Strangers like me

di Lady Samhain
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***



Capitolo 1
*** I ***


Strangers like me


Whatever you do, I'll do it too
Show me everything and tell me how
It all means something
And yet nothing to me a New York,

I can see there's so much to learn
It's all so close and yet so far
I see myself as people see me
Oh, I just know there's something bigger out there.


(Strangers like me – Phil Collins – Tarzan OST)


Era strano avere di nuovo il peso di un corpo. O sentire la fame. O la sete. O addormentarsi e svegliarsi.

Quando era allo stato di obscurus le cose erano in un certo senso più semplici: non aveva esattamente bisogno di nutrirsi nè tantomeno di riposare perchè lui era energia che alimentava sè stessa.

Qualcosa di raro. Unico. Pericoloso.

Se ripensava a cosa aveva fatto a New York, gli sembrava impossibile che Newton Scamander si fosse preso cura di lui tutto quel tempo.

Aveva sentito la sua presenza sempre accanto a sé e la cosa lo confondeva, per quanto gli fosse estremamente grato.

Gli altri maghi avevano provato ad ucciderlo, Newt invece lo aveva raccolto ed aveva fatto di tutto per tenerlo in vita.

All'inizio Credence temeva che volessero usarlo come arma come aveva voluto fare quel Grindelwald, ma ora il pensiero gli sembrava semplicemente assurdo.

Tina e Newt non volevano combattere nessuno, volevano solo tenerlo al sicuro.

Anche quel professore, quel Silente amico di Newt, era stato molto gentile con lui.

Gli aveva fatto assaggiare le prime caramelle del mondo magico ed era stato incredibilmente fortunato perchè ne aveva trovato una al gusto di torta di mele.

Dopo due settimane in infermeria si sentiva molto meglio fisicamente, ma a livello mentale era ancora molto confuso.

E adesso che avrebbe fatto? Aveva dovuto lasciare l'America, ed essere in un paese straniero a volte lo atterriva. E poi c'era la sua magia. Credence la sentiva. Era come un'energia nuova che gli formicolava sotto pelle. Era quello che lui era sempre stato, era un mago, non doveva più trattenersi. Era nel suo mondo eppure tutto di quel mondo gli era estraneo.

Newt gli chiedeva come stava, ma lui non sapeva mai dare una risposta precisa.

Non stava male, ma nemmeno bene. Era confuso.

Per giorni e giorni non aveva indosato altro che i pigiama dell'infermeria, che un incantesimo manteneva sempre pulito e fresco di bucato, ma prima o poi avrebbe dovuto alzarsi dal letto.

Fu Newton a portargli dei vestiti nuovi.

Erano i suoi primi vestiti e Credence stava per mettersi a piangere.

-Perdonami, non conosco i tuoi gusti, ma posso sempre cambiare i colori se...-

Credence aveva fermato le sue scuse abbracciandolo.

Gli era venuto spontaneo.

-Non avevo mai avuto vestiti come gli altri ragazzi. Grazie-

Indossò la camicia bianca, il maglione verde bottiglia ed i pantaloni neri. Gli sembravano bellissimi. Solo quando cercò la cintura si accorse che non c'era, o meglio quella che lui aveva creduto una cintura non lo era affatto.

Si vergognava a chiedere aiuto, ma oggettivamente non sapeva come fare e dovette chiamare Newt.

-Non... non so indossare questa cintura-

-Non è una cintura, sono bretelle. Scusami, avrei dovuto dirtelo prima. Se ti togli il maglione ti faccio vedere come si mettono-

Non era una cintura. Probabilmente non avrebbe mai più indossato una cintura in vita sua, e anche di questo era grato a Newt.

Lasciò che il mago gli agganciasse i pantaloni davanti e dietro e poi si rimise il maglione.

-Dimmi se sono scomode-

-No, sono perfette-

-Bene. Allora possiamo uscire-

***

Ovviamente Newt lo aveva portato in un posto in cui lui era a suo agio: in mezzo alla natura.

Avevano camminato sulla riva del lago fino quasi al lato opposto alla scuola per poter parlare tranquillamente.

C'erano molte cose di cui dovevano discutere.

-Credence, ormai sei grande. Puoi scegliere di andare a vivere da solo se lo desideri, oppure puoi restare con me e... hem... Tina. Però non potrai più tornare negli Stati Uniti-

-Voi mi vorreste?-

-Ma certo!-

-Allora resterò con voi-

Non aveva sperato tanto. In realtà ogni giorno da quando stava bene lo aveva passato in attesa dell'inevitabile, e cioè che prima o poi Newton e Tina lo salutassero ed andassero per la loro strada; per lui avevano già fatto pure troppo.

E invece no. Gli chiedevano di restare e lui non poteva desiderare di meglio.

-Molto bene, allora è deciso. Adesso c'è un'altra cosa che devo chiederti-

Newton gli porse la sua bacchetta.

Credence aveva visto molte volte il mago fare incantesimi con quella, ed una bacchetta magica gli sembrava qualcosa di meraviglioso e allo stesso tempo di proibito perchè simboleggiava tutto ciò che sua madr... che Mary Lou gli aveva insegnato a combattere.

Ciononostante, il sorriso con cui Newt gliela porgeva non aveva nulla di pericoloso, per cui Credence si decise a prenderla.

Gli formicolavano le dita, ma non sapeva se era vera magia o solo suggestione della sua mente.

-Vedi l'acqua del lago? Puntala verso l'acqua e muovila come ti viene più naturale-

Credence aveva il cuore che batteva forte. Stava per fare una magia! Oppure una colossale figura da idiota. Dopotutto Grindelwald gli aveva detto che era impossibile insegnargli, che era un magonò, che in sostanza era un essere inutile persino nel mondo dei maghi.

Eppure aveva un formicolio alle dita, il cuore che batteva forte ed una mano di Newt sulla spalla ad incoraggiarlo.

Provò ad agitare la bacchetta e dal lago si sollevò uno schizzo che era stato senza dubbio provocato da lui.

La sua prima magia! Non era nemmeno un vero incantesimo, ma adesso sapeva di poterlo fare!

C'era un modo per liberare la forza che sentiva agitarsi dentro di lui.

Guardò Newt e anche lui sorrideva orgoglioso.

-Adesso hai bisogno di una bacchetta tutta tua, Credence-

-Mi scusi!- e gliela restituì in fretta.

-No, no, non è questo che intendevo. Vedi, Credence le bacchette non sono tutte uguali. Ogni mago ha la sua perchè i legni e le anime sono diversi ed usati in diverse combinazioni. Con una bacchetta adatta a te potrai fare incantesimi molto migliori. Per adesso ti presto la mia più che volentieri. E per favore, chiamami Newt e dammi del tu-

Rimasero sulla riva del lago fino al tramonto e Credence riusciva quasi a controllare la sua magia; era una sensazione bellissima. Finalmente sentiva di essere al suo posto.

***

-Ho fatto un'incntesimo!- disse in fretta non appena rivide Tina.

Era così orgoglioso di quello sventolio di bacchetta! Voleva dirglielo assolutamente.

Lei lo abbracciava come Credence aveva sempre desiderato, e per lui stava diventando una piacevole abitudine. Lo faceva sentire a posto.

-Davvero? Oh, Credence, è meraviglioso!-

Anche lei era orgogliosa di lui. Mary Lou lo avrebbe picchiato anche solo per aver pensato una cosa del genere.

-Allora oggi ci facciamo accompagnare da Newt al negozio di bacchette più vicino. Devi assolutamente avere una tua bacchetta, ormai sei grande!-

Neanche Tina era mai stata a diagon Alley, per questo tutti e due si tenevano stretti a Newt.

Credence avrebbe voluto passare il resto della sua vita in quel quartiere. Lì si respirava letteralmente la magia. Era tutto nuovo eppure era familiare. Era come il ricordo di un bel sogno.

Le vetrine erano piene di stoffe che si tagliavano da sole, di ingredienti per pozioni, di libri che si sfogliavano da soli o che erano bianchi e facevano apparire le parole a seconda del testo richiesto; e poi c'erano i manici di scopa ed i negozi di animali.

Newt si sarebbe fermato in ognuno di essi ma resisteva eroicamente alla tentazione, finchè Tina non lo incoraggiò.

Ne uscì con una coppia di pulcini di gufo e ne consegnò uno a Tina ed uno a Credence.

-Questo è... è davvero mio?-

Balbettò Credence mentre fissava incredulo il batuffolo piumoso tra le sue mani.

-Certo. Se saprai prenderti cura di lui vedrai che sarà un compagno fedele. Ah, Tina, credo che la tua sia femmina. Vi consiglio di farli stare insieme finchè non saranno un pò cresciuti-

Anche Tina era rimasta conquistata dal pulcino che l'aveva fissata con i suoi grandi occhi color ambra e sbattendo le alucce.

-Grazie mille, Newt! La chiamerò Eglantine- annunciò con un sorriso intenerito.

Credence aveva avuto l'impressione di un vago rosa che le tingeva le guance dopo aver ricevuto quel regalo, e che il suo sorriso avesse qualcosa di diverso, ma si astenne dal fare qualsiasi commento.

Rimisero i pulcini nel loro cesto, dove si addormentarono perchè era ancora pieno giorno, e li coprirono con un panno per non impaurirli.

Credence trovava che Tina fosse assolutamente adorabile con il cesto sottobraccio e nel modo in cui cercava di ripararlo dagli scossoni.

Andando in giro in quel mondo fantastico, Credence quasi non si aspettava di trovare qualcosa di normale come un barbiere.

Ed improvvisamente si ricordò del suo terribile taglio di capelli.

Lì ancora nessuno gli aveva detto niente, ma lui non poteva più sopportarlo.

Senza rendersene conto si era fermato in mezzo alla strada e non si accorgeva di Newt e Tina fermi ad aspettarlo.

La strega lo raggiunse.

-Sai, credo che sarebbe necessario fare una sosta dal barbiere-

-Sì, sarebbe un'idea- la appoggiò il magizoologo.

-Intendevo anche per te, Newt-

Infatti il ciuffo di ricci del mago gli arrivava sugli occhi, e così Tina li spinse dentro enrambi.

Quando uscirono Newt era più o meno lo stesso di sempre, solo con una visuale sul mondo più sgombra, Credence invece era completamente cambiato.

Il barbiere gli aveva lasciato i capelli che cominciavano a ricrescere sulla nuca e sulle tempie, ma l'orribile scodella era sparita.

Restava appena qualche ciuffo sulla fronte che lui avrebbe potuto pettinare indietro o di lato.

Era così bello sentirsi la fronte libera!

Si sentiva incredibilmente bene in quel modo!

Aveva dei vestiti normali, un taglio normale, e chi lo avesse visto con Newt e Tina avrebbe pensato che erano una famiglia normale.

Credence provò un buffo sobbalzo allo stomaco a quel pensiero.

-E adesso la cosa più importante!- esclamò Newt.

-Una bacchetta nuova per Credence-

-Hem... veramente pensavo di pranzare...-

-Newt!-

-Ma è la verità! Allora facciamo decidere a lui-

Credence improvvisamente si sentì a disagio. Non gli era mai capitato che qualcuno chiedesse il suo parere...

-Io... ecco, io...-

-Puoi scegliere quello che vuoi. Se hai fame o se sei più curioso di provare una bacchetta tutta per te-

Era quasi mezzo giorno ed un pò di fame iniziava a farsi sentire, ma all'idea di avere una bacchetta e di poter fare magia per conto suo Credence la dimenticò.

-Io... io preferirei andare a prendere la bacchetta-

Disse timidamente.

-Perfetto! Allora da questa parte-

Newt li guidò ancora più avanti lungo Diagon Alley e poi in un vicolo leggermente rientrato. Si fermò davanti ad un negozio con l'insegna in legno su cui campeggiavano due bacchette incrociate e un nastro che si intrecciava tra le due, e la scritta "Olivander".

-Il miglior fabbricante di bacchette di tutta la Gran Bretagna. Ah, Credence- Newt si fermò per guardarlo negli occhi e mettergli una mano sulla spalla. Sembrava una cosa importante -Credence, ricordati che ci sono migliaia di combinazioni possibili quando si tratta di bacchette. Potrebbe volerci molto tempo. Io ho fatto quasi due ore di prove quando dovevo comprare la mia prima bacchetta, per cui non scoraggiarti se non ne trovi subito una che va bene per te-

-Oh... grazie...- era contento che Newt lo avesse avvisato prima -Ma allora come saprò quando ho trovato quella giusta?-

-Te lo farà capire lei. Su, adesso entriamo-

Il negozio di Olivander era buio e, a parte lo spazio riservato al bancone, era interamente occupato da pareti che formavano un vero labirinto. Solo che non erano di mattoni: erano pile e pile di scatoline allungate.

Credence si sentiva in soggezione lì dentro e gli veniva istintivo tallonare Newt.

-Buon giorno, signori. Cosa posso fare per voi?-

-Signor Olivander! La trovo bene. Siamo qui perchè ci serve una bacchetta nuova per lui-

E spinse leggermente avanti Credence.

-Capisco. Certo, certo, troveremo una bacchetta. Ma sei sicuro che non vuoi che io ripari la tua, ragazzo? Non l'ho fabbricata io ma potrei rimetterla a nuovo qualunque sia il danno-

-Ah... ecco...-

Credence aveva iniziato a tremare. Come poteva spiegare a quell'uomo per quale motivo non aveva mai avuto una bacchetta magica nonostante avesse superato i diciotto anni? Si voltò verso Newt in cerca di aiuto.

-La situazione è complicata, signor Olivander. Lui non è inglese. Mi dia retta. È meglio comprare una bacchetta nuova-

-Va bene, se insistete tanto... siediti, ragazzo-

Credence si sedette sullo sgabello al centro del negozio e gli sembrava una cosa abbastanza normale da fare. Questo fino a quando un metro a nastro non si avvicinò a lui fluttuando a mezz'aria e cominciò a prendere varie misure.

Misurò la lunghezza della sua mano dal palmo al medio, poi la larghezza, poi ancora la lunghezza dal gomito alla spalla e dal gomito al polso. Gli prese anche la circonferenza della testa e del torace.

Il signor Olivander borbottava qualcosa di incomprensibile, e intanto percorreva i corridoi estraendo ogni tanto una scatoletta.

Ne posò un bel paio sul bancone prima di chiedergli di alzarsi in piedi e di iniziare a provarle.

La prima era di un legno rosso di cui Credence non aveva mai sentito il nome.

Non appena la agitò, un intero muro rovinò a terra e lui indietreggiò terrorizzato.

Che danno aveva fatto?!! Gli ci sarebbero voluti centinaia di qualsiasi cosa usassero i maghi come moneta per ripagare quel disastro!

Stranamente né Newt né Olivander sembravano particolarmente colpiti o arrabiati con lui.

-No, evidentemente l'abete rosso non va bene. Proviamo con il sandalo-

Gliene mise in mano un'altra e stavolta cadde a terra solo una piccola porzione di muro.

-Bene, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Però è curioso... davvero curioso. Prova questa. Legno di amaranto. Esotico ma perchè no? considerato che lei non è di queste parti-

La bacchetta di amaranto fece esplodere uno dei pannelli di vetro della porta.

-No, nemmeno l'amaranto è abbastanza. Provi questa. È legno di mogano-

Stavolta il pannello si incrinò solamente ed il fabbricnte di bacchette si sfregò le mani soddisfatto, apparentemente incurante del fatto che gli avesse appena devastato il negozio.

-Bene, bene, davvero molto bene. Lei ha un grande potere, e credo che stiamo trovando il modo giusto di incanalarlo. Mi chiedo se... ma sì, in fondo tutto sembra portarci in quella direzione, quindi tanto vale provare- scomparve tra le pile ordinate per rispuntare con l'ennesima scatola -Coraggio, provi questa-

Credence capì subito che quella bacchetta era diversa. Era di un legno più scuro di tutte le altre, di un nero intenso con appena un riflesso rosso cupo sulla superficie perfettamente lucidata.

Non appena l'ebbe in mano sentì una vera scossa elettrica in tutto il braccio, unita all'intima consapevolezza che quella fosse sua proprietà.

Nessun altra. Con quella bacchetta si sentiva consapevole di ciò che faceva piuttosto che agitarla a caso. Gli bastò un movimento del polso per far scaturire una luce che era come una cascata di diamanti.

Olivander sembrava felice almeno quanto lui.

-Straordinario, davvero straordinario! Dieci pollici, rigida, legno d'ebano ed anima di crine di unicorno. Una combinazione interessante, Mr Barebone, non c'è che dire. Il legno più scuro che esista ed un'anima che rappresenta assoluta purezza. Sì, sarà interessante quando comincerà ad usarla. Anche se è una cosa insolita-

Sembrava che Olivander non aspettasse altro che lui gi chiedesse di cosa stava parlando, e alla fine Credence cedette alla curiosità.

-Perchè è insolito?-

-Perchè le bacchette si adattano alla personalità del mago, e le personalità umane cambiano nel corso degli anni. Quella da cui lei è stato scelto oggi è una bacchetta che sarebbe più adatta per un mago con almeno il doppio dei suoi anni-

-Ma posso prenderla lo stesso, non è vero?-

Chiese lui allarmato. L'idea di separarsene gli causava un dolore fisico. Non poteva lasciarla proprio ora che gli era costata tanto tempo e dolore prima di riuscire a conquistarla.

-No, stia tranquillo, Mr Barebone, ormai che la bacchetta ha scelto lei nessuno può contestarle nulla. Vuol dire semplicemente che lei ha una maturità superiore alla sua età-

Allora si azzardò a lasciare andare un sospiro di sollievo.

Quando uscirono Tina era seduta al bar dall'altro lato della strada ad aspettarli, e quando Credence le mostrò la bacchetta non potè trattenere un "oh" di meraviglia.

-Non sembra per niente la bacchetta di un principiante. Sembra la bacchetta di un mago già di alto livello-

Commentò lei.

-Lo ha detto anche il signor Olivander. Non è sbagliato, non è vero?-

-No, Credence, non è sbagliato. È speciale-


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Nel cerchio della Strega


Benvenuti in questo secondo capitolo della serie.

Anche questa avrebbe dovuto essere una one shot, ma alla fine il buonsenso ha avuto la meglio e dopo cinque pagine ho deciso di dare tregua ai vostri e ad i miei occhi, così l'ho divisa in due parti.

È un ottimo modo per inserire più strofe delle canzoni di Tarzan.

Mi sono dilungata particolarmente nella descrizione di quando Credence compra la bacchetta perchè la Rowling ci insegna quanto le bacchette siano intimamente connesse alla personalità del mago, e quindi ho dato spazio al mio trattato di bacchettologia.

E sto cercando di dare spazio anche a Newt e Tina, perchè tanto la sappiamo che si metteranno insieme.

Grazie per essere approdati anche qui.


Lady Shamain



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Capitolo 2
*** II ***


I wanna know, can you show me
I wanna know about these
strangers like me
Tell me more, please show me
Something's familiar about these strangers like me


(Strangers Like Me – Phil Collins Tarzan OST)


La prima volta che Credence entrò nella casa che avrebbe condiviso con Newt e Tina fu uno dei momenti più felici della sua vita.

Era una villetta a due piani, con le stanze da letto al piano di sopra ed una cucina, un soggiorno ed un salottino al piano di sotto.

L'arredamento era in gran parte di legno e dava alla casa un'aria di calore e di accoglienza.

Tutte le cose di Credence erano in una valigia, che lui portò al piano di sopra nella sua nuova stanza.

Ogni cosa gli sembrava meravigliosa.

Il suo nuovo armadio, il suo nuovo letto, il caminetto giù in cucina, i muri in pietra grigia del focolare, i davanzali in granito.

Sì: quella era veramente casa.

Era casa di Newt quando non era in giro per il mondo alla ricerca di animali magici, e da quel momento sarebbe stata per molto tempo casa di Credence e Tina.

La strega aveva chiesto in tutti i modi possibili di essere trasferita a lavorare come Auror in Gran Bretagna.

Prima era arrivata una possibilità di "collaborazione internazionale" per quattro mesi, poi il trasferimento definitivo.

Viaggiare ogni giorno dal Surrey a Londra, al Ministero della Magia, non era un problema per lei da quando era stata brevettata la metropolvere.

***

Credence aveva iniziato a studiare.

Si sentiva ancora molto a disagio nei contatti con altre persone, per cui aveva preferito i corsi di recupero per corrispondenza piuttosto che iscriversi a scuola.

E comunque, cosiderato che la sua istruzione magica sarebbe dovuta partire da zero, sarebbe stato imbarazzante se si fosse dovuto sedere tra i banchi di scuola con degli undicenni.

Preferiva coltivare amicizie più sporadiche con ragazzi della sua età del quartiere. Era una cosa insolita che stesse ancora studiando alla sua età, ma nessuno sembrava farci troppo caso, anzi a volte lo aiutavano con alcuni incantesimi.

Credence imparava in fretta e questo lo aiutava parecchio, perchè nessuno poteva permettersi di prenderlo in giro se riusciva a padroneggiare incantesimi nuovi dopo solo pochi tentativi.

La magia era qualcosa di meravigliosamente naturale.

Più il tempo passava più lui la sentiva dentro di sé come un flusso di energia. Non era più una massa amorfa e pericolosa che sbatteva a casaccio. Era parte di lui, una parte meravigliosa.

A volte si divertiva a dare forma all'acqua o alla neve d'inverno, a spazzare le foglie cadute oppure a creare scie di luce, e lo faceva per il solo gusto di farlo.

Newt e Tina glielo ripetevano spesso: lui aveva un talento straordinario. Era la magia eccezionale che aveva dentro che aveva creato un obscurus straordinariamente potente ma che lo aveva anche salvato.

Tina lo chiamava "il nostro miracolo" ed in quel "nostro" Credence percepiva una sfumatura di tenerezza che gli faceva provare un calore indefinibile.

Lo faceva sentire amato, voluto, protetto. Parte di una vera famiglia.

E poi, oltre a studiare per la scuola, aveva iniziato a studiare le creature magiche con Newt.

Le prime volte che Credence era sceso nella valigia era tanto intimorito che stava attaccato alle costole di Newt. Aveva ricordi confusi di tutto ciò che il magizoologo gli aveva detto mentre lui era allo stato di obscurus, ma vederlo di persona era tutta un'altra cosa!

Newt lo aveva fatto cominciare con cose semplici come dare da mangiare agli animali più piccoli, ma man mano che Cedence prendeva confidenza lo aveva portato ad avvicinarsi a creature sempre più grandi e complesse.

Credence era davvero affascinato dalle creature volanti, non era un sentimento indotto, come aveva creduto Newt.

Era capace di stare per ore a fissare i piccoli di occamy che imparavano a volare, oppure le creaure opalescenti che fluttuavano nelle loro bolle d'acqua.

Questo amore si manifestava anche nel rapporto del ragazzo con il suo gufo.

Il cesto che faceva da nido era stato sistemato fin dal primo giorno in camera di Credence, perchè oggettivamente lui era quello che passava più tempo in casa e che poteva badare meglio ai pulcini.

Su consiglio di Newt aveva aspettato a trovare un nome al suo, e poi ne aveva scelto uno da un testo di storia della magia.

Lo aveva chiamato Aidan perchè voleva dire fiamma, ed il pulcino cominciava a manifestare un piumaggio da adulto che tendeva al rosso ramato.

Credence lo nutriva ogni volta che pigolava, anche se spesso accadeva nel bel mezzo della notte.

Faceva scivolare minuscole quantità di carne tritata nel beccuccio aperto e poi tornava a dormire.

I pulcini stavano ancora insieme nel loro "nido", per cui spesso Credence si prendeva cura anche di Eglantine al posto di Tina.

Quando furono più cresciuti e non ebbero più bisogno di mangiare ogni poche ore, i due uccellini furono spostati nel salotto di casa, in un angolo vicino al caminetto su cui Newt aveva collocato apposta una trave ed il cesto.

Le prime prove di volo furono disastrose: i pulcini avevano l'istinto di volare, avevano il piumaggio adatto, ma la loro esperienza era tutta da costruire.

Finì che Newt e Credence dovettero mettere una pila di cuscini sotto il nido per evitare che i tentativi dei due temerari finissero molto male.

Ovviamente, dopo essere caduti dal nido, cominciavano a pigolare disperati e si rannicchivano a formare una palla di piume, finchè qualcuno, di solito Credence, non li raccoglieva, li consolava e li rimetteva al loro posto.

Al ragazzo non dispiaceva quel compito, anzi era intenerito da come i due si fidavano di lui.

Ogni volta che entrava nella stanza, se erano svegli, lo salutavano con versi entusiasti e agitandosi, finchè lui non lasciava tutto e si metteva a giocare un pò con loro.

Decisamente quella nuova vita gli piaceva.

A volte aveva paura che fosse solo un sogno da cui prima o poi si sarebbe svegliato, ma poi Tina lo abbracciava, Newt gli sorrideva orgoglioso per come aveva gestito qualcosa di difficile, ed allora tornava tutto perfetto.

***

I momenti che Credence preferiva erano le sere d'inverno.

Quando Tina era libera dall'ufficio e poteva cucinare qualcosa di speciale, e quando Newt era a casa tra un viaggio e l'altro, allora erano tutti e tre insieme e si creava un'armonia magica.

Il salotto era rischiarato dalla luce del camino mentre fuori c'era il silenzio ovattato di una nevicata, e Credence si sentiva perfettamente al sicuro da tutto.

Gli bastavano una fetta di dolce preparata da Tina, la storia di qualche avventura narrata da Newt davavanti al fuoco con le immagini che prendevano vita tra le fiamme e Credence si sentiva perfettamnte felice, così commosso che a volte doveva nascondere in fretta il fatto che aveva gli occhi lucidi.

Gli veniva spontaneo pensare a loro tre come ad una famiglia.

Sapeva bene che Newt e Tina non erano solo coinquilini, e la cosa in un certo senso lo rassicurava.

Una sera li vide seduti vicino al caminetto che parlavano con le teste vicine, e allora preferì andare in camera sua e lasciarli un pò da soli.

Non si sentiva escluso. Era felice per loro.

***

Qualche tempo dopo Newt gli chiese di scendere ad aiutarlo con alcune creature, cosa che si rivelò ben presto essere una scusa.

-Credence, avrei bisogno del tuo aiuto-

-Va bene. Per cosa?-

-Io... ecco, io... io voglio chiedere a Tina di sposarmi-

Credence se lo aspettava. Erano settimane che aspettava che succedesse.

-Ma è meraviglioso! Ed io che devo fare?-

-Devi dirmi se secondo te lei accetterebbe. Cioè, io lo so che non sono il partito ideale, che sono spesso lontano da casa e che mi nascondo in una valigia piuttosto che affrontare il mondo reale, però la amo. Come faccio?-

Credence era intenerito da quella dimostrazione di fragilità. Era bello vedere che non era solo lui a non essere perfetto, ed era un sollievo scoprire di poter essere amati nonostate le imperfezioni, anzi imperfezioni comprese.

-Potresti provare con una danza di corteggiamento ed un pò di muschio-

Tentò di sdrammatizzare.

Scoppiarono a ridere entrambi all'idea di corteggiare Tina come se fosse una femmina di Erumpent.

-No, seriamente, Newt. Io ti suggerisco di uscire dalla valigia e di dire a lei queste cose. Comunque non preoccuparti: ho il sospetto che lei aspetti solo la tua proposta-

Difatti qualche giorno dopo Newt e Tina erano usciti per una passeggiata ed erano tornati lei con un anello di fidanzamento alla mano sinistra e lui con il più meraviglioso, lunatico sorriso che avesse mai avuto.




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Capitolo 3
*** III ***



Ooo, these emotions I never knew
Of some other world far beyond this place
Beyond the trees, above the clouds
I see before me a new horizon


(Strangers like me – Phil Collins – Tarzan OST)


Il matrimonio fu abbastanza semplice: Tina non aveva parenti a parte sua sorella Queenie, e Newt non voleva spaventare la sua futura moglie presentandole il clan Scamander al completo. Per quello la cerimonia fu molto intima.

Theseus Scamander, il fratello maggiore di Newton, e Credence erano i testimoni dello sposo, mentre Queenie e l'amica di Tina Amarantine erano le testimoni della sposa.

Era un matrimonio magico, quindi molte formule erano diverse da quelle della chiesa a cui Credence era abituato, ma non si poteva dubitare che fosse sincero, e lui era sinceramente contento.

Erano loro due che si sposavano, ma lui si sentiva bene come se un altro pezzo della sua vita stesse finalmente andando al suo posto.

Tina era meravigliosa nel suo abito bianco, mentre Newt sembrava l'uomo più felice della terra.

Guardando loro due, per la prima volta Credence osò accarezzare il pensiero di essere lui un giorno ad avere lo stesso sguardo pieno d'amore per una ragazza vestita di bianco.

Era stato tutto perfetto, tranne per il fatto che alla fine del ricevimento Queenie sembrava malinconica o turbata per qualcosa.

Credence si decise ad avvicinarla per sapere cosa non andava.

-Oh, sei tu. Che dolce che sei. sì... no... ecco, di solito sono io quella che legge la mente e adesso non mi so spiegare-

Venne fuori che Queenie stava portando avanti una mezza storia con Jacob, il babbano che li aveva aiutati a New York, solo che proprio dopo quei fatti la società magica era diventata ancora più chiusa verso i babbani.

-Ogni giorno vado nella sua pasticceria e penso "ecco, oggi lo faccio: gli resituisco i suoi ricordi". Ma poi non posso farlo. Il MACUSA mi arresterebbe immediatamente, e poi lo oblivierebbero e lo spedirebbero chissà dove per impedirmi di riprovarci. Oh, Credence, sei così caro a preoccuparti per me. Sì, io gli piaccio, l'ho visto. Oh, lo so che è da maleducati leggere la mente a persone che non ne sono consapevoli, ma non ho resistito. Dovevo sapere se avevo una possibilità oppure no, capisci?-

Credence avrebbe tanto voluto aiutarla. In fondo lui ne sapeva qualcosa di espatri clandestini.

-In America è illegale parlare del mondo magico ad un babbano, ma in un altro stato? Potresti convincerlo a partire con te per... diciamo il Canada. Oppure il Messico. O magari venite qui in Gran Bretagna. Fuori dai confini nazionali puoi fare quello che vuoi. Gli ridai i suoi ricordi, gli spieghi la situazione e poi decidete insieme-

-Ma non posso fargli lasciare la sua pasticceria. Sai, per adesso l'economia no-mag non va tanto bene negli Stati Uniti, e se dovesse chiudere anche per pochi giorni potrei rovinarlo. Non lo sopporterei-

-Veramente questo sarebbe un motivo in più per andare entrambi via dagli Stati Uniti-

Queenie si illuminò all'improvviso.

-Hai ragione! Sei un ragazzo straordinario, Credence, adesso capisco perchè mia sorella parla tanto bene di te nelle sue lettere. Oh, ma certo che puoi chiamarmi zia, tesoro-

Credence era arrossito violentemente perchè, per chiamare Queenie "zia", sarebbe stato logico chiamare Tina "mamma". E magari Newt "papà".

E lui non aveva ancora osato chiedere tanto.

***

Accadde più o meno due mesi dopo il matrimonio.

Credence aveva avuto un piccolo incidente con un cucciolo Gallese Verde particolarmente vivace, e si era trovato a dover scappare fuori dalla valigia con camicia e maglione per metà bruciati dal drago e per metà zuppi per l'Aguamenti di Newt che lo aveva salvato dal finire arrosto.

Tina stava facendo le pulizie nel corridoio al piano di sopra quando lo aveva visto sfrecciare in camera sua a cercare qualcosa da mettersi addosso.

Era a torso nudo ed aveva lasciato la porta aperta per la fretta, e si accorse che Tina lo aveva seguito solo quando lei lanciò un'esclamazione soffocata dietro di lui.

-Tranquilla, non sono andato a fuoco, sto bene-

Si affrettò a rassicurarla, ma non era quello il motivo per cui lei lo guardava preoccupata.

-Credence... la tua schiena-

Lui la guardò senza capire. Poi all'improvviso realizzò.

Dovette fare qualche contorsione per arrivare a guardarsi nello specchio all'interno dell'armadio, ma alla fine dovette ammettere che Tina aveva ragione: la sua schiena, specie sulle scapole, era attraversata da un'impressionante quantità di cicatrici.

Erano i segni delle punizioni di Mary Lou Barebone, ed all'improvviso Credence si sentì a disagio. Era di nuovo diverso, fuori posto.

Avrebbe preferito non vedere mai più quelle cicatrici e meno che mai avrebbe voluto che le vedesse Tina.

-Credence, perchè non mi hai detto niente?-

-Volevo dimenticare-

Riuscì solo a dire lui. Era rimasto con la camicia nuova in mano e tremava così forte che non sarebbe riuscito a indossarla.

Tina lo raggiunse e lo abbracciò stretto.

Per un attimo Credence resistette perchè si sentiva di nuovo il mostro, quello sbagliato e strambo, ma poi lei iniziò ad accarezzarlo.

-Si possono cancellare, Credence. È possibile. Non devi portarti addosso questi segni. Perdonami per non averci pensato prima-

Era così bello essere abbracciato in quel modo!

Essere protetto ed amato a dispetto delle cicatrici che deturpavano il suo corpo.

Credence cedette e si aggrappò a lei, supplicandolo in silenzio di non lasciarlo.

-Sistemeremo anche questo. Te lo prometto-

E allora Credence non resistette più. Aveva il cuore in gola per la sua istintiva paura di essere rifiutato, ma non poteva più aspettare.

-M-mamma?- chiamò con un filo di voce e con le lacrime che già premevano per uscire.

-Cosa?-

Dovette ripeterlo con più decisione nonostante tremasse come una foglia, ma stavolta Tina aveva capito.

-Sono qui, amore mio. Sono qui-

In quel momento entrò Newt, che vedendoli entrambi in lacrime non sapeva cosa pensare.

-Mi dispiace, Credence, non credevo che fossi ferito gravemente, io...-

-Papà- lo interruppe lui.

-Come?-

Dovette chiederglielo di nuovo, ma alla fine anche Newt venne ad abbracciarlo assieme a Tina.

-Farò del mio meglio... ragazzo mio-


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Nel cerchio della Strega


Mannaggia! L'ha fatto di nuovo alla fine del secondo capitolo! La riga spessa alla fine, avete presente? Ecco, così sono dovuti diventare tre capitoli.

Però forse è meglio che sia rimasta questa vagonata di diabete a parte, no?

Volevo infine fare una domanda: solo a me Credence con il suo obscurus ricorda molto Carrie White? Le differenze ci sono (ad esempio che Carrie è consapevole fin dall'inizio del suo potere e che si esercita ad usarlo) ma secondo e ci sono anche tante somiglianze.

Ed vedo qualche somiglianza anche con Elsa di Frozen. "Celarlo, domarlo, non mostrarlo" vi ricorda niente?

Grazie per essere arrivati alla fine di questa storia, in particolare grazie a molina89 e Wales_Kirkland per averla messa tra i preferiti e nevermore72, Nemo e rafiki 86 e Mary Evans per averla messa tra le seguite


Lady Shamain

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