Dovevi soltanto restare

di MaryFangirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Lui non ti vuole vedere ***
Capitolo 2: *** 2. Resta ***
Capitolo 3: *** 3. Combattendo il silenzio ***
Capitolo 4: *** 4. Semplicemente felice ***
Capitolo 5: *** 5. Sorprendimi ***
Capitolo 6: *** 6. Flirt e divertimento ***
Capitolo 7: *** 7. L'appuntamento ***
Capitolo 8: *** 8. L'appuntamento, parte 2 ***
Capitolo 9: *** 9. Uscite e chiacchiere ***
Capitolo 10: *** 10. Le cose accadono ***
Capitolo 11: *** 11. Degenza ***
Capitolo 12: *** 12. Tornare a casa ***
Capitolo 13: *** 13. Resta con me ***
Capitolo 14: *** 14. Fine ***



Capitolo 1
*** 1. Lui non ti vuole vedere ***


Titolo originale: All you had to do was stay
 
 
 
 
 
Mickey guardò la sorella attraverso il vetro. "Ehi, come stai? Te la fai ancora con quello stronzo del tuo ragazzo?" chiese nella cornetta. Lei scosse il capo.
"Nah, quella merda è finita da un po'. Sono tornata adesso. Allora, ho sentito che esci presto?"
Lui annuì. "Un paio di giorni" rispose.
Lei annuì leggermente.
"L'hai visto?" chiese Mickey riferendosi al suo ex ragazzo che non vedeva quasi da un anno.
Mandy fece di no con la testa. "Non ancora"
Lui fece un cenno. "Puoi farmi un favore, Mands. Non dirglielo, okay"
Lei sollevò lo sguardo. "Cosa? Perché no?" guardò il fratello confusa.
"Perché non voglio che lui sappia che sono fuori, okay, non ha bisogno di questa roba nella sua vita. Da quello che so è felice, prende le medicine e tutto il resto, Svetlana dice che ha un fidanzato e un buon lavoro e non manderò tutto a puttane, non tornerò in quella merda, lui ha voluto farla finita, e ha ottenuto ciò che desiderava" fece scrollando le spalle. Mandy rimase zitta per un minuto.
"Vorrebbe sapere che sei fuori, Mick"
Lui scosse il capo. "Se gliene fosse fottuto qualcosa di me, sarebbe venuto a trovarmi, ma non l'ha fatto. Aveva chiuso con me ancora prima che mi rinchiudessero, lasciamo le cose come stanno"
Mandy sospirò. "Mick..."
Lui scrollò di nuovo la testa. "No, non posso farlo, essere coinvolto nella sua vita, okay, odio vederlo con altre persone, mi conosco, farei qualcosa di stupido come prendere a calci il suo ragazzo e cosa ne ricaverei? Niente, sto alla larga da lui, che continui a vivere la sua vita. È l'ultima volta che parliamo di lui, okay? A meno che non succeda qualcosa che devo sapere, qualcosa di importante, tipo che smette di prendere le medicine, o qualcuno della sua famiglia è malata o roba simile. Non voglio che nessuno sappia che sono fuori, okay?"
Mandy annuì.
"Per quanto intendi tenerlo nascosto, Mick, è il South Side, dove starai? Non a casa nostra, se nessuno sa che esci"
Lui annuì leggermente. "Sì, ho già un appartamento, sempre nel South Side, ma non è proprio la stessa zona. Se scopre che sono fuori, non ti mettere a rivelare il mio indirizzo. Se te lo chiede, e intendo per davvero, puoi dirglielo, ma non voglio che lo fai di tua spontanea volontà, okay?"
Mandy annuì prima di alzarsi. "Ti voglio bene, stronzo" disse allontanandosi.
 
 
 
Ian era seduto alla stazione dei pompieri a parlare con alcuni ragazzi quando udì una voce dietro di sé.
"Gallagher, oh, Ian Gallagher!"
Riconobbe quella voce senza girarsi. Vide Caleb sollevare la testa e improvvisamente lui sobbalzò.
"Mandy?!" esclamò girandosi verso di lei. La sollevò e la fece roteare. Aveva un aspetto davvero fantastico e gli sorrideva luminosa. "Ehi...che ci fai qui?"
Mandy scrollò le spalle. "Ero in giro, dovevo vederti" gli sorrise. "Mi sei mancato!"
Lui le sorrise abbagliante.
"Oh, merda. Uhm, gente, lei è la mia migliore amica, Mandy" disse indicando i ragazzi.
"Chi di loro è il tuo ragazzo?" sussurrò Mandy. Ian si gelò per un secondo.
"Oh, uhm, sì, Caleb" fece cenno al ragazzo di unirsi a loro, lui lo fece.
"Mandy, questo è Caleb, il mio ragazzo"
Lei annuì osservandolo. "Piacere di conoscerti" disse col tono più gentile che le riuscì.
 
 
 
Erano passati mesi dal ritorno di Mandy e qualcosa non andava, Ian sapeva che lei gli stava nascondendo qualcosa ed era abbastanza certo che avesse a che fare con il fratello.
"Mandy...dai, dimmi di cosa si tratta! Posso sopportarlo, sai?"
Lei scosse il capo. "Ian, te l'ho detto. Lui sta bene, va tutto bene, okay?"
Lui la imitò scrollando la testa. "Devo andare a trovarlo? È questo che vuoi? Lo farò, sai, se non me lo dici andrò a chiederlo a Mickey"
Mandy rovesciò gli occhi. "Non lo farai, se avessi voluto farlo lo avresti fatto molto tempo fa, Ian"
Lui scrollò le spalle. "D'accordo, va bene. Non vuoi dirmelo, è ancora orario di visita, mi faccio un giro" disse saltando giù dalla panchina e dirigendosi verso la macchina.
"Non puoi!" gridò Mandy inseguendolo.
"Perché no?"
Lei sospirò. "Perché non è lì, d'accordo"
Ian si fermò e si girò. "Cosa vuoi dire con 'non è lì'?"
"Non è lì, okay, è uscito" parlò piano. Ian si bloccò, tutto il suo corpo si ghiacciò. Non si mosse, non ci riusciva.
"Da quanto?" chiese senza nemmeno dubitare della sua informazione.
"Da un paio di mesi"
"E' uscito da tutto questo tempo? Da quando sei tornata?"
Mandy scosse il capo. "Non proprio, quando sono venuta da te la prima volta, aveva ancora qualche giorno da passare dentro"
Lui distolse lo sguardo per un secondo. Mickey era fuori...che diamine. Non lo aveva saputo, come era stato possibile.
"Perché non me l'hai detto?" fece, ferito.
"Perché non voleva che lo sapessi, okay. Non avrei dovuto dirtelo"
"Non avresti dovuto dirmelo?!? Mickey è fuori. Come diamine è possibile? Doveva rimanerci 15 anni, Mandy"
Lei annuì. "Senti, non conosco i dettagli, so solo che è fuori, è felice, ha un lavoro e degli amici. Tu sei felice, hai un lavoro, amici e un fottuto fidanzato. Voi due avete chiuso, quindi lui non voleva incasinare tutto, per te"
Lui non riusciva a respirare. "Dov'è?"
Mandy rimase zitta a lungo. "Non te lo dirò"
"Cosa? Non puoi dirmi neanche questo?" Ian sospirò frustrato.
"No, ha detto che avrei potuto se lo avessi chiesto, ma non lo farò comunque. Ascolta, Ian, cos'hai intenzione di fare, presentarti a casa sua, liberarti del tuo senso di colpa per averlo mollato lì a marcire col cuore spezzato. Professerai il tuo eterno amore per lui, vi picchierete, farete sesso? Tutto da capo, e poi cosa? Lascerai il tuo ragazzo, o tornerai strisciando da Caleb, piangendo e distrutto dal senso di colpa, dicendogli che è stato un errore, che ti penti, che Mickey non significa niente per te"
Mandy incrociò le braccia, e Ian non aveva una risposta a niente di tutto ciò che aveva detto, non sapeva come avrebbe reagito se avesse rivisto Mickey.
"No, non ne hai idea, e io ti voglio bene, Ian, davvero, ma non mi unirò alla tua idea di presentarti alla sua porta per gettare di nuovo le vostre vite in una fottuta spirale"
Ian stava camminando avanti e indietro, e infine Mandy sospirò ad alta voce. "Vado, Ian, ti voglio bene, devi saperlo, ma seriamente, lascia perdere. Lui non ti vuole vedere, e prima che tu sapessi che era uscito, di sicuro non volevi vederlo"
 
 
 
Ian era seduto sul suo balcone – beh, in realtà era quello di Caleb – per la sesta notte di fila. Lo faceva ogni sera ormai, Caleb si addormentava e lui andava fuori a pensare. Pensava a dove potesse essere Mickey, a come potesse stare, a come potesse essere il suo aspetto, se ancora avesse quel tatuaggio sul petto? Probabilmente no. A prescindere da cosa facesse, non riusciva a smettere di riprodurre la loro intera relazione nella propria mente, ancora e ancora. Sentì la porta scorrevole aprirsi ma non si mosse.
"Ian?" sentì Caleb chiamarlo. "Stai bene? Qualcosa non va, tesoro?"
Si sentì rabbrividire e non capiva. Caleb che lo chiamava 'tesoro' non lo turbava di solito ma all'improvviso lo fece.
"Sì, sì, mi sto solo godendo l'aria fresca. Penso ad alcune cose" disse onestamente.
"Di nuovo Mickey?" chiese Caleb e Ian non disse nulla. Rimase lì in silenzio finché Caleb finalmente sospirò e tornò dentro.
 
 
 
Ian era seduto all'interno di un piccolo bar con Caleb e un gruppetto di ragazzi della caserma quando lo vide per la prima volta, alcune settimane dopo. Si gelò. Improvvisamente non poté più sentire niente di ciò che gli altri stavano dicendo, come se la sua mente si fosse diretta a un solo e particolare essere umano. L'essere umano era Mickey Milkovich. Era in piedi vicino al tavolo da biliardo, era stupendo. Era più muscoloso di quanto Ian ricordasse. Stava ridendo, una risata genuina. Ian chiuse gli occhi, eliminando tutto il resto per sentire quella risata.
"Ian! Porca puttana, Gallagher!" sentì uno dei ragazzi esclamare. Sollevò lo sguardo su quello che stava parlando.
"Uh?"
Quello rise scuotendo il capo. "Che ti prende? Sei sparito"
Ian scrollò il capo.
"Figlio di puttana. È per questo che volevi venire qui?" sentì la voce di Caleb.
"Cosa?" chiese, sinceramente confuso.
"E' lui, lo so. Beh, non rimarrò qui a osservarti mentre fantastichi sul tuo ex" Caleb praticamente stava gridando mentre usciva dal bar.
"Merda!" disse Ian alzandosi e inseguendo Caleb, ma prima lanciò un'occhiata a Mickey che ora lo fissava. Rimase immobile per un secondo prima di uscire dalla porta. "Che cazzo, Caleb!" urlò.
 
 
 
Mickey rimase di ghiaccio lì dov'era. La prima volta che rivedeva il suo ex avvenne quando sentì qualcun altro esclamare il suo cognome. Sentire 'Gallagher' non era qualcosa a cui era più abituato ormai, quindi automaticamente guardò nella direzione della voce per vedere chi di loro fosse presente. Ovviamente, doveva trattarsi di colui che stava evitando da quando era uscito di prigione. Ian era seduto a un tavolo con dei ragazzi. Finché l'uomo accanto a Ian non iniziò a guardare tra lui e Mickey per poi alzarsi gridando, non aveva capito chi fosse. Il fidanzato. Era l'unica spiegazione per una simile reazione. Dopo aver osservato Ian inseguire il suo ragazzo, ovviamente scalpitante di iniziare una rissa, aveva visto Ian guardare nella sua direzione, aveva visto quegli occhi, tristi e torturati, e aveva voluto inseguirlo ma non lo fece. Perché avrebbe dovuto? Ian era sconvolto di vederlo, ma non significava niente. Si riconcentrò sui suoi amici del lavoro e tentò di ignorare l'esigenza di cercare il rossino.
 
 
 
"Oh, adesso sei arrabbiato con me? Fanculo, Ian, siamo fuori con i nostri amici, ed eccoti a fissare il tuo ex come se fosse l'unico presente nella stanza. Pensi che per me sia divertente vederti così. Lo guardi in quel modo, di fronte a tutti, cazzo!" gridò Caleb.
"Oh, ero sconvolto, cazzo. Non lo vedo da più di un anno, ero sorpreso, maledizione!" ribatté Ian senza necessariamente negare l'attrazione verso Mickey.
"Lo eri davvero? O l'hai pianificato? Sei depresso da quando hai scoperto che era uscito. Quando ci siamo conosciuti ti comportavi come se fosse soltanto un ricordo lontano, ovviamente era una stronzata, Ian! Lo guardi da capo a piedi in quel modo? Lo hai cercato, così che potessi prendermi per il culo?!"
Ian serrò i pugni. "Oh, porca puttana. Ovviamente non sapevo che fosse qui. Che cazzo, Caleb?! Mi serve un drink, tutto questo è una stronzata!" disse tornando nel bar.
Mickey osservò Ian tornare nel locale, visibilmente incazzato. Poteva sentire il fuoco irradiato dal suo ex. L'uomo che stava dietro di lui era altrettanto incazzato. "Ian, che stai facendo?" lo sentì dire.
"Mi prendo un fottuto drink, Caleb"
Caleb, era quello il suo nome, sembrava quello di una fighetta. Sospirò, osservandoli, sentendosi un intruso.
"Non puoi bere, porca troia"
Mickey quasi rise, ricordandosi una conversazione simile. Tentò di riportare l'attenzione sui suoi amici, ma era difficile visto che tutto il bar fissava i due ragazzi.
"Cosa hai intenzione di fare? Chiamerai la mia mammina? Fai pure. Vuoi il suo numero?" scattò Ian, ordinando poi una birra.
"Okay, ragazzi, datevi una cazzo di calmata, okay" disse il loro amico Brad da dietro. Si stavano tutti alzando per stemperare la situazione.
"E tu!" gridò Caleb guardando dall'altra parte del bar, senza ascoltare gli amici. Ian alzò lo sguardo, lievemente irritato. "Cosa cazzo hai da guardare? Non è più affar tuo!" urlò a Mickey. Gli occhi di Ian si allargarono.
"Caleb..." iniziò ma si fermò quando vide Caleb avvicinarsi al suo ex. "Merda! Beh, volete andare a fermarlo, stronzi, si farà ammazzare" disse guardando gli altri pompieri che guardavano Caleb meravigliati.
Mickey guardò l'uomo che gli gridava addosso. Doveva essere uno stupido figlio di puttana. Aveva davvero intenzione di iniziare una rissa con lui? Aveva tentato di essere rispettoso. Non aveva contattato Ian, non aveva detto una parola durante quel litigio del cazzo.
"Torna indietro" fece Mickey preparando i pugni.
"Fottiti!" sparò Caleb.
"Senti, coglione, non so quale cazzo sia il tuo problema, ma ti avviso, girati e vattene" Mickey avvertiva la rabbia riempirlo. Niente gli sarebbe piaciuto di più che picchiare a sangue quella testa di cazzo. Tirare fuori tutta la rabbia, dirgli che aveva fatto lo stronzo con l'uomo sbagliato, che Ian era suo e lo sarebbe sempre stato. Invece guardò Ian.
"Gallagher, toglimi da davanti il tuo ragazzo prima che esploda!"
Vide Ian annuire. Bisognava ammetterlo, Ian ci provò. Andò ad afferrare Caleb dicendogli che era ora di andare, gli altri uomini finalmente iniziavano a fare lo stesso, poi Caleb si voltò e colpì Ian sulla guancia.
Ian sentì la fitta sulla mascella. Caleb lo aveva appena colpito? Aveva la sensazione che si sarebbe sentito male. Lo shock gli impedì di muoversi. Non si rese nemmeno conto di ciò che stava succedendo finché non vide Mickey volare verso Caleb. Lo spinse su un tavolo lì vicino, sollevandolo per la maglietta.
"Non lo toccherai mai più così! Mi hai capito, cazzo?" Mickey sputò rabbia mentre colpiva Caleb sul naso. Ian si lanciò all'azione.
"Mickey! Mick, fermati, è tutto okay" gridò, finché Mickey non sollevò lo sguardo e lasciò Caleb.
"Chiamo la polizia" sentì dire il barista.
"Non ce n'è bisogno, ce ne stiamo andando, giusto ragazzi?"
I ragazzi portarono via Caleb dal bar. "Visto, va tutto bene, non c'è bisogno della polizia" disse Ian facendo un cenno al barista, che annuì. Pagò la birra che non aveva mai toccato e sospirò, uscendo dal locale.
"Che spreco di birra" disse il barista.
"Già, dalla a quel tizio, offri un giro ai suoi amici, dì a tutti che mi dispiace"
Il barista annuì.
Mickey osservò Ian che se ne andava, sentendosi triste. Che coglione, il suo ragazzo. Guardò il barista che portava un vassoio di drink e porse a Mickey due birre.
"Che cazzo è, non abbiamo ordinato niente"
Il barista annuì. "Il rosso ha detto di dirvi che gli dispiace, questo giro lo offre lui"
Gli amici di Mickey esultarono.
"Sì, cazzo, sapevo che quel ragazzo mi piaceva" rise il suo amico Jake.
"Come ti pare, ti piace solo perché ti ha offerto da bere" ridacchiò Mickey guardando la porta. Jake scrollò le spalle. 

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Capitolo 2
*** 2. Resta ***


Mickey camminava avanti e indietro nel suo appartamento, pensando a quella sera. Erano passati tre giorni da quando aveva visto Ian, quel viso, quei capelli di un rosso impetuoso, le braccia muscolose. Scosse il capo.
"Merda!" disse tentando di destarsi dalla sua fantasia. Perché Ian aveva dovuto presentarsi in quel posto, con tutti quelli che c'erano, e perché lui stesso, ogni sera da allora, aveva sperato di vederlo tornare?
Doveva uscire di casa.
Quindi corse, fino in strada, e continuò a correre. Sollevò lo sguardo dopo un po' e si ritrovò di fronte a quella che un tempo era la sua casa. La fissò per un minuto. Vide la porta spalancarsi e non disse nulla quando sua sorella uscì. Lei lo guardò.
"Mick? Che ci fai qui? Qualcuno potrebbe vederti" disse guardandosi intorno. Lui scrollò le spalle.
"Non ha più importanza. Lui mi ha già visto, chi importa se qualcuno lo sa?"
"Cazzo. Ti ha trovato. Merda, mi dispiace, voglio dire, gli ho detto che eri fuori, mi ha praticamente costretto a dirlo ma non pensavo ti avrebbe trovato, non gli ho detto il tuo indirizzo, lo giuro, anche se l'ha chiesto..." continuò a sproloquiare.
"Aspetta, Mandy, hai appena detto che lui sapeva che io ero fuori?"
Lei annuì. "Sì, cioè, sapeva che stava succedendo qualcosa ma...aspetta, non te l'ha detto?"
Mickey fece di no col capo. "No...non abbiamo parlato molto, il suo fottuto fidanzato era troppo impegnato a fare lo stronzo" disse scrollando le spalle. Mandy lo guardò confusa.
"Caleb? Si è portato dietro Caleb?" chiese attonita.
"Sì, beh, è stato un caso che ci trovassimo nello stesso posto. Ne sono abbastanza sicuro. Però tu avevi detto che era gentile, invece quel tipo è un dannato stronzo"
Mandy rise. "Questo lo dice un ex geloso o un passante del tutto obiettivo?" chiese sorridendo con l'aria di chi la sapeva lunga.
"Sono sicuro che tutto il bar avesse la stessa opinione. Quell'idiota si è alzato e si è messo a gridare davanti a tutti. Ovviamente sapeva chi ero, non ne era felice, chi se ne frega. Quel coglione mi si è messo davanti alla faccia, come se non avessi potuto prenderlo a calci in culo" rise.
"Sul serio? Dannazione. E l'hai fatto?" chiese sapendo già la risposta. Mickey sollevò il pugno leggermente ferito.
"Ehi, mi sono trattenuto finché lui non ha colpito Gallagher"
Gli occhi di Mandy si allargarono.
"Cos'è che ha fatto?"
Mickey annuì.
"Non che tu non l'abbia fatto, Mick" aggiunse lei onestamente.
"Sì, lo so. Ero solo esploso un attimo. Stavo andando a correre, dovrei tornare. Ho il lavoro e altre cose"
Mandy annuì.
 
 
 
Mandy si lanciò verso la porta di Caleb meno di un'ora dopo, bussando con forza. Caleb aprì la porta e Mandy sorrise guardando il lavoretto realizzato dal fratello.
"Oh mio caro Caleb, che è successo? Hai sbattuto contro un muro o cosa?" disse tentando di contenere il divertimento.
"Spiritosa, suppongo che tu abbia già visto tuo fratello stamattina" disse lui roteando gli occhi.
"C'è Ian?" chiese lei. Lui rise con aria irritata.
"No, perché non vai dai tuoi fratelli, sono sicuro che Ian non poteva resistere a realizzare le fantasie che gli passano per la testa da una settimana" disse prima di sbatterle la porta in faccia.
"Beh, fanculo anche a te, stronzo" disse Mandy prima di allontanarsi.
 
 
 
Ian era seduto sotto il portico dei Gallagher quando vide Mandy comparire dalla strada. Sospirò, la ragazza sembrava di buon umore.
"Ehi Mands! Perché sembri così felice?" chiese quando lei balzò di fronte a lui.
"Per nessun motivo. Una notizia che non c'entra assolutamente nulla, ho appena visto il tuo ragazzo" rise.
Ian sorrise.
"Era in forma" disse Mandy continuando a ridere.
"Ora, Mandy, il tuo umore non ha niente a che vedere con Caleb, vero?"
Lei scosse il capo. "Giammai. Dannazione, hai un bel livido anche tu" disse sarcastica. Lui annuì.
"Sì, si sta sgonfiando un po' ultimamente"
Mandy annuì. "Li hai visti entrambi da allora?"
"Ho visto Caleb ieri, per qualche minuto"
"E com'è andata?" sorrise Mandy.
"Alla grande, abbiamo scopato in ogni angolo dell'appartamento"
"Okay, genio" lei roteò gli occhi. Ian rise.
"Sì, è stato fantastico. Aspetta, no, è stato fottutamente orribile. In realtà ha iniziato a lanciare le mie cose contro le pareti, che romantico" sospirò.
"Dannazione. Sai, non sono esattamente una sua fan, ma non me lo sarei aspettato"
Ian annuì.
"Quindi che farai?"
Ian la guardò. "Beh, calmerò il suo stupido culo, e ripartirò da lì. Comunque sono costretto a vederlo, tutti i giorni al lavoro"
"Vuoi tentare di farla funzionare?" chiese Mandy curiosa.
"Stai ficcanasando alla ricerca di informazioni per pura curiosità, in quanto amica preoccupata, o in quanto sorella?" chiese lui cautamente. Lei gli diede un piccolo pugno sul braccio.
"In quanto tua amica, stronzo. A proposito della questione sorella, com'è stato rivedere Mick?"
"Non lo so, in realtà è stato piuttosto imbarazzante" rise.
"Perché? Non è stata colpa tua, non è che hai pianificato di imbatterti nel tuo ex mentre eri col tuo ragazzo...giusto?"
"Certo che no, cazzo, perché lo pensano tutti? Lui la pensa così? Merda" chiese.
"No, Mick non pensa che tu sia andato lì di proposito. Rilassati"
 
 
 
Ian si diresse verso il bar di quella sera, non era nemmeno sicuro di doverci andare. Dopo quella sera, non si sarebbe stupito se l'avessero cacciato, dopotutto era stato in compagnia dell'uomo che aveva dato inizio alla rissa.
Non era sicuro che quel posto fosse frequentato spesso da Mickey, di sicuro l'ultima volta si era trattato un incidente, ma non poteva affermare lo stesso in quel caso. Voleva vedere Mickey, per davvero. Voleva anche scusarsi per il comportamento idiota del suo ragazzo. Non pensava nemmeno che usare quel termine per descrivere Caleb fosse idoneo. Gli aveva consentito alcuni giorni per calmarsi e, in precedenza quel giorno, era andato a trovarlo. Era andata molto bene, nient'affatto come l'ultima volta, ma ora c'era qualcosa di peggio della rabbia. C'erano state molte grida, da parte di Caleb, Ian non era riuscito ad esprimere così tante emozioni, non ce l'aveva fatta e basta, ci aveva provato, solo che non era servito. Aveva promesso che sarebbe tornato il mattino successivo così che potessero rimettersi a parlare. Ora aveva bisogno di un fottuto drink.
 
 
Finalmente entrò, mettendosi su uno sgabello, ordinando una birra. Il barista che c'era stato quella sera era presente e sorrise.
"Ehi, ragazzo, hai intenzione di bere per davvero stavolta?"
Ian annuì. "Scusa per l'altra sera" sospirò.
"Ehi, non preoccuparti, è un bar, a volte le persone si comportano da idiote. Suppongo che i tuoi amici non siano qui stavolta?" chiese. Ian disse di no.
"No, ci sono solo io" fece piano. L'altro annuì. Ian si accomodò e sorseggiò lentamente la sua birra, sapendo bene che non avrebbe dovuto farlo. Avrebbe bevuto solo quella e poi sarebbe andato a casa della sua famiglia a dormire, il giorno dopo avrebbe parlato con Caleb, ma non quella sera.
Mickey entrò nel bar ridendo per una battuta scema di Jake.
"Oh, guarda, Milkovich, il tuo ragazzo è tornato. Magari si sentirà abbastanza in colpa da offrirci di nuovo da bere" Jake gli diede una piccola gomitata.
"No, lascialo in pace. Non offrirà niente al tuo culo ozioso. Pensavo che fossimo venuti qui per giocare a biliardo"
Jake sospirò. "Va bene, barman, porta il solito al tavolo. E uno al rossino. Penso che il ragazzo qui abbia una cotta per lui"
Mickey lo colpì per zittirlo.
Ian si voltò per declinare l'offerta ma si fermò quando vide Mickey. Sembrava non riuscire a trovare la voce.
"Giochi a biliardo?" chiese il ragazzo che stava accanto a Mickey.
Ian scrollò le spalle. "Non gioco da un po'"
"Beh, prendi il tuo drink e vieni, puoi giocare contro di lui, magari vinci, così poi perde le staffe" rise da solo. Beccandosi un pugno da Mickey.
"Ti piacerebbe, stronzo" disse mentre si dirigevano ai tavoli. Ian rimase a osservarli per un istante, non volendo intromettersi se Mickey non avesse voluto.
"Vieni, Gallagher?"
Ian alzò le spalle e balzò giù dallo shabello.
Ian osservò un paio di ragazzi che giocavano, limitandosi a bere la birra e godendosi la vista di Mickey con i suoi compari. Sembrava felice.
"Allora, Ian, cosa fai nella vita?" chiese uno di loro. Ian notò lo sguardo di Mickey su di sé, ugualmente curioso. Ciò lo sorprese, pensava che Mandy o Svetlana glielo avessero menzionato.
"Sono appena diventato paramedico"
"Figo, dev'essere un caos, amico" annuì Ian. Osservò la reazione di Mickey ma non ne ebbe alcuna. Ancora non aveva parlato direttamente con Ian, si limitavano a guardarsi. Alla fine Ian non resistette più.
"Vado fuori. Tornò fra un po'" disse alzandosi all'improvviso, sentendosi leggermente frastornato. Fottute medicine.
"Stai bene, mezza cartuccia?" chiese Jake ridendo.
"Sì, sto bene. Non bevo da un po' di tempo, tutto qui" disse allontanandosi e beccandosi un'occhiata da Mickey. Questi osservò Ian uscire dal bar, di nuovo. Non doveva preoccuparsi del suo ragazzo, quindi rimase a guardare. Ogni centimetro del lato b del suo ex ragazzo.
"Hai intenzione di fare la tua mossa o no, Milkovich? Perché se non sei interessato..." iniziò Jake con aria d'intesa.
"Giù le mani, Casanova. Ha un ragazzo, ricordi?" ribatté Mickey.
"Chi cazzo se ne frega? Quel tizio è un ritardato, l'ho invitato qui così che tu non debba stirarti il collo nel fissargli il culo tutta la sera. Non fare la fighetta"
Mickey roteò gli occhi.
"Oh, fottiti" disse scendendo dalla sedia. "Magari riesci a chiudere la bocca" disse uscendo.
Ian era seduto sull'orlo del marciapiede di fronte al bar. Sentiva l'alcool attraversargli il corpo.
"Fottute medicine" sussurrò. Aveva bevuto solo una birra e mezzo e già era partito. Era vero che non beveva da un anno, però che diamine. Sapeva che non avrebbe dovuto bere affatto ma era stata una settimana difficile, con Mickey così vicino ma del tutto lontano, l'improvviso cambiamento di Caleb a causa di ciò. "Sei un fottuto idiota, Gallagher" disse rivolgendosi a se stesso.
"Beh, io non avrei detto niente, ma..." sentì la voce compiaciuta di Mickey provenire da dietro. Sospirò di nuovo, non volendo voltarsi e non volendo ascoltare nulla di ciò che Mickey aveva da dire. Probabilmente gli avrebbe detto di levarsi e di tornare a casa, di stargli alla larga e di non tornare lì mai più.
Mickey si avvicinò lentamente a Ian che ancora si teneva il capo fra le mani. "Ehi, stai bene, devi vomitare o cosa?" domandò. Ottenne solo uno scrollamento del capo.
"Sto bene, avevo solo bisogno d'aria" disse Ian piano.
"Va bene, allora, visto che sei così chiacchierona, torno dentro e bevo quella birra al posto tuo" disse Mickey, senza spostarsi neanche un po'. Ian rimase fermo per un minuto prima di girarsi a guardarlo.
"Sono uno stronzo" disse Ian. Mickey guardò gli occhi aveva aveva guardato così tante volte, scrutandoli. Vide soltanto tristezza.
"Okay, straccio, andiamo, non ti distruggerò a biliardo"
Ian si alzò e fissò Mickey. Annuì lievemente e lo seguì dentro il bar.
Dopo qualche ora e qualche altra birra per Ian – e molte di più per gli altri - , i ragazzi stavano tutti inciampando mentre andavano verso la porta.
"Ehi...quanto dista il vecchio quartiere da qui?" chiese Ian guardando Mickey.
"Non ricordi?" fece Mickey ridendo. Ian fece di no con la testa.
"Sono venuto qui da sobrio, è un buon segno, giusto?"
"Oh porca puttana, andiamo" disse Mickey trascinando Ian con sé.
"Dove stiamo andando?" domandò Ian tentando di concentrarsi sui propri passi.
"A casa mia, è più vicino. A meno che non vuoi che chiami qualcuno che venga a prenderti?"
"No, sto bene" Ian guardò Mickey e sorrise.
"Non è niente di quello che pensi, Gallagher. Ti metterò sul mio divano, dormirai e poi andrai a casa, capito?"
Ian annuì. "Oh no, non dovrei sapere dove abiti, l'ha detto Mandy" borbottò Ian.
Mickey rise mentre raggiungeva la strada. Insieme a Ian. Quando giunsero al suo appartamento, Ian riuscì a mettersi sul divano, togliendosi la maglietta e collassando sui cuscini. "Mmh, c'è odore di Mickey" disse tra sé. Mickey ridacchiò. "Okay, palle di fuoco, qui ci sono delle coperte e un cuscino. Ci vediamo domani mattina, d'accordo?" gli sorrise.
"Mick?"
"Sì?"
"Mi odierai per sempre?"
Mickey sospirò, guardando il ragazzo che aveva gli occhi chiusi, aveva un'aria così innocente e ingenua. Mickey ridacchiò al pensiero.
"Non ti odio" disse prima di andare in camera sua.
 
 
Mickey si alzò sentendo il telefono in salotto, seguito da un'imprecazione, poi dal silenzio. Quasi si stava riaddormentando quando qualcuno bussò leggermente alla porta della sua stanza.
"Sì?" fece intontito. Ian sbucò dentro con la testa.
"Uhm, ti spiace se faccio una doccia, e magari ti rubo una maglietta" disse con aria nervosa.
"Fa' pure. Devi andare da qualche parte?"
Ian annuì sospirando. "Dovrei andare da Caleb e chiacchierare amabilmente con lui" disse roteando gli occhi. Mickey ridacchiò. "Non sembri molto entusiasta di vedere il tuo ragazzo" disse, alzandosi lentamente.
Ian non proferì parola, si diresse dove Mickey aveva indicato la doccia. Chiuse gli occhi quando sentì l'acqua scorrere lungo il suo corpo, pensò al ragazzo che era proprio nella stanza accanto. Grugnì per via della propria erezione, supplicò che sparisse. Finalmente finì e uscì dalla doccia, guardandosi allo specchio. Aveva ancora un aspetto infernale, ma non così tanto. Scrollò le spalle, sarebbe stato ulteriore motivo di litigio con Caleb.
Tentò di ricordare cosa gli piacesse del suo ragazzo, una ragione per non allontanarsi. Per un po' era stato facile, semplice, non come la relazione che aveva avuto con l'uomo che si trovava in quella casa, l'uomo che non avrebbe potuto dimenticare nemmeno se ci avesse provato. Il Caleb che gli piaceva non era affatto come il Caleb degli ultimi tempi. Aveva sempre trovato la gelosia di Mickey sexy, mentre quella di Caleb lo irritava e basta. In qualche modo sembrava più possessivo, non che non ne avesse ragione, Ian lo sapeva. Scrollò le spalle tornando nella stanza di Mickey. Questi gli lanciò una maglietta.
"Divertiti" disse.
Ian non disse nulla, si limitò a guardare il corpo di Mickey. Era in mezzo alla stanza e indossava soltanto i boxer. Ian si leccò il labbro inferiore e lo morse leggermente. Doveva uscire da lì. Si era quasi voltato quando i suoi occhi finirono sul tatuaggio che Mickey aveva ancora sul petto. C'era qualcosa di diverso. Scosse il capo.
"Sì, meglio che vada. È stato bello vederti. Davvero bello" disse, quasi sussurrando l'ultima parte.
"Uhm sì, anche per me. Ci vediamo" disse Mickey tentando di non muoversi. Gli ci volle tutta la sua forza di volontà per non avvicinarsi all'ex, il suo corpo lo pregava di farlo, dopo aver osservato Ian reagire in quel modo in sua compagnia. Sapeva che era sbagliato, loro due avevano chiuso, Ian lo aveva reso perfettamente chiaro su quei gradini, più di un anno prima, ma ciò non bloccò il desiderio che provava nel volersi allungare e attirarlo a sé. Osservò Ian uscire da casa sua, gli era sembrato che non volesse andarsene ma non era possibile, se ne stava andando per incontrare il suo ragazzo. Un ragazzo che non era Mickey.

 

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Capitolo 3
*** 3. Combattendo il silenzio ***


 
Ian si sedette sul divano di Caleb senza dire una parola. Caleb si era messo a camminare avanti e indietro dopo aver finito un'invettiva. Ian tentò di prendere il coraggio di dire qualcosa, qualunque cosa, ma poteva farlo davvero? Sì, Caleb si stava comportando come un bambino, ma ciò non rendeva il succo del suo discorso meno valido. Ian non avrebbe mentito, non aveva senso. Era esausto. Era quasi ora di prendere le medicine. Infine, sollevò la testa. "Hai ancora qualcuna delle mie medicine qui o le hai lanciate fuori dalla finestra?" chiese irritato. Caleb non parlò, andò a prendere le boccette e le gettò a Ian.
"E' stata tutta una balla, Ian? Perché è sicuramente quello che sembra, al momento. Non sembri neanche triste del fatto che ci stiamo allontanando, e tutto per causa...sua" Caleb lo guardò malissimo pronunciando le ultime parole. Ian si alzò, era lì da tutto il giorno, era stanco.
"Non ti ho mentito, non l'ho mai fatto. Okay? Sfortunatamente, ciò non significa molto perché il mio passato mi lasciava indifferente. Non sentivo nulla. Certo, sapevo cos'avevo provato ma non riuscivo più a provare nulla" rispose Ian onestamente. Ciò ovviamente non fu di aiuto.
"Quindi stai dicendo che stare insieme a me per tutto questo tempo non è niente? Perché avevi chiuso a chiave i sentimenti a causa sua, e quindi quello che provavi per me cos'era? Tutta una stronzata?"
Ian rovesciò gli occhi, di nuovo. "Ho detto questo, cazzo? No, sai che sto cercando di darti credito perché è uno schifo averti gettato in faccia il mio passato con Mickey, lo capisco, ma la stronzata è il modo in cui hai reagito ieri sera, mi hai colpito, cazzo!" gridò Ian.
"Come se lui non l'avesse mai fatto. Non sei stato tu a dire che la vostra relazione era fatta solo di risse e scopate?" ribatté Caleb.
"Ho dato tanto ho quanto ho ricevuto, in quella relazione. Non comportarti come se potessi capirlo. Quello che avevo con Mickey funzionava, ha funzionato finché non mi sono ammalato" sospirò Ian.
"Oh quindi ora che stai meglio lo rivuoi, giusto? Beh, fanculo"
Ian sospirò di nuovo. "Sai una cosa, va bene. Caleb, non posso sostenere questa conversazione di continuo. Se è così che sarà, ancora e ancora, allora ho chiuso. Ci sto provando ma tutto questo è estenuante. Lo capisco, i miei casini sono troppa roba da gestire, vuoi che il mio passato sia impacchettato e in ordine e che sia tutto a posto, ma non è così. Non è così. Ho un ex, non è che l'ho frequentato per qualche mese e basta. Sono cresciuto insieme a lui, sua sorella è la mia migliore amico, l'ho voluto per molto tempo prima di averlo. Mi sono innamorato di lui prima di sapere cosa fosse l'amore, non posso dimenticarlo. Ci ho provato e guarda a che punto siamo" Ian osservò Caleb che continuò a vagare per la stanza.
"E quindi io che cosa dovrei fare, Ian? Io ti amo"
Ian vide le lacrime rigare le guance di Caleb.
"Io tengo a te..."
"Tieni a me? Tutto qui?" chiese Caleb. Ian non aveva altro da dire. Gli piaceva Caleb, gliel'aveva detto.
"Abbiamo già avuto questa conversazione, Caleb, prima che Mickey uscisse, prima di tutta questa situazione"
Ian non sapeva cos'altro aggiungere quindi si alzò e afferrò le chiavi.
 
 
 
Mickey non vedeva Ian da alcune settimane. Non che fosse inusuale, aveva trascorso un anno senza di lui ma ciò non gli impediva di sentirsi triste. Aveva perfino chiamato la sorella, per distrarsi. Cattiva idea. Il pensiero di ritrovarsi nel suo vecchio quartiere, così vicino alla casa dei Gallagher, convincendosi a non avvicinarsi, soprattutto perché non voleva sapere se Ian fosse a casa del suo ragazzo, lo faceva nauseare. Sentì Mandy fare un sacco di rumore in casa, la ignorò. Era incazzata per qualcosa, Mickey roteò gli occhi al cielo, pensando di andare a chiederle quale fosse il problema ma poi vide Ian che correva lungo la strada. Improvvisamente si sentì contento e decise di uscire, quella visione era ciò di cui aveva bisogno. Ian non lo notò per un minuto, il più breve minuto possibile. Ian si fermò davanti alla casa.
"Ehi, Mick, c'è Mandy?" chiese sorridendo luminoso.
"Sì, ma oggi è una furia, fa un sacco di casino e sbatte le cose ovunque" disse come avvertimento.
"Dannazione, probabilmente è incazzata con me. Meglio che vada da lei" disse Ian entrando nel giardino.
"Che hai fatto?" chiese Mickey curioso.
"Le ho tirato il bidone un paio di volte, non me la sentivo di uscire" scrollò le spalle. Ian guardò Mickey dall'alto al basso, sorridendo di nuovo. In qualche modo il suo ex aveva un effetto euforico su di lui. Entrò in casa dopo aver lanciato un'altra occhiata a Mickey.
"Mands!" esclamò. Lei svoltò l'angolo.
"Ehi! Dove diavolo sei stato, stronzo" sbuffò la ragazza.
"Scusa, scusa" disse Ian alzando le mani. "Ho avuto un paio di giornate no, mi farò perdonare" disse mentre lei incrociava le braccia sul petto.
"Come?" fece Mandy fingendo il broncio.
"Stasera, a ballare, io e te" disse lui sapendo che lei avrebbe ceduto.
"Oggi non è il giorno dell'appuntamento?" chiese lei attentamente. Ian rise capendo bene, lei non aveva voglia di uscire con Caleb.
"Perché? Sì, lo è, e sto chiedendo a te, la mia migliore amica, un appuntamento"
Mandy sorrise leggermente. Infine, dopo un minuto, saltò fra le sue braccia.
"Serata tra migliori amici!"
Ian rise e lei squittì.
"Perché diamine state strillando come una coppia di ragazzine?" disse Mickey entrando in casa.
"Serata tra migliori amici, Ian mi porta fuori!" gridò Mandy.
"Beh, buon per voi, ora state zitti" disse Mickey tentando di nascondere il sorriso.
"Sei arrabbiato solo perché non sei invitato" ridacchiò lei. Mickey vide Ian ridere con aria tesa.
"Oh sì, mi conosco, non riesco proprio a contenere la delusione" scherzò roteando gli occhi. "Beh, piccioncini, divertitevi, io esco. Non fate nulla di stupido" rise mentre se ne andava.
Ian si sentì lievemente deluso per un minuto, aveva desiderato che Mickey si sarebbe aggiunto a loro, ma tentò di concentrarsi sulla sua amica, che probabilmente era più entusiasta di quanto avrebbe dovuto.
"Stai bene? Hai detto che hai avuto un periodo no?" chiese Mandy dopo un po'.
"Sì, sto bene. Ogni tanto succede, le medicine aiutano, ma ogni tanto sono giù di morale, non è un gran problema" scrollò le spalle, non volendo parlarle di Caleb né di Mickey.
Dopo qualche ora passata a ballare e a osservare Mandy che beveva fino a diventare stupida, Ian sentì che era ora di riportare l'amica a casa prima che lei ci provasse con un altro ragazzo gay. Finalmente la infilò in macchina, ridendo mentre lei canticchiava.
"Sai, Ian, ti voglio bene"
"Ti voglio bene anch'io, Mandy" disse lui scrollando il capo. Sentì il telefono vibrare e lo guardò.
Un numero sconosciuto diceva: 'Ti diverti, Palle di fuoco?'
Ian fissò il numero che non riusciva a riconoscere, come aveva fatto Mickey a recuperare il suo? Ultimamente era pieno di sosprese, il che a dire il vero lo spaventava.
'Sto per portare il culo di tua sorella a casa' rispose Ian prima di mettere in moto. Sentì il telefono vibrare di nuovo ma non lo controllò finché non si fermò di fronte alla casa dei Milkovich.
'Merda, se avessi saputo che giocavi a Dungeons & Dragons, ne avrei approfittato'
Ian ridacchiò mentre portava Mandy dentro casa e nella sua stanza. Le sorrise mentre lei si raggomitolava contro il cuscino. "Buonanotte, Mands" disse per poi chiudere la porta e tornare fuori.
'Pensavo che tu fossi troppo in gamba per uscire con noi, no?'
Ian guidò fino a casa Gallagher, dove parcheggiò. Aveva davvero bisogno di cercare un nuovo posto in cui abitare.
'Non penso che il tuo ragazzo avrebbe apprezzato'
Sospirò. Il suo ragazzo, era davvero quello il motivo per cui Mickey non voleva uscire insieme, oppure perché non voleva avere nulla a che fare con lui?
'Non sembrava ti interessasse offendere il ragazzo di qualcuno l'altra sera...'
Mickey rise. Aveva ragione, non gliene fregava niente di Caleb. Non voleva causare problemi a Ian, ma avrebbe adorato fare qualsiasi cosa per far incazzare quel pompiere. Odiava quel tipo, certo lo aveva visto solo una volta, ma era uno stronzo. Odiava che le immagini di Ian e Caleb insieme gli riempissero la mente. Odiava che probabilmente Ian si stesse dirigendo a casa di quello stronzo, poi nel suo letto, le mani di Caleb su Ian. Fece una smorfia mentre la rabbia lo riempiva. Fissò il telefono, volendo invitare Ian a casa ma non lo fece. Cos'avrebbe portato di buono, avrebbero parlato o scopato, e poi cosa? Ian sarebbe tornato alla sua vita, insieme a qualcuno che non era lui. Per quanto desiderasse Ian nel suo letto, non era abbastanza e lo sapeva. Mise il cellulare in carica e si allontanò.
 
 
 
Ian sospirò. Non aveva ricevuto altri messaggi da Mickey. Per tre giorni, e non avrebbe dovuto sentirsi triste. Si domandò se il suo ultimo messaggio non l'avesse fatto incazzare. Quasi gli aveva scritto quella mattina, ma si era trattenuto. Forse parlare con Mickey era una cattiva idea. Dopotutto, non aveva il diritto di pretendere nulla da lui, né di chiedergli nulla. Era stato lui ad allontanarsi e niente avrebbe potuto cambiarlo. Sentì il telefono squillare e lo guardò, sperando che apparisse il nome di Mickey, ma non fu così. Era Mandy.
"Ehi" rispose mestamente.
"Ehi fiorellino, che c'è che non va?"
"Niente, sono solo stanco. Che c'è?"
"Che fai stasera?"
"Nulla. Lavoro per qualche ora, devo coprire un turno, perché?"
"Non importa" disse lei con l'aria di chi stava cambiando idea all'improvviso.
"Che c'è, Mandy? È ovvio che hai chiamato per una ragione" sospirò lui irritandosi.
"Volevo invitarti a cena...da Mickey, Svetlana porterà Yevgeny, ma probabilmente non è una buona idea" sospirò.
"Mickey sa che mi avresti invitato?" chiese Ian curioso.
"Gliel'ho menzionato, ha detto che non gli importa, ma non voglio creare casini, con Caleb e tutto il resto"
Ian roteò gli occhi. "Sul serio, non vuoi invitarmi a causa di Caleb, che si fotta, ci sarò" disse riattaccando. Avrebbe dovuto dirle che Caleb non aveva più il diritto di dire la sua sulle persone con cui decideva di trascorrere il tempo ma non aveva voglia di parlarne.
 
 
 
Mickey sistemò nervosamente l'appartamento per la cena. Suo figlio sarebbe arrivato presto. Certo lo aveva visto alcune volte da quando era uscito, ma non abbastanza. E, ovviamente, sua sorella aveva voluto invitare Ian.
"Sarà meglio che non si porti dietro quella testa di cazzo" grugnì. Sentì la vibrazione del telefono e lo guardò.
'Mandy mi ha chiesto di venire a cena, ti sta bene?'
Roteò gli occhi al cielo. Aveva così tante cose che voleva dire a Ian, così tante cose che non poteva scrivere in un messaggio né parlarne al tavolo insieme alla moglie, al figlio e alla sorella.
'Fai quello che vuoi'.
 
 
 
In parte si aspettava che Ian non si presentasse, o che lo facesse insieme a quello stronzo che lui chiamava fidanzato, ma non accadde nessuna delle due opzioni. Ian entrò insieme a Svetlana, con Yev tra le braccia. Mickey non trattenne un sorriso di fronte alla scena che non vedeva da tanto tempo. Yev tubava fra le braccia di Ian. Suo figlio stava diventando davvero grande.
"Ehi, piccolo. Che bello vederti" disse avvicinandosi e allungando le braccia e Ian sorrise, passandogli Yev. La cena proseguì senza problemi. Mickey giocò con Yev, ascoltandolo ridere. Dopo un po', Mandy e Svetlana si alzarono.
"E' stato divertente. Devo lavorare. Tieni tu bambino?" disse Svetlana.
"Non ho le sue cose" rispose Mickey. Lei scrollò le spalle.
"Sono di sotto; se tu non lo vuoi, può tenerlo Pel di carota" disse guardando Ian. Questi annuì.
"Quando vuoi, lo sai" le disse Ian e lei annuì.
"Se ci sono le sue cose, lo tengo io. È mio figlio" disse Mickey guardando il bambino. Ian annuì. "Ti aiuto a sistemarlo. Prendilo, io vado a recuperare le sue cose"
Mickey si sedette sul divano mentre Ian portava Yev in camera e lo sistemava nel box, poi ci fu un rumoroso colpo alla porta.
"Diamine, contieniti" disse spalancando la porta e trovando Caleb, fumante.
"Dov'è?" gridò. "So che è qui, feccia" continuò a gridare.
"Amico, non so chi cazzo pensi di essere per irrompere qui, ma mi darei una controllata e alla svelta" disse Mickey a denti stretti. Proprio allora Ian svoltò l'angolo con Yev attaccato al fianco.
"Ehi, l'avevo quasi fatto addormentare, che diamine sta succedendo?" fece Ian notando poi Caleb e spalancando gli occhi. "Caleb? Che cazzo significa?" disse sconvolto. Mickey osservò Ian che cullava Yev per tentare di calmarlo.
"Che ci fai qui? Anzi, come sapevi che ero qui, mi hai seguito o cosa?"
Mickey guardò Caleb, il quale non rispose.
"Ci penso io a lui, tu sistema le tue cose" disse Mickey allungando le braccia verso Yev, che si attaccò a Ian ancora di più.
"Va tutto bene, piccolo. Parlo un po' con Caleb, okay, papà ti mette a letto, va bene?" disse Ian al bambino con dolcezza.
"Ian" disse il piccolo guardandolo. Ian notò l'espressione ferita di Mickey ma capì che non si trattava di Yev che non lo voleva, si trattava della faccia arrabbiata e spaventosa di Caleb.
"Va tutto bene, parliamo e basta, lo giuro. Giusto, Caleb?" disse severamente, voltandosi verso di lui. Caleb scrollò le spalle. "Come se qualsiasi cosa io dica potesse aiutare, quel ragazzino mi odia"
Ian annuì, sapendo che era vero. A Yev non era mai piaciuto Caleb.
"Ho un bambino intelligente, eh?" sorrise Mickey da dietro. Ian guardò gli occhi supplichevoli di Yev.
"Se prometto di essere qui quando ti svegli, vai con papà e tenti di dormire?"
Il bambino sembrò riflettere per un minuto e poi annuì, facendo ridere Mickey, poi finalmente allungò le braccia verso di lui.
"Caleb...che stai facendo?" iniziò Ian.
"Ero venuto a trovarti, a casa tua, per scusarmi..."
Ian non poteva crederci. "E quindi? Mi hai seguito fin qui e hai aspettato come uno stalker che Mandy e Svetlana andassero via, per cosa, dare il via a una rissa con Mickey, con me? Cosa?" disse incrociando le braccia.
"Me ne sono andato, fino al bar in fondo alla strada, sono tornato per prendere la macchina e ho visto te che camminavi fin qui da solo, da lui"
Ian sospirò. "E hai pensato che presentarti qui fosse una buona idea? Non ricomincerò con questa discussione, Caleb...sta durando da mesi. Molto prima che Mickey uscisse, forse non sono stato chiaro, hai bisogno che ti dica qualcosa, hai bisogno che dica chiaramente che abbiamo chiuso?"
Caleb non parlò, lo fulminò con lo sguardo.
"Pensavo davvero che l'avessimo superata. Abbiamo lottato, abbiamo tentato di farla funzionare. Sono venuto a prendere le mie cose da casa tua. Se vuoi vedermi, se vuoi parlare, mi chiami, conversiamo di te e me, non di Mickey, di sicuro non ti presenti a casa sua a spaventare un bambino di due anni"
"Tutto questo casino per lui, ne vale la pena? Noi avevamo qualcosa, ma tutti i litigi sono a causa sua, come potremmo parlare senza menzionarlo, il fantasma di ciò che avevi con quello stronzo ha causato la nostra fine"
Mickey rimase in corridoio, non volendo intromettersi ma non sapendo bene come assorbire le informazioni che stava ottenendo. Ian era single? Ian non aveva detto niente, non una parola.
"Non parlare di lui in questo modo"
"E' finita per una ragione, Ian, finirò di nuovo" Mickey sentì Caleb ribattere. "Come ti pare, spero che ne valga la pena. Spero che questo amore accecante che provi per lui ne valga la pena"
Non sentì la risposta di Ian, fece un passo verso il salotto e vide la porta che veniva sbattuta.
Ian abbassò la testa prima di guardare all'interno della stanza, vedendo Mickey. "Quanto hai sentito?"
"Dipende, quanto vuoi che finga di non aver sentito?" scherzò Mickey. Ian scosse il capo. "Perché non mi hai detto che avevate rotto?"
"Non lo so, non trovavo il modo di dirlo senza farlo sembrare come se io volessi qualcosa da te"
Mickey annuì. "Tu cosa vuoi, Ian?"
Ian guardò Mickey negli occhi, alla ricerca di un segnale su come avrebbe reagito alla conversazione ma non notò indicazioni.
"Voglio tornare indietro, vorrei non essermi ammalato, vorrei aver trascorso un po' di tempo solo con te, voglio cambiare così tanti momenti ma non posso. Più di tutto, voglio meritarti, ma so che non è così. Non ho il diritto di volere niente da te. L'ho perso" disse Ian onestamente e Mickey capì che ogni sua parola era seria. Afferrò la sua mano e lo attirò lungo il corridoio.
"Che stai facendo?" chiese Ian.
"Questo" disse portandolo fino in camera e indicando Yev che dormiva. "Meriti molto di più di quello che pensi, Ian. Guardalo, non lo avrai concepito ma ci sei stato durante questi due anni e si vede. Quel bambino ti ama ed è evidente. E non importa quello che pensi, tutto questo vale tantissimo".

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Capitolo 4
*** 4. Semplicemente felice ***


 
Ian era seduto sul divano, a fingere di guardare un film di cui non gliene fregava niente. In realtà, stava approfittando di ogni occasione per osservare Mickey. Ogni movimento del suo corpo, ogni fottuto movimento, Ian voleva avvicinarsi a lui ma non lo fece. Avevano avuto un momento di sincera emozione in precedenza, quella sera, e così com'era arrivata se n'era andata. In lontananza, nell'altra stanza, sentiva Yev che lo chiamava e Ian si alzò d'istinto dirigendosi in camera da letto, notando un'effimera espressione delusa negli occhi di Mickey. Sapeva che Mickey rimaneva leggermente ferito per il fatto che Yev stesse chiamando lui, e voleva sistemare la cosa ma non poteva odiare il suono della voce di quel bambino che esclamava il suo nome, amava quel bambino. Sbirciò all'interno della porta e vide Yev che si alzava, illuminandosi quando scorse Ian.
"Eccoti!" gridò.
"Te l'avevo detto che sarei venuto subito. Ti va di fare una cosa molto speciale per me?"
Il bambino annuì e Ian si piegò per sussurrargli qualcosa all'orecchio.
Mickey era seduto e fissava la porta, aspettando che Ian uscisse insieme a Ian. Provava così tante emozioni mescolate fra loro quando vedeva Ian e Yev. Non riusciva nemmeno a descriverle tutte. Improvvisamente fu destato dai propri pensieri dal figlio che stava correndo verso di lui.
"Papà!!!" gridò. Mickey fu colto di sospresa vedendo il corpicino di Yev che gli veniva addosso, con le braccia aperte per essere afferrato, e Mickey lo prese.
"Ehi, piccolo. Dov'è andato Ian?" chiese. Il bambino scrollò le spalle, sorridendo e salendo in braccio a Mickey.
"Bere" disse sorridendo e Mickey rise.
"D'accordo, piccolo, prendiamo qualcosa da bere per te, poi andiamo a cercare Ian, okay?"
Yev annuì.
Ian sorrise osservando Yev e Mickey in cucina. Il bambino aveva steso le braccia per farsi prendere e ovviamente Mickey l'aveva fatto. Poi Yev si piegò e lo baciò sulla guancia. Vide Mickey irrigidirsi per un secondo prima di lasciare che un ampio sorriso si allargasse sul suo volto. Desiderava che fosse così tutti i giorni, Mickey insieme a suo figlio, un figlio che Ian gli aveva quasi rubato. Ian si accigliò per un momento al ricordo. Era stato solo un giro in macchina, ricordava di aver detto a Fiona, ma ora sapeva bene cos'era successo.
 
 
 
Mickey distolse gli occhi dal figlio e notò un'espressione triste e disperata sul viso di Ian.
"Ian?" chiese e il bambino ridacchiò guardando il ragazzo che ovviamente adorava.
"Ti diverti con papà?" chiese Ian. Il bimbo annuì, luminoso. "Penso starete bene se esco per un attimo"
Mickey guardò Ian e rispose quasi all'istante.
"Te ne vai?!" disse sconvolto. Onestamente, era deluso, in parte si era aspettato che Ian rimanesse lì tutta la notte, e quel pensiero non l'aveva infastidito. Ian sorrise alla reazione di Mickey.
"Solo per un po'" disse. Mimò la parola 'medicine' all'altro, che annuì.
"Ti sta bene, piccolo?" chiese Mickey al figlio, che annuì e sorrise a Ian come se insieme a lui mantenesse un segreto di cui Mickey non era a conoscenza. Poi Ian si avvicinò a Yev che ancora stava tra le braccia di Mickey.
"Scommetto che se lo chiedi a papà con gentilezza, ti tirerà fuori alcuni giocattoli che la mamma ha portato"
Yev sembrò entusiasmarsi.
"Sì, papà, possiamo giocare per favore?" sembrò saltellare in braccio a Mickey. Questi lo mise giù. Yev balzò verso Ian.
Mickey osservò Ian abbassarsi e baciare Yev sulla guancia, abbracciandolo. "Ti voglio bene, piccolo. Torno presto"
Ian guardò Mickey e sorrise, come se volesse dire qualcosa, ma rimase in silenzio e fece un cenno con la mano mentre se ne andava. Mickey si sentì improvvisamente triste mentre tirava fuori i giocattoli e notò che anche Yev aveva lo sguardo rivolto verso la porta.
"Sì, manca anche a me" disse a bassissima voce.
 
 
Ian si diresse verso la macchina per cercare le medicine e una bottiglia d'acqua. Sapeva che avrebbe dovuto soltanto dire che quelle erano le sue intenzioni ma sapeva che avrebbe avuto bisogno più di un istante per ingoiare le pillole e per respirare. Era troppo spaventato di fare o dire la cosa sbagliata con Mickey, era una sensazione che quasi lo uccideva. Certo, Mickey era stato amichevole con lui, anzi non aveva detto nulla riguardo a come Ian l'aveva trattato. Si era aspettato una versione diversa di Mickey una volta uscito di prigione, ma quella che aveva davanti lo rendeva più debole rispetto al ragazzo di cui si era innamorato tanti anni prima. Ogni secondo in cui guardava quei meravigliosi occhi e non poteva toccarlo, era un momento di troppo senza Mickey. Come diamine poteva riaverlo se non era sicuro di come diamine lo aveva avuto fin dall'inizio?
 
 
Mickey sorrise al figlio, seduto sul pavimento in mezzo ai suoi giocattoli, lentamente la sua testa ciondolava come se stesse per addormentarsi. Il bimbo era sveglio da qualche ora. Improvvisamente si accorse che Ian non era ancora tornato e iniziò a domandarsi perché ci stesse mettendo tanto. Guardò il figlio.
"Sei pronto per andare a dormire, piccolo?" disse sollevandolo fra le braccia. "Possiamo giocare domani, okay?" disse portandolo nella stanza vuota in cui Ian aveva sistemato il box. "Dobbiamo prenderti un letto" gli disse. Yev ridacchiò un po' e chiuse gli occhi di nuovo. Mickey scosse il capo e stese il bambino sulla coperta.
"Ti voglio bene, piccolo, spero che tu lo sappia" sussurrò al piccolo dormiente. Tornò in salotto a raccogliere i giocattoli sparsi tutti intorno, sospirando. In realtà si sentiva stanco. Scrollò le spalle, andando in camera sua mentre si toglieva la maglietta e i jeans. Per un pisolino, chi lo sapeva se Ian sarebbe tornato. Probabilmente non aveva voluto far arrabbiare Yev, dicendo che si sarebbe allontanato solo un momento, ma cavoli se Mickey era deluso.
 
 
Finalmente Ian tornò nell'appartamento, sospirando. Ci aveva messo più di quanto avesse pensato. Afferrò le borse e si domandò se i ragazzi fossero svegli. Lo sperava, sarebbe stato brutto dover riportare le borse in macchina dopo che aveva deciso di fare alcune commissioni. Una di queste era una sorpresa, ma perlopiù aveva riempito le borse con dei prodotti per la colazione e ovviamente con un po' delle proprie cose, sperando che Mickey gli permettesse di dormire sul divano. Bussò leggermente alla porta e non ottenne risposta. Non voleva svegliare Yev, di sicuro il bambino doveva essersi già addormentato. Quindi tirò fuori il cellulare dalla tasca.
 
 
Mickey udì l'irritante suono squillante del telefono. Quasi lo lanciò contro il muro ma vide il nome di Ian comparire sullo schermo. Fu preso dal panico per un momento, pensando che ci fosse qualcosa che non andava.
"Pronto?" disse subito.
"Ehi, fammi entrare" sussurrò Ian.
"Cosa?" disse intontito e confuso.
"Porta qui il culo e apri la porta, Mick" disse Ian, ovviamente seccato.
"Va bene, datti una calmata, o fai come ti pare, arrivo subito" Mickey si trascinò fuori dal letto e si diresse verso la porta. Si dimenticò di essere mezzo nudo, era troppo stanco per badarci. Aprì la borsa non notando nemmeno le borse che Ian aveva in mano, rientrando subito in casa e tornando in camera. Non notando il modo con cui Ian lo osservava mentre si allontanava.
Ian appoggiò le borse e mise a posto ciò che aveva portato, sapeva che Mickey era stanco. Non gli aveva nemmeno parlato mentre tornava a letto. Lentamente entrò, per chiedere se fosse il benvenuto a restare o dove fossero le coperte. Entrò nella stanza di Mickey e lo guardò. Mickey era steso su tutte le coperte, il respiro di Ian gli si bloccò in gola mentre lo fissava. I suoi muscoli definiti e tonici erano lì, apposta perché Ian li guardasse. Il suo nome tatuato lo fissava.
"Mick?" mormorò. Mickey gemette appena ma non parlò. Ian sospirò e quasi si voltò per andarsene. Forse avrebbe dovuto farlo. Praticamente stava fissando il suo ex ragazzo mentre dormiva, immaginando tutte le cose che voleva fare con lui ma che non poteva. Lentamente si eccitava, sempre di più. Finalmente si girò ma venne fermato.
"Hai intenzione di rimanere lì, o ti sdrai?" chiese Mickey. Ian tornò a guardare il ragazzo che non aveva nemmeno aperto gli occhi.
"Sì, scusa, volevo solo sapere dove tieni le coperte. Comunque posso trovarle da solo" disse piano.
"C'è una coperta proprio qui" disse Mickey con semplicità.
Mickey sorrise tra sé mentre socchiudeva gli occhi e vedeva Ian che lottava per decidere cosa fare. "Avanti, prendi la coperta" gli disse, sentendosi un po' più sveglio.
"Sei steso sulla dannata coperta, Mick" lo sentì sospirare. Aprì un occhio, con un sorrisetto. Mickey si mise sui gomiti per dare un'occhiata migliore al suo sconvolto ex ragazzo, i cui occhi vagavano lungo il corpo di Mickey. Lentamente, tolse la coperta da sotto e la sollevò con un ghigno. Ian scosse il capo e si abbassò piano per prenderla e Mickey non si trattenne. Lo afferrò e lo attirò giù. Desiderava portare Ian accanto a sé sul letto, ma non andò proprio così. Ian ora era completamente sopra di lui e completamente eccitato. Gli occhi di Mickey si allargarono mentre lo guardava.
"Mick...perché?" chiese affannato. Mickey sorrise luminoso, sollevando il ginocchio e accarezzandolo appena, facendogli chiudere gli occhi e trattenere il respiro.
Ian fissò Mickey e il suo malizioso sguardo, che stava succedendo? Mosse di nuovo il ginocchio e involontariamente a Ian scappò un gemito, non stava succedendo chissà che cosa ma quel contatto era quasi troppo per Ian, soprattutto perché voleva di più, molto di più.
"Che c'è che non va, Gallagher?" gli chiese Mickey provocatorio.
"Mh, niente. Posso avere la coperta adesso?"
"Questa coperta? Oh, rimane qui" sogghignò Mickey.
"Ma tu..." iniziò. Poi guardò l'espressione compiaciuta di Mickey. "Mickey...stai flirtando con me?" disse come se fosse la cosa più assurda del mondo.
"Vuoi che mi fermi?" disse Mickey portando le mani sull'orlo della sua maglietta, facendole scivolare al di sotto, scorrendo lungo il suo petto. Ian chiuse gli occhi per un secondo, godendosi la sensazione delle mani di Mickey su di sé.
"Dovrei dire di sì, di fermarti. Ma...non ci riesco" riuscì Ian a dire.
"Perché no?" sorrise Mickey appoggiando le mani sulle sue gambe.
"Perché ho sognato che mi toccavi, che mi stavi così vicino" rispose onestamente.
"Per quanto tempo?" chiese Mickey stuzzicante. Ian non rispose, i suoi occhi mostrarono puro desiderio mentre guardava il ragazzo sdraiato sul letto.
In una rapida mossa, che Ian non riuscì nemmeno a cogliere, Mickey allacciò le gambe intorno a lui e lo attirò più vicino. Sollevandosi e respirando piano mentre sussurrava. "Per quanto tempo mi hai sognato, Gallagher?"
Tutti i pensieri di Ian volarono fuori dalla finestra.
"Per giorni, settimane, mesi" disse Ian senza fiato. Mickey si fermò per un momento, Ian era sicuro che lo avrebbe spinto via e riso dell'ovvio potere che Mickey aveva ancora su di lui, ma invece sorrise, un sorriso pieno e completo. Sollevò un braccio e con la mano toccò lievemente il viso di Ian, poi lo attirò ulteriormente finché le loro labbra non furono a pochi centimetri di distanza.
"E la realtà?" chiese Mickey fissandolo negli occhi.
"Più intossicante di qualsiasi drink" rispose Ian colmando lo spazio tra loro, posando le labbra sulle sue.
Il bacio fu diverso da qualsiasi altro avessero sperimentato, anche fra di loro. Gli occhi di Mickey si spalancarono al primo contatto ma non per molto, perché approfondì il bacio nel giro di qualche secondo, fu appassionato e pieno di fame. Pieno di bisogno. Fu caotico e a nessuno dei due importò, Ian morse piano il labbro inferiore di Mickey, strappandogli un basso ringhio. Ian aveva la sensazione di aggrapparsi alla vita mentre baciava il ragazzo che gli era mancato più di quanto si fosse realmente reso conto durante l'ultimo anno. Era lì che voleva essere, proprio lì, a baciare lui. Quando Mickey si scostò, Ian temette la reazione che avrebbe ottenuto, dopotutto ci erano voluti anni per creare quella sorta di confidenza che avevano tra loro.
"Dannazione" fece Mickey sorridendo. Ian si illuminò all'istante e si spostò, mettendosi sulla schiena accanto a Mickey. Questi si sollevò su un gomito per guardare Ian, poi si piegò e lo baciò appena. "Buonanotte, Gallagher" disse ancora sorridente. Ian lo guardò, domandandosi se avesse dovuto alzarsi e andare sul divano. Un bacio non costruiva una relazione. Ma prima di potersi muovere, Mickey afferrò la coperta e la portò sopra entrambi prima di rotolare sulla pancia. Ian lo osservò addormentarsi e sorrise. Quella notte si sarebbe aggiunta alla lista di notte perfette insieme a Mickey. Anche senza il sesso, che non disdegnava, anzi nulla avrebbe amato di più che fare sesso con Mickey fino al sorgere del sole se Mickey lo avesse voluto, ma anche senza quello era tutto perfetto, se non di più.
"Buonanotte Mickey" sussurrò infine nell'oscurità, carezzando il fianco di Mickey un'ultima volta prima di addormentarsi.

 

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Capitolo 5
*** 5. Sorprendimi ***


Ian si sedette sul pavimento dell'ospedale per un istante dopo il lavoro. Aveva bisogno di un momento prima di infilarsi in macchina e andare a casa. Una casa piena di Gallagher ma senza Mickey. Non vedeva Mickey da una settimana, neanche una sbirciata. Né aveva tentato di contattarlo e la situazione lo stava uccidendo. Certo era stato estremamente impegnato ed era sicuro che anche Mickey lo fosse stato ma ciò non modificava la sensazione di nausea che avvertiva alla bocca dello stomaco. La sensazione che Mickey non volesse vederlo, che quell'unico momento in cui si erano baciati sarebbe stato tutto ciò che avrebbe ricevuto da Mickey e tutto ciò lo uccideva. Quasi si era dimenticato del suo piano, la promessa a Yev, finché Mandy non lo aveva chiamato quel giorno. Sentì il telefono squillare di nuovo, era la sua migliore amica, sospirò. Forse poteva comunque fare tutto senza disturbare né far incazzare Mickey, nonostante fosse sicuro che l'avrebbe fatto incazzare comunque.
"Sì, Mands" rispose.
"Dove sei, testa di cazzo? Senti, Mickey non c'è stasera, i ragazzi al lavoro vanno al bar, hai tipo quattro ore per finire tutto. Non farmi pentire, cazzo" sospirò lei.
"Merda. Okay, sto arrivando, ho tutto ciò che serve, ho solo bisogno della chiave"
Mandy sospirò. "Beh anch'io sto arrivando, Svet mi ha dato alcune cose di Yev, okay?"
Ian annuì, istantaneamente rendendosi conto che lei non poteva vederlo. "Okay, sto uscendo ora dal lavoro. Arrivo".
 
 
Ian parcheggiò fuori dall'appartamento e salì su per le scale, pregando che Mickey non tornasse a casa prima. Per quanto gli sarebbe piaciuto andare al bar e vederlo, flirtare con lui un po', la faccenda di cui doveva occuparsi era importante.
Mandy aprì la porta non appena lui vi si fermò davanti per consentirgli di entrare con la pila di cose che aveva con sé.
"Ci sono altre cose?" chiese lei.
"Troppe, non esiste che finisca in quattro ore. Puoi trattenerlo fuori più a lungo? Inventati qualcosa"
Mandy scosse il capo. "Oh no, ti ho permesso di entrare, è tutto ciò che farò" poi sospirò, mentre Ian le rivolgeva un faccino molto triste da cucciolo di cane.
"Ugh! Cosa vuoi che faccia? Se vado di sotto, capirà qualcosa. Già pensa che sia pazza per avergli chiesto degli amici e di quanto staranno fuori. Pensa che stia tentando di portarmi a letto uno di loro o una cosa simile. Se vado, mi ucciderà"
Ian scrollò le spalle. "Va bene, escogiterò qualcosa"
Mandy gli baciò la guancia. "Davvero fai tutto questo solo per Yev? O c'è un'altra ragione?" chiese mentre Ian entrava e usciva dall'appartamento con altra roba.
"Ho promesso a Yevgeny che la prossima volta che fosse venuto dal padre, avrebbe avuto una cameretta come quella di cui abbiamo sempre parlato, quella che avrei preparato per lui quando avessi trovato un appartamento tutto mio, anche se non l'ho mai fatto perché stavo sempre da Caleb e Yev odiava Caleb"
Mandy annuì. Poi, finalmente lo lasciò ai suoi impegni. Preparare la cameretta di un bambino in quattro ore, chi cazzo voleva prendere in giro. E se Mickey fosse tornato? E se avesse portato in casa qualcuno? Rabbrividì al pensiero. Continuò a lavorare. Riuscì a sistemare il letto e a piazzarlo perfettamente in un angolo. Dopo tre ore aveva realizzato solo metà di ciò che voleva.
"Dannazione, si sta facendo tardi" disse tra sé. Continuò a stendere un piccolo tappeto che Yev una volta aveva detto di adorare. Sorrise. Improvvisamente si ricordò di aver qualcos'altro nella borsa.
 
 
Mickey trascinò il fondoschiena su per le scale che erano quasi le quattro del mattino, molto più tardi di quanto avesse voluto, per qualche ragione ogni volta che voleva alzarsi per andarsene uno dei suoi amici cominciava a fare lo scemo e a convincerlo a non farlo. Stramboidi.
Andò ad aprire la porta e il chiavistello non si mosse come faceva sempre.
"Ma che cazzo succede?" si disse entrando in casa, guardandosi intorno per notare se ci fosse qualcosa fuori posto. Nulla, sembrava tutto a posto, lentamente si diresse in camera sua, apparentemente come l'aveva lasciata quel mattino. Non c'era praticamente nulla se non un vecchio televisore incastonato nell'armadio e alcune cose che non gli servivano ma aprì la porta e accese comunque la luce, fermandosi.
La stanza era stata trasformata. Le pareti erano tecnicamente dello stesso colore ma c'era roba appesa da tutte le parti. Adesivi blu a forma di nuvola erano da una parte. C'erano alcuni disegni che sembravano essere stati fatti da un bambino e sostavano sopra una linea di scatole piene di giochi. Il vecchio televisore era stato messo su un piccolo sostegno decorato con disegni di macchinine. C'era un tavolino con delle sedie in un angolo, con prodotti da disegno lì vicino.
"Ma che..." ripeté vedendo il letto, si avvicinò, sopra c'era una grossa cornice con diverse fotografie all'interno. Una raffigurava Yev da piccolo, mentre Svetlana lo teneva in braccio e sorrideva. In un'altra, Mandy lo baciava sulla fronte. In un angolo c'era una foto di Ian che lo stringeva, a giudicare dall'aspetto di Yev doveva aver avuto un anno. Ce n'era perfino una in cui Mickey reggeva Yev. Non si ricordava nemmeno di quella foto. Quella di cui si ricordava era al centro. Ian e Mickey erano seduti sul divano dei Gallagher e Yev era sorretto da entrambi, tutti e tre sorridevano. Batté le palpebre, ne notò un'altra, ma non stava insieme alle altre, era sul tavolino. Era dell'ultima settimana. Lui era in cucina e teneva in braccio Yev, come quando...no.
Mickey si guardò intorno e notò ogni dettaglio, c'era la firma di Gallagher ovunque. Chi altro era stato lì quella sera? Nessuno, chi altro conosceva ogni particolare per realizzare la stanza perfetta di suo figlio? Era stato lui a fare tutto? Quando?
Prese il telefono senza esitare e digitò il numero di Ian.
"Mh" sentì dall'altra parte. Dormiva?
"Ian Gallagher" disse semplicemente tentando di risultare severo. Ciò sembro svegliarlo leggermente.
"Mick?" chiese.
"Non essere così sorpreso, dove sei?"
"Beh, sono le...4 e mezzo del mattino, Mickey, direi che sono a casa a dormire, cazzo"
"Sei stato qui tutta sera, eh?"
"Mmmh, per un po'" disse. Mickey sapeva che Ian tentava di non mentire, senza tradirsi.
"Vieni qui"
"Adesso?" chiese Ian sconvolto.
"Certo, perché no?" disse Mickey che iniziava a irritarsi.
 
 
 
Ian si guardò intorno. Stanco da morire, aveva letteralmente strisciato fino al letto e si era quasi addormentato quando il telefono aveva iniziato a squillare. Mickey aveva visto la stanza, se fosse incazzato o solo ubriaco, non riuscì a capirlo.
"Sono le quattro e mezza, Mick, devo andare a lavorare tra tipo due ore. Non posso passare più tardi?" chiese, pentendosi di non essersi semplicemente alzato e diretto a casa sua. Aveva desiderato di vedere Mickey, non aveva voluto altro durante tutta la settimana, e ora lo stava rifiutando. Imprecò contro di sé. Stupido lavoro.
"Devi lavorare tre due ore?" sentì Mickey che risultò stupito.
"Mhm" disse tentando di non riaddormentarsi.
"Dovresti salvare vite o cose del genere, no? Okay, va bene, dormi. Ci vediamo stasera, sì?" chiese
"Mhm" disse Ian appisolandosi, solo per due ore.
Mickey sospirò quando mise giù il telefono. Ian aveva fatto tutto quel lavoro quando avrebbe dovuto dormire. Si sentì uno stronzo, gli avrebbe gridato addosso, per aver realizzato quella meravigliosa idea per lui e suo figlio.
 
 
Ian si trascinò in giro tutto il giorno.
"Amico, che cazzo ti succede? Sei stato a una festa tutta la notte o cosa?" gli chiese Sarah, una sua collega.
"No, sono rimasto in piedi per preparare una sorpresa a qualcuno, non sono tornato a casa fino alle quattro meno un quarto"
Lei fece una smorfia. "Cosa cazzo facevi di tanto importante così tardi"
Lui rise. "Una cosa. L'avevo promessa a una persona, era l'unico momento in cui potevo farla senza essere beccata"
Sarah scosse il capo. "Ha qualcosa a che fare con quel tipo di cui sei fottutamente ossessionato?"
La testa di Ian scattò in su. "Di che stai parlando?"
Lei scrollò le spalle. "Non sei minimamente bravo a tenere nascosto qualcosa quanto pensi di essere, Gallagher"
Ian scosse il capo. Quando il turno finì, Ian sentiva di essere sul punto di morire. Avrebbe dovuto andare da Mickey, ne aveva bisogno, era sicuro che Mickey avesse visto ciò che aveva fatto e gli avrebbe gridato addosso. Si domandò se sarebbe riuscito a evitare le grida di Mickey addormentandosi.
"Nah, probabilmente si incazzerebbe di più" sospirò tra sé.
Quando Mickey aprì la porta, guardò il ragazzo sulla soglia, ancora in divisa. In qualsiasi altro momento si sarebbe goduto quanto meravigliosamente gli donava la divisa, ma in quel momento si accigliò. "Stai di merda" buttò fuori.
"Grazie" disse Ian sfregandosi gli occhi.
"Oh, porca troia. Entra" disse Mickey, decidendo che avrebbero potuto parlare più tardi.
"Dove stiamo andando?" disse Ian seguendolo.
"Tu andrai a dormire un po'" disse Mickey trascinando Ian in camera. Ian rimase fermo e lo guardò confuso.
"Non mi hai chiesto di venire qui per farmi dormire" disse consapevole.
"No, ma sei fottutamente esausto. Guardati. Forza. Togliti questi vestiti" disse Mickey sbottonandogli la camicia.
Ian voleva commentare il fatto che Mickey lo stesse spogliando ma non lo fece. Rimase lì e si limitò a muoversi quando gli veniva detto di farlo, finché non rimase in boxer. Onestamente si sentiva come un bambino, ma a differenza di quando veniva accudito le prime volte, Mickey che si prendeva cura di lui non lo disturbava, in realtà gli faceva venire voglia di sorridere, e l'avrebbe fatto se non fosse stato così stanco. Finalmente Mickey lo fece stendere. Pochi secondi dopo l'atterraggio sul materasso pieno dell'odore familiare di Mickey, crollò.
Mickey sorrise tra sé mentre iniziava silenziosamente a preparare da mangiare qualcosa per sé e per la bella addormentata. I ragazzi lo avevano invitato di nuovo a uscire, aveva detto loro che ci avrebbe pensato ma non gli importava affatto farlo, a meno che Ian non avesse voluto.
 
 
Ian stava dormendo da ore e a Mickey venne da ridere. Qualche mese prima era sicuro che non si sarebbe ritrovato di nuovo così vicino a Ian, era uscito e si era diretto per la sua strada assicurandosi di non imbattersi nemmeno in lui, ora non sapeva cosa fare con il ragazzo che dormiva nella sua stanza. Era vero, Ian era lo stesso che gli aveva ridotto il cuore a brandelli, ma quello che gli era stato di fronte quel lontano giorno non era stato il suo Ian. Certo, fisicamente era stato lui, gli stessi lineamenti, a parte gli occhi spenti, non c'erano state emozioni in quegli occhi né nelle parole che aveva pronunciato. Mickey lo aveva capito subito, anche se ciò non gli aveva impedito di stare male da morire, pensando che il suo Ian, colui che gli aveva fornito un cuore, fosse sparito per sempre.
 
 
Ian si svegliò sentendosi leggermente rinfrescato. Non si era trattato di una bella nottata di sonno ma si sentiva molto meglio rispetto a qualche ora precedente. Si stiracchiò, guardando l'orologio che aveva accanto. Aveva dormito per sei ore. Dannazione. Improvvisamente l'odore di qualcosa di delizioso gli colpì il naso, tirandolo fuori dal letto. Lentamente uscì dalla stanza e vide Mickey in cucina, dall'aria del tutto casalinga, canticchiando mentre serviva qualcosa nei piatti. Ian non poté fare a meno di ridacchiare.
Mickey sollevò lo sguardo notando un Ian che lo fissava inebetito.
"Ah, fanculo, vieni a mangiare" disse guardandolo dall'alto al basso. Ian ancora indossava solo le mutande, con un aspetto assolutamente scopabile, e Mickey si ritrovò a leccarsi le labbra. "A che ora lavori domani?"
"Non lavoro, perché?"
Mickey scrollò le spalle. "Mah, i ragazzi volevano uscire, volevo capire se ti andava"
"Mi stai invitando a uscire con te, Milkovich"
"Nah, è solo per una partita amichevole, in cui io ti faccio il culo a biliardo"
Ian fece una smorfia. "Come ti pare, se è quello che vuoi fare, ci sto"
Mickey annuì.
Ian osservò Mickey mentre mangiavano. Non aveva menzionato il motivo per cui lo voleva lì, né se avesse visto la stanza. Mangiava in silenzio. Ian stava diventando matto. Forse non l'aveva vista? In fondo non aveva ragione di entrare in quella camera a meno che non ci fosse Yev. Finalmente Mickey lo guardò, c'era un fuoco scatenato nei suoi occhi. Si rese conto d'improvviso di essere praticamente nudo di fronte a Mickey, a riempirsi di cibo come un uomo di Neanderthal.
"Scusa, dovrei mettermi addosso qualcosa" disse. Mickey sollevò le spalle.
"Nah, tranquillo, rimani così, cena più spettacolo, di sicuro non mi sto lamentando" ribatté. Ian rise.
"Che stavi facendo ieri sera per essere rimasto sveglio?" chiese infine Mickey.
"Mantenevo una promessa" rispose Ian onestamente. Mickey alzò un sopracciglio. "Era così brutta?" chiese curioso.
"Cosa?" fece Ian confuso.
"La stanza. So che l'hai sistemata tu. Non sono stupido, Ian, nessun altro lo avrebbe fatto, o avrebbe potuto, volevi che lui odiasse di meno il mio appartamento o cosa?" chiese con aria triste. Ian si alzò di scatto e afferrò la sua mano, tirandolo in piedi a sua volta.
"No! È questo che pensi?" lo guardò negli occhi che contenevano tutto.
"So che non ho molto, so di non avere tante cose per farlo divertire, gli avrei preso un letto e tutto il resto, solo che..." balbettò Mickey.
Ian sospirò, rendendosi conto di aver rovinato tutto ciò che Mickey avrebbe voluto fare.
"Merda, ho fatto un casino, vero? È quello che faccio sempre. Gli ho semplicemente promesso, tanto tempo fa, che gli avrei preparato una stanza del genere, ma non ci sono mai riuscito. Ho comprato tutte le cose, solo che non avevo una casa. C'è la casa della mia famiglia, ma non avevo un posto mio. Cioè, stavo da Caleb ma non gli avrei fatto una stanza lì, odiava quel posto, e nemmeno Caleb gli piaceva tanto"
Ian sospirò.
"Mick, non volevo oltrepassare il limote, è solo che gli ho fatto delle promesse e non volevo essere quel tipo di persona, quello che ha grandi idee e che fa un sacco di promesse ma non le mantiene mai"
Lasciò la mano di Mickey durante la sua invettiva e iniziò a camminare avanti e indietro.
"Ehi, ehi, lo capisco, suppongo di non averlo fatto prima. Ho pensato che in fondo è mio figlio e mi sono perso un anno intero e non mi conosce davvero. Tu e lui siete meravigliosi e mi piace moltissimo, insomma, la stanza è stupenda, l'adorerà" finì Mickey. Fermò Ian mentre ancora vagava per la stanza. "Io l'adoro" disse.
Ian lo guardò. "Davvero?"
"Certo, cazzo. È grandiosa. Vorrei solo averci pensato io. So che non sono il migliore dei padri, ma voglio bene a quel bambino"
Ian annuì. "Ti vuole bene anche lui"
"Non lo so, so che tu sei riuscito a corromperlo l'altra sera. Non ha deciso di venire da me"
Ian scrollò le spalle. "Se non gli piacessi, non l'avrebbe fatto comunque. Fidati. Se qualcuno non gli piace, lo rende perfettamente chiaro. Parla di te, sai?"
Mickey lo guardò come se non gli credesse.
"E' così, cioè, ha solo due anni quindi non è che abbiamo conversazioni profonde, ma ci sediamo sul pavimento e lui parla di te. Io gli parlo di te e lui ride, vede una tua foto e dice 'papà' come se fosse orgoglioso" sorrise Ian. Mickey lo fissò per un minuto, incapace di parlare.
"Ma io non ci sono stato, tu sì. Grazie, perché se anche noi due avevamo rotto, tu non hai mai smesso di voler bene a mio figlio"
Ian annuì. "Lui fa parte di me. Non lo so, cioè, so che il modo in cui è venuto al mondo è incasinato, quel giorno ancora mi provoca gli incubi, ma quel bambino ha cambiato tutto. Il modo in cui mi sorride, alcuni dei miei giorni peggiori sono stati illuminati solo guardandolo. Forse perché quando guardo lui vedo te, non saprei" scrollò le spalle e Mickey sorrise leggermente.
"Cosa gli hai detto comunque, per farlo correre da me in quel modo?"
"In realtà nulla, ho solo fatto una domanda. Gli ho chiesto se volesse stare con te per un po', che io ci sarei stato se avesse avuto bisogno di me, ma non ha esitato. Ha sorriso e annuito, mi ha abbracciato ed è corsì da te. Come ho detto, gli piaci" sorrise Ian e Mickey fece lo stesso. "Gli ho anche chiesto se gli piacesse qui, abbastanza da avere una stanza come quella di cui parlavamo, e ha annuito"
Mickey era esterrefatto. "Davvero?"
Ian annuì. Mickey esitò per un po' prima di fare un'altra domanda. "Quanto tempo ha trascorso con te e Caleb?" aveva bisogno di sapere quanto quello stronzo fosse stato nella vita di suo figlio.
"Non molto, cioè, era ovvio che Yev fosse a disagio con lui dall'istante in cui si sono conosciuti. Qualche mese fa, quando le sue parole divennero più chiare, me lo disse, 'Lui non mi piace'. Lo sapevo già, ma sentirglielo dire è stato diverso"
Mickey rise. "Senza offesa, ma concordo completamente con lui"
Ian annuì e sorrise. 

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Capitolo 6
*** 6. Flirt e divertimento ***


Ian entrò nel bar per primo; il locale era completamente tranquillo, o lo sarebbe stato, a parte il gruppo di ragazzi dietro di lui che rideva. A prescindere da quante volte li vedeva, non avrebbero mai smesso di sorprenderlo. Non sarebbe mai riuscito a capirlo, ma sembravano tutti così diversi da quelli che si aspettava fossero gli amici di Mickey.
"Yo! Ehi, guardate ragazzi, il rossino carino è tornato! Vieni qui, amico, Mick dovrebbe arrivare presto, scommetto che adorerebbe vedere il tuo culetto sexy"
Ian rise al commento di Jake e scosse il capo.
"Mi sto già godendo la visuale, grazie comunque" disse Mickey apparendo improvvisamente dietro a Ian, posando per un secondo il braccio intorno alle sue spalle e sorridendo. "Andiamo, culetto sexy, ti offro una bibita" rise Mickey raggiungendo gli amici. Ian lo seguì scrollando le spalle.
"Beh, salve ragazzi, vi divertite?" li salutò Mickey.
"Oh sì, sai, è divertente osservare questi idioti che tentano di fare colpo sulla barista carina. Ma lei non abbocca" scherzò Jake. Mickey rise, "Vuoi che le chieda il numero per te, Steve? Ci so fare con le ragazze"
Ian fece una risatina nasale, mentre quello che si chiamava Steve si voltò confuso.
"Da quando, Milkovich, da quando?" disse scuotendo il capo.
"Da sempre" disse Mickey come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Sei tornato a nasconderti o cosa" rise Kyle da un angolo.
"Cosa c'entra il fatto che sono gay?" sbuffò Mickey. Continuarono a blaterare per un minuto finché Ian non si alzò e Mickey lo guardò.
"Fighette" fece dirigendosi al bancone.
Ian si piegò in avanti e guardò la ragazza, era davvero molto bella. Quei tizi non avevano possibilità, lei non sembrava il tipo da crollare ai piedi di idioti che si approcciavano con stupide frasi stereotipate, e Ian pensò che fossero proprio ciò che le avevano rifilato.
Prima che lei potesse voltarsi, stava già sospirando.
"Qualsiasi sia la tua frase a effetto, non sono interessata" disse e Ian rise.
"Non ti preoccupare, tesoro, nemmeno io"
Lei si girò e gli sorrise. "Scusa, pensavo fossi Kyle"
Ian rise. "Tranquilla, quelli sono piuttosto determinati. Penso che Steve, laggiù, si sia preso una cotta" disse sorridendo. Lei scosse il capo.
"Nah, sta solo facendo a gara con le stronzate di Kyle" fece lei sollevando le spalle e accigliandosi leggermente.
Mickey osservò Ian attentamente.
"Che sta facendo?" sussurrò Jake. Mickey fece spallucce.
"Chi lo sa? Magari a lei piacciono quelli alti, rossi e gay"
"I tuoi stessi gusti, eh Milkovich?" Jake diede una gomitata a Mickey.
"Oh, fanculo" disse lui con un sorrisetto. Poi esclamò, "Ehi, Trish, quello è mio, tu puoi avere questi uomini di Neanderthal, tutti quanti" e rise, Ian si voltò e sorrise.
"Tuo, eh?" disse Jake e Mickey spalancò gli occhi. Lo aveva davvero fatto? Osservò Trish che scribacchiava qualcosa su un foglietto, poi Ian tornò con un ghigno.
"E' così, ragazzi, che si ottiene il numero di una donna" disse, e i due ragazzi eterosessuali sbuffarono.
"Ma che cazzo, Trish!" gridò Kyle. "Sgancia, cowboy" disse poi rivolto a Ian, ma questi fece di no con la testa.
"Nemmeno per sogno" rispose lui, tornando accanto a Mickey.
"A cosa ti serve? Per chiederle consigli sul trucco?"
Mickey rise. Ian si rivolse invece a Steve che lo guardò sconvolto e si avvicinò.
"Cosa?" grugnì ovviamente deluso. Ian gli porse il foglietto. Kyle allargò gli occhi.
"Perché diamine glielo stai dando?" fece Mickey ridendo fragorosamente.
"Mi ha detto di dirti che hai 24 ore per usarlo, e se ti presenti con qualche frase a effetto da quattro soldi, l'offerta non sarà più valida"
Steve sembrò arrossire vistosamente, e guardò la barista che sorrise leggermente prima di voltarsi. Tutto il tavolo scoppiò a ridere.
"Come ci sei riuscito?" fece Kyle.
"Sono un Gallagher, è nel mio dna"
In seguito, Ian osservò Mickey giocare a biliardo con Kyle, gli altri ridevano e facevano battute.
"Che intenzioni hai con il mio ragazzo?" disse Jake, scivolando sulla sedia accanto a Ian. Ian guardò Jake, poi Mickey, che si allungava sul tavolo del biliardo.
"Qualsiasi cosa voglia lui" disse senza pensare.
"Qualcuno lo ha conciato per le feste, sai? È una brava persona, anche se non lo fa vedere"
Ian annuì tristemente. "Come se non lo sapessi" disse senza preoccuparsi di far capire che era stato lui a conciarlo per le feste. Spettava a Mickey rivelarlo, non a lui. Notò che Jake stava per chiedere altro ma fu interrotto.
"Che succede, ragazzine, smettetela di spettegolare come un branco di checche" lo chiamò Mickey.
"Fottiti, Milkovich" disse Ian, mostrandogli il dito medio. Mickey gli sorrise e stette al gioco. Jake andò a fare una partita con Steve. Per un momento Ian si domandò come Jake non avesse capito chi lui fosse, non aveva mai visto il tatuaggio di Mickey? Non aveva prestato attenzione la prima sera al bar? Oppure lo sapeva, e per l'appunto si stava assicurando che Ian sapesse quanto aveva fatto star male Mickey? Ian non ne era sicuro ma una cosa era certa, Jake era protettivo nei confronti di Mickey.
Mickey si girò quando la sua partita finì. Ovviamente vinse, Kyle non sapeva giocare. Per quanto fingesse di essere strepitoso, non poté fare a meno di sorridere verso Ian che sembrava perso nei proprio pensieri.
"Gallagher!"
Il ragazzo sollevò lo sguardo.
"Coraggio, tocca a te, vieni qui e mostrami che sai fare"
Ian rise appena, scrollando le spalle. "Se insisti". Tutti risero.
"Non so che intenzioni hai, amico, Milkovich pulirà il pavimento servendosi di te" disse Steve da un angolo.
"Pff, non è così bravo" disse Jake. Ian sorrise guardando Mickey.
La partita fu intensa, non perché Mickey e Ian si equivalessero ma perché il flirt diventava sempre più acceso. Mickey lo stiava chiaramente seducendo, di fronte ai ragazzi, ed era estremamente stimolante. Tutto ciò a cui Ian riusciva a pensare era di piegare Mickey su quel dannato tavolo da biliardo, e soltanto quella fantasia gli fece mancare gli ultimi due tiri.
"Dannazione" disse leggermente frustrato.
"Qualcosa non va, Palle di fuoco? Ti stai distraendo?" ghignò Mickey, incitando una risata degli amici.
"No. Soltanto un paio di errori, non pensare neanche per un secondo che vincerai"
"Ah sì? Vuoi scommettere?" disse Mickey alzando le sopracciglia.
"Di che tipo di scommessa stiamo parlando, Mick?" chiese Ian intrigato.
Mickey ci pensò per un momento, scrollando le spalle. "Che cosa vuoi se vinci?" gli chiese preparandosi per il tiro.
"Te, stanotte"
Mickey spalancò gli occhi, praticamente cadendo sul tavolo, lo aveva davvero appena detto? Jake rise.
"Dannazione, ragazzi, tirate fuori le palle e scopate" disse.
Mickey guardò Ian. "D'accordo, diciamo che accetto, Casanova, che succede se vinco io?" ghignò, perlopiù perché non riusciva a trovare motivo per vincere. Non poteva negare di desiderare Ian da morire, a prescindere dal passato, a prescindere dalle stronzate che si erano causati a vicenda, riusciva solo a pensare a rendere suo Ian ancora una volta, anche solo per una notte, o più di una, chi poteva saperlo.
"Mmh, tu cosa vuoi Mick, se vinci?"
"Questi due la stanno tirando troppo per le lunghe" rise Kyle. "Perché non ammettete che non importa chi vince, stanotte scoperete entrambi" e rise della propria battuta. Mickey non poté trattenersi dal ridere a sua volta.
"No, no...se vinco io..." e si fermò per un istante prima di affermare semplicemente, "Un appuntamento"
Ian praticamente sputò la bibita che stava sorseggiando e tossì violentemente. Jake gli diede una leggera pacca sulla schiena.
"Ehi, respira!" disse ridacchiando. Ian lo mandò a cagare.
"Cos'hai appena detto?" chiese poi a Mickey, aveva appena suggerito un appuntamento? Ora Mickey sogghignava.
"Un appuntamento. Sai cos'è, Gallagher? Insomma, mi passi a prendere, mi porti fuori in un bel posto, uno di noi paga per il cibo, chiacchieriamo, ci conosciamo, blabla, poi io tento di palparti e tu mi dici che non sei quel tipo di ragazza"
Tutti ormai stavano ridendo come degli isterici, incluso Mickey.
"Hahaha, che spiritoso, so cosa cazzo è un appuntamento, sono sorpreso che lo sappia anche tu" disse Ian incrociando le braccia davanti al petto.
"Beh, se vinco, scoprirai quanto ne so degli appuntamenti"
"Non capisco, amico, lui ti offre una scopata e tu vuoi un appuntamento? È una cosa da gay? Perché se una tipa si offrisse di darmela, direi di sì, diamine" disse Kyle.
"Non è una cosa da gay. Non pensare che siamo tutti come questo scemo. Ha perso la testa. Mick, amico, ti sei mai gustato un bel pisello? Cioè, davvero un bel pisello? Perché in tal caso..." e Jake scoppiò a ridere.
"Siete dei coglioni e delle sgualdrine. Dov'è il vostro senso del romanticismo, non è facile portarmi a letto, grazie tanto" sbuffò Mickey ridacchiando. Oramai Ian stava rotolando dalle risate, ma si fermò bruscamente quando Mickey gli posò una mano sul fianco. "Qualcosa di divertente, Gallagher?" chiese seducente.
Ian quasi soffocò e squittì, "No, nient'affatto".
 
 
"Ultimo giro, ragazzi!" esclamò Trish. Tutti annuirono.
"Ce ne stiamo comunque andando. Questi due mi stanno facendo star male" disse Kyle trangugiando la sua birra. "Io vado, gente, buona fortuna con l'appuntamento" disse poi afferrando la giacca e mostrando il segno della pace.
Mickey sorrise perché aveva vinto, a stento, ma aveva vinto. Non poteva dire di non essere un po' deluso, sarebbe stato più che felice di portare Gallagher a casa e di scopare con lui fino a non farlo camminare più. Il pensiero lo fece gemere interiormente.
"Vado anch'io, ragazzi. Ho una signora su cui fare buona impressione" disse Steve sorridendo a Trish, che ricambiò.
Mickey si spostò dietro Ian, mettendogli il braccio intorno alla vita per un secondo. "Sei pronto, rossino?" gli sussurrò all'orecchio. Ottenne un cenno.
"Oh, scommetto che non vedete l'ora per quell'appuntamento, eh? Però questo sembrava già un appuntamento. Beh, piccioncini, io vado, ho uno scopamico che mi aspetta. È stato bello rivederti Ian" disse Jake salutandolo.
Ian si voltò a guardare Mickey, mentre questi gli metteva un braccio intorno e lo dirigeva verso la porta. La serata era stata perfetta e Ian non voleva che finisse, non avrebbe mai voluto che finisse. Andarono a casa di Mickey e fu allora che giunsero le difficoltà. Ian voleva rimanere ma non lo dava per scontato. Decise di far finta di niente perché, dopotutto, la sua divisa era ancora nell'appartamento di Mickey, no?
 
 
 
Mickey fissò il ragazzo che recuperò la sua divisa dal pavimento. Se ne stava davvero andando? Mickey non l'avrebbe permesso, non ancora, afferrò il cuscino e la coperta e li lanciò sul divano. Sperava di non doverlo dire, e non dovette farlo, Ian si fermò e annuì, iniziando a spogliarsi. Dannazione, perché doveva fare così.
Mickey era del tutto pronto a entrare in camera sua, andare a dormire e abituarsi a tutta quella faccenda con il suo ex ma tutto cambiò quando Ian si ritrovò in piedi, nel suo salotto con addosso nient'altro a parte le mutande. Mickey desiderò che togliesse anche quelle, voleva solo dare una sbirciata. Invece di voltarsi e andare in camera, salì sul divano, sorprendendo Ian, e lo spinse giù. Sentì un proprio basso ringhio, si stupì da solo mentre gli si metteva a cavalcioni. Baciandolo con forza.
Ian spalancò gli occhi per la sorpresa, non che si stesse lamentando, ultimamente gli erotici momenti passati a baciare Mickey erano decisamente nella sua lista di cose da fare, e in quel momento c'era brama pura, gli piaceva. Gli piaceva anche quando Mickey perdeva leggermente il controllo, era fottutamente sexy.
Ian gli morse il labbro, ricevendo un altro ringhio, e un'erezione che aumentava, da entrambe le parti.
"Non potevi tenerti addosso i vestiti per altri due minuti, vero?" sentì Mickey esalare, e Ian rise.

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Capitolo 7
*** 7. L'appuntamento ***


 
Ian si godeva la sensazione delle labbra di Mickey sulle proprie, ancora e ancora, creava dipendenza. Mickey creava dipendenza. Improvvisamente Mickey si fermò. Ian lo guardò confuso, aveva fatto qualcosa di male?
"Ora mi alzo, okay? E andrò in camera mia, tu non mi seguirai. Dormirai, poi domani, dopo che te ne sarai andato, ti chiamerò e fisseremo un appuntamento" disse Mickey, ancora seduto sulle sue gambe.
"Eh?" fu tutto ciò che Ian farfugliò. Stava davvero succedendo, Mickey era eccitato, riusciva ad avvertirlo, cazzo. Non era da Mickey fermarsi e andarsene, erano ancora così vicini e Mickey si strofinò su di lui un'altra volta prima di passarsi le mani fra i capelli.
"Non guardarmi così. Non lo faremo stanotte, okay? Sei tornato single tipo due fottuti secondi fa, e per quanto mi piacerebbe scopare, proprio qui, in ogni angolo dell'appartamento, o da qualsiasi altra parte, non succederà. Non sono la tua scopata di riserva, non sono quello che mollerai...di nuovo. Quindi faremo tutto nel modo giusto, con l'appuntamento e le altre stronzate" parlò, del tutto insicuro. Posò un ultimo bacio sulle labbra di Ian, poi si alzò e si diresse verso la porta, lasciando Ian sconvolto.
Ian fissò la porta. Ma. Che. Cazzo? Scopata di riserva? Ci pensò. Pensò a stendersi e a dormire, facendo come Mickey gli aveva chiesto, doveva andare a dormire, aspettare l'appuntamento, ma non ci riusciva. Mickey pensava davvero che si trattasse di quello, che Ian avrebbe ottenuto ciò che voleva, e diamine se lo voleva, per poi andarsene. Era davvero quello che gli aveva fatto? Sapeva che Mandy ne aveva parlato ma allora non aveva ben afferrato, ora sì. Scosse il capo e corse alla porta, alla porta di Mickey, la spalancò. Guardò il ragazzo con estrema urgenza.
"Che cazzo, Gallagher, cos'ho appena detto?" gridò Mickey tirandosi la coperta sul petto. Era nudo. Mmh...
"Ti ho sentito, non vuoi scopare con me? Bene. Okay. Non deve piacermi, ma non ho il diritto di chiedere qualcosa che non sei pronto a darmi, però non lascio tutto così, non ignoro la stronzata che hai appena detto. No!" disse quasi troppo disperatamente. Salì su Mickey, tenendogli giù le mani. Sperando che non gli tirasse un pugno in faccia. Sarebbe stato brutto. "Non sei la scopata di riserva! Lui lo era. Sono tuo fin da quando ero quel ragazzino che pensava di essere tosto abbastanza da presentarsi davanti al fottuto Mickey Milkovich per mandarlo a fanculo, fin da quel primo sguardo, avrei fatto qualsiasi cosa per te, per un tocco, un bacio, una qualsiasi cosa"
Osservò l'espressione di Mickey, i suoi occhi larghi lo fissavano. Ian si spostò tentando di ignorare quando Mickey fosse eccitato. "Non abbiamo mai avuto un appuntamento, Mickey, e allora? Non ci serviva. Certo, mi piacerebbe uscire con te, un migliaio di volte, ma ciò non sminuisce quello che avevamo. Sono uscito con Caleb, sai, per caso la nostra relazione era migliore di quella che avevo con te? Cazzo, no. Tu eri e sei il mio tutto. Sono stato uno stronzo, okay? Lo capisco" pregava disperatamente che Mickey comprendesse. "Ti ho mollato, sì, sono stato un fottuto stupido, e me ne sono pentito, così tante volte. Mi sdraio la notte e penso a te, e chi non lo farebbe, finalmente avevo avuto ciò che volevo. Hai fatto coming out per me, porca puttana, ti avevo in ogni modo in cui ti volevo e ho gettato tutto via. Per cosa? Perché tu ci tenevi troppo, perché ero così stufo di essere un peso. Perché volevo soltanto che tornassimo ad essere solo noi, e lo voglio ancora. Quindi prendimi a calci, dimmi che mi odi, ma non dire mai che sei una ruota di scorta, non pensare che aspettare e fare ciò che gli altri fanno ci renderebbe migliori, perché quando stavamo bene, stavamo fottutamente bene"
Finalmente Ian lasciò le mani di Mickey, chiuse gli occhi e si alzò. Fu trattenuto giù, sbattuto contro il materasso, Mickey cambiò posizioni.
"Hai finito adesso?" chiese Mickey. Ian annuì. "No, voglio dire, la finisci di gettarti davanti a un pullman per quello che è successo? Io non ti odio, stronzo. Sì, okay, mi hai ferito, mi hai distrutto, ma non eri tu, okay? Ti conosco, conosco ogni fibra di te, non solo fisicamente, e quella persona su quei gradini non eri tu. Lo sapevo allora e lo so adesso. Tu, l'Ian di cui mi sono innamorato è qui di fronte a me, voglio provare tutto ciò che non ho provato la prima volta, tutto ciò che mi sono rifiutato di provare con te. Non sei l'unico che ha rovinato le cose, okay? Certo, alla fine te ne sei andato, ma chiunque altro lo avrebbe fatto molto tempo prima. Ma non l'hai fatto, eri malato. Lo sarai sempre, non è colpa tua, è la fottuta genetica. Beh, 'scopata di riserva' è stata una brutta scelta di parole, così come molte altre cose. Ora dirò una cosa una volta e non la ripeterò, okay?"
Ian annuì.
"Non voglio scopare con te"
Osservò il viso di Ian svuotarsi e diventare triste. Rise. "Rilassati, principessa, adoro scopare con te, ma la prossima volta sarà molto di più. Quindi se tu vuoi scopare, okay, facciamolo. Come ti pare. Ma io..." Mickey si fermò, tentando di trovare le parole giuste.
"Stai...stai dicendo che vuoi fare l'amore?" chiese Ian esterrefatto. Sembrava che volesse dire proprio questo. Certamente avevano già fatto del sesso bellissimo e appassionato, ma che Mickey esprimesse a voce che era quello che voleva era diverso, era tutto.
"Stai zitto, cazzo" disse Mickey, staccandosi da Ian, incrociando le braccia e fissando il soffitto. Ian sorrise e si avvicinò a lui.
"Se vuoi aspettare, aspetteremo, okay? Ma perché tu lo sappia, sarà meglio che ti prepari, perché quando ti toccherò di nuovo, voglio che duri a lungo, esplorerò ogni centimetro di te, e quando ti scoperò, e lo farò, te lo ricorderai precisamente. Perché non si tratta di riaccendere una fiammella, o quello che è, questa cosa tra me e te durerà per sempre, non importa quante volte ci allontaniamo".
 
 
Ian si svegliò e sospirò. Era steso accanto a Mickey, ma non era quello il problema; guardò in basso solo per trovare di nuovo il risveglio che non riusciva a controllare.
Era così da una settimana, ormai, che fosse o no a casa di Mickey. Ma specialmente quando era sdraiato accanto a Mickey, come in quel momento. Si sentiva come un adolescente vergine e arrapato; il loro appuntamento, e non i piccoli incontri in cui guardavano un film e stavano insieme, il vero appuntamento sarebbe stato il giorno dopo. Mancava un solo fottuto giorno e tutto ciò che Ian riusciva a immaginare era come sarebbe stato. Ciò non fu di aiuto, pensare a Mickey anche solo leggermente romantico, non faceva che eccitarlo maggiormente. Grugnì e uscì dal letto, un po' troppo di fretta perché Mickey cominciò a stiracchiarsi. Dannazione, era così sexy al mattino.
"Giorno" gli sorrise Mickey. "Perché così di fretta?" chiese ghignando, arrivando con gli occhi proprio al problema. Non che lui non fosse nella stessa situazione, e vedere Ian così sconvolto non aiutava di certo. Mancava solo un giorno, se fosse riuscito a resistere così tanto. Mickey si domandò di chi fosse stata l'intelligente idea di far rimanere Ian a dormire lì, nel suo letto. Poi si ricordò di averla avuta lui, naturalmente. Era un fottuto masochista, tutto lì. Chi sano di mente, invitava il proprio ex/attuale ragazzo o qualsiasi cosa fosse a trascorrere lì la notte, quando era stato lui a dire che non avrebbero fatto sesso? Non aveva mai aspettato così tanto prima di fare sesso con qualcuno, ed era fottutamente difficile. Aveva scoperto un nuovo rispetto per quelle coppie che davvero attendevano una qualsiasi somma di tempo, perché era fottutamente difficile.
"Farò una doccia prima di andare al lavoro. Ci vediamo domani, sì?" chiese Ian guardando Mickey. Non pensava che Mickey avrebbe improvvisamente cambiato idea decidendo che non ci sarebbe stato un appuntamento, ma doveva esserne sicuro, non sapeva bene il perché ma non poteva fare a meno di domandarsi, a volte, se tutta quella faccenda con Mickey non sarebbe scomparsa, e lui si sarebbe svegliato, scoprendo che Mickey era ancora in prigione e allora avrebbe pianto dal dolore di non poter stare insieme a lui.
"Beh, se mi fai alzare, ti ucciderò, quindi meglio se ci vediamo domani" rise Mickey e Ian scosse il capo, andando in bagno. Mickey chiuse gli occhi e si mise a respirare profondamente per evitare di balzare fuori dal letto e seguirlo in bagno. Soltanto per vedere Ian sotto l'acqua che gli cascava addosso, dannazione! Scosse la testa. "Merda" disse tra sé.
 
 
 
Ian si ritrovò da solo, dopo il lavoro, in camera sua. Stare lì da solo non era affatto meglio che stare insieme a Mickey senza farci sesso, affatto. Doveva uscire da quella casa, doveva trovarsi un posto per sé, aveva bisogno di qualcosa. Scrollò le spalle e uscì, per fare un giro. Aveva degli impegni in settimana, ma doveva fare qualcosa per distrarsi. Onestamente, aveva risparmiato dei soldi per un po' di tempo, non lo aveva detto a nessuno, contribuiva ancora per la sua famiglia ma non tanto come probabilmente avrebbe dovuto, voleva una casa; ancora non poteva permettersela, ma avrebbe potuto cavarsela per un appartamentino del cavolo. Stava ancora camminando quando improvvisamente vide Caleb e alcuni altri pompieri. Grandioso.
Si era imbattuto in lui per tutto il giorno, ovviamente al lavoro andava bene, perché trovava il modo di tenersi impegnato, tentando di sistemare la gamba di qualcuno o di salvare una vita mentre Caleb correva dentro edifici che bruciavano, ma ora, non poteva scappare da nessuna parte e per quanto avesse voglia di infilarsi nel primo vicolo, i ragazzi lo avevano già visto.
"Gallagher? Che ci fai da questa parte della città?" chiese uno di loro, Kenny. Vide Caleb sollevare lo sguardo e fulminarlo. Un sacco.
"Probabilmente aspetta di scopare il suo ragazzo in quel vicolo" borbottò Caleb.
Ian roteò gli occhi. "Sì, esatto, è proprio la mia intenzione. In effetti si farà vivo da un momento all'altro, ti va di rimanere così ti sistema la faccia un'altra volta?" ribattP. Caleb lo guardò sconvolto, così come gli altri.
"Forza, ragazzi, non fate così. Caleb, andiamo" disse Dave tentando di trascinare via l'amico. Caleb non lo ascoltò e si avviò verso Ian, con il pugno gli colpì la mascella. Oh, grandioso.
"E sarei io il teppista? Stronzo" disse Ian ricambiando il pugno. Tirare cazzotti a un ex non era niente di strano, aveva fatto a botte con Mickey per anni, ma con Caleb non si eccitava come con Mickey, lo faceva solo incazzare.
"Pezzo di merda, sei già tornato con quel figlio di puttana?" gli gridò Caleb.
"Okay, basta, ho chiuso" disse Ian tirandogli un calcio e facendolo leggermente cedere, "stammi alla larga! Non hai davvero voglia di fare casini contro di me, Caleb. Faccio a botte da tutte la vita. Vuoi continuare a lottare con me, va bene, ti colpirò ma non cambierà un cazzo. Io lo amo" gli occhi di Ian si allargarono alle ultime parole. Non voleva dirlo, non a Caleb. Scosse il capo e inciampò all'indietro, tenendo la mano sul naso sanuginante.
"Grandioso, ho un aspetto fantastico per il mio fottuto appuntamento" grugnì.
 
 
 
Quando Mickey aprì la porta su un Ian che sorrideva per l'appuntamento, sussultò. La sua faccia era gonfia e graffiata. La vista del suo occhio nero gli riportò molti ricordi, che Mickey desiderava cancellare. "Porca troia, che cazzo ti è successo?" chiese preoccupato.
"Oh niente, non è un gran problema" tentò Ian di liquidarlo.
"Non mentirmi, Ian, che cazzo è successo?" continuò preoccupato, mentre Ian si guardava intorno tentando di evitare la domanda.
"Non è un gran problema, la mia faccia si è semplicemente scontrata col pugno di Caleb" disse sollevando le spalle. Mickey avvertì la rabbia risalire, i suoi istinti protettivi montarono con piena forza.
"Lo ucciderò" disse mostrando il pugno.
"Non ti preoccupare. Sono un Gallagher, ricordi? L'ho risolta. Ho ricevuto colpi migliori da Lip..." sorrise Ian. Mickey scosse il capo. "Vuoi rimandare l'appuntamento a un'altra sera? Possiamo rimanere in casa e guardare un film" offrì.
"No, no, no! Lo facciamo. Aspetto da un sacco di tempo, e se non è stasera, esploderò" disse Ian. "Avanti, quante volte capita che Mickey Milkovich faccia il romantico, devo vederlo con i miei occhi"
Mickey scosse il capo. "Fanculo, vuoi solo scopare" ghignò.
"No, beh, sì lo voglio ma questo non c'entra. Voglio uscire con te da un sacco di tempo, e non c'entra il sesso. Di sicuro non permetterò a uno come Caleb di rovinarmelo" disse Ian incrociando le braccia. "Ora, per prima cosa decidiamo dove andare".
 
 
 
Ian camminava lungo un percorso, erano nel North Side, era bellissimo e tutto quanto ma non capiva. Era solo un sentiero sul marciapiede, circondato da alberi e dalla natura, non avrebbe dovuto sentirsi così felice. Però lo era, Mickey sorrideva e lo guidava tenendogli la mano. Ian si fermò. Cosa succedeva? Mickey si voltò a guardarlo. "Vieni?" chiese sorridendo.
"Cosa...come?" chiese Ian guardando il gazebo nel prato, le luci che scintillavano, e un tavolo. "Una cena romantica e a lume di candela qui?" chiese Ian.
Mickey rise. "Sì, Gallagher, è un appuntamento vero, ora stai zitto e goditelo" roteò gli occhi e Ian si illuminò. Si sentiva come una scolaretta frastornata, si godeva quel momento, mentre Mickey iniziò ad agitarsi. "Chi voglio prendere in giro? È stupido, vero? Faccio schifo in queste cose, non le ho mai fatte, e non ho mai voluto, prima di te. Merda" disse e Ian posò la mano sulla sua.
"E' perfetto, Mick. Non posso crederci che tu l'abbia fatto per me. Odi questo genere di cose, e l'hai fatto per darmi l'appuntamento di cui avevo parlato tanto tempo fa" gli sorrise, e Mickey si rilassò.
"Ti piace davvero?" chiese Mickey.
"Certo. Tu sei qui, no? Questo significa che l'appuntamento è perfetto. Non importa cos'hai programmato".

 

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Capitolo 8
*** 8. L'appuntamento, parte 2 ***


 
Ian si guardò intorno meravigliato. Come aveva fatto Mickey a organizzare tutto quanto? Certo, la cena sotto il gazebo era insolita ma pensò che potesse spiegarsi con il fatto che Mickey avesse guardato una commedia romantica per farsi venire quell'idea, o aveva chiesto ai suoi amici cosa piaceva alle loro ragazze. Ma l'istante successivo Mickey diventò schivo, quasi timido, che cavolo succedeva? Da quando Mickey Milkovich non era uno tosto. Ian sapeva che Mickey aveva fatto tutto per lui, sapeva che Mickey odiava quel genere di cose, ora invece camminavano lungo le strade affollate di Chicago tenendosi per mano e non avrebbe dovuto essere un gran problema, per nessuno dei due era più un segreto ma per lui significava molto. Mickey gli stava dimostrando che era coinvolto, senza bisogno di dirlo, era ora che Ian gli dimostrasse a sua volta di esserne coinvolto. Ma come?
Mickey sorrise a Ian che in realtà fissava davanti a sé, perso nel suo mondo. La serata sarebbe stata perfetta. Se ne sarebbe assicurato, dannazione, la cena romantica, il conto. E qualcosa che solo loro due potevano davvero apprezzare.
"Cosa ci aspetta?" chiese Ian con aria assente.
"Qualcosa che è un po' più nelle nostre corde. Avrei optato per il poligono di tiro ma, sai, sono stato in prigione e tutto il resto" disse Mickey scrollando le spalle. "Non dare di matto, okay, so che questo posto richiama brutti ricordi, ma penso che sia importante" disse fermandosi in fronte a un edificio abbandonato dall'aria familiare.
"Qui? Perché?" chiese Ian guardandosi intorno.
"Perché, per la seconda parte del nostro appuntamento, è ora che io ammetta alcune cose, cose che non ho detto quel giorno. Tu ti senti in colpa per così tanti motivi, e non dovresti. Ho combinato un casino prima che lo facessi tu" disse Mickey guardando il punto in cui una volta aveva picchiato il ragazzo che amava.
"Mick..." iniziò Ian.
"No, ascolta. Quel giorno mi hai supplicato, avevi bisogno che ti dicessi che ti amavo, che tu c'eri per me, e io non ci sono riuscito. Avevo paura di chi io fossi, avevo paura di Terry, volevo che sparisse tutto. Non avrei dovuto farlo. Quindi quando ripensi a ciò che hai fatto, mentre stavi male, ricordati di cosa ho fatto io, e non ero malato" disse piano.
Ian non rispose, lo fissò per un minuto. "Hai detto qualcosa sul poligono di tiro?" chiese infine e Mickey sorrise.
 
 
 
"Andiamo a ballare?" chiese Ian sconvolto.
"E' la tua serata, quindi andremo a ballare, tu scuoterai il culo e io me ne starò a guardare" disse Ian ridendo.
 
 
 
In piedi al bancone del bar mentre aspettava i drink che aveva ordinato, Mickey osservava Ian danzare. Il modo in cui il suo viso si illuminava mentre ondeggiava e muoveva il suo corpo provocava in lui delle reazioni. Quando sorrideva così, gli ricordava dell'Ian di cui si era innamorato. Finalmente ricevette i suoi drink e notò Caleb all'angolo del bar, fissava Ian ma non tentava di muoversi verso di lui. Mickey fece un sorrisetto e raggiunse Ian. Se quel viscido voleva uno spettacolo, Mickey gliel'avrebbe concesso.
Ian sorrise mentre Mickey lo raggiunse con il drink in mano. Ian inclinò il capo e lo guardò.
"Non è alcolico" disse Mickey scrollando le spalle e Ian annuì. Ian guardò Mickey raggiante quando gli posò le mani intorno alla vita e lo attirò a sé. Le mani di Mickey viaggiarono lentamente verso l'alto e lo tirò giù, catturandolo in un bacio infuocato.
Mickey sorrise contro le labbra di Ian e si scostò piano.
"Wow, beh, è stato inaspettato" esalò Ian e Mickey rise.
"Non pensavi che ti avrei baciato, Palle di fuoco?" gli chiese divertito.
"Mmh, non qui. Di fronte a tutti questi..." Ian si fermò per un attimo, guardando dietro di loro e inclinò la testa. "E' chi penso che sia?" chiese notando Caleb che li fulminava prima di voltarsi e rivolgersi alle persone con cui era arrivato.
"Mmh?" ghignò Mickey, sapendo bene chi Ian aveva visto.
"Mi hai baciato...a causa sua?" chiese Ian quasi offeso.
"No. Ti avrei baciato comunque, ma se quello stronzo vuole lo spettacolo...dico che non lo deludo" disse divertito. Ian scosse il capo, sbalordito, e lo attirò a sé.
"Io dico che ce ne possiamo andare, e tu fai uno spettacolino per me, visto che sei così interessato a intrattenere stasera" disse Ian facendogli l'occhiolino. Mickey finì ciò che rimaneva della sua birra e sorrise.
 
 
 
Entrarono nell'appartamento con un rumoroso fragore. Quasi esplosero dalla porta, non avevano parlato molto al ritorno, scambiandosi baci frettolosi mentre salivano le scale.
"Allora, abbiamo avuto un appuntamento" disse Mickey piano mentre calciava la porta per chiuderla.
"Abbiamo avuto un appuntamento" annuì Ian guardando Mickey con occhi fiammeggianti.
"Non guardarmi così, Palle di fuoco. Pensi che un appuntamento valga tutto questo?" disse indicando il proprio corpo con tono ridente.
"Uhm, Mick, è stato come avere tre appuntamenti in uno. Non è tipo l'obiettivo, tre appuntamenti ed è fatta?" disse Ian avvicinandosi ulteriormente a Mickey che ancora era contro la porta.
"Mmh, grande organizzazione da parte di qualcuno, se devo dirlo" disse con gli occhi che gli brillavano, ghignando.
"Mmh, e sono stati dei bellissimi appuntamenti, tutto ciò che una ragazza potrebbe mai desiderare" disse Ian per poi scoppiare a ridere.
"Ti stai prendendo gioco di me? Cioè, adesso? Vuoi trascorrere tutta la notte a ridere? Vuoi dormire fuori? O forse dovrei ficcarti nel lettino di Yev, te lo meriteresti" disse Mickey sbuffato.
"Oh no, non lo farai. Non mi bandirai stasera, potrei morirne, tu vuoi che io muoia, Mick?"
Mickey roteò gli occhi. "Oh sì, perché il fatto di non scopare stasera è letale" scosse il capo, spingendo Ian e dirigendosi in camera sua. Fu però fermato da una mano che gli afferrò il braccio e lo fece girare, attirandogli le labbra su quelle di Ian. La sua mente si annebbiò, tutte le possibilità di rifiutare ciò che decisamente voleva volarono fuori dalla finestra.
"Non ne hai idea" esalò Ian, conducendolo verso la stanza finché non oltrepassarono la porta. Ian la calciò, chiudendola. "Se vuoi davvero che dorma fuori, lo farò. Sai che lo farò. Dimmi solo che non lo vuoi, che non vuoi me, adesso" disse Ian tracciando dei baci lungo il collo di Mickey.
"Oh sì, perché è assolutamente ciò che potrei dire al momento, Ian, mentre mi fai questo. È passato così tanto tempo, cazzo...mmmh..." poi gli occhi di Mickey si sbarrarono poiché Ian si fermò e fece un passo indietro. "Che stai facendo? Dove stai andando?" chiese confuso.
Ian non disse niente, si voltò e si tolse la maglietta, continuando a non parlare, per poi girarsi nuovamente verso di lui. "Te lo chiederò da qui..." disse sbottonandosi i jeans e abbassandoli lentamente.
"Vuoi...che...me...ne...vada..." disse piano e con tono seducente.
"Correrai via nudo?" chiese Mickey ghignando e togliendosi la maglietta. Ian scrollò le spalle.
"Farò tutto ciò che vuoi che faccia" disse Ian serio.
"Beh, allora vieni qui, cazzo" disse Mickey. Ian sorrise e colmò lo spazio tra di loro. Non catturò le sue labbra, posò una cascata di baci lungo il suo petto.
"Mi sei mancato" disse Ian tra un bacio e l'altro.
"Ian, sei qui praticamente da quando mi hai rivisto. Non è che non abbiamo..." si interruppe mentre Ian abbassava i suoi jeans insieme ai boxer.
"Dicevi?" Ian lo guardò dal pavimento mentre aiutava Mickey a disfarsi di tutti i vestiti.
"Io? Ho detto qualcosa? Non ricordo" disse Mickey mentre Ian gli leccava la punta del sesso. Quella sì che era una cosa che non facevano da tanto tempo. E cazzo se non era la sensazione più meravigliosa di sempre.
"Mmh, decisamente non stavo dicendo niente" mugugnò.
Ian sollevò lo sguardo mentre continuò, osservando Mickey che gemeva per lui, era passato così tanto tempo da quando aveva sentito quei suoni, era meglio di qualsiasi droga il suo corpo avesse mai contenuto, era meglio di qualsiasi sensazione, o quasi, certamente era il miglior suono del mondo. Continuò a leccare e a succhiare, assaporando tutto ciò che il ragazzo che gli stava addosso emetteva.
"Ian...fermati...sto per...merda..."
Ian continuò, aspettando completamente ciò che stava per ottenere. Sapeva che Mickey non voleva ancora venire, ma non gli importò. Stava assaporando ogni cosa quella sera, e se avesse voluto, avrebbe reso quella notte davvero lunga.
Mickey osservò Ian mettersi in piedi e sorridergli. Ian si leccò le labbra intensamente. "Mmh, mi sei mancato" disse sorridendo.
"Uh uh, non eri tu quello in prigione. È stato fottutamente fantastico" disse Mickey sorridendo leggermente a Ian che si accigliò alla menzione della prigione, poi tornò a sorridere.
"Perché hai ancora i vestiti addosso, Gallagher?" disse Mickey ghignando, tirandogli giù i boxer in una rapida mossa, trattenendo il respiro alla vista di Ian nudo.
"A proposito di sentire la mancanza, dannazione" disse senza fiato. 

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Capitolo 9
*** 9. Uscite e chiacchiere ***


 
Ian fissò Mickey, lentamente. Aveva aspettato davvero troppo tempo per trovarsi lì, di nuovo in quel posto.
"Ti vuoi muovere Gallagher, mi stai uccidendo" disse Mickey impaziente, e Ian fece lentamente scorrere le mani lungo il corpo di Mickey. Gli posò un dito sulle labbra.
"Ssh. Non ti tocco così da tanto tempo. Voglio sentire tutto, assaporare ogni secondo" disse, tracciando dei baci sul suo corpo e posando una mano sulla sua erezione. "Sei già pronto per me, Mick? Adoro il modo in cui ti eccito" disse.
"Oh, stai zitto. Non hai fatto altro che parlare di strapparmi i vestiti e scoparmi per settimane e ora fai tutto così lentamente e...mmmh..." Mickey si fermò a metà della frase e del pensiero mentre avvertiva il dito di Ian scivolargli dentro.
"Cosa? Non ho capito" rise Ian leggermente.
Mickey attirò Ian in un bacio e gli morse il labbro. "Fottiti" disse Mickey, sbuffando e gemendo.
Ian afferrò Mickey per la vita e lo fece girare, baciandogli il collo, mordendolo, prima finalmente si spingersi dentro di lui. Mickey non fu più l'unico a gemere.
Si muoveva piano, e fissava l'uomo di fronte a sé. Era una visione perfetta. Ian si abbassò per mordergli leggermente il collo mentre andava fino in fondo, e si fermò. Trovando il momento perfetto per baciare Mickey.
"Avanti. Piantala. Muoviti. Ho bisogno che ti muovi" disse Mickey. E Ian sorrise luminoso e obbedì, lentamente all'inizio, strappando gemiti da Mickey e quando capì che Mickey stava per dire qualcosa, aumentò di forza e di velocità.
"Oh merda...è così...oh mio Dio...Mickey" disse iniziando a parlare rapidamente.
"Merda...merda..." gridò Mickey in una sensazione dolorosamente piacevole.
Mickey si leccò le labbra mentre Ian lo martellava, come aveva fatto a vivere senza tutto ciò, senza Ian così vicino a sé.
Mentre entrambi cavalcavano sulle onde dell'orgasmo e collassarono sul letto, Ian sorrise pienamente. "Cazzo. Penso di averlo dimenticato, beh, non del tutto ma penso che con nessuno sia mai stato così bello come con te. Merda" disse più a se stesso che a Mickey.
"Ricordatelo, Palle di fuoco, la prossima volta che penserai di uscire da quella porta. Perché, la prossima volta non sarà così facile rientrare" disse Mickey col respiro affannoso.
"Mi terrai in ostaggio? Perché potrei totalmente essere d'accordo" osservò Mickey che roteava gli occhi.
"Porca troia, Gallagher" disse Mickey sbuffando, facendo per uscire dal letto. Ian lo tirò di nuovo giù.
"Come se potessi davvero liberarti di me" disse Ian sorridendo. Mickey sollevò un sopracciglio.
"Ne sei sicuro?" chiese Mickey serio, mostrando il dolore che aveva negli occhi, quello che cercava di nascondere.
"Assolutamente. Ehi. Guardami" disse mentre Mickey voltava il capo dall'altra parte.
"Non ti correrò dietro se scapperai di nuovo, Ian, non posso" disse Mickey onestamente.
"Ascoltami, fanculo tutto. Se mi allontano, mi devi legare, non m'importa. Se litigo con te, ricordamelo, cazzo, la mia testa potrebbe impazzire, magari potrei anche dimenticare, magari penso che tu meriti di meglio, ma che io possa andare a fanculo, non posso respirare senza di te. Ci ho provato, okay, davvero, più di quanto non abbia provato con nient'altro nella mia vita, ma mi basta guardarti e ritorno all'inizio, quando ti diedi il mio cuore a 15 anni...no, cazzo, l'hai rubato" esalò Ian attirando Mickey a sé, supplicandolo di comprendere.
"Davvero? Se te ne vai, vuoi che io ti trascini qui, calciando e gridando come uno stronzo, pregandoti di tornare ad amarmi. Mi hai lasciato, hai detto che era finita, sei andato avanti, e ti ho fatto tornare comunque, non puoi rifarmi una cosa del genere" disse Mickey inflessibile.
"E se fossi tu a lasciarmi? Vorresti che me ne andassi e mi arrendessi? È questo che vuoi che faccia, quando ti accorgerai finalmente che sono un disastro, che la mia testa non è più la stessa, che sarà sempre incasinato e malato, che non sarò mai quello di cui ti sei innamorato, Mickey? Vuoi che ti lasci andare?" chiese speranzoso, supplicandolo di nuovo di comprendere.
"Cazzo, no, è questo che pensi? Va bene. Se ti lascio, trovami, okay? Non farmi pensare neanche per un secondo che qualsiasi sia ciò che abbiamo non sia reale, okay, perché è quello che ho pensato anch'io, sai? Ho trascorso anni a diventare ciò di cui tu avevi bisogno e non era abbastanza, io non sono abbastanza, cazzo, e tu avevi bisogno di ciò che quel fottuto stronzo poteva darti"
"Nessuno può darmi quello che mi dai tu, Mickey. Nessuno. Pensi che io sia andato avanti? Stronzate. Tu avevi il mio cuore, senza di te non ce l'avevo più, non m'importava un cazzo. Ho bisogno di te, ho bisogno di tutto questo" disse Ian, mettendosi a cavalcioni su di lui. Mickey lo attirò a sé, catturandogli le labbra con le proprie.
"Fottuto Gallagher" gemette. Si allacciarono fra di loro, con la sensazione che nulla fosse mai stata così bella, niente lo era quanto loro due avvolti l'uno nell'altro.
"Ti ho sempre desiderato, sai? Ho bisogno che tu lo sappia, Mick, anche quando avevo detto il contrario, in realtà non ho mai smesso. Di volerti, di volere ciò che avevamo. La mia fuga non aveva niente a che fare con noi ma con quello che pensavo tu meritassi. Nessuno si merita questo" disse indicando la propria testa.
"Nemmeno tu lo meritavi ma io volevo stare con te, superare tutto. Perché il tuo essere bipolare non cambia ciò che provo, stronzo, cambia come gestiamo certi problemi, okay, e magari a volte devo prendermi cura di te un po' di più, ma è la vita, non puoi scappare da me quando le cose si fanno difficili" disse Mickey. Ian lo fissò per un minuto. "No, ascolta. Lo capisco che se le tue medicine smettono di funzionare e la fase maniacale comincia potresti andartene, non è di questo che parlo, parlo di te che stai di fronte a me e mi molli, perché pensi che io non ti capisca, perché pensi che, per una qualsiasi fottuta ragione, la tua malattia faccia in modo che io ti ami di meno. È di questo che sto parlando. Ci sto riprovando di nuovo con te. Compreso tutto il resto, io, mio figlio, la mia famiglia"
Ian gli sorrise. "Sì, posso farlo. Non posso promettere molto perché, chi cazzo lo sa. Ma posso promettere che cercherò di migliorare, che quando comincerò a sentirmi, beh, pazzo, te lo dirò. Ho tentato di lasciarti andare. Non ci riesco" disse Ian raddrizzandosi.
"Sì, beh, forse non era il voler superare me il problema, voglio dire, Caleb? Quel tipo è...uuh, pensavo che non ti piacessero le ragazze" disse Mickey ridendo. Ian scosse il capo e lo baciò.
"Perché non evitiamo di parlare di Caleb? E invece non ricominciamo dal punto in cui ti mostro quanto mi dispiace, che non rinuncerò mai più a tutto questo?"
Mickey ghignò.
 
 
 
Una serata fuori con i ragazzi. Ora che Ian e Mickey erano tornati insieme, Ian ne era piuttosto terrorizzato. Jake non l'aveva detto ma Ian era sicuro che sapesse che Ian era l'ex di Mickey, anche se questi gli aveva assicurato che non era un problema.
"Sei già uscito con loro, no"
"Sì, ma non stavamo, sai..."
"Scopando? Uscendo insieme? Rilassati, Ian"
"Uh. Ma non so, è stupido me ne rendo conto, ma io sono l'ex stronzo e ora sono lo stronzo...qualsiasi altra cosa e sto dando di matto" disse Ian.
"Il mio ragazzo" disse Mickey.
"Cosa?"
"Il mio ragazzo stronzo. È quello che direbbe lui. Calmati, Ian. Rilassati. È una serata insieme ai colleghi di lavoro. Non è un matrimonio. Respira, cazzo"
"Sai, sei diverso così. Sempre a fare battute. Diventi così quando stai con loro. È bello"
"Allora goditelo"
Ian annuì.
Entrarono nel bar e i ragazzi erano già radunati a ridere.
"Ehi, Mick! Sei qui, e hai portato la delizia! Ehi, rossino, gli rompi ancora le palle?" rise Jack.
"Oh, fanculo. Giù le mani dal rosso. Te l'ho già detto, è mio" scherzò Mickey.
"Mick. Che rivendica il suo territorio. Questo qui deve piacerti davvero" fece Steve. Mickey roteò gli occhi.
"Vi dico che siete degli stronzi" disse mickey. Ian rise e sorrise. Non sapeva davvero cosa dire. Certo, era già uscito con loro, ma non così, aveva la sensazione che una mossa sbagliata avrebbe fatto crollare tutto, tutto ciò che di bello era tornato nella sua vita.
"Mick, cosa gli hai fatto? L'hai scopato fino a togliergli le parole? Sembra terrorizzato. Ragazzino, questo cattivone ti ha rapito? Ti ha costretto a uscire con lui, puoi dircelo" disse Jake ridendo.
"Sto bene. Mi serve una birra" disse andando al bancone. Trish sollevò lo sguardo e gli sorrise luminosamente.
"Ehi, rosso. Cosa ti porto?"
Lui le sorrise. "Solo una birra. Una qualsiasi"
"D'accordo. Solo per te, dolcezza. Offre la casa"
"Non è necessario"
Lei scrollò le spalle. "Tratta bene il nostro Mickey. È il tuo modo di ringraziare"
"Farò del mio meglio. Com'è stato il tuo appuntamento?"
"Buono, penso. Devo prenderlo a calci per colpa tua" rise e lui tornò dai ragazzi.
"Va bene, allora, com'è stato l'appuntamento?" Ian sentì Kyle chiederlo a Mickey.
"E' stato bello. Perché vuoi saperlo? Vuoi un appuntamento con qualcuno, Kyle? Chi di noi vuoi portare fuori, dolcezza...o vuoi entrambi?" Mickey sollevò le sopracciglia.
Jake ridacchiò e Kyle guardò gli amici con occhi larghi. E Ian avvertì la tensione sciogliersi. "Sì, Kyle...vuoi passare una notte con tutto questo?" scherzò Ian indicando il proprio corpo. Mickey scoppiò a ridere quando Kyle si allontanò. "Stronzi" borbottò.
"Oh, rilassati. Non te lo farei comunque toccare. Tutta quella sensualità irresistibile è mia" disse Mickey leccandosi le labbra. Ian arrossì. Ciò fece sorridere Mickey ancora di più e si avvicinò a lui.
"Che c'è, Gallagher? Stai arrossendo. Mmh. Mi piace" disse abbracciando il suo ragazzo.
"Direi che l'appuntamento è andato bene" disse Jake ridendo.
"Mmh. Come ripetere di continuo la prima volta" disse Mickey muovendo le sopracciglia.
"Non ricordo un piede di porco in quest'appuntamento" disse Ian prima di potersi fermare.
"Piede di porco? Oh merda. È lui quell'ex? Sapevo che era uno dei tuoi ex...ma cazzo" disse Jake guardandoli.
"Beh, Palle di fuoco, se prima non lo sapevano, ora gliel'hai appena detto" sussurrò Mickey mentre lo stringeva. Ian abbassò il capo, tentando di nascondere il viso.
"Cioè...quell'ex...quello?" chiese Steve.
"Oh mio Dio. Ma tu sei così gentile. Amico, abbiamo trascorso un sacco di serate a maledirti. Aspetta...non ricordo che ti chiamassi Ian. Me lo sarei ricordato" disse Kyle.
"Non l'ho mai detto. Solo un sacco di parolacce e di soprannomi" rise Mickey. "Ehi...Gallagher...guardami" disse e Ian lo guardò negli occhi. "Senti, non ti prenderanno a calci. Sanno che sono un ragazzone, vero? Il passato è passato" disse tentando di tranquillizzare Ian.
"Non ha detto solo brutte cose di te. Anzi, ha raccontato di alcune serate in cui sembravate ragazzine ubriache, dannazione, avrei docuto ricordarlo. L'avrei capito di sicuro. Lo stalking su Facebook! Dannazione" rise Jake.
"Vuoi stare zitto?" disse Mickey.
"Mi hai cercato?" chiese Ian curioso.
"Capita che mi piaccia vedere la tua faccia. Fammi causa" disse Mickey scrollando le spalle.
"E forse io volevo vedere che aspetto aveva il fidanzato stronzo"
Ian si illuminò. "E tu che cos'hai guardato, Mickey?" disse conoscendo già la risposta.
"Cosa intendi?"
"Sta parlando del primo piano di un paio di occhi blu di qualcuno. Te l'avevo detto" rise Jake. "Dannazione, non posso credere di averlo dimenticato"
"Mi hai stalkerato su Facebook?" chiese Ian sorridendo.
"Oh, fottiti. Jake...chiudi quella cazzo di bocca" disse Mickey scuotendo il capo. "Eri ubriaco. Non lo sai. Anzi, non ti ricordavi nemmeno che fosse lui"
Ian non poté fare a meno di sorridere. Ma non disse nullo.
"Non farlo" disse Mickey.
"Che sto facendo? Sono seduto qui" scrollò Ian le spalle e Steve rise.
"Okay, voi due" disse Steve scrollando la testa.
"Amico, non fare così. Perché non togli la testa dalla sabbia e vai a parlare con Trish. Ho fatto tutto quel lavoro per te e tu ci stai pisciando sopra" disse Ian ghignando. Kyle rise.
 
 
 
"Cosa?!" chiese Ian ridendo.
"Aspetta. Aspetta. Fammi capire bene. Eri uno spogliarellista?" ridacchiò Jake.
"Ballerino" disse Ian incrociando le braccia.
"Oh...Mickey. Non mi avevi mai detto che il tuo ex era uno spogliarellista! È troppo bello" rise.
"Lo pensi davvero? Perché non guardi il tuo, di ragazzo, che balla in quel modo per soldi" fece Mickey scuotendo il capo.
"Ian! Balla per noi!" biascicò Jake ubriaco.
"Sì, non succederà" disse Mickey fulminando l'amico.
"Non sei divertente. Ian! Perché ti piace? Non è divertente" ridacchiò Jake.
"Okay, principessa. Credo sia il momento di farti star zitto" disse Kyle.
"Mickeyyyy!" mugugnò Jake.
"Non guardare mei. Ci stai provando col mio ragazzo. Sei escluso" rise Mickey.
"Io non stavo...aspetta...il tuo ragazzo...oooh. Ragazzi, l'avete sentito. È ufficiale. Il nostro Mickey è un uomo impegnato!" gridò.
Mickey sbatté il capo sul tavolo ma Ian non parlò. Il suo ragazzo. Un termine non era mai risultato così perfetto.

 

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Capitolo 10
*** 10. Le cose accadono ***


 
"Te l'avevo detta che non sarebbe andata tanto male" disse Mickey ridendo mentre entravano in casa.
"Abbiamo appena portato Jake a casa. O dovrei dire, ho portato il tuo amico in spalla"
"Ehi, non è il tuo culo quello che è stato schiaffeggiato. Pensavo che Kyle l'avrebbe ucciso. Divertente, cazzo" ridacchiò Mickey.
"Okay, sì, quello è stato abbastanza divertente" Ian scosse il capo.
"Rimani stanotte?" chiese Mickey.
"Se tu lo vuoi"
"Certo che sì"
Ian gli sorrise. E lo seguì in camera, entrambi si tolsero i vestiti e salirono sui rispettivi lati del letto come se fosse la cosa più naturale del mondo, e forse lo era. Ian stese il braccio in modo perfetto affinché Mickey potesse raggomitolarsi, coprendosi con il corpo di Ian.
 
 
 
Il sole splendeva luminoso in camera di Mickey e lui gemette, il corpo di Ian avvolto strettamente intorno a lui e sorrise leggermente. Tenendo gli occhi chiusi, si accoccolò maggiormente. Si era quasi riaddormentato quando udì il telefono squillare. Fottuta dannazione. Tentò di allungarsi ma fallì, e infine scosse appena Ian.
"Ian, ti devi spostare" disse, socchiudendo un occhio al rossino che bofonchiò e si mosse lievemente, quanto bastava perché Mickey si muovesse, quasi raggiungendo il telefono. "Un po' di più, Palle di fuoco" disse. Ian obbedì e Mickey sollevò il cellulare.
"Sì?" fece assonnato.
"Dormi ancora?" disse Svetlana.
"Sì. Che ore sono?"
"Ora di alzarsi. Arrivo tra poco, con bambino" disse lei.
"Okay, okay. Ci alziamo"
"Ci?" chiese lei con tono provocatorio.
"Sì, 'ci alziamo', qualche problema?"
"Finché con 'ci' includi Pel di carota, nessun problema" disse lei ridendo.
"Altrimenti?"
"Allora butti fuori a calci lo sconosciuto prima che bambino arriva. Bacia Ian per me. Arrivederci" disse lei riagganciando.
"Mmf" sbuffò Mickey e tornò fra le braccia di Ian. "Lana porta qui Yev tra poco"
Ian si limitò a emettere un mormorio e Mickey si voltò per baciarlo, facendo scivolare la lingua dentro e baciandolo con passione.
"Mmh. Per cos'era quello?"
"Ti stai lamentando?"
"No"
"Mi ha detto di baciarti da parte sua"
Ian ridacchiò. "Non penso che intendesse questo"
"Che si fotta lei insieme alle sue stronzate"
"Dovrei andare..." disse Ian piano.
"Perché?" chiese Mickey confuso. "A Yev piacerebbe molto vederti"
"Sì. E piacerebbe molto anche a me, ma io che sto qui, così, non so..." balbettò. "E so che vuoi passare del tempo con lui...da solo, e va bene così" sorrise lievemente Ian.
"Okay, afferro il concetto, voglio passare del tempo con lui, e tu rappresenti la luce nella sua vita, non può trattenersi dal gravitare intorno a te, non lo biasimo. Perché non...vieni domani...a pranzo. Lana non tornerà a prenderlo per un paio di giorni, okay?" disse Mickey.
"Sì, va bene" Ian si abbassò a baciare Mickey prima di uscire dal letto. "Scrivimi stasera, okay? Mi annoierò a morte in quella casa"
"Come fai ad annoiarti? È un manicomio"
"Perché mi nascondo, per la maggior parte del tempo" rise Ian.
 
 
 
Più tardi quella sera, Ian stava andando fuori di testa. La sua famiglia era al piano di sotto e tutti correvano come pazzi, in realtà avrebbe dovuto scendere e unirsi, almeno in parte, ma non ci riusciva. Pensò di ricominciare a cercare tra gli appartamenti, trovarsi un posticino, lontano da tutto, in fondo fare visita alla sua famiglia era bello, ma vivere lì come se fosse ancora un adolescente, non era qualcosa che voleva fare. Considerò l'idea di uscire ma non ne aveva realmente voglia, quindi si stese sul letto per un po', infine sbuffò e si alzò. Magari una corsetta l'avrebbe aiutato, o una qualsiasi altra cosa, tornare a casa era stata una stupida idea, sarebbe potuto rimanere da Mickey insieme a lui e Yev, ed era davvero lì che voleva stare.
 
 
 
"Ehi, piccolo, vuoi fare qualcosa di bello?" chiese Mickey sedendosi accanto al figlio sul pavimento mentre giocavano con i suoi giocattoli. Il bimbo annuì. "E se mandassimo un video a Ian? Ti va di fargli vedere tutte le tue belle cose?"
"Le ha viste" disse Yev semplicemente.
"Giusto. Magari diventerà geloso e vorrà passare qui. Questi giocattoli sono piuttosto belli"
Il bambino ridacchiò. "Foto?" suggerì sorridendo. "Per il suo telefono"
"Ottima idea, ragazzino. Chi non vorrebbe starci a guardare tutto il giorno. Facciamola"
Il bambino annuì e rise.
 
 
 
Ian crollò sul letto, dopo aver corso. Si sentiva bene, stava per alzarsi e andare a fare la doccia, quando il suo telefono squillò, lo guardò e vide lo schermo riempito da una foto di Mickey e Yev, lo fece sorridere. Sotto la foto c'era scritto 'Per il tuo sfondo ;)'.
'Grazie, mi piace un sacco. Dai a quel bambino degli enormi abbracci da parte mia' rispose Ian.
'Ho qualcosa di meglio' fece Mickey.
Qualche secondo dopo, un file video giunse e la videocamera si concentrava su Yev.
"Vai, piccolo" udì la voce di Mickey e Yev sorrise.
"Ciao Ian!" salutò il piccolo. "Ehi, papà...anche tu devi dire ciao..."
Mickey rise ma voltò il telefono. "Ciao..."
"Papy, pensi che sarà geloso ora?", e il video terminò.
Ian rise. 'Carino' scrisse.
'Ti penti già di essere andato via?'
'È già successo circa due ore fa. Voi che state facendo?'
'Stiamo per preparare la cena'
'Ottimo. Divertitevi :)' fece Ian.
'Ti scrivo più tardi. Goditi la casa dei Gallagher'
'Neanche un po'. Ho davvero bisogno di trovare un appartamento al più presto. Mi sento un ragazzino quando sono qui'
'Oh, adesso stai pensando di stare per conto tuo, eh?'
'Sì, forse. Ho risparmiato un sacco'
'Sì, ottimo' rispose Mickey.
 
 
 
'Okay, che storia gli leggi per farlo addormentare?' chiese Mickey.
'E' sul secondo ripiano, libro blu, ci sono dentro un po' di storie. Gli piacciono tutte' disse Ian.
'Grazie. Non riuscivo a capire di cosa stesse parlando'
'Nessun problema'.
 
 
 
'Okay, sul serio, perché hai deciso di dover tornare lì?' domandò Mickey.
'Perché vivo qui, e tu avevi bisogno di stare da solo con tuo figlio'
'Giusto. Che stupido. Se fossi qui, saresti nel mio letto insieme a me al momento'
'Ti senti solo?'
'Sì, cazzo'
':)' fece Ian.
'La mia solitudine ti diverte? Beh, fottiti'
'No. Sono solo contento di essere io a scriverti mentre ti senti solo'
'Stai tornando ad essere sdolcinato'
'Già. Che farai al riguardo?' chiese Ian.
'Dovresti essere qui per quello'
'Non tentarmi'
'Buonanotte, Ian. Ci vediamo domani'
'Non vedo l'ora'
 
 
Ian raggiunse l'appartamento il giorno dopo con delle borse in mano, pranzo take out. Dopo aver bussato a malapena la porta, questa si spalancò e si trovò davanti Mickey con Yevgeny fra le braccia.
"Ian!! Ian!!" il bimbo praticamente squittì e Ian rise, tnetando di divincolarsi.
"Aspetta, piccolo. Facciamogli mettere giù le borse"
Il bimbo saltellò e finalmente Ian posò quello che aveva, afferrando Yev mentre questi si buttava fuori dalle braccia di Mickey.
"Non si è capito che gli sei mancato, eh?"
"Nient'affatto" rise Ian stringendo forte il bambino. Cavoli, amava quell'adorabile cucciolo.
 
 
 
Mickey rise mentre guardava Yev e Ian. Entrambi addormentati, il bimbo attaccato a Ian, come se ne dipendesse la sua vita, ronfando leggermente e Ian che lo abbracciava, mentre alla televisione passava un cartone animato. Erano piuttosto adorabili quei due, i suoi ragazzi.
Prese Yev con delicatezza, togliendolo da Ian e tentando di non svegliarlo, trasportandolo in camera sua. Poi tornò da Ian. Ricordava di quanto si fosse sentito a disagio Ian al pensiero di svegliarsi nel suo letto mentre Yevgeny era lì, ma lasciò correre. Yev ovviamente sapeva già che Ian era lì. Gli si avvicinò e lo scosse leggermente.
"Mh?" fece Ian.
"Forza, è ora di andare a letto"
Ian si spostò leggermente e si ridistese sul divano.
"Vuoi rimanere qui? Quando potresti venire a letto con me?"
"Non riesco a muovermi"
"Ci perdi tu. Avevo pensato di dormire nudi. Suppongo che dovrò farlo senza di te" disse Mickey e rise quando Ian scattò dal divano e gli corse dietro.
 
 
 
Ian si svegliò, avvolto fra le braccia di Mickey. La mattina era perfetta, e l'avrebbe ricordata per tutto il giorno. Sospirando e alzandosi per prepararsi ad andare al lavoro prima che Mickey o Yevgeny si svegliassero, baciò Mickey prima di uscire e baciare anche Yev sulla fronte, poi se ne andò e fu felice, fottutamente felice per tutta la giornata.
Finché una chiamata non giunse a frantumare tutto. Ian stava uscendo dal lavoro, tutto sorridente e contento. Era una bella giornata quando il telefono squillò, non esitò a rispondere, senza preoccuparsi di guardare chi fosse.
"Sì?" disse, entrando in macchina.
"Ian?" la voce sembrava familiare ma non riusciva a riconoscerla.
"Chi è?" chiese, guardando il numero che non riconobbe.
"Jake. L'amico di Mickey" disse e Ian fissò di fronte a sé, confuso.
"Come hai avuto il mio numero?"
"L'ho preso dal cellulare di Mickey" disse Jake e Ian non rispose. Cosa voleva dire? Era l'amico del suo ragazzo...il suo migliore amico...e aveva frugato nel suo cellulare per trovare il numero di Ian. Perché aveva fatto una cosa del genere?
"Okay...puoi smettere di pensarci" disse Jake.
"Cosa?" chiese Ian, perché non sapeva a cosa pensare.
"Non ci sto provando con te. Non pugnalo alle spalle il mio migliore amico per provarci con il suo ragazzo e tentare di andarci a letto. Sei sexy, rosso, ma non così tanto" disse Jake. Sembrava irritato, incazzato, arrabbiato, e qualcos'altro che Ian non riuscì a definire.
"Non ho...non l'ho mai detto. Solo che non capisco perché mi chiami. E perché hai avuto bisogno di rubare il mio numero?"
"Non l'ho rubato, solo che Mickey non è riuscito a darmi il permesso. Non che l'avrebbe fatto, si incazzerebbe se sapesse che ti sto chiamando, ma non è per la ragione che pensi. Uhm. Chiamo per Mickey, in realtà" disse Jake.
"Okay...non ci stai provando con me...quindi è un modo di difendere il suo onore o cosa?" domandò Ian.
"No. No. Uhm. Senti, è successa una cosa al lavoro oggi. E va tutto bene; lui sta bene. Okay..." Jake lasciò svanire la frase e Ian spalancò gli occhi. Perché aveva bisogno di specificare che Mickey stava bene? Perché? Ian accostò di lato.
"Che c'è che non va?"
"Stiamo andando all'ospedale. Sta bene. Ma c'è stato un incidente in officina, e Mickey potrebbe essersi fatto male, oppure no" balbettò Jake.
"Fatto male? Quant'è grave?" Ian si sentì raggelare.
"Una macchina è tipo scivolata...e l'ha urtato. È già arrivato all'ospedale, ne sono sicuro. L'ambulanza è arrivata a prenderlo. Sta bene, sai? Ha gridato contro i paramedici per tutto il tempo. Tipico di Mickey" disse. Ian non riuscì a capire se dentro di sé stesse cercando di stare tranquillo, come se non avesse paura. Come se non fosse terrorizzato visto che Jake non era ancora arrivato in ospedale, come poteva davvero sapere che Mickey stesse bene?
"Perché non l'ho svegliato?" sussurrò.
"Cosa?" chiese Jake.
"Niente. Arrivo subito. Se succede qualcosa chiamami, okay? Arrivo" disse e riagganciò, mettendosi la testa fra le mani, facendo una chiamata prima di sfrecciare.
 
 
 
"Senti, Anne. Voglio solo sapere quale squadra ha ricevuto la chiamata su quel posto. Fanculo al protocollo. Conosco il protocollo, dannazione!" gridò e la donna dall'altra parte ripeté freneticamente ciò che era scritto sul suo dannato manuale. Uh! A volte odiava le persone. Quanto era difficile dirgli chi aveva preso la chiamata? Chi aveva raggiunto quell'officina e e visto qualsiasi fosse il danno subito da Mickey, chi poteva dirgli cosa cazzo fosse successo? Si era rotto una gamba, si era fatto male alla testa, aveva perso un fottuto braccio? Era poi sveglio? Aveva bisogno di sapere qualcosa e mentre raggiungeva l'ospedale, parcheggiando, entrò per capire cosa cazzo stesse succedendo.
Stava correndo quando urtò contro qualcuno.
"Merda. Scusa" disse tentando di asciugarsi le lacrime che gli riempivano gli occhi.
"Ian?" chiese l'altro. Era Caleb, con aria confusa.
"Non ora. Ti prego, cazzo, non ora"
"Che? Che c'è che non va?"
E Ian esplose. "E' Mickey. Non so cosa sia successo, okay. Si è fatto male quindi non cominciare con le tue stronzate oggi. Non oggi" disse tremando.
"Okay, okay. Nessuna stronzata. Che è successo? Sta bene?" chiese Caleb.
"Non lo so. Ha qualcosa a che fare con una macchina"
Caleb annuì. "Okay. Beh, entra allora. Ricordati, la maggior parte delle infermiere ti conosce, ti vedono di continuo. Chiedi qualche favore, ti diranno ciò che ti serve sapere" disse e Ian annuì, grato che Caleb avesse un po' di buon senso e non si fosse messo a rompergli le palle. Quindi entrò alla ricerca del suo ragazzo. Raggiunse la sala d'attesa e trovò tutti i ragazzi seduti fuori dal pronto soccorso. Jake stava camminando avanti e indietro. Un paio di ragazzi che non conoscevano erano immobili. Steve aveva la testa fra le mani e Kyle gridava contro un'infermiera terrorizzata. Ian la riconobbe.
"Ehi, ehi. Kyle, fatti da parte" disse ian tentando di calmare la situazione.
"Non ci dicono un cazzo. Non siamo familiari. Che cazzo...ho tentato di chiamare Mandy, non arriverà qui presto"
"Tu sei Dawn, giusto?" chiese Ian dolcemente all'infermiera. Lei annuì. "Ti ricordi di me? Ero qui poco fa. Sono un paramedico. Mi vedi tutti i giorni, no?" disse e lei annuì.
"Non posso. Solo familiari. Funziona così"
"Ma io sono un familiare" disse cominciando a piangere.
"Sul serio?"
"Senti, è il mio ragazzo. So che non conta, ma lo amo da un milione di anni, okay?"
Lei scosse leggermente il capo. "Non posso, è la politica. Solo familiari legali" disse tristemente. Legali...
"E la madre di suo figlio? Anche se non sono più sposati, a lei lo direste? La sua salute riguarda il figlio, quindi visto che non potete parlare con un bambino, potete parlare con lei, giusto?" chiese e la donna scrollò le spalle.
"Potrei chiedere al dottore"
"Sì, fallo".
 
 
 
Ian decise di approcciarsi diversamente mentre aspettava che Lana si presentasse. O Mandy, cazzo, avrebbe chiamato chiunque contenesse sangue Milkovich nelle vene al momento se quegli stronzi fossero serviti a dirgli come stava Mickey.
"Ehi, Ian...che ci fai qui?" chiese Bonny che usciva dall'ospedale.
"Ehi...uhm. Aspetto. Hai appena finito?"
"Sì, sì. È roba seria" disse lei.
"Oh? Da dove?" chiese e lei lo guardò ma non disse nulla inizialmente.
"Uhm. Quell'officina sulla 10°. Una riparazione, o qualcosa di simile" disse e Ian tentò di recuperare fiato.
"La macchina è scivolata, giusto? Che è successo? Il ragazzo sta bene?"
"E' ancora vivo, sì. Fasciato per bene, è uno stronzo. Mi ha quasi strozzato. Cioè, starà bene, ne sono sicura. Non so molto altro" disse e lui annuì.
"Grazie" sussurrò e lei fece un cenno, scrollando le spalle.
 
 
 
"Signor Gallagher?" disse un uomo e Ian sollevò lo sguardo, vedendo un dottore.
"S...sì?"
"Lei è...un familiare del signor Milkovich?"
"Uhm...sì?" fece Ian confuso.
"Sono stato informato da un ragazzo estremamente arrabbiato, mentre lo sedavo, che lei è un suo familiare, quindi si accomodi così le dico cosa sta succedendo"
Ian annuì.

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Capitolo 11
*** 11. Degenza ***


 
Ian esalò un respiro. Quello che aveva trattenuto durante tutta la conversazione con il medico di Mickey. Mickey stava bene. Beh, stava bene quanto una persona con una gamba rotta, un braccio fratturato e imbottita di farmaci. Finalmente, dopo quella che sembrò un'eternità, riuscì a vederlo. Stava per entrare quando apparve Svetlana, che imprecava contro le infermiere.
"Ehi, Lana. Sta bene. Sono appena uscito. Sto andando da lui adesso"
Lei annuì. "Yevgeny?" fece guardandosi intorno.
"Fiona. Mickey è stato chiamato al lavoro, penso. Quindi ha chiamato Fiona perché badasse a lui per qualche ora. L'ho chiamata e ho controllato, sta bene. Fiona non gliel'ha detto. Volevo aspettare te" disse e lei annuì.
"Vai da tuo ragazzo. Io vado a parlare con mio figlio" gli fece un cenno e lui l'abbracciò.
 
 
 
Ian entrò nella stanza e diede un'occhiata a Mickey, tutto bendato, qualcosa che non vedeva da tanto tempo e non così. Il suo cuore e il suo respiro si fermarono per un secondo, mentre pensava a lui. Mentre pensava all'idea di perderlo e tentò di non piangere ma non riuscì a trattenersi. Si avvicinò al letto e si sedette sulla sedia che stava accanto. Mickey, il suo Mickey era lì, ed era vivo e al momento era tutto ciò che contava. Era tutto ciò che avrebbe mai contato. Posò la mano su quella di Mickey e abbassò il capo.
"Dio. Ti amo. Ti prego, rimettiti. Ho bisogno di te, Mickey. Ho bisogno di te" sussurrò nell'oscurità.
 
 
 
Mickey si svegliò avvertendo il dolore scorrergli in corpo. Era stato placato dalle medicine sotto l'effetto delle quali sapeva di essere ma c'era ancora, e si diede un minuto per svegliarsi e battere gli occhi, sentendo un peso sul braccio sano, abbassando lo sguardo e vedendo il suo ragazzo lì, che ronfava leggermente. Sorrise appena. Apparentemente, le imprecazioni contro le infermiere e quel dottore erano servite, perché il suo ragazzo era con lui e ciò era un bene. Voleva passare con la mano fra i capelli di Ian ma non poteva muovere il braccio, Ian ci stava sopra. Gemette e osservò Ian sollevarsi di colpo, e non poté fare a meno di ridacchiare.
"Ehilà, Palle di fuoco" gracidò Mickey e Ian gli sorrise. Mickey riuscì a vedere il suo viso rigato dalle lacrime e gli si spezzò il cuore, facendolo preoccupare. Ian si alzò lentamente e portò a Mickey un po' d'acqua, premendo il bicchiere sulle sue labbra.
"Ehi" disse finalmente. E Mickey sorrise soltanto all'udire la sua voce. "Come ti senti?"
"Di merda. Come se fossi stato messo sotto da una macchina" disse ridacchiando.
"Beh, è normale. Una gamba e un braccio rotti. Dovresti stare più attento. Mi hai fatto prendere un infarto" esalò Ian.
"Sì, lo so. Mi dispiace. Prometto che la prossima volta che una macchina mi vola addosso, mi sposterò più velocemente" disse Mickey e Ian roteò gli occhi.
"Non sei divertente. Ero spaventato e non mi facevano entrare. Non sono un familiare, che razza di stronzata è? Cioè, il fatto che l'amore della mia vita sia su un letto d'ospedale non è abbastanza?" inveì Ian.
"Lo so, lo so. Me ne occuperò. Devo solo compilare qualche stupido modulo, renderti legalmente responsabile delle mie faccende mediche o una cosa del genere. Ci penserò io"
Ian annuì. "Però non mi piace. È una cosa stupida" disse mettendo il broncio e Mickey rise.
"Lo so, ma sto bene. Visto? Ora puoi stare qui e farmi da infermiera fino a che non guarisco, so quanto ti piace fare l'assistente"
"Mi stai chiedendo di venire a stare da te finché non starai meglio?"
"Se darai di matto allora no" grugnì Mickey.
"Ehi, rimango, volevo solo vedere quanta resistenza avessi intenzione di opporre, perché non ti libererai di me per un bel po' di tempo" Ian sorrise luminoso a Mickey e si abbassò lentamente per baciarlo appena sulle labbra.
 
 
 
Mickey sollevò il capo e guardò verso la porta che scricchiolò di primo mattino. Ian era raggomitolato accanto a lui, più o meno, in parte sulla sedia e in parte sul letto e Mickey vide Svetlana infilare la testa nella stanza.
"Bambino vuole vederti. Va bene?" chiese e lui annuì. Svetlana aprì la porta e mostrò il bambino, un bambino bellissimo secondo l'opinione completamente imparziale di Mickey. Suo figlio era una visione e gli sorrise luminosamente.
"Papà?" il piccolo tirò su col naso.
"Vieni qui, piccolo. Va tutto bene. Va tutto bene" disse. Ian iniziò a stiracchiarsi leggermente ma non si svegliò.
"Ian sta bene?" chiese e Mickey annuì.
"Sta solo dormendo" gli rispose colpendo un punto vuoto sul letto. Svetlana sollevò il bambino.
"Attento, papù sta bene ma è ancora ferito, okay. Non saltare" disse al figlio e il bambino annuì, guardando il padre e Ian.
"Ha paura" disse Yev guardando Ian e Mickey ridacchiò. Bambino perspicace.
"Nah, sa che il tuo papà è invincibile" rise e Yev sorrise, scuotendo il capo.
"No. Dice sempre che niente gli fa paura quanto perdere te. Dice che dovrei sempre aggrapparmi alle cose belle come il mio papà, dice che sei il migliore" disse Yev.
"Parlate molto di me?" chiese Mickey al figlio.
"Sì. Dice che non importa per quanto stai via, io non dimenticherò, perché lui parla di te tutti i giorni"
Mickey guardò il bambino e capì che aveva fatto ogni cosa per tornare così, da lui. Ad ogni costo, non importava il resto. Perché Ian e suo figlio erano tutto.
 
 
 
Mickey si accorse quando Ian si svegliò, perché capì che non apriva gli occhi in quanto Yev stava parlando con Mickey ponendogli domande su Ian. Quasi scoppiò a ridere. Piccolo ficcanaso.
"Allora, Yevvy. Cos'altro ha detto zio Ian su papà?" e si mise il dito sulla bocca, indicando Ian, e Yev ridacchiò. Mickey fece un'espressione divertente per far capire a Yev ciò che aveva intenzione di fare e gli chiese di aiutarlo, Yev annuì. Entrambi si misero in agguato. Mickey con una mano e Yev con l'altra fecero il solletico a Ian che riuscì a dire solo "Siete dei -" prima di mettersi a ridere.
"Ehi! Io stavo dormendo qui" disse Ian.
"Bugiardo" rise Mickey, imitato da Yev.
"Sappiamo che ascolti la nostra conversazione privata. Giusto, Yevvy?" e Yev annuì ridendo.
"Privata? Ero proprio qui. E stavate parlando di me. Sai che mettere sotto torchio tuo figlio per le nostre conversazioni private non è bello, Mickey" disse Ian ridendo piano.
"Ehi. Se si offre di dare le informazioni, chi sono per fermarlo?" scherzò Mickey e diede un colpetto a Yev sulla testa.
"Va bene, ragazzi. Yevvy, dì ciao a papà e a zio Ian. Abbracci e baci. È ora di andare a casa" disse Svetlana sulla soglia e i tre sollevarono lo sguardo, si erano dimenticati che c'era anche lei, Mickey e Ian annuirono mentre Yev si accigliò.
"Ehi, piccolo. È okay. Ci vediamo presto. Sì?" disse Mickey attirando il figlio in un abbraccio e baciandolo sulla fronte.
"E programmeremo un weekend per soli uomini come un tempo, eh? Ti piacerebbe?" disse Ian con la voce più rassicurante e il bambino annuì, tornando a sorridere.
"E papà?"
Ian ridacchiò. "Certo, anche papà. Quale appartamento credi che rovisteremo per trovare tutti i dolci, eh? Shh. Non dirglielo" disse Ian facendogli l'occhiolino e il bambino vibrò per le risate.
"Penso che ti abbia sentito" disse Yev guardando il padre che colse l'opportunità per rivolgere lo sguardo al soffito come a dire che non aveva sentito nulla.
"Nah. Lo saprì solo se farai la spia. Farai la spia, piccolo?" chiese Ian e Yev scosse il capo.
"No. No" ridacchiò di nuovo e Mickey non poté fare a meno di sorridere.
Ian abbracciò Yev e lo baciò sulla fronte, rimettendolo sul pavimento così che potesse raggiungere la madre.
"Voi state bene, sì? Basta fare gli idioti al lavoro. Non raccolgo i pezzi quando fate gli idioti. E mi mancate, più o meno" disse Svetlana sollevando il figlio e uscendo dalla stanza. Mickey rise.
 
 
 
 
La porta si aprì e rivelò Mandy con le braccia incrociate.
"Okay, testa di cazzo, non puoi spaventarmi così!" sbuffò al fratello e guardò Ian, sorridendo radiosa.
"Scusa, stronza. Merda. Non l'ho fatto apposta" disse Mickey.
"Sì, beh, non farlo affatto. Ho trascorso tempo a sufficienza a preoccuparmi per te, per voi due a dire il vero. Mi farete morire prima o poi"
"Ti voglio bene, stronza" disse Mickey sorridendole.
 
 
 
"Ehi...come stai?" chiese Jake entrando nella stanza.
"Sto bene" disse Mickey alzando lo sguardo.
"Mi dispiace così tanto, amico" disse Jake abbassando il capo.
"Ehi. Non è colpa tua. Avremmo dovuto tutti stare più attenti. Non è colpa tua. Okay? Sto bene. Sto bene. Mi prenderò un po' di tempo libero e aspetterò, un rossino sexy sostituirà la mia mano e il mio padre" disse indicando Ian che rise.
"Non è poi così male, allora, eh?" scherzò Jake e Ian gli colpì il braccio.
"Sta' zitto" disse Ian scuotendo il capo.
"I ragazzi vogliono venire a salutarti, poi ce ne andremo dai piedi. Ian, dovresti andare a farti una doccia, amico. Cominci a puzzare" Jake lo spintonò scherzosamente. Ian scosse il capo.
"Ha ragione. Vai. Fai una doccia. Mangia. Portami un cheesburger" disse Mickey faceto ma il suo sguardo era serio. Ian finalmente annuì.
"Va bene. Ma solo perché so che ti lamenterai tutta la notte se non farò quello che vuoi. Bambinone"
 
 
 
"Amico, questa roba è fantastica" disse Mickey con la bocca piena e Ian rise.
"Sei uno scemo" e lo baciò sulla fronte.
 
 
 
"Come ti senti oggi?" chiese il dottore a Mickey con calma, per non disturbare Ian che dormiva al suo fianco.
"Bene, bene. Quando cazzo posso uscire da qui?"
"Tra qualche giorno. Confido nel fatto che avrai qualcuno che potrà aiutarti per qualsiasi bisogno, giusto?" chiese e Mickey annuì.
"Ne sono piuttosto convinto, dovrei cacciare questo qui con una gru. Non mi perderà di vista" disse Mickey onestamente e il dottore annuì.
"Bene. Lascia che ti aiuti, allora. Non fare il testardo. Lascia che le persone ti aiutino. Falle sentire utili. E ti tireremo fuori da qui il prima possibile. Niente cose imprudenti al lavoro, d'accordo? Non ti consentirò di tornare al lavoro finché non migliorerai. Mi assicurerò che ti prendi cura di te stesso" disse il dottore e uscì lasciando di nuovo Mickey e Ian da soli. Da soli insieme a macchinari irritanti che trillavano, ma almeno da soli.
 
 
 
Ian baciò leggermente Mickey per svegliarlo e Mickey, dopo qualche minuto, ricambiò. Non ci volle molto prima che Ian iniziasse a leccargli le labbra, supplicandogli di farlo entrare e Mickey ovviamente acconsentì, finalmente gemette e spinse via Ian con la mano.
"Fermati" disse Mickey e Ian si imbronciò, ma non prima di aver afferrato il suo labbro inferiore con i denti e mordendolo.
"Non sei molto gentile"
"Beh. Che maleducato. Pensavo che svegliarti così fosse meravigliosamente gentile da parte mia" disse Ian ghignando.
"E sarebbe così, se fossimo a casa, dove si potrebbe davvero fare qualcosa"
"Chi dice che non si può?" disse Ian provocatorio.
"A meno che non consideri l'idea di scoparmi qui, dubito fortemente" ribatté Mickey.
"Hai ragione. Non ti scoperò qui" disse Ian e Mickey lo fulminò.
"Ma l'ultima volta che ho verificato, avevo altri modi per farti venire" disse Ian infilando la mano sotto il lenzuolo e afferrando il suo sesso, accarezzandolo lievemente.
"Sul serio? Oh Dio. Sì, okay. Continua, qualsiasi cosa tu stia facendo" disse Mickey gemendo piano.
"Come pensavo. Ora baciami"
Mickey annuì e fece abbassare Ian per baciarlo mentre la mano dell'altro continuava a occuparsi della sua erezione.

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Capitolo 12
*** 12. Tornare a casa ***


 
Firmare i documenti per essere dimesso dall'ospedale fu l'inizio di una giornata meravigliosa per Mickey. Era entusiasta di tornare a casa, anche se doveva essere portato fuori sulla seda a rotelle e fino all'appartamento, anche se Ian doveva prendersi cura di lui, erano cose che lo irritavano, sì, ma cosa poteva dire? Aveva passato un sacco di tempo a supplicare Ian di permettere a lui di coccolarlo, perché erano una famiglia, cos'avrebbe detto, che contava solo nel caso in cui era Ian e non Mickey ad avere bisogno di aiuto? Probabilmente sarebbe andato tutto più che bene. Quindi si lasciò viziare e coccolare per qualche ora. E Ian era l'unico a stargli intorno e doveva ammettere, anche solo se a se stesso, che era piuttosto piacevole.
Si sistemò sul divano a guardare la tv mentre Ian si riempiva di impegni senza scopo e vagava per l'appartamento. Mickey quasi rise a vedere quanto Ian fosse a suo agio a casa sua, come se appartenesse a quel posto. Come se rimanere lì a occuparsi del suo invalido ragazzo non fosse affatto un'imposizione ma anzi una scusa per restare. Mickey sorrise al pensiero. Se c'era una cosa buona nel fatto di essersi fatto male, era che Ian avrebbe praticamente vissuto a casa sua per un po' ed era bello. Non doveva pensare a una scusa per invitarlo, era lì e basta. Finse di avere il broncio per un minuto, comportandosi come se tutta l'attenzione gli desse fastidio, non avrebbe dovuto farlo ma non poté trattenersi, era fatto così.
"Hai finito con il broncio?" chiese Ian portando due piatti. Mickey sorrise luminoso.
"Mhm. Hai finito di pulire tutto come una casalinga, preferisco che tu stia qui" disse scherzosamente.
"D'accordo, d'accordo. Sono tutto tuo" disse Ian ridendo e accomodandosi.
 
 
 
Dopo cena, Ian convinse Mickey che un sonnellino era ciò di cui entrambi avevano bisogno. E anche se era vero, Ian si svegliò un'ora dopo gemendo, dormire su quel lato del letto era una sensazione sconosciuta per lui, così come la posizione in cui si ritrovava, con la mano che leggermente teneva quella di Mickey, senza però abbracciarlo. Era difficile evitare di attirarlo, ma non poteva. Doveva stare attento a non fargli male, e quello era stato argomento di una diamine di lunga conversazione, quindi si rifiutò di far capire a Ian quanto gli risultasse strano dormire in quel modo. Era insoddisfacente. La verità era che non riusciva mai a dormire molto senza avvolgere Mickey fra le braccia. Si ricordò del periodo in cui lui e Mickey non stavano insieme, le notti insonni, e qualche incubo, quando era stato abbastanza stupido da lasciarlo. Quindi sospirò lievemente, e si mise le braccia dietro il capo, fissando il soffitto.
"Fottutamente scomodo, vero?" disse Mickey.
"Ti ho svegliato?" fece piano ian.
"Nah, è che è una merda. Devo cambiare lato. Irritante. Quanto passerà prima che possa dormire con te che ti attacchi come un fastidioso koala, mi manca quella roba"
Ian ridacchiò. "Non dormo nemmeno qui tutte le notti"
"Beh dovresti farlo più spesso, sai, dopo che sarò guarito"
"Sì, si può fare. Per ora, vieni qui, posso pensare a qualcosa che sia un po' più comodo" disse Ian, e attirò Mickey a sé, senza cambiare lato, stendendosi con Mickey vicino a sé, gentilmente portò un braccio intorno alla sua vita. "Meglio?"
"Mhm. Mi sento uno scemo, con te vicino mentre non sto bene...quand'è che sono diventato così ragazzina" rise Mickey.
"Non sei una ragazzina. Abbiamo perso un sacco di tempo a causa mia, lo sai. Penso che sia perfettamente giusto volere di più. Per me è sicuramente così"
"Okay" Mickey accettò la risposta e chiuse gli occhi, crollando in un sonno più profondo del precedente, e Ian lo seguì a ruota.
 
 
 
Mickey si svegliò e notò che Ian non era al suo fianco, quindi si inclinò verso il bordo del letto e guardò il pavimento, non poté fare a meno di ridere. Ian era raggomitolato sul pavimento, a palla, artigliato a un cuscino, sembrava un bambino, un grosso, alto bambino dai capelli rossi. Vide Ian rotolare, e il respiro gli si fermò per un istante. Quel dannato culo sexy. Osservò Ian che socchiudeva un occhio, poi batteva le palpebre confuso.
"Cosa...cos'è successo?" chiese Ian.
"Che cazzo ne so. Mi sono svegliato e tu eri lì, come un bambino. Assomigli a Yev in questo momento" rise Mickey e ricevette un dito medio.
"Vai a farti fottere" disse Ian.
"Beh, torna qui su...e lo farò" sorrise Mickey, ma gemette quando Ian gli colpì il braccio.
"Ti piacerebbe" disse Ian ridendo, stiracchiandosi lentamente e Mickey gemette di nuovo, ma in modo diverso.
"Stronzo. Smettila"
"Cosa devo smettere?" chiese Ian, onestamente confuso.
"Smettila di essere sexy, stronzo. Che cazzo" mugugnò Mickey e Ian rise, alzandosi dal pavimento e tornando sul letto. Lo sguardo negli occhi di Ian era puramente provocatorio e fece gemere Mickey nuovamente. Se non fosse stato invalido, avrebbe aggredito Ian fino a consumare entrambi. Era incazzato perché non poteva farlo.
Ian sorrise e con cautela fece scorrere la mano lungo la gamba sana di mickey, posando un dolce bacio sulla sua clavicola. "Mmh, sei eccitato, Mick. Vuoi che mi prenda cura di te?" chiese civettuolo, tracciando baci lungo la sua mascella.
"Dio, sì" gemette Mickey. Aveva paura di muoversi. Non voleva che Ian si fermasse, e se si fosse mosso nel modo sbagliato, l'iper-protettività di Ian sarebbe venuta fuori e per quanto fosse sexy anche in quel caso, l'attuale versione del suo ragazzo gli piaceva molto di più. Ian aveva un sorriso luminoso mentre si abbassava per baciarlo lentamente sul petto, e la mano andò più su. Era un intenso gioco di attesa per Mickey, e lo stava uccidendo lentamente. Di solito era quello il momento in cui prendeva il controllo, ma non poteva.
"Avanti. Sto morendo" grugnì.
Ian sorrise. Perché sapeva esattamente cosa gli stava facendo, e finalmente sollevò la mano fino alla destinazione desiderata, toccando Mickey leggermente, godendosi il gemito che gli scappò dalle labbra. Quelle labbra fottutamente perfette. Mosse la mano, quasi ridendo per l'ansito frustrato di Mickey, ma smise quando Ian gli tolse piano i boxer, con attenzione, senza fargli male.
"Mi prenderò cura di te. Lo giuro" gemette Ian prendendolo in mano. Era fottutamente bellissimo. Gli leccò leggermente le labbra, mordendogli quello inferiore. Con la mano percorse la punta della sua erezione, sorridendo mentre lo stuzzicava. Osservando Mickey che diveniva più frustrato, gemette anche Ian, la propria erezione prendeva energicamente vita mentre toccava Mickey, lo carezzava, gli strappava gemiti, e la mano scorreva su e giù per la sua lunghezza.
Lentamente si riposizionò meglio e si abbassò, posando baci sul petto di Mickey, strisciando in basso finché le sue labbra non sostituirono la mano e rapidamente si mosse su e giù, ruotando e serpeggiando, e Mickey gemeva rumorosamente, era pura bellezza. Ian tirò fuori la lingua e lo toccò sulla punta, solo per un secondo, ripeté l'azione prima di rotearla e farla scivolare completamente sul suo sesso, lasciando la mano ferma alla base e rimpiazzando i movimenti ritmati con la bocca.
"Oh, sì, cazzo. Finalmente" ansimò Mickey, inarcandosi leggermente nel tentativo di guardare Ian, gli era sempre piaciuto farla, ma non poteva perché non riusciva a sorreggersi con entrambi i gomiti, quindi si arrese dopo un minuto e chiuse gli occhi, godendosi la sensazione di essere annullato, perché era quello che Ian gli faceva, lo faceva a pezzi, ogni centimetro del suo corpo formicolava mentre si avvicinava, così tanto, poi spalancò gli occhi quando sentì il dito di Ian premere nel seder.e quand'era successo? Come aveva fatto a prendere il lubrificante...oh merda.
"Mmh, cazzo Gallagher, avvisa. Oh...sì, okay...oh merda!" gemette completamente distrutto.
Mickey voltò il capo per guardare Ian, e questi gli sorrise stendendosi sul letto, le braccia sopra la sua testa, non disse nulla ma Mickey lo capì, era così duro, Mickey si morse il labbro, tentando di farsi venire in mente qualcosa. Stupidi arti fratturati. Pensò a toccarlo, voleva toccarlo in qualche modo. Con cautela si mise a sedere, lentamente, Ian lo guardava.
"Ti serve aiuto, tesoro?" chiese Ian preoccupato. Mickey quasi rispose di no come sempre, ma ci ripensò. Probabilmente era meglio accettare l'aiuto per raggiungere la posizione che voleva, perché aveva bisogno di vedere Ian mentre veniva, quel dannato uomo glorioso.
"Certo, vieni qui. Aiutami un po'" disse Mickey e Ian sollevò le sopracciglia. Ma non proferì parola, si alzò e andò verso Mickey, i boxer attaccati al corpo, mostrando a Mickey tutto ciò che si stava perdendo al momento. Mickey sorrise mentre Ian si dirigeva dal suo lato del letto, aiutandolo a sedersi. Funzionò perfettamente, afferrò la mano di Mickey per aiutarlo ma Mickey scosse il capo.
"Non vuoi alzarti?" chiese Ian.
"No. Va benissimo così. Rimani qui" disse determinato.
"Rimanere? Che stai facendo?"
Mickey non disse nulla, sorrise e sollevò la mano, abbassando rapidamente i boxer di Ian, osservando poi Ian che lo guardava leggermente sconvolto. "Era questo che volevi? Che rimanessi nudo. Potevi semplicemente chiederlo" rise Ian.
"Zitto. Dovevo farti venire qui" disse Mickey contento e senza dire altro prese Ian in bocca, si sorresse col braccio sano, e si assicurò di tenere l'altro fermo, muovendosi incontro a Ian. Sorrise ai gemiti che uscivano dalla bocca di Ian. Sì, era quello, erano quei fottuti gemiti che lo colpivano direttamente. Chi se ne importava se Ian doveva aiutarlo a sollevarsi, quella mattina prometteva bene.
 
 
 
Qualche ora dopo, quando Mickey e Ian si decisero finalmente a uscire dal letto, si prepararono alla visita di Yev. Mickey ovviamente era nervoso come sempre quando si trattava di suo figlio e quella volta, l'Ian solitamente composto e calmo, era in fermento per via del bambino, perché temeva che Yev avrebbe accidentalmente fatto male Mickey, e si sarebbe spaventato.
"Calmati, scemo, dovresti essere tu a tranquillizzare me, andrà bene" disse Mickey appoggiandogli un braccio sopra il petto e ricordandosi di non poter immusonirsi.
"E se ti urta e tu inizi a imprecare. Si spaventerà a morte. Non voglio che si spaventi. Cazzo" Ian camminava avanti e indietro e Mickey roteò gli occhi.
"E' così che sono di solito? Se sì, per favore tirami un calcio in culo la prossima volta, perché mi stai facendo venire i nervi. Mi ha già sentito gridare prima d'ora. Se mi colpisce o altro, gli dirò che mi dispiace e che non sono arrabbiato con lui. Lo prometto, andrà bene" disse Mickey e sorrise perché era davvero entusiasta di vedere suo figlio.
 
 
 
Alla fine risultò che Ian si era preoccupato per nulla, ovviamente. Anche quando Yev si piazzò per sbaglio con un po' troppa forza su Mickey, questi si limitò a grugnire senza urlare, e quando Mickey imprecò leggermente quando Yev involontariamente gli tirò una gomitata, Yev ridacchiò e si raggomitolò ancora di più contro il padre. Gli chiese se stesse bene e quando Mickey annuì, Yev si tranquillizzò. Ian osservava meravigliato Yev aggrappato al padre, il suo ammaccato e malconcio padre, ed era davvero una visione, il modo in cui Mickey guardava teneramente il figlio, il modo in cui sollevava gli occhi a Ian e sorrideva, leggermente e splendidamente.
 
 
 
Le settimane trascorsero e Mickey lasciò che Ian si prendesse cura di lui, doveva ammettere che era bello avere Ian lì, anche se doveva smettere un po' di opporre resistenza, tuttavia gli piaceva specialmente limitarsi al broncio, e Ian faceva più o meno qualsiasi cosa per lui. In realtà Mickey ne era divertito e a volte doveva trattenersi dal ridere, perché era fottutamente adorabile vederlo in vesti così casalinghe. Ci si sarebbe potuto abituare, e più o meno lo fece, ecco perché stava tenendo il muso sul divano, perché sapeva di stare meglio, l'aveva detto il dottore, non era guarito completamente ma abbastanza da poter badare a se stesso, quindi Ian poteva tornare a casa, ma a Mickey non piaceva. Non poteva fingere perché Ian aveva ascoltato il dottore. E sorrise luminosamente quando sentì che Mickey stava meglio, Mickey invece non sorrise, aveva il muso fin da quando erano tornati a casa.
"Okay, che c'è che non va?" chiese infine Ian.
"Niente" disse Mickey. Mentendo. Sapeva di comportarsi come un bambino. Avrebbe dovuto semplicemente dirlo a Ian, di non andarsene, che gli piaceva averlo lì, ma non lo fece.
"Mickey Milkovich..."
"Vai a casa, Ian" disse Mickey rabbiosamente e Ian lo fulminò.
"Cosa?" chiese Ian ovviamente ferito.
"Hai sentito il dottore. Non mi serve più un tutore. Vai a casa"
Ian sospirò e non disse nulla.
"Vuoi che me ne vada?"
Mickey si sentì di merda perché non era quello che voleva, non lo voleva per un cazzo.
"Okay, allora. Non voglio trattenermi troppo. Vado a prendere le mie cose. Scusa" disse e Mickey imprecò, sollevandosi leggermente dal divano. Solo perché non ne ebbe bisogno, non significò che non provò un dolore tremendo.
"Ian...dai..."
Ian non disse nulla, quindi Mickey si addentrò nel corridoio ma si fermò sulla soglia quando vide Ian seduto sul letto con il capo fra le mani. "Ian?" disse piano e Ian sollevò lo sguardo, Mickey si sentì uno stronzo.
-Che bel modo di cacciarlo di casa, Milkovich- pensò.
"Sto bene, Mick. Scusa" disse Ian tentando di fingere che il fatto che il suo ragazzo fosse uno stronzo e che stesse cercando di cacciarlo non era un gran problema, quando ultimamente stavano andando così bene. Erano fottutamente felici e Mickey stava rovinando tutto. Grandioso, cazzo. Ian si alzò per prendere la borsa e posarla sul letto, gli occhi vagarono per la stanza alla ricerca di qualcosa di suo.
"Ian...mi dispiace...smettila...smettila di preparare la borsa" disse Mickey tentando di catturare la sua attenzione.
"No, va bene Mick, rivuoi il tuo spazio, lo capisco. Il dottore ti ha dato il via libera, capisco che fossi di cattivo umore, non sapevi come dirmelo, va bene" disse Ian prendendo alcune magliette e Mickey grugnì, afferrando la borsa e lanciandola giù dal letto.
"Ma che cazzo..."
Mickey tentò di calcolare i movimenti mentre spingeva Ian sul letto. Non era realmente in grado di mettersi a cavalcioni su di lui come avrebbe voluto, quindi si limitò ad abbassarsi, premendo sul suo braccio per tenerlo giù. "Mi dispiace, non andartene" disse guardandolo negli occhi.
"Ma hai appena detto..."
"Sono stato uno stronzo, okay? Non voglio che te ne vada. Rimani stanotte" disse Mickey, anche se voleva aggiungere 'rimani per sempre', ma per quella sera sarebbe stato abbastanza.
"Ne sei sicuro?" chiese Ian. Mickey si abbassò e posò le labbra sulle sue.
"Mhm. Rimani" disse Mickey, e Ian annuì.
"Okay, Mickey. Ma se vuoi che me ne vada...posso farlo, okay? Cioè, non ci stiamo lasciando, posso tornare a casa" disse Ian ma la tristezza nella sua voce era palese.
"Oppure...potresti stare zitto e baciarmi" disse Mickey e Ian scrollò le spalle, facendo ciò che gli era stato detto.

 

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Capitolo 13
*** 13. Resta con me ***


 
Mickey e Ian non ne parlarono. Quando si svegliarono, ignorarono il fatto che, soltanto la sera prima, Mickey aveva praticamente spinto Ian fuori dalla porta. Ian era confuso perché un minuto prima Mickey lo aveva voluto fuori, quello successivo gli stava chiedendo di rimanere. Strinse più forte la presa intorno a Mickey, che dormiva, spaventato che, quando Mickey avesse aperto gli occhi, lo avrebbe di nuovo cacciato. Non voleva approfittare della sua ospitalità, ma non aveva affatto voglia di andarsene, però cos'avrebbe dovuto fare, o dire? Dopotutto, quella era casa di Mickey.
Mickey non stava dormendo per davvero ma non era pronto ad affrontare la giornata, quindi rimase fermo mentre Ian lo stringeva ulteriormente. Voleva girarsi e dire a Ian di rimanere, per sempre, ma non sapeva cosa Ian volesse e ciò lo intimoriva. Molti anni prima, non avrebbe mai avuto paura di dire a Ian ciò che desiderava, ciò di cui aveva bisogno, perché nel tempo avevano costruito qualcosa ma poi Ian lo aveva lasciato, e ora erano ritornati insieme e stavano bene, quindi Mickey aveva paura di esprimere ciò che voleva e di farlo arrabbiare.
Finalmente Ian uscì dal letto per prendere le medicine e mise un po' in ordine la casa, per poi andare a preparare la colazione. Doveva chiedere a Mickey che cosa voleva. Doveva preparare le proprie cose per andare ma non voleva farlo. E sospirò ad alta voce, perché il senso di colpa e il rimorso si stavano facendo strada, se non avesse mai lasciato Mickey non avrebbe dovuto avere certe preoccupazioni, perché sarebbero già andati a vivere insieme, quindi discutere di certe cose non sarebbe stato un problema e Ian si sentiva un totale stronzo perché la faccenda lo agitava. Doveva dare tempo a Mickey di abituarsi di nuovo al fatto che stessero insieme e se Mickey non ne fosse rimasto ferito, allora non c'era neanche motivo di parlarne. Pensò che probabilmente avrebbero trascorso altre notti lì, il pensiero di tornare a casa non era affatto radicato nella sua mente, perché era tornato ad abituarsi al momento in cui si svegliava accanto a Mickey, a quando si addormentava insieme a lui e ad averlo quando e come voleva.
"Volevi bruciare tutto?" chiese Mickey destando Ian dai propri pensieri; Ian abbassò lo sguardò e gemette, togliendo la padella dal fuoco, spegnendo poi il fornello e sospirando ad alta voce.
"Distratto. Cereali?" chiese e Mickey annuì, ridendo leggermente.
"Come mai eri distratto?" chiese Mickey e Ian lo guardò in faccia, era fottutamente impassibile. Odiava il fatto che Mickey riuscisse a rimanere così neutrale.
"Non...merda...perché è così difficile. Ce la stiamo cavando bene, giusto? Cioè, dopo che sono ritornato, abbiamo parlato e tutto il resto, prima che tu ti facessi male, ce la stavamo facendo a...recuperare noi, giusto?" chiese Ian e Mickey vide che era nervoso, nervosissimo.
"Vuoi che torniamo ad essere...'noi', Ian?" chiese Mickey, sperando di conoscere Ian abbastanza da sapere la risposta.
"Sì...no...sì...Okay, voglio che siamo...'noi', ma migliori, capisci? Cioè, odio di averti lasciato e odio che non ti fidi di me, pensavo stessimo andando bene, e ieri eri pronto a cacciarmi via, e non avrei dovuto offendermi, perché l'unica ragione per la quale mi hai fatto rimanere era perché eri infortunato, ma mi è piaciuto stare qui, e non sto dicendo che voglio trasferirmi o altro, ma desidero davvero stare qui più tempo, e non so più che cosa sto dicendo. Sto sproloquiando, sto fottutamente sproloquiando..." finalmente Ian venne interrotto da una risata di Mickey, che ricevette un'occhiataccia.
"Grandioso, sono andato fuori di testa...un'altra volta, e tu trovi che sia divertente" disse Ian. "Vado a preparare alcune cose...vado a casa e ti scrivo...vediamo"
"Oh, vuoi star zitto, non sto ridendo di te. Sto ridendo di me"
"Cosa?"
"Oh, non stavo cercando di cacciarti, Ian, stavo facendo lo stronzo. Ero di cattivo umore perché stavo meglio..."
"Cosa? In che modo stare meglio poteva farti sentire di cattivo umore?"
"Perché poi avremmo dovuto sostenere questa fottuta conversazione che non voglio sostenere, okay? Voglio che tu rimanga perché mi piaci qui, mi piace fottutamente che tu stia qui, e se non sei qui perché io ho bisogno del tuo aiuto significa che sei qui per un'altra ragione, una ragione che probabilmente l'ultima volta non è stata un problema, ma questa volta, visto che stiamo cercando di fare tutto per bene, è un enorme e fottuto problema, e quindi ho dato di matto"
"Okay, quindi io ho dato di matto e tu hai dato di matto...perché vogliamo la stessa cosa?" chiese Ian e Mickey lo guardò ed entrambi scoppiarono a ridere. "Penso che abbiamo davvero bisogno di parlarne, allora, perché è fottutamente ridicolo, non possiamo avere paura. Cioè, io ti amo, e voglio stare con te, ma collasseremo ogni volta che non vorremo dire qualcosa a causa del passato?"
Mickey era d'accordo con lui. Andarono a sedersi sul divano.
"Dovrei...okay...ti amo anch'io, Ian...se tu...non posso passarci di nuovo, lo detesto ma ho bisogno di te, e sembro un totale e completo scemo a dirlo ma è così. Voglio che tu rimanga qui, probabilmente per sempre, ma so che non siamo tornati insieme da chissà quanto tempo, ed è stupido non volere che tu te ne vada, non volere che tu vada a casa, ma...merda, voglio davvero che tu rimanga qui tutto il tempo, che mi bruci la colazione, che mi abbracci quando dormo. Voglio quello che c'era prima ma voglio che sia migliore. Voglio trovare un lavoro legale, voglio che tu prenda le medicine e che siamo semplicemente noi" disse Mickey.
"Sai, credo che questa sia la quantità maggiore di parole che ti abbia mai sentito pronunciare tutte insieme. Dovresti farlo più spesso. Senti, mi dispiace da morire per quello che ho fatto. La mia mente era...è così incasinata, ma c'è una cosa che brilla in mezzo a tutta la fottuta nebbia, e siamo io e te. E magari non siamo pronti per vivere insieme, o magari sì, ma voglio davvero stare con te, cazzo..."
"Okay, allora, vai a prendere le cose dalle tue sorelle, vieni a vivere qui, fanculo. Probabilmente faremo un casino, di solito è così, ma cosa di noi non è mai stato un bellissimo casino"
"Che romantico, Mickey..."
"Oh, fanculo".
 
 
 
"Era ora, stronzi!" disse Jake più di una settimana dopo quando Mickey e Ian entrarono nel bar. Ian ridacchiò all'esagerazione di Jake e Mickey lo mandò a fanculo. "Voi stronzi vi siete nascosti per anni" scherzò Jake.
"Fanculo. Se voi stronzi non mi aveste lanciato addosso una macchina..." sorrise Mickey.
"Non ti ho lanciato una macchina addosso!!" gridò Jake e Mickey scoppiò a ridere perché era ovvio che avrebbe reagito così. "Che stronzo, Ian perché frequenti questo idiota"
"Ci sono affezionato. Ho sempre avuto un debole per gli stronzi" disse Ian ridendo insieme a Mickey.
"E' quasi letteralmente vero" scherzò Mickey e Jake scosse il capo.
La conversazione volò e si misero a giocare a biliardo, ridendo, e quando Ian e Mickey si avvicinavano troppo i ragazzi facevano battute. Andò tutto bene finché Mickey non scattò e fulminò Jake con lo sguardo. Ian non si ricordava nemmeno ciò che Jake aveva detto ma Mickey aveva un'espressione strana. Ian non riuscì a riconoscerla ed era bizzarro perché di solito riusciva a capire l'umore di Mickey. Prima ci fu irritazione, poi un sorrisetto giocoso, e poi guardò Ian negli occhi e sorrise luminoso, senza avvisare lo spinse contro il bancone del bar e iniziò a baciarlo, era brusco e non era da Mickey baciarlo in quel modo fuori casa, era un bacio di desiderio, e di bisogno, e che voleva dire 'Scopami adesso'. Quando Mickey sk separò, Ian era senza fiato.
"Wow! Amico!" rise Jake e finse di fare il tifo mentre gli altri due scossero le teste.
"Ora, se volete scusarmi, porterò il mio ragazzo a casa, e approfitterò di lui. Voi ragazzi divertitevi".
 
 
 
"Perché ce ne stiamo andando? Non li vedi da settimane. Non voglio che per causa mia ignori i tuoi amici. Finiranno per odiarmi" disse Ian mentre camminavano per strada.
"Vuoi tornare nel bar? Adesso? Davvero stai rinunciando all'opportunità di scoparmi fino a rimanere privo di sensi, così non ti sentirai in colpa perché non usciamo abbastanza?" Mickey gli sorrise perché non aveva bisogno che Ian rispondesse.
"Non dire così, stronzo. Sarei felice di scoparti ovunque, in qualsiasi momento, contro qualsiasi superficie tu voglia, lo sai" disse Ian sorridendo prima di bloccare Mickey contro il muro più vicino. Si avvicinò il più possibile al viso dell'altro senza però toccargli le labbra.
"Che cosa stai aspettando, allora?" chiese Mickey senza fiato, voleva colmare quello spazio, ma sapeva che sarebbe stato ancora più sexy se avesse atteso la resa di Ian, se avesse atteso finché Ian non avrebbe più resistito e gli avrebbe catturato le labbra con le sue, lo voleva, voleva quel calore che condividevano. Ne aveva bisogno subito. Ne aveva bisogno così tanto in ogni minuto da essere ridicolo.
"Volevo solo dire che viviamo insieme e sono sicuro che loro sentono la tua mancanza e vogliono stare con te" disse, il suo respiro colpì il viso di Mickey, era così vicino che quasi si piegava in avanti perché ne aveva bisogno.
"Posso stare con loro in qualsiasi momento...voglio te, ho bisogno di te"
"Sì? Quanto?" chiese Ian giocoso ed eccolo lì, il fuoco di cui Mickey necessitava, era negli occhi di Ian, ogni volta che lo vedeva riusciva a cancellare tutte le cose brutte che avevano affrontato, le cose brutte che si erano fatti reciprocamente e che li avevano fatti soffrire ma che alla fine li conducevano sempre lì, e a Mickey stava perfettamente bene perché lo sguardo di quel ragazzo era davvero tutto ciò che aveva bisogno, la consapevolezza che sarebbe andata bene. Che andava bene amare Ian perché Ian lo amava ugualmente. Non si trattava solo di sesso, si trattava di una connessione ed era qualcosa che avevano sempre avuto, e Mickey ne aveva bisogno all'istante. Per quanto sciocco potesse risultare, poiché stavano andando bene, vivevano insieme e tutto andava davvero alla perfezione ma a volte Mickey aveva ancora bisogno che Ian lo attirasse come la prima volta in cui le loro labbra si erano incontrate.
Mickey non resistette più, fanculo all'attesa, fanculo al dominio di Ian, aveva bisogno di quelle dannate labbra. Quindi afferrò bruscamente la nuca di Ian e premette quelle sue bellissime labbra sulle proprie, perdendosi. Ian non esitò ad abbracciare Mickey in mezzo alla strada e a lasciargli prendere il controllo. E Mickey prese il controllo.
Si separò da Ian dopo un lungo e rude bacio, lo attirò a sé, raggiungendo l'appartamento il più velocemente possibile. Spalancò la porta dopo averci infilato la chiave, tirando dentro casa il fidanzato, per poi chiuderla sbattendo.
"Sei così sexy, Mick" fece Ian, tra i baci, entrambi ansimavano come se non si fossero mai baciati prima, incapaci di respirare o pensare. Ecco cosa c'era in Mickey e Ian, non importava da quanto si conoscevano, o da quanto erano innamorati, ogni volta era differente, ogni volta era più meravigliosa dell'ultima, e forse era per quello se si erano rimessi insieme dopo essere rimasti divisi. Perché era quello il posto a cui appartenevano.
A Ian girava la testa nel modo migliore possibile mentre Mickey lo spogliava, leccandosi le labbra. Osservare Mickey mentre era così...fottutamente concentrato su di lui, gli provocava qualcosa, lo aveva sempre fatto ma quella volta era diversa, non c'era più un adolescente determinato a non farlo sapere a nessuno, era un uomo pienamente cresciuto, concentrato sul prendersi il proprio tempo, sul portare entrambi al massimo piacere senza rinunciare a nulla della meravigliosa connessione che condividevano. Ian decise di non prendere il controllo. Amava il controllo, e voleva da morire far scorrere le mani sul corpo di Mickey, specialmente ora che ce l'aveva di fronte, completamente nudo. Dio, era talmente splendido. Ma non lo fece.
Alla fine fu contento di non averlo fatto. Lasciò che Mickey lo stuzzicasse, fino al limite, lasciò che Mickey lo cavalcasse lentamente e poi in modo dannatamente veloce finché entrambi non vennero con forza, per poi collassare sul letto. Tutto fu perfetto e meravigliosamente giusto in quel preciso momento. Niente avrebbe potuto rubare loro tutto ciò che avevano in quell'istante. 

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Capitolo 14
*** 14. Fine ***


Tre anni e quattro mesi dopo
 
Mickey gemette dalla posizione in cui si trovava, sul letto dell'albergo. Ancora non riusciva a dormire bene pur essendo via da tanto. Ma si allungò comunque verso il telefono. "'onto" sbuffò.
"Papà?" chiese la vocina del suo bambino, di quasi sei anni.
"Yev? Che c'è che non va, piccolo?" chiese dopo aver sentito che tirava su col naso.
"Papà, penso che Ian stia male" disse e Mickey balzò dal letto, chi aveva bisogno di dormire in pieno giorno, dopotutto.
"Sta male in che senso, piccolo?" domandò già preoccupato, sperando che il figlio avesse torno. Non sarebbe tornato fino al mattino successivo e non aveva bisogno che Ian fosse in fase depressiva in quel momento.
"Non esce dal letto da tutto il giorno. È quasi ora di cena, papà"
"Sei entrato in camera? A parlargli?" chiese Mickey, timoroso della risposta. E se Ian avesse gridato a Yev tanto da giustificare il fatto che fosse così spaventato.
"Sì...ha detto che era stanco"
"Mamma è lì?"
"Mmh. Sta giocando con Alia" Mickey tentò di non ridacchiare a come il figlio aveva pronunciato il nome della sorellina, Ailayla.
"Passami la mamma, piccolo" disse e sentì Yev gemere.
"Si arrabbierà con me. Mi ha detto di non chiamarti" disse tristemente ma Mickey udì i passi del bambino e sospirò un po' per il sollievo perché se Ian fosse stato nei guai, sicuramente Svet lo avrebbe chiamato. Quindi attese, udì il forte accento russo di Svetlana prima che afferrasse il telefono.
"Sta bene" disse lei, col tono più rassicurante che Mickey pensò di averle mai sentito.
"Yev ha detto che è ancora a letto" osservò lui, sperando che Svetlana avesse ragione.
"E' stanco. È rimasto sveglio tutta la notte con bambina. È il mio turno quindi lui dorme. Vuoi parlargli?"
"No, no. È okay. Non voglio farlo preoccupare, Svet. Yev sembrava così spaventato che mi ha terrorizzato, tutto qui".
 
 
 
Mickey entrò nella casa che condivideva col marito e a volte col figlio, e al momento con l'ex moglie e la sua secondogenita, e sbirciò all'interno. Svetlana si era addormentata sul divano con una culla di fronte a sé, la mano vi era appoggiata sopra come se l'avesse fatta ondeggiare. Si diresse lentamente lungo il corridoio e trovò il figlio attaccato al muro fuori dalla porta della sua camera, ronfava palesemtne. Sospirò e prese il bambino che sobbalzò leggermente ma Mickey lo portò in camera sua. Si domandò da quanto tempo Ian fosse a letto. Entrò con calma nella propria stanza e iniziò a togliersi i vestiti, guardandosi lentamente intorno. La stanza era pulita, profumava di fresco, tutto sembrava a posto.
Ian era a letto...certo...ma era mattino, davvero presto. Non aveva le coperte intorno alla faccia come se stesse cercando di chiudere fuori il resto del mondo, quindi era un buon segno e Mickey sorrise, osservando Ian per una ragione completamente diversa...le lenzuola gli arrivavano ai fianchi e dormiva pacificamente, raggomitolato nel suo lato del letto.
In punta di piedi tentò di non svegliarlo.
"Non sono malato" udì Ian dire.
"L'ho per caso detto?" disse Mickey e Ian si voltò improvvisamente. Poi Mickey vide Ian saltare praticamente fuori dal letto, placcandolo e iniziando a spargergli baci sul petto.
"Ciao anche a te" rise Mickey mentre Ian continuava a dimostrare il suo apprezzamento. "Ti sono mancato?" chiese ridendo.
"Tantissimo, cazzo"
"Chi credevi che fossi?"
"Yevgeny. Ho voglia di abbracciarlo, si è preoccupato così tanto. Se dico che non sono malato, verrà a baciarmi sulla guancia per poi tornare a fare le sue cose. Dice che deve fare la guardia al posto del suo papà" rise Ian.
"Mi dispiace. Sa che deve chiamarmi se mai tu...ma so che è stato un po' esagerato. Mi ha chiamato tre volte. E stava dormendo fuori dalla porta. Era preoccupato perché ti vuole bene" disse Mickey dolcemente.
"Lo so. È così tenero. Non posso arrabbiarmi con lui. Ero così stanco e assonnato. Giuro che si tratta solo di questo" disse Ian sorridendo e baciandolo di nuovo.
"Lo so. Lana ha detto che hai badato alla bambina tutta la notte. Tranne oggi. Oggi, hai il turno di notte con me" disse Mickey sollevando le sopracciglia.
"Oh? E dove metteremo i nostri bambini?" chiese Ian giocosamente, sorridendo, aspettando la risposta prima di abbassare la mano.
"Da un'altra parte" disse Mickey e Ian scosse il capo sorridendo. E iniziarono a baciarsi in quel pigro mattino, finché non giunse Yev a 'svegliarli'.
 
 
 
 
Dieci anni dopo
 
Ian sbuffò, sedendosi al distretto di polizia e guardando il figliastro. "Perché?" chiese.
"Mi dispiace di averti messo nei guai, papà" disse l'altro inclinando il capo.
"Dimmi solo perché? Non che quello che hai scritto non fosse vero. Ma perché?" chiese e ripensò alla parete. Spruzzato in rosso vivido verde, 'Terry Milkovich è un fottuto stronzo. Ti odio!' era ciò che aveva letto. Ovviamente Ian lo aveva beccato ma sfortunatamente la polizia non era stata lontana e ora si trovavano lì, mentre i poliziotti chiamavano Mickey per dirgli che suo marito e suo figlio erano stati trattenuti per vandalismo.
"Ho sentito...qualcuno che ha detto...come...com'è che sono al mondo" disse e lentamente una lacrima gli rigò la guancia. Cazzo cazzo. Chi gliel'aveva detto?"
"Oh, Yevvy"
"Come fai a guardarmi? O a guardare la mamma? Mi hai mai voluto bene? O lo fai solo perché ho il sangue di mio padre nelle vene?" chiese il ragazzo, sembrando molto più piccolo del quindicenne che era e che ora fissava Ian.
"Non volerti bene? È impossibile"
"Non capisco perché. Sono stato il risultato di...quel giorno. Come puoi guardarmi e non vedere ciò che mio nonno ha fatto a te...a lui"
"Perché quando ti vedo, vedo te. Vedo questo bellissimo ragazzo che tempo fa strinsi fra le braccia, vedendo un intero mondo. Ti ho voluto bene fin dal primo secondo in cui ti ho tenuto in braccio. Dal momento in cui ti ho guardato negli occhi, gli stessi dell'uomo che amavo e chi mi fissavano, ed erano occhi innocenti. Nessuno ti avrebbe fatto del male, nessuno lo avrebbe fatto finché io avessi avuto voce in capitolo. Non sono il tuo padre biologico, ma ti ho sempre voluto bene come se fossi stato mio. Non sei il prodotto di ciò che tuo nonno ha fatto. Sei una luce bellissima che è venuta fuori da quel giorno orribile. So che è stato difficile saperlo e farò in modo che tuo padre ne parli con te, ma per quanto mi riguarda, amo tutto di te. Ho amato tuo padre fin da quando avevo l'età che hai tu adesso. E per quanto riguarda te, ti voglio talmente tanto bene, non scherzo. Adoro tua madre, sono passati così tanti anni, e anche la tua sorellina. La nostra vita è perfetta, l'adoro. Sono così felice che tuo padre mi abbia dato un'altra opportunità una volta uscito dal carcere. Non pensare mai che qualcosa che è accaduta perché Terry era uno stronzo omofobico possa o potrà mai rovinare l'affetto che provo per te"
Yev annuì ma Ian non capì se ciò che aveva detto avesse davvero avuto effetto. Sollevò lo sguardo e vide Mickey che si avvicinava con le braccia incrociate.
"Bene, bene. I miei ragazzi ammanettati. Una spiegazione?" chiese e Yev abbassò il capo. "Figliolo?"
Ian lo guardò e scosse il capo. Pregando che Mickey capisse e che non gridasse prima di sapere la verità. "D'accordo, andiamo a casa. Oltre alla cauzione, ho prometto agli agenti che dipingerai quello he hai scritto"
"Forse è meglio scattare una fotografia, prima" disse Ian sorridendo e Mickey si voltò, sollevando un sopracciglio. Ma uscirono e quando furono distanti dalla scena del crimine soltanto per un isolato, Ian attirò Mickey. "Vacci piano con lui. Sta soffrendo" sussurrò e Mickey lo guardò con aria incuriosita. Ma poi capì. Yev distolse lo sguardo dal muro e Mickey scoppiò a ridere.
"Papà?" fece Yev. E guardò il padre che rideva con le lacrime agli occhi, poi Ian che scuoteva il capo.
"Ti hanno arrestato per questo? Non c'è da meravigliarsi che ti abbiano rilasciato così facilmente. Anche loro odiavano quello stronzo" guardò il figlio e lo abbracciò. "Cosa c'è? Che succede?" e Yev risultò un po' a disagio.
"Ho sentito alcune cose, ed ero così arrabbiato. Come ha potuto fare una cosa del genere a te e Ian? Come potrebbe...qualcuno...mi dispiace, papà...solo che..." e Yev guardò Ian alla ricerca di aiuto perché non voleva ripeterlo, non voleva di nuovo dar voce alla paura di non essere mai stato amato.
"Va tutto bene, lui pensava...che non gli volessimo bene a causa del giorno in cui è stato concepito" disse Ian e Mickey scosse il capo. Fece cenno a Yev di andare a sedersi, e Ian sorrise.
"Dove stai andando?" chiese Mickey a Ian.
"A iniziare a dipingere, così potete stare un minuto da soli" disse e Mickey fece di no con la testa.
"No, siediti. Conversazion di famiglia. Beh, ne mancano due ma pazienza"
Ian ridacchiò e si sedette.
"Chi te l'ha detto? Chi lo sa?"
"Alcuni ragazzi a scuola. Non so come lo sapessero. Ma parlavano dei miei genitori gay e di come io fossi un errore, che la mia madre prostituta è stata costretta a scopare con il mio padre gay, e che io non valevo niente perché volevate Ailayla. Quindi, uhm, ho chiesto alla mamma di come fosse mio nonno e ha evitato di parlarne, allora ho chiesto a zio Carl e zio Lip e si sono...arrabbiati così tanto che volessi saperlo. Ho capito che era vero, perché odiarlo tanto a meno che non avesse fatto del male a Ian?"
Mickey scosse il capo. "E' del tutto vero ma avresti dovuto venire da me. Non ti ho mai mentito. Anche se fa male. Non te ne ho parlato perché non era necessario che tu lo sapessi. Quello che provo per mio padre non ha niente a che fare con quello che provo per te. Capito?"
Yev annuì.
"Quello che è successo quel giorno è stato il prodotto di molte cause. Dell'amore che provavo per un rossino irritante, o che iniziavo a provare, del fatto che fossimo troppo rilassati e che fossimo stati beccati. Certo, per molto tempo ho pensato che se avessi potuto cambiare quel giorno, lo avrei fatto in uno schiocco di dita ma non a causa tua, quello mai, ma perché il viso distrutto dell'uomo che amavo mi ha tormentato per anni" disse Mickey e abbracciò il figlio, e Yev glielo consentì per la prima volta dopo molto tempo.
"Quello che è accaduto quel giorno fu orribile e io...ho incolpato chiunque per molto tempo. Ian perché mi portava a desiderarlo, Terry perché era un padre di merda, me stesso perché ero gay, tua madre per essere stata sfortunata a ricevere quell'ordine, te per essere esistito in seguito, ma l'unica persona da biasimare è Terry, fine. Non ti mentirò, quando eri piccolo, non riuscivo nemmeno a pensare di volerti bene, non volevo pensarci. Volevo solo tornare a vivere insieme a Ian. Ero uno stronzo egoista, ma questo qui, Dio, quando ti ha guardato...non ho mai visto nulla del genere. Forse ci ho messo un po' ad affezionarmi a te, di solito faccio così con tutti, ma ti voglio bene. Forse non sono contento per com'è successo, ma sono incredibilmente grato che tu sia qui. Mi hai mostrato un tipo diverso di amore. Ciò mi ha portato a volerci riprovare con tua sorella per fare di meglio. Se non ci fossi stato tu, probabilmente non avrei nemmeno mai pensato di volere dei figli" Yev sorrise al padre e lo abbracciò.
"Mi dispiace, io...vi voglio così tanto bene, cioè, siete i miei papà. Il pensiero che lui vi abbia fatto de male e che forse non riuscivate a volermi bene mi ha...fatto dare i numeri"
"Beh, io ne so qualcosa a proposito di dare i numeri" disse Ian indicando la propria testa e ricevendo un'occhiataccia da Mickey. "Sai, la prima volta che tuo padre mi ha guardato dicendomi che dovevo andare in ospedale..."
"Ian, no" lo avvertì Mickey.
"Devo farlo. Ho dato di matto, ero in una fase dannatamente maniacale. Quei pensieri continuavano a vagarmi in testa. Che lui non mi amasse, che non avrei mai più rivisto te, che sarei stato rinchiuso senza mai più essere liberato e poi sono esploso, ti ho guardato e ancora adesso non capisco il mio cervello matto perché quello che seppi in seguito era che mi trovavo in macchina, con te, e scappavo. Scrivere su una parete non significa dare i numeri, quello invece sì" disse Ian onestamente.
Yev lo fissò per un momento, riflettendo. "Quindi...tu sei scappato con me? Per quanto tempo?"
"Ci è voluto poco prima che venissi fermato" disse Ian tristemente, si era sempre chiesto come Yev avrebbe reagito alla notizia che il suo folle patrigno fosse fuggito insieme a lui.
"Mi volevi talmente bene da scappare portandomi con te?" chiese Yev ed entrambi gli uomini si voltarono di scatto verso di lui.
"Suppongo di sì" disse Ian, abbracciandolo. "Ti voglio talmente bene, Yevgeny. Tantissimo" disse stringendolo e baciandolo sulla testa.
"E' così per tutti noi. Fanculo a quello che dicono gli altri, questa dannata famiglia è perfetta, capito? Ora lascia quella schifezza, andiamo a casa" disse Mickey.
"Ci penso io. Andate a casa e divertitevi. Doveva essere la vostra serata. Mi dispiace averla quasi rovinata" disse Yev prendendo la vernice e iniziando a darsi da fare.
"Sforzi che si fanno in famiglia" disse Ian e tutti e tre si misero a dipingere, poi accompagnarono Yev da un amico e si diressero a casa.
Ian mise le braccia intorno al marito. "Grazie per avermi dato un'altra possibilità. Per avermi dato tutto questo. Ti amo così tanto" disse Ian e Mickey roteò gli occhi con aria drammatica, sorridendo.
"Sdolcinato oggi, eh?" chiese e baciò il punto che preferiva sul collo di Ian.
"Colpa degli anniversari, tesoro"
"Te lo giuro, se la smetti, farò quella cosa che ti piace" disse Mickey incrociando le braccia ma aveva un ghigno scherzoso e Ian lo guardò ridendo.
"Quale cosa, Mick? Mi piacciono tante cose, sai? Devi dirla ad alta voce..." iniziò Ian e Mickey roteò gli occhi al cielo, ma lo afferrò e lo bloccò giù. Iniziando a spogliarlo.
"Oppure potrei dimostrartelo, così chiudi quella tua bella bocca, eh?"
"Aww, tesoro, pensi che la mia bocca sia bella?" disse Ian e rise al gemito di Mickey.
"Dovrò metterti la museruola"
Ian rise. "Ooh, adoro quando dici cose sconce" e Mickey scosse il capo perché quello era davvero l'idiota che aveva sposato, e aveva trascorso i migliori anni della sua vita insieme a lui, e non avrebbe cambiato nulla.
"Grazie a Dio esistono i rossini irritanti e le idee stupide. Ti amo, scemo. Buon anniversario. Ora stai zitto, così posso dimostrarti qualcosa. O ci siamo davvero sbarazzati dei bambini per questa robaccia smielata a cui ti dedichi tutti i giorni?"
"Mmh" fece Ian ma poi si posò un dito sulle labbra come a dire che sarebbe stato zitto, sorrise e si sollevò per attirare completamente il marito su di sé e iniziarono a baciarsi, godendo reciprocamente.
Proprio come era giusto che fosse.
 
 
 
Grazie a chi ha commentato: Rob As, GwenJ, 2331_, _black_rose_, bjmumu, Nakamura, millyray. Alla prossima :) 

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