Alchemy

di tempestadentroquietefuori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 2: *** Un nuovo mondo ***
Capitolo 3: *** Vecchi amori ***
Capitolo 4: *** Halloween ***
Capitolo 5: *** Un nuovo amico ***
Capitolo 6: *** Scommettiamo? ***
Capitolo 7: *** Corsa mattutina ***
Capitolo 8: *** L'appuntamento ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Un nuovo amore ***
Capitolo 11: *** Sano shopping. ***
Capitolo 12: *** Verona, we are ready. ***
Capitolo 13: *** Solo ciò che non si fa non si sa. ***
Capitolo 14: *** Consumata dal dolore ***



Capitolo 1
*** L'inizio di tutto ***




- L'aereo diretto ad Atlanta partirà fra pochi minuti. Invitiamo i signori passeggeri  a salire a bordo e prendere posto, allacciando le cinture. -

L'ansia si sta impadronendo di me. Non ho mai preso un aereo e quando è arrivato il momento?
 Quando sono da sola, o meglio, con persone che non conosco ma che appartengono alla mia stessa agenzia: EF Education.
 Eh già, sto lasciando la mia città, la mia cara Napoli , per andare a studiare all'estero.
 La mia passione per la lingua inglese, in particolare inglese-americano, è davvero grande.
 Sin da piccola mi ha sempre affascinato e, guardando i film americani, anche la vita lì mi ha sempre attratto.
 A sedici anni, grazie a mia madre e il mio adorato fratello Rey, ho coronato il mio sogno. Sono stati inizialmente un po' contrari, ma poi hanno capito che c'è in ballo il mio futuro e mi hanno lasciato fare. Ovviamente il contratto con l'agenzia ha una certa durata, ma la mia famiglia provvederà a fare l'iscrizione all'Atlanta International School per tutto il mio percorso di studi.
 Dovrei iniziare il secondo anno, proprio come a Napoli , anche se questa volta sarò circondata da persone e ambienti del tutto nuovi. Non amo molto i cambiamenti, anche se questo è un gran bel cambiamento. Ho deciso di portare avanti questa decisione perché appunto è un mio sogno, nonostante abbia abbandonato la mia famiglia, i miei amici.. Insomma, un pezzo di cuore resterà sempre a Tokyo !
 L'aereo è oramai decollato, per cui non mi lascio prendere dal panico e mi metto comoda, chiudendo gli occhi.
 Che l'avventura abbia inizio!


 13 ORE DOPO

 Il viaggio non ha avuto nessun intoppo. Mi metto in fila insieme agli altri per ritirare i bagagli e aspetto il mio turno.
 L'aeroporto è strapieno, c'è un via vai di gente da far girar la testa. Dopo una buona mezz'oretta, è arrivato il mio turno e con gran fatica riesco a prendere le mie due valigie, anche se con l'aiuto di un ragazzo che lavorava lì.
 Che ci posso fare? Ho portato con me una casa intera!
 Mia madre più volte ha insistito a farmi portare meno cose, dicendo che comunque le avrei comprate lì, ma io sono di coccio. Con una navetta appositamente prenotata dall'agenzia raggiungiamo l'hotel che ci ospiterà per una sola notte, dopodiché il mattino seguente inizieranno le lezioni. Fortunatamente la mia compagna di stanza sembra essere simpatica, altrimenti non l'avrei retta proprio. Si chiama Selena, è Italo-americana e fino ad ora ha vissuto a Bari.
 Come mi ha spiegato, la madre è americana, mentre il padre è italiano e si sono conosciuti proprio durante una vacanza-studio.
 Dai suoi tratti si capisce che non è al 100% italiana, ha un non so che di particolare. Dato che non è il caso di disfare le valigie solo per una notte, io e Serena ci siamo conosciute meglio. Sfortunatamente non andremo nello stesso college, pur stando comunque nello stesso paese.
 È davvero simpatica, magari se tutti saranno antipatici nella nuova scuola, avrò comunque un'amica qui.
 Tra una chiacchiera è un'altra si sono fatte le due e, considerando che domattina alle sette dobbiamo stare sveglie, ci conviene dormire.
 Buona notte mondo!

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Capitolo 2
*** Un nuovo mondo ***


7:00 am 


Fisso il mio riflesso allo specchio già da quindici minuti. 
Dall'emozione mi sono svegliata alle cinque e mezzo del mattino e come risultato ? Sembro la protagonista di " The Ring ". 
Mi ci sono voluti ben dieci minuti per camuffare le mie occhiaie e il risultato? Ho una maschera al posto della faccia.
Ho cercato di rendere il mio volto quanto più naturale possibile, non mi piace essere un volto di plastica con tutto quel trucco. 
Ho applicato un filo di eye-liner nero e intensificato lo sguardo con un mascara extra-volume. 
Di solito per andare a scuola non mi  trucco oppure solo un po' di mascara, che per me è indispensabile. Oggi ho voluto essere più presentabile sia perché è il primo giorno  di scuola e sia perché è il mio primo giorno di vita qui. 
Resto imbambolata altri cinque minuti vicino allo specchio, osservando la mia figura al completo. I miei capelli di un banale rossiccio  ricadono morbidamente sul seno con delle piccole ciocche sbarazzine qua e là; osservo ciò che indosso ed è una delle cose che mi è sempre piaciuta della scuola americana: la divisa. 
È composta da una camicetta bianca e una gonnellina blu scuro. La camicetta mi calza a pennello, anche perché il mio seno non è chissà che e la mia pancia è abbastanza piatta; la gonna, forse un po' troppo corta, è davvero carina ed è abbinata a delle scarpe eleganti basse. 

7:30 am


È giunta l'ora del mio pasto preferito: la colazione. 
Scendiamo giù nella sala pranzo dell'hotel e noto che ci sono quasi tutti. 
Serena è una gran ritardataria; ecco un piccolo suo difetto. 
Ci sediamo ai primi due posti liberi e iniziamo a prendere tutto ciò che ci capita a tiro: pancake con sciroppo d'acero, latte macchiato con una spruzzatina di cacao, due cookies.
Ci vado giù pesante eh? Me lo dicono tutti, anche se non mi preoccupo tanto perché sono magra per costituzione e me lo ricordano sempre. Mi hanno sempre detto " Mangia tu che puoi ", ma mi hanno fatto sempre sentire in colpa, pur non riuscendo a non mangiare. 

Dopo finito il mio pasto, mi alzo e vado in bagno per lavare le mani e vedere se c'è ancora traccia del mio trucco. Non so se ve l'ho detto, ma quando mangio sembra che non ho mai mangiato in vita mia. 
Noto con stupore che è tutto al suo posto, tranne il lucida labbra che prontamente rimetto. Un'ultima guardata allo specchio, non pensate che io sia vanitosa, e poi esco di lì per raggiungere gli altri. 

Il pullman ha portato ognuno alla propria fermata, più o meno vicine tra di loro. Sono stata io l'ultima a scendere e alle otto e un quarto sono all'entrata dell'Atlanta international school. 
Noto che gli studenti si affrettano a raggiungere le scale dell'istituto con gran foga. 
Perfetto, sono in ritardo il primo giorno. 
Metto piede tra quelle quattro mura e vengo invasa da un ambiente del tutto diverso da quello italiano. 
Un corridoio immenso si fa strada davanti a me, armadietti ad entrambi i lati, studenti che si affrettano a prendere i libri per la prima lezione. 
Essendo nuova dovrei andare in segreteria per prendere l'orario, ma non ho la minima idea di dove si trovi. 


<< Ehm.. Scus->> 

Oh, ma grazie per avermi degnata di attenzione! 
Sembra che nessuno si accorga della mia presenza, compresa quella ragazza a cui ho tentato di chiedere indicazioni. 
Vabbè, vorrà dire che mi arrangerò da sola. 
Camminando, camminando, scorgo l'insegna " SEGRETERIA " alla mia sinistra e mi catapulto all'interno. 


<< Ehm.. Buongiorno! >> esclamo io entrando nell'ufficio.


<< Buongiorno. >> ricevo come risposta. 

Oh, almeno qualcuno conosce le buone maniere! 


<< In che cosa posso aiutarti? >> mi domanda gentilmente una signora bassina e con gli occhiali di nome Haidi ( ho letto il cartellino). 


<< Sono nuova e vorrei l'orario delle mie lezioni. >> affermo io. 


<< Nome e Cognome grazie. >> 



<< Sana Kurata. >> 



<< Un attimo solo. >> dice allontanandosi da me. 


Dopo qualche minuto mi si presenta davanti la signora di prima e mi porge un foglio con sopra i miei orari.
Essendo in enorme ritardo, la saluto e di corsa esco dalla segreteria. 


PRIMA ORA: FISICA.  


Che incubo. Proprio la materia che odio di più mi doveva capitare ? 
Salgo velocemente le scale che portano al secondo piano e con la coda dell'occhio cerco la mia classe. 
Un po' di fortuna a me: è proprio quella alla mia destra. 
Busso alla porta e dopo due secondi un " avanti " mi invita ad aprirla. 


<< È in ritardo signorina. >> afferma con un inglese impeccabile  un professore alto e robusto più o meno sulla quarantina. 


<< Si, lo so. Mi scusi tanto. Sono nuova. >> dico io imbarazzata, anche perché ho trenta paia di occhi fissi su di me. 


<< Ho notato. Il suo nome è? >> domanda inclinando il capo.


<< Sana Kurata, professore. >> 


<< Giapponese ? >> 


<< Di originisi, ma sono nata in Italia processore. >>


<< Bene, signorina Kurata, prenda posto. >>


E così faccio.
L'unico posto libero è il primo banco nella fila centrale dinanzi alla cattedra. 
Con un filo di sollievo mi rendo conto che il programma non è così tanto diverso da quello che ho lasciato. 
Più o meno avrei fatto lo stesso argomento ora a Tokyo . 
Ascolto con attenzione il professore, prendendo appunti per non tralasciare nulla. Noto che sono l'unica che lo fa, ma loro sono abituati a questa situazione, io no. 
Al suono della campanella mi alzo dalla sedia, puntando dritto alla porta e alla prossima lezione: letteratura. 
Prontamente però una mano mi blocca il braccio, facendomi fermare di colpo. 
Ruoto il busto e i miei occhi vengono attirati da un paio di occhi azzurri . 

<< Hey ciao! Sei nuova vero? Io sono Kamura. >> afferma sorridendo. 


<< Io sono Sana , piacere. Ora però devo scappare, altrimenti arrivo di nuovo in ritardo. Ciao! >> esclamo io sciogliendomi da quella presa e lasciandolo con espressione meravigliata. 


Che c'è ? Non mi dite che mi sono scontrata con classico figo della scuola a cui non si dice mai di no. 
In tal caso, poco mi importa. 
Scendo le scale con molta calma e mi dirigo al piano inferiore. 
L'aula di letteratura, da come mi hanno spiegato, è la penultima a destra, per cui con passo spedito mi avvio lì. 

Questa volta riesco a prendere almeno il secondo banco e non sono nemmeno in ritardo, a differenza di una ragazza con i capelli castani e dall'aria trasandata che ha fatto appena capolino in classe. 
Noto che mi guarda con uno sguardo " E tu chi sei? ", ma poco mi importa. 
Ciò che cattura la mia attenzione è invece il professore che sta appena varcando la porta.
Caspita! 
È vero quindi che qui i professori sono tutti dei fotomodelli. 
Il professor Smith ha poco più di ventisei anni e ha di un fascino eccezionale. 
Occhi azzurri, sorriso smagliante come quello della Mentadent, bicipiti e glutei scolpiti. Insomma, da oggi in poi ho un motivo in più per fare letteratura. 
Saluta a tutti a gran voce e si sofferma particolarmente sulla mia figura. 


<< E tu saresti ? >> domanda con quella voce spettacolare 


<< Sana Kurata, sono nuova. >> dico io ad alta voce.


<< Bene signorina Kurata, lei è arrivata giusto in tempo. >> afferma lui aprendo il registro. 


Oh, no.. Non vorrà mia interrogarmi ?!
Come se mi avesse letto nel pensiero, prende parola. 


<< No, signorina. Non voglio interrogarla. È arrivata giusto in tempo, perché oggi proporrò alla classe di partecipare ad un nuovo progetto legato a ciò che stiamo facendo. >> 


La classe di tutta risposta sbuffa, beccandosi un'occhiataccia dal prof. 
Fanno così schifo i suoi progetti ? 


<< " Shakespeare in love " si intitola il progetto. Ovviamente se parteciperete, e dovete partecipare, varrà come credito formativo. >> ci informa Smith. 


<< E in che consiste ? >> donando io guadagnandomi un'occhiataccia da parte di tutta la classe. 

<< Che c'è ?! Sono nuova! >> sbotto io, stupendo perfino il professore. 


<< Bene ,signorina, il progetto consiste in un musical, c'è quindi chi balla, chi canta, chi recita, c'è anche chi si occupa delle decorazioni e delle attrezzature. Avremo trenta giorni di tempo per completare il tutto. Le iscrizioni sono aperte. >> afferma concludendo il discorso e iniziando la lezione. 


Dopo essersi soffermato su alcuni sonetti di Shakespeare, fa delle domande generali per capire chi ha ascoltato la lezione. 
Risultato? Solo due ragazze sono state attente. La seconda sono io. 
Molta considerazione, insomma... 

Al suono della campanella, come l'ora precedente, raccolgo le mie cose, ma questa volta prima di poter alzarmi dalla sedia, la ragazza trasandata di prima si avvicina a me. 


<< Ciao, io sono Aya! >> dice sorridendomi 


<< Piacere Sana. >> dico di rimando, rispondendo al sorriso. 


<< Sei di origini giapponesi giusto ? Come mai qui? >> domanda curiosa.


<< È sempre stato il mio sogno venire in America e imparar ancor meglio la lingua. >> rispondo io semplicemente. 


<< Ah, ho capito. Conosci già qualcuno qui? >> domanda 


<< No, nessuno. >> affermo io. 

Curiosa la ragazza eh? 


<< Bene, allora considerami come tua guida! >> esclama sorridente, prendendomi la mano. 

Ancora un po' confusa, la seguo fuori dall'aula, pronta a scoprire il suo mondo. 

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Capitolo 3
*** Vecchi amori ***


Aya padroneggia tra i corridoi, come se la scuola fosse in completa balia di lei. 
Si sente a suo agio, saluta a destra e manca ragazzi e ragazze appoggiati agli armadietti. Io la seguo a ruota, sentendomi un po' osservata. 
Si Sana, sei quella nuova! 
Poi d'un tratto si ferma vicino a due ragazzi. 


<< Hey ragazzi! Lei è la mia amica Sana . È nuova, ha origini giapponesi, ma viene dall'Italia . >> afferma lei presentandomi al mio posto. 


Perché ci tengono tanto a mettere in evidenza che sono straniera? 


<< Ciao Sana! Io sono Gomi e lui è James! >> esclama sorridente il morettino. 


<< Piacere mio! >> dico di rimando. 

Sono davvero carini, entrambi mori, occhi marroni , stessi limitamenti... Saranno di sicuro fratelli! 


<< Si, siamo fratelli. >> dice James dando voce ai miei pensieri. 


Di conseguenza sorrido ad entrambi e Aya cerca di fare conversazione, facendomi sentire a mio agio. 
Sono davvero simpatici, non si danno arie e questo basta a capire che non sono i classici fighetti di sto cazzo. 
Quanto li odio quei tipi lì! 
Con nostra fortuna, abbiamo tutti la stessa lezione e nella stessa classe, per cui ci incamminiamo nell'aula 34 ed immergerci nel mondo della scienza. 
Fisica a parte, vado molto bene in tutte le materie. Non sono la classica secchiona, faccio parte di quella categoria che subito apprende, senza dover sgobbare a casa sui libri per ore. 
Appena entriamo in classe, abbiamo tutti gli occhi puntati contro, o meglio, solo su di me. 
Non ce la faccio più a reggere questa situazione, odio essere fissata. 


<< Che c'è ? Successo qualcosa?! >> sbotto fulminandoli. 


E adesso basta! 
Come se si fossero scottati, ognuno torna a quello che stava facendo, tutti tranne uno. Un ragazzo mi sta salutando energicamente e mi sembra un po' familiare. 

<< Hey San! >> esclama Kamura con un sorriso a trentadue denti. 

Ah, ecco chi è: il ragazzo della prima ora che tentava un approccio. 
Gli faccio un sorriso di circostanza e prendo posto accanto al banco di Aya . 


<< Non mi hai detto che conoscevi già qualcuno. >> dice la mora al mio fianco. 


<< Infatti non è un mio amico, è più un conoscente, mi ero quasi dimenticata della sua esistenza. Si è presentato alla prima ora, secondo lui cedevo alle sue " avance" >> affermo io scherzando sulla parola " avance ". 



<< Si, infatti nessuna gli dice mai di no. È il classico figlio di papà dalla faccia d'angelo, guardalo! È anche il nostro rappresentante d'istituto. >> mi informa lei 


<< Ah, bene.. Vabbè più di tanto non mi interessa, per ora voglio godermi la mia nuova vita qui! >> esclamo io per poi starmene zitta all'arrivo della professoressa di Scienze. 

È una bella donna, come tutti i professori di questo istituto del resto, forse la bellezza è richiesta. 
Massimo avrà quarant'anni ed è di un fascino impeccabile. 
Capelli nero corvino raccolti in uno chignon, sguardo duro e penetrante, il trucco leggero le marca il volto. 
Una cosa la mette in cattiva luce: interrogare il primo giorno di scuola. 
Fortunatamente io l'ho scampata essendo nuova, ma per Aya e James non è andata proprio così. Una F a tutti e due il primo giorno di scuola.
Bell'inizio anno scolastico. 
L'ora passa in fretta, come anche le altre due. 
Adesso è ora di pranzo e questo significa una sola cosa: fila chilometrica in mensa. 
Come volevasi dimostrare, non ho avuto così tanto torto. 
Siamo stati in fila circa quindici minuti prima di poter prendere qualcosa da mangiare. 
Diversamente da come lo descrivono nei Film, il cibo è davvero buono. 


<< Oh, il tavolo degli sfigati! >> esclama una voce non troppo lontana da qui, indicando un paio di tavoli più in là. 


<< E quello chi è? >> domando io curiosa di sapere chi fosse quel pallone gonfiato. 


<< Akito Hayama , il " bad boy " della scuola e colui per cui muoiono   tre quarti di tutto l'istituto. >> risponde Aya alquanto scocciata. 


<< Compresa tu! >> esclama derisorio Gomi. 


<< Piantala Gomi , è acqua passata. >> sbotta lei 


<< Si, come no. >> interviene James ridendo sotto i baffi. 


Dopo un lungo minuto di silenzio, la mia bocca si apre involontariamente. 


<< Ci sei stata insieme ? >> domando a bruciapelo 


Per poco la bionda di fronte a me non si strozza con la Coca-Cola, mentre i due morettini la guardano con l'aria di chi la sa lunga. 


<< Solo un'uscita insignificante. >> risponde lei atona. 


<< Beh, proprio insignificante no... >> si intromette una quinta voce. 

Aya sobbalza dal suo posto, drizzando la schiena e con essa anche i denti. 


<< Non sei il benvenuto qui, Akito . >> sbotta lei. 


<< Ah, no? Eppure non la pensavi così quando mi sono infiltrato tra le tue gambe. >> ghigna maliziosamente lui . 


<< Mi fai schifo! >> esclama, alzandosi e abbandonando la sala. 

Cerco di raggiungerla ma una mano  mi blocca. 


<< E tu bocciolo ? Da dove sei uscita ? >> domanda lui sorridendomi malizioso


<< Ma piantala e lasciami stare! >> sbotto io, divincolandomi dalla sua presa. 


<< Mmh.. Aggressiva. Già mi piace! >> esclama lui sotto il mio sguardo disgustato. 


Imitando la mora, esco anche io da quelle quattro mura alla ricerca di quest'ultima. 
La cerco quasi in tutta la scuola, ma di lei nessuna traccia, fin quando non mi si illumina la mente: il teatro! 
Così come ho immaginato, la trovo lì, seduta su una delle sedie in prima fila e con le ginocchia al petto. 
I suoi singhiozzi echeggiano in tutto il teatro, impossibile non sentirla. Mi avvicino lentamente a lei e mi siedo al suo fianco, circondandole le spalle con un mio braccio e avvicinandola a me. 


<< Ti va di  parlare? >> domando senza avere nessuna risposta. 

Così mi rassegno e cerco di rincuorarla con la sola presenza. 
D'un tratto però si decide a parlare. 


<< L'anno scorso, durante i primi mesi, anche per me era tutto nuovo. Sai, nuovo ambiente, nuovi amici, nuove esperienze. Non ero esattamente come sono adesso, ero la classica ragazzina invisibile agli occhi degli altri. A scuola mi portavo il pranzo a sacco per poi mangiare da sola in biblioteca, in classe ognuno aveva il suo gruppo ed io non ne facevo parte di nessuno, in palestra ognuno formava le squadre per giocare senza mai considerarmi... Fin quando un giorno entrai nel radar del ragazzo più popolare della scuola, Akito. Lui faceva il cretino con tutte, ma mi fece credere che per lui ero l'unica ed io ingenua come ero ci ho creduto. Man mano aveva sempre più la meglio su di me, mi controllava lui praticamente, facevo tutto quel che diceva. Era il mio primo ragazzo, il mio primo bacio, ero totalmente inesperta.  Quando ricevevo attenzioni da lui mi sentivo al settimo cielo e stupida come ero gli concedevo tutto, fin quando un giorno gli concessi pure la mia verginità. All'inizio sembrava andar bene, nonostante alle mie spalle si faceva mezza scuola ed io ne ero completamente allo scuro, ma poi mi lasciò di punto in bianco, senza nessuna spiegazione, o meglio si, solo una. Non gli " attizzavo" più. In poche parole non era più attratto da me ed oggi capisco che non era attratto sessualmente. Da lì entrai in depressione, per tutta la scuola ero una poco di buono, un'illusa. Sono stati mesi davvero duri per me, fin quando non decisi di cambiare. Cambiai il mio aspetto da dolce bambolina a ragazza  dall'aria dura e trasandata come sono, cambiai il mio look, il mio modo di approcciare con le persone. Fu proprio così che conobbi Gomi e James, le mie ancore di salvezza. Con Akito non ci salutavamo nemmeno e capii col tempo che per me questo era un bene. Ed ora sono qui, a piangere per uno stronzo che non ha fatto altro che umiliarmi e continua a farlo ancora. >> conclude prendendo fiato. 


<< Che stronzo! Lo riempirei di botte! >> esclamo io furiosa 


<< Questo è stato il mio più grande desiderio in tutto questo tempo. Ora però non più, non mi importa più di tanto di lui. Sto piangendo perché mi ha ricordato un periodo brutto della mia vita che vorrei tanto cancellare, tutto qui. >> dice lei tirandosi su e portandomi con sè. 


<< Ma io avevo intenzione di fare una cosa.. >> dico d'un tratto 


<< Ovvero? >> domanda interrogativa lei. 


<< Voglio iscrivermi al progetto di teatro, quello di " Shakespeare in love" ! >> esclamo emozionata. 


<< Sei impazzita? >> domanda guardandomi come se fossi un mostro a tre teste. 


<< No, per niente. Mi piace ballare, recitare, cantare anche se sono stonata. >> affermo io ridendo per l'ultima cosa e con me anche Aya . 


<< Okay, allora mi iscrivo con te. Magari io mi occupo delle musiche, mi è sempre piaciuto fare la dj. >> dice lei sorridente e portandomi alla bacheca del teatro per scrivere i nostri nomi. 

Di tutti quelli segnati non ne conoscevo nessuno, o forse uno: Kamura . 
Perché il solo immaginarlo mi provoca un lieve piacere, ma mi rende anche ansiosa? 

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Capitolo 4
*** Halloween ***


<< Allora ci sei per stasera ? >> 
mi domanda Aya super elettrizzata . 


<< Stasera? Perché che si fa? >> domando confusa. 


<< Non dirmi che non hai saputo niente! Oggi è Halloween e stasera ci sarà una mega festa nel college! >> 
esclama piena di gioia. 

<< Cosa? Io non ne sapevo nulla! Non ho nemmeno un vestito... >> 
le rispondo io, facendo scemare la sua gioia. 

<< Male, male, male! Appena finiscono le lezioni andiamo da un mio amico, ha un negozio in centro e avrà sicuramente il vestito giusto! >> 
Esclama soddisfatta di aver trovato la soluzione. 



Ho notato che Aya faceva sul serio prima. 
Non appena ho messo piede fuori l'aula, me la trovo addosso. 
Afferra il mio braccio e mi urla contro  un " sbrigati o prenderanno i vestiti più belli! ". 
In tutta sincerità mi è del tutto nuova questa situazione. 
Halloween nel mio paese non viene elogiato come in America e questo da una parte  crea in me una certa curiosità di vedere cosa sono in grado di fare. 
Sono appena le cinque del pomeriggio e Aya corre come una pazza con la sua jeep, guadagnandosi occhiatacce a destra e a manca. 
In meno di cinque minuti ci troviamo davanti ad un piccolo negozio in centro, il quale vendeva divise lavorative, ma, per feste come Halloween, disponeva anche di bei costumi.
Aya ha avuto proprio ragione, non é rimasto chissà che cosa. 
Mentre rovisto un po' qua e un po' là, il proprietario del negozio/ amico di Aya, si avvicina a noi con un sorriso gentile. 


<< Aya cara, posso aiutarvi ? >> domanda amichevole. 


<< Steeve ci serve un costume per stasera. Deve essere bello però! Conto su di te. >> 
Afferma decisa la morettina. 


<< Beh, vedo cosa posso fare. >> risponde lui, andando in magazzino. 

Dopo dieci minuti esce dal magazzino con tre abiti, uno più bello dell'altro. 


<< Li ho messi da parte l'altro giorno, non sapevo dove metterli. Te ne piace qualcuno? >> 
mi domanda.


 In realtà mi piacciono tutti e tre, anche se sono tutti e tre abbastanza " hot ". 
Aya guarda la mia espressione indecisa e decide di collaborare. 


<< Secondo me questo ti starebbe un incanto! >> 
esclama afferrando uno dei tre costumi. 

È un costume da infermiera sexy ed è molto lavorato. 
Un bustino bianco in cotone con  dei bottoncini rossi e una gonnellina davvero carina, anche se davvero corta è anch'essa bianca con dei ricami rossi.
Non è che ho basta scelta, tra i tre questo è il più coprente e, convincendomi di questo, lo prendo e vado alla cassa. 


            *     *     *     *    *    *

<< Che scarpe devi indossare? >> mi domanda Aya, facendo capolino dal bagno con suo vestito da sposa cadavere. 

<< Décolleté nere, penso. >> 
le rispondo guardandomi allo specchio. 

Questa sera ho deciso di arricciarmi i capelli, anche se, considerando, i miei capelli fra  meno di un'ora avranno solo qualche boccolo. 
Una sottile linea di eye-liner contorna i miei occhi, resi più magnetici da un mascara extra- volume e un rossetto  ciliegia colora le mie labbra. 


<< Sai cosa manca per renderti più irresistibile? Le mie auto reggenti  a rete! >> 
esclama convinta. 


<< Secondo me sembro una prostituta... >> 
le rispondo io.


<< Secondo me saresti perfetta e poi dobbiamo fare o no conquiste? >> 
domanda con occhi vispi. 


<< Devi fare, non coinvolgermi. >> 
Affermo di rimando. 


<< Si, si... è tutto da vedere! >> esclama, uscendo poi dalla camera. 

La seguo a ruota e ci dirigiamo nella palestra del college. 
Fortunatamente alloggiamo qui, quindi non sarà un problema tornare a casa. 
Mik e James ci attendono fuori la sala e,  vedendoci, strabuzzano gli occhi. 

<< Che ne avete fatto di Aya e Sana? >> 
domanda James ancora sconvolto. 

<< Stasera già prospetto una serata da bodyguard... >> 
dice invece Mik. 

<< Ma quanto siete stupidi ? >> rispondiamo io e Aya, ridendo in faccia ad entrambi. 

Sono dei cretini!
Varchiamo la porta ognuna al fianco di un gemello e qualche sguardo si posa su di noi, per poi continuare ciò che stava facendo. 

<< Se sapevo che fosse stata una festa per sfigati, non sarei venuto! >> 
esclama una voce alle nostre spalle. 

<< Nessuno ti trattiene Akito. >> sbotta Aya, infastidita dalla presenza del biondino. 


<< Basta Aya, non lo pensare, andiamo a bere qualcosa. >> 
dico io, prendendola per un braccio e allontanandomi da lì. 

<< Hey infermiera, mi fa male qui, potrebbe aiutarmi ? >> 
urla Akito, indicando una parte precisa del suo corpo, il suo pene. 


<< Chiudi il becco, certino! >> esclamo io, allontanandomi definitivamente. 


Pov. Akito

Questa festa è davvero noiosa, chi me lo ha fatto fare a venire?!
Da lontano scorgo due figure, Aya e la nuova, Sana e sono entrambe accompagnate da quei due gemelli sfigati. 
Non avendo meglio da fare, decido di stuzzicarle un po', avvicinandomi a loro. 
Noto che si sono date da fare, perché hanno dei costumi pazzeschi, Sana in particolare. 
Mi vien voglia di saltarle addosso e strapparle tutti i vestiti. 
Inizio a stuzzicarle, ma noto che la mia presenza non è troppo gradita, visto che si allontanano dopo qualche parola. 
Non potevo fare a meno però di fare qualche battuta sul vestitino piccante di Sana, così le urlo dietro. 

<< Hey infermiera, mi fa male qui, potrebbe aiutarmi ? >>  
Indicando il mio gioiello. 

E lei di rimando mi risponde 

<< Chiudi il becco, certino! >> 

Per tutta la serata sono stato a girovagare alla ricerca di un passatempo e, come sempre, l'ho trovato. 
Era un passatempo interessante, biondo con una quarta di seno e un sedere da urlo. 
Dopo qualche parola, la porto con me nei bagni, decidendo di andare dritto al sodo. 
Spalanco la porta, facendo entrare prima lei e poi me, dopodiché la bacio con foga e le afferro le gambe. 
La faccio sedere sul lavandino, infilandomi tra le sue gambe e riprendo il bacio, scendendo sempre più giù. 
Con un dito scosto i suoi slip e la penetro violentemente, provocandogli un grido soffocato. 
Spingo più forte, aggiungendo un altro dito, fin quando non viene sulle mie mani. 
Amo avere il controllo e sapere che solo grazie a me le donne raggiungono l'apice del piacere. Del resto non smettono mai di ricordarmelo. 
Insomma, sono Akito Hayama! 
Mi sbottona freneticamente i jeans, cacciando la mia erezione dai boxer. Questa sera però non mi andava di prolungarmi sui preliminari, per cui scaccio via le sue mani ed entro prepotentemente dentro di lei, strappandole vari gemiti. 
Un colpo di tosse però mi distrae, costringendomi per un attimo a voltare le spalle alla bionda. 
Sana in tutta la sua bellezza è lì, guardandomi tra l'imbarazzata e il cagnesco. 


<< Vuoi unirti a noi ? >>
 le domando malizioso. 


<< Neanche morta! >> esclama lei, uscendo dal bagno e beandomi della vista del suo meraviglioso sedere. 






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Capitolo 5
*** Un nuovo amico ***


<< Ragazzi muovetevi a prendere posto, adesso stabiliamo i vari ruoli. >> 
ci informa il professor Smith. 


Ognuno di noi prende posto, io e Aya stiamo in prima fila, mentre Mik e James, non avendo trovato posto, stanno in una delle ultime. 
Il professor Smith fa scorrere la penna lungo il suoi bloc-notes su cui ci sono scritti i vari ruoli e, subito dopo, inizia a parlare. 

<< Sana Kurata interpreterà Giulietta, Kamura sarà Romeo, Gomi sarà Mercuzio, Tsuyoshi sarà Tebaldo, gli altri personaggi, invece, sono ancora da vedere. 
Mentre per quanto riguarda la manutenzione se ne occuperanno Akito, James e Mik; per i costumi Aya e Funny; per la musica Josh e Rayan; per le coreografie Camilla e Sasha. Questo è tutto, domani alle tre vi aspetto qui. Puntuali ! >> esclama. 


Neanche il tempo di metter piede fuori dalla sala  che Kamura mi investe con la sua persona. 


<< Sana! Sei contenta? Reciteremo insieme! >> 
Esclama lui emozionato. 


<< Si, mi fa piacere. >>
affermo io con un sorriso di circostanza.

Andiamo di bene in meglio, a quanto vedo...
Aya, vedendomi in difficoltà, decide decide di liquidare Naozumi con una frase senza senso e mi porta via da lì. 


<< Sei la mia salvezza! >> 
Esclamo io, quando Nao non può sentirci.


<< Si, l'ho immaginato! Che palla al piede quel ragazzo. >> 
sbotta lei, facendomi ridere per poi annuire. 


<< Che ne dici di una cioccolata calda al solito posto? >> 
Mi domanda ed io non posso fare altro che annuire. 

Come al solito andiamo con la sua macchina e come al solito mi domando chi le ha dato la patente. 
Sana e salva mi siedo in un tavolo e dopo qualche minuto ordiniamo. 

<< Non ti voltare. >> 
Mi avvisa Aya, ma ovviamente io faccio l'esatto opposto, trovandomi Nao di nuovo tra le scatole. 

Noto che oramai mi ha già visto e con mia grande sfortuna si sta avvicinando a noi con un ragazzo al suo fianco. 

<< Ciao ragazze! Che bella sorpresa, anche voi qui? >> 
Ci saluta e, senza chiedere il permesso, si siede, seguito dal suo amico. 

<< A quanto pare.. >>
Afferma Aya un po' acida, facendo ridere l'amico di Nao. 

Non è affatto male, anzi, con Aya lo vedevo proprio bene. 
Dopo circa trenta minuti in cui Kamura non fa altro che parlare, decide di andar via, senza però prima dire la frase che ha lasciato tutte e due come due sceme. 


<< Stasera ci vediamo? Passo a prendervi io alle 21:00. >>
Afferma con un tono che non ammette repliche, infatti, quando io e Aya abbiamo provato a ribattere, ci ha zittite subito. 

Che tipo, bah! 
In compenso Aya è un po' felice della proposta. Proprio come immaginavo, è rimasta colpita dall'amico di Kamura e voleva farsi notare a tutti i costi stasera. 
Ecco perché mi ritrovo su di una sedia in un salone di bellezza. 
In modo particolare quello della sua famiglia ed è proprio per questo che ho tre dipendenti solo ai miei piedi. 
Mentre una biondina col caschetto mi faceva la manicure e mi laccava le unghie di nero, il mio colore preferito, una ragazza mora mi stava rigenerando i capelli. 
Amo quando mi massaggiano i capelli, in modo particolare quando sono sotto il getto di acqua calda. 
Mancava solo qualcuno che mi facesse le sopracciglia e nemmeno a dirlo, un'altra ragazza piomba dinanzi a me col cosiddetto " filo arabo". 
Quell'aggeggio fa un male cane, ma il risultato è ottimo! 

Dopo due ore di puro relax, usciamo di lì e decidiamo di comprare qualcosa per stasera. 
Aya non è riuscita a comprare nulla, niente che le piaceva; io, invece, ho comprato un top a maniche lunghe con un tubino abbinato. 
Essendo già le 20:00, in fretta e furia torniamo a scuola, ognuno nella sua camera per fare una doccia. 
Entro nella mia e butto sul letto le varie buste che avevo tra le mani; apro il cassetto della biancheria di fronte al letto e corro subito in bagno. 
Lascio che l'acqua calda mi invadi, così come anche il bagnoschiuma a vaniglia e miele: una fragranza molto dolce, a differenza mia. 
Dopo quindici minuti buoni, esco dal box doccia e mi infilo in fretta e furia l'intimo. 
Esco dalla camera e do un'occhiata all'orologio. 

20:30. 

Non ce la farò mai, cavolo! 

Inizio a correre per tutta la stanza, raccattando le cose che mi servivano per vestirmi. 
Mi infilo il completo che ho comprato oggi e con esso anche un paio di décolleté nere. 
Mi avvicino allo specchio, marcando il mio sguardo con abbondante mascara, poi un po' di fard ed infine dipingo le labbra di un rosso ciliegia, come al solito. 
Lascio i miei capelli sciolti, anche perché sono ondulati a causa della piega di oggi, prendo il cappotto e la borsa ed esco dalla camera. 


Do un'occhiata al cellulare. 
21:03. 
Solo tre minuti di ritardo, che sarà mai. 
E invece no. Da lontano vedo una Aya che mi sprona a muovermi, mentre Kamura e Alex sono già fuori. 
Giunte alla macchina li salutiamo con un caloroso ciao e saliamo. 
Dopo circa quindici minuti di musica a palla e continue domande da parte di Kamura, arriviamo e parcheggiamo nel parcheggio del locale. 
C'è una gran folla ed è anche venerdì sera!
Grazie però ad alcune conoscenze di Kamura, entriamo dopo pochissimo. E bravo Kamura! Non sembrava il tipo. 
Prendiamo un tavolo, Aya e Alex già sembra che si siano appartati, mentre io devo subirmi Kamura per tutta la serata. 

Ma non ci penso nemmeno! 
Lo liquido dicendo di voler andare a prendere un drink e mi alzo, dirigendomi verso il bancone. 
Mentre aspetto il mio turno, il barista mi informa che qualcuno ha già pagato il mio drink e me lo indica anche. 

Akito. 

Oh no, pure qui? 
Una cosa buona però l'ha fatta, mi ha salvato da fila chilometrica. 
Da persone normali avrei dovuto ringraziarlo e invece mi ritrovo a regalargli un bel dito medio. 
Non sono normale, lo so. 
Sento poi qualcuno alle mie spalle. 
Signori e signore ecco a voi Kamura il rompiscatole. 


<< Senti Sana, ho capito che non ti interesso e che ti annoio.. >>


Una cosa sensata l'ha detta. 


<< Ma possiamo essere almeno amici? Mi farebbe molto piacere avere un'amica come te. Sei in gamba! >> 
esclama lui. 


<< Si, perché no! >> 
Gli rispondo io, finalmente contenta che abbia capito. 


<< Ora che ne dici di buttarci in mischia, amica mia ? >> 
Domanda sorridendomi. 


Anche se è una richiesta un po' insolita, annuisco e mi lascio trasportare da lui. 
Iniziamo a ballare sotto le note di Gigi D'Agostino ed inizio a lasciarmi andare. 
Amo ballare, non ve l'ho detto? 
Sento delle mani che si poggiano sui miei fianchi e, credendo che fosse Kamura, non mi scosto, tanto oramai abbiamo messo le cose in chiaro. 
Ancheggio un altro po' a ritmo di musica e, per il troppo movimento, si alza un po' la gonna. Mentre sto per abbassarla, le stesse mani di prima mi bloccano. 

<< Perché coprirle? Sono fantastiche.. >>
Sussurra con voce rauca la persona alle mie spalle, lasciandomi un bacio sul collo. 


Aspettate un attimo... Quello non è Kamura! 

<< Hayama levale le mani di dosso! >> 
È stata l'ultima frase detta da Kamura, dopodiché li ho visti a terra e non perché sono caduti. 



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Capitolo 6
*** Scommettiamo? ***


Resto ferma lì, immobile. L'unica cosa che riesce a destarmi da quello stato di trance è l'urlo di Aya. 
Torno alla realtà e faccio mente locale: Kamura e Akito. A terra. Pugni a non finire. 
Decido di agire, scosto con non poca facilità le persone d'intralcio e tento di mettermi tra i due. 
Sana, cara, finirai per romperti il naso. Cosa da niente, no? 
Okay, cambio metodo. 
Tento di afferrare le spalle di Kamura e avvicinarle a me, Aya, vedendomi in difficoltà, mi affianca e mi aiuta. 
Ce ne vuole per staccarlo da lì, ma ci riusciamo. 

Neanche il tempo di allontanarlo da lì che Akito parte di quinta per dargli un pugno, ma riesco a mettermi fra i due, ricevendo io quel bel pugno. 
Cazzo, che male!
Hai voluto fare la paladina cara Sana ? Beh,  ben ti sta! 


<< Oh Dio! Sana! Stai bene?! >> urla Kamura, pronto a soccorrermi. 

Aya fa altrettanto, mentre quel bradipo manco a dirmi un " scusami, come stai ". 


<< Ti ho fatto male ? >>
Sento uscire dalle sue labbra. 


<< Tu che dici?! Deficiente! >> 
Sbotto io.


Per solo un secondo vedo una traccia di dispiacere nei suoi occhi, ma poi torna lo strafottente di prima. 


<< Stai calma, non ti alterare! >> sbotta di rimando


<< Non parlarle così, eh! >> 
s'intromette Naozumi


<< Altrimenti che fai? Il tuo occhio parla da solo! >>
esclama, riferendosi all'alone violaceo che gli contorna l'occhio. 


Per evitare un'ulteriore rissa, io e Aya trasciniamo Naozumi via di lì, pronti per andare a casa. 

<< A me non va di andare a casa, che ne dite di fare qualcosa? >>
domanda Nao

Giustamente è solo mezzanotte e mezzo!

<< Che ne dite di andare a pattinare? È ancora aperta la pista! >> 
esclama Aya


<< Ma io non so pattinare... >>
piagnucolo io 


<< Ti aiuto io! >>
esclama Nao, sperando senza nessun doppio fine. 

E così decidiamo per la pista di pattinaggio! 
Una volta arrivati lì, James e Mik decidono di raggiungerci ed io mi immagino già le milioni di cadute che a breve farò... Già mi fa male tutto !
Non c'è troppa gente, giustamente all'una di notte chi può mai esserci ?!
In men che non si dica siamo pronti per entrare in pista, o meglio, sono pronti, io ho una fifa tremenda!
Quelle poche volte che ho provato a pattinare a Tokyo sono finite sempre male, sono proprio negata!
Come dice mia mamma, ho la grazia di un elefante!
Ad afferrarmi e trascinarmi in pista è Kamura, il quale sembra un professionista rispetto alla sottoscritta. 

<< Non correre! Reggimi! Ho paura, sto per cadere! >>
Queste sono le mie parole per tutta la serata. 

Per farmi sentire più protetta, James mi affianca, tenendomi la mano libera. 
Se cado anche così, sono proprio una sfigata. 

                  *   *   *   *   *  *

<< Ragazzi mettetevi in posizione. Cominciamo! >> 
Esclama il professor Smith. 


<< Prof manca Kamura. >>
affermo io.


<< Dobbiamo assolutamente trovare qualcuno che lo sostituisca. Vediamo un po'.. mmh... Akito Hayama. >>
dice il professore, guardando in direzione di Hayama.

Il biondino,  di rimando, fa una faccia contrariata, ma il prof. lo obbliga letteralmente, dicendogli che se non avesse sostituito Kamura, non avrebbe ricevuto i punti di credito e a lui servivano eccome!
Hayama si avvicina svogliatamente a me e si mette in posizione.

<>
mi sussurra lui all'orecchio.

<< Ballerino? Io vedo solo uno sfigato. >>
gli rispondo zittendolo. 


La prima parte delle prove termina proprio nel momento in cui io e Hayama  ci stiamo fissando dritto negli occhi ed è un bene, perché la situazione stava diventando imbarazzante, o meglio, conoscendo l'individuo, stava scendendo nel ridicolo. 
Mi stacco velocemente da lui, non volendo più le sue mani addosso, e vado verso Aya . 


<< Quel ragazzo è un montato di testa pazzesco! Pensa che tutte siano ai suoi piedi! >> sbotto io infastidita 


<< Tre parole: è Akito Hayama . >> dice solamente lei


<< Beh, non mi frega niente. >> le rispondo


Pov. Akito 


<< A quanto pare la morettina non ti si fila, eh? >> domanda Tsu,deridendomi


<< Tsu, ma dico.. mi hai visto? Tutte mi vogliono! >> esclamo beffardo 


<< Beh.. tutte tranne lei. Anzi, sembra proprio che Kamura te la stia soffiando via alla grande. >> dice derisorio


<< Guarda che ci sta riuscendo solo perché io non mi interesso più di tanto, altrimenti non ci sarebbe stato proprio nessun paragone. >> affermo io con spavalderia 


<< Scommettiamo che non ti si filerà mai ? >> domanda lui con sfida 


<< Scommettiamo che dopo due settimane avrà occhi soltanto per me? >> domando con medesimo tono


<< Affare fatto! >> esclama stringendomi la mano. 


Di tutta risposta gliela stringo anche io, stampandomi un ghigno sulla bocca 


Non sarà tanto difficile no? Perché dai, io sono Akito Hayama! 
Inizia la seconda parte delle prove e questa volta devo prendere tra le mie braccia Sana e innalzarla verso l'alto. 
Ognuno prende il suo posto, sul palco ci siamo solo io e lei, mentre sulle poltrone di fronte è seduto il professore con Susanna. 
Quest'ultima ci da il tempo e mettiamo in atto quanto ci è stato detto. 
Vedo Sana  correre verso di me ed io, con una presa ben salda, la stringo fra le mie mani e la innalzo verso l'alto. 
Sembra davvero una piuma! Anche vedendola dal basso è una visuale. 
Questa ragazza ha un non so che di diverso, un... Dai Akito , l'unica cosa di diverso é il paese. 
È come tutte le altre e come loro cadrà ai miei piedi. 

Pov. Sana  

Sentendomi afferrare da Hayama da una parte mi provoca un certo fastidio, ma dall'altra mi sento così bene tra le sue braccia forti! 
Un leggero formicolio mi sconvolge tutta e impongo a me stessa di pensare ad altro. 
Dai Sana, è Akito Hayama ! 
Mi auto convinco di non pensarlo, di non fare caso alle sue mani strette sui miei fianchi ed eseguo i passi. 
Fortunatamente il tempo passa in fretta, così insieme a Aya esco  di lì. 

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Capitolo 7
*** Corsa mattutina ***


Pov. Akito

Il fresco  venticello di metà novembre è entrato prepotentemente nella mia stanza, costringendomi a coprire meglio il mio corpo con un pesante piumone, cosa che rare volte ho fatto in vita mia. 
Solitamente, nonostante dormissi con dei semplici pantaloncini, un leggero lenzuolo mi è sempre bastato, non soffro il freddo, questa volta però ho dovuto  ricredermi. 
Mi sono accoccolato meglio tra le coperte con l'intenzione di tornare di nuovo  al sogno che ho interrotto, ma la sveglia ha iniziato a suonare prepotentemente. 
Maledetto affare! 
Oggi non c'è scuola, ma come ogni mattina vado a correre nella villa comunale, mantenendomi in forma.
Mi trascino in bagno con una vitalità pari a zero e sciacquo quel cadavere che mi trovo al posto della faccia. 
Notte da leoni e mattina da coglioni, avete presente? 
Stanotte, essendo venerdì sera, io e i miei amici siamo andati a divertirci in un locale è solo poche ore fa sono rientrato.
Menomale che i sintomi post-sbronza non si sono fatti sentire; il mio corpo si sarà abituato. 
Indosso la prima tuta che mi capita a tiro e scendo giù, prendo un caffè al volo e mi catapulto fuori casa. 

Niente di diverso dal solito, ogni cosa procede come tutte le mattine, anche se davanti ai miei occhi si presenta una novità. 
Dei lunghi capelli rossi svolazzano racchiusi in una stretta coda, lasciando nuda la schiena lattea dell'angelo di fronte a me. 
Le curve sinuose si muovono seguendo un ritmo definito; le gambe si muovono agili. 
Sana è davanti a me ed anche correndo, soprattutto correndo, è una visione, per non parlare del suo lato b. 
Aumento il passo, affiancandola. 
Sembra assorta tra i suoi pensieri e alla mia presenza non fa proprio caso. 


<< Ciao splendore! >> 
affermo io, riportandola al mondo reale. 

Sembra svegliarsi dal suo stato di trance, per poi sussultare e rivolgermi uno sguardo omicida. 


<< È possibile che debba sopportarti già alle nove del mattino? Per di più un giorno che non andiamo a scuola! >> 
sbotta lei, tentando di superarmi. 

No, cara Sana. Vuoi fare la tipa col tipo sbagliato!
Mi affretto a raggiungerla nuovamente, standole alle calcagna. 

<<  Di nuovo qui? Cosa vuoi ancora? >> 
domanda esasperata . 


<< Beh, quello che voglio non credo che tu sia disposta a darmelo, però mi basterebbe un pranzo. Oggi alle tredici, magari. >>

ammicco io in sua direzione. 


All'inizio del mio discorso dilata gli occhi, capendo cosa ho inteso, ma poi sembra sorvolarci su e concentrarsi sul continuo. 


<< Per quanto riguarda la prima cosa, ahimè, devo darti ragione. Per la seconda, " mi basterebbe un pranzo "? Io con te non farei nemmeno uno spuntino! >>
Esclama con sicurezza. 


<< Dai, fra poco è natale. A natale siamo tutti più buoni.. >>
Insisto io. 

Non demordo, cara Sana. 


<< Non credo sia il tuo caso.. >>
Risponde lei. 


<< È solo un pranzo, che ti costa? O hai paura di innamorarti di me? In molte lo hanno fatto. >>
Affermo io, sorridendo sghembo. 


<< Punto primo, non ho paura di innamorarmi di te, perché non sei il mio tipo e non potrei mai innamorarmi di te. Punto secondo, io non sono come tutte le altre! >>
Sbotta lei, arricciando il naso. 

<< Dimostrami che mi sbaglio, allora. >>
Dico solamente io. 

<< Io non devo dimostrarti un bel niente! >> 
Insiste lei. 


<< Beh, allora avevo ragione sul tuo conto.. Fai tanto quella che dice di essere diversa da tutti, ma in realtà sei proprio come tutti. >>
Affermo io e, mostrando finto non- interesse, volto le spalle per andarmene. 


<< Alle tredici al campus. Ti aspetto all'ingresso. >> 
Risponde lei, facendo comparire un ghigno di soddisfazione sul mio volto. 

<< Non vedo l'ora, splendore. >>



         *    *    *    *    *   *   * 

Pov. Sana 

<< TU COSA?!>>
Esclama esterrefatta Aya. 


<< Akito mi ha invitato a pranzo, te l'ho detto. >>
Ripeto io con più calma, o meglio dire, con una finta calma. 


<< Non eri tu quella che voleva stargli alla larga? Quella che lo considerava uno stupido? Un montato ? Ti sei dimenticata di quello che mi ha fatto? >> 
Domanda lei, marcando ogni singola parola. 

<< Continuo a pensare queste cose su di lui e no, non mi sono dimenticata quello che ti ha fatto. È solo un modo per chiudergli quella boccaccia, mi ha lanciato una sfida e non ho saputo rifiutarla.. >>
Sussurro io, giustificandomi. 

<< E tu ci sei cascata come una pera cotta ! Ma non capisci che lo ha fatto apposta? Lo fa con tutte, lo ha fatto anche con me! Ma inutile dirtelo, se non ci sbatti il muso da sola, non te ne renderai conto! L'unica cosa è che a quel punto sarò costretta veramente a rompergli quel bel faccino, perché non voglio vederti soffrire ! >>
Esclama lei. 

<< Non succederà, tranquilla>>
Dico io, confortandola con un sorriso. 

Spero solo che sia davvero così..Deve essere così. Si 

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Capitolo 8
*** L'appuntamento ***


Akito, come stabilito, è fuori al campus, appoggiato all'auto con fare disinvolto. 
Una t-shirt nera e dei jeans chiari riescono a farlo sembrare un dio greco. Quei vestiti gli calzano a pennello, o meglio, tutto quello che indossa gli calza a pennello. Addosso a me, invece, ogni cosa va uno schifo. Capita solo a me di comprare qualcosa che sul manichino sta da dio e poi misurandolo fa cacare ? È il classico esempio di " mai una gioia". 
Mi affretto a raggiungerlo, non volendo farlo aspettare un'eternità e, di tutta risposta, si allontana dall'auto venendomi incontro con un sorriso a trentadue denti. 


<< Sei venuta. >> 
dice sorridendomi. 


<< Non mi tiro mai indietro io. >>
affermo decisa. 


<< Bene, nemmeno io. Abbiamo una cosa in comune. >>
ghigna malizioso, mettendo una mano dietro la mia schiena e spingendomi verso la portiera dell'auto. 

È una jeep nera, molto lussuosa. 
Come un gentiluomo, aspetta che sia prima io ad entrare, dopodiché sale al volante. 


<< Akito Hayama un gentiluomo? E chi se lo aspettava! >>
esclamo io, prendendomi gioco di lui. 


<< Hai visto? Sono pieno di sorprese! >> 
esclama lui convinto, ma allo stesso tempo con un tono scherzoso. 


<< Dove andiamo ? >> 
domando curiosa. 


<< Hai già mangiato? Perché io avrei una certa fame.. >>


<< No, non ho pranzato. Possiamo farlo insieme. >>
dico solamente io. 


<< Ed è proprio quello che volevo fare! >> 
esclama con un sorrisetto. 

La conversazione è finita lì, o meglio, Akito ha cercato di creare un discorso, ma io, dopo alcune domande, ho cessato sempre tutto. 
L'unica a parlare costantemente è stata  la radio ed ogni tanto, conoscendo la canzone, canticchiavo sottovoce, anche se non mancavano i commenti poco carini di akito sulla mia voce. 
Mi ha paragonato ad una cornacchia, vi rendete conto ?!

Dopo diversi battibecchi, finalmente sono potuta scendere dalla macchina. Non reggevo più le continue battutine del biondino. 
Non oso immaginare adesso che faremo un pranzo assieme..
È un posto davvero carino. Si trova vicino al pontile, quindi si può benissimo  scorgere il mare e anche sentirne a tratti il rumore. 
Entriamo nella piccola e graziosa tavola calda ed inizio a guardarmi intorno, cercando con lo sguardo un posto. 
Akito mi batte sul tempo e mi afferra delicatamente il polso destro, invitandomi a seguirlo. Una sensazione strana mi ha attraversa il corpo a quel contatto, ma meglio non darci peso. 
Ci sediamo e subito poco dopo una bionda ossigenata si presenta per prendere le ordinazioni. 
Inutile dire che sta spogliando Akito con gli occhi, il quale sembra apprezzare queste attenzioni, ma non più di tanto. 
Per tutto il tempo dell'ordinazione, sono stata snobbata alla grande dalla cameriera. Non che mi importi, ma dovrei ordinare anche io, sai com'è... 

In conclusione prendo un hamburger di Chianina con patatine fritte e salse, mentre Akito una bella bistecca. 


<< E pensare che sembri una di quelle tutta insalata e niente grassi! >> 
afferma lui, guardandomi sorpreso. 


<< L'apparenza inganna! Non potrei mai privare il mio stomaco di tutto questo ben di Dio! > 
esclamo io con occhi sognanti. 


<< Ti basta pensare che già così mi hai conquistato! >> dice scherzoso 
<< Tutte quelle con cui sono uscito erano fissate con la dieta! >> 
esclama disgustato, facendomi ridere di gusto. 


<< No, io non farò mai la dieta.. Non è che ho un fisico talmente perfetto che non ce ne è bisogno, ma per me è inutile, anche perché non mangio verdure e dovrebbero essere alla base della dieta. >> 
dico io, spiegandogli la mia teoria. 


<< Giusto..E poi non ne hai bisogno, hai un fisico perfetto, credimi. >>
afferma deciso, facendomi arrossire. 

Vengo salvata in calcio d'angolo con una chiamata per lui. 
Sbuffa, per poi decidersi a prendere il cellulare. 


<< Natsu dimmi.. è successo qualcosa? >> 
domanda lui spazientito. 

Per circa un minuto lo sento battibeccare a telefono e,dalle urla,  sembra essere una femmina quella  con cui sta parlando. 
Quando stacca il cellulare e lo porta sul tavolo, mi guarda con aria mortificata. 

<< È mia sorella, devo prendermi cura dei miei nipotini,  mentre lei è a lavoro. >> 
mi informa lui. 

<< Hai dei nipotini ?? Che bello! Posso vederli? >>
domando io con occhi sognanti. 

Quando mi parlano di bambini, divento davvero dolce, cosa non da me e soprattutto cosa non adatta a questa situazione. 
Lo vedo fare un mezzo sorriso per prendermi in giro, per  poi cercare nella galleria di foto  del suo telefono qualcosa. 
Dopo vari secondi pronuncia un "ecco!" e si avvicina a me. 
Quattro occhi color ambra mi guardano sorridenti. Sono davvero dei bellissimi bambini e soprattutto sono molto simili ad Akito. 

<< La femminuccia si chiama Daisy, mentre il maschietto Eric. >> 
dice lui con aria dolce. 


Anche lui guarda quei due bambini con occhi sognanti e posso immaginare quanto bene voglia a loro. 
Questo lato di Akito non lo conoscevo e, devo dir la verità, è il lato migliore di lui.
Senza connettere bocca e cervello 
gli chiedo se posso andar con lui e, di tutta risposta, mi guarda sorpreso, ma accetta subito dopo. 
Si fa portare il conto e, nonostante sia stata ben dieci minuti a protestare, ha pagato lui. 
Giustamente che mi aspettavo.. 
Usciamo di lì e andiamo verso la sua jeep. Come prima, aspetta prima che salga io e poi sale lui, per poi mettere in moto. 
Non sto nella pelle, voglio vedere quei due bellissimi bambini! 
Dall'altro lato però conoscerò anche la sorella di Akito. Penserà che sono la sua ragazza? 
Anche se per me è ovvio che no, all'apparenza sembrerebbe proprio così. Con i miei mille film mentali, non mi accorgo che l'auto si è fermata e che Akito è già sceso dalla macchina. 
Bene Sana, forza e coraggio. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Tralasciando il momento imbarazzante delle presentazioni, la sorella di Akito è stata davvero molto gentile ed ospitale per quel poco tempo che siamo stati a casa sua. 
Quando ci siamo messi in moto, la nostra intenzione era quella di andare al parco, ma, essendo una bella giornata, abbiamo optato per andare al mare. 
I bambini si sono divertiti un mondo, sempre con un sorriso a trentadue denti e gli occhi lucidi per la felicità. Non c'era minuto che non ringraziassero lo zio, abbracciandolo con tanto amore. 
La cosa che mi ha colpita nel profondo sono stati gli occhi   di Akito quando guardava i suoi nipotini. Colmi di amore, orgoglio, felicità nel regalare un sorriso a quelle piccole creature. 
Quel lato di Akito non lo avevo visto, mi ha spiazzata. Mi ha fatto capire che Akito è una persona come tutti gli altri, con un lato bello e uno meno bello. Ciò che però lo contraddistingue è che mostra perennemente quello meno bello, impedendo agli altri di conoscere questa parte di lui coso bella e profonda. Mi sento quasi " speciale " nel sapere che forse sono una delle poche persone a cui ha mostrato questo lato. Sentendomi come uno spettatore che assiste ad uno spettacolo, decido di far parte anche io di esso. Mi avvicino ad Eric e lo aiuto a salire sull'altalena tanto alta per lui. Come ringraziamento mi da un dolce bacino sulla guancia, sciogliendomi all'istante e spingendomi a regalargli uno dei miei migliori sorrisi. 
Quella visione di noi sulla spiaggia ha partorito un'idea nella mia mente un po' strana.
Sembravamo una piccola famiglia che si amava tanto. Il padre che rincorre la sua piccola principessa, per paura che lei cada  e si faccia  male ed una madre che guarda con gioia il suo piccolo bambino. Possono sembrare delle idee da psicopatica, soprattutto perché mi sto immaginando una famiglia con Akito, ma vi assicuro che non questo momento sono la cosa più normale del mondo. 
Essendosi fatta una certa ora, torniamo a casa e riaccompagniamo le piccole pesti. Mancava poco all'arrivo a scuola e una strana sensazione si è impadronita di me, quasi come se non volessi che oggi terminasse. 
Contrariamente ai miei pensieri, ora stavamo all'ingresso della scuola,  occhi negli occhi, ambra e nocciola. 
Per un attimo il mio cuore ha perso un battito, ma subito sono tornata in me sentendo le parole di Akito. 

<< Mi ha fatto piacere oggi stare con te. >>
Regalandomi uno di quei sorrisi rari. 

<< Anche a me. Mi è piaciuto molto scoprire questo lato di te. >> 
Affermo io, incapace di frenare la lingua. 

<< Sono pieno di sorprese. A quando il prossimo incontro ? >> 
Domanda scherzoso

<< Mmh.. non lo so, poi si vedrà ! >>
Esclamo io, stando sulle mie e facendolo ridere di gusto. 

Non avevo previsto però quel bacio all'angolo della bocca, che mi ha fatto andare in tilt il cervello. Notandolo, lui sorride compiaciuto, per poi salutarmi e lasciarmi sola davanti all'entrata. Sana, cara mia, cosa diavolo ti sta succedendo? 

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Capitolo 10
*** Un nuovo amore ***


Con la sorpresa di tutti, me inclusa, io e Akito abbiamo iniziato a frequentarci. Più volte Aya mi ha chiesto se stavo facendo la cosa giusta, ricordandomi che tipo di persona era Akito, ma io prontamente le rispondevo di stare tranquilla, che con me Akito era diverso e probabilmente era questo il suo vero "io". Anche se dubbiosa, mi ha lasciato fare. D'altronde sono di coccio e se penso una cosa nessuno può farmi cambiare idea. Ogni giorno che trascorrevo insieme ad Akito, scoprivo una piccola parte che formava la sua persona. Interiormente, ed anche esteriormente, era una bella persona e non capivo perchè si ostinava a mostrare una facciata di sè non vera. Proprio come tutte le mattine, stavo camminando mano nella mano con lui tra i corridoi della scuola. Molti ancora non erano abituati a questa versione di Akito, perciò ci guardavano in continuazione. Un fastidio enorme cresceva in me. Ma una vita loro non ce l'avevano? 
 
- Lo sai che imbronciata sei molto carina? - dice Akito, guardandomi in viso. 
 
Sbuffo, facendogli la linguaccia. Non lo sopporto quando mi prende in giro!
Di tutta risposta mi schiocca un bacio sulla guancia, mormorando " non essere sempre arrabbiata". Sono un tipo permaloso. Tsu si avvicina a passo spedito verso di noi, parandosi davanti ai nostri piedi. Akito, come anche io, lo saluta con un cenno della mano e lui ricambia con un gran sorriso. Tsu è l'unico amico di Akito che sopporto. Lui è quello meno arrogante del gruppo, il razionale, il buono e, devo proprio dirlo, l'ho sin da subito immaginato come un buon fidanzato per Aya. Chissà, magari qualche volta faremo un'uscita a quattro. 
 
- Tsu volevi qualcosa? - domanda Akito, dato che Tsu sembrava non voler andar via.
 
- Si. Josh ha organizzato una festa venerdì sera per il suo compleanno nella sua villa. Sei con noi? Ovviamente anche tu sei invitata Sana. - risponde Tsu, sperando in una risposta positiva. 
 
- Va bene, ci saremo anche noi. - lo liquida brevemente Akito, salutandolo e afferrando la mia mano.
 
Oramai è quasi giunta l'ora di entrare in classe, quindi saluto Akito con un bacio sulle labbra e vado alla ricerca di Aya tra quelle quattro mura. 
Con i suoi capelli dall'aria sbarazzina è già lì, occupando anche il mio posto. Le do il buon giorno e mi siedo al suo fianco. Abbiamo ancora qualche minuto prima dell'entrata del professore, quindi ne approfitto per parlare un po' con lei.
 
- Hey Aya stavo pensando... - dico io, guadagnandomi la sua attenzione. 
 
- Quel tono non mi piace per niente.. - afferma lei, facendomi ridere per quella sua faccia buffa. 
 
- Prima ho visto Tsu. Sai è un bel ragazzo, vi ci vedo insieme, perchè non ci provi? - le domando io, facendole andare la saliva di traverso.
 
- Ma sei impazzita? Tsu? Manco morta! E' amico di Akito e la sua banda di scimmioni e questo basta per catalogarlo e stargli lontano. - afferma decisa.
 
- Ti ricordo che Akito è il mio ragazzo e poi lo sai che con me lui si è dimostrato diverso, è una bella persona. E poi Tsu lo vedi anche tu che è l'unico in quel gruppo che ha cervello e che è razionale, bravo. - ribatto io.
 
- Nonostante Akito sia il tuo ragazzo, ti ricordo che mi ha umiliata davanti mezza scuola e poi non lo so, quel gruppo non porta mai a niente di buono. - risponde prontamente. 
 
Non ho la possibilità di ribattere, perchè il professore di letteratura inglese è arrivato e adesso sta chiamando ognuno di noi per segnare le presenze. Pensandoci, è proprio grazie al professore e al suo corso che mi sono avvicinata ad Akito e gli sono molto grata, altrimenti avrei continuato a pensare che fosse un essere spregevole. Il professore ci annuncia di una gita, inerente a quello che abbiamo fatto e  indovinate un po'? La gita che andremo a fare sarà a Verona! Non mi sembra vero che ritornerò per qualche giorno nella mia Italia e, mentre gli altri sono emozionati all'idea di  vedere la bella Verona, io sono felice di rivedere la mia patria, anche se comunque Verona  dista dalla mia vera casa. Al suono della campanella mi precipito fuori dall'aula, con l'intenzione di chiamare mia madre.  Compongo il numero e dopo qualche squillo sento la sua voce. 
 
- Mamma! Come stai ? Io bene. - 
 
-Oh, tesoro, quanto mi manchi! -
 
- Ti devo dare una bellissima notizia! Fra due settimane andremo in gita a Verona, in Italia! Sei contenta? Ritornerò per qualche giorno. Che ne dite di raggiungermi ? -
 
- Ma certo tesoro! Quando torna tuo padre lo dico anche a lui e organizzeremo il tutto. Non vedo l'ora di riabbracciare la mia piccola. -
 
- Anche io mamma. Adesso stacco che ho lezione, ci sentiamo dopo. -
 
- Va bene, ciao tesoro. -
 
- Con chi parlavi ? - domanda Akito, arrivando alle mie spalle e facendomi prendere un colpo. 
 
- Ma sei scemo? Stavo per avere un infarto! - esclamo io ancora con la mano sul petto, guadagnandomi qualche risata da parte sua.
 
- Quante storie! Comunque non mi hai ancora risposto. Con chi stai parlando? - mi domanda nuovamente. 
 
- Con mia madre, l'ho avvertita che fra due settimane andremo in gita a Verona. Mi raggiungono lì. A proposito, tu vieni? - gli domando io 
 
- Ovvio che vengo, ancor di più sapendo che ci sei tu e che non posso lasciarti sola. - afferma con fare protettivo, anche se per me è solo il suo  essere " maschio alfa ". 
 
-  E perchè mai non potresti lasciarmi andare da sola? - domando io, inarcando il sopracciglio. 
 
- Perchè sono geloso. Tutti, e sottolineo tutti, ti guardano qui, pur sapendo che sei la mia ragazza, figurati a Verona. - afferma convinto. 
 
Sentendo le sue parole, il mio cuore perde un battito, facendomi sorridere come un ebete. Lui di tutta risposta mi guarda come se fossi un alieno, ma poco me ne importa e gli salto al collo, dandogli un bacio mozzafiato. Ah Akito, Akito.. Cosa mi stai facendo? 

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Capitolo 11
*** Sano shopping. ***


E' sabato mattina e ciò significa niente scuola. Aya ieri mi ha proposto di andare al centro commerciale oggi, in modo da comprare qualcosa per la gita a Verona. Ovviamente ho accettato ed ora sono alle prese con i miei capelli super indomabili. Come devo fare con questo cespuglio? Da poco mi sono svegliata e alzata dal letto, quindi lascio immaginare le mie condizioni.  Cerco di spazzolarli e dargli una forma decente e, anche se ho perso tre minuti buoni, hanno assunto la loro forma "normale". In fretta e furia prendo un paio di jeans stretti e una felpa nera, per poi infilare un paio di stivaletti neri. Io amo il nero. Sono leggermente in ritardo, come mio solito, ed Aya non perde nemmeno un secondo per ricordarmelo. Il cellulare ormai vibra da più di cinque minuti e, anche se so che è colpa mia, ucciderò Aya per il mal di testa che mi ha provocato. Afferro alla cieca il primo giubbotto che mi capita tra le mani ed esco fuori dalla mia stanza. Con i suoi capelli bizzarri e con quel look unico nel suo genere Aya mi sta uccidendo con lo sguardo, avvicinandosi con aria spazientita. Uno...due..tre..
- Ma perchè ci metti sempre così tanto?!- sbotta lei.
Ecco, lo sapevo. Era tutto molto prevedibile. So che faccio spazientire la gente, ma è più forte di me. Ognuno ha i suoi difetti.
Come se non fosse successo nulla, ci incamminiamo verso la sua macchina. Nel frattempo invio un messaggio ad Akito, avvisandolo della mia uscita. Non sembra, ma è molto geloso e, anche se alle volte è pesante, questa cosa mi fa piacere. Entriamo in macchina ed Aya parte a tutta velocità verso il centro commerciale. Mi chiedo sempre chi abbia dato la patente a questa ragazza!
Nonostante il traffico e la fila chilometrica per entrare, Aya riesce a trovare parcheggio in pochi minuti e, fortunatamente, non molto lontano dall'entrata.
- Cosa vuoi comprare? - le domando.
- Non lo so, un po' di tutto. Vestiti, intimo, dei pigiami, trucco, shampoo e balsamo mini, cose così. Tu ? - dice lei, ponendomi poi la stessa domanda.
- Credo che prenderò spunto da te! - esclamo, per poi fare una breve risatina.
Prima tappa: Zara.
Già, il mio amato negozio Zara c'è anche qui. Iniziamo a rovistare tra i vestiti esposti, anche se, per trovare qualcosa, ho dovuto vedere tutti gli angoli del negozio. Giungo in camerino ed inizio a misurare tutto quello che ho trovato: una gonna a tubino nera ( come al solito ), un giubbotto di pelle bordeaux, un paio di jeans stile boyfriend, un vestitino corto a tre quarti dello stesso colore della gonna. Diciamo che vesto molto colorata. Inizio a misurare prima il vestitino e decido di abbinarlo ad un paio di tacchi rossi molto carini. Stranamente quel che vedo allo specchio mi piace, è molto elegante senza essere volgare. Adess0 vedo Aya che ne pensa. Esco dal camerino e chiamo il suo nome e lei di tutta risposta esce dal suo e mi guarda con occhi sognanti.
- Ti sta un incanto! Devi prenderlo assolutamente. - afferma decisa, facendomi ridere per il tono che ha usato.
La sua risposta mi ha dato una marcia in più, ma allo stesso tempo decido di fare una foto e mandarla ad Akito, per vedere cosa ne pensa. Ovviamente, indipendentemente dalla sua risposta, lo prenderò. Nel frattempo decido di misurare anche gli altri vestiti e decido di prendere anche questi. Esco dal camerino ed aspetto l'uscita di Aya che non tarda ad arrivare. Con grande fortuna non c'è ancora nessuno in cassa, così  piombiamo lì all'istante e panghiamo quanto preso. Contente e soddisfatte diamo un'occhiata anche ad altri negozi: Hollister Co, Levi's, Abercrombie & Fitch e così via.
Essendosi fatta una certa ora, decidiamo prima di pranzare e poi continuare i nostri acquisti, così ci fermiamo in un fast food. Anche se non è l'ideale per un fisico perfetto, il cibo spazzatura è la mia vita. Ordiniamo due menù panino ed aspettiamo con una gran voglia di mangiare le nostre ordinazioni. Per ammazzare il tempo, decido di leggere qualche messaggio che mi hanno mandato in queste ore. Quello che salta all'occhio è quello di Akito.
-Non dirmi che lo hai preso. -
Possibile che non gli piaccia? Eppure è carino...
- E' così brutto? A me piace molto.. -
La sua risposta non tarda ad arrivare e le sue parole mi fanno sorridere.
- E' carino, ma solo se lo indossi quando stiamo solo io e te in una stanza, senza che nessuno ti guardi. Morirei se gli altri vedessero tale visuale.. -
- Sei troppo geloso lo sai? E poi sai che  degli altri non mi importa, sono solo tua. -
- Ovvio che sei solo mia, ma il sol pensiero che gli altri facciano pensieri su di te, mi fa andare in bestia.  Per questa volta cerco di non pensarci..-
- Lo sai che ti voglio bene, no? -
- Si, anche io te ne voglio Sana. -
Ed è proprio questa frase che mi fa sorridere e mi riempie il cuore di gioia. Non c'è cosa più bella di sapere che la persona che vuoi, prova lo stesso per te.
Poco dopo il cameriere ci porta i nostri menù e noi, come al solito, li divoriamo in pochissimo tempo. Chi ci vede non penserebbe mai che mangiamo così tanto. Ah, fortuna che ho il metabolismo veloce! Dopo aver pagato, riprendiamo il nostro amato shopping e facciamo un salto da Tezenis per comprare intimo e pigiami. Tra le cose che ho scelto c'è un pigiama super morbido con la faccia di un panda, un altro con degli orsetti e tre completini molto semplici di pizzo.
- Lo sai che questi pigiami sono anti-sesso, vero? - mi domanda Aya, sorprendendomi un po', dato che non è stata mai a favore di Akito.
- Aya! - esclamo io imbarazzata. - Ma che pensi?! E poi a me piacciono, sono troppo carini. - affermo io, borbottando.
-  Sana sei troppo innocente.. E poi povero Akito, io opterei per qualche pigiama più sexy. L'intimo invece può andare bene. - dice lei, convinta delle sue parole.
- Chi ti dice che lo faremo in gita? E poi Akito rispetta i miei tempi, anche se non ne abbiamo mai parlato. - dico io.
- Ah Sana, Sana.. Akito è un ragazzo e come tutti ha i suoi bisogni e pensa anche al sesso e poi non ci dimentichiamo che stiamo parlando di Akito Hayama, il donnaiolo che si è fatto mezza scuola. - mi canzona lei.
Beh, in effetti... Vabbè ma lui rispetterà i miei tempi, ne sono sicura.
Notando il mio silenzio, Aya apre nuovamente la bocca, ponendomi la fatidica domanda.
- Sei ancora vergine? - chiede lei
- Si..- rispondo io un po' imbarazzata.
- Non te ne vergognare, piuttosto sentiti fiera. Io non lo sono da un po' e sappiamo entrambe con chi l'ho persa, però Akito non è stato l'unico. Tralasciando il fatto che non sono una sua fan, soprattutto ora che sta con te, devo dire che le voci che circolano sono vere: Akito è il dio del sesso! - esclama lei a gran voce.
- Aya abbassa la voce! E poi cambiamo argomento, non sono molto a mio agio.. - dico io.
- Va bene, ne parleremo quando sarai  pronta. - conclude lei.
Dopo di ciò continuiamo a parlare normalmente, concludendo  i nostri acquisti. Dopo ben sette ore rinchiusa tra queste quattro mura, l'unica cosa di cui ho bisogno è il mio letto, ora.

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Capitolo 12
*** Verona, we are ready. ***


<<  Ragazzi ci siete tutti ? >> domanda ad alta voce il professor Smith.

<< Si, prof! Possiamo partire. >> esclamiamo noi in coro, più che emozionati. 


Diciamo che la mia è un'emozione diversa. Rivedrò i miei genitori dopo tanto tempo, non vedo l'ora. 
Aya è sulle spine, non vede l'ora di arrivare e vedere la tanto acclamata Verona, il luogo dove Shakespeare, seppur mai vedendolo, ha ambientato Romeo e Giulietta. 
A dire il vero nemmeno io sono mai andata a Verona, con la scuola abbiamo fatto viaggi a Roma, a Rimini, in Puglia, ma mai in quelle zone. 
L'unica cosa brutta è che sono più di dodici ore di viaggio in aereo. Ci credo, attraverseremo mezzo mondo. 
È la seconda volta che prendo l'aereo, ma è come se fosse la prima, l'emozione è sempre la stessa o meglio dire l'ansia. Purtroppo per me, Akito non è nelle vicinanze, è a tutt'altro posto e tutt'altra fila. Non solo ho l'ansia già di mio, ma poi Aya mi sta torturando immensamente. Questa ragazza è una macchinetta vivente, non smette mai di parlare! 

<< Aya, per favore, calmati o mi farai venire un mal di testa! >> esclamo io esasperata. 


<< Scusa ma sono emozionantissima! >> risponde lei. 


<< Non l'ho proprio notato, sai? >> dico io ironicamente, guadagnandomi un'occhiataccia dalla castana. 

È stato un bene, però, almeno si è stata zitta.
Non ho nemmeno la linea, altrimenti avrei contattato Akito. 
Già, Akito. Ormai è diventato il mio punto di riferimento assieme ad Aya.
È proprio vero che la vicinanza di qualcuno fa bene al cuore e non solo. Non so come sia successo, ma non oso immaginarmi senza Akito ed Aya, sono diventati davvero fondamentali. Ci sono persone che passano la vita a cercare la loro metà o qualcuno che possa renderli felici e soddisfatti, mentre io, senza cercarli, li ho trovati e sono molto contenta. 


Undici ore dopo. 

<< E sono ritornata in patria ! >> esclamo, non appena esco dall'aereo e i miei piedi toccano terra. 

Come una mandria di cavalli ci catapultiamo fuori dall'aeroporto, nonostante le continue urla del professor Smith per restare tutti uniti. 
Come da itinerario, tre pullman si trovano nel parcheggio, aspettandoci. 
Ci avviciniamo e ci accettiamo se effettivamente sono qui per noi e, dopo avuto la conferma, saliamo a bordo e ci dirigiamo in hotel. 
Sono le tre del pomeriggio, per cui oggi saltano le visite guidate, ma, in compenso, dopo aver disfatto le valigie siamo liberi di girovagare per Verona. 
Giunti in hotel, il responsabile della reception ci invita ad andare nelle rispettive stanze e sistemare il tutto. Nemmeno il tempo di dirlo che tutti corriamo verso le nostre stanze, nonostante fossero già stabilite. 
Io, Aya e Camille, una nostra compagna di classe, alloggeremo nella 404 e, per fortuna, la camera di Akito non è molto lontana dalla nostra. Il professore, infatti, ci ha detto che le camere sono distribuite in modo vario e che non è detto che staremo tutti vicini. 
Una volta entrate nella camera, rimaniamo a bocca aperta. 
È davvero molto carina e spaziosa. C'è un letto matrimoniale e uno singolo, un bel bagno e un balcone che mostra tutta Verona. 
È da tanto che non faccio una gita con la scuola, forse dalle medie, e sono contenta di essere qui. Mi sono sempre piaciute le gite scolastiche: fare nuove amicizie, rafforzare quelle vecchie, vedere nuovi posti, fare cazzate a non finire. Ogni gita lascia qualcosa dentro, un bel segno che non sparirà mai, perché è davvero una bella esperienza. 

<< Hey Sana, tu quale armadio vuoi ? >> mi domanda Aya. 


<< È indifferente, scegli tu. >> le rispondo. 


<< Va bene... Tu Camille ? >> dice, ponendo la stessa domanda anche alla bionda. 


<< Prenderò i cassetti, non ho portato molta roba. >> le risponde lei. 


<< D'accordo, come volete. >> afferma, iniziando a prendere i vestiti dalla valigia e sistemandoli nell'armadio vicino al letto matrimoniale. 


Dopo circa mezz'ora, la camera è diventata ufficialmente nostra. 

<< Ora non ci resta altro che raggiungere gli altri. Andiamo ! >> esclamo  io, non vedendo l'ora di vedere Verona mano nella mano con Akito. 


Seguita a ruota da loro, vado verso la reception dove avevamo stabilito il punto d'incontro e dopo circa dieci minuti scendono tutti. 


<< Ragazzi mi raccomando, telefoni a portata di mano! >> esclama il professor Smith, dandoci via libera. 


Noi, mandria di cavalli sbizzarriti, ci catapultiamo fuori, non prima di aver risposto al prof. 
Abbiamo formato un bel gruppo, Akito con i suoi amici si è aggiunto a noi e siamo circa una decina. 
Mentre gli altri camminavano più avanti, io e Akito restavamo un po' più in intimità, parlando di cosa faremo in questi giorni. 


<< Hai avvertito i tuoi genitori? >> mi domanda lui. 


<< Si, li ho chiamati prima. Domani arriveranno con il treno e penso che resterò un po' con loro o, almeno, verranno nei posti in cui andremo. >> gli rispondo io, ricevendo un cenno del capo come risposta. 


<< Allora? Ti piace qui ? >> gli domando io. 


<< È molto meno caotico di Atlanta,  è tranquillo, mi piace. >> dice lui, regalandomi un sorriso che ricambio prontamente. 

Continuiamo a girovagare per la città, senza una precisa meta. Aya, Camille e persino gli amici di Akito non la smettevano di fare foto, dicendo che era tutto molto carino, o almeno è quanto Aya ha detto. 
Dovrei portarli un po' a Posillipo, al Parco Virgiliano, via Caracciolo e tanti altri posti, sicuramente rimarranno estasiati. La mia Napoli è bella da mozzare il fiato e basta solo uno sguardo per innamorarti di quei paesaggi unici. 
Essendo un po' stanchi, decidiamo di fermarci a bere qualcosa in un bar, magari con dei tavolini all'aperto visto che oggi è una bella giornata. 
Ne avvistiamo uno e prendiamo posto, ma, appena mi siedo, sento qualcuno chiamare il mio nome. 
Mi giro, cercando di capire da dove provenisse la voce, ma nulla. 
Provo a sedermi di nuovo, ma quella voce insiste ancora e inizia a materializzarsi, rivelando un ragazzo biondo dagli occhi verdi. 


<< Sana! >> esclama lui, abbastanza vicino a noi. 


<< Luca! Da quanto tempo, come stai ? >> domando io, abbracciandolo di getto. 


<< Bene e tu ? Non ci vediamo dall'estate >> esclama lui. 


<< Beh, si. Sono cambiate tante cose da allora, non vivo più in Italia, sono qui in gita. >> affermo io. 


<< Come non vivi più in Italia ? E dove vivi ? >> domanda sorpreso. 


<< Ad Atlanta. Ti spiegherò tutto davanti ad un bel caffè, sei da solo ? >> domando io. 


<< No, sto con degli amici. Non posso dilungarmi troppo, altrimenti sarei stato qui ad ascoltare la tua storia, però un caffè me lo devi. >> dice deciso.


<< Si, va bene. >> rispondo ridacchiando, per poi salutarlo e vederlo andare via. 

Neanche il tempo di prendere fiato che, girandomi, Akito punta gli occhi su di me. 


<< Chi è quello ? >> domanda glaciale. 

Gelosia in vista ?

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Capitolo 13
*** Solo ciò che non si fa non si sa. ***


Tornati in hotel, facciamo tutti un salto in stanza prima di cenare. 

Salutato Akito con un bacio, entro insieme alle mie amiche nella nostra stanza e da lì inizia l'interrogatorio. 

 

<< Come lo hai conosciuto quel ragazzo? È talmente carino! >> esclama Aya. 

 

<< Ci siamo conosciuti in vacanza due anni fa, da lì non abbiamo mai smesso di tenerci in contatto, anche se non lo sento da qualche mese. >> le spiego io.

 

<< Eh brava Sana! >> esclama Cami. 

 

<< Beh, devo ammettere che vedere Akito geloso è stato un bello spettacolo! Non fa male un po' di gelosia anche a lui. >> afferma Aya. 

 

In realtà anche a me ha fatto piacere, è una conferma che ci tiene, però con Luca non deve temere nulla. 

Dopo aver discusso un po' di questa situazione, ci decidiamo a scendere, anche perché probabilmente stanno aspettando solo noi. 

Il menù, ovviamente, non è una sorpresa: pasta al sugo come primo e cotoletta con patatine per secondo per sempre. Devo dire che hanno molta originalità e, nel momento in cui ti rifilano un qualcosa che sembra diverso, capisci che in realtà, gira e ruota, è sempre lo stesso piatto. 

Mangiamo con molta calma, le chiacchierate non mancano, come anche il lancio delle patatine di tanto in tanto. Non manca nemmeno il solito tizio o tizia che si rifiuta categoricamente di mangiare, dicendo che, per quello che ha pagato, merita di meglio, ma non sa che con più di cento studenti non possono mettersi a servire la crème de la crème del cibo. 

Una volta cenato, noi ragazze saliamo in camera, mentre i ragazzi, o almeno la maggior parte, non possono non fumarsi la famosa sigaretta dopo il caffè. Sinceramente tutto sto desiderio di fumare io non ce l'ho; un paio di volte ho fatto dei tiri, ma non sono stati nulla di sensazionale, quindi ho evitato di prendere il vizio. Aya, dal canto suo, è una fumatrice cronica. Dice che aiuta a sbollire la rabbia, a calmare i nervi. Probabilmente, avrà iniziato a fumare dopo l'episodio di Akito. Se penso al modo in cui si è comportato con lei e al modo in cui si è comportato con me, oserei dire che sono due persone completamente opposte. Forse è vero che, quando inizi a tenerci a qualcuno, i tuoi atteggiamenti cambiano. Distratta dai miei pensieri non mi accorgo del messaggio che mi è arrivato. 

 

Da Luca: 

 Hey Sana, che ne dici se domani andassimo a prendere un caffè insieme ? Offro io, ovvio. 

 

 

E adesso che faccio? So che Akito andrà su tutte le furie quando lo verrà a sapere, ma, d'altronde, non sto facendo nulla di male, è solo un amico di vecchia data. Spinta da questa mia riflessione, accetto l'invito, sperando di non pentirmene. 

 

 

Il pomeriggio successivo

 

 

<< Hey Sana, mi fa piacere rivederti! >> esclama Luca con un gran sorriso. 

 

<< Ciao Luca, anche a me fa davvero piacere. >> dico io, sorridendogli. 

 

<< Cosa mi racconti? Sei in America adesso? >> mi domanda. 

 

 

<< Si, già da un po'. Ho deciso di continuare le superiori lì. Mi trovo davvero bene, ho dei nuovi amici e anche un ragazzo che mi vuole bene. >> affermo io. 

 

<< Ah, bene... Va tutto a gonfie vele a quanto pare. >>

 

 

<< Già. Tu che mi racconti? >> 

 

 

<< Nulla di emozionante come le tue novità. Anche io ho iniziato di nuovo la scuola, stessi amici, nessuna ragazza. Nessuna ancora ha fatto breccia nel mio cuore. >> spiega lui. 

 

<< Di sicuro la troverai, sei un ragazzo carino e molto simpatico! >> esclamo io. 

 

<< Lo pensi davvero ? >> 

 

<< Si, certo! >>

 

 

<< Senti, ma... Conosci un ragazzo biondo con uno sguardo che sembra voglia ammazzarmi ? È da qualche minuto che ci fissa... >> mi dice lui ed io di scatto mi volto. 

 

 

Eccolo lì. 

Con quello sguardo sembra voglia trafiggermi e ci sta riuscendo. Non sapeva che fossi qui, non volevo che litigassimo, ma a quanto pare lo faremo lo stesso. Mi alzo dalla sedia, rifilando un misero " scusami, devo andare " a Luca e corro da Akito. Lui, però, cammina a passo spedito in direzione opposta e, anche se sto praticamente correndo, non riesco a raggiungerlo, perdendolo così di vista. 

Chiamo Aya, sperando che mi risponda al più presto e così fa. 

 

 

<< Aya, Akito mi ha visto con Luca al bar, è incazzato nero! >> esclamo io disperata. 

 

<< Cazzo, adesso si che è un bel guaio! Raggiungimi al bar di fronte all'hotel e ne parliamo. >> dice lei. 

 

Faccio come mi dice e dopo una decina di minuti la raggiungo. 

È insieme a Camille e a due ragazzi. Mi avvicino a loro e saluto tutti con un " ciao ", per poi sedermi accanto a Camille. 

 

<< Sana loro sono Elia e Marco, sono in gita qui anche loro. >> afferma Aya, presentandomi i due ragazzi. 

 

Porgo la mano ad entrambi, per poi mettermi a sedere. Nonostante voglia partecipare ai loro discorsi, non posso fare a meno di pensare ad Akito, al suo sguardo, sentendomi uno schifo. Istintivamente gli mando un messaggio, chiedendogli di parlare, ma passano minuti e, successivamente, ore e nessuna risposta. 

Questa sera abbiamo optato per la discoteca e i professori non sono stati d'intralcio. Akito continua ad evitarmi, non ha risposto al mio messaggio e non mi ha guardato né a cena e né per tutto il tragitto per andare in discoteca. Secondo Aya, il comportamento di Akito è solo temporaneo, gli passerà, ma per me non è così. Akito quando si arrabbia può mostrare il broncio per molto tempo e sa essere davvero stronzo e questo mi preoccupa. Non appena entriamo nel locale, la puzza di alcool e fumo  mi invade le narici e, per di più, con tutte quelle persone mi manca l'aria. Aya mi afferra la mano e mi guida verso dei divanetti, dopodiché la vedo armeggiare con il cellulare, senza dire nulla. Camille, insieme ad altri della nostra scuola, si offre per andare a prendere qualche cocktail ed io non rifiuto. Ho davvero bisogno di bere, anche perché non vedo Akito e questo mi preoccupa. 

Dopo circa dieci minuti li vedo tornare con due bottiglie di vodka assoluta e due di prosecco e so per certo che stasera darò sicuramente i numeri. Decidiamo di fare una piccola sfida a chi riesce a bere di più e le prime siamo io e Camille. 

 

<< Siete pronte? >> domanda James. 

 

 

Entrambe annuiamo e tutti urlano un " via ". Io e la mia amica scattiamo e buttiamo giù il primo bicchierino. Con la stessa rapidità portiamo alla bocca anche il secondo, il terzo e il quarto. Questo gioco già l'ho fatto, quindi sono abituata e la testa ancora non mi gira, questo però non si direbbe per Camille. La vedo ridere da sola come una pazza e traballa sulla poltrona su cui è seduta. Nonostante ciò, non si arrende, così continuano a buttare giù anche il quinto, il sesto e il settimo, anche se quest'ultimo solo da parte mia, perché lei non ce la fa e si arrende. 

 

 

<< Ho vinto! >> esclamo io vittoriosa. 

 

Il mio sorriso a trentadue denti muore, però, alla vista di Akito che si sta strusciando su di una ragazza. Aya è l'unica che nota il mio cambio di umore e decide di capirne il motivo. Si volta così verso la direzione in cui sto guardando, per poi rivolgermi uno sguardo preoccupato. Le faccio un sorriso forzato, cercando di farle credere che va tutto bene, anche se non è affatto così, soprattutto quando le loro bocche si divorano. A quel punto scatto come una molla e vado nella loro direzione, ma li perdo di vista per un secondo, visto che si stanno muovendo tra la folla. Con non poca fatica  riesco a intravederli e così mi affretto a seguirli. Percorro un corridoio stretto, buio e poco affollato, per poi trovarmi di fronte alla porta dove sono entrati. Senza troppe cerimonie la spalanco, anche se era meglio non farlo. Quello che vedo è solo un Akito di spalle che blocca la ragazza di prima al muro, cercando di raggiungere un orgasmo. Le lacrime non possono fare a meno di bagnare silenziosamente il mio viso e d'istinto urlo un " mi fai schifo ", per poi scappare via di lì. Ritorno nella stanza di prima, senza essere seguita dal biondino e, ovviamente, non mi aspettavo che lo facesse. 

Mentre mi faccio spazio tra la folla non posso fare a meno di ritornare con la mente a ciò che ho visto ed è come se mille lame trafiggessero il mio cuore. Non mi aspettavo un gesto simile e poi per cosa? Uno stupido caffè con un amico? Ah, Akito, come sei caduto in basso! Raggiungo gli altri ed Aya e Camille si avvicinano a me, vedendo la mia espressione sconvolta. 

 

<< Quel bastando si sta scopando un'altra! >> urlo con tutta la rabbia che ho in corpo, facendo girare tutti i ragazzi del nostro tavolo. 

 

 

<< Allora è ancora il vecchio Akito! Beh, d'altronde eri solo una scommessa da vincere... >> dice Tsu e, dal suo sguardo, capisco che non voleva che io lo sentissi. 

 

Ciao a tutte! Sto scrivendo una nuova storia su Wattpad e questo è il link http://my.w.tt/UiNb/JBX6pxj58C . Se vi va di leggerla e magari di dirmi cosa ne pensate, mi farebbe molto piacere !

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Capitolo 14
*** Consumata dal dolore ***


" I can be tough
I can be strong
But with you, It’s not like that at all

Theres a girl who gives a shit
Behind this wall
You just walk through it

And I remember all those crazy thing you said
You left them running through my head
You’re always there, you’re everywhere
But right now I wish you were here..." 

 

 

 

 

Sono già passati cinque giorni dal nostro ritorno ad Atlanta. 

Cinque giorni che non vedo i miei; cinque giorni in cui si è tornati alla solita routine; ancor più di cinque giorni da quando la mia persona, il mio cuore e la mia anima sono stati fatti a pezzi. Spesso mi chiedo se legarsi a qualcuno in questo modo sia un bene o un male. È un  bene perché ti senti una persona amata, ti senti felice, ti senti viva. D'altro canto è un male, perché, quando ti deludono, ci resti di schifo, è come se una parte di te non funziona a dovere. È straziante questa dipendenza e non ci possiamo far nulla. 

Sono giorni che il cibo lo tocco pochissimo, solo il necessario. Aya più volte mi ha rimproverato, dicendomi che non mi merita e non devo soffrire per lui, ma come faccio? In pochissimo tempo Akito mi è entrato dentro, è una macchia indelebile. 

Non mi ha mandato nessun messaggio e nemmeno un misero saluto mi ha rivolto. È questo il bene che diceva di volermi ? Evidentemente per lui sono stata solo una scommessa, come mi ha detto Tsu, e nient'altro. 

Mentre mi chiudo in me stessa e viaggio con la mente, l'uragano Aya entra prepotentemente in camera mia.

 

 

<< Tu adesso ti alzi e vieni con me ad una festa! >> esclama lei senza voler ricevere un " no " come risposta. 

 

 

<< Aya non mi va. >> sussurro io debolmente. 

 

 

<< Non mi va un corno! Quel deficiente di Akito si sta scopando mezza scuola, se ne frega di te e tu devi stare qui a piangerti addosso? Te lo scordi! Alzati, o ti costringo con la forza! >> sbotta lei.

 

 

<< Con quale forza? Sentiamo.. >> la derido io.

 

<< James e Gomi stanno fuori la porta, aspettano solo un mio segnale. >> afferma soddisfatta. 

 

 

<< Tu non stai bene! >> esclamo io esasperata.

 

 

<< No, tu non stai bene ed io non voglio vederti triste e abbattuta, quindi alzati, mettiti il vestito più sexy che hai e andiamo a ballare! >> esclama. 

 

<< Non ce la faccio davvero... Sto davvero male, non pensavo di poter stare così male; io ho un carattere molto forte solitamente... >> sussurro io, esternando i miei pensieri. 

 

<< Cara Sana, devi capire che  alla fine anche le persone più  forti cadono. Cadono perché sono umane, cadono perché hanno dei sentimenti, cadono perché, per quanto si possa essere forti e duri, c'è sempre qualcosa che le fa crollare. L'essere forti è solo una maschera che si impongono le persone per allontanarne altre o, semplicemente, per allontanare i sentimenti che esse fanno provare. L'essere forti è difficile, non è per niente facile. Vieni messo alla prova in continuazione, perché la gente ti vuole veder cedere, ti vuol far cadere. E se non è la prima o la seconda o addirittura la terza volta, tu sarai lì a dare loro questa soddisfazione, forse non in modo esplicito, ma è pur sempre una loro vittoria. Forse, però, non è solo una loro di vittoria, ma anche la tua, e sai perché? Perché essere forti significa saper convivere con i propri sentimenti, saper piangere e sfogarsi, saper accettare la propria natura, al contrario, invece, si è forti solo per finta, perché si scappa dagli ostacoli come vigliacchi. Detto questo, non abbatterti, non crederti debole, perché non lo sei affatto. Piuttosto fammi contenta e vieni con me! >> 

 

 

<< Eh va bene, lo faccio solo per te! >> 

 

 

Trenta minuti dopo

 

 

La fila per entrare al " Black Heart " è chilometrica! Stiamo da dieci minuti buoni ad aspettare per entrare, ma non abbiamo risolto nulla! 

Fortemente, Gomi avvista un suo amico che è in procinto di entrare, per cui ci aggreghiamo a lui ed entriamo nel locale, saltandoci un bel po' di fila. So che è mancanza di rispetto, ma non ce la facevo più ad aspettare. 

 

Non appena mettiamo piede nel locale, Aya mi ricorda la promessa che ci siamo fatte: bere come se non ci fosse un domani. 

Mi afferra la mano e mi trascina al bancone, intanto io abbasso la stoffa del vestito che si era alzato di poco. È un tubino stretto nero e molto semplice. Ha una scollatura a cuore che la mia seconda di seno non rende volgare. L'unica pecca sono i tacchi vertiginosi che indosso. Sono di un bel tacco dodici e fanno un male cane! 

Arrivate al bancone, ci scoliamo due cicchetti di seguito e la testa già mi inizia a girare leggermente, ma non mi importa. Se mi devo divertire, lo devo fare per bene. Non tardano ad arrivare il terzo e il quarto e, quando sto per poggiare sul bancone il bicchiere vuoto, una mano si poggia sul mio fianco. Per un secondo ho pensato fosse lui, ma la sua presa non è affatto così. È James. 

 

<< Ragazze venite con noi al tavolo, ci sono anche gli altri. >> urla lui nel mio orecchio. 

 

Giustamente con il volume così alto deve alzare per forza il tono di voce. Mi afferra la mano e io, d'istinto, afferro quella di Aya, trascinandola nella mia direzione. Chissà se sarà qui... Il mio cuore è pronto per vederlo? Decisamente no. Ho fatto il possibile per evitarlo; la mattina ero la prima ad entrare e a fine scuola ero l'ultima ad uscire. Non perdevo tempo tra i corridoi, non andavo in bagno. Tutto pur di non vederlo. 

La fortuna sembra essere dalla mia parte, perché di Akito nemmeno l'ombra. Vedo Tsu che mi rivolge uno strano sguardo, sembra... Dispiaciuto ? E per cosa? Per avermi detto la verità ? Io l'apprezzo, almeno lui ha avuto le palle di dirmi le cose come stavano.  Mi siedo insieme agli altri e afferro un bicchiere con un liquido rosso. Senza sapere cosa fosse, lo mando giù e, ad ogni millilitro di alcool che si fa spazio nella mia bocca, la gola mi brucia. Suppongo sia abbastanza pesante, perché tutta la stanza, include le persone, ha iniziato a girare. 

Sento qualcuno rivolgermi la parola, ma non gli presto attenzione e mi allontano, dirigendomi verso l'uscita. Una volta fuori, respiro a pieni polmoni, sperando di smaltire un po' tutto l'alcol che ho bevuto. 

 

<< Non ti sembra di aver esagerato? >>

 

Quella voce... La sua voce. 

 

 

<< Non ti sembra che dovresti farti gli affari tuoi ?>> sputo acida.

 

 

<<  Mi sa che non è serata.. >> 

 

 

<< Va tutto una meraviglia, sei tu che sei d'intralcio. >>

 

 

<< Addirittura? >>

 

 

<< Già. Io con te non dovrei nemmeno parlarci. >>

 

 

<< Però lo stai facendo... >>

 

 

<< Adesso me ne vado. >>

 

 

Ma, al primo passo, la sua mano mi blocca. Istintivamente mi volto verso di lui, perdendomi  in quegli occhi color ambra. 

 

<< Lasciami. >> sussurro in cagnesco. 

 

<< Mi dispiace... >> mormora lui. 

 

 

<< Mi dispiace un cazzo, Akito! Mollami ! >> sbotto io arrabbiata. 

 

 

<< Non volevo.. >>

 

 

<< Cosa? Scoparti quella o scommettere su di me? Perché io sono stata sempre e solo una scommessa per te, non è vero?! >>

 

 

<< Ti posso spiegare... >> 

 

 

<< Non c'è nulla da spiegare! Tu mi hai amato, se così si può dire, solo a parole; io, invece, ti ho dato il cuore e tu lo hai calpestato! >>

 

 

<< Mi dispiace, rimedierò ! >>

 

 

<< Troppo tardi, oramai sei solo una delusione per me. >>

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