Bianco e nero non sono poi così diversi

di chiara0050
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0 ***
Capitolo 2: *** 1 ***



Capitolo 1
*** 0 ***


Non so come si scrive un prologo.
Questa storia non dovrebbe avere un prologo.
Certo che, che storia è se non ne ha uno?
Credo che chiedervi se avete abbastanza fiducia in me da proseguire la vostra avventura basti.
Se non avete fiducia in me (che è più che consono, dal momento che non mi conoscete), abbiatene nei miei personaggi.
Davvero, loro desiderano tanto che voi leggiate la loro storia. Immaginatevi, per esempio, una bimba dal viso delicato che vi fa gli occhi dolci.
Se preferite, invece, potreste immaginarvi un’arzilla vecchina che vi minaccia con il suo bastone.
 
A voi la scelta o coraggiosi lettori.


 
 
 
ma provate a pensare un attimo...
Una profezia rompe un equilibrio giusto?
Prima di un evento, qualsiasi tipo di evento, si ha un certo tipo di comportamento; subito dopo, anche se in quantità millesimale, il comportamento cambia.
 
Che succede quando una profezia parla di risanare un equilibrio?
L’uomo si chiede prima di tutto se c’è un qualche equilibrio che è stato violato.
Si impegna così tanto nel trovare questa falla nell’equilibrio che finisce lui stesso per crearne una.
Ecco che lui stesso crea la causa della profezia.
E, come tutti sanno, l’uomo è un animale testardo.
L’uomo crea e l’uomo distrugge.
Guardate le guerre, per esempio. Un uomo ne da origine e uno ne segna la fine.
Bisogna ora capire: quale uomo, o quali uomini, saranno in grado di avverare la profezia e riportare ciò che è stato violato?

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Capitolo 2
*** 1 ***


Varese, 24 novembre 1998 
<> urlò il medico alla donna a dir poco sfinita di fronte a lui.
Nessuno si aspettava che il parto avvenisse con così largo anticipo. Quella mattina la donna stava svogliatamente lavando i piatti della colazione quando incominciò a sentire le prime doglie.
In ospedale avevano appurato che un parto cesareo era infattibile: troppo tardi a detta dei medici.
La nascita della bambina fu piuttosto lunga e dolorosa per la neomamma, che ora sorrideva contenta un fagottino tra le braccia.
 
La pediatra era preoccupata: il corpicino minuto della bambina avrebbe dovuto restare in ospedale per alcuni giorni, non è sicuro tenerla al di fuori dell’incubatrice, potrebbe restare debole o avere qualche tipo di problema.
Errato.
La piccola era sana come un pesce e curiosa di conoscere il mondo che la circondava.
 
Ancora qualche giorno sotto controllo e poi l’avrebbero mandata a casa.
Fuori dal reparto di ginecologia, seduta su una sedia blu, tranquilla e serena, una neononna sorrideva, finalmente felice.
 
 
 
Torino, 24 novembre 1998 
 
La donna quella mattina si era svegliata tardi, aveva preparato una deliziosa colazione ed era comodamente sprofondata tra i cuscini del divano, accarezzandosi il pancione.
Il suo bambino sarebbe nato da lì a poco.
 
A dire la verità il piccolo sarebbe dovuto nascere già da tre giorni, ma non dava segno di voler lasciare il calduccio del pancione.
 
 La quasi- mamma, paradossalmente, non vedeva l’ora di avvertire i primi dolori.
I medici non sembravano preoccupati, perciò anche lei era piuttosto tranquilla.
 
La corsa in ospedale, i clacson delle macchine sorpassate, l’attesa in reparto sembravano non finire mai.
Quando il piccolo nacque fu subito trasferito in pronto soccorso: dotto del cuore aperto e conseguente incapacità di respirare. Sembravano non esserci speranze.
Eppure, per la seconda volta, i medici si sbagliavano: il neonato era più forte del previsto e dopo una breve operazione si riprese del tutto.
 
Mentre i genitori si abbracciavano in lacrime ai piedi dell’incubatrice, il piccolo bambino si divertiva a stringere i tubicini che lo aiutavano a respirare, tanto che la dottoressa fu costretta a toglierli per paura che si facesse male.
 
Dietro al vetro del reparto di neonatologia, appoggiato al muro, con occhi pieni di lacrime, un neononno sorrideva,  finalmente felice.
 
 
 







 
Forse.
                                                                                                                Forse?
 
                                                                                                       Cosa te lo fa pensare questa volta?
Intuito.
 
Su abbi fiducia. Se non è così ti devo di devo un caffè
 
                                                                                                    Hai già perso ventitre anni fa e il caffè
                                                                                                                         non era neanche buono
Sono piuttosto sicura  questa volta.
 E allora sarò costretta a trovare una caffetteria migliore.

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