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Lista capitoli: Capitolo 1: *** 1) La ragazza del bar *** Capitolo 2: *** 2) Sara La Strega *** Capitolo 3: *** 3) Vorrei Ma Non Posso Ricordarmi Di Te *** Capitolo 4: *** 4)Tra Ospedali, Negozi E Deliri *** Capitolo 5: *** 5)Nella Notte *** Capitolo 6: *** 6)Lisa *** Capitolo 7: *** 7)Effetto Mirto *** Capitolo 8: *** 8)Piccoli Passi Verso Lisa *** Capitolo 9: *** 9)Quando Sara Dice Che Andrà Tutto Bene... *** Capitolo 10: *** 10)Il Castello Di Carte Di Salias. *** Capitolo 11: *** 11)Sorprese *** Capitolo 12: *** 12)Fratelli. *** Capitolo 13: *** 13)Sono Le Tre Mezza Di Notte E Tutto Va....Male! *** Capitolo 14: *** 14)Tranquilla Riunione Familiare *** Capitolo 15: *** 15)Il Non Matrimonio Del Secolo. *** Capitolo 16: *** 16)Home Sweet Home *** Capitolo 17: *** 17) Premonizioni *** Capitolo 18: *** 18) L'Ultimo Atto Della Commedia. *** Capitolo 19: *** 19) la vita dopo la maledizione: quel che accade dopo. *** Capitolo 20: *** 20)Il Secondo Matrimonio è Quello Giusto...Forse. ***
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei componenti Tokio Hotel, nè offendere il gruppo o i suoi componenti singoli in alcun modo'
1)LA
RAGAZZA DEL BAR.
Era un sabato
sera qualunque, solita gente, soliti stronzi pieni di soldi, soliti
fighetti arroganti e solito lavoro noioso.
Era la ragazzadel
bar, la cameriera eccentrica che dispensava sorrisi e bevande, con i
suoi vent’anni e i suoi capelli tinti di un viola acceso.
Tutti la
guardavano, ma nessuno la conosceva mai veramente, un po’
come in quella canzone dei Tre allegri RagazziMorti,
nessuno vedeva che la cameriera era sommersa di problemi, tutti
vedevano solo ciò che lei lasciava trapelare.
L’ultimo
cliente era uscito e lei aveva iniziato a pulire il bancone dopo che il
titolare si era portato via l’incasso, fischiettando per
l’appunto quella canzone.
Era
dannatamente veritiera.
“Sarà
che lavori troppo….”
Le sedie
vennero messe una a una sui tavoli.
“E
che sorridi a tutti…”
Andò
a prendere lo spazzettone
e iniziò a pulire.
“non
ti ho mai vista cosi'
stanca e cosi'
lo-go-ra”
Sottolineò
con acredine l’ultima parola, era perfetta per descrivere il
suo stato, se solo avesse potuto sarebbe fuggita seduta stante in
Giamaica.
“sara'
che sei da troppo in piedi
dietro a un banco che non sa”
Guardò
il pavimento, poteva andare…
Incredibilmente
nessuno aveva vomitato quella sera, quell’infame di Sid
almeno una volta aveva dato un’occhiata alla sua protetta e
già quello era da considerarsi miracoloso.
“che
ti eri preparata
per l'universita'”
Ora rimaneva
l’ultimo compito, quello che detestava, portare fuori la
spazzatura.
Uscire in un
vicolo gelido, raggiungere un cassonetto vecchio come le piramidi( ma
in sere particolarmente storte lei sospettava che quel dannato affare
fosse lì già prima di loro) e sperare che nessuno
sbandato decidessedi passare di li.
Avrebbe passato
un brutto quarto d’ora se l’avesse incontrata, se
la cavava bene in autodifesa e nonostante le troppe Camel fumate lungo
il giorno poteva essere agile se fosse stato necessario.
Chiuse i
sacchetti e ne prese due per mano.
Lei era AishaSalias,
non era la ragazza cantata da uno dei suoi gruppi preferiti, per lei
non sarebbe arrivato nessun principe in bicicletta, né in
triciclo né in monopattino, al massimo un barbone a
supplicare per una sigaretta.
Aprì
la porta che dava sul vicolo, come al solito emise un cigolio di
protesta, nessuno l’aveva mai oliata.
“Mi
dispiace, bella…
Se non fossi così impedita ti olierei io…anche
perché questi lamenti alle due di notte mi fanno uscire
pazza!”
Era novembre,
rabbrividì e sentì le sue mani, sempre fredde,
perdere la sensibilità, così affrettò
il passo e si avvicinò al rudere acchiappa rifiuti.
Stava per
mettere i sacchetti a terra, quando inciampò in qualcosa che
la fece finire lunga distesa.
“Cosa
diavolo c’è?”
Biascicò
intontita, mettendosi in ginocchio e maledicendo l’oggetto
misterioso.
Rimase a bocca
aperta, non era inciampata su qualcosa, ma su qualcuno, precisamente su
un paio di gambe chilometriche.
Era arrivato il
barbone che aveva predetto…
Un barbone(O
una barbona?) con degli assurdi capelli neri, irti sulla testa come se
avesse preso la scossa, due secondi prima, con dei vestiti che
probabilmente valevano quanto il suo stipendio.
“I
barboni si sono aggiornati…mo
fammi buttare la spazzatura che non ci sto veramente più
dentro questa sera…”
Cautamente si
tirò in piedi, non aveva riportato danni ,si
liberò dei sacchetti e poi tornò verso la porta.
Si
fermò a pochi centimetri con la mano già sulla
maniglia.
Poteva davvero
fregarsene di quell’essere?
Poteva davvero
lasciarlo lì?
Con che
coraggio avrebbe raccontato a Eli,
che lei Aisha,
mezza sarda, aveva ignorato un povero essere umano bisognoso
d’aiuto, dopo tutte le tirate che aveva fatto
sull’insensibilità?
No, ovviamente
non poteva, così, congelando e smadonnando
ritornò al cassonetto e scosse per le spalle
quell’individuo, giunto a coronare una serata che avrebbe
potuto definire tranquilla.
Lui
sbarrò gli occhi intontito e grugnì qualcosa che
non afferrò, ma fu almeno sicura che fosse un ragazzo.
“Stai
bene?”
Nessuna
risposta.
“Ti
posso aiutare in qualche modo?”
Disse qualcosa
di incomprensibile e se tornò in coma.
Rimase
lì, inginocchiata come una scema, con una parte di
sé che urlava di lasciarlo lì a gelare quello
zotico e l’altra che le diceva che non era corretto, la sua
coscienza sapeva produrre un discreto casino se ci si metteva.
Si
massaggiò la testa per un’attimo
e poi decise, in uno di quei rari attimi di irrazionalità
totale che ogni tanto la prendevano, che se lo sarebbe portato a casa,
non poteva averlo sulla coscienza!
Aisha non era tanto
alta, non era nemmeno magra, ma era deboluccia, pigra fino al midollo,
scappava non appena si pronunciava la parola
“palestra” e così quella sera fece una
fatica del diavolo a trascinare il suo poco collaborativo nuovo amico
alla macchina.
“Promemoria
mentale: l’altruismo non fa per te, non hai il fisico Aisha.
Se devi
ammazzare qualcuno, ricordati di procurarti una carriola, casomai
dovessi trasportarlo.”
Quando
finalmente riuscì a metterlo in qualche modo sui sedili
posteriori (ma quanto era alto?)tirò un sospiro di sollievo
e decise di concedersiuna sigaretta per festeggiare.
Lanciò
un occhiata alla sua macchina, una vecchia Panda e sospirò
sconsolata.
L’aveva
ricevuta per il suo diciottesimo compleanno da suo nonno che alla
veneranda età di ottant’ anni aveva deciso di non
rinnovare più la patente, in famiglia la
chiamavano”l’orrore” perché
era di un color mattone che tendeva oscenamente
all’arancione, senza che nessuno avesse mai avuto il coraggio
di dirlo al vecchio proprietario.
Finì
la sigaretta, salì in macchina, dove accese al massimo il
riscaldamento e infilò un cd dei Rancid
nella radio, al quarto tentativo e dopo un paio di bestemmie,
l’orrore partì.
Parcheggiò
discretamente soddisfatta, a un semaforo aveva perfino bruciato un truzzo,
persino trascinare quell’essere incosciente che era in coma
là dietro fino al suo appartamento all’ultimo
piano non le sembrava così impossibile….
Fu svegliata da
un urlo bestiale e da un miagolio ancora più incazzato.
Una era Nana,
la sua gatta, l’altro chi cazzo era?
Aprì
gli occhi, erano le undici e mezza secondo la sveglia e lei non
connetteva molto, chi altro c’era in casa considerando che
aveva buttato fuori casa Alex e il suo ciarpame un mese prima?
“Chi
diavolo c’è?”
Silenzio.
Cominciò
a spaventarsi, afferrò un posacenere a forma di foglia di
marijuana(avanzo di Alex, il suo ex coinquilino) e strisciò
verso il salotto.
Era
già con il posacenere alzato pronta a colpire chiunque
avesse trovato, quando lo vide, il tizio della sera prima(Si era
completamente dimenticata di lui) che la guardava a occhi spalancati.
Lo capiva
benissimo, si era ritrovato in una casa estranea, probabilmente
svegliato da Nana che diventava isterica se beccava sconosciuti in giro
e ora era arrivata lei: capelli violaalla
Erinni, maglia dei Rancid,
pantaloni di una tuta a mò
di pigiamae un assurdo portacenere
alzato conto di lui.
Lo
abbassò subito e arrossì.
“Non
sono pazza!”
No?!
Lui
inarcò un sopracciglio e cominciò un monologo in
una lingua che le era sconosciuta, a lei iniziò a
germogliare un mal di testa.
Doveva farlo
tacere, alla prima pausa doveva riuscire a infilare una frase qualsiasi
di senso compiuto.
“Do
you speak english?”
“Yes!”
Alleluia! Uno
spiraglio di comunicazione si era aperto e lei ne approfitto per
spiegargli la situazione,prima chesi
facesse strane idee.
“Who
are you?”
Chiese alla
fine, lui la guardò come se fosse completamente demente,
eppure la domanda aveva un senso…..
“I’m
Bill Kaulitz.”
“AH!
sei tedesco quindi?però lo parli bene l’inglese…”
La
guardò incredulo e vagamente divertito, poi le ripete il suo
nome, irritandola immensamente e aggiunse.” Non credevo
nemmeno io di parlarlo così bene…”
“Ho
capito come ti chiami! Non sono sorda!”
Lui si
irritò a sua volta.
“sono
il frontman
e cantante dei Tokio Hotel.”
Lei
sgranò gli occhi, confusa e anche un po’
preoccupata, a quando ne sapeva lei i Tokio Hotel erano tre e il
chitarrista era anche il cantante e comunque aveva i dread,
non i capelli come un porcospino.
“Sei
sicuro di non avere battuto la testa?”
“EH?”
Sguardo
risentito.
“Ascolta…non
offenderti, davvero…Hai
battuto la testa contro il cassonetto?”
“NEIN!”
Lei
cominciò a sudare freddo, aveva trovato un pazzo furioso....
Arretrò.
“senti,
io non so come dirtelo…
I tokio
Hotel non hanno un frontman
vero e proprio, il chitarrista è anche cantante.”
“Ti
diverti a prendermi in giro?”
Cominciò
a infuriarsi, come si permetteva quello?
L’aveva
svegliata in un’orario
antelucano per le sue abitudini, non le aveva detto uno straccio di
“grazie” e ora si metteva pure a piantargli delle
grane?
“NO!”
“Secondo
me si. Vestiti che andiamo in un’edicola e ti
dimostrerò che se c’è qualcuno che ha
battuto la testa sei tu!”
“D’accordo!”
Si
infilò una giacca e un paio di anfibi, lui invece era ancora
lì, in mezzo al suo salotto.
“Allora?!”
“MI
devo camuffare…hai
dei vestiti da uomo?”
“Certo!
Ho un negozio di abbigliamento in camera mia!”
“Davvero?”
“NO!”
La
incenerì con un’occhiata, era un maledetto
isterico! Si era beccata un ingrato isterico!
Respirò
profondamente.
“Vieni!”
Lo
portò in camera sua e aprì l’armadio,
lui era stranito.
“Ma
è un casino!”
“è
il mio casino. Non giudicare!”
Gli
lanciò un altro paio di rimasugli di Alex, dei jeans e una
felpa nera.
“Provateli,
spero che saranno di tuo gradimento.
Non vedo
l’ora di finire questa stronzata.”
Uscì
dalla stanza a passo di marcia, Nana le domandò con lo
sguardo chi fosse quel ragazzo.
“Non
lo so, ma me ne libero cara…”
“Parlare
con i gatti è sinonimo di pazzia e di chi sono questi
orribili vestiti?”
“Di
colui che non si può nominare….”
“Di
Lord Voldemort?”
“Certo!
È il mio coinquilino….Sapessi
che litigi la mattina per ilbagno…Ormai
sono diventata più brava di Harry Potter a schivare gli AvadaKedavra….”
“Potresti
smetterla di prendermi in giro?”
Lei si
portò un dito sotto il mento come a considerare
l’ipotesi poi lo guardò dritto negli occhi.
“lo
farò quando tu mi avrai ringraziata.”
“E io
ti ringrazierò quando la pianterai con questo scherzo
idiota.”
“Non
è uno scherzo! Non ho voglia di scherzare la mattina appena
alzata! È così difficile da capire???”
Afferrò
rabbiosa le chiavi e le sigarette e uscì di casa, lui
sogghignava divertito, dandole ai nervi.
-Stai calma Aisha,
calma…che
il casino vero arriva adesso.”
Durante il
tragitto casa-edicola lui non aveva smesso un’attimo
di guardarsi in giro.
“Piantala
di fare così! Non ti considera nessuno.. è sempre
pieno di punkettoni
qui, non sei certo più strano di loro!”
“Tu
non capisci!”
“Sono
arrivata a vent’anni pettinando bambole.”
Lui la
guardò stranito.
“Lascia
perdere…Aspettami
che ci metto un’attimo.”
“No,
vengo anch’io…potresti
fregarmi!”
“Ma
fai quello che ti pare!”
Entrò
nell’edicola, il negoziante le rivolse un sorriso, lei
arraffò con aria indifferente un giornale per ragazzine.
“Ciao
Aisha!
Perché quest’insolito acquisto?”
“Lo
porto alla cugina di Sara…”
“è
un po’ che non vedo Alex.”
“E
non lo vedrai per un bel pezzo..L’ho buttato fuori casa…”
Rispose funerea.
“AH…scusa.”
“Non
fa niente…ciao
Nico.”
Uscì
insieme alla sua nuova ombra formato palo della luce.
“Alex
è colui che non si può nominare?”
“Da
quando capisci l’italiano?”
“Non
lo capisco infatti, sono andato per intuito…”
Lei
respirò a fondo un’altra volta.
“Bill
Kaulitz
ascoltami attentamente perché io, AishaSalias
non telo ripeterò due volte, quindi memorizza.
Non voglio
parlare di Alex, ne ora ne mai, quindi cancella quel nome dalla tua
mente e reprimi la tua curiosità , sono affari dannatamente
miei!”
“MA!”
“Niente
ma…
ti è arrivato il messaggio?”
“Ja…”
“Più
forte che non ho sentito!”
“JA!”
“Bene.”
“Aisha!
Mi dai il giornale?”
“A
casa!”
Continuarono a
litigare fino alla porta di casa, solo allora lei gli
allungò il giornaletto senza dire una parola.
Lui rimase in
silenzio un’attimo
mentre sfogliava velocemente la rivista, poi sbiancò e
lanciò un acuto altissimo, che le fece tappare
automaticamente le orecchie.
Iniziò
a girare per la stanza, irrequieto, Nana lo incenerì con una
delle sue occhiate feline di disapprovazione, lei invece rimase in
silenzio visto che lui attaccò un monologo in tedesco
stretto assolutamente incomprensibile.
-Cosa faccio?-
Fece per
avvicinarsi, ma lui la scansò, comprensibile che non volesse
averla tra i piedi, così non le rimase altro che afferrare
il pacchetto di camel
e uscire i terrazzo a fumare.
“L’avevo
detto che il peggio arrivava dopo…e
mo che faccio?
Sid un aiutino no,
eh?”
L’unico
rumore che le arrivò fu quello di una folata di vento che
smosse le foglie degli alberi del giardino del condominio.
“Grazie
tante!”
“La
pianti di parlare da sola signorina!”
Un voce acida
la riscosse dai suoi pensieri, si appoggiò alla ringhiera
per vedere chi fosse e la vide: la stronsa,
la z addolcita in una s per sottolineare la sua profonda cattiveria.
Quella vecchia
era il terrore del condominio, si lamentava per qualsiasi cosa,
dall’acqua che cadeva sul suo balcone quando annaffiava le
sue piantine di basilico, alla televisione troppo alta, passando per
l’aspetto di chiunque abitasse lì e dal rumore dei
bambini che giocavano.
“Buongiorno
signora Pautasso…”
“Non
prendermi in giro! Smettila di parlare che non sento la messa, razza di
eretica miscredente e smettila di fumare che il fumo delle tue orribili
sigarette mi fa appassire le petunie!”
- non
è il mio fumo a farle appassire! Si suicidano per sentirti
più vecchiaccia rompipalle.-
“Come
sta?”
Tentativo di
conversazione per placare il mal di testa ed evitare una guerra verbale.
“Male!
I reumatismi non mi danno tregua e tossico sempre! È il tuo
fumo che mi avvelena, ti farò cacciare dal condominio! Tu e
i tuoi amici tossici! Quella pazza satanista e quel nuovo acquisto che
sembra un ritardato!”
Tentativo
fallito.
“morirà
prima che riescano a cacciarmi via! Buona giornata, mia adorabile stronsa!”
Rientrò
in casa sbattendo la porta finestra, troncando sul nascere gli strilli
della donna.
Lui era
sdraiato sul divano, totalmente apatico, lei scoccò
un’occhiata di strisciò e fuggì
vigliaccamente in camera con il cordless in mano.
-Oh meudeu!
Cosa diavolo ho fatto? Tanto valeva metterle una bomba in casa a
quella! E lui….vabbè…ragioniamo
con calma…-
Si
incastrò nello spazio sottola scrivania, folle abitudine che
aveva quando aveva bisogno di pensare e compose il numero di Eli,
sperando nel conforto del’amica rimasta in Sardegna.
Uno squillo.
Due squilli
-Eli dove sei?-
Tre squilli.
Quattro squilli.
Rispose.
“Pronto.”
“Ciao
Eli,
come va?
Sid è
uno stronzo, lo licenzio! Non può trattare così
le sue protette. Non dico una vita perfetta, ma cazzo, non mi schiva
niente.
Niente e se
dico è niente
Cristo che
casino!”
“Buongiorno
Aisha…sei
in forma vedo…”
L’amica
aveva ritenuto saggio non chiedere il perché di quella
tirata contro SidVicious,
santo Sid,
certa che avrebbe avuto una risposta.
“ho
mandato a fare in culo la stronsa.
Mi
scioglierà il basilico nel acido o impiccherà
Nana, me lo sento.
È il
demonio quella donna!”
“è
un filino acida, in effetti…”
“Un
filino? Se avessi provato a sopportarla tutti i santi giorni
l’avresti già investita con
l’orrore.”
“poi?”
“Poi?
Ho in casa un pazzo furioso che crede di essere il cantante dei Tokio
Hotel, fai tu.
È spiaggiato
sul divano in coma dopo che ha letto che si era sbagliato. È
talmente giù che persino Nana non ci trova nessun gusto a tormentarlo…”
“Prova
a convincerlo ad andare all’ospedale…
tu Dove sei?”
“sotto
la scrivania! e dove sennò?”
“Giusto…dimenticavo
il pensatoio di Aisha….Hai
un cric a portata di mano per tirarti fuori quando avrai messo
giù?”
“Impegnati
un po’ di più che forse rido…Eli
sai qual è la cosa peggiore?”
“Spara,
stella.”
“che
vedendo come messo, io a ‘sto matto ci credo!”
Ho
dimenticato difare una precisazione lo
scorso capitolo, le frasi in corsivo fanno parte di “Il
principe in bicicletta” di Tre Allegri Ragazzi Morti, ammesso
che questo importi a qualcuno.
2)SARA
LA STREGA
Il
silenzio dall’altra parte fu eloquente, senza essere
Nostradamus Aisha
sapeva cosa stesse pensando Eli:
che in casa aveva un pazzo furioso, ma che lei era peggio di lui a
dargli corda e che per questo la sua socia la adorava.
“Aisha…
ma uno normale, senza turbe psichiche o problemi mentali, tu non sei in
grado di raccattarlo?”
“Ho
il sospetto di attirare gli scombinati come un vestito bianco attira le
macchie…
Forse riconoscono in me un’anima affine.”
“Tu
sei unica, stella.”
“Sicuro…Il
mondo collasserebbe con due Aisha,l’originale
e l’anti-me.”
“Ti
voglio bene, ma per favore stai attenta! Guarda come è
finita con Ale…”
“NON
NOMINARLO!”
Sbraitò
a pieni polmonie tentò di alzare
la testa, completamente dimentica di essere sotto una scrivania,
così picchiò la testa contro il ripiano.
Il
cordless le sfuggi di mano.
“Zio
canna! Ma sei una lesa, Aisha!”
Recuperò
il telefono, Eli
era vagamente preoccupata.
“Aisha!
Ma cosa è successo?
Ho
sentito un rumore pazzesco!”
“Ho
picchiato contro il piano!”
Dall’altra
parte del telefono si levò una risata.
“Crudele!”
“Si
ti voglio bene anch’io.”
“Ti
saluto socia, che vedo di andare a cucinare qualcosa di commestibile…”
“Tu
checucini?
Oh
meudeu!
Lo vuoi ammazzare questo poveretto.”
“Ciao
Eli!”
Dopo
un altro quarto d’ora di cazzate, Salias
riattaccò, si disincastrò in qualche modo, tra
imprecazioni e grugniti e uscì dalla sua stanza.
Lui
era ancora sul divano, immobile.
“Io
vado a cucinare….Vuoi
qualcosa?”
“Come
ti pare.”
“Mi
dispiace….
Davvero. Vorrei poterti aiutare.”
Nessuna
risposta.
Lei
sciabattò
fino alla cucina, decise di fare un paio di cotolette e così
radunò tutto il necessario, canticchiando una canzone dei
Modena. “Lascia
la porta aperta a tutti i viaggiatori Perchè
i sentieri giusti vanno percorsi insieme”
Il
suono del campanello la interruppe, chi era?
Trotterellò
in salotto per andare ad aprire, non prima di avere messo una sedia
davanti alla porta della cucina, Nana poteva sempre decidere di
privarli del pranzo.
Era
Sara, in tutto il suo nero splendore.
Capelli
neri, giacca di pelle nera, gonna lunga nera, anfibi neri, la sua amica
satanista secondo la definizione dalla cara Pautasso.
“Ohi
Sa’! Come mai qui?”
“Silvia
è dai suoi”
Tradotto
dal Sarese
significava :”Voglio scroccarti un pranzo.” e
così si fiondò dentro senza aspettare oltre, lei
scosse la testa e richiuse la porta.
Non
era minimamente preparata a quello che sarebbe accaduto, non se lo
sarebbe mai immaginato e lei aveva una fantasia galoppante.
Sara
sgranò gli occhi e si mise a urlare frasi sconnessecon
le mani nei capelli, facendola rimanere interdetta.
“Un
fantasmaaaa!!!
Un
uomo senza ombra!”
Il
suo ospite si alzò dal divano e cominciò a urlare
a sua volta, in crucco.
Fu
il turno di Aisha
mettersi le mani nei capelli, mentre Nana sfrecciava inferocita sotto
il divano soffiando a più non posso.
Che
contorto passaggio si era persa nella mente della sua amica?
E
se li avesse fatti tacere con l’ausilio del posacenere, in
modo da non rendere vana la presenza di Alex nella sua vita?
Per
un attimo si immaginò la paternale del poliziotto che
avrebbe scoperto i cadaveri…
-Signorina
Salias,
l’omicidio non è legale, anche se fatto per
salvaguardare la salute mentale del suo condominio.
Non
sapeva che oggi era la giornata mondiale della pazzia?
È
per questo che ha incontrato questo sconosciuto tra la spazzatura.
Lo
sappiamo che lei ha adottato una pazza come amica, la qui presente Sara
Sefarei
la comunità gliene è grata, ma doveva prevedere
che due pazzi incontrandosi avrebbero dato di matto e perdoni il gioco
di parole.
D’altronde
se avesse dovuto portare un altro gatto a Nana, non li avrebbe tenuti
separati i primi tempi?-
Scosse
la testa, non era più lucida nemmeno lei e finì
per scoppiare istericamente a ridere, senza che quei due lo notassero.
Dei
colpi furiosi si alzarono dal pavimento, la stronsa
aveva reso manifesta la sua presenza, come se ce ne potesse dimenticare….
Era
il momento di prendere in mano la situazione…
“VOOOOIIII!”
I
due la guardarono straniti.
“TU!”
indicò Sara.
“Smetti
di parlare per enigmi e parla una lingua comprensibile! Italiano,
Sardo, Inglese, quello che vuoi, basta che abbia un senso e soprattutto
smettila di urlare, altrimenti la Pautasso
ci scuoia tutti!”
“E
tu!” indicò il moro.
“Tu
Taci! Voglio una cazzo di spiegazione e la voglio adesso!”
I
due si sedettero sul divano, guardandosi in cagnesco.
“Voglio
che la tua amica mi spieghi che problema mentale ha!”
“Parla
per te! Sei maledetto!”
“S
A RA.”
“Ok
ok! Ti spiego!”
“Deogratias!”
“
è maledetto. Qualcuno gli ha fatto una maledizione,
semplice, no?”
Si
massaggiò le tempie, tentando di calmarsi, mapoi
esplose.
“COSA
CAZZO SIGNIFICA CHE è MALEDETTO? PARLA CHIARO DIO
CRISTO!”
“Significa
che qualcuno, animato da grande rancore verso di lui per via di un
torto ricevuto ha deciso di vendicarsi, cancellandolo dal mondo.
È
come se non fosse mai nato.
È
una maledizione zingara, Aisha.”
“Sa’…che
ti sei fumata?”
“Nulla!”
La
corvina si voltò verso il ragazzo e gli tradusse in tedesco
quello che le aveva appena detto.
Lui
sbiancò, strinse i pugni e cominciò a insultarla,
Sefarei
gli rispondeva con segni di scongiuro, Aisha
invece chiuse gli occhi e tentò di convincersi che fosse un
incubo.
La
porta sbattuta la riscosse, sul divano c’era solo Sara.
“Dove
è andato?”
“Ha
detto che siamo delle pazze che lo prendono per il culo e che
raggiungerà suo fratello e gli altri in hotel.”
Si
prese la testa tra le mani gemendo, era un miracolo che non le fosse scoppiata…
“
Sara…
ma ti rendi conto che tu gli hai annunciato di essere maledetto, come
se fosse la cosa più normale del mondo?
Dobbiamo
fermarlo! O sarà la fine, lo disferanno!”
“No!
Non si deve aiutare i maledetti.”
“Sara
Maria Eleonora Sefarei
o ti alzi o ti alzo io e credimi non sarò gentile”
Strinse
minacciosamente gli occhi, la sua amica sbuffò, ma alla fine
si tirò in piedi.
“Per
me sbagli.”
“Sara…”
“D’accordo
Aisha!”
Afferrò
le chiavi della macchina e si fiondò dabbasso ignorando
palesemente la Pautasso,
che sbraitava sulla soglia del suo appartamento e mulinava minacciosa
un bastone.
Saltarono
sull’orrore, Sara con una lentezza esasperante,Saliastentò
rabbiosamente di mettere in moto, ma la vecchia Panda non ne voleva
sapere, rimase ostinatamente ferma persino dopo i canonici quattro
tentativi e la consueta imprecazione.
“Te
l’avevo detto!”
“SAAARAAA!
MA perché FAI COSì?
CHE T’HA FATTO?”
“Perché
non devi immischiarti con gli affari del destino, nemmeno se sei una
strega come la sottoscritta!”
“Cazzo!
Proprio adesso una dissertazione filosofica mi devi tirare fuori?
Mettiamola così, se il destino l’avesse voluto
lasciare solo come un cane, me l’avrebbe mandato
letteralmente tra i piedi? Cosa mi dici mo?”
“è
un obbiezione interessante…
Forse chi ha fatto la maledizione prevede che in qualche modo la si
possa rompere…”
“Sara
L’unica cosa che si romperà sarà la mia
testa! Facevo una vita tranquilla e lui ci piomba dentro tipo
tornado,poi arrivi tu e gli rovesci addosso una storia assurda e lui
comprensibilmente reagisce male.
Non
posso lasciarlo da solo in questo stato, lo capisci?
Non
me lo voglio ritrovare sulla coscienza, quindi se sai dove possa essere
andato dimmelo.
Ti
scongiuro.”
La
sua amica annuì.
“Credo
di sapere dove alloggino.”
“Bene
e allora vediamo di andarci alla svelta!”
“Ma
Sara sei sicura?”
“Giuraci!
Mia cugina mi ha dato il tormento perché l' accompagnassi! Dovrebbe essere da qualche parte a presidiare insieme a
quelle esaltate delle amiche sue.”
“Ma
sono pazze!”
“Non
ci piove!”
Erano
arrivate davanti a uno degli hotel più costosi della
città, un posto che loro non avrebbero potuto permettersi
nemmeno nelle loro più rosee aspettative.
“Come
cazzo ci entriamo???”
La
domanda aveva un senso, ma Sara si limitò a sogghignare
malignamente e dopo aver sollevato la gonna fece una breve corsetta
verso una cameriera che stava arrivando in quel momento per iniziare il
suo turno.
Aisha
rabbrividì, sapeva cosa aveva in mente l’amica
quando camminava in quel modo, con quella luce negli occhi, avrebbe
convinto quella cameriera a farle entrare grazie al suo
“fascino” dark, spaventandola a morte e causandole
incubi per i prossimi quindici giorni.
La
corvina iniziò a girare intorno alla poveretta, che strinse
più saldamente a sé la borsetta forse temendo un
borseggio e ignorando che l’unica cosa che le sarebbe stata
rubata di lì a poco sarebbe stata la felicità
,poi si fermò, le appoggiò una mano sulla spalla
e sussurrò qualcosa al suo orecchio.
Avrebbe
pagato milioni per sapere cosa diavolo sussurrasse alle sue vittime,
milioni, perché Sara non falliva mai, i malcapitati
eseguivano qualsiasi suo ordine, anche quello di tagliarsi le vene
seduta stante o di buttarsi da un ponte se li avesse dati.
Come
volevasi dimostrare la ragazza impallidì e Sara le fece
segno di raggiungerla, un problema era stato aggirato.
-Se
non fosse amica mia, avrei paura di lei!-
“Sara,
ma che le hai detto?”
“Fossi
matta! Segreto professionale!”
“Scallonisi!(*)”
“Non
parlare sardo, che vuol dire?”
“Non
te lo dico!”
“Dimmelo!”
“No!”
“Dai!”
“Ho
detto di no!”
Mentre
tenevano questo fondamentale discorso, erano passate tra la security
dell’albergo, senza che nessuno fiatasse, forse per la
presenza della cameriera, forse per l’aspetto di Aisha,
che era praticamente la divisa della cameriera pre
lavoro o per la faccia di Sefarei
che diceva:”Non osate nemmeno pensare che io sia una fan di
quei tre o vi uso come vittime nel mio prossimo rito
satanico!”.
Arrivarono
nella hall lo videro, rannicchiato a terra, con un energumeno che
urlava qualcosa in tedesco a sovrastarlo.
“Cazzo!
ma è proprio sfigato!”
La
finezza di Sara era il suo marchio di fabbrica, ma spezzando una lancia
in suo favore, si può dire che la corvinapartì
subito all’attacco del cerbero, abbaiando qualcosa in tedesco.
-E
quando parla il crucco, fa paura il doppio, ma ora pensiamo a quello.
non
esti
ancora mottu?(**)-
Si
inginocchiò accanto a lui per scuoterlo, ma vide che non era
svenuto, era solo completamente apatico, svuotato, come in preda a un
lutto, ebbe paura.
In
quel momento ebbe una paura fottuta,per lui,per
quello che gli era successo, per come aveva reagito, per il futuro, per
tutto, probabilmente sbiancò, ma si fece coraggio.
-Aisha!
Non svenire! Non farlo!-
Lo
scosse gentilmente.
“Stai
bene?”
Domanda
cretina, ma al momento il suo cervello non sapeva produrre di meglio,
come prevedibile ottenne il silenzio come risposta.
“Ascolta.
Lo so che stai di merda, ma ti prego, dammi un segno di
vita.”
Scoppiò
a piangere, eccoti accontentata Salias…
Cadde
nel panico.
Cosa
doveva fare?
Lo
scosse per farlo tornare alla realtà, luila
guardò spaesato.
“Sono
Aisha,
ti ricordi di me, si?
Quella
del cassonetto.”
Fece
segno di si.
“Sara
è molto brava con le piazzate, ma non potrà
distrarlo in eterno.
Quello
chiamerà la polizia e ci saranno un mucchio di casini,
quindi non puoi rimanere qui,per quanto tu voglia.
Speravo
che Sara avesse detto un mucchio di stronzate, ma i fatti dimostrano il
contrario: non ti hanno riconosciuto
Ti
prego ascoltami e andiamocene da qui.”
Lui
annuì e mormorò.
“Non
mi lasciare…”
“E
chi ti molla? Sara mi ammazzerebbe se lo facessi dopo tutto il casino
che ho fatto per venire qui…”
Lo
aiutò ad alzarsi e lui si appoggiò a lei, come se
fosse del tutto incapace di muovere un passo da solo, per fortuna non
era moltopesante.
-Ma
questo mangia o si nutre d’aria?-
Si
allontanarono e la viola avrebbe scommesso la foto di Sid
che aveva nel portafoglio che il rasta del gruppo li stesse guardando
molto attentamente, come chi cerca di riconoscere una persona, ma non
ci riesce.
-E
il rasta dovrebbe essere suo fratello, gemello, se non sbaglio.
Chiunque
abbia fatto questa accidenti di maledizione non ha considerato questa
cosa, se sia un bene o un male per Bill non lo so, solo Sara potrebbe saperlo…-
Dopo
l’ultimo urlobelluino, che
lasciò interdetto il gorilla, la mora li raggiunse
tranquillamente, come se fosse stata di ritorno da un giro di shopping
e non da un round con un tizio largo almeno il doppio di lei.
“Un
giorno mi devi spiegare come fai….”
“MMMai…”
“Hai
una sigaretta?”
La
voce remota che si introdusse nella loro conversazione le
spaventò, era il ragazzo.
“Ti
reggi in piedi che cerco il pacchetto?
No..
meglio sederci!”
Si
diressero verso una panchina, su cui lasciò andare il moro,
lui cadde come una bambola rotta, Elidocet
e lei cercò ansiosamente le Camel nella borsa.
“Tieni,
eccotela!”
“è
una Camel…”
“Quelle
fumo…”
“Ah…non
sono come quelle di mio fratello.”
Stava
per dirgli:” Ma io non sono tuo fratello!” ma si
trattenne, iniziò a confabulare con Sara per il pranzo.
Optarono
per un posto che Alex avrebbe definito bettola, ma che a loro piaceva,
erano certe che Nana avesse trovato il modo di entrare in cucina,
nonostante le sedia e che si fosse spazzolata tutta la carne.
“Non
nasconderti dietro al fatto che Nana è più
intelligente di te, la verità è che non volevi
infierire ulteriormente su questo poveretto con la tua cucina…”
“Sara,
la tua simpatia mi lascia basita. Ci vediamo stasera.”
“Non
vuoi che rimanga qui?”
“Se
non l’hai notato lui ha paura di te e mi piacerebbe che
avesse almeno una tregua psicologica prima di cavargli qualcosa sul
perché è stato maledetto.”
“La
tua simpatia invece mi incita a prenderla a calci!”
“Posso
ricordarti che se lo facessi la prossima volta che Silvia è
dai suoi la mia cucina sarà chiusa per te?”
“E
se io sfondassi la porta?”
“Ti
romperei in testa quello che ne rimane…”
“Lo
sai che ti voglio bene, Aisha?”
“Si,
te ne voglio anch’io Sara Maria Eleonora…”
“Che
palle! Ho perso la mia vittima odierna…”
Brontolando
la dark si allontanò, lasciandola da sola con il ragazzo,
lei si voltò verso il sedile passeggeri.
“Siamo
arrivati…
Ora scendo e ti lascio uscire…”
“Non
potevi prenderti una macchina con quattro portiere?”
“Mio
nonno mi ha regalato questo e sono fortunata ad averla!”
Scese
dalla macchina, lui la seguì, ancora con
un’espressione assente e non le parlò
più, completamente preso dai suoi poco piacevoli pensieri.
Come
previsto Nana aveva spazzolato tutta la carne, lui si buttò
a peso morto sul divano.
“Non
ho un posto dove andare…”
“Puoi
sempre rimanere qui…”
“Ho
qualche altra scelta?”
“Vivere
come un barbone al parco?”
Silenzio.
“Ok,
scusa. Ho un’altra stanza che al momento è libera,
se vuoi puoi starci tu.
Parleremo
dopo di dettagli più pratici…”
Si
alzò in piedi e l’abbracciò di slancio,
la viola rischiò seriamente il soffocamento e
iniziò a cambiare colore, diventando di un rosso acceso.
“Sono
contenta che tu sia contento, ma ora lasciami, che mi manca
l’aria.”
Lui
assunse una faccia offesa.
“Oddio
scusa! Cioè il fatto è che sei alto, insomma mi sovrasti…ok….
No…aaahh!
Seguimi!”
Consapevole
di aver rimediato una figuraccia, ma contenta di avergli strappato
almeno un accenno di sorriso, gli mostrò la camera del suo
ex coinquilino, lui annuì e lei gli cambiò le
lenzuola, il resto era pulito , avendo fatto le pulizie il giorno prima.
“Benvenuto
al manicomio.”
Lui
abbassò gli occhi, lei gli appoggiò una mano
sulle spalle.
“Sembra
tutto terribilmente brutto, ma io e Sara ti aiuteremo a
risolvere.”
Alzò
un sopracciglio scettico.
“Lo
so che sembra pazza e probabilmente lo è, ma fidati di
lei.”
“Grazie.”
“Prego,
se ti servo sono in camera mia.”
Lui
annuì e lei si diresse in cucina a sistemare il casino che
aveva fatto la gatta e poi in camera sua a leggere un libro per
l’università, ironicamente trattava delle sedute
spiritiche.
Il
pomeriggio passò lentamente, al ritmo dei capitoli del libro
edelle
sigarette che fumava, non era del tutto concentrata, ma quel libro
andava letto.
La
luce si era affievolita e aranciata quando alzò gli occhi e
vide la figura titubante sullo stipite, la cosa che la colpì
fu la somiglianza con pierrot, lei chiuse il volume.
“Posso
entrare?”
“Certo”
Lei
gli fece posto sul letto, lui si stese accanto a lei.
“Vorrei
parlarti, posso?”
“Certo….
Vuoi una sigaretta?”
“No.
Ho pensato a quello che mi ha detto la tua amica.
Alla
m-maledizione.”
Tacque
un momento, sembrava smarrito, non doveva essere facile riordinare le
idee in circostanze così assurde, Aisha
si accese una sigaretta e guardò il fumo disperdersi.
“è
stata la ragazza della lettera.”
“Cioè?”
“Qualche
mese fa, tra le tante lettere che ricevo ne ho trovato una strana, chemi
ha colpito...era un lettera di sfogo, una ragazza con una storia
bruttissima alle spalle e alla fine diceva che si sarebbe suicidata.
Io
non le ho dato peso, non sai quante lettere assurde si ricevono…Però…”
Altra
pausa di silenzio, altra boccata di Aisha,
forse stavano al nodo della questione.
“Però…
Qualche giorno dopo ho visto sul giornale che si era suicidata davvero
e mi sono sentito una merda. Non avevo riconosciuto una lettera vera da
un mucchio di stronzate.
Ci
sono stato male, un paio di volte l’ho anche sognata, forse
avrei potuto fare qualcosa…”
Scoppiò
di nuovo a piangere seppellendo la testa nel cuscino, lei gli
passò una mano tra i capelli, ora qualcosa era
più chiaro, complice il libro che stava leggendo e una
conversazione sul rancore dei morti avuta con la sua strega preferita…
“Senti…mi
dispiace veramente….Io
non so niente della vita di un personaggio famoso, ma so che ci sono
delle ragazze che si inventano le stronzate più assurde pur
di essere notate, tipo la cugina di Sara.
Tu
non potevi saperlo, capisco che tu stia male, tutti reagiamo male
quando la morte ci sfiora, ma questa volta non potevi fare nulla…”
“Grazie,
ma le cose non cambiano…”
“Ascolta,
Sara dice che questa cosa è reversibile…
Diciamo
che ora hai la possibilità di rimediare a ciò che
no hai fatto, di placare i tuoi sensi di colpa.
Allo
stesso tempo è una punizione perché ti priva
delle persone a cui vuoi bene, ma non è per sempre.
Hai
capito?”
Lui
alzò la testa dal cuscino, aveva gli occhi ancora velati di
lacrime.
“Dici
davvero?”
“Non
ti offro una certezza, ti offro una speranza.”
“M-me
la farò bastare…Meglio
di niente no?”
“Esatto.”
Si
sorrisero a vicenda.
In
quel momento la porta si spalancò e Sara entrò
sbraitando che moriva dalla voglia di provare la cucina di Aisha
per cena.
“Silvia
è ancora dai suoi…”
Fu
effettivamente costretta a cucinare, Sefarei
criticò quel piatto di piatta con lo zelo e la
malvagità di un critico gastronomico, anche se Aisha
non era una cuoca e casa sua un ristorante.
Bill
rimase ancora una volta basito e le fece capire a gesti che la
consideravapazza, Salias
scosse la testa sconsolata, quei due erano incompatibili.
Dopo
aver lavato i piatti, Sara l’incaricò di buttare
la spazzatura.
“Sefarei!
ti stai prendendo troppe libertà!”
“Perché
ti serve una guida Salias!
Non puoi vivere nella perdizione!”
“Bavarycoddai(***)”
“Uffa!”
La
viola afferrò il sacchetto e sbraitò a scanso di
equivoci in inglese e italiano:“ Se non torno sappiate che vi
ho voluto bene e punite Sara Maria Eleonora Sefarei!”
“Non
lasciarmi con questa pazza!”
Bill.
“Taci
schizzato! FanculoSalias!!”
Sara.
Scese
le scale fischiettando, uscì
in cortile e si diresse verso i cassonetti della raccolta
differenziata, quando qualcuno la chiamò.
ANGOLO
DI
LAYLA
PRECISAZIONI
:
(*)Che
palle (Sardo)
(**)Non
è ancora morto? (Sardo)
(***)
Vai a farti fottere (Sardo)
La
canzone che canticchia Aisha
è “ Una perfectaexcusa dei
Modena City Ramblers.
Capitolo 3 *** 3) Vorrei Ma Non Posso Ricordarmi Di Te ***
URGENTE:Una
ragazza di nome Elena mi ha scritto una mail tramite EFP, io non riesco a
risponderlea quel indirizzo, quindi le
chiedo cortesemente di
A)Darmi il suo nickname sul sito
che la contatto io.
Oppure
B)Di darmi un indirizzo e-mail a
cui io posso risponderle.
La PREGO DI DARMI UN SEGNO DI VITA IN OGNI CASO (XD)
Comunicazione finita . enjoy the ride XD.
3)VORREI, MA NON POSSO, RICORDARMI DI
TE.
Nella classifica dei dieci momenti in cui aveva
rischiato l’ìnfarto, quello avrebbe potuto
tranquillamente arrivare al primo posto, sentirsi chiamare da un perfetto
estraneo, con un pesante accento straniero mentre, tanto per cambiare, era nei
dintorni di un cassonetto, l’aveva spaventata.
Di brutto.
Strinse gli occhi per vedere meglio, la luce
scarseggiava in quel dannato cortile nonostante le agguerrite proteste della Pautasso e lei non riusciva a vedere bene chi diavolo fosse
l’essere che le si avvicinava sempre più.
-Chi sei, stronzo?Presentati almeno, invece di
avanzare come un serial killer di un film di seconda categoria!
Precisazione Salias: la
vittima prescelta sei tu!-
Afferrò saldamente i sacchi della spazzatura, pensando
che erano un’arma ben poco efficace, ma senza riuscire a muoversi.
Ormai era sotto l’unica lampada che ancora funzionasse
e poté vederlo in faccia, indietreggiò violentemente, rischiando di inciampare
nei suoi stessi piedi.
Era il ragazzo con i rasta, il presunto gemello del
barbone lassù in casa.
-OH cazzo! Cosa vuole questo?-
Incontrò un ostacolo con la schiena, era arrivata al
cassonetto, la sua fuga era finita, senza nemmeno sapere perché fosse iniziata,
ma la paura non era un sentimento razionale, quando arrivava bisognava darle
retta punto e stop.
Lui alzò le mani in segno di resa, lei per tutta
riposta mostrò minacciosa i suoi sacchetti, sentendosi una perfetta idiota, lui
attaccò a parlare in tedesco, lei ovviamente non capì nulla.
Silenzio.
Un silenzio pesante che si tagliava con il coltello,
lui sembrava stesse aspettando una risposta alla domanda che probabilmente le
aveva rivolto prima, peccato che lei non l’avesse afferrata per niente.
Il biondo iniziò a irritarsi, Aisha
depose i sacchetti e a gesti gli fece capire di aspettare un’attimo,
che doveva chiamare qualcuno.
Cercò il suo povero cellulare e chiamò casa, rispose
Sara, DeoGratias.
“Sara, sono io.
Scendi alla velocità della luce!”
“No, sto tormentando questo poveretto, non puoi
togliermi il divertimento!
Ti giuro! S’impressiona per tutto! Gli stavo
raccontando di quando ho fatto venire le convulsioni a…”
“SARAAA!!!! UNO: PIANTALA.
DUE: SCENDI SUBITO! SE TI HO DETTO DI
SCENDERE, SCENDERE DEVI!
NON STO SCHERZANDOOO!”
Chiuse il display del telefono con uno scatto secco,
sotto lo sguardo stralunato del rasta.
“E che cazzo, non mi considera mai nessuno! Ma tanto
con te che ci parlo a fare? Non mi capisci!”
Tirò fuori una sigaretta, se la accese e iniziò a
misurare il cortile a passi nervosi, dove cavolo era Sefarei?
Un quarto d’ora dopo la dark scese, allegra e
pimpante, Salias la trucidò con lo sguardo.
“alla Buon’ora!”
“E questo chi è?”
“Uno che parla tedesco! “
“Ci penso io.”
Super Sara entrò in azione, mentre i nervi della viola
lentamente si calmavano, era stato un giorno denso di avvenimenti, che l’aveva
stravolta,un conto era leggere di avvenimenti soprannaturali tranquillamente
svaccata in poltrona con una scatola di cookies a
disposizione, un conto era trovarcisi in mezzo.
I due confabularono per un po’ e la indicarono un paio
di volte, quanto avrebbe voluto sapere cosa si stessero dicendo…
“Allora Sara? Cosa vuole?”
“La tua considerazione sull’imperizia di chi ha
eseguito questa maledizione era esatta.”
“Lieta di saperlo, se mi va male l’uni, apriamo
insieme uno studio di fattucchiere?”
“Devo declinare il tuo cortese invito.”
“Sara… finiti i
salamelecchi, vogliamo continuare?”
“Oh giusto! Questa conversazione sta assumendo toni
surreali.
Lui è qui perché vuole sapere di Bill, gli sembra di
conoscerlo, ma non riesce a ricordare chi sia.”
“Cosa si fa?”
“Gli ho dettoche
quando lo sapremo anche noi, mi sono inventata che ha perso la memoria, lo
avviseremo.”
“si e digli che se lui si ricordasse qualcosa, noi
siamo qui.”
“Non posso farlo! Non so quali possano essere le
conseguenze se lui se lo dovesse ricordare a maledizione non infranta!”
“Viviamo pericolosamente! Tu diglielo! Se il fato ha
fatto le cose a metà forse era perché non poteva, voleva rompere questo
legame!”
“Salias ho finito di
catechizzarti sulla magia, stai diventando un’avversaria formidabile.”
“Sono lesa non scema!”
Si voltò verso il rasta e tradusse la richiesta della
viola, lui annuì e aggiunse qualcos’altro, la corvina iniziò a imprecare.
“Cosa c’è?”
“Vuole vederlo!”
“In che stato l’hai lasciato?”
“Cioè? Che cosa pensi salias?
Che l’ho violentato per caso?”
“Sei una scema Sefarei!
Pensavo che se Bill dormisse e non potesse vederlo, non rischieremmo nulla ,
no?”
“Uhm…Fila…E va bene SAlias, glielo faccio vedere, quando sono scesa gli avevo
appena dato un sonnifero”
“Eh?”
“Naturale, una delle mietisane!”
“Oh mio dio! Quando questo se ne andrà dovrò
controllare che il mio nuovo coinquilino non sia morto!”
La dark fece una smorfia,poi si voltò verso il rasta e
gli fece rabbiosamente cenno di seguirla, Aisha si
sbarazzò della spazzatura e li raggiunse.
“Ma non c’è un ascensore in questa casa?”
“No, coso. Accontentati.”
“Non mi chiamo coso! Mi chiamo Tom!”
“è uguale coso!”
Sara si accorse che lui era esasperato, sogghignò
soddisfatta evide che anche Aisha ridacchiava, senza aver capito una parola.
“Ma lei capisce il tedesco?”
“Aisha? No!
Come ci avete trovate?”
“Ho chiesto in giro, per me non è poi così tanto difficile….”
Alzò le spalle, divertita.
“Eccoci arrivati, questa è casa di Salias.”
Entrarono tutti e tre, Sara lo porto nella ex camera
di Alex, Bill era già a letto, era probabilmente crollato come un sasso e il
rasta rimase a lungo a guardarlo sullo stipite della porta.
Mosse qualche
passo verso il letto, poi tornò indietro e tirò una manata non tanto forte alla
parete.
“Cazzo! Perché non mi ricordo chi è? Eppure…
Eppure sono così sicuro di conoscerlo….se
solo me lo ricordassi.
Se solo me lo ricordassi!”
“Ora non è ancora il momento, ma a tempo debito saprai
chi è.”
“Non capisco.”
“Non l’ho detto perché tu lo capisca, ma perché tu lo
sappia.
Accontentati e vattene!”
“Chi cazzo sei tu? Il padre eterno?”
“Piantala di urlare, coso! SE lo svegli sarà un casino
e te la vedrai con me e nessuno vuole vedersela con me.” sibilò a bassa voce.
“IO non sono Salias,
ricordartelo.
Io detto le condizioni e non ammetto deroghe, se ti ho
detto che te lo faremo sapere, lo faremo, lasciaci solo gli estremi per
contattarti.”
Seppe di averlo intimorito quando lui tirò fuori una
penna da chissà dove e rimediò un pezzo di carta su cui scrisse qualcosa.
“Ecco i tuoi estremi.”
“Bravo bambino!
Ora saluta Aisha e va a
casa.”
“Stronza.”
“oh yeah!”
Salutò la viola e uscì da casa loro, Sara si sentiva
vagamente in colpa, era stata unpo’ stronza con quel
ragazzo.
-Un po’???- Urlò la sua coscienza.
Era stata molto stronza con quel ragazzo, ma aveva le
sue buona ragioni, aveva imparato a sue spese a fidarsi delle sue sensazioni ed
era sicura che, checché ne dicesse Salias, che non
era ancora il momento che Tom ricordasse chi fosse Bill.
Con ogni probabilità sarebbe successo prima della
rottura della maledizione, ma ora era troppo presto, se davvero avevano a che
fare con il rancore di un morto, era meglio andarci cauti per la sicurezza di
Bill .
I morti raramente avevano pietà se maledivano.
Sentì qualcuno che lo scuoteva poco delicatamente e lo
chiamava, aveva un’accento diverso da quelli che
conosceva, si chiese per un’attimo chi diavolo fosse,
poi lo realizzò e ne ebbe conferma quando vie due occhi verdi che lo guardavano
preoccupato.
Focalizzò anche una chioma di un’improbabile viola e
seppe che era lei, Aisha, la ragazza del cassonetto,
l’unica che al momento si preoccupava per lui.
“Cosa c’è?”
Biascicò con la bocca impastata, non ricordava di
averci mai messo così tanto a svegliarsi, dopo essersi addormentato da poco.
“Cristo! Sei sveglio! Credevo che quella demente di Sefarei ti avesse ammazzato con una delle sue pozioni!”
Ecco spiegato l’arcano, dannata dark che lo trattava a
pesci in faccia!
Si mise a sedere in qualche modo e accettò il
bicchiere d’acqua che gli porgeva Aisha, per quanto
fosse innegabilmente strana quella ragazza era l’unica su cui potesse in
effetti contare.
“Dio! Ma perché mi odia tanto?”
“SE fosse così facile capirlo non si tratterebbe di
Sara, quando si parla d lei finiscono sempre in ballo cose come la vita o il
destino.
In ogni caso, se ti offre una “pozione” vedi di
metterti vicino a un vaso e appena si voltasvuotaci dentro l’intruglio, io non ho mai capito cosa diavolo ci
metta.”
“Questi consigli sono surreali.”
“Pensi che un consiglio normale possa adattarsi a Sara
o a questa situazione?”
Dovette darle ragione, si guardò intorno, aveva la
sensazione che fosse successo qualcosa di cui doveva essere informato, ma cosa?
Ebbe un intuizione, qualcosa gli sussurrò che Tom era
stato lì e quelle due non glielo avessero fatto vedere e la rabbia prese
possesso di lui.
“è stato qui..”
“Chi?”
L’espressione di Salias non
lo ingannò, lo stavano prendendo in giro.
“Lo sai benissimo! Perché non me lo avete fatto
vedere?”
“Perché dormivi e perché secondo Sara sarebbe stato
pericoloso”
“Sempre Sara! Perché vi siete intromesse così?
Io non credo a questa cosa!”
“Puoi non crederci, ma è un dato di fatto che questa
cosa esiste.
Non mi sono messa d’accordo con tutti per far finta
che non esisti!”
“accidenti a te, perché vi siete messe in mezzo?
Avresti dovuto lasciarmi in quel vicolo!”
“puoi ritornarci! Non mi sembra che tu sia in catene!”
Uscì dalla sua camera sbattendo la porta.
Perfetto,l’aveva fatta incazzare, la mattina dopo,
sbollita la rabbia si sarebbe scusato.
Quella mattina uscì di casa di pessimo umore, avrebbe
voluto preparagli quelle accidenti di frittelle che,stando al giornali per
mocciose,suo fratello adorava, ma dopo
l’uscita della sera prima poteva arrangiarsi.
Arrivò in università macinando rabbia, non degnò Sara
di uno sguardo e si fiondò in aula borbottando.
“Litigato con il crucco Salias?”
“Zitta Sefarei che devo
seguire la lezione!”
Riuscì a tenerla a bada fino a che il professore smise
di parlare, pi non ci fu più scampo, la dark voleva sapere i particolari.
Iniziò il racconto mentre metteva via rabbiosamente il
quaderno e l’astuccio e stava ancora parlando quando arrivarono in prossimità
delle scale.
Le aveva completamente rimosse, lo testimoniò il fatto
che come nei suoi peggiori incubi appoggiò il piede sul vuoto e lo realizzò
quando ormai era troppo tardi per evitarlo.
-Cazzo!-
Fu una caduta spettacolare che vide mezza università e
lei ne era l’ infelice protagonista, aveva saggiato con ogni parte del corpo
tutti gli spigoli dei gradini.
Quando finalmente si fermò, un crack le annunciò che
la sua caviglia aveva dato forfait.
-Merda! Sono nelle mani di Sefarei
ora! Addio mondo!-
Bill si era alzato tardi, ancora vagamente di pessimo
umore e aveva trovato la casa deserta, l’unico essere che si era degnato di
lanciargli un’occhiata era stata la gatta, della viola nessuna traccia.
Vide il biglietto e lo stava per leggere quando il
telefono iniziò a suonare minaccioso, chissà perché era pronto a scommettere
che fosse Sara.
“Pronto!”
“Ciao!”
Era lei.
“Senti siamo in ospedale, vienici a prendere!”
Sgranò gli occhi, in sottofondo si sentiva Salias urlare come un’indemoniata:”Allontana quella cazzo
di siringa da me! non farò un fottuto prelievo! Vatteeeee!!”
“Cosa è successo?”
“Salias è caduta dalle
scale!”
Meraviglioso….Cos’altro
sarebbe successo ancora?
ANGOLO DI
LAYLA
Sono di
megafretta, quindi ringrazio Fragolottinaper aver
recensito e Ramona37 per avere
messo questa storia nei preferiti^^.
Capitolo 4 *** 4)Tra Ospedali, Negozi E Deliri ***
4)TRA OSPEDALI, NEGOZI E DELIRI
Arrivò in ospedale
maledicendo senza sosta la macchina della povera sarda, non aveva mai visto un
veicolo così ostinato, testardo, umorale e complicato, ironicamente si ritrovò
a pensare che aveva delle somiglianza con la sua proprietaria.
Era riuscito a
farla partire dopo quattro tentativi e una bestemmia, per poi ritrovarsi a
combattere contro marce riottose che non volevano sapere di entrare edegli ammortizzatori ormai al’ultimo stadio
della loro vita, poteva giurare che il San Cristoforo della medaglietta del
nonno di Aisha gli stesse sorridendo maligno o peggio
che lo stesse deridendo.
La parcheggiò
senza tanti riguardi e corse al pronto soccorso, dove il suo peggior incubo era
appoggiato allo stipite della porta, con un’espressione furiosa.
“Alla buon’ora! ti
davo per morto!”
“è difficile
guidare una macchina antidiluviana!”
“Povero il mio
bambino viziato! Scendi sulla terra, non tutti guidano un bel macchinone di
lusso.
Aisha ha quella e ringraziamo il cielo che ce
l’abbia, in motorino sarebbe stata dura portarla a casa!”
“Come sta?”
Un urlo belluino
rispose alla sua domanda.
“Vattene ti ho
detto! Via! Sciò! Raus!!!!”
“Ma signorina Salias! È opportuno che si faccia un prelievo! NO! Metta
giù la stampella o la sediamo!”
“Allora! Io ho
provato a convincerla, ma non ci sente! Ora tocca a te!”
“A me?”
“E non guardarti
intorno Bambi con la criniera leonina! Con te parlo!”
“E come faccio?”
“Ti vanti di avere
un grande carisma? Bene! Usalo su Salias e tutti ci
prostreremo ai tuoi piedi come prima che ti cancellassero!”
“Stronza!”
Entrò a grandi
passi e seguendo le urla, la trovò seduta su una sedia, con una gamba ingessata
e con una stampella in mano che mulinava su qualsiasi essere umano che tentava
di avvicinarsi a lei, quando lo vide ebbe paura che gliela rompesse in testa.
“TU!!”
Stampella puntata
contro di lui.
“Io….”
“è tutta colpa
tua! Crudele! Scusati almeno!”
“E perché?”
“Perché stavo
parlando di te!”
“Per ieri sera?
Ascolta..Avevo i nervi a pezzi. Questa è una situazione assurda! Non so come
gestirla!”
“Io invece ci
sguazzo in queste situazioni! In camera mia c’è appeso la laurea in gestione
situazioni assurde e arginamento e risoluzione di maledizioni controverse,
rilasciata a Hogwarts e firmata da Silente prima che
schiattasse!”
Scoppiò a ridere,
i paragoni di quella ragazza erano sempre decisamente assurdi, come se vivesse
nel mondo parzialmente o in un mondo tutto suo.
“Ascolta… Scusa, davvero!
Fortuna che sto a
casa tua, ti ringrazio dell’aiuto…”
“Ma?”
“Metti giù quella
stampella e fatti fare il prelievo.”
“Ma sverrò e Sefarei mi prenderà per il culo finche muoio!”
“Se svieni ti
sostengo io e a quella stregaccia non dirò nulla. Giuro!”
“Mamma che
figura!”
In un’attimo era tornata quasi del tutto in sé, che razza di
personalità multipla aveva?
“Già.”
“Maledetti siano i
miei nervi! Non è che mi terresti la mano mentre quel segaossi
mi buca?”
“Come mai una come
te va fuori di testa quando deve farsi fare un prelievo e fa un casino
assurdo?”
“Perché sono umana
e ho le mie paure!”
Non si accorse che
le avevano allacciato il laccio emostatico.
“Stringa i pugni!”
Strinse senza
pensarci.
“Sto sempre male
dopo. Una volta mia madre mi ha accompagnato e io dopo sono caduta come una
pera cotta. Svenuta
Mi ha preso in
giroper anni, quella stronza.”
Si voltò e vide il
sangue che passava dall’ago alla canula e poi alla
provetta, impallidì vistosamente, lui le strinse più forte la mano e continuò a
farla parlare fino a che non finì, poi lei glicrollo graziosamente in braccio.
L’infermiere lo
ringraziò e poi la fece distendere, se l’era cavata….
Una mezz’oretta
più tardi lui e Sara stavano aiutando Aisha a salire
in macchina.
“Crucco…adesso aiutiamo Salias ad
arrivare al suo appartamento,poi io e te andiamo a fare shopping, hai bisogno
di roba.
Quanto hai nel
portafoglio?”
“Innanzitutto io
mi chiamo Bill, accidenti a te!
Ho 500 euro nel
portafoglio, sono troppo pochi per fare shopping!”
“Fly down baby and sciv the
sass!!”
“Cioè?”
“Vola basso cocorito! Non andiamo da Gucci o da altri succhiasangue del genere, ci facciamo una bella spesa
proletaria, con vestiti economici e tutto quello che ti può servire e non si
discute.
Poi dovrai
trovarti anche un lavoro, rassegnati.”
Non era mai stato
meno contento di andare a fare in shopping in vita sua.
Sara era
discretamente di pessimo umore, gestire le crisi isteriche di Salias era spossante, soprattutto perché esplodevano con la
violenza di un temporale e con la stessa rapidità finivano per scomparire.
Non erano dannose,
non erano distruttive, ma era difficile rimanere calmi e non fare nulla che
potesse avere ripercussioni anche dopo la crisi.
In fondo avrebbe
dovuto ringraziare quel ragazzo imbronciato che sedeva accanto a lei, se non
fosse stato per lui sarebbe stata ancora all’ospedale a pensare a come calmare Salias, ma maltrattarlo le dava troppa soddisfazione.
Parcheggiò la
macchina e scese,
“Bene, ora dammi
una mano a scaricare Aisha.”
“Fortuna che non
capisce il tedesco.”
“Non parlare di me
come un pacco, strega comanda colore!”
“Ma?”
“Come ho fatto a
capire il tedesco? Non l’ho capito infatti, ma conosco te Sefarei!”
“Bene…Allora ti annuncio che questo baldo cavaliere ti porterà
fino all’appartamento?”
“COOSA?!”
Perfetta ed
incredula sincronia italo- sardo- tedesca, quei due avevano sgranato persino
gli occhi nello stesso istante.
“Salias, dolcissima e stordita regina del paese delle lese
come pensavi di arrivarci? Con le stampelle? Hai mai pensato che un’era
geologica avrebbe potuto finire più velocemente?”
Aisha la fulminò con un’occhiata terrificante,
degna del suo amato Marylin.
“E tu, caro il mio
Goku anatomico pensi che ti abbia chiamato solo per le tue doti da oratore? Nein, caro! Avevo bisogno della tua scarsa forza!”
Il moro non disse
nulla, fu la viola a parlare a scoppio ritardato.
“Sara Maria
Eleonora, sai che sei pericolosamente vicina a essere uccisa per sfondamento
del cranio tramite stampella? Non ho mai visto una come te!”
Il moro, che non
aveva capito nulla, annuii per solidarietà e Sefarei
sospirò.
“Ok Scusate! Bill
non è che mi aiuteresti a trascinare Aisha fino a
casa sua per favore?”
Il moro la
ricompensò di un’ampio sorriso soddisfatto e Sara
notò che aveva un sorriso semplicemente terrificante, abbagliante come quello
di una pubblicità, persino Salias post crisi ne era
colpita.
In ogni caso
arrivarono al dannato appartamento e dopo aver messo la viola a riposo sul
divano, le misero attorno i generi di prima necessità, tra cui almeno un paio
di pacchetti di Camel e su sua richiesta ficcarono nel lettore un dvd con
almeno tre film di Fantozzi.
“Bene Goku!
Andiamo a la guerre!”
Lui grugnì
qualcosa e la seguì.
Saltarono di nuovo
in macchina.
“Hai una sigaretta?”
“Guarda nello
sportello del vano del cruscotto, SAlias si dimentica
lì i pacchetti mezzi finiti.”
Lui aprì docile e
tolse una Marlboro da un pacchetto che sembrava essere lì da una vita o due, Sefarei sorrise, lui la guardò interrogativo mentre si
accendeva la stizza.
“Quel pacchetto è
lì da quest’estate…se l’è preso quando siamo andate
in Sardegna dai suoi…”
“Ma perché?”
“Perché lei fuma
le Camel di Solito, ma quando le succede qualcosa di bello o insolito va subito
a comprare un pacchetto di Marlboro perché è con quelle che ha iniziato a
fumare, come a premiarsi..
È una
stramaledetta e stracomplicata questione affettiva.”
Lui annuì poi si
appiccicò al vetro come un bambino, stavano passando nella via dello shopping più
sfrenato.
“Non ci possiamo
fermare?”
“NO, ti è sfuggito
il punto della questione! Non stiamo andando a riempire un buco del tuo
mastodontico guardaroba, ma a crearne uno!
E a comprare
quelle cose, tipo trucchi, salviette, shampoo etc…”
Lui mise il broncio
e non lo tolse fin quando non arrivarono a un centro commerciale abbastanza
anonimo, solo allora un sorrisino affiorò sul suo faccino e Sara capì.
Era iniziata la
vendetta di Bill Kaulitz.
La trascinò in
ogni negozio, si provò qualsiasi cosa, dai capi sportivi ai completi gessati,
se non fosse apparso ridicolo si sarebbe provato anche i capi da donna e da
bambini, solo per irritarla e ci stava riuscendo.
Tamburellava le
unghie su qualsiasi superficie, spostava continuamente il peso del corpo da un
piede dall’altro e guardava speranzosa tutti quelli che si dirigevano verso
l’uscita, come a implorare di essere salvata.
“Come mi sta?”
Lui sorrideva
angelico e lei non sapeva far altro che mormorare senza energia:”Bene.”, mentre
lui saltellava verso altri capi.
Chiuse gli occhi e
le venne da piangere, era la vendetta di tutti quelli che aveva maltrattato,
preso a male parole, a pesci in faccia, era l’avverarsi di tutte le loro
maledizioni, era un castigo divino.
Quel tedesco era
il suo personale castigo, un’essere mandato dal fato
contro di lei.
Si mise una mano
sugli occhi e iniziò a pregare che finisse presto, era più di quello che
potesse sopportare.
Era adagiata sul
divano con la grazia di una balena arenata su una spiaggia, la gamba ingessata
era distesa e poggiava su un cuscino posto sopra il tavolo.
Aveva il
telecomando in mano e disposti intorno a lei c’erano un posacenere a forma di
dado, un accendino, un pacchetto di Camel, una scatola di cookies
e una bottiglia di birra, ai suoi piedi si poteva ammirare la confezione da sei
da cui proveniva la bottiglia.
Era in perfetto e
totale relax, sullo schermo scorreva uno dei film della saga di Fantozzi, che
lei adorava e Nana faceva le fusa acciambellata sulle sue gambe, eppure….
Eppure….
Era preoccupata!
Aveva lasciato che
quei due uscissero insieme ben sapendo chi fosse Sara Sefarei,
lei era prima di tutto un’anarchica terrorista, una che aveva sempre idee del
tutto differenti dalla massa.
Ricordava
benissimo come l’aveva conosciuta, erano entrambe in seconda media, erano
compagne di banco ed erano entrambe isolate,Sara sembrava avere un’immotivata e
invisibile barriera attorno a sé, lei invece era semplicemente la straniera,
l’immigrata appena arrivata dallaSardegna.
Pochi banchi
davanti ai loro in malinconica ultima fila si stava svolgendo un’animata
discussione su chi fosse meglio sposare fra Nick Carter dei BackstreetBoys e Cesare Cremonini dei Lunapop,
entrambi avevano assatanate sostenitrici e tutto rischiava da un momento
all’altro di finire in rissa.
Lei aveva guardato
quella strana ragazzina dai capelli rosso sangue, pallida come una bambolina e
capace di metterla terribilmente in suggestione e aveva sussurrato:”Tu per chi
tifi?”.
Lei non aveva
risposto, si era chinata a prendere un diario rigorosamente nero e vi aveva
fatto scivolare fuori una foto che ritraeva un uomo pallido e truccato che le
guardava con due occhi chiarissimi.
“IO tifo per lui!
Si chiama Marylin Manson, è un satanistae io lo s po s e r ò.”
Aveva
pronunciato’ultima parola con la sicurezza di chi è certo che un progetto si
avvererà.
“E tu, Salias?”
Aveva intuito di
essere a un nodo cruciale e aveva tirato fuori ildiario a sua volta, mosatrandole una foto di
Bob Marley che aveva faticosamente ritagliato da un vecchio giornale.
“Ottima scelta! Ti
avrei picchiato se avessi detto uno di quei due idioti!”
Questa era Sara,
ora non aveva più i capelli rossi, non proclamava baldanzosa il suo prossimo
matrimonio con Marylin Manson( anche se aveva avuto più di un fidanzato che lo
ricordava in maniera inquietante),ma aveva mantenuto lo stesso quella capacità
di incutere timore e lei le aveva affidato quel poveretto…
Sarebbe tornato
sano di mente?
Ricordava
benissimo cosa era successo a suo cugino Elia la prima volta che aveva portato
Sara sull’isola d’estate, erano finiti in una grotta insieme e da allora lui
non era più stato lo stesso.
Era diventato un
povero diavolo pallido e ansioso che sobbalzava per un nonnulla, aveva paura
persino della sua ombra.
Aisha era certa che quando la Rowling creò Lord Voldemort doveva avere in mente qualcuno tipo Sara e idem ToruFujisawa quando disegnò Kanzaki.
“W gli scleri, eh SAlias?”
Mormorò più a se
stessa che ad altri, Nana la guardò divertita.
“NO ascoltami, hai
presente che quella me lo riporta apezzi?”
Nana si rimise a
dormire come a dire che ormai il danno era fatto e recriminare era inutile.
“Riprendo a
guardare il film, ho capito! Dannata sapienza felina!”
Poco dopo la porta
si aprì e un soddisfatto Bill saltellò in camera, mentre una distrutta Sara la
salutò dalla soglia e poi si ritirò stremata, Nana rincorse il ragazzo curiosa.
La birra le andò
di traverso, l’ordine naturale delle cose era stato turbato, chi era quel
ragazzo?
Lo sentì
canticchiare qualcosa in tedesco nella ex camera di Alex, al ritmo del rumore
dei sacchetti scartati e delle ante dell’armadio aperte e richiuse.
-Ma quanto ci mette???-
Dopo una
mezz’oretta buona riemerse dalla camera e si sedette accanto a lei, che bloccò
il film.
“Voglio sdraiarmi…”
“Non posso farmi
più in là…sei schifosamente alto.
Mettici un cuscino
e puoi mettere la testa dove pensi.”
Cercò di non
arrossire, data la sua innata timidezza.
“Il cuscino è
scomodo!”
“Ma piantala! Non
siamo fidanzati e nemmeno amici di lunga data!”
“Ci sono ragazze
che pagherebbero per quest’onore lo sai?”
“Non in questo
universo parallelo…”
Lui, abbacchiato,
mise un cuscino in grembo a lei e si sdraiò.
“Allora uomo…Come hai fatto con SEfarei?”
“Segreto
professionale cara mia!”
Si frugò nelle
tasche della camicia nera e ne cavò un pacchetto di Marlboro.
“Le hai comprate
finalmente!”
“Già….”
Pausa di silenzio.
“è vero quello che
ha detto Sara?”
“Cioè?”
“Che mi devo
trovare un lavoro.”
“Si, per colpa di
questa gamba sono in malattia e comunque anche prima che arrivassi tu cercavo
un coinquilino.
Da quando lui se
ne è andato faccio fatica ad arrivare a pagare l’affitto.”
“Cosa posso fare?”
“Bho! Non sai nemmeno l’italiano..
L’unica cosa che
mi viene in mente è che tu chieda aiuto a Sara.”
Rischiò di soffocarsi
con il fumo.
“Cosa hai in
mente?”
“Lei suona il
piano in un locale e cerca una voce solista che canti con lei.”
“Ma è Sara! E poi
devo tornare a cantare senza di loro…”
“è per loro che lo
stai facendo.
Prima ti adatti,
prima ritorni.”
Lui rimase comunque
triste e lei iniziò ad accarezzargli i capelli, come se si trattasse di Nana.
“Vuoi ridere?”
“provaci.”
“Ti sei mai
chiesto perché mi chiamo Aisha?”
“In effetti è
bizzarro come nome per un ‘italiana…”
“Già bizzarro…ma ricordati che quello che ti dirò non deve
uscire da qui.
Io avrei dovuto
chiamarmi Rita, come mia nonna materna, mia madre aveva praticamente obbligato
mio padre ad accettare il nome.
E quando vuole mia
madre sa essere più perentoria di un dittatore.
Dunque immaginati
mio padre che parte in macchina per andare all’anagrafe, conscio che se sua
figlia non si chiamerà Rita lui passerà i prossimi tre mesi a dormire nella
cuccia del cane.
È sobrio, nel
pieno delle sue facoltà mentali, con un spada di Damocle che gli pende in
testa.”
“ E come sei
finita con tutt’altro nome?”
“Qui entra in
gioco mio nonno, Gavino, il proprietario della Panda, che allora era da poco in
pensione e non aveva nulla da fare tutto il giorno, se non fare il corvo sul
terrazzo.
Intercettò mio
padre e lo obbligò a fermarsi.
Lui, anima
candida, scese e si ritrovò a bere una bottiglia di mirto con mio nonno,
brindando alla mia salute.
La finirono tutta,
capisci?
Tutta!
Quando uscì di
casa non sapeva più nemmeno come si chiamasse, figurarsi come mi sarei dovuta
chiamare io.
Era in delirio,
allora accese la radio e iniziò a pensare, ma nulla, i suoi neuroni erano in
coma etilico.
All’improvviso
sentì la voce di Youssou n’Dour
o di uno che ci assomigliava che sbraitava qualcosa di simile ad Aisha alla radio e decise di chiamarmi così seduta stante.
Entrò in comune
come un pazzo, diede il nome e poi corse di nuovo fuori a vomitare tra i
cespugli.
Quando mia madre
lo venne a sapere diede letteralmente di matto e credo che attuò la minaccia,
la mami è una donna di parola…”
Scoppiò a ridere,
lei cercò di non arrossire ancora di più, i monologhi non facevano per lei, se
si accorgeva che colpiva qualcuno si imbarazzava e perdeva il filo e quella
inoltre era una dannata storia di famiglia che non aveva raccontato a nessuno,
escluse Eli e Sara.
“Ma voi siete
matti!!”
“Taci tu! E
ricordati che domani devi parlare a Sara!”
“Grazie Aisha!”
“Prego…credo che questo sia il primo grazie autentico che
sento da due giorni a questa parte!”
Scoppiarono
entrambi a ridere.
ANGOLO DI LAYLA
Per prima cosa
devo ringraziare Jaheira per leggere questa storia
assurda in anticipo e per l’aiuto che mi dà per il sardo di Aisha,
in pratica mi sta dando lezioni di sardo!
Grazie socia!!
Passiamo alle
recensioni:
fragolottina,Tutto risolto XD!
Ho anche pubblicato e passato l’esame XD! Spero che questo ti piaccia ^_^.
Grazie per essere
svenuta a stanarmi, sono commossa ç_ç!
Alla fine doveva
essersi addormentato senza accorgersene, stremato dall’essersi vendicato di
Sara Sefarei perché si svegliò per lo squillo
insistente del telefono, perché Aisha non rispondeva?
Ah, si, perché si
era rotta una gamba e così toccava a lui andare….
Si alzò e sgranò
gli occhi.
La sarda stava
piangendo coma una fontana!
“Tu-tutto bene?” azzardò timido.
“Spostati e
rispondi al telefono!!”
“Ma…”
“Cazzo!”
Bloccò di nuovo il
film.
“Te lo spiego
dopo, ora tu rispondi e non ti preoccupare.”
Lui si avviò
incerto verso il cordless, schiacciò un bottone e una voce iniziò a parlare in
italiano, lui rimase in silenzio e ritornò verso Salias.
Lei sbuffò,
afferrò il telefono ancora con le lacrime che le scorrevano sulle guance e
mormorò qualcosa, poi iniziò ad alterarsi e schiacciò con forza il pulsante di
fine chiamata.
“Cosa è successo?”
“Sta per succedere
una catastrofe!”
“Oh gott!”
“Mi ha chiamato la
coinquilina di Sefarei, ha detto che è appena partita
per venire da noi!”
Si prese il volto
tra le mani.
“Aaaishaaa…”
“Eeeehhh….”
“Perché piangevi
prima? se quella viene ad ammazzarci voglio morire con questa curiosità
soddisfatta.”
“Hai mai visto “Buffy”?”
Lui rimase
interdetto.
“Si, forse qualche
volta….”
Lei sbuffò.
“stavo vedendo
l’ultimo episodio dell’ultima serie quando quel genio di Spike si sacrifica per
salvare tutti.
La sua eroica
morte mi strappa sempre qualche lacrima e qualche imprecazione contro quella
merda di Angel! Perché non è morto lui? Così lui faceva il fottuto martire e
moriva circondato da quell’aura di eroe che ama tanto e Spike poteva rimanere
con la sua buffy!
Aaah!! che uomo inutile che è Angel!”
Il suo sfogo
sconclusionato lo lasciò a bocca aperta, come sempre quella ragazza l’aveva sorpreso….
“Chiudi la bocca
che sennò ci entrano le mosche….e pensa che Sara
giunge al grido di “Vendetta, tremenda vendetta!”!”
“Non me lo ricordare…. È lei la mia vera maledizione…”
“Hai fatto una
battuta!”
“E allora?”
“Allora stai un
po’ meglio…”
Doveva ammettere
che aveva ragione, lentamente stava iniziando a non pensarci e a cercare di
vivere in quella “dimensione” per vedere se poteva contrastare in qualche modo
quella maledizione.
“Già forse.”
il trillo
furibondo del campanello li interruppe, deglutirono, era Sara senza ombra di dubbio…
Rispose al
citofono.
“pronto?”
“Sono la zia Sara,
bambini!”
Arrivò troppo
velocemente, in un attimo aveva già fatto irruzione nell’appartamento con
un’inquietante sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
“Amori!!! Vi
cucino io la cena!”
Sbiancarono tutti
e due, Aisha mollò addirittura il telecomando.
“Ti prego non
farlo!”
“Ma perché scusa?
Tu non puoi cucinare e lui non sa farlo!”
La viola gli
scoccò un’occhiata supplice, lo stava pregando di dire che sapeva cucinare, ma
lui non sapeva nemmeno da che parte prendere in mano una padella.
Iniziò a sudare e
Sara a sogghignare.
“Visto salias?”
Tremarono
entrambi, ma fu inutile, Saralo fece
sedere accanto all’amica e si fiondò in cucina, la viola si strinse a lui
affondandogli la testa nell’incavo delle spalle, gemendo.
“Lei non ha mai
cucinato.
Mai.
Quando Silvia, la
coinquilina, va dai suoi viene da me a scroccare pranzi o cene…”
“Dai…non può avvelenarci, vero?”
Il silenzio della
ragazza fu eloquente, perché non avrebbe potuto farlo in fondo? Lei era Sara,
la pazza satanista della situazione e se Bill avesse saputo che a dodici anni
era convinta che avrebbe sposato Marylin Manson non avrebbe esitato a imitare Salias che non aveva smesso un attimo di lamentarsi.
“SAlias…scappiamo?”
“Certo! Per me è
possibile scappare come allo sfigato della classe copiare agli esami!”
“Giusto, la gamba!
Ma dovevi proprio rompertela?”
“Tu non lo sai ma
lanciarmi dalle scale è il mio hobby segreto!”
“ E se ti caricassi
sulle spalle?”
“Vuoi finire
all’ospedale?”
“Non abbiamo scampo…”
“Si…Senti se io morissi e tu dovessi sopravvivere non
lasciare mai che mio fratello metta le mani sulla mia roba o sulla mia macchina…piuttosto brucia tutto…”
“Perché?”
“Perché mio fratello
è il più devastante dei rompicoglioni, io e lui non ci siamo mai sopportati….Quando sono arrivata a casa dall’ospedale ha
chiesto ai miei se non potevano portarmi al canile e crescendo è peggiorato.”
“BAMBINIIII! E’
PRONTO!!!” Gorgheggiò una voce.
Era arrivato il
momento del loro destino.
Sara fischiettò
allegra le prime note di “Bella ciao”, mentre rimestava qualcosa sul piano
della cucina, aveva raggiunto il suo scopo, grazie all’involontaria
collaborazione della viola: terrorizzare Bill Kaulitz,
nonché vendicarsi.
La dark sapeva
cucinare, se la cavava discretamente bene, solo che spesso era troppo pigra per
farlo e preferiva passare per un’incapace totale piuttosto che per quella da
chiamare ogniqualvolta che servisse una cuoca.
In ogni gruppo c’era
la sfigata che incautamente mostrava un talento qualsiasi, dal saper tagliare
le torte, al fare gli origami, alsaper
trattare con i bambini e appena la voce si spargeva si era fregati, così Sara
optava per un discreto silenzio.
La pasta per la
focaccia era pronta, ora andavano solo messe cose a piacere tipo funghi
sottoaceto, prosciutto, pomodorini olivee verdura varia.
Poi mise tutto nel
forno e iniziò a preparare una torta al cioccolato per affondare
definitivamente quei due miscredenti in salotto, iniziò a ridacchiare
istericamente, mischiando uova e burro alla miscela già pronta della confezione
che si era portata da casa.
Cinque minuti dopo
era in forno anche quella, tra una ventina di minuti avrebbero mangiato e così
per ingannare il tempo tirò fuori un libro dalla borsa, “i ragazzi dello zoo di
Berlino”, un lettura non proprio leggera, ma che riusciva a catturarla.
Come sempre cadde
in una sorta di trance, del tutto incapace di staccarsi da quella storia che
finiva per farla stare male e farla immedesimare, solo il trillo del forno la
riscosse.
Si asciugò le
lacrime, mise via il libro e apparecchiò.
Poco dopo i due
arrivarono,si sedettero a tavola con la
faccia di due condannati a morte, ma lei con fare teatrale li ignorò ed
estrasse dal forno la sua focaccia salata con un sogghigno insolente stampato
in faccia.
Sgranarono gli
occhi insieme.
“ma l’hai fatta
tu?”
“No no…Marylin! Piantala con le cazzate Ciccio e mangia! Metti
su un po’ di carne o alla prossima folata di tramontana volerai via come un
miraggio, come cantano i Punkreas.”
“Chi?”
“Salias ti spiegherà!”
Mangiarono in
silenzio la focaccia.
“Brava Sara…pensavo che ci avresti avvelenati…”
“No no…io so cucinare .”
“E allora perché
ti fiondi qui ogni qualvolta che silvia non c’è?”
“Perché non mi
piace mangiare da sola.”
Era una bugia, lo
sapeva, ma non poteva dire la verità ad Aisha
altrimenti quella pazza sarebbe stata capace di partire con le stampelle per
farlo secco.
Aisha le rivolse un’occhiata penetrante e sbarrò
gli occhi, aveva capito, aveva capito il perché delle sue visite, veniva
esclusivamente per Alex, il fottuto bastardo.
AIsha iniziò a trafiggere un’innocente pagnotta
e a imprecare, forse immaginava che fosse il suo ex coinquilino e il suo ex
migliore amico, nonché novello amore della sua migliore amica.
“Cosa è successo?”
Bill era sorpreso
e probabilmente anche spaventato.
“Cose tra amiche.
Non ti preoccupare…Anche perché ora arriva il dolce…”
“ma io sono a
dieta!!”
“E io sono il papa…Non dire eresie!
Salias! Piantala di pugnalare quella rosetta!
Metto in tavola la torta!”
La viola alzò la
testa con l’acquolina in bocca, la torta era uscita bene, persino il crucco
sembrava essersi dimenticato dei suoi propositi di dieta.
Finirono per
ingozzarsi senza ritegno tutti e tre, per dimenticarsi dei loro problemi, chi
una maledizione, chi una gamba rotta, chi una cotta senza futuro.
“Shara!”
“Non parlarmi consh la bocca piena, tipo!”
“Schusa!”
Fini di masticare.
“Aisha mi ha detto che suoni il pianoforte e che cerchi un cantante…”
“Aisha parla troppo!”
“Io canto Sefarei, non mi daresti una possibilità?”
“scaldati un po’
la voce e fammi sentire qualcosa….”
Lui corse in
salotto e iniziò a fare una serie di esercizi, mentre la corvina trucidava la
sarda con lo sguardo.
”Mi hai preso per
un’agenzia di collocamento?”
“No. Sono stata
realista!
Pensaci! non parla
una parola di italiano e tu parli il tedesco e canti. Se la cosa va in porto è
quasi perfetta, anche perché da quando quel essere immondo ha fatto quello che
ha fatto sono con l’acqua alla gola per l’affitto.”
Lui tornò dopo un
po’.
“Sono pronto.”
Iniziò a cantare “Redemptionsong” di Bob Marley e Sefarei rischiò di cadere dalla sedia.
Non aveva niente a
che fare con la voce del defunto profeta del reggae, ma era una voce stupenda
lo stesso, di sicuro era una cifra migliore del brocco megalomane che cantava
con lei prima
Guardò la sua
amica, era a bocca aperta, senza fiato non accennava a muoversi e ciò era un
buon segno, chiunque avesse osato martoriare la sua canzone preferita nella
cucina di casa sua rischiava grosso.
Quando finì di
cantare rimasero in silenzio per almeno due minuti, poi Aisha
si girò verso di lei.
“Se non lo prendi
giuro, giuro,che ti spacco una
stampella in testa.”
Lei annuì.
“Per me può
andare, domani andiamo a sentire il padrone del locale dove suoneremo.”
“Siii! Come sono andato?”
“Se Salias si fosse limitata a non sclerare
ti avrei detto bene, ma siccome lei mi ha minacciato se non ti avessi preso,
dico da Dio.
Hai cantato la sua
canzone preferita.”
Lui deglutì
imbarazzato.
“Non fare quella
faccia e aiuta l’inferma a deambulare e poi me a sistemare la cucina.”
Come ordinato lui
aiutò una recalcitrante Aisha a tornare in salotto e
poi lei a lavare i piatti.
“Bene…qui è finito…”
Appese
l’asciugamano al gancio.
“Salias! Gli antidolorifici, mi raccomando!
Domani prendo io
gli appunti per te.”
“Grazie!”
“Kaulitz! Tu preparati che domani dobbiamo spaccare!”
“Io ho sempre
spaccato!”
“Ti conviene
continuare a farlo!
Buonanotte
fanciulli!”
Uscì di casa
sorridendo, per la prima volta da un mese a quella parte non usciva da quel
appartamento con il magone di chi ha capito che combatte una lotta inutile.
Erano le 3:07
minuti e non dormiva.
Aveva preso gli
antidolorifici, si era stesaa letto ma
non era successo nulla, era rimasta come un’idiota a guardare il soffitto,
tormentata da fitte alla dannata gamba.
Si mise le mani
nei capelli, avrebbe voluto girarsi, ma la voluminosa ingessatura non glielo
permetteva, se non dopo manovre titaniche.
“Cazzo Salias! ma perché la sfiga è sempre con te?
Mai con gli
infami, tipo lui?
No mai, perché più
sei stronzo più il maledetto destino ti para il culo…
Santi numi…dov’è la giustizia?
Perché io non
posso dormire?
Perché ho fatto
una figura che più brutta non si può e perché parlo da sola alle tre di notte?”
Decise di provare
ad alzarsi per fumare una sigaretta in terrazza, la Pauatasso
era a letto per fortuna e quindi iniziò le manovre per alzarsi sentendosi tanto
un camion che compiva un trasporto eccezionale.
Era quasi in piedi
quando un urlo disumano la fece ricadere sul letto, spaventandola a morte.
Era Bill, il
dannato Bill che dormiva placido una camera più in là, cosa diavolo aveva?
Imprecando si
rimise in piedi per andare a vedere, vagamente preoccupata, sembrava lo
stessero scannando.
Zoppicò fino alla
sua camera e poi sbirciò dentro, era solo un incubo, di proporzioni colossali,
ma solo un incubo.
“Vado a
preparargli un tisana al tiglio.”
Arrivò in cucina,
reperì un pentolino e mise a scaldare l’acqua.
“E mo? ‘ndo sono le tisane?”
Con molte
difficoltà riuscì a estrarle dal fondo di un armadietto e a metterne una in una
tazza, subito dopo riuscì a metterci l’acqua.
Tese l’orecchio,
lui si era calmato e così afferrò la tazza e si trascinò verso la sua camera.
Accese la luce,lui
aprì gli occhi improvvisamente, forse disturbato.
“Ah sei tu…”
“No. Il fantasma
del natale passato.”
“Manca solo lui…Cosa hai in mano?”
“Una tisana per
calmarti. Viso che non dormivo ti ho sentito urlare.”
“Scusa.”
“Erano i dolori
della gamba a tenermi sveglia.”
Lui si mise a
sedere.
“Grazie, vieni
pure e siediti.
Lei ubbidì e gli
porse la tazza.
“Che fottuto
incubo.”
“Immagino. Ti
scoccia se fumo?”
“Se mi dai due
secondi, mi metto una felpa e usciamo in terrazza.Mi manca l’aria.”
Era notevolmente
agitato, notò mentre cercava l’indumento nell’armadio.
“Ti aiuto a
tirarti in piedi.”
“grazie.”
La aiutò ad
arrivare in terrazza, dove poté deporsi su una sedia e accendersi l’agognata
sigaretta, lui fece lo stesso.
Ora c’erano due
braci rosse a brillare nel buio, una statica, l’altra in movimento perpetuo.
“capisco che ti
sia agitato, ma calmati e smettila di andare avanti e indietro, mi fai venire
il mal di mare!”
“Ma siamo su una
terrazza, non su un traghetto!”
“Dettagli!”
“Cosa mi dovevi
spiegare? E perché oggi ti sei messa ad accoltellare un panino?”
Rimase un attimo
in silenzio, fingendo di dare un tiro alla sigaretta, quel tipo era abile a
cambiare argomento…
“E tu cosa hai
sognato?”
“non cambiare
argomento!”
“allora…. quello che ti devo spiegare è che Sefarei ha utilizzato un pezzetto di una canzone di un
gruppo punk italiano, i Punkreas.
Per il panino
pugnalato c’entra Alex e se non ricordo male su di lui vige il divieto di
parlarne!”
“Ne dovrai parlare
prima o poi!”
“Quando lo
deciderò io, non tu! Ora vuoi essere così cortese da illuminarmi sul tuo
incubo?”
“C’era una ragazza
che urlava disperata, gridava “aiuto”, ma io non riuscivo mai a raggiungerla e
tutto si sgretolava dietro di me.
Alla fine ero da
solo in mezzo alle tenebre, con questo urlo in sottofondo.”
“Sei agitato per
il provino e per la maledizione.”
“non mentire! C’è
qualcuno che ha bisogno del mio aiuto!”
“Meudeu! Mi sembra di sentire Angel…”
“PUOI ESSERE SERIA
PER UN’ATTIMO?”
“NON URLARE!!!
Ora sarò seria,
quindi guardami negli occhi…
Di sicuro la fuori
c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto, del tuo aiuto, chi ti ha maledetto ha
previsto anche questo, anzi lo ha decretato, ma non è urlando contro di me che
risolverai qualcosa.
E nemmeno
spaccandoti la testa sulla questione alle tredi notte in compagnia di una povera invalida.
Questo sogno è….unsegnale….è come se ti
dicesse:”D’ora in poi dovrai fare attenzione, perché qualcosa si muoverà.”, mi
segui?”
“Si. Quindi presto
capirò cosa devo fare?”
“Tu non devi fare
qualcosa! Non devi esserci costretto o agire solo per lo scopo di liberartene!
Devi dimenticare di essere maledetto e agire in modo disinteressato!”
Si mise una mano
sulla bocca, aveva parlato troppo…
“Avresti dovuto
stare zitta?”
“Qualcosa del
genere, non dovevo metterti in guardia. È tutto un casino in cui nemmeno io so
come muovermi, anche se sono otto anni che Sefarei mi
ci ha trascinato dentro.
Spero di non avere
fatto danni.”
Trascinò la sedia
accanto alla sua.
“Apprezzo la
sincerità.”
“Grazie.”
Le appoggiò la
testa sulla spalla.
“Cosa ti ha fatto
Alex?”
“Ha tradito la mia
fiducia e io non perdono gli infami come lui.”
“sbagliare è
umano.”
“Si, ma se si
sbaglia in buona fede.
Tutti facciamo
cazzate credendo di fare delle cose buone o giuste almeno, lui invece ha fatto
una cazzata sapendo che mi avrebbe ferita.
Questa è
cattiveria.”
La voce le si
incrinò sull’ultima parola, sentì le lacrime pungerle gli occhi e cercò di
ricacciarle indietro, non voleva, non doveva piangere per uno così.
“Scusa.”
“Non fa niente.”
“Ci sono le
stelle.”
“Quelle ci sono
sempre, sono lì ferme e indifferenti a tutti i nostri problemi.”
“Bella
consolazione.”
“è la verità.”
Rimasero in
silenzio, mentre gli ultimi sbuffi di fumo della sigaretta di Salias si disperdevano nel cielo.
Era immerso in un
sonno vischioso, parzialmente cosciente di doversi alzare, ma senza un briciolo
di energia per poterlo fare.
Mugugnò qualcosa
in risposta agli strilli della viola, per poi tornare a dormire, quando
qualcosa lo morse alla mano, facendogli sbarrare gli occhi.
Nana lo guardava
dal comodino e muoveva la coda.
“Cosa vuoi?
Oh cristo!!! IL
PROVINOOOO!”
“Sono ore che ti
chiamo!”
Sbraitò la sua
coinquilina dal salotto.
“Merda!”
Cercò frenetico
dei vestiti e si rintanò in bagno a restaurasi, sentì che lei trafficava
faticosamente in cucina a causa della gamba rotta.
“Fa che ce la
faccia a rimediarmi una colazione…”
La sua preghiera
fu ascoltata, riuscì a mangiare una brioche in trenta secondi netti e a
trangugiare un caffè.
“Grazie! augurami
buona fortuna!”
Lei sorrise e gli stampò
un bacio sulla guancia.
“Distruggili!”
“SI! Ciao!
Prendo la
macchina!”
“ok!”
Arrivò leggermente
in ritardo e la dark non si lasciò sfuggire l’occasione per tormentarlo, ma lui
era tropo agitato per ascoltarla.
“Non andare un
paranoia, accidenti!
Non millanti di
essere una star?”
Lui grugnì
qualcosa e poi vide qualcuno che colpì il suo interesse, la ragazzina che
puliva malinconicamente i tavoli.
Ebbe come
l’impressione di doverla conoscere, anche se non ricordava assolutamente di
aver visto i suoi capelli castani e i suoi spenti occhi scuri da qualche altra
parte.
Chi era?
Perché avrebbe
dovuto significare qualcosa per lui?
ANGOLO
DI LAYLA.
Siamo al quinto e tutto va…e basta XD.
Fragolottina: un busto per me? Ma
dai, bello XD!!!spero ti piaccia questo capitolo e sono contenta che sei
dipendente da AishaXD.
Mi sa che non sei l’unica che
vuole Bill, chiedi ad Aisha se te lo presta, ma io
non sono responsabile di quello che potrebbe farti XD.
Il padrone del
locale arrivò con un sorriso mellifluo, era un omino piccolo e grassottello,
che teneva ossessivamente alla fama della sua baracca e che la detestava.
“Buongiorno
signorina Sefarei.
Chi è questo
signore?”
Era quantomeno
derisorio chiamare signore un ragazzo in jeans e felpa, con i capelli irti come
uno istrice, truccato alla perfezione e l’uomo lo sapeva, lo testimoniava quel
sopracciglio alzatoin una smorfia di
beneducata perplessità e il sorrisetto di circostanza.
“è il nuovo
cantante.”
“Ma mio nipote
dov’è, signorina?”
-Fosse per me
starebbe in un carcere della Guyana francese.-
“si è licenziato
sabato sera, signor Paris, a quanto mi risulta ora
dovrebbe esserein crociera con la sua
ragazza.”
-quella vecchia
baldracca che lo mantiene e da come stai sudando lo sai tu come lo so io.-
“Non scherzi,
signorina.”
“Sono mortalmente
seria.”
“Quindi dovremmo
prendere un nuovo cantante.”
-Oppure puoi
teletrasportati seduta stante, cazziare quell’ idiota
e ripristinare lo status quo.-
Lei annuì.
“Bene allora lei e
il suo amico avete un’ora per provare, poi vi sentirò.”
L’uomo si
allontanò camminando quasi sulle punte, se non avesse saputo che era reale
avrebbe pensato che era la dannata caricatura malriuscita di un personaggio dei
cartoni animati.
“Cosa ha detto?”
La voce di Bill
tradiva una certa ansia.
“Che ci lascia
un’ora per provare.”
“Cosa possiamo
suonare?”
“La conosci ”MyHeart Will go on””?
“Si.”
“Ecco, in un’ora
dovremmo tirarla insieme poi, se gli fai una buona impressione, ci lascia il
resto della mattinata per provare il repertorio, gli spiegherò che non sei
italiano.”
“Farà storie?”
“Sicuramente, ma
lo sistemo io.”
Lui annuì e
iniziarono a provare, non prima che lui lanciasse un’occhiata alla ragazza
delle pulizie che stava dando una sistemata al locale.
Lisa.
Faceva quello
adesso?
Si concentrò solo
sulle prove e dovette ammettere che se non lo avesse preso, non avrebbe
aspettato che Salias le rompesse in testa una
stampella, si sarebbe autoflagellata.
Era dannatamente
bravo e se quel borioso di Paris non l’avesse preso
ci avrebbe pensato lei a convincerlo, con il presupposto che la tortura era
un’accettabile mezzo di persuasione.
Un’ora dopo
l’omino si rifece vedere e ascoltò estasiato la loro esecuzione del capolavoro
di Celine Dion, ovviamente senza darlo a vedere, ma la dark lo conosceva troppo
bene per non capire che se Bill non avesse avuto quell’aspetto avrebbe potuto
saltargli in braccio dalla gioia.
Ipocrita.
“Devo ammettere
che è veramente bravo…”
-Dì pure
strepitoso, viscido!-
“lo prendo,
signorina.”
Si misero
d’accordo per il contratto, dopo che lei gli ebbe spiegato che lui era un
ragazzo venuto in Italia per l’Erasmus e che capiva
poco l’italiano.
Alla fine a Bill
toccò solo firmare, Aisha avrebbe potuto essere
soddisfatta.
Ora li aspettavano
le prove per imparare il repertorio.
Bill era vagamente
impaziente e se ne accorse anche Sefarei a un certo
punto perché diede teatralmente una manata ai tasti, accavallò le gambe e si
appoggiò una mano sotto il mento, in attesa.
“Perché ti sei
fermata?”
“non lo so.
Dimmelo tu?”
“IO?”
“no. Il signor
Bill kaulitz. Lo conosci?”
“Heem…”
“Io non sono Salias….Se qualcuno è scazzato me lo deve dire perché la
pazienza non è il mio dono.”
“Io non sono
scazzato!”
“allora hai avuto
una visione mistica! Dimmi…la madonnaè una bella donna?”
“sei impossibile!”
“Si, è il mio
quarto nome.”
“Il quinto è
spacca palle!”
“Prevedo un cambio
di stato per te…Sullaprofessione…dimmi
che ne dici di defunto?”
“Che è lugubre.”
“Bando alle
ciance! Cosa succede?”
“Chi è quella
ragazza?”
“quella che fa le
pulizie qui.”
“Si, ma la
conosci?”
“No e nemmeno a te
dovrebbe importare! Stai provando, tieni a freno gli ormoni!
Lei avrà quindici
anni al massimo, tra l’altro!”
Era certo che gli
stesse mentendo , ma dall’occhiata che gli lanciò capì che non era il caso di
insistere, avrebbe rischiato grosso.
Ripresero ad
esercitarsi, tra imprecazioni e battibecchi, la dark era una dannata
perfezionista!
“Senti, sono le
14:00. direi di finirla. Io vado a casa…”
“va bene…”
Il proprietario,
che aveva l’arcana abilità di apparire dal nulla, li pregò di uscire dalla
porta sul retro e disse che si sarebbero visti di li a due giorni.
“Stronzo.”
Sara si accese una
sigaretta e si avviò verso la macchina, lui invece mandò un messaggio a Salias dicendole di farsi trovare sotto casa.
“allora ci si vede… Mi raccomando esercitati e per la pronuncia fatti
aiutare dall’inferma.”
“Signorsì!”
“Non prendermi in
giro!”
“Dovresti essere
meno cinica…”
“Il cinismo è una
difesa ed è l’unica che io Salias abbiamo imparato.
Sai..la parola che
trafigge più della spada.
Dovresti farne
tesoro.”
“Perché avete
dovuto impararla?”
“Per lo stesso
motivo per cui tu hai elaborato la tua forma di difesa nella musica.
CIao”
Se ne andò,
lasciandolo perplesso.
“Andiamo alla macchina…” mormorò mentre si accendeva una sigaretta.
“non le caverò mai
una risposta….e nemmeno da Saliascredo….
Il cinismo…”
Entrò nella
vecchia panda, il san Cristoforo aveva ancora un’apparenza beffarda,
soprattutto mentre bestemmiava per avviarla, sembrava dargli del dilettante.
“Stare con quella
mi fa male, non si è mai vista una medaglietta che parla…”
Mise in moto, non
si era mai nemmeno di una ragazzo che veniva maledetto, doveva abituarsi
all’irrazionale che aveva fatto irruzione nella sua vita.
Cercò dei cd, ne
trovò uno con scritto “Modena City Ramblers a caso”(nome
lungo per un gruppo, ma aveva la sensazione che le ultime due parole non
c’entrassero affatto) e partì una melodia lenta di chitarra, non era male,
doveva farsi spiegare da Salias il testo.
Il resto era folk
in italiano, incomprensibile, e accompagnato da questi illustri sconosciuti, si
ritrovò sotto il palazzo dove abitava, Salias stava
litigando con la vecchia che abitava sotto di loro probabilmente per le
sigarette, intuì dai gesti.
Aisha era di umore infernale, sulle spine per il
provino di Bill, irritata per le fitte alla gamba, ingurgitava antidolorifici
che le facevano lo stesso effetto di manciata di Zigulì
e in procinto di eliminare fisicamente la Pautasso.
Quella vecchia
sembrava considerare un segno del demonio le sigaretta che aveva in mano, la
stava torchiando, urlando con la sua voce resa stridula dalla rabbia.
-Itta si no ricittisibecciacallona-(*)
Stava pensando a
come rimanere in piedi e percuoterla allo stesso tempo con una gruccia,quando
Bill arrivò trafelato e delicatamente la fece spostare.
“Andatevene tu e
il nuovo amichetto o è un’ amichetta?”
“Un amico.” Disse
glaciale, dopo di che, sorridendo spavalda le mostrò elegantemente il medio e
se Eli fosse stata presente ci avrebbe aggiunto un
bel “oh Yeah!”.
Iniziò di nuovo a
urlare e il ragazzo dovette trascinarla via di peso.
“Ma cosa le hai
detto?”
“Lascia perdere,
quella vecchia deve avere dei parenti che fanno Mussolini di cognome.
Piuttosto perché
mi hai convocata?”
“Mi hanno preso!”
“Stra bello!!”
“Pensavo di andare
a mangiare, c’è una tavola…calda? Vicino al locale.”
“Si. Ho capito, ma
non ti ci abituare….siamo…”
“Poveri, lo so.”
“Essere bohemien
non è bello come raccontano, vero?”
“I tuoi dove sono?
Non ti aiutano?”
“Sono tornati in
Sardegna due anni fa, mio padre è andato in pensione e non volevano rimanere
qui, mi passano qualcosa, ma non tantissimo…”
“Ah!”
“Mamma che faccia
appesa! Hai appena trovato lavoro, no?”
“Giusto! Chi sono
i Modena City Drambers a caso?”
“Ramblers! A caso non c’entra…Sono
uno dei miei gruppi preferiti!”
“Mi spieghi la
prima canzone?”
“Ebano! È tropo
bella!!”
Si buttò a
capofitto in una spiegazione del testoche era una rivisitazione del tema della prostituta come angelo, ripreso
dalla tradizione cantautorale italiana, mentre lui
era a bocca aperta.
“Pensi che potrò
cantarla con Sefarei?”
“Sara non dovrebbe
fare storie, ma Paris, il proprietario, potrebbe
rompere.
È un’ipocrita,
viscido e mellifluo.”
“non gli sto
simpatico.”
“dovrai prepararti
al discorsetto:”non farti i capelli a porcospino perché non sono consoni,
togliti il piercing ed evita di truccarti.”
“Che palle”
“al cubo! Se la
prende con chi può prendersela, a Sara non dice “bha!”
perché sa che lo ridurrebbe in cenere.”
“E chi non
ridurrebbe in cenere, Sara?”
“Una persona c’è
stata.”
“Chi?”
Non gli rispose
altrimenti avrebbe iniziato un monologo infarcito di insulti e, considerato il
suo mal di testa crescente, era l’ultima cosa che voleva.
“Chi?”
Silenzio.
“Chi?”
“Colui che non si
nomina.”
“Quello ha fatto
più danni della tempesta.”
“Già e io non me
ne sono nemmeno accorta…maledetto.
Siamo arrivati.”
Lui inchiodò e
sbraitò:”Ora dove parcheggio?” nonostante ci fossero un sacco di posti liberi,
quella situazione le diede un senso terribile di deja
vu, anche Alex faceva sempre quelle scene quando guidava.
“In un posto a
caso!”
Fu più tagliente
di quello che avrebbe dovuto e anche lui se ne accorse,la viola si voltò
dall’altra parte per non guardarlo in faccia, aveva imparato che se lo
osservava troppo a lungo finiva per esserne ipnotizzata e parlare sempre
troppo.
Aveva scelto un
posto davanti al locale di Paris, quello che finiva
per scegliere sempre anche lui, dov’era Sid quando si
aveva bisogno di lui?
“Un giorno o
l’altro saprò qualcosa di più su questo Alex?”
“Fammicipensare….NO!”
Lui sbuffò e
mormorò qualcosa che lei non capì, le dava ai nervi questa cosa!
-accidenti! Magari
mi sta insultando e non posso ribattere!-
“Ti aiuto a
scendere.”
“Si”
Rispose scocciata,
cominciava ad odiare il fatto di avere perso i suoi leggendari indipendenza e
distacco pervia di una dannata gamba rotta, fortuna che suo fratello era in
Sardegna, altrimenti sarebbe stata una tortura sopportarlo.
Erano arrivato al
marciapiede quando Aisha si fermò improvvisamente e
lui con lei.
“Cosa ti prende?”
“ascolta!”
Lui tacque e sentì
la melodia di un pianoforte provenire dal locale.
“Ma…. Sara mi aveva detto che era andata a casa!”
“Sicuro?”
“Si, ma se vuoi
entriamo a controllare.
Passiamo dalla
porta del retro.”
Le indicò un
vicolo e lei si rassegnò a seguirlo, sbuffando.
“Ma non è il
caso!”
“Smettila! Lo so
che sei curiosa anche tu!”
Non aveva tutti i
torti, così finì per entrare con lui nel locale presumibilmente vuoto, si
stavano avvicinando sempre più alla fonte della musica.
Fu lei a vederla
per prima.
Lisa che suonava
una versione struggente di “In your head” dei Cranberries e cantava, la sua voce era più roca di quanto
ricordasse, ma erano passati due anni in fondo.
Lui fece per dire
qualcosa, lei gli fece segno di stare zitto, poco prima che la canzone finisse
gli fece capire che dovevano andarsene, lui la seguì di malavoglia.
“Vuoi dirmi chi
è?”
Sbottò nel vicolo.
“Cosa ti fa
credere che la conosca?”
“Tu e Sara la
conoscete, ma non mi volete dire chi è e non so perché.”
“è una storia
complicata, andiamo a mangiare.”
“Perché tutti
questi segreti?”
“Non è il luogo
per parlarne!”
“Non mi piace che
mi trattiate così!”
“Uffa! Non ho
detto che è un segreto di stato, solo che non mi sembra il caso di parlarne
qui, con il rischio che lei ci sgami a chiacchierare su di lei.”
Lui sembrò non
crederle, che avesse capito che lei non aveva voglia di parlare di lei?
Ogni volta che ci
ripensava si sentiva in colpa, le sembrava di averla lasciata sola, ma se
avesse potuto tornare indietro, non avrebbe saputo come modificare le cose.
[“Ci hai provato Aisha, non sempre va come si vuole…”
“Dovevo essere più…logica.”
“Se la caverà lo
stesso a poi ora non so nemmeno dove possa essere finita.”
“Sara, non mi
aiuti!”.]
Entrarono nel
locale in silenzio, lui sembrava intenzionato a non rivolgerle la parola finché
non gli avesse spiegato chi fosse quella ragazza.
“Allora Salias, questo posto ti sembra adatto?”
“Ma tu non molli
mai?”
“NO.”
“Si chiama Lisa e
ha quindici anni e dovrebbe essere a scuola in questo momento giusto per
iniziare.”
“Come l’hai conosciuta?”
“Un paio di anni
fa, io ero all’ultimo anno di liceo e quella demente della cugina di Sara mi
aveva chiamato per delle ripetizioni in inglese. Quella ragazza ha dell’ovatta
al posto del cervello!
Dicevo?
Si…che c’era anche Lisa e la cosa mi ha stupito
perché quelle due erano agli antipodi, Rita, la cugina di Sa è appariscente,
Lisa sembra sempre sul punto di scomparire, Rita mi disse che loro due dovevano
fare una ricerca insieme.
Era ovvio che la
cosa le scocciasse, ma decisi di lasciare perdere, la zia di Sara mi pagava per
fare entrare qualcosa nella testa di sua figlia non per giudicarla.”
“Ho il sospetto
che tu abbia fallito.”
“Non ci sarei
riuscita nemmeno se avessi usato un martello pneumatico, certe ragazzine
intorno ai 13 anni pensano a tutto tranne che alla scuola, invece feci amicizia
con Lisa.
Finì per diventare
la sua… confidente? Qualcosa del genere, lei mi
parlava dei ragazzi che le piacevano e io la aiutavo con la scuola, mi stupivo
che andasse così male, era intelligente, per Dio!
Triste, ma
intelligente.
E poi sparì.
Di punto in
bianco, senza avvisare, io mi sono preoccupata, ho persino chiesto a Rita, ma
quella mi disse solo che era da un po’ che non si faceva vedere a scuola e che
non gliene importava un fico secco.”
“L’hai ritrovata?”
“Un sabato sera
che pioveva tantissimo io e Sara ci siamo rifugiate in una bettola di periferia
e l’ho vista che serviva ai tavoli.
Sono andata a
parlarle, ma lei mi ha fatto capire di andarmene e di corsa.
Io sono rimasta.
Poco dopo arrivò
un tizio con la corporatura da armadio, le somigliava abbastanza da lasciare
intuire che fosse il padre, iniziò a sclerare e ci
buttò fuori, nonostante ci fosse il diluvio universale.
Un paio di cose mi
erano chiare, il padre era uno di quegli stronzi che credevano che la scuola
fosse inutile soprattutto per una ragazza e che se ne fotteva persino della
scuola dell’obbligo, non doveva avere gradito l’impennata di voti della figlia.
Alcuni pensano che
la cultura sia una stronzata capace solo di far ribellare la gente.
Doveva averle
proibito di vedermi.
Una paio di sere
dopo bussò a casa mia, fradicia come un pulcino e con un cappuccio sugli occhi
che non voleva alzare, glielo strappai praticamente via io e mi accorsi che
aveva un occhio nero.
Sai cosa mi disse?
Che suo padre non
era cattivo, era solo fatto a modo suo.
Scleraidi
brutto, i miei si spaventarono un sacco, ma alla fine decidemmo tutti insieme
che quella sera avrebbe dormito da noi.
Lei non voleva.”
“Non voleva?”
“NO. Pensava che
in un certo senso suo padre avesse ragione, gli voleva bene e non voleva
incasinarlo.
Mia madre riuscì a
convincerla e alla fine rimase.
Alle quattro di
notte un pazzo furioso iniziò a tempestare di pugni la nostra porta, lei
tremava, aveva una paura del diavolo nonostante la tenessi abbracciata.
Mio fratello mi
riempì di insulti, mio padre invece uscì a parlare con quello di Lisa, gli fece
capire che se non fosse andato, l’avrebbe denunciato.
Lui urlò ancora un
po’, ma poi se ne andò e non tornò più.
Lisa riprese ad
andare a scuola, mia madre e io le parlavamo ogni giorno per farle denunciare
quell’infame, ma lei non ne voleva sapere.
Eravamo riuscite a
farle entrare in testa quell’idea, quando qualcuno bruciò la macchina di mio
fratello.”
“Chi era stato?”
“Non l’abbiamo mai
saputo, ma eravamo relativamente certi che fosse quello stronzo
In ogni caso quel
pomeriggio non tornò da scuola, trovammo un biglietto nella cassetta della
posta.
Era suo, ci
ringraziava, si scusava per i casini e ci chiedeva di non cercarla.”
“E voi?”
“Un po’ l’abbiamo
cercata, ma sembrava letteralmente svanita nel nulla.
Poi mio fratello
litigò di brutto con i miei e se ne andò di casa, mio padre andò in pensione e
decise di tornare in Sardegna, io avevo gli esami da preparare.
Poi il cercare un
lavoro, un appartamento, scegliere l’uni, i miei che se ne andavano , mio
fratello che continuava a chiedermi soldi, l’università, gli esami, Alex.
Mi sento una
merda, ma non sono più riuscitaa fare
niente per lei, Sefarei poi consigliava di lasciare
perdere, che se avesse voluto sarebbe tornata lei il giorno che tutto sarebbe
degenerato e così…”
“è passata in
secondo piano?”
“Qualcosa del genere…è rimasto un…rimpianto.”
Ci fu un lungo
silenzio.
“Canta bene.”
“Da Dio. Se solo
potessi fare qualcosa…”
“Tu no, ma io forse
si.”
Aisha si mise le mani nei capelli, grazie alla
sua lingua lunga forse aveva appena creato un casino.
Era ufficiale, era
una Lesa, con la elle maiuscola, la patente e la sua foto sul dizionario
accanto al lemma, come esempio esplicativo.
“Ascolta….Frena!”
“Non capisco.”
“Fai finta di non capire,
come tutti gli uomini fai finta di non capire l’importanza di una piccola
sfumatura che cambia la prospettiva.
Credi che non veda
il tuo cervello che macina idee su come “salvare” Lisa?
Qualcosa magari di
esagerato?
Da eroe?
Bhe levatelo dalla testa!”
“La vuoi lasciare
al suo destino?”
“Non voglio che tu…..Ti metta nei guai agendo in modo sbagliato.
Ci vuole calma in
questa situazione, non bisogna forzarla e devi considerare chi diavolo è suo
padre.”
“Potrei
denunciarlo.”
“Potrebbe non
essere l’opzione giusta! È suo padre e lei ci è affezionata in un modo
malato,potrebbe odiarci se sbagliamo.”
“Uffa!”
“Non voglio
pensare che tu lo stia facendo esclusivamente per la maledizione,ma se davvero
vuoi aiutarla ci vuole calma, non devi fare l’esagitato.
Non ti conosce
nemmeno, ci hai pensato a questo?”
“Hai ragione,
potrebbe prendermi per un pazzo.”
“Hai centrato il
punto.
Lei si fidava poco
delle persone, quindi prima devi andarle a genio e poi forse potrai fare
qualcosa.”
“Che brutta
situazione!”
“Esattamente, se
ci dovessimo muovere male, faremmo danno.”
“Ma ci dobbiamo
muovere.”
Lei annuì.
“Si, ma tu giurami
che non farai cazzate.”
“Ecco io…”
“Tu cosa?”
“Niente. Lo
giuro.”
“Non farmi
preoccupare, sono troppo giovane per fare da mamma a qualcuno!”
“Potresti avere
più fiducia in me!”
“Ma io ne ho! È
per questo che ti dico di non fare cazzate, ho fiducia che nel fatto tu mi
ascolterai.
In ogni caso se
non mi dai retta, rischi tu, rischia Lisa e rischio io.”
“TU?”
“Io rischio già
adesso, quando dovrò dire tutto a Sefarei, quella mi
ammazzerà.”
Scoppiò a ridere e
finì di mangiare una pizzetta ormai fredda, Salias
bevve un sorso d’acqua, era riuscita a convincerlo, per fortuna, ma che
rischiasse l’ira di Sara era vero.
Iniziò a torturare
il tovagliolo, aveva parlato troppo, la sera prima e anche adesso, forse non
era un bene per Lisa che lui si immischiasse…
-Ragiona Salias…quando questo finirà lei ci rimarrà male.-
Stava affrontando
il problema in modo sbagliato, se anche ci fosse rimasta male, non poteva stare
peggio di adesso, lei aveva già fallito una volta, forse Bill ci sarebbe
riuscito.
-E non fare
l’egoista, bella mia….
Lo sai come finirà
questa storia, se finirà bene lei lo denuncerà e poi dovrà stare in unacasa famiglia, in ogni caso non lo vedrà.
Se finirà male…-
“Un penny per i
tuoi pensieri.”
“Se vuoi darmi dei
soldi, sgancia in euro.”
“Materialista!”
“Realista! Il
costo della vita è alto, le banche vanno a gambe all’aria, le aziende chiudono
e ormai non resta altro che andare a lavorare in miniera.”
“Ottimismo…accidenti!”
“L’ottimismo è una
fregatura.”
“Non ti capisco.”
“Non importa.
Andiamo?”
Si alzarono, lui
perplesso, lei leggermente malinconica, c’erano delle volte in cui il mondo
perdeva all’improvviso i suoi colori e non c’era modo di farli tornare, bisognava
solo aspettare.
“Vuoi una
sigaretta?”
“Eh?”
“Una sigaretta…dove eri?”
“In un luogo buio
e tetro…”
Le allungò la
sigaretta e gliel’accese senza dire niente.
“Sei strana…”
“Già, me lo dicono
in tanti.”
Salirono in
macchina, lei si sentiva catapultata alla gloriosa età di cinque anni, quando
combinava guai e doveva presentarli a sua madre facendo in modo di non
guadagnarsi gli arresti domiciliari fino ai diciotto, solo che ora non era la
terribile Martina Secchi(alias la mamma lombarda emigrata in Sardegna) a
spaventarla, ma Sara e la posta in gioco era la sua vita.
-Poco ma sicuro,
ma mi ammazza.-
“Testate al muuurooo!”
“Eh?”
“No niente,
pensieri miei.”
Lui parcheggiò a
qualche modo davanti al condominio, mentre stavano per entrare qualcuno gettò
loro addosso un secchio d’acqua da uno dei balconi e scappò a gambe levate, lui
si mise a imprecare, lei scosse la testa e decise che era un brutto presagio,
anche se aveva una mezza idea di chi potesse essere la colpevole.
Bill non smise un
attimo di imprecare, ovviamente nella sua lingua, il problema sembrava
risiedere nella sua acconciatura ormai distrutta.
“Su su, non è
tanto grave…”
Lui la fulminò con
un’occhiataccia e lei decise di rimanere in silenzio, il lutto degli altri, di
qualsiasi cosa piangessero la perdita ( anche di un calzino usato) era un
affare privato che andava rispettato.
Non appena
arrivarono all’appartamento lui occupò il bagno, sempre smadonnando,lei
lo richiamò all’ordine.
“Scusa non è che
mi porteresti il cordless e una bottiglia di mirto?”
“Mirto?”
“è un liquore
sardo, è in una bottiglia viola…mi porteresti anche
un bicchiere per favore?”
Lui esegui,
continuando a borbottare.
“Mamma mia! Sei
peggio di una pentola di fagioli!”
“Perché mi ha
preso a secchiate?”
“Perché è vecchia
e stronza.”
“Non le vado a
genio.”
“Io non le vado a
genio, non tu…è una vecchia faida.”
“è buono il pirto?”
“Mirto! Ti renderò
un sardo perfetto prima o poi.”
“è una minaccia?”
“Qualcosa del genere…se vuoi puoi assaggiarlo…”
Era appena
riuscita a stappare il Mirto, quello delle grandi occasioni che aveva
distillato suo nonno Gavino e che doveva conservare per il giorno della laurea,
ma visto che non ci sarebbe arrivata tanto valeva berselo.
“Dopo.”
“Va bene.”
Omise il piccolo
dettaglio che probabilmente dopo di liquore non ne sarebbe rimasto e lo vide
barricarsi in bagno, canticchiando.
Versò un po’ di
liquido nel bicchiere, lo trangugiò alla russa e poi compose il numero della
dark.
-Fa che non ci
sia, fa che non ci sia, fa che non ci sia..-
“Pronto?”
-D’oh!-
“Ciao Aisha. Che c’è ?”
“Devo dirti una cosa….”
Le raccontò della
notte prima e di quello che gli aveva detto di Lisa, dall’altra parte ci fu un
grande silenzio, Sefarei stava scegliendo come
ucciderla con ogni probabilità.
“Aisha…io sono senza parole…
Tanto voleva
dirgli che ti saresti sacrificata in un rito satanico pur di annullarla questa
maledizione! avresti dovuto stare zitta! Soprattutto per Lisa!”
“Ma forse potrebbe
aiutarla!”
“Palle! a quello
interessa solo tornare alla sua vecchia vita!”
“Sei troppo
cinica, Sara, cazzo! Per una volta pensa positivo della gente!”
“Cosa ti è servito
pensare positivo su Alex?”
“Stronza.”
“Io sarò stronza,
non lo nego, ma mi preoccupo per voi e comunque ora arrivo.”
Un”click” annunciò
la fine della conversazione, ancora una volta Sara arrivava a tirarla fuori dai
guai, ma questa volta non era certa di volerla vedere, così tracannò un
bicchiere dopo l’altro di liquore, finché la bottiglia non fu vuota e lei
ubriaca fradicia.
Sara smadonnò per tutto il percorso, imprecando contro Salias, gli automobilisti, l’onnipresente e onnipotente
destino e visto che c’era contro Alex e chiunque avesse operato quella
maledizione.
Negli anni duemila
possibile che uno morisse così incazzato o traumatizzato da maledire? Non potevano
vendere camomilla agli spiriti?
Scosse la testa,
era in delirio, come quando doveva affrontare un esame e non si sentiva pronta,
cioè praticamente sempre indipendentemente dal risultato che otteneva, ed era
colpa di Salias, che come il coniglio di DonnieDarko una ne faceva e
cento ne pensava e che quando si muoveva attirava gli dei della sfortuna.
Che facesse
Fantozzi di cognome?
Che la buona sorte
quando la sentisse nominare decidesse di attuare gli scioperi bianchi?
-Basta Sefarei! Siamo seri!-
Parcheggiò la sua
sgangherata macchina in parte a quella della sarda e mentre si avvicinava
all’atrio alzò la testa per puro caso e scorse la vecchia con un secchio
d’acqua in mano.
“Non ci provi o
una di queste notti la trucido!”
Salì le scale a
passo di marcia, ma quando aprì la porta rimase a bocca aperta.
Il crucco
sbraitava nel suo idioma sul fatto che il pirto(ma
probabilmente era al mirto che si riferiva) era finito e Salias
martirizzava una canzone della Famiglia Rossi.
“Dammi ragione che se no ti do una sberla!… Quan - to? Quan - to … ho bevuto stasera? Quan - to? Quan - to … ho bevuto stasera?”
-per fortuna che non capisce….
Proprio “Quanto ho bevuto stasera?” doveva scegliere?
Vabbhè c’azzecca….”
“Aisha! Sanremo è tra due mesi!”
“Amoreeeee!!”
Tentò di alzarsi, ma ricadde sorpresa sulla sedia.
Avrebbe voluto schiaffarsi una mano in faccia, quanto alcool si era ingurgitata?
Tutta la bottiglia probabilmente e perché, tra l’altro?
“Oh, ma che ti è preso?”
Lei per tutta risposta attaccò a cantare “Canapa” dei Punkreas e così ripassò il ciclo di coltivazione della
cannabis.
Le tolse il bicchiere di mano, Aisha la guardò
in cagnesco, come un’animale a cui si toglie la ciotola del cibo, per fortuna
che aveva la gamba ingessata o temeva che le sarebbe saltata alla gola.
Iniziò a sudare freddo, l’ubriaca era in fase aggressiva e così alzò la
mano le mani in segno di resa, la viola sembrò calmarsi.
“Cosa è successo?”
“Bevo adesso perché in cielo non c’è birra e allora approfitto.”
“Si, bhe più che altro non c’è mirto…Dai, ti aiuto ad andare a letto.”
“Nuoooo!”
Fase ribelle in arrivo.
“Eh?”
“Cazzo! Non mi capisce nessuno! Tu vieni per per…rimproverarmi,
sei tipo la nonna Rita che nascondeva la bacchetta dietro la schiena per
picchiare la gente e poi le si vedeva lo stesso.
Ho una vita di merda, un lavoro che odio, l’università è così e la
famiglia è dispersa che comprende l’ottava piaga di di
Egitto e…… e Un amico fedigrafo…nofedifago….fe-fe-fe-fe quel
coso lì! Hai capito no?”
“Ho capito che sei ubriaca marcia…”
“Non hai capito un cazzo!”
“Ho capito che tra tutto quell’alcool che hai in corpo c’è del sangue
che grida di essere salvato!”
“Piantala Sara, va tutto male!”
La corvina la osservò preoccupata.
“Lui…quel bastardo mi ha fatto fessa.
Io gli raccontavo tutto e lui se la rideva alle mie spalle, lui sui miei
sogni ci rideva.
Sapeva che non li avrei realizzati, lui me l’avrebbe impedito e
quando’ho buttato fuori casa lui, dovevi vedere come mi guardava!
Come se fossi pazza e lui la povera vittima innocente!
Lui!
E il brutto, la parte peggiore… era che mi
piaceva!”
Questo era troppo, ripromettendosi di picchiare Alex non appena l’avesse
visto o di investirlo con la macchina, nessuno poteva ferire impunemente le
persone a cui teneva, decise che era giunto il momento di mettere fine al
teatrino di Salias.
Fulminò il tedesco con un’occhiata, sperando che non avesse capito
nulla, lui indietreggiò d’istinto e poi corse ad aprire la porta della camera
dalla viola.
La tirò in piedi e nonostante le proteste, la portò in camera e la fece
distendere sul letto, crollò come un sasso.
Sospirando tirò giù la tapparella e fece per uscire dalla camera.
“Sara…”
“Ohi…”
“Te la ricordi la Marini?”
“La profe?”
“Quella di Geometrico….minchia! quante tavole…
Ecco, questa situazione è aberrata, come tutte le mie prospettive mal
riuscite.
E cazzo erano troppe per ignorarle Sefa…
Capisci?
Corretta a livello teorico, procedimenti giusti, regole seguite, ma
cannata.
Impossibile che gli occhi umani vedano con un tale scorcio.
E questa situazione è fottutamente aberrata…”
Si addormentò di botto e la corvina rimase bloccata sulla soglia della
stanza, colpita dalle parole di una sibilla ubriaca, perché Aisha
poteva essere stralunata, distratta e persa in un suo mondo, ma a volte
riusciva a tirare massime di una profondità allucinante e allucinata.
Da brivido.
“TUUU!”
Il ragazzo fece un salto.
“Allora, chiariamo un paio di cose:
Non fare soffrire Lisa e Aisha o ti maledirò
anche io.
Non fare cose avventate.”
“E due. Ma….”
“Niente ma! Se ti muoverai accecato dal fine di rimuovere la maledizione
sarai fottuto, verresti ulteriormente punito.”
“Cosa cazzo devo fare?”
“Ora è chiaro che è Lisa che devi aiutare, ma non farla soffrire, non se
lo merita e nemmeno Salias.
Trattamela bene.”
Lui la guardò stralunato, ma lei decise di non aggiungere altro, ci
avrebbe pensato lui a tirare le fila del tutto.
-Questa è situazione è aberrata e non sai quanto, socia.-
“Me ne vado”
E uscì di casa con un’uscita degna di un film.
Si risveglio con un cerchio alla testa, le sembrava che il suo cranio
pesasse tonnellate,aveva in bocca un retrogusto di liquore e aveva voglia di
piangere.
-Questa situazione è aberrata.-
L’eco di quella farse non finiva di spegnersi nella sua mente, come un
sogno che non spariva al sopraggiungere del mattino, come un mantra.
Sulla stranezza di quella situazione non ci pioveva, il problema era
aveva cominciato ad affezionarsi a quello , ma allo stesso tempo sapeva che non
poteva durare per sempre.
Si tirò in piedi con molti sforzi, la testa le si stava spaccando, aveva
bisogno di prendere qualcosa e così iniziò ad arrancare verso il bagno cercando
di non fare troppo rumore.
Si sentiva un’idiota a strisciare rasente ai muri di casa sua, ma si
vergognava a farsi vedere dopo la sua scenata, era sempre stato così,
riconosceva di avere dei problemi mentali.
Il corridoio le sembrò incredibilmente lungo, ma finalmente approdò alle
soglie del salotto e trasalì, persino il mal di testa sembrava ridimensionarsi
davanti a quella visione così normale, ma così sconvolgente per lei.
Bill era stravaccato sul divano, dormicchiava davanti alla televisione
come una qualsiasi persona, lo sconvolgente era Nana che gli dormiva in grembo,
quella gatta si lasciava coccolare solo da lei, a volte da Sara.
[“Quella gatta mi detesta!”
“Non è vero, alex! Esageri!”
Aisha aveva ridacchiato con la gatta in braccio, lui
aveva allungato una mano titubante verso la testa di Nana, la gatta l’aveva graffiato.]
Virò verso il bagno, trangugiò un Moment, leggermente in trance.
Era troppo simile a lui, ma Nana lo accettava, la sua gatta misantropa e
psicotica lo accettava, era qualcosa di assurdo, come buttare del sale su una
ferita.
Perché Alex era la sua ferita, quella che non lasciava vedere anessuno, ma che non dimenticava mai.
Tornò in camera.
Quello che aveva pensato a proposito di Lisa, valeva anche per lei,
soprattutto per lei, che ancora una volta come quando andava a scuola aveva
sbagliato una prospettiva, doveva ficcarsi in testa che era una situazione
temporanea.
T e m p o r a n e a.
Non poteva farci film sopra, non poteva paragonarlo ad Alex, non poteva
sperare che rimanesse e soprattutto niente affetto, solo una sana cortesia.
-è aberrata SAlias e fin qui ci siamo, lui non
è di qui.
È fuoriposto e finirebbe solo male.-
Si tirò il cuscino sopra la testa.
ANGOLO DI LAYLA
_Pulse-: sono contenta che
ti piaccia^^-
In quanto a Lisa, hola bocca cucita….heem…
abbi la pazienza di aspettare XD.
Fragolottina:Abbi fede, lo vedrai
prima o poi Bill che canta “myheartwill go on”XD.
Per Lisa, si, è la chiavi di tutto
e Alex bhe si capirà più avanti…
Qualcuno la stava
scuotendo delicatamente, se ne accorse nel dormiveglia, ma non aveva voglia di
dare retta a nessuno, così grugnì qualcosa e si girò dall’altra parte.
Lo scocciatore non
si diede per vinto, irritata aprì un occhio per vedere chi diavolo fosse e
lanciò un urlo, tirandosi di scatto il lenzuolo fino al naso, sgranando anche
gli occhi.
Era il suo
coinquilino, del tutto ignaro che per un terribile attimo la sua faccia si
fosse confusa con quella dell’infame, il quale spaventato a sua volta, aveva
fatto un passo indietro.
“C-cosa vuoi?”
Era patetica, si
sarebbe presa a schiaffi da sola.
“Heem… credo che tu dopo una sbronza….debba
mangiare.”
“Hai cucinato tu?”
“Diciamo che ci ho
provato….”
“Ah…grazie!”
“Prego.”
Lui si allontanò e
lei all’improvviso si lanciò verso di lui e gli afferrò un polso, fu il suo
turno di spaventarsi.
“Cosa c’è, Aisha?”
“Quanto hai capito
del mio sclero di prima?”
“Niente.”
Abbassò gli occhi,
lei non mollò la presa.
“Non mentirmi! Le
femmine della mia famiglia hanno un radar per le bugie, le sentono a
chilometri, a mia madre non si poteva nascondere nulla e mia nonna era un
agente dei servizi segreti in incognito e io ho anche i loro geni, quindi non
mentire.
Ti sgamo!”
“Ma io non mento!”
“Allora fai
Pinocchio di secondo nome!”
“Ok, ho capito che
l’ultima parte c’entrava Alex, fai una faccia quando lo si nomina…”
“E cosa ho detto
di lui?”
“Non lo so.”
Altra
occhiataccia.
“Mi sembra ti
avere intuito che ti piacesse.”
E la bomba era
esplosa senza fare rumore.
“Ok. Non trattarmi
in modo diverso ora che lo sai, non farlo, io odio essere compatita!
Non ho nulla di
diverso rispetto a prima…tranne qualche sbalzo di
umore, ma ne ho sempre.”
“Non c’è nulla di…”
“Non propinarmi
stronzate psicologiche, per quelle basta Silvia, la coinquilina di Sefarei.
Lascia cadere
l’argomento, non esiste, l’oblio è la migliore medicina, tutto si spegne se non
lo alimenti”
“Tu non sei
incazzata con lui solo perché ti ha rifiutato in qualche modo.”
“Ma perché non
stai mai zitto? Perché non capisci che se uno non vuole parlare di un argomento
la sua volontà va rispettata? Tu non sai nulla, quindi non venire a sputare
sentenze!
Vattene!”
“Ma!”
“Fuori!”
Lui si allontanò
mesto e lei si rimise a letto, ma era inquieta.
Aveva reagito come
una dannata isterica, si era sfogata su di lui che non c’entrava nulla, di
questo passo non avrebbe mantenuto nemmeno la cortesia, sarebbero passati
direttamente alle mani.
-Brava Salias, la coerenza è il tuo forte…-
Aveva anche
cucinato, doveva decisamente scusarsi, così abbandonò il suo lettuccio e
veleggiò verso il salotto e visto che non c’era proseguì verso la cucina.
Era chino su un
piatto di riso in bianco probabilmente scotto, era l’immagine della depressione
fatta a persona.
“Heem.”
La guardò male.
“Io…Ecco…scusa, non avrei dovuto reagire così.”
“Non fa niente,
forse ho esagerato anch’io, me l’avevi detto di non immischiarmi.”
Rimase senza
parole.
“Posso sedermi?”
“Si, certo. Vuoi
assaggiare la mia cucina?”
“Hai cucinato per
una pazza isterica e ubriaca come me, mi sembra il minimo.”
Lui sorrise, lei
si sedette, appoggiando le sue fide stampelle per terra.
“Allora?”
“Non è male…”
In realtà avrebbe
voluto dirgli che il riso lo mangiava solo quando era malata e che faceva
schifo, ma non era il caso di infierire.
“Pace fatta?”
“Pace!”
Lo squillo del
telefono interruppe il loro idillio Bill andò a rispondere e Aisha poté esibirsi, non vista, in tutte le smorfie di
disgusto che il caso richiedeva.
Lui tornò poco
dopo.
“Chi era?”
“Sara, dice che
domani il tizio ci ha concesso di provare ancora.”
“Allora l’hai
steso, quello è un maledetto stronzo.”
“Non lo so, però
rivedrò Lisa.”
“E ti ricorderai
quello che ti ho detto?”
“Si.”
Lui le sorrise rassicurante,
ma lei, grazie al radar antibugie fu sicura che le stesse mentendo.
Bill il giorno
dopo si alzò euforico, avrebbe aiutato Lisa, non fece nemmeno caso al fatto che
Aisha si tirò più volte delle manate in faccia,
borbottando qualcosa in italiano (probabilmente gli stava dando dell’idiota, ma
preferì non saperlo) e che Sara sembrava divertita.
La dark ricordava
un enorme gattone che aveva trovato un topolino zoppo da tormentare, suonava
con un’espressione sorniona, ma doveva riconoscere che era brava.
“Pausa sigaretta, Sefarei?”
“Accordata. Vai e
disperditi.”
Aveva visto con la
cosa dell’occhio Lisa infilare la porta sul retro e sperò che fosse ancora nel
vicolo, così corse via, sentendosi lo sguardo ironico della corvina addosso.
Che sapesse leggere
nel pensiero?
In ogni caso lei
era nel vicolo, con una sigaretta in bocca e lo sguardo scocciato di chi odia
profondamente quello che fa, ma non può cambiare vita.
“Hai da
accendere?”
Lei lo guardò
stupita.
“Sei inglese?”
Gli allungò un
accendino.
“No tedesco. Mi
chiamo Bill”
“Ah. Io Lisa”
“Sai che non è
male qui?”
“Bhe, tu non ci fai le pulizie.”
“Giusto…Ma sei davvero carina, lo sai?”
Ricevette
un’occhiataccia e la voce della viola gli risuonò in testa:” Si, ma tu giurami
che non farai cazzate.”.
Scusa Aisha.
“Che vuoi?”
“Io no, niente, da
accendere.”
“L’accendino l’hai
avuto, ora evapora!Siete tutti uguali!”
Buttò il mozzicone
per terra con rabbia e rientrò sbattendo la porta, aveva appena collezionato
una figuraccia nonché un buco nell’acqua.
Ebbe la sensazione
chese la viola fosse stata presente
l’avrebbe deriso a vita, dopo la predica ovviamente.
Rientrò un po’
abbacchiato, Sefarei sogghignò.
“Fallito, caro
mio?”
“Ma come hai
fatto?”
“Tu hai la faccia
da scemo e Lisa è talmente incazzata che se potesse urlerebbe “La raddiamo al suolo ‘sta mmminchia
di casa!””
“Sento che dovrei
conoscere questa cosa…”
“A meno che a te
piacciano i film comici italiani e in particolare quelli di Aldo, Giovanni e
Giacomo non vedo come potresti…”
“Uffa.”
“Riprendiamo a
suonare, che il tuo italiano ha ancora qualche problema.”
Continuarono a
provare fino alle 14:00, poi lui adocchiò ancora Lisa e, a suo rischio e
pericolo, abbandonò una smadonnante Sara al suo
destino.
“EHI!!”
“Ancora ca stai? Non dovevamo vederci più?”
“Ma io volevo
scusarmi!”
“Di cosa?Sei solo
un marpione!”
“Mannòòòò!! Senti non ti piacerebbe suonare il piano?”
“Che ti frega? E
poi il vecchio stronzo mi ammazza se lo scopre.”
“Ci parlo io!”
“Che vuoi fare tu?
Non sei la pianista, lei si che hale
palle!”
“Dai!!”
“Vabbhè, che scocciatura che sei.”
Lei rientrò con
lui, sempre incazzata, ma almenonon
l’aveva mandato al diavolo, fece un segno di vittoria alla corvina, che rispose
mostrando il medio.
“Ora che devo
fare?”
Si era seduta
davanti allo sgabello e lo guardava truce.
“Suona qualcosa.”
“Chi ti dice che
io sappia farlo?”
“Non lo so.”
“Ma tu si scem’”
Lei iniziò muovere
le mani sullo strumento ancora irritata e scaturì la melodia di “Innocence” di Avril Lavigne, triste, malinconica e pi
arrivò la sua voce più roca e profonda rispetto a quella della cantante
canadese.
In un certo senso
più matura e sofferente, gli dava i brividi lungo la schiena, che talento
sprecato! Capiva i senso di colpa di Salias e i suoi
scrupoli, adesso.
“Sei stata bravissima!”
“Ma piantala!”
“Dico davvero!”
“Si, certo! Tu hai
un solo scopo, come tutti, dovresti piantarla con le moine!”
“Ma.”
“Tu cosa?”
“Niente!”
“Ecco bravo e mo
vado. Ciao.”
Lasciò la stanza a
grandi passi, non aveva ottenuto granché, a parte la figura dell’idiota scassa
palle, ma almeno l’aveva avvicinata, sempre meglio di niente.
“Dovrai impegnarti
di più.”
“Sara?!”
La dark gli era
arrivata alle spalle senza che se ne accorgesse.
“Io. Vacci piano.”
“Cosa significava
la frase su Salias?”
“Pensaci…ci puoi arrivare senza il mio aiuto , ricordati
solo una cosa: io non perdono chi fa soffrire le persone a cui tengo.”
Si grattò la testa
perplesso, perché quelle ragazze parlavano sempre per enigmi?
Salias era quasi contenta, nonostante
l’ingessatura e il suo odio risaputo per i lavori domestici era riuscita a dare
una sistemata sommaria all’appartamento, ora poteva concedersi il meritato
riposo.
Era quasi
mezzogiorno, ma non aveva voglia di cucinare, così prese un vasetto di Nutella
e una confezione gigante di grissini, oltre alle sue amate sigarette e si
svaccò sul divano.
[“Sarai sempre una
casalinga pessima, Salias”]
La voce della sua
coscienza aveva assunto quella di Alex e lei senza nemmeno accorgersene si era
ritrovata a urlare nell’appartamento vuoto:”Meglio pessime casalinghe che
infami come te, bastardo!”
Nana fece capolino
dalla cucina per vedere cosa fosse successo e la guardò compassionevole, come
si guarda una povera demente ormai senza rimedio.
“Non dire niente!
Lo so che non lo sopportavi e che me lo sono meritato.”
La gatta sembrò
scuotere la testa e si eclissò di nuovo in cucina, mentre lei sospirava forte,
ora litigava persino con la sua gatta, aspettandosi una risposta, era
palesemente da manicomio.
“Si, Salias, sei pazza!”
Sobbalzò e strinse
più forte il barattolo di Nutella, era Sara.
“Sefarei?!”
“Si, sono venuta a
trovarti, cara mia.”
“E dove è il mio
coinquilino? L’hai ammazzato e poi hai fatto sparire il cadavere?”
“Ma quanto sei
idiota? Ha detto che andava a fare la spesa…”
“La spesa..ah…sisi…Tu piuttosto come mai
quell’aria soddisfatta?”
“Ma niente!”
Alzò un
sopracciglio.
“Parliamo di te,
piuttosto! Cosa ci fai qui abbarbicata ad un barattolo di Nutella?
Non me ne offri un
po’?”
“Prendi…”
Lasciò andare il
barattolo e Sara vide i grissini.
“Debosciata al
massimo! Come mai?”
“La Nutella è l’oppio dei
popoli e io non voglio pensare.”
“Non era la
religione una volta?”
“Provo più
soddisfazione a strafogarmi che nello sperare tutta la vita in qualcosa che
rischia di fregarmi sul più bello…Morire per poi
scoprire che ti avevano rifilato un sacco di palle su angeli e demoni.”
Sara affondò un
grissino nella crema.
“è buona…”
“Già…Tu piuttosto perché sei così contenta?”
“Perché oggi
abbiamo provato…”
“E?”
“C’era anche Lisa
e lui ha fatto l’idiota tutto il tempo.”
“Lo sapevo che non
mi avrebbe dato retta!”
“alla fine l’ha
convinta a suonare qualcosa.”
“Meglio di
niente.”
“Non mi dici
niente di più?”
“Vuoi che ti
reciti un canto della Divina Commedia?”
“No, vorrei sapere
cosa si agita in quella testolina strana che ti ritrovi.”
“Non si agita
nulla.”
“NO?! Nemmeno dopo
la piazzata di ieri?”
“Alex è acqua
passata.”
“Si, Salias e io sono Cleopatra.
Hai trovato il
chiodo che scaccia il chiodo?”
“No, ma se trovassi
un martello potrei usarlo per sfondarti il cranio.”
“Che palle che
sei!”
Voleva bene a
Sara, ma quella era una di quelle mattine in cui non aveva voglia di parlare
con nessuno, voleva solo fare la muffa da qualche parte, commiserandosi per i
suoi errori.
“Aisha, se c’è qualcosa, dimmelo. Non ho un bell’aspetto, ma
non ti ucciderò, giuro.”
“Sara non c’è
nulla.”
Fu perentoria e la
corvina non aggiunse altro, continuò a mangiucchiare grissini e Nutella, mentre
lei si accendeva una sigaretta.
Poco dopo la porta
si aprì ed entrò anche il tedesco.
“Ma qui non si
mangia?”
“Mi pare che la Nutella sia definita commestibile…”
“Volevo qualcosa
di più sostanzioso! Pasta, carne!”
“L’erba voglio non
cresce nemmeno nel giardino del re.”
Mormorò funerea Aisha, uscendo dal suo coma.
“L’orsetto Knut è
uscito dal letargo!”
“Fottiti Sara.”
“Bon jour finesse,
vado a preparare da mangiare…”
La dark si alzò,
aiutò il ragazzo a mettere via le borse e poi gli chiuse la porta della cucina
in faccia, dicendogli che, come tutti i maschi, in cucina era peggio di un
uragano allo stato brado.
“Cosa ne sa?
Magari cucino bene!”
La viola gli
rivolse un’occhiata eloquente dal divano.
“Si, va bhe! Sempre d’accordo, megere!”
Si sedette sul
divano e guardò dubbioso il barattolo, ormai a metà.
“Non morde.”
“Ma fa
ingrassare.”
“Come se per te
fosse un problema…”
“Acide,
stamattina?”
“Vedi un po’ tu.”
“Lo prendo come un
si, immagino che Sefarei ti abbia già detto tutto.”
“è andata come
prevedevo, ma almeno non ti ha mandato al diavolo.”
“Va bhe. Ho capito che non è giornata.”
“Mi sa di si.”
Sara li chiamò a
mangiare e la discussione venne troncata, anche se lei era sicura che lui
volesse saperne di più.
Bill era
stralunato, aveva intuito che la sua coinquilina potesse essere strana, ma non così
tanto, non era più riuscito a cavarle nulla.
Chiese numi a
Sara, ma lei scosse la spalle e mormorò:”Ringrazia Alex”, non lo conosceva
questo tipo, ma già gli stava antipatico.
In ogni caso anche
il mattino dopo aveva appuntamento con Sefarei per le
prove e fortunatamente riuscì a svegliarsi in tempo, sciabattò
in cucina mezzo addormentato e trovò tutto pronto.
Caffè, brioche,
frittelle e biscotti e un biglietto di Aisha.
Se lo rigirò tra
le mani, mezzo divertito, mezzo sorpreso, era molto da Salias
fare l’asociale e poi sorprendere con un gesto carino.
Mangiò un po’ di
tutto e poi corse al lavoro, discretamente soddisfatto, era in anticipo, la
dark non c’era ancora, ma qualcuno stava suonando il piano, una vecchia canzone
degli anni ’60.
Era Lisa, senza
fare rumore si sedette a un tavolo per ascoltarla.
Era bravissima,
come al solito e come al solito si rammaricò che un talento del genere venisse
sprecato e nascosto sotto la corazza della ragazzina dura.
Finì, stava per
alzarsi ed applaudire, quando un urlo belluino lo precedette, Paris, il proprietario si stagliava sulla soglia della
porta principale, con un’espressione furiosa, come la statua della dignità
oltraggiata.
“Tu! Cosa stai
facendo?
Io ti licenzio!”
[“Che ti frega? E
poi il vecchio stronzo mi ammazza se lo scopre.”
“Ci parlo io!”
“Che vuoi fare tu?
Non sei la pianista, lei si che hale
palle!”]
Doveva fare
qualcosa, così si alzò in piedi e si fece vedere dal proprietario, che lo
fulminò.
“Fermo, signor Paris.”
“Cosa vuoi?”
“Le ho detto io di
suonare, non capivo una cosa.”
“Non la difenda!”
“Non la difendo!
Le dico la verità, Sara non era ancora arrivata e io avevo bisogno di qualcuno
che mi desse una mano e ho chiesto a Lisa, che mi sembra se la cavi
egregiamente. Non è un buon motivo per licenziarla.”
“D’accordo, per
questa volta passi, ma la prossima volta….”
Mulinò minaccioso
un dito e si ritirò nel suo ufficio, Lisa lo guardò stupita e mormorò un “grazie” a bassa voce, prima di scappare
via come una furia.
“Bravo.”
Sara era arrivata
dietro di lui.
“Sei riuscito ad
avvicinarla, l’hai difesa e lei è rimasta colpita.”
“Sono contento…Suona e canta davvero bene.”
“Hai fatto pace
con Salias?”
“Stamattina mi ha
fatto trovare pronta la colazione…”
“è una brava
persona, un po’ strana, ma brava.”
“Già e oggi è
proprio una bella giornata…”
“ e sarà migliore se inizieremo a
provare! Muoviti!”
Sorrise e per la
prima volta si sentì davvero allegro.
ANGOLO DI LAYLA
Ed eccoci
all’ottavo, spero vi piaccia ^_^.
Passiamo
alle recensioni.
_Pulse_: tutti odiano Alex anch’io che l’ho creato
XD e lui non si riscatterà ahahhaha!
Bill intanto fa piccoli passi verso Lisa…Almeno ci prova.
Grazie per seguirmi.
Aloha!
Fragolottina:Grazie dei complimenti,
dirmi che ti immagini le scene è una delle cose migliori che potessi dirmi ^_^!
Capitolo 9 *** 9)Quando Sara Dice Che Andrà Tutto Bene... ***
9)QUANDO SARA DICE CHE ANDRA’ TUTTO BENE ...
Il giorno era
arrivato senza che se ne accorgessero, era la sera della sua prima esibizione e
si sentiva un filino nervoso.
“Io non sono agitato…
No! Io sono
abituato a queste cose! Aaaahhhh!!”
Aveva lanciato un
acuto in grado di rompere il vetro di una finestra solo perché Nana gli era
passata tra le gambe, tra l’altro mentre si stava truccando, così adesso aveva
una vistosa riga nera che gli attraversava una guancia.
Cominciò a
imprecare, dove cavolo era lo struccante?
“SALIAAAS!!”
“EEEEHHH?!”
Quella ragazza era
fine come uno scaricatore di porto, lo notò irritato, nessuno gli aveva mai
risposto così svogliatamente.
“Dove cavolo è lo
struccante?”
“Secondo
armadietto a destra, dietro gli shampi, vicino al
sapone!”
“Cazzo! Sembra di
fare una caccia al tesoro!!
Tieni Nana lontana
da me!
Quella gatta vuole
sabotarmi!”
Sentì dei passi e
dopo un po’ il cigolio della porta, la sarda era arrivata.
“Si può sapere
cosa è questo casino? E se vuoi che ti risponda non parlare in tedesco!”
“Porta via la tua
gatta! Mi gira attorno tipo demone!”
“Paranoico!”
“Tu non capisci…”
“Io non capisco
mai niente, sono lesa…Nana andiamocene che questo
zotico non ci merita.”
“Tu stasera
vieni?”
Cambiò
repentinamente argomento.
“Bhe, se per te non è un problema….”
“Io ti ordino di venire!”
“Va bene. Vuoi una
camomilla?”
“NON LO SAI CHE
UNA CAMOMILLA RENDE NERVOSI????”
“Vuoi un po’ di
limoncello?”
“VUOI FARMI
ARRIVARE UBRIACO E GUARDA COSA è SUCCESSO ALLA MIA FACCIA PER COLPA TUA!”
“Vuoi cordialmente
andare affanculo o aspetti che ti ci mandi io?”
“Crudele!”
“Isterico!”
Saltellò via con
l’aiuto delle stampelle e lui rimase da solo aimprecare, perché lui non era nervoso, nossignore.
Dopo un tempo
indefinito uscì dal bagno, notò che la ragazza era vagamente impaziente, aveva
rimediato anche degli abiti quasi eleganti, una lunga gonna viola etnica,
camicia nera e una cravatta viola.
“Dio, pensavo
fossi morto la dentro!”
Zoppicò dentro e
ne uscì dopo un po’ vestita e truccata.
“La cravatta non
c’entra un fico secco.”
“Io avevo pensato
a dei jeans e poi ho realizzato che avevo una gamba rotta, ergo me la sono
dimenticata.”
“Ho capito, te la
tolgo io.”
Cominciò a
litigare con il nodo e si ricordò perché non le amasse particolarmente, ma alla
fine la ebbe vinta e lanciò il pezzo di stoffa addosso a Nana che cominciò a
morderlo, offesa.
“La mia
cravatta!!!”
“Non ci pensare e
Muoviti! Siamo in ritardo!”
“Santa madonna
ligure!”
Fece in tempo a
mettersi un solo anfibio e la giacca prima che lui la sbattesse fuori dall’appartamento
innervosito.
“Ehi! La sciarpa e
il cappello!”
“Non andiamo al
Polo Nord! Muoviti!”
La sentì imprecare
dietro di lui, ma non se ne curò molto, era in ritardo e lui detestava essere
in ritardo, senza contare che probabilmente la macchina avrebbe fatto
ostruzionismo(incoraggiata dalla medaglietta di san Cristoforo, che ormai era
quasi un’ossessione) e che tutti i semafori della città si sarebbero messi
d’accordo per essere rossi.
Lo sapeva che era
paranoia, ma la presenza della dark lo inquietava, aveva i suoi buoni motivi
per temerla, suo fratello non c’era e aveva il presagio della catastrofe.
Suo fratello non
c’era, per la prima volta si esibiva senza suo fratello, avrebbe potuto sclerare solo per quello!
“Siamo arrivati.”
“Eh?”
“Ho detto che
siamo arrivati!”
Svoltò di colpo
immettendosi in un posto vuoto, rischiando che una grossa jeep lo tamponasse.
“Dannati autoblindi.”
Grugnì Aisha.
“è colpa mia.”
“Ma loro sono
dannati lo stesso.”
“Hai ragione e
adesso andiamo che Sara ci aspetta!”
Entrò a grandi
passi nel locale, mentre lei per l’ennesima volta in quella sera sbuffava
dietro di lui.
Sara era
leggermente nervosa, aveva parecchi pensieri per la testa, il primo era far
passare la morte di Alex come suicidio, il secondo era capire cosa diavolo
passasse nella testa della sua amica e se c’entrasseil maledetto che ora viveva con lei.
Iniziò ad
accordare il pianoforte, mentre il ragazzo, dopo averle rivolto un cenno
nervoso prese a fare una serie di esercizi.
Nella sua testa Aisha sarebbe sempre rimasta la ragazzina con i capelli
castani sempre un po’ arruffati, che si guardava attorno spaesata con quegli
strani occhi verdi da gatta e che viveva in un mondo suo, un po’ utopico un po’
reale in cui poteva ancora sposare Bob Marley.
Nulla sembrava
colpirla, ma in realtà erano poche le cose che non captava, entrare nel suo
mondo era difficile, ma se ci si riusciva era facile fare danni se ci si
muoveva male, quel bastardo ne era la prova vivente.
-è a tempo
determinato Sara. Lo sai tu e lo sa Salias, a
giudicare dalla faccia che fa.
Rimpiange di essercisiaffezionata.-
“è venuta anche Aisha?”
“Si.”
“Sciallo…Fai come alle prove e andrà bene.”
“Grazie.”
Iniziarono con “Far
away” dei Nickelback, era
abbastanza lenta e malinconica, poteva adattarsi bene al piano, l’aveva scelta
lei come quasi tutte le canzoni e ne aveva curato gli arrangiamenti.
Era discretamente
orgogliosa di questo, non aveva mai permesso a nessuno di intervenire in quel
campo, ora sperava solo che quello non rovinasse i suoi sforzi.
Nel salotto di Aisha aveva pensato che fosse incredibilmente bravo, le era
bastato vedere la sua amica a cui partiva un tick
nervoso se qualcuno osava criticare il buon vecchio Bob andare quasi in trance,
ma in quel momento pensò che fosse strabiliante.
Dopo che ebbero
finito cadde per un attimo un silenzio sbigottito,il pubblico, abituato alla
mediocrità del nipote di Paris, non si aspettava di
sentire qualcuno che fosse capace di cantare e che fosse dannatamente bravo e
ne era rimasto stupito.
La reazione d Aisha era stata solo un assaggio di quello che sarebbe
successo, il pubblico applaudì rumorosamente, poteva sentire il vecchio che si
sfregava le mani, aveva appena rimediato un’ottima serata e qualche cliente
abituale in più.
Fu una serata
splendida, Sara era felice come non le capitava da tempo, aveva ricordato cosa fosse
la gioia di suonare, perché aveva iniziato e suo malgrado doveva ringraziare
lui.
“Siamo andati
bene.”
“la solita
rompipalle! Siamo stati grandi!”
Rimase senza
parole, l’aveva zittita, lei....Era incredibile!
“Io rompipalle???
Taci megalomane, nessun insulta Sara Sefarei invano!”
Le rise in faccia
e lei dovette ridere a sua volta, era impossibile non farlo, anche perché le
occasioni in cui era di buon umore erano poche e le voleva cogliere tutte.
“Siete stati
bravissimi, Sara!”
La viola aveva
zoppicato fino al palco a fine concerto, la lunga gonna viola presa a un
mercatino che frusciava sul pavimento, rendendola simile a una strana dama
ottocentesca senza crinoline.
“Grazie Aisha!”
Le aveva rivolto
un sorriso luminoso.
“Ti vedo felice,
sembra che tu abbia ritrovato qualcosa.”
“Più o meno.”
“Era da un secolo
che non ti vedevo così felice dopo aver suonato, ringrazialo invece di
maltrattarlo.”
“Tropo facile.”
“Sei strana! Lui
dov’è?”
“Bh. Starà cercando Lisa.”
“Sono stata un
scema Sara, ho il sospetto di avere fatto un casino talmente grande di cui mi
sfuggono persino le proporzioni….”
“Non fasciarti la
testa prima di essertela rotta! Può darsi che fosse giusto così.”
“O può darsi che
io cercassi solo qualcuno con cui lavarmi la coscienza e su cui scaricare
tutto.”
“Piantala!
Piantala di dare retta a quegli idioti di Alex e di tuo fratello! Smettila! Non
risolvi nulla e tra l’altro tutti e due dovrebbero avere il buongusto di
tacere!”
Aisha fece una smorfia strana.
”Vabbhè, andiamo a berci qualcosa.”
Si avviarono verso
il bancone chiacchierando.
Era uscito nel
vicolo sorridendo, il concerto era stato fantastico, quasi come ai vecchi
tempi.
Quasi.
Ovviamente
qualcosa gli era mancato e sarebbe continuato a mancargli sempre, ma per ora poteva
sopravvivere, in fondo non era tutto perduto, in fondo non era del tutto solo.
Si accese una
sigaretta nel buio, quel posto faceva paura di notte, un maniaco avrebbe potuto
arrivargli alle spalle e trucidarlo o nessuno se ne sarebbe accorto, rabbrividì
e si guardò alle spalle.
Era tropo giovane
e aveva ancora almeno una cosa da fare prima di finire a pezzi in uno squallido
vicolo!
Era quasi arrivato
alla fine della sua sigaretta quando qualcuno gli poggiò una mano sulla
spalla,facendo sobbalzare e quasi morire d’infarto.
Si girò di scatto
con gli occhi spalancati per il terrore, non del tutto pronto ad affrontare
chiunque ci fosse,chiedendosi quante possibilità avesse di salvarsi e
concludendo che non ne aveva nessuna.
Era Lisa, che lo
guardava con i suoi profondi occhi castani.
“T-tu?”
“Scusa, ti ho
fatto spaventare?”
“No, no!”
La risposta
corretta era:” Si e tanto, cazzo!”.
“Non sei capace di
fingere….Scusa ancora!”
“Come mai sei
qui?Credevo che mi considerassi uno scocciatore!”
“Una specie… Volevo ringraziarti, mi hai davvero difesa con Paris, credevo che tu lo dicessi solo per…”
“Solo per fare il
coglione?”
“Ci hai preso,
invece l’hai fatto davvero. Sono poche persone che mi hanno difeso o anche solo
aiutato.”
Capì che si
riferiva a Salias dal suo sguardo malinconico, forse
stava ricordandosi come era finita.
“Niente amiche?”
“La gente è
fottutamente finta, sempre.”
“Come mai non vuoi
far sapere agli altri che suoni così bene?”
“Perché sono fatti
miei e…perché non avrei futuro.”
“Chi se ne
importa! Devi farlo perché ti piace e perché ti fa stare bene!”
“Parli bene tu! Tu
sei fortunato! Tu stai per i cazzi tuoi, non devi rendere conto a nessuno delle
tue azioni!”
Non seppe cosa
dirle, lui era davvero fortunato, anche senza la band, anche senza suo fratello,
aveva qualcuno in quella sarda sconclusionata che nel bene e nel male gli aveva
dato un tetto sotto cui dormire e in quella dark sempre arrabbiata che gli
aveva dato un lavoro.
Il silenzio calò
pesantemente tra di loro, Lisa prese a tormentarsi le pellicine delle unghie.
“Scusa, io metto
sempre a disagio.”
“No, tu sei
sincera e io lo apprezzo.”
“Grazie!”
Gli rivolse un
sorriso che illuminòi tratti del suo
viso, era davvero carina in fondo e in fondo non era che una ragazzina,
nonostante le arie da dura.
Rimasero a lungo a
parlare, di tutto e di niente, poi qualcosa interruppe l’incantesimo,
l’illusione del contatto che credeva di avere creato, qualcosa che le fece
spalancare gli occhi e glieli fece riempire di paura.
Si voltò anche lui
e vide un uomo enorme davanti a lui, che lo guardava minaccioso, le mani
conserte.
-Poco dopo arrivò
un tizio con la corporatura da armadio, le somigliava abbastanza da lasciare
intuire che fosse il padre, iniziò a sclerare e ci
buttò fuori, nonostante ci fosse il diluvio universale.-
Quello era suo
padre, lei iniziò a tremare impercettibilmente.
-Alle quattro di
notte un pazzo furioso iniziò a tempestare di pugni la nostra porta, lei
tremava, aveva una paura del diavolo nonostante la tenessi abbracciata.-
Poteva volere bene
a quell’uomo, ma era un dato di fatto che lo temesse, da quando era apparso si
era come spenta, era diventata simile a un animaletto selvatico, ora capiva
perché Salias si incupisse quando parlava di lei.
L’uomo iniziò a
parlare con un tono pieno di disprezzo, lui non capiva ma lo sentiva, a pelle,
quell’uomo lo stava insultando, anzi stava insultando tutti e due.
La ragazza
indietreggio, lui si avvicinò a grandi falcate spingendolo di lato con una
gomitata che gli fece mancare per un attimo il respiro.
-Vuole picchiarla.
Non riesce imporre
abbastanza la sua autorità con le parole allora passa ai fatti, questo
frustrato di merda!-
La consapevolezza
lo attraversò come un fulmine e senza sapere perché si mise in mezzo,
prendendosi lui un schiaffo al posto di Lisa, che lo guardava incredula.
L’uomo invece
arrossì sgradevolmente, cominciò a urlare e a picchiarlo furiosamente, aveva
forse trovato un nuovo obbiettivo su cui sfocare la rabbia e la frustrazione di
una vita intera.
“Sei pensierosa Aisha…”
“Ho come
l’impressione che stia succedendo qualcosa.”
La dark sospirò e
appoggiò al bancone il suo bicchierino di vodka.
“Passi la metà
della tua vita a preoccuparti per niente, è stata una serata meravigliosa, cosa
potrebbe succedere?
Stai tranquilla,
andrà tutto bene!”
La viola
rabbrividì, l’ultima volta che Sara le aveva detto che tutto sarebbe andato
bene aveva scoperto la vera natura dell’infame, quindi doveva considerarlo come
un presagio di sventura o qualcosa del genere e dove era Bill?
-Nonè possibile che sia ancora nel vicolo a fumare….
Sono preoccupata.-
Si alzò dallo
sgabello sotto lo sguardo divertito di Sara.
“Vado in bagno.”
Mentiva e se ne
accorse anche Sefarei, d’altronde glielo avevano
ripetuto tante volte, la sua faccia era come un libro aperto, ma non gliene
importava molto,al massimo ne avrebbe approfittato per fumarsi una sigaretta.
Schivò abilmente i
clienti di Paris e infilò la porta sul retro, con una
strana sensazione addosso, qualunque cosa avesse trovato sapeva che non le
sarebbe piaciuta.
Ammutolì per un
attimo, poi un’ondata di rabbia la sommerse e si strinse più saldamente alle su
stampelle e chiuse gli occhi per pochi secondi, quell’energumeno del padre di
Lisa stava pestando Bill.
Tutto sarebbe
andato bene, vero Sara?
“FARINAA!”
Il ruggito le era
salito animalesco, ma sortì l’effetto che le serviva: distrarlo, se avesse
continuato così il ragazzo sarebbe finito a fare compagnia all’anonimo che lo
aveva maledetto.
“Cosa vuoi, squaldrina?
Sei stata tu a
traviare mia figlia, guarda cosa l’hai fatta diventare! Una che si incontra nei
vicoli con strane persone.”
“Io ho provato ad
aiutare tua figlia, ma tanto tu non capisci.
Pestare le persone
è un reato, incendiare macchine è un reato.
Ti ritieni un buon
esempio?”
“Sempre meglio di
te, puttana! Che idee le hai ficcato in testa?
Continuare la
scuola? Se lo scorda, ho bisogno di una figlia che lavora, non di un’idiota
china sui libri.”
“Sarò più chiara,
se non lo molli e non fai venire Lisa da me, ti denuncio e non scherzo!”
“Provaci, stronzetta!”
Tirò fuori il
cellulare dalla borsa e l’uomo corse verso di lei, Salias
urlò e alzò una stampella per colpirlo, riuscì a tenerselo lontano.
Era in un casino e
bello grosso.
“Hai paura,
piccola?
Stanca di fare
l’eroina?”
-Bastardo!-
Tornò alla carica,
sorridendo, non gliene importava molto che lei avesse una gamba rotta e
viaggiasse in stampelle, lui era un vero uomo che doveva difendere la sua
famiglia e non si curava del male che poteva fare a un inutile femmine come
lei.
Lei urlò di nuovo
e questa volta una voce si aggiunse alla sua, facendo fermare l’uomo, Aisha si voltò: era Paris,
pallido per lo spavento e con la bocca spalancata.
“Chi è lei? se ne
vadachiamo i carabinieri!”
Avrebbe voluto
abbracciarlo, Farina iniziò a indietreggiare e scomparve nel vicolo buio,
lasciando un ragazzo svenuto e una Lisa in lacrime.
“Cosa cazzo
succede?”
Ecco Sefarei, era dietro al proprietario, anche lei spaventata.
“Oddio!”
Corse vero Lisa e
Bill.
“Sara dobbiamo
portarlo a casa. Grazie Signor Paris, senza di lei sarebbe
finita davvero male.
Tu Lisa dalle una
mano.”
“Io….”
“Tu cosa? Tu non
vuoi venire? Risposta sbagliata!
Lui si è fatto
pestare per te e io ho rischiato grosso per salvarti da quello stronzo che ti
ostini a seguire, quindi….Zero storie e seguici, cazzo!”
Il tono duro non
le si addiceva, ma parve scuotere la ragazzina perché senza fiatare aiutò
Saraa tirare in piedi il ragazzo e salì
in macchina con loro come in trance.
ANGOLO DI LAYLA
Ed eccoci al nono, sono un po’ di fretta
quindi ringrazio per le recensioni:
Capitolo 10 *** 10)Il Castello Di Carte Di Salias. ***
10)IL CASTELLO DI CARTE DI SALIAS
Lisa era confusa,
aveva la sensazione che fossero gli eventi a comandare lei e non viceversa,
tutto aveva preso una piega sbagliata.
Suo padre, Salias, la loro vecchia faida, erano riaffiorati nel
peggiore dei modi con suo padre che si scagliava contro la sua amica, senza
contare lui.
Lui, quel ragazzo
mezzo accasciato contro di lei, che respirava piano, tutto pieno di lividi e
contusioni, tutte fatte da suo padre.
Era sconfortata,
con una gran voglia di piangere.
Perché era
successo?
Cosa c’entrava Aisha?
Dove stavano
andando?
La viola
tamburellava nervosamente le unghie sul cruscotto della macchina, una sigarette
le pendeva dalle labbra ed era del tutto insensibile ai tentativi di SEfareidi avviare
una conversazione, rispondeva a monosillabi e riprendeva a guardare i lampioni
che scorrevano accanto a loro.
Aisha si arrabbiava spesso, ma erano sfoghi
momentanei raramente perdeva davvero il controllo, quando succedeva si
rinchiudeva in un mutismo pressoché assoluto, ma doveva tentare, doveva capire
cosa c’entrasse quel ragazzo con loro due.
“Aisha.”
Silenzio, solo il
rumore della macchina.
“Aisha.”
“Non ho voglia di
parlare Lisa.”
Svoltarono in una
via e poi si fermarono.
“Dove siamo?”
“A casa di Salias.”
Fu Sara a
rispondere, mentre si slacciava la cintura, guardò fuori dal finestrino, erano
davanti ad un anonimo condominio.
“Abiti qui
adesso?”
“Da quando i miei
sono tornati in Sardegna.”
La dark fu fuori e
anche Aisha iniziò ad armeggiare per scendere.
“Lui chi è?”
“Il mio
coinquilino.”
Il tono che usò le
fece capire di non aggiungere altro, che Aisha non
voleva sentire altro, così aiutò la mora a far scendere il ragazzo ancora
incosciente.
Fu una faticaccia
trasportarlo fino all’ultimo piano, ma almenonon la fece pensare, non aveva mai voluto essere altrove come quella
sera, sembrava che dovunque passasse lei la seguissero anche i guai.
“Mi dispiace.”
Mormorò forse più
a se stessa che ad altri, ma alla sarda non sfuggì.
“Non potevi farci
niente, ma spero che adesso tu veda che razza di personasia.”
“Mi dispiace Salias, mi dispiace veramente.”
La viola infilò la
chiave nella toppa e scosse la testa, come a dire che capiva, lei e Sara
trasportarono il ragazzo all’interno, fino ad una stanza da letto.
“Bene….IO vado a medicarlo”
Sara sparì nel
corridoio lasciandole sole.
“Aisha…io…”
“Perché te ne sei
andata?”
“Perché se non
l’avessi fatto lui avrebbe continuato a tormentarvi e io non volevo.
Siete stati così
gentili con me.”
“Avremmo potuto
aiutarti, avresti potuto denunciarlo e poi noi avremmo chiesto l’affido.”
“E vissero tutti
felici e contenti, non era una fiaba Salias…”
“Cosa ci hai
guadagnato, Lisa?”
“Perché mi hai
messo quello alle costole?”
“Non ti ho messo
alle costole nessuno, ha fatto tutto da solo.”
“Non ci credo.”
“Gli ho raccontato
la tua storia dopo che ti aveva già conosciuta, se è questo che ti preme e
qualunque cosa ti abbia detto sappi che la pensava veramente.”
Rimase in
silenzio.
“Non volevo che
finisse così…”
“Nemmeno io….stasera dormi sul divano…
Poi ci organizzeremo….vado a prenderti un pigiama.
Il bagno è la
prima porta a sinistra, gli asciugamani sono nell’armadietto in basso.”
“Aisha…”
“Si?”
“Grazie!”
“Prego.”
Si infilò in bagno
e poi sotto la doccia, sperando di lavare via tutto quello che era successo,
anche se era certa che non sarebbe stato così facile, la paura, la vergogna non
erano sensazioni che sparivano facilmente.
Aisha si sedette pesantemente sul divano e cercò
una sigaretta, ma il pacchetto sembrava scomparso.
“Dannazione!”
Perché era finita
così?
E cos’era quella
rabbia mista a preoccupazione che la faceva letteralmente impazzire?
“Dannazione!”
“Aisha!”
Sobbalzò, Sara era
davanti a lei.
“Ho finito di
medicarlo, se vuoi puoi andare a vederlo…
Tra l’altro se
domani non vuole svegliarsi e sembrare Quasimodo qualcuno dovrebbe tenergli una
borsa del ghiaccio sull’occhio.”
Lei annuì.
“Hai una
sigaretta?”
“Certo…”
Cercò la borsa e
le porse il pacchetto di Marlboro, ne tolse una, l’accese e aspirò avidamente
il fumo, sotto lo sguardo critico dell’amico.
Buttò fuori una
nuvoletta e contemplò il fumo che si spandeva nell’aria, cercando di rilassarsi
e di calmarsi.
“Allora Salias?”
“Allora cosa?”
“Vai da lui o no?”
“Dopo, ho bisogno
di calmarmi.”
La dark non
commentò, acchiappò la sua borsa e la giacca e si avviò verso la porta.
“Ma ne vado
Tesoro, buonanotte e…trattamelo bene, mi serve ancora
un cantante!”
“Idiota!”
“Ti voglio bene
anch’io!”
La porta si
richiuse dietro la sua amica, lasciandola nervosa, ci mancavano solo Sara e le
sue allusione a farle perdere la pazienza! Avrebbe voluto alzarsi e fare un
giro per la stanza, ma la dannata gamba glielo impediva e la relegava sul
divano a bollire come una teiera.
-Dio che nervi!-
Continuò a fumare
la sigaretta e quando la finì ritrovò il suo pacchetto e ne accese un’altra,
alla fine rimase semplicemente a guardare il soffitto.
-Basta Aisha, qui si cade nel patetico!
Alza quel culo dal
divano, acchiappa una borsa del ghiaccio e vai da lui, in fondo sei stata tu a
metterlo in mezzo con la tua boccaccia!-
Si alzò e saltellò
in bagno, si accucciò accanto all’armadietto dove avrebbe dovuto esserci la
famosa borsa, ma non la trovò.
Si grattò la testa
perplessa, era nel pieno delle sue scarse facoltà mentali, era sicura che fosse
lì,com’è che non c’era?
Zoppicò fino alla
camera del tedesco e aprì leggermente la porta, giusto per darci un occhiata e
il mistero le fu chiaro, l’aveva presa Lisa che adesso si stava occupando di
lui.
Batté in ritirata
cercando di non fare rumore, perché si era preoccupata?
Era tutto nei
piani, no?
Lui doveva tornare
alla sua vita e lei si era in un certo senso impegnata ad aiutarlo, no?
Lisa era la
persona giusta al momento giusto.
-sei da ricovero Salias…dopo di te il vuoto assoluto…-
Cercando di calmarsi(
e quella sera aveva invocato la calma troppe volte peri suoi gusti), sistemò il
divano per Lisa provando a canticchiare “On And on” dei vanilla
Sky, le era sempre piaciuta la spensieratezza che le infondeva quella canzone,
ma tutto quello che le uscì fu il ritornello di “marea” dei Pornoriviste e da
qualunque punto di vista la guardasse non era un bel segno.
Per niente.
Ti
aspetto qua, non mancherai,
Aprì il divano che poteva diventare un letto all’occorrenza. Son
solo io e in faccia hai il nome mio
Sistemò le lenzuola e le coperte, sorreggendosi a qualche modo e
ignorando le fitte di dolore. Ti
aspetto dai, son solo ormai
Per ultimo, mise il cuscino e contemplò il suo lavoro, tutto sommato
poteva andare. Portami
via se il mondo non è a casa mia.
Su uno dei mobili del salotto c’era un mazzo di carte, lo prese in mano
e si sedette al tavolo, facendosele passare tra le mani, avrebbe potuto fare un
solitario ma non ne aveva voglia.
Le appoggiò al piano e rimase a guardarle.
Non aveva mai costruito un castello di carte, nemmeno da bambina,
considerata la sua utilità al mondo poteva provarci ora.
Dispose lentamente le carte, come per prepararsi ad un rito e in parte
era vero, voleva levarsi dalla testa a tutti i costi “marea” e quella
sensazione viscida ed indefinita che le aveva portato.
Valutò quante carte poteva usare per la base con la massima cura, come
quando a scuola prima di disegnare un busto lo misurava o si metteva alcomputer aspettando una frase per iniziare
una storia, per iniziare a conoscere quello che avrebbe dovuto fare.
Iniziò a metterle in piedi e piano piano il
tempo iniziò a dilatarsi, raggiungendo quella dimensione atemporale che trovava
quando era davvero concentrata e scriveva o disegnava e che nessuno poteva
turbare.
Si svegliò con una sensazione di freddo alla faccia che non capiva.
Dove era?
Cercò di aprire entrambi gli occhi, ma di uno, per quanti sforzi
facesse, non riusciva ad alzare la palpebra, chissà perché poi…
Poi ricordò.
Il vicolo, Lisa, suo padre, le botte.
E la domanda ritornò:Dove era?
L’occhio gli rimandò la sua stanza e percepì qualcuno accanto a lui,
grugnì per attirare l’attenzione e incontrò un paio di ansiosi occhi castani.
Lisa.
Provò a muoversi per mettersi semi seduto, ma le fitte di dolore glielo
impedirono, lei se ne accorse e mollò la borsa del ghiaccio che teneva in
mano(ecco spiegato il perché del freddo).
“Ben svegliato. Ti do una mano.”
Gentilmente lo fece appoggiare alla testiera del letto e gli spostò
anche un cuscino per farlo stare più comodo, sembrava imbarazzata, forse si
vergognava.
“Io…Scusa…
“Io…Scusa e grazie per prima. Mi hai difesa.”
“L’avrebbe fatto
chiunque”
Borbottò a
disagio, ma la faccia della ragazzina raccontava che non tutti l’avrebbero
fatto.
“Ti sei messo in
testa di salvarmi?”
Lisa era
imprevedibile, un secondo era dolce quello dopo aggressiva, come se temesse di
farsi vedere indifesa.
“No. Ho parlato a Salias di te dopo che ci siamo visti la prima volta e l’ho
vista strana, come se mi nascondesse qualcosa e l’ho costretta a raccontarmi
tutto.
Non volevo
fregarti o cose del genere, volevo solo conoscerti tutto qui.”
“Perché?”
“Perché ti ho
sentito suonare e sei brava e mi dispiace che tu non mostri quello che puoi
dare agli altri.”
“è una predica che
dovresti fare anche aSalias.”
“Cioè?”
“Hai mai visto un
suo disegno? Hai mai letto qualcosa di suo?
A giudicare dalla
tua faccia no ed è un vero peccato, credimi.”
Rimasero in
silenzio per un po’, lei aveva ripreso a mettergli la borsa del ghiaccio
sull’occhio, ma lui si era innervosito, detestava avere curiosità irrisolte e
non era con Lisa che avrebbe voluto parlare appena sveglio.
“Se vuoi me la
metto io la borsa.”
“Vuoi parlare con Aisha?”
“Si, perché?”
“Perché mi stai
praticamente cacciando fuori!”
Sogghignò lei.
“In effetti…”
“Vabbhè te la vado a chiamare.”
Ridacchiando uscì
dalla stanza, poco dopo la porta si riaprì ed entrò la viola, con una strana
espressione corrucciata e fece per accomodarsi sulla sedia lasciata libera da
Lisa, ma lui le fece segno di sedersi sul letto.
Lei sbuffò e roteò
gli occhi, ma alla fine acconsentì.
Non riusciva capirla,
sembrava a metà tra l’arrabbiato e il preoccupato, si guardarono per un po’
negli occhi, lui cercò di capire cosa fare, come uscire da quel momento di
stasi.
“Scusa.”
Non sapeva se fosse
la cosa giusta da dire o fare, ma ci provò lo stesso e fu fortunato, lei gli
buttò le braccia al collo e mormorò:”Cretino!”.
Era già qualcosa.
“Mi hai fatto
prendere un colpo, accidenti a te!”
Le accarezzò i
capelli, si era ritrovato a consolarla e ciò era in un certo senso paradossale.
Forse se ne
accorse anche lei perché si staccò di botto e mormorò:”La borsa del ghiaccio.”
“Eh?”
“Devi metterti la
borsa del ghiaccio! Sara ha detto che diventerai un mostro se non te la metti.”
“Aisha…Mi sono spaventato anche io lo sai?”
“Vorrei vedere! Ho
pensato che ti ammazzasse quello stronzo!”
“Ecco…non è che potresti…abbracciarmi…come
prima?”
Si sentì un
perfetto idiota, ma lei dopo essere arrossita, fece segno di si e lo
riabbracciò.
Affondò la testa
nei suoi capelli viola e cercò di rilassarsi, di non pensare al vicolo, tanto
sarebbe riapparso nei suoi incubi.
La viola gli era
sempre sembrata una persona restia al contatto fisico, eppure lo stava
accarezzando dolcemente, probabilmente si era spaventata anche lei.
Ci pensò un
attimo,era certo che lei si fosse spaventata, non sapeva cosa fosse successo
nel vicolo dopo, ma affrontare quel energumeno non era una passeggiata.
C’era una bella
atmosfera, ma poi si ricordò di avere una curiosità da togliersi.
“Aisha.”
Lei gli stava
accarezzando i capelli.
“Ohi.”
“Tu disegni?”
La sentì
irrigidirsi.
“Io ho fatto un
artistico, cioè un liceo in cui si disegna per una cifra di ore, ma i miei
disegni non sono niente di che.”
“Scrivi?”
“Cosa ti importa?”
“Me ne ha parlato
Lisa.”
“Dovrebbe farsi i
cazzi suoi.”
“L’ultima volta
che qualcuno ha letto quello che ho scritto, me ne sono pentita.”
Altro vicolo
chiuso, sospirò sconsolato.
“Quando vorrai
parlarmene sono qui, va bene?”
“Per quanto
tempo?” Mormorò più a se stessa che a lui, questo bastò a far calar il gelo,
continuarono a rimanere abbracciati, ma la bella atmosfera di poco prima se ne
era andata.
Era vero, per
quanto tempo sarebbe rimasto?
Era giusto
illuderla con una promessa vuota?
Probabilmente no e
lei se ne era accorta, poco dopo si staccò e si accese una sigaretta.
“Quell’occhio è
gonfio.”
Tono piatto, aria
nervosa.
“Ti metto ancora
un po’ la borsa del ghiaccio.”
Con Aisha non si sapeva mai dove potesse finire un discorso,
così si sdraiò e lasciò che il freddo tornasse a congelargli la faccia.
Finì per
addormentarsi con una marea di pensieri in testa, nessuno coerente.
ANGOLO
DI LAYLA
E Siamo al Decimo, spero
vi piaccia…all’epoca in cui l’ho scritto è stato un
parto.
Povera me =_=
Passiamo alle
recensioni:
Fragolottina: Povero si,
ma questo è il prezzo da pagare per fare l’eroe….Sono
contenta che ti piacciano Bill e Aishainsieme…
Mi è parso di capire che
li vuoi come coppia XD…
Sperio che questo ti piaccia.
_PkSl_:Anche a
me il padre di Lisa sta appeso, ma serve per la fiction, purtroppo…
Spero che questo ti
piaccia^_^.
Per gli aggiornamenti,
visto che è praticamente quasi finita( devo revisionare il penultimo capitolo e
scrivere l’ultimo) credo aggiornerò di lunedì e di giovedì XD.
_Pulse_: Aisha non è coraggiosa è incosciente! Che se non arrivava Paris io perdevo la protagonista della storiaXD!
Spero che questo ti
piaccia^_^! Ciauz
Per “Francesca” sono in
alto mare perché il capitolo si è allungato a
dismisura e non ne sono convinta, quindi credo subirà ritardi =_=!
Si era
addormentato, sembrava sereno, un po’ lo invidiò, lei avrebbe voluto dormire,
ma si sentiva perfettamente sveglia.
Sbuffando, uscì
dalla stanza, la casa era silenziosa, sperava che Lisa dormisse, aveva la
sensazione che lei avesse un discorso in sospeso con quella ragazzina.
Era la serata
della paranoia, comprensibile dopo quello che era successoche si sentisse scossa e anche fragile, ma le
dava fastidio, un’innegabile fastidio.
Aisha non amava mostrare troppo la sua
fragilità, era nota per la sua indipendenza, quella che l’aveva fatta rimanere
lì nonostante il trasloco dei suoi e per il suo orgoglio, che era più o meno
quello che l’aveva tenuta in piedi per anni.
Sbirciò in
salotto, Lisa sembrava stesse dormendo, così afferrò il pacchetto e un
posacenere e uscì in terrazza.
Il vento le
schiaffeggiò la faccia e mosse le foglie degli alberi, il cortile e il giardino
erano deserti, illuminati dalla luce arancione dei lampioni, il traffico era
solo un rumore lontano, come il battito di un’animale che riposava accanto a
lei.
Il fumo si
disperdeva, lo guardava come da piccola guardava la neve, affascinata e un po’
persa nei suoi pensieri, abbastanza distratta da non accorgersi che la
portafinestra si era aperta dietro di lei.
“Aisha!”
Sobbalzò, era Lisa
che la guardava divertita, aveva sempre una luce ironica negli occhi, chissà
perché poi?
Forse alla luce
della sua vita trovava divertente le preoccupazioni della gente?
O forse era solo
una difesa?
Ci era ricascata
di nuovo, sbuffò.
“Ohi.”
La ragazzina prese
una sigaretta dal suo pacchetto.
“Ti fa male.”
“A te no?”
Touche.
“Non eria letto?”
“Ti ho sentita
uscire e mi è venuta voglia di farti compagnia.”
La scusaera vecchia come il mondo, cercava solo una
scusa per ficcanasare e scroccare una sigaretta.
La castana spostò una sedia accanto alla sua e si accese la Camel sorridendo in modo
così sornione che per un attimo le ricordò Sara, con una delle sue intuizioni
capì dove sarebbe andataa parare.
“è carino il tuo
coinquilino.”
“Credevo lo
odiassi.”Mormorò in tono piatto.
“Gli devo la vita
o qualcosa del genere, non essere scema.”
“Ah ah.”
“Ti piace?”
“Che ti importa?”
“Mi sembra che
come al solito tu ti stia tirando troppe paranoie.”
“Lisa, fatti gli
affari tuoi! Ci sono cose che non sai.”
“Raccontamele.”
“No, non posso e
non fare domande.
Ti ricordi mia
nonna Maria, la mamma di mio papà?”
“Me ne hai
parlato.”
“Questa è quello
che lei avrebbe chiamato una cosa da streghe, intendendo che nessuno ci doveva
ficcare il naso. Entiendi?”
“Ok, messaggio
recepito.
Torno a letto, tu
rimani pure a spaccarti il cervello sulle tue assurdità.”
“Buonanotte.”
La porta si
richiuse con un leggero tonfo, era stata leggermente sgarbata, ma non avrebbe
saputo dirlo in modo diverso, cosa avrebbe dovuto fare?
Dirle:”Scusa Lisa,
ma quello di là è vittima di una maledizione, è qui a tempo determinato, poi
una bella mattina ci scorderemo tutto, anche di averlo conosciuto.”?
Ecco un altro
delirio, si accese un’altra sigaretta, l’ennesima.
Un nottambulo
stava portando a spasso il cane, dato l’orario le ricordò Eli
e le loro passeggiate a tarda notte sulla spiaggia, lei con il suo husky al
guinzaglio, lei con Nana, esemplare unico di gatta viaggiatrice, addormentata
sulla sua spalla.
Le venne da
ridere, quanto avrebbe voluto essere in Sardegna, al caldo, d’estate, senza
pensieri, con l’unica preoccupazione di fuggire ai terribili pranzi sardo
lombardi di sua madre rifiugiandosi a casa di Nonno
Gavino.
Avrebbe potuto
entrare, prendere il portatile, connettersi a msn e
vedere se la sua amica era in linea, ma non ne aveva voglia.
Rimase su quella
sedia fino a che le palpebre non le diventarono pesanti e si addormentò, come
una perfetta idiota, non si accorse nemmeno che qualcuno ebbe pietà di lei e la
portò in casa.
Era passato un
mese da quando Lisa era venuta a stare da loro, non erano riusciti a trovarle
un’altra sistemazione, così rimase sul divanoletto e portò i suoi vestiti in
camera di Aisha.
Era andata a
prenderli con Sara un giorno che sapeva di non trovare suo padre, Salias aveva tirato un sospiro solo quando l’aveva vista
apparire sulla soglia del suo appartamento con una valigia in mano.
Solo allora si era
concessa di pensare che un passo era stato fatto, che non era scappata ancora.
[Aveva sentito il
tempo scivolarle tra le dita, come i granelli di sabbia che vedeva volare via
da bambina sulla spiaggia, quando il nonno la portava al mare.]
Era stata una
convivenza strana, a tratti delirante, Bill si era rivelato estremamente geloso
delle sue cose e Lisa una provocatrice nata.
Una volta gli
aveva nascosto la lacca e il palazzo aveva rischiato di crollare sotto le sue
urla, c’erano voluti gli strepitidelle
grandi occasioni della sarda, il suo linguaggio da cantiere per indurlo al
silenzio e far confessare Lisa.
Lui si era
ritirato offeso in camera sua, stringendo il suo prezioso flacone, lei invece
si rotolava per terra per le risate.
Roba da manicomio,
ma innocua a confronto a quando lei per vendicarsi della sparizione della sua
matita nera, gli aveva accorciato i capelli nel sonno.
Se non fosse stato
per la Pautasso
che aveva fatto irruzione nell’appartamento, quei due avrebbero continuato a
urlare all’infinito, in una guerra di nervi, una gara a chi cede per primo
nello scusarsi.
Avevano smesso, ma
continuavano a guardarsi in cagnesco, la vecchia se ne era andata, ma ogni
volta che li incontrava si faceva il segno della croce.
Assurdo.
C’erano state cose
positive, Lisa si era iscritta ai corsi serali del liceo linguistico della
città e sembrava essere estremamente soddisfatta, nonostante fosse impegnativo.
Ora Aisha era seduta sul divano, in pace, Lisa e Bill erano al
lavoro e lei guardava quasi con affetto l’ingessatura, l’indomani l’avrebbe
tolta.
[Altra sabbia che
volava via., il destino della sabbia era di sparire.]
Poteva riprendere
a camminare senza stampelle, a guidare, a lavorare (ma di quello non era
entusiasta, non amava particolarmente fare la cameriera), ma si sentiva
vagamente inquieta, era sicura che qualcosa sarebbe successo.
Il campanello
trillò facendola sobbalzare, chi era? Non aspettava nessuno ed era troppo
presto perché quei due e Sefarei fossero già di
ritorno.
Afferrò le
stampelle e andò ad aprire curiosa.
Rimase sorpresa.
Occhi castano
chiaro, pelle diafana, e lunghi capelli neri, era Eli
che le sorrideva sulla stipite, una valigia appoggiata a terra.
“ELIIIII!!”
“AISHAAA!”
“Maledette
stampelle!”
Borbottò mentre si
avvicinava alla sua amica per abbracciarla.
“Stella! Che bello
vederti!”
“Anche per me! ma
cosa ci fai qui! Che bello!!”
“Volevo farti una
sorpresa! Vedere come te la cavavi con la gamba e quei due pazzi!
Il palazzo mi
sembra ancora in piedi nonostante tutto!”
“è una fortuna!
Per una volta mi tocca ringraziare la stronsa!”
“Vedi che è una
brava donna in fondo?”
“Molto in fondo!
Vuoi un caffè tesoro?”
“Si certo!”
Trascinò la
valigia all’interno e si sedette al tavolo, mentre l’altra raggiungeva la
cucina e preparava la moka.
“Gli altri saranno
felici di vederti!”
“Io sono parecchio
curiosa, socia. È una situazione abbastanza assurda.”
“Le situazioni
semplici non fanno per me.”
“ahahahhah! Vero! “
“Quanto rimani?”
“Bho, una settimana?”
“E starai qui.”
“Ma ci starò?”
“Ti ci faremo
stare! Non pensare nemmeno di andare in ostello o ti picchio.”
“Ricevuto! Che
bello!!!”
“Si!!”
Eli arrivò in cucina e attese con lei il
fischio della moka, il caffè finirono per prenderlo in cucina, spettegolando come
ai vecchi tempi, perdendosi in discorsi strani e contorti che solo loro due
potevano capire.
Il posacenere si
riempì mano a mano di cicche e la stanza di risate, era da tempo che non stava
così bene.
Ci pensò il
telefono a rovinare tutto, suonando inopportuno.
“Chi diavolo è?”
Raggiunse il
cordless, sepolto nel divano e rispose.
La voce non le era
familiare e parlava una lingua che non capiva.
“Chi sei?”
Sbraitò esasperata,
la voce dall’altra parte deglutì e cercò di articolare una frase in inglese.
“Sono….il…fratello…di Bill.”
“Ah….EEEH?!”
Dall’altra parte
iniziarono di nuovo confuse spiegazioni in parte in tedesco, in parte in un
inglese stentato, iniziò a massaggiarsi le tempie e si impegnò per riuscire a
trovare un senso al tutto.
Capì che era all’aeroporto
, in incognito e che cercava un passaggio.
“Merda.”
Iniziò a
spiegargli che non poteva venire perché aveva una gamba rotta, quindi non
poteva guidare, ma che avrebbe mandato una sua amica, dopo parecchi
fraintendimenti lui capì e disse che era ok.
La viola mise giù,
sospirando, Vedeva Eli dopo mesi e arrivava uno
scocciatore?
“Mannaggia! ELi, stella, devo romperti…”
“Cosa c’è tesoro?”
“Non è che
potresti andare all’aeroporto a prendere il fratello di Bill?”
“Che palle! Ehi!
Ma mi lasci guidare la tua macchina?”
“Non sei mio fratello…o no?”
“No,
tesoro!”Rise”Sono ancora io, la cara vecchia Elisa.”
Rise a sua volta.
“Ok , tesoro.
Prendo le chiavi e te lo porto.”
“Si, oggi è la
giornata delle sorprese….”
Mugugnò tetra la
viola, né lei né Eli potevano sapere quanto fosse
vero.
Trascorse l’ora
seguente a preparare una torta, secondo Sara calmava i nervi, non sapeva se
qualcuno l’avrebbe apprezzata, ma a conti fatti non era importante, al massimo
se la sarebbero spazzolata lei, Lisa ed Eli.
Rifece un caffè e
si sedette ad aspettare, la Pautasso era un antifurto formidabile, se
Eli e Tom fossero arrivati l’avrebbe saputo tutto il
palazzo.
Iniziò a
tamburellare le dita sul tavolo, era un segno negativo o positivo questo arrivo
inaspettato?
[La sabbia che aveva
tra le mani era già alla fine?]
Degli strepiti
dalla tromba delle scale la riscossero dai suoi pensieri, era la vecchia, era
il momento di alzarsi e affacciarsi alla porta, c’erano ospiti in arrivo.
“E tu chi sei,
anoressica?
Mangia, perdio!
E l’altro? La
personificazione del mociovileda,
ti userò per pulire le scale! era una casa rispettabile questa!”
“Mi raccomando,
continui a essere così ospitale, signora!”
Le venne da
ridere, i due la sentirono, lui mugugnò ed Eli disse
qualcosa in tono di scusa, aveva appena rimediato una figuraccia, oh yeah.
“Aisha, sei scema.”
“Lo so, Eli.
Ciao!”
Salutò anche
l’altro che la guardò leggermente risentito.
“Scusa…”
Grugnì qualcosa ed
alzò una mano, superandola e guardando sospettoso nel salotto.
“Ehi, non c’è
nessuno.
Eli l’ho offeso!”Mormorò alla sua amica.
“Ok!”
Non capì il senso
di quella risposta, fino a che non sentì la sberla sul collo.
“Ahia!”
“Meglio una sberla
oggi che tre domani!”Sghignazzò lei.
“è la punizione
per la tua scortesia!”scoppiò di nuovo a ridere, mentre lei si massaggiava la
nuca, sotto lo sguardo perplesso del ragazzo, che ovviamente si era perso del
tutto il passaggio.
“Ma che ti sei
fumata Elisa? La stronsa ti ha contagiata?
Vuoi un caffè?”
Tornò a rivolgersi
a lui, guardando in cagnesco l’amica che ridacchiava ancora.
“Si, grazie.”
Saltellò in
cucina, Eli la segui e la aiutò a versare il caffè
nelle tazze, il tutto in perfetto silenzio finche la mora non iniziò a
canticchiare:”è la vendetta dell’anguria vorace.”mantenendo un tono serissimo.
Non poté fare a
meno di ridere, Eli la seguì a ruota e il loro ospite
le trovò che ridevano e mormoravano qualcosa sulle angurie voraci e
vendicative, completamente dimentiche del caffè.
“Scusa, di solito
non siamo così.”
“Nooo, siamo pure peggio!”
Lui le guardava
sbalordito e loro scoppiarono a ridere di nuovo.
“Dovresti vedere
la tua faccia..Sembra che tu abbia visto l’anguria vorace!”
Lui scosse la
testa e se ne tornò in salotto.
“Aisha, sii seria! Che razza di padrona di casa!
Servi il caffè!”
“Zibadrona! Ehi ma io sono
zoppa!”
“Ok, lo porto io.”
“C’è pure la
torta!”
“Toortaaa!!”
“Al cioccolato!”
“Buona!”
“Eli non sbavare, dobbiamo mangiarla tutti….”
“Dovete
proprio?”fece una faccia da cerbiatta.
“Sembri Zaike, quando ha fame.”
Di nuovo risate.
L’amica portò il
vassoio di là tentando di ritornare seria, Aisha la
seguì facendo lo stesso, ogni volta che la incontrava finivano per regredire
all’età di cinque anni e fare discorsi assurdi, come due bambine sceme.
Si sedettero al
tavolo, lui le guardava sornione.
“Io sono Aisha, lei è Eli, è venuta a
trovarmi oggi.”
“Tu…sei…buffa!”
Fu il turno del
tedesco di ridere, forse ricordava la prima volta che l’aveva vista, con due
sacchetti in mano in una pessima imitazione di ChuckNorris, un sommo un po’ fumato.
“La mia
aspirazione è fare il clown al circo di Mosca.”
“L’altra? La
dark?”
“è al lavoro con
tuo fratello, suonano insieme in un locale.”
Annuì, poi si
voltò di scatto, dalle scale si sentiva il vociare di Bill e Sara e
dell’onnipresente Pautasso.
La porta si aprì
poco dopo, Bill stava ridacchiando, Sara sbuffava, si pietrificarono tutti e
due, lui sembrava aver ricevuto un bellissimo ed inaspettato regalo, lei una
visione spaventosa.
I due gemelli si
alzarono nello stesso momento e si abbracciarono, commossi, felici, Sara rimase
sulla porta.
“Mi sento di
troppo Aisha.”
“Anch’io, dobbiamo
spostare Sara.”
“AISHAAA!”
“Mi sa che si
sposta da sola.”
La dark attraversò
il salotto in due falcate e fronteggiò le due ragazze sedute al tavolo.
“Cosa hai fatto, Aisha?
Ciao Eli!”
“Nulla. Te lo
giuro, ero qui con Eli a fare l’idiota quando squilla
il telefono, era lui, io non c’entro!”
La dark parve
rilassarsi, poi barcollò pericolosamente, Tom le era venuto addosso, Bill lo
stava trascinando in camera contento come una pasqua, la sarda ricordava di non
averlo mai visto così felice, lui le sorrise e lei gli sorrise di rimando.
“Idioti.”Borbottò
Sara,mentre si sedeva al tavolo per essere trascinata in una delle loro
allucinate conversazioni.
Erano passate un
paio d’ore, sul tavolo il posacenere traboccava di cicche e c’erano delle
bottiglie di birra vuote, dalla stanza di Bill si sentiva l’eco di risate e di
parole in una lingua incomprensibile.
“Si sta bene.”
“Si, la demenza è
tornata a regnare.”
Sefarei aveva di nuovo assunto il suo sorriso
sornione, Aisha sorrideva ed Eli
constatava che il malumore che aveva percepito nella sua socia stava svanendo.
Fu di nuovo il
telefono a rovinare tutto, le due more si alzarono per cercarlo, ma sembrava si
fosse dato alla macchia, poi smise di suonare all’improvviso e Bill si
materializzò sulla porta del salotto cercando di articolare una frase nel suo
italiano un po’ stentato.
Lo porse a Salias spaesato.
“è un uomo.”
“Grazie.”
Lo afferrò.
“Pronto?”
“Ciao Aisha!”
“Papà! Che bello
sentirti! Come va?”
“Bene, tesoro, la
tua gamba?”
“Domani tolgo il
gesso”
“Chi è quel
ragazzo?”
“Il mio
coinquilino!”
“Tu ci sei al
matrimonio di tuo fratello?”
Che cosa? Il
telefono rischiò di sfuggirle di mano.
“Quando? Io non ho
ricevuto nulla!”
“Ti passo Davide.”
Suo padre batteva
in ritirata come sempre quando percepiva la lite in arrivo tra di loro.
“Aisha.”
“Dave….quand’è che ti sposi? E com’è che non ne sapevo
nulla?”
“Strano, non ti
arrivato l’invito?”
Aisha non aveva dubbi che quel dannato invito
giacesse volutamente in un cassetto a casa del fratello, lo sentiva dalla sua
voce compiaciuta.
“No.”
“Oh! È tra dieci giorni….ovviamente io e Jessica non ci aspettiamo un
regalo, lo sappiamo che è troppo borghese per te, sorellina.
Ti ripasso papà.”
Bolliva di rabbia,
ringraziò il cielo che Davide e la sua troia fossero in Sardegna, perché
altrimenti li avrebbe trucidati in blocco, suo padre, l’egregio Michele tornò
alla cornetta.
“Aisha, vieni vero?”
“Ho qualche
alternativa?”
“Possono venire
anche Elie
Sara e…Lisa…so che sta da te.
Vorremmo rivederla….”
“E….”
“Voglio che venga
anche quel ragazzo!”
“Ma papà! Lui deve
lavorare!”
“Si prende le
ferie, sono un diritto sindacale.”
“è venuto a
trovarlo il fratello dalla Germania, non voglio disturbarli.”
“Fa venire pure
lui, staranno da nonno Gavino.”
“Ma….”
“Niente ma…Voglio sapere chi sta vicino alla mia cucciola!”
“Ok.”
Mise giù furiosa,
voleva urlare e spaccare la testa a suo fratello.
Come faceva a
presentare la cosaa Bill?
Una cosa era
certa, dieci giorni più tardi sarebbero dovuti essere tutti in Sardegna, se
l’egregio Michele si impuntava su una cosa bisognava accontentarlo o sarebbero
stati guai.
[Dai vieni Mario, andiamo via….
Non so se è giusto oppure
no
Bandiera rossa in valigia.
Ma in fonderia non tornerò.(*)]
ANGOLO DI LAYLA
(*)”Mario & Libero”
Famiglia Rossi
Le Frasi in corsivo dello
scorso capitolo sono di “Marea” di Porno Riviste.
Eli era sicura, oltre ogni ragionevole dubbio
che quella telefonata provenisse dalla Sardegna e che in qualche modo
c’entrasse Davide, il fratello di Aisha, solo lui era
in grado di far ammutolire Salias con una sfumatura
terribilmente feroce nello sguardo, quella di chi potrebbe prendere a
randellate una persona.
Nel salotto piombò
il silenzio, lei e Sara guardavano la viola che aggrottava sempre più lafronte stringendo convulsamente i manici
delle stampelle e mormorando maledizioni, potevano iniziare il countdown per il
prossimo scoppio.
Inaspettatamente
si limito a tirare su una manica e a controllare l’orologio.
“Lisa dovrebbe
arrivare tra poco, così ci saranno tutti e non dovrò ripetere…
Che scocciatura dannata…quanto lo odio…sisi…non capisco perché proprio lui come fratello?”
La sua
supposizione era esatta, cosa era successo?
La porta
d’ingresso si aprì poco dopo, Lisa entrò e si tolse il giubbino.
“Ciao Sara, ciao Eli!
Finalmente ti
conosco, che bello!
Io sono Lisa!”
Si abbracciarono e
iniziarono i convenevoli di rito, Salias era ancora
immersa nel suo silenzio inquietante.
“Ragazze!”
Bill era apparso
sulla porta del corridoio insieme a Tom, la ragazzina rischiò seriamente di
svenire.
“Ma quello…quello che ci fa qui?”
“è una storia lunga….”
“Ci siete tutti!”
Esclamò una voce
funerea che apparteneva a Salias.
“Ho qualche
annuncio da fare….
Eli ci hai preso, era dalla Sardegna che
veniva la chiamata ed era mo padre.
Cosa voleva?
Annunciarci il prossimo matrimonio di….mio…f-fratello
e che tra una settimana siamo convocati in Sardegna.
Tutti.
Voi due inclusi.”
Indicò i due
ragazzi.
“Ho provato a
convincerlo che non era il caso, ma non ha voluto sentire ragioni, mi
dispiace.”
Deglutirono tutti
sbalorditi, fu lei, Eli a riprendersi per prima.
“Con chi si sposa
tuo fratello?”
“Con Jessica, no?”
“Ma è una troia!”
esclamarono in coro lei e Sara.
“Non credo che a
lui importi e a me importa meno di lui, mi scoccia solo che per colpa sua
dobbiamo muoverci tutti.”
“Ma quanto è
stronzo? L’ho visto prima di venire qui e non mi ha detto nulla….
Ecco perché anche
tua madre era strana!”
Si beccò una
gomitata da Sara che le intimò il silenzio, la viola se possibile era ancora
più furiosa.
“Mia madre era
strana eh?
Per caso era
arrabbiata?”
Sottolineò
l’ultima parola con una cura inquietante.
“Qualcosa del genere….”
“Oh bhe, immagino…Il figlio
prediletto che si sposa con una tale sgualdrina e l’altra figlia che non
risponde, ci saranno state parecchie cose che non tornavano nel suo mondo….
Io non ho il
diritto di essere furiosa?
Quel pirla si
sposa e di proposito non mi avvisa! Quel pirla che sarebbe mio fratello, uno
sconosciuto qualunque, no?
Un coglione che
ghigna che si sposerà e che mi dà della barbona, “Perché ovviamente io e
Jessica non ci aspettiamo un regalo, lo sappiamo che è troppo borghese per te,
sorellina.” Sai una cosa Davide! Vaffanculo!”
“Aisha…”
“Niente Aisha! Vado a fare un giro!”
“Con quella
gamba?”
“Oh! Fanculo alla gamba, Eli!”
Senza aggiungere
altro, prese un giubbino e uscì, senza sbattere la porta solo perché con le
stampelle non ci riusciva.
“Eli, dovevi proprio parlare? Lo sai che già non ci va
d’accordo!”
“Sara scusa, ma
non ci ho pensato! Insomma, è una cosa abbastanza sconvolgente, anche se da lui
ce lo si aspetta.”
“Maledetto!”
“Ehm!”
Si voltarono in
sincronia, verso il tedesco.
“Che vuoi tu?”
“Nulla, cioè
volevamo uscire a mangiare…”
“Rimanda, bello
perché non è serata…”
“Ma non è una
bella cosa un matrimonio?”
“A te piacerebbe
che lui”Indicò l’altro ragazzo”si sposasse e ti avvisasse di proposito una
settimana prima?”
“Magari è stata
una cosa improvvisa….”
“Si, Bill, se
guardi fuori dalla finestra un asino svolazza felice nel cielo…”
“è stata una cosa
voluta?”
“Ah ah!”
“Che crudeltà, ci
credo che è arrabbiata! Ma perché dobbiamo venire anche noi?”
“Perché tu vivi
con Aisha e il signor Salias
come tutti i padri si preoccupa per le figlie femmine…”
“Ma io sono
innocuo!”
“Il signor Salias ti direbbe di provare ad avere una figlia femmina e
che capiresti.”
“Uffa….perché?”
“Vedi il lato
positivo, la Sardegna
è un bel posto…”
Esclamò
causticaSara, intendendo con questo
chiudere la conversazione, il ragazzo fece per aprire bocca poi rinunciò e si
limitò a restare in silenzio,almeno per un po’.
“Ma qualcuno non
dovrebbe seguirla?”
“Sarebbe solo
peggio, Salias deve sbollire prima, altrimenti si
finisce per litigare, quando vorrà parlare tornerà lei….”
“Senza contare che
non può andare molto lontano con quella gamba.”
“ Ma quello cosa
ci fa qui?”
La domanda di Lisa
li fece voltare verso di lei, che li guardava tutti, le mani appoggiate ai
fianchi e gli occhi stretti.
“Aisha non ti ha detto che ci sono cose che non sai?”
“Si e mi ha detto
anche delle cose da streghe di sua nonna.”
“bene, allora non
fare domande Lisa.”
“Non è giusto!”
Se ne andò in una
delle camere, furiosa, sentirono una porta sbattere e un’imprecazione.
“Sara, cazzo, non
potevi essere più gentile?”
“Eli, cosa avrei dovuto dirle?”
Già, appunto, che
cosa?
Aisha constatò che il freddo era arrivato,
nonostante la felpa e il giubbino stava congelando, fortunatamente era quasi
arrivata, il bar era a pochi passi.
“La luna Nascosta”
ovvero quasi una seconda casa per lei, entrò, lo scacciapensieri annunciò il
suo arrivo nel locale quasi deserto, oltre agli habitué dei videopoker c’erano
solo due anziani che giocavano a carte e il barista che lucidava i bicchieri.
Antonio il
barista, detto Tony, la guardò sorridendo, aveva circa una trentina d’anni,
lunghi capelli neri raccolti in una coda, una leggera barba e le braccia coperte
di tatuaggi, numerosi come le dicerie sul suo conto.
Era un tipo
dall’aspetto truce, con cui era meglio non litigare e stando ai pettegolezzi si
era fatto anche qualche anno di carcere, ma ad Aisha
non importava, lui era un ottimo ascoltatore e la considerava come una
sorellina.
Andava bene così,
lei aveva imparato a non chiedere e non era nemmeno importante in fondo.
“Ciao Antò…mi dai una birra?”
Si sedette su uno
degli sgabelli.
“No piccola, non
ne hai bisogno….”
“E di cosa avrei
bisogno?”
“Parlare, tesoro…cosa è successo?”
“Davide…”
“Che ha fatto
ancora tuo fratello?”
Le porse un
bicchiere di thè freddo e lei iniziò a raccontare
tutto, si sentiva meglio, lui era un mago nel mettere a suo agio le persone,
sapeva dosare alla perfezione silenzio e parole allo stesso modo degli
ingredienti dei suoi cocktail.
“Prendila come una
vacanza sorellina, vai a casa tua, in uno dei posti più belli del mondo, con le
tue amiche il tuo coinquilino che mi pare una cifra meglio rispetto all’altro,
cosa c’è di meglio?
Considera che poi
puoi sempre divertirti a tormentare quei due….”
“Bell’idea Antò…a costo di inimicarmi mia madre potrei farlo…Eli e Sara mi spalleggerebbero….Ho
già una mezza idea….”
“Tipo?”
“Che noi tre ci
presentiamo al matrimonio vestite più appariscenti della sposa….
Lei odia che
qualcuno le rubi la scena…”
“è già un’idea…ti verrà in mente qualcosa di meglio.”
“Si…grazie…”
Appoggiò i soldi
sul bancone e sorrise.
“Grazie, io vado.”
“Prego…torna a trovarmi.”
“Seguro!”
Afferrò le
stampelle e uscì dal locale, di buon umore, la rabbia non se ne era ancora
andata, ma perlomeno si limitava a rimanere in sottofondo.
“Aisha.”
Si voltò, Alex le
sorrideva timido, un tempo avrebbe pagato per ricevere quel sorriso, ora si
sentiva solo più furiosa.
“Cosa vuoi?”
“Perché fai così?”
“Non ci arrivi,
Alex?
Credi che io possa
passare sopra a quello che mi hai fatto come se nulla fosse?”
“Aisha, mi dispiace, ok?
Fammi almeno
spiegare!”
“No, non servono
le spiegazioni, sono superflue, basta il tuo gesto.”
“Aisha non l’ho fatto apposta!”
“No? Quel file si
è stampato da solo e poi da solo si è spedito?
Dio, Alex non so
perché tu sia di nuovo qui a riempirmi di stronzate, ma non mi interessa,
vattene, non ti voglio sentire!”
Fece per
andarsene, ma luì le afferrò un braccio e rischiò di farla cadere.
“No, carina, ora
mi ascolti!”
“Lasciami!”
“No, ho detto che
mi devi ascoltare Salias, perdio!”
“MOLLAMIII
STRONZOOO!”
“Ti ha detto di
lasciarla!”
Bill?!
“E tu chi sei?
Fatti i cazzi tuoi!”
Riuscì a liberarsi
e a mollare uno schiaffo al suo ex coinquilino.
“è il mio
coinquilino, bastardo e per quanto mi riguarda continuerà ad esserlo, è molto molto meglio di te.”
“Non finisce qui Salias, sappilo…”
“Rifatti vivo e
sarà peggio per te”sibilò a voce talmente bassa che solo Alex la sentì e gli
scoccò un ulteriore occhiataccia.
Lo sorpassò e si
allontanò con il ragazzo verso casa loro, mentre Alex li guardava furioso,
forse nei suoi piani la ribellione di Aisha non era
prevista.
Erano in salotto,
lui, Tom e Sara, Eli era in cucina, dopo una
scaramuccia con la dark era finita di corvè ai fornelli, temeva di finire a
farle compagnia, stava torchiando la ragazza con scarsi risultati.
Era immensamente
felice di aver potuto rivedere suo fratello, ma non capiva il perché, aveva la
sensazione che qualcuno lassù lo stesse prendendo in giro, decisamente
l’irrazionale aveva fatto capolino troppe volte nella sua vita.
Fece a Sara
l’ennesima domanda a cui lei rispose con un’occhiata inceneritrice,
stava per aggiungere qualcosa, era sicuro non fossero complimenti, quando il
suo telefonino squillò.
“Ti sei salvato in
corner.”sibilò prima di rispondere.
La conversazione
fu breve e illuminante perché dopo nemmeno cinque minuti aveva già chiuso e si
stava alzando infuriata.
“Cosa è successo?”
“Ma non ti fai mai,
nemmeno per errore i fatti tuoi?”
“No…”
Rispose suo
fratello per lui, gli scoccò un’occhiataccia.
“Era il barista
del locale dove va di solito Salias , ha detto che è
appena uscita, ma che c’è Alex che la tallona, devo evitare un Alexicidio.”
“Se vuoi vado io….”
“Non mi sembra il
caso!”Intervenne Tom”Metti che questo Alex sia il doppio di te, ti farebbe a
pezzi!”
“Non ti
preoccupare per quello, è di Aisha che bisogna avere
paura, potrebbe farlo a pezzi.”
“Allora vado, non
c’è pericolo, lo dice anche Sara…”
Le rivolse un
sorrisetto angelico, che lei ricambiò con uno sguardo feroce, senza volerlo
l’aveva aiutato a metterli in scacco entrambi e con l’acida spiegazione del
percorso per raggiungere il bar.
Uscì di casa
trionfante, per una volta aveva avuto la meglio su Sara Sefarei,
ora doveva solo trovare “la luna nascosta”….
Non si era
allontanato molto dal condominio quando vide Salias
litigare con una ragazzo biondo che la teneva per un polso e sbraitava, li
aveva trovati senza nemmeno sforzarsi molto.
La sensazione di
antipatia che gli aveva comunicato la descrizione di Alex si era rivelata una
realtà, quel tizio non gli piaceva, lo urtava il modo in cui si comportava con
lei, da bulletto, come se tutto gli fosse dovuto.
Fece la sua
entrata, Salias sibilò qualcosa, una minaccia poteva
giurarci e la trascinò via, ricambiando l’occhiata rabbiosa di Alex.
-Mi odi, ma la
cosa è ricambiata….-
“Come è odioso!”
“Si.”
Si accesero
entrambi una sigaretta.
“Tu che ci fai
qui? Non dovresti stare con tuo fratello?”
Non rispose e lei
sospirò.
“Cosa vuoi
chiedermi?”
Rinunciò a
domandare come l’avesse capito.
“Io…Ecco…Perché Tom è qui?”
“Non sei felice?”
“Non è questo…è che non capisco….”
“I perché a ogni
costo, vero?
In questo caso capisco…Bhe Sara ha detto la sua, potevaforse non dirla? Crede che sia una sorta di
ricompensa per l’aiuto che dai a Lisa, sai tipo punti del supermercato.
Io non la vedo
così, io credo che ci sia una logica diversa dietro, credo che ci siano legami
che non si possono spezzare.
Puoi allentarli,
puoi nasconderli, ma ritornano sempre.”
“Credi che il
nostro sia così?”
“Non ne sono
sicura, ma quel giorno all’ albergo lui in qualche modo si ricordava di te,
solo che non riusciva a focalizzarti, come se fossi una persona che doveva
conoscere ma di cui non riusciva a ricordarsi.”
“Grazie..”
Lei lo guardò
perplessa, non poteva sapere quanto si fosse interrogato sul legame con suo
fratello, sul perché si fosse spezzato, ma ora questo risolveva i suoi dubbi.
Non era una
certezza o una verità assoluta, ma una supposizione su cui era dolce
appoggiarsi e credere.
“C’è un altro
motivo per cui dovresti rallegrarti…Domani tolgo il
gesso e poi devo fare shopping, mi serve un vestito per il matrimonio e ne
servirà uno anche a te.”
“Vuol dire che
posso mettere piede in un negozio?”
“Si, per comprarti
un abito elegante…anzino…”
“Cos’ è quella
luce maligna?”
“Mio fratello non
si merita un abito elegante…”
“Non migliorerai
mai il tuo rapporto con lui se ti perdi in ripicche….”
“Questo è vero, ma
non sai cosa ci portiamo alle spalle io e lui, i nostri litigi, quel che è
successo.”
“Non potresti
dirmelo?”
“Mio fratello
giocava ai video poker, io nonostante tutto, l’ostruzionismo che mi faceva
Jessica, la sua tipa, i soldi spariti etc,,l’ho
coperto con i miei.
Bhe, poi ha fatto la cazzata che era
impossibile non sgamare e persino quella pasta d’uomo di mio padre se ne
accorto e ha dato di matto, mio fratello si è arrabbiato a sua volta e hanno
litigato.
Lui e la sua
spocchiosa tipa sono fuggiti in Sardegna e Davide, il brillante studente di
medicina, l’amore di mamma Martina è finito a vendere case, il che non è
comunque male, se non fosse che lui dà la colpa a me.
Dice che lui si
stava ripulendo e che io l’ho infamato con mio padre per vendicarmi del fatto
che Jess ha detto mia madre con chi stavo…
Insomma dà la
colpa a me del litigio…”
Non tutti i
fratelli erano come loro…
L’infermiera del
reparto sembrava più calma rispetto all’ultima volta, forse perché non emetteva
fumo dalle orecchie, lampi dagli occhi e cattiverie dalla bocca, di sicuro si
ricordava di Bill perché gli scoccò un’occhiata riconoscente.
Dopo un mese le
tolsero l’odiato gesso, dopo un mese poteva guardare di nuovo la sua gamba
nature!
“Signorina Salias la frattura si è perfettamente riassorbita…dovrà
usare una stampella ancora per qualche giorno, me è fortunata è tutto a posto.”
Il dottore
scribacchiò qualcosa e altri giorni di malattia, avrebbe finito per essere
licenziata, considerato che avrebbe dovuto chiedere le ferie per quel dannato
matrimonio.
Andò come
previsto, una volta uscita dall’ospedale con le sue gambe, si fece accompagnare
al locale dal ragazzo e lì ricevette il benservito dal titolare, con cui non
era mai andata molto d’accordo.
Altre volte
avevano litigato, altre volte erano arrivati ai ferri corti, la rottura era in
un certo senso inevitabile.
“Allora?”
Chiese ansioso il
ragazzo.
“Sono liberaaa! Mi ha licenziato!”
“E sei felice?”
“Un po’ si perché
odiavo quel lavoro…ora ne cercherò un altro…
Un amico di Antò che ha una libreria cerca una commessa, chiederò lì,
ma dopo il matrimonio….”
“Sei strana…”
“Lo so…senti…andiamo a casa?
Poi potrai stare
con tuo fratello, mentre io vado a comprarmi il vestito.”
“Voglio venire
anch’io! Sara ed Eli si sono già appropriate di lui…”
Alzò un sopracciglio
curiosa.
“Per il vestito!”
“Madonna che
palle! Ok, andiamo a mangiare, mi faccio una doccia e andremo pure noi….Dannato fratello!”
“Va bene….Vuoi che cucini io?”
“NO!!”
La guardò senza
capire.
“Ho voglia di
cucinare! Una pasta sciallascialla
cosa ne dici?”
“Ok, pensavo che
magari fossi stanca…”
“Tranquillo! Ce la
faccio!”
“Va bene.”
Senza farsi vedere
tirò un sospiro di sollievo, la sua cucina non era il massimo, ma era
estremamente suscettibile ed era quasi impossibile farglielo notare.
Arrivarono al suo
appartamento, la Pautasso li accolse con la minaccia di
denunciare all’ amministratore l’affollamento di casa sua, Bill la trattene e
la fece incamminare su per le scale.
“Perché fa così?
Non le ho mai fatto nulla?”
“Su su passerà….”
Sicuramente a lui
sarebbe passata, un giorno probabilmente molto vicino si sarebbe alzato dal
letto in una stanza d’albergo e se la sarebbe scordata una tale rompiscatole,
era lei che avrebbe dovuto sopportarla ancora a lungo.
Sbuffò.
“Cosa c’è?”
“Niente, siamo
arrivati.”
Rimediò un pranzo
che lui divorò senza tanti complimenti(come diavolo faceva a rimanere così
magro?), poi lei si chiuse in bagno, doveva togliersi le ultime tracce di gesso
dalla gamba, le prudevano da morire.
Fischiettando
entrò nella doccia e lasciò scorrere l’acqua su di lei, cercando di rilassarsi,
di non pensare ad Alex, le puzzava terribilmente il fatto che si fosse rifatto
vivo, non ne capiva la ragione.
-Ha spremuto da me
tutto ciò che poteva, cosa vuole ancora?-
Le sembrò di
sentire il campanello, ma probabilmente era stata una allucinazione, era stato
troppo breve e la porta non si era aperta.
Emerse dal bagno e
beccò il suo coinquilino che guardava imbronciato i teletubbies,
sgranò gli occhi.
“Stai bene?”
“Perché?”
Indicò il
televisore.
“Oh! Loro…non mi ero accorto che fossero iniziati…”
“Cosa è successo?
Chi era alla porta?”
“Nessuno…”
“Piantala…dimmi chi è…mi accorgo
quando menti…”
“Si si…ilradar…”
“Esatto.”
Era recalcitrante,
molto strano per un logorroico come lui…
“Era Alex…”
Ecco spiegato l’arcano,
la domanda si rinnovò, cosa diavolo voleva?
“Hai fatto bene a
mandarlo via, vorrei solo sapere cosa diavolo vuole…
Ma adesso,
andiamo.”
Lui annuì, spense
la tele e si alzò, sollevato in qualche modo e la seguì, non capiva cosa
pensasse, sembrava che Alex lo irritasse.
Lui guidò fino al
centro commerciale in silenzio.
“Che bello.”
“Cosa?”
Bill la guardò
stranito.
“Ho un’autista
personale!”
“Non ti ci abituare…”
Sorrise, almeno
aveva parlato, parcheggiarono e si buttarono nello shopping selvaggio.
Gironzolarono in
diversi negozi, lui se la sbrigò abbastanza alla svelta, nonostante lei gli
avesse detto che non era necessario lui comprò pantaloni, camicia e cravatta
eleganti, solo lei rimaneva senza niente.
“Uffa..”
“Ma non hai visto
nulla?”
“No…”
All’improvviso lo
vide, il suo vestito, viola, lungo fino al ginocchio, con delle bretelline, di un materiale simile alla seta, era
assolutamente perfetto.
“L’ho trovato!”
“Qual è?”
“Quello!”
“Carino! Ma non è
adatto per un matrimonio!”
“Chissene! Andiamo!”
Lo afferrò per un
mano e lo trascinò dentro al negozio, doveva avere quel vestito!
La commessa le
sorrise, lei indicò il vestito e la donna, senza fare commenti sulla sua
taglia, glielo porse e le indicò i camerini.
Era in preda a un
raro momento di frenesia da shopping, si sarebbe sentita meglio quando avrebbe
avuto quel vestito addosso e così se lo mise.
Era quasi
perfetto. sorrise, le stava abbastanza bene, Jess
l’avrebbe detestato, ma a lei piaceva.
Si affacciò e fece
un cenno a Bill, sentendosi parecchio idiota e in preda a un raptus di follia,
lui si avvicinò e lei, perdendo coraggio mano a mano gli mostrò il vestito.
“Come mi sta?”
“Bene!”
C’era anche una
discreta ammirazione nei suoi occhi, che la fece sorridere, fino a che realizzò in quale esemplare di commessa si era
imbattuta, quella che una volta capito che il cliente comprerà tenta di
affibbiargli tutto il negozio.
“Signorina…cosa ne dice di questo copri spalle?”
Era uno straccetto
nero, ma ne aveva bisogno.
“E questa maglia?”
“No grazie!”
“Un pantalone…”
“Ascolti, ho già
tutto quello che serve!”
“Sicura?”
Il suo tono voleva
indicare che lei, Aisha, in realtà non sapeva di cosa
avesse bisogno.
“Si!”
Uscì dal camerino
decisa, anche se quasi temeva che un campo di forza o qualcosa del genere
l’avrebbe ributtata indietro e si avviò alla cassa.
“Paga lei o il suo
ragazzo?”
“No, io.”
Arrossì, tirò
fuori i soldi e pagò.
Una commessa aveva
scambiato Bill per il suo ragazzo, come avrebbero reagito i suoi parenti? E suo
padre, l’egregio Michele? E sua madre, la terribile Martina?
E come mai Bill era così ostile ad
Alex?
All’improvviso la Sardegna le parve un
luogo molto ostile…
ANGOLO DI LAYLA
E siamo al dodicesimo, Spero vi piaccia…ihihihi…
Passiamo alle recensioni.
Fragolottina:No
tranquilla, non è Gavino il traumatizzante nella famiglia di Aisha XD.
È un innocuo vecchietto^_^.
Effettivamente comincia a esserci un po’ tanta
gente in casa di Aisha, ma è solo una situazione
temporanea..
Che altro dire? Spero ti piaccia. Alla
prossima.
_Pulse_: Sono
contenta che ti piaccia ^_^. Buone vacanze e vedrai cosa succederà in Sardegna mwhahahahah!!!
_PkSl_: no. In realtà
non sono sarda. Abito a Bergamo XD.
Però…Ho un’amica sarda e mi interessa molto la Sardegna
^_^.
Capitolo 13 *** 13)Sono Le Tre Mezza Di Notte E Tutto Va....Male! ***
13)SONO LE TRE E
MEZZA DI NOTTE E TUTTO VA...MALE!
La settimana era
come volata, in un attimo era arrivata la notte della partenza, precisamente
erano le tre di notte e per parafrasare un film di Walt Disney tutto andava
male.
Eli era disperata, era alle prese con una
ventenne quasi narcolettica, con un diciannovenne che
era chiuso da una buona mezz’ora in bagno e non dava segni di voler uscire in
tempi brevi e con una quindicenne in fase di ostruzionismo.
Scosse Aisha che si era addormentata con le braccia incrociate sul
tavolo, accanto al caffè, si chiese se per caso Bill avesse incontrato Pennywise nel bagnoe decisa bussò alla porta, cercando di non fare troppo rumore, gli altri
condomini dormivano ancora.
“Bill, accidenti
sei ancora vivo o Pennywise ti ha ammazzato?”
“No, mi sto
preparando!”
“Datti una mossa,
cavolo, che qui la situazione è tragica!”
“Si si…”
Eli sbuffò, quel tono voleva dire che non
l’avrebbe rivisto per un altro quarto d’ora.
“Aisha!”
La sua amica si
riscosse di colpo , si era addormentata con la tazza in mano.
“Stella, ce la fai
ad arrivare fino alla macchina?
Ti prego, aiutami!
Bill si è trincerato in bagno e Lisa non vuole alzarsi!”
Le rispose un
silenzio eloquente, si era di nuovo addormentata, accidenti!
Marciò alla volta
della camera di Salias, dove Lisa aveva messo una
brandina da campeggio per dormire e aprì la porta di scatto, la ragazzina era
ancora avvolta nelle coperte nonostante i suoi strilli.
Era troppo, con un
gesto nervoso tolse tutte le coperte e mentre lei protestava la tirò in piedi,
fortunatamente almeno le valigie erano fatte, così si limitò a tirarle un paio
di jeans e una maglietta scelti a caso.
“Cosa devo fare
con questi vestiti?”
“Mangiarli…
Metterteli no?
Accidenti! Non so chi salvare tra te, quello che si sta restaurando in bagno e
quella che ronfa sul tavolo!”
“Che palle”
Mugugnò lei, cominciando a togliersi il pigiama.
Un problema era
risolto, la porta del bagno che si apriva annunciò che anche il secondo stava
per sistemarsi, ora bisognava solo operare misure drastiche per eliminare il
terzo.
Tornò in salotto,
scosse Salias, le fece bere il caffè ormai freddo a
forza, le infilò una sigaretta tra le labbra e gliela accese, forse con
caffeina e nicotina in corpo sarebbe riuscita ad arrivare alla macchina.
“Dove sono gli
altri?”
Chiese con voce da
oltretomba.
“Lisa si sta
vestendo, Bill è appena uscito dal bagno.”
“Nell’orrore non
ci stiamo tutti, Lisa deve andare con Sara.”
“Ok….”
Non diede troppo
peso a quelle parole, in fondo era semi addormentata, no?
Lisa fece il suo
ingresso perfettamente vestita, anche se con un’aria leggermente torva.
“Eccomi.”
“Ok, ci siamo tutti…Iniziamo a portare giù le valige. Bill quante ne hai
prese?
In macchina non ci
stanno!”
“Cosa ti avevo
detto, Eli?”
Sarebbero mai
partiti? Ci avrebbero messo meno tempo loro a partire o la Sardegna a trasportarsi
sotto casa di Salias?
“Calma Eli, calma….”
Mormorò afferrando
una valigia per mano e sbuffando, Aisha era
inciampata e quasi era caduta per terra, iniziava a essere preoccupata per
quella sortita in Sardegna.
In qualche modo,
tra gli sbuffi di Lisa, i numeri da circo di Aisha e
le lamentele di Bill, riuscirono a portare tutte le valigie dabbasso, Nana
inclusa, a chiudere l’appartamento e a caricare alcune cose in macchina, come
pronosticato quelle della ragazzina rimasero desolatamente a terra.
“E Adesso?”Esclamò
spazientita lei” Non mi avrete buttata fuori dal letto per niente?”
“No, stai calma!
Ti farò venire con noi, anche se fosse l’ultima cosa che dovessi fare nella mia
vita! Tra poco arriveranno Sara e quell’altro.”
“Uffa! Così la
conversazione sarà bandita!”
“Eh?”
“Massì! Sara crede che le conversazioni siano come le porte,
devono essere chiuse!”
“Lisa, sono le tre
e mezza di notte, cazzo, siamo in ritardo, quei due sono affidabili come due
asini zoppi e ubriachi, non ti ci mettere pure tu!”
Uno stridio di
freni annunciò l’arrivo di Sara, la ragazza sceseborbottando qualcosa seguita dal fratello di
Bill, che imprecava in tedesco.
“Alla buon’ora…Cos’ è il problema, Eli?”
“Che quelle
valigie nella macchina non ci stanno, quindi perché non ospiti loro e Lisa?”
“Che palle!”
“Vedilo come un
incentivo a non ammazzare quel tizio…”
“Tra a te e Aisha non so chi sopporto di meno.”
“Ti vogliamo bene
anche noi, Sara Maria Eleonora!”
“Odio quando mi si
chiama con i miei tre nomi!”
“Hai tre nomi?”
“Si, Tom.”
Si voltò scocciata
verso il rasta.
“ Perfetto! ti
chiamerò Eleonora!”
“Proprio il nome
che odio di più!” mormorò a denti stretti per poi mettersi a urlare che quelle cavolo
di valigie andavano caricate e lei, off course, non
ci avrebbe pensato.
Eli ridacchiò , Bill le guardava a occhi
sgranati, Lisa aveva incrociato le braccia e Aisha
aveva ripreso a dormicchiare appoggiata alla macchina.
“La vedo male…”
“Molto male.” Le
fece eco Lisa con una valigia in mano.
“Sono caricate!
Possiamo partire, Lisa vieni!”
“Arrivo!” la
ragazzina la salutò e salì in macchina, con uno strano sogghigno stampato in
faccia.
“Aisha!” urlò per l’ennesima volta, lei si svegliò ed entrò,
seguita da Bill, lasciando a lei l’onore della guida, maalmeno stavano per partire.
Bill si sentiva
assonnato, ma non riusciva a dormire, Eli aveva
infilato nel lettore un cd dei Rancid di Aisha che non gli conciliava affatto il sonno, senza contare
che la corvina si era messa a cantare a un certo punto.
Accanto a lui Salias aveva uno sguardo perso, quello di chi è non del
tutto in sé, a metà tra sonno e veglia.
“Che aria maligna…”
“Chi?”
“Il san
Cristoforo, sembra darci degli idioti in blocco…”
“Che bello! Non
sono l’unico a cui dà questa impressione!”
“Se una cosa è
maligna, è maligna!”
“Cosa diranno i
tuoi?”
“C’è un temporale
laggiù e si avvicina, come tanti anni fa quando andavo in vacanza con i miei…C’è sempre un cazzo di temporale che si avvicina, la
tua abilità è sapere rimanere in piedi, tra fulmini e pioggia e sai come devi
fare? Devi seguire il tuo istinto…”
Si addormentò di
botto, la testa le si inclinò pericolosamente e si appoggiò alla sua spalla,
con una strana espressione pensierosa.
Non aveva capito
del tutto la storia del temporale, ma era sicuro che si potesse adattare alla
sua domanda, doveva solo essere se stesso e sperare che il signor Salias apprezzasse quella politica.
Chissà se
somigliava alla figlia?
I Rancid continuavano a non lasciarlo dormire, Aisha aveva preso possesso di una spalla, Nana gli si era
addormentata in grembo, il sonno si allontanava sempre più.
“Eli, spegnili…”
Lei non lo sentì,
iniziò un monologo in italiano di cui non capì nulla, forse credeva di parlare
con Aisha, non si era accorta che la sua amica si era
addormentata.
“Aisha?”
Aggiunse qualcosa.
“Aisha?”
“Dorme!” Sussurrò
lui.
“Capisco….”
“Tu perché non
dormi?”
“Mi danno fastidio
quelli!”
“Quelli si
chiamano Rancid e ringrazia che Salias
dorme o ti avrebbe menato, comunque qual è il vero problema? Sei preoccupato
per il padre di Aisha?”
“Si.”
“Non ti
preoccupare, vedilo come un sogno che stai vivendo, o un incubo se preferisci,
in fondo non è molto lontano dalla realtà.
Un giorno ti sveglierai
e avrai solo dei vaghi ricordi, sensazioni e ti chiederai se è stato vero o no,
ma ti dimenticherai di rispondere e tutto cadrà nell’oblio.
Non ci pensare e
vivi come capita, c’è già abbastanza gente che passa tutta la vita a rincorrere
quelle sensazioni che ti dà un sogno senza sapere cosale abbia originate…”
“Rincorrere un
sogno non è sprecare una vita…”
“Idealista come Salias, ma forse adesso nemmeno lei ci crede così tanto…”
“Cosa è successo
con Alex?”
“Ha ucciso o
almeno ferito gravemente un sogno.”
Chissà cosa voleva
dire?
Sentì che
aggiungeva altre cose, ma non riuscì a seguire il discorso, le palpebre
cominciavano a farsi pesanti e i contorni delle cose indefiniti, si stava
addormentando finalmente.
Avrebbe dovuto
esserne contento, ma continuava a risentire le parole di Elisa e a chiedersi
quanto di vero ci fosse in esse e finì per concludere cheera più o meno la verità.
Aisha si svegliò con del nero davanti agli
occhi, li stropicciò unpaio di volte
prima di rendersi conto che erano i capelli di Bill finiti chissà come davanti
alla sua faccia.
-Accidenti! Si è
addormentato! Ma come mai non ci muoviamo più?-
“Eli?”
Chiamò piano per
non svegliarlo.
“Ohi.”
“Perché siamo
fermi?”
“Siamo in un
autogrill, potremmo fare colazione, sveglialo.”
“Ok.”
“Aisha, stai attenta, stella.”
Non rispose, si
spostò piano e scosse il ragazzo, lui fece una faccia perplessa e si guardò
attorno spaesato.
“Cosa c’è?”
“Ci siamo fermati
a fare colazione, tu vieni?”
Si, ok!”
Si stiracchiò,
raccolse il giubbino e scese dalla macchina, lei lo segui, ancora un po’
intontita, Eli era dietro di loro.
L’autogrill era
già pieno di cose natalizie, ma lei non le calcolò molto, si diresse al
bancone, ordinò per tutti e tre cappuccio e brioches.
“hai visto che
carino quel babbo natale? Ce lo portiamo a casa?”
“Ma Bill a che
serve? Io non faccio nemmeno l’albero!”
“Eretica!”
“Uffa! se ti piace
prendilo, ma all’uscita!”
Il cappuccino e la
brioche arrivarono.
“Posso consumarle
fuori?”
Il barista annuì.
“Perché?”
“Perché intanto posso
fumare!”
“Posso venire
anch’io?”
“Se ti fa piacere…”
Afferrò la tazza e
la brioche, si diresse all’uscita seguita da lui, che lanciò un’altra occhiata
al babbo natale, fuori l’aria era fredda, ma lei si sedette comunque sulla
scalinata che portava all’entrata con lui accanto.
“Allora?”
“Allora cosa?”
Mormorò lei, dopo
aver bevuto un sorso di cappuccino, lui addentò una brioche e poi rispose.
“Ti stai abituando
all’idea che tuo fratello si sposi?”
“Lascia stare gli
interrogatori! Sto mangiando!” disse mentre si accendeva una sigaretta.
Lui annuì,
ripresero a mangiare e lui mantenne la promessa, solo quando lei gettò via il
mozzicone tornò all’attacco, ma lei scantonò abilmente con la scusa delle tazze
da riportare.
“Aisha non potrai scappare per sempre!”
“Io…Senti a me non interessa che si sposi, voglio solo che
stia lontano dalla mia vita, sembra che sia sempre arrabbiato con me e non so
perché, era lui il figlio perfetto, quello che non faceva casini, che aveva
tanti amici, bei voti ed era iscritto a Medicina.
Io ero quella
incasinata, asociale, con pochi amici e strani anche quelli, che aveva scelto
una scuola di tossici che non mi avrebbe potuto dare un futuro, quella a cui
seguiva sempre un sospiro dopo il nome, che era brava ma aveva sempre un ma.
Non è colpa mia se
ha buttato a puttane la sua vita sono stanca di dovermi sempre scusare, senza
nemmeno sapere per cosa.
In definitiva,
avrei fatto a meno di venire, sono qui per mio padre, mia madre e mio nonno,
gli altri parenti sono scocciatori e non vedo l’ora di essere di nuovo a casa,
Questo è quanto,
ok?”
“Dovreste
parlare!”
“Senti, non siamo
tutti come te e Tom, io non voglio iniziare una conversazione che non so dove
possa portarmi, forse nessuno di noi due è pronto.
So che stiamo
temporeggiando, ma ognuno ha tempi diversi.
È arrivata Eli, andiamo.”
Si incamminò alla
macchina irritata, la sua amica la guardò interrogativa, ma lei le fece segno
che non era nulla e aprì la portiera, Bill arrivò poco dopo.
“Quanto manca a
Genova?”
“Non molto, poi ci
imbarchiamo.”
“Eli, metti gli Shandon?”
“Pensavo volessi
dormire ancora!”
“Mi è passato il
sonno!”
Partirono e
rimasero in silenzio per tutto il viaggio, o meglio Bill rimase in silenzio,
lei ed Eli si lanciarono in uno dei loro deliri senza
capo ne coda di cui lui non avrebbe capito una mazza.
“Ecco Genova!”
Lui grugnì
qualcosa, lei lasciò perdere, non sapeva perché ma rivedere quella città le
dava il buon umore,uscirono dall’autostrada e come da tradizione si persero
nella ricerca del porto.
“Com’è che ci
perdiamo sempre?
Quel cazzo di
porto non si può spostare ogni volta!”
“E che ne so!È tutta colpa del coniglio di DonnieDarko!”
“Questa risposta
non ha senso Aisha, te ne rendi conto?
E poi perché
quello tace?Di solito anche se non sa quello che stiamo dicendo interviene a
caso e non riesci più a fermarlo.”
“Mi sa che ci è
rimasto male per una mia rispostaccia, mannaggia a me che mordo quando si parla
di Dave.”
“Oh! Il porto!”
Eli entrò, Aisha
rimediò tre biglietti e fece un segno di saluto a Sara che era già in coda con
la macchina per imbarcarsi, poi si misero diligentemente in fila anche loro.
Stavano per andare
in Sardegna, lo realizzò appieno quando vide la nave, non era un incubo,
avrebbe rivisto tutti e suo fratello si stava per sposare con Jessica.
Avrebbe avuto Jess come cognata, una persona che odiava e da cui era riodiata!
Non che non ci
avesse pensato, Bill glielo aveva ricordato molto spesso in quella settimana,
ma non aveva realizzato appieno il tutto.
Jess.
Jess che, come era vero Dio, probabilmente
aveva già fatto crescere in testa a suo fratello più corna di un alce e che
sapeva manovrarlo come un burattino, brava abbastanza da rivoltarglielo contro.
Jess.
Cazzo.
“Possiamo scendere
ora, Aisha prendi le carte!”
“Si.”
Scesero tutti e
tre, lei con Nana in gabbia e le carte e salirono verso il ponte, trovarono un
tavolino, Tom ,Sara e Lisa e visto che non c’era nulla di meglio da fare
iniziarono a giocare a scala quaranta.
Lisa vinse quattro
partite di seguito, Tom e Sara erano parecchio seccati, a lei e ad Eli veniva da ridere e dovettero trattenersi o avrebbero
rischiato di beccarsi un calcio sotterraneo dalla dark e i suoi anfibi non
erano certo fatti di gomma.
“Oh, ma dov’è tuo
fratello?” Berciò Sefarei.
“Non lo so. Vado a
cercarlo.”
“Non ci provare,
coso! Devi fare un’altra partita!”
“Vado io a cercarlo…Voi due non fatevi stracciare ancora da una
ragazzina!”
“VaffanculoSalias!”
“Vi voglio bene!”
Iniziò a vagare senza
una meta precisa, finché non lo vide sul ponte esterno, appoggiato al
parapetto, uscì curiosa e gli si avvicinò senza fare rumore.
“Tutto bene?”
Lui sobbalzò.
“No, non sto tanto
bene…”
“E allora
allontanati dal parapetto! Non vorrai cadere di sotto!”
“No no, mi gira la
testa, mi viene da vomitare.”
“Senti ci sediamo
su quella panchina, così ti riprendi un po’ e poi entriamo, fa freddo.”
Lo aiutò ad
arrivare alla panchina e lo fece sdraiare., lasciando che le mettesse la testa
in grembo.
“Scusa per prima,
ero nervosa, ma un po’ avevi ragione.
Non voglio che mio
fratello si sposi con quella, me lo mette contro.”
“Scusa tu, sono
troppo invadente!”
Rimasero in
silenzio per un po’.
“TI senti meglio?”
“Bene. Ora
entriamo che qui non fa per niente caldo.”
Lo aiutò a
rientrare, era più pallido del solito temeva crollasse da un momento all’altro,
così, dopo aver litigato con una signora riuscì a farlo sdraiare, Tom arrivò
poco dopo e come al solito si sentì di troppo.
Quei due avevano
un rapporto incredibile, si capivano con una sola occhiata, erano empatici, se
uno stava male, arrivava subito l’altro, sospirò allontanandosi e raggiungendo
Lisa e Sara che stavano ancora giocando,ovviamente la ragazzina vinceva.
“Allora?”
“Avrà mal di mare,
non so..c’è suo fratello con lui.
Posso fare anch’io
una partita?”
“Conclus…AHIA!”
Sorrise a Lisa
dopo averle dato un calcio sugli stinchi.
“Ma Aisha!”
“Distribuisci le
carte, Farina e non perdere tempo in cazzate!”
“Per quello basti
già tu per tutte e due!”
Ripresero a giocare,
poi mangiarono i panini fatti da Eli e iniziarono a
chiacchierare, Lisa tentò vanamente di cavarle qualcosa, in ogni caso rividero
quei due quando ormai stavano per sbarcare.
“Tutto bene?”
“Si…”
“Ma se sei pallido
come un morto! Avresti dovuto dirlo che stavi male sulla nave, ti avremmo preso
delle medicine!”
“Sara pietà!”
“Pietà l’è morta!”
“Si, cita i Modena
a sproposito, eretica!”
“Chiudi l’anfibio Salias!”
“L’anfibio?”
“Hai mai visto un
punk girare in ciabatte?”
“Vado a buttarmi a
mare!”
Arrivarono in
macchina, finalmente erano in Sardegna, alleluia!
“Eli portiamo a casa te per prima, ok?”
“Si!”
Salias guidò fino a casa della mora.
“Siamo arrivate!”
Le due ragazze
scesero dalla macchina e scaricarono le valigie di Elisa, si abbracciarono, lei
fece un segno di saluto aBill.
“Stella ci vediamo
domani!”
“Ciau socia!”
Risalì in macchina
e riprese a guidare.
“Quella è casa
mia!”
“Mmm!”
“Stai calmo!”
Parcheggiarono
davanti a un villetta a due piani, con un giardino abbastanza curato, lei scese
e suonò il campanello, un uomo dai lunghi capelli grigi legati in una cosa uscì
dalla porta.
“Aisha!”
“Papà!”
Si abbracciarono.
“Come stai,
piccola?”
“Bene, tu?”
“Bene, si insomma…immaginerai quanto è arrabbiata la mamma….”
“Lo percepisco,
sento il suo istinto omicida che si propaga come gas.”
“Scema…Chi è il tuo coinquilino?
Ciao Sara, ciao
Lisa!
È lui?”
Chiese indicando
Tom.
“No, è suo
fratello!”
Suo padre fece una
smorfia come a dire”peccato, mi stava simpatico!”.
“è lui!”
Indicò che Bill che
scendeva dalla macchina, la faccia dell’egregio Michele si distorse per un
attimo in un ghigno, il ragazzo non gli stava simpatico.
“Lui è Bill.”
“Io sono Michele,
piacere!
Aisha accompagnali dal nonno!
Voi entrate pure!”
Salias e i due gemelli rientrarono nella Panda.
“Mi odia!”
“No.”
Mise in moto.
“Mi odia, ti
dico!”
“Deve solo
abituarsi a te!”
“Mi odia.”
“Ti odia.”
Arrivarono acasa di suo nonno, non si stupì più di tanto
di trovarlo già seduto fuori dall’abitazione, si abbracciarono e si scambiarono
i convenevoli.
“Allora, chi è
quello che vive a casa tua?”
“Lui, si chiama
Bill.”
Lo indicò per
l’ennesima volta
“Meglio dell’altro
coglione biondo, brava piccola di nonno tuo!”
Si sorrisero.
“Lui è mio nonno
Gavino!”
“Piacere” si
strinsero la mano e poi iniziarono a portare le valigie dentro casa.
Era andata, poteva
tirare un sospiro di sollievo, si accese una sigaretta intanto che aspettava
che gli uomini finissero di trafficare con i bagagli.
Uscirono di nuovo
tutti e tre, si salutarono, poi Tom e suo nonno rientrarono in casa,
borbottando qualcosa probabilmente sulla cena, Gavino stava rivelando
un’inaspettata conoscenza del tedesco, rimasero solo lei e Bill nel cortile
deserto.
“Almeno a mio
nonno stai simpatico…”
“Così pare…tu piuttosto cerca di non fare troppi danni!”
Senza preavviso le
diede un casto bacio sulla bocca e poi corse dentro casa di suo nonno
lasciandola di stucco, in compagnia solo del vento freddo di fine novembre.
Si sentì l’essere
più idiota del mondo, ferma come un baccalà nel cortile di suo nonno dove aveva
passato l’infanzia, chiedendosi cosa diavolo significasse quel bacio.
-Ok Salias, politica fallita….Cosa
voleva fare? E ha una qualche importanza? E io…Io che
devo fare?-
Non trovò risposta
a nessuna di quelle domande, il vento la schiaffeggiava senza pietà e vedere la
casa di Gavino brillare di luci allegre, sapendo che probabilmente quelli
stavano per mettersi a mangiare, la fece stare ancora peggio.
Si incamminò verso
la Panda,
accese il riscaldamento al massimo e si preparò mentalmente a incontrare i
suoi, la cucina di sua madre e il suo malumore, che sfogava su di lei non
potendolo fare su Jess e Dave
e i silenzi di suo padre che di sicuro non aveva apprezzato Bill.
Bill…No, non ci doveva pensare!
Mise in moto,
nervosa, nemmeno il buon vecchio Bob Marley la calmò, guidò sentendosi un
demone in Panda fino a casa sua.
Suo padre era
sulla porta, in una parodia del nonno, a braccia conserte, senza dire una parola
la aiutò a portare in casa i bagagli, quel silenzio pesante la scoraggiò
definitivamente, perché era venuta?
Sua madre arrivò a
salutarla, la abbracciò sorridendo.
“Sei sempre strana
figlia mia…Come stai? Come va la gamba?”
“Sto bene….la gamba si è sistemata!”
“Su, vieni che si
mangia!
DAVIDEEEE!!! C’è Aishaaaa!”
Suo fratello
arrivò annoiato dal salotto, aveva i soliti capelli neri, ora con la frangia
che stranamente gli copriva uno dei suoi occhi verdi così uguali ai suoi, ma
così ostili, non era certamente felice di vederla.
“Ciao Ai!”
“Ciao, Come va?
Emozionato?”
“Moderatamente.”
I suoi occhi le
telegrafarono che era inutile e ipocrita intavolare la pantomima di una
conversazione, così tacque e lo seguì in salotto.
Fu una cena
all’insegna del silenzio, nessuno di loro parlò, gli unici rumori che si
sentivano erano quelli delle posate, se non fosse stata troppo stanca si
sarebbe alzata per fare un giro pur di non stare lì.
“Ma, ti aiuto a
fare i piatti, poi faccio una doccia e vado a letto.”
La madre annuì,
lei sparecchiò, e si chiuse in cucina, cercando di rilassarsi, non pensare le
riusciva particolarmente bene con le mani immerse nell’acqua calda, pulendo
oggetti.
Fu così che
intercettò la conversazione del secolo tra i suoi, con il suo coinquilino come
argomento.
“Michè! Che c’è?”
“Martina, a me
quello non piace.”
“Chi?”
“Quello che s’è
portata Aisha, mi fa una brutta impressione!”
“Ma non lo conosci
nemmeno!”
“Non importa! Alex
era meglio!”
Suo padre rischiò
seriamente di beccarsi un piatto in testa, non lo ricevette per il semplice
fatto che non poteva farsi scoprire, ma come faceva a dire che quell’ idiota
era meglio di Bill?
“Alex era un
idiota e io te l’ho detto subito! Aveva una faccia losca, l’avrebbero capito
tutti che quello aveva bevuto ipocrisia insieme al latte di sua madre!”
“Mi dai
dell’idiota, Martina?”
“No, dico solo che
tu e Aisha siete ingenui. Vi fidate troppo,
nonostante passiate metà del vostro tempo a borbottare proclami pessimisti
credete sempre al meglio della gente.”
“Marti! A me quello
non piace! Tu sei con me o no?”
“Michele datti una
calmata! Aspetta prima di giudicare, domani lo interrogo io e sapremo che tipo
è, a me comunque non sembra così male!”
“Femmine! Vi
sciogliete davanti a un bel faccino!”
“Amore, una parola
maschilista, una sola ancora e stasera dormi nella cuccia del cane!”
Sentì suo padre
sbuffare e alzarsi.
“Dove vai?”
“A fumare, donna!
Tu non mi lasci fumare in casa!”
“Michele fuori ci
sono quindici gradi sotto lo zero e i pinguini, ti concedo di fumare in casa!”
Suo padre sospirò
sollevato, lei invece scosse la testa, Bill l’indomani avrebbe avuto una bella
sorpresa, gli interrogatori di sua madre erano noti per la loro meticolosità
degna di un poliziotto consumato.
-Avevo detto di
non pensarci!-
Uscì dalla cucina
con aria indifferente e si diresse in bagno, aveva bisogno di una doccia e poi
di dormire per minimo dodici ore, peccato che sulla porta del locale
stazionasse Lisa.
“Tu mi nascondi
qualcosa?”
“Cosa?”
“Qualcosa è
successo!”
“Si, mio padre
odia il mio coinquilino e mia madre progetta di torchiarlo!”
“Scappa Salias, ma non potrai farlo per sempre!
In ogni caso, ho
deciso di tingermi i capelli di rosso, domani mattina ci troviamo a casa di Eli.”
“Ok”
Si infilò in
bagno, riempì la vasca d’acqua,ci buttò una dose abbondante di bagnoschiuma, si
spogliò, lasciando le sigarette e un accendino sul bordo della vascae si immerse, era stanca, assonnata e una
sigaretta al caldo era tutto quello che desiderava.
“C’è qualcuno?”
La voce di suo
fratello ruppe l’incantesimo.
“Si, io!”
“Datti una mossa
che devo andarci io!”
Lo mandò poco
elegantemente al diavolo, ma finì per lavarsi alla svelta, irritata con Davide
come ai vecchi tempi, quando sembrava che lui decidesse di avere bisogno del
bagno quando c’era lei.
-Cambia tutto e
non cambia niente…continueremo a litigare sempre!-
Uscì di pessimo
umore, si buttò a letto con le coperte fin sopra al naso, adorava quel calore,
stava per abbandonarsi tranquillamente al sonno quando una musica da discoteca
a volume assordante la fece drizzare a sedere.
Davide.
“Frate! Spegni!”
Non successe
niente.
“Davide spegni per
favore che voglio dormire!”
La musica continuò
imperterrita.
“DAVE O ABBASSI
QUESTA MERDA O ARRIVO IO E TI ROMPO LO STEREO!”
La minaccia non
sortì l’effetto desiderato, così dovette alzarsi, marciare fino alla camera del
fratello e spegnere la radio, sotto lo sguardo allibito di lui che forse non si
aspettava che lo facesse.
Chiuse la porta a
chiave, troncando sul nascere le proteste del moro, ora poteva tornare a dormire….
-Troppo facile, tesoro….Come la metti con quel bacio?-
Dannata coscienza.
-Non la metto in
nessun modo, può significare tutto e niente, farò finta che non sia successo e
basta-
-Ma ti è
piaciuto?-
Si tirò il cuscino
sulla testa.
-Non scappare Salias, io ti seguirò ovunque, sono la tua coscienza…-
-Hai vinto tu! Mi
è piaciuto, ma non significa nulla, nulla! Hai capito?
Tanto ben presto
lui si scorderà di me e io di lui.-
-Lo credi
davvero?-
Mentre finalmente
si addormentava, si rese conto di avere una coscienza folle e di essere nei
guai.
Grossi guai.
Doveva ammettere
che la cucina del nonno di Salias era formidabile e
soprattutto che quel vecchietto era semplicemente un grande, non aveva fatto un
solo commento sui loro capelli, sui loro piercing e sui suoi tatuaggi, li aveva
trattati in maniera normale.
Suo fratello e
Gavino stavanodiscutendo di calcio, ma
lui era abbastanza stanco e voleva solo andare a letto, anche perché non capiva
cosa diavolo gli stesse succedendo.
Aveva baciato Aisha.
Cosa voleva dire?
Lei era una cara
ragazza, una che gli andava a genio in quelle circostanze, ma poi cosa sarebbe
successo?
Non sapeva
rispondere, sapeva solo che quando l’aveva vista con l’inseparabile sigaretta
in mano e l’aria sperduta di chi non vuole ammettere di essere nei guai, gli
aveva fatto una tenerezza infinita e l’aveva baciata.
Questo stava a
significare che lei gli piaceva?
Con ogni
probabilità si e questo era un casino, anche perché non aveva di come avrebbe
potuto reagire lei, uno schiaffo o una carezza? O tutti e due?
“Vado a letto!”
“Buona notte
ragazzo!”
“’notte
fratellino!”
Lasciò la stanza,
ancora con l’eco delle chiacchiere tra quei due nelle orecchie, ai piani
superiori faceva più freddo, arrivò nella sua camera e si buttò a letto.
Poco dopo la porta
si aprì e apparve suo fratello sulla soglia.
“Va tutto bene?”
“Si.”
“Sicuro?”
“Si, ho solo
sonno!”
“Ok, quando vorrai
parlare io ci sono, ok?”
“ ’k…”Mormorò assonnato e ritornò a dormire.
Fu svegliato in
piena notte dal grattare di qualcosa contro la finestra, per un attimo pensò che
fosse Salias venuta a pestarlo, poi realizzò che non
si sarebbe mai presa la briga di fare una cosa del genere, per dirla con parole
sue comportava troppo sbattimento.
Si alzò, si
avvicinò cauto alla finestra e vide che era Nana che lo guardava con i suoi
enigmatici occhi verdi, aprì la finestra e lei entrò.
“Cosa ci fai qui?”
La gatta saltò sul
suo letto, lui scosse la testa e la raggiunse mettendosi sotto le coperte, Nana
iniziò a fare le fusa, quello strano felino lo trovava simpatico.
Si riaddormentò
chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare con Aisha, non
ne aveva idea, quella situazione era assurda, non sapeva davvero che pesci
pigliare.
Fu svegliato di
nuovo, questa volta era suo fratello.
“Che c’è?”
“Dobbiamo andare da
Aisha.”
“Hai ragione, arrivo…”
“E quella da dove
è arrivata?”
“Non lo so!”
Uscì dalle
coperte, si vestì e scese dabbasso, il vecchio era ai fornelli.
“Buongiorno!”
Gli schiaffò un
caffè in mano, lui lo trangugiò avidamente.
“Ritieni di essere
pronto?”
“Si, si andiamo.”
“A piedi!”
“Che palle!”
Uscì di casa
brontolando, seguito da suo fratello che lo prendeva amabilmente in giro,
fortunatamente ancora non sapeva nulla del bacio della sera prima o sarebbe
stata la fine.
“Ho il sospetto
che tu non mi abbia detto qualcosa.”
“Io? Assolutamente
no!”
“Confesserai prima
o poi!”
Ringraziò il cielo
che tutte le storie sulla telepatia tra gemelli fossero un cumulo di idiozie.
“C’entra Aisha?”
O forse no?
“Se ti ho detto
che non ho niente non ho niente! Piuttosto suona che siamo arrivati!”
“Ma suona tu,
mentitore!”
“Mentitore a me?”
“Sei tu quello che
mi stai nascondendo qualcosa non io!”
Suonò esasperato
il campanello, rispose un ragazzo, parlarono per qualche momento, poi lui
arrivò alla porta.
Moro, pettinatura
vagamente emo, occhi verdi, era il famoso Davide, non
sembrava lo stronzo descritto da Aisha, solo un tipo
confuso, incerto, non del tutto convinto, in questo inequivocabilmente il
fratello di Salias.
“Mia sorella è a
casa di Eli.”
Spiegò loro la
strada, poi tornò in casa, per essere uno che si stava per sposare non sembrava
per niente felice considerò mentre si allontanavano.
“Lo dicevo io che
il matrimonio fa male! Quello non è nemmeno sposato e guarda come si è già
ridotto!”
“Quello mi sa che
non si sposa…”
Suo fratello
mugugnò qualcosa, lui non gli diede retta e continuò a camminare, finchè non lo tirò per una manica.
“Siamo arrivati!”
Tom suonò il
campanello e una voce li invitò ad entrare, si sentiva nervoso, che reazione
avrebbe dovuto fronteggiare?
Gli tremava
leggermente la mano mentre apriva la porta, entrò in un salotto abbastanza
normale, non riuscì a vedere altro perché Salias lo
travolse, per usarlo come scudo umano per salvarsi da una smadonnante
Sara.
Arrossì
imbarazzato, mentre la viola si rannicchiava dietro di lui e Sefarei agitava minacciosa i suoi pugni guantati,
sentì lo sguardo del fratello che lo scrutava e preferì non sapere cosa stesse
pensando, cose sconce a giudicare dal sorrisetto che si appiccicò in faccia.
“Dai su
calmatevi!”
“No, deve pagare
per avere usato senza permesso la mia bambola voodoo!
Fatti colpire
vigliacca!”
“Fossi matta! Tu
non hai le mani da pianista, hai le mani di un muratore, fai malissimo!”
“Su, calmatevi!
Siete grandi per queste cose!”
“Va bene Kaulitz, Salias ringrazialo!”
“Grazie!” la sentì
mormorare contro la sua schiena, arrossì ancora di più, poi lei sgusciò su per
le scale dietro a Sara.
La mattina passò
alla svelta, se aveva pensato che l’abito di Aisha
fosse poco adatto a un matrimonio, dovette ricredersi quando vide quello di Eli color rosso sangue, senza spalline, con una gonna
svasata che gli arrivava molto sopra il ginocchio equello di Sara, di un cupo bordeaux, molto
gotico nei suoi lacci neri e nei suoi pizzi, l’unico accettabile era quello
nero e semplice di Lisa, per lei bastavano i capelli di un acceso rosso
semaforo per far si che la si notasse.
“Ma è un
matrimonio o un party?”
“è la loro forma
di protesta, una delle tante, la sposa vedrà i sorci verdi.”
Tom annuì
guardando Aisha ed Eli che
confabulavano, Sara e Lisa concordarono con il moro, poi spalancarono entrambe
gli occhi.
“Merda!”
“Minchia!”
“Come siamo fini…Cosa succede?”
“Guardale, noi non
siamo stati invitati a un matrimonio, ma alla terza guerra mondiale, Aisha ed Eli contro Jessica con Dave come posta in gioco!”
“Non capisco!”
“Per forza, coso,
sei un uomo! Dimmi perché Eli dovrebbe essere così
interessata a impedire questo matrimonio?”
“Perché è amica di
Aisha?”
“Nein, troppo facile! Lo fa perché è interessata a Davide e
visto che Jess lo marca strettone approfitta adesso, Aisha
se ne è accorta e per lei è come prendere due piccioni con una fava!
Cavolo! È tardi,
dobbiamo andare o la terribile Martina ci fucila!
Salias, andiamo!”
Uscirono di corsa
da casa di Eli, arrivarono appena in tempo per non
farsi sgridare dalla donna, che li accolse sorridendo, gli uomini di casa Salias invece erano già cupamente seduti al tavolo.
Fu un banchetto,
non un pranzo,alla fine erano tutti crollati sul tavolo tranne Lisa e suo
fratello, quella donna aveva cucinato per almeno un paio di eserciti.
“Tesoro, non vuoi
nient’altro?”
La sentì chiedere
ad Aisha.
“No o vomito,
giuro! Abbi pietà di me!”
“Va bene…”
Volse il suo
sguardo su di lui.
“Mi aiuteresti a
lavare i piatti?”
Fece sì con la
testa, mezzo intontito, e la seguì in cucina.
Non appena la
porta si chiuse dietro di lui seppe di essere nei guai, all’improvviso la
placida signora Salias aveva sfoggiato uno sguardo
duro da agente della Cia e l’aveva fatto sedere su una sedia.
Iniziò con cose
banali, tipo nome, cognome e data di nascita, sparati a raffica per
intimidirlo.
“Bevi?”
“Ogni tanto…”
“Fumi?”
“Marlboro.”
“Canne?”
“No!”
“Come trovi mia
figlia?”
“Simpatica!”
“Fisicamente?”
“Carina?”
“E a me lo
domandi? Avete fatto qualcosa per cui Michele sarà costretto a ucciderti?”
“NO!”
“Sicuro?”
“Si.
“Hai mai
desiderato farlo?”
Pregò che qualcuno
lo salvasse, quella donna era un demone, come aveva fatto Aisha
a conviverci?
La porta si aprì
all’improvviso, la viola fece capolino.
“Ma! che stai
facendo?”
“Gli do un
digestivo!”
“Non ne ho
bisogno.” Rantolò”Esco a fare un giro.”
Si alzò a fatica e
guadagnò la porta, sentendosi molto stordito si incamminò verso la casa del
nonno di Aisha.
Il vecchio scosse
la testa, gli rivolse uno sguardo di solidarietà,probabilmente conosceva meglio
di lui la cucina di sua nuora, lui ricambiò afflitto e salì le scale,
rabbrividendo.
Si rimise in
pigiama, ignorando il cellulare che vibrava e si distese a letto, finendo per
precipitare in un sonno pieno di incubi in cui i cibi erano enormi nemici da
cui fuggire e tutte le persone che vedeva avevano il volto ghignate della
signora Martina.
Quando si svegliò
era buio, suo fratello si stava esercitando con la chitarra nel letto accanto
al suo.
“Ben svegliato!
Credevo fossi entrato in coma!”
“Ci sono stato vicino…ho l’impressione di avere un macigno al posto dello
stomaco!”
“Fatti dare
qualcosa da Gavino.”
“Si si…”
Scese al piano di
sotto, il vecchietto era seduto fuori, nel giardino sul retro, con una
bottiglia accanto a sé e due bicchieri.
“Bentornato…Pranzo leggero, si?”
“Perché può fare
pranzi più pesanti?”
“Certo, tieni….”
Gli allungò un
bicchiere pieno di liquido giallo.
“è limoncello, fa digerire…”
“Ti ha sottoposto
a un interrogatorio?”
“Da cosa si è
capito?”
“Dalla faccia
allucinata che avevi quando sei rientrato. Sembrava ti avesse investito un
tir.”
Silenzio, bevve un
sorso di liquore.
“Roba da streghe….”
Per un attimo
pensò che il vecchio fosse impazzito, ma si ricordò che Lisa aveva già
accennato a qualcosa di simile e rimase in attesa del seguito.
“Non sono
impazzito, questa era l’espressione che usava mia moglie quando non voleva
essere disturbata ed era immersa in affari che era meglio che non sapessi, non
che fosse qualcosa di male, semplicemente io non ci dovevo entrare.
Aisha non te l’avrà detto immagino, ma sua nonna
leggeva i tarocchi e ogni tanto qualche donna o ragazza arrivava a chiedere
pozioni d’amore, rimedi naturali, una specie di strega, come Sara.”
Annuì, aveva
capito a cosa si riferiva.
“E quando questo
succedeva io non ero autorizzato a entrarci, dovevo starne fuori e aspettare
pazientemente che tornasse la solita Maria, Aisha le
somiglia molto sai?
Sembrano tutte e
due perse in un loro mondo, ma in realtà notano tutto e se le tradisci non ti
perdonano facilmente e diventano estremamente vendicative, ricordo una
poveretta a cui Maria fece vedere i sorci verdi…”
Il vecchio scosse
la testa, perso nei suoi ricordi.
“Ma torniamo a
noi, tu mi sai di essere una “cosa da streghe”, perdona l’espressione, ma non
credo di sbagliarmi e credo ti interessi mia nipote.
Cosa vuoi fare con
lei?”
“Non lo so. È una
situazione complicata, da streghe.”
“Si, ma tu cosa
vuoi fare? Cosa dice l’istinto?”
Rimase di nuovo in
silenzio.
“Guarda c’è Aisha!”
“Dove?”
La vide che
camminava verso la spiaggia e si alzò per raggiungerla, dopo aver salutato con
un cenno della mano il vecchio, che sorrise sornione.
Finalmente era
arrivata alla spiaggia, non ne poteva più di stare a casa sua, suo padre era
cupo come non mai, Davide glaciale e sua madre aveva l’espressione soddisfatta
del gatto che ha trovato il topo di suo gradimento.
Sentì dei passi
dietro di lei, cominciò a preoccuparsi, chi la seguiva?
Si voltò di scatto
e tirò un sospiro di sollievo, era solo Bill, quello che si era imposta di
ignorare.
“Ciao!”
“Ciao! Scusa per
mia madre oggi, è una pressa quando ci si mette.”
“Tranquilla, sono
sopravvissuto, un po’ meno alla sua cucina.”
“Bhe, dopo anni ti ci abitui.”
Silenzio.
“Senti per ieri sera….”
“Non fa niente…Cioè, ok è successo, ma questo non significa niente,
no?
Ti avrò fatto
pietà o roba del genere, facciamo finta che non sia successo!”
Riprese a
camminare, con le mani affondate nelle tasche.
“Perché scappi
sempre?”
Si voltò verso di
lui piuttosto irritata.
“E chi scappa?”
“Tu! Rimandi
sempre le situazioni, con tuo fratello, con Alex, con me.”
“Con te? E cosa
dovrei fare con te? Cosa vuoi da me?
Ficcati in testa
che questo non è il tuo posto, che te ne andrai e che questo ti sembrerà poco
più di un sogno!”
“E allora?”
“Allora, tu ti
ributterai nella fantastica vita precedente e io dovrò ancora una volta
rimettere insieme i cocci del mio mondo!”
“Ma io ti
interesso o no?”
“Non importa!”
Fece per
andarsene, ma fu bloccata da lui che le afferrò il polso.
“Allora?”
Perché non la
lasciava in pace? Perché ci teneva a rovinare tutto?
“No, sei un
amico.”
“Guardami negli
occhi, Salias e ripetimelo.”
“Si, mi interessi,
ma a conti fatti non è importante.”
“Cretina!”
La baciò per la
seconda volta e questa volta non era un bacio casto, ma si ritrovò a rispondere
sorpresa, ma con uguale passione, come al solito era arrivata solo alla fine a
capire cosa voleva.
Si staccarono dopo
un po’ e rimasero allacciati, innegabile che stesse bene lì dove si trovasse,
ma quando sarebbe durata?
La felicità di
poco prima era sparita, ora rimaneva solo il silenzio di una risposta che non
trovava e l’alta probabilità che avesse infilato un altro fottuto errore.
[Never fear to
suffer.
Never hide behind
a smile
Never cry without
a sound.]
ANGOLO DI LAYLA
Siamo al quattordiesimo
XD!a me piace, spero anche a voi XD!
La parole nelle parentesi quadre a
fine capitolo sono di “Noir” degli Shandon….mi piace
molto quella canzone ^_^.
Passiamo ai ringraziamenti.
PkSl:Grazie! (Arrossisce) nonno Gavino
è un mito ihihihi!in quanto al padre, credo sia un
antipatia a prima vista, a volte succede…soprattutto
considerato quel che succederà XD!
Una sola precisazione: è Bill ad
aver baciato Aisha e non il contrario^^.
Pulse:siii! L’ha
baciata XD! Ok. Ci provo a rilassarmi, ma se mi rilasso collasso(Ok, cito a
sproposito la Banda Bardò me ne vado).
Ciaooo! Grazie dei complimenti!
Fragolottina:si sono carini^^. Heem….ho capito che vuoi Bill…non
so cosa fare…..XD! spero che questo ti piaccia…le cose si sono mosse ancora un po’.
Capitolo 15 *** 15)Il Non Matrimonio Del Secolo. ***
15) IL NON MATRIMONIO DEL
SECOLO.
Michele Salias era stato sempre definito come uno strano, come
avesse convinto quella lombarda dal pugno di ferro a sposarlo e a seguirlo in
Sardegna rimaneva un mistero.
Un mistero che
durava da venticinque anni e che contemplava la nascita di due figli, un
ventiquattrenne senza arte ne parte, Davide e una strana ventenne che si
tingeva i capelli di colori improbabili, Aisha.
Michele non si
curava di quello che la gente diceva di lui, nemmeno quella sera in cui uscì per
andare dal padre e nonostante il vento gelido di tramontana indossò solo i
pantaloni della tuta e una maglia degli AC/DC.
“Tu stai male
figlio mio!”
“Cosa vuoi che sia
una leggera brezza, papà!
Mi dai un po’ di
mirto piuttosto?”
Il vecchio scosse
la testa ed allungò un bicchiere al figlio che lo bevve tutto d’un fiato, per
poi risputarlo tutto nel giro di due secondi.
“Ma quella è Aisha! Ed è con quello!!
Io…io !”
“Tu cosa vuoi
fare?
Entra che ti
prendi una polmonite, chi la sente Martina poi?”
“Ma io non posso!”
“Ti hanno amputato
le gambe?”
“No, ma…”
“Allora entra!”
Suo padre lo
trascinò dentro, lui si attaccò alla porta.
“Papà non posso!”
“Michè, io ho una certa età e pure tu, cosa facciamo? Il
teatrino degli scemi?
Entra!”
Lo spinse dentro e
si chiuse la porta alle spalle, il gemello del coinquilino di sua figlia appena
lo vide infilò le scale che portavano al piano di sopra, lasciandolo con suo
padre.
“Michele, cos’è il
problema?”
“Quello! A me non
piace e nessuno mi spalleggia! A te sta simpatico e Martina ha concluso che è a
posto, rimango solo io!
Io credo che Alex
sia meglio di lui!”
“Michelino! Tu non credi che quell’idiota sia meglio di lui,
più di quanto non lo creda io! Quando hai saputo cosa aveva fatto, abbiamo
dovuto tenerti per non farti prendere il primo traghetto!”
“Non chiamarmi Michelino! E comunque sono sciocchezze! Non sono un
isterico!”
“Dillo alla sedia
che hai rotto! Sai perché non ti piace? Perché hai capito che ti porterà via
tua figlia, ma sbagli a fare così, ti ricordi cosa ho detto al padre di Martina
quando non voleva che vi frequentaste?”
“Io mi ricordo che
sei andato insieme a zio Antonio e zio Andrea a casa del signor Secchi e da
allora lui ha paura di te!”
“Dettagli! Ciò che
voglio dirti, anima, è di metterti il cuore in pace, se quello è davvero quello
che tua figlia si è scelta ti conviene accettarlo, se ti opporrai finirai solo
per metterti contro Aisha.”
“Perché siete
tutti così dannatamente saggi?”
Imboccò la porta,
arrabbiato come quando da bambino si aspettava che suo padre si schierasse
dalla sua parte e non lo faceva, consapevole che poi a posteriori avrebbe
dovuto dargli ragione.
Incontrò sua
figlia nel cortile.
“Ai! Andiamo a
casa!”
“No, papà mi fermo
da nonno!”
“Te lo proibisco!”
“Ma papà!”
“Niente! Seguimi!”
“No, ti ho detto!
Quel coglione di mio fratello ha invitato quei coglioni dei suoi amici e stanno
distruggendo tutto, io non dormo sotto lo stesso tetto di quelli!
Mamma è da zia Serafina,Sara e Lisa da Elie loro ne approfittano, tanto tu non ti
lamenti mai!”
Rimase a bocca
aperta, sua figlia scosse la testa in un certo modo che gli ricordò sua madre
ed entrò nella casa della sua infanzia.
Lui non si
lamentava mai…
Suo figlio si
sposava con una sgualdrina e lui non poteva dire niente, sua figlia si portava
appresso uno strano e lui ancora non poteva dire nulla, avrebbe mai potuto
parlare, senza che qualcuno gli desse dell’idiota?
“Perché non mi
rispetta nessuno?”
Urlò nelle strade
deserte, l’unica risposta che ottenne fu un giornale che il vento gli sbatté in
faccia.
Era in imbarazzo,
si odiò mentre arrossiva.
“Io devo andare da
mio nonno.”
“Abito lì
anch’io!” fece una faccia da furbetto e la prese per mano.
“C’è pure mio padre…”
“Allora aspetta
che se ne vada!”
Rimase in
silenzio.
“Cos’è il
problema, Aisha?”
“Io….ecco…questo cambia le carte in tavola, ho bisogno di
rifletterci, ok?”
La lasciò andare.
“Se questa fosse
stata una situazione normale, cosa avresti fatto?”
“Questa non è una
situazione normale, è una situazione assurda!”
“Rispondi!”
“Di sicuro sarei
più felice e meno paranoica, siamo in bilico e questa cosa mi agita. Mi
dispiace.”
“Ok”Sospirò lui,
che sicuramente non capiva.”Ci vediamo dopo!”
Raggiunse
saltellando la strada, litigò con suo padre e poi entrò da suo nonno.
“Ciao! Bill
arriva?”
“Che ne so io?
Sono venuta a chiederti ospitalità per la notte, Davide sta dando un festino!”
“Certo, starai
nella vecchia stanza di tuo padre, cambia le lenzuolae cerca nell’armadio, c’è un pigiama suo.”
“Grazie nonno!”
Salì al piano di
sopra, corse a farsi una doccia e fece come aveva detto suo nonno, era sdraiata
su un vecchio letto con addosso una vecchia maglia di suo padre e i jeans.
Voleva fumare, le
sigarette erano sulla scrivania, così si alzò e agguantò il pacchetto e fece
scivolare fuori una Camel, che accese poco dopo, dalla camera accanto alla sua
si sentiva la chitarra di Tom.
Era confusa , non
aveva voglia di starsene da sola a pensare all’ennesima beffa del destino che
aveva subito, così si alzò e lo raggiunse, la porta era aperta e si sedette in
un angolo per terra.
Poco dopo lui
smise di suonare.
“Ti dò fastidio?”
“No, c’entra mio
fratello?”
“Ma tu non stavi
suonando?”
“Si, ma sono
preoccupato per mio fratello, non voglio che soffra!”
“Pensi che lo stia
prendendo in giro? Te la prendi con la persona sbagliata, è con il destino che
te la devi prendere! Vada come vada lui poi non si ricorderà nulla!”
“Cioè?”
“Bhe stando con Sara inizi a fare strane teorie, questa
situazione è un accidenti di piega nel tessuto dell’universo!Come posso
spiegarlo?Io credo che le cose siano tutte distorte, niente è al suo posto e
tutti siano precari, mi segui?”
“Più o meno, la
maledizione è come un enorme mano che scompiglia un tessuto? Una cosa del
genere?”
“Si e quando si
risolverà, quella stessa mano prenderà un ferro da stiro e sistemerà tutto
quello che c’era fuoriposto, cancellando questa situazione ed i ricordi di chi
l’ha vissuta.”
“Potrebbe essere.”
“Sarà così,
fidati, ne sono convinta.”
“Potresti
sbagliarti.”
“No, ho la
sensazione di essere nel giusto!”
Lui riprese a
suonare vagamente perplesso, poco dopo rientrò Bill che sgranò gli occhi, forse
sorpreso di trovarla lì, lei si alzò di scatto, ma lui in due falcate la
raggiunse e la fece risedere.
Si accomodò
accanto a lei e le passò un braccio sulle spalle.
“Non tagliarmi
fuori Salias.”
“Ok.”
Gli appoggiò la
testa sulla spalla e tornò a dedicare la su a attenzione alla musica,
sentendosi come fuoriposto , era sempre così, purtroppo per lei.
“Mi dispiace, non vorrei tagliarti fuori, ma non
riesco a fare altro.”
“Posso capire questa situazione è …”
“Incasinata!”
Si sorrisero a vicenda e lei strinse la sua mano che le pendeva dalla
spalla.
Eli era nervosa, fumava una sigaretta dopo
l’altra, persino la permissiva Aisha avrebbe inarcato
un sopracciglio e pronunciato la frase che odiava di più al mondo:”Non credi di
stare fumando un po’ troppo?”
Detestava quella
frase almeno quanto i “Te l’avevo detto!” di suo fratello, non era colpa sua se
era debole di cuore e amava fumare, nonostante sapesse che le facesse male.
Lei detestava
essere compatita, era una delle prime cosa che aveva detto ad Aisha quando l’aveva conosciuta e la sua amica non l’aveva
mai delusa, niente finte pacche sulla spalla o “Mi dispiace”ipocriti.
Sospirò, non era
nemmeno colpasua se il cretino per cui
si era presa una cotta colossale stava con un’altra, stronza all’ennesima
potenza tra l’altro.
Buttò il mozzicone
per terra, in confronto a Jessica Gennaro Gattuso era un dilettante, quella
ragazza marcava stretto Davide, non lo faceva respirare, quell’idiota era più
sottomesso di uno zerbino, lei e Salias avevano speso
tante di quelle serate a prenderlo in giro da averne perso il conto.
Ridendo ridendo certe volte le veniva da piangere, era persa per
quell’idiota e doveva trattenersi ogni volta che vedeva Jess
avrebbe voluto trucidarla, perché lei era assolutamente perfetta, mai un
capello fuori posto o una strana diceria sul suo conto, non come lei che aveva
una solida reputazione di strana appiccicata addosso.
-No dico, come
cazzo fa a non accorgersi che lei intanto che lui fa la calza diciamo che
amplia le sue relazioni sociali per essere gentili?
E io come cazzo
faccio a farlo accorgere? Chiedo suggerimenti alla regia!-
“Elisa!”
Sobbalzò lasciando
cadere la sigaretta ormai quasi spenta, Davide era davanti a lei.
“Ah! Sei tu!”
“Si,Viviani sono io.”
Le sorrise
ironico.
“Togliti quel
sorriso dalla faccia Salias, cosa ci fa uno come te
qui alla vigilia del suo matrimonio?Non dovresti a essere in qualche locale di
striptease o con quei cretini che ti porti appresso?”
“Non sono
cretini!”
“Cerebrolesi?”
“Sei acida come
mia sorella! Comunque no, Jess mi ha vietato di fare
l’addio al celibato e prima ero a casa a fare una festa con i cretini, ma papà
è arrivato a casa ed ha sclerato!”
“Poverino il mio
Davide! Ora che ci penso sei sicuro di poter parlare con me? Jess cosa dice in proposito?”
“Ehi! Io non sono
sottomesso!”
“Sei uno zerbino,
c’è una piccola sfumatura di significato diversa, scusa!”
“Cos’è il tuo
problema, Viviani?”
“Tu sei il mio
problema, Salias! Dio perché non capisci che ti stai
facendo incastrare da una stronza furba? Non capisci che per colpa sua ti sei
giocato il rapporto con Aisha? Ne valeva la pena? Sei
felice o fingi?”
“Certo che sono
felice!”
“Anche sotto la
maschera?
Ti sei fottuto la
vita per una sanguisuga senza cuore e vuoi farmi credere che non lo sai? Non
sei così idiota!”
Seppe di avere
colpito il punto giusto perché lui non replicò e si guardò imbarazzato la punta
delle scarpe.
“Non mi hai
risposto.”
“Non so cosa fare.
Ho l’impressione di non avere più il controllo su nulla, se pianto Jess suo padre mi farà a fettine, se la sposo sarà un
inferno.”
“Ti sei già
risposto da solo. Vuoi condannarti all’inferno, Davide o vuoi provare a
salvarti?”
“Perché ti
interessi così tanto Elisa?”
“Sei proprio leso….l’hanno capito tutti, Jess
per prima che sono innamorata di te!”
Gliel’aveva detto,
ora come minimo l’avrebbe mandata al diavolo e sarebbe corso a piangere da
Jessica.
“Davvero?”
“Si!”
Rispose nervosa,
ora la prendeva in giro?
Lei si avvicinò e
l’attirò in un abbraccio dolcissimo.
“Rispondi Salias.”
“Accontentati di
questo come risposta!”
La baciò, per una
volta sentì di aver sconfitto Jessica
Aisha stava dormendo, avvolta nelle coperte, in
pace con sé stessa e non in preda ai suoi consueti sogni indefiniti ed
angosciosi, non ricordava mai nulla al risveglio ma si sentiva spesso nervosa o
depressa.
Sentì qualcuno
scuoterla delicatamente, mugugnò qualcosa per far andare via lo scocciatore, ma
chiunque fosse non demorse e continuò.
“Via!”Biascicò
mezza intontita.
L’ignoto saltò sul
letto facendole prendere un colpo, spalancò gli occhi, era Eli,
con una faccia allucinata.
“Ste’ che c’è?”
“Mi sono
dichiarata!”
“A- a chi?”
“A tuo fratello!”
Ora era totalmente
sveglia e con la sensazione di guai imminenti.
“E?”
“Lui mi ha portato
a letto!”
Collassò sui
cuscini, mentre la voce della sua amica si perdeva in una nebbia indefinita.
Quando rinvenne
scoprì che tutta la casa si era radunata in camera sua, Eli
misurava il locale a grandi passi borbottando qualcosa, suo nonno reggeva in
mano il vassoio e litigava con Bill , Tom era affacciato alla porta.
“Cos’è questo
casino?”Borbottò ad alta voce facendo girare tutti verso di lei.
“Stella!!!”
Eli la soffocò in un abbraccio.
“Ero svenuta mica
morta!”
“Mangia, che tuo
nonno ti ha portato da mangiare!”
“D’accordo, Bill!”
Afferrò il vassoio
e si spazzolò tutto da brava bambina.
“Tesò, ma hai
capito cosa è successo?”
“Ho capito che se
non faccio qualcosa questo pomeriggio si celebrerà un matrimonio e poi un
funerale, devo ancora capire se sarà il tuo, quello di Jess
o quello di Dave.
In ogni caso sono
felice per te, ma preoccupata….Minchia! Che idiota
non è!
Stella, vai a
prepararti che io vado a fare una cosa e don’t worry
aggiusto tutto io!”
Si alzò dal letto,
li fece uscire tutti e si vestì, aveva una certa diceria da verificare e se
fosse stata esatta entro il pomeriggio la cara Jess
avrebbe pianto in cinese.
Spalancò la porta
e si ritrovò Bill di fronte.
“Buongiorno!”
“Ciao! Tutto
bene?”
“Da Dio, non
potrebbe andare meglio!
Giuro su Sid che questo matrimonio non te lo scordi!”
La guardò
incredulo e lei gli stampò un bacio sulla guancia prima di imboccare le scale a
velocità pazzesca.
Finalmente aveva
l’occasione di ripagare Jess di tutte le scortesie
che aveva subito in quegli anni e di dare una mano concreta a suo
fratello,l’indecisione cronica era una piaga di famiglia, e non se la sarebbe
fatta scappare per nulla al mondo.
Eli era furiosa con la parrucchiera, le aveva
chiesto qualche boccolo, non una capigliatura che somigliava paurosamente a una
parrucca da giudice inglese,perdio!
“Le piace,
signorina?”
Mormorò la donna
con un sorriso soddisfatto, dovette trattenersi dall’inseguirla per farle
ingoiare pettine e spazzola.
“No. Le avevo chiesto
qualche boccolo!
Conosce il
significato della parola qualche?
Cerchi sul
vocabolario, vuol dire pochi, le sembrano pochi questi boccoli?
No, persino un
cieco lo vedrebbe! Ora, in base a quanto le ho detto, posso essere
soddisfatta?”
La donna si ritirò
di buon grado e la lasciò sola con la tintura che aveva preparato per la cara
Jessica, un biondo platino che le dava il voltastomaco.
Lei non era Dylan
Dog, non aveva un quinto e mezzo che si metteva a pizzicare quando captava
stranezze, ma sapeva cogliere un’occasione per una piccola vendetta innocente,
così si mise a frugare tra i prodotti della parrucchiera e trovò un tubetto
verde.
-Vuoi vedere che?-
Lesse l’etichetta
era tintura verde, senza farsi tanti scrupoli la sostituì a quella per Jess e tornò a sedersi, poco dopo la sposina spalancò la
porta con la grazia di un elefante.
“Viviani! Pazza
furiosa! Piantala di spaventarmi la parrucchiera e levati dalle palle, nemmeno
un miracolo potrebbe abbellirti!”
-Iena!-
“A te invece non
basterebbe l’intervento di Cristo e di tutti i santi per addolcirti!”
Si alzò ancora più
arrabbiata, uscì dal negozio e incrociò Salias.
“Ancora così stai?
Vai a vestirti decentemente!”
“Eli, tutto bene?”
“Quella troia
della tua quasi cognata mi ha stracciato l’esistenza!”
“Dai, Eli, Calma, passerà!”
“Passerà? Passerà
solo quando io l’avrò eliminata!”
Marciò a grandi
passi verso casa sua, borbottando insulti a bassa voce.
“Viviani!”
Si girò
nervosamente verso chi l’aveva chiamata, Davide per la precisione.
“Cosa vuoi Salias? Cosa hai deciso di fare?”
“Sposo Jessica,
no?”
“Bravo! Scegliti
il tuo inferno, spero che tu ti ci diverta, razza di inetto sociale!”
Lo lasciò a bocca
aperta, gli sbattè persino la porta in faccia.
“MA PERCHE’ E’
COSI’ CRETINO???”
Urlò a pieni
polmoni, con la schiena appoggiata alla porta, facendo fuggire il suo cane e
accorrere sua madre.
“Alla buon’ora!”
Sua madre, la
terribile Martina, la accolse con un’occhiata assassina, lei era consapevole di
essere in ritardo tremendo, ma non riusciva a smettere di sorridere.
“Scusa, dovevo
fare una cosa…”
“Prega che sia
importante o potrei ucciderti!”Sibilò la donna in preda all’ansia da cerimonia,
Aisha non fece commenti e si infilò in bagno.
Ne uscì dopo una
lunga doccia con i capelli già asciutti, poi entrò in camera sua, il vestito
giaceva sul letto, lo guardò con affetto, come se fosse un vecchio amico.
Era viola, del
colore che le portava fortuna.
Si infilò le
calze, lui e passò al trucco, marcato giusto per irritare Jess,
poi attaccò la sua nemica giurata, la piastra e si sedette sul letto a fumarsi
l’ennesima sigaretta.
Si piastrò i capelli da brava bambina, si decorò con qualche
collana e qualche braccialetto e poi iniziò a ridere istericamente, arrivò
persino sua madre, ma lei non riusciva a fermarsi.
Vendetta tremenda
vendetta.
Solo questo
risuonava nel suo povero cervello bacato.
“Aisha! Smettila e andiamo che siamo in ritardo!”
La strattonò per
farla alzare dal letto, lei rideva ancora rischiando di farsi colare il trucco
e la trascinò al piano di sotto e poi in macchina, lei distribuì il suo sorriso
folle a tutti i parenti presenti.
La chiesa non era
troppo lontana, c’erano altri parenti che si affollavano sul sagrato, ma lei li
ignorò, cercava suo nonno.
“Aisha!”
“Nonno!”
“Ti sta bene
questo vestito, la sposa non lo gradirà.”
“E non è
fantastico?”
“Ma guarda! Ti
vedo vestita da donna!”
Fulminò il rasta.
“Dov’è tuo
fratello? E poi cos’è quell’abbigliamento? Sembri un pinguino!”
“La sposa ti ha
contagiato? Quando ha visto i miei rasta ha avuto una crisi isterica!”
“Perché quella
donnaccia è già qui?”
“Bho, si toccava i capelli…”
“Aisha!”
Si voltò verso il
suo coinquilino.
“Stai bene!”
“Perché fate tutti
quella faccia sorpresa? Volete dirmi che primo ero uno scarto della natura?”
“No no! Vieni un
attimo, Salias.”
Lo seguì docile,
fino ad un angolo abbastanza appartato.
“Cosa stai
combinando?”
“Io?nulla”
Tentò con scarsi
risultati di appiccicarsi alla faccia un’espressione innocente.
“Non ti credo!”
“Non te lo posso
dire, ma ti giuro che sarà una sorpresa i n d i m e n t i c a b i l e!”
La scrutò per un
attimo e poi la attirò a sé e la baciò.
“E questo che
cos’era? Un ammonimento?”
“No!”
Sorriso furbo.
“Era un
complimento per il look.”
“Cretino.”
Gli sferrò un pugnetto nello stomaco e lo trascinò di nuovo verso la
folla di parenti.
“Che caratterino
che ti ritrovi!”
Erano ancora
relativamente indietro rispetto alla massa che si affrettava ad entrare in
chiesa.
“Non dirmi che ti
ho fatto male…”
Usò un tono
divertito.
“Si, molto!”
“Povero!”
Si voltò e
ripresero a baciarsi, si staccarono quando ormai il sagrato era pressoché
vuoto.
“Passato,
piattola? Posso andare ad impedire che quel coglione di mio fratello faccia la
più grande cazzata della sua vita?”
“Perché glielo
vuoi impedire a ogni costo?”
“Potrei dirti perché
odio Jessica, ma sarebbe sbagliato. Questa notte è stato con Eli.
La notte prima del
tuo matrimonio non ti scopi un’altra che per giunta è una delle migliori amiche
di tua sorella, che potrebbe ammazzarti se giochi con loro, capisci?
È confuso e quella
pressa biondo platino non lo aiuta!”
“Capisco.”
Sara incenerì con
un’occhiata i due ritardatari, la cerimonia era già iniziata, la sposa aveva
sfoggiato capelli di un inedito verde, invece del classico biondo da oca senza
cervello.
Di chi era la
colpa? Di Salias che sogghignava in modo inquietante
o di Viviani che la stava letteralmente trucidando con lo sguardo?
Non ne aveva idea
e non era sicura di volerlo sapere.
Un quarto d’ora
dopo si sentiva come il capitano di una nave che affondava, Lisa si era addormentata
sulla spalla di Tom che a sua volta dormicchiava svaccato sulla panca, Eli continuava il suo massacro silenzioso stritolando un
accendino come se fosse il collo di Jess, Aisha aveva un sorriso alla Jocker
stampato in faccia e Bill osservava incuriosito la scena come fosse certo che
un troll dovesse materializzarsi dal nulla e lui non se lo potesse perdere.
“Cosa mi sono
persa?”
“Nulla, scialla!”
Il matrimonio
proseguì fino alla proverbiale”Chi ha qualcosa da dire parli adesso o taccia
per sempre!”, la dark iniziò a sudare freddo, temeva che quelle sventate
potessero fare qualcosa, in fondo Eli aveva fatto
l’ipotesi di alzarsi e urlare che era incinta di Davide solo pochi giorni
prima.
Rimasero tutti
ostinatamene fermi, fu la porta della chiesa che si spalancò, rivelando la
figura di un ragazzo biondo che percorse la navata correndo come un pazzo,
sotto lo sguardo incredulo di tutti.
“Jessica!!! Io ti
amo non mi puoi lasciare per sposare questo!”
Sulla chiesa calò
un silenzio di ghiacciò, l’unico rumore che si sentiva era quello del pianto di
un bambino totalmente insensibile al dramma che si stava consumando, persino
Tom e Lisa si erano svegliati.
“Quello chi è?”
“è Gregorio Del prato, è figlio del riccone di queste parti, è uno
strano.”
“In che senso?”
“è un eremita, vita sociale pari a zero!”
“Allora cosa ci fa qui?”
“Non ne ho idea!”
Jessica impallidì.
“Non è come credete!”
“NON è COME CREDO??? MA MI HAI PRESO PER SCEMO
TOTALE? TU STAVI SPOSANDO ME QUANDO AVEVI UN ALTRO!!
LEVATI DALLA MIA VISTA!”
“Amore posso spiegarti tutto, è lui che è matto!
Dai, credi davvero che io possa stare con un simile coglione?”
Gregorio iniziò a protestare, Jess a
gesticolare, Dave rimase in un ostinato silenzio, fu
in quel marasma che Aisha si avviò a grandi passi
verso l’altare, spostò Gregorio e tolse il bouquet dalle mani di una stupefatta
Jessica.
“Carogna infame!”
Glielo sbattè poco delicatamente in testa.
“Salias è colpa tua!”
“Taci!”
“Giusto! Taci! Non ti perdonerò mai!”
“Greg!”
La sposa mancata si beccò un altro colpo dalla sorella del suo promesso.
“è colpa tua AishaSalias!”
Vennero alle mani, fu Davide a separarle.
“Vattene Jessica! Non ti voglio più vedere, sei stata una pressa in
questi anni, non ti ho piantato solo perché tuo padre mi minacciava, ma ora colgo
l’occasione per mandarti a fanculo! Addio, bella
mia!”
Scese verso il loro banco, si avvicinò a Eli e
la baciò, metà del parentado rischiò l’infarto, solo Aisha
e Gavino si sorrisero in modo impercettibile.
“Questa poi! Ci scommetto il piano che Salias
lo sapeva!”
Jess sgranò gli occhi, la bocca si distorse in un
ghigno terrificante ed iniziò ad inveire contro Eli,
Davide si spostò davanti a lei, pronto a difendere la sua nuova fiamma dalle
ire della vecchia, ma ancora una volta fu Aisha a
sorprendere tutti.
Con l’ausilio del mazzo di fiori, ormai mezzo distrutto le fece
percorrere tutta la navata e uscire dall’edificio.
“Ricapitolando: La sposa metteva le corna allo sposo, lo sposo idem, il
fidanzato segreto l’ha piantatacosì
come quello vero e ora la sorella dello sposo la sta sbattendo fuori dalla
chiesa.”
“Ottima capacità di sintesi, coso!”
“Mi sono divertito a questo matrimonio!”
“Non urlarlo troppo forte o quell’armadio a muro del padre di Jess, quel tizio pelato laggiù che sta per avere un attacco
isterico,potrebbe ucciderti!”
“Dai stai scherzando!”
“Guardalo bene!”
Il ragazzo guardò l’omaccione seduto nel primo banco della fila davanti
a lui che si stava facendo aria con il libro dei canti e guardava fisso davanti
a sé con gli occhi iniettati di sangue e l’aria di chi potrebbe ammazzare un
bue a mani nude dalla rabbia.
“No, non stai scherzando…ok, sto zitto!”
SAlias tornò poco dopo, mentre dai banchi retrostanti
iniziavano ad arrivare i primi mormorii, per un attimo i due fratelli si
guardarono negli occhi.
“Grazie, io…”
“Zitto Davi, non è con me che devi parlare, chiarisciti con Eli e trattamela bene o ti distruggo!”
Sara ebbe la conferma che la viola sapeva tutto, quindi o era un genio
del male per essere riuscita ad organizzare tutto o aveva avuto la fortuna
sfacciata di farsi sentire da quel povero sfigato di Gregorio che
inavvertitamente aveva realizzato i suoi piani.
Optò per la seconda seduta stante, SAlias non
era una ragazza così machiavellica, la vide raggiungere il suo posto e vide il
moro maledetto prenderla per mano come se fosse un gesto automatico.
Merda.
Si portò una mano alla fronte, tra non molto tempo avrebbe dovuto
raccogliere Salias con il cucchiaino, poteva giurarci
ANGOLO
DI LAYLA
E voilà! Ecco il quindicesimoXD! Che dire? Spero vi piaccia…
È abbastanza demenziale, e spiega
alcune cose sulla maledizione e sulle paure di Aisha.^^
Passiamo ai ringraziamenti.
Pulse:Spero che questo ti piaccia,
Gavino, si è un grande…è un personaggio che mi piace
molto^^.
Diciamo
che è il nonno saggio che tutti vorrebbero avere.
In
quanto a Bill e Aisha, durerà.
Punto.
Non
ti dico ne come, ne quando ne perché.
Ti
dico solo questo.
Altro?si,
effettivamente Nana somiglia ad Aisha.
Io
sono fermamente convinta che gli animali finiscano come carattere per
somigliare ai padroni e viceversa…infatti il mio
gatto, povera anima, mi somiglia e io
somiglio a lui XD!
Mi
dispiace ancora per la lite in MSN, ma è stato meglio chiarire e spero che di
quello che ti ho detto qualcosa rimanga.
Ciao^_^.
Fragolottina:Nemy?
Nome carino per gli emo! Troppo forseXD!
Si saranno carine al matrimonio, anzi al non matrimonio.
Sono contenta che ti piacciano i Salias e ovviamente Bill e Aisha.
PS: come vedi mi sto muovendo.
Alla prossima ^^!
PkSl:Tranquilla per la recensione
lunga,il ritardo( non importa quando recensisci, l’importante è che ci sia XD)
e per l’errore, le distrazioni capitano a tutti.
No, ilbuona Davide Salias
non si sposa affatto XD.
Sono contenta che ti piaccia Aisha, è stato il primo personaggio che ho creato in
relazione con i TH^^.
Per la fine della maledizione che
si avvicina…in tutto sono 20 capitoli quindi ce ne
sono ancora alcuni e poi…. Se riesco, vorrei scrivere
un seguito…
Ma non è per niente certo che ci sia….ho solo una vaga idea e altre cose da realizzare
-_______- uffia!
Lisa aveva capito
da un pezzo che quando si parlava dei Salias la
parola “normalità” doveva essere bandita o quantomeno doveva subire drastiche
limitazioni, quel matrimonio ne era stata la prova lampante, persino il prete sembrava
essere un tantino perplesso.
Nella chiesa non
si sentiva volare una mosca, i parenti da ambo le parti avevano le bocche
sigillate, chi dallo stupore, chi dallo shock, chi dalla rabbia, chi dalla
vergogna e, poteva giurarci, chi dalla gioia.
Il signor Gavino
aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro, pienamente soddisfatto
dello svolgersi degli eventi, il signor Michele era una statua di sale, la
signora Martina stava probabilmente già elaborando qualcosa inerente alle cose
più pratiche, come il ristorante e le bomboniere.
Solo Davide ed
Elisa erano completamente a loro agio, talmente sorridenti e felici da far
schifo e da non accorgersi che continuare a rimanere lì era come continuare a
stare seduti su una mina sperando che non scoppiasse, lo shock non poteva
durare in eterno e quando sarebbe scomparso sarebbero stati cavoli amari per
loro.
Era soprattutto Eli a stupirla, quella che si autodefiniva bambola rotta,
ferita e misantropa sorrideva completamente persa tra le braccia di uno che era
un dannatissimo idiota.
Misteri del
amore..
Fece per aprire
bocca per farglielo capire, ma Aisha la precedette,
senza dire nulla allungò le chiavi della sua macchina, sacra per lei, al
fratello e gli fece un gesto eloquente con la testa, facilmente interpretabile
come un:”Vattene finché sei in tempo”.
Era incredibile
che le avesse date a lui e non a lei, quasi miracoloso, ma ancora più
incredibili erano i suoi occhi lucidi, pieni di emozioni contrastanti.
Gioia, incredulità
e un filino d’invidia.
Aisha non era una ragazza facile da capire, era
contorta,complicata, con un sacco di barriere, ma nell’ultimo periodo la capiva
meno del solito, sembrava nascondere qualcosa e aveva il sospetto che ciò che
le era successo recentemente c’entrasse qualcosa.
Lisa aveva paura
che quell’ultimo mese si rivelasse un sogno, un illusione, che non fosse mai
accaduto.
Sarebbe stato
orribile scoprire di essere ancora nel letto di quello sgabuzzino che suo padre
chiamava camera.
Fu un movimento
che captò con la coda dell’occhio a distrarla, il padre di Jess
con la sua considerevole mole si era alzato e si stava dirigendo verso il padre
di Salias con una faccia che non prometteva nulla di
buono.
“Salias!”
Aveva provato ad
afferrarlo per il bavero della camicia, ma l’uomo era stato più svelto e si era
allontanato.
“Cosa vuoi?”
“Voglio darti
questo, strana carogna infame!”
L’omone sferrò un
pugno che quasi fece cadere l’egregio Michele, era partita una rissa, il padre
di Jessica non poteva lasciare invendicato il disonore di una figlia
abbandonata all’altare.
Sara la afferrò
per un braccio e si sentì trascinare via, insieme agli altri.
“Ma!!”
“Lizzy fai la brava, non vedi che casino sta succedendo?”
“Ma dove andiamo?”
“Alla spiaggia!”
Lei annuìe non aggiunse altro, era in preda a un
attacco di risa isteriche trattenute a forza, tutta la situazione in sé era
grottesca.
Si infilarono
nella macchina di famiglia dei Salias, ci stavano
stretti, ma quantomeno si stavano allontanando dalla chiesa, era certa che
Tyson una volta finito con l’esile Michele sarebbe venuto a cercare Aisha .
Non riuscì più a
trattenersi all’immagine della viola che teneva a bada l’uomo sventolando
davanti a sé il mazzo di fiori ormai allo stadio terminale della sua esistenza,
come un domatore di leoni, si voltarono tutti a guardarla, ma lei non riuscì ad
articolare una spiegazione decente.
“Salias la tua famiglia le ha fuso i neuroni!”
Tom.
“Ehi! La mia
famiglia è normale!”
Sopracciglio
alzato del rasta, mentre Aisha metteva in moto la macchina
presa in prestito[rubata]dal padre.
“Ora mi spiego
molte cose…”
“Tipo?”
“Tipo il fatto che
ormai tu sia in carenza di neuroni!”
Sara poco
gentilmente le diede una botta in testa.
“Fai piano che
sconvolgi Gesualdo, Sefarei!”
“Chi?”
“Adotto il vostro
punto di vista, dato che ho pochi neuroni, forse solo uno, l’ho battezzato.”
“Così non ti
scordi di lui!”
“Cordialmente vi
odio!”
Altre risate che
si univano alle sue, ormai fuori controllo.
Era bello ridere
senza un perché preciso, ma sarebbe durato ancora a lungo o si sarebbe tutto
dissolto come una bolla di sapone?
Fu presa
dall’incertezza, era come una morsa allo stomaco che offuscava la realtà e i
suoi colori, mentre guardava fuori dal finestrino si ricordo dell’espressione
di Aisha e la capì.
Era paura del
futuro, come se anche lei stesse vivendo una situazione a tempo determinato, ma
quale? Cosa le stavano nascondendo? E da dove erano spuntati quei due strani
gemelli?
Tanto rumore per
nulla.
Le venne in mente
mentre era seduta sulla spiaggia con unabirra in mano, leggermente distante dagli altri, il matrimonio di suo
fratello si era rivelato solo un brutto incubo da cui risvegliarsi.
Non avrebbe avuto Jess come cognata, Eli era
felice, era andato tutto bene.
O no?
Perché
quell’incertezza che la prendeva all’improvviso?
Forse erano stati
gli occhi di Elisa a turbarla, la conosceva da tanto,eranoentrambe attaccate a sogni irrealizzabili e a
chimere e vederli splendere così era stato un piccolo trauma.
Lei non avrebbe
più avuto bisogno di illusioni per essere felice, le sarebbe bastato Davide,
solo lei rimaneva tenacemente attaccata al suo mondo irreale, di cui era
entrato a far parte il suo coinquilino, giusto per sconvolgerlo.
Si sentì parecchio
depressa e così se ne tornò a casa, domani era l’ultimo giorno,poi avrebbe
lasciato la Sardegna,ma non sapeva dire se fosse più felice di quando vi era
arrivata.
La villetta era
deserta, i suoi dovevano essere andati lo stesso al ristorante, così lei si
cambiò, cominciava ad odiare quel vestito e si buttò sotto una doccia.
In tuta, senza
quell’odioso liscio dei capelli piastrati si
stravaccò davanti alla tele, poco dopo sentì la porta aprirsi, forse era Sara.
“Aisha!”
Era Bill.
“Come mai sei
scappata?”
“Ero stanca.”
E paranoica.
“Solo?”
“Solo.”
“Io non credo…”
“Ho bisogno di
fare la muffa da sola.”
Per tutta risposta
lui si sedette accanto a lei, che roteò gli occhi e sbuffò.
“Qual è il
problema? Tuo fratello non si è sposato.”
“Su questo non ci
piove …”
“Allora?”
“Niente.”
Altra
interminabile pausa di silenzio.
“Sei preoccupata
per quello che è successo sulla spiaggia.”
“Si.”
“Dovresti
smetterla di pensarci così tanto, tanto tra poco sarà solo un ricordo sbiadito,
ammesso che qualcosa rimanga.”
“Certi sogni sono
più vivi della vita reale.”
Fu lui a rimanere
in silenzio, un silenzio meditativo che si concluse stranamente in un
abbraccio.
Senza preavviso si
ritrovo intrappolata in una stretta da cui era impossibile scappare, con lui
che le strofinava il naso sul collo, in tutto e per tutto uguale a Nana in cerca
di coccole, arrossì come non mai.
“Perché ti fidi
così poco delle persone?”
Mugugnò lui,
ancora contro il suo collo.
“Perché parecchia
gente mi ha fregato e tu perché mi hai abbracciato?”
Lui scoppiò a
ridere, una risata limpida e franca che la stupì, cosa aveva detto di così
divertente?
“Non sei adatta a
fare al dura, sei troppo buffa!”
“Ehi! Non sono un
giullare!”
“Mai detto questo,
solo che non è da te essere così cinica e distaccata!”
“Le persone hanno
tante facce e forse la mia idiozia è solo una difesa!”
Stava per
scoppiare a ridere, era difficile rimanere seria o arrabbiata con un tizio del
genere, ma doveva resistere, non era un buffone dopotutto, perdio!
Il suo proposito
fallì quando lui iniziò a farle il solletico, dopo pochi minuti si ritrovo a
ridere istericamente e a tentare vanamente di scappare.
-Se i neuroni
fossero gettoni, io ne ho ancora pochi.(*)
“Salias non mi scappi!”
La intrappolò e
inevitabilmente, vista la posizione in cui era finita,cominciarono a baciarsi, stava
perdendo il controllo che faticosamente avrebbe voluto imporsi.
Fu il rumore della
porta aperta che la fece staccare senza indugi, raggiunse alla velocità della
luce l’angolo di divano più lontano da lui e fu una fortuna, suo padre arrivò
poco dopo in salotto.
“Ah!”
“Ciao papà!”
“Ciao Aisha!”
Occhiataccia a
Bill.
“Se fossi in te
stanotte dormirei da nonno, mamma sta bollendo … ovviamente non con lui!”
Aggiunse acido
prima di raggiungere la cucina e stapparsi una birra, lei non poté fare altro
che sospirare e tirarsi una manata in faccia.
“Ma che ho fatto a
tuo padre?”
“Nulla, quando
avrai una figlia femmina capirai.”
“Me l’hanno già
detto questa frase …“
Martina Secchi non
era una donna che si potesse prendere in giro facilmente, ne oltraggiare, era
nota per essere vendicativa, per questo tutti si erano stupiti quando aveva
rinunciato a punire i suoi due figli.
Era una tregua
temporanea, riconosceva a Davide di essere una vittima degli avvenimenti quindi
non era in collera con lui, ma aveva un conto da regolare con Aisha, era certa che le avesse nascosto qualcosa, così
quella mattina si stava preparando per andare a cavarglielo.
Con qualsiasi
mezzo.
“Amore dove vai?
Sono le sette!”
Michele l’aveva
raggiunta perplesso.
“Da tuo padre,
voglio parlare con Aisha.”
“è proprio
necessario?”chiese lui rassegnato.
“Si” Rispose lei
perentoria mentre si metteva le scarpe.
Raggiunse casa di
suo suocero in un quarto d’ora, trovò Gavino in cucina a prepararsi la
colazione.
“Ciao ‘Tina…”
“Buongiorno!”
“Sempre marziale,
eh?”
“Ci provo. Dov’è Aisha?”
“In camera di
Michele, ma…”
Non lo lasciò
finire, imboccò le scale e spalancò la porta della camera da ragazzo di suo
marito.
Era desolatamente
vuota.
“Gavinoooooo”
Fu un lungo urlo animalesco,
il vecchio sopraggiunse placidamente poco dopo.
“Dov’è?”
“è tornata in
continente, te l’avrei detto prima se mi avessi lasciato finire…”
Le tese un
biglietto vergato nella scrittura piccola e sghemba di sua figlia.
“Ciao Mamma,
Percepisco la tua
ira anche se non la vedo e se devo essere sincera un po’ mi fai paura, sono
riuscita a farmi anticipare il traghetto così forse evitiamo di prenderci a
male parole.
Sappi che non c’è
stata premeditazione, è stato tutto un caso, mi sono fatta sfuggire al bar del
matrimonio e Del Prato mi ha sentito.
Puoi credermi o
meno, ma è così.
Spero che la
prossima volta sarai più calma, ci vediamo a Natale.
Ciao.
Aisha.”
Le venne
istericamente da ridere, la situazione era assurda, sua figlia aveva paura di
lei …
Non riuscì più a
trattenersi, le sue risa invasero il corridoio, mentre Gavino la guardava
spaesato, non riusciva a capirci più nulla, era una cosa abbastanza rara
sentirla ridere.
Le venne in mente
che non era la prima volta che Aisha aveva preferito
scappare in continente che affrontarla, non si sarebbe mai scordata di quel
pomeriggio in cui di ritorno dal lavoro aveva trovato l’orribile vaso di Severina rotto e nessuna traccia di sua figlia, allora una
bambina di otto anni.
Era quasi morta di
paura, messo in agitazione tutto il parentado, fatto venire un esaurimento
nervoso al comandante della stazione dei carabinieri del paese, fino a che non
aveva ricevuto una chiamata dalla compagnia di navigazione che si occupava dei
collegamenti con la terra ferma.
Avevano trovato
sua figlia come clandestina a bordo, Aisha a otto
anni aveva preferito affrontare un viaggio in traghetto che lei per aver rotto
il vaso.
Assurdo….
“Martina, tutto
bene?”
“Si, Gavino una
meraviglia”
“Sicura?”
“Al cento per
cento, Aisha sta bene, Davide pure, cosa potrei
volere di più?”
L’uomo scosse la
testa, la lasciò in preda alla sua personale versione di un attacco isterico e
chiamò Michele, ne era certa perché lo senti mormorare al telefono.
“Michè…Vieni subito che Martina non sta bene…”
“Sei sicura di
aver fatto la cosa giusta?”
“Si.”
“Ma sei sicura?”
“Siiii!”
Il suo urlo fece
voltare una paio di persone sul traghetto, era esasperata e lui comportandosi
come il ciucchino di Shreck non la aiutava di certo.
“Ma i tuoi?”
“Capiranno! Sono abituati
alle mie stranezze e poi tuo fratello deve tornare o manderanno l’esercito a
prelevarlo!”
“Secondo me volevi
solo scappare!”
Sbuffò e le sue
mani strinsero ancora di più il parapetto.
“Vai da tuo
fratello, che poi non lo vedrai per un po’ e lascia in pace me o ti butto
amare…”
“Naaa…non lo faresti mai!”
“Vuoi mettermi
alla prova?”
“No, me ne vado…Ho capito che saresti capace di farlo davvero…”
“Bravo!”
La lasciò da sola
a guardare il mare, era agitato, come al solito c’era vento e non provò nemmeno
ad accendersi una sigaretta, sarebbe stato inutile.
Era finita, la
Sardegna si stava allontanando sempre più, ben presto sarebbe tornata alla
solita vita, ora che ci pensava doveva presentarsi da quell’amico di Tony per
il posto di commessa in libreria.
Sorrise, se fosse
andata in porto non avrebbe più dovuto occuparsi di drink, caffè, clienti
inaciditi e ubriachi molesti, sarebbe stato fantastico…
Si lasciò cullare
dal vento, cercando di non pensare a niente in particolare e di gustarsi quel
momento di pace momentanea, quando quell’esercizio le riusciva era come se
immagazzinasse una boccata di ossigeno per i mesi a venire quando tutto avrebbe
ripreso a soffocarla.
Fu un viaggio che
le apparve breve almeno quanto l’andata le era apparsa interminabile e sonnolenta,
Bill non aveva parlato molto, ma a lei il silenzio non le aveva dato fastidio,
forse ne avevano bisogno entrambi, lui doveva prepararsi a salutare suo
fratello, lei doveva metabolizzare l’avventura sarda.
Forse era vero che
la sua famiglia bruciava i neuroni…
“Siamo arrivati.”
“Voglio
accompagnarlo in aeroporto io.”
“Ti lascio la
macchina.”
“Grazie!”
“Anche perché non
avresti convinto Sara a prestarti la sua.”
La dark non fu per
niente contenta di questo scambio, ma non si oppose più di tanto, aveva capito
le motivazioni e protestò con poca vivacità, più per mantenere l’immagine da
dura che per altro.
Era identica a
Martina, sua madre.
“Sara se ogni
tanto fossi più gentile il mondo non cascherebbe, te lo giuro!”
“Zitta Salias, tra qualche mese maledirai la tua gentilezza!”
“Dio Sara, non mi
permetti mai di scordarmelo, ti stanchi mai di mettere i puntini sulle i?”
“Perché me lo dici
anche tu?”
“Forse perché è
vero? E chi altro te l’ha detto? Il fratello di Bill?”
“Fatti i cazzi
tuoi!”
“Si, mio capitano!”
La lasciò a casa
sua, la corvina iniziò già dal cortile a sbraitare contro Silvia e il suo
motorino, i bagagli troppo pesanti e la mancanza del ascensore in quella casa.
Ridacchiò.
La verità ti fa male lo so, Sara….
“Cosa hai da
guardare? Ce la faccio da sola con i bagagli!”
“Ok!”
Scoppiò a ridere e
poi mise in moto, la sua amica sarebbe stata capace di lanciarle addosso un
anfibio.
Destreggiarsi nel
traffico le fece rimpiangere le strade poco affollate della Sardegna, ma alla
fine si ritrovò di nuovo sotto casa sua pronta a scaricare la macchina, da
perfetta donna indipendente.
“Uomini…Non ci sono mai quando servono!”
Trascinò le valige
fino all’ultimo piano, le svuotò e poi si svaccò sul divano, stanca ma
soddisfatta, quando le era mancato il divano del suo salotto, era così morbido…
La porta che si
aprì interruppe il suo idillio, il suo coinquilino era rientrato e si lasciò
cadere con poca grazia accanto a lei
“Bentornato!”
“Ma tu dormi
sempre? Accidenti!”
“Non dormo,
conservo le energie!”
“Non ho voglia di stronzate…”
Mormorò a bassa
voce, lei rimase in silenzio, senza sapere bene cosa fare, ancora mezza
intontita.
“Scusa…”
Lo abbracciò,
questa volte lei nella parte di Nana.
“Pensa che tra
poco sarà finita.”
“Come fai a
esserne sicura? E se non finisse mai?”
“Io ne sono
sicura, finirà presto.”
Mormorò mentre lo
cullava e lui si rilassava come se lei con le sue carezze potesse cancellare
tutti i sentimenti negativi che stava provando come per magia.
Pregò che non si
sentisse la punta di tristezza, non poteva farci niente, non si poteva opporre
né ai sentimenti né alle sensazioni, soprattutto a quelle che sapeva essere in
qualche modo premonitrici.
ANGOLO DI LAYLA.
Ci avviciniamo alla fine, di questa
storia purtroppo, qualche capitolo e sarà finita.
Ma non piangiamo XD! Non ancora^^!
Passiamo ai ringraziamenti:
Fragolottina: Si, ci siamo perse uno
spettacolo esilarante ç_ç! Ma forse la signora
Martina o qualcuno della famiglia ha fatto il filmino e ce lo presta…
Sono contenta che ti piaccia.
Alla prossima.
Ciauz!
_Pulse_:Sono contenta che ti
piaccia, se c’erano di mezzo Aisha, Sara ed Eli non poteva essere sicuramente un matrimonio tranquilloXD!
sono contenta che ti siano piaciute le
spiegazioni.
Alla prossima^^.
_PkSl_:Grazie sono contenta che
ti piaccia!^^.
Un matrimonio canonico con la gente che
bazzicava nella mia fiction non sono proprio riuscita ad immaginarlo e meno
male visto che i matrimoni sono alquanto noiosi!
L’unico lato positivo è il fatto che si
mangia una cifra XD!
La frase di Aisha gli girava in testa mentre la teneva abbracciata ,
gli piaceva coccolarla era un antistress fantastico, avrebbe dovuto essere
felice e in parte lo era, avrebbe rivisto suo fratello, ma in parte no.
Aveva avuto la
possibilità di vivere come un ragazzo normale e in fondo non era stato male, ma
più di tutto gli sarebbe mancata quella strana ragazza.
Per esorcizzare la
malinconia, la attirò ancora di più verso di sè, le
prese il mento tra le dita ed iniziò a baciarla.
Aveva bisogno di
conforto, aveva bisogno di contatto fisico per non pensare, al momento Aisha, qualsiasi cosa provasse per lei, era l’unica che
potesse dargli tutte queste cose.
Da molto lontano
sentì il telefono e lei mugugnare.
“Non rispondere!”
mugugnò a sua volta.
Lei si staccò, gli
accarezzò una guancia come a scusarsi, lui fece per riattirarla
a sé, ma lei gli sfuggì come un anguilla.
“Pronto?”
Pausa di silenzio,
faccia perplessa, altre frasi in italiano.
La doveva imparare
prima o poi quella lingua, non poteva sempre rimanere così tagliato fuori dalle
conversazioni!
Disse ancora
qualche parola, poi il volto le si distese in un sorriso e riattaccò.
Non fece a tempo a
chiedere chi fosse e cosa volesse che lei gli saltò in braccio urlando come una
pazza, lui rimase frastornato, iniziò a darle delle pacche sulla schiena per
calmarla.
“Aish”
Lei gli chiuse la
bocca con bacio mozzafiato, lui rispose senza pensarci e spostò le mani dalla
schiena verso il sedere per avvicinarla ancora di più.
Capiva sempre
meno, ma ormai non gli importava più nemmeno molto, quel bacio lo stava
prendendo da morire, gli uscì un gemito di protesta quando lei si staccò.
La sua risata a
metà tra il divertito e l’imbarazzato invase la stanza.
“Aishaaa!”
“Scusa, immagino
che ti starai chiedendo se sono impazzita…”
“No, mi chiedevo
se potevamo riprendere quello che tu
hai interrotto!”
Lei sbuffò.
“Prima devo dirti
una cosa…”
“Non mi interessa…”
Era a pochi millimetri
dalla sua bocca quando lei mormorò:” Non vuoi sapere chi era al telefono,
bertuccia?”
Fu il suo turno di
sbuffare.
“Era l’amico di
Tony, domani ho un colloquio per un lavoro.”
“Che lavoro?”
“Commessa in
libreria!”
“Bello! Ma ora non
mi scappi! Stavamo facendo qualcosa io e te!”
Tornò a catturare
le sue labbra in un bacio, non voleva pensare al passato, non voleva pensare al
futuro,non voleva pensare e basta.
Aveva il sospetto
che di lì a non molto tempo ne avrebbe avuto fin troppo di tempo per pensare.
Quella mattina si
svegliò agitata come non mai, peggio di quando doveva dare un esamee del matrimonio di suo fratello, i colloqui
di lavoro lemettevano addosso sempreun’ansia terrificante, detestava le occhiate
che la giudicavano, come se fosse un oggetto.
Se la confezione
dell’oggetto risultava interessante la sceglievano, altrimenti la rimandavano a
casa.
Sbuffò, mentre
ciabattava verso il bagno.
Aprì la porta e si
ritrovò davanti Bill che si lavava i denti, fuggì in cucina, sperando che fosse
vuota, la sera prima era miracolosamente sfuggita agli interrogatori di Lisa.
Tirò un sospiro di
sollievo, non c’era nessuno per fortuna, mise la moka sul fuoco e si appoggiò
stancamente con le mani al muro.
Era il giorno del
colloquio ed era nervosa anche per quello che era successo il giorno prima,
come avrebbe dovuto comportarsi?
“Buongiorno!”
Sentì lui che la
abbracciava da dietro.
“Ciao, caffè?”
Per fortuna non
aveva potuto vedere il suo sorriso.
“Si grazie…Pronta?”
“Non lo so…sono “
“Agitata?”
“Si…”
“Stai calma, andrà
tutto bene!”
Iniziò a baciarle
il collo e questo la irritò immensamente, detestava quando le persone non le
davano la dovuta attenzione anche se si chiamavano Bill Kaulitz.
“Smettila! Non
sono un antistress, cazzo!”
Sgusciò a spegnere
la moka, lasciandolo sorpreso, si versò il caffè con dei gesti nervosi, dannato
colloquio!
Sentì la sua mano
sul suo polso, la fece voltare verso di lui fino a trovarsi faccia a faccia, si
guardarono senza parlare per un tempo interminabile.
“Scusa sono nervosa…”
“Scusa ho
esagerato!”
Il tutto
pronunciato nello stesso momento,scoppiarono a ridere.
“Pace?”
“Pace!”
“Spaccali tutti!”
“Ci provo!”
“Posso baciarti o
inizierai a spaccare me per esercitarti?”
Le venne da ridere
e così finì per baciarlo lei, tra gli urletti
isterici di Lisa spuntata dal nulla.
“Che palle…”
Lei si staccò per
scoppiare a ridere, con la coda dell’occhio vide la ragazzina avvicinarsi, i
pugni appoggiati sui fianchi e l’espressione arrabbiata e si chiese come
diavolo avrebbe fatto ad affrontare il colloquio.
-Santo Sid, dammi il colpo di genio per scappare!-
“Lo sapevo!”
“Cosa?”
“Che stavate
insieme!”
“Stiamo insieme?”
“Non lo so Aisha, tu che dici?”
“Che c’è la Pautasso che esce dal bagno!”
Approfittando del
silenzio creatosi dopo la sua incongrua risposta schizzò fuori dalla stanza,
afferrò borsa, giubbino e chiavi della macchina e lasciò l’appartamento.
“Non corra per le
scale! Le rovina razza di Vandalo!”
“Buongiorno
signora Pautasso! Mi piacerebbe poter litigare con
lei, ma ho fretta! Addieu!”
La donna iniziò a
strepitare, la viola sorrise poi si infilò in macchina ed incrociò le dita,
pregando che tutto andasse bene.
La voce di Tim
Armstrong la accompagnò fino ad una vietta del
centro, parcheggiò l’orrore e si frugò le tasche per cercare l’indirizzo, non
riusciva a ricordarsi il numero civico, la sua memoria peggiorava di giorno in
giorno.
Si guardò attorno,
la via era stretta e poco affollata, chissà come era la libreria?
Decise di
incamminarsi, sicura che l’avrebbe trovata, e di non pensare a nulla, ma di
passeggiare semplicemente, i negozi erano quasi tutti chiusi, l’unico bar le
sembrò piccolo ed accogliente.
Finalmente la
vide, piccola, appartata, nascosta.
Quanti clienti
avrebbe attirato?
La ragione la portò
a rispondere uno sconsolato pochi, ma il cuore le disse altro, quel posto le
parve speciale, Sara avrebbe detto con una buona aura e si sentì più serena
mentre spingeva con decisione la porta.
Uno
scacciapensieri trillò sopra la testa e lei sorrise, adorava quei piccoli affari
e anche se non credeva che segnalassero la presenza degli angeli, le davano un
senso di pace lo stesso.
“Si?”
Un ragazzo dai
capelli castani apparve quasi dal nulla, abbagliandola con un sorriso cordiale.
“Sono Salias, sono venuta per il colloquio per il posto di
commessa.”
“Oh si, mio
fratello me ne aveva parlato….”
Si portò la mano
sulla fronte, divertito.
“Ma io me ne ero dimenticato…in ogni caso come ti chiami?”
“Aisha, AishaSalias.”
“Ok Aisha, io sono Tommaso…il
fratellino di Toni.”
Le venne da ridere,
quel ragazzo era troppo distratto, quasi tenero e poi era il fratello di Tony e
non potevano esistere due ragazzi più diversi, lui era esile quanto il barista
del “La luna nascosta” era muscoloso e con l’aria da bravo ragazzo almeno
quanto l’altro era truce.
“Lo so, non
sembriamo fratelli.” Mormorò con un tono quasi di scusa.
“Non si deve
scusare!”
“Dammi del tu! In
fondo ho solo pochi anni più di te!
Ti piacciono i
libri?”
“Si”
Parlarono per
qualche minuto dei loro autori preferiti, poi lui le donò un altro dei suoi
sorrisi da cucciolo soddisfatto.
“Bene, sei
assunta.
Inizi domani,
l’orario è dalle 9:00 alle 12:30 e poi dalle 15:30 alle 18:30…”
“Ma non controlli
nemmenole mie referenze?” esclamò
stupita.
“No, credo tu sia
ok, ho un buon istinto…
Anche con la
ragazza che c’era prima di te ci ho azzeccato.”
“ E ora dov’è? Se
posso chiedere…”
“In Islanda, non
farmi dire la capitale che è troppo difficile, per studiare.
Erasmus.”
“Capisco…”
“Bene, allora
andiamo a firmare le scartoffie.”
Il ragazzo le fece
strada verso un piccolo ufficio arredato con mobili etnici e con numerose foto
di posti lontani appese alle pareti, si soffermò a guardarne una che ritraeva
una donna sudamericana in un mercato.
“Le ho fatte io,
ogni tanto sparisco e faccio il vagabondo.”
Si spostò un
ciuffo di capelli che gli era ricaduto sulla fronte.
“Sai, mio fratello
si preoccupa da morire, non lo avviso mai,semplicemente arriva qui e trova la baracca chiusa…
Non preoccuparti, ti avviserò, ma lui no, mai..
Poverino, non
sembra ma è molto protettivo.”
Ebbe la fugace
visione del suo fratellone acquisito che strepitava contro Tommaso e di lui che
rispondeva sornione e serafico come un gatto, fino a che il fratello maggiore
non si calmava e rinunciava a scontrarsi con una tale calma zen.
Doveva stare
attenta, quel ragazzo era molto più furbo di quello che dimostrava.
“Chissà forse mio
fratello ti ha segnalato a me per potermi tenere d’occhio attraverso te,ma… correrò il rischio.
Au revoirAishà, a demain….
Qui sait ce quenousréserve l'avenir…”
Lo guardò
stranita, tanto per cambiare il destinoaveva mandato un altro pazzo sulla sua strada.
“Scusa?”
“Non sai il
francese? Significa:”Chissà cosa ci riserverà il domani?”
“Ah! OK, grazie
per avermi assunta!
A domani.”
Uscì dal negozio
notevolmente perplessa, il fratellino di Antonio era strano, anche un po’
inquietante, ma tutto sommato era simpatico, sarebbe stato interessante
lavorare conlui.
Squillò il
cellulare, imprecò per un quarto d’ora prima di trovarlo e rispondere.
“Sorellina!”
“Tony?! Cumpà! Che c’è?”
“Come è andato il
colloquio?”
“Sei più
apprensivo di mia madre, qual è il secondo fine?”
“Tienimi d’occhio
quella testa di rapa, è troppo distratto e poi…”
“Non ti avvisa mai
quando se ne va a fare Remì il giramondo…”
“Si, te l’ha già
detto quell’infame?
Me lo immagino come
rideva, ma Aisha, l’hai visto?
Cazzo, come fai a
essere arrabbiato con lui? È il mio fratellino, quello che mia madre mi diceva
di tenere d’occhio e che mi metteva regolarmente nei casini! Non riesco a
resistere quando fa quel sorriso, dannato!”
“Si, venderebbe
ghiaccio agli eschimesi…”
Ridacchiò.
“Cavolo,
fratellone! Ho scoperto il tuo lato tenero!”
Sentì un ringhio
dall’altra parte.
“Stai tranquillo,
con me il tuo segreto è al sicuro! E poi…te lo terrò
d’occhio!”
“Grazie, piccola!
Se passi ti offro una birra.”
“Se passo? Io sono
già li!”
Lo sentì ridere.
“Ok.”
Riattaccò e
sorridendo come un’idiota saltò in macchina per andare a prendersi la sua
sudata birra.
“SONO
ASSUUUNTAAA!!”
Parecchie persone
in coda al semaforo accanto a lei, la guardarono stralunate, ma lei non se curò
e iniziò a canticchiare “Anarchy in the U.K”, come le accadeva quando era davvero di buon umore.
-Ho un lavoro.
Un lavoro che si
prospetta migliore rispetto a quello di prima, qualsiasi cosa succederà avrò
almeno quello.-
Quella mattina tra
le varie sfumature d’ansia ne aveva sentito una da fine del mondo, in qualche
modo erano vicini all’epilogo e non riusciva a levarsi dalla testa quella
sensazione, ma non ne aveva parlato a Bill, era una cosa che voleva tenere per
sé.
Quando le
capitavano le considerava come un fatto strettamente personale, da non dividere
con nessuno, nemmeno con Sara, perché erano una sorta di ultimo, debole legame
con sua nonna e le sue stranezze, i suoi tarocchi e quel mondo un po’ misterioso che rappresentava.
Suo nonno diceva
che si somigliavano parecchio e in un certo senso era vero, era oltre a Gavino
l’unico parente da cui si sentisse davvero compresa, l’unica differenza fra di
loro era che Aishanon leggeva le carte, Maria non era riuscita ad insegnarglielo per la
fiera opposizione della terribile Martina.
[“Non importa se
non leggi le carte, tesoro, sono le sensazioni quelle importanti, quelle di cui
ti devi fidare.”
“Si nonna”]
Parcheggiò davanti
al bar e marciò verso il bancone, dove Antonio la attendeva.
“Grazie per avermi
trovato questo lavoro.”
Lui alzò un mano
come a scacciare una mosca.
“Figurati….Ho sempre pensato che per una come te rimanere
dietro un bancone dovesse essere uno stillicidio. Quanti bicchieri hai
desiderato tirare ai clienti?”
“Troppi per essere
ricordati…Tu sei perfetto qui dietro Antò, come il barista della canzone della “Famiglia Rossi.”
“Certe volte è una missione, certe volte è il mio mestiere:
dare ascolto e dar da bere. Ed ecco perchè...
Faccio il barista giù in città, come un sagrista io sto qua
per chi c'ha i cazzi suoi da raccontar Hasta la vista, come va?
Vedo, provvedo, proteggo ma la storia del barista chi la sa?”
Lui scoppiò a
ridere e le allungò una birra.
“Come è andata in
Sardegna?”
“Direi bene, il
matrimonio non c’è stato.
Un pretendente di Jess si è presentato all’altare supplicandola di non
sposarsi, lei ha tentato di salvare capra e cavoli e mio fratello si è messo
con Eli.
L’ha baciata
davanti a tutti…
Questo matrimonio
non matrimonio è entrato nella leggenda familiare.”
“La tua è una
famiglia di pazzi, ma tuo fratello non poteva accorgersi prima che le piaceva
Elisa?”
“Naaa…E poi a caval donato non si guarda in bocca, è già
bello che se ne sia accorto.”
“L’indecisione
cronica è la piaga della famiglia, eh?”
“Già…”
Sentì la porta
aprirsi, anche Tony aveva uno scacciapensieri, forse era un regalo di suo
fratello, che la rallegrò.
“Aisha?!”
“Alex?!”
“Come stai, cara?”
Dopo tutto quello
che si erano detti, dopo quello che aveva fatto, dopo che l’aveva minacciata
dicendo che non sarebbe finita, nossignore Alex non lasciava in sospeso le sue
questioni, solo questo sapeva dirle?
“Ora sto male, grazie…La mia birra è diventata amara.”
“Sei ancora
arrabbiata per la storia del manoscritto?”
“Non ti è ancora
chiaro che non ti perdonerò mai per avere presentato un mio manoscritto a tuo
nome?”
“Dovresti
ringraziarmi, almeno qualcuno ha potuto leggere le cose patetiche che scrivi-“
“E ti
ringrazierei, se tu non avessi tentato di farli passare per tuoi,ora Alex, fammi un favore, levati dalle
palle!”
Il ragazzo
borbottando si portò ai videopoker.
“Vuoi che lo
cacci?”
“Finche sta lì è
inoffensivo, Tony…”
“Non ti fidare di
lui, Aisha, quello è stronzo oltre il midollo.”
“Lo so!”
La porta si aprì
di nuovo, si voltò di scatto, fulminando un innocente Bill.
“Ah, sei tu…”
“Chi avrebbe
dovuto essere?”
“Non so, oggi è la
giornata degli incontri SGRADITI!”
Calcò l’ultima
parola e roteò gli occhi verso Alex.
“Ah, cosa diavolo
vuole quello?”
“Fare quello che
gli riesce meglio, rompere le palle.”
Lui grugnì
qualcosa, sperò fossero insulti in tedesco.
“Come è andata con
Lisa?”
“Terribile, ho
finto di avere un appuntamento urgente con Sara, di quelli a cui mancare
equivale a firmarsi la condanna a morte, per liberarmene.
Ha la stessa
tecnica di tua madre.”
“Vero!”
“E tu? Il
colloquio?”
“L’ho passato!
Inizio domani!”
“Grande!!” la
abbracciò di slancio, rischiando di farla cadere dallo sgabello.
Si staccò
perplesso, lei scoppiò a ridere divertita e si alzò in piedi.
“Ora puoi
abbracciarmi senza distruggere il bar di Antò.”
Non se lo fece
ripetere due volte, poi la guardò dritta negli occhi e la baciò sotto gli occhi
furiosi di Alex, che tirò una manata a una macchinetta, beccandosi un’occhiataccia
da Antò.
“Usciamo a
festeggiare?”
Confabularono per
qualche minuto ancora allacciati, per decidere il ristorante, vide Tony che
alzava il pollice, aveva approvato il suo coinquilino, le venne da ridere.
Si staccò, finì la
birra in un colpo solo e ridacchiò, euforica.
“Antò noi andiamo!”
“Non a casa, c’è
ancora Lisa e io devo provare oggi pomeriggio!”
“Allora andiamo a
fare un giro.”
“Shopping?”
“No, sono senza
soldi!”
“Uffa!”
Salutò il barista
e battibeccando con lui uscì dal locale.
“Ti hanno preso, Salias?”
Aisha le aveva annunciato l’esito del colloquio
con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, ma lei, Lisa non era molto
interessata, avrebbe preferito che le dicesse la verità sui suoi rapporti con
il loro coinquilino, così iniziò a stuzzicarla.
“Hanno preso un danno come te! Non hanno paura
che distratta come sei tu dia fuoco alla libreria?”
“Da quando mi
credi una piromane?”
“Da quando tua
madre mi ha raccontato che a momenti davi fuoco alla casa!”
“Avevo nove anni e
poi anche Dave era complice! In ogni caso, grazie
della fiducia, sai pensavamo di andare al ristorante tutti insieme, ma a questo
punto non so se tu ti possa fidare di me, potrei dare fuoco al locale!”
“Come sei
suscettibile!”la ragazzina sbuffò, poi un sogghigno si distese sulla sua faccia
abbronzata.
“Potresti uscire
solo con lui, una bella serata romantica, eh Salias?
Sono secoli che
non te ne concedi una.”
“Lizzy…”
Il suo nome salì
come un ringhio inquietante sulle labbra della viola, era notevolmente
irritata.
“Cos’ è il tabù?
Perché appena ti chiedo spiegazioni tu a momenti mi mandi al diavolo?”
“Non c’è nessun
tabù, solo una situazione contorta che probabilmente tra poco si chiarirà e che
tu non è necessario che sappia!”
“Perché Salias?Perché non devo sapere?”
“Perché a volte è
meglio non sapere Lisa e non darti pena per quello che non ti dico, tra poco
non avrà più importanza per nessuno.”
“Dio, io non
capisco, io non ti capisco!”
Le rivolse uno
strano sorriso sghembo.
“ Non ti
preoccupare, non importa!”
Le mise una mano
sopra la testa e si avviò verso la porta, dove si sentiva imprecareil ragazzo, Lisa avrebbe dato non so che per
sapere a cosa si riferiva Aisha e aiutarla, perché
per quanto si sforzasse di fingere la viola non era per niente felice.
-Cosa mi nascondi Salias? E perché invece di essere felice con lui sembri
avere mille preoccupazioni?-
Capitolo 18 *** 18) L'Ultimo Atto Della Commedia. ***
18)L’ULTIMO ATTO DELLA COMMEDIA.
Era tornato a casa
con un diavolo per capello, non riusciva a ricordarsi delle prove peggiori di
quelle e una litigio peggiore di quello che aveva avuto con Sefarei,
si erano lanciati le accuse più disparate, solo perché entrambi erano già
nervosi.
Era stato uno
sfogo in piena regola, iniziato nel modo più innocente possibile, con Sara che
lo accusava di steccare e lui che affermava sicuro che Bill Kaulitz
no steccava mai e che era colpa sua.
Pochi minuti dopo
era successo il finimondo, per un attimo aveva persino avuto paura chela dark
gli tirasse addosso il pianoforte o almeno lo sgabello.
“Ehi cosa è
successo?”
Aisha lo guardava interrogativa, non doveva
avere capito molto dei suoi sfoghi isterici di poco prima.
“C’è che non
sopporto più la tua amica!”
“Non è una novita…è da quando vi conoscete che vi odiate cordialmente…”
“Ha detto che
stecco!”
Rimase in silenzio.
“Può capitare a
tutti di…”
“NO! A me no!”
Alzò le mani in
segno di resa.
“Ehi, non
prendertela con me, io non c’ero non so chi ha torto e chi ha ragione so solo
che sei lievemente isterico, datti una calmata!”
“Io non capisco
cosa diavolo abbia contro di me, mi tratta sempre male!”
“Non ha niente
contro di te, cazzo! È Sara, perdio, lo sai che insultare è il suo modo per
mostrare affetto!”
“è pazza!”
“E tu sei
isterico!”
“Invece di rompere
cerca di farmi rilassare!”
Gli occhi di Salias si allargarono e poi si strinsero minacciosi, ora fu
lui ad alzare le mani, temeva di ritrovarsi le cinque dita della ragazza
stampate su una guancia.
“Che ne so, un
massaggio?”
Azzardò nella
speranza di salvarsi, lei alzò un sopracciglio dubbiosa ma decise di lasciar
cadere le ostilità.
“Ok…Vatti a sedere sul divano e ricordati che questa è la
prima e l’ultima volta!”
Pericolo scampato.
Sentì Salias sbuffare e sedersi dietro di lui e iniziare a
massaggiargli le spalle.
“Ricordati che non
sono la tua schiava!”
“E che io non stono,
mai…”
Mugugnò più
rilassato, dopotutto la viola non se la cavava male.
“Si si , sono gli
altri che sbagliano…”
“Esatto!”
La sentì
ridacchiare.
“Perché ridi?”
“Ehm…io…cioè…”
“Sei d’accordo con
Sara!!! Maledetta! Adesso ti spiaccico!”
Fece per sdraiarsi,
lei lo spinse verso l’alto, lui verso il basso, continuarono così per un
belpo’ fino a che Lisa fece capolino
dalla cucina e rivolse loro un’occhiata di puro biasimo, non capiva come due
ventenni potessero essere così lesi.
“Allora, avete
finito? Dovete andare a preparavi per stasera!”
“Si, mamma!”
Lui scattò in
piedi divertito, la viola sbuffò e si diresse verso la sua camera.
“Che palle…Devoprepararmi…”
Lui la seguì, si
era accorto che nonostante l’apparente allegria c’era qualcosa che non andava,
la trovò che frugava nell’armadio, la abbracciò da dietro, lei sobbalzò.
“Ah, sei tu…”
“Esatto…cos’è il problema?”
“Quale problema?”
“Quello che ti tormenta…”
“Non ho nessun problema…”
Si divincolò.
“Ora vado a prepararmi… e tu non ti preoccupare!”
“Salias non mentirmi.”
“Capirai tutto, ma…dopo…”
Fuggì in bagno,
lasciandolo perplesso.
“Cosa cazzo
significa?”
“Cosa?”
“Ah sei tu, Lisa?”
“Oltre a Nana, che
non parla e ad Aisha che è in bagno, qui abito solo io…”
“Cosa diavolo
prende ad Aisha?”
“Questo credevo
potessi dirmelo tu…”
“Non lo so e sono preoccupato…”
La ragazzina
scosse la testa.
“Capiremo a tempo
debito temo, al momento è Aisha a dettare le regole
del gioco.”
Non poté fare
altro che darle ragione.
Aisha si sentiva due sguardi preoccupati addosso
e non poteva farci assolutamente nulla.
Sapeva di stare
agendo in modo irrazionale, a tratti preoccupante, ma non le importava, aveva
capito che era arrivata la fine, ben presto le cose sarebbero tornate al loro
posto.
Il tempo era
finito, non c’era più sabbia che potesse volare via dalla sua mano.
“Aisha, sei sicura di stare bene?”
“Si certo!”
Prese Bill per
mano e lo trascinò alla macchina seguita da Lisa, chiedendo mentalmente perdono a tutti loro per le sue stranezze.
“Voglio sapere
cosa c’è.”
“Sta per finire
tutto.”
“Cosa?”
“Capirai, goditi
questa serata.”
“Io non ti
capisco!”
“è una vita intera
che non mi capisco.”
Lui la guardò
perplesso.
“Senti, vuoi
rimanere tutta sera a discutere con me su una cosa inesistente o andare a
mangiare?”
“Andare a mangiare…”
“Riposta esatta!”
Si mise al posto
di guida e finalmente poterono partire, anche se era sicura di non averli
convinti.
-Non posso
spiegarvi nulla, perché in realtà non è chiaro nemmeno a me, so solo che
succederà qualcosa.-
Sentiva lui e Lisa
parlare, la radio che gracchiava, vedeva gli altri automobilisti, la pioggia
cadere, le case, la città nei suoi soliti paesaggi conosciuti, ma nulla le
sembrava reale, era tutto un sogno.
Forse si sarebbe
svegliata e si sarebbe accorta di essere ancora nel suo letto, con il
sottofondo di Alex che litigava con Nana, come ai vecchi tempi.
Scosse la testa,lo
sapeva che era tutto reale, quindi tanto valeva rassegnarsi e aspettare per
vedere come sarebbe finita, l’ultimo atto di quella strana storia si stava scrivendo,
i personaggi si stavano dirigendo inconsapevolmente sul palcoscenico pronti per
recitare l’ultimo atto che qualcuno aveva scritto per loro tempo prima.
“Siamo arrivati..”
“Si, gente! Si
scende!”
Fu una serata
divertente tutto sommato, Lisa e Bill battibeccarono tutto il tempo, lei li
osservava sorridendo sorniona.
“Sembri Nana!”
“Forse nella mia
vita precedente ero un gatto!”
“Forse lo sei
anche adesso, un pigro ed enorme gattone viola”
“Si…confesso, sono lo stregatto in
realtà, mi hai scoperto Lisa!”
“Allora svanisci
lasciando solo il sorriso!”
Scoppiarono a
ridere divertite dall’assurdità dello scambio di battute.
“è ora di andare.”
Uscirono tutti e
te dal ristorante abbastanza allegri, fino a che non si accorsero che qualcuno
li seguiva nel tragitto verso la macchina, parcheggiata in una stradina
laterale.
Si voltarono tutti
e te e sgranarono gli occhi, il padre di Lisa era davanti a loro, la barba
lunga, gli occhi spiritati, li guardava in modo strano, emanava un aura di
pericolo e SAlias capì.
Era quello
l’epilogo, era lui la causa della sua ansia, non fece nemmeno troppa fatica a
capire chi l’avesse avvisato che loro sarebbero stati lì, Alex e la sua
gelosia, Alex e il suo desiderio di vendetta, Alex che non lasciava mai
questioni in sospeso con nessuno.
Forse era rimasto
tutto il tempo appostato lì, una volta individuata la loro macchina, in attesa
che venissero a riprendersela, rabbrividì, aveva paura.
Che finale avrebbe
avuto la pieces? Positivo o negativo?
“Lisa! Torna a
casa!”
La ragazzina lo
guardò per un lungo attimo, poi pronunciò l’unica parola che lui non si sarebbe
aspettato:”No!”
L’uomo sgranò gli
occhi sorpreso, lei prese fiato, come se dovesse iniziare un’immersione e
sembrò prendere anche coraggio.
“No, non tornerò a
casa da te, non lo farò più.
In questo mese ho
capito molte cose, ti voglio bene papà, ma così non si può andare avanti perché
è uno schifo, capisci?
Tu mi tratti da
schifo! Mi tratti come se fossi la tua schiava, te ne freghi di quello che
voglio, se provo a parlarti alzi le mani! Io sono stanca!
S T A N C A.
Due anni fa mi è
mancato il coraggio, ma questa volta andrò fino in fondo, non posso e
soprattutto non voglio fermarmi!”
Smise
all’improvviso di parlare, ansante, l’uomo la guardava sconvolto, poi la rabbia
divampò nei suoi occhi, non riusciva ad accettare quello che sua figlia gli
stava dicendo e cercava dei colpevoli su cui scaricare le colpe dei suoi
fallimenti.
I suoi occhi su
posarono su di lei, la perforarono con un’occhiata di puro odio, Aisha si mosse automaticamente verso Lisa e l’abbracciò, ma
questa volta non era più la ragazzina ad avere bisogno di protezione ma lei o
quantomeno di conforto.
“Vattene Farina!”
“Chiudi il becco,
troia! Non ti mettere in mezzo! Lisa vieni!”
“NOOOO!”
L’uomo sbiancò,
strinse i pugni finché le nocche non diventarono bianche, notò solo ora che i
suoi occhi erano rossi, aveva bevuto?
“Lisaa!”
Ringhiò a bassa
voce, poi mise una mano dentro al giubbotto ed estrasse qualcosa che portò via
la sensazione di irrealtà in un attimo.
Si accorse di
avere paura, una tremenda paura, non voleva che finisse, che finisse così !
“Vieni Lisa, non
fartelo ripetere o giuro che vi ammazzo tutti, stronzetti!
Avete riempito la
testa di mia figlia di idee balorde, ma voi per lei non siete niente!
Io sono suo padre,
io so cosa è meglio per lei!
Io e solo io,
avete capito?
Quindi, vieni qui
mocciosa, che poi facciamo i conti!”
Lei non si mosse,
l’uomo sollevò incerto la pistola che aveva appena estratto e la puntò contro
di loro, contro la sua stessa figlia.
“Muoviti!”
“No!”
“Ti ho detto di
muoverti!”
“Ti ho detto di
no!”
La sentiva tremare,
ma non cambiava idea, Salias iniziò a tremare anche
lei, erano in un dannato vicolo cieco!
Bill era davanti a
loro, le guardò spaesato e spaventato, lei non poté far altro che ricambiare
l’occhiata, non sapeva cosa fare.
La mano dell’uomo
continuava a tremare, mentre i secondi scorrevano implacabili e la situazione
si faceva sempre più pesante, più carica di nervosismo e tensione.
“Vieni.”
Azzardò l’uomo
un’ultima volta, lei scosse ancora il capo, impaurita ma decisa a rimanere
dov’era.
Sentiva il cuore
che batteva frenetico, il sudore scendere a piccole goccioline lungo la schiena
nonostante facesse freddo e sentiva il corpo gelido della ragazzina accanto al
suo, il suo respiro lieve.
Come a
rallentatore l’uomo iniziò a portare il dito sul grilletto, lei strinse Lisa
più forte, iniziò a socchiudere gli occhi e non vide il ragazzo che si muoveva
davanti a lei.
Chiuse
completamente gli occhi,vigliaccamente non voleva vedere cosa sarebbe successo.
Lo sparo partì, la
ragazzina si strinse più forte a lei, mentre qualcuno le buttava a terra.
L’impatto con
l’asfalto le strappò un gemito di dolore, ma non era ferita, aprì gli occhi di
scatto, il corpo di Bill era davanti a loro, una paura folle si impossessò di
lei.
“B-bill?”
Balbettò scossa,
lui non rispose.
-Oh merda!-
Incurante del
fatto che Farina potesse spararle, non sentendo nemmeno le sirene ormai
vicinissime, si divincolò dalla ragazzina in stato di shock e si alzò per
andare a scuotere il ragazzo.
Era ancora vivo?
Era come un
incubo, solo che era dannatamente reale.
Reale nell’asfalto
sotto di lui, nel sibilo della pallottola che gli passava accanto e che lo
evitava, reale nelle mani di Aisha che lo scuotevano
preoccupate, nella sua voce carica di ansia e paura.
Era stato
dannatamente impulsivo, non aveva pensato a sé stesso, solo a evitare che quel
pazzo ammazzasse le due ragazze, era un eroe?
Non lo sapeva,
sapeva solo che al momento provava un’assurda sensazione di galleggiamento, era
come se fosse in un enorme bolla di sapone e all’improvviso lo seppe con una
certezza che, ne era sicuro, non avrebbe riprovato mai più: era finita.
Finita, dissolta.
Era libero, se
avesse voluto avrebbe potuto tornare subito alla sua vecchia vita, se non
avesse voluto al primo colpo di sonno ci sarebbe tornato comunque, volente o
nolente.
Cercò di aprire
gli occhi, almeno voleva salutare Lisa prima di andarsene e voleva soprattutto
rivedere Aisha.
Riuscì ad alzare
le palpebre, la vide china su di lui sull’orlo delle lacrime.
“S-sei vivo!”
“C-credo.”
Si era fatto
l’idea che Aisha fosse una persona poco affettuosa,
restia a dimostrare i propri sentimenti, ma si dovette ricredere quando lei lo
stritolò in un abbraccio, incurante dei poliziotti, che spuntati da chissà
dove, avevano iniziato a fare domande a Lisa e forse volevano farne anche a
loro.
Al diavolo.
Ricambiò
l’abbraccio e sprofondò nei suoi capelli viola, sentì del liquido bagnargli le
guance, Aisha stava piangendo, provò ad accarezzarle
la testa.
“L’ho già vissuta
questa scena…”
Singhiozzò lei.
“Si, dovresti
essere tu a consolare me…”
“Scusa, faccio
sempre le cose sbagliate.”
“Va bene così….”
Rimasero un po’ in
silenzio.
“Io devo dirti una
cosa…”
“Lo so cosa devi
dirmi e non è il caso di parlarne adesso, il mondo ci reclama.”
“Lo lo sai?”
Lo prese per mano
e lo fece alzare.
“In un certo senso
si, è complicato da spiegare…
Avevo la
sensazione che qualcosa sarebbe successo e qualcosa è effettivamente successo…”
Lei abbassò gli
occhi.
“Va tutto bene,
non potevi sapere cosa sarebbe successo, non è come se l’avessi sparata tu
quella pallottola.”
Si diressero verso
i poliziotti, rilasciarono le dichiarazioni del caso, poi incrociarono Lisa, Aisha abbassò di nuovo gli occhi, la ragazzina sorrise.
“Tranquilla Aisha, non me la sono presa.”
“Io…scusa lo stesso..E adesso?”
“Adesso lo
denuncerò, non credo di poter fare altrimenti, poi arriveranno gli assistenti
sociali e sai cosa succederà.”
“Mi dispiace.”
“Tranquilla!”
La abbracciò.
“Forse adesso avrò
un’altra possibilità..”
“Te lo auguro, Lizzy.”
“Voi però non
dimenticatemi, voglio rivedervi in qualsiasi posto mi ficchino!”
“Non ti libererai
tanto facilmente di noi.”
Si sciolsero
dall’abbraccio, poi lei venne ad abbracciarlo.
“Grazie e…trattamela bene, per favore.”
“Si.”
Stava facendo
promesse che non poteva mantenere,ma nessuno se ne sarebbe ricordato, si
salutarono con un ultimo cenno della mano, poi loro salirono in macchina e Salias mise in moto.
“è finita Aisha.”
“Non sei felice?”
“Non lo so…davvero nonlo so…”
Era finita.
Tutto stava per
tornare alla normalità, per usare una sua metafora la piega spaziotemporale
dove vivevano stava per essere stirata, sbirciò il ragazzo, non stava mentendo,
non era del tutto felice.
Non sapeva se
fosse per lo shock appena subito o per che cosa, ma non era felice.
“Lo sapevi che
sarebbe successo.”
Disse più a se
stessa che a lui, per ricacciare indietro la tristezza.
“Ma non ero
pronto, ho troppo poco tempo.
Salias, per favore prometti che non ti scorderai
di me.”
“Ma la maledizione…”
“Cancellerà tutto
lo so, ma tu promettilo!”
“Si, te lo giuro!”
Ci fu un’altra
pausa interminabile di silenzio, avrebbe voluto dire molte cose, ma non
riusciva a dirne nessuna, era stanca, stordita dalle novità, tutto stava per
essere capovolto un’altra volta.
Parcheggiò la
macchina, scesero e salirono le scale mano nella mano, incredibilmente persino
la Pautasso tacque, semplicemente li guardò arcigna e
poi si ritirò in casa sua.
Il suo
appartamento le parve estraneo in qualche modo, non più del tutto suo, senza
Lisa e fra poco senza di lui.
Fu lui a sbloccare
la situazione ancora una volta, fu lui a baciarla dolcemente e poi a portarla
in camera sua, lei non si oppose, quella notte era il loro addio, tanto valeva
viverla fino in fondo.
Fu la notte più
bella della sua vita, almeno fino a quel momento e se se ne fosse ricordata
anche in futuro avrebbe avuto il suo peso.
Lui crollò subito
dopo abbracciato a lei, fu una fortuna perché non poté vederla mentre lo
guardava dormire, se quello era un sogno voleva imprimerselo bene nella mente!
Poco dopo crollò
sfinita e non si accorse che qualcuno la stava guardando dormire e che
sorrideva, mormorando “Ricordati la promessa.”
Si svegliò la
mattina dopo, ovviamente da sola, cercando qualcuno accanto a sé che non trovò.
Se ne era andato,
ma non dai suoi ricordi, era riuscita a mantenere la promessa e lui era
riuscito a trarre una lezione da quell’esperienza?
Qualcosa le disse
di si, sorrise, poi scoppiò a piangere.
Era finita.
Purtroppo.
ANGOLO
DI LAYLA
Non fatevi ingannare dal
titolo, la storia NON è ancora finita, dopo questo capitolo ce ne saranno
ancora due….poi….ihihihi….non ve lo dico XD!
Spero vi piaccia^_^ e
non piangete mi raccomando, NON è la fine.
Pksl….non vedo la tua recensione pera desso, quindi lo scrivo qui…ho scelto la terza via, fra le due opzioni, Bill non si
dimenticherà di Aisha, ma il mondo riprenderà a
ricordarsi di lui. Sono Esperta nel salvare capra e cavoli XD!
Passo alle recensioni.
-Pulse_:Alex è
un’infame, una carogna, ma avrà il fatto suo, anche se sarà comunque poco
rispetto ai danni che ha combinato qui.
Spero che questo capitolo
ti piaccia.
Io al posto di Aisha avrei già sclerato di
brutto, ma Aisha ce la farà, l’ho deciso io XD!
Alla prossima!
Ciao.
Fragolottina:che fare
con Alex? Se non fosse che serve o servirà in seguito io personalmente lo
investirei con la macchina ^^.
Aisha sarebbe con me.
Spero che questo
capitolo ti piaccia e…nonpiangere…
non è finita( sembra tanto una minaccia XD!)
Capitolo 19 *** 19) la vita dopo la maledizione: quel che accade dopo. ***
19) LA VITA DOPO LA MALEDIZIONE: QUEL
CHE ACCADE DOPO.
La luce del
mattino entrava a lame dagli scuri, avrebbe dovuto alzarsi e chiudere
ulteriormente le persiane, i raggi le colpivano direttamente gli occhi verdi
socchiusi, ma non ne aveva voglia e il sonno se ne era andato.
Erano passati otto
mesi, giorno più giorno meno, era già incredibile che lei li avesse contati,
lei che faticava a ricordare cosa doveva fare il giorno dopo.
Otto fottuti mesi.
Si alzò, la
sveglia segnava le nove, un orario antelucano per lei quando era in vacanza dai
suoi, ma forse per il caldo di quel luglio sardo e afoso o per altri motivi non
specificati, non riusciva a stare a letto.
Sbuffando, arraffò
i vestiti e si diresse in bagno, dal piano di sotto sentiva sua madre e Davide
litigaree le note di un’aria che stava
ascoltando suo padre.
L’egregio Michele
si era dato alla lirica, era assolutamente incredibile visto che era sempre
stato un patito della musica rock, persino sua madre non riusciva a trovare un
commento acido adatto.
Varcò la soglia
del bagno, si lavò, infilò una canottiera a righe verdi chiaro e verde scuro,
una cintura, dei jeans tagliati sopra il ginocchio, si truccò facendosi una sottilissima
riga di matita nera e si guardò allo specchio per controllare il risultato.
Come ultimamente
le capitava spesso faticò a riconoscersi in quell’immagine, erano i capelli a
stonare, di quel castano per lei divenuto innaturale, si prese una ciocca tra
le dita per studiarsela.
Era di un castano
scuro con riflessi più chiari, di quel colore che aveva sempre detestato e che
aveva coperto con mille tinte durante l’adolescenza, ma da quando lui se ne era
andato non era più riuscita a sopportare quel viola addosso.
Tornò in camera
sua, incrociò Davide per il corridoio che borbottava:”Io non la sopporto più!”
e tentò di mantenere un’aria seria quando avrebbe voluto solo scoppiare a
ridere e godersi la sua piccola rivincita per gli anni in cui era stato il
figlio perfetto.
Aprì la porta, lui
la guardava da un poster appeso alle parete tra quelli di SidVicious e Bob Marley, scosse la testa, quando suo
padre l’aveva visto aveva avuto una crisi isterica e le aveva detto che si era
bruciata anche l’unico neurone che le rimaneva portandogli in casa quell’idolo
delle ragazzine.
Ne aveva parlato come
se quel foglio di carta plasticata fosse vivo e se la cosa per un attimo le
aveva strappato una risata, ci aveva pensato il ricordo che suo padre si era
comportato allo stesso identico modo con il Bill in carne e ossa a spegnerla.
Acchiappò un
polsino di pelle, l’unica cosa che le era rimasta di lui trovata quella mattina
in sala e scese dabbasso, voleva trovarsi al bar con Eli
per fare un po’ di sano gossip, ma sfortunatamente sua madre la intercettò
mentre ormai era già fuori casa.
“Aisha!”
Cazzo!
“Si mamma?”
“Vai al negozio di
Claudia e fammi la spesa, ecco il biglietto.”
Impossibile
rifiutarsi, così prese ciò che sua madre le porgeva e rassegnata uscì di casa
alla volta del bar.
Il paese era
deserto, c’era solo qualche anziano seduto fuori casa, alcuni erano amici di
suo nonno e li salutò, ma con altri, soprattutto con le signore avvolte in
scialli scuri abbassò gli occhi , le facevano soggezione, le ricordavano sua
nonna e per l’ennesima volta si chiese cosa avrebbe detto lei di tutta la
faccenda.
Non era sicura di
volerlo sapere, aveva l’impressione di avere infranto qualche regola, ma non
poteva sapere quale.
Arrivò al bar, Eli era già seduta a uno dei tavolini esterni, una
sigaretta in bocca che gesticolava al cellulare, i capelli neri con le punta
rosse che svolazzavano seguendo il movimento del braccio libero.
Le fece un cenno
di saluto che lei ricambiò mentre continuava a parlare, dagli stralci di
conversazioni capì che stava parlando con suo fratello e così quando arrivò il
cameriere ordinò per tutte due.
La mora chiuse il
cellulare con uno scatto secco, imprecò e poi lo lanciò con rabbia in fondo
alla borsa.
“Perché tua madre
è così?”
“Così come?”
“Sta rompendo Dave all’inverosimile per non farlo venire a vivere con me!
Dice che non sono la ragazza adatta a lui! Come se quella troia di Jess lo fosse stata!!!!”
“è la sua natura,
tesoro, non ti curare di lei e passa avanti…
Hai trovatoun appartamento?”
“Si si! Si vede
persino il mare!!!”
La sua amica
assunse un’aria persa, forse si stava immaginando lei e Davide nella loro
casetta, poi ritornò all’improvviso in sé.
“Non vuole le
pareti rosse e le tende nere!”
“Forse sono
eccessiva per lui…”
“Ma sono belle!”
“Ma lui è mio
fratello, non capisce nulla di queste cose!”
Il cameriere con
le loro ordinazioni interruppe i loro deliri, chissà Tony come stava?
A quest’ora doveva
essere preoccupato per Tommaso che si era nuovamente dato alla macchia,
immaginare il suo truce fratellone acquisito in quello stato la fece
ridacchiare.
Gli doveva molto,
grazie a lui si era liberata di Alex e scoperto perché le girasse attorno,
stava per essere sfrattato e non sapeva più dove sbattere la testa e aveva
pensato a lei, la piccola Aisha.
Per un po’ di
tempo era stato parecchio insistente, poi era sparito e lei non aveva capito
perché, aveva concluso che doveva aver trovato un’altra ragazza da spremere.
Era riapparso
qualche tempo dopo a “La luna nascosta” senza nemmeno avere il coraggio di
guardarla in faccia, ogni tanto lanciava delle occhiate timorose al barista e tutto
le era apparso chiaro:Tony doveva averlo convinto a modo suo a lasciarla in
pace.
“Ehi!”
Elisa una brioche
quasi in bocca le aveva fatto segno di girarsi, Jessica camminava dall’altra
parte della strada, gli occhi bassi e i capelli ancora verdi, Eli sogghignò malignamente.
“Ma come è
possibile?”
“Ho i miei trucchi…”
Aisha aveva una mezza idea di come ci fosse
riuscita, probabilmente doveva avere corrotto tutte le stagiste che facevano
pratica dalla parrucchiera della sua antica rivale per far si che i suoi
capelli rimanessero verdi. Eli non era sua madre, non era così vendicativa,ma
per Jess nutriva un’antipatia smisurata che le faceva
continuare all’infinito quella vendetta, probabilmente anche a ottantacinque
anni la bionda li avrebbe avuti verdi.
A Lisa sarebbe
piaciuto.
Lisa…
L’avrebbe
raggiunta la settimana prossima insieme a sua zia che ora si occupava di lei,
il tribunale dopo qualche mese di permanenza in una casa famiglia gliel’aveva
affidata.
Ora Lisa sorrideva
davvero, non erano solo smorfie finte agghiaccianti sul suo volto da
quindicenne e gliene rendeva il merito, senza ricordare che era a un’altra
persone che doveva tutto quello che aveva.
Stava di nuovo
ripensando a lui, anche se si era detta che era inutile.
“Eli, io vado a fare la spesa, il generale Secchi me lo ha
comandato, ci sentiamo oggi…”
“Noooo!”
Fece una faccia
perplessa.
“Dovevamo andare a
fare un giro in spiaggia insieme, avevo portato anche Zaike!”
L’husky fece
capolino da sotto il tavolo.
“Lo sai come è
fatta!”
“Dai Zaike fai la faccia pucciosa e
convincila!”
L’husky guardò un
attimo la padrona, poi la sua attenzione venne calamitata da una brioche in
mano ad una cliente e sorprendendo Viviani partì all’attacco, Aisha scoppiò a ridere e lasciò la sua amica che si scusava
con una furiosa signora elegantemente vestita.
Raggiunse il
negozio di sua zia godendosi il sole, i profumi e le voci di quel piccolo paese
che amava e odiava allo stesso tempo.
Sorridendo entrò
nella penombra del negozio fresco, afferrò un cestino metallico e cominciò a
cercare quello che sua madre aveva segnato sulla lista.
Stava decidendo
che marca di biscotti secchi prendere a suo padre quando una voce
berciò:”signorina dove sono le bibite al guaranà?”
Si voltò irritata,
pronta a rispondere che quello era un negozio di paese del tutto a digiuno
delle novità del commercio equo e solidale e dei suoi cibi esotici, ma le
parole le morirono in gola.
Lo riconobbe
all’istante nonostante gli occhiali e il capellino con cui tentava di
nascondersi e sgranò gli occhi, mentre lui si toglieva gli occhiali e la
guardava sorridendo.
Era tornato
Le sue gambe si
mossero da sole, si fiondò tra le sue braccia, abbracciandolo di slancio.
Era tornato.
Il paese era più o
meno come se lo ricordava, otto mesi non lo avevano cambiato, la casa di Salias era ancora al suo posto e lui era lì come un cretino
ad aspettarla sotto casa.
Intravide suo
padre, che gli lanciò un’occhiataccia, anche se non si ricordava di lui,
probabilmente lo stava trovando pessimo come otto mesi prima, certe cose non
cambiavano mai.
Decise di provare
a cercarla altrove, erano mesi che aspettava quel momento, da quando si era
ritrovato in una stanza d’albergo, catapultato di nuovo nella sua vecchia vita
e si era scoperto a cercare qualcuno accanto a lui.
Aveva cercato di
fare finta di niente, di non pensarci, che posto poteva esserci per lei in
quella vita?
Aveva provato e
aveva fallito, quei fascicoli di un corso di italiano che si era portato dietro
per tutto il tour e anche dopo ne erano la testimonianza.
Suo fratello li
aveva guardati ed era scoppiato a ridere, gli aveva battuto un paio di volte la
mano sulla spalla e poi era corso a dirlo a Georg e a Gustav.
“Mio fratello si è
preso una cotta per un’italiana misteriosa!”era diventato il suo grido si
battaglia senza che lui potesse farci molto.
Finché una sera
non l’aveva beccato chino sui tanto derisi fascicoli, impegnato a sillabare qualcosa,
sul suo volto si era disteso un sorisetto maligno.
Anche lui si
ricordava di quello che era successo e soprattutto si ricordava di una certa
dark.
“Fratello, non ti
sarai innamorato di una misteriosa ragazza italiana, che magari fa Sara di
nome?”
Aveva cinguettato
allegro facendo prendere un colpo al poveretto che sobbalzò lasciando cadere i
fascicoli come se scottassero.
“Tu cosa ci fai
qui? Io innamorato? Naa! Devo capire cosa mi diceva
quando parlava in italiano!”
Fece finta di
crederci , almeno sapeva di un potenziale alleato in quello che stava
progettando di fare, un capriccio in stile diva capricciosa.
Alla fine
dell’ultimo tour aveva preteso una vacanza, litigando furiosamente con il suo
manager per ottenerla, erano volate parole grosse e l’uomo, dopo aver ceduto,
se ne era andato sbattendo la porta.
“Spero ne valga la
pena perché si è incazzato tantissimo!”
Aveva sussurrato
Gustav al suo indirizzo, scrutandolo attentamente.
E così eccolo lì,
dopo essere passato all’appartamento di Salias che
aveva trovato vuoto, alla ricerca di Aisha rischiando
di essere scoperto, mentre suo fratello era in hotel a cazzeggiare amabilmente.
Dove poteva
essere?
Tra i tavolini
esterni di un bar vide Eli che si scusava con una
signora, forse lei poteva sapere dove fosse, così attese pazientemente che
l’ira della donna sbollisse e si avvicinò alla corvina che dopo qualche
tentennamento glielo disse e gli indicò la strada.
Era in un piccolo
supermercato di paese, in penombra, fresco, la vide mentre girovagava con le
sopracciglia aggrottate tra gli scaffali, di sicuro non ci era venuta di sua
volontà se aveva quell’espressione.
La raggiunse e le
fece una domanda abbastanza assurda da farla voltare con un’aria parecchio
scocciata che lo fece sorridere.
Era ancora la
stessa Aisha che aveva lasciato.
O forse no? Quei
capelli castano non gli piacevano per niente.
Vederla cambiare
espressione fu impagabile e sentirla di nuovo tra le sue braccia gli disse che
era valsa la pena, per rispondere alla domanda che gli aveva posto il suo
amico.
La staccò un
attimo da sé per guardarla dritto negli occhi, era felice, innegabilmente felice
e lui non vedeva l’ora di baciarla di nuovo, di vedere se almeno il suo sapore
era rimasto lo stesso.
Le alzò dolcemente
il mento e la baciò, fu come se quei mesi non fossero passati, era ancora la
sua Aisha.
Si staccò senza
fiato, con il timore di prendersi una sberla, ma lei sorrise e lo baciò di
nuovo, era leggermente diversa dalla ragazza che ricordava, quella timida e che
non prendeva mai l’iniziativa.
Si staccarono
sorridendo, lui le pese una ciocca tra le dita.
“Perché li hai
fatti di questo colore? Non ti sta bene!”
Lei alzò un
sopracciglio.
“Dobbiamo
parlare.”
“Si.”
Lo trascinò nel
retrobottega e poi in un cortile su cui non si affacciavano finestre.
Ripresero a baciarsi fino a che lei non lo
allontanò, aveva uno sguardo stranamente duro.
“Perché sei
tornato?”
Non poteva dire
che non si aspettasse quella domanda, ma arrossì lo stesso e abbassò gli occhi.
“Perché mi sei
mancata.”
Risposta semplice
ma sincera, lei arrossì a sua volta.
“Mi sei mancato
anche tu.”
“E questi
capelli?”
“Cioè…tu torni dopo otto mesi e la tua preoccupazione
principale sono i miei capelli??”
Il tono era
abbastanza divertito, nonostante le braccia incrociate sul petto in un modo che
ricordava inconsapevolmente sua madre.
“Ammetto che la
cosa mi interessa.”
Lei arrossì ancora
di più.
“Perché con quei
capelli non riuscivo a guardarmi allo specchio,mi venivi in mente tu.”
La abbracciò.
“Ora sono qui.”
Aisha lo guardò dritto negli occhi, era vero,
era lì davanti a leie le sembrava
incredibile.
“E non mi sembra
vero.”
Lui sorrise.
“Credi ai sogni
ogni tanto.”
“Si può credere
alle favole anche se fai a pugni con il mondo…tu
perché prima mi hai parlato in italiano?”
“Per lo stesso
motivo per cui tu ti sei fatta i capelli di questo terribile castano!”
“Uno: piantala di
offendere il mio meraviglioso colore naturale.
Due:Perché non
riuscivi a scordarti di me?”
“Si zuccona!”
Altro abbagliante
sorriso e bacio dolcissimo.
“Uhm….”
“Cosa c’è Aisha?”
“I capelli…sonodiversi…”
Lui scoppiò a
ridere e si tolse il cappellino, rivelando tante treccine nere e bianche.
“Treccine?”
“Treccine…”
“Avevi paura di
poterti scordare di nuovo di tuo fratello?”
“Si…Ma perché dopo otto mesi anche tu mi hai chiesto dei
capelli?”
Fu lei a ridere.
“Perché mi hai
contagiato!”
“Si, dai la colpa
a me…
Sono offeso!”
“Come posso
rimediare?”
Sghignazzò lei,
strusciando il suo naso contro il suo.
“Indovina!”
Lo baciò ancora a
lungo, fino a che lui la staccò da se sorridendo.
“Mi stavo
divertendo!”
“Cretina! Lo so
che ti stavi divertendo con il mio piercing !”
“Scemo!”
Gli diede un pugnetto scherzoso in pancia per poi allontanarsi
fintamente indignata.
“Ora sono di nuovo
offeso, non credere di cavartela come prima.”
Lei sghignazzò,
poi si riavvicinò e soffiò a un centimetro dalla sua bocca.
“Sei fortunato che
la casa di mio nonno è libera…”
Scoppiarono a
ridere insieme, poi mano nella mano si avviarono verso la casa di Gavino,
sorridendo, contenti di essere di nuovo insieme.
La vecchia Aisha si sarebbe chiesta per quanto sarebbe durata, ma a
quella nuova non importava, l’importante era il presente e il suo presente era
lì davanti a lei che le sorrideva felice.
ANGOLO
DI LAYLA
Siamo arrivati al
penultimo capitolo della storia^_^!
Come vedete ho scelto la
terza viaXD! Si ritrovano^^.
Spero vi piaccia…
Arrivederci all’ultimo
in cui vi dirò che probabilmente ci sarà un seguito a questa storia, ma non in
tempi brevi…ops! L’ho detto mo!
Ok…ci sarebbe l’intenzione di fare un seguito, la trama ha un’idea
di base, però non so quando si realizzerà dato che ho due fiction da portare
avanti.
Alla prossima^^.
-Pulse_:Si, un po’
pazza lo sono XD! Alex purtroppo serve intonso XD! Per il seguito ipotetico
serve integro XD!
Spero che la tua curiosità
sia stata soddisfatta^^….almeno parzialmente^^
Alla prossima.
Ciao^^
Fragolottina:nuu non piangere, il diciottesimo è stato un capitolo di
fine (della maledizione), ma anche di inizio^^.
(Frase assurda
-__________-)Molto carina l’idea della cuccia per Nana, la terrò a mente^^.
Sono molto contenta che
tu ti sia affezionata ai personaggi, è uno dei complimenti più belli che un autore
possa ricevere(anche se ci tengo a precisare che I TOKIO HOTEL NON MI APPARTENGONO E QUESTA NON è UNA RAPPRESENTAZIONE
VERITIERA DEI FATTI O DEI CARATTERI DEI COMPONENTI DELLA BANDA, NE è FATTA PER
SCOPO DI LUCRO .)
Spero che questo ti
piaccia.
Al prossimo.
Ciaooo!
_PkSl_:Tranquilla
non c’è problema, se non hai recensito, sono contenta che ti sia piaciuto.
Quando l’ho scritto, mi
era venuta l’ansia per la sua situazione che descrivevo e poi il magone, però
tutto si risolve.
Capitolo 20 *** 20)Il Secondo Matrimonio è Quello Giusto...Forse. ***
20)IL SECONDO MATRIMONIO è QUELLO GIUSTO...FORSE
Ed erano passati
cinque anni da allora.
Incredibilmente
erano passati cinque anni, non si poteva dire che fossero stati facili, se lo
disse quella mattina del sette novembre, mentre guardava Bill dormire accanto a
lei, di nuovo in terra sarda.
Non era stato
facile a partire da quando aveva dovuto spiegare la presenza di Bill ai parenti
per la seconda volta, dopo che lui era venuto a trovarla.
Suo padre aveva
rischiato l’infarto quandose l’era
trovato davanti aprendo la porta di casa, aveva spalancato gli occhi ed era
rimasto paralizzato per cinque minuti buoni.
Bill aveva
guardato Aisha, lei aveva ricambiato l’occhiata, poi
aveva iniziato il suo countdown mentale, era certa che l’egregio si sarebbe
messo a urlare.
Così fece.
Poi accorse sua
madre, brandendo uno straccio, spaventata, credendo che fosse in corso
un’invasione o qualcosa del genere.
Quella cena fu un
devasto, a cui fu chiamato a testimone anche suo nonno Gavino, il quale non
disse nulla, si limitò a fissare sornione il ragazzo.
Aisha si era chiesta per tutto il tempo se lui
non avesse saputo qualcosa su chi fosse Bill, fino a che mentre accompagnava il
suo ragazzo fuori da casa sua, il nonno le mormorò all’orecchio:”Hai visto che
l’ha fatto tornare?”
Chi l’aveva fatto
tornare? Chi le aveva ridato i suoi ricordi?
“Aisha?”
Perplessa
raggiunse Bill che le avvolse un braccio alla vita per riuscire ad arrivare in
albergo sulle sue gambe.
“Cosa ti ha detto
tuo nonno?”
“Nulla di
importante!”
Non gli disse mai cosa
gli avesse sussurrato suo nonno, aveva il sospetto che Bill non ne potesse più
di eventi soprannaturali, la cara vecchia e noiosa vita dei comuni mortali era
tutto ciò desiderasse probabilmente.
Erano arrivati
davanti al hotel dopo molto tempo, si
erano fermati diverse volte lungo la via , un po’ perché lei era stanca di
trascinarlo in giro, un po’ perché lui si fermava spesso ad ammirare il
paesaggio.
“è bellissimo
qui!”
“Ma tu non stavi
male?”
“Aisha…sei poco romantica…”
“E tu sei pesante,
dai muoviti!”
Lui scoppiò a
ridere e la baciò.
“Guarda che questo
non basta a ricompensarmi!”
Lui scoppiò a
ridere, lei arrossì.
“Non pensare
strane cose!”mugugnò rendendosi conto del doppio senso implicito.
“A me piacciono
queste strane cose! E anche a te!”
Questo bastò a
farla arrossire e tacere per tutto il resto del percorso, Bill ridacchiò
divertito fino a che non videro l’albergo poi si staccò da lei e la guardò.
“Cosa c’è?”
“Aisha masei felice
di riavermi qui?”
“E lo chiedi?
Si, sono felice
anche se mi imbarazzi con uscite degne di tuo fratello e non so come spiegarti
ai parenti.
Sono così felice
che mi chiedo se me lo merito e tu non ti stancherai di me prima o poi.”
Lui fece una
smorfia strana.
“Aisha io non posso prevedere il futuro.
Adesso sono
felice, non so se lo sarò anche tra un anno o due!
Una cosa la so
però: possiamo provare a costruirlo noi il futuro .
Sei d’accordo?”
“Si.”Mormorò lei
commossa.
Lui sorrise e
l’abbracciò.
“Non piangere che
quella medusa del mio gemello ci spia…”
Scoppiò a ridere e
si accorseche c’era Tom che li
osservava divertito.
“Che carini i
piccioncini.
Ciao Aisha!”
Fu sollevata di
peso in un abbraccio, poi mollata a terra, mentre lui rideva.
“Oddio, con quei
capelli se più maschile di mio fratello…”
“Ringrazia
quell’infame di Sid che io non sono Sara oa quest’ora non saresti più il playboy della band…A proposito di Sara, sai che domani arriva?”
Lui sbiancò ed
inizio un lungo discorso in tedesco stretto di cui non capì mezza parola, Bill
ne approfittò per trascinarla via.
Arrivarono in
camera sua con lui che aveva ripreso a ridacchiare convulsamente .
“Che c’è da
ridere?
Mi rivedi e ti
viene la ridarella?”
“Non sai quanto mi
sia mancato questo clima di assurdità dilagante, Piccola.”
“Piccola?! È poco
carino il fatto che tu mi faccia pesare di essere una pertica. Sei tu che sei
fuori misura!”
“Salias, sei assolutamente e adorabilmente fuori di testa.
Come si fa a
stancarsi di te?
In ogni caso ne
vedremo delle belle Salias e prima o poi avrai Sara
come cognata…”
“Meraviglioso, le
mie due migliori amiche come cognate.”
Fece per dirigersi
verso il bagno, ma un’alta figura la precedette e quasi la travolse
“Il bagno è mio!”
“Grazie tante! Ne
uscirai domani mattina!”
Lo sentii ridere
da dietro la porta, lei sbuffò.
Girovagò inquieta
per la stanza finché non venne il suo turno, poi si infilò in bagno senza
nemmeno parlargli.
Mentre era sotto
la doccia pensò a mille modi per vendicarsi, ma tutti i propositi caddero
quando uscì e vide che si era addormentato sfinito o più probabilmente
perchéil suo stomaco aveva richiesto
tutta l’energia a disposizione per digerire la cena.
Sorrise, sembrava
un bambino, come avrebbe fatto a punirlo?
Non ci sarebbe
riuscita, così si accoccolò accanto a lui, che nel sonno la attirò a sé, lei lo
abbracciò a sua volta.
Oggi come allora a
lui non si poteva negare nulla,notò divertita mentre lui grugniva nel sonno.
Quel pomeriggio Eli si sarebbe sposata, quindi era giusto celebrare
l’evento continuando ad andare indietro nei ricordi, come aveva appena fatto.
Ricordi…
In cinque anni ne
aveva di ricordi da sfogliare, Bill se lo disse mentre aspettava che Aisha uscisse da una delle sue docce eterne in cui, parole
sue, si scongelava e tornava a essere un normale essere umano.
Normale ed Aisha, purtroppo non andavano d’accordo come parole, ormai
ne era certo.
A venticinque anni
quella ragazza continuava ad avere quell’aria della persona perplessa che è
vagamente di passaggio su questa terra, a essere distratta come poche,
complicata ed insicura.
Un mix devastante
certe volte, ma che le aveva permesso di riuscire a scrivere dei racconti che a
parere suo erano splendidi.
Non lo diceva perché
era la sua ragazza, lo diceva perché dopo esserseli fatti tradurre da Sara,
dopo infinite suppliche suoi e sbuffi della dark, li aveva letti.
Comici, folli,
profondi e tristi.
Solo lei avrebbe
potuto scriverli così e se ne era accorto anche qualche editore che li aveva
pubblicati, la viola non era famosa, ma quel che ne ricavava le permetteva di
poter vivere senza lavorare in senso tradizionale.
Doveva ringraziare
quelli se lei poteva seguirlo in tour ogni tanto, arricchendo di episodi
assurdi e commenti stralunati quel che succedeva.
Si ricordava
perfettamente della prima volta che gli aveva annunciato che un suo lavoro
sarebbe stato pubblicato, difficilmente avrebbe potuto scordarsela perché
grazie a lei aveva sudato le proverbiali sette camice.
Era stato durante
una telefonata mentre lui era in tour e lei in Italia, la conversazione si era
svolta all’incirca così.
“Billdovrei dirti una cosa…”
“Che hai fatto
danno vivente?”
“Non prendermi in
giro che basta Sefarei per quello!”
Pausa di silenzio.
“è meglio che te
lo dica a voce.”
Questa volta la
pausa di silenzio era toccata a lui.
“Aisha…Cosa devi dirmi?”
“No. Niente!”
Aveva deglutito.
“Non sarai
incinta?”
A quella parola
aveva sentito un crampo allo stomaco.
“E se lo fossi tu
che faresti?”
La voce della sua
ragazza era diventata improvvisamente seria, lui era rimasto in silenzio per un
po’.
“Credo che sarebbe
uno shock, che sverrei e dovresti sorbirti le prediche di Sefarei
e mio fratello e che, quando mi risveglierò, ti dirò che sarà tutto un casino e
non saprei che santo chiamare.
Poi…
Poi ti direi che
sarei felice e che il casino lo affronteremo noi due.
Insieme.
e ti direi un
improbabile nome per il mio futuro figlio.”
Fu
il turno di Salias rimanere in silenzio.
“Grazie.”
Una
sola parola mormorata con voce rotta.
“Sarò
padre?”
“NO…Non sono incinta…solo
pubblicheranno i miei racconti…
Però…mi hai detto una cosa bellissima.”
Poteva
giurare che stesse sorridendo dall’altra parte della cornetta, come stava
facendo lui.
Quella
era Aisha.
“Ma sei ancora in
mutande???”
Questo era suo
fratello, che già vestito di tutto punto con uno smoking che contrastava con i rasta neri,
aveva fatto irruzione nella sua camera.
“eh si…LA MIA DOLCE METà SI è SCIOLTA
NELLA DOCCIA!!”
“Sto per finire
Bill!!”
“Allora vuol dire
che ci starà un altro quarto d’ora…”
“Come fai tu
quando sei in bagno!”
“Tom, come cazzo
ha fatto a sentirmi da sotto la doccia?”
Il fratello alzò
le spalle, come a dire che erano misteri di Aisha.
“Ancora in
mutande, Rastaro bis?”
“Ciao Sara… chiamiamo anche il portiere e gli altri ospiti così
tutti avranno visto Bill Kaulitz in mutande.”
“Sei troppo
suscettibile caro mio. Ti faccio una camomilla?”
“No, grazie, se mi
ammazzi il tuo ragazzo nonché mio fratello potrebbe non perdonarti.”
“Non è il mio
ragazzo!”
“Si, Sefarei e io sono Marylin Manson!”
Ricevette un
calcio nelle caviglie, che lo fece saltellare, Sara indossava un paio di scarpe
a punta, quella ragazza come al solito indossava qualcosa che era possibile
utilizzare come arma di offesa.
“Non nominare
Marylin invano…o te la vedrai con me!”
Abbastanza terrificante
come minaccia, considerate le scarpe che indossava.
Finalmente la
viola uscì dal bagno e lui ci si infilò, lieto di liberarsi dalla presenza di
quei due scocciatori.
Sara era palesemente
cotta di Tom, aveva criticato acidamente tutte le sue ragazze di turno e ci
battibeccava in continuo, anche in italiano ormai.
Aisha era convinta che mancasse solo il sardo
come terza opzione linguistica per i loro litigi e lui non poteva che darle
ragione.
Erano come cane e
gatto, ma erano complementari.
Fatti uno per
l’altra.
Se ne era convinto
dopo un certo episodio a cui aveva assistito per caso durante una delle loro
trasferte italiane.
Tom ad agosto era
riuscito a beccarsi un febbrone da cavallo Dio solo sapeva come e aveva passato
metà di quella vacanza a delirare su strani esseri che producevano la maionese,
in cui vedeva lo zampino della produttrice sana di allucinazioni che era Salias.
Una sera era
uscito con Aisha affidando suo fratello a Sara,
preoccupandosi tutto il tempo fino a tornare a casa prima del previsto in preda
all’ansia credendo di trovare Tom usato come materiale per uno dei rito di Sefarei.
Quello che aveva
visto l’aveva sconvolto.
Sara stava
coccolando il suo incosciente fratello con una dolcezza che stonava con le
borchie, le catenee la sua abituale
cattiveria.
Tom dal canto suo
non riusciva a fare a meno della compagnia della dark, per lei aveva perfino
deciso di imparare una lingua complicata come l’italianopur di capirla.
L’aveva visto
sillabare arrabbiato come una iena a cui hanno rubato una carcassa da sotto il
naso, su quel corso di italiano con un tale accanimento da lasciarlo perplesso.
Quella non era
volontà di ripicca, era tutto fuorché quello.
Quando si sarebbero
decisi quei due?
Cinque anni dopo
erano di nuovo tutti al paese acelebrare il matrimonio di Davide,questa volta con Elisa, che camminava trenta centimetri sopra il terreno
ancora prima di arrivare all’altare.
Aisha non aveva mai visto la sua amica così
dannatamente su di giri, nemmeno quando aveva scoperto di essere incinta
qualche mese prima.
Le aveva
telefonato urlando frase in una voce
talmente acuta che i suoi timpani avevano sanguinato.
“Eliiii!!! Cosa succedeeee???”
“Io….io….”
“Tu?”
“SONO INCIIIINTAAAA!”
Eli era incinta, quella che odiava i bambini,
quella che detestava tutti gli esseri umani al di sotto dei cinque anni.
Lei.
Incinta e felice
di esserlo.
“EEEEHHHH???!”
“Sei zia, bella!”
Rischiò di
svenire.
Elisa allora era
stata felice, ora era esaltata, l’aveva trascinata in giro per negozi per
trovare l’abito adatto, non un tradizionale abito bianco, ma di uno squillante
rosso cardinale.
Sarebbe stato un
matrimonio indimenticabile, anche solo per il fatto che l’egregio Michele aveva
dovuto sfoderare tutte le sue doti diplomatiche per convincere il prete del
paese a celebrarlo.
L’uomo trovava
immorali la convivenza e la gravidanza di Elisa e forse, inconsciamente, temeva
che un altro matrimonio dei Salias si sarebbe concluso
con una scena degna delle comiche, dato i personaggi che vi avrebbero
partecipato.
Quella cena era
stata interminabile, Don Santo aveva fatto passare lo sguardo per tutto il
tempo da lei che sfoggiava i capelli di nuovo orgogliosamente viola, a Bill
(chiedendosi se fosse maschio o femmina visto che avendo finito il make up nero era passato a quello blu scuro), e da Dave a Eli fermandosi a scrutare
il pancione di lei come se non ne avesse mai visto uno .
Quando erano
arrivati Sara, vestita di nero e Tom vestito come un teppista si era segnato ed
aveva acconsentito al matrimonio senza porre ulteriori obbiezioni e andandosene
in tutta fretta.
Avevano spalancato
tutti gli occhi, mentre l’uomo infilava svelto la porta.
“Una messa…presto?”
“Così pare ‘Tina…”
“Secondo me ha
preso paura vedendo quei due…”
“Ehi!!”
Questo era Tom.
“Bhe, tu sembri un teppista pronto a incendiargli la chiesa
se non celebrerà il matrimonio e Sara una pronta a fargli una fattura!”
“Ma siamo
innocui!”
“Tu Forse, ma Sara
no!”
“Grazie Salias!”
“Prego Sefarei!”
La dark si sedette
a tavola insieme al rasta e iniziò a guardarsi intorno.
“Che cerchi?”
“Si era parlato di
una torta…Dov’è?”
“SAAARAAA!”
“HO FAME; CAZZO!”
“E fai bene! Ecco
la mia torta Martina !
Qualcun altro la
vuole?”Chiese la terribile Martina.
La torta di sua
madre era composta da uno strato di pan di spagna come base, su cui la donna
colava una spessa farcitura di cioccolato fondente che poi tendeva a tornare
allo stato originale e a cui poi aggiungeva un abbondante dose di panna montata
e fragole come farcitura finale.
Si levò un
“NOOOO!” collettivo, sarebbe stato più facile digerire due kebab che quella
torta, solo gli stomaci di Sara e Tom erano in grado di farlo.
Quello era anche
uno dei motivi per cui Bill li vedeva come futura coppia….
Forse Don Santo
non aveva avuto tutti i torti.
Forse erano solo una congrega di pazzi destinata ad allargarsi sempre più fino
a conquistare il mondo.
Sara guardava
fuori dalla finestra, il sole stava calando lentamente inondato il paesino di
una luce rossastra, che, ne era certa, Eli avrebbe
adorato.
Era di nuovo in
Sardegna insieme ad Aisha e ai due gemelli
dell’apocalisse per celebrare un altro matrimonio di Davide Salias
e sperava ardentemente che questa volta la cerimonia sarebbe andata in porto.
Era vagamente
preoccupata, ma forse visto che questa volta la sposa era quella giusta ed era
incinta tutto si sarebbe risolto per il meglio.
“Cazzo!”
Si voltò, Tom era
alle prese con la cravatta e sembrava in difficoltà, così si avvicinò al
ragazzo.
“Ti do una mano io…
Altrimenti
rischiamo di arrivare più in ritardo della sposa…”
Iniziò ad annodare
il pezzo di stoffa con l’abilità della donna sposata ormai assuefatta ad
aiutare il marito in quel frangente.
“Ecco fatto…
Se non fossi così
saresti da…”
Lasciò in sospeso
la frase, aveva alzato gli occhi per ammirare il suo capolavoro di arte
sartoriale e le parole le erano morte in gola.
Lui la stava
guardando e lei, come una stupida ragazzina alla prima cotta, ci si era persa
dentro quegli occhi scuri.
O mio Dio.
L’atmosfera si era
fatta come sospesa, aveva una voglia pazzesca di baciare il pessimo soggetto
che aveva davanti ed era sicura che anche per lui fosse lo stesso.
Senza rendersene
conto si avvicinò a lui e lui fece lo stesso.
Era il loro
momento magico…
Che fu interrotto
da Bill.
“Cazzo, ma siete
morti o cosa?
Datevi una mossa che
siete….ooops!”
Se ne andò
facendosi piccolo piccolo, per quanto lo permettesse
il suo metro e ottantacinque.
“Fratello cretino…”
Mugugnò Tom, Sara
lo guardò perplessa.
Che significava?
Aisha era in chiesa davanti all’altare, un
completo color panna e i capelli viola, dalla parte dei testimoni della sposa
accanto a Sara e guardava suo fratello.
Davide era innamorato
perso, ansiosamente in attesa di vederl’ex bambola rotta, ora la sua bambola,attraversare la navata.
Lisa era vicino
all’egregio Michele, che incredibilmente stava parlando con quello che si era
rassegnato a chiamare il suo fidanzato, la ragazza ora sorrideva, le fece
un’incoraggiante ok, come a dire che la corvina sarebbe arrivata presto.
Elisa apparve poco
dopo, scatenando il pianto delle donne presenti, persino della terribile
Martina e soprattutto di sua madre che disperava di vedere la figlia accasarsi.
Anche lei guardò
la sua amica, era fuori di se dalla felicità e un po’ la invidiò, qualcuno
avrebbe mai portato all’altare lei?
Guardò Bill per un
attimo e si disse che in fondo non le importava , aveva già più di quanto
avesse mai desiderato e andava bene così.
Vide suo nonno
sorriderle, sorrise a sua volta, dopo anni aveva capito chi doveva ringraziare
per quello che stava vivendo.
Non sapeva come ma
era Gavino l’autore di quel miracolo insieme alla sua defunta moglie.
Uno dei tanti
misteri di famiglia che lei era lieta di non sapere fino in fondo.
La bambina che non
credeva alle favole stava vivendo la sua grazie a loro.
Tornò a rivolgere
le sua attenzione all’altare.
Fu una cerimonia
semplice, toccante e soprattutto breve, lei non vedeva l’ora di tornare dal suo
ragazzo e di togliersi le scarpe, non necessariamente in quest’ordine.
“Sono veramente
carini.”
Sussurrò lui
quando lei lo raggiunse fuori dalla chiesa, dove lui si era messo al riparo dal
lancio del riso (non sia mai che un vile chicco di riso rovinasse la sua
acconciatura).
“Si, ora il mio
fratellino è felice!”
“ Il mio smetterà
mai di litigare con Sara e capirà che è cotto di lei?”
Si guardarono per
un attimo prima di esclamare in coro:”Naaa!”
A smentirli fu la
visione dei due interessati che si baciavano.
“Abbiamo sbagliato…”
“Bhe, pazienza…D’altronde tu sei
un ex maledetto e io una strega fallita, era impossibile azzeccarla!”
Scoppiarono a
ridere ancora insieme, nonostante fossero passati cinque anni.
Certe cose tra
loro non sarebbero mai cambiate tra di loro, per fortuna.
ANGOLO
DI LAYLA
Siamo arrivati all’ultimo
capitolo, spero vi piaccia.
Mi mancherà questa
storia ( il seguito è in forse XD).
Non so cosa dire….Io mi sonoanche divertita a scriverla, spero di aver fatto ridere almeno un po’.
Ok basta, io e gli
addii/ arrivederci non andiamo d’accordo.
Dico “alla prossima” e
basta.
Ciao^^.
Ringrazio:
-Pulse_
Fragolottina:
_PkSl_:
per le recensioni.
Ringrazio per aver messo
questa storia nei preferiti: