Heartbreak di Yumeji (/viewuser.php?uid=95601)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prima parte ***
Capitolo 2: *** seconda parte ***
Capitolo 1 *** prima parte ***
Nell'aprire gli occhi Naruko si trovò disteso sull'erba, nel
prato dietro la scuola dove alle volte con Yumoto, Ryuu e i senpai,
veniva a perdere un po' di tempo se il pomeriggio era troppo bello per
essere trascorso a poltrire nella grigia e polverosa aula del club.
Io non aveva certo un animo romantico, ma poteva comprendere la pace
che si provava di fronte alla bellezza di un cielo sereno. Quel giorno
poi non vi era neppure una nuvola a macchiarne l'infinita distesa
azzurra, un piacevole venticello estivo soffiava, accarezzandogli la
pelle e il calore del sole gli illuminava il viso. Sorrise a quella
bella giornata, la coscienza che riaffiorava a poco a poco da quella
sorta di dormiveglia in cui era caduto, doveva essersi addormentato
senza rendersene conto, dedusse. Un fatto strano per lui, ma forse
nell'ultimo periodo, nell'interpretare il ruolo di Battle Lover Sulfur
si era stancato più del suo solito.
Sbuffò, alla fine quella specie di "lavoro part-time non
retribuito" per portare l'Amore (con la "A" maiuscola come sottolineava
Vombato), nel mondo era solo una seccatura e una perdita di guadagni,
ma alla fine, non gli veniva tanto a male. Infondo la sua
quotidianità non era cambiata poi molto se lui, e gli altri
membri del club, riuscivano a ritagliarsi ancora dello spazio per
bigiare a quel modo le ultime lezioni del pomeriggio e andare a farsi
una pennichella. Certo, saltare qualche ora di studio non faceva bene
alla sua tabella di marcia, già accuratamente impostata, e
non vi ricava nulla in termini di guadagno finanziario, ma in quel
momento non gli importava poi tanto. Raramente gli capitava di
avvertire una simile serenità e pace d'essere, se non quando
i suoi titoli prendevano un impennata improvvisa in borsa e il suo
guadagno triplicava rispetto alle aspettative. Sì,
guadagnare denaro era una goduria, la cosa che amava di più
al mondo.
"Uhm? Dove ho messo il tablet?" si domandò, pensando che il
modo migliore di coronare quel pomeriggio fosse raddoppiare il valore
dei suoi titoli finanziari. Allungò il braccio, certo di
trovarlo al suo fianco, poiché per lui quel gadget
elettronico equivaleva ad estensione di se stesso, ma nulla.
Corrucciò appena la fronte quando la sua mano si
trovò ad accarezzare l'erba. Non c'era.
"Okay, qualcosa non quadra", iniziò a riflettere, avvertendo
subito come il contatto con il prato gli fosse sembrato innaturale. Gli
pareva di star indossando dei guanti, e lui solitamente non lo faceva,
se non quando si trasformava. "Sono in tenuto da Battle Lover?!" di
scatto si alzò a sedere, colto alla sprovvista. Come aveva
fatto a non accorgersene prima di aver addosso quel ridicolo costume?!
E soprattutto, che ci faceva in giro per scuola conciato in quel modo?
Non ricordava di esseri trasformato e, cosa più importante,
non ricordava neppure di essersi accordato di vedersi in quel luogo con
Yumoto, Ryuu e i senpai.
Una fitta lo colpì al ventre, all'altezza dei reni, mentre
un senso di vertigine gli capovolse il mondo sottosopra. Che cosa gli
stava accadendo? Cominciò a tossire, preso dai conati,
trovandosi la bocca asciutta, priva di saliva. Sentiva sulla lingua il
sapore del sangue, le labbra gli bruciavano, forse spezzate, che se le
fosse morse accidentalmente?
Probabilmente anche a causa dell'intontimento, finché non si
era mosso Io non aveva avvertito nulla di strano nel proprio corpo, ma
ora che lo aveva fatto, un dolore acuto lo attraversava simile a tanti
campanelli d'allarme. Gli risuonavano nella testa, rimbombavano tra le
pareti del cranio facendogli credere che fosse sul punto di esplodere,
provocandogli uno shock tale da mozzargli il fiato.
Senza forze ricadde disteso con un tonfo, attutito appena dall'erba.
Faceva male, quasi gli sembrava non si trattasse neppure più
di se stesso, si sentiva pesante, come se il suo corpo fosse divenuto
d'improvviso qualcosa di estraneo. Faticava a compire un qualsiasi
movimento, l'unica cosa che non gli causasse dolore era respirare, per
il resto, persino pensare gli provocava un'inspiegabile sofferenza.
Stava cercando di ricordarsi cosa fosse accaduto. Il modo in cui si
fosse ridotto in quello stato. Qualcosa però, una specie di
sesto senso, o semplice istinto di autoconservazione, gli diceva di non
aprire quella porta. C'era qualcosa che era meglio non ricordare?
Naruko gemette, ritrovando abbastanza fiato, i suoi pensieri interrotti
dall'ennesima fitta. Era come se fosse stato preso in pieno da un
camion in autostrada, eppure, per quanto si sentisse morire, poteva per
lo meno essere certo che la tenuta da Battle Lover lo avesse protetto
da danni ingenti. Era sì, un costume ridicolo ed
imbarazzante, ma aveva sempre fatto il suo lavoro evitandogli, durante
le innumerevoli lotte contro mostri assurdi, ferite più o
meno gravi che avrebbero potuto ripercuotersi sulla sua salute.
In quel particolare frangente, aveva imparato a fidarsi di Vombato, non
era un ciarlatano (come in realtà poteva sembrare), e la sua
tecnologia aliena super avanzata sapeva rivelarsi molto utile, se non
essenziale.
"Se potessi procurarmene i progetti e poi rivenderli ci guadagnerei un
sacco. Oppure potrei usare i miei fondi per finanziarne la produzione
e..." si fece un paio di calcoli Naruko, tenendosi poi lo stomaco con
una mano mentre il resto del corpo si irrigidiva, scosso dai tremiti.
Un lamento incomprensibile e al quanto penoso gli uscì dalle
labbra. Si contorse stringendo i denti, un velo di sudore a bagnargli
la fronte. Era insopportabile, ma con il passare dei secondi, il dolore
sembrava farsi meno opprimente. Forse si trattava dell'effetto placebo
di cui Vombato aveva parlato loro una volta, ma poco importava.
Naruko si costrinse a stare immobile, limitandosi a fare profondi
respiri, cercando di controllare le fitte di dolore che lo colpivano
d'improvviso. Tentava di prendere coscienza delle proprie condizioni
fisiche e, infine, si sentì abbastanza sicuro da poter
tentare di rialzarsi. In un paio di minuti, la tenuta da principe
dell'amore pareva aver già attivato il suo effetto benefico.
Con uno sforzo per lui enorme, Sulfur riuscì a voltarsi a
pancia in giù, e con fatica ancora maggiore si mise carponi.
Doveva capire cosa stava succedendo, anche se in parte già
lo intuiva. Probabilmente lui e gli altri stavano combattendo contro
l'ennesimo mostro assurdo. Forse ne era stato colpito e l'onda d'urto
lo aveva scagliato lontano dal resto del gruppo. Non dubitava che
stessero tutti bene, anzi, sperava di essere stato l'unico scemo
colpito in pieno dal nemico. Di sicuro a quel punto lo scontro si era
già concluso, e Yumoto stava già purificando (o
qualunque cosa facesse esattamente), l'essere strambo di turno. A
Naruko bastava trovarli, in fondo non doveva essere finito poi molto
lontano dal campo di battaglia.
Si doveva convincere che tutto fosse andato per il meglio,
poiché non poteva neppure valutare l'idea che
così non fosse. I suoi amici stavano bene. Tutto si era
già risolto in una bolla di sapone. Era sempre andata in
quel modo, perché quella volta avrebbe dovuto essere
diversa?
L'ottimismo ebbe però vita breve. Sollevando la testa,
cercando con lo sguardo i suoi compagni, Io fu attraversato da un
brivido di paura nel vedere per la prima volta cosa ci fosse alle
proprie spalle. O meglio, cosa mancava.
Un albero dal tronco massiccio, di cui non era in grado di riconoscerne
la natura, era stato sradicato, abbattuto da qualche forza misteriosa,
probabilmente lui, che vi era finito sbattuto contro. Ora poteva capire
perché si sentisse così male, non era come se
fosse stato investito da un camion, in realtà era lui il
guidatore che, a tutta velocità, aveva fatto scontrare il
proprio camion con un muro. "Spero non mi chiederanno i danni" il suo
pragmatismo ebbe di nuovo la meglio, solo per qualche momento scioccato
da quelle radici, spesse quanto un suo braccio, messe in bella vista a
stagliarsi contro il cielo. Pareva fosse stato capovolto di proposito,
piantato al contrario forse per qualche esibizione artistica
alternativa o qualcosa simile.
Sì, avrebbe potuto essere una buona scusa da tenere a mente.
- Yumoto! - la voce di Yufuin, insolitamente alta e alterata per i suoi
canoni, lo raggiunse accompagnata dai suoni inconfondibili di una
battaglia. Sino a quel punto le orecchie di Naruko erano rimaste
tappate, rendendolo sordo senza che se ne rendesse conto, ma
d'improvviso i suoi timpani cominciarono nuovamente a percepire i
rumori dell'ambiente circostante. La voce del senpai arrivava alle sue
spalle, da un punto non troppo lontano da dove si trovava.
Faticosamente si mise a carponi, cercando di far forza sulle gambe
perché lo sostenessero. Fu sul punto di perdere l'equilibrio
un paio di volte, mentre il dolore lo attraversava simile ad una
scossa, facendolo tremare. Doveva muoversi con prudenza, per evitarsi
di cadere e dover quindi ricominciare tutto da capo, non poteva
permettersi di perdere altro tempo. Fortunatamente, non appena fu in
grado di compiere il primo passo, la sua tenuta da Battle Lover Sulfur
stava già agendo su di lui, curandogli le ferite in modo che
fosse in grado di camminare.
"Devo tornare dagli altri" pensava, sul volto una smorfia, le labbra
tirate a mostrare i denti. La testa continuava a fargli male e, per
quanto si sforzasse, non ricordava cosa fosse successo nei particolari.
Il gigantesco cratere che pareva uscito direttamente da Dr*gon B*ll, o
da un altro manga shonen, a cui aveva dato le spalle senza accorgersene
e che si paleso con suo sommo stupore di fronte a lui, fu un indizio
piuttosto esplicito.
- Atsushi! Qui abbiamo bisogno del tuo aiuto! - urlò En, la
gola che gli bruciava dalla sforzo, la fronte imperlata di sudore e il
respiro affaticato. Non era abituato a gridare, ad impartire ordini a
destra e manca. Non gli piaceva neppure farlo. Tutto ciò
andava contro il suo principio del "risparmio energetico". Lottare
contro il mostro di turno, prendere le redini della situazione come se
fosse lui il leader. Non era un tipo responsabile quindi, prima di
tutto, perché era toccato a lui? Si era già
stufato, ogni cosa era un semplice spreco della sua energia. In quel
momento avrebbe solo voluto stare nell'aula del club a fare un pisolino
o a riflettere su temi profondi del tipo: come può un riccio
verde essere il fratello di uno scoiattolo volante altrettanto verde?
Per quel giorno però avrebbe dovuto rimandare la sua ricerca
sulla genealogia e accoppiamento di esseri alieni. Non che l'argomento
in realtà lo interessasse più di tanto, gli
serviva solo qualcosa di cui parlare.
- Yumoto, tu invece stai bene? - domandò al biondino alle
sue spalle, in ginocchio a terra intento a riprendere fiato. Gli era
quasi venuto un colpo al cuore nel vederlo schiantato a terra dalla
forza del nemico, il quale prima si era divertito a gettarlo in aria e
a giocarci come fosse stato una pallina di carta. "Esattamente come ha
fatto con Io" Yufuin si morse inconsciamente l'interno guancia,
preoccupato per il compagno. "Chissà se sta bene" non poteva
far a meno di chiedersi, ma al momento non aveva il tempo per andare a
controllare. Il loro avversario pareva rafforzarsi man mano che lo
scontro procedeva, più danni gli facevano, più
lui diveniva forte. Lo si poteva benissimo dedurre da quel enorme
cratere formatosi dal suo ultimo colpo e in cui li aveva gettati.
Doveva essere profondo almeno sei metri con una circonferenza di
quarantotto, mai nessun mostro affrontato prima aveva fatto danni tanto
ingenti. Era pericoloso.
Già da un pezzo En sapeva di dover chiudere la faccenda al
più presto, i poteri dei bracciali da Battle Lovers non
erano infiniti, e da un po' i colpi che infliggeva parevano aver perso
l'iniziale potenza. Si stava indebolendo, le ferite non guarivano
abbastanza velocemente, nonostante l'avanzatissima tecnologia di cui
erano disposti.
- S-sì, sto bene... Devo solo – tra tutti quello
più affaticato era Yumoto, il quale al solito aveva
combattuto senza riserve, spargendo la sua magia d'amore senza
però riuscire in alcun modo a scalfire il nemico. Persino la
sua voce, solitamente tanto allegra e vivace, suonava priva di energia,
e il suo colorito non piaceva affatto a Yufuin, il quale per la prima
volta nella sua vita sentì crescere in sé
"l'orgoglio del senpai".
"L'ho lasciato ridursi così nonostante dovrebbe toccare agli
studenti più grandi badare ai più piccoli, e non
il contrario" si rimproverò sentendo quell'inedita emozione
riempirgli il petto, colmandolo di rammarico e ferendo il suo amor
proprio. Si sentiva in colpa, ogni volta era sempre Yumoto e mettersi
in prima linea, ed era sempre andata bene. Sta volta però
qualcosa era diverso.
Mosso da un genuino affetto nei confronti dei propri kohai, in Yufuin
nacque il desiderio di poterli proteggere, nonostante ciò
potesse rivelarsi per lui un esorbitante seccatura e spreco di energie.
- Lascia fare a me – per quanto appropriarsi di frasi che
suonavano fighe non fosse proprio nel suo stile, En non
trovò parole migliori da rivolgere ad Yumoto, il quale lo
fisso con occhi completamente spalancati, colmi di stupore e
meraviglia. Doveva essergli sembrato davvero tosto se era riuscito
persino ad ammutolirlo. - Ogni tanto devo darmi da fare anch'io, no? -
aggiunse tanto per smorzare una scena troppo seria, sforzando un
sorriso che parve più un ghigno.
- Ma senpai... - fu sul punto di replicare il biondino, superando lo
sconcerto iniziale. La sua voce tremava leggermente, così
come braccia e gambe. Poteva fingere che ciò fosse causato
dall'aver dato fondo a tutte le sue energie, di aver dato il massimo e
ora di non essere più in grado di muoversi. Non poteva certo
dire che fosse la paura a fargli mancare la voce e a percuotergli le
membra. Aveva paura di non aver fatto abbastanza. Aveva paura di aver
deluso le persone che amava e, soprattutto, temeva che a causa della
sua impotenza avrebbe finito con il perderle. Il suo spirito
incrollabile e sempre colmo di buoni (innocenti) sentimenti si trovava
spezzato, incapace di reagire, di gestire qualcosa che andava oltre
alle sue possibilità. "Dovrei trasformarmi... Sì,
fare tipo una power up come quella volta con il presidente e con i
gemelli. Devo solo provare più amore. Devo solo impegnarmi
di più. Io non posso fallire, io... Vombato conta su di me,
i senpai, Gora-chan, tutti contano su di me. Non posso deluderli. Non
posso lasciare che me li portino via" mille pensieri gli affollavano la
mente, offuscandogli la vista e il pensiero, il panico gli prendeva la
gola mozzandogli il respiro. Era la prima volta che affrontava emozioni
tanto negative, non era pronto. Non credeva di celare dentro di se una
tale sfiducia nei confronti dei propri compagni.
- Stai tranquillo – lo interruppe En mantenendo quel sorriso
per nulla rassicurante, - Quando avremo finito qui, faremo un salto ai
bagni termali come facciamo tutti i giorni – e
allungò un braccio verso di lui, appoggiandogli una mano in
cima alla testa per scompigliargli i capelli – Fidati di me
–
Un forte calore invase le guance di Yumoto, e di colpo nella sua mente
tutto tacque. Il mare in tempesta che era divenuto il suo animo si
acquieto, lasciandogli il tempo di prendere respiro a galla su una
placida distesa d'acqua. La mano di Yufuin era un po' più
piccola rispetto a quella di suo fratello, eppure fu in grado di
trasmettergli il medesimo senso di sicurezza e di sostegno che Gora era
sempre riuscito a dargli nel corso degli anni. Ogni ombra annidatasi
nel cuore di Yumoto fu dissipata da quel semplice gesto d'affetto. Non
tremava più, e seppur gli occhi gli si fossero fatti un po'
liquidi, riuscì a ricambiare il sorriso del suo senpai. Si
sentiva stupido per aver dubitato. I suoi compagni. No, tutte le
persona a cui era legato, a cui teneva, si meritavano la sua
più completa fiducia.
Ce l'avrebbero fatta.
- Kinugawa, credo gli altri Battle Lovers abbiano bisogno di te - gli
disse Vombato, picchiettandogli con una delle sue zampe tozze e pelose
sulla spalla, una luce truce e commiserevole negli occhi. Era
preoccupato, lo si intuiva dal suo tono di voce, ed era strano per
qualcuno con il suo aspetto essere tanto espressivo. Per quanto
insistente, Atsushi pareva però non sentirlo, rimanendo
immobile a fissare il vuoto. Sembrava assente, scioccato dalla
distruzione a cui stava assistendo. Stringeva a se il corpo inerme
dell'amico, privo di sensi, abbandonato a lui. Ancora non capiva come
fosse successo. Si chiedeva perché non l'avesse fermato.
"Perché non gliel'ho impedito?" Si sentiva logorare dal
senso di colpa, mentre qualcosa di simile all'irritazione gli saliva
dallo stomaco alla gola, facendogli digrignare i denti. Il corpo gli
tremava, e l'abbraccio con cui stringeva il compagno si fece
più forte. Nella mente ancora l'immagine di come fosse
intervenuto, non lasciandogli modo di fermarlo. "Quanto si
può essere incoscienti?"
Nel tentato di vincere l'attacco del loro avversario, si era gettato
davanti a loro usando i propri poteri come scudo. C'erano state fiamme
e scaglie d'argento, simili a saette. Poi un enorme frastuono come lo
scoppio di un petardo, ma molto peggio, aveva riempito l'aria un
istante prima dell'impatto. Da quel punto il ricordo si faceva confuso.
Sapeva che l'esplosione li aveva avvolti con una luce accecante,
più luminosa del sole sopra di loro. I suoni sparirono
mentre piombavano nell'oscurità.
Forse c'era stato un momento in cui aveva perso i sensi, o il suo
cervello non aveva registrato gli eventi successivi. Aveva solo la
sensazione di essere caduto, sprofondando in quel cratere assieme a
tutti gli altri, mostro compreso.
Fumo e detriti si erano alzati creando una cortina scura sopra di loro,
impedendo la vista e rendendo difficile respirare. Era stato Atsushi
stesso a diradare quella nuvola di terra e polvere, e quando essa si fu
dissolta, comprese l'entità dei danni causati da quello
scontro.
Al posto del giardino dietro all'edificio scolastico, si era formato
quella voragine in cui ora stavano combattendo. Aveva creduto per un
istante di avercela fatta, che fossero riusciti a sconfiggere il loro
nemico, ma la speranza fu breve. Lui era ancora lì, non
pareva essersi smosso di un solo passo nonostante la distruzione che lo
circondava. Forte e all'apparenza invincibile. Fu la prima cosa che
vide, poi il suo sguardo aveva vagato, cercando i suoi compagni.
Finché non aveva diradato il fumo non si era accorto come
fossero tutti ancora al suo fianco, Yumoto, esausto, era alla sua
destra, Yufuin alla sinistra. Sembravano tutti rimasti indenni, e per
un istante di questo ne fu immensamente grato, poi il suo cuore aveva
mancato un colpo.
Di fronte a loro c'era Kinshiro, ancora in piedi nella sua tenuta da
cavalir Aurite, ma all'apparenza gravemente ferito.
Li aveva protetti, sacrificandosi per la loro incolumità.
- N-no...! – Atsushi non sentì la propria voce
balbettare, ancora assordate dallo scoppio, le sue orecchie si
stapparono subito dopo, investendolo con un silenzio innaturale, tanto
che non si accorse della differenza. Non si chiedeva neppure
più se Yumoto e En, stessero effettivamente bene, troppo
concentrato sul compagno.
Aveva capito che, in qualche modo, Kinshiro era riuscito a
proteggergli, prendendo su di se gli effetti di quel colpo devastante.
Il suo costume era a pezzi e in un istante si dissolse, lasciandolo
privo di difese, in tenuta scolastica. Tremando lo vide stringersi
nelle spalle, piegarsi su se stesso, per poi cadere sulle ginocchia,
una smorfia sofferente sulle labbra.
- Kinchan! – urlò lanciandosi verso di lui,
afferrandolo prima che si sbilanciasse, finendo faccia a terra. Lo
aveva stretto a se e, a quel punto, non lo aveva più
lasciato. Si era inginocchiato con l'amico, privo di sensi, in grembo,
stringendolo quasi temesse che si potesse disintegrare o svanire da un
momento all'altro.
- Kinchan - continuò a ripetere con un filo di voce,
incapace di capire perché fosse lì, cosa
centrasse con tutto quello. Era una battagli dei Battle Lovers,
perché si era messo in mezzo? Poco prima lo aveva visto
intento, con gli altri membri del consiglio studentesco, ad evacuare
gli studenti dalla scuola, visto che il nemico si stava divertendo a
distruggerla e non parevano esservi insegnanti nei paraggi. La faccenda
si era fatta fin troppo pericolosa per tutto l'istituto, avevano dovuto
correre ai ripari prima che qualcuno si facesse male sul serio.
La risposta per l'intervento del Presidente del consiglio studentesco
era quindi semplice, anche il Battle Lovers erano studenti del Binan,
ed era un suo compito, come del resto del consiglio, assicurarsi della
loro incolumità. Ma poteva il senso del dovere di Kinshiro
portarlo a tornare indietro per loro? A questa domanda Atsushi non
aveva bisogno di risposta.
- Kinugawa! – gli urlò Vombato, riportandolo alla
realtà, non trattenne uno sbuffo stanco nell'incrociarne lo
sguardo, - Lo so che sei preoccupato per il tuo amico – gli
appoggio una mano sul braccio quasi volesse confortarlo, - Ma ora gli
altri hanno bisogno di te – disse, ma questo il ragazzo
già lo sapeva. Aveva sentito En che lo chiamava, ma non era
riuscito a reagire. Un peso sul petto a bloccarlo, e ora vedeva
l'avvicendarsi dello scontro con En che si scagliava da solo contro il
nemico, Yumoto troppo esausto anche solo per state in piedi. Atsushi si
era isolato a tal punto da non accorgersi neppure della presenza del
kohai, con il respiro affaticato di chi ha dato fondo a tutte le
proprie energie, proprio al suo fianco, a poco meno di un metro di
distanza. Si era scordato fosse lì, la sua attenzione
focalizzata su Kinshiro, sull'assicurarsi di avvertirne respiro. Certo,
forse la sua paura di perderlo era esagerata, poiché il suo
costume da Cavalier Aurite doveva averlo protetto da danni gravi,
lasciandogli sul corpo solo qualche graffio, ma ora era sparito. Non
aveva altre difese. Doveva proteggerlo.
- Atsushi-senpai, come sta il Presidente? – la domanda di
Yumoto lo colse di sorpresa e per la prima volta, da che lo scontro era
iniziato, lo osservò con attenzione. Vederlo in quello
stato, stravolto per la battaglia, lo fece sentire in colpa.
- Non lo so... ha perso i sensi, ma non sembra aver riportato ferite
gravi – rispose, l'espressione contrita, incapace di mostrare
un sorriso di conforto al più piccolo, il quale lo fissava
preoccupato, come se fosse lui quello all'estremo delle forze, e non il
contrario.
- Kinugawa, non voglio sembrarti insensibile, il fatto che tu sia
preoccupato per il tuo amico è ammirevole, ma ora devi
pensare alla battaglia. Dobbiamo fermare questa follia –
cercò di riportarlo alla realtà Vombato,
stringendo le zampe a pugno di fronte a se, forse per incoraggiarlo.
- Lo so... – mormorò Atsushi annuendo a capo
chino, scuro in volto, un groppo alla gola che gli fece uscire la voce
strozzata. Aveva superato lo shock iniziale, ma ora qualcos'altro aveva
cominciato ad annidarsi nel suo petto. Gli pareva come se avesse
mangiato qualcosa di amaro, dalla pasta molle e appiccicosa che gli si
era attaccata al palato e alle pareti dello stomaco.
- Atsushi-senpai?- Non la provava spesso, per questo gli fu difficile
riconosce la rabbia che lo stava colmando al punto di soffocarlo. Lo
voleva distruggere. Voleva distruggere quel mostro che aveva feriti il
suo amico d'infanzia.
Le pupille di Atsushi si assottigliarono, divenendo poco più
grandi della punta di uno spillo, poi il mondo attorno a lui
collassò.
I panni del cattivo gli calzavano alla perfezione. "Non avrei mai detto
che fossero così comodi" sorrise fra se e se. Si sentiva
divinamente. Pieno di potere, forte, invincibile e il nuovo costume non
era niente male. Altro che quel vestitino ridicolo e striminzito da
Battle Lover Vesta, per Ryuu l'accostamento migliore era tra nero e
rosa, piuttosto che tra rosa e bianco. In più la figura del
bel tenebroso andava molto di moda tra le ragazze, in quell'ultimo
periodo. Di certo con quel nuovo ruolo avrebbe fatto grandi conquiste.
Non che al momento per lui le ragazze avessero il ben che minimo
valore. Osservando la cosa in retrospettiva sentiva di aver perso gran
parte del suo tempo, non era lui ad dover andare dietro alle ragazze,
ma avrebbero dovuto essere le ragazze ad andar dietro a lui. Tutto quel
Amore e quell'energia sprecati per nulla, cosa aveva ricevuto in
cambio? Cosa ci aveva guadagnato?
"Ah! Ora sembro parlare come Io" sorrise, e c'era qualcosa di maligno
nella piega delle sue labbra. Stava ricordando con quanta facilita
avesse colpiti l'amico alle spalle, gettandolo in aria senza neppure
interessarsi di dove fosse caduto. Forse era pure stato preso in pieno
dall'esplosione che lo scontro tra le sue fiamme e il potere del
Presidente aveva provocato. Se ne era stupito anche lui, non si era
accorto di essere diventato così potente. E il bello era
che, più veniva colpito, più si sentiva forte.
- Credo avresti raccolto Yumoto e gli altri e saresti scappato, senpai
– parò con il colpo di En con il proprio bastone,
a parte il colore il design non era cambiato molto da quello da Battle
Lover. – Sarebbe stato un atteggiamento più da te
– aggiunse mentre, con un solo gesto, dissolveva il getto
d'acqua che l'altro aveva generato. Ormai non si disturbava
più a rispondere ai suoi attacchi, limitandosi a difendersi.
Si era già divertito abbastanza scontrandosi con Yumoto poco
prima, ora quel gioco gli era venuto a noia e aspettava che Yufuin si
stancasse da solo. A parte il fuoco, il suo mutamento lo aveva reso in
gradi di manipolare la gravità, se avesse voluto, o si fosse
sforzato un poco, avrebbe anche potuto far volare l'altro come un
aquilone e poi strapparne il filo. Chissà se sarebbe
riuscito ad imparare a volare in tempo o si sarebbe semplicemente
schiantato a terra.
- Sì, sarebbe stato più da me – ammise
En facendo un balzo all'indietro, mettendo tra loro una distanza di
sicurezza. Aveva la fronte ricoperta da un velo di sudore e il sguardo,
solitamente sempre assente quasi fosse eternamente mezzo addormentato,
era deciso e fermo nell'incrociare quelli di Zao. –
Però non mi sembra che neppure tu oggi faccia molte cose da
te – osservò tornando a colpirlo, senza
però usare i propri poteri, ma imbracciando la bacchetta
come fosse una mazza. Doveva capire se gli attacchi fisici avessero
qualche effetto su di lui, visto che le sue capacità da
Battle Lover Cerulean non davano i risultati sperati. "Eppure siamo
acqua contro fuoco, dovrebbe valere qualcosa" ragionò
avvertendo la frustrazione salirgli alla bocca dello stomaco, mentre
cercava di far breccia nella difesa di Ryuu, ma i suoi attacchi
finivano per scontrarsi con un muro invisibile che pareva circondarlo.
"Vogliamo dargli qualche altra capacità speciale, visto che
ci siamo?" Cominciava sul serio ad irritarsi,
- Perché, dici che questo costume non mi dona? –
rise Zao arrogante, ignorando gli attacchi dell'altro, protetto dietro
la sua barriera. I capelli rosa gli ricadevano a ciuffi sulla fronte,
non portava il suo solito cerchiello, noto Yufuin, era una cosa
stupida, ma gli pareva prima lo portasse. – Ho solo deciso di
prendermi un ruolo più figo, ero stanco di essere ridicolo
– uno schiocco di dita e le leggi di gravità che
ancoravano En a terra si stravolsero, il ragazzo si trovò
sospeso in aria, ancora nel mezzo di un colpo diretto a Ryuu.
Cominciò sbracciandosi, muovendo braccia e gambe come un
bagnante inesperto che tentasse di tenersi a galla, anche se il suo
intento era di tornate con i piedi ben piantati al suolo.
- Oh, quel costume da dark queen ti dona moltissimo, davvero
– lo punzecchio, trovandosi per questo schiantato a terra,
con una forza sempre maggiore addosso, tanto da farlo sprofondare per
una manciata di centimetri nel terreno. Un po' se l'era aspettata una
reazione simile, ma gli faceva male comunque. Gli aveva visto fare la
stessa cosa prima a Naruko e poi a Yumoto, sapeva che a quel punto era
alla sua completa mercé, aveva però sperato di
riuscire a scalfirlo in qualche modo prima che si decidesse a riusare
quel potere. Era stato troppo ottimista.
Yufuin tornò leggero come l'aria, sollevandosi di qualche
metro dal suolo così come Ryuu desiderava. In bocca aveva il
sapore della terra, e forse gli si stava muovendo un dente, a parte
ciò l'urto non aveva provocato su di lui ingenti danni.
Doveva però sperare che qualcuno venisse in suo soccorso
prima che cominciasse a manipolarlo di una parte all'altra come una
marionetta. "Atsushi, ho bisogno di te!" Penso cercando di trovare un
modo per prendere tempo, e lui era un esperto di chiacchere senza capo
ne coda.
- E dimmi, in confidenza, com'è che avresti fatto ad
imparare tutti questi nuovi trucchetti da boss di fine livello?
– gli domandò appoggiando il mento sul palmo della
mano cercando di prendere una aria interessata. Per quanto non avesse
il minimo controllo sulla situazione pareva piuttosto tranquillo. Anche
troppo per i gusti di Ryuu, che comunque decise di stare al gioco.
- Chiedilo ad Io, è colpa sua se mi sono rotto –
rispose con un ghigno sprezzante, eppure per un istante, nel suo
sguardo castano, ad En parve di intravedere una fitta di dolore, quasi
fosse stato appena punto da una spina rimastagli conficcata sotto
pelle, ma non poté insistere sul discorso perché,
con un semplice cenno del capo, Ryuu lo scagliò lontano,
gettandolo come se fosse stato uno straccio vecchio.
"Oh, è un home run" osservò Naruko, ancora fermo
sul ciglio del cratere, seguendo con lo sguardo il volo del suo senpai,
il per un istante gli parve uscire dalla litosfera e sfuggi alla sua
vista. "Aspe-…" per questo si accorse troppo tardi che la
traiettoria di quel fuoricampo era indirizzata proprio verso di lui.
- Nonononon... - impallidì, per un momento
freddato dallo shock, poteva già leggere nel volto di Yufuin
il medesimo orrore. Tentò di alzarsi e scappare, ma una
fitta gli bloccò a meta lo slancio. "Oggi non è
la mia giornata fortunata" pianse fra se e se, trovandosi investito da
En, il quale si schiantò su di lui con la grazie di un
elefante a cui si era strappato il paracadute.
I loro corpi si aggrovigliarono in un ammasso confuso di arti, tanto
che Naruko non fu sicuro se la mano che si ritrovò
spiaccicata in faccia fosse la propria o quella dell'altro. Si
trovarono a rotolare sull'erba, fino a smorzare la spinta dell'urto,
entrambi doloranti ed intontiti dallo scontro. Naruko mugolò
dal dolore, mentre sentiva Yufuin imprecare, nella posizione in cui
erano finiti ne avvertiva il respiro contro la pelle del collo. Gli ci
volle un po' per focalizzare e rendersi conto che En era abbandonato
sopra di lui, e gli rendeva difficile respirare, un braccio incastrato
sotto la sua schiena e il ginocchio a strusciarsi contro il cavallo dei
pantaloni. E se la scena non sembrava già abbastanza
equivoca, essendo Naruko, già ferito in precedenza, sul
punto di piangere dal dolore, la sua gamba era avvinghiata alla vita
del senpai. Quando se ne rese conto, Io cominciò a valutare
l'idea se fosse conveniente o meno mettersi a piangere per l'imbarazzo.
---
Ringrazio la "Figliah" (lei sa chi è) per aver
letto questo obbrobrio per prima (^3^)/ ....
doveva essere una One shot, ma... facciamo divise in due parti?
(^___^)"""""
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Capitolo 2 *** seconda parte ***
NDA: Buon Natale, e come augurio di buone feste ecco a voi
la seconda e ultima parte ^^
(scusate se la qualità non è delle migliori)
- Kinugawa, calmati!- uno schiaffo dato da una piccola mano ricoperta
di pelo rosa, lo colpì in maniera piuttosto violenta sulla
guancia, facendolo rinsavire. Per un momento Atsushi si era trovato sul
serio sul punto di perdere il senno, come se un pesante velo scuro gli
fosse stato calato sugli occhi impedendogli di vedere, di percepire
ciò che lo circondava. Era rimasta solo la rabbia. Feroce,
soffocante, gli aveva preso la gola, lasciandogli come un macigno a
macerargli nello stomaco. – Non devi lasciarti condizionare!
– gli urlava ancora nelle orecchie Vombato, agitato e preda
di un leggero panico, si era appollaiato sulla sua spalla per arrivare
a colpirlo, e visto il suo bracciano teso sembrava pronto a farlo di
nuovo. - L'aria è intrisa di miasma formato dai sentimenti
negativi di Zao, se ti fai sopraffare è finita Kinugawa!
– lo avvertiva, e prima che potesse schiaffeggiarlo di nuovo
fu Yumoto ad intervenire,
- Basta Vom! Il senpai sembra tornato in se – lo
richiamò e a quel punto anche l'animale se ne rese conto,
trovandosi ad incrociare lo sguardo di Atsushi, il quale fronteggiava
il suo con una nota di fredda severità. In qualche modo i
suoi occhi ricordavano quelli di Kinshiro, ancora svenuto con la testa
appoggiata alle gambe dell'amico d'infanzia, quando si trovava ad
affrontare qualcosa che urtava il buon nome del Binan.
- Miasma? – ripete Atsushi, un gelo nel petto dopo essersi
colmato di tutta quella rabbia, se l'aria era stata intrisa di qualche
sostanza tossica, allora loro, respirando, non ne stavano forse venendo
avvelenati? – Quando avevi intenzione di dircelo?!
– sbottò perdendo quella calma e la dolcezza da
cui era contraddistinto e, come Yumoto aveva già intuito una
volta, nascondevano molto di quello che stava appena sotto la
superficie del suo animo.
- I-io pensavo che se aveste sconfitto Zao in breve tempo non ci
sarebbero state conseguenze – si trovò impreparato
alla sua reazione Vombato, incespicando a disagio nelle parole.
- Sconfiggere Zao?! Ma se non sappiamo neppure perché lo
stiamo combattendo! – esclamò evidenziando
l'ovvio, - E poi, il miasma per quanto si è propagato? Gli
studenti nell'edificio scolastico sono al sicuro? – gli
premurava saperlo perché era una cosa a cui Kinchan teneva,
e per cui lui e gli altri membri del consiglio si era adoperati,
intimando a tutti gli studenti di rifugiarsi all'interno dell'edificio
principale.
- Non ne dovrebbero subire gli effetti... per il momento –
sembrò farsi più piccolo Vombato, già
sceso dalla spalla di Atsushi, spaventato dall'aggressività
che gli mostrava,
- Bene – non pareva per nulla contento della cosa, ma
sembrava essersi calmato un poco, sebbene la sua espressione tradisse
un forte istinto omicida nei confronti dell'animale. – Io
penso a portare Kinchan al sicuro, poi cercheremo un modo per far
rinsavire Ryuu – disse per poi prendere un profondo respiro,
sapeva che stava esagerando, doveva raccapezzarsi subito.
Cercò di dipingersi sul volto un'espressione calma e
rassicurante, ma ebbe scarsi risultati.
- Aspetta senpai! Non puoi lasciare Yufuin da solo contro Ryuu
– intervenne a quel punto Hakone, una nota di panico nella
voce mentre l'altro già si alzava tenendo tra le braccia il
corpo svenuto del Presidente. Non accennava a riprendersi,
completamente abbandonato a lui, il capo mollemente appoggiato contro
la sua spalla. – So che sei preoccupato per il Presidente,
però non puoi lasciarci! Yufuin sta combattendo da solo -
c'era supplica nella sua voce, lo sguardo vermiglio tradiva la
lucentezza tipica di chi è sull'orlo del pianto.
- Kinchan non ha la protezione del suo costume da cavalier Aurite,
significa che tra noi è quello più esposto al
miasma – non era facile per Kinugawa ignorare a quel modo la
richiesta di Yumoto, teneva a lui, a En e a tutti gli altri, persino il
sorriso che gli rivolse tradiva il suo dispiacere, eppure non gli
riusciva proprio di lasciare Kinshiro, soprattutto dopo che si era
sacrificato per loro.
- Ad ogni secondo che passa Zao si fa sempre più potente,
non so cosa potrà succedere se non riuscissimo a
sconfiggerlo... – si aggiunse Vombato, guardandolo deciso, si
era ripreso un po' di sicurezza e d'autorità. Era pur sempre
il loro professore (anche se in una maniera un poco contorta)! - Non
è detto che la scuola rimanga un posto sicuro ancora allungo
– la sua espressione si era fatta terribilmente seria.
- Ma noi non sappiamo come sconfiggerlo – puntualizzo
Atsushi, il volto che si faceva scuro, un senso di gelo a far di nuovo
capolino nel suo petto. Strinse di più la presa con cui
teneva l'amico, sentirlo vicino in qualche modo dava la giusta
grandezza alla sue paure, lasciandogli modo di gestirle. –
Non sappiamo cosa succederà. Zao non è come i
mostri che abbiamo combattuto sino ad adesso... – si morse il
labbro inferiore sentendo quel rimasuglio di emozioni confuse
risalirgli sino alla gola come una bolla d'aria, tremò.
- Hai paura, Atsushi senpai? - le parole di Yumoto lo interruppero di
colpo, si trovò a boccheggiare mentre il più
piccolo lo fissa con il solito candore. La semplicità con
cui aveva posto una simile domanda era straziante, ma ben
più di quella era la capacità con cui era
riuscito a leggergli dentro ad essere insopportabile.
Gli faceva male il petto, all'altezza del cuore.
– Sì, ho paura! – ammise,
forse con un po' troppa veemenza, - Ho paura per quel che potrebbe
accadere, ho paura che potremmo fallire, ho paura che ci feriremo, che
le conseguenze possano essere catastrofiche non solo per noi, ma per
tutti – confesso e il dolore parve alleviarsi, anche se solo
di poco. - Ho paura, non so che fare. Sono bloccato... –
- E so che, se dovessi fare una scelta sbagliata, potrei peggiorare le
cose – concluse per lui Yumoto, una mano stretta nell'altra,
sul volto l'espressione di chi comprendeva appieno cosa stesse passando
nell'animo di un altro.
- Yumoto, anche tu... – era stupito dall'empatia che
avvertiva venire dal più piccolo,
- Anch'io sono terrorizzato, senpai - sorrise, anche se la sua non era
un'espressione felice. – Di solito mi basta attaccare senza
pensare e credendo solo che tutto andrà bene...
però, quando prima ho attaccato Ryuu con i miei poteri
dell'amore, lui invece di indebolirsi sembrava essersi ricaricato
– aveva la testa china, colpevole. Sapeva di essere una zucca
vuota, di agire senza riflettere, ma quella era la prima volta che le
sue azioni si traducevano in conseguenze tanto gravi. –
Forse, se non avessi insistito a continuare ad attaccarlo e ci avessi
pensato su, il Presidente non si sarebbe ridotto così -
- No, Yumoto! Non dirlo – lo rimproverò Atsushi,
sentendosi turbato dalla considerazioni dell'altro, preferiva vederlo
spensierato e sempre allegro piuttosto che riflessivo e infelice, -
Siamo noi che ti abbiamo lasciato fare. Abbiamo caricato tutto sulle
tue spalle, come al solito. Tu non hai fatto nulla di sbagliato, non
hai colpa. Saremo dovuti essere noi a fermarti quando abbiamo capito
che non era il modo giusto d'agire –
- In più è al quanto disdicevole colpevolizzarti
per una mia scelta – la voce di Kinshiro colse tutti di
sorpresa, Atsushi per primo. "Grazie al cielo" pensò
rivolgendogli uno sguardo tutt'occhi dallo stupore, era felice, quasi incredulo che avesse recuperato i sensi, gli pareva però ancora
piuttosto pallido e provato.
– Sono io il solo responsabile della mie azioni –
il Presidente continuò a biasimare Yumoto, ignorando lo
sguardo dell'amico che pareva volersi accertare che stesse bene, ma non
sembrava riuscire a chiederglielo. Aveva il tono freddo e lo sguardo
sottile nel rivolgersi al più piccolo, e anche se non era
nella sua forma migliore riusciva comunque a trasmettere tutta
l'autorità che il suo titolo comportava.
- Kinchan vuole dire che non devi preoccuparti per lui –
intervenne Atsushi a spiegare cosa realmente intendesse, un'infanzia
assieme lo aveva reso abile a comprendere i sottintesi dell'altro, in
più voleva rasserenare Yumoto, il quale pareva confuso e
rattristato da quel rimprovero.
- E' quello che ho detto, infatti – confermò seccamente
Kinshiro, la testa a ricadergli pesante sulla spalla di Atsushi, pareva
intontito, - Mi fa male il petto... – si lamentò
non del tutto presente a se stesso, una mano a stringere, con un
leggero tremore, il tessuto della divisa scolastica. Lo sguardo di
Kinugawa si crucciò.
- Deve essere a causa del miasma – intervenne Vombato,
arrampicandosi sulla spalla di Yumoto, - Anche se era protetto dalla
tenuta da cavalier Aurite ne è comunque stato colpito in
pieno, con l'attacco di Ryuu –
- Cosa possiamo fare, Vombato? – si allarmò
Hakone,
- Dobbiamo sconfiggere Ryuu. Così il miasma
smetterà di propagarsi, vero? – intuì
Atsushi, era la cosa più ovvia, e l'animale rosa aveva
insistito particolarmente su quel punto,
- Sì, è così –
affermò lui, annuendo con il muso. – Se
sconfiggiamo Zao tutti gli effetti nocivi causati dalla sua caduta
dovrebbero annullarsi... - esitò, - Sono però
preoccupato di quali ripercussioni potrà riportare Zao se
non lo fermiamo al più presto -
- Ripercussioni? – la voce di Yumoto suonò
spaventata, - ... ma gli altri mostri che abbiamo sconfitto sono
tornati tutti normali dopo –
- Quello che è successo a Zao è una cosa diversa
da quello che abbiamo affrontato finora – affermò
in tono greve.
- Ma cos'è accaduto a Zao di preciso? –
domandò Kinshiro, cui sguardo pareva faticare a mettere a
fuoco, cosa che gli causava in realtà una leggera nausea, e
che per questo teneva fisso su Atsushi.
- E' quello che vorrei sapere anch'io – ammise l'occhialuto,
sedendosi a terra per adagiare l'amico, il quale non pareva in grado di
tenersi stabile sulle gambe.
- Pure io – si aggiunse Yumoto, e sotto il peso dei suoi
occhi vermigli, Vombato non poté far altro che capitolare.
- Bhè... forse ho dimenticato di dirvi che il titolo di
principi aspirante al trono dell'Amore non è solo una
trovata pubblicitaria, ci sono dei parametri a cui i candidati devo
attenersi –
- E' la prima volta che ne sento parlare - c'era dello scetticismo
misto a sufficienza nel tono di Kinugawa, cominciava davvero ad
irritarsi nello scoprire quante altre cose Vombato stesse nascondendo.
- Diciamo che, per mancanza di tempo, la vostra selezione è
avvenuta in maniera anomala – tossì un paio di
volte Vom, nel tentativo di soffocare il disagio, -... comunque,
dopo aver accettato il titolo di Battle Lovers non ci si può
tirare indietro –
- Non ricordo di aver acconsentito a nulla – fu
l'osservazione fatta all'unisono dai due combattenti per l'Amore
lì presenti.
- E cosa succede se, successivamente all'ottenimento del titolo, un
principe dell'Amore sfora questi parametri? – si
mostrò più pratico Kinshiro, andando dritto al
punto,
- Decade perdendo il suo diritto al trono dell'Amore. La trasformazione
in Battle Lover si corrompe, rispecchiando quello che è
accaduto all'animo dell'ex-principe, il quale può essere
definito come un Anti Battle Lover –
- Un Anti Battle Lover?.. – ripete Yumoto, mentre
inconsapevolmente Atsushi e il Presidente avevano il medesimo pensiero:
"che nome orribile"; - Ma allora è questo che è
accaduto a Ryuu senpai? È decaduto? –
- Purtroppo sì – confermò Vombato con
una leggera amarezza, - E' che voi ragazzi mi siete sempre sembrati
così spensierati che non ho mai considerato il rischio
– cercò di giustificarsi.
- Quali sarebbero i parametri che Zao non ha rispettato? – di
nuovo Kinshiro era quello che arrivava dritto al punto, ignorando le
scuse dell'alieno rosa.
- Ai Battle Lovers non è permesso avere il cuore spezzato;
questa è la sola condizione a cui devono obbligatoriamente
attenersi – affermò, - La caduta comincia quando
il cuore di un Battle Lover diventa incapace di provare quell'Amore che
ha promesso di propagare nell'universo. Ovviamente non so in che modo
il cuore di Zao si sia rotto, ma da come si è ridotto posso
solo dedurre che sia accaduto –
- E come funziona questa digressione? Insomma, produce miasma nocivo,
ha un costume nero, nuovi poteri e sembra essere divenuto immune agli
attacchi dei suoi ex compagni. Cos'altro può fare e, in
sostanza, qual è il suo obbiettivo? –
continuò a chiedere Kinshiro, mentre uno strano umore era
calato su Yumoto e Atsushi, i quali erano rimasti un poco scossi nello
scoprire che Ryuu si era tramutato in quel mostro solo
perché qualcuno gli aveva spezzato il cuore. Era qualcosa
del tutto priva di senso. Certo, sapevano che l'amico frequentava molte
ragazze, e perciò poteva essere quello tra loro più esposto, ma l'amore che rivolgeva loro era un tipo di sentimento esteso
a tutto il gentil sesso. Non gli avevano mai sentito
affermare, almeno ad alta voce, di aver trovato "quella giusta". L'unica
in mezzo alla altre, qualcuna davvero speciale per lui. Non ricordavano
neppure se nelle settimane precedenti o in quei ultimi giorni avesse
avuto un atteggiamento diverso dalla norma. Si era sempre comportato
come al suo solito, nulla tradiva il fatto che potesse essersi
innamorato.
- Zao cerca di riparare il proprio cuore spezzato sottraendo ogni
traccia d'Amore presente nell'aria. Un Anti Battle Lover è
ingordo d'amore perché si sente vuoto, ma più ne
assorbe, più lo desidera – spiegò
Vombato,
- E per lei era una buon idea mandare contro ad un divoratore d'amore
qualcuno che usa il potere dell'amore come arma?- fu schietto e diretto
Kinshiro, simile ad una sferzata di vento gelido sul viso,
- Credevo che Zao potesse ancora recuperare il controllo, non pensavo
che le ferite del suo cuore fossero tanto profonde. Più un
cuore è ferito, più i poteri di un Anti Battle
Lover sono potenti... non potevo sapere che fosse caduto al punto da
riuscire a domare le sue nuove capacità, ne che riuscisse ad
attaccare i propri amici -
- Sembra che tu abbia sottovalutato molte cose Vom – quella
voce ebbe il potere di gelare i loro animi, colti alla sprovvista,
dimentichi della battaglia che si stava svolgendo a soli pochi metri da
loro. Il sorriso con cui Ryuu li salutò non nascondeva una
nota perfida, colma di derisione. Il suo scontro con Yufuin si era
appena concluso con un fantastico HOME RUN, nessuno aveva
però prestato attenzione alla sua battuta e ciò
lo urtava un pochino. Credevano davvero di poterlo ignorare in quel
modo? Imperdonabili! - E quindi pensavi di riuscire a fermarmi con due
senpai incompetenti e uno stupido kohai? - rise, e ormai il miasma che
l'avvolgeva era divenuto tangibile, simile ad un aura violacea capace
di sottrarre ogni colore attorno a lui. Un senso di gelo avvolse
l'aria, come se la temperatura fosse calata di colpo. Qualsiasi buon
sentimento veniva inglobato da quell'aria venefica, tramutandosi in
nuova energia per Ryuu.
- Ryuu senpai! Noi troveremo il modo di farti tornare come prima!
– proclamò Yumoto deciso, la sua
vivacità era tornata, si era riposato abbastanza, e ora che
sapeva cosa era accaduto all'amico di certo non si sarebbe
più tirato indietro. Balzò in piedi, facendo
cadere il vombato che ancora gli stava sulla spalla, e si
gettò su Ryuu, abbracciandolo. – Anche se non ne
so molto al riguardo, se hai problemi sentimentali può
venirne a parlare con me, senpai – un cuore spezzato andava
confortato, giusto?
- Uff... – sbuffò Ryuu con aria annoiata, per
nulla toccato dal gesto dell'altro, - Yumoto, cosa non ti è
chiaro del: si nutre di amore e i suoi poteri si fortificano con esso?
– la sua era una domanda retorica e gli bastò
leggere lo sgomento incredulo nello sguardo del kohai per sentirsi
soddisfatto. Quella sciocca testolina bionda aveva compreso tardi il
proprio errore. Prima che potesse reagire in qualche modo, Ryuu lo
spinse via, dandogli poi un calcio sui fianchi. Hakone ebbe
però la prontezza di proteggersi dal colpo parandolo con il
proprio scettro. Per un lungo momento i due si guardarono negli occhi
mentre il più grande tentava di vincere sulla forza
dell'altro. – Vedo che ti sei ricaricato le pile –
commentò aspramente, separandosi da lui con un balzo
all'indietro, mettendo fra loro una certa distanza. Avrebbe potuto
annientare tutti e tre con un colpo solo, si era stancato degli scontri
singoli, gli erano venuti a noia viste le scarse abilità
degli avversari.
- Che ne dite se vi spazzo via e la facciamo finita con questa farsa
dei battaglieri dell'Amore, eccetera, eccetera? – gli propose
giocando, appoggiandosi con fare disinteressato il proprio scettro su
una spalla mentre con una mano si sistemava i capelli che, ribelli,
avevano cominciato a cadergli fastidiosamente sugli occhi.
"Chissà che fine ha fatto il mio cerchietto" si chiese,
anche se non era molto interessato a saperlo.
Alla sua minaccia Atsushi si fece avanti, riparando con il proprio
corpo Kinshiro,
- Non essere così plateale – lo
rimproverò questi, alzandosi a sua volta in piedi, anche se
a fatica, - Forse non sarò più utile, ma non
voglio certo esservi di peso – si raddrizzò
affrontando lo sguardo dell'amico, il quale si trovò a
tentennare di fronte alla fierezza di quegli occhi.
- Ma voglio proteggerti. Se non lo faccio, non sono sicuro che tu non
verrai coinvolto – fece rivolgendogli un sorriso tirato,
- Va a dare supporto a Yumoto, al momento fermare Ryuu è
più importante – replicò lui, e anche se quel comando avrebbe dovuto
suonare come autoritario e freddo, le sue guance avevano deciso proprio quel momento per
tingersi di rosa imbarazzo, annullandone
così gli effetti. "Non dire ad alta voce cose
così imbarazzanti, Achan!" pensò mentre la sua
bocca diceva: - Io vedrò di farmi da parte –
- Va ben...- le parole di Atsushi, intenerito dal comportamento di
Kinshiro morirono di colpo quando si sentì d'improvviso
schiacciare a terra da una forza inesorabile.
- La piantate di fare i piccioncicini voi due?! - l'irritazione di Ryuu
aveva raggiunto il culmine, cosa diavolo doveva fare per avere la loro
attenzione?! In più non riusciva a capire: perché
il Presidente non sembrava più soffrire degli effetti del
suo miasma? No, probabilmente ne stava soffrendo ma era abile a
nasconderlo, non poteva esserci altra spiegazione. – Ma
comunque grazie, la vostra sceneggiata era così piena di
genuino affetto che mi sento quasi sazio - aggiunse, mentre Kinugawa si
rialzava, il colpo non era stata molto violento, aveva voluto giusto
giocare per fargli mangiare un po' di terra.
- Tutto bene senpai? – si preoccupò Yumoto,
- Sì, tutto bene – sorrise lui, pulendosi con il
dorso del guanto un leggero residuo di sangue che gli colava dal
labbro, aveva finito con il morderselo. - Ryuu, il tuo comportamento
comincia davvero ad irritarmi. Vediamo di farla finita sul serio sta
volta - Sì, quel giorno la sua pazienza era davvero messa a
dura prova.
Una fitta al petto tradì quel sentimento di furia cieca,
molto vicina all'odio, da cui poco prima aveva rischiato di essere
sopraffatto.
Dall'alto del cratere, Yufuin spiegava in maniera piuttosto spiccia e
sbrigativa a Io cosa fosse successo mentre era svenuto. E il tutto
poteva essere sintetizzato nella semplice frase: - Ryuu ha dato di matto –
- Ma... ma perché?! – si trovò
più confuso di prima Io, fissando il suo senpai con aria
sconvolta, - E' staro qualcuno a trasformarlo in un mostro? –
era la cosa per lui più logica da pensare visti gli eventi,
- No, no. Si è trasformato da solo – aveva
un'espressione annoiata e disinteressata mentre lo stupore di Naruko si
faceva sempre più evidente sul suo volto. – Non so
che cosa gli sia successo o perché sia diventato
così – incrociò le braccia dietro la
testa, erano seduti su quella parte del prato che non aveva ancora
conosciuto la distruzione di un Anti Battle Lover, e forte era per lui
la tentazione di distendersi a fare una pennichella. Purtroppo, quello
non era decisamente il momento.
- Ah, però una cosa me l'ha detta prima di scagliarmi via
come una palla - ricordò, lo sguardo azzurro che per una
rara volta sembrava sprizzare un genuino interesse,
- COSA?! – inginocchio davanti a lui, ancora alterato per
quelle ultime novità, Io si aggrappò alle spalle
di En, arrivando a scuoterlo per farlo spicciare a parlare. Lo sguardo
che il più grande gli rivolse però lo fece
allontanare subito. Da quando riusciva a fare un'espressione
così seria?
- Ha detto che qualcosa in lui si è spaccato – i
suoi occhi già sottili si aguzzarono ancora di
più nel fissarlo dritto in volto, -... e che sei stato tu a
romperlo, Io –
- Eh?..- se fosse stato attaccato ad un encefalogramma, in quel momento
l'attività celebrale di Naruko avrebbe dato come unico
risultato una lunga linea retta, senza alcuna interferenza. Dopo quel
senso di caos, le parole di En erano state capace di azzerare ogni
pensiero cosciente in lui. Lui aveva rotto, Ryuu? Ma... ma come era
successo? Cosa aveva fatto per...
- Impossibile, è stato Ryuu a... - borbottò in un
filo di voce, fissando il terreno mentre con una mano cominciava a
strappare convulsamente i ciuffi d'erba dal terreno.
- Avete forse litigato di recente? Forse è per quello
– optò Yufuin, il quale non avvertì il
sussurro dell'altro, ma ne notò il pallore. – Ohi,
Io stai bene? – si preoccupo sporgendosi verso di lui, si
stava forse sentendo male? Ma dalla piega spezzata che presero le sue labbra
intuì quasi immediatamente cosa avesse.
- BRUTTO INSENSIBILE EGOISTA CHE NON PROVA NEMMENO A PRENDERE IN
CONSIDERAZIONE I SENTIMENTI ALTRUI – sbottò
furioso, cominciando a strappare manciate d'erba con entrambe le mani,
prendersela con il prato era un alternativa migliore che ammazzare
qualcuno. Avrebbe rasato quei suoi dannati capelli rosa appena ne
avesse avuto l'occasione. – LUI HA IL CUORE SPEZZATO?! LUI SI
SAREBBE ROTTO?! – continuò ad urlare, il volto che
si infiammava mentre la gola cominciava a fargli male, qualcosa
iniziò a bagnargli gli occhi. Si prostrò in
avanti, facendo aderire la fronte al terreno e nascondendo
così ad un Yufuin incredulo le proprie lacrime.
- Non è giusto... Sono io quello che è stato
rifiutato – singhiozzò con voce strozzata,
scoppiando in un pianto trattenuto per giorni, da quando Ryuu gli aveva
detto che per loro era meglio essere solo amici. Erano settimane che
faceva finta di nulla comportandosi come al solito, eppure da quando
gli aveva confessato i propri sentimenti e questi erano stati
rifiutato, per lui vederlo era diventato difficile. Il nodo alla gola
pareva sempre sul punto di rompersi, facendo sgorgare fuori i suoi veri
pensieri. Voleva star vicino a Ryuu ben più che come amico,
ma lui non voleva perdere la loro amicizia. Lo detestava.
Perché aveva usato una scusa così banale? "Non
poteva dire: scusa Io, ma preferisco le ragazze?" Si era preparato ad
una risposta simile, ma comunque, Io non avrebbe mai creduto che un
rifiuto potesse fargli così male.
- E' stata dura, eh? – inaspettatamente avvertì la
mano di En in cima alla propria testa, ad accarezzargli i capelli. Lo
stava confortando?
- Tanto - ammise Naruko trai singhiozzi, la fronte sempre aderente a
terra mentre tirava su rumorosamente con il naso, era consapevole di
star facendo la figura del patetico, ma non riusciva più a
trattenere quel rimasugli di emozioni che stanziavano nel suo petto
ormai da troppo tempo. Simile ad un rubinetto aperto fuoriuscivano
incontrollate.
Si era sentito male, più di quanto avrebbe voluto, troppo
per essere sopportabile. Non capiva esattamente cosa fosse successo, ma
era come se una voragine, spalancatasi d'improvviso sotto ai suoi
piedi, lo avesse ingoiato. Un senso di vuoto lo aveva invaso, lo
stomaco si era attorcigliato su se stesso e qualcosa di simile al
panico gli era risalito lungo la gola, quasi strozzandolo. Doveva pure
essergli fuggito un verso strano, simile ad un grugnito, dalla
sorpresa, ma infondo non poteva non esserne sconvolto. Un'istante prima
si stava scambiando romantiche e-mail con la dolce Ruri-chan, e ora si
trovava ad affrontare il proprio migliore amico, cui sguardo grigio non
gli era mai sembrato tanto deciso.
- Cre... credo di non aver afferrato, scusami – sorridendo a
disagio e colpevole, finse di non aver afferrato le sue parole mentre
il cellulare che teneva in mano vibrava, avvertendolo dell'arrivo
dell'agognata risposta di Ruri-chan.
Con un gesto deciso Io gli sottrasse l'oggetto prima che potesse
leggerlo e rispondergli. Per una volta voleva tutta la sua attenzione, ne aveva il diritto dopo che era riuscito a rimanere da solo con lui.
Certo, il magazzino dell'aula d'arte con tutti quelle cianfrusaglie,
tra quadri, colori, utensili e mezzibusti senza braccia, non era il
luogo più romantico del mondo, ma Naruko si era stancato di
procrastinare nell'attesa del "momento giusto". Se giocare in borsa gli
aveva insegnato qualcosa era che, quando si era indecisi se vendere o
comprare azioni, piuttosto di tentennare, era meglio agire. E quando,
con la scusa che dovessero recuperare del materiale per l'allestimento
della prossima recita, si erano ritrovati soli, aveva deciso che fosse
quello il "momento giusto". Anche se la statua affianco a lui, coperta
da un panno bianco e colpita dai raggi aranciati di un sole morente,
aveva un aspetto abbastanza inquietante. Sperava fosse solo una sua
impressione che si fosse mossa.
- Ti ho detto che sono innamorato di te – aveva avuto un calo
di voce a meta frase per l'imbarazzo e le mani gli tremavano dal
nervosismo, tanto che se non stava attento avrebbe dovuto comprare un
cellulare nuovo a Ryuu, ma non gli sembrava di essere andato tanto
male. – Hai afferrato adesso? – il disagio procuratogli la situazione, soprattutto perché era consapevole
della vergogna che gli colorava il viso, gli rese il tono
più freddo di quanto non volesse.
- Ah... – dallo sguardo con cui l'amico lo fissò,
Naruko dedusse che no, non lo aveva ancora capito, ma prima di arrivare
a ripeterglielo per la terza volta, una luce si accese nei suoi occhi
castani. - N-non stai scherzando? Tu.. sul serio? - Sì,
c'era arrivato.
- Sul serio... – confermò sbuffando, sapeva che
l'amico aveva molte buone qualità, ma in momenti simili
faticava a ricordarle.
- Tu... sei innamorato di me? Tu? – cominciava a diventare
ripetitivo, d'altronde cosa si poteva aspettare? Ryuu era abituato a
ricevere attenzioni dalla ragazze, e probabilmente non aveva mai
valutato l'ipotesi di potersi ritrovare in una situazione simile. Una
dichiarazione, piuttosto misera ma pur sempre una dichiarazione, fatta
da un ragazzo, per di più il suo migliore amico, doveva
averlo scioccato. Rimanerne sconvolto era il minimo.
- Sì, io sono innamorato di te, Ryuu... – ed era
la terza volta che lo diceva ad alta voce, farlo gli dava una
sensazione strana, colma d'imbarazzo, ma non spiacevole. Anzi, gli
procurava un certo sollievo.
- Non ci credo – negò Ryuu, il significato delle parole dell'altro aveva
però già preso forma e peso nel suo petto, e il
corpo al momento gli urlava una sola cosa: SCAPPA!
- VUOI CHE TE LO METTA PER ISCRITTO?!- sbottò Io, sul serio,
lo stava facendo a posta a fare tanto l'ottuso? A quel punto il
cellulare di Ryuu cominciò a squillare ripetutamente, segno
che qualcuno lo stava chiamando. Adocchiando il display Naruko
trovò il numero di Ruri-chan e, anche per svincolarsi un po'
da quella situazione imbarazzante, gli porse l'apparecchio.
– Probabilmente vuole che rispondi alla sua e-mail
– fece tenendo lo sguardo basso, avvertendo una leggera
pressione nel petto.
Ryuu prese il cellulare ma ignorò la chiamata, poteva
aspettare. In quel momento era molto più importante il
ragazzo di fronte a lui. Doveva aver avuto molto coraggio per
rivelargli cosa provava, ma Ryuu non poteva far a meno di pensare che
non voleva perderlo. E accettare i suoi sentimenti, soprattutto se in
futuro non fosse stato in grado gestirli e lo avesse quindi ferito, era
un rischio che non voleva correre. Non era mai stato in grado di
mantenere a lungo una relaziona amorosa, con Io non sarebbe stato
diverso.
Non voleva perdere il suo migliore amico.
- Io, ecco... – cominciò titubante, e dallo
sguardo ferito che l'altro gli rivolse già si
sentì in colpa, aveva già capito di star per
ricevere un rifiuto. - Senti, noi siamo amici. Grandi amici. Questo non
basta? Non voglio perdere la nostra amicizia –
E a quel punto Ryuu capì di aver appena ripagato il coraggio
di Io con un atto di codardia estrema. Non era che non fosse in grado
di accettare i suoi sentimenti, aveva solo avuto paura a farlo!
Ne aveva calpestato gli sforzi solo per proteggere se
stesso, e ancora più egoisticamente si era aspettato che tutto
sarebbe rimasto come prima. Qualcosa però aveva già cominciato a mutare, gli era divenuto difficile guardarsi allo specchio, si trovava rivoltante.
Una volta rifiutato Io, fu come se il suo cuore sentisse di non
meritare più l'amore di nessuno, dell'amico in particolare.
C'era solo un senso di vuoto e di disgusto nel suo petto e, per quanto avesse continuato ad uscire
con le ragazze, era stato incapace di provare il medesimo trasporto, lo
stesso divertimento di prima.
Il senso di colpa, la paura, la sua incapacità e il dover
affrontare Naruko ogni giorno, consapevole dei suoi sentimenti, erano stati
i semi che, una volta germogliati, spezzarono il cuore di Ryuu.
I sentimenti di Naruko lo avevano rotto.
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SCHERZONE!
Anche questo capitolo era troppo lungo, quindi ci sarà un
terzo capitolo ^__^'''
Scusate se è oripilante, e un grazie speciale alla figliah
che mi segue (^3^)/
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