You'll be in my Heart

di Amberly_1
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima Parte ***
Capitolo 2: *** Parte -2- ***
Capitolo 3: *** Parte -3- ***
Capitolo 4: *** Parte -4- ***



Capitolo 1
*** Prima Parte ***


Piccolo preannuncio: le ricerche che ho fatto su questi argomenti non sono state molto fruttuose per cui non soffermatevi troppo sull'aspetto tecnico perché non è il mio campo. Godetevi la storia ;)





You'll be in my Heart








Guarda l'orologio al polso professionalmente, 10:29h. Puntuale come al solito, si aprono le porte dell'ascensore e s'incammina per i corridoi, attende difronte alla porta qualche secondo... 10:29:58...59... 10:30, un sorriso e apre la porta.

"Hans! Preciso come un orologio svizzero."

"Buongiorno Sven. allora, cos'hai per me?"

Sempre mantenendo un sorriso, Sven aprì un cassetto e tirò fuori una cartella. "Hai detto che ti piace fare le cose complicate giusto?" Posò la cartella sulla scrivania, "questo caso più che complicato è... insolito direi."
Hans sollevò un sopracciglio dando un'occhiata breve al suo collega, poi dedicò la sua attenzione alla cartella e l'aprì leggendo attentamente i documenti.
"Mi hanno affidato una ragazzina." Mormorò tra sé e sé.

Nome: Anna.
Cognome: Arendelle.
Sesso: Femmina.
Età: 16.

"Il cognome non mi è nuovo, non è per caso Arendelle della Arendelle Enterprise?" Chiese Hans. "Io sapevo che ne avevano due di figlie. Inoltre con tutto il loro patrimonio come mai la ragazza si trova tra i nostri archivi?"

"Ecco come ho detto è una storia insolita, se continui a leggere troverai tutti i dettagli."

"Sven ti prego riassumi tu." Disse Hans spazientito.

"Bene, come ben sai Agdar e Idun Arendelle sono morti quando le loro figlie avevano sedici e sette anni, solo la maggiore ha ereditato il patrimonio ovvero la Arendelle Enterprise per il resto tutta la loro eredità si è limitata ai debiti. Le sorelle sono state separate però mentre Elsa è rimasta con la loro balia nella loro casa di proprietà, la piccola Anna è stata spedita in orfanotrofio per poi essere cacciata a quindici anni e messa in una casa famiglia."

"Perché la più piccola l'hanno mandata via?"

Sven si chinò abbassando ridicolmente la voce come se stesse per svelare un segreto di stato. "Si dice che la piccola Anna soffra di... beh... un qualche disturbo mentale."

"Potresti spiegarti? Stai facendo un giro di parole e argomenti che non concludono nulla, Sven."

 "Sei tu che non capisci mai niente Hans, comunque a quanto pare Anna soffre di una specie di nevrosi infantile, una cosa lieve ovviamente, è stata al quanto gestibile all'orfanotrofio per cui non c'è stato bisogno di mandarla in nessun centro specializzato. La poverina ha avuto un trauma dalla morte dei genitori e dall'abbandono della sorella e_"

"Aspetta aspetta... perché sua sorella Elsa l'ha abbandonata?"

"Ci stavo arrivando, Hans." Sospirò Sven. "Da quello che dicono le dichiarazioni, sua sorella non l'ha voluta perchè la riteneva un peso e cose così, Anna era molto legata alla sorella per cui ti lascio immaginare una bimba estremamente emotiva che vive questa situazione."

Hans non rimase troppo colpito, di casi simili ce n'erano parecchi e poi un tutore professionalmente capace non si lasciava coinvolgere emotivamente da un caso, dopotutto lui era molto bravo a rimanere passivo. Inoltre qualsiasi persona, come lui, che abbia attraversato un periodo che va ben oltre il dolore non si lascerebbe impietosire da altre cose.

Sven invece continuava a piagnucolare sulla questione. "E' un vero peccato però perché quella ragazza è dolce, solare e anche molto carina oserei dire." Aggiunse il ragazzo con tono sognante arrossendo come un dodicenne innamorato. "Però è una ragazzina rispetto a me e sarebbe anche poco professionale chiederle di uscire."

Hans lo derise. "Povero Sven, un amore impossibile."

"Shh è arrivata, è lì fuori seduta." Le pupille dei suoi occhi divennero a forma di cuori.

Hans si girò incuriosito. "E' quella lì con lo sguardo basso e le treccine?"

"Si. Non hai visto la sua foto?"

Hans non aveva fatto caso alla foto della ragazza, di solito si soffermava solo sui dati dei ragazzi a cui affidavano. Sven aveva ragione però, era davvero carina e le lentiggini la rendevano adorabile. Svegliati Hans! Che ti è preso?!

"Francamente Hans non te la prendere ma non credo sia un caso per te." Disse Sven infastidito.

"Ah no?"

"No. Per questa ragazza c'è bisogno di qualcuno che sia dolce, paziente, comprensivo e delicato. Tutte qualità opposte alle tue. A te starebbe bene qualche ragazzaccio indisponente con problemi di psicopatia."

Hans non ebbe bisogno di risponderlo, il suo sguardo era sufficiente per far retrocedere Sven.
"Sei molto gentile Sven e dette da te, queste cose, sono un onore. Inoltre sai quante persone avrebbero bisogno di uomini come me con gli attributi quadrati per "qualche ragazzaccio indisponente con problemi di psicopatia."?"

Sven deglutì. "Hai ragione, Hans. In realtà non te l'ho mai detto ma ti ritengo il migliore sai?"

Hans ghignò e allungò la mano per stringerla con quella di Sven. "Oh Sven tu mi lusinghi amico mio."

"B-buon lavoro Hans."

"Grazie, anche a te."

Quando Hans si girò Sven tornò a respirare.
"Ah Sven, un'ultima cosa."

"Si?" Chiese preoccupato lui.

"Ti voglio bene amico." gli disse Hans, puramente sincero. Erano pochissime le persone con cui si trovava e Sven era una di loro.

Sven sorrise. "Hans, Abigail continuerebbe ad essere fiera di te lo sai?"

Hans incupì lo sguardo e uscì di fretta dallo studio per dirigersi dalla ragazza ma l'unica cosa a cui poteva pensare era quel nome, ferita aperta per l'ennesima volta. Aveva cominciato a perdere le scorte delle medicazioni giornaliere, nemmeno la cicatrice voleva formarsi sul suo cuore. Hans si prese a schiaffi mentalmente, ora non era il momento, prima il lavoro, prima il lavoro, prima il lavoro...
Vide Anna seduta a pochi passi da lui e si preparò per la sua nuova avventura lavorativa, unica salvezza per la sua salute fisica e mentale.

"Ehi ciao." Si avvicinò cautamente con un sorriso.

La ragazza alzò lentamente il viso e tirò fuori un gran sorriso. "Ciao! Tu chi sei?"

"Sono Hans, il tuo nuovo tutore."

Anna aveva un'espressione confusa. "Tu? Ma sei troppo giovane."

Hans rise. "Ti dispiace?"

"No è solo che pensavo venisse Pabbie."

Oh, Pabbie. Il veterano dell'istituto, era il nonno di mille bambini. "Capisco, però sai non funziona così, purtroppo tu non puoi scegliere il tuo tutore né noi tutori possiamo scegliere i ragazzi che ci vengono affidati."

"Oh." Sembrava delusa. "Non fa niente."

"Ascolta che dici se adesso usciamo da qui e andiamo a fare una passeggiata così mi racconti qualcosa di te."

Anna sorrise. "Va bene."



***



Hans aveva portato Anna al parco ed erano seduti sull'erba a fissare le altre persone, bambini, genitori, coppiette, cagnolini e Anna semplicemente guardava in silenzio con un volto serio.
Hans non sapeva da dove cominciare, qualsiasi cosa poteva dirle avrebbe potuto mandarla in crisi, da quello che gli aveva fatto capire Sven.
Per sua fortuna fu Anna che diede finalmente un cenno di vita e cominciò a parlare.

"Come fai di cognome?"

"Che?"

"Oppure ti chiami solo Hans?"

Okay, era abbastanza strana, ma ci potevano essere domande peggiori. " E' Westergard, Hans Westergard."

"Waw."

Unica risposta e poi silenzio totale, non era tanto male dopotutto. Il silenzio gli piaceva, lo preferiva di gran lunga alle domande personali.
Hans si schiarì la gola. "Ti piace?"

"Cosa?"

"Il mio nome, ti piace?"

"Si si, hai un nome da principe." Disse Anna con un dolce sorriso.

"Caspita, grazie. Anche il nome Anna è molto carino, tu mi ricordi molto Anna dai Capelli Rossi(), sei identica a lei." Anche Hans sorrise un po'.

"Già, neanche quella Anna lì aveva una famiglia e dei genitori." Adesso il suo sorriso era diventato triste.

"Veramente io intendevo di aspetto e anche di simpatia." Hans stava cercando di rimediare ma Anna non lo ascoltò affatto e si alzò dal prato.

"Ehi dove vai?"

"Voglio andare via!"

No... non stava mica piangendo? "Ehi ehi Anna, vieni qui." la inseguì Hans. "Dai andiamo a sederci su una panchina." Con tatto Hans la fece tornare indietro e si sedettero su una panchina un po' più distante.

"Ascolta, lo so che sei triste perché vorresti una famiglia felice, io sono cresciuto in una famiglia numerosa a cui solo alla mia tata importava di me."

Anna si asciugò le lacrime. "E dov'è la tua tata adesso?"

"Morì quando avevo dieci anni."

"Mi dispiace tantissimo, e i tuoi fratelli non giocavano con te?"

Hans rise di gusto. "I miei fratelli?! A i mei fratelli non è mai importato niente di me. Mi prendevano in giro e mi maltrattavano, addirittura alcuni di loro facevano finta che fossi invisibile per almeno un paio d'anni di fila. Però il punto è che non possiamo farci niente perché purtroppo noi non scegliamo la nostra famiglia, ma possiamo scegliere di essere chi vogliamo, Anna. Conosco la tua storia, lo so che vorresti stare con tua sorella, che vorresti avere una famiglia che ti ama ma non è detto che tu non puoi essere felice comunque, e chissà forse un giorno te la creerai tu una bella famiglia."

Anna non rispose e restò con lo sguardo basso.

Hans si schiarì la gola. "Ti va di passeggiare un po'?"

"No." Rispose automaticamente Anna.

"Chiacchierare?"

"No."

"Giocare?"

"No."

"Vuoi startene a fissare il terreno e non fare niente?" Disse Hans lievemente irritato.

"Si."

Dolcezza, pazienza, comprensione e delicatezza; diceva Sven. Coltiva queste qualità. Hans ripeteva a se stesso. Soprattutto pazienza in questo momento.
Stettero diversi minuti in silenzio a fissare il vuoto. Hans ancora non capiva in quale verso prendere questa ragazza.

"Posso tornare a casa, Hans?"

"Ma come, di già? Non è passata nemmeno un'ora."

Anna mise il broncio.

Già, proprio come i bambini.

"Che torni a fare così presto alla casa famiglia? Ti annoieresti solo." Quando non udì nessuna risposta Hans sospirò.
"Anna. Non ti fa bene chiuderti così. Se quando sei triste ti comporti in questo modo non starai mai bene."

"Voglio andare a casa! Ora!" Urlò lei.

Hans si rassegnò, di solito non era uno che si arrende ma non conoscendo ancora bene Anna ha preferito assecondarla più facilmente. Ma decise che nei prossimi giorni non sarà così indulgente.
"Va bene, Anna. Ti porto a casa." Disse lui placitamente.


***


"Non può restare qui, Anna deve capire che non avrà sempre la nostra protezione." Disse Martina, una delle assistenti alla casa famiglia.

"Lo so Martina, però non sapevo come comportarmi."

Martina face un sorrisetto. "Strano, non è da te Hans. Non eri quello pronto in qualsiasi situazione?" Lo prese in giro.

"Hai ragione Marty." Rise lui, "solo che non ho mai avuto ragazzi come Anna, così sensibili. Lo sai che sono privo di tatto per cui ho preferito evitare."

"Non fa niente Hans, però domani non permettere che torni qui con quello stato d'animo. Entro la fine del mese voglio che Anna sia una ragazza che è in grado di affrontare qualunque cosa. Però devi andarci piano, assecondala quando si può e sii duro quando ce n'è bisogno." Lo raccomandò Martina. "So che non c'è bisogno che te lo dica io ma... sei in gamba."

Hans fece un sorriso triste. "... Non sono io quello in gamba, solo una persona lo era e adesso_"

"Hans." La interruppe Martina. "Il passato è passato. Anche a me manca, era la mia migliore amica ma proprio perché lei non c'è più dò il mio meglio perché credeva in noi, nelle nostre potenzialità e soprattutto lei credeva in te. Prendersi cura dei ragazzi senza famiglia era il vostro sogno e tu ce la stai mettendo tutta per realizzarlo anche per lei." La ragazza le diede un sorriso incoraggiante. "Adesso puoi fare tanto per Anna, Hans. Non perdere la tua determinazione."

Hans aveva un nodo alla gola e dovette deglutire molte volte prima di riuscire a parlare. "Ti ringrazio Martina, che dici se mi dai qualche consiglio per come fare con Anna? Almeno così so come comportarmi."

"Certo. Che dici se ne parliamo domani sera davanti ad una pizza? Io e Jamie apprezzeremo molto la tua compagnia."

"E' gentile da parte tua ma non vorrei essere un terzo incomodo con te e il tuo ragazzo."

"Ma che dici? A me e Jamie farebbe piacere uscire con te, lui ti stima molto sai? E' da tempo che ti vorremmo invitare ma non usciamo insieme da... b-beh parecchio." Disse Martina volendo evitare di dire quelle maledettissime parole.

"Va bene, verrò." Accettò Hans.

"Meraviglioso, domani sera alle otto mi raccomando. Ah, idea, che dici se ti porti Anna? Così la facciamo stare un po' in nostra compagnia, così la conoscerai meglio e potrà anche lei imparare qualcosa di te, magari avrà più fiducia di raccontarti qualcosa, sai lei ha difficoltà a esprimere quello che sente davvero."

Hans ci pensò su. "Penso sia una buona idea."      














NOTA D' AUTRICE:

Mi siete mancati tutti!
So che avrei dovuto pubblicare un'altra Hanna ma al momento ho perso l'ispirazione anche se la storia era quasi terminata, chi lo sa magari un giorno riuscirò a pubblicarla.
Per questa storia (che in tutto si concluderà in due parti o giù di lì)
ho preso ispirazione da un film "Zig Zag" storia molto bella che ebbi la fortuna di guardare un po' di tempo fa in TV, non sto a dirvi la trama ma il film ve lo consiglio. Ho voluto inoltre scrivere questa storia perché adoro Anna e Hans, proprio come personaggio (e anche come coppia) questa tuttavia non sarà una HansXAnna ma avranno comunque una relazione, anche se non romantica ;)
Spero vi piaccia, mi raccomando commentate, solo così riesco a scrivere. Perché penso molto a voi lettori.
Ne approfitto ringraziando tutti coloro che non hanno mai mancato una recensione alle mie storie:


mergana;
StarFighter;
Evy1991(tesoro tu dovresti uccidermi dato che ancora non ho recensito la tua storia, scusa. Non mancherà promesso);
Ray46 (mio caro dove sei finito?! Ci manchi!!);

E tanti altri di cui non ricordo il nome ma li ringrazio comunque, come i prossimi che ci saranno :).





 

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Capitolo 2
*** Parte -2- ***


Parte -2-









Sii ottimista. Oggi è un nuovo giorno. Pensò Hans. Erano le nove del mattino ed era pronto per andare a prendere Anna. La sera precedente aveva stabilito un programma per la giornata: passeggiata, chiacchierata, svago, lezione di vita, terapia d'urto, incoraggiamenti motivanti, cibo e divertimento. 
Decise di non indossare giacca e cravatta ma semplicemente una camicia e un jeans, dopotutto l'abbigliamento era per la maggior parte facoltativo. 
Uscì dalla porta, ma prima di chiuderla gli venne in mente una cosa importantissima da prendere. 
 
 
Soldi. Dove volevo avviarmi senza?
 
 
Parcheggiò l'auto nel parcheggio privato. 
 
 
Quando entrò lo accolse nuovamente Martina.  
"Ciao Hans!" 
 
 
"Ciao Marty, puoi andarmi a chiamare Anna?" Chiese con un sorriso. 
 
 
"Anna è ancora in pigiama, oggi è un po' giù di morale ed è strano perché tende ad essere più allegra che triste." 
 
 
"Guarda Martina io di lei so solo che ha sedici anni, l'anno scorso l'orfanotrofio l'ha mandata qui ed ha una sorella che è diventata stra ricca e che non vuole sapere niente di lei e in più che ha un carattere... al quanto particolare, certo queste sono cose basilari da sapere ma sinceramente vorrei sapere di più." 
 
 
"Beh sai quanto è necessario sapere, quello che so io di lei è irrilevante perché col tempo lo saprai anche tu, abbi pazienza Hans, oggi avrai l'occasione di capirla meglio. E' una cara ragazza che ha le stesse caratteristiche comportamentali ed emotive di un bambino e ha bisogno di comprensione e affetto, per ora solo questo basta sapere." 
 
 
Hans annuì, "hai ragione. Sono troppo impaziente." 
 
 
"Già." Rise Martina andando via. 
 
 
Dopo pochi minuti, aspettando seduto su un divano, Hans vide arrivare una donna di mezza età che aveva un braccio avvolto attorno ad una ragazza che solo dopo seppe distinguere come Anna. 
 
 
"Eccola qui questa bella signorina." Disse allegramente la donna in direzione di Hans. 
 
 
"Ciao Anna!" La salutò il ragazzo allegramente.
 
 
Anna non lo rispose. 
"Dai tesoro, adesso il signor Westergard ti porta a fare una bella passeggiata in paese." Disse ad Anna, si rivolgeva a lei come se stesse parlando con una bambina di sette anni. 
 
 
"Non ho voglia di uscire Millicent." Mormorò sottovoce Anna. 
 
 
"Dai cara, sarà divertente! E poi non voglio vederti sempre qui dentro." Le disse Millicent amorevolmente. 
 
 
Hans decise di intromettersi. "Anna, oggi ti divertirai tantissimo te lo prometto." 
 
 
La signora Millicent gli sorrise. "Oh ti prego portala via." Aggiunse poi una risata quando la spinse delicatamente verso Hans. "Trattamela bene."
 
Anna sospirò frustrata e Hans si sforzò di sorridere. Le fece cenno di seguirlo e lei lo seguì avendo la testa bassa e le mani nella tasca della felpa.
"Allora, prima cosa. Testa alta e mani lungo i fianchi. Anche nel modo di camminare devi stare attenta."
 
Anna lo fissò un po' infastidita ma fece come le era stato detto, a questo Hans sorrise. "Molto bene, seconda cosa: come stai?"
 
Anna ci mise un po' per rispondere. "Bene."
 
"Dalla tua faccia e la tua voce non sembra che stai bene. Dai, dimmi tutto."
 
Anna sbuffò. 
"Vuoi che ti dica tutto?"
 
"Certo."
 
"Bene. Prima cosa..." cominciò Anna, "io non ti sopporto."
 
Hans aveva un'espressione sia divertita che scioccata. "Perché? Non mi conosci nemme_"
 
Anna lo interruppe. "Perché... perché vuoi sempre sapere tutto! Vuoi per forza essere il perfettino 'so tutto io' e poi sei noioso e poi_"
 
"E poi non sai nemmeno tu perché ti sto antipatico." Concluse Hans. "E vuoi sapere perché?"
 
Anna smise di camminare e mise le braccia conserte in segno di sfida, "ti ascolto."
 
Hans sorrise e incrociò le sue mani sfoderando l'atteggiamento del 'so tutto io'. "Qui il problema non sono io, sei tu. Io sto facendo solo il mio lavoro al meglio che posso ma la verità è che tu non vuoi collaborare, tu non vuoi che nessuno ti dica cosa fare o cosa non fare, vuoi solo essere coccolata, viziata e accontentata ma cosa più importante di tutte: tu non vuoi essere aiutata ad uscire dal tuo guscio perché hai paura." Hans smise di parlare per vedere la reazione di Anna. "Dico bene Anna?"
 
Anna rimase in silenzio con la collera sul volto, tirò su col naso e aveva occhi tristi ma sopracciglia arrabbiate. Fu allora che Hans addolcì il tono.
 
"Io sono qui per questo Anna, io voglio aiutarti."
 
Anna lo fissò con occhi lucidi. "Tu non mi vuoi aiutare, nessuno vuole."
 
"Non è vero Anna, io desidero aiutarti. Però tu non devi chiuderti, puoi dirmi tutto quello che vuoi e devi farlo." Si avvicinò a lei, "perché pensi che nessuno vuole aiutarti?"
 
"Perché nessuno mi vuole bene, e quei pochi che me ne vogliono non sanno come fare." Anna cominciò a piangere.
 
Hans prese un respiro profondo. "Anna, spesso attraversiamo dei momenti bruttissimi, capitano cose orribili e in quei momenti non riusciamo a vedere l'affetto che gli altri vogliono darci ma la cosa più brutta è che ci sono cose che, putroppo, non possono essere riparate e noi..." Hans deglutì, "e noi..."
 
"Perché piangi signor Westergard?" Gli chiese Anna preoccupata mentre si asciugava maldestramente le lacrime con la manica della felpa.
 
"Scusami, Anna. Non... non voglio che tu mi veda così." Disse Hans mentre deglutiva cercando di calmare il pianto. Perfetto Hans, assolutamente mitico. Sei un vero uomo! pensò lui con sarcasmo.
 
"Mi dispiace tanto signor Westergard, è colpa mia se stai piangendo!" Ecco che Anna ricominciò a piangere.
 
Hans si riprese immediatamente. Dovremmo fare un coro di pianti. "Anna no, non è colpa tua. Mi era venuta in mente una cosa triste che mi successe tempo fa perciò, tu non centri niente." Hans le mise una mano sulla spalla per calmarla. "Adesso però non piangere, ok? Le signorine carine non devono piangere."
 
Anna annuì e usò il fazzoletto di Hans per asciugarsi gli occhi.
 
"Tornando al discorso di prima_"
 
"No! Non fare più il discorso di prima se poi devi piangere di nuovo."
 
Hans la fissò e rise. "Tranquilla Anna, non piango più te lo prometto; è stato solo un attimo, succede a tutti di piangere. A volte fa bene sai?." Hans proseguì. "Il punto è che tu, non te ne rendi conto, ma hai tantissime persone che ti vogliono bene e che vorrebbero aiutarti ma non possono agire al posto tuo. Noi tutti ci aiutiamo a vicenda, ma siamo noi stessi che dobbiamo superare le difficoltà... da soli."
 
Anna non rispose e abbassò lo sguardo.
 
"Anna. Io ti aiuterò a crescere e a superare le tue difficoltà ma dovrai collaborare e imparare a camminare coi tuoi soli passi." Hans porse una mano per stringerla. "Affare fatto? E' un accordo."
 
Anna accettò e strinse la mano. "D'accordo."
 
"Benissimo. Ora però camminiamo che dobbiamo andare al parco, e questa volta ci divertiremo e non ci annoieremo come ieri." Disse Hans allegramente.
 
"Va bene." Rise Anna.
 
Camminarono per diversi minuti in silenzio ma con un'atmosfera serena e allegra, poi raggiunsero il parco.
Hans che fino a pochi istanti prima camminava davanti ad Anna si girò e cominciò a camminare all'indietro. "Ehi Anna, ti piacciono le sfide?" Chiese lui saltellando.
 
"Adoro le sfide!" Affermò gioiosa la ragazza.
 
"Bene... allora ti sfido a prendermi!" Detto questo Hans cominciò a correre e Anna fece un'acuta risata gioiosa e prese a correre anche lei.
 
***
 
Dopo una lunga e sfrenata corsa per l'intero parco, conclusa con Anna e Hans inciampati l'uno addosso all'altro e la realizzazione che Anna era praticamente un leopardo nel correre, erano seduti sul prato a riprendere fiato.
 
"Lo ammetto, non mi aspettavo che tu corressi come un predatore." Dice Hans sbuffando una risata. 
 
"Certo che lo sono! Ho avuto modo di allenarmi ai tempi dell'orfanotrofio."
 
"Davvero? Come mai?"
 
Anna si nascose tra le sue spalle e fece un sorriso nervoso. "Beh... sai quando era tempo dei vaccini e prelievi io me ne scappavo sempre e i dottori e le suore mi rincorrevano per tutti i corridoi per almeno mezza giornata."
 
Hans scoppiò a ridere. "Dimmi che adesso almeno non fai più così."
 
"Più o meno..."
 
"Sei proprio una furia scatenata."
 
Il sorriso di Anna se ne scese e cominciò a guardare altrove.
Hans si preoccupò. "Ho detto qualcosa che non va?"
 
"Mi manca Kris." Rispose semplicemente la ragazza.
 
"... Kris?"
 
"Kristoff. Era il mio migliore amico, anche lui mi chiamava sempre 'furia scatenata', è stato adottato quando avevo dodici anni, lui ne aveva già quindici, lo prese la signora Bulda B... B... Bj... Bjorg... man. Bulda Bjorgman." Disse Anna con un po' di difficoltà nel pronunciare il nome. "Sai, la signora Bulda è la figlia di Grand Pabbie, Kristoff è fortunato, tutti volevano Grand Pabbie."
 
"Mi dispiace Anna, però aspetta... se non sbaglio... certo! Io la conosco!" Disse Hans alzandosi.
 
"Conosci chi?"
 
"Conosco la signora Bulda, abitano in zona." Sorrise Hans.
 
"Abitano qui?!" 
 
"Si, se vuoi in questi giorni possiamo andarli a trovare così potrai rivedere il tuo amico."
 
"Dici davvero?!" Chiese Anna con due occhi che le brillavano.
 
"Certo!"
 
Anna per poco non piangeva, con un salto abbracciò Hans e lo strinse come un orso di peluche. "Grazie grazie grazie!"
 
"Non c'è di che..." rispose Hans imbarazzatissimo. "O-okay ora potresti... sai non riesco più a respirare."
 
Anna subito si allontanò. "Oh scusa."
 
"Non ti preoccupa_"
 
"E solo che sono troppo felice! Non sei poi così cattivo e antipatico."
 
Hans aveva un'espressione al quanto divertita. "Ma grazie, Anna. Comunque, adesso però calmati eh, siediti e fai un respiro profondo." Vide che Anna fece come le era stato detto. "Brava, adesso, ti va di mangiare qualcosa?"
 
"Si." Sorrise Anna.
 
"Cosa vorresti? Dolce o salato?"
 
"Dolce ovviamente!"
 
"Ovviamente. Ti va il gelato?"
 
"Si! Quello al cioccolato!"
 
"E gelato al cioccolato sia."
 
 
***
 
Mentre Anna mangiava beatamente il suo gelato al cioccolato, Hans non capiva perché il suo gelato all'amarena sapesse più di zuppa inglese, in tutti i modi...
 
"Anna. Tu conosci Martina, vero?"
 
"Certo, Martina e Millicent sono le mie preferite."
 
"Mi fa piacere, perché Martina e il suo fidanzato, Jamie, hanno invitato noi due in pizzeria stasera. A te farebbe piacere?"
 
"Ma... non vi darò fastidio?"
 
"Certo che no, Anna! Tu non dai fastidio a nessuno."
 
Anna ci pensò su. "Non lo so..." Rispose incerta.
 
"Io, personalmente, penso sia un'ottima idea se venissi anche tu, secondo me ti farà bene stare con altre persone e uscire un po'. E poi Martina e Jamie sono molto simpatici, sono convinto che ti troverai benissimo."
 
"Va bene." La ragazza fece un piccolo sorriso.
 
"Magnifico! Adesso invio un messaggio a Martina e le dico che vieni anche tu."
 
"Signor Westergard?"
 
"Okay Anna, chiariamo prima una cosa: il mio nome è Hans, non chiamarmi signor Westergard cara, mi fai sentire più vecchio del solito. Ora dimmi tutto."
 
"Va bene signor Wester_ Hans, volevo ringraziarti per per quello che ti sforzi di fare per me, di solito le persone si scocciano con me." Disse Anna malinconica.
 
"Evidentemente quelle persone non capivano niente. Tu non mi scocci Anna, e quello che faccio lo faccio con immenso piacere perché sei una ragazzina... anzi no, una signorina adorabile."
Quando Anna lo ringraziò arrossendo, Hans rise e finirono finalmente di mangiare i loro gelati. Se Hans non fosse abbastanza giovane chiunque li avrebbe scambiati come padre e figlia.
 
"Quando ero piccola il mio papà mi portava spesso a mangiare al parco, insieme ad Elsa." Sorrise Anna. "Noi di solito prendevamo gli hot dog ma io li davo sempre alle anatre e piccioni." Ridacchiò lei.
 
Ad Hans fece piacere sentire Anna che riusciva a parlare della sua infanzia in modo sereno. "Hai fatto una bella cosa, poveri animali, sicuramente poche persone li facevano mangiare."
 
Anna annuì orgogliosa.
 
"E' un peccato che tra poco l'estate finirà, però mi piace l'inverno."
 
"Anche la neve?"
 
"Soprattutto quella! Amo giocare con la neve."
 
"Allora ti prometto che quando nevicherà ti porterò tutte le mattine qui a giocare con la neve." Le sorrise Hans.
 
"Si! E fare le battaglie con le palle di neve e fare tantissimi pupazzi di neve!" Anna oramai era sudi giri solo a pensarci. "Vorrei anche imparare a pattinare sul ghiaccio!"
 
"Va bene, tranquilla faremo tutte le attività invernali possibili e immaginabili." Rise Hans.
 
"Quindi anche mangiare la cioccolata calda con i marshmallow."
 
"Ovviamente. Come dimenticare la cioccolata calda?" 
 
***
 
Dopo aver pranzato e aver passato quasi tutto il pomeriggio a non far niente, Anna si addormentò come se nulla fosse sotto un albero per più di mezz'ora, fu Hans a doverla svegliare.
"Anna, su svegliati; è tardi."
 
Anna mugugnò qualche lamentela e si girò su un fianco.
 
"Anna?" La voce di Hans si fece un po' più dura. "Svegliati dormigliona sono le 18:30, tra un ora e mezza dobbiamo andare in pizzeria e il tempo che arriviamo e ti prepari il tempo vola."
 
Anna si lamentò ma si alzò comunque, "uffa... io ho sonno!"
 
"E' di notte che si dorme, non nel pomeriggio tardi."
 
"Sei noioso."
 
"No, tu sei noiosa, che dormi."
 
"No, tu lo sei."
 
"Tu lo sei."
 
"No! Tu!"
 
"Sempre tu Anna."
 
"Solo tu Hans."
 
"Sono solo responsabile."
 
"No, sei solo noioso."
 
***
 
18:54
 
Anna e Hans entrano nella casa famiglia.
 
E subito Martina arriva agitata.
"Voi due... quando volevate arrivare?"
 
"Hai ragione scusaci, sai una certa persona ha deciso di fare un sonnellino al momento sbagliato." Dice Hans mentre Anna dà un sorriso colpevole.
 
Martina si fece una risata. "Si Anna è così, è una dormigliona senza speranze." La donna si avvicinò ad Anna. "Vieni qui tesoro, ti devo preparare."
 
Anna andò in panico. "Preparare?"
 
"Si sciocchina, tu ti devi cambiare e io ti devo truccare. Ti aiuto a scegliere i vestiti e a fare i capelli." 
 
"Ma io sto bene così!" Anna se ne scappò da Martina.
 
"No che non stai bene, sembri una capretta. Quando si esce bisogna prepararsi."
Martina cominciò a tirarsi Anna.
 
Hans rise alla scena. "Martina io vado, tu cerca di non torturarla troppo. A più tardi."
 
"A più tardi Hans." Rispose lei sovrappensiero mentre inseguiva Anna.
 
***
 
Mezz'ora dopo Anna era seduta su una sedia nella stanzetta che condivideva con un'altra ragazza. Era già lavata e vestita con un jeans, una maglietta a mezze maniche porpora con dei brillanti e delle ballerine al piede. I capelli invece erano sciolti e bagnati, mentre si guardava nello specchio entrò Martina con fon, spazzola e piastra.
"Cosa vuoi farmi con quelli?" Chiese la ragazza preoccupata.
 
"Non sono strumenti di tortura Anna, con questi ti farò bella."
 
"Non posso semplicemente farmi le mie trecce?"
 
"Ma le trecce le fai sempre tesoro, prova a cambiare, almeno quando esci. Ti farò i boccoli." Le sorrise Martina.
 
"I broccoli?" Rise Anna.
 
"Sciocchina sei. Stai ferma adesso."
 
Dopo un'altra mezz'ora le due ebbero finito, Anna era pronta e Martina quasi. "Per preparare te sto facendo tardi io." Si lamentò scherzosamente Martina. "Però sei venuta bellissima e la cosa mi rende orgogliosa."
 
"Grazie Marty." Sorrise Anna.
 
"Prego, stellina." Le rispose lei. "Muoviamoci, Jamie ci sta aspettando. Non possiamo fare troppo tardi, tu hai un orario da rispettare; la direttrice Grent ha detto che puoi tornare massimo alle dieci, e sono già le otto. Su su, muovi quel culetto e scendi da quella sedia."
 
Uscirono dalla stanza e si avviarono fuori dall'edificio.
"Marty?"
 
"Dimmi tesoro."
 
"Perché Hans sta sempre solo?"
 
"Per un po' si è isolato lui tesoro, non gli piace stare molto con le altre persone. Ti assicuro che è sempre stato così." Ridacchiò Martina. "Ma questo non vuol dire che sia triste, è solo il suo carattere."
 
"Lo so ma... io lo vedo triste comunque, stamattina si è messo a piangere e ho pensato che fosse colpa mia." Disse la ragazzina con uno sguardo dispiaciuto.
 
"Sei molto dolce a preoccuparti per lui Anna, purtroppo ha attraversato un brutto momento, ha perso una persona a lui molto cara."
 
"Davvero? Chi?"
 
Martina prese un respiro profondo e le sorrise. "Sono convinta che te ne parlerà lui un giorno, forse. Adesso non darti pensiero, devi essere gioiosa, magari contagi anche Hans e di questo ne sono già sicura; anche se lui è un po' triste Anna, non vuol dire che non ti voglia bene, anzi, spesso quando facciamo altre cose con persone allegre ci dimentichiamo dei problemi e li affrontiamo in modo più leggero. Tu da parte tua se sei gioiosa farai essere meno triste lui."
 
Anna sorrise. "Allora sarò sempre allegra."
 
"Bravissima Anna."
 
Quando uscirono, si avvicinarono alla macchina di Jamie. "Vuoi che mi siedo dietro con te Anna?"
 
"Si, grazie."
 
"Ma guarda un po' chi c'è..." Disse Martina vedendo Hans seduto avanti con Jamie. "Si è preso il mio posto Anna, e se io volevo sedermi avanti?"
 
Anna rise. "Dobbiamo fargliela pagare?"
 
"Magari non ora." Rise di rimando lei.
 
"Ciao ragazze!" Salutarono entrambi quando Anna e Martina entrarono in macchina.
 
"Ciao amore." Martina salutò Jamie.
 
"Ma quella lì mica è Anna?" Sorrise Hans.
 
"Ehi Anna, è un piacere conoscerti." La salutò Jamie.
 
Anna gli strinse la mano sorridendo.
 
"Jamie, quella lì non è Anna." Disse Hans.
 
"Si lo sono!" 
 
"No, non lo sei. Anna non è così carina."
 
Martina ridacchiò. "L'ho preparata bene, vero?"
 
"Io continuo a pensare che tu non sei Anna. Lei è bruttina." Hans ridacchiò sotto i baffetti aspettandosi una gomitata nello stomaco, quando non udì nessuna risposta cominciò a pensare di averla potuta far dispiacere. "Anna, guarda che stavo solo..."
 
"Io non sono Anna, perché mi parli?"
 
Quando vide Martina sorridere malignamente un po' si sollevò a pensare che la stavano prendendo sullo scherzo, d'altro canto... gli aspettava una qualche vendetta, ne era sicuro.
 
"Okay, come volete voi." Si rassegnò Hans.
 
 
*** 
 
 
Entrarono prima Martina ed Anna in pizzeria e si sedettero sul posto loro prenotato aspettando Jamie e Hans che si stavano occupando del parcheggio. Martina notò che Anna non stava tranquilla e si guardava intorno continuamente.
 
"C'è qualcosa che non va Anna?"
 
"No, niente è solo... non mi piace stare in posti dove ci sono così tante persone." Disse Anna un po' a disagio.
 
"Sta tranquilla, tu sei stata al parco in questi giorni, giusto? Qui è la stessa cosa." 
 
"Non lo so, al parco è diverso."
 
"Capisco. Perché lì stai soltanto tu e Hans, e puoi stare più per conto tuo, inoltre stai all'aria aperta e le persone non stanno lì a fissarti come fanno al ristorante, ti capisco. Ma tu non devi preoccuparti perché adesso stai con noi, vedrai che ti divertirai." Le sorrise incoraggiante.
 
Anna sorrise di rimando. "Hai ragione, sarà divertente."
 
"E poi pensa che mangerai la pizza ora, tu adori la pizza!"
 
"E' vero." Rise Anna. Poi il sorriso vacillò. "Marty, tu pensi che io sia brutta le altre volte?"
 
Martina aveva uno sguardo sconvolto. "Ma certo che no! Non l'ho mai pensato e non è nemmeno vero, tu sei così bella tesoro." Poi realizzò. "Ohhh..." Quando cominciò a ridere, Anna la guardò confusa.
"Ho capito, tu hai detto questo perché quell'idiota di Hans ha detto che sei bruttina."
 
Anna incrociò le braccia nervosa e Martina continuò a ridere. "Oh Anna." Riprese fiato. "Lui non voleva dirti che sei brutta le altre volte, non lo pensa nemmeno! Ti ha detto quella cosa per farti capire che stasera sei molto bella, anche più del solito, ti ha fatto un complimento sciocchina."
 
"Oh. Io stavo per essere arrabbiata con lui..." Disse Anna con quasi un pizzico di delusione. "E' divertente quando mi arrabbio con Hans."
 
"Tranquilla cara, hai tutto il tempo del modo e le occasioni che vuoi per arrabbiarti con lui, fidati." La rispose Martina divertita. "Parli del diavolo..."
 
Anna si girò e vide che Hans e Jamie erano appena entrati e stavano per sedersi accanto a loro.  
 
"Allora... avete pensato a cosa volete mangiare?"
 
***
 
La serata passò molto piacevolmente, dopo un po' Anna cominciò a sentirsi più a suo agio e a divertirsi. 
Jamie volle pagare la cena per tutti nonostante Hans voleva contribuire almeno per Anna, dopodiché decisero di andare alla casa famiglia per accompagnare Anna e Martina dato che si era fatto tardi.
 
"Jamie grazie per la cena." Lo ringraziò nuovamente Hans.
 
"Ma ti pare, è stato un piacere." Rispose Jamie.
 
"Ti sei divertita, Anna?" Le chiese Martina.
 
"Oh tantissimo!"
 
"Ci fa piacere." Sorrise Jamie. 
 
"Okay, adesso però andate che è tardi. La direttrice incolpa noi e Martina se Anna rientra tardi." Dice Hans. "Ci vediamo domani Anna, buonanotte ragazze."
 
"Buonanotte!" Rispondono entrambe, poi Martina dà un bacio a Jamie ed entrano nell'edificio.
 
***
 
"Abiti sempre lì Hans?"
 
"... no, veramente mi sono trasferito. Abito sulla cinquantaquattresima adesso."
 
"Capisco..." 
 
Scese un silenzio imbarazzante e Jamie volle continuare a parlare. 
"Ehm, tutto bene il lavoro? So che quando non sei con i ragazzi lavori alle poste private."
 
"Certo, si tutto bene, lo stipendio è più che sufficente, i colleghi non sono niente male e mi trovo abbastanza bene."
 
"Mi fa piacere, e, per caso hai mai pensato... insomma... a... non so..." 
 
"A parole tue Jamie." Lo incoraggiò Hans divertito.
 
"A riprovare a farti una famiglia." Disse Jamie con delicatezza. "... scusa non volevo_"
 
"No, tranquillo. Comunque no, non credo che ho, neanche lontanamente, intenzione di conoscere nessuno. Una volta basta. Al dire il vero avevo fatto l'idea di adottare un ragazzo, un maggiorenne tipo Anna, ragazzi che non hanno possibilità di essere più adottati perché sono grandi."
 
"E' una bella cosa."
 
"Si. A lei sarebbe piaciuto tanto."
 
"Era... sterile se non sbaglio."
 
"Non sbagli, almeno questo è quello che dissero i dottori. Decise che prima di sposarci lo avrei dovuto sapere."
 
Jamie fece un sorriso triste. "Mi dispiace, Hans."
 
"Anche a me, ma purtroppo queste cose capitano, i miei fratelli lo dicevano che portavo sfortuna." Fece una risata amara.
 
"I tuoi fratelli sono coglioni! Scusa il termine, scartando la pace di qualcuno ovviamente."
 
"Hai ragione. Gira lì, abito lì."
 
Una volta salutato e ringraziato Jamie, arrivò finalmente a casa. Rimase per un po' in piedi a fissare il buio vuoto della sua casa, Hans sapeva benissimo che fissare il vuoto era la prima fase dei momenti più brutti della sua vita degli ultimi due anni: la mancanza.
Sentendosi soffocare da quel nodo in gola accese la luce e si avviò verso il frigo per prendere qualcosa di fortemente alcolico, si gettò sul divano e cominciò a bere nonostante si ripromise di non volerlo fare più.
Stava per battere il suo record, era passato quasi un mese dall'ultima sua 'crisi', ma adesso basta, adesso voleva ricordare, piangere e ubriacarsi.
 
Cinque anni prima, quando lui aveva appena ventidue anni scoprì che alla sua fidanzata di venti fu negato un dono a cui tutte le donne hanno diritto.
 
 
Era di pomeriggio tardi quando il telefono squillò.
 
"Aby! Dimmi cara, com'è andata la visita?"
 
Abigail non rispose subito. "Hans, ciao." Disse infine con la voce debole.
 
"Tesoro c'è qualcosa che non va?" La sentì poi piangere.
"Abigai, devo venire a casa?"
 
"Si ti prego."
 
Non se lo fece ripetere nemmeno due volte, prese il cappotto e scese preoccupatissimo andando a casa della sua fidanzata.
Lo salutò la madre con un sorriso. "Ciao Hans."
 
"Ciao Sandra, Abigail è qui vero?"
 
"Si ma tranquillo, sta bene, non è una cosa gravissima... almeno non grave dal punto di vista fisico. Ma è meglio che ne parliate voi."
 
Hans bussò alla porta della sua cameretta, "Aby? Posso entrare?"
Quando lei non rispose, lui entrò comunque e la vide mentre aveva un cuscino enorme abbracciato al petto e il suo sguardo era perso al soffitto.
Si sedette vicino a lei. "Ehi."
Lei lo abbracciò.
 
"Scusami." Disse lei. 
 
"Perché chiedi scusa?" Chiese Hans ricambiando l'abbraccio. "Tu puoi dirmi tutto, lo sai."
 
Abigail prese un respiro per calmare i singhiozzi.
"Hans."
 
"Si?"
 
"Il dottore... ha detto che io, che io sono sterile. Non posso avere figli."
 
Il cuore di Hans affondò, gli dispiaceva moltissimo ma soffriva più per lei. Sapeva che Abigail ha sempre desiderato avere dei bambini suoi, sin dai suoi quindici anni. E adesso che era una donna matura e affermata e prossima al matrimonio sarà stato un trauma avere una notizia simile.
 
"Abigail..."
 
"Tra qualche anno dovremmo sposarci e io non potrò nemmeno darti dei figli."
 
"Aby ascolta. Non è colpa tua, non hai scelto tu di essere sterile, non scusarti per una cosa simile perché questo per me non cambia nulla. Io ti amo, capito? Ti Amo e attraverseremo insieme questa cosa. Da quando ci siamo fidanzati ti ho promesso che qualsiasi cosa sarebbe successa io ti sarei stato accanto e che ci saremmo fatti forza a vicenda e tu sai bene che io mantengo sempre le promesse." 
Detto questo la strinse forte al petto e le diede un bacio sulla tempia.
 
"Hans, lo sai che anche in questa circostanza mi sento la donna più fortunata del mondo?
 
Dopo aver superato quella brutta notizia Abigail si riprese e il loro rapporto continuava ad essere felice, volarono gli anni come il vento ed entrambi decisero di lavorare per i bambini e i ragazzi degli orfanotrofi e delle case famiglia. Abigail si occupava dei bambini e Hans aveva a che fare con ragazzi e ragazze più grandicelli con casi complicati, era il sogno della loro vita. Amavano il loro lavoro anche se la cosa che Hans amava di più aveva i capelli biondi mossi, gli occhi castani, sorriso splendente e si chiamava Abigail.
 
"Ho pensato che forse possiamo adottare uno dei ragazzi della casa famiglia." Disse Abigail mentre erano abbracciati sotto le stelle nel giardino di casa di lei.
 
Hans sorrise. "E' una splendida idea sai?"
 
"Potremmo averlo come fratello o sorella dato che siamo giovani. Io però preferirei una ragazza, si sa che le femminucce sono più dolci ed educate."
 
"Come mia maestà desidera." Disse Hans sorridendo. 
 
"Tra due settimane ci sposiamo..."
 
"Già."
 
"Non vedo l'ora." Disse Abigail emozionata.
 
"A chi lo dici." 
 
"Sono sicura che il vestito ti piacerà tantissimo!"
 
"Tu mi piaceresti anche vestita di sacco."
 
"Beh allora vedrai il mio vestito sverrai." Rise lei.
 
"Allora avrò un infarto ti vedrò senza_ ahi!"
 
"Idiota!" Face un broncio scherzoso.
 
Lui rise. "Mia cara non puoi biasimarmi."
 
Lei rise e si accucciò di più a lui.
 
 
Hans aveva gli occhi rossi e umidi e la bottiglia di assenzio ormai vuota finì a terra frantumandosi, ora era abbastanza ubriaco da non distinguere il dolore e renderlo illusione.
 
Vergognati.
 
Evidentemente la sua coscienza non veniva sviata dall'alcool e lui non sarebbe mai potuto essere troppo fuori fase per ascoltarla.
 
Lei non avrebbe voluto questo, non avrebbe voluto vederti in questo stato.
 
Pensa ad Anna.
 
Per la miseria, Anna. Domani doveva andarla a prendere presto. Come ho potuto? In che stato mi farò vedere domattina da quella ragazzina?
 
Per sua fortuna il sonno è stato più forte dei suoi pensieri.













Nota d' Autrice:

Scusate l'attesa, ma più la storia andrà avanti più impiegherò tempo. Per fortuna so già più o meno gli avvenimenti che accadranno in seguito.
Cosa ne pensate del rapporto tra Hans ed Anna? Abigail & Hans? Vi piace questa coppia? :D
Esprimete le vostre opinioni come meglio vi vengono :)

Piccolo sondaggio: come volete far morire Abigail? Oddio è già morta XD Però se avete preferenze particolari, perché la sua morte verrà sicuramente accennata, dite pure :D, vi faccio diventare sadici XD

Comunque l'assenzio che beve Hans è una bevanda super alcolica (ho fatto ricerche) e si, lui le compra apposta quando ha le sue crisi di mancanza dalla donna che amava (e che ama ancora)
Ci leggiamo in giro!


 
p.s. Scusate se ogni tanto vicino a delle parole ci sono delle parentesi '()'. Io utilizzo un programma un po' vecchio per scrivere per cui quando voglio mettere in corsivo e in grossetto delle parole aggiungo queste parentesi, purtroppo ogni volta che pubblico qualcosa anche se sto come un falco a individuare '()' c'è sempre qualche parola che mi sfugge.

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Capitolo 3
*** Parte -3- ***


Parte -3-

 

 




Si svegliò con un gemito e con qualcosa che... gli leccava la mano?
Quando fu completamente sveglio Hans si lamentò per il mal di testa e per il suo cane, Sitron, che stava sbavando sulla sua mano sinistra.

"Ehi amico." Hans salutò il suo cane accarezzandolo dietro le orecchie.
Sitron era un Norsk Elghund Grigio, una razza norvegese. Lo prese quando era solo un cucciolo ed era rimasto con lui dai suoi quindici anni di età, Hans poteva affermare che il suo cane era l'unico compagno fisso della sua vita. I suoi genitori non lo erano, solo sua madre prima di cadere in depressione, i suoi fratelli... figuriamoci, la sua tata era morta, Abigail era morta e i suoi amici, beh... lui non aveva amici. Sitron invece c'è sempre stato.
Hans si lamentò di nuovo quando si rese conto dello stato in cui si trovava, per fortuna erano appena le otto e aveva tempo per farsi una doccia.

"Grazie per avermi svegliato, Sitron." Era ironico che Hans fosse un tutore, ovvero che si occupava lui di tutto e di tutti, aveva a che fare con le persone e si accingeva a risolvere i loro problemi e lui stesso... lui era tutelato dal suo cane. E si, Sitron (un cane) faceva da baby-sitter al suo padrone.
Dieci minuti dopo, Hans finì di farsi la doccia e cominciò a vestirsi. "Dov'è la mia maglietta?" Imprecò.
Subito vide il suo fedele amico entrare in camera sua con in bocca un capo d'abbigliamento, la sua maglietta. Hans la prese titubante, non poteva indossare una maglia con la bava di cane ma gli occhi imploranti di Sitron lo fecero cedere e con una smorfia indossò la maglietta. "Grazie Sitron." Disse nascondendo il disgusto tra i denti.
Dopo essersi vestito si sedette per diversi minuti sul divano per riflettere sull'esistenza umana e per riassestarsi poi si mise difronte allo specchio per riordinare la sua faccia, o meglio la sua espressione da tizio stra fatto e tossico dipendente per cui si schiaffeggiò la faccia e se la lavò con acqua gelida.

Sii ottimista, oggi è un nuovo giorno. Ripetette come il giorno precedente, al dire il vero lui lo ripeteva spesso. Abigail glielo diceva ogni giorno sfoggiando il suo sorriso sempre luminoso.
Hans mise i croccantini nella ciotola di Sitron. "Credo che questi ti dovrebbero bastare, golosone." 
Diede l'ultima carezza al suo cane e uscì.

Questa volta Anna era già pronta e pimpante, la intravedette mentre si dondolava a destra e a sinistra fuori l'edificio, evidentemente aspettando lui. Vide Martina e Millicent che le facevano compagnia e quando videro Hans salutarono lui e Anna e rientrarono.

Anna cominciò a saltellare sorridente. "Ciao Hans!"

"Ciao Anna, come stai?" 

"Io sto bene e tu sei in ritardo..."

Hans si sforzò di sorridere. "Hai ragione, mi perdoni?"

Anna ci pensò su. "Mhm, va bene. Ma solo perché mi sento buona."

"Ah, ma grazie vostra altezza." Ridacchiò lui.

"Che cosa facciamo oggi?" Chiese lei allegra.

"Non ne ho idea, non ci ho pensato. Vogliamo passeggiare un po' per il paese? Godiamoci queste ultime settimane d'estate e prendiamo un po' di sole."

"Va bene!"

Nei successivi venti minuti di passeggiata, Anna non chiuse un momento la bocca. Non che ad Hans dispiacesse, quella mattina era privo di stimoli per parlare, inoltre gli faceva più piacere far parlare Anna, nei due giorni precedenti era stato lui a prendere l'iniziativa nell'intavolare una conversazione, almeno lui così voleva convincersi. La verità è che lui non stava nemmeno prestando attenzione ad una sola parola che diceva Anna, la sua testa non glielo permetteva.

"... A te è mai successo?"

Hans fece fermare la sua testa mormorante e si rese conto che Anna si stava rivolgendo a lui per... per cosa?
"Eh? Non mi è mai successo cosa...?"

Anna mise il broncio.
"Ma come, mi stai ascoltando? Ho detto: è mai successo anche a te di voler dire una parola ma che in quel momento non ti viene perché ce l'hai sulla punta del naso?"

"Veramente è sulla punta della lingua, non del naso." Hans lottò per non ridere.

"Qualsiasi cosa, presta attenzione!"

"Si, è capitato anche a me."

Anna però non parve soddisfatta della risposta. "Perché non mi stavi ascoltando mentre parlavo?"

"Ma io ti stavo ascolta_"

"Non è vero, mentre parlavo tu guardavi da tutt'altra parte. A volte mi fermavo e tu eri distratto, poi ti ho fatto una domanda e tu sembravi caduto dal cielo."

In quel momento Hans non seppe che dire. "Hai ragione scusa, ero effettivamente distratto." Ripresero a camminare.

"Sei di nuovo triste?"

"Ma cosa dici! No, perché dovrei essere triste?"

"Martina mi dice sempre che se sono triste devo dirlo perché mi aiuta a stare meglio."

"Martina ha ragione, e tu fai bene a parlarne sempre se c'è qualcosa che non va. Io sto bene tranquilla."

Anna non sembrava molto convinta. "Se ti chiedo una cosa ti arrabbi?"

Hans sembrava sconvolto. "Certo che no! Cioè dipende... ma con te non mi arrabbio, promesso."

Anna si masticò la sua stessa bocca. Non era sicura di come poteva chiederglielo. "Mi hanno detto che un po' di tempo fa hai perso una persona cara, è vero?"

Hans la guardò apprensivo, lei aveva un'espressione intimorita. "Si. Ti hanno detto il vero."

Anna abbassò lo sguardo e fissava le sue scarpe. "Scusa."

"Di cosa?"

"Se te l'ho chiesto, e solo che... ero curiosa di sapere, volevo capire perché piangesti quella volta e perché hai sempre lo sguardo triste."
Anna di certo non si aspettava l'abbraccio che ricevette in quell'istante.

"Anna, se piango ora sappi che è colpa tua." Quasi rise Hans. "Apprezzo molto la tua preoccupazione. Ti ringrazio del fatto che vuoi prenderti cura di me, doverebbe essere il contrario però."

"Non è vero, tutti hanno bisogno di qualcuno che si preoccupi per loro. Anche tu." Disse la ragazzina mentre continuava ad abbracciare il rosso.

"Veramente già ci pensa il mio cane, e se ti avesse sentita ti avrebbe già mangiata tutto d'un pezzo, sai è piuttosto geloso lui." Ridacchiò Hans.

Anna si staccò subito da Hans con due occhi spalancati. "Hai un cane?!" 

"Certo. E'_"

Anna lo interruppe. "Come si chiama? Che razza è? E' grande o piccolo? Anche a lui piace risolvere i casi come Rex?" Chiese tutto un botto Anna saltellando dalla gioia.

Hans dovette faticare per non ridere. "Allora, si chiama Sitron, è un Norsk Elghund Grigio (una razza norvegese), è enorme e... non ha mai risolto un caso ma è ottimo giustiziero." 

"Waw! che bello! Ma per caso_ aspetta! Hai che si chiama Sitron?" S'interruppe Anna.

"Si."

"Che nome è Sitron?" Rise Anna.

"Sitron è una parola norvegese, l'ho scelto proprio perché la razza è del posto e significa, non ridere, 'Limone'." Disse Hans di malavoglia, infatti non si sorprese affatto della reazione di Anna che scoppiò a ridere.

"Limone?!"

"Ehi, ero un ragazzino."

"Posso vederlo, ti prego?"

"Non saprei..."

"Ti preeeeeeego."

Hans sospirò. "Vorrei ma non so se posso portarlo con me, io so che non sono ammessi animali nella casa famiglia."

"Uffi." Anna mise il broncio ingrandì gli occhi lucidi."

Hans si strofinò la faccia. "Tu... argh! Ok senti... posso portarti due minuti a casa mia, giusto due minuti però!" Puntualizzò lui.

"Grazie! Non vedo l'ora! Così vedrò anche com'è fatta casa tua!"

"E' una casa normale Anna."


***

Hans e Anna entrarono furtivamente nel parcheggio dov'era la macchina di Hans.

"Caspita, siamo come degli agenti segreti!" Strillò Anna.

"Si certo, lo sai che se ci acchiappano mi mettono in galera Anna?" Disse Hans nervosamente mentre accendeva la macchina.

"Perché" Chiese lei confusa.

"Perché gli assistenti sociali non dovrebbero portare i ragazzi di un'istituto (dell'altro sesso) in casa propria, per evitare cose... brutte che purtroppo accadono a causa della gente con la mente malata." Rispose lui mentre cominciò a guidare.

Anna continuava a guardarlo confuso.

"Lascia perdere, sappi solo che sono uno a posto. Ricordalo alla polizia quando mi arresteranno." Concluse Hans ridacchiando.

***

Dopo diversi minuti arrivarono sulla cinquantaquattresima strada dove abitava Hans.

"Che strada tranquilla." Affermò Anna serena.

"Già, non mi piace abitare nei centri caotici, una volta si ma adesso non più." Rispose Hans intento a scegliere la chiave giusta.

"Questo perché sei diventato un eremita noioso e antipatico."

"Ha ha..." Fece una risata sarcastica. "Ah finalmente!" Disse infine quando riuscì a prendere la chiave giusta. "Mi scuso in anticipo per il disordine, Anna."

"Tranquillo, tu non hai mai visto il mio angolo di camera." 
Quando la porta si aprì Anna rimase interdetta. Se quello era disordine...
Ci mancavano solo che il pavimento luccicasse. "Hans ma per te questo è disordine?" Chiese infine la ragazza.

"Beh di solito è più pulita, ma stamattina, come già sai, ho fatto tardi e non ho avuto il tempo di spolverare e lavare i pavimenti."

"Ma sei una perfetta donna di casa Hans! Sicuro che non nascondi la signora delle pulizie?"

Hans rise. "Tu sei l'unica che ho fatto entrare in casa mia, a parte una volta che ospitai dei Testimoni di Geova per farmi spiegare delle cose... ma quella è un'altra storia. Diciamo che mi piace avere la casa pulita."

Anna scoppiò a ridere. "Sei una femminuccia, sei una femminuccia..." Cominciò a canticchiare.

"Se continui a prendermi in giro non ti presento più Sitron, ti riporto indietro e ti faccio cambiare tutore."

Anna si fermò di colpo, scioccata.

"Sto scherzando, Anna."

"Oh... tanto lo so che mi vuoi troppo bene e se farai una cosa simile non vivrai mai più in pace con te stesso." Disse Anna sfacciatamente sicura di se.

"Ma guardatela." Derise Hans. "E tanto per la cronaca, è da già qualche anno che non vivo in pace con me stesso, quindi... quindi niente." Hans fece poi un inchino goffamente teatrale. 
"My Lady, vi presento Sir Sitron, il mio fedele compagno." Disse in modo buffo prima di aprire un'altra porta per mostrare un enorme cane grigio-arancio.

Anna spalancò gli occhi e le pupille presero la forma di due cuori. "E' stupendo!" Comincio a correre verso l'animale il quale, vedendo Anna, si alzò dal pavimento scodinsolando e cacciando la lingua fuori allegramente.
Anna rideva mentre Sitron si buttò letteralmente su di lei cominciando a leccarle il viso.

"Anna, Sitron!"Hans chiamò entrambi disperatamente mentre ci accinse a sollevare Anna dal pavimento. Anche se non riusciva a fare a meno di voler ridere.
Sitron però non aveva intenzione di staccarsi da Anna che lo stava coccolando.

"Il tuo cane ha bisogno di coccole."

"Tranquilla, lo coccolo fin troppo spesso. E' un cane viziato."

Finalmente Anna riuscì ad alzarsi. Hans le offrì un succo di frutta (ovviamente prima di ciò l'aveva praticamente costretta a disinfettarsi mani e viso, finendo quasi la bottiglietta di Amuchina). Anna aveva tutte le intenzioni di fare il giro turistico di tutta la casa non molto grande. "Posso vedere il bagno, la cucina, la tua cameretta, il soffitto e la cuccia di Sitron?" 

Santa pazienza

"Dove nascondi il cibo spazzatura?"

"Io non mangio schifezze."

"Nemmeno la Nutella?"

"Nemmeno."

"Ma da quale pianeta vieni?"

Hans, un tantino esasperato, decise che era arrivato il momento di andare via. Erano passati già venticinque minuti e Anna lo aveva già mandato allo stremo delle forze.
Una volta usciti, e salutato tristemente Sitron, lui la riportò direttamente alla casa famiglia.  

"Posso venire a vivere a casa tua? Mi piace tantissimo!"

"Tu sei pazza, Anna. E io poi dove dormirei?"

"In soffitta, logico."

"Sei tremenda. Sappi che è e sarà l'ultima volta che ti farò venire a casa, hai messo a soqquadro tutto in nemmeno mezz'ora"

Arrivati all'ingresso li accolse la signora Hubermann. Anna la odiava, era severa e antipatica solo dallo sguardo. Hans chiese educatamente se poteva parlare con Millicent e lei, anche se infastidita, la andò a chiamare.

"Vado a chiamarla." Aveva detto con tono velenoso.

"Io non la sopporto proprio." Sussurrò Anna.

"Nemmeno io, Anna, fidati." Rispose complice Hans.

"Ragazzi miei!" La voce di Millicent fu un balsamo per le orecchie. "Tutto bene, com'è andata?"

"Bene, Millicent." Disse Hans, poi le raccontò di aver portato Anna a casa sua perché Anna aveva insistito per vedere il suo cane e Millicent ridacchiò. "Mi sembrava giusto che lo sapessi, è stata poco tempo però."

"Non vedo quale sia il problema, Hans. E' vero che hai la faccia di un criminale ma sappiamo che sei un bravo ragazzo." Disse divertita Millicent.

Anna rise di gusto. "E' perfetto anche come domestica sai?"

"Basta Anna..." 

"Mischiala un po', Hans. Lei è una disordinata cronica."

"Me ne sono accorto. Io vado, sapete ho un bel po' di cose da riordinare dato che è entrato un uragano in casa poco fa."

Anna fece un broncio infastidito.

"Ciao Hans, ci vediamo domani." Lo salutò Millicent. 

"Ciao ragazze."

"Anna... saluta." La rimproverò Millicent.

"Ciao... signora delle pulizie!"

***

Dopo giornate come quelle, i mesi passarono molto velocemente. Dicembre arrivò presto, ma non indolore.
La fine dell'estate fu un duro colpo per Anna, in quel periodo Hans si fece convincere per farle mangiare le patatine fritte e quando qualche patatina che era troppo lunga si afflosciava Anna sosteneva che che erano in quello stato perché anche le patatine fritte erano tristi per l'addio all'estate. 
Verso fine settembre, invece, Anna dovette accettare che anche lei era stata colpita dalla maledizione delle donne.
La sua compagna di stanza, Valery, le disse era diventata signorina alla tenera età di dieci. 

"Tu non dovresti proprio lamentarti." Le disse.

Anna invece si lamentò eccome... per due settimane si chiuse nella sua stanza, con i suoi primi 'dolori da signorina' continuando a ripetere che probabilmente stava per morire, e quando Hans chiese perché Anna non voleva vedere nessuno, sia Martina che Millicent non sapevano come spiegare dignitosamente la cosa. Finché non arrivò la signora Hubermann che molto delicatamente gli disse: "Anna ha avuto il suo primo 'ciclo mestruale'." E andò via lasciando i tre con facce inebetite. 

"O-ok." Disse Hans. "Mi farò presente tra un po'."

"Forse è meglio." Rispose Martina.

Dopo che Anna superò la cosa, ovvero quando riuscì finalmente a guardare in faccia le persone (senza arrossire), riprese la sua routine.

Hans avrebbe voluto parlarne ma questo spettava solo ad un papà, e nemmeno, per cui si limitava a chiederle ogni tanto come si sentiva e Anna lo avrebbe risposto più velocemente che poteva. "Stobeneperchémelochiedi?????" Domandava poi sempre abbastanza offesa.
D'ora in poi Hans non avrebbe più proferito parola sull'argomento.

Il restante dei mesi però scorsero tranquilli.
L'affetto e la serenità nel rapporto tra tutore e ragazza affidata cresceva e tutto era come doveva essere.

Quel giorno, in particolare, era speciale perché ci fu la prima nevicata dell'anno, era il 13 dicembre e quando Hans andò a prendere Anna, la trovò particolarmente allegra.
Aveva un cappotto verde acqua scuro che aveva la stessa lunghezza del vestitino sotto con i bottoni a doppio petto beige, calzamaglie dello stesso colore del cappotto e gli stivaletti marrone chiaro con un cappellino gonfio sulla testa ed era quasi soffocata dalla sciarpa doppia. Millicent aveva la fobia del freddo per cui imbottiva sempre Anna prima di uscire. Hans pensò che sembrava la ragazza del romanzo "Storia di una Ladra di Libri" per com'era vestita.

"Hai visto che bello Hans?! E' tutto coperto di neve!" Anna sembrava la persona più felice del mondo.

"Si, però non mi piace molto la neve."

"Va be' a te tutte le cose belle e divertenti non piacciono. Mi porti al parco? Ti prego!"

"Certo!" 

Anna saltellava in stile Heidi scalciando la neve coi suoi stivaletti, quando arrivarono al parco Hans tolse della neve da una panchina e si sedette.
"Anna, dato che mi sto facendo piuttosto vecchio mi siedo e mi godo il panorama bianco, tu... fai quello vuoi, una passeggiata o che ne so, basta che non ti allontani troppo."

Anna sbuffò. "Si papà." Però lei rimase ferma. "Stavo pensando..."

"Si?" Chiese Hans incuriosito.

"Ti andrebbe di fare un pupazzo di neve con me? Tempo fa me lo promettesti."

Hans sorrise. "Con molto piacere Anna."

Anna, contentissima, cominciò a mettersi all'opera. "Aiutami a raccogliere un po' di neve e finisci tu di fare il corpo. Io vado a cercare qualcosa per fargli il naso, occhi, bocca e braccia!" Detto questo lasciò solo Hans ad arrotolare la neve.

"Non ti allontanare troppo Anna." 

"Va bene." Urlò Anna dall'altra parte del parco.

Dopo qualche minuto, Hans riuscì ad assestare il corpo del pupazzo di neve e si sedette mentre aspettava Anna. In quello stesso istante sentì un movimento dolce e un tocco femminile che gli si avvinghiò delicatamente al braccio e sussurrò come il vento. 

"Ti ricordi quando andammo anche noi sulla neve?" 

Un lampo di capelli d'oro erano sulla spalla.
Hans si voltò di scatto per trovarsi faccia a faccia con... nessuno. Rimase scosso per qualche istante. 

Sto impazzendo

"Ehi Hans guarda cos'ho trovato!" Anna arrivò all'improvviso saltellando eccitata. Quando lo vide bene in volto però si fermò. "Tutto ok? Sembra che hai visto un fantasma." Gli disse preoccupata.

"Forse l'ho visto." Mormorò lui tra sé e sé.

"Come?"

"N-niente. Sto bene." Disse scuotendo la testa.

"Sicuro?"

"Si Anna, davvero. Tranquilla." Le sorrise per rasserenarla. "Dai fammi vedere cosa hai trovato.

"Una famiglia laggiù mi ha chiesto cosa stessi cercando ed io gli ho risposto dicendo che stavo facendo un pupazzo di neve e che mi serviva qualcosa per decorarlo così mi hanno dato una carota, due ramoscelli e una bustina di carboncini che avevano portato in più da casa per fare anche loro un pupazzo di neve." Racconta Anna gioiosamente.

"Ah meraviglioso, li hai ringraziati?"

"Ovviamente."

"Brava, dai mettiamoci all'opera."

***

In pochi minuti riuscirono a realizzare il pupazzo di neve, battezzato col nome 'Olaf'.
Restarono per un po' ad ammirarlo, soddisfatti della loro opera.

"Puoi fargli una foto?" Chiese improvvisamente Anna. "Come ricordo."

"Va bene." Hans prese il cellulare dalla tasca e mise la fotocamera. "Anna?"

"Che c'è?"

"Vai vicino ad Olaf. Così te la fai anche tu la foto."

"Davvero?"

"Certo che sì. Dai!"

"Ok." Disse Anna sorridente. Si alzò e si sedette poi sulla neve affianco al pupazzo.

In una foto, Anna era semplicemente seduta vicino all'omino di neve, nella seconda invece Anna si sedette sulle sua stesse gambe e abbracciò il pupazzo.

"Ok, due bastano. Adesso le invio anche a Martina." 

"Come siamo venuti?" Chiese Anna avvicinandosi.

"Olaf è davvero carino, tu un po' di meno." Ridacchiò Hans.

Anna gli diede una gomitata al braccio.

"Sto scherzando, Anna. Siete bellissimi. Guarda qui." Le mostrò la foto.

"Si dai, sono carina." 

Hans posò il cellulare e restarono nuovamente seduti. Improvvisamente Anna però abbracciò Hans e schiantò la testolina nel suo petto. 
"Furia, cos'è questo affetto improvviso?"
Anna non rispose e Hans si accorse che la sua testa tremava.
"Anna? Ehi." 
Nessuna risposta.
"Anna, ehi Anna che c'è?" Fu solo allora che si accorse che lei stava piangendo. Allora Hans la abbracciò. "Perché piangi?"

Anna alzò lentamente la testa mostrando gli occhietti rossi. "Mi manca la mia famiglia." 

"Se vuoi sfogarti sulla tua famiglia fa pure, ti ascolto."

"In realtà la mia famiglia mi manca però non è solo questo."

"Dimmi tutto allora."

"Sto male perché vedo che fate tanto per me, soprattutto tu, ma io non sono in grado di fare niente per te. Prima stavi di nuovo male, lo so. Ed io non riesco mai a mai a farti stare meglio perché tu non vuoi mai dirmi niente."

Hans sentì un tuffo al cuore. "Ora invece ti dimostrerò che non è vero che non fai niente per me. E' vero che non ti racconto niente, ma lo faccio perché sei ancora relativamente piccola per appesantirti con le cose di persone adulte. E poi se proprio vuoi saperlo, questi mesi in cui sono stato in tua compagnia sono stato molto felice e lo sai perché?"

Anna scosse la testa.

"Perché anche se tu non te ne accorgi, porti molta gioia. Anna tu mi fai venire voglia di diventare..." Deglutì un momento. "Padre, ecco. L'ho detto."

"Questo significa che ti fa piacere stare con me? Non ti do fastidio?"

"Anna te lo dissi anche tempo fa', come puoi pensare di darmi fastidio? Anna a volte vorrei che tu fossi mia figlia!"

"Davvero?" Anna ricominciò a piangere.

"Certo che si. Ci riscaldi il cuore a tutti, me compreso. E guarda che non è facile scaldare il mio cuore di ghiaccio." 

Anna si asciugò un occhio con la manica del suo cappotto. "Posso dirti una cosa?"

Hans annuì sorridendo.

"Di solito... ci penso e... anch'io vorrei che tu fossi mio padre, a volte." Disse Anna timidamente. "Però non l'ho mai detto perché ero convinta che se anche mi volevi bene..." Non riuscì a finire la frase perché riprese a singhiozzare.

Hans la abbracciò e Anna continuò a parlare. "... non me ne avresti voluto più perché mi avresti presa per una stupida."

"Non avrei mai presa per stupida Anna, più che altro per pazza. Insomma tu sei dolce e affettuosa e io nemmeno un po'." 

"Ma non è vero, questo lo pensi tu, cioè è vero che sei un po' antipatico e privo di tatto a volte ma in realtà sei affettuoso anche tu." 

"Maledizione! Hai fatto saltare la mia copertura." Ironizzò lui per far sorridere Anna.

"Io il mio papà non lo cambierei con nessuno anche adesso che non c'è più, però mi piacerebbe avere un fratello maggiore.

Inizialmente Hans sorrise però poi il suo volto si fece pensieroso. "Anna... hai mai desiderato, qualche volta, non so, di rivedere tua sorella Elsa oppure sapere dove si trova e che sta facendo al momento?"

Anna fece uno sguardo ostinato e triste. "Lei non è più mia sorella ormai."

"Anna non dire queste cose, è sempre tua sorella."

"Lei non mi ha voluta! Mi ha abbandonata."

"Su questo hai ragione. Ed io non so perché l'abbia fatto ma sono sicuro che ti voleva bene." Hans non poteva permettere contrasti, anche se a lui non dispiacevano perché era più che capace di uscirne vittoriosa ma il suo lavoro consisteva nell'esatto opposto. La sua opinione però era che, secondo lui, Elsa non meritava più di tanto solo per il fatto di aver voltato le spalle a sua sorella, una persona come Anna del resto che meritava ben altro. E per cosa poi? Per una malattia mentale immaginaria che avevano 'sapientemente diagnosticato' ad Anna. 

"Non ha mai chiesto di me e non si è mai interessata anche a distanza di anni."

Hans sospirò e non rispose. Si rese conto dello sbaglio di chiedere di sua sorella solo quando Anna si alzò improvisamente.

"Io la odio! Odio Elsa!" Urlò Anna piangendo.

Hans si avvicinò subito. "Anna, calmati. Sta tranquilla adesso ci sono io ok? Non pensare più al passato." 

"Mi ha fatto male!" Soffocò Anna.

"Lo so, lo so. Ma adesso non conta più, ti prometto che avrai una famiglia che ti vorrà bene e che non ti abbandonerà."

"Io non avrò mai una famiglia, nessuno mi vuole!"

"Io si, e anche tante altre persone Anna. D'oggi in poi tu sarai mia sorella e niente di tutto il resto conta, oggi hai trovato una famiglia."
 
Hans riprese a camminare con Anna ancora scossa. Decise di fare delle lunghe passeggiate per calmarla, parlò solamente dopo una mezz'ora.

"Come ti senti?"

"Male."

"Perché?"

"Perché non dovevo prendermela e strillare in quel modo."

"Capita a tutti Anna, a me è successo tante volte a causa dei miei fratelli."

Anna lo guardò. "Forse vuoi dire dei nostri fratelli."

Hans sorrise. "Hai ragione."

"Ma eri serio quando hai detto che adesso sono tua sorella o lo hai detto solo per per dire?" Chiese Anna preoccupata.

"No affatto, Anna."

"Ma quando te ne andrai e finirai il tuo incarico di prenderti cura di me... scadrà anche il nostro impegno di fratello e sorella?"

Hans fece per parlare ma poi si zittì. "Vedi, Anna, è un po' complicato da... sai una cosa? Non ci pensiamo adesso." Disse Hans con tono positivo. "Vuoi andare da qualche altra parte oggi?"

Anna rimase delusa. "Ok."

"Bene. Andiamo a prendere una cioccolata calda allora, fa freddo e sto morendo di fame."

Anna sorrise un po'. "Si, anch'io."

Si sedettero in un bar caldo per godersi la cioccolata. 

"Posso farti un'ultima domanda, Hans?"

"Ultima, sicura?" 

"... ok, penultima."

"Chiedi pure Anna."

"Lo so che già hai detto no ma... mi parli della persona che ti manca? Non ti arrabbiare però."

"Non mi arrabbio Anna te l'ho già detto però..." Hans prese un bel respiro. "Lei... si chiamava Abigail ed era la mia fidanzata."

"Hai avuto una fidanzata?! Te l'ho sempre voluto chiedere... scusa." Disse Anna quando accorgendosi che non era il caso di essere pimpante con un argomenti simile. 

"Non devi chiedere scusa, comunque avevo immaginato che prima o poi mi avresti fatto una domanda sulla mia vita romantica."

Anna fece uno sguardo colpevole. "Bel nome Abigail comunque, è un nome che ha origini bibliche sai? Me lo disse Millicent quando parlammo di nomi antichi. Significa 'colei che porta_"

"_ onore a suo padre, lo so." Finì di dire Hans. "Lei recava onore a tutti."

Due minuti dopo.

"Hans?"

Sospiro. "Che c'è?"

...

"Ultima domanda ora. Cosa accadde ad Abigail, come morì?"

Hans non rispose.

"Scusa non voglio sembrare irrispettosa, sono solo curiosa. Ma a me dispiace tanto."

"Lo so Anna, se non rispondo è solo perché è un po' brutto da raccontare però ti prometto che la prossima volta magari te lo dirò."

"Va bene."

Quando uscirono dal bar Hans riprese la conversazione.
"Anna."

"Dimmi tutto."

"Stavo pensando... dato che è ancora presto per tornare..."

"Si?"

"Ti piacerebbe di andare a trovare una persona?" 

"Certo. Chi?"

Hans sorrise immensamente. "E' una sorpresa. Ma credo proprio che ti piacerà."

Anna non disse nulla, ma fece un largo sorriso.













Nota d'Autrice:

Eccomi qui, mi scuso immensamente per il ritardo ma non ho avuto il tempo ti scrivere in questi mesi, ma negli ultimi due o tre giorni ho deciso di farmi arrivare le gambe dietro la testa per fare tutte le cose che dovevo.
Inoltre avevo intenzione di pubblicare l'ultimo capitolo scritto entro il 2016 XD
Il prossimo sarà pubblicato direttamente l'anno prossimo... ok questa era squallida.

Ringrazio tanto chi ha ancora buon cuore di leggere le mie noiosissime storie, io vi adoro tutti ragazzi.

Ultima nota dell'anno: Sono tre anni oramai che è uscito Frozen ma mi piacque allora e mi piace tanto tutt'oggi e non credo che abbandonerò questo fandom. Ovviamente mi mancano molto quelli che di cui non ho più notizie qui.

Comunque, non sono capace di fare un discorso sensato a quest'ora XD

Nel prossimo capitolo vedremo la morte di Abigail (oddio sto diventando sadica XD)

Spero che il capitolo vi sia piaciuto :)

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Capitolo 4
*** Parte -4- ***


Parte -4-





"Dove stiamo andando?" 

"Ti ho detto che è una sorpresa."

"Ma io mi sto scocciando, stiamo camminando da un sacco di tempo." Si lamentò Anna.

"Sono passati solo sei minuti, Anna! Devi cominciare a coltivare una qualità chiamata pazienza."

"Ma io non sono paziente!"

"E me ne sono accorto..." Sospirò Hans. Dopo un po' udì il fischio di whattsapp e controllò il cellulare, era Martina.

M: Aww che carini Anna e il pupazzo! Dovevi fartela anche tu la foto però...

"Chi è?" Chiese curiosa la ragazza.

"E' Martina, ha risposto alla tua foto. Ha detto che sei carina."

Anna sorrise soddisfatta. "Grazie, ma adesso quando arriviamo alla mia sorpresa?" 

"Due minuti e arriviamo, la vedi quella casetta lì infondo? E' lì che dobbiamo andare."

"Ok." Rispose Anna dubbiosa. 

Percorsero il piccolo vialetto in silenzio scalciando un po' di neve qua e là. Arrivarono fino alla porta, era piacevole l'atmosfera di quella piccola zona. C'erano piante innevate attorno agli stipiti con un quadretto di ceramica su cui era scritto il nome della famiglia, poco comprensibile a causa della brina spessa. 

"Bussa tu." Invitò Hans.

Anna lo guardò e poi suono incerta il campanello. Dopo pochi istanti udirono una voce ovattata. 

"Chi è?"

A che rispose Hans. "Polizia di Cleveland signora, abbiamo un mandato di perquisizione. Hanno detto che in casa vostra nascondete un grande carico di amore e affetto."

Passò qualche secondo finché sentirono dei passi, poi con un click si aprì la porta. Uscì una signora grassoccia, ma non troppo con un viso che sembrava una pasqua. La donna fissò un attimo prima di spalancare gli occhi.
"Westergard? Hans Westergard?!" 

Hans fece un inchino. "In persona. E questa ragazza è_"

"No, non è possibile." Lo interruppe la donna. "Tu sei... Anna?!"

Anna guardò Hans, poi la donna. "Ehm, si."
Appena parlato, Anna si sentì due braccia forti e morbide racchiuderla.

"Oh tesoro mio, da quanto tempo! Ma vi prego entrate!"

I due entrarono in casa, c'era uno zerbino con su scritto'Welcome to everyone'.

"Ehm, Hans... chi è questa signora?" Chiese a bassa voce. Prima che potesse rispondere però...

"Io sono Bulda tesoro, Bulda Bjorgman. Il nostro Kris parlava spesso di te sai?"

Anna la guardo. "Kris... Kristoff?

"Certo!" 

Anna era rimasta immobile, sembrava che per poco non svenisse. "Hans, tu mi hai portata da Kristoff?" Aveva gli occhi umidi.

Hans pensava di aver fatto qualcosa di sbagliato. "Scusa Anna, pensavo che ti facesse piacere, non volevo_" Fu interrotto nuovamente con un abbraccio goffo da parte di Anna. 

"Grazie! Graziegraziegraziegrazie." Anna si staccò per poi saltare addosso a Bulda. "Oh signora Bjorgman sono così contenta di conoscervi." 

Bulda stritolò Anna di rimando. "Piccola mia sono io che sono onorata di conoscerti, però chiamami Bulda cara." 

Dopo aver finito con gli abbracci Bulda fece sedere Anna e Hans sul divano. "Stavo proprio preparando i biscotti, a minuti saranno pronti, poi Anna mi aiuterà a prepararne altri." 

"Si!" 

Mentre erano intenti a chiacchierare non si accorsero dell figura che stava entrando nella stanza.

"Anna?" 

Si voltarono tutti. 

"Guarda un po' chi c'è mio caro." Bulda si rivolse al ragazzo.

"Kristoff?"

Kristoff fissò Anna e poi si avvicinò velocemente. "Non ci posso credere, sei proprio tu?!" 

"Si è proprio lei." Intervenne Hans mormorando nella tazza del suo tè.

Anna nel frattempo si alzò dal divano e gli andò incontro per salutarlo come si doveva ma mentre lo faceva Kristoff la sollevò da terra facendola roteare in un mezzo giro. "Oh Dio, pensavo che te ne fossi andata, che ti avessero adottata..." Kristoff non riuscì a formulare frasi sensate, balbettava mentre si grattava la nuca e metteva le mani sul petto. "Sei be... cresciuta! Sei cresciuta, quanti anni hai? Anzi no aspetta, lo so! Tu devi avere... sedici anni, giusto?"

"Si esatto! E tu invece ne hai_"

"Diciannove."

"Già, sono passati quattro anni. Io ho pensato che non ti avrei mai più rivisto." Ammise Anna malinconicamente.

"Però adesso sei qui, tranquilla io qua resterò per un bel po'." Sorrise Kristoff.

"Kris perché non porti Anna a fare un giro della casa e le fai incontrare Pabbie, sono sicura che le farà piacere rivederlo."

"Grand Pabbie è qui?!" Chiese Anna emozionata.

"Certo, è di sopra, sai lui lavora in soffitta vieni..." Kristoff tirò Anna per mano e uscirono dal salotto.


Bulda e Hans aspettarono che si allontanassero per poi cominciare una conversazione.
"Non ho mai visto Anna felice come ora." Disse Hans.

"Sono contenta che l'hai portata qui, ho sempre adorato quella ragazza. Ma sono ugualmente contenta che sei venuto anche tu. Allora Hans, come stai?"

"Sto bene." Affermò lui annuendo come per dare credibilità alla risposta.

"Sii sincero, come stai davvero?"

"Ok Bulda, non sto bene bene ma sto davvero meglio, dico sul serio."

"Mhm, beh mi fa piacere. Ma sbaglio o sei dimagrito? Da quanto tempo non mangi?"

"Io mangio! Non molto ma mangio."

"Sei pelle e ossa! Ok sai cosa? Stasera tu e Anna restate a cena qui, così anche Cliff potrà incontrarvi."

"Ti ringrazio Bulda, è molto gentile da parte tua ma non so se la direttrice accetta che Anna stia nuovamente fuori a cena." 

"Oh ma che dici! Aspetta che sia Pabbie a chiederlo e secondo me le daranno anche un'ora in più per rientrare."

Hans sospirò. "Va bene, non oserei mai contraddirvi."

"Bene! Ora... facciamo un po' di pettegolezzi, dimmi la signora Hubermann è sempre la stessa?"

"Oh anche peggio! E' la versione femminile di Hitler. Anna la odia... e anch'io." Ridacchiò.

Bulda sbuffò una risata. "E Martina e Millicent?"

"Sempre le stesse, sono indispensabili per Anna."

"Non puoi immaginare come sono contenta che ti abbiano affidato Anna, ho come la sensazione che le cose miglioreranno."

"Io lo spero." Rispose Hans. Avrebbe voluto parlare con Bulda dell'idea di progetto che aveva, in effetti chi meglio di lei poteva capirlo e consigliarlo. "Bulda?"

"Dimmi." Rispose lei intententa a tirare i biscotti dal forno.

"Io... avevo pensato di fare una cosa ma ho bisogno di confrontarmi con qualcuno."

"Sputa il rospo."

"Sai ci ho pensato molto, e avrei intenzione di..." Abbassò la voce cautamente. "... 'adottare' Anna."

Bulda lo fissò immobile con sguardo sconvolto. "Dici sul serio?"

Hans retrocesse un po'. "Beh io ho pensato che forse sarebbe una cosa giusta e altruista da fare, Anna stamattina stava male perché pensava l'avrei abbandonata anch'io, poi lei è una cara ragazza e merita di avere un punto fisso nella sua vita per cui l'idea mi è balenata per la testa e_"

"Oh Hans!" S'intromise Bulda. "Sarebbe una cosa meravigliosa!"

"Lo... pensi davvero?"

"Si! Se decidi adottare quella ragazza farai più di una buona cosa, finalmente darai una famiglia ad Anna, poi entrambi sarete un fratello e una sorella magnifici e inoltre realizzerai il sogno tuo e di Abigail di aiutare dei ragazzi che difficilmente potranno essere adottati a causa della maggiore età, questa sarà una svolta positiva nella tua vita!"

Hans era già l'uomo più ottimista della terra.

"Ma..." Cominciò Bulda.

"Ma?"

"Dovrai prima mettere a posto diverse cose."

"Cioè...?"

"Dovrai prima di tutto parlare con sua sorella, Elsa."

"Cosa?! No! Non esiste che parlerò con Elsa, quella donna ha abbandonato sua sorella, non ha mai chiesto di lei, non si è mai fatta viva. Elsa non ha più nessun diritto su Anna."

"Hans, lo so che può sembrare inverosimile ma sappi che Elsa ha molto più bisogno di aiuto di quanto pensi. Fidati, lei ama sua sorella ma è cresciuta con la paura di sbagliare per tutta la sua vita, quella donna sin da bambina si sentiva il peso del mondo sulle sue spalle. Elsa non fa visita ad Anna non perché è cattiva o menefreghista, lei non lo fa per paura di sbagliare con sua sorella. Ti chiedi come lo so, ecco io sono spesso in contatto con Gerda, la loro balia, e lei mi racconta tutto. Elsa soffre per Anna."

Hans ascoltava Bulda pazientemente. "Questo non lo sapevo." Ammise lui.

"Parla con Elsa di questa cosa, ragazzo mio. Dopotutto sono sorelle e dovrai accettare qualsiasi cosa lei ti dica, anche se non vuole affidarti Anna, lei ce li ha eccome i diritti su Anna."

Hans tamburellava nervosamente le dita sul tavolino. "Va bene."

"Ottimo! Però non parlarle così o sembrerà che la vorrai uccidere, la spaventeresti a quella povera ragazza."

"Già poverina." Ribadì sarcastico e Bulda gli diede un'occhiata di rimprovero.

"Sai, Elsa era molto amica di Abigail..."

"Cosa? Lei non me ne ha mai parlato." Oppure si, ora Hans riordava di quella volta che Abigail tornò a casa raccontando di aver fatto amicizia con una ragazza che lavorava in un'impresa importante, probabilmente gli aveva anche detto il nome ma lui non prestò attenzione.

"Elsa lo raccontò a Gerda e Gerda lo disse a me."

"Oh." Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

"Non puoi certo trattare male un'amica della tua ragazza."

"Ok, parlerò civilmente con Elsa. Ma lo faccio solo per Anna."

"E' la cosa giusta da fare Hans."
Subito dopo aggiunse: "E trovati una fidanzata!"

"Cosa?!"

"Non voglio che resti solo per sempre e non ti innamorerai più! Inoltre ai single non danno gli affidamenti lo sai."

Hans gemette. "Troverò una soluzione."

"Sai, Elsa è libera ed è anche una bella ragazza." Bulda fece un sorrisetto.

"Bulda..." Disse in tono di avvertimento.

"Stavo scherzando." Rise di gusto.


***

  
In quel momento Anna si sentiva la ragazza più gioiosa del mondo, salendo pian piano le scale non riusciva a contenere il sorriso che si estendeva da una guancia all'altra, Kristoff parlava velocemente spiegandole delle cose ma lei non prestava attenzione, solo il fatto di rivedere Kris era sufficiente per spegnerle il cervello e poi, non vedeva l'ora di rivedere Pabbie! 


"E qui... è dove Grand Pabbie sta la maggior parte del tempo." Disse Kristoff concludendo il tour.

Anna provò a riaccendere gli ingranaggi del cervello e prestare attenzione. Si fermarono difronte ad una porta chiusa.
"E che fa sempre qui?" Chiese incuriosita.

"Beh lui lavora, cioè è più una distrazione per lui ma la sfrutta come lavoro. Intaglia piccole sculture in legno e fa delle belle collane di cristalli."

"Cristalli?"

"Si, lui li chiama cristalli di fuoco, entra ti faccio vedere!"

Kristoff aprì piano la porta. "Nonno, possiamo entrare?"

Poi si udì una risposta. "Entra pure Kris."

Quando Anna entrò e vide l'anziano uomo seduto ad un tavolo da lavoro spalancò la bocca. "G-Grand Pabbie?"

L'uomo si fermò dalla sua attività e alzò lo sguardo verso la ragazza. "Anna?"

"Si sono io!" 

"Oh santo cielo mia cara!" Pabbie si alzò immediatamente e corse ad abbracciare Anna. "Come stai bambina mia?"

"Bene, ti ringrazio. Però avrei tanto desiderato che tu non te ne andassi, mi sono sentita abbandonata."

"Anna, mi dispiace tantissimo ma purtroppo non potevo scegliere io chi mi affidassero e poi ho una certa età cara, era arrivato il momento che andassi in pensione." Concluse accennando un sorriso.

"Capisco, sono contenta che però Kristoff abbia avuto te, Bulda e Cliff."

"Già, ma poi... ho sentito che sei in buone mani, vero? Ho saputo che Westergard si occuperà di te, non hai idea di come sono contento che ti sia capitato Hans, è il migliore in campo. Come ti trovi con lui cara?"

"Beh mi sto trovando molto bene in effetti, ma inizialmente non lo sopportavo." Dovette ammettere lei.

"Mi sarebbe apparso strano se fosse il contrario." Rise Pabbie.

Dopo, Pabbie mostrò ad Anna tutte le sculture di legno che aveva fatto, erano sia mini sculture di persone e manichini che utensili e illustrazioni varie, Anna pensava fossero bellissimi. Inoltre le mostrò anche i cosidetti 'cristalli di fuoco' che menzionò Kristoff, in effetti lo sembravano davvero. Erano gemme colorate variamente ma con luci incandescenti proprio come se stessero prendendo fuoco. E quando Anna chiese rapita cosa fossero sia Pabbie che Kristoff ridacchiarono dicendole che fosse un segreto.

***

Anna, Kristoff e Pabbie scesero nel salotto dove si trovavano Hans e Bulda. I due stavano ancora chiacchierando sulla questione precedente, si fermarono solo quando videro arrivare gli altri.

"Ehi voi due, di cosa state parlando? Eravate così seri." Chiese Anna.

"Niente Anna, cose da adulti." Rispose Hans, e proseguì. "Comunque noi dovremmo tornare, devo anche avvertire la direttrice che stasera ceniamo qui."

Anna emise uno sbuffo scocciato. "Va bene."

"Ehi Pabbie, come stai?" Salutò lui.

"Io sto alla grande Hans, ho saputo che stasera cenate qui e a me fa molto piacere. Sono contento di avere dei miei cari amici come ospiti, anche Cliff sarà entusiasta di vedervi."

"Ti ringrazio." Sorrise Hans.

"E trattami bene questa ragazza."

Hans non riuscì a far a meno di ridere. "Oh io la tratto benissimo, piuttosto è lei che maltratta me."

"Ciao Kris." Anna salutò timidamente Kristoff. 


***

"Ciao Kris" Ripeté in macchina Hans per l'ennesima volta prendendo in giro Anna.

"Smettila." Sbuffò Anna.

Hans guardò Anna e sospirò. "C'est l'Amour."

"E andiamo!"

***

Hans accompagnò Anna alla casa famiglia e avvertì la direttrice Alexandra Privet della cena.

"Mi fa piacere che la fai uscire Hans, davvero. E' stata un'ottima scelta affidarla momentaneamente a te." 

"Direttrice Privet, a proposito di questo... volevo discutere con lei su una questione."

Alexandra aggrottò la fronte. "Certo, siediti."

Hans si sedette e prese coraggio a parlare. "Si tratta dell'affidamento di Anna."

La signorina Privet aveva uno sguardo interrogativo sul volto.

"Ecco, volevo consultarmi con lei riguardo una decisione importante. Vorrei chiedere all'associazione di 'adottare' Anna."

"Beh Hans sarebbe una cosa stupenda..."

"Ma?"

La direttrice sospirò. "Ma dovresti chiedere a sua sorella, Elsa Arendelle."

"Si ecco, a proposito di questo, non c'è un modo per evitare giri inutili? E per giri inutili intendo il dover parlare con Elsa."

"No Hans, lei è maggiorenne e in un certo senso ha i diritti sulla sorellina."

"Ma l'ha abbandonata!"

"Elsa era una ragazzina quando Agdar e Idun Arendelle sono morti, Anna era una bambina emotivamente instabile e lei non poteva prendersi cura della sorella piccola."

"Secondo me l'unica persona emotivamente instabile e con disturbi mentali è proprio Elsa." Sfuriò Hans.

"Purtroppo non abbiamo mai capito perché Elsa non abbia cercato di riavere la sorellina una volta compiuta la maggiore età." Disse Miss Privert pensierosa. "Sono contenta però che tu voglia prenderti sincera cura di lei. Sappi che questo comporterà delle grosse responsabilità. Dovranno indagare sulla tua vita privata, riportare alla luce eventi tristi e spiacevoli di cui tu fai tutto per dimenticarli solo per vedere se sei idoneo emotivamente."

"Lo so."

Passarono la successiva mezz'ora a discutere della faccenda, dopodiché Hans dovette andar via.

"Ripasso verso le sei e mezza per prendere Anna, grazie Miss Privet."

"Va bene. Ricorda quello che devi fare." Gli disse.

Hans annuì e andò via.

***

Tornato a casa diede da mangiare a Sitron, riordinò le stanze, lavò i sacrosanti pavimenti, si lavò, si vestì e si gettò poi sconsolato sul divano. E cominciò a pensare.

Brutta cosa.

Chiedere l'affidamento di Anna significava lottare, lottare contro Elsa, l'associazione, i servizi sociali, se stesso. Dovano chiedergli: "Hai mai avuti problemi con l'alcol?" E no, lui non ne aveva. A parte singolari episodi dopo... dopo la morte di Abigail. "Perché vuole prendere in affidamento Anna Arendelle?" Poteva rispondere semplicemente perché voleva bene a quella ragazza ma non sarebbe bastato e allora avrebbe dovuto dire per forza: 'Era il sogno mio e della mia quasi moglie prendere l'affidamento di ragazzi maggiorenni che non avevano più speranze di avere una famiglia e che fossero stati ragazzi sensibili e inesperti della vita' e ciò significava che avrebbe dovuto rivivere la morte di Abigail e_

NO. 

Lui era forte ora, voleva affrontare la realtà e andare avanti. Per il sogno di Abigail, per il bene di Anna, per il bene suo
Si stiracchiò per benino sul divano e provò a prendere sonno, stava dormendo solo dalle tre alle quattro ore a notte senza saperne il motivo. Chiuse gli occhi e dopo qualche minuto riuscì finalmente ad addormentarsi.

Come d'abitudine per ogni volta che si addormentava sul divano, il risveglio consisteva nel trovarsi la mano sbavata e il suo cane appoggiato con la testa in grembo.
Sitron era la sua sveglia personale. 
Hans guardò pigramente l'orologio e_

18:10!

"Ma porca-" Hans saltò dal divano, andò in bagno e si sciacquò la faccia. Afferrò il cappotto, salutò Sitron con un paio di carezze e corse verso la macchina.

Arrivò alle sei e venti alla casa famiglia a causa del traffico. Sarebbero poi andati a piedi dai Bjorgman con quel freddo glaciale dato che era una zona pedonale, avrebbero fatto sicuramente tardi.

"Martina ciao, ti prego dimmi che Anna è pronta."

"Uh... si, è pronta. La vado a chiamare."

***

"Anna! Hans è qui, dai infila il cappotto."

"Marty aspetta..." Anna la fermò.

"Cosa c'è?"

"Ecco io... non lo so, ho paura di andare dai Bjorgman."

"Ti senti ansiosa perché non stai molto con altre persone, è normale."

"No è che_"

"E' che c'è Kristoff?" Chiese Martina con un sorrisetto.

Anna arrossì. "No! Io..."

"Andrà tutto bene Anna, ricorda: stasera starai insieme a tutte persone che ti vogliono bene, ok?"

"... ok."

***

Quando Anna sbucò nell'ingresso Hans le andò incontro velocemente. "Ehi Anna, non ti muovevi più? Saremo in ritardo corri. Ci vediamo più tardi ragazzi!" Salutò gli altri e trascinò Anna fuori.

"Ehi! Perché corri?" Si lamentò Anna.

"Perché siamo in ritardo. Guarda che lo faccio per te, così puoi stare più tempo in compagnia loro anche prima di cena."

"Beh grazie." Rispose Anna in modo piatto.

"Ma che c'è?" Hans si fermò.

"Niente... camminiamo."

"Ehi, se c'è qualcosa che non va me lo devi dire. Gli accordi erano questi."

"In realtà non c'è niente che non va, sono solo nervosa. Ho paura che andrà storto qualcosa."

"Non andrà storto niente, Anna. Sono persone che ti vogliono tanto bene e stasera tu ti divertirai un mondo." Disse Hans deciso.

"Se lo dici tu."

Perché il genere femminile dev'essere così complessato?

Arrivarono in silenzio all'accogliente porta della famigliola.

"Pronta?"

Anna annuì e Hans bussò.

Dopo un istante la porta si aprì rivelando proprio Kristoff che si era bloccato non appena li vide.

"Kristoff hai aperto?" Urlò Bulda da un'altra stanza.

"Si mamma." Rispose lui. "Scusate, buona sera." Infine sorrise.

"Ciao Kristoff." Lo salutò Hans entrando.

"Ehi Anna." Kristoff continuava a fissare Anna ignorando completamente Hans.

Anna sorrise imbarazzata. "Posso entrare?"

"Oh! Certo perdonami, entra." Le fece un cenno galante col braccio.

Lei mormorò un 'grazie' ed entrò.

Dopo un po' il ragazzo diede il via ad una conversazione random e fu così che Anna e Kristoff cominciarono a parlare molto vivacemente come se non ci fosse un domani.

Intanto Hans, che aspettava Bulda seduto sul divano in salotto, osservava la scena con uno sguardo indescrivibile sul volto.

Sono consapevoli che ci sono anch'io? E Anna non era quella timorosa di venire qui?

"Non sto dicendo che io sia chissà che bravo a disegnare ma... mi piace molto."

"Scommetto invece che tu sia bravissimo Kris, perché dopo non mi mostri qualche disegno? Per favore." Chiese Anna con uno sguardo languido.

Da quando è diventata così civettuola?

Kristoff deglutì pesantemente. "O-okay."

"Meraviglioso!"

L'euforia e le risate di entrambi dissiparono non appena si voltarono e videro Hans che li osservava con un sopracciglio alzato.  

"Allora, Kristoff..." Cominciò lui. "Parlami un po' di te. Cos'hai intenzione di fare dopo il diploma."

"Beh io... in realtà avevo pensato di lavorare, voglio dire... di diventare un veterinario. Sai amo gli animali."

"Davvero?!" Chiese Anna entusiasta.

"Si."

"Waw, dev'essere un bel lavoro sai. Apprezzo chi lavora con gli animali, dopotutto anch'io ho un cane e_"

"Si chiama Sitron! Non ricordo il nome strano della razza ma è un cane bellissimo e molto simpatico!" Lo interruppe Anna.

Kristoff guardò Hans molto incuriosito. "Hai un cane?"

"Si, e prima che Anna mi interrompesse, volevo dire che è Norsk Elghund Grigio, una razza norvegese, ed praticamente il mio unico amico."

"Fantastico." Poi guardò Anna. "Allora ti piacciono i cani?"

"Certo!"

Kristoff fece un sorriso a trentadue denti. "Aspettate qui."

"Dove vai?"

"Devo farvi vedere una cosa." e poi sparì.

Hans aspettò qualche istante. "Kristoff è proprio un bravo ragazzo, vero Anna?" Chiese con un sorriso diabolico.

Anna provò a fare un broncio ma fallì miseramente. "Si lo è, e allora?"

Hans finse uno sguardo disinvolto. "Mhm niente."

"Dove sono i miei ragazzi?" Entrò Bulda con le braccia spalancate pronta ad abbracciarli.

"Bulda!" Esclamarono in coro.

"Scusate l'attesa ma stavo finendo di preparare."

"Non preoccuparti." Rispose Hans.

"Ma dov'è finito Kris?"

"Ha detto che doveva farci vedere una cosa."

Proprio in quell'istante entrò Kristoff con un fagotto tra le braccia e si avvicinò ad Anna. 
Tutti lo guardavano incuriositi finché non levò un lembo della coperta rivelando un cucciolo di labrador dal pelo dorato con occhioni curiosi.

Hans fu il primo a commentare. "E' bellissimo Kristoff." E non resistette alla tentazione di accarezzarlo.

Anna intanto era rimasta incantata.

"Ti piace?" Le chiese Kristoff.

"Oh mio Dio! E' così tenero che mi viene da piangere, posso prenderlo?"

Kristoff le sorrise. "Certo" E glielo porse. "Si chiama Sven."

Anna lo prese come se fosse un bambino.

"Lo abbiamo preso il mese scorso, Io e Cliff adoriamo i cani." Disse Bulda soddisfatta. "Ehi Kris perché non porti Anna a vedere la sua cuccia'"

"Certo! Andiamo Anna."

Quando i due si allontanarono Bulda iniziò la conversazione. "Cliff sta arrivando a momenti, perché non vieni in cucina. C'è anche Pabbie."

"Mi farebbe molto piacere."


***

"Oggi ho parlato con Alexandra." Finalmente parlò Hans, dopo essere rimasto pensieroso per i successivi venti minuti.

"Davvero? Le hai raccontato di Anna?" Chiese Bulda incuriosita.

"Si ma, anche lei, ha detto che devo parlare con Elsa." Rispose irritato. "Mi ha detto 'E' la cosa giusta da fare Hans.'" Terminò usando un tono femminile buffo.

A che Bulda si ostinò. "Beh mi pare anche ovvio! La signorina Privet è una donna intelligente, Hans. Sa cosa dice."

"Non ne dubito. Ma Bulda, se poi mi viene da picchiarla? Già il nome 'Elsa' basta ad irritarmi." Non fece in tempo a formulare altre scusanti quando sentì un pesante schiaffo dietro la testa.

"A volte ti comporti come un bambino Hans Westergard lo sai?! Elsa non è il tipo di persona che irrita, basta guardarla bene in faccia per farti provare pena per quella povera ragazza." Bulda singhiozzava melodrammaticamente mentre terminava la frase.

"Ok Bulda, adesso calmati però." Disse Hans massaggiandosi ancora la nuca dolorante.

"Oh scusa, sono troppo emotiva." 

Hans non fece in tempo a rispondere che sentì la porta aprirsi e Cliff che entrava allegramente.

"Beh ma buonasera ragazzo."

"Cliff!" Hans si alzò andando incontro a salutarlo. "Come stai?"

"Sto una meraviglia, ho le energie di un ventenne. Tu invece Hans, sembri un ottantenne a cui non hanno ancora dato la pensione."

"Ha ha sempre molto spiritoso Cliff. Comunque sto bene." 

"Mi fa piacere figliolo." Disse dandogli una pacca sulla spalla. "A proposito, dov'è la piccola Anna?"

Hans fece per rispondere ma Anna lo batté sul tempo. 
"Sono qui!"

Cliff si bloccò per un istante. "Buon Dio, altro che piccola. Sei una signorina Anna!"

"Grazie signor Cliff." Arrossì lei.

"Mia cara in questa casa ci diamo del tu."

Anna sorrise.


***


Quando finalmente l'intera famiglia si riunì in cucina Bulda cominciò ad apparecchiare allegramente facendosi dare una mano (con grande insistenza da parte loro) dal resto dei presenti.

Hans prese un momento Anna in disparte. "Ti sta piacendo la serata?"

"Si molto, Kristoff mi ha fatto vedere alcuni dei suoi disegni e anche piccole sculture in legno. E' davvero bravo."

"Mi fa piacere, però avresti dovuto truccarti un po'. Ti stai facendo rossa come un peperone." La istigò lui.

Anna lasciò un respiro irritato. "Ma perché mi prendi sempre in giro?"

"Andiamo Anna, è così evidente che ti piace. E anche tu gli piaci."

Anna spalancò gli occhi. "Che?!"

Hans sorrise. "Gli piaci, scema. Sembrate due stoccafissi quando vi guardate."

Anna fece un lamento e Hans scoppiò a ridere.


Il resto della serata fu molto piacevole, a parte la deliziosa cucina di Bulda, l'atmosfera era molto allegra e serena. Anna si stava divertendo molto e felice lei, felici tutti allora. 

***

Dopo mezz'ora di saluti e raccomandazioni, Hans e Anna andarono via.

"Ci torneremo la prossima volta Anna, te lo prometto."

"Va bene." Acconsentì lei.

"Intanto ti sei divertita stasera, noto che quando sei con persone la quale ti fidi stai bene e sei più sciolta. Però dobbiamo cercare di fare almeno buon viso a cattivo gioco anche con chi non sopportiamo."

"Ma io lo fare, lo faccio sempre quando sto con te." 

Hans alzò un sopracciglio. "Da dove viene tutta questa malizia ora?"

"Me l'hai insegnata tu." Ridacchiò Anna.

"Anna, ti do giusto tre secondi di vantaggio."

Anna allora cominciò a correre e strillare. "Adoro giocare ad acchiapparello."

"Ah si?" Disse Hans col fiatone. "Non credo che l'adorerai quando ti prendo però."

"Ma se sei un vecchietto!" Rise Anna.

"Questa me la paghi!"

Purtroppo la corsa non durò a lungo sulla neve scivolosa perché caddero miseramente sul parco, ma almeno Anna continuava a ridere.

"Hai ragione Anna, sono un povero vecchietto. Mi arrendo." Disse Hans oramai steso al suolo. Si alzò e aiutò anche Anna. "Dai torniamo a casa."

"Non vedo l'ora quando 'casa' non sarà più la casa famiglia per me." Disse Anna sorridente.

"Lo spero anch'io Anna, te lo auguro con tutto il cuore."

"Tanto hai detto che mi prenderai tu in custodia e diventerai il mio fratello maggiore!" Disse lei gioiosamente.

Hans le diede un sorriso colpevole. "Già, ti prometto che farò tutto il possibile."


***


Dopo aver accompagnato Anna, Hans tornò finalmente a casa trovando Sitron che dormiva beato.

"Dovevo chiamarti Nebbia." Mormorò ironico Hans. Dopodiché prese il suo cellulare. Era tardi per fare telefonate ma...

Adesso o mai più.

Compose il numero e aspettò diversi squilli.

"Pronto?" Gli risposa una voce molto rigida.

"Ehm salve, parlo con..." deglutì. "Elsa Arendelle?"

"Si, sono io. Spero si renda conto che sta chiamando a tarda notte."

"Ha ragione, mi scusi per l'orario ma le devo parlare. Sono Hans Westergard."

Ci fu un attimo di silenzio. "E allora?"

Hans sospirò. "Lavoro per i servizi sociali come tutore nella casa famiglia Young Angels."

"Perché sta chiamando ora?!" La sua voce si stava spezzando. "Ho mia sorella lì! E' successo qualcosa?"

"N-no! No signorina Arendelle, vede io al momento mi occupo di sua sorella ma lei sta bene."
La sentì espirare con sollievo. Era preoccupata per la sorella?
"Comunque le devo parlare, è abbastanza importante."

"... Va bene. Domani a mezzogiorno."

"Oh, va benissimo. Al parco?"

"Ok."

"Bene, la ringra_"

Elsa aveva staccato il telefono.

"...zio."

Una cosa era certa, questa Elsa Arendelle poteva essere sensibile quanto voleva lei ma aveva proprio un bel caratterino.

"Quella grandissima..."

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