoloni volanti-

-Ti dico che le ho viste!- urlò lo scheletro. -Ne ho vista una viaggiare velocemente tra le isole, come se tele trasportasse, capisci? Dobbiamo prenderle tutte, ordine del capo!-

-Scusa, ma da quando te ne frega qualcosa di quello che ti dice Herobrine?- chiese Kinghast aggrottando un sopracciglio.

-Da quando dobbiamo lavorare con quelle bestie!- esclamò la scheletro. -Io non ce le voglio intorno, mi inquietano. Prima diamo al capo quello che vuole e prima ce le leviamo di torno-

-Si, forse hai ragione tu- disse Kinghast. -Oddei, ma cosa devono aver fatto di bene due disonesti mostri come noi per meritarsi di finire sempre in questi casini familiari?-

-Eccola di nuovo!- esclamò Witherboss indicando con una delle teste un'ombra muoversi su una delle isole. -Prendiamola e leviamoci da qui!-

I due generali volarono veloci sull'isola, ma non appena vi giunsero ebbero un'amara sorpresa : di fronte a loro stavano due umani, un Creeper e un Enderman, tutti con le armi puntate su di loro. Ma lo sguardo dei due mostri cadde soprattutto sulla persona al centro : era Steve che, come loro sapevano, doveva essere imprigionato nel Nether.

-Adesso non vi muovete o ve la facciamo pagare. Ci servite- disse l'ex-dio con un sorrisetto, roteando la spada di fronte ai due.

Questi rimasero per un secondo interdetti, poi esplosero : -DEI MIEI, CHE VITA DI MERDA! CHE. VITA. DI. MERDA!- urlarono all'unisono, per poi arrendersi senza fare resistenza.


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Herobrine guardava soddisfatto tutte le anime dell'Aether scorrere sotto i suoi eterei occhi, trascinate in catene da migliaia di scheletri e pigmen. I draghi avevano concluso con successo il loro compito, portando lì tutti i servi di Notch.

Il fratello, di canto suo, osservava tristemente i suoi sudditi imprigionati come schiavi. Mai avrebbe desiderato per loro un simile destino.

-Su col morale, fratellino!- disse Herobrine beffardo. -In fondo, non ho fatto altri che ripetere ciò che io e te avevamo compiuto molto tempo fa. Ti ricordi, quando prendemmo possesso del mondo? Si sa, chi non impara nulla dalla Storia è destinato a ripeterla-

Herobrine rise : -Quando ai tuoi sudditi, non piangere per loro, hai la mia parola che non li ucciderò. Mi limiterò a mandarli a lavorare nelle miniere di Quarzo del Nether-

Notch, nonostante le lacrime che gli ricavano il volto, scoppiò a ridere. -Non piango per loro- disse. -Piango per te, perché mi sto immaginando tutte le cose che ti farò non appena ti metterò le mani addosso!-


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Dall'alto di una montagna fluttuante Steve osservava i quattro giganteschi Draghi Titani Elementali trasportare le ultime anime sopra il palazzo di Notch. Sopra di esso, seduto su un trono di ossidiana, stava Herobrine gongolante.

Steve si chiese come avrebbero fatto a batterli. Aveva escogitato un metodo perfetto per riprendersi i suoi poteri, ma oltre esso non sapeva come sconfiggere quei quattro mostri alati.

Poco dopo il loro arrivo nell'Aether, il gruppo aveva incontrato Jeb. Steve era stato molto felice di reincontrare il suo padre adottivo, e lo era stato ancora di più quando questi gli aveva rivelato che Herobrine custodiva i suoi poteri divini in un vaso d'oro che teneva accanto al trono.

Allora Steve aveva subito trovato un modo per riprendersi vaso, ma oltre a questo ... era tutta un'altra storia.

Con i suoi poteri avrebbe potuto sconfiggere Herobrine, ma di certo se la sarebbe dovuta vedere con i draghi. E nemmeno suo padre, che ora era imprigionato, era riuscito a sconfiggerli da solo. Quindi, come fare?

I suoi pensieri furono stroncati dall'arrivo di Alex, la quale lo informò che erano pronti ad entrare in scena.

Steve si diresse verso una radura, dove stavano Kinghast e Witherboss, legati come salami, mentre accanto a loro c'era la visione più buffa che avesse mai visto.

In un ridicolo costume da Wither stavano ammassati Dinnerbone, Klingatt e Jeb, mentre in uno da Ghast c'era il loro amico Creeper (che avevano deciso di chiamare Bomby). La visione era così assurda che non poté trattenersi dal ridere.

-Senti, non abbiamo potuto fare di meglio, ok?!- esclamò Dinnerbone, per poi tornare serio : -Atteniamoci al piano. Noi faremo del nostro meglio per distrarre Herobrine, voi due pensate al resto-

-Va bene, va bene, non vi agitate- disse Steve.


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Herobrine osservava al settimo cielo tutte le dodici triliardi di anime ammassate di fronte a lui. -Il tempo è giunto!- urlò.

-Notch è caduto! E voi, che vi siete schierati con lui, pagherete per aver voltato le spalle al principe delle tenebre!- proseguì alzando le braccia in segno di vittoria.

Dall'esercito del Nether si levò un'ovazione : -Herobrine! Grande Herobrine! Inesorabile Herobrine!-

-Una nuova era inizia oggi!- urlò il dio. -Un'era in cui l'unico e inesorabile signore del mondo è Herobrine, il vincitore di Notch!-

Dall'esercito del Nether si levò un coro di applausi.

Poi al dio si affiancarono i due generali. -Signore, vi portiamo un invito. Un'importante signora vuole vedervi- disse Witherboss, calmo.

-Davvero?- chiese Herobrine sospettoso. -E chi sarebbe?-

Dal corpo di Witherboss uscì una mano con un pugnale : -La Morte!- urlò il generale, piantando il coltello nel petto del dio.

Herobrine rotolò giù dal trono, ma si riprese e si staccò il pugnale dal corpo. In un istante il taglio si rimarginò. Il dio evocò due mani di lava che afferrarono i due generali, bruciando i costumi.

-Pensavate davvero che potessi essere sconfitto da un piano tanto sciocco?- chiese ridendo mentre stritolava i quattro malcapitati. -Voi offendere la mia intelligenza!-

-Allora permettici di riparare, signore!- esclamò una voce dietro di lui. herobrine si voltò e spalancò la bocca per lo stupore : di fronte a lui c'era Steve, con in mano la sua spada.

-TU?!?- esclamò, per poi riprendersi e urlare : -Distruggetelo!-

Ma Steve scosse la testa : -Sciocco aspirante tiranno, hai dimenticato un dettaglio molto importante!- e Alex si palesò dietro di lui con in mano un vaso dorato. Herobrine strabuzzò gli occhi.

Alex gettò il vaso a terra, rompendolo. Una nube dorata uscì dai frammenti e si avvolse intorno a Steve, per poi fondersi con lui.

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Capitolo 39
*** Scontro tra tuoni ***


Steve sentì nuovamente i poteri divini scorrere in lui. -E con questo la partita si riapre!- urlò lanciando un'onda d'acqua da un laghetto vicino che carbonizzò le mani di lava di Herobrine.

I suoi amici caddero a terra e, messo mano alle armi, cominciarono a trucidare i mostri e a tagliare le catene che imprigionavano le anime dell'Aether.

Herobrine se ne accorse appena. Il suo sguardo, rosso di collera, era puntato su Steve. -PRENDETELO!- urlò con quanto fiato aveva in corpo.

Steve fece appena in tempo a notare l'enorme massa di Firedragon comparire dietro di lui per scansare un torrente di fiamme e fuoco eruttato dalle fauci del drago.

Un piccolo pezzo dell'isola si frantumò e precipitò verso l'Overworld. Non contento, il drago sollevò le ali e lanciò una montagna di lava incandescente come aveva precedentemente fatto per imprigionare Notch.

Steve corse a perdifiato cercando di evitare quel liquido mortale, riuscendo a scampare per un soffio prima che il drago terminasse la carica. Firedragon per errore rischiò addirittura di colpire Herobrine, il quale si nascose dietro il trono per evitare di essere carbonizzato : -NO!- urlò. -Prendete LUI, non me! Lui! Quello con la spada e lo scudo!-

Seguendo le indicazioni di Herobrine, Waterdragon spalancò le fauci e lanciò contro Steve il suo raggio congelante, che il ragazzo parò con lo scudo, quale venne però polverizzato all'istante in migliaia di cristalli di ghiaccio.

Anche Airdragon scese in campo e scatenò contro Steve la furia dei venti. Il ragazzo venne spazzato via e dovette tenersi alla spada inchiodata sul terreno per non cadere giù dall'isola volante.

Herobrine, preso alla sprovvista , fu investito in pieno dall'uragano e scivolò giù dall'isola, evitando di cadere tenendosi aggrappato ad un arbusto. I draghi dovettero interrompere il loro attacco per soccorrerlo.

Steve approfittò della loro distrazione e corse sul blocco di ossidiana nel quale Notch era imprigionato. Ormai del dio non si vedeva nemmeno più la testa. Steve pianto la spada al centro del blocco e, facendo forza, lo spezzò in due.

Con uno sfavillio di saette, Notch uscì dalla durissima pietra raggiante, per poi correre ad abbracciare il ragazzo : -Grazie, figlio mio- disse con le lacrime agli occhi.

Steve avrebbe potuto dire molte cose, ma alla fine si limitò a ricambiare l'abbraccio. Sapevo che per il dio quello valeva molto più di un milione di parole.

-Ehi, capo!- urlò Jeb, interrompendo i due. -Penso che questo sia vostro!- e lanciò a Notch lo scettro dei fulmini, che era riuscito a salvare mentre fuggiva dal palazzo durante la battaglia.

Notch lo afferrò ridendo trionfale : -Adesso guarda il tuo vecchio all'opera!- disse a Steve, e lanciò un fulmine contro Earthdragon, il quale stavolta non riuscì a parare il colpo e fu centrato alla testa.

Anche le altre anime liberate, preso coraggio, avevano cominciato a respingere l'esercito di Herobrine. Gli scheletri e i pigmen erano ormai in rotta.

Il dio malvagio, infuriato, alzò la Perla dell'End : -Eliminate quei due!- urlò indicando Notch e Steve.

Firedragon tornò alla carica, deciso a vendicarsi per lo smacco precedentemente subito, ma Steve lo colpì con un getto d'acqua che lo costrinse a ritirarsi momentaneamente.

Notch vide con la coda nell'occhio Waterdragon puntare su di lui e gli scaricò contro un fulmine, solo che l'acqua di cui era composto il drago assorbì l'elettricità.

Purtroppo avvenne qualcosa che nessuno aveva previsto : il drago infatti sapeva controllare l'energia che aveva in corpo ma, disorientato dall'ipnosi di Herobrine, fini col scaricarla in tutte le direzioni. Una pioggia di saette piovò sul palazzo so Notch e i presenti si abbassarono per evitarle.

E una di esse colpì proprio la Perla dell'End.

Herobrine vide con orrore l'oggetto disintegrarsi nella sua mano, seguito da Notch che, rendendosi conto di che cosa era successo, lanciò un "Nooo" disperato.

I draghi si bloccarono per un secondo a mezz'aria, intontito, poi esplosero in un ruggito carico di rabbia e furia. L'intero Aether tremò e tutti si tapparono le orecchie per non sentire quel suono orrendo. Poi i rettili si voltarono verso Herobrine, con lo sguardo rosso di collera : -TU! INUTILE ESSERE STRISCIANTE!-

Prima che Herobrine potesse fare alcunché Earthdragon lo afferrò e lo portò all'altezza delle loro teste : -MISERABILE! CI HAI INGANNATI CON UN TRUCCO OLTREMODO DISONOREVOLE! MALEDETTA CREATURA SENZA SPINA DORSALE!-

-Ehm, non posso negarlo ...- mormorò Herobrine. -Però vedetela in questo modo ... in fondo vi ho ...-

-STAI ZITTO!- urlarono i quattro Elementali all'unisono, ancora più furiosi. -NON CI IMPORTA SAPERE CHE CI HAI LIBERATI! TU CI HAI RESI TUOI SCHIAVI!!!-

-Che facciamo?- chiese Steve al padre.

Notch guardò tristemente il fratello tra le grinfie dei draghi. -Non posso abbandonarlo- disse. -Chiamala debolezza, se vuoi, ma è mio fratello ... e comunque è meglio sistemare quelle bestie ora che sono distratte, prima che si rivoltino contro di noi ... anche se non so come

Steve guardò i draghi, cercando di scoprire punti deboli, ma parevano non averne. Del resto, cosa potevano fare, in effetti? Erano due contro le più potenti calamità naturali, fuoco, acqua, aria, terra ...

Un pensiero gli balenò la mente. Era un'idea folle, ma che altro avevano da perdere?

-Papà- disse a Notch. -Tu riusciresti a sollevare uno di quei mostri?-

Notch scosse la testa : -Il loro peso è determinato da loro. Possono accrescerlo o diminuirlo come vogliono-

-Allora vieni!- disse Steve, correndo verso i draghi.

Intanto Earthdragon strinse la presa su Herobrine fino a fargli uscire gli occhi dalle orbite : -NOI SEGUIAMO UNA LEGGE- disse. -LEGGE DETTATA DA COLUI CHE TU E TUO FRATELLO AVETE RINNEGATO ... MA TU LA CONOSCI, NEVVERO? UN TALE AFFRONTO SI PAGA SOLO CON LA VITA!-

All'improvviso però qualcosa passò di fronte agli occhi del drago, muovendosi su una specie di liana. Earthdragon rimase per un attimo disorientato, poi si rese conto che non era altri che Steve appeso ad una delle piante che crescevano sulla sua testa.

Steve, ottenuta l'attenzione dei draghi, si fece cadere sulla zampa di Earthdragon. Firedragon, vedendolo, eruttò nuovamente un torrente di fiamme, ma l'unico risultato che ottenne fu di bruciare la mano al compagno.

Earthdragon urlò di dolore e lasciò andare Herobrine, che cadde a terra co.e un sacco di patate. Steve si agganciò nuovamente ad una delle liane e, compiendo incredibili acrobazie, schivò i colpi sferzati dai draghi. Compì due giri attorno alle fauci di Waterdragon e due attorno a quelle di Airdragon, poi tirò. Le due teste cozzarono.

-Ora!- urlò Steve, e Notch lanciò una raffica di fulmini su Waterdragon. Il drago, non ancora ripresosi dall'ipnosi, non riuscì di nuovi a controllarsi e il povero Airdragon fu pienamente investito dai fulmini.

Il drago dei venti barcollò, completamente intontito. Approffitando di ciò Notch volò a terra e lo afferrò per la coda, poi lo sollevò in aria. Non fu difficile, poiché il peso del titano si era praticamente azzerato a causa del colpo ricevuto che lo aveva mandato in tilt.

Notch iniziò a roteare il drago a velocità spropositata per aria, originando intorno a sé un uragano. Gli altri draghi, presi alla sprovvista, furono risucchiati all'interno del vortice.

Poi non appena tutti furono all'interno Notch mollò la presa, scagliandoli verso l'alto, e Steve li colpì con lo scettrscettro dei fulmini, dandogli una carica extra.

I Draghi Titani Elementari schizzarono tra le stelle alla velocità della luce e in breve scomparvero dalla vista di tutti. Nello stesso istante, nel l'Overworld, i terremoti e le eruzioni cessarono, le inondazioni si ritirarono e i tremendi tifoni si dissolsero nell'aria.

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Capitolo 40
*** Steve vs Herobrine ***


Non appena i draghi svanirono tra le stelle, Steve provò una sensazione di incredibile sollievo.

Il caldo e placido sole era tornato a splendere sull'Aether e, probabilmente, anche nel resto del mondo. Le isole distrutte si ricomposero lentamente, facendo ritornare il regno dei cieli al suo antico splendore.

L'esercito di Herobrine era ora in rotta, scacciato dalle anime dell'Aether, e le decine e decine di mostri scappavano attraverso i portali ritornando nel loro regno intriso di orrore.

Mentre contemplava questo spettacolo, Steve udì un tonfo dietro di lui. Si voltò e vide Notch cadere a terra, svenuto, con i pochi capelli ancora in testa bruciacchiati.

Dietro di lui stava Herobrine, con una mano protesa verso di lui e l'altra che formava una sfera di fuoco. -Tu!- urlò. -Stupido sciocco nipote, alla fine ce l'hai fatta. Sei riuscito a battermi-

-Come ti era stato predetto, Herobrine- rispose Steve. -È questo, forse, il ringraziamento che ci dai per averti salvato? La tua educazione lascia molto a desiderare- mentre parlava tasto il polso di Notch : era vivo, ma di certo non si sarebbe ripreso per un po'.

-Non ne avrei avuto bisogno se non aveste distrutto la Perla dell'End!- rispose Herobrine. -Forse io oggi non conquisterà l'universo, ma almeno avrò la soddisfazione di averti annientato. La profezia non parlava di questo, perciò il nostro duello avrà un esito incerto e non sarà io a perdere-

Detto questo, lanciò tre palle di fuoco contro Steve, che le evitò saltando da un'isola all'altra. Tre o quattro isole esplosero e bruciarono.

-Misero insetto! Pensi di potermi sfuggire?- chiese Herobrine continuando a lanciare palle infuocate.

Steve si concentrò e sollevò una grande massa d'acqua, lanciandola contro lo zio. L'onda spense le palle di fuoco, ma non raggiunse Herobrine, che la parò evocando uno scudo di roccia vulcanica.

Herobrine chiamò a sé cinque spade di ossidiana e le lanciò contro Steve, che le fermò usando il suo scudo. Le lame si piantarono in profondità e lo fusero, dato che erano bollenti.

Steve afferrò in fretta lo scettro del padre e lanciò un fulmine con tutta la potenza che aveva. Herobrine fu colpito in pieno petto e venne sbalzato all'indietro, ma si rialzò senza nemmeno un graffio.

-Vuoi il gioco duro, vedo- disse sogghignando. -Bene. Ti accontento. Avrai il mio potere, più di quanto chiunque, ad eccezione di Notch, abbia mai visto prima d'ora-

Detto questo il suo corpo cominciò a cambiare. Gli occhi, da bianchi, divennero rossi e gialli, come se fossero composti da lava, e la pelle venne sostituita da scaglie di roccia nera e bruciata. Crebbe di dimensioni e divenne alto quanto una montagna, distruggendo alcune isole vicine. Il lungo mantello e i vestiti scomparvero, sostituiti da una corazza di ossidiana durissima.

Una delle isole che si frantumò fu proprio quella dove stavano Kinghast e Witherboss, ancora legati e imbavagliati. I due generali si riuscirono a liberare appena in tempo, un secondo prima di essere travolti.

-Le truppe sono in rotta!- esclamò Witherboss. -Se la stanno battendo tutti! Che facciamo?-

-Che domande! Battiamocela anche noi!- rispose Kinghast, e i due volarono a tutta velocità verso il portale più vicino.

Steve guardò allibito Herobrine, divenuto un gigante di pietra con un'armatura praticamente impenetrabile.

Herobrine eruttò dalla bocca un fiume di lava, distruggendo una delle isole. Steve si scansò appena in tempo, riparandosi dietro ad una montagna volante.

-Non stiamo giocando a nascondino, nipote!- urlò Herobrine, cominciando a prendere la montagna a pugni. In breve l'enorme cima fu rasa al suolo.

Steve cercò si penetrare la corazza di Herobrine con i fulmini, ma questo servìsolo a provocare un po' di solletico al dio. Nemmeno l'acqua riuscì a fare qualcosa, non essendoci fuochi da spegnere.

Steve si riparò nuovamente dietro tutto ciò che trovava, ma Herobrine in breve rase al suolo tutte le isole da lui raggiungibili, lasciandolo su un minuscolo ammasso di terra senza via di fuga.

Il re del Nether afferrò l'isola e cominciò a trascinarla verso la sua testa. -Mi farai da cena!- urlò con soddisfazione.

Steve però notò che gli occhi non erano, come aveva pensato, del colore della lava, ma erano lava pura. Il fluido pareva imprigionato tra le palpebre del dio.

Il ragazzo raccolse tutta l'energia che poté, poi lanciò un intero torrente d'acqua nelle pupille di Herobrine.

Il dio delle tenebre ululò di dolore, lasciando andare l'isola, urlando : -I miei occhi! Mi hai accecato, maledetto!-. Steve approfittò della sua distrazione per calarsi sul suo collo, rimasto scoperto dall'armatura, e trapassarlo con la sua spada.

Il mostri di roccia urlò di dolore ed esplose con un fragore mostruoso. Lo spirito di Herobrine tornò nella sua forma umana, ritornando così ad essere il dio dagli occhi bianchi.

Herobrine precipitò verso l'Overworld, rischiando di schiantarsi. Quando si riprese dallo shock, era troppo debole per mettersi a volare, perciò usò le ultime energie per diventare incorporeo.

Il dio attraversò il terreno fino a giungere nel Nether, e ivi cadde in una distesa di Sabbia delle Anime.

Herobrine riemerse intontito, ma un istante dopo alcune anime si aggrapparono a lui, trascinandolo verso di loro. -Via, andate via! Non mi toccate!- urlò il dio, ottenendo però solo di fare infuriare di più le anime.

Da dietro una roccia Kinghast e Witherboss lo guardarono preoccupati. -Non sarà di buon un'ora quando uscirà da lì!- mormorò il fantasma.

-Vuoi dire SE uscirà da lì- disse Witherboss con un sogghigno.

Anche il compagno sorrise : -"Se". "Se" mi piace- disse, per poi tornare ad osservare lo spettacolo.

Herobrine ormai era immerso fino alla testa. -Toratemi fuori di qui!- urlò infuriato. -Mi sento in uno scaricoooooo .....- e sprofondò nella Sabbia, trascinato dalle anime di mostri e dannati.

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Capitolo 41
*** Una nuova missione ***


Null si diresse verso la sua vecchia fortezza, ormai ridotta a rovine e polvere, per poi recarsi verso una stanza migliaia di metri sottoterra.

Al suo interno stava un piccolo portale inattivo, fatto di strani congegni con sopra incastonate delle perle verdi. Solo uno, quello centrale, ne era privo.

-Mio signore- mormorò Null.

Una folata di fiamme viola e nere fuoriuscì dal portale, accompagnata da un ruggito di pura furia. All'interno del portale comparvero due occhi viola che parevano fremere per la furia.

-Non mi piace quando non esegui i miei ordini!- disse una voce glaciale, con tono apparentemente calmo, ma chiaramente fremente d'ira.

Null si inchinò : -Non capisco, mio signore ... ho fatto ciò che mi avevate chiesto ...-

-STA ZITTO!- urlò la voce. -Credi che i miei occhi siano ciechi?! Quando ti ha catturato, nelle segrete hai cercato di avvertire mio figlio! Hai cercato di avvertire Notch della mia minaccia!-

-Ma non l'ho fatto, mio signore ...- mormorò Null, cercando di mantenere un aspetto dignitoso. -Vi sono rimasto fedele, ve lo giuro ... la mia lingua sarà anche biforcuta, ma non ha mai portato a voi alcuna menzogna-

Gli occhi fremettero. -Va bene, pezzo d'idiota!- urlò la voce. -Per stavolta ti darò un'altra chance, ma non provare più a pensare di tradirmi!-

Null abbassò la testa : -Avete la mia parola, mio signore-

-La tua parola non mi basta- disse la voce. Poi una fiammata viola uscì dal portale e prese la forma di una mela. Pareva dolce e ben matura.

-Cosa vuoi fare, sei passato dalle parole alla tortura?!- chiese il dio della preveggenza. -Sai bene che non posso sentirne né il sapore né il piacere di mangiarla!-

-Voglio solo ricordarti quale sarà il tuo premio una volta che avrai portato a termine il mio volere- rispose la voce, mentre la mela svaniva in uno sbuffo di fumo. -Riavrai la tua anima. Potrai di nuovo provare gusto e piacere, sentire odori e dolore. Ma se fallirai o mi tradirai ...-

La voce si alzò di tono : -... allora di restituirò la tua anima, ma ti farò provare solo dolore, e per mille secoli a venire!-

Null indietreggiò, lievemente spaventato da quel l'esplosione di ira : -Cosa vuoi che faccia?-

-Voglio che tu conquisti le terre degli spettri e dei dannati, quelle che stanno nel mondo che sta sotto al mondo, lì dove non splende mai il sole- rispose la voce.

Null rimase allibito : -Quindi tu vuoi che io vado contro all'intero Nether ... e come dovrei fare? Io sono uno e loro tipo in centomila!-

-Questo lo saprai a suo tempo- rispose la voce. -Per il momento continua a essere il dio che sei sempre stato. Mi farò vivo io quando sarà il momento di entrare in azione. E, se obbedirai, potrai tenerti il Nether. Una prima parte della tua ricompensa. In fondo è il regno che brani, no?-

Gli occhi di Null furono attraversati da un lampo di avidità : -Sarà fatto, mio signore. Conquisterò il Nether per voi-

-Ottimo- disse la voce compiaciuta. -Ora che gli Elementali sono liberi, anche se lontani dal mondo, possiamo passare alla fase due del piano. I prossimi che dovranno uscire dalla loro eterna prigione saranno gli Apocalisse-

-Non fa una grinza- rispose Null.

-E, mi raccomando ...- continuò la voce. -... il ragazzo. Ricordati che mi serve. Proteggilo anche a costo della tua inutile vita-

-Sissignore- disse Null chinando il capo.

-Bene. Adesso passiamo alle cose serie. Ce l'hai?- chiese la voce. Null tirò fuori dalla mantella dei frammenti di cristallo verdi.

-Notch credeva fisse andata distrutta, ma in realtà non può essere fatta a pezzi- disse il dio della preveggenza. Un istante dopo la Perla dell'End si riformò nella sua mano, e lui la incastonò nell'unico congegno mancante.

Il portale divenne nero come la notte. La voce ghigno compiaciuta : -Splendido! Nove tasselli in meno, ne mancano solo due. Tutto è andato secondo il mio piano. Mi raccomando, non osare più ribellati ai miei ordini!- Gli occhi svanirono e il portale si spense.

Null strinse i pugni : "Questo lo vedremo. Maledetto demonio, ti farò pagare anche questa!"

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Capitolo 42
*** Una terribile verità ***


Notch girovagava per i corridoi del suo palazzo, incredibilmente sopravvissuto all'attacco, pensando agli avvenimenti recenti.

La pazzia che suo fratello aveva compiuto lo aveva toccato nel profondo. Sapeva che lo odiava, lo sapeva da tempo, ma non pensava che sarebbe stato capace di tanto.

Era stato un folle a liberare i Draghi, ma quella follia era dettata dall'odio verso di lui. E ora quattro dei più tremendi dei dell'universo erano liberi, dispersi nella parte più profonda del buio delle stelle, Herobrine era imprigionato, a quanto gli avevano detto, nella Sabbia delle Anime, e lui, Notch, era certo che la questione fosse ancora aperta.

Herobrine prima o poi sarebbe riuscito ad uscire dalla trappola in cui lui stesso era finito. Che cosa avrebbe dovuto fare allora? Condurlo al suo cospetto in catene e processarlo come un criminale qualunque? Di certo il mondo intero avrebbe voluto che lo facesse. Ma ciò che conseguenze avrebbe avuto su lui e su Herobrine?

Per non parlare dei Draghi. Che cosa avrebbero fatto? Certo, ora erano dispersi e probabilmente spaventati dalla loro sconfitta, ma Notch era sicuro che presto la loro brama di vendetta avrebbe avuto il sopravvento sulla paura.

E se poi avrebbero deciso, magari, di aiutare i loro fratelli ad uscire dalla loro gabbia? Un conto era affrontare gli Elementali, un conto era vedersela con gli Apocalisse. Inoltre Notch sentiva che, dopo lo scontro, i suoi poteri si erano incredibilmente indeboliti. Probabilmente non sarebbe stato al massimo delle forze prima del mese venturo, quindi non aveva che da sperare che fino ad allora lo lasciassero in pace.

E poi c'era di peggio. E se per caso, i Draghi, per avere una guida, avessero liberato ... lui?

Il solo ricordo fece accapponare la pelle di Notch. Rivide per un istante le ali nere, gli occhi viola ardenti di odio e crudeltà immensi, la bocca spalancata che mostrava le lunghissime zanne seghettate ...

Non poteva succedere. Non doveva accadere. Sarebbe stata una catastrofe di proporzioni cosmiche, ciclopiche, vaste come la luna e altrettanto inviolabili.

-Papà?- chiese una voce dietro di lui, destandolo dai suoi pensieri con uno scossone.

Notch si voltò e vide Steve che lo guardava preoccupato : -Papà, perché non vieni fuori? Stiamo tutti festeggiando, dovresti farlo anche tu. È da due ore che girovaghi senza meta come uno zombie-

Notch scosse la testa : -Stavo solo riflettendo, tutto qui. I recenti avvenimenti mi hanno un po' ... provato-

Steve lo guardò serio : -Senti, io ... volevo scusarmi per le parole offensive che ti ho detto la sera dopo l'attacco al mio villaggio. Comprendo solo ora che non potevi fare nulla-

Notch sorrise : -Non fa niente, ma grazie per le tue scuse-

-Secondo te Herobrine tornerà?- chiese Steve.

-Oh, non basta certo la Sabbia delle Anime per intrappolare un dio- rispose Notch. -Ma stai pur certo che quando uscirà mi occuperò io di lui. Ho un paio di cosette da chiarire-

Steve lo guardò preoccupato : -E ... i Draghi?-

-In questo momento sono oltre i confini dell'universo, in un luogo buio e senza stelle- rispose Notch. -Non ci daranno fastidio, almeno per ora, tranquillo-

Steve parve rilassarsi, poi tornò serio : -Senti ... avrei una domanda da farti-

Notch lo guardò, preoccupato dalla sua espressione : -Prego, dimmi-

-Chi era mio nonno?- chiese il ragazzo.

Notch sbarrò gli occhi : -Co ... perché mi fai questa domanda?-

-Perché tu mi hai raccontato la storia di come tu e Herobrine avete preso il potere, ma non hai mai menzionato tuo padre ... solo tua madre- rispose Steve. -E qualche tempo fa io, Alex e Klingatt siamo andati nella caverna di Kaos. Ivi c'era un dipinto raffigurante i Draghi Titani. Sette di essi li conoscevo, ma uno ... no-

All'espressione preoccupata di Notch, Steve capì tutto : -Era lui, vero? Lo si vedeva chiaramente. Troneggiava su tutti gli altri e incuteva terrore e angoscia soltanto a guardarlo nel dipinto-

Notch abbassò il capo : -Hai azzeccato. Il suo nome è Enderdragon-

-Perché non mi hai parlato di lui?- chiese Steve.

-Perché non sopporto di parlarne- rispose il dio.

-Non capisco. Era pur sempre tuo padre, no?- chiese Steve. -E tua madre, anche lei era un Drago Titano, eppure ne parli senza problemi. Come si può temere il nome del proprio genitore?-

-Si può, se il genitore in questione cerca di divorarti vivo non appena tua madre ti ha dato alla luce- rispose Notch.

Steve rimase senza fiato : -Ma come ... cosa ...?!-

-Come può un padre mangiarsi vivo il figlio appena nato?- chiese Notch. -Beh, sappi che c'è una parte della mia storia che ho preferito non raccontarti. La parte più oscura e buia che cerco di dimenticare-

-L'Enderdragon era l'erede al trono di Kaos, il primo ad essere da lui generato. Era un sovrano crudele, malvagio, inesorabile. Chiunque osasse anche solo alzare la testa veniva ucciso tra i peggiori tormenti. Non a caso quell'epoca è chiamata l'Età Oscura. Era la rovina totale, un ritorno alle origini e al caos primigeriano, dove la gente viveva di stenti-

-L'Enderdragon poi si unì in matrimonio con Deathdragon, la più potente dei Draghi Titani dell'Apocalisse, e da essa nacque un figlio. Ma a Enderdragon non gliene importava nulla; il suo unico pensiero era il pericolo che simboleggiava quel neonato per il suo regno, dato che, cresciuto, avrebbe potuto detronizzarlo. Si recò così da Null, anche allora dio della preveggenza, che viveva all'epoca nella fortezza che poi noi usammo come base per combattere il regno dei Draghi. L'Enderdragon apprese così, in una profezia, che due fratelli nati da lui e da Deathdragon un giorno lo avrebbero sconfitto e spodestato dal suo trono-

-Beh, ovviamente a questa profezia mio padre non se ne stesse con le mani in mano ad aspettare. Tornò di filato al suo palazzo e divorò vivo il figlio neonato, e fece lo stesso per tutti quelli successivi nel corso dei secoli. Mia madre era terrorizzata da quella carneficina : anche lei aveva un animo malvagio e crudele, ma ad arrivare a tanto ce ne passava-

-E poi nascemmo noi ... io ed Herobrine, due gemelli. Mio padre era pronto a fare lo stesso trattamento che aveva riservato a tutti gli altri, e già stava per mettermi in bocca; ma fu costretto ad assentarsi per qualche motivo. Deathdragon ne approfittò per mettere in atto il suo piano : chiamò i suoi fratelli, Aetherdragon e Netherdragon, e gli consegnò i bambini e la pozione ... sai, quella che ti ho raccontato, in grado di rendere mortali gli dei? Beh, i miei zii ci mollarono sul crinale di una montagna e ivi fummo raccolti da genitori umani, e poi scapparono ad ali levate per non essere scoperti. L'Enderdragon, scoperto il fatto, condusse i Draghi in una ricerca frenetica, ma senza risultato-

-Beh, il resto lo sai. Divenuti adulti, io ed Herobrine scacciammo i Draghi e prendemmo il potere. L'Enderdragon tuttavia si salvò e gettò tua madre, Persea, nell'Omega. Te lo già raccontata questa storia, no? Beh, una volta ritornati dei io e mio fratello relegammo L'Enderdragon nell'Omega, dove avrebbe dovuto stare per sempre. Il resto, come si suolo dire, è storia-

-Uao ...- disse Steve. -Non pensavo ...-

Notch scosse la testa : -Non fa niente, tranquillo. In fondo devo smettere di portrmi dietro gli scheletri dell'armadio. Mi ha fatto bene vuotare il sacco-

-Ma ... se l'Enderdragon vive nell'Omega ... gli Enderman?- chiese Steve. -Loro non provengono da lì? Come fanno a vivere con un simile mostro a due passi da casa?-

-Gli Enderman sono assoggettati al volere di mio padre- rispose Notch. -In principio erano una razza florida, evoluta e con bellissimi occhi verdi. L'Enderdragon li trasformò in mostri per evitare che minacciassero il suo potere-

Steve rimase allibito : -Ma allora Klingatt ...?-

-Klingatt è il primo Enderman normale che vedo da dieci milioni di anni- rispose Notch, per poi sorridere. -Ma piantiamola di parlare di queste cose. La serata è per te, sei un eroe stasera. Vieni a godertela-

E così i due si avviarono verso la porta del palazzo, dalla quale provenivano urla di gioia e musica.

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Capitolo 43
*** I festeggiamenti ***


Notch e Steve raggiunsero la grande sala dei banchetti del palazzo, che era stata preparata a tempo di record dalle anime dell'Aether, desiderose più che mai di ripagare il ragazzo per averle salvate.

Steve dovette ammettere che avevano fatto un lavoro a dir poco eccellente : il soffitto, che era crollato durante l'attacco, era stato rimodellato a regola d'arte e ora dava un'ottima vista sul cielo. I tavoli, semidistrutti, erano stati sostituiti da altri costruiti sul momento col legname bruciato dalle fiamme di Firedragon, che a quanto pareva li rendeva pregiatissimi. Le pareti bruciacchiate infine erano state rattopatte in pochi minuti.

All'entrata di Steve e Notch ci fu un concerto di grida e acclamazioni. Tutti volevano parlare col salvatore del mondo, colui che era riuscito a sconfiggere Herobrine e che aveva battuto quattro delle più terribili calamità che affliggevano l'universo.

Steve rimase bloccato in quella marmaglia, e presto non riuscì nemmeno più a muoversi; fortunatamente suo padre intervenne e allontanò le anime gioiose, pregandole di dargli un po' di respiro.

Steve fu poi abbracciato da qualcosa di freddo, e scoprì che si trattava dell'anima della sua madre mortale, Persea. Questa era in lacrime e aveva stampato sulla faccia un sorriso colmo di gioia.

Poi qualcuno gli batté una pacca sulla spalla. Steve si voltò e vide un uomo incredibilmente alto e muscoloso, che gli fece l'occhiolino con uno sguardo fiero. -Lo sapevo che ce l'avresti fatta!- esplose in una risata. -Per fortuna hai il cervello di tua madre-

-Ehi, io sono qui, lo sai?- disse Notch fingendosi offeso, ricevendo come risposta una pacca che lo mandò a terra.

Steve sorrise. Conosceva quell'uomo : era il suo nonno materno, lo aveva visto in uno dei suoi ricordi. Quello era Anfitrionide. Si aspettava di vedere anche lo zio, Alcmenicus, ma stranamente non lo notò fra le anime. Tuttavia non diede molto peso alla cosa.

Non appena la sua famiglia lo lasciò in pace, Steve si diresse dai suoi compagni di avventure. Il primo ad abbracciarlo fu Dinnerbone, con il suo solito fare festoso, e si fermò solo quando Jeb gli disse : -Per pietà, lascialo respirare-. Solo allora mollò la presa e lo lasciò parlare con gli altri.

Poi fu il turno di Bomby, che gli scodinzolò i torno come un cagnolino ed emise numerosi "Psss" che Klingatt non dovette nemmeno tradurre, tanto erano lampanti le sue emozioni.

Anche l'Enderman era felice : non solo finalmente aveva trovato qualcuno che l'apprezzava, confessò a Steve, ma aveva trovato amici fedeli e un posto dove fermarsi. Si, perché aveva deciso di rimanere nell'Aether. -Notch avrà molto da fare per rimettere il mondo a posto dopo i festeggiamenti- aveva detto. -Avrà bisogno di una mano-

Era stato poi il turno di Alex. La ragazza strinse Steve così forte che al dio parve di soffocare. Alex rivelò di voler andare ad allenarsi con Dinnerbone e diventare anche lei un'eroina. Steve gli fece notare che tecnicamente lo era già, dato che la serata era dedicata a tutti loro, ma Alec rispose che c'erano ancora molte cose che ignorava e che desiderava migliorarsi.

Dinnerbone fu più che felice di accettarla. Anche Steve, alla fine, decise di tornare con lui. -Mi farà bene stare per un po' lontano da qui- disse suscitando l'ilarità dei presenti.

E comunque non era tempo di pensare al futuro. Quella era la loro serata, quella era la loro vittoria. Dopo tante peripizie, in cui avevano affrontato i più potenti nemici e le più terribili sciagure, finalmente avevano portato a termine il loro destino.

Steve si asciugò una lacrima. Sapeva che non sarebbe durata la pace, ma se la sarebbe goduta fino in fondo.


********************************


-Forza! Apri lo spumante!- urlò Witherboss a Kinghast.

Il polpo maneggiò con cura la bottiglia, poi il tappo parti con un piccolo "POP". Tutti i fantasmi, gli scheletri e i pigmen esplosero in grida di gioia.

Non appena ebbero servito tutti, la musica riprese. L'intero Nether fu letteralmente squassato da quel rombo spaccatimpani.

-Che bello senza più quel rompicoglioni di mezzo!- esclamò Witherboss mentre tutti ballavano e bevevano come zampogne.

-Lo sai veri che non appena il capo esce saremo tutti nella merda?- chiese Kinghast ridendo malgrado la terribile profezia.

-E chi se ne frega! Non ho un giorno libero da trecentoquindici anni! Godiamoci la vita!- urlò il generale degli scheletri tragurgitando tre bicchieri di grappa.

I due generali si guardarono per un secondo, poi entrambi scoppiarono a ridere.

All'improvviso un urlo si levò da vicino alla costa del mare di lava : -Piantatela di festeggiare e tiratemi fuori di qui!!-

La sagoma di Herobrine si vedeva appena tra le anime che cercavano nuovamente di trascinarlo giù.

Kinghast guardò Witherboss : -Mi appena parso di sentire una carogna travestita da dio- disse.

-Tranquillo, adesso ci pensi io- disse lo scheletro, per poi voltarsi verso il luogo da cui proveniva la musica : -Ehi, DJ! Aumenta un po', voglio sentire tutto!!!-

Il pigmen alla console non se lo fece ripetere due volte e alzò il volume della musica. -Forza ragazzi!- urlarono all'unisono i due generali. -Oggi non ci sono limiti! Fatte quello che volete!!!!!- e si gettarono anche loro nella pista da ballo, seguiti poi da tutti gli altri, scatenati come non lo erano stati da secoli.

-Ve la farò pagare, lo giurooo ...- urlò Herobrine prima di essere nuovamente trascinato giù nella Sabbia dalle anime infuriate, ma la sue vice venne coperta dal frastuono della musica.

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Capitolo 44
*** Epilogo ***


I confini dell'universo. Un luogo buio, privo di materia e dominato solo dall'ombra, ove nemmeno la calda e piacevole luce delle stelle arrivava.

E in questo spazio vuoto fluttuavano, svenuti, i Draghi Titani Elementali. Il colpo di Notch e Steve gli aveva spediti fin lì.

Improvvisamente Earthdragon aprì gli occhi. Rimase per un secondo intontito, poi ricordò ogni cosa.

In un istante rivide il controllo mentale di Herobrine, il combattimento nell'Aether, la loro sconfitta da parte di Notch e quello strano ragazzo dio.

Ringhiò. Dovevano fargliela pagare. Oh si, si sarebbero pentiti di averli sfidati.

Con un colpo di coda svegliò e i suoi compagni, i quali dopo aver compreso la situazione furono pienamente d'accordo con lui. Peccato che non lo fossero chi colpire per primo.

-Prima Herobrine!- esclamò Earthdragon. -Ci ha usati come schiavi! Dobbiamo eliminarlo, fargli capire chi comanda-

-No!- urlò Airdragon, sostenuto da Waterdragon. -Prima Notch e quello strano ragazzo dio! Non me ne starò qui a lasciare una così tale onta impunita! Nessuno ci può sconfiggere così spudoratamente!-

-Voi esagerate- disse Firedragon. -Io sono d'accordo con Earthdragon : facciamo fuori Herobrine. Ci sarà tempo per gli altri dopo-

-Voi non farete proprio niente finché non ve lo dirò io- affermò improvvisamente una voce fredda, incorporea, quasi ovattata.

Normalmente i Draghi ad una simile affermazione si sarebbero infuriati, ma questa volta provarono solo un senso incredibile di terrore. Ricordavano quella voce, ma non era possibile ... non poteva essere LUI.

-Chi sei?- esclamarono guardando in tutte le direzioni, senza però scorgere niente.

-Ma come? Avete dimenticato la mia voce?- chiese nuovamente la voce, stavolta con una risata crudele. Questa volta ai Draghi si gelò il sangue nelle vene. Stavolta non c'erano dubbi.

-E ... Enderdragon!- mormorarono all'unisono con voce tremante, e udirono nuovamente la risata del loro re.

-In persona! Niente autografi, grazie!- disse.

-Ma dove sei?- chiese Firedragon, continuando a guardarsi intorno. Ma non c'era nessuno a parte loro nel vuoto interstellare.

-Sono ancora imprigionato qui, nella dimensione oscura, insieme a molti miei servi- rispose la voce. -Ma ho stabilito un contatto telepatico con voi. Posso parlarvi-

-Quali sono i tuoi ordini, sommo?- chiese Waterdragon.

-Per ora, niente- rispose Enderdragon. -Limitatevi a stare qui buoni. Non posso permettermi che interferiate col mio piano. Non lo avete fatto prima, quindi continuate a non farlo-

-Cosa intendi ... aspetta! Ci sei tu dietro la nostra liberazione?- chiese Airdragon.

-Perspicace come sempre- rispose Enderdragon con una risata. -Ebbene si ... io ho fatto in modo che Herobrine sapesse della profezia, io hi fatto sì che avesse la Perla dell'End per liberarvi, e sempre io ho dirottato il colpo di Notch verso di essa per liberarvi. Sapevo che sarebbe finita così-

-Ora ascoltatemi- disse Enderdragon. -Voi ora siete liberi, ma i vostri fratelli dell'Apocalisse ed io ancora non lo siamo. Ho studiato questo piano per anni e sono pronto per passare alla seconda fase di esso, ma ho bisogno che voi non interferiate, almeno finché non ve lo dirò io-

-Siamo ai tuoi ordini, signore!- risposero i Draghi.
-Splendido!- esclamò la voce di Enderdragon. -Quattro liberi, ne mancano tre ... e il sottoscritto. Preparativi, fratelli miei, perché presto l'universo tornerà ai suoi veri padroni!-

E la voce scoppiò in una risata crudele e gelida, per poi diminuire gradualmente e scomparire così come era arrivata.

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