Reincarnation of Evil

di dream_liberty
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


“Fidanzati”.

Quella parola così banale le rimbombava ancora in testa, come un martellio incessante, fastidioso.

Ogni qualvolta che provava a rintanare quel vocabolo insidioso in un angolino remoto della sua mente, i ricordi ritornavano ancora, freschi, indelebili. Dolorosi.

E lei non poteva far altro che seguire quel flusso di ricordi che le lasciavano uno strano senso di vuoto ed amarezza.

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


                             Capitolo uno

                                
Una dolce luce mattiniera s'infiltrò giocherellona  dai vetri deturpati della piccola finestra di una stanza angusta, nel piano  più elevato del palazzo reale del Regno Solare, andando pian piano verso  una graziosa giovinetta che dormiva sgraziata su un letto un po' malconcio, ignara che tra qualche minuto un forte bagliore le avrebbe colpito il bel viso, destandola dal suo sonno.

Pov. Fine

Una forte luce antipatica mi colpì con prepotenza il volto, senza alcun riguardo. 
Strizzai gli occhi, un po' per il fastidio di essere stata svegliata così bruscamente, un po' per evitare che il forte bagliore mi lasciasse con soli quattro sensi con cui sopravvivere.
Quella però continuava con oppressione ad infiltrarsi tra le mie palpebre socchiuse. Presi i lembi della coperta un po' grezza  e me la misi sopra il capo, nascondendo così i miei odiosi capelli rossi.
Mi sembrava che mi dicesse ˂˂Fine, svegliati! Io splendo già alto nel cielo, gli uccelli cinguettano e...˃˃ ˂˂Ed a me non me ne frega un cavolo, lasciami dormire stupido cerchio giallo˃˃.
“Lo stupido cerchio giallo” in questione s'irritò lasciando tutti i convenevoli a quel paese, o almeno fu quello che parve ai miei occhi accecati, nel vero senso della parola, dalla luce troppo accesa e vivace.
Sospirai rassegnata dalla mia evidente sconfitta, cosa che accadeva ogni mattina.
Il sole cercava di svegliarmi dolcemente, io lo mandavo con molto tatto a quel paese cercando nascondermi con le coperte, e quest'ultimo offeso si vendicava cercando di togliermi la vista.
Tutto regolare. 
Eppure mi sembrava che mancasse qualcosa, qualcosa di tremendamente seccante, qualcosa che andava a completare la solita routine.
Qualcosa come... 
-Signorina Fine si svegli- una voce sgradevolmente alta e stridula  arrivò sempre con più aggressività al mio orecchio già provato.
Non voglio, lasciami dormire avrei voluto rispondere, ma ebbi paura che i miei timpani non avrebbero resistito all'ennesimo urlo di Camelot, la governante.
Ma probabilmente (in realtà ne ero più che sicura) la vecchia riusciva a capire i miei pensieri anche da dietro la sottile porta di legno bucherellato, dato che replicò senza indugi alla mia silenziosa obiezione.
-Signorina Fine! Si svegli immediatamente- mi riprese l'oramai attempata* governante con più foga del compromesso.
Ed ecco che un mio timpano se n'era  andato a farsi benedire in qualche comunità vicina, chiedendosi quale male avesse fatto per meritarsi un simile trattamento.
Bella domanda.
Forse era destino, e la sfiga si era innamorata follemente della sottoscritta, oppure... beh non avevo altre opinioni al riguardo. 
Alzai, con una forza che oserei chiamare sovrumana il mio corpo  pesante, mentre quest'ultimo mi pregava di non lasciare quel tiepido tepore prodotto dalle coperte rudimentali e poco lavorate, ed io avrei volentieri accettato quella preghiera del tutto lecita, se non fosse stato per un altro grido che mandò anche l'altro timpano a farsi prete nell'abbazia nei margini più remoti del Regno Solare, ad espiare i peccati della sua (probabile) vita precedente, chiedendosi che tipo di male avesse fatto l'idiota che era prima della sua resurrezione in un timpano sfigato.  
Forse avrei dovuto seguire il loro ecclesiastico esempio e farmi suora, almeno non c'era una vecchia arzilla che mi perforava ogni mattina un timpano per due con urli inconcepibili persino ad una cantante lirica.
-Signorina abbi almeno il decoro di aprire l'apertura- disse, con un lessico pari agli anni della dominanza del Regno Lunare, un fatto accaduto in un'annata del tutto considerevole. Ci avrei masso la mano sul fuoco che lei stesse sfiorando i cento cinquant'anni, nonostante ne mostrasse una sessantina circa.
Presi le coltri* ancora tiepide del calore un po' fiacco che mi aveva accompagnato quella lunga nottata più gelida del solito, e me lo misi sulle spalle già coperte da un misero pezzo di stoffa grossolana* che costituiva la mia misera camicia da notte, ormai bucata nei posti più impensabili.
L'autunno era alle porte, me lo sentivo nelle ossa contrite dal carattere rigido che avevano mostrato le temperature quella notte.
Ed un'idea mi balenò nella mia mente contorta.
-Camelot...- provai a simulare alla meglio una voce roca e bassa.
-Che succede?! State bene?! Signorina risponda!-  la sua voce stridula già di natura divenne ancora più acuta, tant'è che le orecchie cominciarono seriamente a fischiare.
Appunto mentale: stare lontano dalla porta quando la vecchia è nelle vicinanze.
-Signorina...- la sua voce fece urlare pietà ai miei timpani, e questo bastò per farmi fare un altro passo indietro. 
-Ecco io... io non mi sento tanto bene- e lì cercai di attaccare un attacco di tosse credibile, ma la saliva mi rimase incastrata in gola, bloccando la laringe, facendomi così fare una tosse autentica. Decisamente troppo autentica.
Grazie sfiga.
-Signorina, apra l'entrata- disse accompagnandosi da un bussare agitato che faceva quasi (è meglio che togliate il quasi) tremare l'esile porta in legno scadente.
L'avrebbe seriamente spaccato di questo passo, e non sarebbe stata una bella sensazione avere l'entrata spianata ai grandi spifferi d'aria ed agli strilli di Camelot.
Aprii leggermente l'apertura (seriamente avevo detto apertura?! Mi sa che la vecchia governante non abbia una buona influenza su di me) interrompendo così gli inconsci intenti di distruzione dell'anziana signora.
Il viso severo ed allo stesso tempo agitato della donna mi si parò davanti, e mille dubbi cominciarono ad invadermi la mente.
L'unica certezza che avevo era che se mi avesse scoperto fingere mi avrebbe vietato l'unico pasto di cui avevo diritto per giorni. Era una regola. Una regola imposta dagli attuali regnanti.
I miei genitori.
-Signorina state bene?!- chiese angosciata, risvegliandomi dai miei pensieri non esattamente giulivi*. Naturalmente evitando di toccarmi. 
Non ero ancora stata purificata.
-Certo Camelot, sto benissimo, mai sentita meglio!- dissi cercando di essere credibile. Niente pasto, niente cibo, niente cibo equivaleva all'autodistruzione.
La governante mi riservò uno sguardo irritato, ma ebbe il buon senso di non parlarne, ed io ed i miei timpani ormai preti, ne gioimmo forse un po' troppo (sentivo perfino un coro di angeli cantare, quindi questo dice tutto). Decisamente troppo.
-Dovete andare a fare il bagno purificatore- il canto di contentezza sparì.
Cavolo, no.
Tutto ma non quello.
-Camelot è...- non mi lasciò finire la domanda che chiedevo ogni mattina.
-Sa che è un obbligo imposto dai regnanti in carica, e dalle tradizioni millenarie del Regno Solare, quindi non mi renda le cose più ardue.- rispose con uno sbuffo.
-Che palle- sussurrai a bassa voce, ma com'era prevedibile, la vecchia mi sentì.
Cacciò l'ennesimo urlo.
Come si dice, solita mattina, solita routine, solite urla.
-Che linguaggio scurrile per una signorina, si vergogni.-
esclamò con veemenza.
Roteai gli occhi, e stavolta “il mio linguaggio scurrile” lo tenni per me.
I miei timpani intanto erano scappati dall'altra parte di Wonder, forse m'invieranno una cartolina di scuse.
O forse no. 
Li capirei in ogni caso.
                               
                                                                                        *************************
 
Uscii dall'imponente palazzo reale attraverso un tortuoso passaggio segreto(non potevo farmi vedere da nessuno, se non Camelot, prima di essere stata purificata, un'altra insensata tradizione che i miei gen... volevo dire le due maestà regnanti seguivano tanto febbrilmente) con un canovaccio* ed un cambio sotto il braccio sinistro, mentre in quello destro tenevo un arco che aveva visto tempi migliori. Forse una centina di anni fa, se non più è chiaro.
Ma almeno mi sentivo un minimo più sicura, non si sa mai cosa potrebbe accadere nella foresta della paura.
Meglio curare che prevenire. O forse era meglio prevenire che curare?
Ma che cavolo! Stavo per entrare in uno dei boschi più terrificanti di Wonder e mi preoccupavo di uno stupido aforisma*?!
Scossi energicamente il capo. Fine ce la puoi fare, lo fai praticamente da quando sei nata, quindi ce la puoi fare anche oggi a sopravvivere, giusto?!  Giusto.
È un giorno normale come tutti gli altri negli ultimi sedici anni. Ce la puoi fare!
E con questa sorta di litania inventata su due piedi, mi addentrai nella fitta boscaglia, sperando (come ogni volta) 
di riuscire a rimanere in vita.
                             
*************************

Dopo aver preso mille sentieri che mi condussero inevitabilmente al “burrone della morte”, altro nome attribuito dai cittadini più volenterosi nel trovare denominazioni inquietanti, riuscii ad arrivare nei pressi del “lago purificatore”.
So cosa state pensando, “Come hai fatto a perderti, se è un percorso che fai da quando avevi cinque anni?”.
È una domanda che mi chiedo da sempre, l'unica risposta adeguata che ho trovato scervellandomi fu solo una: un senso dell'orientamento terribile ed una sfortuna terrificante.
Adesso che ci penso forse sono due.
Scossi nuovamente la testa fino a sentirmela roteare.
Con l'ennesimo sbuffo cominciai a spogliarmi di malavoglia dalle vesti un po' spiegazzate, con movimenti bruschi ed impacciati.
Non appena tolsi la maglia grezza che mi pizzicava la pelle fino ad avere chiazze rosse su tutto l'avambraccio (e ci tengo a precisare che erano enormi), il vento gelido mi trafisse bruscamente l'epidermide* lattea ormai nuda e vulnerabile.
Rabbrividii.
Tolsi il reggipetto, che in realtà non reggeva quasi niente (in quel punto che caratterizza ogni donna ormai matura o quasi ero piuttosto, come dire, scarna, tant'è che Camelot mi aggiungeva razioni di cibo in più per farmi avere un seno più grande. Tentativo inutile, ovviamente. Ma almeno riuscivo a non sentire i crampi della fame di notte.) ma tenni le mutandine che coprivano la mia femminilità. Mi vergognavo, anche se nei dintorni non c'era nessuno, soltanto animali invisibili nascosti nei margini della selva.
Feci l'ennesimo respiro profondo prima di buttarmi senza troppi complimenti (o senza la benché minima  finezza) dentro la superficie liquida.
Prima mi buttavo, più in fretta uscivo, questo era il mio motto.
Al primo impatto (in realtà anche tutti gli altri nel corso del bagno) sentii come se mi avessero frustata (lo so per esperienza).
Cercai di distendere i nervi tesi. Altro tentativo miseramente fallito.
L'acqua, a dir poco ghiacciata, continuava malamente a colpire la schiena della (sventurata aggiungerei) sottoscritta, ed io per non urlare dovetti comprimere i denti, fino a sentire insoliti rumori.
Solo dopo pochi minuti mi accorsi che gli strani rumori non provenivano dalla mia cavità orale.
Mi misi subito in stato di allerta (non che prima fossi rilassata intendiamoci), uscii dall'acqua ed il senso di gelo divenne più acuto.
Presi, con la grazia di un elefante, un reggiseno ed una camicia larga e bianca.
Fantastico Fine un altro colore no, eh? 
Finii in poco tempo ad indossare il reggiseno (anche se quello che chiamavo reggiseno era poco più un pezzo di tessuto grigio regalatomi dalla buona Camelot) allacciandolo naturalmente male, ma meglio che farsi vedere con le tette al vento no? (sempre se quei piccoli, minuscoli rialzamenti all'altezza del petto si possano chiamare tette).
Provai ad indossare la camicia, che al contatto con la mia pelle bagnata divenne quasi trasparente.
Brava Fine trovata geniale, magari l'aggressore è pure pervertito e ti stupra.
Sbuffai, e cercai di ignorare l'assillante vocina dentro la mia testa.
-Cazzo- sussurrai restia nel voler abbottonare tutti i bottoncini presenti.
Il rumore di foglie e passi si avvicinava sempre di più. I passi non erano di certo umani.
Presi il vecchio arco fregandomene altamente del sottile drappo grigio che copriva i miei piccoli rialzamenti in bella vista, e cercai con lo sguardo un dardo* da usare.
Niente.
Ogni mia ricerca fu vana. 
Era chiaro, avevo dimenticato l'arma con cui sopravvivere.
Be era ufficiale, oggi sarei stata fatta a brandelli.
Che giornata fantasticamente di merda.
I passi ormai erano vicini, incredibilmente vicini.
Strinsi forte la robusta (e provata) impugnatura dell'arco, tant'è che le nocche già lattiginose* di natura, impallidirono vistosamente.
Deglutii rumorosamente, e cominciai a pregare una qualunque divinità in ascolto.
Ma com'era abbastanza prevedibile nessun essere divino comparse d'innanzi a me.
Maledii la mia sfiga. 
Un'altra volta, ancora ed ancora, ( le volte non erano mai troppe, soprattutto per maledire la mia sfiga ormai abile nella sua attività a mio parere illegale) finché non sentii il nitrio distinto di una bestia. Vicino. Decisamente troppo vicino.
E in un attimo la vidi.
Una creatura maestosa si stagliò davanti alla sottoscritta.
L'essere aveva una corporatura magra ed elegante.
Il manto candido e morbido posava meravigliosamente con la criniera morbida e grigiastra.
Le iridi, invece, erano di un verde acqua splendente, come gli occhi della principessa solare.
Mia sorella gemella.
Se non fosse stato per il fatto che tra poco sarei perita per mano (o meglio zoccolo) sua, sarei rimasta a fissarlo incanta per ore, senza distogliere mai lo sguardo.
Approfittai, per quel poco tempo che mi rimaneva prima di passare a miglior vita,a scrutarlo cercando di imprimere tanta bellezza, peccato che non diedi altrettanta importanza al fantino* che lo cavalcava.
-È pericoloso andare a zonzo con la biancheria intima in vista- be fino ad allora.
Grazie sorte avversa, ti voglio bene anch'io*.

DIZIONARIO

attempata: anziana
coltri: coperte
grossolana: grezza, poco lavorata
giulivi: felici
canovaccio:asciugamano
aforisma: proverbio
epidermide:pelle
dardo:freccia
lattiginose:lattee, bianche
fantino: cavallerizzo
Grazie sorte avversa, ti voglio bene anch'io: è una frase ironica in cui Fine evidenzia quanto la sorte la detesti, e che i suoi sentimenti sono pienamente ricambiati.

SPAZIO AUTRICE
Ehilà, è da un sacco che non ci sentiamo!
Tutti con l'ascia in mano pronti ad uccidermi.
Be grazie per l'ardente benvenuto -_-'.
Per i lettori nuovi o recenti sono princessfine, piacere!
Avevo scritto più o meno cinque mesi fa questa storia, troncata dopo 6 miseri ed illeggibili capitoli. Quindi ho pensato di cambiare molti annessi per renderlo più intrigante (o almeno sarebbe questa l'intenzione^^). 
Quindi revision time!!! :)
Il capitolo è veramente lungo (o almeno per i miei standard da primo capitolo), è stato un parto faticoso, ma alla fine ce l'ho fatta!!
So che come primo capitolo è penoso, ma spero comunque migliore di prima.
Fatemi sapere nelle recensioni se vi va! 

PICCOLA (SI FA PER DIRE) NOTA D'AUTRICE:

So già che riceverò pochissime recensioni, ma quando il gioco si fa duro, i fessi cominciano a giocare, per chi non avesse capito sono io il fesso (non so se c'è un femminile di fesso quindi scusate la mia immensa ignoranza.)
Comunque oltre a questo volevo chiedervi se nelle poche recensioni che ci saranno (se ci saranno), possiate dare anche una vostra opinione su  come vi è apparsa Fine e la vecchia ed arzilla Camelot. Mi piacerebbe sapere che cosa ne pensate di questi due personaggi che ho descritto in modo esplicito. 
Ovviamente accetto anche le critiche costruttive che spero mi aiutano a migliorare.
Spero che il capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative, cosa di cui dubito fortemente, ma la speranza è l'ultima a morire, no?
Ovviamente accetto anche le critiche costruttive che spero mi aiutano a migliorare.
Be io vi saluto alla prossima!!!
P.s: mi scuso già da adesso per la probabile presenza di errori lessicali e/o grammaticali che potrebbe far rizzare i capelli alla mia prof.  d'italiano, anche se ho letto e riletto il capitolo fino alla nausea (non scherzo è una settimana che lo rileggo), dato che non vorrei che anche questo capitolo  sembri essere scritto con le dita dei piedi della sottoscritta.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


 
Capitolo due

Il ragazzo al di sopra di quella creatura tanto illustre quanto pericolosa, continuò a fissarmi ed un altro brivido mi pervase. Quest'ultimo preferii associarlo ad un'ennesima sferzata di gelo.
Continuammo a fissarci così.
Io con una camicia fradicia ed aperta sul davanti mostrando un misero pezzo di stoffa che mi copriva i piccoli rialzamenti tipicamente femminili ed un altro brandello di tessuto che fungeva da mutandine, e lui al di sopra della bestia, con un cappello che gli copriva gli occhi, ed un vestito decisamente strano per un comune cittadino del Regno Solare. Forse era uno straniero.
-Chi sei?- il suono della mia voce ruppe quello spesso blocco di ghiaccio chiamato generalmente silenzio.
Lui alzò le spalle, un gesto che decisamente m'innervosì.
-Ti ho chiesto chi sei!- gli urlai contro collerica. E chi non lo sarebbe, data la situazione
Lui alzò di nuovo le  larghe spalle coperte da una casacca in cotone blu. Un tessuto pregiato usato comunemente dal Regno della Luna.
Mia sorella amava quel tipo di stoffa, e più volte provò a convincermi d'indossare uno dei suoi cardigan in cotone blu.
Non molto tempo fa accettai il regalo, ma la Magnanima Regina Elsa me la  confiscò, credendo che la sottoscritta l'avesse rubata alla tanto benevola ma quanto sprovveduta principessa Solare, o almeno furono quelle le sue parole. Quell'episodio ne conseguì un digiuno forzato di tre giornate, con l'assenza totale di cibo e acqua, ed una notte nelle fredde e fetenti stalle reali. 
Rein non lo venne mai a sapere. 
No Fine basta pensieri negativi, pensa... pensa al piccolo pezzo di torta glassata che qualche volta Rein riesce a reperire dalle eleganti cucine del palazzo.
La mia immaginazione cominciò a galoppare, come un cavallo imbizzarrito, verso il dolce che qualche volta le mie papille gustative inesperte potevano gustare in tranquillità. Ero già arrivata alla parte in cui la morbida glassa di nocciole mi si scioglieva in bocca e...
Okay Fine, adesso datti un po' di contegno, magari stai pure sbavando davanti a questo sconosciuto inurbano*.
Fortunatamente riuscii a controllare la salivazione che proveniva dalla mia cavità orale, ed a deglutire in modo “normale”, sempre se normale si potesse definire un po' di bavetta negli angoli delle labbra oramai screpolate per le basse temperature.
Lo straniero continuò a fissarmi dall'alto della bestia, ed io, per un motivo o un altro, sentii un'altra scossa nella colonna vertebrale, che nel mio umile parere di purificata mi scombinò tutte le ossa della vertebra.
-Dovresti coprirti- disse laconico. 
La voce calda mi arrivò nell'orecchio ed i timpani, che a quanto vedevo erano tornati dal loro lungo pellegrinaggio, accolsero giocondi la bellezza quasi ipnotica  del suono.
Solo dopo aver rielaborato bene la locuzione*, che di per sé era già piuttosto complicato dato che i timpani sembravano restii nel voler passare le informazioni necessarie all'encefalo e solo dopo un intervallo di tempo rilevante mi accorsi che effettivamente la situazione, se vista dall'esterno, risultava piuttosto equivoca.
Il circolo sanguigno aumentò, e sentii chiaramente le gote imporporarsi per l'imbarazzo.
-D...depravato, come hai osato vedere con tanta sfrontatezza il corpo di una donna! Dovresti vergognarti!- gli urlai contro poi, usando inconsciamente una frase di un romanzo che avevo letto , figuriamoci se parole dette con tale ardore uscivano dalla mia bocca.
Avevo lo sguardo rivolto in un'altra direzione, conscia del fatto che lui aveva libero arbitrio alla vista della mia persona, e forse anche ad altro. 
Lui invece inarcò lievemente il sopracciglio destro, innalzando lievemente il copricapo scuro, un gesto che io avevo provato più volte a fare davanti ad un coccio di specchio che Camelot era riuscita miracolosamente a scovare ma che inesorabilmente finiva in un miserabile fallimento.
Cercai di aguzzare la vista per placare la mia curiosità sui suoi occhi, eppure a parte l'impercettibile guizzo che avevo notato poco prima e che probabilmente erano le sue sopracciglia (cosa di cui non ero assolutamente certa), le iridi erano nascoste dalla penombra. Riuscivo appena a distinguerne la forma.
Erano grandi.
Ricominciai a guardarlo, ma stavolta più oggettiva.
Il viso, o almeno quello che era al di fuori della penombra creata dal berretto, aveva tratti spigolosi.
La pigmentazione era lievemente abbronzata e liscia.
Qualche ciuffo ribelle scappò dalla protezione del cappello. 
Erano mori quasi...blu. Un colore raro non c'è che dire.
Il corpo, coperto da quegli strambi indumenti, era asciutto ma ben allenato, ed aveva quel non so che che lo faceva più...virile, sì.
Decisamente un bel ragazzo.
-Donna? Credo che tu stia sopravvalutando un po' troppo il tuo corpo, ragazzina- 
Ragazzina?!
Mi aveva seriamente chiamato ragazzina? 
Io che avevo già sedici anni suonati e con niente da invidiare ad altre donne... be a parte le tette, ma quello era un discorso a parte... un discorso che non mi andava affatto di affrontare.
Comunque questa non gliela perdonavo. Affatto.
Mi rimangio ogni parola detta o pensata dalla mia mante malata, non aveva niente di bello quel cafone.
-Tu idiota! Deficiente di un fantino non azzardarti a darmi della ragazzina!- dissi, o meglio urlai, mentre il sangue mi ribolliva nelle vene.
-Oh, la bambina si è offesa! Ma io ti ho detto solo la verità... ragazzina-  l'ultima espressione era sottolineata con pesante causticità .
Se non fosse per l'animale che cavalcava, giuro su tutte le divinità menefreghiste del Regno del Sole che avrei commesso un omicidio in piena regola. 
-Ho quasi diciassette anni, deficiente!- i miei occhi si ridussero a due fessure accusatorie.
La sua espressione facciale non cambiò.
Non era sorpreso, né imbarazzato per le sue sbagliate supposizioni.
Il suo viso esprimeva l'indifferenza più totale.
E questo mi fece imbestialire ancora di più. 
-Non si direbbe- se ne uscì alla fine con una scrollata di spalle.
Eh no caro, volevi guerra e che guerra sia.
-Credi davvero che con un semplice “non si direbbe” si risolva tutto?-chiesi, scimmiottando lievemente alla locuzione detta da lui.
La mia domanda, ovviamente era retorica, ma lo straniero probabilmente non capì questo, ed aprì la bocca come per ribattere,
ma troncai la frase sul nascere.
-Hai oltraggiato il mio amabile corpo, mi hai vista praticamente nuda e come se non bastasse mi hai chiamata ragazzina, cosa dici a tua discolpa... straniero?- l'ultimo vocabolo lo sputai velenosa.
Lui, che continuò a non capire che la frase era evidentemente retorica, aprì di nuovo quella maledetta bocca.
E che bocca. 
No Fine non fare pensieri indecenti su uno straniero allocco. In quanto tuo buon senso te lo proibisco.
-Che è colpa tua- disse serafico.
Okay, adesso le opzioni erano due o quell'individuo di dubbia intelligenza voleva farmi impazzire prendendomi per il culo o voleva farmi passare per rincoglionita.
Se il suo obbiettivo era una delle due alternative, ci stava riuscendo alla grande.
-Colpa mia, ma sei scemo o cosa?! Sii uomo e prenditi le tue responsabilità straniero- 
-Sai che hai un linguaggio paragonabile ad uno scaricatore di porto?-
Scaricatore di porto?
Io, una dolce e fragile fanciulla, paragonata ad uno scaricatore di porto?
Io quel... quel tizio lo crucio, io lo...
No Fine, mostrati matura. Tu sei sicuramente più ponderata di quest'individuo.
Conta fino a sessanta, e poi fai lunghi respiri. Lo stress fa male Fine, e tu ne stai accumulando troppo.
Ecco brava così, non rispondere a provocazioni di cui poi ti pentirai a vita.
-Se non rispondi vuol dire che ho ragione...- s'interruppe per vedere la mia reazione, o almeno fu quello che mi parve dato che, ahimè, i suoi occhi erano celati da quel maledetto cappello.
Fine , non ti distrarre, la tensione ti farà venire le rughe.
Parole sante coscienza con la voce di Rein, parole sante.
 -Dopotutto chi tace acconsente, si dice così dalle vostre parti, giusto scaricatore di porto dal linguaggio scurrile?-
Che lo stress se ne vada a fanculo.
No Fine, regola il respiro, ti devi calmare,le rughe ricordi?
Che se ne vadano a fanculo anche loro, magari accompagnati da te, coscienza non richiesta.
Il mio corpo fremeva di rabbia, vendetta ed insulti verso cose, animali, il mondo. Lui.
-Fottiti idiota- mi limitai a dire, più per rispetto della meravigliosa creatura che cavalcava, che per altro.
Solo per questo.
Lui non sembrò particolarmente riconoscente per l'attenta scelta delle mie delicate parole.
In realtà rimase scostante persino a quest'ultima provocazione.
-Chi tace acconsente- lo ripresi vittoriosa, riprendendo per ripicca l'espressione da lui detta poco prima.
Lui scrollò nuovamente le spalle, come se il fatto di essere insultato da me non lo toccasse nemmeno, come se la cosa non gli riguardasse. E questo, inutile dire, mi fece infervorare maggiormente contro quel... quell'umanoide.
Oh andiamo, un momento di gloria me lo doveva concedere, dopotutto io gliene ho concessi abbastanza da avere una scorta a vita come minimo.
Sbuffai ancora risentita e parecchio offesa.
-Girati-
Il ragazzo, probabilmente poco avvezzo ad ubbidire, inarcò ancora una volta il sopracciglio destro, o almeno fu quello che mi parve.
-Perché dovrei?- chiese con lieve ironia.
Un cafone, ecco cos'era, altro che bel ragazzo.
Presi un profondo respiro, nel banale ed inutile tentativo di calmarmi, e di non prenderlo a pugni.
-Perché sì-
-Non è una risposta esaustiva, quindi ripongo la domanda: perché?-
Fine, ti devi calmare, è palese che ti stia provocando quindi adesso fai lunghi respiri e...
Com'era prevedibile non lasciai finire la ramanzina della mia beneamata coscienza che avevo già mandato in posti non molto suggestivi.
-Perché?! E me lo chiedi pure brutto troglodita?!- la mia voce risultò più stridula ed isterica di quanto non volessi. Questo ragazzo mi sta trasformando in una copia sputata di Camelot.
-Sembri quasi un ragazzo, te lo hanno mai detto?- se ne uscì così, senza un'apparenza logica. In realtà la situazione in sé era completamente illogica.
Ora basta! Non mi sarei trattenuta un minuto di più, ho avuto fin troppa pazienza.
-E tu sei proprio un maniaco!-
-Maschiaccio-
Sbaglio o quell'idiota godeva nel vedermi perdere le staffe?!
-Cafone- 
-Senti chi parla-
No, adesso giuro che lo strozzo!
-Vuoi botte per caso ?!- 
Ammetto che la frase con cui me ne sono appena uscita non era il massimo della femminilità, ed infatti la sua risata indistinta me ne diede conferma.

Pov. Shade

-Maleducato- borbottò, mentre io ancora sghignazzavo per l'affermazione appena detta.
“Vuoi botte”  una frase che avrebbe pronunciato un ragazzino immaturo, non di certo una donna.
Una frase che di certo non avrei dimenticato tanto in fretta. 
Una ragazzina interessante. Non avevo mai incontrato donne dal simile temperamento battagliero, e di donne, forse inutile dire, ne ho conosciute tante, soprattutto nel mio letto.
La ragazzina in questione continuò a fissarmi in cagnesco attraverso le sue iridi rubiconde. Un colore assai raro se non unico, dato che in tanti viaggi non mai avuto occasione di vedere occhi di tale colorazione. 
Peccato per il caratteraccio della giovine.
-Bene se non ti giri tu, mi girerò io, razza di guardone- disse con voce decisamente troppo alta, strappandomi così dalle mie considerazioni.
Effettivamente fu di parola,dato che si girò dalla parte opposta, dandomi completa mostra del suo lato B.
Prese un paio di pantaloni che mi parvero sin troppo leggeri per le basse temperature, e cominciò ad indossarli.
Corrugai la fronte lievemente confuso dal capo d'abbigliamento decisamente strambo per una donna.
-Perché indossi dei pantaloni?- chiesi senza riuscire a trattenermi. Era strano. Avevo sentito molto sul fatto che era socialmente poco accettato che le donne indossino pantaloni piuttosto che sottane.
-Perché sono comodi- rispose semplicemente, strabuzzai lievemente gli occhi, sorpreso, conscio che però non avrebbe potuto cogliere tale sbalordimento, ben nascosto nelle mie iridi scure.
-Quindi in questo Regno le donne indossano anche i pantaloni?- chiesi curioso ma attento a soppesare attentamente ogni parola, data l'aggressività di cui  era provvista quella femmina dalle forme acerbe.
Lei si girò, mentre cercava di sistemare i piccoli bottoni della camicia ancora per metà aperta.
Passarono svariati minuti in cui continuammo a fissarci, lei in cerca della risposta, ed io a pensare ad una sua possibile reazione violenta.
-Non lo so- finalmente si decise a rispondere con lo sguardo basso, il tono aveva un non so che si malinconico quasi triste.
La fissai stranito, più per la reazione docile che per la risposta in sé. Anche se quest'ultima se ben analizzata risultava poco chiara, strana. Dopotutto era pur sempre un'abitante di questo Regno.
O forse no. Preferii non approfondire ulteriormente l'argomento, in ogni caso non era affar mio, anzi non mi sarei neanche dovuto fermare a scambiare quella singolari battute con quella femmina che affermava di avere quasi diciassette anni a discapito delle sue forme quasi inesistenti.   
-Il cappello- disse infine. Per qualche secondo mi chiesi se avessi perso un pezzo della conversazione.
-Potresti formare una locuzione di ovvia comprensione? Sai, non tutti ti leggono la mente- l'ironia della frase era pungente quasi palese. 
Lei accompagnò lo sbuffo irritato con un borbottio indistinto, di cui però riuscii a captare soltanto ritardato.
Una ragazza non molto accomodante a quanto pare. 
Dotata però di bellezza, di una bellezza particolare a tratti quasi fulminante, solo un ceco non se ne sarebbe accorto, ed io, ahimè ceco non ero.
-Togliti il cappello straniero allocco- rispose strafottente.
Sospirai, probabilmente se sapesse del mio rango sociale non starei intraprendendo una simile conversazione minata da provocazioni bellicose, e magari si sarebbe prostrata con le lacrime agli occhi chiedendo perdono per le sue sconsiderate azione.
Ma dopotutto che divertimento ci sarebbe stato?
-E perché dovrei?- chiesi imperturbabile.
Roteò le sue iridi scarlatte con fare esasperato.
-Be mi sembra ovvio,dato che tu hai avuto modo di guardare il mio corpo quasi nudo, io, come minimo, ho diritto di guardarti in viso, è un discorso di equità!- la sua risposta assomigliava più ad un discorso di una bambina della metà dei suoi anni.
-Ho visto di meglio sinceramente- dissi riferendomi chiaramente al suo corpo, col puro intento di provocarla.
La ragazza colse la provocazione passando in tutte le sfumature possibili di rosso. Non saprei dire se per l'imbarazzo o la rabbia.
-Tu..tu brutto...ah lasciamo perdere- disse spettinandosi i capelli riccioluti della medesima rara colorazione delle iridi, quasi con esasperazione.
-Comunque in ogni caso preferirei guardare dritto negli occhi il nemico- nel mentre diceva queste parole non proprio lusinghiere, assottigliò gli occhi con fare accusatorio.
-E se non volessi?- 
Lei sbuffò per l'ennesima volta dall'irritazione.
-Senti straniero allocco, non fare tanti misteri e togliti quel cappello-
Incassai il colpo senza però rispondere.
Dopotutto che male c'era? Si vedeva lontano un miglio che era di un ceto sociale basso, non mi avrebbe riconosciuto.
Con un sospiro che aveva un non so che di rassegnazione, mi tolsi il cappello.

Pov. Fine

Rimasi incantata a fissare quegli occhi color cobalto, così profondi, quasi magnetici.
L'uomo più bello, o almeno esteticamente parlando, che i miei occhi avessero avuto modo di vedere. Assomigliava ad un principe appena uscito da un romanzo cavalleresco.
-Cos'è non parli più- disse quasi divertito del mio piccolo attimo di smarrimento.
Boccheggiai un paio di volte alla ricerca di qualcosa di intelligente da dire, assomigliando invece ad un pesce lesso.
Alla fin fine le mie labbra riuscirono a racimolare una frase sensata. Be si più o meno.
-N-no ma c-che dici!- esclamai balbettante, ancora imbarazzata per essermi inebetita davanti a quello stolto. Già il senso non ce l'avrebbe visto neanche un infante.
-Sì come no- 
-Screanzato- borbottai risentita.
-Maschiaccio- rispose lui serafico.
Eh no, la deve smettere con questa storia del maschiaccio.
-Straniero allocco-
-Brutta befana-
Gonfiai le guance offesa per la non molto incoraggiante descrizione della mia persona. 
Conoscevo il fatto di essere di non essere una gran bellezza, al contrario invece di mia sorella.

Pov Esterno

Il viso della giovine si adombrò  per quella consapevolezza, mentre altri ricordi le andavano a pesare ulteriormente l'anima.

Una bambina dalla corta treccia rossa si aggirava spaesata nei lunghi corridoi deserti del palazzo. Era vietato, lo sapeva, ma la sua mente da piccola infante di sei anni non rammentava il percorso che tra quegli intricati corridoi, l'avrebbe portata nuovamente nella sua prigione, o forse era la sua stessa mente a rifiutare di rievocare quel passaggio.
I domestici non facevano caso a lei dato che i suoi capelli dalla vivace tintura erano coperti da un enorme copricapo che le copriva anche le iridi dall'infausta colorazione. Probabilmente l'avevano semplicemente scambiata per la figlia di una servetta, non di certo  della Regina.
La bimbetta camminava veloce, silenziosa, come le serpi  con cui amava tanto giocare durante la purificazione, finché non si ritrovò davanti ad un portone immenso, così grande ed imponente che in confronto lei appariva un gracile insetto.
La curiosità era molta, e la piccola senza pensare alle immediate conseguenze, cercò di aprire uno spiraglio con le sue manine minute.
-Non la voglio mai più vedere quello scempio!- l'urlo rabbioso fece sussultare sul posto la bimba, facendola inevitabilmente irrigidire.
L'urlo era della sua mamma.
La Regina.
-Ma mia Signora, Fine ha bisogno di una madre, è soltanto una bimba- 
Fine, era quello il suo nome, riconobbe immediatamente la voce morbida della sua vecchia governante.
-.Camelot, deve capire che quel demonio non è una semplice infante come invece lo è Rein- la piccola Fine sentì quasi una venatura dolce nel mentre la Regina pronunziava il nome della sorella.
-Allora mi spieghi cos'ha Fine di diverso dagli altri bambini- chiese con lieve sfrontatezza la gentile balia.
La voce della reale s'indurì nuovamente.
-I suoi occhi, i suoi capelli! È evidente che è diversa dagli altri bambini, lei è un demonio- la governante sussultò, come la pargoletta del resto, nel sentire parole di tale crudeltà.
Lei era diversa? Era un mostro?
Piccole lacrime amare e silenziose solcarono il visino della bimba.
-Mia Signora... lei è pur sempre sua madre- le ultime parole la governante le sussurrò, quasi spossata da quella conversazione.
-Non sono e non sarò mai la madre di quella sciagura! Non provare mai più a insinuare simili castronerie Camelot,o la* bandirò dal Regno per sempre- urlò con così tanto odio che la bambina al di fuori del portone si dileguò con ancora piccole stille che le incorniciavano il volto appannandole la vista.
Aveva capito finalmente.
Lei era un mostro.


Dizionario
Locuzione: frase
Inurbano: maleducato
Quel la per chi non lo avesse capito è riferito alla stessa Camelot dato che nel castello vige una severa etichetta.

Angolo Autrice
Buongiorno ragazzuole mie!
Allora sono tornata, in ritardo, ma sono tornata.
Allora che dire, questo capitolo è più un capitolo di passaggio che vi fa un po' capire la situazione in generale, qui in più c'è il focoso incontro tra Fine e Shade^^.
Come vedete Fine ha un bel caratterino e Shade non si fa mettere i piedi in testa, chissà cosa succederà a queste due teste calde.
Spero di leggere presto qualche vostra recensione, mi sono già mancate^^.
Bene io vi saluto e vi auguro in anticipo:
 Buon anno nuovo!!

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo Tre
 
 
 
 
Mostro, mostro…
Una raffica di vento mi trapassò l’epidermide ancora coperta dalla camicia fradicia che candida non pareva più, ora che la guardavo meglio era di un colore bianco letteralmente sporco con macchie giallastre.
Probabilmente aveva visto tempi migliori nell’epoca lunare, che tra parentesi successe centoventicinque anni fa.
Tremai lievemente.
-Hai freddo- constatò con voce indifferente il cafone che non sembrava intenzionato ad andarsene.
-No, straniero, direi che fa piuttosto caldo, oserei dire afoso- e per sottolinearne il significato cominciai a farmi vento con il palmo delle mani.
Un piccolo ghigno spuntò, mostrando denti bianchi e regolari. Una piccola fossetta comparve all’estremità della guancia sinistra.
Quel sogghigno mi ricordava Rein, anche lei aveva denti bianchi, e due profonde fossette all’estremità delle guance.
Se fosse stata lei in questa situazione sarebbe arrossita e se ne sarebbe andata indignata.
Ma io non ero lei, e quindi finii per ridere sonoramente alla mia stessa battuta, sembrando probabilmente più una cretina agli occhi dello straniero davanti a me.
Contro ogni mia aspettativa rise anche lui.
Pensai che quella probabilmente fosse la prima volta che sentivo qualcun altro oltre a mia sorella, ridere.
Sentii le labbra che si tiravano in un sorriso involontario.
Ritornò il silenzio, ma non era un silenzio né pesante né imbarazzante.
E poi quel pacifico silenzio venne frantumato.
-Sei strana-
Io strana?!
Giuro che mi rimangio ogni singolo complimento o non insulto che gli avevo rivolto.
-Ma senti un po’ chi parla straniero-
La tensione era palpabile.
Lo straniero smontò dalla bellissima creatura che avevo tanto ammirato.
Povera creatura, avere un fantino tanto insopportabile come questo non doveva essere facile.
Hai tutta la mia comprensione.
Cercai di mandare uno sguardo di sostegno verso l’animale, ma quest’ultimo mi ignorò bellamente, cominciando a brucare l’erba vicino.
Ma guarda un po’ con chi mi ritrovo, due cafoni certificati.
Stavo ancora rimuginando sui miei pensieri quando sentii un tocco leggero su entrambe le mie spalle. E poi una morbida consistenza che mi copriva il corpo.
Il giaccone era ancora tiepido e mi stava enorme, ma emanava, oltre al calore, un buon profumo di muschio, segno che usava questa giacca quando andava in posti con molta erba, e data l’intensità dell’odore direi che ci andava con una certa frequenza.
Esattamente come pensavo il tessuto proveniva dal Regno della Luna, lo stesso che mia sorella usava.
Non sarei mai riuscita a dimenticare la morbidezza di quel capo.
Il freddo che sentivo sparì come se non ci fosse mai stato, eppure tremavo ancora.
Non penso di essermi mai trovata così vicina a qualcuno in vita mia.
C’era sempre stata una porta in mezzo. O meglio la soglia della porta.
Perché non importava se la porta fosse aperta o meno.
Nessuno si sarebbe inoltrato oltre la soglia.
Nessuno voleva essere colpito dalla sfortuna, dal male.
Da me.
Mi riscossi.
Maledizione, ma quando mai si era avvicinato così tanto?!
Distolsi lo sguardo e feci un passo indietro.
-Chi sei? -
Quella domanda sporse spontanea.
Poche persone si potevano permettere quello che indossava Rein, stoffe e tessuti inclusi.
I muscoli dell’avambraccio si irrigidirono, sguizzando sotto la maglia di lino finemente lavorato.
Altra stoffa pregiata.
Sembrò ponderarci seriamente.
-Eclipse- disse soltanto.
Sentii le orecchie fischiare, e capii che il mio viso doveva fare invidia alla teiera costantemente bollente di Camelot.
Non mi era mai capitato che qualcuno si presentasse a me.
Mi sentii spaesata eppure anche stranamente gongolante.
Tossii lievemente, cercando di nascondere il sorriso inebetito che stava nascendo sul mio viso ancora rosso.
-Io…io- ero bloccata, non sapevo cosa dire o fare.
Inspirai l’aria fresca nella speranza che essa entrasse, e svegliasse il mio cervello rincretinito a suon di ceffoni.
-F..Fine- balbettai finalmente e nonostante mi facessi pena da sola, mi sentivo felice come mai mi ero sentita.
Una sensazione proibita a me.
Mi chi se ne importava.
Non c’era nessuno a controllarmi, nessuno che mi dicesse cosa dovessi e non dovessi fare.
Nessuno che mi ricordasse chi fossi.
Solo un straniero che non sapeva nulla di me.
E quel maledetto sorriso che tanto cercai di nascondere, apparve senza che ci potessi fare nulla.

 
 
 
 
Spazio “Autrice”
 
Ebbene si, dopo anni e anni, sono riuscita a continuare.
Mi sono finalmente sbloccata!!!
So che questo capitolo oltre ad essere cortissimo, sembri un capitolo di transizione, ma è per lo più per capire per lo meno Fine come personaggio ed un del suo background.
Comunque tornando seri, l’idea originale era diversa rispetto a come adesso la continuerò, ma spero che vi piaccia lo stesso.
I primi due capitoli, per adesso non verranno modificati.
So che come capitolo è molto corto (mi vergogno di me stessa), ma spero (stavolta niente garanzie) di postare capitoli piu lunghi.
Se vi va lasciate un piccolo commento che mi fanno sempre felice e mi danno la carica che mi serve, se avete delle critiche (costruttive grazie!~_~) non esitate a farle, c’è sempre spazio per migliorare.
 
HASTA LA VISTA!! (si sto prendendo lezioni di spagnolo -_-`, spero che si veda)
 

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