Lo strano caso della maledizione zingara

di Layla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) La ragazza del bar ***
Capitolo 2: *** 2) Sara La Strega ***
Capitolo 3: *** 3) Vorrei Ma Non Posso Ricordarmi Di Te ***
Capitolo 4: *** 4)Tra Ospedali, Negozi E Deliri ***
Capitolo 5: *** 5)Nella Notte ***
Capitolo 6: *** 6)Lisa ***
Capitolo 7: *** 7)Effetto Mirto ***
Capitolo 8: *** 8)Piccoli Passi Verso Lisa ***
Capitolo 9: *** 9)Quando Sara Dice Che Andrà Tutto Bene... ***
Capitolo 10: *** 10)Il Castello Di Carte Di Salias. ***
Capitolo 11: *** 11)Sorprese ***
Capitolo 12: *** 12)Fratelli. ***
Capitolo 13: *** 13)Sono Le Tre Mezza Di Notte E Tutto Va....Male! ***
Capitolo 14: *** 14)Tranquilla Riunione Familiare ***
Capitolo 15: *** 15)Il Non Matrimonio Del Secolo. ***
Capitolo 16: *** 16)Home Sweet Home ***
Capitolo 17: *** 17) Premonizioni ***
Capitolo 18: *** 18) L'Ultimo Atto Della Commedia. ***
Capitolo 19: *** 19) la vita dopo la maledizione: quel che accade dopo. ***
Capitolo 20: *** 20)Il Secondo Matrimonio è Quello Giusto...Forse. ***



Capitolo 1
*** 1) La ragazza del bar ***



'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere dei componenti Tokio Hotel, nè offendere il gruppo o i suoi componenti singoli in alcun modo'

1)LA RAGAZZA DEL BAR.

 

 

Era un sabato sera qualunque, solita gente, soliti stronzi pieni di soldi, soliti fighetti arroganti e solito lavoro noioso.

Era la ragazza  del bar, la cameriera eccentrica che dispensava sorrisi e bevande, con i suoi vent’anni e i suoi capelli tinti di un viola acceso.

Tutti la guardavano, ma nessuno la conosceva mai veramente, un po’ come in quella canzone dei Tre allegri Ragazzi  Morti, nessuno vedeva che la cameriera era sommersa di problemi, tutti vedevano solo ciò che lei lasciava trapelare.

L’ultimo cliente era uscito e lei aveva iniziato a pulire il bancone dopo che il titolare si era portato via l’incasso, fischiettando per l’appunto quella canzone.

Era dannatamente veritiera.

“Sarà che lavori troppo….”

Le sedie vennero messe una a una sui tavoli.

“E che sorridi a tutti…

Andò a prendere lo spazzettone e iniziò a pulire.

“non ti ho mai vista cosi'
stanca e cosi' lo-go-ra”

Sottolineò con acredine l’ultima parola, era perfetta per descrivere il suo stato, se solo avesse potuto sarebbe fuggita seduta stante in Giamaica.

sara' che sei da troppo in piedi
dietro a un banco che non sa”

Guardò il pavimento, poteva andare…

Incredibilmente nessuno aveva vomitato quella sera, quell’infame di Sid almeno una volta aveva dato un’occhiata alla sua protetta e già quello era da considerarsi miracoloso.

“che ti eri preparata
per l'universita'”

Ora rimaneva l’ultimo compito, quello che detestava, portare fuori la spazzatura.

Uscire in un vicolo gelido, raggiungere un cassonetto vecchio come le piramidi( ma in sere particolarmente storte lei sospettava che quel dannato affare fosse lì già prima di loro) e sperare che nessuno sbandato decidesse  di passare di li.

Avrebbe passato un brutto quarto d’ora se l’avesse incontrata, se la cavava bene in autodifesa e nonostante le troppe Camel fumate lungo il giorno poteva essere agile se fosse stato necessario.

Chiuse i sacchetti e ne prese due per mano.

Lei era Aisha  Salias, non era la ragazza cantata da uno dei suoi gruppi preferiti, per lei non sarebbe arrivato nessun principe in bicicletta, né in triciclo né in monopattino, al massimo un barbone a supplicare per una sigaretta.

Aprì la porta che dava sul vicolo, come al solito emise un cigolio di protesta, nessuno l’aveva mai oliata.

“Mi dispiace, bella… Se non fossi così impedita ti olierei io…anche perché questi lamenti alle due di notte mi fanno uscire pazza!”

Era novembre, rabbrividì e sentì le sue mani, sempre fredde, perdere la sensibilità, così affrettò il passo e si avvicinò al rudere acchiappa rifiuti.

Stava per mettere i sacchetti a terra, quando inciampò in qualcosa che la fece finire lunga distesa.

“Cosa diavolo c’è?”

Biascicò intontita, mettendosi in ginocchio e maledicendo l’oggetto misterioso.

Rimase a bocca aperta, non era inciampata su qualcosa, ma su qualcuno, precisamente su un paio di gambe chilometriche.

Era arrivato il barbone che aveva predetto…

Un barbone(O una barbona?) con degli assurdi capelli neri, irti sulla testa come se avesse preso la scossa, due secondi prima, con dei vestiti che probabilmente valevano quanto il suo stipendio.

“I barboni si sono aggiornati…mo fammi buttare la spazzatura che non ci sto veramente più dentro questa sera…

Cautamente si tirò in piedi, non aveva riportato danni ,si liberò dei sacchetti e poi tornò verso la porta.

Si fermò a pochi centimetri con la mano già sulla maniglia.

Poteva davvero fregarsene di quell’essere?

Poteva davvero lasciarlo lì?

Con che coraggio avrebbe raccontato a Eli, che lei Aisha, mezza sarda, aveva ignorato un povero essere umano bisognoso d’aiuto, dopo tutte le tirate che aveva fatto sull’insensibilità?

No, ovviamente non poteva, così, congelando e smadonnando ritornò al cassonetto e scosse per le spalle quell’individuo, giunto a coronare una serata che avrebbe potuto definire tranquilla.

Lui sbarrò gli occhi intontito e grugnì qualcosa che non afferrò, ma fu almeno sicura che fosse un ragazzo.

“Stai bene?”

Nessuna risposta.

“Ti posso aiutare in qualche modo?”

Disse qualcosa di incomprensibile e se tornò in coma.

Rimase lì, inginocchiata come una scema, con una parte di sé che urlava di lasciarlo lì a gelare quello zotico e l’altra che le diceva che non era corretto, la sua coscienza sapeva produrre un discreto casino se ci si metteva.

Si massaggiò la testa per un’attimo e poi decise, in uno di quei rari attimi di irrazionalità totale che ogni tanto la prendevano, che se lo sarebbe portato a casa, non poteva averlo sulla coscienza!

Aisha non era tanto alta, non era nemmeno magra, ma era deboluccia, pigra fino al midollo, scappava non appena si pronunciava la parola “palestra” e così quella sera fece una fatica del diavolo a trascinare il suo poco collaborativo nuovo amico alla macchina.

“Promemoria mentale: l’altruismo non fa per te, non hai il fisico Aisha.

Se devi ammazzare qualcuno, ricordati di procurarti una carriola, casomai dovessi trasportarlo.”

Quando finalmente riuscì a metterlo in qualche modo sui sedili posteriori (ma quanto era alto?)tirò un sospiro di sollievo e decise di concedersi  una sigaretta per festeggiare.

Lanciò un occhiata alla sua macchina, una vecchia Panda e sospirò sconsolata.

L’aveva ricevuta per il suo diciottesimo compleanno da suo nonno che alla veneranda età di ottant’ anni aveva deciso di non rinnovare più la patente, in famiglia la chiamavano”l’orrore” perché era di un color mattone che tendeva oscenamente all’arancione, senza che nessuno avesse mai avuto il coraggio di dirlo al vecchio proprietario.

Finì la sigaretta, salì in macchina, dove accese al massimo il riscaldamento e infilò un cd dei Rancid nella radio, al quarto tentativo e dopo un paio di bestemmie, l’orrore partì.

Parcheggiò discretamente soddisfatta, a un semaforo aveva perfino bruciato un truzzo, persino trascinare quell’essere incosciente che era in coma là dietro fino al suo appartamento all’ultimo piano non le sembrava così impossibile….

 

Fu svegliata da un urlo bestiale e da un miagolio ancora più incazzato.

Una era Nana, la sua gatta, l’altro chi cazzo era?

Aprì gli occhi, erano le undici e mezza secondo la sveglia e lei non connetteva molto, chi altro c’era in casa considerando che aveva buttato fuori casa Alex e il suo ciarpame un mese prima?

“Chi diavolo c’è?”

Silenzio.

Cominciò a spaventarsi, afferrò un posacenere a forma di foglia di marijuana(avanzo di Alex, il suo ex coinquilino) e strisciò verso il salotto.

Era già con il posacenere alzato pronta a colpire chiunque avesse trovato, quando lo vide, il tizio della sera prima(Si era completamente dimenticata di lui) che la guardava a occhi spalancati.

Lo capiva benissimo, si era ritrovato in una casa estranea, probabilmente svegliato da Nana che diventava isterica se beccava sconosciuti in giro e ora era arrivata lei: capelli viola  alla Erinni, maglia dei Rancid, pantaloni di una tuta a di pigiama  e un assurdo portacenere alzato conto di lui.

Lo abbassò subito e arrossì.

“Non sono pazza!”

No?!

Lui inarcò un sopracciglio e cominciò un monologo in una lingua che le era sconosciuta, a lei iniziò a germogliare un mal di testa.

Doveva farlo tacere, alla prima pausa doveva riuscire a infilare una frase qualsiasi di senso compiuto.

“Do you speak english?”

“Yes!”

Alleluia! Uno spiraglio di comunicazione si era aperto e lei ne approfitto per spiegargli la situazione,prima che  si facesse strane idee.

Who are you?”

Chiese alla fine, lui la guardò come se fosse completamente demente, eppure la domanda aveva un senso…..

“I’m Bill Kaulitz.”

“AH! sei tedesco quindi?però lo parli bene l’inglese…

La guardò incredulo e vagamente divertito, poi le ripete il suo nome, irritandola immensamente e aggiunse.” Non credevo nemmeno io di parlarlo così bene…

“Ho capito come ti chiami! Non sono sorda!”

Lui si irritò a sua volta.

“sono il frontman e cantante dei Tokio Hotel.”

Lei sgranò gli occhi, confusa e anche un po’ preoccupata, a quando ne sapeva lei i Tokio Hotel erano tre e il chitarrista era anche il cantante e comunque aveva i dread, non i capelli come un porcospino.

“Sei sicuro di non avere battuto la testa?”

“EH?”

Sguardo risentito.

Ascolta…non offenderti, davvero…Hai battuto la testa contro il cassonetto?”

“NEIN!”

Lei cominciò a sudare freddo, aveva trovato un pazzo furioso....

Arretrò.

“senti, io non so come dirtelo… I tokio Hotel non hanno un frontman vero e proprio, il chitarrista è anche cantante.”

“Ti diverti a prendermi in giro?”

Cominciò a infuriarsi, come si permetteva quello?

L’aveva svegliata in un’orario antelucano per le sue abitudini, non le aveva detto uno straccio di “grazie” e ora si metteva pure a piantargli delle grane?
“NO!”

“Secondo me si. Vestiti che andiamo in un’edicola e ti dimostrerò che se c’è qualcuno che ha battuto la testa sei tu!”

“D’accordo!”

Si infilò una giacca e un paio di anfibi, lui invece era ancora lì, in mezzo al suo salotto.

“Allora?!”

MI devo camuffare…hai dei vestiti da uomo?”

“Certo! Ho un negozio di abbigliamento in camera mia!”

“Davvero?”

“NO!”

La incenerì con un’occhiata, era un maledetto isterico! Si era beccata un ingrato isterico!

Respirò profondamente.

“Vieni!”

Lo portò in camera sua e aprì l’armadio, lui era stranito.

“Ma è un casino!”

“è il mio casino. Non giudicare!”

Gli lanciò un altro paio di rimasugli di Alex, dei jeans e una felpa nera.

“Provateli, spero che saranno di tuo gradimento.

Non vedo l’ora di finire questa stronzata.”

Uscì dalla stanza a passo di marcia, Nana le domandò con lo sguardo chi fosse quel ragazzo.

“Non lo so, ma me ne libero cara…

“Parlare con i gatti è sinonimo di pazzia e di chi sono questi orribili vestiti?”

“Di colui che non si può nominare….”

“Di Lord Voldemort?”

“Certo! È il mio coinquilino….Sapessi che litigi la mattina per il  bagno…Ormai sono diventata più brava di Harry Potter a schivare gli Avada Kedavra….”

“Potresti smetterla di prendermi in giro?”

Lei si portò un dito sotto il mento come a considerare l’ipotesi poi lo guardò dritto negli occhi.

“lo farò quando tu mi avrai ringraziata.”

“E io ti ringrazierò quando la pianterai con questo scherzo idiota.”

“Non è uno scherzo! Non ho voglia di scherzare la mattina appena alzata! È così difficile da capire???”

Afferrò rabbiosa le chiavi e le sigarette e uscì di casa, lui sogghignava divertito, dandole ai nervi.

-Stai calma Aisha, calma…che il casino vero arriva adesso.”

Durante il tragitto casa-edicola lui non aveva smesso un’attimo di guardarsi in giro.

“Piantala di fare così! Non ti considera nessuno.. è sempre pieno di punkettoni qui, non sei certo più strano di loro!”

“Tu non capisci!”

“Sono arrivata a vent’anni pettinando bambole.”

Lui la guardò stranito.

“Lascia perdere…Aspettami che ci metto un’attimo.”

“No, vengo anch’io…potresti fregarmi!”

“Ma fai quello che ti pare!”

Entrò nell’edicola, il negoziante le rivolse un sorriso, lei arraffò con aria indifferente un giornale per ragazzine.

“Ciao Aisha! Perché quest’insolito acquisto?”

“Lo porto alla cugina di Sara…

“è un po’ che non vedo Alex.”

“E non lo vedrai per un bel pezzo..L’ho buttato fuori casa…

Rispose funerea.

AH…scusa.”

“Non fa niente…ciao Nico.”

Uscì insieme alla sua nuova ombra formato palo della luce.

“Alex è colui che non si può nominare?”

“Da quando capisci l’italiano?”

“Non lo capisco infatti, sono andato per intuito…

Lei respirò a fondo un’altra volta.

“Bill Kaulitz ascoltami attentamente perché io, Aisha Salias non telo ripeterò due volte, quindi memorizza.

Non voglio parlare di Alex, ne ora ne mai, quindi cancella quel nome dalla tua mente e reprimi la tua curiosità , sono affari dannatamente miei!”

“MA!”

“Niente ma… ti è arrivato il messaggio?”

Ja…

“Più forte che non ho sentito!”

“JA!”

“Bene.”

Aisha! Mi dai il giornale?”

“A casa!”

Continuarono a litigare fino alla porta di casa, solo allora lei gli allungò il giornaletto senza dire una parola.

Lui rimase in silenzio un’attimo mentre sfogliava velocemente la rivista, poi sbiancò e lanciò un acuto altissimo, che le fece tappare automaticamente le orecchie.

Iniziò a girare per la stanza, irrequieto, Nana lo incenerì con una delle sue occhiate feline di disapprovazione, lei invece rimase in silenzio visto che lui attaccò un monologo in tedesco stretto assolutamente incomprensibile.

-Cosa faccio?-

Fece per avvicinarsi, ma lui la scansò, comprensibile che non volesse averla tra i piedi, così non le rimase altro che afferrare il pacchetto di camel e uscire i terrazzo a fumare.

“L’avevo detto che il peggio arrivava dopo…e mo che faccio?

Sid un aiutino no, eh?”

L’unico rumore che le arrivò fu quello di una folata di vento che smosse le foglie degli alberi del giardino del condominio.

“Grazie tante!”

“La pianti di parlare da sola signorina!”

Un voce acida la riscosse dai suoi pensieri, si appoggiò alla ringhiera per vedere chi fosse e la vide: la stronsa, la z addolcita in una s per sottolineare la sua profonda cattiveria.

Quella vecchia era il terrore del condominio, si lamentava per qualsiasi cosa, dall’acqua che cadeva sul suo balcone quando annaffiava le sue piantine di basilico, alla televisione troppo alta, passando per l’aspetto di chiunque abitasse lì e dal rumore dei bambini che giocavano.

“Buongiorno signora Pautasso…

“Non prendermi in giro! Smettila di parlare che non sento la messa, razza di eretica miscredente e smettila di fumare che il fumo delle tue orribili sigarette mi fa appassire le petunie!”

- non è il mio fumo a farle appassire! Si suicidano per sentirti più vecchiaccia rompipalle.-

“Come sta?”

Tentativo di conversazione per placare il mal di testa ed evitare una guerra verbale.

“Male! I reumatismi non mi danno tregua e tossico sempre! È il tuo fumo che mi avvelena, ti farò cacciare dal condominio! Tu e i tuoi amici tossici! Quella pazza satanista e quel nuovo acquisto che sembra un ritardato!”

Tentativo fallito.

“morirà prima che riescano a cacciarmi via! Buona giornata, mia adorabile stronsa!”

Rientrò in casa sbattendo la porta finestra, troncando sul nascere gli strilli della donna.

Lui era sdraiato sul divano, totalmente apatico, lei scoccò un’occhiata di strisciò e fuggì vigliaccamente in camera con il cordless in mano.

-Oh meu deu! Cosa diavolo ho fatto? Tanto valeva metterle una bomba in casa a quella! E lui….vabbè…ragioniamo con calma…-

Si incastrò nello spazio sottola scrivania, folle abitudine che aveva quando aveva bisogno di pensare e compose il numero di Eli, sperando nel conforto del’amica rimasta in Sardegna.

Uno squillo.

Due squilli

-Eli dove sei?-

Tre squilli.

Quattro squilli.

Rispose.

“Pronto.”

“Ciao Eli, come va?

Sid è uno stronzo, lo licenzio! Non può trattare così le sue protette. Non dico una vita perfetta, ma cazzo, non mi schiva niente.

Niente e se dico è niente

Cristo che casino!”

“Buongiorno Aisha…sei in forma vedo…

L’amica aveva ritenuto saggio non chiedere il perché di quella tirata contro Sid Vicious, santo Sid, certa che avrebbe avuto una risposta.

“ho mandato a fare in culo la stronsa.

Mi scioglierà il basilico nel acido o impiccherà Nana, me lo sento.

È il demonio quella donna!”

“è un filino acida, in effetti…

“Un filino? Se avessi provato a sopportarla tutti i santi giorni l’avresti già investita con l’orrore.”

“poi?”

“Poi? Ho in casa un pazzo furioso che crede di essere il cantante dei Tokio Hotel, fai tu.

È spiaggiato sul divano in coma dopo che ha letto che si era sbagliato. È talmente giù che persino Nana non ci trova nessun gusto a tormentarlo…

“Prova a convincerlo ad andare all’ospedale… tu Dove sei?”

“sotto la scrivania! e dove sennò?”

Giusto…dimenticavo il pensatoio di Aisha….Hai un cric a portata di mano per tirarti fuori quando avrai messo giù?”

“Impegnati un po’ di più che forse rido…Eli sai qual è la cosa peggiore?”

“Spara, stella.”

“che vedendo come messo, io a ‘sto matto ci credo!”

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Capitolo 2
*** 2) Sara La Strega ***


Ho dimenticato di  fare una precisazione lo scorso capitolo, le frasi in corsivo fanno parte di “Il principe in bicicletta” di Tre Allegri Ragazzi Morti, ammesso che questo importi a qualcuno.

 

2)SARA LA STREGA

 

Il silenzio dall’altra parte fu eloquente, senza essere Nostradamus Aisha sapeva cosa stesse pensando Eli: che in casa aveva un pazzo furioso, ma che lei era peggio di lui a dargli corda e che per questo la sua socia la adorava.

Aisha… ma uno normale, senza turbe psichiche o problemi mentali, tu non sei in grado di raccattarlo?”

“Ho il sospetto di attirare gli scombinati come un vestito bianco attira le macchie… Forse riconoscono in me un’anima affine.”

“Tu sei unica, stella.”

Sicuro…Il mondo collasserebbe con due Aisha,  l’originale e l’anti-me.”

“Ti voglio bene, ma per favore stai attenta! Guarda come è finita con Ale…

“NON NOMINARLO!”

Sbraitò a pieni polmoni  e tentò di alzare la testa, completamente dimentica di essere sotto una scrivania, così picchiò la testa contro il ripiano.

Il cordless le sfuggi di mano.

“Zio canna! Ma sei una lesa, Aisha!”

Recuperò il telefono, Eli era vagamente preoccupata.

Aisha! Ma cosa è successo?

Ho sentito un rumore pazzesco!”

“Ho picchiato contro il piano!”

Dall’altra parte del telefono si levò una risata.

“Crudele!”

“Si ti voglio bene anch’io.”

“Ti saluto socia, che vedo di andare a cucinare qualcosa di commestibile…

“Tu che cucini? Oh meu deu! Lo vuoi ammazzare questo poveretto.”

“Ciao Eli!”

Dopo un altro quarto d’ora di cazzate, Salias riattaccò, si disincastrò in qualche modo, tra imprecazioni e grugniti e uscì dalla sua stanza.

Lui era ancora sul divano, immobile.

“Io vado a cucinare….Vuoi qualcosa?”

“Come ti pare.”

“Mi dispiace…. Davvero. Vorrei poterti aiutare.”

Nessuna risposta.

Lei sciabattò fino alla cucina, decise di fare un paio di cotolette e così radunò tutto il necessario, canticchiando una canzone dei Modena.
“Lascia la porta aperta a tutti i viaggiatori
Perchè i sentieri giusti vanno percorsi insieme”

Il suono del campanello la interruppe, chi era?

Trotterellò in salotto per andare ad aprire, non prima di avere messo una sedia davanti alla porta della cucina, Nana poteva sempre decidere di privarli del pranzo.

Era Sara, in tutto il suo nero splendore.

Capelli neri, giacca di pelle nera, gonna lunga nera, anfibi neri, la sua amica satanista secondo la definizione dalla cara Pautasso.

“Ohi Sa’! Come mai qui?”

“Silvia è dai suoi”

Tradotto dal Sarese significava :”Voglio scroccarti un pranzo.” e così si fiondò dentro senza aspettare oltre, lei scosse la testa e richiuse la porta.

Non era minimamente preparata a quello che sarebbe accaduto, non se lo sarebbe mai immaginato e lei aveva una fantasia galoppante.

Sara sgranò gli occhi e si mise a urlare frasi sconnesse  con le mani nei capelli, facendola rimanere interdetta.

“Un fantasmaaaa!!!

Un uomo senza ombra!”

Il suo ospite si alzò dal divano e cominciò a urlare a sua volta, in crucco.

Fu il turno di Aisha mettersi le mani nei capelli, mentre Nana sfrecciava inferocita sotto il divano soffiando a più non posso.

Che contorto passaggio si era persa nella mente della sua amica?

E se li avesse fatti tacere con l’ausilio del posacenere, in modo da non rendere vana la presenza di Alex nella sua vita?

Per un attimo si immaginò la paternale del poliziotto che avrebbe scoperto i cadaveri…

-Signorina Salias, l’omicidio non è legale, anche se fatto per salvaguardare la salute mentale del suo condominio.

Non sapeva che oggi era la giornata mondiale della pazzia?

È per questo che ha incontrato questo sconosciuto tra la spazzatura.

Lo sappiamo che lei ha adottato una pazza come amica, la qui presente Sara Sefarei la comunità gliene è grata, ma doveva prevedere che due pazzi incontrandosi avrebbero dato di matto e perdoni il gioco di parole.

D’altronde se avesse dovuto portare un altro gatto a Nana, non li avrebbe tenuti separati i primi tempi?-

Scosse la testa, non era più lucida nemmeno lei e finì per scoppiare istericamente a ridere, senza che quei due lo notassero.

Dei colpi furiosi si alzarono dal pavimento, la stronsa aveva reso manifesta la sua presenza, come se ce ne potesse dimenticare….

Era il momento di prendere in mano la situazione…

“VOOOOIIII!”

I due la guardarono straniti.

“TU!” indicò Sara.

“Smetti di parlare per enigmi e parla una lingua comprensibile! Italiano, Sardo, Inglese, quello che vuoi, basta che abbia un senso e soprattutto smettila di urlare, altrimenti la Pautasso ci scuoia tutti!”

“E tu!” indicò il moro.

“Tu Taci! Voglio una cazzo di spiegazione e la voglio adesso!”

I due si sedettero sul divano, guardandosi in cagnesco.

“Voglio che la tua amica mi spieghi che problema mentale ha!”

“Parla per te! Sei maledetto!”

“S A R  A.”

“Ok ok! Ti spiego!”

Deo gratias!”

“ è maledetto. Qualcuno gli ha fatto una maledizione, semplice, no?”

Si massaggiò le tempie, tentando di calmarsi, ma  poi esplose.

“COSA CAZZO SIGNIFICA CHE è MALEDETTO? PARLA CHIARO DIO CRISTO!”

“Significa che qualcuno, animato da grande rancore verso di lui per via di un torto ricevuto ha deciso di vendicarsi, cancellandolo dal mondo.

È come se non fosse mai nato.

È una maledizione zingara, Aisha.”

“Sa’…che ti sei fumata?”

“Nulla!”

La corvina si voltò verso il ragazzo e gli tradusse in tedesco quello che le aveva appena detto.

Lui sbiancò, strinse i pugni e cominciò a insultarla, Sefarei gli rispondeva con segni di scongiuro, Aisha invece chiuse gli occhi e tentò di convincersi che fosse un incubo.

La porta sbattuta la riscosse, sul divano c’era solo Sara.

“Dove è andato?”

“Ha detto che siamo delle pazze che lo prendono per il culo e che raggiungerà suo fratello e gli altri in hotel.”

Si prese la testa tra le mani gemendo, era un miracolo che non le fosse scoppiata…

Sara… ma ti rendi conto che tu gli hai annunciato di essere maledetto, come se fosse la cosa più normale del mondo?

Dobbiamo fermarlo! O sarà la fine, lo disferanno!”

“No! Non si deve aiutare i maledetti.”

“Sara Maria Eleonora Sefarei o ti alzi o ti alzo io e credimi non sarò gentile”

Strinse minacciosamente gli occhi, la sua amica sbuffò, ma alla fine si tirò in piedi.

“Per me sbagli.”

Sara…

“D’accordo Aisha!”

Afferrò le chiavi della macchina e si fiondò dabbasso ignorando palesemente la Pautasso, che sbraitava sulla soglia del suo appartamento e mulinava minacciosa un bastone.

Saltarono sull’orrore, Sara con una lentezza esasperante,Salias  tentò rabbiosamente di mettere in moto, ma la vecchia Panda non ne voleva sapere, rimase ostinatamente ferma persino dopo i canonici quattro tentativi e la consueta imprecazione.

“Te l’avevo detto!”

“SAAARAAA! MA perché FAI COSì? CHE T’HA FATTO?”

“Perché non devi immischiarti con gli affari del destino, nemmeno se sei una strega come la sottoscritta!”

“Cazzo! Proprio adesso una dissertazione filosofica mi devi tirare fuori? Mettiamola così, se il destino l’avesse voluto lasciare solo come un cane, me l’avrebbe mandato letteralmente tra i piedi? Cosa mi dici mo?”

“è un obbiezione interessante… Forse chi ha fatto la maledizione prevede che in qualche modo la si possa rompere…

“Sara L’unica cosa che si romperà sarà la mia testa! Facevo una vita tranquilla e lui ci piomba dentro tipo tornado,poi arrivi tu e gli rovesci addosso una storia assurda e lui comprensibilmente reagisce male.

Non posso lasciarlo da solo in questo stato, lo capisci?

Non me lo voglio ritrovare sulla coscienza, quindi se sai dove possa essere andato dimmelo.

Ti scongiuro.”

La sua amica annuì.

“Credo di sapere dove alloggino.”

“Bene e allora vediamo di andarci alla svelta!”

 

“Ma Sara sei sicura?”

“Giuraci! Mia cugina mi ha dato il tormento perché l' accompagnassi! Dovrebbe essere da qualche parte a presidiare insieme a quelle esaltate delle amiche sue.”

“Ma sono pazze!”

“Non ci piove!”

Erano arrivate davanti a uno degli hotel più costosi della città, un posto che loro non avrebbero potuto permettersi nemmeno nelle loro più rosee aspettative.

“Come cazzo ci entriamo???”

La domanda aveva un senso, ma Sara si limitò a sogghignare malignamente e dopo aver sollevato la gonna fece una breve corsetta verso una cameriera che stava arrivando in quel momento per iniziare il suo turno.

Aisha rabbrividì, sapeva cosa aveva in mente l’amica quando camminava in quel modo, con quella luce negli occhi, avrebbe convinto quella cameriera a farle entrare grazie al suo “fascino” dark, spaventandola a morte e causandole incubi per i prossimi quindici giorni.

La corvina iniziò a girare intorno alla poveretta, che strinse più saldamente a sé la borsetta forse temendo un borseggio e ignorando che l’unica cosa che le sarebbe stata rubata di lì a poco sarebbe stata la felicità ,poi si fermò, le appoggiò una mano sulla spalla e sussurrò qualcosa al suo orecchio.

Avrebbe pagato milioni per sapere cosa diavolo sussurrasse alle sue vittime, milioni, perché Sara non falliva mai, i malcapitati eseguivano qualsiasi suo ordine, anche quello di tagliarsi le vene seduta stante o di buttarsi da un ponte se li avesse dati.

Come volevasi dimostrare la ragazza impallidì e Sara le fece segno di raggiungerla, un problema era stato aggirato.

-Se non fosse amica mia, avrei paura di lei!-

“Sara, ma che le hai detto?”

“Fossi matta! Segreto professionale!”

Scallonisi!(*)”

“Non parlare sardo, che vuol dire?”

“Non te lo dico!”

“Dimmelo!”

“No!”

“Dai!”

“Ho detto di no!”

Mentre tenevano questo fondamentale discorso, erano passate tra la security dell’albergo, senza che nessuno fiatasse, forse per la presenza della cameriera, forse per l’aspetto di Aisha, che era praticamente la divisa della cameriera pre lavoro o per la faccia di Sefarei che diceva:”Non osate nemmeno pensare che io sia una fan di quei tre o vi uso come vittime nel mio prossimo rito satanico!”.

Arrivarono nella hall lo videro, rannicchiato a terra, con un energumeno che urlava qualcosa in tedesco a sovrastarlo.

“Cazzo! ma è proprio sfigato!”

La finezza di Sara era il suo marchio di fabbrica, ma spezzando una lancia in suo favore, si può dire che la corvina  partì subito all’attacco del cerbero, abbaiando qualcosa in tedesco.

-E quando parla il crucco, fa paura il doppio, ma ora pensiamo a quello.

non esti ancora mottu?(**)-

Si inginocchiò accanto a lui per scuoterlo, ma vide che non era svenuto, era solo completamente apatico, svuotato, come in preda a un lutto, ebbe paura.

In quel momento ebbe una paura fottuta,per lui,  per quello che gli era successo, per come aveva reagito, per il futuro, per tutto, probabilmente sbiancò, ma si fece coraggio.

-Aisha! Non svenire! Non farlo!-

Lo scosse gentilmente.

“Stai bene?”

Domanda cretina, ma al momento il suo cervello non sapeva produrre di meglio, come prevedibile ottenne il silenzio come risposta.

“Ascolta. Lo so che stai di merda, ma ti prego, dammi un segno di vita.”

Scoppiò a piangere, eccoti accontentata Salias…

Cadde nel panico.

Cosa doveva fare?

Lo scosse per farlo tornare alla realtà, lui  la guardò spaesato.

“Sono Aisha, ti ricordi di me, si?

Quella del cassonetto.”

Fece segno di si.

“Sara è molto brava con le piazzate, ma non potrà distrarlo in eterno.

Quello chiamerà la polizia e ci saranno un mucchio di casini, quindi non puoi rimanere qui,per quanto tu voglia.

Speravo che Sara avesse detto un mucchio di stronzate, ma i fatti dimostrano il contrario: non ti hanno riconosciuto

Ti prego ascoltami e andiamocene da qui.”

Lui annuì e mormorò.

“Non mi lasciare…

“E chi ti molla? Sara mi ammazzerebbe se lo facessi dopo tutto il casino che ho fatto per venire qui…

Lo aiutò ad alzarsi e lui si appoggiò a lei, come se fosse del tutto incapace di muovere un passo da solo, per fortuna non era molto  pesante.

-Ma questo mangia o si nutre d’aria?-

Si allontanarono e la viola avrebbe scommesso la foto di Sid che aveva nel portafoglio che il rasta del gruppo li stesse guardando molto attentamente, come chi cerca di riconoscere una persona, ma non ci riesce.

-E il rasta dovrebbe essere suo fratello, gemello, se non sbaglio.

Chiunque abbia fatto questa accidenti di maledizione non ha considerato questa cosa, se sia un bene o un male per Bill non lo so, solo Sara potrebbe saperlo…-

Dopo l’ultimo urlo  belluino, che lasciò interdetto il gorilla, la mora li raggiunse tranquillamente, come se fosse stata di ritorno da un giro di shopping e non da un round con un tizio largo almeno il doppio di lei.

“Un giorno mi devi spiegare come fai….”

MMMai…

“Hai una sigaretta?”

La voce remota che si introdusse nella loro conversazione le spaventò, era il ragazzo.

“Ti reggi in piedi che cerco il pacchetto?

No.. meglio sederci!”

Si diressero verso una panchina, su cui lasciò andare il moro, lui cadde come una bambola rotta, Eli docet e lei cercò ansiosamente le Camel nella borsa.

“Tieni, eccotela!”

“è una Camel…

“Quelle fumo…

Ah…non sono come quelle di mio fratello.”

Stava per dirgli:” Ma io non sono tuo fratello!” ma si trattenne, iniziò a confabulare con Sara per il pranzo.

 

Optarono per un posto che Alex avrebbe definito bettola, ma che a loro piaceva, erano certe che Nana avesse trovato il modo di entrare in cucina, nonostante le sedia e che si fosse spazzolata tutta la carne.

“Non nasconderti dietro al fatto che Nana è più intelligente di te, la verità è che non volevi infierire ulteriormente su questo poveretto con la tua cucina…

“Sara, la tua simpatia mi lascia basita. Ci vediamo stasera.”

“Non vuoi che rimanga qui?”

“Se non l’hai notato lui ha paura di te e mi piacerebbe che avesse almeno una tregua psicologica prima di cavargli qualcosa sul perché è stato maledetto.”

“La tua simpatia invece mi incita a prenderla a calci!”

“Posso ricordarti che se lo facessi la prossima volta che Silvia è dai suoi la mia cucina sarà chiusa per te?”

“E se io sfondassi la porta?”

“Ti romperei in testa quello che ne rimane…

“Lo sai che ti voglio bene, Aisha?”

“Si, te ne voglio anch’io Sara Maria Eleonora…

“Che palle! Ho perso la mia vittima odierna…

Brontolando la dark si allontanò, lasciandola da sola con il ragazzo, lei si voltò verso il sedile passeggeri.

“Siamo arrivati… Ora scendo e ti lascio uscire…

“Non potevi prenderti una macchina con quattro portiere?”

“Mio nonno mi ha regalato questo e sono fortunata ad averla!”

Scese dalla macchina, lui la seguì, ancora con un’espressione assente e non le parlò più, completamente preso dai suoi poco piacevoli pensieri.

Come previsto Nana aveva spazzolato tutta la carne, lui si buttò a peso morto sul divano.

“Non ho un posto dove andare…

“Puoi sempre rimanere qui…

“Ho qualche altra scelta?”

“Vivere come un barbone al parco?”

Silenzio.

“Ok, scusa. Ho un’altra stanza che al momento è libera, se vuoi puoi starci tu.

Parleremo dopo di dettagli più pratici…

Si alzò in piedi e l’abbracciò di slancio, la viola rischiò seriamente il soffocamento e iniziò a cambiare colore, diventando di un rosso acceso.

“Sono contenta che tu sia contento, ma ora lasciami, che mi manca l’aria.”

Lui assunse una faccia offesa.

“Oddio scusa! Cioè il fatto è che sei alto, insomma mi sovrasti…ok…. No…aaahh! Seguimi!”

Consapevole di aver rimediato una figuraccia, ma contenta di avergli strappato almeno un accenno di sorriso, gli mostrò la camera del suo ex coinquilino, lui annuì e lei gli cambiò le lenzuola, il resto era pulito , avendo fatto le pulizie il giorno prima.

“Benvenuto al manicomio.”

Lui abbassò gli occhi, lei gli appoggiò una mano sulle spalle.

“Sembra tutto terribilmente brutto, ma io e Sara ti aiuteremo a risolvere.”

Alzò un sopracciglio scettico.

“Lo so che sembra pazza e probabilmente lo è, ma fidati di lei.”

“Grazie.”

“Prego, se ti servo sono in camera mia.”

Lui annuì e lei si diresse in cucina a sistemare il casino che aveva fatto la gatta e poi in camera sua a leggere un libro per l’università, ironicamente trattava delle sedute spiritiche.

Il pomeriggio passò lentamente, al ritmo dei capitoli del libro e  delle sigarette che fumava, non era del tutto concentrata, ma quel libro andava letto.

La luce si era affievolita e aranciata quando alzò gli occhi e vide la figura titubante sullo stipite, la cosa che la colpì fu la somiglianza con pierrot, lei chiuse il volume.

“Posso entrare?”

“Certo”

Lei gli fece posto sul letto, lui si stese accanto a lei.

“Vorrei parlarti, posso?”

Certo…. Vuoi una sigaretta?”

“No. Ho pensato a quello che mi ha detto la tua amica.

Alla m-maledizione.”

Tacque un momento, sembrava smarrito, non doveva essere facile riordinare le idee in circostanze così assurde, Aisha si accese una sigaretta e guardò il fumo disperdersi.

“è stata la ragazza della lettera.”

“Cioè?”

“Qualche mese fa, tra le tante lettere che ricevo ne ho trovato una strana, che  mi ha colpito...era un lettera di sfogo, una ragazza con una storia bruttissima alle spalle e alla fine diceva che si sarebbe suicidata.

Io non le ho dato peso, non sai quante lettere assurde si ricevono… Però…

Altra pausa di silenzio, altra boccata di Aisha, forse stavano al nodo della questione.

Però… Qualche giorno dopo ho visto sul giornale che si era suicidata davvero e mi sono sentito una merda. Non avevo riconosciuto una lettera vera da un mucchio di stronzate.

Ci sono stato male, un paio di volte l’ho anche sognata, forse avrei potuto fare qualcosa…

Scoppiò di nuovo a piangere seppellendo la testa nel cuscino, lei gli passò una mano tra i capelli, ora qualcosa era più chiaro, complice il libro che stava leggendo e una conversazione sul rancore dei morti avuta con la sua strega preferita…

Senti…mi dispiace veramente….Io non so niente della vita di un personaggio famoso, ma so che ci sono delle ragazze che si inventano le stronzate più assurde pur di essere notate, tipo la cugina di Sara.

Tu non potevi saperlo, capisco che tu stia male, tutti reagiamo male quando la morte ci sfiora, ma questa volta non potevi fare nulla…

“Grazie, ma le cose non cambiano…

“Ascolta, Sara dice che questa cosa è reversibile…

Diciamo che ora hai la possibilità di rimediare a ciò che no hai fatto, di placare i tuoi sensi di colpa.

Allo stesso tempo è una punizione perché ti priva delle persone a cui vuoi bene, ma non è per sempre.

Hai capito?”

Lui alzò la testa dal cuscino, aveva gli occhi ancora velati di lacrime.

“Dici davvero?”

“Non ti offro una certezza, ti offro una speranza.”

M-me la farò bastare…Meglio di niente no?”

“Esatto.”

Si sorrisero a vicenda.

In quel momento la porta si spalancò e Sara entrò sbraitando che moriva dalla voglia di provare la cucina di Aisha per cena.

“Silvia è ancora dai suoi…

 

Fu effettivamente costretta a cucinare, Sefarei criticò quel piatto di piatta con lo zelo e la malvagità di un critico gastronomico, anche se Aisha non era una cuoca e casa sua un ristorante.

Bill rimase ancora una volta basito e le fece capire a gesti che la considerava  pazza, Salias scosse la testa sconsolata, quei due erano incompatibili.

Dopo aver lavato i piatti, Sara l’incaricò di buttare la spazzatura.

Sefarei! ti stai prendendo troppe libertà!”

“Perché ti serve una guida Salias! Non puoi vivere nella perdizione!”

Bavarycoddai(***)”

“Uffa!”

La viola afferrò il sacchetto e sbraitò a scanso di equivoci in inglese e italiano:“ Se non torno sappiate che vi ho voluto bene e punite Sara Maria Eleonora Sefarei!”

“Non lasciarmi con questa pazza!”

Bill.

“Taci schizzato! Fanculo Salias!!”

Sara.

Scese le scale fischiettando, uscì in cortile e si diresse verso i cassonetti della raccolta differenziata, quando qualcuno la chiamò.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

PRECISAZIONI :

 

(*)Che palle (Sardo)

(**)Non è ancora morto? (Sardo)

(***) Vai a farti fottere (Sardo)

 

 La canzone che canticchia Aisha è “ Una perfecta excusa dei Modena City Ramblers.

 

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Capitolo 3
*** 3) Vorrei Ma Non Posso Ricordarmi Di Te ***


URGENTE:Una ragazza di nome Elena mi ha scritto una mail tramite EFP, io non riesco a risponderle  a quel indirizzo, quindi le chiedo cortesemente di

A)  Darmi il suo nickname sul sito che la contatto io.

Oppure

B)  Di darmi un indirizzo e-mail a cui io posso risponderle.

La PREGO DI DARMI UN SEGNO DI VITA IN OGNI CASO (XD)

Comunicazione finita . enjoy the ride XD.

 

3)VORREI, MA NON POSSO, RICORDARMI DI TE.

 

Nella classifica dei dieci momenti in cui aveva rischiato l’ìnfarto, quello avrebbe potuto tranquillamente arrivare al primo posto, sentirsi chiamare da un perfetto estraneo, con un pesante accento straniero mentre, tanto per cambiare, era nei dintorni di un cassonetto, l’aveva spaventata.

Di brutto.

Strinse gli occhi per vedere meglio, la luce scarseggiava in quel dannato cortile nonostante le agguerrite proteste della Pautasso e lei non riusciva a vedere bene chi diavolo fosse l’essere che le si avvicinava sempre più.

-Chi sei, stronzo?Presentati almeno, invece di avanzare come un serial killer di un film di seconda categoria!

Precisazione Salias: la vittima prescelta sei tu!-

Afferrò saldamente i sacchi della spazzatura, pensando che erano un’arma ben poco efficace, ma senza riuscire a muoversi.

Ormai era sotto l’unica lampada che ancora funzionasse e poté vederlo in faccia, indietreggiò violentemente, rischiando di inciampare nei suoi stessi piedi.

Era il ragazzo con i rasta, il presunto gemello del barbone lassù in casa.

-OH cazzo! Cosa vuole questo?-

Incontrò un ostacolo con la schiena, era arrivata al cassonetto, la sua fuga era finita, senza nemmeno sapere perché fosse iniziata, ma la paura non era un sentimento razionale, quando arrivava bisognava darle retta punto e stop.

Lui alzò le mani in segno di resa, lei per tutta riposta mostrò minacciosa i suoi sacchetti, sentendosi una perfetta idiota, lui attaccò a parlare in tedesco, lei ovviamente non capì nulla.

Silenzio.

Un silenzio pesante che si tagliava con il coltello, lui sembrava stesse aspettando una risposta alla domanda che probabilmente le aveva rivolto prima, peccato che lei non l’avesse afferrata per niente.

Il biondo iniziò a irritarsi, Aisha depose i sacchetti e a gesti gli fece capire di aspettare un’attimo, che doveva chiamare qualcuno.

Cercò il suo povero cellulare e chiamò casa, rispose Sara, Deo Gratias.

“Sara, sono io.

Scendi alla velocità della luce!”

“No, sto tormentando questo poveretto, non puoi togliermi il divertimento!

Ti giuro! S’impressiona per tutto! Gli stavo raccontando di quando ho fatto venire le convulsioni a…

“SARAAA!!!! UNO: PIANTALA.

DUE: SCENDI SUBITO! SE TI HO DETTO DI SCENDERE, SCENDERE DEVI!

NON STO SCHERZANDOOO!”

Chiuse il display del telefono con uno scatto secco, sotto lo sguardo stralunato del rasta.

“E che cazzo, non mi considera mai nessuno! Ma tanto con te che ci parlo a fare? Non mi capisci!”

Tirò fuori una sigaretta, se la accese e iniziò a misurare il cortile a passi nervosi, dove cavolo era Sefarei?

Un quarto d’ora dopo la dark scese, allegra e pimpante, Salias la trucidò con lo sguardo.

“alla Buon’ora!”

“E questo chi è?”

“Uno che parla tedesco! “

“Ci penso io.”

Super Sara entrò in azione, mentre i nervi della viola lentamente si calmavano, era stato un giorno denso di avvenimenti, che l’aveva stravolta,un conto era leggere di avvenimenti soprannaturali tranquillamente svaccata in poltrona con una scatola di cookies a disposizione, un conto era trovarcisi in mezzo.

I due confabularono per un po’ e la indicarono un paio di volte, quanto avrebbe voluto sapere cosa si stessero dicendo…

“Allora Sara? Cosa vuole?”

“La tua considerazione sull’imperizia di chi ha eseguito questa maledizione era esatta.”

“Lieta di saperlo, se mi va male l’uni, apriamo insieme uno studio di fattucchiere?”

“Devo declinare il tuo cortese invito.”

Sara… finiti i salamelecchi, vogliamo continuare?”

“Oh giusto! Questa conversazione sta assumendo toni surreali.

Lui è qui perché vuole sapere di Bill, gli sembra di conoscerlo, ma non riesce a ricordare chi sia.”

“Cosa si fa?”

“Gli ho detto  che quando lo sapremo anche noi, mi sono inventata che ha perso la memoria, lo avviseremo.”

“si e digli che se lui si ricordasse qualcosa, noi siamo qui.”

“Non posso farlo! Non so quali possano essere le conseguenze se lui se lo dovesse ricordare a maledizione non infranta!”

“Viviamo pericolosamente! Tu diglielo! Se il fato ha fatto le cose a metà forse era perché non poteva, voleva rompere questo legame!”

Salias ho finito di catechizzarti sulla magia, stai diventando un’avversaria formidabile.”

“Sono lesa non scema!”

Si voltò verso il rasta e tradusse la richiesta della viola, lui annuì e aggiunse qualcos’altro, la corvina iniziò a imprecare.

“Cosa c’è?”

“Vuole vederlo!”

“In che stato l’hai lasciato?”

“Cioè? Che cosa pensi salias? Che l’ho violentato per caso?”

“Sei una scema Sefarei! Pensavo che se Bill dormisse e non potesse vederlo, non rischieremmo nulla , no?”

Uhm…Fila…E va bene SAlias, glielo faccio vedere, quando sono scesa gli avevo appena dato un sonnifero”

“Eh?”

“Naturale, una delle mie  tisane!”

“Oh mio dio! Quando questo se ne andrà dovrò controllare che il mio nuovo coinquilino non sia morto!”

La dark fece una smorfia,poi si voltò verso il rasta e gli fece rabbiosamente cenno di seguirla, Aisha si sbarazzò della spazzatura e li raggiunse.

 

“Ma non c’è un ascensore in questa casa?”

“No, coso. Accontentati.”

“Non mi chiamo coso! Mi chiamo Tom!”

“è uguale coso!”

Sara si accorse che lui era esasperato, sogghignò soddisfatta e  vide che anche Aisha ridacchiava, senza aver capito una parola.

“Ma lei capisce il tedesco?”

Aisha? No!

Come ci avete trovate?”

“Ho chiesto in giro, per me non è poi così tanto difficile….”

Alzò le spalle, divertita.

“Eccoci arrivati, questa è casa di Salias.”

Entrarono tutti e tre, Sara lo porto nella ex camera di Alex, Bill era già a letto, era probabilmente crollato come un sasso e il rasta rimase a lungo a guardarlo sullo stipite della porta.

 Mosse qualche passo verso il letto, poi tornò indietro e tirò una manata non tanto forte alla parete.

“Cazzo! Perché non mi ricordo chi è? Eppure…

Eppure sono così sicuro di conoscerlo….se solo me lo ricordassi.

Se solo me lo ricordassi!”

“Ora non è ancora il momento, ma a tempo debito saprai chi è.”

“Non capisco.”

“Non l’ho detto perché tu lo capisca, ma perché tu lo sappia.

Accontentati e vattene!”

“Chi cazzo sei tu? Il padre eterno?”

“Piantala di urlare, coso! SE lo svegli sarà un casino e te la vedrai con me e nessuno vuole vedersela con me.” sibilò a bassa voce.

“IO non sono Salias, ricordartelo.

Io detto le condizioni e non ammetto deroghe, se ti ho detto che te lo faremo sapere, lo faremo, lasciaci solo gli estremi per contattarti.”

Seppe di averlo intimorito quando lui tirò fuori una penna da chissà dove e rimediò un pezzo di carta su cui scrisse qualcosa.

“Ecco i tuoi estremi.”

“Bravo bambino!

Ora saluta Aisha e va a casa.”

“Stronza.”

“oh yeah!”

Salutò la viola e uscì da casa loro, Sara si sentiva vagamente in colpa, era stata unpo’ stronza con quel ragazzo.

-Un po’???- Urlò la sua coscienza.

Era stata molto stronza con quel ragazzo, ma aveva le sue buona ragioni, aveva imparato a sue spese a fidarsi delle sue sensazioni ed era sicura che, checché ne dicesse Salias, che non era ancora il momento che Tom ricordasse chi fosse Bill.

Con ogni probabilità sarebbe successo prima della rottura della maledizione, ma ora era troppo presto, se davvero avevano a che fare con il rancore di un morto, era meglio andarci cauti per la sicurezza di Bill .

I morti raramente avevano pietà se maledivano.

 

Sentì qualcuno che lo scuoteva poco delicatamente e lo chiamava, aveva un’accento diverso da quelli che conosceva, si chiese per un’attimo chi diavolo fosse, poi lo realizzò e ne ebbe conferma quando vie due occhi verdi che lo guardavano preoccupato.

Focalizzò anche una chioma di un’improbabile viola e seppe che era lei, Aisha, la ragazza del cassonetto, l’unica che al momento si preoccupava per lui.

“Cosa c’è?”

Biascicò con la bocca impastata, non ricordava di averci mai messo così tanto a svegliarsi, dopo essersi addormentato da poco.

“Cristo! Sei sveglio! Credevo che quella demente di Sefarei ti avesse ammazzato con una delle sue pozioni!”

Ecco spiegato l’arcano, dannata dark che lo trattava a pesci in faccia!

Si mise a sedere in qualche modo e accettò il bicchiere d’acqua che gli porgeva Aisha, per quanto fosse innegabilmente strana quella ragazza era l’unica su cui potesse in effetti contare.

“Dio! Ma perché mi odia tanto?”

“SE fosse così facile capirlo non si tratterebbe di Sara, quando si parla d lei finiscono sempre in ballo cose come la vita o il destino.

In ogni caso, se ti offre una “pozione” vedi di metterti vicino a un vaso e appena si volta  svuotaci dentro l’intruglio, io non ho mai capito cosa diavolo ci metta.”

“Questi consigli sono surreali.”

“Pensi che un consiglio normale possa adattarsi a Sara o a questa situazione?”

Dovette darle ragione, si guardò intorno, aveva la sensazione che fosse successo qualcosa di cui doveva essere informato, ma cosa?

Ebbe un intuizione, qualcosa gli sussurrò che Tom era stato lì e quelle due non glielo avessero fatto vedere e la rabbia prese possesso di lui.

“è stato qui..”

“Chi?”

L’espressione di Salias non lo ingannò, lo stavano prendendo in giro.

“Lo sai benissimo! Perché non me lo avete fatto vedere?”

“Perché dormivi e perché secondo Sara sarebbe stato pericoloso”

“Sempre Sara! Perché vi siete intromesse così?

Io non credo a questa cosa!”

“Puoi non crederci, ma è un dato di fatto che questa cosa esiste.

Non mi sono messa d’accordo con tutti per far finta che non esisti!”

“accidenti a te, perché vi siete messe in mezzo? Avresti dovuto lasciarmi in quel vicolo!”

“puoi ritornarci! Non mi sembra che tu sia in catene!”

Uscì dalla sua camera sbattendo la porta.

Perfetto,l’aveva fatta incazzare, la mattina dopo, sbollita la rabbia si sarebbe scusato.

 

Quella mattina uscì di casa di pessimo umore, avrebbe voluto preparagli quelle accidenti di frittelle che,stando al giornali per mocciose,  suo fratello adorava, ma dopo l’uscita della sera prima poteva arrangiarsi.

Arrivò in università macinando rabbia, non degnò Sara di uno sguardo e si fiondò in aula borbottando.

“Litigato con il crucco Salias?”

“Zitta Sefarei che devo seguire la lezione!”

Riuscì a tenerla a bada fino a che il professore smise di parlare, pi non ci fu più scampo, la dark voleva sapere i particolari.

Iniziò il racconto mentre metteva via rabbiosamente il quaderno e l’astuccio e stava ancora parlando quando arrivarono in prossimità delle scale.

Le aveva completamente rimosse, lo testimoniò il fatto che come nei suoi peggiori incubi appoggiò il piede sul vuoto e lo realizzò quando ormai era troppo tardi per evitarlo.

-Cazzo!-

Fu una caduta spettacolare che vide mezza università e lei ne era l’ infelice protagonista, aveva saggiato con ogni parte del corpo tutti gli spigoli dei gradini.

Quando finalmente si fermò, un crack le annunciò che la sua caviglia aveva dato forfait.

-Merda! Sono nelle mani di Sefarei ora! Addio mondo!-

 

Bill si era alzato tardi, ancora vagamente di pessimo umore e aveva trovato la casa deserta, l’unico essere che si era degnato di lanciargli un’occhiata era stata la gatta, della viola nessuna traccia.

Vide il biglietto e lo stava per leggere quando il telefono iniziò a suonare minaccioso, chissà perché era pronto a scommettere che fosse Sara.

“Pronto!”

“Ciao!”

Era lei.

“Senti siamo in ospedale, vienici a prendere!”

Sgranò gli occhi, in sottofondo si sentiva Salias urlare come un’indemoniata:”Allontana quella cazzo di siringa da me! non farò un fottuto prelievo! Vatteeeee!!”

“Cosa è successo?”

Salias è caduta dalle scale!”

Meraviglioso….Cos’altro sarebbe successo ancora?

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Sono di megafretta, quindi ringrazio Fragolottina per aver recensito e Ramona 37 per avere messo questa storia nei preferiti^^.

 

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Capitolo 4
*** 4)Tra Ospedali, Negozi E Deliri ***


4) TRA OSPEDALI, NEGOZI E DELIRI

 

Arrivò in ospedale maledicendo senza sosta la macchina della povera sarda, non aveva mai visto un veicolo così ostinato, testardo, umorale e complicato, ironicamente si ritrovò a pensare che aveva delle somiglianza con la sua proprietaria.

Era riuscito a farla partire dopo quattro tentativi e una bestemmia, per poi ritrovarsi a combattere contro marce riottose che non volevano sapere di entrare e  degli ammortizzatori ormai al’ultimo stadio della loro vita, poteva giurare che il San Cristoforo della medaglietta del nonno di Aisha gli stesse sorridendo maligno o peggio che lo stesse deridendo.

La parcheggiò senza tanti riguardi e corse al pronto soccorso, dove il suo peggior incubo era appoggiato allo stipite della porta, con un’espressione furiosa.

“Alla buon’ora! ti davo per morto!”

“è difficile guidare una macchina antidiluviana!”

“Povero il mio bambino viziato! Scendi sulla terra, non tutti guidano un bel macchinone di lusso.

Aisha ha quella e ringraziamo il cielo che ce l’abbia, in motorino sarebbe stata dura portarla a casa!”

“Come sta?”

Un urlo belluino rispose alla sua domanda.

“Vattene ti ho detto! Via! Sciò! Raus!!!!”

“Ma signorina Salias! È opportuno che si faccia un prelievo! NO! Metta giù la stampella o la sediamo!”

“Allora! Io ho provato a convincerla, ma non ci sente! Ora tocca a te!”

“A me?”

“E non guardarti intorno Bambi con la criniera leonina! Con te parlo!”

“E come faccio?”

“Ti vanti di avere un grande carisma? Bene! Usalo su Salias e tutti ci prostreremo ai tuoi piedi come prima che ti cancellassero!”

“Stronza!”

Entrò a grandi passi e seguendo le urla, la trovò seduta su una sedia, con una gamba ingessata e con una stampella in mano che mulinava su qualsiasi essere umano che tentava di avvicinarsi a lei, quando lo vide ebbe paura che gliela rompesse in testa.

“TU!!”

Stampella puntata contro di lui.

Io….”

“è tutta colpa tua! Crudele! Scusati almeno!”

“E perché?”

“Perché stavo parlando di te!”

“Per ieri sera? Ascolta..Avevo i nervi a pezzi. Questa è una situazione assurda! Non so come gestirla!”

“Io invece ci sguazzo in queste situazioni! In camera mia c’è appeso la laurea in gestione situazioni assurde e arginamento e risoluzione di maledizioni controverse, rilasciata a Hogwarts e firmata da Silente prima che schiattasse!”

Scoppiò a ridere, i paragoni di quella ragazza erano sempre decisamente assurdi, come se vivesse nel mondo parzialmente o in un mondo tutto suo.

Ascolta… Scusa, davvero!

Fortuna che sto a casa tua, ti ringrazio dell’aiuto…

“Ma?”

“Metti giù quella stampella e fatti fare il prelievo.”

“Ma sverrò e Sefarei mi prenderà per il culo finche muoio!”

“Se svieni ti sostengo io e a quella stregaccia non dirò nulla. Giuro!”

“Mamma che figura!”

In un’attimo era tornata quasi del tutto in sé, che razza di personalità multipla aveva?

“Già.”

“Maledetti siano i miei nervi! Non è che mi terresti la mano mentre quel segaossi mi buca?”

“Come mai una come te va fuori di testa quando deve farsi fare un prelievo e fa un casino assurdo?”

“Perché sono umana e ho le mie paure!”

Non si accorse che le avevano allacciato il laccio emostatico.

“Stringa i pugni!”

Strinse senza pensarci.

“Sto sempre male dopo. Una volta mia madre mi ha accompagnato e io dopo sono caduta come una pera cotta. Svenuta

Mi ha preso in giro  per anni, quella stronza.”

Si voltò e vide il sangue che passava dall’ago alla canula e poi alla provetta, impallidì vistosamente, lui le strinse più forte la mano e continuò a farla parlare fino a che non finì, poi lei gli  crollo graziosamente in braccio.

L’infermiere lo ringraziò e poi la fece distendere, se l’era cavata….

Una mezz’oretta più tardi lui e Sara stavano aiutando Aisha a salire in macchina.

Crucco…adesso aiutiamo Salias ad arrivare al suo appartamento,poi io e te andiamo a fare shopping, hai bisogno di roba.

Quanto hai nel portafoglio?”

“Innanzitutto io mi chiamo Bill, accidenti a te!

Ho 500 euro nel portafoglio, sono troppo pochi per fare shopping!”

“Fly down baby and sciv the sass!!”

“Cioè?”

“Vola basso cocorito! Non andiamo da Gucci o da altri succhiasangue del genere, ci facciamo una bella spesa proletaria, con vestiti economici e tutto quello che ti può servire e non si discute.

Poi dovrai trovarti anche un lavoro, rassegnati.”

Non era mai stato meno contento di andare a fare in shopping in vita sua.

 

Sara era discretamente di pessimo umore, gestire le crisi isteriche di Salias era spossante, soprattutto perché esplodevano con la violenza di un temporale e con la stessa rapidità finivano per scomparire.

Non erano dannose, non erano distruttive, ma era difficile rimanere calmi e non fare nulla che potesse avere ripercussioni anche dopo la crisi.

In fondo avrebbe dovuto ringraziare quel ragazzo imbronciato che sedeva accanto a lei, se non fosse stato per lui sarebbe stata ancora all’ospedale a pensare a come calmare Salias, ma maltrattarlo le dava troppa soddisfazione.

Parcheggiò la macchina e scese,

“Bene, ora dammi una mano a scaricare Aisha.”

“Fortuna che non capisce il tedesco.”

“Non parlare di me come un pacco, strega comanda colore!”

“Ma?”

“Come ho fatto a capire il tedesco? Non l’ho capito infatti, ma conosco te Sefarei!”

Bene…Allora ti annuncio che questo baldo cavaliere ti porterà fino all’appartamento?”

“COOSA?!”

Perfetta ed incredula sincronia italo- sardo- tedesca, quei due avevano sgranato persino gli occhi nello stesso istante.

Salias, dolcissima e stordita regina del paese delle lese come pensavi di arrivarci? Con le stampelle? Hai mai pensato che un’era geologica avrebbe potuto finire più velocemente?”

Aisha la fulminò con un’occhiata terrificante, degna del suo amato Marylin.

“E tu, caro il mio Goku anatomico pensi che ti abbia chiamato solo per le tue doti da oratore? Nein, caro! Avevo bisogno della tua scarsa forza!”

Il moro non disse nulla, fu la viola a parlare a scoppio ritardato.

“Sara Maria Eleonora, sai che sei pericolosamente vicina a essere uccisa per sfondamento del cranio tramite stampella? Non ho mai visto una come te!”

Il moro, che non aveva capito nulla, annuii per solidarietà e Sefarei sospirò.

“Ok Scusate! Bill non è che mi aiuteresti a trascinare Aisha fino a casa sua per favore?”

Il moro la ricompensò di un’ampio sorriso soddisfatto e Sara notò che aveva un sorriso semplicemente terrificante, abbagliante come quello di una pubblicità, persino Salias post crisi ne era colpita.

In ogni caso arrivarono al dannato appartamento e dopo aver messo la viola a riposo sul divano, le misero attorno i generi di prima necessità, tra cui almeno un paio di pacchetti di Camel e su sua richiesta ficcarono nel lettore un dvd con almeno tre film di Fantozzi.

“Bene Goku! Andiamo a la guerre!”

Lui grugnì qualcosa e la seguì.

Saltarono di nuovo in macchina.

“Hai una sigaretta?”

“Guarda nello sportello del vano del cruscotto, SAlias si dimentica lì i pacchetti mezzi finiti.”

Lui aprì docile e tolse una Marlboro da un pacchetto che sembrava essere lì da una vita o due, Sefarei sorrise, lui la guardò interrogativo mentre si accendeva la stizza.

“Quel pacchetto è lì da quest’estate…se l’è preso quando siamo andate in Sardegna dai suoi…

“Ma perché?”

“Perché lei fuma le Camel di Solito, ma quando le succede qualcosa di bello o insolito va subito a comprare un pacchetto di Marlboro perché è con quelle che ha iniziato a fumare, come a premiarsi..

È una stramaledetta e stracomplicata questione affettiva.”

Lui annuì poi si appiccicò al vetro come un bambino, stavano passando nella via dello shopping più sfrenato.

“Non ci possiamo fermare?”

“NO, ti è sfuggito il punto della questione! Non stiamo andando a riempire un buco del tuo mastodontico guardaroba, ma a crearne uno!

E a comprare quelle cose, tipo trucchi, salviette, shampoo etc…

Lui mise il broncio e non lo tolse fin quando non arrivarono a un centro commerciale abbastanza anonimo, solo allora un sorrisino affiorò sul suo faccino e Sara capì.

Era iniziata la vendetta di Bill Kaulitz.

La trascinò in ogni negozio, si provò qualsiasi cosa, dai capi sportivi ai completi gessati, se non fosse apparso ridicolo si sarebbe provato anche i capi da donna e da bambini, solo per irritarla e ci stava riuscendo.

Tamburellava le unghie su qualsiasi superficie, spostava continuamente il peso del corpo da un piede dall’altro e guardava speranzosa tutti quelli che si dirigevano verso l’uscita, come a implorare di essere salvata.

“Come mi sta?”

Lui sorrideva angelico e lei non sapeva far altro che mormorare senza energia:”Bene.”, mentre lui saltellava verso altri capi.

Chiuse gli occhi e le venne da piangere, era la vendetta di tutti quelli che aveva maltrattato, preso a male parole, a pesci in faccia, era l’avverarsi di tutte le loro maledizioni, era un castigo divino.

Quel tedesco era il suo personale castigo, un’essere mandato dal fato contro di lei.

Si mise una mano sugli occhi e iniziò a pregare che finisse presto, era più di quello che potesse sopportare.

 

Era adagiata sul divano con la grazia di una balena arenata su una spiaggia, la gamba ingessata era distesa e poggiava su un cuscino posto sopra il tavolo.

Aveva il telecomando in mano e disposti intorno a lei c’erano un posacenere a forma di dado, un accendino, un pacchetto di Camel, una scatola di cookies e una bottiglia di birra, ai suoi piedi si poteva ammirare la confezione da sei da cui proveniva la bottiglia.

Era in perfetto e totale relax, sullo schermo scorreva uno dei film della saga di Fantozzi, che lei adorava e Nana faceva le fusa acciambellata sulle sue gambe, eppure….

Eppure….

Era preoccupata!

Aveva lasciato che quei due uscissero insieme ben sapendo chi fosse Sara Sefarei, lei era prima di tutto un’anarchica terrorista, una che aveva sempre idee del tutto differenti dalla massa.

Ricordava benissimo come l’aveva conosciuta, erano entrambe in seconda media, erano compagne di banco ed erano entrambe isolate,Sara sembrava avere un’immotivata e invisibile barriera attorno a sé, lei invece era semplicemente la straniera, l’immigrata appena arrivata dalla  Sardegna.

Pochi banchi davanti ai loro in malinconica ultima fila si stava svolgendo un’animata discussione su chi fosse meglio sposare fra Nick Carter dei Backstreet Boys e Cesare Cremonini dei Lunapop, entrambi avevano assatanate sostenitrici e tutto rischiava da un momento all’altro di finire in rissa.

Lei aveva guardato quella strana ragazzina dai capelli rosso sangue, pallida come una bambolina e capace di metterla terribilmente in suggestione e aveva sussurrato:”Tu per chi tifi?”.

Lei non aveva risposto, si era chinata a prendere un diario rigorosamente nero e vi aveva fatto scivolare fuori una foto che ritraeva un uomo pallido e truccato che le guardava con due occhi chiarissimi.

“IO tifo per lui! Si chiama Marylin Manson, è un satanista  e io lo s p  o s e r ò.”

Aveva pronunciato’ultima parola con la sicurezza di chi è certo che un progetto si avvererà.

“E tu, Salias?”

Aveva intuito di essere a un nodo cruciale e aveva tirato fuori il  diario a sua volta, mosatrandole una foto di Bob Marley che aveva faticosamente ritagliato da un vecchio giornale.

“Ottima scelta! Ti avrei picchiato se avessi detto uno di quei due idioti!”

Questa era Sara, ora non aveva più i capelli rossi, non proclamava baldanzosa il suo prossimo matrimonio con Marylin Manson( anche se aveva avuto più di un fidanzato che lo ricordava in maniera inquietante),ma aveva mantenuto lo stesso quella capacità di incutere timore e lei le aveva affidato quel poveretto…

Sarebbe tornato sano di mente?

Ricordava benissimo cosa era successo a suo cugino Elia la prima volta che aveva portato Sara sull’isola d’estate, erano finiti in una grotta insieme e da allora lui non era più stato lo stesso.

Era diventato un povero diavolo pallido e ansioso che sobbalzava per un nonnulla, aveva paura persino della sua ombra.

Aisha era certa che quando la Rowling creò Lord Voldemort doveva avere in mente qualcuno tipo Sara e idem Toru Fujisawa quando disegnò Kanzaki.

“W gli scleri, eh SAlias?”

Mormorò più a se stessa che ad altri, Nana la guardò divertita.

“NO ascoltami, hai presente che quella me lo riporta a  pezzi?”

Nana si rimise a dormire come a dire che ormai il danno era fatto e recriminare era inutile.

“Riprendo a guardare il film, ho capito! Dannata sapienza felina!”

Poco dopo la porta si aprì e un soddisfatto Bill saltellò in camera, mentre una distrutta Sara la salutò dalla soglia e poi si ritirò stremata, Nana rincorse il ragazzo curiosa.

La birra le andò di traverso, l’ordine naturale delle cose era stato turbato, chi era quel ragazzo?

Lo sentì canticchiare qualcosa in tedesco nella ex camera di Alex, al ritmo del rumore dei sacchetti scartati e delle ante dell’armadio aperte e richiuse.

-      Ma quanto ci mette???-

Dopo una mezz’oretta buona riemerse dalla camera e si sedette accanto a lei, che bloccò il film.

“Voglio sdraiarmi…

“Non posso farmi più in là…sei schifosamente alto.

Mettici un cuscino e puoi mettere la testa dove pensi.”

Cercò di non arrossire, data la sua innata timidezza.

“Il cuscino è scomodo!”

“Ma piantala! Non siamo fidanzati e nemmeno amici di lunga data!”

“Ci sono ragazze che pagherebbero per quest’onore lo sai?”

“Non in questo universo parallelo…

Lui, abbacchiato, mise un cuscino in grembo a lei e si sdraiò.

“Allora uomo…Come hai fatto con SEfarei?”

“Segreto professionale cara mia!”

Si frugò nelle tasche della camicia nera e ne cavò un pacchetto di Marlboro.

“Le hai comprate finalmente!”

Già….”

Pausa di silenzio.

“è vero quello che ha detto Sara?”

“Cioè?”

“Che mi devo trovare un lavoro.”

“Si, per colpa di questa gamba sono in malattia e comunque anche prima che arrivassi tu cercavo un coinquilino.

Da quando lui se ne è andato faccio fatica ad arrivare a pagare l’affitto.”

“Cosa posso fare?”

Bho! Non sai nemmeno l’italiano..

L’unica cosa che mi viene in mente è che tu chieda aiuto a Sara.”

Rischiò di soffocarsi con il fumo.

“Cosa hai in mente?”

“Lei suona il piano in un locale e cerca una voce solista che canti con lei.”

“Ma è Sara! E poi devo tornare a cantare senza di loro…

“è per loro che lo stai facendo.

Prima ti adatti, prima ritorni.”

Lui rimase comunque triste e lei iniziò ad accarezzargli i capelli, come se si trattasse di Nana.

“Vuoi ridere?”

“provaci.”

“Ti sei mai chiesto perché mi chiamo Aisha?”

“In effetti è bizzarro come nome per un ‘italiana…

“Già bizzarro…ma ricordati che quello che ti dirò non deve uscire da qui.

Io avrei dovuto chiamarmi Rita, come mia nonna materna, mia madre aveva praticamente obbligato mio padre ad accettare il nome.

E quando vuole mia madre sa essere più perentoria di un dittatore.

Dunque immaginati mio padre che parte in macchina per andare all’anagrafe, conscio che se sua figlia non si chiamerà Rita lui passerà i prossimi tre mesi a dormire nella cuccia del cane.

È sobrio, nel pieno delle sue facoltà mentali, con un spada di Damocle che gli pende in testa.”

“ E come sei finita con tutt’altro nome?”

“Qui entra in gioco mio nonno, Gavino, il proprietario della Panda, che allora era da poco in pensione e non aveva nulla da fare tutto il giorno, se non fare il corvo sul terrazzo.

Intercettò mio padre e lo obbligò a fermarsi.

Lui, anima candida, scese e si ritrovò a bere una bottiglia di mirto con mio nonno, brindando alla mia salute.

La finirono tutta, capisci?

Tutta!

Quando uscì di casa non sapeva più nemmeno come si chiamasse, figurarsi come mi sarei dovuta chiamare io.

Era in delirio, allora accese la radio e iniziò a pensare, ma nulla, i suoi neuroni erano in coma etilico.

All’improvviso sentì la voce di Youssou n’Dour o di uno che ci assomigliava che sbraitava qualcosa di simile ad Aisha alla radio e decise di chiamarmi così seduta stante.

Entrò in comune come un pazzo, diede il nome e poi corse di nuovo fuori a vomitare tra i cespugli.

Quando mia madre lo venne a sapere diede letteralmente di matto e credo che attuò la minaccia, la mami è una donna di parola…

Scoppiò a ridere, lei cercò di non arrossire ancora di più, i monologhi non facevano per lei, se si accorgeva che colpiva qualcuno si imbarazzava e perdeva il filo e quella inoltre era una dannata storia di famiglia che non aveva raccontato a nessuno, escluse Eli e Sara.

“Ma voi siete matti!!”

“Taci tu! E ricordati che domani devi parlare a Sara!”

“Grazie Aisha!”

Prego…credo che questo sia il primo grazie autentico che sento da due giorni a questa parte!”

Scoppiarono entrambi a ridere.

 

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Per prima cosa devo ringraziare Jaheira per leggere questa storia assurda in anticipo e per l’aiuto che mi dà per il sardo di Aisha, in pratica mi sta dando lezioni di sardo!

Grazie socia!!

Passiamo alle recensioni:

 

fragolottina,Tutto risolto XD! Ho anche pubblicato e passato l’esame XD! Spero che questo ti piaccia ^_^.

Grazie per essere svenuta a stanarmi, sono commossa ç_ç!

Alla prossima!!

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Capitolo 5
*** 5)Nella Notte ***


 

5) NELLA NOTTE.

 

Alla fine doveva essersi addormentato senza accorgersene, stremato dall’essersi vendicato di Sara Sefarei perché si svegliò per lo squillo insistente del telefono, perché Aisha non rispondeva?

Ah, si, perché si era rotta una gamba e così toccava a lui andare….

Si alzò e sgranò gli occhi.

La sarda stava piangendo coma una fontana!

Tu-tutto bene?” azzardò timido.

“Spostati e rispondi al telefono!!”

Ma…

“Cazzo!”

Bloccò di nuovo il film.

“Te lo spiego dopo, ora tu rispondi e non ti preoccupare.”

Lui si avviò incerto verso il cordless, schiacciò un bottone e una voce iniziò a parlare in italiano, lui rimase in silenzio e ritornò verso Salias.

Lei sbuffò, afferrò il telefono ancora con le lacrime che le scorrevano sulle guance e mormorò qualcosa, poi iniziò ad alterarsi e schiacciò con forza il pulsante di fine chiamata.

“Cosa è successo?”

“Sta per succedere una catastrofe!”

“Oh gott!”

“Mi ha chiamato la coinquilina di Sefarei, ha detto che è appena partita per venire da noi!”

Si prese il volto tra le mani.

Aaaishaaa…

Eeeehhh….”

“Perché piangevi prima? se quella viene ad ammazzarci voglio morire con questa curiosità soddisfatta.”

“Hai mai visto “Buffy”?”

Lui rimase interdetto.

“Si, forse qualche volta….”

Lei sbuffò.

“stavo vedendo l’ultimo episodio dell’ultima serie quando quel genio di Spike si sacrifica per salvare tutti.

La sua eroica morte mi strappa sempre qualche lacrima e qualche imprecazione contro quella merda di Angel! Perché non è morto lui? Così lui faceva il fottuto martire e moriva circondato da quell’aura di eroe che ama tanto e Spike poteva rimanere con la sua buffy!

Aaah!! che uomo inutile che è Angel!”

Il suo sfogo sconclusionato lo lasciò a bocca aperta, come sempre quella ragazza l’aveva sorpreso….

“Chiudi la bocca che sennò ci entrano le mosche….e pensa che Sara giunge al grido di “Vendetta, tremenda vendetta!”!”

“Non me lo ricordare…. È lei la mia vera maledizione…

“Hai fatto una battuta!”

“E allora?”

“Allora stai un po’ meglio…

Doveva ammettere che aveva ragione, lentamente stava iniziando a non pensarci e a cercare di vivere in quella “dimensione” per vedere se poteva contrastare in qualche modo quella maledizione.

“Già forse.”

il trillo furibondo del campanello li interruppe, deglutirono, era Sara senza ombra di dubbio…

Rispose al citofono.

“pronto?”

“Sono la zia Sara, bambini!”

Arrivò troppo velocemente, in un attimo aveva già fatto irruzione nell’appartamento con un’inquietante sorriso che le andava da un orecchio all’altro.

“Amori!!! Vi cucino io la cena!”

Sbiancarono tutti e due, Aisha mollò addirittura il telecomando.

“Ti prego non farlo!”

“Ma perché scusa? Tu non puoi cucinare e lui non sa farlo!”

La viola gli scoccò un’occhiata supplice, lo stava pregando di dire che sapeva cucinare, ma lui non sapeva nemmeno da che parte prendere in mano una padella.

Iniziò a sudare e Sara a sogghignare.

“Visto salias?”

Tremarono entrambi, ma fu inutile, Sara  lo fece sedere accanto all’amica e si fiondò in cucina, la viola si strinse a lui affondandogli la testa nell’incavo delle spalle, gemendo.

“Lei non ha mai cucinato.

Mai.

Quando Silvia, la coinquilina, va dai suoi viene da me a scroccare pranzi o cene…

Dai…non può avvelenarci, vero?”

Il silenzio della ragazza fu eloquente, perché non avrebbe potuto farlo in fondo? Lei era Sara, la pazza satanista della situazione e se Bill avesse saputo che a dodici anni era convinta che avrebbe sposato Marylin Manson non avrebbe esitato a imitare Salias che non aveva smesso un attimo di lamentarsi.

SAlias…scappiamo?”

“Certo! Per me è possibile scappare come allo sfigato della classe copiare agli esami!”

“Giusto, la gamba! Ma dovevi proprio rompertela?”

“Tu non lo sai ma lanciarmi dalle scale è il mio hobby segreto!”

“ E se ti caricassi sulle spalle?”

“Vuoi finire all’ospedale?”

“Non abbiamo scampo…

Si…Senti se io morissi e tu dovessi sopravvivere non lasciare mai che mio fratello metta le mani sulla mia roba o sulla mia macchina…piuttosto brucia tutto…

“Perché?”

“Perché mio fratello è il più devastante dei rompicoglioni, io e lui non ci siamo mai sopportati….Quando sono arrivata a casa dall’ospedale ha chiesto ai miei se non potevano portarmi al canile e crescendo è peggiorato.”

“BAMBINIIII! E’ PRONTO!!!” Gorgheggiò una voce.

Era arrivato il momento del loro destino.

 

Sara fischiettò allegra le prime note di “Bella ciao”, mentre rimestava qualcosa sul piano della cucina, aveva raggiunto il suo scopo, grazie all’involontaria collaborazione della viola: terrorizzare Bill Kaulitz, nonché vendicarsi.

La dark sapeva cucinare, se la cavava discretamente bene, solo che spesso era troppo pigra per farlo e preferiva passare per un’incapace totale piuttosto che per quella da chiamare ogniqualvolta che servisse una cuoca.

In ogni gruppo c’era la sfigata che incautamente mostrava un talento qualsiasi, dal saper tagliare le torte, al fare gli origami, al  saper trattare con i bambini e appena la voce si spargeva si era fregati, così Sara optava per un discreto silenzio.

La pasta per la focaccia era pronta, ora andavano solo messe cose a piacere tipo funghi sottoaceto, prosciutto, pomodorini olive  e verdura varia.

Poi mise tutto nel forno e iniziò a preparare una torta al cioccolato per affondare definitivamente quei due miscredenti in salotto, iniziò a ridacchiare istericamente, mischiando uova e burro alla miscela già pronta della confezione che si era portata da casa.

Cinque minuti dopo era in forno anche quella, tra una ventina di minuti avrebbero mangiato e così per ingannare il tempo tirò fuori un libro dalla borsa, “i ragazzi dello zoo di Berlino”, un lettura non proprio leggera, ma che riusciva a catturarla.

Come sempre cadde in una sorta di trance, del tutto incapace di staccarsi da quella storia che finiva per farla stare male e farla immedesimare, solo il trillo del forno la riscosse.

Si asciugò le lacrime, mise via il libro e apparecchiò.

Poco dopo i due arrivarono,  si sedettero a tavola con la faccia di due condannati a morte, ma lei con fare teatrale li ignorò ed estrasse dal forno la sua focaccia salata con un sogghigno insolente stampato in faccia.

Sgranarono gli occhi insieme.

“ma l’hai fatta tu?”

“No no…Marylin! Piantala con le cazzate Ciccio e mangia! Metti su un po’ di carne o alla prossima folata di tramontana volerai via come un miraggio, come cantano i Punkreas.”

“Chi?”

Salias ti spiegherà!”

Mangiarono in silenzio la focaccia.

“Brava Sara…pensavo che ci avresti avvelenati…

“No no…io so cucinare .”

“E allora perché ti fiondi qui ogni qualvolta che silvia non c’è?”

“Perché non mi piace mangiare da sola.”

Era una bugia, lo sapeva, ma non poteva dire la verità ad Aisha altrimenti quella pazza sarebbe stata capace di partire con le stampelle per farlo secco.

Aisha le rivolse un’occhiata penetrante e sbarrò gli occhi, aveva capito, aveva capito il perché delle sue visite, veniva esclusivamente per Alex, il fottuto bastardo.

AIsha iniziò a trafiggere un’innocente pagnotta e a imprecare, forse immaginava che fosse il suo ex coinquilino e il suo ex migliore amico, nonché novello amore della sua migliore amica.

“Cosa è successo?”

Bill era sorpreso e probabilmente anche spaventato.

“Cose tra amiche. Non ti preoccupare…Anche perché ora arriva il dolce…

“ma io sono a dieta!!”

“E io sono il papa…Non dire eresie!

Salias! Piantala di pugnalare quella rosetta! Metto in tavola la torta!”

La viola alzò la testa con l’acquolina in bocca, la torta era uscita bene, persino il crucco sembrava essersi dimenticato dei suoi propositi di dieta.

Finirono per ingozzarsi senza ritegno tutti e tre, per dimenticarsi dei loro problemi, chi una maledizione, chi una gamba rotta, chi una cotta senza futuro.

Shara!”

“Non parlarmi consh la bocca piena, tipo!”

Schusa!”

Fini di masticare.

Aisha mi ha detto che suoni il pianoforte e che cerchi un cantante…

Aisha parla troppo!”

“Io canto Sefarei, non mi daresti una possibilità?”

“scaldati un po’ la voce e fammi sentire qualcosa….”

Lui corse in salotto e iniziò a fare una serie di esercizi, mentre la corvina trucidava la sarda con lo sguardo.

”Mi hai preso per un’agenzia di collocamento?”

“No. Sono stata realista!

Pensaci! non parla una parola di italiano e tu parli il tedesco e canti. Se la cosa va in porto è quasi perfetta, anche perché da quando quel essere immondo ha fatto quello che ha fatto sono con l’acqua alla gola per l’affitto.”

Lui tornò dopo un po’.

“Sono pronto.”

Iniziò a cantare “Redemption song” di Bob Marley e Sefarei rischiò di cadere dalla sedia.

Non aveva niente a che fare con la voce del defunto profeta del reggae, ma era una voce stupenda lo stesso, di sicuro era una cifra migliore del brocco megalomane che cantava con lei prima

Guardò la sua amica, era a bocca aperta, senza fiato non accennava a muoversi e ciò era un buon segno, chiunque avesse osato martoriare la sua canzone preferita nella cucina di casa sua rischiava grosso.

Quando finì di cantare rimasero in silenzio per almeno due minuti, poi Aisha si girò verso di lei.

“Se non lo prendi giuro, giuro,  che ti spacco una stampella in testa.”

Lei annuì.

“Per me può andare, domani andiamo a sentire il padrone del locale dove suoneremo.”

Siii! Come sono andato?”

“Se Salias si fosse limitata a non sclerare ti avrei detto bene, ma siccome lei mi ha minacciato se non ti avessi preso, dico da Dio.

Hai cantato la sua canzone preferita.”

Lui deglutì imbarazzato.

“Non fare quella faccia e aiuta l’inferma a deambulare e poi me a sistemare la cucina.”

Come ordinato lui aiutò una recalcitrante Aisha a tornare in salotto e poi lei a lavare i piatti.

Bene…qui è finito…

Appese l’asciugamano al gancio.

Salias! Gli antidolorifici, mi raccomando!

Domani prendo io gli appunti per te.”

“Grazie!”

Kaulitz! Tu preparati che domani dobbiamo spaccare!”

“Io ho sempre spaccato!”

“Ti conviene continuare a farlo!

Buonanotte fanciulli!”

Uscì di casa sorridendo, per la prima volta da un mese a quella parte non usciva da quel appartamento con il magone di chi ha capito che combatte una lotta inutile.

 

Erano le 3:07 minuti e non dormiva.

Aveva preso gli antidolorifici, si era stesa  a letto ma non era successo nulla, era rimasta come un’idiota a guardare il soffitto, tormentata da fitte alla dannata gamba.

Si mise le mani nei capelli, avrebbe voluto girarsi, ma la voluminosa ingessatura non glielo permetteva, se non dopo manovre titaniche.

“Cazzo Salias! ma perché la sfiga è sempre con te?

Mai con gli infami, tipo lui?

No mai, perché più sei stronzo più il maledetto destino ti para il culo…

Santi numi…dov’è la giustizia?

Perché io non posso dormire?

Perché ho fatto una figura che più brutta non si può e perché parlo da sola alle tre di notte?”

Decise di provare ad alzarsi per fumare una sigaretta in terrazza, la Pauatasso era a letto per fortuna e quindi iniziò le manovre per alzarsi sentendosi tanto un camion che compiva un trasporto eccezionale.

Era quasi in piedi quando un urlo disumano la fece ricadere sul letto, spaventandola a morte.

Era Bill, il dannato Bill che dormiva placido una camera più in là, cosa diavolo aveva?

Imprecando si rimise in piedi per andare a vedere, vagamente preoccupata, sembrava lo stessero scannando.

Zoppicò fino alla sua camera e poi sbirciò dentro, era solo un incubo, di proporzioni colossali, ma solo un incubo.

“Vado a preparargli un tisana al tiglio.”

Arrivò in cucina, reperì un pentolino e mise a scaldare l’acqua.

“E mo? ‘ndo sono le tisane?”

Con molte difficoltà riuscì a estrarle dal fondo di un armadietto e a metterne una in una tazza, subito dopo riuscì a metterci l’acqua.

Tese l’orecchio, lui si era calmato e così afferrò la tazza e si trascinò verso la sua camera.

Accese la luce,lui aprì gli occhi improvvisamente, forse disturbato.

“Ah sei tu…

“No. Il fantasma del natale passato.”

“Manca solo lui…Cosa hai in mano?”

“Una tisana per calmarti. Viso che non dormivo ti ho sentito urlare.”

“Scusa.”

“Erano i dolori della gamba a tenermi sveglia.”

Lui si mise a sedere.

“Grazie, vieni pure e siediti.

Lei ubbidì e gli porse la tazza.

“Che fottuto incubo.”

“Immagino. Ti scoccia se fumo?”

“Se mi dai due secondi, mi metto una felpa e usciamo in terrazza.  Mi manca l’aria.”

Era notevolmente agitato, notò mentre cercava l’indumento nell’armadio.

“Ti aiuto a tirarti in piedi.”

“grazie.”

La aiutò ad arrivare in terrazza, dove poté deporsi su una sedia e accendersi l’agognata sigaretta, lui fece lo stesso.

Ora c’erano due braci rosse a brillare nel buio, una statica, l’altra in movimento perpetuo.

“capisco che ti sia agitato, ma calmati e smettila di andare avanti e indietro, mi fai venire il mal di mare!”

“Ma siamo su una terrazza, non su un traghetto!”

“Dettagli!”

“Cosa mi dovevi spiegare? E perché oggi ti sei messa ad accoltellare un panino?”

Rimase un attimo in silenzio, fingendo di dare un tiro alla sigaretta, quel tipo era abile a cambiare argomento…

“E tu cosa hai sognato?”

“non cambiare argomento!”

allora…. quello che ti devo spiegare è che Sefarei ha utilizzato un pezzetto di una canzone di un gruppo punk italiano, i Punkreas.

Per il panino pugnalato c’entra Alex e se non ricordo male su di lui vige il divieto di parlarne!”

“Ne dovrai parlare prima o poi!”

“Quando lo deciderò io, non tu! Ora vuoi essere così cortese da illuminarmi sul tuo incubo?”

“C’era una ragazza che urlava disperata, gridava “aiuto”, ma io non riuscivo mai a raggiungerla e tutto si sgretolava dietro di me.

Alla fine ero da solo in mezzo alle tenebre, con questo urlo in sottofondo.”

“Sei agitato per il provino e per la maledizione.”

“non mentire! C’è qualcuno che ha bisogno del mio aiuto!”

Meu deu! Mi sembra di sentire Angel…

“PUOI ESSERE SERIA PER UN’ATTIMO?”

“NON URLARE!!!     

Ora sarò seria, quindi guardami negli occhi…

Di sicuro la fuori c’è qualcuno che ha bisogno di aiuto, del tuo aiuto, chi ti ha maledetto ha previsto anche questo, anzi lo ha decretato, ma non è urlando contro di me che risolverai qualcosa.

E nemmeno spaccandoti la testa sulla questione alle tre  di notte in compagnia di una povera invalida.

Questo sogno è….un segnale….è come se ti dicesse:”D’ora in poi dovrai fare attenzione, perché qualcosa si muoverà.”, mi segui?”

“Si. Quindi presto capirò cosa devo fare?”

“Tu non devi fare qualcosa! Non devi esserci costretto o agire solo per lo scopo di liberartene! Devi dimenticare di essere maledetto e agire in modo disinteressato!”

Si mise una mano sulla bocca, aveva parlato troppo…

“Avresti dovuto stare zitta?”

“Qualcosa del genere, non dovevo metterti in guardia. È tutto un casino in cui nemmeno io so come muovermi, anche se sono otto anni che Sefarei mi ci ha trascinato dentro.

Spero di non avere fatto danni.”

Trascinò la sedia accanto alla sua.

“Apprezzo la sincerità.”

“Grazie.”

Le appoggiò la testa sulla spalla.

“Cosa ti ha fatto Alex?”

“Ha tradito la mia fiducia e io non perdono gli infami come lui.”

“sbagliare è umano.”

“Si, ma se si sbaglia in buona fede.

Tutti facciamo cazzate credendo di fare delle cose buone o giuste almeno, lui invece ha fatto una cazzata sapendo che mi avrebbe ferita.

Questa è cattiveria.”

La voce le si incrinò sull’ultima parola, sentì le lacrime pungerle gli occhi e cercò di ricacciarle indietro, non voleva, non doveva piangere per uno così.

“Scusa.”

“Non fa niente.”

“Ci sono le stelle.”

“Quelle ci sono sempre, sono lì ferme e indifferenti a tutti i nostri problemi.”

“Bella consolazione.”

“è la verità.”

Rimasero in silenzio, mentre gli ultimi sbuffi di fumo della sigaretta di Salias si disperdevano nel cielo.

 

Era immerso in un sonno vischioso, parzialmente cosciente di doversi alzare, ma senza un briciolo di energia per poterlo fare.

Mugugnò qualcosa in risposta agli strilli della viola, per poi tornare a dormire, quando qualcosa lo morse alla mano, facendogli sbarrare gli occhi.

Nana lo guardava dal comodino e muoveva la coda.

“Cosa vuoi?

Oh cristo!!! IL PROVINOOOO!”

“Sono ore che ti chiamo!”

Sbraitò la sua coinquilina dal salotto.

“Merda!”

Cercò frenetico dei vestiti e si rintanò in bagno a restaurasi, sentì che lei trafficava faticosamente in cucina a causa della gamba rotta.

“Fa che ce la faccia a rimediarmi una colazione…

La sua preghiera fu ascoltata, riuscì a mangiare una brioche in trenta secondi netti e a trangugiare un caffè.

“Grazie! augurami buona fortuna!”

Lei sorrise e gli stampò un bacio sulla guancia.

“Distruggili!”

“SI! Ciao!

Prendo la macchina!”

“ok!”

Arrivò leggermente in ritardo e la dark non si lasciò sfuggire l’occasione per tormentarlo, ma lui era tropo agitato per ascoltarla.

“Non andare un paranoia, accidenti!

Non millanti di essere una star?”

Lui grugnì qualcosa e poi vide qualcuno che colpì il suo interesse, la ragazzina che puliva malinconicamente i tavoli.

Ebbe come l’impressione di doverla conoscere, anche se non ricordava assolutamente di aver visto i suoi capelli castani e i suoi spenti occhi scuri da qualche altra parte.

Chi era?

Perché avrebbe dovuto significare qualcosa per lui?

 

 

ANGOLO DI LAYLA.

 

Siamo al quinto e tutto va…e basta XD.

 

Fragolottina: un busto per me? Ma dai, bello XD!!!spero ti piaccia questo capitolo e sono contenta che sei dipendente da AishaXD.

Mi sa che non sei l’unica che vuole Bill, chiedi ad Aisha se te lo presta, ma io non sono responsabile di quello che potrebbe farti XD.

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Capitolo 6
*** 6)Lisa ***


6)LISA

 

Il padrone del locale arrivò con un sorriso mellifluo, era un omino piccolo e grassottello, che teneva ossessivamente alla fama della sua baracca e che la detestava.

“Buongiorno signorina Sefarei.

Chi è questo signore?”

Era quantomeno derisorio chiamare signore un ragazzo in jeans e felpa, con i capelli irti come uno istrice, truccato alla perfezione e l’uomo lo sapeva, lo testimoniava quel sopracciglio alzato  in una smorfia di beneducata perplessità e il sorrisetto di circostanza.

“è il nuovo cantante.”

“Ma mio nipote dov’è, signorina?”

-Fosse per me starebbe in un carcere della Guyana francese.-

“si è licenziato sabato sera, signor Paris, a quanto mi risulta ora dovrebbe essere  in crociera con la sua ragazza.”

-quella vecchia baldracca che lo mantiene e da come stai sudando lo sai tu come lo so io.-

“Non scherzi, signorina.”

“Sono mortalmente seria.”

“Quindi dovremmo prendere un nuovo cantante.”

-Oppure puoi teletrasportati seduta stante, cazziare quell’ idiota e ripristinare lo status quo.-

Lei annuì.

“Bene allora lei e il suo amico avete un’ora per provare, poi vi sentirò.”

L’uomo si allontanò camminando quasi sulle punte, se non avesse saputo che era reale avrebbe pensato che era la dannata caricatura malriuscita di un personaggio dei cartoni animati.

“Cosa ha detto?”

La voce di Bill tradiva una certa ansia.

“Che ci lascia un’ora per provare.”

“Cosa possiamo suonare?”

“La conosci ”My Heart Will go on””?

“Si.”

“Ecco, in un’ora dovremmo tirarla insieme poi, se gli fai una buona impressione, ci lascia il resto della mattinata per provare il repertorio, gli spiegherò che non sei italiano.”

“Farà storie?”

“Sicuramente, ma lo sistemo io.”

Lui annuì e iniziarono a provare, non prima che lui lanciasse un’occhiata alla ragazza delle pulizie che stava dando una sistemata al locale.

Lisa.

Faceva quello adesso?

Si concentrò solo sulle prove e dovette ammettere che se non lo avesse preso, non avrebbe aspettato che Salias le rompesse in testa una stampella, si sarebbe autoflagellata.

Era dannatamente bravo e se quel borioso di Paris non l’avesse preso ci avrebbe pensato lei a convincerlo, con il presupposto che la tortura era un’accettabile mezzo di persuasione.

Un’ora dopo l’omino si rifece vedere e ascoltò estasiato la loro esecuzione del capolavoro di Celine Dion, ovviamente senza darlo a vedere, ma la dark lo conosceva troppo bene per non capire che se Bill non avesse avuto quell’aspetto avrebbe potuto saltargli in braccio dalla gioia.

Ipocrita.

“Devo ammettere che è veramente bravo…

-Dì pure strepitoso, viscido!-

“lo prendo, signorina.”

Si misero d’accordo per il contratto, dopo che lei gli ebbe spiegato che lui era un ragazzo venuto in Italia per l’Erasmus e che capiva poco l’italiano.

Alla fine a Bill toccò solo firmare, Aisha avrebbe potuto essere soddisfatta.

Ora li aspettavano le prove per imparare il repertorio.

 

Bill era vagamente impaziente e se ne accorse anche Sefarei a un certo punto perché diede teatralmente una manata ai tasti, accavallò le gambe e si appoggiò una mano sotto il mento, in attesa.

“Perché ti sei fermata?”

“non lo so. Dimmelo tu?”

“IO?”

“no. Il signor Bill kaulitz. Lo conosci?”

Heem…

“Io non sono Salias….Se qualcuno è scazzato me lo deve dire perché la pazienza non è il mio dono.”

“Io non sono scazzato!”

“allora hai avuto una visione mistica! Dimmi…la madonna  è una bella donna?”

“sei impossibile!”

“Si, è il mio quarto nome.”

“Il quinto è spacca palle!”

“Prevedo un cambio di stato per te…Sulla professione…dimmi che ne dici di defunto?”

“Che è lugubre.”

“Bando alle ciance! Cosa succede?”

“Chi è quella ragazza?”

“quella che fa le pulizie qui.”

“Si, ma la conosci?”

“No e nemmeno a te dovrebbe importare! Stai provando, tieni a freno gli ormoni!

Lei avrà quindici anni al massimo, tra l’altro!”

Era certo che gli stesse mentendo , ma dall’occhiata che gli lanciò capì che non era il caso di insistere, avrebbe rischiato grosso.

Ripresero ad esercitarsi, tra imprecazioni e battibecchi, la dark era una dannata perfezionista!

“Senti, sono le 14:00. direi di finirla. Io vado a casa…

“va bene…

Il proprietario, che aveva l’arcana abilità di apparire dal nulla, li pregò di uscire dalla porta sul retro e disse che si sarebbero visti di li a due giorni.

“Stronzo.”

Sara si accese una sigaretta e si avviò verso la macchina, lui invece mandò un messaggio a Salias dicendole di farsi trovare sotto casa.

“allora ci si vede… Mi raccomando esercitati e per la pronuncia fatti aiutare dall’inferma.”

“Signorsì!”

“Non prendermi in giro!”

“Dovresti essere meno cinica…

“Il cinismo è una difesa ed è l’unica che io Salias abbiamo imparato.

Sai..la parola che trafigge più della spada.

Dovresti farne tesoro.”

“Perché avete dovuto impararla?”

“Per lo stesso motivo per cui tu hai elaborato la tua forma di difesa nella musica.

CIao

Se ne andò, lasciandolo perplesso.

“Andiamo alla macchina…” mormorò mentre si accendeva una sigaretta.

“non le caverò mai una risposta….e nemmeno da Salias credo….

Il cinismo…

Entrò nella vecchia panda, il san Cristoforo aveva ancora un’apparenza beffarda, soprattutto mentre bestemmiava per avviarla, sembrava dargli del dilettante.

“Stare con quella mi fa male, non si è mai vista una medaglietta che parla…

Mise in moto, non si era mai nemmeno di una ragazzo che veniva maledetto, doveva abituarsi all’irrazionale che aveva fatto irruzione nella sua vita.

Cercò dei cd, ne trovò uno con scritto “Modena City Ramblers a caso”(nome lungo per un gruppo, ma aveva la sensazione che le ultime due parole non c’entrassero affatto) e partì una melodia lenta di chitarra, non era male, doveva farsi spiegare da Salias il testo.

Il resto era folk in italiano, incomprensibile, e accompagnato da questi illustri sconosciuti, si ritrovò sotto il palazzo dove abitava, Salias stava litigando con la vecchia che abitava sotto di loro probabilmente per le sigarette, intuì dai gesti.

 

Aisha era di umore infernale, sulle spine per il provino di Bill, irritata per le fitte alla gamba, ingurgitava antidolorifici che le facevano lo stesso effetto di manciata di Zigulì e in procinto di eliminare fisicamente la Pautasso.

Quella vecchia sembrava considerare un segno del demonio le sigaretta che aveva in mano, la stava torchiando, urlando con la sua voce resa stridula dalla rabbia.

-Itta si no ri cittisi beccia callona-(*)

Stava pensando a come rimanere in piedi e percuoterla allo stesso tempo con una gruccia,quando Bill arrivò trafelato e delicatamente la fece spostare.

“Andatevene tu e il nuovo amichetto o è un’ amichetta?”

“Un amico.” Disse glaciale, dopo di che, sorridendo spavalda le mostrò elegantemente il medio e se Eli fosse stata presente ci avrebbe aggiunto un bel “oh Yeah!”.

Iniziò di nuovo a urlare e il ragazzo dovette trascinarla via di peso.

“Ma cosa le hai detto?”

“Lascia perdere, quella vecchia deve avere dei parenti che fanno Mussolini di cognome.

Piuttosto perché mi hai convocata?”

“Mi hanno preso!”

Stra bello!!”

“Pensavo di andare a mangiare, c’è una tavola…calda? Vicino al locale.”

“Si. Ho capito, ma non ti ci abituare….siamo…

“Poveri, lo so.”

“Essere bohemien non è bello come raccontano, vero?”

“I tuoi dove sono? Non ti aiutano?”

“Sono tornati in Sardegna due anni fa, mio padre è andato in pensione e non volevano rimanere qui, mi passano qualcosa, ma non tantissimo…

“Ah!”

“Mamma che faccia appesa! Hai appena trovato lavoro, no?”

“Giusto! Chi sono i Modena City Drambers a caso?”

Ramblers! A caso non c’entra…Sono uno dei miei gruppi preferiti!”

“Mi spieghi la prima canzone?”

“Ebano! È tropo bella!!”

Si buttò a capofitto in una spiegazione del testo  che era una rivisitazione del tema della prostituta come angelo, ripreso dalla tradizione cantautorale italiana, mentre lui era a bocca aperta.

“Pensi che potrò cantarla con Sefarei?”

“Sara non dovrebbe fare storie, ma Paris, il proprietario, potrebbe rompere.

È un’ipocrita, viscido e mellifluo.”

“non gli sto simpatico.”

“dovrai prepararti al discorsetto:”non farti i capelli a porcospino perché non sono consoni, togliti il piercing ed evita di truccarti.”

“Che palle”

“al cubo! Se la prende con chi può prendersela, a Sara non dice “bha!” perché sa che lo ridurrebbe in cenere.”

“E chi non ridurrebbe in cenere, Sara?”

“Una persona c’è stata.”

“Chi?”

Non gli rispose altrimenti avrebbe iniziato un monologo infarcito di insulti e, considerato il suo mal di testa crescente, era l’ultima cosa che voleva.

“Chi?”

Silenzio.

“Chi?”

“Colui che non si nomina.”

“Quello ha fatto più danni della tempesta.”

“Già e io non me ne sono nemmeno accorta…maledetto.

Siamo arrivati.”

Lui inchiodò e sbraitò:”Ora dove parcheggio?” nonostante ci fossero un sacco di posti liberi, quella situazione le diede un senso terribile di deja vu, anche Alex faceva sempre quelle scene quando guidava.

“In un posto a caso!”

Fu più tagliente di quello che avrebbe dovuto e anche lui se ne accorse,la viola si voltò dall’altra parte per non guardarlo in faccia, aveva imparato che se lo osservava troppo a lungo finiva per esserne ipnotizzata e parlare sempre troppo.

Aveva scelto un posto davanti al locale di Paris, quello che finiva per scegliere sempre anche lui, dov’era Sid quando si aveva bisogno di lui?

“Un giorno o l’altro saprò qualcosa di più su questo Alex?”

Fammici pensare….NO!”

Lui sbuffò e mormorò qualcosa che lei non capì, le dava ai nervi questa cosa!

-accidenti! Magari mi sta insultando e non posso ribattere!-

“Ti aiuto a scendere.”

“Si”

Rispose scocciata, cominciava ad odiare il fatto di avere perso i suoi leggendari indipendenza e distacco pervia di una dannata gamba rotta, fortuna che suo fratello era in Sardegna, altrimenti sarebbe stata una tortura sopportarlo.

Erano arrivato al marciapiede quando Aisha si fermò improvvisamente e lui con lei.

“Cosa ti prende?”

“ascolta!”

Lui tacque e sentì la melodia di un pianoforte provenire dal locale.

Ma…. Sara mi aveva detto che era andata a casa!”

“Sicuro?”

“Si, ma se vuoi entriamo a controllare.

Passiamo dalla porta del retro.”

Le indicò un vicolo e lei si rassegnò a seguirlo, sbuffando.

“Ma non è il caso!”

“Smettila! Lo so che sei curiosa anche tu!”

Non aveva tutti i torti, così finì per entrare con lui nel locale presumibilmente vuoto, si stavano avvicinando sempre più alla fonte della musica.

Fu lei a vederla per prima.

Lisa che suonava una versione struggente di “In your head” dei Cranberries e cantava, la sua voce era più roca di quanto ricordasse, ma erano passati due anni in fondo.

Lui fece per dire qualcosa, lei gli fece segno di stare zitto, poco prima che la canzone finisse gli fece capire che dovevano andarsene, lui la seguì di malavoglia.

“Vuoi dirmi chi è?”

Sbottò nel vicolo.

“Cosa ti fa credere che la conosca?”

“Tu e Sara la conoscete, ma non mi volete dire chi è e non so perché.”

“è una storia complicata, andiamo a mangiare.”

“Perché tutti questi segreti?”

“Non è il luogo per parlarne!”

“Non mi piace che mi trattiate così!”

“Uffa! Non ho detto che è un segreto di stato, solo che non mi sembra il caso di parlarne qui, con il rischio che lei ci sgami a chiacchierare su di lei.”

Lui sembrò non crederle, che avesse capito che lei non aveva voglia di parlare di lei?

Ogni volta che ci ripensava si sentiva in colpa, le sembrava di averla lasciata sola, ma se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe saputo come modificare le cose.

[“Ci hai provato Aisha, non sempre va come si vuole…

“Dovevo essere più…logica.”

“Se la caverà lo stesso a poi ora non so nemmeno dove possa essere finita.”

“Sara, non mi aiuti!”.]

Entrarono nel locale in silenzio, lui sembrava intenzionato a non rivolgerle la parola finché non gli avesse spiegato chi fosse quella ragazza.

“Allora Salias, questo posto ti sembra adatto?”

“Ma tu non molli mai?”

“NO.”

“Si chiama Lisa e ha quindici anni e dovrebbe essere a scuola in questo momento giusto per iniziare.”

“Come l’hai conosciuta?”

“Un paio di anni fa, io ero all’ultimo anno di liceo e quella demente della cugina di Sara mi aveva chiamato per delle ripetizioni in inglese. Quella ragazza ha dell’ovatta al posto del cervello!

Dicevo?

Si…che c’era anche Lisa e la cosa mi ha stupito perché quelle due erano agli antipodi, Rita, la cugina di Sa è appariscente, Lisa sembra sempre sul punto di scomparire, Rita mi disse che loro due dovevano fare una ricerca insieme.

Era ovvio che la cosa le scocciasse, ma decisi di lasciare perdere, la zia di Sara mi pagava per fare entrare qualcosa nella testa di sua figlia non per giudicarla.”

“Ho il sospetto che tu abbia fallito.”

“Non ci sarei riuscita nemmeno se avessi usato un martello pneumatico, certe ragazzine intorno ai 13 anni pensano a tutto tranne che alla scuola, invece feci amicizia con Lisa.

Finì per diventare la sua… confidente? Qualcosa del genere, lei mi parlava dei ragazzi che le piacevano e io la aiutavo con la scuola, mi stupivo che andasse così male, era intelligente, per Dio!

Triste, ma intelligente.

E poi sparì.

Di punto in bianco, senza avvisare, io mi sono preoccupata, ho persino chiesto a Rita, ma quella mi disse solo che era da un po’ che non si faceva vedere a scuola e che non gliene importava un fico secco.”

“L’hai ritrovata?”

“Un sabato sera che pioveva tantissimo io e Sara ci siamo rifugiate in una bettola di periferia e l’ho vista che serviva ai tavoli.

Sono andata a parlarle, ma lei mi ha fatto capire di andarmene e di corsa.

Io sono rimasta.

Poco dopo arrivò un tizio con la corporatura da armadio, le somigliava abbastanza da lasciare intuire che fosse il padre, iniziò a sclerare e ci buttò fuori, nonostante ci fosse il diluvio universale.

Un paio di cose mi erano chiare, il padre era uno di quegli stronzi che credevano che la scuola fosse inutile soprattutto per una ragazza e che se ne fotteva persino della scuola dell’obbligo, non doveva avere gradito l’impennata di voti della figlia.

Alcuni pensano che la cultura sia una stronzata capace solo di far ribellare la gente.

Doveva averle proibito di vedermi.

Una paio di sere dopo bussò a casa mia, fradicia come un pulcino e con un cappuccio sugli occhi che non voleva alzare, glielo strappai praticamente via io e mi accorsi che aveva un occhio nero.

Sai cosa mi disse?

Che suo padre non era cattivo, era solo fatto a modo suo.

Sclerai  di brutto, i miei si spaventarono un sacco, ma alla fine decidemmo tutti insieme che quella sera avrebbe dormito da noi.

Lei non voleva.”

“Non voleva?”

“NO. Pensava che in un certo senso suo padre avesse ragione, gli voleva bene e non voleva incasinarlo.

Mia madre riuscì a convincerla e alla fine rimase.

Alle quattro di notte un pazzo furioso iniziò a tempestare di pugni la nostra porta, lei tremava, aveva una paura del diavolo nonostante la tenessi abbracciata.

Mio fratello mi riempì di insulti, mio padre invece uscì a parlare con quello di Lisa, gli fece capire che se non fosse andato, l’avrebbe denunciato.

Lui urlò ancora un po’, ma poi se ne andò e non tornò più.

Lisa riprese ad andare a scuola, mia madre e io le parlavamo ogni giorno per farle denunciare quell’infame, ma lei non ne voleva sapere.

Eravamo riuscite a farle entrare in testa quell’idea, quando qualcuno bruciò la macchina di mio fratello.”

“Chi era stato?”

“Non l’abbiamo mai saputo, ma eravamo relativamente certi che fosse quello stronzo

In ogni caso quel pomeriggio non tornò da scuola, trovammo un biglietto nella cassetta della posta.

Era suo, ci ringraziava, si scusava per i casini e ci chiedeva di non cercarla.”

“E voi?”

“Un po’ l’abbiamo cercata, ma sembrava letteralmente svanita nel nulla.

Poi mio fratello litigò di brutto con i miei e se ne andò di casa, mio padre andò in pensione e decise di tornare in Sardegna, io avevo gli esami da preparare.

Poi il cercare un lavoro, un appartamento, scegliere l’uni, i miei che se ne andavano , mio fratello che continuava a chiedermi soldi, l’università, gli esami, Alex.

Mi sento una merda, ma non sono più riuscita  a fare niente per lei, Sefarei poi consigliava di lasciare perdere, che se avesse voluto sarebbe tornata lei il giorno che tutto sarebbe degenerato e così…

“è passata in secondo piano?”

“Qualcosa del genere…è rimasto un…rimpianto.”

Ci fu un lungo silenzio.

“Canta bene.”

“Da Dio. Se solo potessi fare qualcosa…

“Tu no, ma io forse si.”

Aisha si mise le mani nei capelli, grazie alla sua lingua lunga forse aveva appena creato un casino.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

(*)=se non stai zitta ti ammazzo vecchia stronza.

 

Grazie a

 

Fragolottina

 

Blue Soul 95

 

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Capitolo 7
*** 7)Effetto Mirto ***


7)EFFETTO MIRTO

 

Era ufficiale, era una Lesa, con la elle maiuscola, la patente e la sua foto sul dizionario accanto al lemma, come esempio esplicativo.

Ascolta….Frena!”

“Non capisco.”

“Fai finta di non capire, come tutti gli uomini fai finta di non capire l’importanza di una piccola sfumatura che cambia la prospettiva.

Credi che non veda il tuo cervello che macina idee su come “salvare” Lisa?

Qualcosa magari di esagerato?

Da eroe?

Bhe levatelo dalla testa!”

“La vuoi lasciare al suo destino?”

“Non voglio che tu…..Ti metta nei guai agendo in modo sbagliato.

Ci vuole calma in questa situazione, non bisogna forzarla e devi considerare chi diavolo è suo padre.”

“Potrei denunciarlo.”

“Potrebbe non essere l’opzione giusta! È suo padre e lei ci è affezionata in un modo malato,potrebbe odiarci se sbagliamo.”

“Uffa!”

“Non voglio pensare che tu lo stia facendo esclusivamente per la maledizione,ma se davvero vuoi aiutarla ci vuole calma, non devi fare l’esagitato.

Non ti conosce nemmeno, ci hai pensato a questo?”

“Hai ragione, potrebbe prendermi per un pazzo.”

“Hai centrato il punto.

Lei si fidava poco delle persone, quindi prima devi andarle a genio e poi forse potrai fare qualcosa.”

“Che brutta situazione!”

“Esattamente, se ci dovessimo muovere male, faremmo danno.”

“Ma ci dobbiamo muovere.”

Lei annuì.

“Si, ma tu giurami che non farai cazzate.”

“Ecco io…

“Tu cosa?”

“Niente. Lo giuro.”

“Non farmi preoccupare, sono troppo giovane per fare da mamma a qualcuno!”

“Potresti avere più fiducia in me!”

“Ma io ne ho! È per questo che ti dico di non fare cazzate, ho fiducia che nel fatto tu mi ascolterai.

In ogni caso se non mi dai retta, rischi tu, rischia Lisa e rischio io.”

“TU?”

“Io rischio già adesso, quando dovrò dire tutto a Sefarei, quella mi ammazzerà.”

Scoppiò a ridere e finì di mangiare una pizzetta ormai fredda, Salias bevve un sorso d’acqua, era riuscita a convincerlo, per fortuna, ma che rischiasse l’ira di Sara era vero.

Iniziò a torturare il tovagliolo, aveva parlato troppo, la sera prima e anche adesso, forse non era un bene per Lisa che lui si immischiasse…

-Ragiona Salias…quando questo finirà lei ci rimarrà male.-

Stava affrontando il problema in modo sbagliato, se anche ci fosse rimasta male, non poteva stare peggio di adesso, lei aveva già fallito una volta, forse Bill ci sarebbe riuscito.

-E non fare l’egoista, bella mia….

Lo sai come finirà questa storia, se finirà bene lei lo denuncerà e poi dovrà stare in una  casa famiglia, in ogni caso non lo vedrà.

Se finirà male…-

“Un penny per i tuoi pensieri.”

“Se vuoi darmi dei soldi, sgancia in euro.”

“Materialista!”

“Realista! Il costo della vita è alto, le banche vanno a gambe all’aria, le aziende chiudono e ormai non resta altro che andare a lavorare in miniera.”

Ottimismo…accidenti!”

“L’ottimismo è una fregatura.”

“Non ti capisco.”

“Non importa. Andiamo?”

Si alzarono, lui perplesso, lei leggermente malinconica, c’erano delle volte in cui il mondo perdeva all’improvviso i suoi colori e non c’era modo di farli tornare, bisognava solo aspettare.

“Vuoi una sigaretta?”

“Eh?”

“Una sigaretta…dove eri?”

“In un luogo buio e tetro…

Le allungò la sigaretta e gliel’accese senza dire niente.

“Sei strana…

“Già, me lo dicono in tanti.”

Salirono in macchina, lei si sentiva catapultata alla gloriosa età di cinque anni, quando combinava guai e doveva presentarli a sua madre facendo in modo di non guadagnarsi gli arresti domiciliari fino ai diciotto, solo che ora non era la terribile Martina Secchi(alias la mamma lombarda emigrata in Sardegna) a spaventarla, ma Sara e la posta in gioco era la sua vita.

-Poco ma sicuro, ma mi ammazza.-

“Testate al muuurooo!”

“Eh?”

“No niente, pensieri miei.”

Lui parcheggiò a qualche modo davanti al condominio, mentre stavano per entrare qualcuno gettò loro addosso un secchio d’acqua da uno dei balconi e scappò a gambe levate, lui si mise a imprecare, lei scosse la testa e decise che era un brutto presagio, anche se aveva una mezza idea di chi potesse essere la colpevole.

Bill non smise un attimo di imprecare, ovviamente nella sua lingua, il problema sembrava risiedere nella sua acconciatura ormai distrutta.

“Su su, non è tanto grave…

Lui la fulminò con un’occhiataccia e lei decise di rimanere in silenzio, il lutto degli altri, di qualsiasi cosa piangessero la perdita ( anche di un calzino usato) era un affare privato che andava rispettato.

Non appena arrivarono all’appartamento lui occupò il bagno, sempre smadonnando,lei lo richiamò all’ordine.

“Scusa non è che mi porteresti il cordless e una bottiglia di mirto?”

“Mirto?”

“è un liquore sardo, è in una bottiglia viola…mi porteresti anche un bicchiere per favore?”

Lui esegui, continuando a borbottare.

“Mamma mia! Sei peggio di una pentola di fagioli!”

“Perché mi ha preso a secchiate?”

“Perché è vecchia e stronza.”

“Non le vado a genio.”

“Io non le vado a genio, non tu…è una vecchia faida.”

“è buono il pirto?”

“Mirto! Ti renderò un sardo perfetto prima o poi.”

“è una minaccia?”

“Qualcosa del genere…se vuoi puoi assaggiarlo…

Era appena riuscita a stappare il Mirto, quello delle grandi occasioni che aveva distillato suo nonno Gavino e che doveva conservare per il giorno della laurea, ma visto che non ci sarebbe arrivata tanto valeva berselo.

“Dopo.”

“Va bene.”

Omise il piccolo dettaglio che probabilmente dopo di liquore non ne sarebbe rimasto e lo vide barricarsi in bagno, canticchiando.

Versò un po’ di liquido nel bicchiere, lo trangugiò alla russa e poi compose il numero della dark.

-Fa che non ci sia, fa che non ci sia, fa che non ci sia..-

“Pronto?”

-D’oh!-

“Ciao Aisha. Che c’è ?”

“Devo dirti una cosa….”

Le raccontò della notte prima e di quello che gli aveva detto di Lisa, dall’altra parte ci fu un grande silenzio, Sefarei stava scegliendo come ucciderla con ogni probabilità.

Aisha…io sono senza parole…

Tanto voleva dirgli che ti saresti sacrificata in un rito satanico pur di annullarla questa maledizione! avresti dovuto stare zitta! Soprattutto per Lisa!”

“Ma forse potrebbe aiutarla!”

“Palle! a quello interessa solo tornare alla sua vecchia vita!”

“Sei troppo cinica, Sara, cazzo! Per una volta pensa positivo della gente!”

“Cosa ti è servito pensare positivo su Alex?”

“Stronza.”

“Io sarò stronza, non lo nego, ma mi preoccupo per voi e comunque ora arrivo.”

Un”click” annunciò la fine della conversazione, ancora una volta Sara arrivava a tirarla fuori dai guai, ma questa volta non era certa di volerla vedere, così tracannò un bicchiere dopo l’altro di liquore, finché la bottiglia non fu vuota e lei ubriaca fradicia.

 

Sara smadonnò per tutto il percorso, imprecando contro Salias, gli automobilisti, l’onnipresente e onnipotente destino e visto che c’era contro Alex e chiunque avesse operato quella maledizione.

Negli anni duemila possibile che uno morisse così incazzato o traumatizzato da maledire? Non potevano vendere camomilla agli spiriti?

Scosse la testa, era in delirio, come quando doveva affrontare un esame e non si sentiva pronta, cioè praticamente sempre indipendentemente dal risultato che otteneva, ed era colpa di Salias, che come il coniglio di Donnie Darko una ne faceva e cento ne pensava e che quando si muoveva attirava gli dei della sfortuna.

Che facesse Fantozzi di cognome?

Che la buona sorte quando la sentisse nominare decidesse di attuare gli scioperi bianchi?

-Basta Sefarei! Siamo seri!-

Parcheggiò la sua sgangherata macchina in parte a quella della sarda e mentre si avvicinava all’atrio alzò la testa per puro caso e scorse la vecchia con un secchio d’acqua in mano.

“Non ci provi o una di queste notti la trucido!”

Salì le scale a passo di marcia, ma quando aprì la porta rimase a bocca aperta.

Il crucco sbraitava nel suo idioma sul fatto che il pirto(ma probabilmente era al mirto che si riferiva) era finito e Salias martirizzava una canzone della Famiglia Rossi.

“Dammi ragione che se no ti do una sberla!…
Quan - to? Quan - to … ho bevuto stase ra?
Quan - to? Quan - to … ho bevuto stase ra?”

-per fortuna che non capisce….

Proprio “Quanto ho bevuto stasera?” doveva scegliere?

Vabbhè c’azzecca….”

Aisha! Sanremo è tra due mesi!”

Amoreeeee!!”

Tentò di alzarsi, ma ricadde sorpresa sulla sedia.

Avrebbe voluto schiaffarsi una mano in faccia, quanto alcool si era ingurgitata?

Tutta la bottiglia probabilmente e perché, tra l’altro?

“Oh, ma che ti è preso?”

Lei per tutta risposta attaccò a cantare “Canapa” dei Punkreas e così ripassò il ciclo di coltivazione della cannabis.

Le tolse il bicchiere di mano, Aisha la guardò in cagnesco, come un’animale a cui si toglie la ciotola del cibo, per fortuna che aveva la gamba ingessata o temeva che le sarebbe saltata alla gola.

Iniziò a sudare freddo, l’ubriaca era in fase aggressiva e così alzò la mano le mani in segno di resa, la viola sembrò calmarsi.

“Cosa è successo?”

“Bevo adesso perché in cielo non c’è birra e allora approfitto.”

“Si, bhe più che altro non c’è mirto…Dai, ti aiuto ad andare a letto.”

Nuoooo!”

Fase ribelle in arrivo.

“Eh?”

“Cazzo! Non mi capisce nessuno! Tu vieni per per…rimproverarmi, sei tipo la nonna Rita che nascondeva la bacchetta dietro la schiena per picchiare la gente e poi le si vedeva lo stesso.

Ho una vita di merda, un lavoro che odio, l’università è così e la famiglia è dispersa che comprende l’ottava piaga di di Egitto e…… e Un amico fedigrafo…no fedifago….fe- fe-fe-fe quel coso lì! Hai capito no?”

“Ho capito che sei ubriaca marcia…

“Non hai capito un cazzo!”

“Ho capito che tra tutto quell’alcool che hai in corpo c’è del sangue che grida di essere salvato!”

“Piantala Sara, va tutto male!”

La corvina la osservò preoccupata.

Lui…quel bastardo mi ha fatto fessa.

Io gli raccontavo tutto e lui se la rideva alle mie spalle, lui sui miei sogni ci rideva.

Sapeva che non li avrei realizzati, lui me l’avrebbe impedito e quando’ho buttato fuori casa lui, dovevi vedere come mi guardava!

Come se fossi pazza e lui la povera vittima innocente!

Lui!

E il brutto, la parte peggiore… era che mi piaceva!”

Questo era troppo, ripromettendosi di picchiare Alex non appena l’avesse visto o di investirlo con la macchina, nessuno poteva ferire impunemente le persone a cui teneva, decise che era giunto il momento di mettere fine al teatrino di Salias.

Fulminò il tedesco con un’occhiata, sperando che non avesse capito nulla, lui indietreggiò d’istinto e poi corse ad aprire la porta della camera dalla viola.

La tirò in piedi e nonostante le proteste, la portò in camera e la fece distendere sul letto, crollò come un sasso.

Sospirando tirò giù la tapparella e fece per uscire dalla camera.

Sara…

Ohi…

“Te la ricordi la Marini?”

“La profe?”

“Quella di Geometrico….minchia! quante tavole…

Ecco, questa situazione è aberrata, come tutte le mie prospettive mal riuscite.

E cazzo erano troppe per ignorarle Sefa…

Capisci?

Corretta a livello teorico, procedimenti giusti, regole seguite, ma cannata.

Impossibile che gli occhi umani vedano con un tale scorcio.

E questa situazione è fottutamente aberrata…

Si addormentò di botto e la corvina rimase bloccata sulla soglia della stanza, colpita dalle parole di una sibilla ubriaca, perché Aisha poteva essere stralunata, distratta e persa in un suo mondo, ma a volte riusciva a tirare massime di una profondità allucinante e allucinata.

Da brivido.

“TUUU!”

Il ragazzo fece un salto.

“Allora, chiariamo un paio di cose:

Non fare soffrire Lisa e Aisha o ti maledirò anche io.

Non fare cose avventate.”

“E due. Ma….”

“Niente ma! Se ti muoverai accecato dal fine di rimuovere la maledizione sarai fottuto, verresti ulteriormente punito.”

“Cosa cazzo devo fare?”

“Ora è chiaro che è Lisa che devi aiutare, ma non farla soffrire, non se lo merita e nemmeno Salias.

Trattamela bene.”

Lui la guardò stralunato, ma lei decise di non aggiungere altro, ci avrebbe pensato lui a tirare le fila del tutto.

-Questa è situazione è aberrata e non sai quanto, socia.-

“Me ne vado”

E uscì di casa con un’uscita degna di un film.

 

Si risveglio con un cerchio alla testa, le sembrava che il suo cranio pesasse tonnellate,aveva in bocca un retrogusto di liquore e aveva voglia di piangere.

-Questa situazione è aberrata.-

L’eco di quella farse non finiva di spegnersi nella sua mente, come un sogno che non spariva al sopraggiungere del mattino, come un mantra.

Sulla stranezza di quella situazione non ci pioveva, il problema era aveva cominciato ad affezionarsi a quello , ma allo stesso tempo sapeva che non poteva durare per sempre.

Si tirò in piedi con molti sforzi, la testa le si stava spaccando, aveva bisogno di prendere qualcosa e così iniziò ad arrancare verso il bagno cercando di non fare troppo rumore.

Si sentiva un’idiota a strisciare rasente ai muri di casa sua, ma si vergognava a farsi vedere dopo la sua scenata, era sempre stato così, riconosceva di avere dei problemi mentali.

Il corridoio le sembrò incredibilmente lungo, ma finalmente approdò alle soglie del salotto e trasalì, persino il mal di testa sembrava ridimensionarsi davanti a quella visione così normale, ma così sconvolgente per lei.

Bill era stravaccato sul divano, dormicchiava davanti alla televisione come una qualsiasi persona, lo sconvolgente era Nana che gli dormiva in grembo, quella gatta si lasciava coccolare solo da lei, a volte da Sara.

[“Quella gatta mi detesta!”

“Non è vero, alex! Esageri!”

Aisha aveva ridacchiato con la gatta in braccio, lui aveva allungato una mano titubante verso la testa di Nana, la gatta l’aveva graffiato.]

Virò verso il bagno, trangugiò un Moment, leggermente in trance.

Era troppo simile a lui, ma Nana lo accettava, la sua gatta misantropa e psicotica lo accettava, era qualcosa di assurdo, come buttare del sale su una ferita.

Perché Alex era la sua ferita, quella che non lasciava vedere a  nessuno, ma che non dimenticava mai.

Tornò in camera.

Quello che aveva pensato a proposito di Lisa, valeva anche per lei, soprattutto per lei, che ancora una volta come quando andava a scuola aveva sbagliato una prospettiva, doveva ficcarsi in testa che era una situazione temporanea.

T e m p o r a n e a.

Non poteva farci film sopra, non poteva paragonarlo ad Alex, non poteva sperare che rimanesse e soprattutto niente affetto, solo una sana cortesia.

-è aberrata SAlias e fin qui ci siamo, lui non è di qui.

È fuoriposto e finirebbe solo male.-

Si tirò il cuscino sopra la testa.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

_Pulse-: sono contenta che ti piaccia^^-

In quanto a Lisa, ho  la bocca cucita….heem… abbi la pazienza di aspettare XD.

 

Fragolottina:Abbi fede, lo vedrai prima o poi Bill che canta “my heart will go on”XD.

Per Lisa, si, è la chiavi di tutto e Alex bhe si capirà più avanti…

Alla prossima XD!

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Capitolo 8
*** 8)Piccoli Passi Verso Lisa ***


8) PICCOLI PASSI VERSO LISA

 

Qualcuno la stava scuotendo delicatamente, se ne accorse nel dormiveglia, ma non aveva voglia di dare retta a nessuno, così grugnì qualcosa e si girò dall’altra parte.

Lo scocciatore non si diede per vinto, irritata aprì un occhio per vedere chi diavolo fosse e lanciò un urlo, tirandosi di scatto il lenzuolo fino al naso, sgranando anche gli occhi.

Era il suo coinquilino, del tutto ignaro che per un terribile attimo la sua faccia si fosse confusa con quella dell’infame, il quale spaventato a sua volta, aveva fatto un passo indietro.

C-cosa vuoi?”

Era patetica, si sarebbe presa a schiaffi da sola.

Heem… credo che tu dopo una sbronza….debba mangiare.”

“Hai cucinato tu?”

“Diciamo che ci ho provato….”

Ah…grazie!”

“Prego.”

Lui si allontanò e lei all’improvviso si lanciò verso di lui e gli afferrò un polso, fu il suo turno di spaventarsi.

“Cosa c’è, Aisha?”

“Quanto hai capito del mio sclero di prima?”

“Niente.”

Abbassò gli occhi, lei non mollò la presa.

“Non mentirmi! Le femmine della mia famiglia hanno un radar per le bugie, le sentono a chilometri, a mia madre non si poteva nascondere nulla e mia nonna era un agente dei servizi segreti in incognito e io ho anche i loro geni, quindi non mentire.

Ti sgamo!”

“Ma io non mento!”

“Allora fai Pinocchio di secondo nome!”

“Ok, ho capito che l’ultima parte c’entrava Alex, fai una faccia quando lo si nomina…

“E cosa ho detto di lui?”

“Non lo so.”

Altra occhiataccia.

“Mi sembra ti avere intuito che ti piacesse.”

E la bomba era esplosa senza fare rumore.

“Ok. Non trattarmi in modo diverso ora che lo sai, non farlo, io odio essere compatita!

Non ho nulla di diverso rispetto a prima…tranne qualche sbalzo di umore, ma ne ho sempre.”

“Non c’è nulla di…

“Non propinarmi stronzate psicologiche, per quelle basta Silvia, la coinquilina di Sefarei.

Lascia cadere l’argomento, non esiste, l’oblio è la migliore medicina, tutto si spegne se non lo alimenti”

“Tu non sei incazzata con lui solo perché ti ha rifiutato in qualche modo.”

“Ma perché non stai mai zitto? Perché non capisci che se uno non vuole parlare di un argomento la sua volontà va rispettata? Tu non sai nulla, quindi non venire a sputare sentenze!

Vattene!”

“Ma!”

“Fuori!”

Lui si allontanò mesto e lei si rimise a letto, ma era inquieta.

Aveva reagito come una dannata isterica, si era sfogata su di lui che non c’entrava nulla, di questo passo non avrebbe mantenuto nemmeno la cortesia, sarebbero passati direttamente alle mani.

-Brava Salias, la coerenza è il tuo forte…-

Aveva anche cucinato, doveva decisamente scusarsi, così abbandonò il suo lettuccio e veleggiò verso il salotto e visto che non c’era proseguì verso la cucina.

Era chino su un piatto di riso in bianco probabilmente scotto, era l’immagine della depressione fatta a persona.

Heem.”

La guardò male.

Io…Ecco…scusa, non avrei dovuto reagire così.”

“Non fa niente, forse ho esagerato anch’io, me l’avevi detto di non immischiarmi.”

Rimase senza parole.

“Posso sedermi?”

“Si, certo. Vuoi assaggiare la mia cucina?”

“Hai cucinato per una pazza isterica e ubriaca come me, mi sembra il minimo.”

Lui sorrise, lei si sedette, appoggiando le sue fide stampelle per terra.

“Allora?”

“Non è male…

In realtà avrebbe voluto dirgli che il riso lo mangiava solo quando era malata e che faceva schifo, ma non era il caso di infierire.

“Pace fatta?”

“Pace!”

Lo squillo del telefono interruppe il loro idillio Bill andò a rispondere e Aisha poté esibirsi, non vista, in tutte le smorfie di disgusto che il caso richiedeva.

Lui tornò poco dopo.

“Chi era?”

“Sara, dice che domani il tizio ci ha concesso di provare ancora.”

“Allora l’hai steso, quello è un maledetto stronzo.”

“Non lo so, però rivedrò Lisa.”

“E ti ricorderai quello che ti ho detto?”

“Si.”

Lui le sorrise rassicurante, ma lei, grazie al radar antibugie fu sicura che le stesse mentendo.

 

Bill il giorno dopo si alzò euforico, avrebbe aiutato Lisa, non fece nemmeno caso al fatto che Aisha si tirò più volte delle manate in faccia, borbottando qualcosa in italiano (probabilmente gli stava dando dell’idiota, ma preferì non saperlo) e che Sara sembrava divertita.

La dark ricordava un enorme gattone che aveva trovato un topolino zoppo da tormentare, suonava con un’espressione sorniona, ma doveva riconoscere che era brava.

“Pausa sigaretta, Sefarei?”

“Accordata. Vai e disperditi.”

Aveva visto con la cosa dell’occhio Lisa infilare la porta sul retro e sperò che fosse ancora nel vicolo, così corse via, sentendosi lo sguardo ironico della corvina addosso.

Che sapesse leggere nel pensiero?

In ogni caso lei era nel vicolo, con una sigaretta in bocca e lo sguardo scocciato di chi odia profondamente quello che fa, ma non può cambiare vita.

“Hai da accendere?”

Lei lo guardò stupita.

“Sei inglese?”

Gli allungò un accendino.

“No tedesco. Mi chiamo Bill”

“Ah. Io Lisa”

“Sai che non è male qui?”

Bhe, tu non ci fai le pulizie.”

Giusto…Ma sei davvero carina, lo sai?”

Ricevette un’occhiataccia e la voce della viola gli risuonò in testa:” Si, ma tu giurami che non farai cazzate.”.

Scusa Aisha.

“Che vuoi?”

“Io no, niente, da accendere.”

“L’accendino l’hai avuto, ora evapora!Siete tutti uguali!”

Buttò il mozzicone per terra con rabbia e rientrò sbattendo la porta, aveva appena collezionato una figuraccia nonché un buco nell’acqua.

Ebbe la sensazione che  se la viola fosse stata presente l’avrebbe deriso a vita, dopo la predica ovviamente.

Rientrò un po’ abbacchiato, Sefarei sogghignò.

“Fallito, caro mio?”

“Ma come hai fatto?”

“Tu hai la faccia da scemo e Lisa è talmente incazzata che se potesse urlerebbe “La raddiamo al suolo ‘sta mmminchia di casa!””

“Sento che dovrei conoscere questa cosa…

“A meno che a te piacciano i film comici italiani e in particolare quelli di Aldo, Giovanni e Giacomo non vedo come potresti…

“Uffa.”

“Riprendiamo a suonare, che il tuo italiano ha ancora qualche problema.”

Continuarono a provare fino alle 14:00, poi lui adocchiò ancora Lisa e, a suo rischio e pericolo, abbandonò una smadonnante Sara al suo destino.

“EHI!!”

“Ancora ca stai? Non dovevamo vederci più?”

“Ma io volevo scusarmi!”

“Di cosa?Sei solo un marpione!”

Mannòòòò!! Senti non ti piacerebbe suonare il piano?”

“Che ti frega? E poi il vecchio stronzo mi ammazza se lo scopre.”

“Ci parlo io!”

“Che vuoi fare tu? Non sei la pianista, lei si che ha  le palle!”

“Dai!!”

Vabbhè, che scocciatura che sei.”

Lei rientrò con lui, sempre incazzata, ma almeno  non l’aveva mandato al diavolo, fece un segno di vittoria alla corvina, che rispose mostrando il medio.

“Ora che devo fare?”

Si era seduta davanti allo sgabello e lo guardava truce.

“Suona qualcosa.”

“Chi ti dice che io sappia farlo?”

“Non lo so.”

“Ma tu si scem’”

Lei iniziò muovere le mani sullo strumento ancora irritata e scaturì la melodia di “Innocence” di Avril Lavigne, triste, malinconica e pi arrivò la sua voce più roca e profonda rispetto a quella della cantante canadese.

In un certo senso più matura e sofferente, gli dava i brividi lungo la schiena, che talento sprecato! Capiva i senso di colpa di Salias e i suoi scrupoli, adesso.

“Sei stata bravissima!”

“Ma piantala!”

“Dico davvero!”

“Si, certo! Tu hai un solo scopo, come tutti, dovresti piantarla con le moine!”

“Ma.”

“Tu cosa?”

“Niente!”

“Ecco bravo e mo vado. Ciao.”

Lasciò la stanza a grandi passi, non aveva ottenuto granché, a parte la figura dell’idiota scassa palle, ma almeno l’aveva avvicinata, sempre meglio di niente.

“Dovrai impegnarti di più.”

“Sara?!”

La dark gli era arrivata alle spalle senza che se ne accorgesse.

“Io. Vacci piano.”

“Cosa significava la frase su Salias?”

Pensaci…ci puoi arrivare senza il mio aiuto , ricordati solo una cosa: io non perdono chi fa soffrire le persone a cui tengo.”

Si grattò la testa perplesso, perché quelle ragazze parlavano sempre per enigmi?

 

Salias era quasi contenta, nonostante l’ingessatura e il suo odio risaputo per i lavori domestici era riuscita a dare una sistemata sommaria all’appartamento, ora poteva concedersi il meritato riposo.

Era quasi mezzogiorno, ma non aveva voglia di cucinare, così prese un vasetto di Nutella e una confezione gigante di grissini, oltre alle sue amate sigarette e si svaccò sul divano.

[“Sarai sempre una casalinga pessima, Salias”]

La voce della sua coscienza aveva assunto quella di Alex e lei senza nemmeno accorgersene si era ritrovata a urlare nell’appartamento vuoto:”Meglio pessime casalinghe che infami come te, bastardo!”

Nana fece capolino dalla cucina per vedere cosa fosse successo e la guardò compassionevole, come si guarda una povera demente ormai senza rimedio.

“Non dire niente! Lo so che non lo sopportavi e che me lo sono meritato.”

La gatta sembrò scuotere la testa e si eclissò di nuovo in cucina, mentre lei sospirava forte, ora litigava persino con la sua gatta, aspettandosi una risposta, era palesemente da manicomio.

“Si, Salias, sei pazza!”

Sobbalzò e strinse più forte il barattolo di Nutella, era Sara.

Sefarei?!”

“Si, sono venuta a trovarti, cara mia.”

“E dove è il mio coinquilino? L’hai ammazzato e poi hai fatto sparire il cadavere?”

“Ma quanto sei idiota? Ha detto che andava a fare la spesa…

“La spesa..ah…si si…Tu piuttosto come mai quell’aria soddisfatta?”

“Ma niente!”

Alzò un sopracciglio.

“Parliamo di te, piuttosto! Cosa ci fai qui abbarbicata ad un barattolo di Nutella?

Non me ne offri un po’?”

Prendi…

Lasciò andare il barattolo e Sara vide i grissini.

“Debosciata al massimo! Come mai?”

La Nutella è l’oppio dei popoli e io non voglio pensare.”

“Non era la religione una volta?”

“Provo più soddisfazione a strafogarmi che nello sperare tutta la vita in qualcosa che rischia di fregarmi sul più bello…Morire per poi scoprire che ti avevano rifilato un sacco di palle su angeli e demoni.”

Sara affondò un grissino nella crema.

“è buona…

Già…Tu piuttosto perché sei così contenta?”

“Perché oggi abbiamo provato…

“E?”

“C’era anche Lisa e lui ha fatto l’idiota tutto il tempo.”

“Lo sapevo che non mi avrebbe dato retta!”

“alla fine l’ha convinta a suonare qualcosa.”

“Meglio di niente.”

“Non mi dici niente di più?”

“Vuoi che ti reciti un canto della Divina Commedia?”

“No, vorrei sapere cosa si agita in quella testolina strana che ti ritrovi.”

“Non si agita nulla.”

“NO?! Nemmeno dopo la piazzata di ieri?”

“Alex è acqua passata.”

“Si, Salias e io sono Cleopatra.

Hai trovato il chiodo che scaccia il chiodo?”

“No, ma se trovassi un martello potrei usarlo per sfondarti il cranio.”

“Che palle che sei!”

Voleva bene a Sara, ma quella era una di quelle mattine in cui non aveva voglia di parlare con nessuno, voleva solo fare la muffa da qualche parte, commiserandosi per i suoi errori.

Aisha, se c’è qualcosa, dimmelo. Non ho un bell’aspetto, ma non ti ucciderò, giuro.”

“Sara non c’è nulla.”

Fu perentoria e la corvina non aggiunse altro, continuò a mangiucchiare grissini e Nutella, mentre lei si accendeva una sigaretta.

Poco dopo la porta si aprì ed entrò anche il tedesco.

“Ma qui non si mangia?”

“Mi pare che la Nutella sia definita commestibile…

“Volevo qualcosa di più sostanzioso! Pasta, carne!”

“L’erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re.”

Mormorò funerea Aisha, uscendo dal suo coma.

“L’orsetto Knut è uscito dal letargo!”

“Fottiti Sara.”

“Bon jour finesse, vado a preparare da mangiare…

La dark si alzò, aiutò il ragazzo a mettere via le borse e poi gli chiuse la porta della cucina in faccia, dicendogli che, come tutti i maschi, in cucina era peggio di un uragano allo stato brado.

“Cosa ne sa? Magari cucino bene!”

La viola gli rivolse un’occhiata eloquente dal divano.

“Si, va bhe! Sempre d’accordo, megere!”

Si sedette sul divano e guardò dubbioso il barattolo, ormai a metà.

“Non morde.”

“Ma fa ingrassare.”

“Come se per te fosse un problema…

“Acide, stamattina?”

“Vedi un po’ tu.”

“Lo prendo come un si, immagino che Sefarei ti abbia già detto tutto.”

“è andata come prevedevo, ma almeno non ti ha mandato al diavolo.”

“Va bhe. Ho capito che non è giornata.”

“Mi sa di si.”

Sara li chiamò a mangiare e la discussione venne troncata, anche se lei era sicura che lui volesse saperne di più.

 

Bill era stralunato, aveva intuito che la sua coinquilina potesse essere strana, ma non così tanto, non era più riuscito a cavarle nulla.

Chiese numi a Sara, ma lei scosse la spalle e mormorò:”Ringrazia Alex”, non lo conosceva questo tipo, ma già gli stava antipatico.

In ogni caso anche il mattino dopo aveva appuntamento con Sefarei per le prove e fortunatamente riuscì a svegliarsi in tempo, sciabattò in cucina mezzo addormentato e trovò tutto pronto.

Caffè, brioche, frittelle e biscotti e un biglietto di Aisha.

Se lo rigirò tra le mani, mezzo divertito, mezzo sorpreso, era molto da Salias fare l’asociale e poi sorprendere con un gesto carino.

Mangiò un po’ di tutto e poi corse al lavoro, discretamente soddisfatto, era in anticipo, la dark non c’era ancora, ma qualcuno stava suonando il piano, una vecchia canzone degli anni ’60.

Era Lisa, senza fare rumore si sedette a un tavolo per ascoltarla.

Era bravissima, come al solito e come al solito si rammaricò che un talento del genere venisse sprecato e nascosto sotto la corazza della ragazzina dura.

Finì, stava per alzarsi ed applaudire, quando un urlo belluino lo precedette, Paris, il proprietario si stagliava sulla soglia della porta principale, con un’espressione furiosa, come la statua della dignità oltraggiata.

“Tu! Cosa stai facendo?

Io ti licenzio!”

[“Che ti frega? E poi il vecchio stronzo mi ammazza se lo scopre.”

“Ci parlo io!”

“Che vuoi fare tu? Non sei la pianista, lei si che ha  le palle!”]

Doveva fare qualcosa, così si alzò in piedi e si fece vedere dal proprietario, che lo fulminò.

“Fermo, signor Paris.”

“Cosa vuoi?”

“Le ho detto io di suonare, non capivo una cosa.”

“Non la difenda!”

“Non la difendo! Le dico la verità, Sara non era ancora arrivata e io avevo bisogno di qualcuno che mi desse una mano e ho chiesto a Lisa, che mi sembra se la cavi egregiamente. Non è un buon motivo per licenziarla.”

“D’accordo, per questa volta passi, ma la prossima volta….”

Mulinò minaccioso un dito e si ritirò nel suo ufficio, Lisa lo guardò stupita e mormorò un “grazie” a bassa voce, prima di scappare via come una furia.

“Bravo.”

Sara era arrivata dietro di lui.

“Sei riuscito ad avvicinarla, l’hai difesa e lei è rimasta colpita.”

“Sono contento…Suona e canta davvero bene.”

“Hai fatto pace con Salias?”

“Stamattina mi ha fatto trovare pronta la colazione…

“è una brava persona, un po’ strana, ma brava.”

“Già e oggi è proprio una bella giornata…

e sarà migliore se inizieremo a provare! Muoviti!”

Sorrise e per la prima volta si sentì davvero allegro.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Ed eccoci all’ottavo, spero vi piaccia ^_^.

Passiamo alle recensioni.

 

 _Pulse_: tutti odiano Alex anch’io che l’ho creato XD e lui non si riscatterà ahahhaha!

Bill intanto fa piccoli passi verso Lisa…Almeno ci prova.

Grazie per seguirmi.

Aloha!

 

Fragolottina:Grazie dei complimenti, dirmi che ti immagini le scene è una delle cose migliori che potessi dirmi ^_^!

Spero che questo ti piaccia.

Alla prossima!

 

 

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Capitolo 9
*** 9)Quando Sara Dice Che Andrà Tutto Bene... ***


9)QUANDO SARA DICE CHE ANDRA’ TUTTO BENE ...

 

Il giorno era arrivato senza che se ne accorgessero, era la sera della sua prima esibizione e si sentiva un filino nervoso.

“Io non sono agitato…

No! Io sono abituato a queste cose! Aaaahhhh!!”

Aveva lanciato un acuto in grado di rompere il vetro di una finestra solo perché Nana gli era passata tra le gambe, tra l’altro mentre si stava truccando, così adesso aveva una vistosa riga nera che gli attraversava una guancia.

Cominciò a imprecare, dove cavolo era lo struccante?

“SALIAAAS!!”

“EEEEHHH?!”

Quella ragazza era fine come uno scaricatore di porto, lo notò irritato, nessuno gli aveva mai risposto così svogliatamente.

“Dove cavolo è lo struccante?”

“Secondo armadietto a destra, dietro gli shampi, vicino al sapone!”

“Cazzo! Sembra di fare una caccia al tesoro!!

Tieni Nana lontana da me!

Quella gatta vuole sabotarmi!”

Sentì dei passi e dopo un po’ il cigolio della porta, la sarda era arrivata.

“Si può sapere cosa è questo casino? E se vuoi che ti risponda non parlare in tedesco!”

“Porta via la tua gatta! Mi gira attorno tipo demone!”

“Paranoico!”

“Tu non capisci…

“Io non capisco mai niente, sono lesa…Nana andiamocene che questo zotico non ci merita.”

“Tu stasera vieni?”

Cambiò repentinamente argomento.

Bhe, se per te non è un problema….”

“Io ti ordino di venire!”

“Va bene. Vuoi una camomilla?”

“NON LO SAI CHE UNA CAMOMILLA RENDE NERVOSI????”

“Vuoi un po’ di limoncello?”

“VUOI FARMI ARRIVARE UBRIACO E GUARDA COSA è SUCCESSO ALLA MIA FACCIA PER COLPA TUA!”

“Vuoi cordialmente andare affanculo o aspetti che ti ci mandi io?”

“Crudele!”

“Isterico!”

Saltellò via con l’aiuto delle stampelle e lui rimase da solo a  imprecare, perché lui non era nervoso, nossignore.

Dopo un tempo indefinito uscì dal bagno, notò che la ragazza era vagamente impaziente, aveva rimediato anche degli abiti quasi eleganti, una lunga gonna viola etnica, camicia nera e una cravatta viola.

“Dio, pensavo fossi morto la dentro!”

Zoppicò dentro e ne uscì dopo un po’ vestita e truccata.

“La cravatta non c’entra un fico secco.”

“Io avevo pensato a dei jeans e poi ho realizzato che avevo una gamba rotta, ergo me la sono dimenticata.”

“Ho capito, te la tolgo io.”

Cominciò a litigare con il nodo e si ricordò perché non le amasse particolarmente, ma alla fine la ebbe vinta e lanciò il pezzo di stoffa addosso a Nana che cominciò a morderlo, offesa.

“La mia cravatta!!!”

“Non ci pensare e Muoviti! Siamo in ritardo!”

“Santa madonna ligure!”

Fece in tempo a mettersi un solo anfibio e la giacca prima che lui la sbattesse fuori dall’appartamento innervosito.

“Ehi! La sciarpa e il cappello!”

“Non andiamo al Polo Nord! Muoviti!”

La sentì imprecare dietro di lui, ma non se ne curò molto, era in ritardo e lui detestava essere in ritardo, senza contare che probabilmente la macchina avrebbe fatto ostruzionismo(incoraggiata dalla medaglietta di san Cristoforo, che ormai era quasi un’ossessione) e che tutti i semafori della città si sarebbero messi d’accordo per essere rossi.

Lo sapeva che era paranoia, ma la presenza della dark lo inquietava, aveva i suoi buoni motivi per temerla, suo fratello non c’era e aveva il presagio della catastrofe.

Suo fratello non c’era, per la prima volta si esibiva senza suo fratello, avrebbe potuto sclerare solo per quello!

“Siamo arrivati.”

“Eh?”

“Ho detto che siamo arrivati!”

Svoltò di colpo immettendosi in un posto vuoto, rischiando che una grossa jeep lo tamponasse.

“Dannati autoblindi.”

Grugnì Aisha.

“è colpa mia.”

“Ma loro sono dannati lo stesso.”

“Hai ragione e adesso andiamo che Sara ci aspetta!”

Entrò a grandi passi nel locale, mentre lei per l’ennesima volta in quella sera sbuffava dietro di lui.

 

Sara era leggermente nervosa, aveva parecchi pensieri per la testa, il primo era far passare la morte di Alex come suicidio, il secondo era capire cosa diavolo passasse nella testa della sua amica e se c’entrasse  il maledetto che ora viveva con lei.

Iniziò ad accordare il pianoforte, mentre il ragazzo, dopo averle rivolto un cenno nervoso prese a fare una serie di esercizi.

Nella sua testa Aisha sarebbe sempre rimasta la ragazzina con i capelli castani sempre un po’ arruffati, che si guardava attorno spaesata con quegli strani occhi verdi da gatta e che viveva in un mondo suo, un po’ utopico un po’ reale in cui poteva ancora sposare Bob Marley.

Nulla sembrava colpirla, ma in realtà erano poche le cose che non captava, entrare nel suo mondo era difficile, ma se ci si riusciva era facile fare danni se ci si muoveva male, quel bastardo ne era la prova vivente.

-è a tempo determinato Sara. Lo sai tu e lo sa Salias, a giudicare dalla faccia che fa.

Rimpiange di essercisi  affezionata.-

“è venuta anche Aisha?”

“Si.”

Sciallo…Fai come alle prove e andrà bene.”

“Grazie.”

Iniziarono con “Far away” dei Nickelback, era abbastanza lenta e malinconica, poteva adattarsi bene al piano, l’aveva scelta lei come quasi tutte le canzoni e ne aveva curato gli arrangiamenti.

Era discretamente orgogliosa di questo, non aveva mai permesso a nessuno di intervenire in quel campo, ora sperava solo che quello non rovinasse i suoi sforzi.

Nel salotto di Aisha aveva pensato che fosse incredibilmente bravo, le era bastato vedere la sua amica a cui partiva un tick nervoso se qualcuno osava criticare il buon vecchio Bob andare quasi in trance, ma in quel momento pensò che fosse strabiliante.

Dopo che ebbero finito cadde per un attimo un silenzio sbigottito,il pubblico, abituato alla mediocrità del nipote di Paris, non si aspettava di sentire qualcuno che fosse capace di cantare e che fosse dannatamente bravo e ne era rimasto stupito.

La reazione d Aisha era stata solo un assaggio di quello che sarebbe successo, il pubblico applaudì rumorosamente, poteva sentire il vecchio che si sfregava le mani, aveva appena rimediato un’ottima serata e qualche cliente abituale in più.

Fu una serata splendida, Sara era felice come non le capitava da tempo, aveva ricordato cosa fosse la gioia di suonare, perché aveva iniziato e suo malgrado doveva ringraziare lui.

“Siamo andati bene.”

“la solita rompipalle! Siamo stati grandi!”

Rimase senza parole, l’aveva zittita, lei....Era incredibile!

“Io rompipalle??? Taci megalomane, nessun insulta Sara Sefarei invano!”

Le rise in faccia e lei dovette ridere a sua volta, era impossibile non farlo, anche perché le occasioni in cui era di buon umore erano poche e le voleva cogliere tutte.

“Siete stati bravissimi, Sara!”

La viola aveva zoppicato fino al palco a fine concerto, la lunga gonna viola presa a un mercatino che frusciava sul pavimento, rendendola simile a una strana dama ottocentesca senza crinoline.

“Grazie Aisha!”

Le aveva rivolto un sorriso luminoso.

“Ti vedo felice, sembra che tu abbia ritrovato qualcosa.”

“Più o meno.”

“Era da un secolo che non ti vedevo così felice dopo aver suonato, ringrazialo invece di maltrattarlo.”

“Tropo facile.”

“Sei strana! Lui dov’è?”

Bh. Starà cercando Lisa.”

“Sono stata un scema Sara, ho il sospetto di avere fatto un casino talmente grande di cui mi sfuggono persino le proporzioni….”

“Non fasciarti la testa prima di essertela rotta! Può darsi che fosse giusto così.”

“O può darsi che io cercassi solo qualcuno con cui lavarmi la coscienza e su cui scaricare tutto.”

“Piantala! Piantala di dare retta a quegli idioti di Alex e di tuo fratello! Smettila! Non risolvi nulla e tra l’altro tutti e due dovrebbero avere il buongusto di tacere!”

Aisha fece una smorfia strana.

Vabbhè, andiamo a berci qualcosa.”

Si avviarono verso il bancone chiacchierando.

 

Era uscito nel vicolo sorridendo, il concerto era stato fantastico, quasi come ai vecchi tempi.

Quasi.

Ovviamente qualcosa gli era mancato e sarebbe continuato a mancargli sempre, ma per ora poteva sopravvivere, in fondo non era tutto perduto, in fondo non era del tutto solo.

Si accese una sigaretta nel buio, quel posto faceva paura di notte, un maniaco avrebbe potuto arrivargli alle spalle e trucidarlo o nessuno se ne sarebbe accorto, rabbrividì e si guardò alle spalle.

Era tropo giovane e aveva ancora almeno una cosa da fare prima di finire a pezzi in uno squallido vicolo!

Era quasi arrivato alla fine della sua sigaretta quando qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla,facendo sobbalzare e quasi morire d’infarto.

Si girò di scatto con gli occhi spalancati per il terrore, non del tutto pronto ad affrontare chiunque ci fosse,chiedendosi quante possibilità avesse di salvarsi e concludendo che non ne aveva nessuna.

Era Lisa, che lo guardava con i suoi profondi occhi castani.

T-tu?”

“Scusa, ti ho fatto spaventare?”

“No, no!”

La risposta corretta era:” Si e tanto, cazzo!”.

“Non sei capace di fingere….Scusa ancora!”

“Come mai sei qui?Credevo che mi considerassi uno scocciatore!”

“Una specie… Volevo ringraziarti, mi hai davvero difesa con Paris, credevo che tu lo dicessi solo per…

“Solo per fare il coglione?”

“Ci hai preso, invece l’hai fatto davvero. Sono poche persone che mi hanno difeso o anche solo aiutato.”

Capì che si riferiva a Salias dal suo sguardo malinconico, forse stava ricordandosi come era finita.

“Niente amiche?”

“La gente è fottutamente finta, sempre.”

“Come mai non vuoi far sapere agli altri che suoni così bene?”

“Perché sono fatti miei e…perché non avrei futuro.”

“Chi se ne importa! Devi farlo perché ti piace e perché ti fa stare bene!”

“Parli bene tu! Tu sei fortunato! Tu stai per i cazzi tuoi, non devi rendere conto a nessuno delle tue azioni!”

Non seppe cosa dirle, lui era davvero fortunato, anche senza la band, anche senza suo fratello, aveva qualcuno in quella sarda sconclusionata che nel bene e nel male gli aveva dato un tetto sotto cui dormire e in quella dark sempre arrabbiata che gli aveva dato un lavoro.

Il silenzio calò pesantemente tra di loro, Lisa prese a tormentarsi le pellicine delle unghie.

“Scusa, io metto sempre a disagio.”

“No, tu sei sincera e io lo apprezzo.”

“Grazie!”

Gli rivolse un sorriso che illuminò  i tratti del suo viso, era davvero carina in fondo e in fondo non era che una ragazzina, nonostante le arie da dura.

Rimasero a lungo a parlare, di tutto e di niente, poi qualcosa interruppe l’incantesimo, l’illusione del contatto che credeva di avere creato, qualcosa che le fece spalancare gli occhi e glieli fece riempire di paura.

Si voltò anche lui e vide un uomo enorme davanti a lui, che lo guardava minaccioso, le mani conserte.

-Poco dopo arrivò un tizio con la corporatura da armadio, le somigliava abbastanza da lasciare intuire che fosse il padre, iniziò a sclerare e ci buttò fuori, nonostante ci fosse il diluvio universale.-

Quello era suo padre, lei iniziò a tremare impercettibilmente.

-Alle quattro di notte un pazzo furioso iniziò a tempestare di pugni la nostra porta, lei tremava, aveva una paura del diavolo nonostante la tenessi abbracciata.-

Poteva volere bene a quell’uomo, ma era un dato di fatto che lo temesse, da quando era apparso si era come spenta, era diventata simile a un animaletto selvatico, ora capiva perché Salias si incupisse quando parlava di lei.

L’uomo iniziò a parlare con un tono pieno di disprezzo, lui non capiva ma lo sentiva, a pelle, quell’uomo lo stava insultando, anzi stava insultando tutti e due.

La ragazza indietreggio, lui si avvicinò a grandi falcate spingendolo di lato con una gomitata che gli fece mancare per un attimo il respiro.

-Vuole picchiarla.

Non riesce imporre abbastanza la sua autorità con le parole allora passa ai fatti, questo frustrato di merda!-

La consapevolezza lo attraversò come un fulmine e senza sapere perché si mise in mezzo, prendendosi lui un schiaffo al posto di Lisa, che lo guardava incredula.

L’uomo invece arrossì sgradevolmente, cominciò a urlare e a picchiarlo furiosamente, aveva forse trovato un nuovo obbiettivo su cui sfocare la rabbia e la frustrazione di una vita intera.

 

“Sei pensierosa Aisha…

“Ho come l’impressione che stia succedendo qualcosa.”

La dark sospirò e appoggiò al bancone il suo bicchierino di vodka.

“Passi la metà della tua vita a preoccuparti per niente, è stata una serata meravigliosa, cosa potrebbe succedere?

Stai tranquilla, andrà tutto bene!”

La viola rabbrividì, l’ultima volta che Sara le aveva detto che tutto sarebbe andato bene aveva scoperto la vera natura dell’infame, quindi doveva considerarlo come un presagio di sventura o qualcosa del genere e dove era Bill?

-Non  è possibile che sia ancora nel vicolo a fumare….

Sono preoccupata.-

Si alzò dallo sgabello sotto lo sguardo divertito di Sara.

“Vado in bagno.”

Mentiva e se ne accorse anche Sefarei, d’altronde glielo avevano ripetuto tante volte, la sua faccia era come un libro aperto, ma non gliene importava molto,al massimo ne avrebbe approfittato per fumarsi una sigaretta.

Schivò abilmente i clienti di Paris e infilò la porta sul retro, con una strana sensazione addosso, qualunque cosa avesse trovato sapeva che non le sarebbe piaciuta.

Ammutolì per un attimo, poi un’ondata di rabbia la sommerse e si strinse più saldamente alle su stampelle e chiuse gli occhi per pochi secondi, quell’energumeno del padre di Lisa stava pestando Bill.

Tutto sarebbe andato bene, vero Sara?

“FARINAA!”

Il ruggito le era salito animalesco, ma sortì l’effetto che le serviva: distrarlo, se avesse continuato così il ragazzo sarebbe finito a fare compagnia all’anonimo che lo aveva maledetto.

“Cosa vuoi, squaldrina?

Sei stata tu a traviare mia figlia, guarda cosa l’hai fatta diventare! Una che si incontra nei vicoli con strane persone.”

“Io ho provato ad aiutare tua figlia, ma tanto tu non capisci.

Pestare le persone è un reato, incendiare macchine è un reato.

Ti ritieni un buon esempio?”

“Sempre meglio di te, puttana! Che idee le hai ficcato in testa?

Continuare la scuola? Se lo scorda, ho bisogno di una figlia che lavora, non di un’idiota china sui libri.”

“Sarò più chiara, se non lo molli e non fai venire Lisa da me, ti denuncio e non scherzo!”

“Provaci, stronzetta!”

Tirò fuori il cellulare dalla borsa e l’uomo corse verso di lei, Salias urlò e alzò una stampella per colpirlo, riuscì a tenerselo lontano.

Era in un casino e bello grosso.

“Hai paura, piccola?

Stanca di fare l’eroina?”

-Bastardo!-

Tornò alla carica, sorridendo, non gliene importava molto che lei avesse una gamba rotta e viaggiasse in stampelle, lui era un vero uomo che doveva difendere la sua famiglia e non si curava del male che poteva fare a un inutile femmine come lei.

Lei urlò di nuovo e questa volta una voce si aggiunse alla sua, facendo fermare l’uomo, Aisha si voltò: era Paris, pallido per lo spavento e con la bocca spalancata.

“Chi è lei? se ne vada  chiamo i carabinieri!”

Avrebbe voluto abbracciarlo, Farina iniziò a indietreggiare e scomparve nel vicolo buio, lasciando un ragazzo svenuto e una Lisa in lacrime.

“Cosa cazzo succede?”

Ecco Sefarei, era dietro al proprietario, anche lei spaventata.

“Oddio!”

Corse vero Lisa e Bill.

“Sara dobbiamo portarlo a casa. Grazie Signor Paris, senza di lei sarebbe finita davvero male.

Tu Lisa dalle una mano.”

Io….”

“Tu cosa? Tu non vuoi venire? Risposta sbagliata!

Lui si è fatto pestare per te e io ho rischiato grosso per salvarti da quello stronzo che ti ostini a seguire, quindi….Zero storie e seguici, cazzo!”

Il tono duro non le si addiceva, ma parve scuotere la ragazzina perché senza fiatare aiutò Sara  a tirare in piedi il ragazzo e salì in macchina con loro come in trance.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Ed eccoci al nono, sono un po’ di fretta quindi ringrazio per le recensioni:

 

Fragolottina

 

_Pulse_

 

_PkSl_

 

 

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Capitolo 10
*** 10)Il Castello Di Carte Di Salias. ***


10)IL CASTELLO DI CARTE DI SALIAS

 

Lisa era confusa, aveva la sensazione che fossero gli eventi a comandare lei e non viceversa, tutto aveva preso una piega sbagliata.

Suo padre, Salias, la loro vecchia faida, erano riaffiorati nel peggiore dei modi con suo padre che si scagliava contro la sua amica, senza contare lui.

Lui, quel ragazzo mezzo accasciato contro di lei, che respirava piano, tutto pieno di lividi e contusioni, tutte fatte da suo padre.

Era sconfortata, con una gran voglia di piangere.

Perché era successo?

Cosa c’entrava Aisha?

Dove stavano andando?

La viola tamburellava nervosamente le unghie sul cruscotto della macchina, una sigarette le pendeva dalle labbra ed era del tutto insensibile ai tentativi di SEfarei  di avviare una conversazione, rispondeva a monosillabi e riprendeva a guardare i lampioni che scorrevano accanto a loro.

Aisha si arrabbiava spesso, ma erano sfoghi momentanei raramente perdeva davvero il controllo, quando succedeva si rinchiudeva in un mutismo pressoché assoluto, ma doveva tentare, doveva capire cosa c’entrasse quel ragazzo con loro due.

Aisha.”

Silenzio, solo il rumore della macchina.

Aisha.”

“Non ho voglia di parlare Lisa.”

Svoltarono in una via e poi si fermarono.

“Dove siamo?”

“A casa di Salias.”

Fu Sara a rispondere, mentre si slacciava la cintura, guardò fuori dal finestrino, erano davanti ad un anonimo condominio.

“Abiti qui adesso?”

“Da quando i miei sono tornati in Sardegna.”

La dark fu fuori e anche Aisha iniziò ad armeggiare per scendere.

“Lui chi è?”

“Il mio coinquilino.”

Il tono che usò le fece capire di non aggiungere altro, che Aisha non voleva sentire altro, così aiutò la mora a far scendere il ragazzo ancora incosciente.

Fu una faticaccia trasportarlo fino all’ultimo piano, ma almeno  non la fece pensare, non aveva mai voluto essere altrove come quella sera, sembrava che dovunque passasse lei la seguissero anche i guai.

“Mi dispiace.”

Mormorò forse più a se stessa che ad altri, ma alla sarda non sfuggì.

“Non potevi farci niente, ma spero che adesso tu veda che razza di persona  sia.”

“Mi dispiace Salias, mi dispiace veramente.”

La viola infilò la chiave nella toppa e scosse la testa, come a dire che capiva, lei e Sara trasportarono il ragazzo all’interno, fino ad una stanza da letto.

Bene….IO vado a medicarlo”

Sara sparì nel corridoio lasciandole sole.

Aisha…io…

“Perché te ne sei andata?”

“Perché se non l’avessi fatto lui avrebbe continuato a tormentarvi e io non volevo.

Siete stati così gentili con me.”

“Avremmo potuto aiutarti, avresti potuto denunciarlo e poi noi avremmo chiesto l’affido.”

“E vissero tutti felici e contenti, non era una fiaba Salias…

“Cosa ci hai guadagnato, Lisa?”

“Perché mi hai messo quello alle costole?”

“Non ti ho messo alle costole nessuno, ha fatto tutto da solo.”

“Non ci credo.”

“Gli ho raccontato la tua storia dopo che ti aveva già conosciuta, se è questo che ti preme e qualunque cosa ti abbia detto sappi che la pensava veramente.”

Rimase in silenzio.

“Non volevo che finisse così…

“Nemmeno io….stasera dormi sul divano…

Poi ci organizzeremo….vado a prenderti un pigiama.

Il bagno è la prima porta a sinistra, gli asciugamani sono nell’armadietto in basso.”

Aisha…

“Si?”

“Grazie!”

“Prego.”

Si infilò in bagno e poi sotto la doccia, sperando di lavare via tutto quello che era successo, anche se era certa che non sarebbe stato così facile, la paura, la vergogna non erano sensazioni che sparivano facilmente.

 

Aisha si sedette pesantemente sul divano e cercò una sigaretta, ma il pacchetto sembrava scomparso.

“Dannazione!”

Perché era finita così?

E cos’era quella rabbia mista a preoccupazione che la faceva letteralmente impazzire?

“Dannazione!”

Aisha!”

Sobbalzò, Sara era davanti a lei.

“Ho finito di medicarlo, se vuoi puoi andare a vederlo…

Tra l’altro se domani non vuole svegliarsi e sembrare Quasimodo qualcuno dovrebbe tenergli una borsa del ghiaccio sull’occhio.”

Lei annuì.

“Hai una sigaretta?”

Certo…

Cercò la borsa e le porse il pacchetto di Marlboro, ne tolse una, l’accese e aspirò avidamente il fumo, sotto lo sguardo critico dell’amico.

Buttò fuori una nuvoletta e contemplò il fumo che si spandeva nell’aria, cercando di rilassarsi e di calmarsi.

“Allora Salias?”

“Allora cosa?”

“Vai da lui o no?”

“Dopo, ho bisogno di calmarmi.”

La dark non commentò, acchiappò la sua borsa e la giacca e si avviò verso la porta.

“Ma ne vado Tesoro, buonanotte e…trattamelo bene, mi serve ancora un cantante!”

“Idiota!”

“Ti voglio bene anch’io!”

La porta si richiuse dietro la sua amica, lasciandola nervosa, ci mancavano solo Sara e le sue allusione a farle perdere la pazienza! Avrebbe voluto alzarsi e fare un giro per la stanza, ma la dannata gamba glielo impediva e la relegava sul divano a bollire come una teiera.

-Dio che nervi!-

Continuò a fumare la sigaretta e quando la finì ritrovò il suo pacchetto e ne accese un’altra, alla fine rimase semplicemente a guardare il soffitto.

-Basta Aisha, qui si cade nel patetico!

Alza quel culo dal divano, acchiappa una borsa del ghiaccio e vai da lui, in fondo sei stata tu a metterlo in mezzo con la tua boccaccia!-

Si alzò e saltellò in bagno, si accucciò accanto all’armadietto dove avrebbe dovuto esserci la famosa borsa, ma non la trovò.

Si grattò la testa perplessa, era nel pieno delle sue scarse facoltà mentali, era sicura che fosse lì,com’è che non c’era?

Zoppicò fino alla camera del tedesco e aprì leggermente la porta, giusto per darci un occhiata e il mistero le fu chiaro, l’aveva presa Lisa che adesso si stava occupando di lui.

Batté in ritirata cercando di non fare rumore, perché si era preoccupata?

Era tutto nei piani, no?

Lui doveva tornare alla sua vita e lei si era in un certo senso impegnata ad aiutarlo, no?

Lisa era la persona giusta al momento giusto.

-sei da ricovero Salias…dopo di te il vuoto assoluto…-

Cercando di calmarsi( e quella sera aveva invocato la calma troppe volte peri suoi gusti), sistemò il divano per Lisa provando a canticchiare “On And on” dei vanilla Sky, le era sempre piaciuta la spensieratezza che le infondeva quella canzone, ma tutto quello che le uscì fu il ritornello di “marea” dei Pornoriviste e da qualunque punto di vista la guardasse non era un bel segno.

Per niente.

Ti aspetto qua, non mancherai,

Aprì il divano che poteva diventare un letto all’occorrenza.
Son solo io e in faccia hai il nome mio

Sistemò le lenzuola e le coperte, sorreggendosi a qualche modo e ignorando le fitte di dolore.
Ti aspetto dai, son solo ormai

Per ultimo, mise il cuscino e contemplò il suo lavoro, tutto sommato poteva andare.
Portami via se il mondo non è a casa mia.

Su uno dei mobili del salotto c’era un mazzo di carte, lo prese in mano e si sedette al tavolo, facendosele passare tra le mani, avrebbe potuto fare un solitario ma non ne aveva voglia.

Le appoggiò al piano e rimase a guardarle.

Non aveva mai costruito un castello di carte, nemmeno da bambina, considerata la sua utilità al mondo poteva provarci ora.

Dispose lentamente le carte, come per prepararsi ad un rito e in parte era vero, voleva levarsi dalla testa a tutti i costi “marea” e quella sensazione viscida ed indefinita che le aveva portato.

Valutò quante carte poteva usare per la base con la massima cura, come quando a scuola prima di disegnare un busto lo misurava o si metteva al  computer aspettando una frase per iniziare una storia, per iniziare a conoscere quello che avrebbe dovuto fare.

Iniziò a metterle in piedi e piano piano il tempo iniziò a dilatarsi, raggiungendo quella dimensione atemporale che trovava quando era davvero concentrata e scriveva o disegnava e che nessuno poteva turbare.

 

Si svegliò con una sensazione di freddo alla faccia che non capiva.

Dove era?

Cercò di aprire entrambi gli occhi, ma di uno, per quanti sforzi facesse, non riusciva ad alzare la palpebra, chissà perché poi…

Poi ricordò.

Il vicolo, Lisa, suo padre, le botte.

E la domanda ritornò:Dove era?

L’occhio gli rimandò la sua stanza e percepì qualcuno accanto a lui, grugnì per attirare l’attenzione e incontrò un paio di ansiosi occhi castani.

Lisa.

Provò a muoversi per mettersi semi seduto, ma le fitte di dolore glielo impedirono, lei se ne accorse e mollò la borsa del ghiaccio che teneva in mano(ecco spiegato il perché del freddo).

“Ben svegliato. Ti do una mano.”

Gentilmente lo fece appoggiare alla testiera del letto e gli spostò anche un cuscino per farlo stare più comodo, sembrava imbarazzata, forse si vergognava.

Io…Scusa…

Io…Scusa e grazie per prima. Mi hai difesa.”

“L’avrebbe fatto chiunque”

Borbottò a disagio, ma la faccia della ragazzina raccontava che non tutti l’avrebbero fatto.

“Ti sei messo in testa di salvarmi?”

Lisa era imprevedibile, un secondo era dolce quello dopo aggressiva, come se temesse di farsi vedere indifesa.

“No. Ho parlato a Salias di te dopo che ci siamo visti la prima volta e l’ho vista strana, come se mi nascondesse qualcosa e l’ho costretta a raccontarmi tutto.

Non volevo fregarti o cose del genere, volevo solo conoscerti tutto qui.”

“Perché?”

“Perché ti ho sentito suonare e sei brava e mi dispiace che tu non mostri quello che puoi dare agli altri.”

“è una predica che dovresti fare anche a  Salias.”

“Cioè?”

“Hai mai visto un suo disegno? Hai mai letto qualcosa di suo?

A giudicare dalla tua faccia no ed è un vero peccato, credimi.”

Rimasero in silenzio per un po’, lei aveva ripreso a mettergli la borsa del ghiaccio sull’occhio, ma lui si era innervosito, detestava avere curiosità irrisolte e non era con Lisa che avrebbe voluto parlare appena sveglio.

“Se vuoi me la metto io la borsa.”

“Vuoi parlare con Aisha?”

“Si, perché?”

“Perché mi stai praticamente cacciando fuori!”

Sogghignò lei.

“In effetti…

Vabbhè te la vado a chiamare.”

Ridacchiando uscì dalla stanza, poco dopo la porta si riaprì ed entrò la viola, con una strana espressione corrucciata e fece per accomodarsi sulla sedia lasciata libera da Lisa, ma lui le fece segno di sedersi sul letto.

Lei sbuffò e roteò gli occhi, ma alla fine acconsentì.

Non riusciva capirla, sembrava a metà tra l’arrabbiato e il preoccupato, si guardarono per un po’ negli occhi, lui cercò di capire cosa fare, come uscire da quel momento di stasi.

“Scusa.”

Non sapeva se fosse la cosa giusta da dire o fare, ma ci provò lo stesso e fu fortunato, lei gli buttò le braccia al collo e mormorò:”Cretino!”.

Era già qualcosa.

“Mi hai fatto prendere un colpo, accidenti a te!”

Le accarezzò i capelli, si era ritrovato a consolarla e ciò era in un certo senso paradossale.

Forse se ne accorse anche lei perché si staccò di botto e mormorò:”La borsa del ghiaccio.”

“Eh?”

“Devi metterti la borsa del ghiaccio! Sara ha detto che diventerai un mostro se non te la metti.”

Aisha…Mi sono spaventato anche io lo sai?”

“Vorrei vedere! Ho pensato che ti ammazzasse quello stronzo!”

Ecco…non è che potresti…abbracciarmi…come prima?”

Si sentì un perfetto idiota, ma lei dopo essere arrossita, fece segno di si e lo riabbracciò.

Affondò la testa nei suoi capelli viola e cercò di rilassarsi, di non pensare al vicolo, tanto sarebbe riapparso nei suoi incubi.

La viola gli era sempre sembrata una persona restia al contatto fisico, eppure lo stava accarezzando dolcemente, probabilmente si era spaventata anche lei.

Ci pensò un attimo,era certo che lei si fosse spaventata, non sapeva cosa fosse successo nel vicolo dopo, ma affrontare quel energumeno non era una passeggiata.

C’era una bella atmosfera, ma poi si ricordò di avere una curiosità da togliersi.

Aisha.”

Lei gli stava accarezzando i capelli.

“Ohi.”

“Tu disegni?”

La sentì irrigidirsi.

“Io ho fatto un artistico, cioè un liceo in cui si disegna per una cifra di ore, ma i miei disegni non sono niente di che.”

“Scrivi?”

“Cosa ti importa?”

“Me ne ha parlato Lisa.”

“Dovrebbe farsi i cazzi suoi.”

“L’ultima volta che qualcuno ha letto quello che ho scritto, me ne sono pentita.”

Altro vicolo chiuso, sospirò sconsolato.

“Quando vorrai parlarmene sono qui, va bene?”

“Per quanto tempo?” Mormorò più a se stessa che a lui, questo bastò a far calar il gelo, continuarono a rimanere abbracciati, ma la bella atmosfera di poco prima se ne era andata.

Era vero, per quanto tempo sarebbe rimasto?

Era giusto illuderla con una promessa vuota?

Probabilmente no e lei se ne era accorta, poco dopo si staccò e si accese una sigaretta.

“Quell’occhio è gonfio.”

Tono piatto, aria nervosa.

“Ti metto ancora un po’ la borsa del ghiaccio.”

Con Aisha non si sapeva mai dove potesse finire un discorso, così si sdraiò e lasciò che il freddo tornasse a congelargli la faccia.

Finì per addormentarsi con una marea di pensieri in testa, nessuno coerente.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

E Siamo al Decimo, spero vi piaccia…all’epoca in cui l’ho scritto è stato un parto.

Povera me =_=

Passiamo alle recensioni:

 

Fragolottina: Povero si, ma questo è il prezzo da pagare per fare l’eroe….Sono contenta che ti piacciano Bill e Aisha insieme…

Mi è parso di capire che li vuoi come coppia XD…

Sperio che questo ti piaccia.

 

_PkSl_:Anche a me il padre di Lisa sta appeso, ma serve per la fiction, purtroppo…

Spero che questo ti piaccia^_^.

Per gli aggiornamenti, visto che è praticamente quasi finita( devo revisionare il penultimo capitolo e scrivere l’ultimo) credo aggiornerò di lunedì e di giovedì XD.

 

_Pulse_: Aisha non è coraggiosa è incosciente! Che se non arrivava Paris io perdevo la protagonista della storiaXD!

Spero che questo ti piaccia^_^! Ciauz

Per “Francesca” sono in alto mare perché il capitolo si è allungato a dismisura e non ne sono convinta, quindi credo subirà ritardi =_=!

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Capitolo 11
*** 11)Sorprese ***


 

11) SORPRESE.

 

Si era addormentato, sembrava sereno, un po’ lo invidiò, lei avrebbe voluto dormire, ma si sentiva perfettamente sveglia.

Sbuffando, uscì dalla stanza, la casa era silenziosa, sperava che Lisa dormisse, aveva la sensazione che lei avesse un discorso in sospeso con quella ragazzina.

Era la serata della paranoia, comprensibile dopo quello che era successo  che si sentisse scossa e anche fragile, ma le dava fastidio, un’innegabile fastidio.

Aisha non amava mostrare troppo la sua fragilità, era nota per la sua indipendenza, quella che l’aveva fatta rimanere lì nonostante il trasloco dei suoi e per il suo orgoglio, che era più o meno quello che l’aveva tenuta in piedi per anni.

Sbirciò in salotto, Lisa sembrava stesse dormendo, così afferrò il pacchetto e un posacenere e uscì in terrazza.

Il vento le schiaffeggiò la faccia e mosse le foglie degli alberi, il cortile e il giardino erano deserti, illuminati dalla luce arancione dei lampioni, il traffico era solo un rumore lontano, come il battito di un’animale che riposava accanto a lei.

Il fumo si disperdeva, lo guardava come da piccola guardava la neve, affascinata e un po’ persa nei suoi pensieri, abbastanza distratta da non accorgersi che la portafinestra si era aperta dietro di lei.

Aisha!”

Sobbalzò, era Lisa che la guardava divertita, aveva sempre una luce ironica negli occhi, chissà perché poi?

Forse alla luce della sua vita trovava divertente le preoccupazioni della gente?

O forse era solo una difesa?

Ci era ricascata di nuovo, sbuffò.

“Ohi.”

La ragazzina prese una sigaretta dal suo pacchetto.

“Ti fa male.”

“A te no?”

Touche.

“Non eri  a letto?”

“Ti ho sentita uscire e mi è venuta voglia di farti compagnia.”

La scusa  era vecchia come il mondo, cercava solo una scusa per ficcanasare e scroccare una sigaretta.

La castana spostò  una sedia accanto alla sua e si accese la Camel sorridendo in modo così sornione che per un attimo le ricordò Sara, con una delle sue intuizioni capì dove sarebbe andata  a parare.

“è carino il tuo coinquilino.”

“Credevo lo odiassi.”Mormorò in tono piatto.

“Gli devo la vita o qualcosa del genere, non essere scema.”

“Ah ah.”

“Ti piace?”

“Che ti importa?”

“Mi sembra che come al solito tu ti stia tirando troppe paranoie.”

“Lisa, fatti gli affari tuoi! Ci sono cose che non sai.”

“Raccontamele.”

“No, non posso e non fare domande.

Ti ricordi mia nonna Maria, la mamma di mio papà?”

“Me ne hai parlato.”

“Questa è quello che lei avrebbe chiamato una cosa da streghe, intendendo che nessuno ci doveva ficcare il naso. Entiendi?”

“Ok, messaggio recepito.

Torno a letto, tu rimani pure a spaccarti il cervello sulle tue assurdità.”

“Buonanotte.”

La porta si richiuse con un leggero tonfo, era stata leggermente sgarbata, ma non avrebbe saputo dirlo in modo diverso, cosa avrebbe dovuto fare?

Dirle:”Scusa Lisa, ma quello di là è vittima di una maledizione, è qui a tempo determinato, poi una bella mattina ci scorderemo tutto, anche di averlo conosciuto.”?

Ecco un altro delirio, si accese un’altra sigaretta, l’ennesima.

Un nottambulo stava portando a spasso il cane, dato l’orario le ricordò Eli e le loro passeggiate a tarda notte sulla spiaggia, lei con il suo husky al guinzaglio, lei con Nana, esemplare unico di gatta viaggiatrice, addormentata sulla sua spalla.

Le venne da ridere, quanto avrebbe voluto essere in Sardegna, al caldo, d’estate, senza pensieri, con l’unica preoccupazione di fuggire ai terribili pranzi sardo lombardi di sua madre rifiugiandosi a casa di Nonno Gavino.

Avrebbe potuto entrare, prendere il portatile, connettersi a msn e vedere se la sua amica era in linea, ma non ne aveva voglia.

Rimase su quella sedia fino a che le palpebre non le diventarono pesanti e si addormentò, come una perfetta idiota, non si accorse nemmeno che qualcuno ebbe pietà di lei e la portò in casa.

 

Era passato un mese da quando Lisa era venuta a stare da loro, non erano riusciti a trovarle un’altra sistemazione, così rimase sul divanoletto e portò i suoi vestiti in camera di Aisha.

Era andata a prenderli con Sara un giorno che sapeva di non trovare suo padre, Salias aveva tirato un sospiro solo quando l’aveva vista apparire sulla soglia del suo appartamento con una valigia in mano.

Solo allora si era concessa di pensare che un passo era stato fatto, che non era scappata ancora.

[Aveva sentito il tempo scivolarle tra le dita, come i granelli di sabbia che vedeva volare via da bambina sulla spiaggia, quando il nonno la portava al mare.]

Era stata una convivenza strana, a tratti delirante, Bill si era rivelato estremamente geloso delle sue cose e Lisa una provocatrice nata.

Una volta gli aveva nascosto la lacca e il palazzo aveva rischiato di crollare sotto le sue urla, c’erano voluti gli strepiti  delle grandi occasioni della sarda, il suo linguaggio da cantiere per indurlo al silenzio e far confessare Lisa.

Lui si era ritirato offeso in camera sua, stringendo il suo prezioso flacone, lei invece si rotolava per terra per le risate.

Roba da manicomio, ma innocua a confronto a quando lei per vendicarsi della sparizione della sua matita nera, gli aveva accorciato i capelli nel sonno. 

Se non fosse stato per la Pautasso che aveva fatto irruzione nell’appartamento, quei due avrebbero continuato a urlare all’infinito, in una guerra di nervi, una gara a chi cede per primo nello scusarsi.

Avevano smesso, ma continuavano a guardarsi in cagnesco, la vecchia se ne era andata, ma ogni volta che li incontrava si faceva il segno della croce.

Assurdo.

C’erano state cose positive, Lisa si era iscritta ai corsi serali del liceo linguistico della città e sembrava essere estremamente soddisfatta, nonostante fosse impegnativo.

Ora Aisha era seduta sul divano, in pace, Lisa e Bill erano al lavoro e lei guardava quasi con affetto l’ingessatura, l’indomani l’avrebbe tolta.

[Altra sabbia che volava via., il destino della sabbia era di sparire.]

Poteva riprendere a camminare senza stampelle, a guidare, a lavorare (ma di quello non era entusiasta, non amava particolarmente fare la cameriera), ma si sentiva vagamente inquieta, era sicura che qualcosa sarebbe successo.

Il campanello trillò facendola sobbalzare, chi era? Non aspettava nessuno ed era troppo presto perché quei due e Sefarei fossero già di ritorno.

Afferrò le stampelle e andò ad aprire curiosa.

Rimase sorpresa.

Occhi castano chiaro, pelle diafana, e lunghi capelli neri, era Eli che le sorrideva sulla stipite, una valigia appoggiata a terra.

“ELIIIII!!”

“AISHAAA!”

“Maledette stampelle!”

Borbottò mentre si avvicinava alla sua amica per abbracciarla.

“Stella! Che bello vederti!”

“Anche per me! ma cosa ci fai qui! Che bello!!”

“Volevo farti una sorpresa! Vedere come te la cavavi con la gamba e quei due pazzi!

Il palazzo mi sembra ancora in piedi nonostante tutto!”

“è una fortuna! Per una volta mi tocca ringraziare la stronsa!”

“Vedi che è una brava donna in fondo?”

“Molto in fondo! Vuoi un caffè tesoro?”

“Si certo!”

Trascinò la valigia all’interno e si sedette al tavolo, mentre l’altra raggiungeva la cucina e preparava la moka.

“Gli altri saranno felici di vederti!”

“Io sono parecchio curiosa, socia. È una situazione abbastanza assurda.”

“Le situazioni semplici non fanno per me.”

ahahahhah! Vero! “

“Quanto rimani?”

Bho, una settimana?”

“E starai qui.”

“Ma ci starò?”

“Ti ci faremo stare! Non pensare nemmeno di andare in ostello o ti picchio.”

“Ricevuto! Che bello!!!”

“Si!!”

Eli arrivò in cucina e attese con lei il fischio della moka, il caffè finirono per prenderlo in cucina, spettegolando come ai vecchi tempi, perdendosi in discorsi strani e contorti che solo loro due potevano capire.

Il posacenere si riempì mano a mano di cicche e la stanza di risate, era da tempo che non stava così bene.

Ci pensò il telefono a rovinare tutto, suonando inopportuno.

“Chi diavolo è?”

Raggiunse il cordless, sepolto nel divano e rispose.

La voce non le era familiare e parlava una lingua che non capiva.

“Chi sei?”

Sbraitò esasperata, la voce dall’altra parte deglutì e cercò di articolare una frase in inglese.

Sono….il …fratello…di Bill.”

Ah….EEEH?!”

Dall’altra parte iniziarono di nuovo confuse spiegazioni in parte in tedesco, in parte in un inglese stentato, iniziò a massaggiarsi le tempie e si impegnò per riuscire a trovare un senso al tutto.

Capì che era all’aeroporto , in incognito e che cercava un passaggio.

“Merda.”

Iniziò a spiegargli che non poteva venire perché aveva una gamba rotta, quindi non poteva guidare, ma che avrebbe mandato una sua amica, dopo parecchi fraintendimenti lui capì e disse che era ok.

La viola mise giù, sospirando, Vedeva Eli dopo mesi e arrivava uno scocciatore?

“Mannaggia! ELi, stella, devo romperti…

“Cosa c’è tesoro?”

“Non è che potresti andare all’aeroporto a prendere il fratello di Bill?”

“Che palle! Ehi! Ma mi lasci guidare la tua macchina?”

“Non sei mio fratello…o no?”

“No, tesoro!”Rise”Sono ancora io, la cara vecchia Elisa.”

Rise a sua volta.

“Ok , tesoro. Prendo le chiavi e te lo porto.”

“Si, oggi è la giornata delle sorprese….”

Mugugnò tetra la viola, né lei né Eli potevano sapere quanto fosse vero.

Trascorse l’ora seguente a preparare una torta, secondo Sara calmava i nervi, non sapeva se qualcuno l’avrebbe apprezzata, ma a conti fatti non era importante, al massimo se la sarebbero spazzolata lei, Lisa ed Eli.

Rifece un caffè e si sedette ad aspettare, la Pautasso era un antifurto formidabile, se Eli e Tom fossero arrivati l’avrebbe saputo tutto il palazzo.

Iniziò a tamburellare le dita sul tavolo, era un segno negativo o positivo questo arrivo inaspettato?

[La sabbia che aveva tra le mani era già alla fine?]

Degli strepiti dalla tromba delle scale la riscossero dai suoi pensieri, era la vecchia, era il momento di alzarsi e affacciarsi alla porta, c’erano ospiti in arrivo.

“E tu chi sei, anoressica?

Mangia, perdio!

E l’altro? La personificazione del mocio vileda, ti userò per pulire le scale! era una casa rispettabile questa!”

“Mi raccomando, continui a essere così ospitale, signora!”

Le venne da ridere, i due la sentirono, lui mugugnò ed Eli disse qualcosa in tono di scusa, aveva appena rimediato una figuraccia, oh yeah.

Aisha, sei scema.”

“Lo so, Eli.

Ciao!”

Salutò anche l’altro che la guardò leggermente risentito.

Scusa…

Grugnì qualcosa ed alzò una mano, superandola e guardando sospettoso nel salotto.

“Ehi, non c’è nessuno.

Eli l’ho offeso!”Mormorò alla sua amica.

“Ok!”

Non capì il senso di quella risposta, fino a che non sentì la sberla sul collo.

“Ahia!”

“Meglio una sberla oggi che tre domani!”Sghignazzò lei.

“è la punizione per la tua scortesia!”scoppiò di nuovo a ridere, mentre lei si massaggiava la nuca, sotto lo sguardo perplesso del ragazzo, che ovviamente si era perso del tutto il passaggio.

“Ma che ti sei fumata Elisa? La stronsa ti ha contagiata?

Vuoi un caffè?”

Tornò a rivolgersi a lui, guardando in cagnesco l’amica che ridacchiava ancora.

“Si, grazie.”

Saltellò in cucina, Eli la segui e la aiutò a versare il caffè nelle tazze, il tutto in perfetto silenzio finche la mora non iniziò a canticchiare:”è la vendetta dell’anguria vorace.”mantenendo un tono serissimo.

Non poté fare a meno di ridere, Eli la seguì a ruota e il loro ospite le trovò che ridevano e mormoravano qualcosa sulle angurie voraci e vendicative, completamente dimentiche del caffè.

“Scusa, di solito non siamo così.”

Nooo, siamo pure peggio!”

Lui le guardava sbalordito e loro scoppiarono a ridere di nuovo.

“Dovresti vedere la tua faccia..Sembra che tu abbia visto l’anguria vorace!”

Lui scosse la testa e se ne tornò in salotto.

Aisha, sii seria! Che razza di padrona di casa!

Servi il caffè!”

Zi badrona! Ehi ma io sono zoppa!”

“Ok, lo porto io.”

“C’è pure la torta!”

Toortaaa!!”

“Al cioccolato!”

“Buona!”

Eli non sbavare, dobbiamo mangiarla tutti….”

“Dovete proprio?”fece una faccia da cerbiatta.

“Sembri Zaike, quando ha fame.”

Di nuovo risate.

L’amica portò il vassoio di là tentando di ritornare seria, Aisha la seguì facendo lo stesso, ogni volta che la incontrava finivano per regredire all’età di cinque anni e fare discorsi assurdi, come due bambine sceme.

Si sedettero al tavolo, lui le guardava sornione.

“Io sono Aisha, lei è Eli, è venuta a trovarmi oggi.”

Tu…sei…buffa!”

Fu il turno del tedesco di ridere, forse ricordava la prima volta che l’aveva vista, con due sacchetti in mano in una pessima imitazione di Chuck Norris, un sommo un po’ fumato.

“La mia aspirazione è fare il clown al circo di Mosca.”

“L’altra? La dark?”

“è al lavoro con tuo fratello, suonano insieme in un locale.”

Annuì, poi si voltò di scatto, dalle scale si sentiva il vociare di Bill e Sara e dell’onnipresente Pautasso.

La porta si aprì poco dopo, Bill stava ridacchiando, Sara sbuffava, si pietrificarono tutti e due, lui sembrava aver ricevuto un bellissimo ed inaspettato regalo, lei una visione spaventosa.

I due gemelli si alzarono nello stesso momento e si abbracciarono, commossi, felici, Sara rimase sulla porta.

“Mi sento di troppo Aisha.”

“Anch’io, dobbiamo spostare Sara.”

“AISHAAA!”

“Mi sa che si sposta da sola.”

La dark attraversò il salotto in due falcate e fronteggiò le due ragazze sedute al tavolo.

“Cosa hai fatto, Aisha?

Ciao Eli!”

“Nulla. Te lo giuro, ero qui con Eli a fare l’idiota quando squilla il telefono, era lui, io non c’entro!”

La dark parve rilassarsi, poi barcollò pericolosamente, Tom le era venuto addosso, Bill lo stava trascinando in camera contento come una pasqua, la sarda ricordava di non averlo mai visto così felice, lui le sorrise e lei gli sorrise di rimando.

“Idioti.”Borbottò Sara,mentre si sedeva al tavolo per essere trascinata in una delle loro allucinate conversazioni.

 

Erano passate un paio d’ore, sul tavolo il posacenere traboccava di cicche e c’erano delle bottiglie di birra vuote, dalla stanza di Bill si sentiva l’eco di risate e di parole in una lingua incomprensibile.

“Si sta bene.”

“Si, la demenza è tornata a regnare.”

Sefarei aveva di nuovo assunto il suo sorriso sornione, Aisha sorrideva ed Eli constatava che il malumore che aveva percepito nella sua socia stava svanendo.

Fu di nuovo il telefono a rovinare tutto, le due more si alzarono per cercarlo, ma sembrava si fosse dato alla macchia, poi smise di suonare all’improvviso e Bill si materializzò sulla porta del salotto cercando di articolare una frase nel suo italiano un po’ stentato.

Lo porse a Salias spaesato.

“è un uomo.”

“Grazie.”

Lo afferrò.

“Pronto?”

“Ciao Aisha!”

“Papà! Che bello sentirti! Come va?”

“Bene, tesoro, la tua gamba?”

“Domani tolgo il gesso”

“Chi è quel ragazzo?”

“Il mio coinquilino!”

“Tu ci sei al matrimonio di tuo fratello?”

Che cosa? Il telefono rischiò di sfuggirle di mano.

“Quando? Io non ho ricevuto nulla!”

“Ti passo Davide.”

Suo padre batteva in ritirata come sempre quando percepiva la lite in arrivo tra di loro.

Aisha.”

Dave….quand’è che ti sposi? E com’è che non ne sapevo nulla?”

“Strano, non ti arrivato l’invito?”

Aisha non aveva dubbi che quel dannato invito giacesse volutamente in un cassetto a casa del fratello, lo sentiva dalla sua voce compiaciuta.

“No.”

“Oh! È tra dieci giorni….ovviamente io e Jessica non ci aspettiamo un regalo, lo sappiamo che è troppo borghese per te, sorellina.

Ti ripasso papà.”

Bolliva di rabbia, ringraziò il cielo che Davide e la sua troia fossero in Sardegna, perché altrimenti li avrebbe trucidati in blocco, suo padre, l’egregio Michele tornò alla cornetta.

Aisha, vieni vero?”

“Ho qualche alternativa?”

“Possono venire anche Eli  e Sara e…Lisa…so che sta da te.

Vorremmo rivederla….”

E….”

“Voglio che venga anche quel ragazzo!”

“Ma papà! Lui deve lavorare!”

“Si prende le ferie, sono un diritto sindacale.”

“è venuto a trovarlo il fratello dalla Germania, non voglio disturbarli.”

“Fa venire pure lui, staranno da nonno Gavino.”

Ma….”

“Niente ma…Voglio sapere chi sta vicino alla mia cucciola!”

“Ok.”

Mise giù furiosa, voleva urlare e spaccare la testa a suo fratello.

Come faceva a presentare la cosa  a Bill?

Una cosa era certa, dieci giorni più tardi sarebbero dovuti essere tutti in Sardegna, se l’egregio Michele si impuntava su una cosa bisognava accontentarlo o sarebbero stati guai.

 

[Dai vieni Mario, andiamo via….

Non so se è giusto oppure no

Bandiera rossa in valigia.

Ma in fonderia non tornerò.(*)]

 

ANGOLO DI LAYLA

 

(*)”Mario & Libero” Famiglia Rossi

 

Le Frasi in corsivo dello scorso capitolo sono di “Marea” di Porno Riviste.

 

Grazie a

 

Fragolottina

 

_PkSl_

 

_Pulse_

 

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Capitolo 12
*** 12)Fratelli. ***


 

12)FRATELLI.

 

Eli era sicura, oltre ogni ragionevole dubbio che quella telefonata provenisse dalla Sardegna e che in qualche modo c’entrasse Davide, il fratello di Aisha, solo lui era in grado di far ammutolire Salias con una sfumatura terribilmente feroce nello sguardo, quella di chi potrebbe prendere a randellate una persona.

Nel salotto piombò il silenzio, lei e Sara guardavano la viola che aggrottava sempre più la  fronte stringendo convulsamente i manici delle stampelle e mormorando maledizioni, potevano iniziare il countdown per il prossimo scoppio.

Inaspettatamente si limito a tirare su una manica e a controllare l’orologio.

“Lisa dovrebbe arrivare tra poco, così ci saranno tutti e non dovrò ripetere…

Che scocciatura dannata…quanto lo odio…si si…non capisco perché proprio lui come fratello?”

La sua supposizione era esatta, cosa era successo?

La porta d’ingresso si aprì poco dopo, Lisa entrò e si tolse il giubbino.

“Ciao Sara, ciao Eli!

Finalmente ti conosco, che bello!

Io sono Lisa!”

Si abbracciarono e iniziarono i convenevoli di rito, Salias era ancora immersa nel suo silenzio inquietante.

“Ragazze!”

Bill era apparso sulla porta del corridoio insieme a Tom, la ragazzina rischiò seriamente di svenire.

“Ma quello…quello che ci fa qui?”

“è una storia lunga….”

“Ci siete tutti!”

Esclamò una voce funerea che apparteneva a Salias.

“Ho qualche annuncio da fare….

Eli ci hai preso, era dalla Sardegna che veniva la chiamata ed era mo padre.

Cosa voleva? Annunciarci il prossimo matrimonio di….mio…f-fratello e che tra una settimana siamo convocati in Sardegna.

Tutti.

Voi due inclusi.”

Indicò i due ragazzi.

“Ho provato a convincerlo che non era il caso, ma non ha voluto sentire ragioni, mi dispiace.”

Deglutirono tutti sbalorditi, fu lei, Eli a riprendersi per prima.

“Con chi si sposa tuo fratello?”

“Con Jessica, no?”

“Ma è una troia!” esclamarono in coro lei e Sara.

“Non credo che a lui importi e a me importa meno di lui, mi scoccia solo che per colpa sua dobbiamo muoverci tutti.”

“Ma quanto è stronzo? L’ho visto prima di venire qui e non mi ha detto nulla….

Ecco perché anche tua madre era strana!”

Si beccò una gomitata da Sara che le intimò il silenzio, la viola se possibile era ancora più furiosa.

“Mia madre era strana eh?

Per caso era arrabbiata?”

Sottolineò l’ultima parola con una cura inquietante.

“Qualcosa del genere….”

“Oh bhe, immagino…Il figlio prediletto che si sposa con una tale sgualdrina e l’altra figlia che non risponde, ci saranno state parecchie cose che non tornavano nel suo mondo….

Io non ho il diritto di essere furiosa?

Quel pirla si sposa e di proposito non mi avvisa! Quel pirla che sarebbe mio fratello, uno sconosciuto qualunque, no?

Un coglione che ghigna che si sposerà e che mi dà della barbona, “Perché ovviamente io e Jessica non ci aspettiamo un regalo, lo sappiamo che è troppo borghese per te, sorellina.” Sai una cosa Davide! Vaffanculo!”

Aisha…

“Niente Aisha! Vado a fare un giro!”

“Con quella gamba?”

“Oh! Fanculo alla gamba, Eli!”

Senza aggiungere altro, prese un giubbino e uscì, senza sbattere la porta solo perché con le stampelle non ci riusciva.

Eli, dovevi proprio parlare? Lo sai che già non ci va d’accordo!”

“Sara scusa, ma non ci ho pensato! Insomma, è una cosa abbastanza sconvolgente, anche se da lui ce lo si aspetta.”

“Maledetto!”

“Ehm!”

Si voltarono in sincronia, verso il tedesco.

“Che vuoi tu?”

“Nulla, cioè volevamo uscire a mangiare…

“Rimanda, bello perché non è serata…

“Ma non è una bella cosa un matrimonio?”

“A te piacerebbe che lui”Indicò l’altro ragazzo”si sposasse e ti avvisasse di proposito una settimana prima?”

“Magari è stata una cosa improvvisa….”

“Si, Bill, se guardi fuori dalla finestra un asino svolazza felice nel cielo…

“è stata una cosa voluta?”

“Ah ah!”

“Che crudeltà, ci credo che è arrabbiata! Ma perché dobbiamo venire anche noi?”

“Perché tu vivi con Aisha e il signor Salias come tutti i padri si preoccupa per le figlie femmine…

“Ma io sono innocuo!”

“Il signor Salias ti direbbe di provare ad avere una figlia femmina e che capiresti.”

Uffa….perché?”

“Vedi il lato positivo, la Sardegna è un bel posto…

Esclamò caustica  Sara, intendendo con questo chiudere la conversazione, il ragazzo fece per aprire bocca poi rinunciò e si limitò a restare in silenzio,almeno per un po’.

“Ma qualcuno non dovrebbe seguirla?”

“Sarebbe solo peggio, Salias deve sbollire prima, altrimenti si finisce per litigare, quando vorrà parlare tornerà lei….”

“Senza contare che non può andare molto lontano con quella gamba.”

“ Ma quello cosa ci fa qui?”

La domanda di Lisa li fece voltare verso di lei, che li guardava tutti, le mani appoggiate ai fianchi e gli occhi stretti.

Aisha non ti ha detto che ci sono cose che non sai?”

“Si e mi ha detto anche delle cose da streghe di sua nonna.”

“bene, allora non fare domande Lisa.”

“Non è giusto!”

Se ne andò in una delle camere, furiosa, sentirono una porta sbattere e un’imprecazione.

“Sara, cazzo, non potevi essere più gentile?”

Eli, cosa avrei dovuto dirle?”

Già, appunto, che cosa?

 

Aisha constatò che il freddo era arrivato, nonostante la felpa e il giubbino stava congelando, fortunatamente era quasi arrivata, il bar era a pochi passi.

“La luna Nascosta” ovvero quasi una seconda casa per lei, entrò, lo scacciapensieri annunciò il suo arrivo nel locale quasi deserto, oltre agli habitué dei videopoker c’erano solo due anziani che giocavano a carte e il barista che lucidava i bicchieri.

Antonio il barista, detto Tony, la guardò sorridendo, aveva circa una trentina d’anni, lunghi capelli neri raccolti in una coda, una leggera barba e le braccia coperte di tatuaggi, numerosi come le dicerie sul suo conto.

Era un tipo dall’aspetto truce, con cui era meglio non litigare e stando ai pettegolezzi si era fatto anche qualche anno di carcere, ma ad Aisha non importava, lui era un ottimo ascoltatore e la considerava come una sorellina.

Andava bene così, lei aveva imparato a non chiedere e non era nemmeno importante in fondo.

“Ciao Antò…mi dai una birra?”

Si sedette su uno degli sgabelli.

“No piccola, non ne hai bisogno….”

“E di cosa avrei bisogno?”

“Parlare, tesoro…cosa è successo?”

Davide…

“Che ha fatto ancora tuo fratello?”

Le porse un bicchiere di thè freddo e lei iniziò a raccontare tutto, si sentiva meglio, lui era un mago nel mettere a suo agio le persone, sapeva dosare alla perfezione silenzio e parole allo stesso modo degli ingredienti dei suoi cocktail.

“Prendila come una vacanza sorellina, vai a casa tua, in uno dei posti più belli del mondo, con le tue amiche il tuo coinquilino che mi pare una cifra meglio rispetto all’altro, cosa c’è di meglio?

Considera che poi puoi sempre divertirti a tormentare quei due….”

“Bell’idea Antò…a costo di inimicarmi mia madre potrei farlo…Eli e Sara mi spalleggerebbero….Ho già una mezza idea….”

“Tipo?”

“Che noi tre ci presentiamo al matrimonio vestite più appariscenti della sposa….

Lei odia che qualcuno le rubi la scena…

“è già un’idea…ti verrà in mente qualcosa di meglio.”

Si…grazie…

Appoggiò i soldi sul bancone e sorrise.

“Grazie, io vado.”

Prego…torna a trovarmi.”

Seguro!”

Afferrò le stampelle e uscì dal locale, di buon umore, la rabbia non se ne era ancora andata, ma perlomeno si limitava a rimanere in sottofondo.

Aisha.”

Si voltò, Alex le sorrideva timido, un tempo avrebbe pagato per ricevere quel sorriso, ora si sentiva solo più furiosa.

“Cosa vuoi?”

“Perché fai così?”

“Non ci arrivi, Alex?

Credi che io possa passare sopra a quello che mi hai fatto come se nulla fosse?”

Aisha, mi dispiace, ok?

Fammi almeno spiegare!”

“No, non servono le spiegazioni, sono superflue, basta il tuo gesto.”

Aisha non l’ho fatto apposta!”

“No? Quel file si è stampato da solo e poi da solo si è spedito?

Dio, Alex non so perché tu sia di nuovo qui a riempirmi di stronzate, ma non mi interessa, vattene, non ti voglio sentire!”

Fece per andarsene, ma luì le afferrò un braccio e rischiò di farla cadere.

“No, carina, ora mi ascolti!”

“Lasciami!”

“No, ho detto che mi devi ascoltare Salias, perdio!”

“MOLLAMIII STRONZOOO!”

“Ti ha detto di lasciarla!”

Bill?!

“E tu chi sei? Fatti i cazzi tuoi!”

Riuscì a liberarsi e a mollare uno schiaffo al suo ex coinquilino.

“è il mio coinquilino, bastardo e per quanto mi riguarda continuerà ad esserlo, è molto molto meglio di te.”

“Non finisce qui Salias, sappilo…

“Rifatti vivo e sarà peggio per te”sibilò a voce talmente bassa che solo Alex la sentì e gli scoccò un ulteriore occhiataccia.

Lo sorpassò e si allontanò con il ragazzo verso casa loro, mentre Alex li guardava furioso, forse nei suoi piani la ribellione di Aisha non era prevista.

 

Erano in salotto, lui, Tom e Sara, Eli era in cucina, dopo una scaramuccia con la dark era finita di corvè ai fornelli, temeva di finire a farle compagnia, stava torchiando la ragazza con scarsi risultati.

Era immensamente felice di aver potuto rivedere suo fratello, ma non capiva il perché, aveva la sensazione che qualcuno lassù lo stesse prendendo in giro, decisamente l’irrazionale aveva fatto capolino troppe volte nella sua vita.

Fece a Sara l’ennesima domanda a cui lei rispose con un’occhiata inceneritrice, stava per aggiungere qualcosa, era sicuro non fossero complimenti, quando il suo telefonino squillò.

“Ti sei salvato in corner.”sibilò prima di rispondere.

La conversazione fu breve e illuminante perché dopo nemmeno cinque minuti aveva già chiuso e si stava alzando infuriata.

“Cosa è successo?”

“Ma non ti fai mai, nemmeno per errore i fatti tuoi?”

No…

Rispose suo fratello per lui, gli scoccò un’occhiataccia.

“Era il barista del locale dove va di solito Salias , ha detto che è appena uscita, ma che c’è Alex che la tallona, devo evitare un Alexicidio.”

“Se vuoi vado io….”

“Non mi sembra il caso!”Intervenne Tom”Metti che questo Alex sia il doppio di te, ti farebbe a pezzi!”

“Non ti preoccupare per quello, è di Aisha che bisogna avere paura, potrebbe farlo a pezzi.”

“Allora vado, non c’è pericolo, lo dice anche Sara…

Le rivolse un sorrisetto angelico, che lei ricambiò con uno sguardo feroce, senza volerlo l’aveva aiutato a metterli in scacco entrambi e con l’acida spiegazione del percorso per raggiungere il bar.

Uscì di casa trionfante, per una volta aveva avuto la meglio su Sara Sefarei, ora doveva solo trovare “la luna nascosta”….

Non si era allontanato molto dal condominio quando vide Salias litigare con una ragazzo biondo che la teneva per un polso e sbraitava, li aveva trovati senza nemmeno sforzarsi molto.

La sensazione di antipatia che gli aveva comunicato la descrizione di Alex si era rivelata una realtà, quel tizio non gli piaceva, lo urtava il modo in cui si comportava con lei, da bulletto, come se tutto gli fosse dovuto.

Fece la sua entrata, Salias sibilò qualcosa, una minaccia poteva giurarci e la trascinò via, ricambiando l’occhiata rabbiosa di Alex.

-Mi odi, ma la cosa è ricambiata….-

“Come è odioso!”

“Si.”

Si accesero entrambi una sigaretta.

“Tu che ci fai qui? Non dovresti stare con tuo fratello?”

Non rispose e lei sospirò.

“Cosa vuoi chiedermi?”

Rinunciò a domandare come l’avesse capito.

Io…Ecco…Perché Tom è qui?”

“Non sei felice?”

“Non è questo…è che non capisco….”

“I perché a ogni costo, vero?

In questo caso capisco…Bhe Sara ha detto la sua, poteva  forse non dirla? Crede che sia una sorta di ricompensa per l’aiuto che dai a Lisa, sai tipo punti del supermercato.

Io non la vedo così, io credo che ci sia una logica diversa dietro, credo che ci siano legami che non si possono spezzare.

Puoi allentarli, puoi nasconderli, ma ritornano sempre.”

“Credi che il nostro sia così?”

“Non ne sono sicura, ma quel giorno all’ albergo lui in qualche modo si ricordava di te, solo che non riusciva a focalizzarti, come se fossi una persona che doveva conoscere ma di cui non riusciva a ricordarsi.”

“Grazie..”

Lei lo guardò perplessa, non poteva sapere quanto si fosse interrogato sul legame con suo fratello, sul perché si fosse spezzato, ma ora questo risolveva i suoi dubbi.

Non era una certezza o una verità assoluta, ma una supposizione su cui era dolce appoggiarsi e credere.

“C’è un altro motivo per cui dovresti rallegrarti…Domani tolgo il gesso e poi devo fare shopping, mi serve un vestito per il matrimonio e ne servirà uno anche a te.”

“Vuol dire che posso mettere piede in un negozio?”

“Si, per comprarti un abito elegante…anzi no…

“Cos’ è quella luce maligna?”

“Mio fratello non si merita un abito elegante…

“Non migliorerai mai il tuo rapporto con lui se ti perdi in ripicche….”

“Questo è vero, ma non sai cosa ci portiamo alle spalle io e lui, i nostri litigi, quel che è successo.”

“Non potresti dirmelo?”

“Mio fratello giocava ai video poker, io nonostante tutto, l’ostruzionismo che mi faceva Jessica, la sua tipa, i soldi spariti etc,,l’ho coperto con i miei.

Bhe, poi ha fatto la cazzata che era impossibile non sgamare e persino quella pasta d’uomo di mio padre se ne accorto e ha dato di matto, mio fratello si è arrabbiato a sua volta e hanno litigato.

Lui e la sua spocchiosa tipa sono fuggiti in Sardegna e Davide, il brillante studente di medicina, l’amore di mamma Martina è finito a vendere case, il che non è comunque male, se non fosse che lui dà la colpa a me.

Dice che lui si stava ripulendo e che io l’ho infamato con mio padre per vendicarmi del fatto che Jess ha detto mia madre con chi stavo…

Insomma dà la colpa a me del litigio…

Non tutti i fratelli erano come loro…

 

L’infermiera del reparto sembrava più calma rispetto all’ultima volta, forse perché non emetteva fumo dalle orecchie, lampi dagli occhi e cattiverie dalla bocca, di sicuro si ricordava di Bill perché gli scoccò un’occhiata riconoscente.

Dopo un mese le tolsero l’odiato gesso, dopo un mese poteva guardare di nuovo la sua gamba nature!

“Signorina Salias la frattura si è perfettamente riassorbita…dovrà usare una stampella ancora per qualche giorno, me è fortunata è tutto a posto.”

Il dottore scribacchiò qualcosa e altri giorni di malattia, avrebbe finito per essere licenziata, considerato che avrebbe dovuto chiedere le ferie per quel dannato matrimonio.

Andò come previsto, una volta uscita dall’ospedale con le sue gambe, si fece accompagnare al locale dal ragazzo e lì ricevette il benservito dal titolare, con cui non era mai andata molto d’accordo.

Altre volte avevano litigato, altre volte erano arrivati ai ferri corti, la rottura era in un certo senso inevitabile.

“Allora?”

Chiese ansioso il ragazzo.

“Sono liberaaa! Mi ha licenziato!”

“E sei felice?”

“Un po’ si perché odiavo quel lavoro…ora ne cercherò un altro…

Un amico di Antò che ha una libreria cerca una commessa, chiederò lì, ma dopo il matrimonio….”

“Sei strana…

“Lo so…senti…andiamo a casa?

Poi potrai stare con tuo fratello, mentre io vado a comprarmi il vestito.”

“Voglio venire anch’io! Sara ed Eli si sono già appropriate di lui…

Alzò un sopracciglio curiosa.

“Per il vestito!”

“Madonna che palle! Ok, andiamo a mangiare, mi faccio una doccia e andremo pure noi….Dannato fratello!”

“Va bene….Vuoi che cucini io?”

“NO!!”

La guardò senza capire.

“Ho voglia di cucinare! Una pasta scialla scialla cosa ne dici?”

“Ok, pensavo che magari fossi stanca…

“Tranquillo! Ce la faccio!”

“Va bene.”

Senza farsi vedere tirò un sospiro di sollievo, la sua cucina non era il massimo, ma era estremamente suscettibile ed era quasi impossibile farglielo notare.

Arrivarono al suo appartamento, la Pautasso li accolse con la minaccia di denunciare all’ amministratore l’affollamento di casa sua, Bill la trattene e la fece incamminare su per le scale.

“Perché fa così? Non le ho mai fatto nulla?”

“Su su passerà….”

Sicuramente a lui sarebbe passata, un giorno probabilmente molto vicino si sarebbe alzato dal letto in una stanza d’albergo e se la sarebbe scordata una tale rompiscatole, era lei che avrebbe dovuto sopportarla ancora a lungo.

Sbuffò.

“Cosa c’è?”

“Niente, siamo arrivati.”

Rimediò un pranzo che lui divorò senza tanti complimenti(come diavolo faceva a rimanere così magro?), poi lei si chiuse in bagno, doveva togliersi le ultime tracce di gesso dalla gamba, le prudevano da morire.

Fischiettando entrò nella doccia e lasciò scorrere l’acqua su di lei, cercando di rilassarsi, di non pensare ad Alex, le puzzava terribilmente il fatto che si fosse rifatto vivo, non ne capiva la ragione.

-Ha spremuto da me tutto ciò che poteva, cosa vuole ancora?-

Le sembrò di sentire il campanello, ma probabilmente era stata una allucinazione, era stato troppo breve e la porta non si era aperta.

Emerse dal bagno e beccò il suo coinquilino che guardava imbronciato i teletubbies, sgranò gli occhi.

“Stai bene?”

“Perché?”

Indicò il televisore.

“Oh! Loro…non mi ero accorto che fossero iniziati…

“Cosa è successo? Chi era alla porta?”

Nessuno…

Piantala…dimmi chi è…mi accorgo quando menti…

“Si si…il radar…

“Esatto.”

Era recalcitrante, molto strano per un logorroico come lui…

“Era Alex…

Ecco spiegato l’arcano, la domanda si rinnovò, cosa diavolo voleva?

“Hai fatto bene a mandarlo via, vorrei solo sapere cosa diavolo vuole…

Ma adesso, andiamo.”

Lui annuì, spense la tele e si alzò, sollevato in qualche modo e la seguì, non capiva cosa pensasse, sembrava che Alex lo irritasse.

Lui guidò fino al centro commerciale in silenzio.

“Che bello.”

“Cosa?”

Bill la guardò stranito.

“Ho un’autista personale!”

“Non ti ci abituare…

Sorrise, almeno aveva parlato, parcheggiarono e si buttarono nello shopping selvaggio.

Gironzolarono in diversi negozi, lui se la sbrigò abbastanza alla svelta, nonostante lei gli avesse detto che non era necessario lui comprò pantaloni, camicia e cravatta eleganti, solo lei rimaneva senza niente.

“Uffa..”

“Ma non hai visto nulla?”

No…

All’improvviso lo vide, il suo vestito, viola, lungo fino al ginocchio, con delle bretelline, di un materiale simile alla seta, era assolutamente perfetto.

“L’ho trovato!”

“Qual è?”

“Quello!”

“Carino! Ma non è adatto per un matrimonio!”

Chissene! Andiamo!”

Lo afferrò per un mano e lo trascinò dentro al negozio, doveva avere quel vestito!

La commessa le sorrise, lei indicò il vestito e la donna, senza fare commenti sulla sua taglia, glielo porse e le indicò i camerini.

Era in preda a un raro momento di frenesia da shopping, si sarebbe sentita meglio quando avrebbe avuto quel vestito addosso e così se lo mise.

Era quasi perfetto. sorrise, le stava abbastanza bene, Jess l’avrebbe detestato, ma a lei piaceva.

Si affacciò e fece un cenno a Bill, sentendosi parecchio idiota e in preda a un raptus di follia, lui si avvicinò e lei, perdendo coraggio mano a mano gli mostrò il vestito.

“Come mi sta?”

“Bene!”

C’era anche una discreta ammirazione nei suoi occhi, che la fece sorridere, fino a che  realizzò in quale esemplare di commessa si era imbattuta, quella che una volta capito che il cliente comprerà tenta di affibbiargli tutto il negozio.

Signorina…cosa ne dice di questo copri spalle?”

Era uno straccetto nero, ma ne aveva bisogno.

“E questa maglia?”

“No grazie!”

“Un pantalone…

“Ascolti, ho già tutto quello che serve!”

“Sicura?”

Il suo tono voleva indicare che lei, Aisha, in realtà non sapeva di cosa avesse bisogno.

“Si!”

Uscì dal camerino decisa, anche se quasi temeva che un campo di forza o qualcosa del genere l’avrebbe ributtata indietro e si avviò alla cassa.

“Paga lei o il suo ragazzo?”

“No, io.”

Arrossì, tirò fuori i soldi e pagò.

Una commessa aveva scambiato Bill per il suo ragazzo, come avrebbero reagito i suoi parenti? E suo padre, l’egregio Michele? E sua madre, la terribile Martina?

E come mai Bill era così ostile ad Alex?

All’improvviso la Sardegna le parve un luogo molto ostile…

 

ANGOLO DI LAYLA

 

E siamo al dodicesimo, Spero vi piaccia…ihihihi…

Passiamo alle recensioni.

 

Fragolottina:No tranquilla, non è Gavino il traumatizzante nella famiglia di Aisha XD.

È un innocuo vecchietto^_^.

Effettivamente comincia a esserci un po’ tanta gente in casa di Aisha, ma è solo una situazione temporanea..

Che altro dire? Spero ti piaccia. Alla prossima.

 

_Pulse_: Sono contenta che ti piaccia ^_^. Buone vacanze e vedrai cosa succederà in Sardegna mwhahahahah!!!

 

_PkSl_: no. In realtà non sono sarda. Abito a Bergamo XD.

Però…Ho un’amica sarda e mi interessa molto la Sardegna ^_^.

Spero che questo ti piaccia.

 

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Capitolo 13
*** 13)Sono Le Tre Mezza Di Notte E Tutto Va....Male! ***


13)SONO LE TRE E MEZZA DI NOTTE E TUTTO VA...MALE!

 

La settimana era come volata, in un attimo era arrivata la notte della partenza, precisamente erano le tre di notte e per parafrasare un film di Walt Disney tutto andava male.

Eli era disperata, era alle prese con una ventenne quasi narcolettica, con un diciannovenne che era chiuso da una buona mezz’ora in bagno e non dava segni di voler uscire in tempi brevi e con una quindicenne in fase di ostruzionismo.

Scosse Aisha che si era addormentata con le braccia incrociate sul tavolo, accanto al caffè, si chiese se per caso Bill avesse incontrato Pennywise nel bagno  e decisa bussò alla porta, cercando di non fare troppo rumore, gli altri condomini dormivano ancora.

“Bill, accidenti sei ancora vivo o Pennywise ti ha ammazzato?”

“No, mi sto preparando!”

“Datti una mossa, cavolo, che qui la situazione è tragica!”

“Si si…

Eli sbuffò, quel tono voleva dire che non l’avrebbe rivisto per un altro quarto d’ora.

Aisha!”

La sua amica si riscosse di colpo , si era addormentata con la tazza in mano.

“Stella, ce la fai ad arrivare fino alla macchina?

Ti prego, aiutami! Bill si è trincerato in bagno e Lisa non vuole alzarsi!”

Le rispose un silenzio eloquente, si era di nuovo addormentata, accidenti!

Marciò alla volta della camera di Salias, dove Lisa aveva messo una brandina da campeggio per dormire e aprì la porta di scatto, la ragazzina era ancora avvolta nelle coperte nonostante i suoi strilli.

Era troppo, con un gesto nervoso tolse tutte le coperte e mentre lei protestava la tirò in piedi, fortunatamente almeno le valigie erano fatte, così si limitò a tirarle un paio di jeans e una maglietta scelti a caso.

“Cosa devo fare con questi vestiti?”

Mangiarli…

Metterteli no? Accidenti! Non so chi salvare tra te, quello che si sta restaurando in bagno e quella che ronfa sul tavolo!”

“Che palle” Mugugnò lei, cominciando a togliersi il pigiama.

Un problema era risolto, la porta del bagno che si apriva annunciò che anche il secondo stava per sistemarsi, ora bisognava solo operare misure drastiche per eliminare il terzo.

Tornò in salotto, scosse Salias, le fece bere il caffè ormai freddo a forza, le infilò una sigaretta tra le labbra e gliela accese, forse con caffeina e nicotina in corpo sarebbe riuscita ad arrivare alla macchina.

“Dove sono gli altri?”

Chiese con voce da oltretomba.

“Lisa si sta vestendo, Bill è appena uscito dal bagno.”

“Nell’orrore non ci stiamo tutti, Lisa deve andare con Sara.”

Ok….”

Non diede troppo peso a quelle parole, in fondo era semi addormentata, no?

Lisa fece il suo ingresso perfettamente vestita, anche se con un’aria leggermente torva.

“Eccomi.”

“Ok, ci siamo tutti…Iniziamo a portare giù le valige. Bill quante ne hai prese?

In macchina non ci stanno!”

“Cosa ti avevo detto, Eli?”

Sarebbero mai partiti? Ci avrebbero messo meno tempo loro a partire o la Sardegna a trasportarsi sotto casa di Salias?

“Calma Eli, calma….”

Mormorò afferrando una valigia per mano e sbuffando, Aisha era inciampata e quasi era caduta per terra, iniziava a essere preoccupata per quella sortita in Sardegna.

In qualche modo, tra gli sbuffi di Lisa, i numeri da circo di Aisha e le lamentele di Bill, riuscirono a portare tutte le valigie dabbasso, Nana inclusa, a chiudere l’appartamento e a caricare alcune cose in macchina, come pronosticato quelle della ragazzina rimasero desolatamente a terra.

“E Adesso?”Esclamò spazientita lei” Non mi avrete buttata fuori dal letto per niente?”

“No, stai calma! Ti farò venire con noi, anche se fosse l’ultima cosa che dovessi fare nella mia vita! Tra poco arriveranno Sara e quell’altro.”

“Uffa! Così la conversazione sarà bandita!”

“Eh?”

Massì! Sara crede che le conversazioni siano come le porte, devono essere chiuse!”

“Lisa, sono le tre e mezza di notte, cazzo, siamo in ritardo, quei due sono affidabili come due asini zoppi e ubriachi, non ti ci mettere pure tu!”

Uno stridio di freni annunciò l’arrivo di Sara, la ragazza scese  borbottando qualcosa seguita dal fratello di Bill, che imprecava in tedesco.

“Alla buon’ora…Cos’ è il problema, Eli?”

“Che quelle valigie nella macchina non ci stanno, quindi perché non ospiti loro e Lisa?”

“Che palle!”

“Vedilo come un incentivo a non ammazzare quel tizio…

“Tra a te e Aisha non so chi sopporto di meno.”

“Ti vogliamo bene anche noi, Sara Maria Eleonora!”

“Odio quando mi si chiama con i miei tre nomi!”

“Hai tre nomi?”

“Si, Tom.”

Si voltò scocciata verso il rasta.

“ Perfetto! ti chiamerò Eleonora!”

“Proprio il nome che odio di più!” mormorò a denti stretti per poi mettersi a urlare che quelle cavolo di valigie andavano caricate e lei, off course, non ci avrebbe pensato.

Eli ridacchiò , Bill le guardava a occhi sgranati, Lisa aveva incrociato le braccia e Aisha aveva ripreso a dormicchiare appoggiata alla macchina.

“La vedo male…

“Molto male.” Le fece eco Lisa con una valigia in mano.

“Sono caricate! Possiamo partire, Lisa vieni!”

“Arrivo!” la ragazzina la salutò e salì in macchina, con uno strano sogghigno stampato in faccia.

Aisha!” urlò per l’ennesima volta, lei si svegliò ed entrò, seguita da Bill, lasciando a lei l’onore della guida, ma  almeno stavano per partire.

 

Bill si sentiva assonnato, ma non riusciva a dormire, Eli aveva infilato nel lettore un cd dei Rancid di Aisha che non gli conciliava affatto il sonno, senza contare che la corvina si era messa a cantare a un certo punto.

Accanto a lui Salias aveva uno sguardo perso, quello di chi è non del tutto in sé, a metà tra sonno e veglia.

“Che aria maligna…

“Chi?”

“Il san Cristoforo, sembra darci degli idioti in blocco…

“Che bello! Non sono l’unico a cui dà questa impressione!”

“Se una cosa è maligna, è maligna!”

“Cosa diranno i tuoi?”

“C’è un temporale laggiù e si avvicina, come tanti anni fa quando andavo in vacanza con i miei…C’è sempre un cazzo di temporale che si avvicina, la tua abilità è sapere rimanere in piedi, tra fulmini e pioggia e sai come devi fare? Devi seguire il tuo istinto…

Si addormentò di botto, la testa le si inclinò pericolosamente e si appoggiò alla sua spalla, con una strana espressione pensierosa.

Non aveva capito del tutto la storia del temporale, ma era sicuro che si potesse adattare alla sua domanda, doveva solo essere se stesso e sperare che il signor Salias apprezzasse quella politica.

Chissà se somigliava alla figlia?

I Rancid continuavano a non lasciarlo dormire, Aisha aveva preso possesso di una spalla, Nana gli si era addormentata in grembo, il sonno si allontanava sempre più.

Eli, spegnili…

Lei non lo sentì, iniziò un monologo in italiano di cui non capì nulla, forse credeva di parlare con Aisha, non si era accorta che la sua amica si era addormentata.

Aisha?”

Aggiunse qualcosa.

Aisha?”

“Dorme!” Sussurrò lui.

Capisco….”

“Tu perché non dormi?”

“Mi danno fastidio quelli!”

“Quelli si chiamano Rancid e ringrazia che Salias dorme o ti avrebbe menato, comunque qual è il vero problema? Sei preoccupato per il padre di Aisha?”

“Si.”

“Non ti preoccupare, vedilo come un sogno che stai vivendo, o un incubo se preferisci, in fondo non è molto lontano dalla realtà.

Un giorno ti sveglierai e avrai solo dei vaghi ricordi, sensazioni e ti chiederai se è stato vero o no, ma ti dimenticherai di rispondere e tutto cadrà nell’oblio.

Non ci pensare e vivi come capita, c’è già abbastanza gente che passa tutta la vita a rincorrere quelle sensazioni che ti dà un sogno senza sapere cosa  le abbia originate…

“Rincorrere un sogno non è sprecare una vita…

“Idealista come Salias, ma forse adesso nemmeno lei ci crede così tanto…

“Cosa è successo con Alex?”

“Ha ucciso o almeno ferito gravemente un sogno.”

Chissà cosa voleva dire?

Sentì che aggiungeva altre cose, ma non riuscì a seguire il discorso, le palpebre cominciavano a farsi pesanti e i contorni delle cose indefiniti, si stava addormentando finalmente.

Avrebbe dovuto esserne contento, ma continuava a risentire le parole di Elisa e a chiedersi quanto di vero ci fosse in esse e finì per concludere che  era più o meno la verità.

 

Aisha si svegliò con del nero davanti agli occhi, li stropicciò un  paio di volte prima di rendersi conto che erano i capelli di Bill finiti chissà come davanti alla sua faccia.

-Accidenti! Si è addormentato! Ma come mai non ci muoviamo più?-

Eli?”

Chiamò piano per non svegliarlo.

“Ohi.”

“Perché siamo fermi?”

“Siamo in un autogrill, potremmo fare colazione, sveglialo.”

“Ok.”

Aisha, stai attenta, stella.”

Non rispose, si spostò piano e scosse il ragazzo, lui fece una faccia perplessa e si guardò attorno spaesato.

“Cosa c’è?”

“Ci siamo fermati a fare colazione, tu vieni?”

Si, ok!”

Si stiracchiò, raccolse il giubbino e scese dalla macchina, lei lo segui, ancora un po’ intontita, Eli era dietro di loro.

L’autogrill era già pieno di cose natalizie, ma lei non le calcolò molto, si diresse al bancone, ordinò per tutti e tre cappuccio e brioches.

“hai visto che carino quel babbo natale? Ce lo portiamo a casa?”

“Ma Bill a che serve? Io non faccio nemmeno l’albero!”

“Eretica!”

“Uffa! se ti piace prendilo, ma all’uscita!”

Il cappuccino e la brioche arrivarono.

“Posso consumarle fuori?”

Il barista annuì.

“Perché?”

“Perché intanto posso fumare!”

“Posso venire anch’io?”

“Se ti fa piacere…

Afferrò la tazza e la brioche, si diresse all’uscita seguita da lui, che lanciò un’altra occhiata al babbo natale, fuori l’aria era fredda, ma lei si sedette comunque sulla scalinata che portava all’entrata con lui accanto.

“Allora?”

“Allora cosa?”

Mormorò lei, dopo aver bevuto un sorso di cappuccino, lui addentò una brioche e poi rispose.

“Ti stai abituando all’idea che tuo fratello si sposi?”

“Lascia stare gli interrogatori! Sto mangiando!” disse mentre si accendeva una sigaretta.

Lui annuì, ripresero a mangiare e lui mantenne la promessa, solo quando lei gettò via il mozzicone tornò all’attacco, ma lei scantonò abilmente con la scusa delle tazze da riportare.

Aisha non potrai scappare per sempre!”

Io…Senti a me non interessa che si sposi, voglio solo che stia lontano dalla mia vita, sembra che sia sempre arrabbiato con me e non so perché, era lui il figlio perfetto, quello che non faceva casini, che aveva tanti amici, bei voti ed era iscritto a Medicina.

Io ero quella incasinata, asociale, con pochi amici e strani anche quelli, che aveva scelto una scuola di tossici che non mi avrebbe potuto dare un futuro, quella a cui seguiva sempre un sospiro dopo il nome, che era brava ma aveva sempre un ma.

Non è colpa mia se ha buttato a puttane la sua vita sono stanca di dovermi sempre scusare, senza nemmeno sapere per cosa.

In definitiva, avrei fatto a meno di venire, sono qui per mio padre, mia madre e mio nonno, gli altri parenti sono scocciatori e non vedo l’ora di essere di nuovo a casa,

Questo è quanto, ok?”

“Dovreste parlare!”

“Senti, non siamo tutti come te e Tom, io non voglio iniziare una conversazione che non so dove possa portarmi, forse nessuno di noi due è pronto.

So che stiamo temporeggiando, ma ognuno ha tempi diversi.

È arrivata Eli, andiamo.”

Si incamminò alla macchina irritata, la sua amica la guardò interrogativa, ma lei le fece segno che non era nulla e aprì la portiera, Bill arrivò poco dopo.

“Quanto manca a Genova?”

“Non molto, poi ci imbarchiamo.”

Eli, metti gli Shandon?”

“Pensavo volessi dormire ancora!”

“Mi è passato il sonno!”

Partirono e rimasero in silenzio per tutto il viaggio, o meglio Bill rimase in silenzio, lei ed Eli si lanciarono in uno dei loro deliri senza capo ne coda di cui lui non avrebbe capito una mazza.

“Ecco Genova!”

Lui grugnì qualcosa, lei lasciò perdere, non sapeva perché ma rivedere quella città le dava il buon umore,uscirono dall’autostrada e come da tradizione si persero nella ricerca del porto.

“Com’è che ci perdiamo sempre?

Quel cazzo di porto non si può spostare ogni volta!”

“E che ne so!  È tutta colpa del coniglio di Donnie Darko!”

“Questa risposta non ha senso Aisha, te ne rendi conto?

E poi perché quello tace?Di solito anche se non sa quello che stiamo dicendo interviene a caso e non riesci più a fermarlo.”

“Mi sa che ci è rimasto male per una mia rispostaccia, mannaggia a me che mordo quando si parla di Dave.”

“Oh! Il porto!”

Eli entrò, Aisha rimediò tre biglietti e fece un segno di saluto a Sara che era già in coda con la macchina per imbarcarsi, poi si misero diligentemente in fila anche loro.

Stavano per andare in Sardegna, lo realizzò appieno quando vide la nave, non era un incubo, avrebbe rivisto tutti e suo fratello si stava per sposare con Jessica.

Avrebbe avuto Jess come cognata, una persona che odiava e da cui era riodiata!

Non che non ci avesse pensato, Bill glielo aveva ricordato molto spesso in quella settimana, ma non aveva realizzato appieno il tutto.

Jess.

Jess che, come era vero Dio, probabilmente aveva già fatto crescere in testa a suo fratello più corna di un alce e che sapeva manovrarlo come un burattino, brava abbastanza da rivoltarglielo contro.

Jess.

Cazzo.

“Possiamo scendere ora, Aisha prendi le carte!”

“Si.”

Scesero tutti e tre, lei con Nana in gabbia e le carte e salirono verso il ponte, trovarono un tavolino, Tom ,Sara e Lisa e visto che non c’era nulla di meglio da fare iniziarono a giocare a scala quaranta.

Lisa vinse quattro partite di seguito, Tom e Sara erano parecchio seccati, a lei e ad Eli veniva da ridere e dovettero trattenersi o avrebbero rischiato di beccarsi un calcio sotterraneo dalla dark e i suoi anfibi non erano certo fatti di gomma.

“Oh, ma dov’è tuo fratello?” Berciò Sefarei.

“Non lo so. Vado a cercarlo.”

“Non ci provare, coso! Devi fare un’altra partita!”

“Vado io a cercarlo…Voi due non fatevi stracciare ancora da una ragazzina!”

Vaffanculo Salias!”

“Vi voglio bene!”

Iniziò a vagare senza una meta precisa, finché non lo vide sul ponte esterno, appoggiato al parapetto, uscì curiosa e gli si avvicinò senza fare rumore.

“Tutto bene?”

Lui sobbalzò.

“No, non sto tanto bene…

“E allora allontanati dal parapetto! Non vorrai cadere di sotto!”

“No no, mi gira la testa, mi viene da vomitare.”

“Senti ci sediamo su quella panchina, così ti riprendi un po’ e poi entriamo, fa freddo.”

Lo aiutò ad arrivare alla panchina e lo fece sdraiare., lasciando che le mettesse la testa in grembo.

“Scusa per prima, ero nervosa, ma un po’ avevi ragione.

Non voglio che mio fratello si sposi con quella, me lo mette contro.”

“Scusa tu, sono troppo invadente!”

Rimasero in silenzio per un po’.

“TI senti meglio?”

“Bene. Ora entriamo che qui non fa per niente caldo.”

Lo aiutò a rientrare, era più pallido del solito temeva crollasse da un momento all’altro, così, dopo aver litigato con una signora riuscì a farlo sdraiare, Tom arrivò poco dopo e come al solito si sentì di troppo.

Quei due avevano un rapporto incredibile, si capivano con una sola occhiata, erano empatici, se uno stava male, arrivava subito l’altro, sospirò allontanandosi e raggiungendo Lisa e Sara che stavano ancora giocando,  ovviamente la ragazzina vinceva.

“Allora?”

“Avrà mal di mare, non so..c’è suo fratello con lui.

Posso fare anch’io una partita?”

Conclus…AHIA!”

Sorrise a Lisa dopo averle dato un calcio sugli stinchi.

“Ma Aisha!”

“Distribuisci le carte, Farina e non perdere tempo in cazzate!”

“Per quello basti già tu per tutte e due!”

Ripresero a giocare, poi mangiarono i panini fatti da Eli e iniziarono a chiacchierare, Lisa tentò vanamente di cavarle qualcosa, in ogni caso rividero quei due quando ormai stavano per sbarcare.

“Tutto bene?”

Si…

“Ma se sei pallido come un morto! Avresti dovuto dirlo che stavi male sulla nave, ti avremmo preso delle medicine!”

“Sara pietà!”

“Pietà l’è morta!”

“Si, cita i Modena a sproposito, eretica!”

“Chiudi l’anfibio Salias!”

“L’anfibio?”

“Hai mai visto un punk girare in ciabatte?”

“Vado a buttarmi a mare!”

Arrivarono in macchina, finalmente erano in Sardegna, alleluia!

Eli portiamo a casa te per prima, ok?”

“Si!”

Salias guidò fino a casa della mora.

“Siamo arrivate!”

Le due ragazze scesero dalla macchina e scaricarono le valigie di Elisa, si abbracciarono, lei fece un segno di saluto a  Bill.

“Stella ci vediamo domani!”

Ciau socia!”

Risalì in macchina e riprese a guidare.

“Quella è casa mia!”

Mmm!”

“Stai calmo!”

Parcheggiarono davanti a un villetta a due piani, con un giardino abbastanza curato, lei scese e suonò il campanello, un uomo dai lunghi capelli grigi legati in una cosa uscì dalla porta.

Aisha!”

“Papà!”

Si abbracciarono.

“Come stai, piccola?”

“Bene, tu?”

“Bene, si insomma…immaginerai quanto è arrabbiata la mamma….”

“Lo percepisco, sento il suo istinto omicida che si propaga come gas.”

Scema…Chi è il tuo coinquilino?

Ciao Sara, ciao Lisa!

È lui?”

Chiese indicando Tom.

“No, è suo fratello!”

Suo padre fece una smorfia come a dire”peccato, mi stava simpatico!”.

“è lui!”

Indicò che Bill che scendeva dalla macchina, la faccia dell’egregio Michele si distorse per un attimo in un ghigno, il ragazzo non gli stava simpatico.

“Lui è Bill.”

“Io sono Michele, piacere!

Aisha accompagnali dal nonno!

Voi entrate pure!”

Salias e i due gemelli rientrarono nella Panda.

“Mi odia!”

“No.”

Mise in moto.

“Mi odia, ti dico!”

“Deve solo abituarsi a te!”

“Mi odia.”

“Ti odia.”

Arrivarono a  casa di suo nonno, non si stupì più di tanto di trovarlo già seduto fuori dall’abitazione, si abbracciarono e si scambiarono i convenevoli.

“Allora, chi è quello che vive a casa tua?”

“Lui, si chiama Bill.”

Lo indicò per l’ennesima volta

“Meglio dell’altro coglione biondo, brava piccola di nonno tuo!”

Si sorrisero.

“Lui è mio nonno Gavino!”

“Piacere” si strinsero la mano e poi iniziarono a portare le valigie dentro casa.

Era andata, poteva tirare un sospiro di sollievo, si accese una sigaretta intanto che aspettava che gli uomini finissero di trafficare con i bagagli.

Uscirono di nuovo tutti e tre, si salutarono, poi Tom e suo nonno rientrarono in casa, borbottando qualcosa probabilmente sulla cena, Gavino stava rivelando un’inaspettata conoscenza del tedesco, rimasero solo lei e Bill nel cortile deserto.

“Almeno a mio nonno stai simpatico…

“Così pare…tu piuttosto cerca di non fare troppi danni!”

Senza preavviso le diede un casto bacio sulla bocca e poi corse dentro casa di suo nonno lasciandola di stucco, in compagnia solo del vento freddo di fine novembre.

Cosa diavolo stava succedendo?

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Le cose iniziano a muoversi….lentamente…

Ringrazio:

 

Fragolottina

 

_Pulse_

 

_PkSl_

 

 

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Capitolo 14
*** 14)Tranquilla Riunione Familiare ***


14)TRANQUILLA RIUNIONE FAMILIARE .

 

Si sentì l’essere più idiota del mondo, ferma come un baccalà nel cortile di suo nonno dove aveva passato l’infanzia, chiedendosi cosa diavolo significasse quel bacio.

-Ok Salias, politica fallita….Cosa voleva fare? E ha una qualche importanza? E io…Io che devo fare?-

Non trovò risposta a nessuna di quelle domande, il vento la schiaffeggiava senza pietà e vedere la casa di Gavino brillare di luci allegre, sapendo che probabilmente quelli stavano per mettersi a mangiare, la fece stare ancora peggio.

Si incamminò verso la Panda, accese il riscaldamento al massimo e si preparò mentalmente a incontrare i suoi, la cucina di sua madre e il suo malumore, che sfogava su di lei non potendolo fare su Jess e Dave e i silenzi di suo padre che di sicuro non aveva apprezzato Bill.

Bill…No, non ci doveva pensare!

Mise in moto, nervosa, nemmeno il buon vecchio Bob Marley la calmò, guidò sentendosi un demone in Panda fino a casa sua.

Suo padre era sulla porta, in una parodia del nonno, a braccia conserte, senza dire una parola la aiutò a portare in casa i bagagli, quel silenzio pesante la scoraggiò definitivamente, perché era venuta?

Sua madre arrivò a salutarla, la abbracciò sorridendo.

“Sei sempre strana figlia mia…Come stai? Come va la gamba?”

“Sto bene….la gamba si è sistemata!”

“Su, vieni che si mangia!

DAVIDEEEE!!! C’è Aishaaaa!”

Suo fratello arrivò annoiato dal salotto, aveva i soliti capelli neri, ora con la frangia che stranamente gli copriva uno dei suoi occhi verdi così uguali ai suoi, ma così ostili, non era certamente felice di vederla.

“Ciao Ai!”

“Ciao, Come va? Emozionato?”

“Moderatamente.”

I suoi occhi le telegrafarono che era inutile e ipocrita intavolare la pantomima di una conversazione, così tacque e lo seguì in salotto.

Fu una cena all’insegna del silenzio, nessuno di loro parlò, gli unici rumori che si sentivano erano quelli delle posate, se non fosse stata troppo stanca si sarebbe alzata per fare un giro pur di non stare lì.

“Ma, ti aiuto a fare i piatti, poi faccio una doccia e vado a letto.”

La madre annuì, lei sparecchiò, e si chiuse in cucina, cercando di rilassarsi, non pensare le riusciva particolarmente bene con le mani immerse nell’acqua calda, pulendo oggetti.

Fu così che intercettò la conversazione del secolo tra i suoi, con il suo coinquilino come argomento.

Michè! Che c’è?”

“Martina, a me quello non piace.”

“Chi?”

“Quello che s’è portata Aisha, mi fa una brutta impressione!”

“Ma non lo conosci nemmeno!”

“Non importa! Alex era meglio!”

Suo padre rischiò seriamente di beccarsi un piatto in testa, non lo ricevette per il semplice fatto che non poteva farsi scoprire, ma come faceva a dire che quell’ idiota era meglio di Bill?

“Alex era un idiota e io te l’ho detto subito! Aveva una faccia losca, l’avrebbero capito tutti che quello aveva bevuto ipocrisia insieme al latte di sua madre!”

“Mi dai dell’idiota, Martina?”

“No, dico solo che tu e Aisha siete ingenui. Vi fidate troppo, nonostante passiate metà del vostro tempo a borbottare proclami pessimisti credete sempre al meglio della gente.”

“Marti! A me quello non piace! Tu sei con me o no?”

“Michele datti una calmata! Aspetta prima di giudicare, domani lo interrogo io e sapremo che tipo è, a me comunque non sembra così male!”

“Femmine! Vi sciogliete davanti a un bel faccino!”

“Amore, una parola maschilista, una sola ancora e stasera dormi nella cuccia del cane!”

Sentì suo padre sbuffare e alzarsi.

“Dove vai?”

“A fumare, donna! Tu non mi lasci fumare in casa!”

“Michele fuori ci sono quindici gradi sotto lo zero e i pinguini, ti concedo di fumare in casa!”

Suo padre sospirò sollevato, lei invece scosse la testa, Bill l’indomani avrebbe avuto una bella sorpresa, gli interrogatori di sua madre erano noti per la loro meticolosità degna di un poliziotto consumato.

-Avevo detto di non pensarci!-

Uscì dalla cucina con aria indifferente e si diresse in bagno, aveva bisogno di una doccia e poi di dormire per minimo dodici ore, peccato che sulla porta del locale stazionasse Lisa.

“Tu mi nascondi qualcosa?”

“Cosa?”

“Qualcosa è successo!”

“Si, mio padre odia il mio coinquilino e mia madre progetta di torchiarlo!”

“Scappa Salias, ma non potrai farlo per sempre!

In ogni caso, ho deciso di tingermi i capelli di rosso, domani mattina ci troviamo a casa di Eli.”

“Ok”

Si infilò in bagno, riempì la vasca d’acqua,ci buttò una dose abbondante di bagnoschiuma, si spogliò, lasciando le sigarette e un accendino sul bordo della vasca  e si immerse, era stanca, assonnata e una sigaretta al caldo era tutto quello che desiderava.

“C’è qualcuno?”

La voce di suo fratello ruppe l’incantesimo.

“Si, io!”

“Datti una mossa che devo andarci io!”

Lo mandò poco elegantemente al diavolo, ma finì per lavarsi alla svelta, irritata con Davide come ai vecchi tempi, quando sembrava che lui decidesse di avere bisogno del bagno quando c’era lei.

-Cambia tutto e non cambia niente…continueremo a litigare sempre!-

Uscì di pessimo umore, si buttò a letto con le coperte fin sopra al naso, adorava quel calore, stava per abbandonarsi tranquillamente al sonno quando una musica da discoteca a volume assordante la fece drizzare a sedere.

Davide.

“Frate! Spegni!”

Non successe niente.

“Davide spegni per favore che voglio dormire!”

La musica continuò imperterrita.

“DAVE O ABBASSI QUESTA MERDA O ARRIVO IO E TI ROMPO LO STEREO!”

La minaccia non sortì l’effetto desiderato, così dovette alzarsi, marciare fino alla camera del fratello e spegnere la radio, sotto lo sguardo allibito di lui che forse non si aspettava che lo facesse.

Chiuse la porta a chiave, troncando sul nascere le proteste del moro, ora poteva tornare a dormire….

-Troppo facile, tesoro….Come la metti con quel bacio?-

Dannata coscienza.

-Non la metto in nessun modo, può significare tutto e niente, farò finta che non sia successo e basta-

-Ma ti è piaciuto?-

Si tirò il cuscino sulla testa.

-Non scappare Salias, io ti seguirò ovunque, sono la tua coscienza…-

-Hai vinto tu! Mi è piaciuto, ma non significa nulla, nulla! Hai capito?

Tanto ben presto lui si scorderà di me e io di lui.-

-Lo credi davvero?-

Mentre finalmente si addormentava, si rese conto di avere una coscienza folle e di essere nei guai.

Grossi guai.

 

Doveva ammettere che la cucina del nonno di Salias era formidabile e soprattutto che quel vecchietto era semplicemente un grande, non aveva fatto un solo commento sui loro capelli, sui loro piercing e sui suoi tatuaggi, li aveva trattati in maniera normale.

Suo fratello e Gavino stavano  discutendo di calcio, ma lui era abbastanza stanco e voleva solo andare a letto, anche perché non capiva cosa diavolo gli stesse succedendo.

Aveva baciato Aisha.

Cosa voleva dire?

Lei era una cara ragazza, una che gli andava a genio in quelle circostanze, ma poi cosa sarebbe successo?

Non sapeva rispondere, sapeva solo che quando l’aveva vista con l’inseparabile sigaretta in mano e l’aria sperduta di chi non vuole ammettere di essere nei guai, gli aveva fatto una tenerezza infinita e l’aveva baciata.

Questo stava a significare che lei gli piaceva?

Con ogni probabilità si e questo era un casino, anche perché non aveva di come avrebbe potuto reagire lei, uno schiaffo o una carezza? O tutti e due?

“Vado a letto!”

“Buona notte ragazzo!”

“’notte fratellino!”

Lasciò la stanza, ancora con l’eco delle chiacchiere tra quei due nelle orecchie, ai piani superiori faceva più freddo, arrivò nella sua camera e si buttò a letto.

Poco dopo la porta si aprì e apparve suo fratello sulla soglia.

“Va tutto bene?”

“Si.”

“Sicuro?”

“Si, ho solo sonno!”

“Ok, quando vorrai parlare io ci sono, ok?”

“ ’k…”Mormorò assonnato e ritornò a dormire.

Fu svegliato in piena notte dal grattare di qualcosa contro la finestra, per un attimo pensò che fosse Salias venuta a pestarlo, poi realizzò che non si sarebbe mai presa la briga di fare una cosa del genere, per dirla con parole sue comportava troppo sbattimento.

Si alzò, si avvicinò cauto alla finestra e vide che era Nana che lo guardava con i suoi enigmatici occhi verdi, aprì la finestra e lei entrò.

“Cosa ci fai qui?”

La gatta saltò sul suo letto, lui scosse la testa e la raggiunse mettendosi sotto le coperte, Nana iniziò a fare le fusa, quello strano felino lo trovava simpatico.

Si riaddormentò chiedendosi cosa avrebbe dovuto fare con Aisha, non ne aveva idea, quella situazione era assurda, non sapeva davvero che pesci pigliare.

Fu svegliato di nuovo, questa volta era suo fratello.

“Che c’è?”

“Dobbiamo andare da Aisha.”

“Hai ragione, arrivo…

“E quella da dove è arrivata?”

“Non lo so!”

Uscì dalle coperte, si vestì e scese dabbasso, il vecchio era ai fornelli.

“Buongiorno!”

Gli schiaffò un caffè in mano, lui lo trangugiò avidamente.

“Ritieni di essere pronto?”

“Si, si andiamo.”

“A piedi!”

“Che palle!”

Uscì di casa brontolando, seguito da suo fratello che lo prendeva amabilmente in giro, fortunatamente ancora non sapeva nulla del bacio della sera prima o sarebbe stata la fine.

“Ho il sospetto che tu non mi abbia detto qualcosa.”

“Io? Assolutamente no!”

“Confesserai prima o poi!”

Ringraziò il cielo che tutte le storie sulla telepatia tra gemelli fossero un cumulo di idiozie.

“C’entra Aisha?”

O forse no?

“Se ti ho detto che non ho niente non ho niente! Piuttosto suona che siamo arrivati!”

“Ma suona tu, mentitore!”

“Mentitore a me?”

“Sei tu quello che mi stai nascondendo qualcosa non io!”

Suonò esasperato il campanello, rispose un ragazzo, parlarono per qualche momento, poi lui arrivò alla porta.

Moro, pettinatura vagamente emo, occhi verdi, era il famoso Davide, non sembrava lo stronzo descritto da Aisha, solo un tipo confuso, incerto, non del tutto convinto, in questo inequivocabilmente il fratello di Salias.

“Mia sorella è a casa di Eli.”

Spiegò loro la strada, poi tornò in casa, per essere uno che si stava per sposare non sembrava per niente felice considerò mentre si allontanavano.

“Lo dicevo io che il matrimonio fa male! Quello non è nemmeno sposato e guarda come si è già ridotto!”

“Quello mi sa che non si sposa…

Suo fratello mugugnò qualcosa, lui non gli diede retta e continuò a camminare, finchè non lo tirò per una manica.

“Siamo arrivati!”

Tom suonò il campanello e una voce li invitò ad entrare, si sentiva nervoso, che reazione avrebbe dovuto fronteggiare?

Gli tremava leggermente la mano mentre apriva la porta, entrò in un salotto abbastanza normale, non riuscì a vedere altro perché Salias lo travolse, per usarlo come scudo umano per salvarsi da una smadonnante Sara.

Arrossì imbarazzato, mentre la viola si rannicchiava dietro di lui e Sefarei agitava minacciosa i suoi pugni guantati, sentì lo sguardo del fratello che lo scrutava e preferì non sapere cosa stesse pensando, cose sconce a giudicare dal sorrisetto che si appiccicò in faccia.

“Dai su calmatevi!”

“No, deve pagare per avere usato senza permesso la mia bambola voodoo!

Fatti colpire vigliacca!”

“Fossi matta! Tu non hai le mani da pianista, hai le mani di un muratore, fai malissimo!”

“Su, calmatevi! Siete grandi per queste cose!”

“Va bene Kaulitz, Salias ringrazialo!”

“Grazie!” la sentì mormorare contro la sua schiena, arrossì ancora di più, poi lei sgusciò su per le scale dietro a Sara.

La mattina passò alla svelta, se aveva pensato che l’abito di Aisha fosse poco adatto a un matrimonio, dovette ricredersi quando vide quello di Eli color rosso sangue, senza spalline, con una gonna svasata che gli arrivava molto sopra il ginocchio e  quello di Sara, di un cupo bordeaux, molto gotico nei suoi lacci neri e nei suoi pizzi, l’unico accettabile era quello nero e semplice di Lisa, per lei bastavano i capelli di un acceso rosso semaforo per far si che la si notasse.

“Ma è un matrimonio o un party?”

“è la loro forma di protesta, una delle tante, la sposa vedrà i sorci verdi.”

Tom annuì guardando Aisha ed Eli che confabulavano, Sara e Lisa concordarono con il moro, poi spalancarono entrambe gli occhi.

“Merda!”

“Minchia!”

“Come siamo fini…Cosa succede?”

“Guardale, noi non siamo stati invitati a un matrimonio, ma alla terza guerra mondiale, Aisha ed Eli contro Jessica con Dave come posta in gioco!”

“Non capisco!”

“Per forza, coso, sei un uomo! Dimmi perché Eli dovrebbe essere così interessata a impedire questo matrimonio?”

“Perché è amica di Aisha?”

Nein, troppo facile! Lo fa perché è interessata a Davide e visto che Jess lo marca stretto  ne approfitta adesso, Aisha se ne è accorta e per lei è come prendere due piccioni con una fava!

Cavolo! È tardi, dobbiamo andare o la terribile Martina ci fucila!

Salias, andiamo!”

Uscirono di corsa da casa di Eli, arrivarono appena in tempo per non farsi sgridare dalla donna, che li accolse sorridendo, gli uomini di casa Salias invece erano già cupamente seduti al tavolo.

Fu un banchetto, non un pranzo,alla fine erano tutti crollati sul tavolo tranne Lisa e suo fratello, quella donna aveva cucinato per almeno un paio di eserciti.

“Tesoro, non vuoi nient’altro?”

La sentì chiedere ad Aisha.

“No o vomito, giuro! Abbi pietà di me!”

“Va bene…

Volse il suo sguardo su di lui.

“Mi aiuteresti a lavare i piatti?”

Fece sì con la testa, mezzo intontito, e la seguì in cucina.

Non appena la porta si chiuse dietro di lui seppe di essere nei guai, all’improvviso la placida signora Salias aveva sfoggiato uno sguardo duro da agente della Cia e l’aveva fatto sedere su una sedia.

Iniziò con cose banali, tipo nome, cognome e data di nascita, sparati a raffica per intimidirlo.

“Bevi?”

“Ogni tanto…

“Fumi?”

“Marlboro.”

“Canne?”

“No!”

“Come trovi mia figlia?”

“Simpatica!”

“Fisicamente?”

“Carina?”

“E a me lo domandi? Avete fatto qualcosa per cui Michele sarà costretto a ucciderti?”

“NO!”

“Sicuro?”

“Si.

“Hai mai desiderato farlo?”

Pregò che qualcuno lo salvasse, quella donna era un demone, come aveva fatto Aisha a conviverci?

La porta si aprì all’improvviso, la viola fece capolino.

“Ma! che stai facendo?”

“Gli do un digestivo!”

“Non ne ho bisogno.” Rantolò”Esco a fare un giro.”

Si alzò a fatica e guadagnò la porta, sentendosi molto stordito si incamminò verso la casa del nonno di Aisha.

Il vecchio scosse la testa, gli rivolse uno sguardo di solidarietà,probabilmente conosceva meglio di lui la cucina di sua nuora, lui ricambiò afflitto e salì le scale, rabbrividendo.

Si rimise in pigiama, ignorando il cellulare che vibrava e si distese a letto, finendo per precipitare in un sonno pieno di incubi in cui i cibi erano enormi nemici da cui fuggire e tutte le persone che vedeva avevano il volto ghignate della signora Martina.

Quando si svegliò era buio, suo fratello si stava esercitando con la chitarra nel letto accanto al suo.

“Ben svegliato! Credevo fossi entrato in coma!”

“Ci sono stato vicino…ho l’impressione di avere un macigno al posto dello stomaco!”

“Fatti dare qualcosa da Gavino.”

“Si si…

Scese al piano di sotto, il vecchietto era seduto fuori, nel giardino sul retro, con una bottiglia accanto a sé e due bicchieri.

Bentornato…Pranzo leggero, si?”

“Perché può fare pranzi più pesanti?”

“Certo, tieni….”

Gli allungò un bicchiere pieno di liquido giallo.

“è limoncello, fa digerire…

“Ti ha sottoposto a un interrogatorio?”

“Da cosa si è capito?”

“Dalla faccia allucinata che avevi quando sei rientrato. Sembrava ti avesse investito un tir.”

Silenzio, bevve un sorso di liquore.

“Roba da streghe….”

Per un attimo pensò che il vecchio fosse impazzito, ma si ricordò che Lisa aveva già accennato a qualcosa di simile e rimase in attesa del seguito.

“Non sono impazzito, questa era l’espressione che usava mia moglie quando non voleva essere disturbata ed era immersa in affari che era meglio che non sapessi, non che fosse qualcosa di male, semplicemente io non ci dovevo entrare.

Aisha non te l’avrà detto immagino, ma sua nonna leggeva i tarocchi e ogni tanto qualche donna o ragazza arrivava a chiedere pozioni d’amore, rimedi naturali, una specie di strega, come Sara.”

Annuì, aveva capito a cosa si riferiva.

“E quando questo succedeva io non ero autorizzato a entrarci, dovevo starne fuori e aspettare pazientemente che tornasse la solita Maria, Aisha le somiglia molto sai?

Sembrano tutte e due perse in un loro mondo, ma in realtà notano tutto e se le tradisci non ti perdonano facilmente e diventano estremamente vendicative, ricordo una poveretta a cui Maria fece vedere i sorci verdi…

Il vecchio scosse la testa, perso nei suoi ricordi.

“Ma torniamo a noi, tu mi sai di essere una “cosa da streghe”, perdona l’espressione, ma non credo di sbagliarmi e credo ti interessi mia nipote.

Cosa vuoi fare con lei?”

“Non lo so. È una situazione complicata, da streghe.”

“Si, ma tu cosa vuoi fare? Cosa dice l’istinto?”

Rimase di nuovo in silenzio.

“Guarda c’è Aisha!”

“Dove?”

La vide che camminava verso la spiaggia e si alzò per raggiungerla, dopo aver salutato con un cenno della mano il vecchio, che sorrise sornione.

 

Finalmente era arrivata alla spiaggia, non ne poteva più di stare a casa sua, suo padre era cupo come non mai, Davide glaciale e sua madre aveva l’espressione soddisfatta del gatto che ha trovato il topo di suo gradimento.

Sentì dei passi dietro di lei, cominciò a preoccuparsi, chi la seguiva?

Si voltò di scatto e tirò un sospiro di sollievo, era solo Bill, quello che si era imposta di ignorare.

“Ciao!”

“Ciao! Scusa per mia madre oggi, è una pressa quando ci si mette.”

“Tranquilla, sono sopravvissuto, un po’ meno alla sua cucina.”

Bhe, dopo anni ti ci abitui.”

Silenzio.

“Senti per ieri sera….”

“Non fa niente…Cioè, ok è successo, ma questo non significa niente, no?

Ti avrò fatto pietà o roba del genere, facciamo finta che non sia successo!”

Riprese a camminare, con le mani affondate nelle tasche.

“Perché scappi sempre?”

Si voltò verso di lui piuttosto irritata.

“E chi scappa?”

“Tu! Rimandi sempre le situazioni, con tuo fratello, con Alex, con me.”

“Con te? E cosa dovrei fare con te? Cosa vuoi da me?

Ficcati in testa che questo non è il tuo posto, che te ne andrai e che questo ti sembrerà poco più di un sogno!”

“E allora?”

“Allora, tu ti ributterai nella fantastica vita precedente e io dovrò ancora una volta rimettere insieme i cocci del mio mondo!”

“Ma io ti interesso o no?”

“Non importa!”

Fece per andarsene, ma fu bloccata da lui che le afferrò il polso.

“Allora?”

Perché non la lasciava in pace? Perché ci teneva a rovinare tutto?

“No, sei un amico.”

“Guardami negli occhi, Salias e ripetimelo.”

“Si, mi interessi, ma a conti fatti non è importante.”

“Cretina!”

La baciò per la seconda volta e questa volta non era un bacio casto, ma si ritrovò a rispondere sorpresa, ma con uguale passione, come al solito era arrivata solo alla fine a capire cosa voleva.

Si staccarono dopo un po’ e rimasero allacciati, innegabile che stesse bene lì dove si trovasse, ma quando sarebbe durata?

La felicità di poco prima era sparita, ora rimaneva solo il silenzio di una risposta che non trovava e l’alta probabilità che avesse infilato un altro fottuto errore.

 

[Never fear to suffer.

Never hide behind a smile

Never cry without a sound.]

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Siamo al quattordiesimo XD!a me piace, spero anche a voi XD!

La parole nelle parentesi quadre a fine capitolo sono di “Noir” degli Shandon….mi piace molto quella canzone ^_^.

Passiamo ai ringraziamenti.

 

PkSl:Grazie! (Arrossisce) nonno Gavino è un mito ihihihi!in quanto al padre, credo sia un antipatia a prima vista, a volte succede…soprattutto considerato quel che succederà XD!

Una sola precisazione: è Bill ad aver baciato Aisha e non il contrario^^.

 

Pulse:siii! L’ha baciata XD! Ok. Ci provo a rilassarmi, ma se mi rilasso collasso(Ok, cito a sproposito la Banda Bardò me ne vado).

Ciaooo! Grazie dei complimenti!

 

Fragolottina:si sono carini^^. Heem….ho capito che vuoi Bill…non so cosa fare…..XD! spero che questo ti piaccia…le cose si sono mosse ancora un po’.

Alla prossima,

Ciauz!

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Capitolo 15
*** 15)Il Non Matrimonio Del Secolo. ***


15) IL  NON MATRIMONIO DEL SECOLO.

 

Michele Salias era stato sempre definito come uno strano, come avesse convinto quella lombarda dal pugno di ferro a sposarlo e a seguirlo in Sardegna rimaneva un mistero.

Un mistero che durava da venticinque anni e che contemplava la nascita di due figli, un ventiquattrenne senza arte ne parte, Davide e una strana ventenne che si tingeva i capelli di colori improbabili, Aisha.

Michele non si curava di quello che la gente diceva di lui, nemmeno quella sera in cui uscì per andare dal padre e nonostante il vento gelido di tramontana indossò solo i pantaloni della tuta e una maglia degli AC/DC.

“Tu stai male figlio mio!”

“Cosa vuoi che sia una leggera brezza, papà!

Mi dai un po’ di mirto piuttosto?”

Il vecchio scosse la testa ed allungò un bicchiere al figlio che lo bevve tutto d’un fiato, per poi risputarlo tutto nel giro di due secondi.

“Ma quella è Aisha! Ed è con quello!!

Io…io !”

“Tu cosa vuoi fare?

Entra che ti prendi una polmonite, chi la sente Martina poi?”

“Ma io non posso!”

“Ti hanno amputato le gambe?”

“No, ma…

“Allora entra!”

Suo padre lo trascinò dentro, lui si attaccò alla porta.

“Papà non posso!”

Michè, io ho una certa età e pure tu, cosa facciamo? Il teatrino degli scemi?

Entra!”

Lo spinse dentro e si chiuse la porta alle spalle, il gemello del coinquilino di sua figlia appena lo vide infilò le scale che portavano al piano di sopra, lasciandolo con suo padre.

“Michele, cos’è il problema?”

“Quello! A me non piace e nessuno mi spalleggia! A te sta simpatico e Martina ha concluso che è a posto, rimango solo io!

Io credo che Alex sia meglio di lui!”

Michelino! Tu non credi che quell’idiota sia meglio di lui, più di quanto non lo creda io! Quando hai saputo cosa aveva fatto, abbiamo dovuto tenerti per non farti prendere il primo traghetto!”

“Non chiamarmi Michelino! E comunque sono sciocchezze! Non sono un isterico!”

“Dillo alla sedia che hai rotto! Sai perché non ti piace? Perché hai capito che ti porterà via tua figlia, ma sbagli a fare così, ti ricordi cosa ho detto al padre di Martina quando non voleva che vi frequentaste?”

“Io mi ricordo che sei andato insieme a zio Antonio e zio Andrea a casa del signor Secchi e da allora lui ha paura di te!”

“Dettagli! Ciò che voglio dirti, anima, è di metterti il cuore in pace, se quello è davvero quello che tua figlia si è scelta ti conviene accettarlo, se ti opporrai finirai solo per metterti contro Aisha.”

“Perché siete tutti così dannatamente saggi?”

Imboccò la porta, arrabbiato come quando da bambino si aspettava che suo padre si schierasse dalla sua parte e non lo faceva, consapevole che poi a posteriori avrebbe dovuto dargli ragione.

Incontrò sua figlia nel cortile.

“Ai! Andiamo a casa!”

“No, papà mi fermo da nonno!”

“Te lo proibisco!”

“Ma papà!”

“Niente! Seguimi!”

“No, ti ho detto! Quel coglione di mio fratello ha invitato quei coglioni dei suoi amici e stanno distruggendo tutto, io non dormo sotto lo stesso tetto di quelli!

Mamma è da zia Serafina,Sara e Lisa da Eli  e loro ne approfittano, tanto tu non ti lamenti mai!”

Rimase a bocca aperta, sua figlia scosse la testa in un certo modo che gli ricordò sua madre ed entrò nella casa della sua infanzia.

Lui non si lamentava mai…

Suo figlio si sposava con una sgualdrina e lui non poteva dire niente, sua figlia si portava appresso uno strano e lui ancora non poteva dire nulla, avrebbe mai potuto parlare, senza che qualcuno gli desse dell’idiota?

“Perché non mi rispetta nessuno?”

Urlò nelle strade deserte, l’unica risposta che ottenne fu un giornale che il vento gli sbatté in faccia.

 

Era in imbarazzo, si odiò mentre arrossiva.

“Io devo andare da mio nonno.”

“Abito lì anch’io!” fece una faccia da furbetto e la prese per mano.

“C’è pure mio padre…

“Allora aspetta che se ne vada!”

Rimase in silenzio.

“Cos’è il problema, Aisha?”

Io….ecco…questo cambia le carte in tavola, ho bisogno di rifletterci, ok?”

La lasciò andare.

“Se questa fosse stata una situazione normale, cosa avresti fatto?”

“Questa non è una situazione normale, è una situazione assurda!”

“Rispondi!”

“Di sicuro sarei più felice e meno paranoica, siamo in bilico e questa cosa mi agita. Mi dispiace.”

“Ok”Sospirò lui, che sicuramente non capiva.”Ci vediamo dopo!”

Raggiunse saltellando la strada, litigò con suo padre e poi entrò da suo nonno.

“Ciao! Bill arriva?”

“Che ne so io? Sono venuta a chiederti ospitalità per la notte, Davide sta dando un festino!”

“Certo, starai nella vecchia stanza di tuo padre, cambia le lenzuola  e cerca nell’armadio, c’è un pigiama suo.”

“Grazie nonno!”

Salì al piano di sopra, corse a farsi una doccia e fece come aveva detto suo nonno, era sdraiata su un vecchio letto con addosso una vecchia maglia di suo padre e i jeans.

Voleva fumare, le sigarette erano sulla scrivania, così si alzò e agguantò il pacchetto e fece scivolare fuori una Camel, che accese poco dopo, dalla camera accanto alla sua si sentiva la chitarra di Tom.

Era confusa , non aveva voglia di starsene da sola a pensare all’ennesima beffa del destino che aveva subito, così si alzò e lo raggiunse, la porta era aperta e si sedette in un angolo per terra.

Poco dopo lui smise di suonare.

“Ti fastidio?”

“No, c’entra mio fratello?”

“Ma tu non stavi suonando?”

“Si, ma sono preoccupato per mio fratello, non voglio che soffra!”

“Pensi che lo stia prendendo in giro? Te la prendi con la persona sbagliata, è con il destino che te la devi prendere! Vada come vada lui poi non si ricorderà nulla!”

“Cioè?”

Bhe stando con Sara inizi a fare strane teorie, questa situazione è un accidenti di piega nel tessuto dell’universo!Come posso spiegarlo?Io credo che le cose siano tutte distorte, niente è al suo posto e tutti siano precari, mi segui?”

“Più o meno, la maledizione è come un enorme mano che scompiglia un tessuto? Una cosa del genere?”

“Si e quando si risolverà, quella stessa mano prenderà un ferro da stiro e sistemerà tutto quello che c’era fuoriposto, cancellando questa situazione ed i ricordi di chi l’ha vissuta.”

“Potrebbe essere.”

“Sarà così, fidati, ne sono convinta.”

“Potresti sbagliarti.”

“No, ho la sensazione di essere nel giusto!”

Lui riprese a suonare vagamente perplesso, poco dopo rientrò Bill che sgranò gli occhi, forse sorpreso di trovarla lì, lei si alzò di scatto, ma lui in due falcate la raggiunse e la fece risedere.

Si accomodò accanto a lei e le passò un braccio sulle spalle.

“Non tagliarmi fuori Salias.”

“Ok.”

Gli appoggiò la testa sulla spalla e tornò a dedicare la su a attenzione alla musica, sentendosi come fuoriposto , era sempre così, purtroppo per lei.

 Mi dispiace, non vorrei tagliarti fuori, ma non riesco a fare altro.”

“Posso capire questa situazione è …”

“Incasinata!”

Si sorrisero a vicenda e lei strinse la sua mano che le pendeva dalla spalla.

 

Eli era nervosa, fumava una sigaretta dopo l’altra, persino la permissiva Aisha avrebbe inarcato un sopracciglio e pronunciato la frase che odiava di più al mondo:”Non credi di stare fumando un po’ troppo?”

Detestava quella frase almeno quanto i “Te l’avevo detto!” di suo fratello, non era colpa sua se era debole di cuore e amava fumare, nonostante sapesse che le facesse male.

Lei detestava essere compatita, era una delle prime cosa che aveva detto ad Aisha quando l’aveva conosciuta e la sua amica non l’aveva mai delusa, niente finte pacche sulla spalla o “Mi dispiace”ipocriti.

Sospirò, non era nemmeno colpa  sua se il cretino per cui si era presa una cotta colossale stava con un’altra, stronza all’ennesima potenza tra l’altro.

Buttò il mozzicone per terra, in confronto a Jessica Gennaro Gattuso era un dilettante, quella ragazza marcava stretto Davide, non lo faceva respirare, quell’idiota era più sottomesso di uno zerbino, lei e Salias avevano speso tante di quelle serate a prenderlo in giro da averne perso il conto.

Ridendo ridendo certe volte le veniva da piangere, era persa per quell’idiota e doveva trattenersi ogni volta che vedeva Jess avrebbe voluto trucidarla, perché lei era assolutamente perfetta, mai un capello fuori posto o una strana diceria sul suo conto, non come lei che aveva una solida reputazione di strana appiccicata addosso.

-No dico, come cazzo fa a non accorgersi che lei intanto che lui fa la calza diciamo che amplia le sue relazioni sociali per essere gentili?

E io come cazzo faccio a farlo accorgere? Chiedo suggerimenti alla regia!-

“Elisa!”

Sobbalzò lasciando cadere la sigaretta ormai quasi spenta, Davide era davanti a lei.

“Ah! Sei tu!”

“Si,  Viviani sono io.”

Le sorrise ironico.

“Togliti quel sorriso dalla faccia Salias, cosa ci fa uno come te qui alla vigilia del suo matrimonio?Non dovresti a essere in qualche locale di striptease o con quei cretini che ti porti appresso?”

“Non sono cretini!”

“Cerebrolesi?”

“Sei acida come mia sorella! Comunque no, Jess mi ha vietato di fare l’addio al celibato e prima ero a casa a fare una festa con i cretini, ma papà è arrivato a casa ed ha sclerato!”

“Poverino il mio Davide! Ora che ci penso sei sicuro di poter parlare con me? Jess cosa dice in proposito?”

“Ehi! Io non sono sottomesso!”

“Sei uno zerbino, c’è una piccola sfumatura di significato diversa, scusa!”

“Cos’è il tuo problema, Viviani?”

“Tu sei il mio problema, Salias! Dio perché non capisci che ti stai facendo incastrare da una stronza furba? Non capisci che per colpa sua ti sei giocato il rapporto con Aisha? Ne valeva la pena? Sei felice o fingi?”

“Certo che sono felice!”

“Anche sotto la maschera?

Ti sei fottuto la vita per una sanguisuga senza cuore e vuoi farmi credere che non lo sai? Non sei così idiota!”

Seppe di avere colpito il punto giusto perché lui non replicò e si guardò imbarazzato la punta delle scarpe.

“Non mi hai risposto.”

“Non so cosa fare. Ho l’impressione di non avere più il controllo su nulla, se pianto Jess suo padre mi farà a fettine, se la sposo sarà un inferno.”

“Ti sei già risposto da solo. Vuoi condannarti all’inferno, Davide o vuoi provare a salvarti?”

“Perché ti interessi così tanto Elisa?”

“Sei proprio leso….l’hanno capito tutti, Jess per prima che sono innamorata di te!”

Gliel’aveva detto, ora come minimo l’avrebbe mandata al diavolo e sarebbe corso a piangere da Jessica.

“Davvero?”

“Si!”

Rispose nervosa, ora la prendeva in giro?

Lei si avvicinò e l’attirò in un abbraccio dolcissimo.

“Rispondi Salias.”

“Accontentati di questo come risposta!”

La baciò, per una volta sentì di aver sconfitto Jessica

 

Aisha stava dormendo, avvolta nelle coperte, in pace con sé stessa e non in preda ai suoi consueti sogni indefiniti ed angosciosi, non ricordava mai nulla al risveglio ma si sentiva spesso nervosa o depressa.

Sentì qualcuno scuoterla delicatamente, mugugnò qualcosa per far andare via lo scocciatore, ma chiunque fosse non demorse e continuò.

“Via!”Biascicò mezza intontita.

L’ignoto saltò sul letto facendole prendere un colpo, spalancò gli occhi, era Eli, con una faccia allucinata.

Ste’ che c’è?”

“Mi sono dichiarata!”

“A- a chi?”

“A tuo fratello!”

Ora era totalmente sveglia e con la sensazione di guai imminenti.

“E?”

“Lui mi ha portato a letto!”

Collassò sui cuscini, mentre la voce della sua amica si perdeva in una nebbia indefinita.

Quando rinvenne scoprì che tutta la casa si era radunata in camera sua, Eli misurava il locale a grandi passi borbottando qualcosa, suo nonno reggeva in mano il vassoio e litigava con Bill , Tom era affacciato alla porta.

“Cos’è questo casino?”Borbottò ad alta voce facendo girare tutti verso di lei.

“Stella!!!”

Eli la soffocò in un abbraccio.

“Ero svenuta mica morta!”

“Mangia, che tuo nonno ti ha portato da mangiare!”

“D’accordo, Bill!”

Afferrò il vassoio e si spazzolò tutto da brava bambina.

“Tesò, ma hai capito cosa è successo?”

“Ho capito che se non faccio qualcosa questo pomeriggio si celebrerà un matrimonio e poi un funerale, devo ancora capire se sarà il tuo, quello di Jess o quello di Dave.

In ogni caso sono felice per te, ma preoccupata….Minchia! Che idiota non è!

Stella, vai a prepararti che io vado a fare una cosa e don’t worry aggiusto tutto io!”

Si alzò dal letto, li fece uscire tutti e si vestì, aveva una certa diceria da verificare e se fosse stata esatta entro il pomeriggio la cara Jess avrebbe pianto in cinese.

Spalancò la porta e si ritrovò Bill di fronte.

“Buongiorno!”

“Ciao! Tutto bene?”

“Da Dio, non potrebbe andare meglio!

Giuro su Sid che questo matrimonio non te lo scordi!”

La guardò incredulo e lei gli stampò un bacio sulla guancia prima di imboccare le scale a velocità pazzesca.

Finalmente aveva l’occasione di ripagare Jess di tutte le scortesie che aveva subito in quegli anni e di dare una mano concreta a suo fratello,l’indecisione cronica era una piaga di famiglia, e non se la sarebbe fatta scappare per nulla al mondo.

 

Eli era furiosa con la parrucchiera, le aveva chiesto qualche boccolo, non una capigliatura che somigliava paurosamente a una parrucca da giudice inglese,perdio!

“Le piace, signorina?”

Mormorò la donna con un sorriso soddisfatto, dovette trattenersi dall’inseguirla per farle ingoiare pettine e spazzola.

“No. Le avevo chiesto qualche boccolo!

Conosce il significato della parola qualche?

Cerchi sul vocabolario, vuol dire pochi, le sembrano pochi questi boccoli?

No, persino un cieco lo vedrebbe! Ora, in base a quanto le ho detto, posso essere soddisfatta?”

La donna si ritirò di buon grado e la lasciò sola con la tintura che aveva preparato per la cara Jessica, un biondo platino che le dava il voltastomaco.

Lei non era Dylan Dog, non aveva un quinto e mezzo che si metteva a pizzicare quando captava stranezze, ma sapeva cogliere un’occasione per una piccola vendetta innocente, così si mise a frugare tra i prodotti della parrucchiera e trovò un tubetto verde.

-Vuoi vedere che?-

Lesse l’etichetta era tintura verde, senza farsi tanti scrupoli la sostituì a quella per Jess e tornò a sedersi, poco dopo la sposina spalancò la porta con la grazia di un elefante.

“Viviani! Pazza furiosa! Piantala di spaventarmi la parrucchiera e levati dalle palle, nemmeno un miracolo potrebbe abbellirti!”

-Iena!-

“A te invece non basterebbe l’intervento di Cristo e di tutti i santi per addolcirti!”

Si alzò ancora più arrabbiata, uscì dal negozio e incrociò Salias.

“Ancora così stai? Vai a vestirti decentemente!”

Eli, tutto bene?”

“Quella troia della tua quasi cognata mi ha stracciato l’esistenza!”

“Dai, Eli, Calma, passerà!”

“Passerà? Passerà solo quando io l’avrò eliminata!”

Marciò a grandi passi verso casa sua, borbottando insulti a bassa voce.

“Viviani!”

Si girò nervosamente verso chi l’aveva chiamata, Davide per la precisione.

“Cosa vuoi Salias? Cosa hai deciso di fare?”

“Sposo Jessica, no?”

“Bravo! Scegliti il tuo inferno, spero che tu ti ci diverta, razza di inetto sociale!”

Lo lasciò a bocca aperta, gli sbattè persino la porta in faccia.

“MA PERCHE’ E’ COSI’ CRETINO???”

Urlò a pieni polmoni, con la schiena appoggiata alla porta, facendo fuggire il suo cane e accorrere sua madre.

 

“Alla buon’ora!”

Sua madre, la terribile Martina, la accolse con un’occhiata assassina, lei era consapevole di essere in ritardo tremendo, ma non riusciva a smettere di sorridere.

“Scusa, dovevo fare una cosa…

“Prega che sia importante o potrei ucciderti!”Sibilò la donna in preda all’ansia da cerimonia, Aisha non fece commenti e si infilò in bagno.

Ne uscì dopo una lunga doccia con i capelli già asciutti, poi entrò in camera sua, il vestito giaceva sul letto, lo guardò con affetto, come se fosse un vecchio amico.

Era viola, del colore che le portava fortuna.

Si infilò le calze, lui e passò al trucco, marcato giusto per irritare Jess, poi attaccò la sua nemica giurata, la piastra e si sedette sul letto a fumarsi l’ennesima sigaretta.

Si piastrò i capelli da brava bambina, si decorò con qualche collana e qualche braccialetto e poi iniziò a ridere istericamente, arrivò persino sua madre, ma lei non riusciva a fermarsi.

Vendetta tremenda vendetta.

Solo questo risuonava nel suo povero cervello bacato.

Aisha! Smettila e andiamo che siamo in ritardo!”

La strattonò per farla alzare dal letto, lei rideva ancora rischiando di farsi colare il trucco e la trascinò al piano di sotto e poi in macchina, lei distribuì il suo sorriso folle a tutti i parenti presenti.

La chiesa non era troppo lontana, c’erano altri parenti che si affollavano sul sagrato, ma lei li ignorò, cercava suo nonno.

Aisha!”

“Nonno!”

“Ti sta bene questo vestito, la sposa non lo gradirà.”

“E non è fantastico?”

“Ma guarda! Ti vedo vestita da donna!”

Fulminò il rasta.

“Dov’è tuo fratello? E poi cos’è quell’abbigliamento? Sembri un pinguino!”

“La sposa ti ha contagiato? Quando ha visto i miei rasta ha avuto una crisi isterica!”

“Perché quella donnaccia è già qui?”

Bho, si toccava i capelli…

Aisha!”

Si voltò verso il suo coinquilino.

“Stai bene!”

“Perché fate tutti quella faccia sorpresa? Volete dirmi che primo ero uno scarto della natura?”

“No no! Vieni un attimo, Salias.”

Lo seguì docile, fino ad un angolo abbastanza appartato.

“Cosa stai combinando?”

“Io?nulla”

Tentò con scarsi risultati di appiccicarsi alla faccia un’espressione innocente.

“Non ti credo!”

“Non te lo posso dire, ma ti giuro che sarà una sorpresa i n d i m e n t i c a b i l e!”

La scrutò per un attimo e poi la attirò a sé e la baciò.

“E questo che cos’era? Un ammonimento?”

“No!”

Sorriso furbo.

“Era un complimento per il look.”

“Cretino.”

Gli sferrò un pugnetto nello stomaco e lo trascinò di nuovo verso la folla di parenti.

“Che caratterino che ti ritrovi!”

Erano ancora relativamente indietro rispetto alla massa che si affrettava ad entrare in chiesa.

“Non dirmi che ti ho fatto male…

Usò un tono divertito.

“Si, molto!”

“Povero!”

Si voltò e ripresero a baciarsi, si staccarono quando ormai il sagrato era pressoché vuoto.

“Passato, piattola? Posso andare ad impedire che quel coglione di mio fratello faccia la più grande cazzata della sua vita?”

“Perché glielo vuoi impedire a ogni costo?”

“Potrei dirti perché odio Jessica, ma sarebbe sbagliato. Questa notte è stato con Eli.

La notte prima del tuo matrimonio non ti scopi un’altra che per giunta è una delle migliori amiche di tua sorella, che potrebbe ammazzarti se giochi con loro, capisci?

È confuso e quella pressa biondo platino non lo aiuta!”

“Capisco.”

 

Sara incenerì con un’occhiata i due ritardatari, la cerimonia era già iniziata, la sposa aveva sfoggiato capelli di un inedito verde, invece del classico biondo da oca senza cervello.

Di chi era la colpa? Di Salias che sogghignava in modo inquietante o di Viviani che la stava letteralmente trucidando con lo sguardo?

Non ne aveva idea e non era sicura di volerlo sapere.

Un quarto d’ora dopo si sentiva come il capitano di una nave che affondava, Lisa si era addormentata sulla spalla di Tom che a sua volta dormicchiava svaccato sulla panca, Eli continuava il suo massacro silenzioso stritolando un accendino come se fosse il collo di Jess, Aisha aveva un sorriso alla Jocker stampato in faccia e Bill osservava incuriosito la scena come fosse certo che un troll dovesse materializzarsi dal nulla e lui non se lo potesse perdere.

“Cosa mi sono persa?”

“Nulla, scialla!”

Il matrimonio proseguì fino alla proverbiale”Chi ha qualcosa da dire parli adesso o taccia per sempre!”, la dark iniziò a sudare freddo, temeva che quelle sventate potessero fare qualcosa, in fondo Eli aveva fatto l’ipotesi di alzarsi e urlare che era incinta di Davide solo pochi giorni prima.

Rimasero tutti ostinatamene fermi, fu la porta della chiesa che si spalancò, rivelando la figura di un ragazzo biondo che percorse la navata correndo come un pazzo, sotto lo sguardo incredulo di tutti.

“Jessica!!! Io ti amo non mi puoi lasciare per sposare questo!”

Sulla chiesa calò un silenzio di ghiacciò, l’unico rumore che si sentiva era quello del pianto di un bambino totalmente insensibile al dramma che si stava consumando, persino Tom e Lisa si erano svegliati.

“Quello chi è?”

“è Gregorio Del prato, è figlio del riccone di queste parti, è uno strano.”

“In che senso?”

“è un eremita, vita sociale pari a zero!”

“Allora cosa ci fa qui?”

“Non ne ho idea!”

Jessica impallidì.

“Non è come credete!”

“NON è COME CREDO??? MA MI HAI PRESO PER SCEMO TOTALE? TU STAVI SPOSANDO ME QUANDO AVEVI UN ALTRO!!

LEVATI DALLA MIA VISTA!”

“Amore posso spiegarti tutto, è lui che è matto!

Dai, credi davvero che io possa stare con un simile coglione?”

Gregorio iniziò a protestare, Jess a gesticolare, Dave rimase in un ostinato silenzio, fu in quel marasma che Aisha si avviò a grandi passi verso l’altare, spostò Gregorio e tolse il bouquet dalle mani di una stupefatta Jessica.

“Carogna infame!”

Glielo sbattè poco delicatamente in testa.

Salias è colpa tua!”

“Taci!”

“Giusto! Taci! Non ti perdonerò mai!”

“Greg!”

La sposa mancata si beccò un altro colpo dalla sorella del suo promesso.

“è colpa tua Aisha Salias!”

Vennero alle mani, fu Davide a separarle.

“Vattene Jessica! Non ti voglio più vedere, sei stata una pressa in questi anni, non ti ho piantato solo perché tuo padre mi minacciava, ma ora colgo l’occasione per mandarti a fanculo! Addio, bella mia!”

Scese verso il loro banco, si avvicinò a Eli e la baciò, metà del parentado rischiò l’infarto, solo Aisha e Gavino si sorrisero in modo impercettibile.

“Questa poi! Ci scommetto il piano che Salias lo sapeva!”

Jess sgranò gli occhi, la bocca si distorse in un ghigno terrificante ed iniziò ad inveire contro Eli, Davide si spostò davanti a lei, pronto a difendere la sua nuova fiamma dalle ire della vecchia, ma ancora una volta fu Aisha a sorprendere tutti.

Con l’ausilio del mazzo di fiori, ormai mezzo distrutto le fece percorrere tutta la navata e uscire dall’edificio.

“Ricapitolando: La sposa metteva le corna allo sposo, lo sposo idem, il fidanzato segreto l’ha piantata  così come quello vero e ora la sorella dello sposo la sta sbattendo fuori dalla chiesa.”

“Ottima capacità di sintesi, coso!”

“Mi sono divertito a questo matrimonio!”

“Non urlarlo troppo forte o quell’armadio a muro del padre di Jess, quel tizio pelato laggiù che sta per avere un attacco isterico,potrebbe ucciderti!”

“Dai stai scherzando!”

“Guardalo bene!”

Il ragazzo guardò l’omaccione seduto nel primo banco della fila davanti a lui che si stava facendo aria con il libro dei canti e guardava fisso davanti a sé con gli occhi iniettati di sangue e l’aria di chi potrebbe ammazzare un bue a mani nude dalla rabbia.

“No, non stai scherzando…ok, sto zitto!”

SAlias tornò poco dopo, mentre dai banchi retrostanti iniziavano ad arrivare i primi mormorii, per un attimo i due fratelli si guardarono negli occhi.

“Grazie, io…

“Zitto Davi, non è con me che devi parlare, chiarisciti con Eli e trattamela bene o ti distruggo!”

Sara ebbe la conferma che la viola sapeva tutto, quindi o era un genio del male per essere riuscita ad organizzare tutto o aveva avuto la fortuna sfacciata di farsi sentire da quel povero sfigato di Gregorio che inavvertitamente aveva realizzato i suoi piani.

Optò per la seconda seduta stante, SAlias non era una ragazza così machiavellica, la vide raggiungere il suo posto e vide il moro maledetto prenderla per mano come se fosse un gesto automatico.

Merda.

Si portò una mano alla fronte, tra non molto tempo avrebbe dovuto raccogliere Salias con il cucchiaino, poteva giurarci

 

ANGOLO DI LAYLA

 

E voilà! Ecco il quindicesimoXD! Che dire? Spero vi piaccia…

È abbastanza demenziale, e spiega alcune cose sulla maledizione e sulle paure di Aisha.^^

Passiamo ai ringraziamenti.

 

Pulse :Spero che questo ti piaccia, Gavino, si è un grande…è un personaggio che mi piace molto^^.

Diciamo che è il nonno saggio che tutti vorrebbero avere.

In quanto a Bill e Aisha, durerà.

Punto.

Non ti dico ne come, ne quando ne perché.

Ti dico solo questo.

Altro?si, effettivamente Nana somiglia ad Aisha.

Io sono fermamente convinta che gli animali finiscano come carattere per somigliare ai padroni e viceversa…infatti il mio gatto, povera anima, mi somiglia  e io somiglio a lui XD!

Mi dispiace ancora per la lite in MSN, ma è stato meglio chiarire e spero che di quello che ti ho detto qualcosa rimanga.

Ciao^_^.

 

Fragolottina: Nemy? Nome carino per gli emo! Troppo forseXD! Si saranno carine al matrimonio, anzi al non matrimonio.

Sono contenta che ti piacciano i Salias e ovviamente Bill e Aisha.

PS: come vedi mi sto muovendo.

Alla prossima ^^!

 

 

PkSl:Tranquilla per la recensione lunga,il ritardo( non importa quando recensisci, l’importante è che ci sia XD) e per l’errore, le distrazioni capitano a tutti.

No, il  buona Davide Salias non si sposa affatto XD.

Sono contenta che ti piaccia Aisha, è stato il primo personaggio che ho creato in relazione con i TH^^.

Per la fine della maledizione che si avvicina…in tutto sono 20 capitoli quindi ce ne sono ancora alcuni e poi…. Se riesco, vorrei scrivere un seguito…

Ma non è per niente certo che ci sia….ho solo una vaga idea e altre cose da realizzare -_______- uffia!

Spero che questo ti piaccia.

Alla prossima!

Ciao^^.

 

 

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Capitolo 16
*** 16)Home Sweet Home ***


16)HOME SWEET HOME

 

Lisa aveva capito da un pezzo che quando si parlava dei Salias la parola “normalità” doveva essere bandita o quantomeno doveva subire drastiche limitazioni, quel matrimonio ne era stata la prova lampante, persino il prete sembrava essere un tantino perplesso.

Nella chiesa non si sentiva volare una mosca, i parenti da ambo le parti avevano le bocche sigillate, chi dallo stupore, chi dallo shock, chi dalla rabbia, chi dalla vergogna e, poteva giurarci, chi dalla gioia.

Il signor Gavino aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro, pienamente soddisfatto dello svolgersi degli eventi, il signor Michele era una statua di sale, la signora Martina stava probabilmente già elaborando qualcosa inerente alle cose più pratiche, come il ristorante e le bomboniere.

Solo Davide ed Elisa erano completamente a loro agio, talmente sorridenti e felici da far schifo e da non accorgersi che continuare a rimanere lì era come continuare a stare seduti su una mina sperando che non scoppiasse, lo shock non poteva durare in eterno e quando sarebbe scomparso sarebbero stati cavoli amari per loro.

Era soprattutto Eli a stupirla, quella che si autodefiniva bambola rotta, ferita e misantropa sorrideva completamente persa tra le braccia di uno che era un dannatissimo idiota.

Misteri del amore..

Fece per aprire bocca per farglielo capire, ma Aisha la precedette, senza dire nulla allungò le chiavi della sua macchina, sacra per lei, al fratello e gli fece un gesto eloquente con la testa, facilmente interpretabile come un:”Vattene finché sei in tempo”.

Era incredibile che le avesse date a lui e non a lei, quasi miracoloso, ma ancora più incredibili erano i suoi occhi lucidi, pieni di emozioni contrastanti.

Gioia, incredulità e un filino d’invidia.

Aisha non era una ragazza facile da capire, era contorta,complicata, con un sacco di barriere, ma nell’ultimo periodo la capiva meno del solito, sembrava nascondere qualcosa e aveva il sospetto che ciò che le era successo recentemente c’entrasse qualcosa.

Lisa aveva paura che quell’ultimo mese si rivelasse un sogno, un illusione, che non fosse mai accaduto.

Sarebbe stato orribile scoprire di essere ancora nel letto di quello sgabuzzino che suo padre chiamava camera.

Fu un movimento che captò con la coda dell’occhio a distrarla, il padre di Jess con la sua considerevole mole si era alzato e si stava dirigendo verso il padre di Salias con una faccia che non prometteva nulla di buono.

Salias!”

Aveva provato ad afferrarlo per il bavero della camicia, ma l’uomo era stato più svelto e si era allontanato.

“Cosa vuoi?”

“Voglio darti questo, strana carogna infame!”

L’omone sferrò un pugno che quasi fece cadere l’egregio Michele, era partita una rissa, il padre di Jessica non poteva lasciare invendicato il disonore di una figlia abbandonata all’altare.

Sara la afferrò per un braccio e si sentì trascinare via, insieme agli altri.

“Ma!!”

Lizzy fai la brava, non vedi che casino sta succedendo?”

“Ma dove andiamo?”

“Alla spiaggia!”

Lei annuì  e non aggiunse altro, era in preda a un attacco di risa isteriche trattenute a forza, tutta la situazione in sé era grottesca.

Si infilarono nella macchina di famiglia dei Salias, ci stavano stretti, ma quantomeno si stavano allontanando dalla chiesa, era certa che Tyson una volta finito con l’esile Michele sarebbe venuto a cercare Aisha .

Non riuscì più a trattenersi all’immagine della viola che teneva a bada l’uomo sventolando davanti a sé il mazzo di fiori ormai allo stadio terminale della sua esistenza, come un domatore di leoni, si voltarono tutti a guardarla, ma lei non riuscì ad articolare una spiegazione decente.

Salias la tua famiglia le ha fuso i neuroni!”

Tom.

“Ehi! La mia famiglia è normale!”

Sopracciglio alzato del rasta, mentre Aisha metteva in moto la macchina presa in prestito[rubata]dal padre.

“Ora mi spiego molte cose…

“Tipo?”

“Tipo il fatto che ormai tu sia in carenza di neuroni!”

Sara poco gentilmente le diede una botta in testa.

“Fai piano che sconvolgi Gesualdo, Sefarei!”

“Chi?”

“Adotto il vostro punto di vista, dato che ho pochi neuroni, forse solo uno, l’ho battezzato.”

“Così non ti scordi di lui!”

“Cordialmente vi odio!”

Altre risate che si univano alle sue, ormai fuori controllo.

Era bello ridere senza un perché preciso, ma sarebbe durato ancora a lungo o si sarebbe tutto dissolto come una bolla di sapone?

Fu presa dall’incertezza, era come una morsa allo stomaco che offuscava la realtà e i suoi colori, mentre guardava fuori dal finestrino si ricordo dell’espressione di Aisha e la capì.

Era paura del futuro, come se anche lei stesse vivendo una situazione a tempo determinato, ma quale? Cosa le stavano nascondendo? E da dove erano spuntati quei due strani gemelli?

 

Tanto rumore per nulla.

Le venne in mente mentre era seduta sulla spiaggia con una  birra in mano, leggermente distante dagli altri, il matrimonio di suo fratello si era rivelato solo un brutto incubo da cui risvegliarsi.

Non avrebbe avuto Jess come cognata, Eli era felice, era andato tutto bene.

O no?

Perché quell’incertezza che la prendeva all’improvviso?

Forse erano stati gli occhi di Elisa a turbarla, la conosceva da tanto,erano  entrambe attaccate a sogni irrealizzabili e a chimere e vederli splendere così era stato un piccolo trauma.

Lei non avrebbe più avuto bisogno di illusioni per essere felice, le sarebbe bastato Davide, solo lei rimaneva tenacemente attaccata al suo mondo irreale, di cui era entrato a far parte il suo coinquilino, giusto per sconvolgerlo.

Si sentì parecchio depressa e così se ne tornò a casa, domani era l’ultimo giorno,poi avrebbe lasciato la Sardegna,ma non sapeva dire se fosse più felice di quando vi era arrivata.

La villetta era deserta, i suoi dovevano essere andati lo stesso al ristorante, così lei si cambiò, cominciava ad odiare quel vestito e si buttò sotto una doccia.

In tuta, senza quell’odioso liscio dei capelli piastrati si stravaccò davanti alla tele, poco dopo sentì la porta aprirsi, forse era Sara.

Aisha!”

Era Bill.

“Come mai sei scappata?”

“Ero stanca.”

E paranoica.

“Solo?”

“Solo.”

“Io non credo…

“Ho bisogno di fare la muffa da sola.”

Per tutta risposta lui si sedette accanto a lei, che roteò gli occhi e sbuffò.

“Qual è il problema? Tuo fratello non si è sposato.”

“Su questo non ci piove …”

“Allora?”

“Niente.”

Altra interminabile pausa di silenzio.

“Sei preoccupata per quello che è successo sulla spiaggia.”

“Si.”

“Dovresti smetterla di pensarci così tanto, tanto tra poco sarà solo un ricordo sbiadito, ammesso che qualcosa rimanga.”

“Certi sogni sono più vivi della vita reale.”

Fu lui a rimanere in silenzio, un silenzio meditativo che si concluse stranamente in un abbraccio.

Senza preavviso si ritrovo intrappolata in una stretta da cui era impossibile scappare, con lui che le strofinava il naso sul collo, in tutto e per tutto uguale a Nana in cerca di coccole, arrossì come non mai.

“Perché ti fidi così poco delle persone?”

Mugugnò lui, ancora contro il suo collo.

“Perché parecchia gente mi ha fregato e tu perché mi hai abbracciato?”

Lui scoppiò a ridere, una risata limpida e franca che la stupì, cosa aveva detto di così divertente?

“Non sei adatta a fare al dura, sei troppo buffa!”

“Ehi! Non sono un giullare!”

“Mai detto questo, solo che non è da te essere così cinica e distaccata!”

“Le persone hanno tante facce e forse la mia idiozia è solo una difesa!”

Stava per scoppiare a ridere, era difficile rimanere seria o arrabbiata con un tizio del genere, ma doveva resistere, non era un buffone dopotutto, perdio!

Il suo proposito fallì quando lui iniziò a farle il solletico, dopo pochi minuti si ritrovo a ridere istericamente e a tentare vanamente di scappare.

-Se i neuroni fossero gettoni, io ne ho ancora pochi.(*)

Salias non mi scappi!”

La intrappolò e inevitabilmente, vista la posizione in cui era finita,cominciarono a baciarsi, stava perdendo il controllo che faticosamente avrebbe voluto imporsi.

Fu il rumore della porta aperta che la fece staccare senza indugi, raggiunse alla velocità della luce l’angolo di divano più lontano da lui e fu una fortuna, suo padre arrivò poco dopo in salotto.

“Ah!”

“Ciao papà!”

“Ciao Aisha!”

Occhiataccia a Bill.

“Se fossi in te stanotte dormirei da nonno, mamma sta bollendo … ovviamente non con lui!”

Aggiunse acido prima di raggiungere la cucina e stapparsi una birra, lei non poté fare altro che sospirare e tirarsi una manata in faccia.

“Ma che ho fatto a tuo padre?”

“Nulla, quando avrai una figlia femmina capirai.”

“Me l’hanno già detto questa frase …“

 

Martina Secchi non era una donna che si potesse prendere in giro facilmente, ne oltraggiare, era nota per essere vendicativa, per questo tutti si erano stupiti quando aveva rinunciato a punire i suoi due figli.

Era una tregua temporanea, riconosceva a Davide di essere una vittima degli avvenimenti quindi non era in collera con lui, ma aveva un conto da regolare con Aisha, era certa che le avesse nascosto qualcosa, così quella mattina si stava preparando per andare a cavarglielo.

Con qualsiasi mezzo.

“Amore dove vai? Sono le sette!”

Michele l’aveva raggiunta perplesso.

“Da tuo padre, voglio parlare con Aisha.”

“è proprio necessario?”chiese lui rassegnato.

“Si” Rispose lei perentoria mentre si metteva le scarpe.

Raggiunse casa di suo suocero in un quarto d’ora, trovò Gavino in cucina a prepararsi la colazione.

“Ciao ‘Tina…

“Buongiorno!”

“Sempre marziale, eh?”

“Ci provo. Dov’è Aisha?”

“In camera di Michele, ma…

Non lo lasciò finire, imboccò le scale e spalancò la porta della camera da ragazzo di suo marito.

Era desolatamente vuota.

Gavinoooooo

Fu un lungo urlo animalesco, il vecchio sopraggiunse placidamente poco dopo.

“Dov’è?”

“è tornata in continente, te l’avrei detto prima se mi avessi lasciato finire…

Le tese un biglietto vergato nella scrittura piccola e sghemba di sua figlia.

“Ciao Mamma,

Percepisco la tua ira anche se non la vedo e se devo essere sincera un po’ mi fai paura, sono riuscita a farmi anticipare il traghetto così forse evitiamo di prenderci a male parole.

Sappi che non c’è stata premeditazione, è stato tutto un caso, mi sono fatta sfuggire al bar del matrimonio e Del Prato mi ha sentito.

Puoi credermi o meno, ma è così.

Spero che la prossima volta sarai più calma, ci vediamo a Natale.

Ciao.

Aisha.

Le venne istericamente da ridere, la situazione era assurda, sua figlia aveva paura di lei …

Non riuscì più a trattenersi, le sue risa invasero il corridoio, mentre Gavino la guardava spaesato, non riusciva a capirci più nulla, era una cosa abbastanza rara sentirla ridere.

Le venne in mente che non era la prima volta che Aisha aveva preferito scappare in continente che affrontarla, non si sarebbe mai scordata di quel pomeriggio in cui di ritorno dal lavoro aveva trovato l’orribile vaso di Severina rotto e nessuna traccia di sua figlia, allora una bambina di otto anni.

Era quasi morta di paura, messo in agitazione tutto il parentado, fatto venire un esaurimento nervoso al comandante della stazione dei carabinieri del paese, fino a che non aveva ricevuto una chiamata dalla compagnia di navigazione che si occupava dei collegamenti con la terra ferma.

Avevano trovato sua figlia come clandestina a bordo, Aisha a otto anni aveva preferito affrontare un viaggio in traghetto che lei per aver rotto il vaso.

Assurdo….

“Martina, tutto bene?”

“Si, Gavino una meraviglia”

“Sicura?”

“Al cento per cento, Aisha sta bene, Davide pure, cosa potrei volere di più?”

L’uomo scosse la testa, la lasciò in preda alla sua personale versione di un attacco isterico e chiamò Michele, ne era certa perché lo senti mormorare al telefono.

Michè…Vieni subito che Martina non sta bene…

 

“Sei sicura di aver fatto la cosa giusta?”

“Si.”

“Ma sei sicura?”

Siiii!”

Il suo urlo fece voltare una paio di persone sul traghetto, era esasperata e lui comportandosi come il ciucchino di Shreck non la aiutava di certo.

“Ma i tuoi?”

“Capiranno! Sono abituati alle mie stranezze e poi tuo fratello deve tornare o manderanno l’esercito a prelevarlo!”

“Secondo me volevi solo scappare!”

Sbuffò e le sue mani strinsero ancora di più il parapetto.

“Vai da tuo fratello, che poi non lo vedrai per un po’ e lascia in pace me o ti butto a  mare…

Naaa…non lo faresti mai!”

“Vuoi mettermi alla prova?”

“No, me ne vado…Ho capito che saresti capace di farlo davvero…

“Bravo!”

La lasciò da sola a guardare il mare, era agitato, come al solito c’era vento e non provò nemmeno ad accendersi una sigaretta, sarebbe stato inutile.

Era finita, la Sardegna si stava allontanando sempre più, ben presto sarebbe tornata alla solita vita, ora che ci pensava doveva presentarsi da quell’amico di Tony per il posto di commessa in libreria.

Sorrise, se fosse andata in porto non avrebbe più dovuto occuparsi di drink, caffè, clienti inaciditi e ubriachi molesti, sarebbe stato fantastico…

Si lasciò cullare dal vento, cercando di non pensare a niente in particolare e di gustarsi quel momento di pace momentanea, quando quell’esercizio le riusciva era come se immagazzinasse una boccata di ossigeno per i mesi a venire quando tutto avrebbe ripreso a soffocarla.

Fu un viaggio che le apparve breve almeno quanto l’andata le era apparsa interminabile e sonnolenta, Bill non aveva parlato molto, ma a lei il silenzio non le aveva dato fastidio, forse ne avevano bisogno entrambi, lui doveva prepararsi a salutare suo fratello, lei doveva metabolizzare l’avventura sarda.

Forse era vero che la sua famiglia bruciava i neuroni…

“Siamo arrivati.”

“Voglio accompagnarlo in aeroporto io.”

“Ti lascio la macchina.”

“Grazie!”

“Anche perché non avresti convinto Sara a prestarti la sua.”

La dark non fu per niente contenta di questo scambio, ma non si oppose più di tanto, aveva capito le motivazioni e protestò con poca vivacità, più per mantenere l’immagine da dura che per altro.

Era identica a Martina, sua madre.

“Sara se ogni tanto fossi più gentile il mondo non cascherebbe, te lo giuro!”

“Zitta Salias, tra qualche mese maledirai la tua gentilezza!”

“Dio Sara, non mi permetti mai di scordarmelo, ti stanchi mai di mettere i puntini sulle i?”

“Perché me lo dici anche tu?”

“Forse perché è vero? E chi altro te l’ha detto? Il fratello di Bill?”

“Fatti i cazzi tuoi!”

“Si, mio capitano!”

La lasciò a casa sua, la corvina iniziò già dal cortile a sbraitare contro Silvia e il suo motorino, i bagagli troppo pesanti e la mancanza del ascensore in quella casa.

Ridacchiò.

La verità ti fa male lo so, Sara….

“Cosa hai da guardare? Ce la faccio da sola con i bagagli!”

“Ok!”

Scoppiò a ridere e poi mise in moto, la sua amica sarebbe stata capace di lanciarle addosso un anfibio.

Destreggiarsi nel traffico le fece rimpiangere le strade poco affollate della Sardegna, ma alla fine si ritrovò di nuovo sotto casa sua pronta a scaricare la macchina, da perfetta donna indipendente.

Uomini…Non ci sono mai quando servono!”

Trascinò le valige fino all’ultimo piano, le svuotò e poi si svaccò sul divano, stanca ma soddisfatta, quando le era mancato il divano del suo salotto, era così morbido…

La porta che si aprì interruppe il suo idillio, il suo coinquilino era rientrato e si lasciò cadere con poca grazia accanto a lei

“Bentornato!”

“Ma tu dormi sempre? Accidenti!”

“Non dormo, conservo le energie!”

“Non ho voglia di stronzate…

Mormorò a bassa voce, lei rimase in silenzio, senza sapere bene cosa fare, ancora mezza intontita.

Scusa…

Lo abbracciò, questa volte lei nella parte di Nana.

“Pensa che tra poco sarà finita.”

“Come fai a esserne sicura? E se non finisse mai?”

“Io ne sono sicura, finirà presto.”

Mormorò mentre lo cullava e lui si rilassava come se lei con le sue carezze potesse cancellare tutti i sentimenti negativi che stava provando come per magia.

Pregò che non si sentisse la punta di tristezza, non poteva farci niente, non si poteva opporre né ai sentimenti né alle sensazioni, soprattutto a quelle che sapeva essere in qualche modo premonitrici.

 

ANGOLO DI LAYLA.

 

Ci avviciniamo alla fine, di questa storia purtroppo, qualche capitolo e sarà finita.

Ma non piangiamo XD! Non ancora^^!

Passiamo ai ringraziamenti:

 

Fragolottina: Si, ci siamo perse uno spettacolo esilarante ç_ç! Ma forse la signora Martina o qualcuno della famiglia ha fatto il filmino e ce lo presta…

Sono contenta che ti piaccia.

Alla prossima.

Ciauz!

 

_Pulse_:Sono contenta che ti piaccia, se c’erano di mezzo Aisha, Sara ed Eli non poteva essere sicuramente un matrimonio tranquilloXD!

sono contenta che ti siano piaciute le spiegazioni.

Alla prossima^^.

 

_PkSl_:Grazie sono contenta che ti piaccia!^^.

Un matrimonio canonico con la gente che bazzicava nella mia fiction non sono proprio riuscita ad immaginarlo e meno male visto che i matrimoni sono alquanto noiosi!

L’unico lato positivo è il fatto che si mangia una cifra XD!

Alla prossima! Ciaoo!

 

 

 

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Capitolo 17
*** 17) Premonizioni ***


17) PREMONIZIONI.

 

Sarebbe finita presto.

La frase di Aisha gli girava in testa mentre la teneva abbracciata , gli piaceva coccolarla era un antistress fantastico, avrebbe dovuto essere felice e in parte lo era, avrebbe rivisto suo fratello, ma in parte no.

Aveva avuto la possibilità di vivere come un ragazzo normale e in fondo non era stato male, ma più di tutto gli sarebbe mancata quella strana ragazza.

Per esorcizzare la malinconia, la attirò ancora di più verso di , le prese il mento tra le dita ed iniziò a baciarla.

Aveva bisogno di conforto, aveva bisogno di contatto fisico per non pensare, al momento Aisha, qualsiasi cosa provasse per lei, era l’unica che potesse dargli tutte queste cose.

Da molto lontano sentì il telefono e lei mugugnare.

“Non rispondere!” mugugnò a sua volta.

Lei si staccò, gli accarezzò una guancia come a scusarsi, lui fece per riattirarla a sé, ma lei gli sfuggì come un anguilla.

“Pronto?”

Pausa di silenzio, faccia perplessa, altre frasi in italiano.

La doveva imparare prima o poi quella lingua, non poteva sempre rimanere così tagliato fuori dalle conversazioni!

Disse ancora qualche parola, poi il volto le si distese in un sorriso e riattaccò.

Non fece a tempo a chiedere chi fosse e cosa volesse che lei gli saltò in braccio urlando come una pazza, lui rimase frastornato, iniziò a darle delle pacche sulla schiena per calmarla.

Aish

Lei gli chiuse la bocca con bacio mozzafiato, lui rispose senza pensarci e spostò le mani dalla schiena verso il sedere per avvicinarla ancora di più.

Capiva sempre meno, ma ormai non gli importava più nemmeno molto, quel bacio lo stava prendendo da morire, gli uscì un gemito di protesta quando lei si staccò.

La sua risata a metà tra il divertito e l’imbarazzato invase la stanza.

Aishaaa!”

“Scusa, immagino che ti starai chiedendo se sono impazzita…

“No, mi chiedevo se potevamo riprendere quello che tu hai interrotto!”

Lei sbuffò.

“Prima devo dirti una cosa…

“Non mi interessa…

Era a pochi millimetri dalla sua bocca quando lei mormorò:” Non vuoi sapere chi era al telefono, bertuccia?”

Fu il suo turno di sbuffare.

“Era l’amico di Tony, domani ho un colloquio per un lavoro.”

“Che lavoro?”

“Commessa in libreria!”

“Bello! Ma ora non mi scappi! Stavamo facendo qualcosa io e te!”

Tornò a catturare le sue labbra in un bacio, non voleva pensare al passato, non voleva pensare al futuro,non voleva pensare e basta.

Aveva il sospetto che di lì a non molto tempo ne avrebbe avuto fin troppo di tempo per pensare.

 

Quella mattina si svegliò agitata come non mai, peggio di quando doveva dare un esame  e del matrimonio di suo fratello, i colloqui di lavoro le  mettevano addosso sempre  un’ansia terrificante, detestava le occhiate che la giudicavano, come se fosse un oggetto.

Se la confezione dell’oggetto risultava interessante la sceglievano, altrimenti la rimandavano a casa.

Sbuffò, mentre ciabattava verso il bagno.

Aprì la porta e si ritrovò davanti Bill che si lavava i denti, fuggì in cucina, sperando che fosse vuota, la sera prima era miracolosamente sfuggita agli interrogatori di Lisa.

Tirò un sospiro di sollievo, non c’era nessuno per fortuna, mise la moka sul fuoco e si appoggiò stancamente con le mani al muro.

Era il giorno del colloquio ed era nervosa anche per quello che era successo il giorno prima, come avrebbe dovuto comportarsi?

“Buongiorno!”

Sentì lui che la abbracciava da dietro.

“Ciao, caffè?”

Per fortuna non aveva potuto vedere il suo sorriso.

“Si grazie…Pronta?”

“Non lo so…sono

“Agitata?”

Si…

“Stai calma, andrà tutto bene!”

Iniziò a baciarle il collo e questo la irritò immensamente, detestava quando le persone non le davano la dovuta attenzione anche se si chiamavano Bill Kaulitz.

“Smettila! Non sono un antistress, cazzo!”

Sgusciò a spegnere la moka, lasciandolo sorpreso, si versò il caffè con dei gesti nervosi, dannato colloquio!

Sentì la sua mano sul suo polso, la fece voltare verso di lui fino a trovarsi faccia a faccia, si guardarono senza parlare per un tempo interminabile.

“Scusa sono nervosa…

“Scusa ho esagerato!”

Il tutto pronunciato nello stesso momento,scoppiarono a ridere.

“Pace?”

“Pace!”

“Spaccali tutti!”

“Ci provo!”

“Posso baciarti o inizierai a spaccare me per esercitarti?”

Le venne da ridere e così finì per baciarlo lei, tra gli urletti isterici di Lisa spuntata dal nulla.

“Che palle…

Lei si staccò per scoppiare a ridere, con la coda dell’occhio vide la ragazzina avvicinarsi, i pugni appoggiati sui fianchi e l’espressione arrabbiata e si chiese come diavolo avrebbe fatto ad affrontare il colloquio.

-Santo Sid, dammi il colpo di genio per scappare!-

“Lo sapevo!”

“Cosa?”

“Che stavate insieme!”

“Stiamo insieme?”

“Non lo so Aisha, tu che dici?”

“Che c’è la Pautasso che esce dal bagno!”

Approfittando del silenzio creatosi dopo la sua incongrua risposta schizzò fuori dalla stanza, afferrò borsa, giubbino e chiavi della macchina e lasciò l’appartamento.

“Non corra per le scale! Le rovina razza di Vandalo!”

“Buongiorno signora Pautasso! Mi piacerebbe poter litigare con lei, ma ho fretta! Addieu!”

La donna iniziò a strepitare, la viola sorrise poi si infilò in macchina ed incrociò le dita, pregando che tutto andasse bene.

La voce di Tim Armstrong la accompagnò fino ad una vietta del centro, parcheggiò l’orrore e si frugò le tasche per cercare l’indirizzo, non riusciva a ricordarsi il numero civico, la sua memoria peggiorava di giorno in giorno.

Si guardò attorno, la via era stretta e poco affollata, chissà come era la libreria?

Decise di incamminarsi, sicura che l’avrebbe trovata, e di non pensare a nulla, ma di passeggiare semplicemente, i negozi erano quasi tutti chiusi, l’unico bar le sembrò piccolo ed accogliente.

Finalmente la vide, piccola, appartata, nascosta.

Quanti clienti avrebbe attirato?

La ragione la portò a rispondere uno sconsolato pochi, ma il cuore le disse altro, quel posto le parve speciale, Sara avrebbe detto con una buona aura e si sentì più serena mentre spingeva con decisione la porta.

Uno scacciapensieri trillò sopra la testa e lei sorrise, adorava quei piccoli affari e anche se non credeva che segnalassero la presenza degli angeli, le davano un senso di pace lo stesso.

“Si?”

Un ragazzo dai capelli castani apparve quasi dal nulla, abbagliandola con un sorriso cordiale.

“Sono Salias, sono venuta per il colloquio per il posto di commessa.”

“Oh si, mio fratello me ne aveva parlato….”

Si portò la mano sulla fronte, divertito.

“Ma io me ne ero dimenticato…in ogni caso come ti chiami?”

Aisha, Aisha Salias.”

“Ok Aisha, io sono Tommaso…il fratellino di Toni.”

Le venne da ridere, quel ragazzo era troppo distratto, quasi tenero e poi era il fratello di Tony e non potevano esistere due ragazzi più diversi, lui era esile quanto il barista del “La luna nascosta” era muscoloso e con l’aria da bravo ragazzo almeno quanto l’altro era truce.

“Lo so, non sembriamo fratelli.” Mormorò con un tono quasi di scusa.

“Non si deve scusare!”

“Dammi del tu! In fondo ho solo pochi anni più di te!

Ti piacciono i libri?”

“Si”

Parlarono per qualche minuto dei loro autori preferiti, poi lui le donò un altro dei suoi sorrisi da cucciolo soddisfatto.

“Bene, sei assunta.

Inizi domani, l’orario è dalle 9:00 alle 12:30 e poi dalle 15:30 alle 18:30…”

“Ma non controlli nemmeno  le mie referenze?” esclamò stupita.

“No, credo tu sia ok, ho un buon istinto…

Anche con la ragazza che c’era prima di te ci ho azzeccato.”

“ E ora dov’è? Se posso chiedere…

“In Islanda, non farmi dire la capitale che è troppo difficile, per studiare.

Erasmus.”

Capisco…

“Bene, allora andiamo a firmare le scartoffie.”

Il ragazzo le fece strada verso un piccolo ufficio arredato con mobili etnici e con numerose foto di posti lontani appese alle pareti, si soffermò a guardarne una che ritraeva una donna sudamericana in un mercato.

“Le ho fatte io, ogni tanto sparisco e faccio il vagabondo.”

Si spostò un ciuffo di capelli che gli era ricaduto sulla fronte.

“Sai, mio fratello si preoccupa da morire, non lo avviso mai,  semplicemente arriva qui e trova la baracca chiusa… Non preoccuparti, ti avviserò, ma lui no, mai..

Poverino, non sembra ma è molto protettivo.”

Ebbe la fugace visione del suo fratellone acquisito che strepitava contro Tommaso e di lui che rispondeva sornione e serafico come un gatto, fino a che il fratello maggiore non si calmava e rinunciava a scontrarsi con una tale calma zen.

Doveva stare attenta, quel ragazzo era molto più furbo di quello che dimostrava.

“Chissà forse mio fratello ti ha segnalato a me per potermi tenere d’occhio attraverso te,ma… correrò il rischio.

Au revoir Aishà, a demain….

Qui sait ce que nous réserve l'avenir…

Lo guardò stranita, tanto per cambiare il destino  aveva mandato un altro pazzo sulla sua strada.

“Scusa?”

“Non sai il francese? Significa:”Chissà cosa ci riserverà il domani?”

“Ah! OK, grazie per avermi assunta!

A domani.”

Uscì dal negozio notevolmente perplessa, il fratellino di Antonio era strano, anche un po’ inquietante, ma tutto sommato era simpatico, sarebbe stato interessante lavorare con  lui.

Squillò il cellulare, imprecò per un quarto d’ora prima di trovarlo e rispondere.

“Sorellina!”

“Tony?! Cumpà! Che c’è?”

“Come è andato il colloquio?”

“Sei più apprensivo di mia madre, qual è il secondo fine?”

“Tienimi d’occhio quella testa di rapa, è troppo distratto e poi…

“Non ti avvisa mai quando se ne va a fare Remì il giramondo…

“Si, te l’ha già detto quell’infame?

Me lo immagino come rideva, ma Aisha, l’hai visto?

Cazzo, come fai a essere arrabbiato con lui? È il mio fratellino, quello che mia madre mi diceva di tenere d’occhio e che mi metteva regolarmente nei casini! Non riesco a resistere quando fa quel sorriso, dannato!”

“Si, venderebbe ghiaccio agli eschimesi…

Ridacchiò.

“Cavolo, fratellone! Ho scoperto il tuo lato tenero!”

Sentì un ringhio dall’altra parte.

“Stai tranquillo, con me il tuo segreto è al sicuro! E poi…te lo terrò d’occhio!”

“Grazie, piccola! Se passi ti offro una birra.”

“Se passo? Io sono già li!”

Lo sentì ridere.

“Ok.”

Riattaccò e sorridendo come un’idiota saltò in macchina per andare a prendersi la sua sudata birra.

“SONO ASSUUUNTAAA!!”

Parecchie persone in coda al semaforo accanto a lei, la guardarono stralunate, ma lei non se curò e iniziò a canticchiare “Anarchy in the U.K”, come le accadeva quando era davvero di buon umore.

-Ho un lavoro.

Un lavoro che si prospetta migliore rispetto a quello di prima, qualsiasi cosa succederà avrò almeno quello.-

Quella mattina tra le varie sfumature d’ansia ne aveva sentito una da fine del mondo, in qualche modo erano vicini all’epilogo e non riusciva a levarsi dalla testa quella sensazione, ma non ne aveva parlato a Bill, era una cosa che voleva tenere per sé.

Quando le capitavano le considerava come un fatto strettamente personale, da non dividere con nessuno, nemmeno con Sara, perché erano una sorta di ultimo, debole legame con sua nonna e le sue stranezze, i suoi tarocchi e quel mondo un po’  misterioso che rappresentava.

Suo nonno diceva che si somigliavano parecchio e in un certo senso era vero, era oltre a Gavino l’unico parente da cui si sentisse davvero compresa, l’unica differenza fra di loro era che Aisha  non leggeva le carte, Maria non era riuscita ad insegnarglielo per la fiera opposizione della terribile Martina.

[“Non importa se non leggi le carte, tesoro, sono le sensazioni quelle importanti, quelle di cui ti devi fidare.”

“Si nonna”]

Parcheggiò davanti al bar e marciò verso il bancone, dove Antonio la attendeva.

“Grazie per avermi trovato questo lavoro.”

Lui alzò un mano come a scacciare una mosca.

Figurati….Ho sempre pensato che per una come te rimanere dietro un bancone dovesse essere uno stillicidio. Quanti bicchieri hai desiderato tirare ai clienti?”

“Troppi per essere ricordati…Tu sei perfetto qui dietro Antò, come il barista della canzone della “Famiglia Rossi.”

Certe volte è una missione, certe volte è il mio mestiere:
dare ascolto e dar da bere. Ed ecco perchè...

Faccio il barista giù in città, come un sagrista io sto qua
per chi c'ha i cazzi suoi da raccontar
Hasta la vista, come va?
Vedo, provvedo, proteggo ma la storia del barista chi la sa
?”

Lui scoppiò a ridere e le allungò una birra.

“Come è andata in Sardegna?”

“Direi bene, il matrimonio non c’è stato.

Un pretendente di Jess si è presentato all’altare supplicandola di non sposarsi, lei ha tentato di salvare capra e cavoli e mio fratello si è messo con Eli.

L’ha baciata davanti a tutti…

Questo matrimonio non matrimonio è entrato nella leggenda familiare.”

“La tua è una famiglia di pazzi, ma tuo fratello non poteva accorgersi prima che le piaceva Elisa?”

Naaa…E poi a caval donato non si guarda in bocca, è già bello che se ne sia accorto.”

“L’indecisione cronica è la piaga della famiglia, eh?”

Già…

Sentì la porta aprirsi, anche Tony aveva uno scacciapensieri, forse era un regalo di suo fratello, che la rallegrò.

Aisha?!”

“Alex?!”

“Come stai, cara?”

Dopo tutto quello che si erano detti, dopo quello che aveva fatto, dopo che l’aveva minacciata dicendo che non sarebbe finita, nossignore Alex non lasciava in sospeso le sue questioni, solo questo sapeva dirle?

“Ora sto male, grazie…La mia birra è diventata amara.”

“Sei ancora arrabbiata per la storia del manoscritto?”

“Non ti è ancora chiaro che non ti perdonerò mai per avere presentato un mio manoscritto a tuo nome?”

“Dovresti ringraziarmi, almeno qualcuno ha potuto leggere le cose patetiche che scrivi-“

“E ti ringrazierei, se tu non avessi tentato di farli passare per tuoi,  ora Alex, fammi un favore, levati dalle palle!”

Il ragazzo borbottando si portò ai videopoker.

“Vuoi che lo cacci?”

“Finche sta lì è inoffensivo, Tony…

“Non ti fidare di lui, Aisha, quello è stronzo oltre il midollo.”

“Lo so!”

La porta si aprì di nuovo, si voltò di scatto, fulminando un innocente Bill.

“Ah, sei tu…

“Chi avrebbe dovuto essere?”

“Non so, oggi è la giornata degli incontri SGRADITI!”

Calcò l’ultima parola e roteò gli occhi verso Alex.

“Ah, cosa diavolo vuole quello?”

“Fare quello che gli riesce meglio, rompere le palle.”

Lui grugnì qualcosa, sperò fossero insulti in tedesco.

“Come è andata con Lisa?”

“Terribile, ho finto di avere un appuntamento urgente con Sara, di quelli a cui mancare equivale a firmarsi la condanna a morte, per liberarmene.

Ha la stessa tecnica di tua madre.”

“Vero!”

“E tu? Il colloquio?”

“L’ho passato! Inizio domani!”

“Grande!!” la abbracciò di slancio, rischiando di farla cadere dallo sgabello.

Si staccò perplesso, lei scoppiò a ridere divertita e si alzò in piedi.

“Ora puoi abbracciarmi senza distruggere il bar di Antò.”

Non se lo fece ripetere due volte, poi la guardò dritta negli occhi e la baciò sotto gli occhi furiosi di Alex, che tirò una manata a una macchinetta, beccandosi un’occhiataccia da Antò.

“Usciamo a festeggiare?”

Confabularono per qualche minuto ancora allacciati, per decidere il ristorante, vide Tony che alzava il pollice, aveva approvato il suo coinquilino, le venne da ridere.

Si staccò, finì la birra in un colpo solo e ridacchiò, euforica.

Antò noi andiamo!”

“Non a casa, c’è ancora Lisa e io devo provare oggi pomeriggio!”

“Allora andiamo a fare un giro.”

“Shopping?”

“No, sono senza soldi!”

“Uffa!”

Salutò il barista e battibeccando con lui uscì dal locale.

 

“Ti hanno preso, Salias?”

Aisha le aveva annunciato l’esito del colloquio con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, ma lei, Lisa non era molto interessata, avrebbe preferito che le dicesse la verità sui suoi rapporti con il loro coinquilino, così iniziò a stuzzicarla.

 “Hanno preso un danno come te! Non hanno paura che distratta come sei tu dia fuoco alla libreria?”

“Da quando mi credi una piromane?”

“Da quando tua madre mi ha raccontato che a momenti davi fuoco alla casa!”

“Avevo nove anni e poi anche Dave era complice! In ogni caso, grazie della fiducia, sai pensavamo di andare al ristorante tutti insieme, ma a questo punto non so se tu ti possa fidare di me, potrei dare fuoco al locale!”

“Come sei suscettibile!”la ragazzina sbuffò, poi un sogghigno si distese sulla sua faccia abbronzata.

“Potresti uscire solo con lui, una bella serata romantica, eh Salias?

Sono secoli che non te ne concedi una.”

Lizzy…

Il suo nome salì come un ringhio inquietante sulle labbra della viola, era notevolmente irritata.

“Cos’ è il tabù? Perché appena ti chiedo spiegazioni tu a momenti mi mandi al diavolo?”

“Non c’è nessun tabù, solo una situazione contorta che probabilmente tra poco si chiarirà e che tu non è necessario che sappia!”

“Perché Salias?Perché non devo sapere?”

“Perché a volte è meglio non sapere Lisa e non darti pena per quello che non ti dico, tra poco non avrà più importanza per nessuno.”

“Dio, io non capisco, io non ti capisco!”

Le rivolse uno strano sorriso sghembo.

“ Non ti preoccupare, non importa!”

Le mise una mano sopra la testa e si avviò verso la porta, dove si sentiva imprecare  il ragazzo, Lisa avrebbe dato non so che per sapere a cosa si riferiva Aisha e aiutarla, perché per quanto si sforzasse di fingere la viola non era per niente felice.

-Cosa mi nascondi Salias? E perché invece di essere felice con lui sembri avere mille preoccupazioni?-

 

 

ANGOLO DI LAYLA.

 

Scusate sono di fretta, ergo ringrazio:

 

Fragolottina

 

_Pulse

 

_PkSl_

 

 

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Capitolo 18
*** 18) L'Ultimo Atto Della Commedia. ***


18)L’ULTIMO ATTO DELLA COMMEDIA.

 

Era tornato a casa con un diavolo per capello, non riusciva a ricordarsi delle prove peggiori di quelle e una litigio peggiore di quello che aveva avuto con Sefarei, si erano lanciati le accuse più disparate, solo perché entrambi erano già nervosi.

Era stato uno sfogo in piena regola, iniziato nel modo più innocente possibile, con Sara che lo accusava di steccare e lui che affermava sicuro che Bill Kaulitz no steccava mai e che era colpa sua.

Pochi minuti dopo era successo il finimondo, per un attimo aveva persino avuto paura chela dark gli tirasse addosso il pianoforte o almeno lo sgabello.

“Ehi cosa è successo?”

Aisha lo guardava interrogativa, non doveva avere capito molto dei suoi sfoghi isterici di poco prima.

“C’è che non sopporto più la tua amica!”

“Non è una novita…è da quando vi conoscete che vi odiate cordialmente…

“Ha detto che stecco!”

Rimase in silenzio.

“Può capitare a tutti di…

“NO! A me no!”

Alzò le mani in segno di resa.

“Ehi, non prendertela con me, io non c’ero non so chi ha torto e chi ha ragione so solo che sei lievemente isterico, datti una calmata!”

“Io non capisco cosa diavolo abbia contro di me, mi tratta sempre male!”

“Non ha niente contro di te, cazzo! È Sara, perdio, lo sai che insultare è il suo modo per mostrare affetto!”

“è pazza!”

“E tu sei isterico!”

“Invece di rompere cerca di farmi rilassare!”

Gli occhi di Salias si allargarono e poi si strinsero minacciosi, ora fu lui ad alzare le mani, temeva di ritrovarsi le cinque dita della ragazza stampate su una guancia.

“Che ne so, un massaggio?”

Azzardò nella speranza di salvarsi, lei alzò un sopracciglio dubbiosa ma decise di lasciar cadere le ostilità.

Ok…Vatti a sedere sul divano e ricordati che questa è la prima e l’ultima volta!”

Pericolo scampato.

Sentì Salias sbuffare e sedersi dietro di lui e iniziare a massaggiargli le spalle.

“Ricordati che non sono la tua schiava!”

“E che io non stono, mai…

Mugugnò più rilassato, dopotutto la viola non se la cavava male.

“Si si , sono gli altri che sbagliano…

“Esatto!”

La sentì ridacchiare.

“Perché ridi?”

Ehm…io…cioè…

“Sei d’accordo con Sara!!! Maledetta! Adesso ti spiaccico!”

Fece per sdraiarsi, lei lo spinse verso l’alto, lui verso il basso, continuarono così per un bel  po’ fino a che Lisa fece capolino dalla cucina e rivolse loro un’occhiata di puro biasimo, non capiva come due ventenni potessero essere così lesi.

“Allora, avete finito? Dovete andare a preparavi per stasera!”

“Si, mamma!”

Lui scattò in piedi divertito, la viola sbuffò e si diresse verso la sua camera.

“Che palle…Devo prepararmi…

Lui la seguì, si era accorto che nonostante l’apparente allegria c’era qualcosa che non andava, la trovò che frugava nell’armadio, la abbracciò da dietro, lei sobbalzò.

“Ah, sei tu…

Esatto…cos’è il problema?”

“Quale problema?”

“Quello che ti tormenta…

“Non ho nessun problema…

Si divincolò.

“Ora vado a prepararmi… e tu non ti preoccupare!”

Salias non mentirmi.”

“Capirai tutto, ma…dopo…

Fuggì in bagno, lasciandolo perplesso.

“Cosa cazzo significa?”

“Cosa?”

“Ah sei tu, Lisa?”

“Oltre a Nana, che non parla e ad Aisha che è in bagno, qui abito solo io…

“Cosa diavolo prende ad Aisha?”

“Questo credevo potessi dirmelo tu…

“Non lo so e sono preoccupato…

La ragazzina scosse la testa.

“Capiremo a tempo debito temo, al momento è Aisha a dettare le regole del gioco.”

Non poté fare altro che darle ragione.

 

Aisha si sentiva due sguardi preoccupati addosso e non poteva farci assolutamente nulla.

Sapeva di stare agendo in modo irrazionale, a tratti preoccupante, ma non le importava, aveva capito che era arrivata la fine, ben presto le cose sarebbero tornate al loro posto.

Il tempo era finito, non c’era più sabbia che potesse volare via dalla sua mano.

Aisha, sei sicura di stare bene?”

“Si certo!”

Prese Bill per mano e lo trascinò alla macchina seguita da Lisa, chiedendo mentalmente  perdono a tutti loro per le sue stranezze.

“Voglio sapere cosa c’è.”

“Sta per finire tutto.”

“Cosa?”

“Capirai, goditi questa serata.”

“Io non ti capisco!”

“è una vita intera che non mi capisco.”

Lui la guardò perplesso.

“Senti, vuoi rimanere tutta sera a discutere con me su una cosa inesistente o andare a mangiare?”

“Andare a mangiare…

“Riposta esatta!”

Si mise al posto di guida e finalmente poterono partire, anche se era sicura di non averli convinti.

-Non posso spiegarvi nulla, perché in realtà non è chiaro nemmeno a me, so solo che succederà qualcosa.-

Sentiva lui e Lisa parlare, la radio che gracchiava, vedeva gli altri automobilisti, la pioggia cadere, le case, la città nei suoi soliti paesaggi conosciuti, ma nulla le sembrava reale, era tutto un sogno.

Forse si sarebbe svegliata e si sarebbe accorta di essere ancora nel suo letto, con il sottofondo di Alex che litigava con Nana, come ai vecchi tempi.

Scosse la testa,lo sapeva che era tutto reale, quindi tanto valeva rassegnarsi e aspettare per vedere come sarebbe finita, l’ultimo atto di quella strana storia si stava scrivendo, i personaggi si stavano dirigendo inconsapevolmente sul palcoscenico pronti per recitare l’ultimo atto che qualcuno aveva scritto per loro tempo prima.

“Siamo arrivati..”

“Si, gente! Si scende!”

Fu una serata divertente tutto sommato, Lisa e Bill battibeccarono tutto il tempo, lei li osservava sorridendo sorniona.

“Sembri Nana!”

“Forse nella mia vita precedente ero un gatto!”

“Forse lo sei anche adesso, un pigro ed enorme gattone viola”

Si…confesso, sono lo stregatto in realtà, mi hai scoperto Lisa!”

“Allora svanisci lasciando solo il sorriso!”

Scoppiarono a ridere divertite dall’assurdità dello scambio di battute.

“è ora di andare.”

Uscirono tutti e te dal ristorante abbastanza allegri, fino a che non si accorsero che qualcuno li seguiva nel tragitto verso la macchina, parcheggiata in una stradina laterale.

Si voltarono tutti e te e sgranarono gli occhi, il padre di Lisa era davanti a loro, la barba lunga, gli occhi spiritati, li guardava in modo strano, emanava un aura di pericolo e SAlias capì.

Era quello l’epilogo, era lui la causa della sua ansia, non fece nemmeno troppa fatica a capire chi l’avesse avvisato che loro sarebbero stati lì, Alex e la sua gelosia, Alex e il suo desiderio di vendetta, Alex che non lasciava mai questioni in sospeso con nessuno.

Forse era rimasto tutto il tempo appostato lì, una volta individuata la loro macchina, in attesa che venissero a riprendersela, rabbrividì, aveva paura.

Che finale avrebbe avuto la pieces? Positivo o negativo?

“Lisa! Torna a casa!”

La ragazzina lo guardò per un lungo attimo, poi pronunciò l’unica parola che lui non si sarebbe aspettato:”No!”

L’uomo sgranò gli occhi sorpreso, lei prese fiato, come se dovesse iniziare un’immersione e sembrò prendere anche coraggio.

“No, non tornerò a casa da te, non lo farò più.

In questo mese ho capito molte cose, ti voglio bene papà, ma così non si può andare avanti perché è uno schifo, capisci?

Tu mi tratti da schifo! Mi tratti come se fossi la tua schiava, te ne freghi di quello che voglio, se provo a parlarti alzi le mani! Io sono stanca!

S T A N C A.

Due anni fa mi è mancato il coraggio, ma questa volta andrò fino in fondo, non posso e soprattutto non voglio fermarmi!”

Smise all’improvviso di parlare, ansante, l’uomo la guardava sconvolto, poi la rabbia divampò nei suoi occhi, non riusciva ad accettare quello che sua figlia gli stava dicendo e cercava dei colpevoli su cui scaricare le colpe dei suoi fallimenti.

I suoi occhi su posarono su di lei, la perforarono con un’occhiata di puro odio, Aisha si mosse automaticamente verso Lisa e l’abbracciò, ma questa volta non era più la ragazzina ad avere bisogno di protezione ma lei o quantomeno di conforto.

“Vattene Farina!”

“Chiudi il becco, troia! Non ti mettere in mezzo! Lisa vieni!”

“NOOOO!”

L’uomo sbiancò, strinse i pugni finché le nocche non diventarono bianche, notò solo ora che i suoi occhi erano rossi, aveva bevuto?

Lisaa!”

Ringhiò a bassa voce, poi mise una mano dentro al giubbotto ed estrasse qualcosa che portò via la sensazione di irrealtà in un attimo.

Si accorse di avere paura, una tremenda paura, non voleva che finisse, che finisse così !

“Vieni Lisa, non fartelo ripetere o giuro che vi ammazzo tutti, stronzetti!

Avete riempito la testa di mia figlia di idee balorde, ma voi per lei non siete niente!

Io sono suo padre, io so cosa è meglio per lei!

Io e solo io, avete capito?

Quindi, vieni qui mocciosa, che poi facciamo i conti!”

Lei non si mosse, l’uomo sollevò incerto la pistola che aveva appena estratto e la puntò contro di loro, contro la sua stessa figlia.

“Muoviti!”

“No!”

“Ti ho detto di muoverti!”

“Ti ho detto di no!”

La sentiva tremare, ma non cambiava idea, Salias iniziò a tremare anche lei, erano in un dannato vicolo cieco!

Bill era davanti a loro, le guardò spaesato e spaventato, lei non poté far altro che ricambiare l’occhiata, non sapeva cosa fare.

La mano dell’uomo continuava a tremare, mentre i secondi scorrevano implacabili e la situazione si faceva sempre più pesante, più carica di nervosismo e tensione.

“Vieni.”

Azzardò l’uomo un’ultima volta, lei scosse ancora il capo, impaurita ma decisa a rimanere dov’era.

Sentiva il cuore che batteva frenetico, il sudore scendere a piccole goccioline lungo la schiena nonostante facesse freddo e sentiva il corpo gelido della ragazzina accanto al suo, il suo respiro lieve.

Come a rallentatore l’uomo iniziò a portare il dito sul grilletto, lei strinse Lisa più forte, iniziò a socchiudere gli occhi e non vide il ragazzo che si muoveva davanti a lei.

Chiuse completamente gli occhi,vigliaccamente non voleva vedere cosa sarebbe successo.

Lo sparo partì, la ragazzina si strinse più forte a lei, mentre qualcuno le buttava a terra.

L’impatto con l’asfalto le strappò un gemito di dolore, ma non era ferita, aprì gli occhi di scatto, il corpo di Bill era davanti a loro, una paura folle si impossessò di lei.

B-bill?”

Balbettò scossa, lui non rispose.

-Oh merda!-

Incurante del fatto che Farina potesse spararle, non sentendo nemmeno le sirene ormai vicinissime, si divincolò dalla ragazzina in stato di shock e si alzò per andare a scuotere il ragazzo.

Era ancora vivo?

 

Era come un incubo, solo che era dannatamente reale.

Reale nell’asfalto sotto di lui, nel sibilo della pallottola che gli passava accanto e che lo evitava, reale nelle mani di Aisha che lo scuotevano preoccupate, nella sua voce carica di ansia e paura.

Era stato dannatamente impulsivo, non aveva pensato a sé stesso, solo a evitare che quel pazzo ammazzasse le due ragazze, era un eroe?

Non lo sapeva, sapeva solo che al momento provava un’assurda sensazione di galleggiamento, era come se fosse in un enorme bolla di sapone e all’improvviso lo seppe con una certezza che, ne era sicuro, non avrebbe riprovato mai più: era finita.

Finita, dissolta.

Era libero, se avesse voluto avrebbe potuto tornare subito alla sua vecchia vita, se non avesse voluto al primo colpo di sonno ci sarebbe tornato comunque, volente o nolente.

Cercò di aprire gli occhi, almeno voleva salutare Lisa prima di andarsene e voleva soprattutto rivedere Aisha.

Riuscì ad alzare le palpebre, la vide china su di lui sull’orlo delle lacrime.

S-sei vivo!”

C-credo.”

Si era fatto l’idea che Aisha fosse una persona poco affettuosa, restia a dimostrare i propri sentimenti, ma si dovette ricredere quando lei lo stritolò in un abbraccio, incurante dei poliziotti, che spuntati da chissà dove, avevano iniziato a fare domande a Lisa e forse volevano farne anche a loro.

Al diavolo.

Ricambiò l’abbraccio e sprofondò nei suoi capelli viola, sentì del liquido bagnargli le guance, Aisha stava piangendo, provò ad accarezzarle la testa.

“L’ho già vissuta questa scena…

Singhiozzò lei.

“Si, dovresti essere tu a consolare me…

“Scusa, faccio sempre le cose sbagliate.”

“Va bene così….”

Rimasero un po’ in silenzio.

“Io devo dirti una cosa…

“Lo so cosa devi dirmi e non è il caso di parlarne adesso, il mondo ci reclama.”

“Lo lo sai?”

Lo prese per mano e lo fece alzare.

“In un certo senso si, è complicato da spiegare…

Avevo la sensazione che qualcosa sarebbe successo e qualcosa è effettivamente successo…

Lei abbassò gli occhi.

“Va tutto bene, non potevi sapere cosa sarebbe successo, non è come se l’avessi sparata tu quella pallottola.”

Si diressero verso i poliziotti, rilasciarono le dichiarazioni del caso, poi incrociarono Lisa, Aisha abbassò di nuovo gli occhi, la ragazzina sorrise.

“Tranquilla Aisha, non me la sono presa.”

Io…scusa lo stesso..E adesso?”

“Adesso lo denuncerò, non credo di poter fare altrimenti, poi arriveranno gli assistenti sociali e sai cosa succederà.”

“Mi dispiace.”

“Tranquilla!”

La abbracciò.

“Forse adesso avrò un’altra possibilità..”

“Te lo auguro, Lizzy.”

“Voi però non dimenticatemi, voglio rivedervi in qualsiasi posto mi ficchino!”

“Non ti libererai tanto facilmente di noi.”

Si sciolsero dall’abbraccio, poi lei venne ad abbracciarlo.

“Grazie e…trattamela bene, per favore.”

“Si.”

Stava facendo promesse che non poteva mantenere,ma nessuno se ne sarebbe ricordato, si salutarono con un ultimo cenno della mano, poi loro salirono in macchina e Salias mise in moto.

“è finita Aisha.”

“Non sei felice?”

“Non lo so…davvero non  lo so…

 

Era finita.

Tutto stava per tornare alla normalità, per usare una sua metafora la piega spaziotemporale dove vivevano stava per essere stirata, sbirciò il ragazzo, non stava mentendo, non era del tutto felice.

Non sapeva se fosse per lo shock appena subito o per che cosa, ma non era felice.

“Lo sapevi che sarebbe successo.”

Disse più a se stessa che a lui, per ricacciare indietro la tristezza.

“Ma non ero pronto, ho troppo poco tempo.

Salias, per favore prometti che non ti scorderai di me.”

“Ma la maledizione…

“Cancellerà tutto lo so, ma tu promettilo!”

“Si, te lo giuro!”

Ci fu un’altra pausa interminabile di silenzio, avrebbe voluto dire molte cose, ma non riusciva a dirne nessuna, era stanca, stordita dalle novità, tutto stava per essere capovolto un’altra volta.

Parcheggiò la macchina, scesero e salirono le scale mano nella mano, incredibilmente persino la Pautasso tacque, semplicemente li guardò arcigna e poi si ritirò in casa sua.

Il suo appartamento le parve estraneo in qualche modo, non più del tutto suo, senza Lisa e fra poco senza di lui.

Fu lui a sbloccare la situazione ancora una volta, fu lui a baciarla dolcemente e poi a portarla in camera sua, lei non si oppose, quella notte era il loro addio, tanto valeva viverla fino in fondo.

Fu la notte più bella della sua vita, almeno fino a quel momento e se se ne fosse ricordata anche in futuro avrebbe avuto il suo peso.

Lui crollò subito dopo abbracciato a lei, fu una fortuna perché non poté vederla mentre lo guardava dormire, se quello era un sogno voleva imprimerselo bene nella mente!

Poco dopo crollò sfinita e non si accorse che qualcuno la stava guardando dormire e che sorrideva, mormorando “Ricordati la promessa.”

Si svegliò la mattina dopo, ovviamente da sola, cercando qualcuno accanto a sé che non trovò.

Se ne era andato, ma non dai suoi ricordi, era riuscita a mantenere la promessa e lui era riuscito a trarre una lezione da quell’esperienza?

Qualcosa le disse di si, sorrise, poi scoppiò a piangere.

Era finita.

Purtroppo.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Non fatevi ingannare dal titolo, la storia NON è ancora finita, dopo questo capitolo ce ne saranno ancora due….poi….ihihihi….non ve lo dico XD!

Spero vi piaccia^_^ e non piangete mi raccomando, NON è la fine.

Pksl….non vedo la tua recensione pera desso, quindi lo scrivo qui…ho scelto la terza via, fra le due opzioni, Bill non si dimenticherà di Aisha, ma il mondo riprenderà a ricordarsi di lui. Sono Esperta nel salvare capra e cavoli XD!

Passo alle recensioni.

 

-Pulse_:Alex è un’infame, una carogna, ma avrà il fatto suo, anche se sarà comunque poco rispetto ai danni che ha combinato qui.

Spero che questo capitolo ti piaccia.

Io al posto di Aisha avrei già sclerato di brutto, ma Aisha ce la farà, l’ho deciso io XD!

Alla prossima!

Ciao.

 

Fragolottina:che fare con Alex? Se non fosse che serve o servirà in seguito io personalmente lo investirei con la macchina ^^.

Aisha sarebbe con me.

Spero che questo capitolo ti piaccia e…non piangere… non è finita( sembra tanto una minaccia XD!)

 

 

 

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Capitolo 19
*** 19) la vita dopo la maledizione: quel che accade dopo. ***


19) LA VITA DOPO LA MALEDIZIONE: QUEL CHE ACCADE DOPO.

 

La luce del mattino entrava a lame dagli scuri, avrebbe dovuto alzarsi e chiudere ulteriormente le persiane, i raggi le colpivano direttamente gli occhi verdi socchiusi, ma non ne aveva voglia e il sonno se ne era andato.

Erano passati otto mesi, giorno più giorno meno, era già incredibile che lei li avesse contati, lei che faticava a ricordare cosa doveva fare il giorno dopo.

Otto fottuti mesi.

Si alzò, la sveglia segnava le nove, un orario antelucano per lei quando era in vacanza dai suoi, ma forse per il caldo di quel luglio sardo e afoso o per altri motivi non specificati, non riusciva a stare a letto.

Sbuffando, arraffò i vestiti e si diresse in bagno, dal piano di sotto sentiva sua madre e Davide litigare  e le note di un’aria che stava ascoltando suo padre.

L’egregio Michele si era dato alla lirica, era assolutamente incredibile visto che era sempre stato un patito della musica rock, persino sua madre non riusciva a trovare un commento acido adatto.

Varcò la soglia del bagno, si lavò, infilò una canottiera a righe verdi chiaro e verde scuro, una cintura, dei jeans tagliati sopra il ginocchio, si truccò facendosi una sottilissima riga di matita nera e si guardò allo specchio per controllare il risultato.

Come ultimamente le capitava spesso faticò a riconoscersi in quell’immagine, erano i capelli a stonare, di quel castano per lei divenuto innaturale, si prese una ciocca tra le dita per studiarsela.

Era di un castano scuro con riflessi più chiari, di quel colore che aveva sempre detestato e che aveva coperto con mille tinte durante l’adolescenza, ma da quando lui se ne era andato non era più riuscita a sopportare quel viola addosso.

Tornò in camera sua, incrociò Davide per il corridoio che borbottava:”Io non la sopporto più!” e tentò di mantenere un’aria seria quando avrebbe voluto solo scoppiare a ridere e godersi la sua piccola rivincita per gli anni in cui era stato il figlio perfetto.

Aprì la porta, lui la guardava da un poster appeso alle parete tra quelli di Sid Vicious e Bob Marley, scosse la testa, quando suo padre l’aveva visto aveva avuto una crisi isterica e le aveva detto che si era bruciata anche l’unico neurone che le rimaneva portandogli in casa quell’idolo delle ragazzine.

Ne aveva parlato come se quel foglio di carta plasticata fosse vivo e se la cosa per un attimo le aveva strappato una risata, ci aveva pensato il ricordo che suo padre si era comportato allo stesso identico modo con il Bill in carne e ossa a spegnerla.

Acchiappò un polsino di pelle, l’unica cosa che le era rimasta di lui trovata quella mattina in sala e scese dabbasso, voleva trovarsi al bar con Eli per fare un po’ di sano gossip, ma sfortunatamente sua madre la intercettò mentre ormai era già fuori casa.

Aisha!”

Cazzo!

“Si mamma?”

“Vai al negozio di Claudia e fammi la spesa, ecco il biglietto.”

Impossibile rifiutarsi, così prese ciò che sua madre le porgeva e rassegnata uscì di casa alla volta del bar.

Il paese era deserto, c’era solo qualche anziano seduto fuori casa, alcuni erano amici di suo nonno e li salutò, ma con altri, soprattutto con le signore avvolte in scialli scuri abbassò gli occhi , le facevano soggezione, le ricordavano sua nonna e per l’ennesima volta si chiese cosa avrebbe detto lei di tutta la faccenda.

Non era sicura di volerlo sapere, aveva l’impressione di avere infranto qualche regola, ma non poteva sapere quale.

Arrivò al bar, Eli era già seduta a uno dei tavolini esterni, una sigaretta in bocca che gesticolava al cellulare, i capelli neri con le punta rosse che svolazzavano seguendo il movimento del braccio libero.

Le fece un cenno di saluto che lei ricambiò mentre continuava a parlare, dagli stralci di conversazioni capì che stava parlando con suo fratello e così quando arrivò il cameriere ordinò per tutte due.

La mora chiuse il cellulare con uno scatto secco, imprecò e poi lo lanciò con rabbia in fondo alla borsa.

“Perché tua madre è così?”

“Così come?”

“Sta rompendo Dave all’inverosimile per non farlo venire a vivere con me! Dice che non sono la ragazza adatta a lui! Come se quella troia di Jess lo fosse stata!!!!”

“è la sua natura, tesoro, non ti curare di lei e passa avanti…

Hai trovato  un appartamento?”

“Si si! Si vede persino il mare!!!”

La sua amica assunse un’aria persa, forse si stava immaginando lei e Davide nella loro casetta, poi ritornò all’improvviso in sé.

“Non vuole le pareti rosse e le tende nere!”

“Forse sono eccessiva per lui…

“Ma sono belle!”

“Ma lui è mio fratello, non capisce nulla di queste cose!”

Il cameriere con le loro ordinazioni interruppe i loro deliri, chissà Tony come stava?

A quest’ora doveva essere preoccupato per Tommaso che si era nuovamente dato alla macchia, immaginare il suo truce fratellone acquisito in quello stato la fece ridacchiare.

Gli doveva molto, grazie a lui si era liberata di Alex e scoperto perché le girasse attorno, stava per essere sfrattato e non sapeva più dove sbattere la testa e aveva pensato a lei, la piccola Aisha.

Per un po’ di tempo era stato parecchio insistente, poi era sparito e lei non aveva capito perché, aveva concluso che doveva aver trovato un’altra ragazza da spremere.

Era riapparso qualche tempo dopo a “La luna nascosta” senza nemmeno avere il coraggio di guardarla in faccia, ogni tanto lanciava delle occhiate timorose al barista e tutto le era apparso chiaro:Tony doveva averlo convinto a modo suo a lasciarla in pace.

“Ehi!”

Elisa una brioche quasi in bocca le aveva fatto segno di girarsi, Jessica camminava dall’altra parte della strada, gli occhi bassi e i capelli ancora verdi, Eli sogghignò malignamente.

“Ma come è possibile?”

“Ho i miei trucchi…

Aisha aveva una mezza idea di come ci fosse riuscita, probabilmente doveva avere corrotto tutte le stagiste che facevano pratica dalla parrucchiera della sua antica rivale per far si che i suoi capelli rimanessero verdi.
Eli non era sua madre, non era così vendicativa,ma per Jess nutriva un’antipatia smisurata che le faceva continuare all’infinito quella vendetta, probabilmente anche a ottantacinque anni la bionda li avrebbe avuti verdi.

A Lisa sarebbe piaciuto.

Lisa…

L’avrebbe raggiunta la settimana prossima insieme a sua zia che ora si occupava di lei, il tribunale dopo qualche mese di permanenza in una casa famiglia gliel’aveva affidata.

Ora Lisa sorrideva davvero, non erano solo smorfie finte agghiaccianti sul suo volto da quindicenne e gliene rendeva il merito, senza ricordare che era a un’altra persone che doveva tutto quello che aveva.

Stava di nuovo ripensando a lui, anche se si era detta che era inutile.

Eli, io vado a fare la spesa, il generale Secchi me lo ha comandato, ci sentiamo oggi…

Noooo!”

Fece una faccia perplessa.

“Dovevamo andare a fare un giro in spiaggia insieme, avevo portato anche Zaike!”

L’husky fece capolino da sotto il tavolo.

“Lo sai come è fatta!”

“Dai Zaike fai la faccia pucciosa e convincila!”

L’husky guardò un attimo la padrona, poi la sua attenzione venne calamitata da una brioche in mano ad una cliente e sorprendendo Viviani partì all’attacco, Aisha scoppiò a ridere e lasciò la sua amica che si scusava con una furiosa signora elegantemente vestita.

Raggiunse il negozio di sua zia godendosi il sole, i profumi e le voci di quel piccolo paese che amava e odiava allo stesso tempo.

Sorridendo entrò nella penombra del negozio fresco, afferrò un cestino metallico e cominciò a cercare quello che sua madre aveva segnato sulla lista.

Stava decidendo che marca di biscotti secchi prendere a suo padre quando una voce berciò:”signorina dove sono le bibite al guaranà?”

Si voltò irritata, pronta a rispondere che quello era un negozio di paese del tutto a digiuno delle novità del commercio equo e solidale e dei suoi cibi esotici, ma le parole le morirono in gola.

Lo riconobbe all’istante nonostante gli occhiali e il capellino con cui tentava di nascondersi e sgranò gli occhi, mentre lui si toglieva gli occhiali e la guardava sorridendo.

Era tornato

Le sue gambe si mossero da sole, si fiondò tra le sue braccia, abbracciandolo di slancio.

Era tornato.

 

Il paese era più o meno come se lo ricordava, otto mesi non lo avevano cambiato, la casa di Salias era ancora al suo posto e lui era lì come un cretino ad aspettarla sotto casa.

Intravide suo padre, che gli lanciò un’occhiataccia, anche se non si ricordava di lui, probabilmente lo stava trovando pessimo come otto mesi prima, certe cose non cambiavano mai.

Decise di provare a cercarla altrove, erano mesi che aspettava quel momento, da quando si era ritrovato in una stanza d’albergo, catapultato di nuovo nella sua vecchia vita e si era scoperto a cercare qualcuno accanto a lui.

Aveva cercato di fare finta di niente, di non pensarci, che posto poteva esserci per lei in quella vita?

Aveva provato e aveva fallito, quei fascicoli di un corso di italiano che si era portato dietro per tutto il tour e anche dopo ne erano la testimonianza.

Suo fratello li aveva guardati ed era scoppiato a ridere, gli aveva battuto un paio di volte la mano sulla spalla e poi era corso a dirlo a Georg e a Gustav.

“Mio fratello si è preso una cotta per un’italiana misteriosa!”era diventato il suo grido si battaglia senza che lui potesse farci molto.

Finché una sera non l’aveva beccato chino sui tanto derisi fascicoli, impegnato a sillabare qualcosa, sul suo volto si era disteso un sorisetto maligno.

Anche lui si ricordava di quello che era successo e soprattutto si ricordava di una certa dark.

“Fratello, non ti sarai innamorato di una misteriosa ragazza italiana, che magari fa Sara di nome?”

Aveva cinguettato allegro facendo prendere un colpo al poveretto che sobbalzò lasciando cadere i fascicoli come se scottassero.

“Tu cosa ci fai qui? Io innamorato? Naa! Devo capire cosa mi diceva quando parlava in italiano!”

Fece finta di crederci , almeno sapeva di un potenziale alleato in quello che stava progettando di fare, un capriccio in stile diva capricciosa.

Alla fine dell’ultimo tour aveva preteso una vacanza, litigando furiosamente con il suo manager per ottenerla, erano volate parole grosse e l’uomo, dopo aver ceduto, se ne era andato sbattendo la porta.

“Spero ne valga la pena perché si è incazzato tantissimo!”

Aveva sussurrato Gustav al suo indirizzo, scrutandolo attentamente.

E così eccolo lì, dopo essere passato all’appartamento di Salias che aveva trovato vuoto, alla ricerca di Aisha rischiando di essere scoperto, mentre suo fratello era in hotel a cazzeggiare amabilmente.

Dove poteva essere?

Tra i tavolini esterni di un bar vide Eli che si scusava con una signora, forse lei poteva sapere dove fosse, così attese pazientemente che l’ira della donna sbollisse e si avvicinò alla corvina che dopo qualche tentennamento glielo disse e gli indicò la strada.

Era in un piccolo supermercato di paese, in penombra, fresco, la vide mentre girovagava con le sopracciglia aggrottate tra gli scaffali, di sicuro non ci era venuta di sua volontà se aveva quell’espressione.

La raggiunse e le fece una domanda abbastanza assurda da farla voltare con un’aria parecchio scocciata che lo fece sorridere.

Era ancora la stessa Aisha che aveva lasciato.

O forse no? Quei capelli castano non gli piacevano per niente.

Vederla cambiare espressione fu impagabile e sentirla di nuovo tra le sue braccia gli disse che era valsa la pena, per rispondere alla domanda che gli aveva posto il suo amico.

La staccò un attimo da sé per guardarla dritto negli occhi, era felice, innegabilmente felice e lui non vedeva l’ora di baciarla di nuovo, di vedere se almeno il suo sapore era rimasto lo stesso.

Le alzò dolcemente il mento e la baciò, fu come se quei mesi non fossero passati, era ancora la sua Aisha.

Si staccò senza fiato, con il timore di prendersi una sberla, ma lei sorrise e lo baciò di nuovo, era leggermente diversa dalla ragazza che ricordava, quella timida e che non prendeva mai l’iniziativa.

Si staccarono sorridendo, lui le pese una ciocca tra le dita.

“Perché li hai fatti di questo colore? Non ti sta bene!”

Lei alzò un sopracciglio.

“Dobbiamo parlare.”

“Si.”

Lo trascinò nel retrobottega e poi in un cortile su cui non si affacciavano finestre.

 Ripresero a baciarsi fino a che lei non lo allontanò, aveva uno sguardo stranamente duro.

“Perché sei tornato?”

Non poteva dire che non si aspettasse quella domanda, ma arrossì lo stesso e abbassò gli occhi.

“Perché mi sei mancata.”

Risposta semplice ma sincera, lei arrossì a sua volta.

“Mi sei mancato anche tu.”

“E questi capelli?”

Cioè…tu torni dopo otto mesi e la tua preoccupazione principale sono i miei capelli??”

Il tono era abbastanza divertito, nonostante le braccia incrociate sul petto in un modo che ricordava inconsapevolmente sua madre.

“Ammetto che la cosa mi interessa.”

Lei arrossì ancora di più.

“Perché con quei capelli non riuscivo a guardarmi allo specchio,mi venivi in mente tu.”

La abbracciò.

“Ora sono qui.”

 

Aisha lo guardò dritto negli occhi, era vero, era lì davanti a lei  e le sembrava incredibile.

“E non mi sembra vero.”

Lui sorrise.

“Credi ai sogni ogni tanto.”

“Si può credere alle favole anche se fai a pugni con il mondo…tu perché prima mi hai parlato in italiano?”

“Per lo stesso motivo per cui tu ti sei fatta i capelli di questo terribile castano!”

“Uno: piantala di offendere il mio meraviglioso colore naturale.

Due:Perché non riuscivi a scordarti di me?”

“Si zuccona!”

Altro abbagliante sorriso e bacio dolcissimo.

 Uhm….”

“Cosa c’è Aisha?”

“I capelli…sono diversi…

Lui scoppiò a ridere e si tolse il cappellino, rivelando tante treccine nere e bianche.

“Treccine?”

Treccine…

“Avevi paura di poterti scordare di nuovo di tuo fratello?”

Si…Ma perché dopo otto mesi anche tu mi hai chiesto dei capelli?”

Fu lei a ridere.

“Perché mi hai contagiato!”

“Si, dai la colpa a me…

Sono offeso!”

“Come posso rimediare?”

Sghignazzò lei, strusciando il suo naso contro il suo.

“Indovina!”

Lo baciò ancora a lungo, fino a che lui la staccò da se sorridendo.

“Mi stavo divertendo!”

“Cretina! Lo so che ti stavi divertendo con il mio piercing !”

“Scemo!”

Gli diede un pugnetto scherzoso in pancia per poi allontanarsi fintamente indignata.

“Ora sono di nuovo offeso, non credere di cavartela come prima.”

Lei sghignazzò, poi si riavvicinò e soffiò a un centimetro dalla sua bocca.

“Sei fortunato che la casa di mio nonno è libera…

Scoppiarono a ridere insieme, poi mano nella mano si avviarono verso la casa di Gavino, sorridendo, contenti di essere di nuovo insieme.

La vecchia Aisha si sarebbe chiesta per quanto sarebbe durata, ma a quella nuova non importava, l’importante era il presente e il suo presente era lì davanti a lei che le sorrideva felice.

 

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Siamo arrivati al penultimo capitolo della storia^_^!

Come vedete ho scelto la terza viaXD! Si ritrovano^^.

Spero vi piaccia…

Arrivederci all’ultimo in cui vi dirò che probabilmente ci sarà un seguito a questa storia, ma non in tempi brevi…ops! L’ho detto mo!

Ok…ci sarebbe l’intenzione di fare un seguito, la trama ha un’idea di base, però non so quando si realizzerà dato che ho due fiction da portare avanti.

Alla prossima^^.

 

-Pulse_:Si, un po’ pazza lo sono XD! Alex purtroppo serve intonso XD! Per il seguito ipotetico serve integro XD!

Spero che la tua curiosità sia stata soddisfatta^^….almeno parzialmente^^

Alla prossima.

Ciao^^

 

Fragolottina:nuu non piangere, il diciottesimo è stato un capitolo di fine (della maledizione), ma anche di inizio^^.

(Frase assurda -__________-)Molto carina l’idea della cuccia per Nana, la terrò a mente^^.

Sono molto contenta che tu ti sia affezionata ai personaggi, è uno dei complimenti più belli che un autore possa ricevere(anche se ci tengo a precisare che I TOKIO HOTEL NON MI APPARTENGONO E QUESTA NON è UNA RAPPRESENTAZIONE VERITIERA DEI FATTI O DEI CARATTERI DEI COMPONENTI DELLA BANDA, NE è FATTA PER SCOPO DI LUCRO .)

Spero che questo ti piaccia.

Al prossimo.

Ciaooo!

 

_PkSl_:Tranquilla non c’è problema, se non hai recensito, sono contenta che ti sia  piaciuto.

Quando l’ho scritto, mi era venuta l’ansia per la sua situazione che descrivevo e poi il magone, però tutto si risolve.

In modo strano, ma si risolve.

Al prossimo.

Ciao^^

 

 

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Capitolo 20
*** 20)Il Secondo Matrimonio è Quello Giusto...Forse. ***


20)IL SECONDO MATRIMONIO è QUELLO GIUSTO...FORSE

 

Ed erano passati cinque anni da allora.

Incredibilmente erano passati cinque anni, non si poteva dire che fossero stati facili, se lo disse quella mattina del sette novembre, mentre guardava Bill dormire accanto a lei, di nuovo in terra sarda.

Non era stato facile a partire da quando aveva dovuto spiegare la presenza di Bill ai parenti per la seconda volta, dopo che lui era venuto a trovarla.

Suo padre aveva rischiato l’infarto quando  se l’era trovato davanti aprendo la porta di casa, aveva spalancato gli occhi ed era rimasto paralizzato per cinque minuti buoni.

Bill aveva guardato Aisha, lei aveva ricambiato l’occhiata, poi aveva iniziato il suo countdown mentale, era certa che l’egregio si sarebbe messo a urlare.

Così fece.

Poi accorse sua madre, brandendo uno straccio, spaventata, credendo che fosse in corso un’invasione o qualcosa del genere.

Quella cena fu un devasto, a cui fu chiamato a testimone anche suo nonno Gavino, il quale non disse nulla, si limitò a fissare sornione il ragazzo.

Aisha si era chiesta per tutto il tempo se lui non avesse saputo qualcosa su chi fosse Bill, fino a che mentre accompagnava il suo ragazzo fuori da casa sua, il nonno le mormorò all’orecchio:”Hai visto che l’ha fatto tornare?”

Chi l’aveva fatto tornare? Chi le aveva ridato i suoi ricordi?

Aisha?”

Perplessa raggiunse Bill che le avvolse un braccio alla vita per riuscire ad arrivare in albergo sulle sue gambe.

“Cosa ti ha detto tuo nonno?”

“Nulla di importante!”

Non gli disse mai cosa gli avesse sussurrato suo nonno, aveva il sospetto che Bill non ne potesse più di eventi soprannaturali, la cara vecchia e noiosa vita dei comuni mortali era tutto ciò desiderasse probabilmente.

Erano arrivati davanti al hotel dopo molto tempo,  si erano fermati diverse volte lungo la via , un po’ perché lei era stanca di trascinarlo in giro, un po’ perché lui si fermava spesso ad ammirare il paesaggio.

“è bellissimo qui!”

“Ma tu non stavi male?”

Aisha…sei poco romantica…

“E tu sei pesante, dai muoviti!”

Lui scoppiò a ridere e la baciò.

“Guarda che questo non basta a ricompensarmi!”

Lui scoppiò a ridere, lei arrossì.

“Non pensare strane cose!”mugugnò rendendosi conto del doppio senso implicito.

“A me piacciono queste strane cose! E anche a te!”

Questo bastò a farla arrossire e tacere per tutto il resto del percorso, Bill ridacchiò divertito fino a che non videro l’albergo poi si staccò da lei e la guardò.

“Cosa c’è?”

Aisha ma  sei felice di riavermi qui?”

“E lo chiedi?

Si, sono felice anche se mi imbarazzi con uscite degne di tuo fratello e non so come spiegarti ai parenti.

Sono così felice che mi chiedo se me lo merito e tu non ti stancherai di me prima o poi.”

Lui fece una smorfia strana.

Aisha io non posso prevedere il futuro.

Adesso sono felice, non so se lo sarò anche tra un anno o due!

Una cosa la so però: possiamo provare a costruirlo noi il futuro .

Sei d’accordo?”

“Si.”Mormorò lei commossa.

Lui sorrise e l’abbracciò.

“Non piangere che quella medusa del mio gemello ci spia…

Scoppiò a ridere e si accorse  che c’era Tom che li osservava divertito.

“Che carini i piccioncini.

Ciao Aisha!”

Fu sollevata di peso in un abbraccio, poi mollata a terra, mentre lui rideva.

“Oddio, con quei capelli se più maschile di mio fratello…

“Ringrazia quell’infame di Sid che io non sono Sara o  a quest’ora non saresti più il playboy della band…A proposito di Sara, sai che domani arriva?”

Lui sbiancò ed inizio un lungo discorso in tedesco stretto di cui non capì mezza parola, Bill ne approfittò per trascinarla via.

Arrivarono in camera sua con lui che aveva ripreso a ridacchiare convulsamente  .

“Che c’è da ridere?

Mi rivedi e ti viene la ridarella?”

“Non sai quanto mi sia mancato questo clima di assurdità dilagante, Piccola.”

“Piccola?! È poco carino il fatto che tu mi faccia pesare di essere una pertica. Sei tu che sei fuori misura!”

Salias, sei assolutamente e adorabilmente fuori di testa.

Come si fa a stancarsi di te?

In ogni caso ne vedremo delle belle Salias e prima o poi avrai Sara come cognata…

“Meraviglioso, le mie due migliori amiche come cognate.”

Fece per dirigersi verso il bagno, ma un’alta figura la precedette e quasi la travolse

“Il bagno è mio!”

“Grazie tante! Ne uscirai domani mattina!”

Lo sentii ridere da dietro la porta, lei sbuffò.

Girovagò inquieta per la stanza finché non venne il suo turno, poi si infilò in bagno senza nemmeno parlargli.

Mentre era sotto la doccia pensò a mille modi per vendicarsi, ma tutti i propositi caddero quando uscì e vide che si era addormentato sfinito o più probabilmente perché  il suo stomaco aveva richiesto tutta l’energia a disposizione per digerire la cena.

Sorrise, sembrava un bambino, come avrebbe fatto a punirlo?

Non ci sarebbe riuscita, così si accoccolò accanto a lui, che nel sonno la attirò a sé, lei lo abbracciò a sua volta.

Oggi come allora a lui non si poteva negare nulla,notò divertita mentre lui grugniva nel sonno.

Quel pomeriggio Eli si sarebbe sposata, quindi era giusto celebrare l’evento continuando ad andare indietro nei ricordi, come aveva appena fatto.

 

Ricordi…

In cinque anni ne aveva di ricordi da sfogliare, Bill se lo disse mentre aspettava che Aisha uscisse da una delle sue docce eterne in cui, parole sue, si scongelava e tornava a essere un normale essere umano.

Normale ed Aisha, purtroppo non andavano d’accordo come parole, ormai ne era certo.

A venticinque anni quella ragazza continuava ad avere quell’aria della persona perplessa che è vagamente di passaggio su questa terra, a essere distratta come poche, complicata ed insicura.

Un mix devastante certe volte, ma che le aveva permesso di riuscire a scrivere dei racconti che a parere suo erano splendidi.

Non lo diceva perché era la sua ragazza, lo diceva perché dopo esserseli fatti tradurre da Sara, dopo infinite suppliche suoi e sbuffi della dark, li aveva letti.

Comici, folli, profondi e tristi.

Solo lei avrebbe potuto scriverli così e se ne era accorto anche qualche editore che li aveva pubblicati, la viola non era famosa, ma quel che ne ricavava le permetteva di poter vivere senza lavorare in senso tradizionale.

Doveva ringraziare quelli se lei poteva seguirlo in tour ogni tanto, arricchendo di episodi assurdi e commenti stralunati quel che succedeva.

Si ricordava perfettamente della prima volta che gli aveva annunciato che un suo lavoro sarebbe stato pubblicato, difficilmente avrebbe potuto scordarsela perché grazie a lei aveva sudato le proverbiali sette camice.

Era stato durante una telefonata mentre lui era in tour e lei in Italia, la conversazione si era svolta all’incirca così.

“Bill  dovrei dirti una cosa…

“Che hai fatto danno vivente?”

“Non prendermi in giro che basta Sefarei per quello!”

Pausa di silenzio.

“è meglio che te lo dica a voce.”

Questa volta la pausa di silenzio era toccata a lui.

Aisha…Cosa devi dirmi?”

“No. Niente!”

Aveva deglutito.

“Non sarai incinta?”

A quella parola aveva sentito un crampo allo stomaco.

“E se lo fossi tu che faresti?”

La voce della sua ragazza era diventata improvvisamente seria, lui era rimasto in silenzio per un po’.

“Credo che sarebbe uno shock, che sverrei e dovresti sorbirti le prediche di Sefarei e mio fratello e che, quando mi risveglierò, ti dirò che sarà tutto un casino e non saprei che santo chiamare.

Poi…

Poi ti direi che sarei felice e che il casino lo affronteremo noi due.

Insieme.

e ti direi un improbabile nome per il mio futuro figlio.”

Fu il turno di Salias rimanere in silenzio.

“Grazie.”

Una sola parola mormorata con voce rotta.

“Sarò padre?”

NO…Non sono incinta…solo pubblicheranno i miei racconti…

Però…mi hai detto una cosa bellissima.”

Poteva giurare che stesse sorridendo dall’altra parte della cornetta, come stava facendo lui.

Quella era Aisha.

“Ma sei ancora in mutande???”

Questo era suo fratello, che già vestito di tutto punto con  uno smoking che contrastava con i rasta neri, aveva fatto irruzione nella sua camera.

“eh si…LA MIA DOLCE METà SI è SCIOLTA NELLA DOCCIA!!”

“Sto per finire Bill!!”

“Allora vuol dire che ci starà un altro quarto d’ora…”

“Come fai tu quando sei in bagno!”

“Tom, come cazzo ha fatto a sentirmi da sotto la doccia?”

Il fratello alzò le spalle, come a dire che erano misteri di Aisha.

“Ancora in mutande, Rastaro bis?”

“Ciao Sara… chiamiamo anche il portiere e gli altri ospiti così tutti avranno visto Bill Kaulitz in mutande.”

“Sei troppo suscettibile caro mio. Ti faccio una camomilla?”

“No, grazie, se mi ammazzi il tuo ragazzo nonché mio fratello potrebbe non perdonarti.”

“Non è il mio ragazzo!”

“Si, Sefarei e io sono Marylin Manson!”

Ricevette un calcio nelle caviglie, che lo fece saltellare, Sara indossava un paio di scarpe a punta, quella ragazza come al solito indossava qualcosa che era possibile utilizzare come arma di offesa.

“Non nominare Marylin invano…o te la vedrai con me!”

Abbastanza terrificante come minaccia, considerate le scarpe che indossava.

Finalmente la viola uscì dal bagno e lui ci si infilò, lieto di liberarsi dalla presenza di quei due scocciatori.

Sara era palesemente cotta di Tom, aveva criticato acidamente tutte le sue ragazze di turno e ci battibeccava in continuo, anche in italiano ormai.

Aisha era convinta che mancasse solo il sardo come terza opzione linguistica per i loro litigi e lui non poteva che darle ragione.

Erano come cane e gatto, ma erano complementari.

Fatti uno per l’altra.

Se ne era convinto dopo un certo episodio a cui aveva assistito per caso durante una delle loro trasferte italiane.

Tom ad agosto era riuscito a beccarsi un febbrone da cavallo Dio solo sapeva come e aveva passato metà di quella vacanza a delirare su strani esseri che producevano la maionese, in cui vedeva lo zampino della produttrice sana di allucinazioni che era Salias.

Una sera era uscito con Aisha affidando suo fratello a Sara, preoccupandosi tutto il tempo fino a tornare a casa prima del previsto in preda all’ansia credendo di trovare Tom usato come materiale per uno dei rito di Sefarei.

Quello che aveva visto l’aveva sconvolto.

Sara stava coccolando il suo incosciente fratello con una dolcezza che stonava con le borchie, le catene  e la sua abituale cattiveria.

Tom dal canto suo non riusciva a fare a meno della compagnia della dark, per lei aveva perfino deciso di imparare una lingua complicata come l’italiano  pur di capirla.

L’aveva visto sillabare arrabbiato come una iena a cui hanno rubato una carcassa da sotto il naso, su quel corso di italiano con un tale accanimento da lasciarlo perplesso.

Quella non era volontà di ripicca, era tutto fuorché quello.

Quando si sarebbero decisi quei due?

 

Cinque anni dopo erano di nuovo tutti al paese a  celebrare il matrimonio di Davide,  questa volta con Elisa, che camminava trenta centimetri sopra il terreno ancora prima di arrivare all’altare.

Aisha non aveva mai visto la sua amica così dannatamente su di giri, nemmeno quando aveva scoperto di essere incinta qualche mese prima.

Le aveva telefonato  urlando frase in una voce talmente acuta che i suoi timpani avevano sanguinato.

Eliiii!!! Cosa succedeeee???”

Io….io….”

“Tu?”

“SONO INCIIIINTAAAA!”

Eli era incinta, quella che odiava i bambini, quella che detestava tutti gli esseri umani al di sotto dei cinque anni.

Lei.

Incinta e felice di esserlo.

“EEEEHHHH???!”

“Sei zia, bella!”

Rischiò di svenire.

Elisa allora era stata felice, ora era esaltata, l’aveva trascinata in giro per negozi per trovare l’abito adatto, non un tradizionale abito bianco, ma di uno squillante rosso cardinale.

Sarebbe stato un matrimonio indimenticabile, anche solo per il fatto che l’egregio Michele aveva dovuto sfoderare tutte le sue doti diplomatiche per convincere il prete del paese a celebrarlo.

L’uomo trovava immorali la convivenza e la gravidanza di Elisa e forse, inconsciamente, temeva che un altro matrimonio dei Salias si sarebbe concluso con una scena degna delle comiche, dato i personaggi che vi avrebbero partecipato.

Quella cena era stata interminabile, Don Santo aveva fatto passare lo sguardo per tutto il tempo da lei che sfoggiava i capelli di nuovo orgogliosamente viola, a Bill (chiedendosi se fosse maschio o femmina visto che avendo finito il make up nero era passato a quello blu scuro), e da Dave a Eli fermandosi a scrutare il pancione di lei come se non ne avesse mai visto uno .

Quando erano arrivati Sara, vestita di nero e Tom vestito come un teppista si era segnato ed aveva acconsentito al matrimonio senza porre ulteriori obbiezioni e andandosene in tutta fretta.

“Don Santo, non vuole la torta?”

“No signora Martina. Domani ho…una messa prestooo!”

Avevano spalancato tutti gli occhi, mentre l’uomo infilava svelto la porta.

“Una messa…presto?”

“Così pare ‘Tina…

“Secondo me ha preso paura vedendo quei due…

“Ehi!!”

Questo era Tom.

Bhe, tu sembri un teppista pronto a incendiargli la chiesa se non celebrerà il matrimonio e Sara una pronta a fargli una fattura!”

“Ma siamo innocui!”

“Tu Forse, ma Sara no!”

“Grazie Salias!”

“Prego Sefarei!”

La dark si sedette a tavola insieme al rasta e iniziò a guardarsi intorno.

“Che cerchi?”

“Si era parlato di una torta…Dov’è?”

“SAAARAAA!”

“HO FAME; CAZZO!”

“E fai bene! Ecco la mia torta Martina !

Qualcun altro la vuole?”Chiese la terribile Martina.

La torta di sua madre era composta da uno strato di pan di spagna come base, su cui la donna colava una spessa farcitura di cioccolato fondente che poi tendeva a tornare allo stato originale e a cui poi aggiungeva un abbondante dose di panna montata e fragole come farcitura finale.

Si levò un “NOOOO!” collettivo, sarebbe stato più facile digerire due kebab che quella torta, solo gli stomaci di Sara e Tom erano in grado di farlo.

Quello era anche uno dei motivi per cui Bill li vedeva come futura coppia….

Forse Don Santo non aveva avuto tutti i torti.
Forse erano solo una congrega di pazzi destinata ad allargarsi sempre più fino a conquistare il mondo.

 

Sara guardava fuori dalla finestra, il sole stava calando lentamente inondato il paesino di una luce rossastra, che, ne era certa, Eli avrebbe adorato.

Era di nuovo in Sardegna insieme ad Aisha e ai due gemelli dell’apocalisse per celebrare un altro matrimonio di Davide Salias e sperava ardentemente che questa volta la cerimonia sarebbe andata in porto.

Era vagamente preoccupata, ma forse visto che questa volta la sposa era quella giusta ed era incinta tutto si sarebbe risolto per il meglio.

“Cazzo!”

Si voltò, Tom era alle prese con la cravatta e sembrava in difficoltà, così si avvicinò al ragazzo.

“Ti do una mano io…

Altrimenti rischiamo di arrivare più in ritardo della sposa…

Iniziò ad annodare il pezzo di stoffa con l’abilità della donna sposata ormai assuefatta ad aiutare il marito in quel frangente.

“Ecco fatto…

Se non fossi così saresti da…

Lasciò in sospeso la frase, aveva alzato gli occhi per ammirare il suo capolavoro di arte sartoriale e le parole le erano morte in gola.

Lui la stava guardando e lei, come una stupida ragazzina alla prima cotta, ci si era persa dentro quegli occhi scuri.

O mio Dio.

L’atmosfera si era fatta come sospesa, aveva una voglia pazzesca di baciare il pessimo soggetto che aveva davanti ed era sicura che anche per lui fosse lo stesso.

Senza rendersene conto si avvicinò a lui e lui fece lo stesso.

Era il loro momento magico…

Che fu interrotto da Bill.

“Cazzo, ma siete morti o cosa?

Datevi una mossa che siete….ooops!”

Se ne andò facendosi piccolo piccolo, per quanto lo permettesse il suo metro e ottantacinque.

“Fratello cretino…

Mugugnò Tom, Sara lo guardò perplessa.

Che significava?

 

Aisha era in chiesa davanti all’altare, un completo color panna e i capelli viola, dalla parte dei testimoni della sposa accanto a Sara e guardava suo fratello.

Davide era innamorato perso, ansiosamente in attesa di veder  l’ex bambola rotta, ora la sua bambola,  attraversare la navata.

Lisa era vicino all’egregio Michele, che incredibilmente stava parlando con quello che si era rassegnato a chiamare il suo fidanzato, la ragazza ora sorrideva, le fece un’incoraggiante ok, come a dire che la corvina sarebbe arrivata presto.

Elisa apparve poco dopo, scatenando il pianto delle donne presenti, persino della terribile Martina e soprattutto di sua madre che disperava di vedere la figlia accasarsi.

Anche lei guardò la sua amica, era fuori di se dalla felicità e un po’ la invidiò, qualcuno avrebbe mai portato all’altare lei?

Guardò Bill per un attimo e si disse che in fondo non le importava , aveva già più di quanto avesse mai desiderato e andava bene così.

Vide suo nonno sorriderle, sorrise a sua volta, dopo anni aveva capito chi doveva ringraziare per quello che stava vivendo.

Non sapeva come ma era Gavino l’autore di quel miracolo insieme alla sua defunta moglie.

Uno dei tanti misteri di famiglia che lei era lieta di non sapere fino in fondo.

La bambina che non credeva alle favole stava vivendo la sua grazie a loro.

Tornò a rivolgere le sua attenzione all’altare.

Fu una cerimonia semplice, toccante e soprattutto breve, lei non vedeva l’ora di tornare dal suo ragazzo e di togliersi le scarpe, non necessariamente in quest’ordine.

“Sono veramente carini.”

Sussurrò lui quando lei lo raggiunse fuori dalla chiesa, dove lui si era messo al riparo dal lancio del riso (non sia mai che un vile chicco di riso rovinasse la sua acconciatura).

“Si, ora il mio fratellino è felice!”

“ Il mio smetterà mai di litigare con Sara e capirà che è cotto di lei?”

Si guardarono per un attimo prima di esclamare in coro:”Naaa!”

A smentirli fu la visione dei due interessati che si baciavano.

“Abbiamo sbagliato…

Bhe, pazienza…D’altronde tu sei un ex maledetto e io una strega fallita, era impossibile azzeccarla!”

Scoppiarono a ridere ancora insieme, nonostante fossero passati cinque anni.

Certe cose tra loro non sarebbero mai cambiate tra di loro, per fortuna.

 

ANGOLO DI LAYLA

 

Siamo arrivati all’ultimo capitolo, spero vi piaccia.

Mi mancherà questa storia ( il seguito è in forse XD).

Non so cosa dire….Io mi sono  anche divertita a scriverla, spero di aver fatto ridere almeno un po’.

Ok basta, io e gli addii/ arrivederci non andiamo d’accordo.

Dico “alla prossima” e basta.

Ciao^^.

Ringrazio:

-Pulse_

 

Fragolottina:

 

_PkSl_:

 

per le recensioni.

 

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Ringrazio per aver messo questa storia tra la seguite:

 

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Fragolottina

 

_Pulse_

 

 

Ringrazio la mia socia Jaheira per il supporto morale e per le lezioni di sardo.

Grazie^^-

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