E mi dicevano che le terme erano tranquille...

di monsieur Bordeaux
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Terme caldamente consigliate! ***
Capitolo 2: *** Mai improvvisarsi ninja-hacker davanti ai portatili ***
Capitolo 3: *** Strani complotti di corridoio ***
Capitolo 4: *** Le cadute generano calcoli un po' iellati ***
Capitolo 5: *** Di notte accadono furti di copyright ***
Capitolo 6: *** Pericoli spirituali e dettagli per nulla sfuggenti! ***
Capitolo 7: *** Curve pericolose vengono svelate dopo minacce triple ***
Capitolo 8: *** La vendetta va servita fredda, il trappolone appena cotto ***
Capitolo 9: *** Quella catastrofe naturale chiamata rissa tra donne ***
Capitolo 10: *** Lo spadone è l'ideale per la caccia alla tartaruga ***
Capitolo 11: *** Tra cinesi riconoscibili e tradizioni dolorose ***
Capitolo 12: *** Ai latitanti piacciono le fette biscottate ***
Capitolo 13: *** Lasciate ogni speranza, voi che passate il divisorio! ***
Capitolo 14: *** Quella punta di romanticismo che ha dell'incredibile ***
Capitolo 15: *** Ed ecco, finalmente, la fine! ***



Capitolo 1
*** Terme caldamente consigliate! ***


Capitolo 1 - Terme caldamente consigliate!


Dopo una pausa di riflessione, eccomi di nuovo qui per una nuova fan-fiction comica!

Come si intuisce dal titolo, l'ambientazione della storia saranno le terme e devo ammettere che non è stato facile mettere giù una trama. Avere molte idee e non trovare un modo per collegarle a tratti può diventare stressante per uno scrittore, anche se si parla di fan-fiction comiche...
Non vi darò molti particolari sulla trama, non vorrei rovinare il piacere della lettura, ma vi posso annunciare che questo primo capitolo sarà relativamente "tranquillo", sarà una semplice introduzione in cui appariranno solo personaggi creati da me, tra cui i miei due più noti e pazzoidi e un ripescato, a cui ci tenevo molto (liberamente ispirato a "L'automobilista inc***ato" di Zelig). Dal secondo capitolo in poi prevedo, o almeno così dovrebbe essere, introdurrò i personaggi di altre serie e credo che verrà fuori un vero e proprio minestrone! Per qualunque chiarimento o altro, chiedete pure tra i commenti, mandatemi un messaggio al fermo-posta, speditemi un piccione viaggiatore... fate come volete!!!

Ah, quasi me ne dimenticavo! Buona lettura!!!



La vista dal piccolo colle che emergeva a pochi metri dal centro termale era da rimanere senza fiato: il complesso era veramente enorme, più di quanto un normale turista potesse immaginare, dopo aver letto un dépliant. Il primo edificio visibile era l'albergo, una struttura di quattro piani completamente in legno e con il tetto blu, che ricordava vagamente quello di una pagoda, con le punte leggermente arrotondate all'indietro. Poco più in là c'erano le terme vere e proprie, con tutti gli ambienti annessi, spogliatoi e bagni, e al suo fianco si trovava una piccola palestra e il centro massaggi, in cui si diceva venivano praticate diverse attività per rilassare il corpo e, di conseguenza, la mente. Il tutto era circondato da prati verdi e stradine in ghiaia sottile, dove i clienti potevano tranquillamente passeggiare all'ombra di un boschetto di conifere.
Dopo aver ammirato il paesaggio, i due turisti scesero dal piccolo colle, assieme ai loro rispettivi trolley, e proseguirono in direzione del centro termale. Il primo ad apparire sul ciglio del cancello, che delimitava l'area attorno alle terme, si chiamava Nicola, un ragazzo poco più che ventenne dai capelli neri e con lo sguardo curiosamente allegro quel giorno, era evidente guardando i suoi occhi marroni; il secondo ragazzo, nonché amico e compare, si chiamava Enrico, coscritto di Nicola e riconoscibile fin da subito dai suoi capelli un po' fuori posto e dai suoi occhi scuri, sempre attenti a ciò che gli accadeva intorno. Caratterialmente opposti, Nicola era un ragazzo sicuro di sé, ostinato e un po' arrogante mentre Enrico era più timido ed impacciato, questa loro diversità la dimostravano anche nel vestire: il primo si era vestito in maniera quasi elegante, con una camicia bianca e blue jeans, mentre il secondo indossava una maglietta rossa e un paio di bermuda color verde scuro, sicuramente più adatti al clima mite di quei giorni.
Con passo veloce, Nicola superò il cancello e arrivò fino al portone d'entrata, in cui aspettò con impazienza l'arrivo del suo amico, che in gergo chiamava "socio".
«Ma quanto ci metti? Ti sei perso in mezzo al vialetto?»
«E rilassati ogni tanto!» ribatté Enrico, allargando le braccia. «Siamo venuti qua apposta per rilassarci un po'!»
«Io però rimango dell'idea che c'erano altri posti in cui andare...»
«Gli accordi sono accordi, Nicola! L'anno scorso hai deciso tu la meta delle vacanze, quest'anno toccava a me!»
«Ora non esaltarti per così poco!» commentò Nicola, chiudendo bruscamente il piccolo momento di gloria di Enrico. «E poi siamo sicuri che sia un bel posto?»
«Certo! Il centro termale Shizukana ha veramente di tutto, c'è pure un ristorante e un piccolo teatro! Ho visto le immagini sul loro sito!»
«Devo ammettere che il posto è veramente bello... se fosse una fregatura, me ne sarei già accorto!»
«Guarda che non è un alberghetto di periferia come in Italia, qui prendono le cose sul serio...»
«Capita poche volte di dirlo, ma stavolta ti devo dare ragione!»

Una volta entrati nell'ingresso principale, i due amici si ritrovarono nella hall, un ambiente completamente bianco e con l'arredamento in legno scuro, tra cui emergeva un elegante reception perfettamente lucidata. A parte i due italiani, nella hall c'era solo uno degli inservienti che stava controllando un computer, che ancora non si era accorto dei nuovi arrivati. Nicola stava per fare un passo in avanti, per avvisare l'inserviente, quando si accorse che qualcuno gli stava venendo incontro e di colpo si fermò.
Davanti ai due turisti si presentò una ragazza un po' più grande di loro, alta all'incirca un metro e settanta e dalla corporatura media. Aveva i capelli neri, tenuti insieme da un fermaglio verde, ed era vestita in maniera impeccabile: indossava un vestito blu scuro, in tinta con i pantaloni lunghi, perfettamente stirati e modellati su misura. Aveva uno sguardo veramente serio, i suoi occhi scuri esaminarono con cura i nuovi arrivati, che solo più tardi intuirono che era appena uscita dal un ufficio accanto alla reception. Solo qualche secondo dopo ad Enrico venne in mente che lei era Juri Shizukana, direttrice e proprietaria del centro termale, e immediatamente informò Nicola, parlandogli sottovoce ad un orecchio. Rompendo il silenzio che si era instaurato, il più intraprendente dei due amici prese la parola.
«Oh, lei deve essere la direttrice del centro! E' un onore conoscerla di persona!»
«Tu dovresti chiamarti Nicola... Nicola Bivio, giusto?»
«Esattamente!» rispose l'italiano, mostrando un sorriso assai soddisfatto. Si sentiva veramente onorato di avere una certa notorietà.
«Piacere, io sono Enrico Passacqua!» intervenne l'altro. «Sono stato veramente fortunato ad incontrarla!»
«Se devo dire la verità, vi stavo aspettando...»
«Sul serio?» esclamò Nicola.
«Una mia vecchia amica mi aveva parlato di voi ed ero curiosa di incontrarvi. Credo che la conosciate, si chiama Martha Egan.»
«Ancora lei?!? Quella guida turistica che abbiamo conosciuto tempo fa? Credevo che fosse sparita da qualche parte...»
«Sì, ma nel frattempo ha fatto carriera, ora è diventare una responsabile dell'agenzia in cui lavora!»
«Ha parlato bene di noi, spero...» commentò Enrico.
«In generale sì, ma ha anche aggiunto di tenerti d'occhio!» spiegò la direttrice, lanciando un'occhiataccia a Nicola.
«Io? Ma stiamo scherzando?» ribatté il ragazzo, infastidito sia dal giudizio di Martha, che dallo sguardo della direttrice, che lo aveva letteralmente fulminato con gli occhi. Enrico era così incredulo a quella scena che gli scappò quasi da ridere.
«Scusate, ma ora devo scappare! Vi chiamo uno degli inservienti...» disse Shizukana, trovando poco dopo una cameriera libera, che chiamò a gran voce. «Matsui, vieni qui!»
Davanti ai due turisti comparve una ragazza dai lunghi capelli neri, che gentilmente salutò i nuovi arrivati con un inchino. Indossava un kimono bianco, con decorazioni rosa e la faccia intorno alla vita gialla, proprio come voleva la tradizione ed era facile capire il perché di quella particolare "divisa": serviva a catturare l'immaginazione dei turisti stranieri, che ogni anno venivano assai numerosi in quel centro termale. Sempre mantenendo una faccia sorridente, la cameriera si rivolse alla sua principale: «Cosa c'è, signorina Shizukana?»
«Accompagna i clienti alla loro camera! Il numero è segnato sul registro.»
«Subito, signorina!»
Mentre la cameriera si avvicinò al bancone, Enrico notò il nervosismo sul volto di Nicola, sottolineato anche da come stringeva le mani: raramente si era trovato in difficoltà in un faccia a faccia e per la prima volta in vita sua, era stato zittito da qualcuno. Non era una cosa che accadeva tutti i giorni e per questo motivo gli si avvicinò con una certa cautela...
«Nonostante tutto, l'hai presa bene!»
«Credo di aver capito perché è così acida... è sicuramente zitella!»
«Ah!» esclamò Enrico, cercando di non farlo innervosire ulteriormente.

Una volta accompagnati alla loro camera d'albergo, dopo aver attraversato uno dei corridoi laterali, la cameriera si fermò per qualche secondo sul ciglio della porta, disponibile per qualsiasi informazione.
«Serve qualcos'altro?»
«No, grazie!» rispose Nicola prontamente. «Siamo a posto!»
«Se avete bisogno di qualcosa, basta avvertire la reception e saremo da voi il più presto possibile.»
«Grazie, molto gentile!» ringraziò Enrico. «Anche troppo... Matsui?»
«Lei può chiamarmi anche Saeko, se lo vuole!» affermò la cameriera, chiedendo la porta della camera. Appena Nicola mise i due trolley nell'armadio a muro, iniziò i suoi commenti sul luogo di villeggiatura.
«E' veramente bello, più di quanto me lo avessi descritto, Enrico! Non credevo che quell'offerta fosse così vantaggiosa!»
«Ora abbiamo ben cinque giorni di benessere da goderci! Per uno costantemente nervoso come te, dovrebbe essere un toccasana!»
«Ora non esageriamo! E poi ricordati che abbiamo quel progettino da mandare avanti... giusto?»
«Ah, sì...» rispose Enrico, senza dare troppo peso alla domanda di Nicola.
«Ora che ti prende? Perché hai l'aria così distratta?»
«Scusa! Stavo ripensando alla cameriera di prima...»
«Ah, capisco! Sì, carina... però gli mancano un po' di curve!»
«Ma devi sempre soffermarti sull'aspetto, tu?» ribatté Enrico. «Però dietro non sembrava niente male...»
«E poi ha lo stesso nome di una macchina per il caffè!»
«Ma smettila!!!»
«Cambiando discorso, tu che letto prendi? Quello vicino alla finestra o all'armadio?»
«Alla finestra» rispose Enrico, aprendo la porta della camera e gettando un'occhiata fuori.
«Ehi?!? Ma dove cavolo vai?»
«Da nessuna parte. Curiosavo in giro...»
Lasciando il suo amico sul ciglio della porta, Nicola decise di prendersi un po' di riposo e si lasciò cadere sul letto, trovandolo subito comodo. Pochi istanti dopo però un urlo di Enrico lo fece scattare in piedi, con il suo socio rimasto immobile poco fuori la camera d'albergo.
«Che succede?»
«Non ci credo!» ripeté Enrico. «Guarda chi c'è laggiù!»
Quando Nicola uscì dalla stanza, vide in fondo al corridoio un personaggio che conosceva molto bene. Era un uomo alto, dai capelli neri e ricci, che stava camminando con indosso un accappatoio bianco, un asciugamano dello stesso colore, che aveva attorno al collo, e un paio di ciabatte, ma la caratterista più evidente erano gli occhiali da sole neri, da cui non si separava mai, neanche per fare un bagno come in quel caso. Appena quella persona vide i due turisti appena arrivati, si fermò di colpo e abbassò gli occhiali, rivelando i suoi occhi azzurri e increduli nel rivedere quei due ragazzi.
«Ma tu... sei l'Autista!!!» urlò Nicola, andandogli incontro a braccia aperte, come se non si vedessero da anni.
«Ma guarda chi mi ritrovo davanti... come va, ragazzi?»
«Ah, benissimo! Siamo appena arrivati!»
«Avete fatto veramente bene a scegliere questo posto! E' l'ideale per calare lo stress, che come saprete ne ho da vendere, correndo tra il traffico di ogni giorno!»
«E' ovvio!» commentò Enrico. «Però per noi rimani sempre l'automobilista inc***ato come una bestia!»
«O forse dovremmo chiamati Gio...» aggiunse Nicola, come se sapesse qualcosa sulla sua vera identità.
«Ma tu come fai...»
«Segreto professionale!» intervenne il ragazzo, stoppando la domanda dell'Autista in maniera ironica. «Ma chissà qual'è il tuo vero nome: Giovanni, Giorgio, Gioele... mistero!»
«Tranquillo!» affermò Enrico. «Non lo dirà a nessuno, sarà come una tomba!»
«Oh, meno male!» sospirò l'Autista.


Continua...

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Capitolo 2
*** Mai improvvisarsi ninja-hacker davanti ai portatili ***


Capitolo 2 - Mai improvvisarsi ninja-hacker davanti ai portatili


Salutato il loro amico incontrato per caso, i due turisti italiani rientrarono nella loro camera, per sistemare i bagagli che avevano con sé. Dopo aver discusso per almeno mezz'ora su come sistemare l'ambiente, Enrico si stancò di ribattere al suo socio e preferì sdraiarsi sul letto per fare una piccola pausa, mentre Nicola iniziò a girare per la camera e il bagno, come se stesse cercando qualcosa che aveva perso. Quest'ultimo aveva uno strano presentimento e ciò era dovuto al fatto che dalle camere affianco non si sentiva muovere una foglia, neanche il rumore di una porta che veniva sbattuta per sbaglio. C'era molto silenzio in quel piano. Anche troppo. Per questo motivo, Nicola uscì improvvisamente dalla camera e si incamminò lungo il corridoio.
Qualche porta più in là, il turista italiano vide un gruppetto di persone che stavano cercando il loro numero di camera, ignorando al momento la sua presenza. Con grande sorpresa, Nicola si accorse che i nuovi arrivati c'era una persona, un ragazzo biondo, che aveva conosciuto in passato e in quel momento gli scappò un commento ad alta voce...
«Ancora tu?!? Ma mi stai inseguendo o cosa?»
«Non ci credo!!!» esclamò Naruto Uzumaki, quasi spaventandosi. Vicino a lui c'era il resto del gruppo, composto da Sakura, Sai e dal capitano Yamato.
«Lo conoscete?» domandò l'altro ragazzo del gruppo, dai capelli neri e dalla carnagione piuttosto chiara.
«Sì» rispose Sakura. «E' una specie di giornalista ed è piuttosto irascibile. E se c'è lui, dovrebbe esserci anche quell'altro...»
«Che c'è da urlare?» spuntò fuori Enrico, confermando il ragionamento della ragazza dai capelli rosa.
«Piuttosto rumorosi» commentò Sai.
«Come vi siete conosciuti, Naruto?» chiese il capitano Yamato.
«Ah, niente di speciale! Glielo assicuro!»
«Ma che diavolo dici!» intervenne Nicola. «Io ti ho invitato tempo fa al mio show e neanche mi ringrazi per questo? Che ingrato che sei...»
«Ora non esageriamo» commentò Enrico.
«Non scherzo mica! C'è gente che camminerebbe in ginocchio, pur di fare il coglione davanti a milioni di persone!»
«Ecco, lo sapevo... appena ti esalti un attimo, non riesci a tenere ferma la lingua!»
«Socio, io sono fatto così: o mi sopporti o mi sopporti!»
«Ho l'impressione che tu sia appena arrivato alle terme» affermò Sakura, quasi imbarazzata per l'esuberanza di Nicola.
«Siamo arrivati giusto un'ora fa! Cambiando discorso, io il vostro capitano l'ho già visto in giro, però non ricordo quando...»
«Sicuro?» esclamò Naruto.
«Certo!»
«Non è che ti stai sbagliando?» chiese Sakura.
«Ti dico di no!» ribatté Nicola. «Non mi posso sbagliare, ha una tecnica unica: durante un duello con un avversario, lo stava letteralmente prendendo a bastonate! C'era legno sparso un po' ovunque, a momenti sembrava di essere ad una svendita dell'IKEA!»
«Sicuramente era lui!» affermò il ninja biondo.
«Stai zitto, Naruto!!!» urlò Sakura, zittendo il suo compagno.
«Il termine più esatto sarebbe "Arte del Legno"» specificò Yamato.
«Io avrei detto più "Arte delle Legnate"!» commentò Nicola, che poi diede un'occhiata a Sai. «Credo che per te ci vorrebbe un centro lampade per quel colorito pallido, non un centro termale!»
«E questa potevi anche risparmiartela!» intervenne Enrico. «Troppo banale!»
«In che stanza siete?» domandò Sai, evitando così l'imbarazzo di rispondere all'affermazione di poco fa.
«La seconda porta all'inizio del corridoio. E' un posto tranquillo, infatti non c'è quasi nessuno! A parte una nostra vecchia conoscenza...»
«E ci credo! E' tutto prenotato questo piano!» spiegò Naruto, prima che Sakura gli tappasse la bocca, con due occhi da serial killer.
«Che gli prende adesso?!?» chiese Enrico, rimanendo stupito nel vedere il ninja biondo trascinato all'indietro dalla sua compare.
«Me lo sentivo che c'era qualcosa di strano nell'aria! Avanti, ditemi tutto!» pretese Nicola
«Ormai il danno è fatto...» sospirò Yamato, mentre Sai si limitò semplicemente a sorridere. Negare l'evidenza era inutile. «La storia è molto semplice: per gentile concessione dell'Hokage, alcune squadre ninja trascorreranno qualche giorno di relax in questo centro e ha prenotato in anticipo. Siete stati fortunati a trovare una camera libera!»
«Eh, come no!» esclamò Nicola, tutt'altro che felice per quella notizia.
«Che intendi dire?» domandò Enrico, notando l'evidente disappunto del suo socio.
«Noi due dobbiamo parlare del casino che hai combinato! Subito!»
«Quale casino? Di che parli?»
Nicola non rispose alle domande di Enrico e letteralmente se lo trascinò nella camera che avevano prenotato, per una discussione che quasi sicuramente sarebbe stata assai movimentata, paragonabile ad una riunione di condominio.
«Poveraccio. Non vorrei essere nei suoi panni» sentenziò Sai.

Nonostante le premesse poco lusinghiere, Nicola si limitò a protestare sottovoce, un evento piuttosto insolito per uno come lui. Convinto che da quel giorno in avanti ci sarebbe stato un continuo viavai di gente, il ragazzo era seriamente preoccupato per il suo "progetto", che stava scrivendo su un portatile. Per completarlo aveva necessità di un luogo tranquillo, era per questo motivo che si era fidato di Enrico, ma adesso tutto sembrava compromesso. Per descrivere quella situazione, Nicola la spiegò usando una figura retorica: «Con tutta la gente che deve arrivare, ora sapranno anche quante volte scoreggio mentre sono al cesso!»
Finite le lamentele, Nicola e un desolato Enrico uscirono nuovamente dalla camera, per prenotare un posto al ristorante presente nel centro termale. Tutto era tranquillo mentre i due turisti scesero le scale, ma di colpo una figura si materializzò nel corridoio del primo piano, a pochi passi dalla camera dei due italiani. Era Naruto e con passo felpato si avvicinò alla porta, con un ghigno che non prometteva niente di buono. Fino a quel momento era stato perfetto, se non fosse stato scoperto dai suoi compagni di team...
«Naruto!!!» esclamò Sakura, cercando di tenere bassa la voce. «Che stai combinando?!?»
«Ah, niente di particolare!» rispose il biondino, in maniera banale.
«Ma quello che sta facendo è per caso furto con scasso?» intervenne Sai.
«Ma non è vero! Sto solo curiosando... voglio scoprire cos'ha da nascondere Nicola! Il suo comportamento è sospetto!»
«Naruto, torna subito qui!!!» pretese Sakura, minacciando il suo compagno con un pugno. Ma fu tutto inutile perché nel frattempo il ninja di Konoha si era già infilato nella camera e a quel punto la ragazza lo inseguì per fermarlo, prima che combinasse qualche pasticcio. Anche Sai entrò poco dopo nella stanza, ma solo perché si annoiava a star da solo nel corridoio.
La prima cosa che Naruto ispezionò fu il portatile di Nicola, che si trovava su un tavolo appoggiato alla parete, mentre Sai osservò con occhio critico i due letti della camera.
«Dallo stato delle lenzuola, si intuisce subito che siamo davanti a due persone assai disordinate. Il loro tentativo di rifare il letto è stato piuttosto vano...»
«Smettila di appoggiarlo!!!» urlò Sakura, ormai al limite. «Me ne basta uno nel team che faccia il cretino!»
«Era solo un sostegno morale!»
«No, questa non ci voleva!» lamentò Naruto. «Mi chiede la password e non so che cosa fare!»
«Non sei tagliato per fare l'hacker...» disse la ragazza, scuotendo la testa per la figuraccia del suo compagno, che però non voleva darsi per vinto. Cercando una soluzione, il ninja biondo trovò un bloc-notes in un cassetto del tavolo, su cui erano state annotate alcune frasi.
«Forse ci siamo!» commentò Naruto con entusiasmo.
«Metti giù quei fogli!» minacciò Sakura, ma inutilmente.
«Che c'è scritto?» domandò Sai.
«Mi sembra una specie di codice...» accennò il biondo, sfogliando alcune pagine. «C'è scritto "Miti, leggende e altre ca**ate del genere", ideato da Albino Ciovi e Cesco Quanrisapa. Ma che cavolo significa?»
«Non ne ho la minima idea!» rispose Sai.
All'improvviso, mentre i tre ninja stavano leggendo il resto del bloc-notes, una oscura e minacciosa presenza di materializzò davanti alla porta, prendendo tutti gli estranei alla sprovvista. Fu quasi un miracolo se Nicola non iniziò letteralmente a ruggire, si limitò a fulminare i tre ragazzi con lo sguardo.
«Oh merda!» esclamò Sakura.
«Calmati! Era solo uno scherzo!» rassicurò Naruto.
«Togli quelle manacce dal mio portatile!!!» gridò Nicola, correndo verso il ninja dalla tuta arancione. Nel tentativo di non farsi catturare, Naruto scattò in piedi e si avvicinò ad una finestra, per scappare all'esterno. Con un salto il ninja riuscì a fuggire, ma la sua corsa fu più breve del previsto: appena si accorse che non c'erano alberi su cui aggrapparsi, Naruto fece un urlo disperato e cadde come un sasso su alcuni cespugli, presenti al piano terra.
Nonostante lo stile piuttosto approssimativo, il ninja di Konoha riuscì a scappare dalle ire di Nicola, che a stento trattenne le parolacce e le bestemmie che avrebbe voluto urlare dalla finestra. Approfittando di quel momento, Sakura e Sai uscirono di corsa dalla camera, incrociando per caso Enrico, che era appena risalito dalle scale. Vedendo quella scena, il ragazzo rimase così sorpreso che rimase immobile per un bel po'.

Cosa c'era scritto di così misterioso in quel portatile e chi sono i due misteriosi autori citati nel bloc-notes? Come reagirà la direttrice dopo tutto quello che è successo? Ma soprattutto che farà Nicola, si limiterà a sbraitare o farà di peggio? Tutto questo sarà svelato nel prossimo capitolo!


Continua...

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Capitolo 3
*** Strani complotti di corridoio ***


Capitolo 3 - Strani complotti di corridoio


Quel pomeriggio, com'era stato preannunciato da Nicola, nel corridoio del primo piano ci fu un bel po' di movimento, ma questo non scoraggiò il ragazzo a continuare il suo progetto al portatile. Ma fu un altro problema a bloccare Nicola, di tutt'altra natura: non riusciva a trovare l'ispirazione per metter giù le prime righe del suo nuovo lavoro. Quasi al limite della frustrazione, il ragazzo iniziò prima a girare in tondo nella camera e poi ne uscì, mettendosi davanti ad una finestra del corridoio e a sospirare per la mancanza di idee per l'introduzione. Ovviamente, tutto quel movimento fu notato dai nuovi clienti del centro termale, in particolare da Sakura, Shikamaru, Ino e Kiba.
«Ho sentito dire che tu e i tuoi due compagni avete fatto un bel casino, in quella camera...» commentò la ragazza bionda, cercando come al solito di punzecchiare la rivale di sempre. «Avete trovato qualcosa d'interessante?»
«Smettila di provocarmi!!!» ribatté Sakura con voce acuta. «Non è colpa mia se quel cretino di Naruto fa tutto di testa sua!»
«Ed io che speravo che il posto fosse tranquillo come c'era scritto nel dépliant» si rammaricò Shikamaru.
Poco tempo dopo si presentò nel corridoio anche Enrico, che appena vide il gruppetto vicino alla sua porta si bloccò di colpo, allargando le braccia in maniera plateale. «Eh no! Altra gente che vuol ispezionare la camera no!»
«Stai calmo! Noi non vogliamo andare da nessuna parte, siamo appena arrivati!» rassicurò Kiba.
«Ah, meno male!»
«Visto che sei qui, avrei una domanda da farti» intervenne Sakura.
«Quale?» chiese il ragazzo italiano.
«Chi sono quei due autori del racconto che Naruto ha tentato di leggere al computer? Non li ho mai sentiti nominare.»
«Intendi Albino Ciovi e Cesco Quanrisapa? Sono semplicemente gli anagrammi del mio nome e del mio socio! Essendo materiale inedito, voleva renderlo il più segreto possibile!»
«Ma per farlo, non poteva usare un codice o qualcosa di simile?» domandò Shikamaru.
«Lo so, ma Nicola voleva essere originale e si è inventato questa storia assurda dei nomi... forse per confondere le acque!»
«Che esibizionista!» esclamò Kiba, che senza volerlo attirò l'attenzione del ragazzo vicino alla finestra. Con passo deciso quest'ultimo si avvicinò e, con uno sguardo da sfida, disse: «Qualcuno mi ha chiamato?»
«Rilassati! Tutto questo nervosismo non ti aiuterà a scrivere!» rispose Shikamaru, cercando di calmare un Nicola piuttosto nervoso. Alla fine, dando ragione al ninja, il ragazzo si limitò a sbuffare vistosamente. «Per questa volta, ti dò ragione!»
«Meno male...» sospirò Sakura.
«Tu dovresti rimanere zitta, dopo tutto quello che hai combinato!»
«Non è giusto! Io ho cercato di impedire a quello scemo di Naruto di entrare in camera tua, ma lui non ne voleva sapere! Ho provato più volte a fermarlo!»
«Eh, si è visto!» ribatté Nicola, voltandosi poi verso Enrico per scambiare due parole. «E il bello della storia è che pretende di avere ragione, si vede che è stata addestrata da quell'altra!»
«Intendi Tsunade?» chiese Enrico.
«E chi sennò!»
«Ehi, non offendere l'Hokage!» richiamò Sakura, piuttosto alterata. «E stammi a sentire mentre parlo!»
«Visto che caratterino?» esclamò Nicola, rivolgendosi al suo socio e avviandosi verso la camera. Dal suo volto, era evidente che stava per dire qualcosa di tremendo. «Però gli manca la cosa fondamentale per essere convincente come Tsunade: le tette!»
«NICOLA!» urlò Enrico, alquanto imbarazzato con tutto il resto del gruppo.
Com'era prevedibile, Sakura voleva a tutti i costi strozzare Nicola a mani nude, ma fu immediatamente bloccata dagli altri ninja. La sua rabbia era veramente tanta, soprattutto dopo che il ragazzo italiano si era messo a ridacchiare mentre chiudeva la porta della camera, cercando nuovamente gli stimoli per l'introduzione del suo racconto.

Tutto quel casino nel corridoio, dopo diversi tentativi di Sakura di liberarsi dalle prese dei suoi amici, attirò l'attenzione dell'Autista che, vestito in maniera impeccabile e con gli inseparabili occhiali scuri, si avvicinò incuriosito al gruppo.
«C'è qualche problema?»
«Quel grandissimo...» gridò Sakura, subito zittita da Shikamaru.
«Lo ammetto, è un po' anarchico» disse Enrico, giustificando in qualche modo la risposta del suo amico.
«No, è uno sporco maschilista e basta!» intervenne Ino.
«Diciamo che lo è entrambi, così facciamo contenti tutti!» affermò l'Autista, in maniera pacata. «Ma di chi state parlando?»
«Di Nicola! Già di solito si arrabbia per poco, figuriamoci adesso che in crisi artistica!»
«Credo di aver capito, ma mi sfugge un dettaglio...»
«Quale?»
«Dato che la ragazza dai capelli rosa si è calmata, perché gli altri tre la stanno trattenendo come durante una rissa da rugby?»
Una volta ritrovata la calma, Enrico stava per tornare in camera, ma fu subito richiamato da Sakura, per una questione che sembrava urgente.
«Ora cercherai di calmarlo, vero?»
«Io? Non sono mica la sua coscienza... al massimo, posso portargli una tisana per rilassarlo!»
«Altro che tisana!» ribatté Ino. «Qui ci vorrebbe qualcosa per distrarlo un po'.»
«Che cos'hai in mente, Ino?» domandò un preoccupato Shikamaru, sospettando qualcosa di losco.
«Stavo pensando ad una cosa... Nicola è single?»
«Attualmente sì!» rispose Enrico prontamente. La sua risposta fece sorridere Ino, in maniera diabolica. «Ci siamo!»
«Ecco! Lo sapevo che questa storia avrebbe preso una brutta piega...» lamentò Shikamaru. «Ora non vorrai trovargli una fidanzata, vero?»
«Perché non ti proponi, Ino? In fondo, anche lui avrà dei lati positivi!» disse Sakura in tono maligno. Era chiaro che voleva vendicarsi della critica fatta dalla rivale in precedenza.
«Ma sei scema?!?» esclamò la ragazza bionda. Poi mormorò qualcosa, quasi sottovoce: «Però... in fondo sarebbe anche caruccio.»
«Se posso dire la mia» intervenne Enrico. «Ci vorrebbe una ragazza decisa, ma non avrei un'idea precisa al riguardo.»
«Non credevo che anche Enrico avrebbe partecipato a questa specie di complotto internazionale...» pensò l'Autista, rimanendo fermo ad ascoltare le parole del gruppo.
«Che ne pensate di Temari?» propose Kiba, ma poi si voltò verso Shikamaru con aria dispiaciuta. «Oh, cavolo! Mi ero dimenticato che tu e lei...»
«Guarda che tra lei e me non c'è stato niente!» replicò il ragazzo con la coda, leggermente infastidito.
«Altre alternative?» domandò Ino.
«No!» rispose Sakura. «Solo una pazza potrebbe innamorarsi di uno come Nicola!»
Poi, improvvisamente, le due ragazze si scambiarono un'occhiata d'intesa, come se avessero trovato il nome giusto. «Anko!»
«Chi?!?» esclamò Enrico, assai preoccupato.
«No, dai! Quella pazza no!» commentò Shikamaru, reagendo più o meno come aveva fatto il socio di Nicola.
«Sarebbe perfetti!» ragionò Ino. «Lui è estroverso, senza peli sulla lingua e un po' bastardo, lei è iperattiva, esuberante e anche sadica. Hanno molto in comune!»
«Solo a me quest'idea sta facendo venire i brividi lungo la schiena?» chiese Enrico.
«No!» risposero all'unisono Kiba e Shikamaru.

Finita quella specie di riunione segreta, tutto sembrava essere tornato alla normalità, ma di colpo tutti i presenti nel corridoio si accorsero di un fatto incredibile, che letteralmente gli fece gelare il sangue. In un momento di distrazione, Nicola era uscito dalla camera e si era messo a parlare con un cliente appena arrivato alle terme, dall'aspetto noto e assai inquietante: Gaara del deserto.
Ma il dettaglio più incredibile di quella scena era la naturalezza con cui Nicola stava parlando al ninja del Villaggio della Sabbia, era come se i due si conoscessero da anni. Vedere tutto ciò sconvolse pure l'Autista, che si tolse gli occhiali da sole con grande stile, come solo Horatio Caine di "C.S.I. Miami" avrebbe potuto fare.
«E' un'allucinazione, vero?» chiese Sakura rabbrividendo.
«Non per creare altro panico, ma Nicola ha sempre detto che Gaara è un suo idolo» affermò Enrico, paradossalmente il più tranquillo dei presenti, forse perché lo conosco da una vita.
«Tu immagina se Gaara avesse saputo della relazione di sua sorella...» commentò Ino.
«Tra me e Temari non c'è stato niente!!! Lo volete capire, sì o no?!?» ribatté Shikamaru, stressato da quelle che si potevano definire "chiacchiere di paese".
«E' una mia impressione o il vostro amico, oltre che avere il codino, ha anche la coda di paglia?» domandò l'Autista, trovando una perla di saggezza in quella bizzarra situazione.


Continua...

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Capitolo 4
*** Le cadute generano calcoli un po' iellati ***


Capitolo 4 - Le cadute generano calcoli un po' ielllati


Verso le sei del pomeriggio, quando ormai il casino nel corridoio era finito da un pezzo e mancava solo un'ora all'apertura del ristorante al piano terra, Nicola uscì nuovamente dalla sua stanza, sempre alla ricerca di un inizio per la sua raccolta di miti e teorie, su cui stava impazzendo ormai da giorni. Era veramente disperato e la cosa preoccupò Enrico, non era abituato a vedere il suo socio ridotto in quelle condizioni.
Ad un certo punto un rumore, proveniente dalle scale che scendevano al piano terra, attirò l'attenzione dei due e poco dopo intravidero un ragazzo col codino, che con aria un po' dubbiosa si stava guardando attorno, forse alla ricerca di una camera. Non era un ritardatario del gruppo di ninja, ma un nuovo cliente del centro termale che Nicola aveva incontrato tempo fa: era Ranma Saotome, un giovane esperto di arti marziali.
«Ma guarda chi rivedo! Non pensavo di incontrare così tante facce note!»
«Eh?» fece Ranma. «Non due ci conosciamo?»
«Ma come?»
«Ah sì, ora ricordo! Fate le telecronache per eventi sportivi, giusto?»
«Ogni tanto» rispose Enrico.
«Io invece ti ho riconosciuto al primo colpo!» affermò Nicola. «Solo due persone vanno in giro con quel codino: uno sei tu, l'altro è un dio del calcio italiano!»
«Sei qui da solo?»
«No, purtroppo...» rispose il ragazzo col codino, in maniera desolata. Subito dopo, alle sue spalle, comparve la figura del padre Genma, con in testa la sua inseparabile bandana bianca.
«Oh, buonasera!» esordì, rivolgendosi ai due turisti italiani. «Sapete dirci se la camera numero venticinque è da queste parti?»
«Credo proprio di no!» commentò Nicola. «I numeri fino al trenta sono al piano terra e poi qui è tutto pieno... purtroppo!»
Nel frattempo sul quel piano arrivò anche Suon Tendo, amico di vecchia data di Genma. Appena lo vide, Nicola trovò un soprannome per il nuovo arrivato, "il baffetto".
«Ehi, Genma!»
«Oh, Suon! Hai visto com'è splendido il posto? Qui ci potremo divertire come matti!»
«Forse, ma tu non mi hai ancora risposto a quella domanda...»
«Quale domanda?»
«La solita, papà!» intervenne Ranma. «Non hai lasciato debiti da queste parti, vero?»
Imbarazzato per quella domanda, Genma iniziò a sudare freddo e la tensione divenne palese sul suo volto. Anche se non c'entravano niente con quella faccenda, Nicola ed Enrico si avvicinarono incuriositi e misero ancora più in crisi il padre di Ranma.
«Ma dai! Non potete essere così prevenuti nei miei confronti, sono sicuro al cento per cento che è la prima volta che metto piede in questo centro termale! Potete stare tranquilli!»
«Sicuro?» insistette Ranma.
«Sì!» rispose Genma categorico. «Anche perché non ho visto nessuno dei vecchi proprietari!»
«Credo di aver capito...» accennò Nicola, con un sorriso maligno sulle labbra. «Lei aveva un debito con la passata gestione, giusto?»
«Bhe, più o meno...»
«Sei un bugiardo! Avevi detto che non eri mai stato in questo posto!» accusò Ranma, rivolgendosi al padre.
«Ma io ho detto che non sono mai stato in questo centro termale! Quello precedente era una catapecchia, credetemi!»

Quando la situazione sembrava essersi calmata, all'improvviso un tonfo al piano di sotto fece sobbalzare tutti i presenti. Cercando di capire cos'era successo, Ranma e gli altri si precipitarono giù per le scale e videro qualcuno disteso per terra, circondato da Akane e dalle sue sorelle che cercavano di prestare aiuto al malcapitato. Notando l'abbigliamento dello sfortunato ragazzo, munito di ombrello rosso, Enrico capì che era Ryoga, un amico di Ranma, anche se tra i due il rapporto non era così pacifico...
«Che diavolo è successo qua sotto?» chiese Nicola.
«Non lo so!» rispose Akane, impensierita da Ryoga ancora svenuto. «Stavamo cercando la camera e poi all'improvviso abbiamo sentito un botto tremendo!»
«Oh, poveretto!» commentò Kasumi, la maggiore delle tre sorelle.
«Mi chiedo se questo centro termale abbia un'assicurazione sugli infortuni...» mormorò Nabiki, mostrando il suo lato avido, come al solito.
«E adesso cosa facciamo?» domandò Enrico.
«Dato che lasciarli lì come un tappeto mi sembra brutto, forse è il caso di aiutarlo! Sollevategli le gambe, così riattiviamo la circolazione!» propose Nicola.
Nonostante il primo tentativo d'aiuto fosse stato un disastro, Ranma e suo padre avevano sollevato così tanto Ryoga che per un po' era rimasto a testa in giù, alla fine il ragazzo con la maglietta gialla si riprese e cercò di dire qualcosa ai suoi soccorritori.
«Eh...»
«Che vuoi dire, Ryoga?» chiese Akane.
«Forse vuole un bicchiere d'acqua» ipotizzò Kasumi.
«O forse si lamenta perché lo avete sollevato come un sacco di patate!» commentò Nicola, un po' irritato. «Meglio farlo sdraiare su qualcosa di morbido, dov'è la sua camera?»
«Ma lui non è venuto con noi!» rispose Akane.
«Come?!?»
«Non sapevamo che era qui. Forse è arrivato per sbaglio da queste parti, purtroppo non ha un grande senso dell'orientamento.»
«La mia dannata sfortuna!» esclamò Ryoga, riprendendosi per qualche secondo e poi svenendo nuovamente.
«Chissà quanto deve aver camminato per ridursi così, vero Nicola?» chiese Enrico, ma il suo amico non rispose, era distratto da qualcosa che riteneva importante.
«Ci sono! Ora so come iniziare!!!» esclamò il socio di Enrico, scappando via e lasciando tutti i presenti di stucco.

Con l'ispirazione ritrovata, Nicola corse in camera e accese il suo portatile, per scrivere la prima teoria con cui avrebbe realizzato la sua raccolta, intitolata "Calcolo del coefficiente di sfiga".
Questa teoria, ispirata sicuramente dal fatto accaduto pochi minuti prima, aveva una base scientifica: per calcolare la sfiga serviva un numero secco, ovvero senza unità di misura. Anche perché nessuno si sarebbe potuto lamentare dicendo: «Ho cinque chili di sfiga!», «Ho cinque litri di sfiga!» oppure «Ho cinque metri di sfiga!».
Il calcolo del coefficiente era molto semplice: si prendeva il numero di eventi sfigati univoci accaduti ad una persona in un anno e si divideva il tutto per cento, ottenendo così il coefficiente. Fatto ciò, si metteva a raffronto il numero dato con una tabella elaborata da Nicola ed Enrico, basata anche sulle loro esperienze personali.

- Con un coefficiente che si aggira attorno allo 0,5 siete nella norma, potete stare tranquilli.
- Se il numero va oltre lo 0,75 e tende all'uno, iniziate a preoccuparvi.
- Con il coefficiente pari ad 1, vi conviene preoccuparvi sul serio.
- Se il numero è superiore ad 1, ci sono due possibilità: o siete Ryoga Hibiki, o siete veramente messi male!

Il calcolo, ovviamente, non era preciso al cento per cento e poteva essere perfezionato, ma a grandi linee dava una rappresentazione veritiera del coefficiente di sfiga di una persona.
Una volta salvata la teoria sul portatile, più o meno verso le sette di sera, i due ragazzi uscirono dalla camera e andarono al ristorante del piano terra, in cui era presente un piccolo palco in stile teatro giapponese, che per il momento era chiuso. Lì incontrò chi per primo aveva ipotizzato il coefficiente di sfiga, ovvero l'Autista, che in passato lo aveva applicato solo per alcuni eventi stradali, come frane lungo le vie di montagna o rotonde particolarmente trafficate. Lui stesso rimase molto sorpreso nel constatare come la sua intuizione poteva essere usata anche nella vita di tutti i giorni.


Continua...

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Capitolo 5
*** Di notte accadono furti di copyright ***


Capitolo 5 - Di notte accadono furti di copyright


Con alle spalle un viaggio piuttosto lungo e un pomeriggio un po' movimentato, Nicola ed Enrico andarono a dormire quasi subito, sperando di trascorrere una notte tranquilla. Ma non fu così.
Verso le undici di sera, in un centro termale quasi completamente al buio, i due turisti iniziarono a sentire uno strano rumore, provenire da un punto non meglio precisato del primo piano. All'inizio non gli diedero importanza, erano troppo stanchi per reagire, ma poi quel fastidioso suono continuò per tutta l'ora successiva e alla fine i due, quasi sull'orlo della disperazione, si svegliarono del tutto e scesero giù dal letto, con la stessa andatura di due atleti che avevano appena finito di correre una maratona estiva.
«Ma chi è che fa quel cazzo di rumore lì?» mormorò Nicola infuriato.
«Non ne ho idea!» commentò Enrico, sbadigliando vistosamente. «E' un rumore insopportabile!»
«Quasi peggio di quelli che sbattono le porte! Ora vado a vedere che diavolo succede, non ne posso più!»
«D'accordo, ma facciamolo con garbo.»
Il primo a sbirciare oltre la porta fu Enrico, che però non vide nulla di sospetto e a quel punto intervenne Nicola, che aprì la porta con decisione e iniziò a perlustrare tutto il corridoio, trattenuto a stento dal suo socio. Appena messo piede in corridoio, con ancora indosso il pigiama, i due si accorsero che due presenze stavano tentando di nascondersi in un angolo buio dell'ambiente: erano una ragazza dai capelli rossi, con gli stessi abiti di Ranma, e un panda. Una volta vicino, la reazione di Nicola fu inevitabile.
«MA CHE OOOH!!!»
«Zitto!!!» esclamò Ranma agitatissimo.
«E avevo detto con garbo!» mormorò Enrico, sospirando alla fine.
«Spero che abbiate una buona, anzi, un'ottima spiegazione per tutto il casino che avete fatto stanotte!»
«Non è colpa nostra! Te lo giuro!» affermò la ragazza col codino. «C'è un pazzoide che appena mi ha visto, è completamente impazzito e ha tentato di acciuffarmi! Come se non avessi abbastanza di pazzoidi, dalle mie parti...»
«Scusami un secondo» intervenne Enrico. «Ma hai fatto un errore: si dice "mi ha vista" e non "mi ha visto"!»
«Ma io sono un ragazzo! Non ti ricordi che sono cadute nelle Sorgenti Maledette?»
«Ah, sì! Ora ricordo...»
«Sveglia Enrico! Già fai stupidaggini da sveglio, ora non iniziare a farle anche di notte!» rimproverò Nicola, che poi riprese a parlare con Ranma. «Tornando a noi, cos'è successo qui?»
«Tutto è iniziato quando Akane ci ha sbattuto fuori dalla camera, solo perché avevo detto che per fortuna c'era un ristorante e che il rischio di rimanere intossicati sarebbe stato minimo, a differenza dei piatti preparati da quel maschiaccio di Akane... per ripicca poi ci ha pure gettato una brocca d'acqua in testa!»
«Ora capisco perché siete ridotti così» commentò Enrico, mentre la ragazza col codino continuava la sua spiegazione.
«Cercando un posto in cui asciugarci, ci siamo spostati e poi all'improvviso un pazzo prima mi ha inseguito e poi mi ha sfidato in un combattimento ad arti marziali! Nonostante fosse buio, gli ho tenuto testa alla grande!»
«Va bene, ma chi sarebbe il pazzoide che ti stava inseguendo?»
«Non l'ho visto bene in faccia, te l'ho detto che era buio! Mi difendevo più per istinto, che con gli occhi.»
Durante la risposta di Ranma, suo padre Genma, con le sembianze di un panda, iniziò a scrivere qualcosa su un cartello che aveva con sé. Fu molto sintetico e le sue parole furono "Biondo, occhi azzurri, giacca arancione catarifrangente".
«C'è solo una persona di mia conoscenza che corrisponde perfettamente a questa descrizione...» affermò Nicola, guardandosi attorno come in attesa di un pericolo imminente. E infatti poco dopo, alle spalle di Nicola, comparve colui che aveva assalito Ranma, che nell'ombra pronunciò alcune parole.
«Stavolta sei mio!»
«Tu, grandissimo disgraziato di Konoha!»
«Come?!? Io sono il grande Naruto Uzumaki, ricordatelo!»
«Voi due vi conoscete?» domandò Ranma perplesso.
«Sì, e devo aggiungere purtroppo!» constatò Nicola.
«Io non capisco più niente...» commentò Enrico, completamente disorientato. «Perché ti sei messo a combattere? E perché a quest'ora della notte?»
«Quel tizio mi ha rubato una delle tecniche più importante che posseggo!» giustificò Naruto. «E' un ladro e deve essere fermato!»
«Ma sei scemo?» esclamò Ranma, vedendo in faccia finalmente il suo avversario. «Io non ho rubato nessuna tecnica! Le ho imparate come tutti e le ho pure personalizzate!»
«Non è vero! Inoltre sei un grandissimo bugiardo, la tecnica che mi hai rubato la stai utilizzando ancora adesso!»
«Che cosa?!?»
«Che sia furto di copyright?» mormorò Enrico, rivolgendosi ad uno stanco Nicola.
«Io ormai ho smesso di capire da un pezzo!»
«Tu credi veramente che non abbia riconosciuto la mia Tecnica Seducente?» continuò Naruto tenacemente.
«Quale tecnica?!?» intervenne nuovamente Enrico. «Ne ho sentito di nomi assurdi, ma questa...»

Dopo questa discussione, ci fu un momento di pausa in cui tutti i presenti puntarono lo sguardo verso il ninja di Konoha, che sembrava pronto ad affrontare nuovamente Ranma. Quest'ultimo però si mise in posizione di difesa, proprio nel momento in cui una nuvola di fumo circondò il suo avversario. Pochi secondi dopo le sembianze di Naruto erano cambiate, si era trasformato in una provocante ragazza completamente nuda.
«Ehilà, ragazzi! Sono più carina io, vero?»
«Ma sei un depravato!!!» urlò Ranma, facendo un balzo all'indietro e trascinandosi dietro suo padre.
«Ah, però...» sussurrò Enrico, che venne subito richiamato dal suo socio.
«Non guardare!!! Tecnicamente è come vedere un trans, girati!!!»
«Lo vuoi capire, stupido biondino, che la mia non è una tecnica di lotta?» riproverò Ranma con voce ferma, ma con la testa girata e una mano che gli copriva gli occhi. «Questa è la maledizione delle Sorgenti Maledette! Ogni volta che mi bagno con l'acqua fredda, cambio aspetto!»
«Sul serio?!?» domandò Naruto femminizzato.
«E smettila di fare la voce da ragazza! E' più agghiacciante di tutto il resto!» lamentò Nicola, che nel frattempo cercò di svegliare Enrico, che aveva ormai le stesse reazioni di uno zombie.
«Forse è il caso di tornare al mio aspetto normale, ci serve dell'acqua calda» commentò Ranma. Subito dopo Genma recuperò una teiera gialla, dalla quale usciva una leggera nuvoletta di vapore.
«Ma come? Avevate l'acqua calda con voi e non l'avete usata?» domandò Nicola perplesso. La risposta di Genma, sempre via cartello, fu molto rapida: «Ho avuto solo adesso il tempo di far bollire l'acqua!»
«Ah, capisco!» affermò Enrico.
«Ci mancava proprio la tua opinione!» lamentò Nicola nervosamente.
Dopo che Ranma e Genma tornarono al loro aspetto normale, la situazione sembrava essersi risolta ed invece peggiorò ulteriormente: con tutte le urla e i rumori causati dall'equivoco tra Naruto e Ranma, una dopo l'altra le luci delle varie camere si accesero e velocemente i clienti del primo piano si riversarono nel corridoio, visibilmente incavolati neri e con alcuni oggetti contundenti in mano.
«Merda!!!» esclamò Nicola
«Lo sapevo che sarebbe finita così!» commentò, cercando disperatamente di mettersi in salvo.

Nonostante la folla inferocita e il volo di oggetti vari, tra cui anche delle armi ninja come kunai e shuriken, alla fine Nicola ed Enrico riuscirono a nascondersi nel buio e, in un secondo momento, a rientrare nella loro camera senza troppe conseguenze. Nicola ne uscì talmente distrutto da quell'esperienza che crollò a peso morto sul letto, dormendo praticamente all'istante.


Continua...

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Capitolo 6
*** Pericoli spirituali e dettagli per nulla sfuggenti! ***


Capitolo 6 - Pericoli spirituali e dettagli per nulla sfuggenti!


La mattina seguente nel centro termale Shizukana tutto era tornato alla normalità, ma nell'ufficio della proprietaria la situazione era tutt'altro che tranquilla: in seguito alla confusione della notte precedente, Nicola ed Enrico erano stati richiamati dalla signora Shizukana, che li rimproverò pesantemente per il loro comportamento. Ovviamente il più intraprendente dei due, cioè Nicola, contestò a gran voce tutte le "accuse" a carico suo e di Enrico, ma la signora si dimostrò irremovibile e li avvisò che avrebbe preso dei seri provvedimenti, in caso di ulteriori problemi con gli altri clienti o col personale.
Quando finalmente i due turisti uscirono dall'ufficio, come se fossero appena stati interrogati per omicidio multiplo, la prima persona che incontrarono fu la cameriera Saeko, che si fermò appena notò i loro volti così scuri.
«E' successo qualcosa di brutto?»
Temendo una risposta brusca da parte del suo socio, Enrico provò a zittire Nicola, ma fu tutto inutile: «Lascia stare, per carità! Non ne posso più!»
«Meno male che si è contenuto» mormorò Enrico a bassa voce. Si aspettava qualcosa di più volgare da Nicola, ma forse la gentilezza di Saeko lo aveva un po' calmato.
«E' tutto assurdo!» continuò il socio di Enrico, in chiave polemica. «Noi eravamo belli tranquilli nei nostri letti, poi sentiamo un casino fuori nel corridoio e andiamo a controllare... e poi la colpa ce l'hanno data a noi! E' folle, non sta né in cielo, né in terra!»
«Forse c'è stato un malinteso...» commentò Enrico.
«Ma non diciamo stronzate! E' da quando che siamo arrivati che quella lì ci tiene d'occhio! Lo puoi confermare, vero Saeko?»
«Ecco, diciamo che... no comment!» rispose la cameriera, sorridendo per nascondere l'imbarazzo.
«Ah, capisco. Non si parla mai male della proprietaria, soprattutto con la porta dell'ufficio aperta!»
«Ci siamo intesi! Scusate, ma ora devo scappare, arrivano clienti nuovi!»

Pochi secondi dopo, sul ciglio della porta d'entrata, comparve davanti alla cameriera un ragazzo dai capelli neri, che attirò immediatamente l'attenzione di Nicola.
«Come mai così pensieroso?» chiese Enrico, rivolgendosi al suo socio.
«Io quella faccia l'ho già vista da qualche parte...»
«Sicuro? Io francamente non me lo ricordo.»
Subito dopo dalla porta entrò, uno alla volta, il resto del gruppo e lentamente i due turisti iniziarono a ricordare l'identità dei nuovi arrivati. Il secondo che si presentò alla cameriera fu un ragazzo alto, dai capelli marroni e con l'aria un po' da scemo, che parlò a lungo con il capogruppo. Tutto il contrario era il terzo ragazzo che superò il ciglio della porta: era un tipo silenzioso, dallo sguardo serio, completamente vestito di nero e di altezza medio-bassa. Gli ultimi due ad entrare furono due ragazze, ma Nicola, a differenza di Enrico, capì al volo che in realtà l'ultimo arrivato era un ragazzo, solo con i capelli molto lunghi.
«Ma guarda chi mi ritrovo davanti!» esclamò il più intraprendente dei due italiani. «Yusuke Urameshi!»
«E tu chi... ah, sei tu!» si corresse il capogruppo.
«Vi conoscete?» domandò Kuwabara, il secondo arrivato.
«Ovvio! Una con la sua fama non passa mica inosservato!» commentò Nicola.
«Vedo con piacere che le tue imprese, o per meglio dire scazzottate, sono diventate famose anche all'estero!»
«Ma piantala, Kuwabara!» rimproverò Yusuke all'amico.
«Tu invece devi essere Hiei! Non sei cambiato di una virgola!»
«Salve» rispose il ragazzo vestito di nero. Vedendoli da fuori, sembrava quasi che i due si scambiassero un'occhiata di stima.
«Piacere di rivedervi!» salutò Enrico. «Tra l'altro Hiei potrebbe aiutarci con una delle nostre teorie per il libro che stiamo scrivendo, giusto Nicola?»
«Non ci avevo pensato! E' proprio vero che ogni tanto ti viene un'idea brillante!»
«Di cosa state parlando voi due?» intervenne Hiei un po' infastidito.
«Ah, si tratta di alcune ricerche per il nostro libro... stiamo raccogliendo informazioni su persone che hanno la cosiddetta "Sindrome di pochezza centimetrica", di cui sei, volente o dolente, un noto portatore!»
«Non me ne parlare...»
E dopo quelle parole, Kuwabara a stento si trattenne dal ridere. «Scusate... ma questa è veramente una genialata! Ora so come chiamarlo da adesso in poi al posto di nanetto!»
«Tsk...» esclamò Hiei, con faccia schifata.
«Tornando alle presentazioni, non si è ancora presentata la ragazza del vostro gruppo» commentò Nicola, che poi aggiunse: «E ovviamente non parlo di Kurama! La prima volta ci sono cascato, ma la seconda no!»
«Questa è Botan» spiegò Yusuke. «E' una chiacchierona, ma alla fine è simpatica.»
«Che bella presentazione...» lamentò la ragazza dai lunghi capelli azzurri. Per non dare troppo nell'occhio quella volta, al posto del suo solito kimono rosa, indossava una tuta verde.
«Credo che tutte le ragazze siano delle chiacchierone» affermò Nicola sorridendo. «Potrebbero andare avanti delle ore, se nessuno le richiama!»
«Io non l'avrei detto proprio così, ma diciamo che il concetto è quello!» intervenne Enrico.
«Però adesso basta parlare, godiamoci questa vacanza!» commentò Yusuke tutto contento. «Mi ero proprio rotto di sentire le prediche della vecchia Genkai o del piccolo Enma!»
«Non vedo l'ora di entrare in acqua!» aggiunse Kuwabara, che però nel frattempo notò lo sguardo preoccupato di Kurama. «Ehi, che ti prende adesso?»
«Non so come spiegarlo...» accennò il ragazzo dai capelli lunghi. «Ma percepisco una strana presenza proprio in questo edificio, ma non riesco a capire la sua origine.»
«Anch'io, entrando qui dentro, avevo sentito qualcosa del genere» affermò Hiei con sguardo attento.
«E la cosa che mi inquieta di più è che l'energia percepita è simile alla mia!»
«Volete dire che qui dentro c'è un altro spirito di volpe? Non sarà pericoloso, vero?» domandò Botan spaventata. Davanti a tutto ciò, la reazione di Nicola fu immediata.
«Perfetto! Ci mancava uno scontro tra demoni volpe!»
«Chissà che casino ne verrebbe fuori!» commentò Enrico agitato.
«Ma perché deve esserci sempre qualcuno che rovina i momenti di relax? Perché?»
«A chi lo dici!» confermò Yusuke.

Con una nuova missione da compiere, nonostante le prolungate lamentele di Urameshi che voleva dimenticare tutta la faccenda, i nuovi arrivati salutano i due italiani e andarono nelle loro camere, per organizzarsi nel caso di uno scontro. Nel frattempo Nicola ed Enrico rimasero nella zona della reception, per cercare gli orari delle terme, che avrebbero frequentato dopo pranzo. Ma non trovando un cameriere nei paraggi, i due si divisero e Nicola rimase da solo davanti al bancone vuoto per qualche secondo, finché qualcosa non lo prese alla sprovvista.
Qualcuno, con passo leggero e quasi impercettibile, attraversò di corsa l'atrio del centro termale e passò alle spalle di Nicola, che percepì solamente un leggero spostamento d'aria. Il ragazzo ebbe giusto il tempo di voltarsi, ma quello che vide fu solamente un'ombra sparire dietro l'angolo. La sorpresa per Nicola fu tale che per diversi secondi rimase senza parole, un evento che capitava di rado ad uno come lui!
«Ma... cos'è successo? Chi è stato?»
«Hai trovato qualcuno?» domandò Enrico, sentendo le parole del socio mentre si trovava in un corridoio. «Guarda che siamo a posto, ho trovato un cartello con gli orari!»
«No, Enrico! Ma qui è successo qualcosa di strano!»
«Cioè?»
«Ero qui da solo e all'improvviso è apparso qualcuno ed è sparito allo stesso modo! Era veloce come il vento!»
«Questa storia non mi piace» commentò Enrico, raggiungendo l'amico. «C'è troppo mistero per i miei gusti!»
«Stavolta devo darti ragione! E ciò è veramente strano, Enrico!»
«Ma non hai notato proprio niente?»
«Non ho visto granché, ero di spalle. Forse era una figura femminile, capelli marroni lunghi, un paio di tette niente male...»
«Per averla vista solo un secondo, noto che certi dettagli li hai visti benissimo!!!»
«Inevitabile, socio!»
Con la sensazione che quel mistero era tutt'altro che finito, i due lasciarono l'atrio e risalirono nella loro camera, giusto il tempo di sistemarsi e scendere nuovamente per andare al ristorante del centro termale, pochi minuti prima del pranzo. Come commentò Nicola a tavola, dopo il rimprovero della proprietaria la giornata aveva preso una svolta piuttosto interessante.


Continua...

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Capitolo 7
*** Curve pericolose vengono svelate dopo minacce triple ***


Capitolo 7 - Curve pericolose vengono svelate dopo minacce triple


Com'era prevedibile, Yusuke trovò abbastanza in fretta il proprietario dello spirito volpe, simile a quello di Kurama, e una volta raggiunto lo sfidò con tono minaccioso, più che altro per chiudere lì quella faccenda e tornare al più presto alla sua meritata vacanza. Ma il ragazzo non aveva calcolato che un'altra persona, Ranma Saotome, aveva un conto aperto con Naruto e ben presto i tre combattenti iniziarono a litigare furiosamente su chi doveva sfidare il ninja di Konoha.
«E chi ti credi di essere?» affermò Ranma, rivolto a Yusuke. «Lui è il mio sfidante!»
«Scordatelo! Se c'è uno che deve riempirlo di pugni, quello sono io!»
«Non oserai mica saltarmi davanti, vero?»
«Guarda che se mi girano, ti prendo per il codino e ti appendo ad un albero, eh!»
«E voi credete che sia facile battere il sottoscritto?» intervenne Naruto, alquanto infastidito dal fatto che era stato escluso dalla conversazione. «Vi batterò tutti e due, anche insieme!»
«Ma piantala! Sei bravo solo a fare casino!» ribatté Ranma.
«Guai a te, biondino! Se mi rovini la vacanza, giuro che divento una bestia!!!» minacciò Yusuke.
«La mia Tecnica delle castagne è imbattibile!!!»
«Se ti colpisco col Reigan, sei finito!»
«Io vi disintegro col Rasengan!!!» urlò Naruto.
Mentre nel cortile adiacente alle terme accadeva tutto ciò, Nicola si stava godendo quello spettacolo con estrema tranquillità, appoggiato ad uno dei pali che sosteneva la tettoia della porta d'entrata. Era veramente divertito nel vedere quei tre litigare furiosamente e scambiarsi minacce più o meno assurde. Rimase concentrato su quel litigio finché qualcuno, con aria stupita, lo richiamò alle sue spalle.
«Chi è là?» domandò voltandosi. Era Hiei, che con faccia stupita stava osservando il comportamento del suo compare Yusuke.
«Perché sei qui?»
«Ah, niente di particolare! Volevo solo guardare quant'è abissale la stupidità umana. Interessa?»
«Certo che sì!» rispose lo spadaccino, appoggiandosi anche lui ad uno dei pali rimasti liberi. «E' da tanto che vanno avanti?»
«Credo da mezz'ora, ma non ne sono sicuro... stavano già litigando quando sono arrivato.»
«Mi domando se quei tre alla fine si ammazzeranno a vicenda... sarebbe uno spettacolo piuttosto interessante!»
«Io invece credo che non succederà niente di particolare. E poi fra tre o quattro ore smetteranno pure di litigare, ne sono quasi sicuro!»
«Stanchezza?»
«No, per la cena!»
«Ah, giusto! Non ci avevo pensato che voi umani avete certe debolezze...»
Dopo un po' una terza persona raggiunse i due osservatori, anche lui incuriosito dalla litigata a tre. Era l'Autista, che disse: «Dalle urla, avrei giurato che fosse una constatazione amichevole per un incidente!»
«Oh, ciao!» salutò Nicola. «Questo è Hiei, uno veramente in gamba!»
«Salve! Mi piace il tuo stile nel vestire tutto di nero, diciamo che un po' ti stimo!»
«Grazie mille. E' possibile assistere allo spettacolo di quei tre folli?»
«Finché ci sono pali liberi, serviti pure!» affermò Nicola.
Una volta trovata una posizione comoda, l'Autista intervenne nuovamente e rivolse al suo connazionale.
«A proposito di spettacoli, avete sentito l'ultima nel centro termale?»
«No! Cos'è successo?»
«Sembra che la signora Shizukana abbia preparato una piccola sorpresa per stasera, infatti la zona attorno al teatrino nel ristorante è chiusa al pubblico.»
«Ah sì? E che cosa stanno preparando?»
«Non so di preciso, ma un volantino in bacheca dice che stasera ci sarà la danza con i ventagli... purtroppo non ho letto altri dettagli, se non l'orario!»
«Tu ne sai qualcosa, Hiei?»
«Niente!» commentò lo spadaccino. «Però così facendo avrà generato la curiosità di tutti... quella donna è proprio una volpe!»
«Un momento! Credo di aver capito l'idea di quella donna, ma prima devo consultare il mio socio! Scusate, ma oggi scappo!»

Dopo aver consultato il computer per una verifica, Nicola ed Enrico uscirono dalla loro stanza e senza fare troppo rumore, si avvicinarono a passo lento all'ufficio della signora Shizukana. Appena Nicola sbirciò oltre la porta, notò che la proprietaria delle terme stava parlando con una ragazza che gli dava le spalle, la stessa che il turista aveva intravisto quella mattina. In quel momento indossava una giacca viola e aveva nascosto la lunga chioma marrone sotto un capello dello stesso colore, ma il turista italiano l'aveva riconosciuta lo stesso e senza preavviso entrò nell'ufficio, trascinandosi con sé Enrico, e prendendo entrambe alla sprovvista.
«Ah ah! Ho scoperto il vostro gioco!» esclamò Nicola.
«Ma che...» balbettò la signora Shizukana, visibilmente spaventata. A differenza di quest'ultima, la ragazza vicino a lei rimase più fredda e si voltò per vedere in faccia i nuovi arrivati. «Voi chi siete?»
«Due ospiti della struttura!» rispose Nicola. «Ma la vera domanda è chi sei tu!»
«Porca miseria, è proprio lei!» commentò Enrico, rimasto incantato anche dalla bellezza della ragazza.
«Ora non ho più dubbi! Sei Mai Shiranui, nota esperta di arti marziali, nonché ninja!»
«Ah ah ah...» ridacchiò la ragazza. «Devi essere veramente bravo, se sei riuscito a scoprire la mia identità!»
«In molti me lo dicono...»
«In verità ha consultato Google e Wikipedia!» affermò Enrico, ricevendo subito dopo uno spintone da Nicola, che lo rimproverò a gran voce. «ENRICO!!!»
Nel frattempo Mai si tolse il travestimento e si presentò con un kimono rosso ridotto al minimo, che usava durante i combattimenti, e con un paio di ventagli in mano.
«Impressionante!» esclamò Enrico.
«Non voglio aggiungere altro, anche perché ho certe frasi in testa che sarebbero poco adatte per una signora!» commentò Nicola.
«Voi due uscite subito dal mio ufficio!» minacciò Shizukana, riprendendosi dopo lo spavento subito. Ma Nicola non aveva alcuna intenzione di andarsene...
«Non c'è fretta! Se si sparge la notizia che c'è lei qui, sai che casino viene fuori?»
«Sarebbe un vero e proprio assedio!» affermò Enrico.
«E poi siamo qui solo per scambiare due chiacchiere con Mai, quando ci ricapita un'occasione così? Me la ricordo ancora quando ha steso a terra uno durante un combattimento, su quel canale sportivo...»
«Ho visto anch'io quella replica!» aggiunse il socio di Nicola, entusiasta quanto il suo amico. «Però rimane il mistero del suo spettacolo di stasera. Non sarà mica...»
«Per la carità, niente di osceno!» intervenne la proprietaria delle terme con forza. «Sarà un po' provocante, ma nient'altro! Questa è una struttura seria, mica un bordello!»
«Un po' ci speravo...» mormorò Nicola.
«Sono qui perché ho chiesto un favore alla signora Shizukana e in cambio gli farò questo spettacolo per i suoi ospiti» spiegò Mai. «Sto cercando il mio ragazzo, che non trovò da giorni ed è sempre in giro ad allenarsi.»
«Che sfiga! E' già fidanzata!» pensò Nicola desolatamente.
«Ho provato a contattarlo in ogni modo, ma niente! Andy mi sta facendo disperare, non mi ha fatto neanche una telefonata!»
«Una telefonata?!?» ripeté Nicola. «E da quando in qua i ninja si portano dietro il cellulare?»
«Inoltre io non ho mai sentito di villaggi ninja con cabine telefoniche!» aggiunse Enrico.
«Ora che ci penso, anche lei potrebbe aiutarci con il nostro libro... che ne dici, Enrico?»
«Magari! Un aiuto in più non ci farebbe male, anzi!»
«Di che cosa state parlando?» chiese Mai.
«Io e il mio socio stiamo progettando da qualche giorno una specie di raccolta di miti e leggende varie» spiegò Nicola. «Ci potrebbe aiutare? Sarebbe una specie d'intervista, più o meno...»
«Ovviamente senza secondi fini!» specificò Enrico.
«Era proprio necessario dirlo?!?» lamentò Nicola.
«Per me va benissimo!» rispose Mai. «Però non posso raccontarvi tutti i segreti del mestiere... ho una certa segretezza da proteggere!»
«Nessun problema!» rassicurò Nicola. «Avrei però una curiosità da chiederti: è vero che tra te e Chun Li c'è qualche attrito? O è tutta una diceria?»
«NON PARLATEMI DI QUELLA GRANDISSIMA...» urlò la ninja infuriata, che però fu subito stoppata da Enrico, che mise avanti le mani per calmare la ragazza.
«Abbiamo capito benissimo il concetto!!!»
«Alla faccia della rivalità!» commentò Nicola.

La chiacchierata tra i due turisti e la kunoichi, altro termine per definire un ninja di sesso femminile, risultò piuttosto interessante e alla fine Nicola ed Enrico raccolsero molte informazioni interessanti per il loro libro, che chiamarono "Le tecniche segrete delle kunoichi".
- La prima era quella del "Cambio d'abito immediato", in cui si passava dall'abito da civile a quello da combattimento nel giro di un paio di secondi, altro che James Bond che passa dalla muta dal sub allo smoking! Qualcuno potrebbe pensare che sia una scusa per vedere le grazie femminili, ma in realtà è una tecnica fondamentale.
- Essendo la seduzione uno dei punti forti delle kunoichi, o almeno in teoria, la seconda tecnica citata è quella dello "Sguardo della maga Circe". Secondo l'Odissea, la maga aveva il potere di trasformare gli uomini in porci e si può aggiungere che questa leggenda abbia un fondo di verità: anche al giorno d'oggi, ci sono ragazze a cui basta uno sguardo per trasformare gli uomini in maiali...
- La terza e ultima della lista è la "Tecnica della distrazione nel momento di pausa", detta anche più volgarmente Sobbalzamento del seno. Potrebbe sembrare all'apparenza una fantasia erotica, ma in realtà è molto utile per distrarre l'avversario nei momenti di pausa di un combattimento; l'unico difetto è che la tecnica non funziona su rivali del sesso femminile o dell'altra sponda. Ovviamente bisogna avere una certa fisicità per attuare la tecnica, ma ciò era abbastanza scontato!


Continua...

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Capitolo 8
*** La vendetta va servita fredda, il trappolone appena cotto ***


Capitolo 8 - La vendetta va servita fredda, il trappolone appena cotto


L'attesa fu più lunga e complicata del previsto, ma alla fine arrivò il momento che Nicola ed Enrico stavano aspettando da quando erano partiti per le vacanze: una bella nuotata nelle calde acque delle terme!
Arredato in stile tradizionale, con tanto di divisorio con tendine all'ingresso e varie pietre sul bordo della vasca, che ricreavano uno spazio all'aperto, il posto era così bello che ripagò ampliamente la loro lunga attesa. Una volta immersi nelle calde acque della fonte termale, finalmente i due turisti poterono rilassarsi e lasciare la fatica dei giorni precedenti alle loro spalle, con l'intenzione di trascorrere l'intero pomeriggio in vasca. Per un po' i due rimasero da soli, ma ad un certo punto Nicola, che si trovava a bordo vasca, intravide nella nebbia generata dall'acqua calda tre sagome, che lentamente si prepararono ad immergersi nelle terme.
Il primo ad uscire dalla foschia fu Rock Lee, un amico di Naruto, che appena arrivò sul bordo, salì su una roccia e si gettò in acqua con un tuffo acrobatico, ricevendo da Nicola l'etichetta di esibizionista; il secondo a presentarsi fu un altro ninja di Konoha, ovvero Choji, la cui stazza era ben riconoscibile anche quand'era in mezzo alla foschia; l'ultimo ad arrivare fu una vecchia conoscenza dei due turisti: era Ryoga, che anche quella volta aveva l'aria di aver sbagliato strada.
«Chi è là?» domandò Enrico, sentendo il tuffo di Rock Lee mentre si trovava al centro della vasca.
«Mi sembra calda al punto giusto» commentò Choji, con occhio attento.
«Dai su, sbrigati!» incitò Rock Lee, emergendo dal pelo dell'acqua. «Guarda che non devi cuocere gli spaghetti!»
«Che spiritoso!»
«E non fare gesti stupidi come il tuo amico!» avvisò Nicola. «Non tuffarti in acqua, sennò mi svuoti la vasca!»
«Che cosa?!?» urlò Choji, infuriandosi sulla battuta sul suo fisico piuttosto robusto.
«Stai calmo! Lo ammetto, questa era banale!» disse l'italiano, portando le mani avanti. «Però tu sei proprio una testa calda!»
«Esattamente come qualcuno di mia conoscenza...» mormorò Enrico.
«COME?!?» esclamò Nicola, girando di scatto la testa.
Enrico, per sicurezza, si spostò nella parte opposta della vasca. «Qui di sicuro non mi prendi!»
«Anche perché non ho alcuna voglia di mollare questo posto, mio caro Enrico... tu invece Ryoga, come mai da queste parti?»
«Ecco, come posso dirtelo» accennò il ragazzo con la fascia gialla e nera. «Stavo cercando il ristorante... e mi sono ritrovato qui! Poi ho capito che queste erano le terme e ho deciso di rimanere!»
«Si è perso pure qui dentro, incredibile!» commentò Nicola scuotendo la testa per la delusione. «Hai il senso dell'orientamento di una bussola senza l'ago!»
«Lo so, scusatemi...» ammise Ryoga malinconicamente.
«Ma non importa!» esclamò Enrico «Già che sei qui, perché non entri in acqua?»
«Grazie mille!»
«E già che ci siamo, sai qualcosa dello scontro in cortile? E' già finito?»
«Io l'ho visto!» commentò Rock Lee, con eccessivo entusiasmo e alzando un braccio per attirare l'attenzione. «Naruto ha faticato parecchio a tenere testa ai suoi avversari, gli altri due erano veramente bravi! Si è scatenata una vera rissa in giardino.»
«Ma com'è finita?» domandò Nicola.
«Naruto ha provato a vincere con la Tecnica Superiore della Moltiplicazione del Corpo, ma non essendo molto bravo con le arti marziali, al contrario del sottoscritto, non ha fatto granché e alla fine si sono annullati a vicenda.»
«Erano veramente stravolti!» aggiunse Choji. «Tutti pieni di lividi e sporchi di terra, dopo che hanno ridotto il giardino come un campo di patate!»
«Tu sempre pensare al cibo, eh?» chiese Nicola ironicamente.
«Certo! E' una delle cose che mi riescono meglio!»
La discussione sul combattimento a tre, che si era finita in parità e con addirittura una stretta di mano tra i lottatori, andò avanti per diversi minuti, con la stessa analisi che si farebbe per una finale di Champions League. Ad un certo punto però Enrico notò che Nicola, l'unico che aveva quasi subito abbandonato la discussione, era da qualche minuto immobile, con la testa appoggiata sul bordo della vasca e con gli occhi chiusi.
«Ma che gli prende?» domandò Enrico seriamente preoccupato.
«Sembra essere in meditazione» affermò Ryoga.
«A me sembra più un cadavere approdato a riva!» intervenne Rock Lee.
All'improvviso gli occhi di Nicola si spalancarono, facendo prendere a tutti un grandissimo spavento.
«Ci sono!!!»
«Ahhhh!» fecero Enrico e Ryoga, terrorizzati e spiccando un salto all'indietro.
«Mi è venuta in mente una gran bella idea...» ridacchiò Nicola.
«Ci risiamo! Eccolo che riparte con le sue trovate!» lamentò il suo socio.
«Stasera ci sarà il trappolone! Ho deciso!»

Verso le sei del pomeriggio, il piano ideato da Nicola mentre era nelle terme ebbe inizio. Dopo aver letteralmente trascinato con sé il suo amico su per le scale, il più carismatico dei due italiani ordinò ad Enrico di controllare il primo piano, cercando di scoprire quante persone erano presenti.
«C'è poca gente, quasi tutti sono nelle loro camere» riferì un poco entusiasta Enrico, ritornando dal suo amico.
«Perfetto!» commentò Nicola contento. «Ancora un paio di cose e il trappolone può avere inizio!»
«Io mi sto ancora domandando perché ti sto aiutando... tutto ciò è assurdo!»
«E smettila di lamentarti, sei noioso! Ti ricordo che abbiamo ancora un conto aperto con quel biondino che tutti chiamano Naruto?»
«Sì, certamente. Ma siamo sicuri che il tuo brillante piano sia sicuro?»
«Sarà facile come trovare messaggi subliminali o satanici nei prodotti per bambini!»
«Eh?!?»
«E' la nuova teoria da aggiungere alla nostra raccolta di "Miti, leggende e altre ca**ate del genere"! Non hai mai sentito la voce secondo cui ci sono messaggi satanici se ascolti al contrario le canzoni dello Zecchino d'oro? E che dietro a tutto ciò ci sarebbe Cristina D'Avena?»
«Ora che ci penso, non è la prima volta che sento questo genere di cose... ho sentito dire che i Puffi contengono messaggi subliminali con riferimenti al nazismo!»
«Però una cosa è certa: se c'è gente che passa le giornate a cercare queste cose, significa che non hanno un ca**o da fare dalla mattina alla sera!»
«Nicola!!!» rimproverò Enrico. «Modera i termini!!!»
«Scusa, mi è scappato!»
«A dirla tutta, anche le carte di Duel Monsters sarebbe sataniche, visto che sono piene di demoni e cose simili!»
«Allora anche parlare di tradimento sarebbe satanico...»
«Perché?»
«Si parla sempre di corna, tipico riferimento al diavolo e la cosa a me non piace. Io sono juventino!»
Dopo aver lasciato il suo socio vicino alle scale, Nicola superò un paio di camere e raggiunse la terza, dove aprì leggermente la porta per sbirciare all'interno. Il suo non era un gesto nobile, quella
era la camera delle ragazze del gruppo di Konoha, ma Nicola era deciso fino in fondo a realizzare la sua trappola e niente lo avrebbe fermato, era un testardo di prima categoria. Per sua fortuna, il ragazzo trovò colei che avrebbe, in maniera involontaria, vendicato tutte le lamentele che Nicola aveva subito in mattinata: Hinata Hyuga.
La ragazza era da sola, stava sistemando le sue cose nella stanza e per lui tutto ciò andava benissimo, l'importante è che non ci fosse stato nessuno nei paraggi. Una volta confermato nuovamente che il corridoio era libero, Nicola tornò indietro e scese velocemente le scale, senza dire una parola. Dopo cinque minuti il ragazzo raggiunse nuovamente Enrico, ma stavolta aveva con sé una ciotola di ramen che, da come teneva in mano, era calda e pronta all'uso.
«Ma come?» disse Enrico. «Non mi avevi detto che stasera si mangiava al ristorante?»
«Cretino! Questa non è per me, è per Naruto!»
«Oh! Mi vuoi dire che...»
«Esattamente! E' quasi ora di cena e l'odore del ramen attirerà qui il biondino! Non dobbiamo sbagliare niente, come degli artificieri con una bomba inesplosa! Mi capisci?»
«Se tutto va male, siamo nella merda. E se la proprietaria lo viene a sapere, sarà anche peggio!»
«Ma se tutto andrà bene, come prevedo, dopo aver depositato questo nella camera delle ragazze, avremo tre finali possibili» spiegò Nicola, contando ogni soluzione con le dita. «Uno, Hinata lo vede arrivare di corsa, sviene e manda Naruto nel panico. Due, come prima Hinata sviene, ma urla, la sente Neji che poi prende a mazzate il biondino. E tre, tra i due scatta il "momento hentai" e subito dopo vengono scoperti in situazioni compromettenti... in ogni caso, ci divertiremo un mondo!»
«Se lo dici tu.»
«Potendo scegliere, preferirei la terza ipotesi!»
Sempre con la ciotola di ramen in mano, Nicola sollevò lentamente il coperchio e rimase sulle scale per qualche secondo, lasciando diffondere nell'aria l'odore del cibo. Poi, come se avesse tra le mani una bomba pronta ad esplodere, corse in avanti e velocemente depositò la ciotola poco dentro la stanza in cui c'era Hinata. Per concludere, il ragazzo ritornò dall'amico e lo incitò a nascondersi nella loro camera, prima che fosse troppo tardi. Enrico fece a malapena un passo in avanti e subito avvertì un terribile trambusto provenire dalle scale, che lo stava per raggiungere.
«Cos'è?!? Un treno in corsa?»
«No! E' Naruto che sta correndo sulle scale!» gridò Nicola, spingendo il suo socio oltre la porta aperta.

Quello che si scatenò nei minuti successivi fu una vera e propria baraonda. Appena Naruto aprì la porta, si ritrovò ad un passo da Hinata che, per l'emozione mista allo spavento per l'improvvisa comparsa del ninja, divenne rossa in viso e poi cadde sul pavimento, provocando un bel po' di rumore. Fuori nel corridoio c'erano quattro ragazzi, Ranma, Akane, Neji e Ten Ten, che appena sentirono quel frastuono, si precipitarono a controllare.
Quando videro Naruto con le braccia attorno a Hinata, che la stava sorreggendo per farla riprendere, le reazioni dei presenti furono diverse: Ranma rimase ad occhi aperti per qualche secondo, ma furono subito coperti da Akane che si sentiva ingelosita da quella scena; a Ten Ten vennero due occhi lucidi e sperava in una svolta romantica, mentre Neji era già pronto con Byakugan e subito si accanì su Naruto, prendendo per la maglietta.
Mentre accadeva tutto ciò, Nicola ed Enrico erano rintanati nella loro camera e sentirono, nell'ordine: le urla di Naruto, che chiedeva scusa per l'incidente; le minacce di Neji, che voleva salvare il buon nome della casata e che doveva fare ciò perché era destino; ed infine i richiami di Akane, che voleva evitare a tutti i costi l'ennesima litigata dopo quella causata da Ranma nel pomeriggio. Solo alla fine la situazione sembrò tranquillizzarsi, mentre Nicola tratteneva a stento le risate.
«E' meglio della televisione!!!»
«Adesso ti senti soddisfatto?»
«Ovvio! Ma adesso dobbiamo andare, è tardi.»
«Giusto! Meglio evitare di farci vedere sul luogo del delitto...»
«Macché! Tra poco inizia lo spettacolo di Mai, voglio sedermi in prima fila!»


Continua...

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Capitolo 9
*** Quella catastrofe naturale chiamata rissa tra donne ***


Capitolo 9 - Quella catastrofe naturale chiamata rissa tra donne


Svegliandosi con un sorriso stampato sulle labbra, Nicola fu il primo dei due turisti a raggiungere il ristorante per la colazione, in cui incontrò l'Autista. Quest'ultimo rimase molto sorpreso nel vedere il suo amico rilassato e sorridente, fino al giorno prima era teso come una corda di violino, e insistette per saperne di più.
All'inizio Nicola preferì sorvolare l'argomento, aveva la bocca troppo piena per parlare, ma poi si confidò con l'uomo dagli occhiali scuri.
«Devo ammettere che questo posto è magnifico! Dopo una sola giornata alla terme mi sento già meglio!»
«Ne ero sicuro!» confermò l'Autista. «E non hai provato la sala dei massaggi, dove sono stato l'altro ieri. Letteralmente ti cancellano la tensione nervosa!»
«Ed è una sensazione alquanto strana, per due come noi che sono costantemente nervosi!»
«Puoi dirlo! Però ogni tanto bisogna scaricare lo stress accumulato, no?»
«Io preferirei scaricare quelli che lo creano!»
«Non sai quanti ne avrei scaricati dalla mia auto... ma in corsa, però!»
Poco dopo arrivò nel ristorante anche Enrico, che velocemente prese la sua porzione dal buffet e si sedette accanto al suo socio. Anche lui sorpreso per l'ora in cui Nicola si era svegliato quella mattina, il nuovo arrivato iniziò a dialogare con il suo amico, ma prima di farlo si guardò per bene le spalle.
«Che ti prende adesso?» chiese Nicola.
«Ti ricordi di quella cosa, legata alla ciotola di ramen...» accennò Enrico, ma fu subito interrotto dal suo amico.
«Zitto!!!»
«Una ciotola di cosa?» domandò l'Autista con aria dubbiosa.
«Niente di importante!» rispose Nicola, che poi si rivolse nuovamente ad Enrico. «Che c'è adesso?»
«Poco fa sono passato davanti l'ufficio della signora Shizukana e ne ho sentito di tutti colori nei confronti di Naruto, Ranma e Yusuke. A confronto, noi ce la siamo cavata con poco!»
«In questi giorni la proprietaria è proprio sottostress!» affermò l'Autista, parlando con Nicola. «Prima tu, adesso quei tre... anche un santo perderebbe la pazienza con tipi del genere!»
«Ora non esageriamo» ironizzò Nicola, per stemperare la situazione. «Non sarò mica il peggior cliente che abbia frequentato questo posto, no?»
«No, ma nella Top Ten ci entri benissimo!» commentò Enrico.
«Socio, un'altra battuta del genere e ti strozzo con la tovaglia!»

Finito di fare un abbondante colazione, Nicola si alzò dal tavolo e andò verso il centro termale, per sapere cosa c'era in programma quel pomeriggio. Ma mentre stava attraversando la hall, intravide un fagotto appoggiato a terra, di stoffa semplice e con all'interno giusto un ricambio di vestiti. Sospettando l'arrivo di un nuovo ospite, il turista richiamò nuovamente l'Autista, che si trovava casualmente da quelle parti.
«E' arrivato qualcuno di nuovo stamattina?»
«Ah, sì!» rispose l'uomo dagli occhiali scuri. «Un tipo alquanto strano...»
«Se è per quello, ce ne sono parecchi da queste parti!» ribatté Nicola.
«Ah, scusami! Intendevo dire nell'aspetto fisico: era molto alto, almeno due metri, vestito con un turbante e un lungo mantello bianco. E credo che avesse pure la pelle verde!»
«Mmm... questa descrizione non mi è nuova!»
Poco dopo sul posto arrivò proprio il personaggio descritto dall'Autista, un bestione alto e dallo sguardo severo e quasi minaccioso, che avrebbe impressionato chiunque. Nicola però non rimase spaventato alla vista del nuovo arrivato, infatti lo conosceva molto bene.
«Non ci posso credere! Ma è Junior!»
«Ci conosciamo?» chiese il gigante verde sorpreso.
«Solo di fama. Però è un vero piacere conoscerti di persona, era da un po' che avevo tue notizie!» disse Nicola presentandosi e stringendogli la mano.
«Altrettanto. Invece il tuo amico è...»
«Sono l'Autista, buongiorno!» salutò il secondo uomo, anche lui stringendo la mano al nuovo arrivato.
«Come mai da queste parti?» chiese Nicola.
«Dopo una lunga serie di allenamenti, ho deciso di prendere una piccola pausa da queste parti. D'altronde, questo posto in genere è frequentato da combattenti o da esperti di arti marziali ed è l'ideale per recuperare le energie.»
«Capisco» commentò Nicola, mostrando buon viso a cattivo gioco. Era sempre più convinto che il suggerimento di Enrico fosse completamente sbagliato. Proprio in quel momento, dall'altra parte della hall, il turista vide la signora Shizukana entrare nel suo ufficio, in compagnia di altre due donne. Il ragazzo le riconobbe al volo: erano Chichi e Bulma, rispettivamente le mogli di Goku e Vegeta.
«Ma anche loro hanno prenotato qui?» domandò l'Autista.
«Non lo so!» rispose Junior, incredulo quanto i due interlocutori. «Non mi ero neanche accorto della loro presenza!»
«Mi sembrano un po' tese... e questo non mi piace» commentò Nicola, accennando una certa preoccupazione.

Il turista italiano aveva ragione ad essere inquieto. Qualche minuto dopo, quando Chichi e Bulma uscirono dall'ufficio, le due donne avevano l'aria di aver alzato la voce con la proprietaria del centro termale e che la faccenda non era del tutto chiusa.
«Vogliamo finirla di perder tempo?» urlò Chichi, in direzione dell'ufficio. «Dateci una camera, almeno così Goku potrà finalmente farsi un bagno come si deve! Sono anni che si lava in un bidone!»
«Quanto ci vuole per fare una prenotazione? Non abbiamo chiesto niente di speciale!» lamentò Bulma, trovando però subito la replica della Shizukana.
«Prima mi dice che non ci sono problemi di spesa, poi si lamenta che costa troppo! Si decida! E poi non può stravolgere tutto all'ultimo minuto!»
«Tutte scuse! Io avrei già risolto tutto...»
Dopo quelle parole, il silenzio cadde in tutta la hall e tutti i presenti iniziarono a preoccuparsi sul serio. Poco dopo arrivò in zona anche Enrico, che capendo la tensione nell'aria letteralmente superò di slancio le due donne nel corridoio e raggiunse velocemente il suo socio.
«Scusa il ritardo Nicola, ma mi hanno detto che c'era un conto da pagare... ma che diavolo sta succedendo qui?»
«Temo il peggio» commentò l'Autista.
«Come direbbe il saggio: quando due donne litigano, per la tua sicurezza spostati ad almeno un chilometro di sicurezza! E' una delle cose più catastrofiche di questo mondo!» affermò Nicola.
«E se sono tre che litigano?» chiese Enrico.
«Sarà ancora peggio!!!»
All'improvviso un terrificante urlo della proprietaria ruppe il silenzio che si era generato, mettendo in allarme tutti i presenti.
«BASTA!!!»
«La vedo brutta...» disse Enrico con voce tremante.
«Ma ha un aura potentissima!!!» commentò Junior impressionato e con gli occhi spalancati.
«Ragazzi, è meglio stare ad una distanza di sicurezza» avvertì l'Autista, cercando di far indietreggiare tutto il gruppo.
«Qui, di fronte a noi, sta per essersi uno scontro che potrebbe essere brutale» commentò Nicola, in uno dei rari momenti in cui era visibilmente sconvolto. Vedendolo in quello stato, Enrico fu letteralmente preso dal panico, la situazione era veramente grave se pure lui era agitato. «Evitiamo gesti stupidi, ok?»
«Di certo non mi metterò di mezzo per fermarle!» rispose l'Autista.
«Ben detto!» confermò Junior.
«NO! E' più di ottomila!!!» gridò Enrico spaventato.
«Cosa?!?» urlò Nicola, voltandosi di scatto all'indietro.
«Il conto del frigo-bar! Non è possibile, non l'ho neanche aperto!»
«Che cavolo dici?!?»
«Scusami Nicola! Sono tutto agitato e mi sono ritrovato il foglietto col conto in yen!»
«Ma va a cagare!» insultò Junior, per scaricare un po' di tensione.
Nicola invece tirò un sospiro di sollievo. «A momenti ho creduto che avevi un rivelatore...»

Mettendosi in un angolo riparato, il gruppo assistette allo scontro tra le tre donne, che per fortuna fu di breve durata. La signora Shizukana, inferocita per tutti i guai che erano successi nel centro termale, riuscì non solo a tener testa a Bulma e Chichi, ma addirittura a sconfiggerle con un paio di colpi ben assestati a livello dello stomaco. Quando finalmente le acque si calmarono, Nicola ed Enrico salutarono i loro compagni di sventura e salirono in camera, per cambiarsi d'abito: quel pomeriggio era in programma una nuova visita alle terme!
Ma prima di fare tutto ciò, Nicola iniziò a scrivere sul portatile una nuova regola da inserire nella sua raccolta di "Miti, leggende e altre ca**ate del genere". L'idea gli venne in mente dopo aver incontrato l'Autista nella hall e la chiamò: "Teoria della domanda intelligente nel contesto assurdo".
Secondo tale regola, era inevitabile che, ad un certo punto della storia, qualcuno facesse una domanda lecita su un evento o su un personaggio, ma che alla fine non avrebbe mai avuto una risposta perché non aveva considerato il contesto. Le tipiche domande che si potevano fare in questi casi erano: "Come fa ad essere vivo dopo aver perso venti litri di sangue?" o "Come fa a fare salti di sei metri?"
Chiunque potrebbe cadere in questa teoria, compresi gli stessi protagonisti della storia!


Continua...

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Capitolo 10
*** Lo spadone è l'ideale per la caccia alla tartaruga ***


Capitolo 10 - Lo spadone è l'ideale per la caccia alla tartaruga


Pronti per una nuova giornata di relax, Nicola ed Enrico si erano dati appuntamento davanti all'ingresso del centro termale, per trascorrere al meglio il loro terzo giorno di ferie. Mentre erano in coda per entrare, in quel caldo pomeriggio estivo, i due ragazzi si accorsero che il cartellone con i programmi del centro termale, esposto vicino alla porta d'entrata, mostrava chiaramente una novità dell’ultimo minuto e ciò mise entrambi in agitazione.
«Odio questo genere di cose!» lamentò Nicola. «Speriamo solo che il programma non sia del tutto stravolto!»
«Da quello che ho letto, mi sembra che hanno cambiato solo un trattamento» osservò Enrico, leggendo il cartellone.
«Meno male! E cosa c'è scritto?»
«Se ho letto giusto, c'è scritto idropinoterapia»
«E che cos'è?!?»
«Non lo so! Forse è una particolare terapia...»
«Ma va? Non lo avrei mai detto!»
Evitando il sarcasmo di Nicola, il suo amico Enrico si guardò in cerca d'aiuto e alla fine trovò Saeko, che casualmente si trovava da quelle parti per aiutare la clientela.
«Oh, meno male che ci sei!»
«Che esagerato!» ribatté la cameriera. «Sei troppo gentile!»
«Ci dovresti fare una piccola cortesia Saeko... puoi, vero?»
«Certo! Di cosa si tratta?»
«La novità scritta sul cartellone» intervenne Nicola, indicandolo. «Per deduzione so che idro vuol dire acqua...»
«E che pino è un albero!» aggiunse Enrico.
«Che idiota... ma di cosa si tratta di preciso?»
«Per iniziare, tutto ciò è successo perché uno dei massaggiatori si è infortunato e abbiamo dovuto alleggerire il numero di clienti per quelli rimasti» spiegò Saeko. «Ma non vi dovete preoccupare: si tratta solo di un bagno nell'acqua minerale! Vi assicuro che è rilassante, anche se è un po' insolito.»
Finito il suo discorso, la cameriera fu chiamata da un'altra parte e velocemente salutò i due clienti, ricambiando la gentilezza che entrambi usavano ogni volta che la incontravano. In seguito a quella spiegazione, i due turisti si fissarono in silenzio per un po', erano rimasti spiazzati dalla terapia che stavano per fare.
«Un bagno nell'acqua minerale?» commentò Nicola, interrompendo quel silenzio alquanto imbarazzante. «Ma ci hanno preso per due particelle di sodio?»
«Bho!» esclamò Enrico, alzando le spalle.
«Meglio lasciar perdere, anche perché è il nostro turno di entrare!»
«A questo punto ci mancherebbe solo che ci diano da bere dell'acqua calda!»

Una volta terminato l'insolito bagno, Nicola ed Enrico decisero di dividersi, avendo ognuno una propria idea per rilassarsi: il primo andò nella piccola palestra presente nel centro, vicino agli spogliatoi, mentre il secondo preferì una più calma e rinfrescante passeggiata all'esterno della struttura, vicino ad un boschetto di conifere.
Dopo una veloce occhiata in giro per la palestra, Nicola si avvicinò al tavolo del ping-pong e iniziò a palleggiare con la racchetta, aspettando che qualcuno si facesse avanti per una partita. Quel pomeriggio il ragazzo si ritrovò come avversario un agguerrito Kuwabara, che velocemente si munì di racchetta e si preparò per la sfida: voleva a tutti i costi fare bella figura davanti ai suoi amici.
La partita si giocò al meglio dei cinque set e fin dall'inizio fu molto combattuta, nessuno dei due avversari voleva cedere. I due giocatori erano sullo stesso livello ed entrambi stavano dimostrando di avere una gran resistenza, ma alla fine, dopo quasi un'ora di gioco ad alto ritmo, fu Kuwabara a segnare il punto decisivo, chiudendo la partita sul tre a due. Stravolti dalla fatica e completamente sudati per lo sforzo, i due avversari si strinsero la mano per congratularsi a vicenda e per ricevere i complimenti dal piccolo pubblico presente.
«Siete stati bravissimi!» affermò Botan entusiasta. «Sembrava non finire mai!»
«Acqua!» sospirò Nicola con un filo di voce. «Grazie di tutto, ma ho la gola prosciugata!»
Nel frattempo Yusuke sorrise al suo amico. «E' stata dura, eh?»
«Sì, ma l'importante era vincere l'incontro! Sono un grande!!!»
«Kuwabara che vince un incontro... è talmente raro che dovrebbero mettere la notizia in prima pagina!» commentò Hiei ironicamente.
«Ehi, nanetto! Guarda che ti sparo via con la racchetta!» lamentò il vincitore della partita.
«Però devi ammettere che la fortuna era dalla tua parte» affermò Nicola, dopo aver bevuto tutto d'un fiato una bottiglietta d'acqua. «Per quattro o cinque volte di fila ha preso il bordo del tavolo e la pallina è schizzata di lato! Neanche Federer o Nadal hanno una mira del genere!»
«In effetti...» mormorò Kurama.
La discussione proseguì ancora per qualche minuto, ma poi fu interrotta dall'improvviso arrivo di Enrico, visibilmente tremante dalla paura e col fiatone, come se avesse appena concluso una maratona.
«Cos'è successo?» domandò il suo socio.
«Dammi... un minuto... per riprendere fiato...» boccheggiò Enrico.
Quando finalmente riuscì a calmarsi, l'amico di Nicola fu in grado di raccontare ciò che gli era accaduto all'esterno del centro termale.

Mentre stava costeggiando il bosco di conifere, per rimanere un po' al fresco, Enrico intravide per caso una figura aggirarsi tra gli alberi, come se fosse alla ricerca di qualcosa. Non sembrava un ospite del centro termale e per questo motivo Enrico decise di allontanarsi un po' dal bosco, per evitare guai. Purtroppo per lui, qualche minuto dopo, si ritrovò davanti la persona che si stava muovendo nell'ombra. Enrico rimase molto colpito dal suo aspetto: era una ragazza alta e dal fisico slanciato, con i capelli biondi a caschetto; inoltre indossava un vestito completamente bianco e un'armatura leggera, ridotta all'essenziale. Ma i particolari che lo sconvolsero di più furono l'enorme spada che la ragazza portava con sé, in maniera quasi disinvolta, e i suoi occhi, di un argento quasi innaturale.
«Eh tu... chi sei?» domandò Enrico un po' impacciato.
«E meglio se ti allontani, qui è troppo pericoloso» ribatté la ragazza impassibile.
«Questo lo avevo un po' intuito da solo! Però non hai risposto alla mia domanda!»
«In genere, voi mi chiamate Claymore...»
«Eh?!?»
«Come mai sei così sorpreso?»
«Perché questa non è una risposta! Lo avrai anche tu un nome, no?»
«Il mio nome non ha importanza.»
«Per me invece sì!»
La guerriera si voltò dalla parte opposta, come per proseguire le sue ricerche, ma ad un certo punto si bloccò. «Mi chiamo Claire.»
«Piacere! Io sono Enrico!» rispose il ragazzo, cercando di rimanere serio.
Tutto sembrava essere chiarito, ma all'improvviso Claire impugnò la sua spada e si voltò verso il bosco, come se avesse udito qualcosa di sospetto provenire da quella parte. Enrico rimase impressionato per come la ragazza tenesse in mano quello spadone, lo faceva senza particolari sforzi.
«Che diavolo sta succedendo?»
«Finalmente si è fatto vivo... non poteva nascondersi per sempre!»
«Io, nel dubbio, vado a nascondermi!» disse Enrico, maledicendo allo stesso tempo la sfortuna che puntualmente lo colpiva.
Dei pesanti passi nella boscaglia anticiparono l'arrivo di una bestia enorme, che sempre di più si avvicinava alla guerriera armata di spada. Un urlo possente e minaccioso riecheggiò in tutto il bosco e poco dopo apparve un enorme essere giallo e verdognolo, con una pesante testuggine piena di aculei e con le fattezze di un drago munito di corna. Appena il mostro intravide la guerriera, lanciò nell'aria alcune fiammate per intimorire l'avversario, che però rimase impassibile mentre lo studiava con gli occhi.
«Piuttosto nervoso...» mormorò Claire.
«Non ci credo! Quello è Bowser!!!» esclamò Enrico, riparato dietro una grossa pietra.
A fare la prima mossa fu proprio la Claymore, che si gettò contro il suo avversario con una serie di affondi velocissimi, per testare le sue capacità difensive. Il suo attacco però fu subito neutralizzato da Bowser, che si rifugiò nella sua testuggine, dimostrando di avere una corazza veramente robusta: non aveva subito neanche un graffio. Subito dopo fu il bestione ad attaccare, iniziando a girare vorticosamente su se stesso e muovendosi come una trottola impazzita, travolgendo ogni cosa che gli capitava a tiro. Claire riuscì a schivarlo senza troppi problemi, mentre Enrico dovette improvvisare una fuga rocambolesca per mettersi in salvo.
Quando finalmente il turista riuscì a trovare un luogo sicuro, dietro un dislivello del terreno di circa un paio di metri, poté osservare dall'esterno quello che stava succedendo sul campo di battaglia: Bowser non stava girando a casaccio, come sembrava in un primo momento, ma stava creando dei cerchi attorno a Claire, sempre più stretti e minacciosi. Più volte la guerriera provò ad allontanare il bestione a colpi di spada, ma ogni volta i suoi attacchi venivano respinti dal guscio roteante e mandati addosso agli alberi, che caddero a terra come fossero dei birilli. Enrico capì subito che la ragazza era in seria difficoltà, nonostante avesse una forza fuori dal normale.
«Io non posso fare niente, ma spero vivamente che riesca a cavarsela... gli è quasi addosso!»
All'improvviso però Claire decise di rompere l'assedio, era inutile rimanere immobili: scattando al momento giusto, la ragazza riuscì a superare Bowser, che la mancò per pochissimo. Poi, sempre proseguendo la sua corsa, iniziò a puntare verso la posizione di Enrico. Il ragazzo era palesemente spaventato e aveva tutte le ragioni per esserlo: chiunque avrebbe paura di qualcuno che ti corre incontro con uno spadone in mano!
«Ma che...?»
«Togliti di lì! SUBITO!»
Senza batter ciglio, Enrico si buttò alla sua destra, proprio un attimo prima che la Claymore si gettasse al suo fianco. Appena si rimise in piedi, la guerriera cercò con lo sguardo Bowser, che stava tornando alla carica.
«Non voglio morire!!!» lamentò Enrico, rannicchiato per terra.
«Neanch'io!» ribatté Claire. «Ora però stai zitto e lasciami concentrare.»
«D'accordo!»
Velocemente Bowser arrivò sul bordo del dislivello, ma ciò era proprio quello che Claire voleva che accadesse, faceva parte del suo piano per batterlo. Appena intravide il fondo della testuggine, la ragazza raccolse tutte le sue energie e poi indietreggiò più che poteva la sua spada, per colpire con più forza possibile Bowser. Lo scontro tra la lama e il guscio fu così violento che il mostro perse completamente il controllo dei suoi movimenti e di colpo si ritrovò in aria, ruotando in maniera convulsa per diversi secondi.
Il pesante corpo di Bowser finì a parecchi metri di distanza, permettendo così a Claire di riprendere fiato.
«Me la sono cavata per un pelo...» mormorò la Claymore.
«Se lo dici tu!» commentò Enrico, che a differenza della ragazza stava sudando freddo ed era completamente stravolto da quell'esperienza.
Claire aveva tutta l'intenzione di sconfiggere il mostro, ma purtroppo per lei quest'ultimo si era dato alla fuga, scomparendo all'interno del bosco. Per Bowser quella era proprio una giornata negativa: poche ore prima, era stato sconfitto da una coppia di idraulici vestiti di rosso e verde...

Una volta concluso il racconto della disavventura di Enrico, il suo socio si ritrovò altro materiale per il suo libro, che immediatamente fu registrato sul suo portatile.
Secondo Nicola, il suo amico faceva parte di quella categoria di persone chiamate "eroi dei nostri tempi", ovvero di coloro che nonostante siano considerati gli scemi del gruppo, impacciati o poco affidabili, riuscivano a cavaserla in ogni genere di situazione pericolosa, se non addirittura a risolverla. Tra alcuni dei personaggi più famosi della categoria ricordiamo Tota Matsuda di "Death Note", Rock di "Black Lagoon", Usopp di "One Piece" e Shikamaru di "Naruto". Ovviamente si parlava di un parere soggettivo e la lista può essere ben più lunga!


Continua...

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Capitolo 11
*** Tra cinesi riconoscibili e tradizioni dolorose ***


Capitolo 11 - Tra cinesi riconoscibili e tradizioni dolorose


Ancora un po' sconvolto per il pericolo scampato, Enrico uscì dalle terme per prendere una boccata d'aria e si sedette ai piedi di un albero, appoggiando la schiena al tronco. Rivolse lo sguardo al cielo e fece un lungo sospiro, che però fu interrotto dalla lamentela di qualcuno, che si trovava dalla parte opposta dell'albero. Seduto in una posizione simile alla sua, Enrico si ritrovò faccia a faccia con Shikamaru e anche lui sembrava avere il morale a terra.
«Che ti prende?» chiese il turista.
«Ma perché la vita è così complicata...»
«In che senso?»
«Io non ho mai desiderato qualcosa di particolare. Non pretendevo troppo: alcune amicizie durature, conoscere una ragazza e un giorno sposarla, avere uno o due figli e poi godermi il resto della vita... niente di più!»
«A chi lo dici! Anch'io aspiravo a qualcosa del genere ed invece, volente o dolente, sono sempre in mezzo ai guai!»
«E poi sei costretto a rimanere in silenzio e andare avanti lo stesso, giusto?»
«Oh, sì! Noi due ci capiamo alla perfezione!»
Per qualche secondo Enrico e Shikamaru si fissarono con occhi lucidi, come due fratelli che non si vedevano da anni, e stavano per abbracciarsi, ma all'improvviso una voce li fermò.
«Basta con questa lagna!» affermò Hiei, seduto in cima ad un ramo. «Ma proprio io mi dovevo sentire le lamentele di questi due?!?»
«Insensibile...» mormorò Shikamaru scontento.

Una volta recuperato il suo amico, ancora un po' stordito dalla precedente disavventura, Nicola rientrò nell'edificio e poco dopo intravide in fondo al corridoio un gruppo di persone che aveva circondato Ranma, che era in compagnia di Akane e di sua sorella Nabiki.
«Che sta succedendo?» domandò Nicola.
«Tu sei veramente bravo!» esclamò Rock Lee in maniera entusiastica, riferendosi al ragazzo col codino. «Hai uno stile incredibile!»
«Eh... grazie!» disse Ranma, un po' imbarazzato.
«E se hai bisogno di lezioni, ragazzo, conta pure sul sottoscritto!» intervenne Gai, tirando una poderosa manata sulle spalle del povero ragazzo col codino. Poi prese in mano una tuta verde, identica a quella che indossava lui e Rock Lee. «In regalo, ti darò anche questa tenuta da allenamento! E' stata fatta con ardore e giovinezza!!!»
«Ora esagera!» commentò Ranma, ancora più imbarazzato.
«Mi sta venendo il dubbio che Gai sia proprietario dell'azienda che produce quelle tute verdi!» commentò Enrico.
«Anche a me...» confermò Nicola.
Ma i due ninja non erano gli unici che tenevano d'occhio Ranma, infatti poco più indietro Ino lo stava fissando con uno sguardo molto intenso.
«Lui è sicuramente da classificare come figo!» commentò la bionda vestita di viola. «Però anche il suo amico di nome Ryoga merita, diciamo che è interessante!»
«Tutta fatica sprecata, bella mia!» affermò Sakura alle sue spalle. «Non ti hanno neanche notata, sono troppo impegnati nei loro discorsi da maschi!»
«Dammi cinque minuti e ti faccio vedere come li stendo uno dietro l'altro! Andranno giù come birilli!!!»
Nel frattempo, sempre sotto gli occhi di Nicola ed Enrico, anche tra le sorelle Tendo c'era una discussione in corso.
«Tu non sai che occasione ti sei lasciata fuggire...» lamentò Nabiki, rivolgendosi alla sorella minore.
«Cioè?» chiese Akane.
«Perché la notte scorsa non mi hai chiamato quando hai trovato Naruto e Hinata in quella posa così audace? E pensare che abbiamo un così bel rapporto tra sorelle...»
«A parte il fatto che ho dei dubbi sulla tua ultima affermazione, ma perché ti dovevo avvisare? Non è che per caso... ti piacciono le cose un po'... osé?»
«Ma non è per quello!» affermò Nabiki, avvicinandosi ad Akane per confidarsi. «Se avessi scattato qualche foto, sai quanti soldi potevamo chiedere alla famiglia di lei? Più di quanto potevi immaginare!»
«Ma perché devo avere una sorella così attaccata ai soldi!!!»

La discussione nel corridoio al piano terra proseguì ancora per qualche minuto, ma all'improvviso uno strano movimento attirò l'attenzione di tutti i presenti, che si voltarono verso l'entrata del centro termale. Qualcuno si stava muovendo nell'ombra e sembrava pronto a colpire entro pochi secondi.
«Eh no!» esclamò Enrico. «Sono già scappato una volta per mettermi in salvo, oggi sono stufo di correre!»
«Tranquillo, ci pensiamo io e il mio pupillo a tenere compagnia al nuovo arrivato!» avvisò Gai mettendosi in posizione d'attacco.
«Il mio maestro è veramente un grande!» affermò Rock Lee, fissandolo con gli occhi lucidi.
«Esibizionista...» mormorarono all'unisono Ranma, Akane e Nabiki.
«Lo avete visto? Io non riesco a trovarlo!» lamentò Nicola.
«Attenti! Sono in due!» avvisò Sakura.
Come predetto dalla ragazza dai capelli rosa, due figure sbucarono dal loro nascondiglio e con un balzo incredibile arrivarono a pochi centimetri da Ranma, che però si era già messo in posizione difensiva. Ma era tutto inutile contro quella ragazza dai lunghi capelli blu e con indosso un kimono rosso a fiori gialli, che lo stava inseguendo da giorni: Shampoo non lo avrebbe mai mollato!
«Oh Lanma! Sei di nuovo mio!» sospirò la cinesina.
«Dannato Ranma! Ora ti faccio a fette!» minacciò Mousse, mostrando degli artigli di metallo sulle dita della mano. Era facilmente riconoscibile, con i suoi occhiali da vista e il kimono bianco.
«Pure loro dovevano essere presenti!» lamentò Akane.
«E questi da dove spuntano?» domandò Sakura.
«Sono due cinesi, mi sembra ovvio!» commentò Nicola. «Sono facilmente riconoscibili con i loro abiti vecchi di almeno un secolo, ogni cinese ne ha almeno uno nell'armadio!»
«Questa è un'altra delle teorie da aggiungere alla nostra raccolta?» domandò Enrico. La risposta del suo socio fu immediata.
«Certamente!»
«Shampoo... non ti avvicinare!» chiese Ranma indietreggiando di qualche passo, ma fu tutto inutile.
«Non posso, io ti amo!» disse Shampoo abbracciandosi al ragazzo col codino come farebbe una vongola allo scoglio. Ma in quel momento il suo sguardo si incrociò prima con quello di Akane e poi di Ino, con quest'ultima che prese l'iniziativa.
«Ehi, carina! L'ho visto prima io, quindi vattene!»
«No, biondina! Sono giolni che inseguo Lanma e non me lo faccio lubale dalla plima che passa!» ribatté Shampoo.
«Chi tardi arriva, male alloggia!»
A quel punto le due rivali, dopo essersi scambiate l'ennesimo sguardo di sfida e ormai sembravano pronte ad un duello all'ultimo sangue.
«Tutto ciò è assurdo!» gridò Akane, che però fu ignorata dalle due ragazze.
«Interessante...» mormorò Nabiki. «Se registro lo scontro tra le due e faccio pagare 500 yen ad ogni cliente dell'albergo, sarebbe un gran bel guadagno!»
«Tu, lasciare stare Shampoo! Sennò...» minacciò Mousse, ma fu subito zittito a calci e sberle dal gruppo formato da Gai, Rock Lee, Ranma e Nicola.
«Ehi, calmatevi voi due!» intervenne Sakura, l'unica persona rimasta calma nel corridoio. «Non state un po' esagerando?»
«Hai perfettamente ragione... Shampoo!» confermò Mousse avvicinandosi a lei, che però era senza occhiali e perciò aveva scambiato la ragazza dai capelli rosa per la sua connazionale.
«Guarda che ti stai sbagliando, guarda meglio!» disse Enrico, porgendo gentilmente gli occhiali, spessi come fondi di bottiglia, al suo proprietario.
«Oh, grazie mille...» rispose il cinese. Una volta indossati, osservò da vicino Sakura e commentò: «Ma tu non sei Shampoo! Lei è molto più bella!»
In risposta Mousse ricevette un terribile gancio destro dalla ragazza, che lo mise completamente a terra. «Deficiente!!! Mi stai dicendo che sono brutta?!?»
«Mi sembra di essere già tornata a casa, con tutta questa confusione!» commentò Akane in maniera malinconica.

Mentre la situazione era ancora tesa, di colpo in mezzo al corridoio comparve una nuvola bianca, chiaro segno dell'imminente arrivo di qualcuno con abilita ninja. Davanti a tutti comparve la splendida figura di Mai Shiranui, già vestito con suo abito rosso e bianco e con i mani gli inseparabili ventagli.
«E questa chi è?» domandò Ranma.
«Io sono Mai Shiranui, del clan Shiranui...» annunciò la nuova arrivata.
«Non lo avrei mai detto!» commentò Nicola sottovoce al suo socio.
«Sono stata mandata qui dalla signora Shizukana, per mantenere la tranquillità in questo centro termale!»
«Va bene!» affermò Gai, facendo il segno dell'ok con le dita della mano.
«Che marpione!» mormorò Enrico.
«Ma chi ti cledi di essele?» domandò Shampoo.
«Sono la numero uno del Giappone!» rispose Mai, agitando i suoi ventagli.
«La numero uno?» ripeté Sakura, per niente convinta da quella affermazione. «Ti sbagli di grosso, la numero uno è la signorina Tsunade!»
«Effettivamente Sakura ha ragione» aggiunse Ino.
«Questo è tutto da dimostrare!» ribatté Mai.
«Non dirmi che c'è un'altra litigata in corso, vero?» chiese Enrico, ormai stanco nel sentire tutte quelle urla.
«Però non sarebbe male uno scontro Mai-Tsunade... ci sarebbe una bella abbondanza di tette!» commentò Nicola senza peli sulla lingua e un po' da maschilista.
«Chissà perché c'è sempre questa agitazione, da queste parti.»
«Perché fa parte della cultura giapponese farsi del male!»
«Lo aveva detto Confucio?»
«No, la Gialappa's Band!»
«Ah...»


Continua...

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Capitolo 12
*** Ai latitanti piacciono le fette biscottate ***


Capitolo 12 - Ai latitanti piacciono le fette biscottate


Lasciata alle spalle l'ennesima notte movimentata, la mattina seguente il primo a svegliarsi fu Enrico, che con passo lento uscì dalla camera per prendere una boccata d'aria. Nel corridoio, quasi casualmente, si ritrovò davanti Saeko che immediatamente notò lo sguardo malinconico del ragazzo.
«Come mai è così triste stamattina?»
«Purtroppo è l'ultimo giorno della nostra vacanza...» commentò Enrico sospirando. «E' proprio vero che il tempo passa in fretta quando ci si diverte!»
«Lo so. Non è la prima volta che sento un discorso del genere!» affermò la cameriera.
«Bhe, almeno mi ricorderò con piacere questo posto, anche se le giornate sono state piuttosto movimentate. Le terme, il parco, il ristorante... la cameriera del nostro piano...»
«Sono contenta che mi hai messa tra i ricordi positivi!» ironizzò Saeko, accennando un sorriso.
«Sarebbe difficile dimenticarsi di una ragazza gentile e carica come te!»
«Mi stai adulando, per caso?»
«Io? No, era solo per... cioè, intendevo dire...» accennò Enrico, che però non riuscì a completare la frase per l'imbarazzo.
«In ogni caso, grazie del complimento. Ultimamente sono un po' sotto stress, forse è colpa del continuo viavai di clienti» spiegò Saeko, avvicinandosi al ragazzo che in quel momento si trovava vicino ad una finestra. «Sai, sto facendo questo lavoro per pagarmi gli studi per l'università. Per l'autunno devo decidere, se non voglio saltare l'esame d'ammissione e perdere un anno.»
«Dove pensavi di andare?»
«Lingue e letterature straniere. Ho sempre sognato di visitare il mondo fuori dal Giappone...» rispose lei, con Enrico che notò che i suoi occhi erano diventati lucidi.
E mentre accadeva tutto ciò Nicola, che velocemente salutò il suo socio intento a parlare con la cameriera, andò di corsa verso il ristorante: aveva proprio una fame da lupi!

I primi minuti trascorsi in tavola passarono tranquilli, ma ad un certo punto Nicola percepì una presenza oscura nei paraggi, proprio quando stava spalmando la marmellata sulle fette biscottate. Una donna dai capelli biondi, seduta dalla parte opposta del ristorante, lo stava minacciando con lo sguardo e di colpo nella sala scese un profondo silenzio.
«Tu?!?»
«Non credevo di incontrarti qui» accennò la donna, che sembrava veramente arrabbiata a morte con Nicola.
«Ma proprio oggi dovevo incontrare Tsunade? Non c'erano abbastanza ninja da queste parti?»
«Non ti muovere. Noi due abbiamo un conto in sospeso!»
Da quel momento una strana musichetta, simile a quella dei duelli da film western di Sergio Leone, risuonò in tutto l'ambiente. A quel punto Nicola, dopo aver dato un'occhiata veloce alla sua avversaria, mise una mano sul fianco destro.
«Pronto?» rispose il ragazzo impugnando il cellulare. «Oh, sei tu... mi dispiace, ma adesso non posso parlare: sono MOLTO occupato!»
«Non prendermi in giro!!!» richiamò la donna.
«Cosa hai detto poco fa?» chiese Nicola, facendo il finto tonto.
«Lo sai benissimo di cosa sto parlando: sono stufa di sentire tutte le tue malignità sulla mia persona, è ora di darci un taglio!»
«Esagerata!» affermò Nicola, alzandosi dal tavolo. «Per quelle due battutine che ho fatto su di te?»
«Due?!? Vorrai dire centinaia!!!» urlò Tsunade alzandosi di scatto. Era così arrabbiata che la sua forza combattiva aumentò di colpo in maniera impressionante. Se in quel momento avesse dovuto scegliere chi menare tra Nicola e Orochimaru, non saprebbe chi scegliere per primo.
«Ma ha un potenza spaventosa!!!» gridò Junior, che si trovava poco fuori la sala del ristorante. «E' enorme!»
«E non è l'unica cosa che di enorme che ha!» ironizzò Nicola, riferendosi al decolté della donna. «Ma purtroppo è tutto finto...»
«ORA BASTA!!!» minacciò Tsunade, che con uno scatto in avanti quasi raggiunse Nicola al suo tavolo. Ma il ragazzo era già riuscito a dileguarsi oltre le porte della sala, lasciandosi dietro di sé solamente un avvertimento.
«NON MI AVRETE MAI VIVO!!!» urlò con la fette biscottata ancora in mano.

Finito di fare colazione, Enrico andò alla ricerca del suo socio, ma per sua sfortuna non lo trovò. A quel punto iniziò a preoccuparsi sul serio e proprio mentre stava controllando il corridoio del primo piano, incontrò l'Autista.
«Oh, ciao!» salutò Enrico. «Hai visto per caso Nicola? E' da stamattina che non lo vedo...»
«No!» rispose l'Autista scuotendo la testa. «Avevo sentito che c'era stato un piccolo incidente al ristorante, ma non so altro. Si è cacciato in qualche guaio?»
«Bhe, non sarebbe la prima volta... però mi preoccupa il fatto che non ho sue notizie ormai da ore!»
«Effettivamente non è un buon segno!»
Poco dopo qualcuno da lontano intervenne nella discussione. Era Junior, uno dei pochi testimoni presente al ristorante. «Scusate se mi intrometto, ma avendo l'udito molto fine ho sentito tutto il vostro discorso.»
«Tu eri presente al momento dell'incidente, giusto?» chiese l'Autista.
«Sì, e spero vivamente che il vostro amico sia molto veloce di gambe: quella donna non scherzava affatto!»
«Meno male che oggi la signora Shizukana non c'è, sennò sai che casino sarebbe venuto fuori?»
«Peggio di un viaggio in autostrada con la coda del rientro dalle vacanze!» commentò l'uomo dagli occhiali scuri.
Ancora un po' agitato per le sorti del suo amico, Enrico riprese a cercarlo in giro per il corridoio, ma appena girò l'angolo vide due persone che stava setacciando ogni porta del piano. Anche loro sembravano alla ricerca di Nicola. Erano Yamato e Sai, che appena videro Enrico si fermarono di colpo.
«Dobbiamo considerarlo come complice?» domandò il ragazzo dalla carnagione chiara.
«Ehi! Io non so niente!» esclamò Enrico alzando le braccia al cielo.
«No, è inoffensivo. Lascialo perdere» ordinò Yamato.
«Oh, chi si rivede...» commentò l'Autista.
«Ci conosciamo, noi due?»
«Ti ho visto ad un posto di blocco! Avevi fatto la sbarra per bloccare il traffico!»
«Ah...»
«Ad un posto di blocco?!?» intervenne Junior.
«Non chiedermelo a me!» rispose Enrico. «Non oso immaginare che strade usi di solito l'Autista.»
«Però ne deduco una cosa da tutto ciò» annunciò il namecciano. «Se questi due sono in giro a setacciare ogni stanza, significa che Nicola non l'hanno ancora trovato!»
«Ne sei sicuro?»
«Certo! Altrimenti per quale motivo sarebbero in giro da queste parti?»
«Mi sembra logico!»
«Ma aspettare un secondo!» intervenne l'Autista, abbassandosi leggermente gli occhiali per osservare meglio. «Ma la loro squadra non era composta da quattro elementi?»
«E' vero! Mancano Naruto e Sakura!»
«Purtroppo Naruto è scomparso» commentò Yamato. «Non lo troviamo da nessuna parte.»
«E' stato rapito?» chiese Junior. Nello stesso momento Enrico si immaginò una scena in cui Nicola aveva preso in ostaggio Naruto e che minacciava a gran voce i suoi inseguitori, con una frase del tipo: «Non vi avvicinate, sennò lo risveglio! Lo faccio sul serio!!!»
«No» rispose Yamato. «Semplicemente si è volatilizzato appena ha saputo della missione...»
«E Sakura?» domandò Enrico.
«Tsunade aveva un incarico speciale per lei, ma non so altro.»
«Capitano, c'è un pezzetto di carta laggiù!» richiamò Sai, indicando un foglietto legato ad una maniglia.
«Potrebbe essere di Nicola!» affermò Enrico, ma fu subito bloccato da Yamato. «Non ti avvicinare!»
«E perché? Mica esplode!»
Con uno scatto della mano, il ninja prese il pezzetto di carta e lo distese per leggerlo. Poi, rimanendo come al suo solito impassibile, lo passò ad Enrico.
«E' per me?»
«Che c'è scritto?» chiese l'Autista.
«Caro Enrico, ti ricordi quel pino che spiccava sul resto del bosco? Sarebbe ideale come cartolina per i nostri amici!»
«E che cos'è? Un messaggio in codice?» esclamò Junior.
«Ma no! E' quello che si vede dalla finestra della nostra camera...»
Appena Enrico finì di parlare, tutti e cinque si precipitarono nel luogo che aveva indicato Nicola. Una volta entrati, Sai notò subito altri due biglietti, questa volta posizionati vicino alla finestra.
«Devo chiedere il permesso o posso prenderli senza problemi?» domandò Enrico.
«Vai pure» rispose Yamato.
Con passo deciso, Enrico prese il primo foglietto e lo esaminò. «Questo è per voi.»
«Ne sei sicuro?»
«L'intestazione dice: ai miei inseguitori!»
«E poi?»
«Vi chiarisco nuovamente il concetto... NON MI AVRETE MAI VIVO!!!»
«Il tuo amico è veramente tenace!» commentò Junior. «Potrebbe anche farcela!»
«Ne sono quasi sicuro» ribatté Enrico ridacchiando. «Da piccolo Nicola adorava nascondino e la caccia al tesoro!»
«Ne riconosco lo stile...» affermò l'Autista.
«E l'altro biglietto?» domandò Sai.
«Ah, giusto!» esclamò il turista italiano, prendendo in mano il secondo messaggio. «Enrico, ricordati di aggiornare la raccolta! Titolo di oggi: gruppo d'élite inutile.»
«Noto che Nicola ti ha lasciato qualcosa da fare» affermò l'Autista.
«Spero di metterci poco... dopo vorrei andare al centro massaggi!»
«Gran bella scelta!»

La nuova regola suggerita da Nicola, al momento ancora latitante, riprendeva una situazione che accadeva abbastanza spesso, soprattutto nei momenti di tensione: quello in cui veniva chiamata una squadra d'élite per risolvere un grosso problema, ma che alla fine veniva spiazzata, solitamente, da una persona sola. Un esempio illustre è la squadra Giwin di Dragon Ball o le varie squadre AMBU di Naruto. Sembrano tutti più o meno imbattibili e alla fine invece è tutto fumo, come in un coffee shop ad Amsterdam.


Continua...

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Capitolo 13
*** Lasciate ogni speranza, voi che passate il divisorio! ***


Capitolo 13 - Lasciate ogni speranza, voi che passate il divisorio!


Il vecchio detto "Quando il gatto non c'è, i topi ballano" sembrava fatto apposta per quel momento. La signora Shizukana, proprietaria del centro termale, non si era vista per tutto il giorno e col passare del tempo strani personaggi stavano macchinando qualcosa di losco nell'ombra, pronti a colpire in ogni momento. Quello che era capitato la mattina, nella sala del ristorante, a confronto sarebbe stata una sciocchezza di poco conto...
Il luogo in cui iniziò questo piano diabolico fu proprio il cuore della struttura, ovvero le terme. Nel tardo pomeriggio, quando ormai nelle vasche erano completamente libere, un uomo dalla folta e lunga chioma bianca si avvicinò all'ingresso, facendo poco rumore per non attirare i sospetti su di sé. Una volta tolti i sandali rossi, questa persona si immerse nell'acqua calda e aspettò qualche minuto, rimanendo a poca distanza dal muro divisorio. Aldilà di quella sottile parete, alta all'incirca due metri, c'era il suo obiettivo che agognava fin da quando era arrivato alle terme: la sezione femminile.
Ormai certo che il suo piano sarebbe andato a buon fine, l'uomo uscì lentamente dalla vasca e si posizionò sotto il divisorio, pronto a spiccare un salto in alto. Ma proprio mentre stava caricando con le gambe un'altra persona, dal viso mascherato, lo chiamò. Curiosamente, anche quest'ultimo aveva una chioma bianca.
«Maestro Jiraiya!» esclamò il nuovo arrivato. «Che sta combinando?»
«Ssst!» lo zittì l'esperto combattente. «Kakashi! Non urlare, sennò mi scopriranno!»
«Ma che state facendo vicino al divisorio?»
«Diciamo che sto raccogliendo informazioni per il mio nuovo libro... o per meglio dire, la versione restaurata del mio primo capolavoro!»
«Noooo!!!» urlò Kakashi, ma senza alzare troppo la voce. «Una nuova versione del Paradiso della Pomiciata!»
«Ebbene sì!» rispose Jiraiya, sorridendo in maniera compiaciuta. «Metterò del materiale extra che al tempo avevo escluso per mancanza di spazio.»
«E poi?»
«E chi lo sa... forse ci faranno un film!»
«Ma tutto ciò è meraviglioso!!!»
«Lo so, ma ora devo proprio fare le mie ricerche...» commentò il cosiddetto Eremita dei rospi, tentando nuovamente di aggrapparsi in cima al muro.
«A questo punto, vorrei assisterla maestro Jiraiya! Sarei felicissimo di aiutarla!»
L'uomo dalla folta chioma sbuffò energicamente. «E va bene! Basta che non crei problemi!»
«D'accordo!»
Tutto sembrava chiaro, ma pochi istanti dopo degli altri intrusi bloccarono il piano di Jiraiya. Erano Yusuke e Kuwabara, che senza volerlo avevano assistito al dialogo di poco fa.
«Ah, vecchio pervertito!» lamentò il ragazzo dai capelli neri agitando l'indice, in segno di rimprovero. «Certe cose non andrebbe fatte!»
«E tu vorresti fermarmi, ragazzino?»
«Potrei anche tentarci... ma ti propongo un patto!»
«Cioè?»
«Io non avviso nessuno della tua presenza, ma tu in cambio mi fai dare una sbirciatina aldilà del divisorio!»
«Per me va benissimo!!!»
«Ma Yusuke?!?» esclamò Kuwabara, completamente spiazzato dal comportamento del suo amico. «Perché hai fatto una proposta del genere?»
«Perché ho voglia di divertirmi. Semplice, no?»
«Per me va bene, ma aspettate il vostro turno, ok?» chiarì Kakashi.
«Ma io...» accennò Kuwabara.
«Zitto!» ribatté Yusuke infastidito. Per un po' il suo amico rimase in silenzio, ma poi riprese a parlare.
«Ehi! Guardate che c'è qualcosa di strano laggiù.»
«Dove?» chiese Jiraiya.
«Non la vedete quella canna emergere dall'acqua? Ho avuto l'impressione che si muovesse...»
«Che strano!» commentò Yusuke.
«Certo che è strano! Questa è una vasca artificiale, non ci crescono le piante!» affermò Kakashi, un po' preoccupato.

I quattro rimasero a fissare la canna per qualche minuto e all'improvviso qualcuno emerse oltre il pelo dell'acqua, completamente rosso in viso perché aveva trattenuto il respiro per chissà quanto tempo. Con grande sorpresa di tutti, il pseudo-ninja uscito dall'acqua era Nicola, che per tutto il tempo era rimasto nascosto nelle terme.
«Merda! Ancora qualche secondo e ci rimanevo secco sul serio!» commentò l'italiano, respirando con affanno.
«Ah, sei tu!» esclamò Yusuke rassicurato.
«Meno male che siete voi... ma che ci fate tutti qui?»
«Stiamo solo dando un'occhiatina aldilà della parete!» intervenne Jiraiya. «Però ti avviso subito che abbiamo già raggiunto il limite massimo di persone coinvolte!»
«Non ti preoccupare, io non posso espormi. Sono ancora latitante!»
«Già, è vero» confermò Kakashi. «Ho sentito dire che ancora ti stanno cercando.»
«Ottimo!» esclamò l'Eremita dei rospi, allungando le braccia per salire in cima al divisorio. «Oggi abbiamo una vasta scelta tra cui scegliere: ci sono Tsunade, Shizune, Hinata, Tenten, Mai Shiranui, Shampoo, le tre sorelle Tendo e Botan!»
«Vedo che ti sei ben informato, maestro Jiraiya...»
«Come sempre!»
«Ora però basta perder tempo! Quand'è che cominciamo?» incitò Yusuke.
«Anche subito!» affermò Jiraiya.
«Perfetto!» replicò il ragazzo dai capelli neri, raggiungendo con un balzo l'ideatore del piano.
«Ehi! Aspettate un secondo!» intervenne Nicola. «Guardate che potrebbe essere molto pericoloso!»
«In che senso?»
«Secondo la mia ultima teoria, c'è troppa massa "interessante" aldilà del divisorio!»
«Eh?!?»
«Lasciami spiegare: se in certo luogo o in una certa situazione ci sono troppe curve femminili, c'è il rischio che il fan-service diventi negativo o addirittura pericoloso! E' la cosiddetta "Teoria della massa eccessiva" o del "Troppo fan-service è brutto", e non sono l'unico a sostenerla!»
«E quali sarebbero questi effetti negativi?» chiese Kakashi.
«Se ad esempio Tsunade, Fujiko Mine e Rangiku Matsumoto si trovassero ad una certa distanza, secondo le leggi scientifiche attuali per l'eccessiva massa l'intero universo verrebbe sconvolto in maniera definitiva!!!»
«Che teoria ridicola!» esclamò Jiraiya.
«Forse non ci conviene sottovalutarla...» commentò Kuwabara un po' preoccupato.
«Rilassati!» affermò Yusuke, cercando di calmare il suo amico. «E poi non avevi detto che volevi visitare questo posto?»
«Certo! Ho sempre detto che a me piacciono le te-te-te-te-te...» balbettò un Kuwabara distratto dalle molte forme femminili presenti.

Dall'altra parte del divisorio, prima dell'intervento di Kuwabara, tutto era tranquillo e pacifico. Tra i vapori dell'acqua calda le ragazze stavano chiacchierando allegramente, tranne Shampoo e Tenten che litigavano per chi aveva gli chignon migliori, ma tutto ciò si bloccò quando intravidero i trasgressori sopra la parete delle terme. Da quel momento in poi un imbarazzante silenzio scese in tutto l'ambiente e i secondi iniziarono a sembrare lunghissimi. Era la proverbiale quiete prima della tempesta, che fu interrotta da Tsunade con un urlo perentorio.
«Dannato Jiraiya, questa me la paghi pervertito!!!»
«Come diavolo fa a sapere che sono io?» mormorò l'uomo richiamato a gran voce. «Non può avermi visto con tutto questo vapore!»
«Avanti, vieni fuori!» gridò la bionda particolarmente arrabbiata. Forse non si era del tutto calmata dopo la lite nella sala del ristorante. «Lo so benissimo che sei tu quello che sbuca da dietro il divisorio, sei l'unico che può fare una cosa del genere!»
«Oh no! Ci hanno scoperto!» commentò Kakashi.
«Ragazzi, io vi saluto!» gridò Nicola, mettendosi in salvo uscendo dalle terme. «E buona fortuna per dopo!»
«Perché ci augura buona fortuna?» domandò Kuwabara.
«Perché saremo fortunati se ne usciamo vivi da qui!!!» rispose Yusuke, notando lo sguardo da serial killer delle ragazze nella vasca.
Come in un noto film ambientato in epoca romana, al segnale d'attacco di Tsunade si scatenò l'inferno. Tutto ciò che poteva essere considerato un oggetto contundente fu scagliato contro i trasgressori, che per evitare di essere feriti scesero rapidamente giù dal divisorio. E tra una pioggia di piastrelle, catini, confezioni di bagnoschiuma e pezzi di marmo staccati di forza dalla vasca, i quattro fuggiaschi riuscirono a mettersi in salvo uscendo frettolosamente dall'ingresso principale. Nonostante il suo piano fosse fallito miseramente, Jiraiya se ne andò con aria ottimistica: quella volta gli era andata male, ma in futuro poteva solamente migliorare!


Continua...

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Capitolo 14
*** Quella punta di romanticismo che ha dell'incredibile ***


Capitolo 14 - Quella punta di romanticismo che ha dell'incredibile


Con una fuga quasi rocambolesca, Nicola era riuscito nuovamente a mettersi il salvo. Dopo aver evitato per un pelo il disastro che era accaduto nelle terme, il turista decise di andare direttamente nella sua camera d'albergo, per farsi una bella doccia calda. Era stanco morto e inoltre si sentiva molto triste: quella sarebbe stata la sua ultima notte trascorsa nel centro termale. Proprio nel momento in cui si stava divertendo di più, tra nuotate nell'acqua calda e intrattenimenti vari, le sue vacanze erano quasi finite. E inoltre doveva anche preparare le valigie per il viaggio di ritorno, con la stessa aria di chi doveva organizzare un funerale.
Con passo lento e sospirando per le sue ultime ore da turista, Nicola risalì le scale del primo piano e in quel momento notò due persone litigare a voce alta, scambiandosi qualche colpo da esperto combattente di arti marziali. Erano Ranma e Ryoga, che per chissà quale motivo stavano bisticciando molto rumorosamente.
«Ehi, ragazzi...» intervenne l'italiano, ma fu completamente ignorato dai due lottatori. A quel punto Nicola, con un ultimo grande sforzo, decise di usare tutti i decibel della sua voce, che di natura era già forte.
«BASTAAAA!!!!!»
I due ragazzi, increduli e allo stesso tempo spaventati dall'urlo, si bloccarono all'istante.
«Cos'è successo?» domandò Ranma.
«Devo passare! Sono stanco e vorrei riposarmi un po'!»
«Effettivamente sembri uno che ha corso parecchio!»
«Ci credo! Mi hanno inseguito come un pericolo latitante! Neanche Sasuke Uchika e i suoi compagni di merende sono così ricercati!» spiegò Nicola. Era molto interessante il suo paragone tra il noto ninja e il mostro di Firenze.
«Forse abbiamo esagerato un po'...» si scusò Ryoga, spostandosi per far passare Nicola.
«Grazie mille!» rispose il turista, che però si bloccò a metà strada, come se si fosse dimenticato di qualcosa. «Un momento! Già che ci sono, ve lo chiedo!»
«Chiederci che cosa?» chiese il ragazzo col codino.
«Mentre stavate combattendo, ho notato che mancava qualcosa. E non era un dettaglio da niente, anzi!»
«Di cosa stai parlando?»
«Avete mai sentito della teoria denominata "M'illumino d'immenso", che si applica in caso di combattimenti?»
«Veramente no!»
«E di cosa si tratta?» chiese Ryoga.
«E' molto semplice: durante una lotta o uno scontro molto intenso, si dice che nei momenti decisivi uno o più combattenti scatenino così tanta energia che ad un certo punto diventa visibile, tanto che potrebbero vedersi anche al buio!»
«Lo sai che questa storia non mi è del tutto nuova?» affermò Ranma, curiosamente interessato alla teoria.
«Infatti quest'energia è detta anche aura da combattimento. Può variare per colore o dimensione, ma alla fine c'è sempre! Al piano di sotto c'è Junior che vi può confermare tutto ciò!»
«Ha ragione Ranma» intervenne Ryoga. «Non è del tutto nuova come teoria.»
«Lo so che circola da anni, ma nessuno gli aveva mai dato un nome così importante come me!»
«E per dirla tutta, anche io e Ryoga siamo in grado di farlo» affermò Ranma. «Solo che non c'era abbastanza spazio o tempo per metterlo in pratica!»
«Ah, capisco... non c'erano le condizioni giuste!» commentò Nicola.
Una volta chiarito il dubbio del turista italiano, che nel frattempo si era allontanato dal luogo dello scontro, i due combattenti ripresero la loro lotta.
«Pronto Ryoga?» avvisò Ranma, mettendosi in posizione d'attacco. «Ti sconfiggerò in un baleno!»
«Neanche per sogno, Ranma!»
«E allora riprendiamo!!!»
«Aspetta un minuto!» esclamò Ryoga, mettendo una mano davanti a lui per segnalare al suo avversario di fermarsi.
«Che ti prende adesso?» domandò il ragazzo con il codino, leggermente innervosito.
«Mi stavo domandando una cosa...»
«E cioè?!?»
«Per quale motivo abbiamo iniziato a combattere, stavolta?»
Quando Ryoga finì la frase, in tutto l'ambiente cadde un imbarazzante silenzio. Erano così impegnati a combattere che si erano completamente dimenticati il perché della loro lotta e per un bel po' si fissarono a vicenda, come se avessero compiuto una grossa stupidaggine.

A poca distanza da quella scenetta demenziale, Nicola stava finalmente per rientrare nella sua camera d'albergo. Era da stamattina che non aveva trovato un attimo di riposo, ma purtroppo per lui qualcosa di particolare stava accadendo proprio aldilà della porta...
All'inizio Nicola aveva sentito una voce familiare sussurrare qualcosa e immediatamente pensò che si trattava di Enrico, rientrato dalla sala massaggi, ma subito dopo si accorse che in realtà le voci all'interno della camera erano due. A quel punto l'italiano aprì leggermente la porta e notò che la luce della stanza era tenue, a malapena si riusciva a distinguere i contorni degli oggetti. Poi sentì alcuni lamenti vicino al letto di Enrico, su cui erano sedute due persone. Erano una di fronte all'altra e alla fine capì cosa stava succedendo, dopo aver intravisto una schiena femminile nuda: Enrico si stava baciando in maniera appassionata con una ragazza e la cosa non sembrava finire lì!
Quasi pietrificato da quella vista e con gli occhi spalancati, Nicola lasciò correre la porta e fece entrare un po' di luce nella stanza, fatto che non disturbò per niente i due innamorati. Ma la reazione del ragazzo attirò l'attenzione di Ranma e Ryoga, che erano rimasti in zona.
«E adesso che ti prende? Hai visto un fantasma?» domandò il ragazzo con il codino.
«Siamo su "Scherzi a parte", vero?» chiese Nicola, rimanendo fisso con lo sguardo.
«Perché? Cos'è successo?»
«Una cosa incredibile!»
Incuriositi dalle parole di Nicola, i due ragazzi si avvicinarono alla porta e anche loro reagirono come aveva fatto in precedenza il turista italiano. Tutto quel movimento richiamò l'attenzione della ragazza che stava baciando Enrico, che appena vide il piccolo gruppo iniziò a gridare a squarciagola. Era Saeko, la cameriera che Nicola ed Enrico avevano incontrato il primo giorno.
«Zitta!!!» esclamò Nicola agitato. «Vuoi che ti sentano tutti?»
«Siete dei maiali!» ribatté Saeko, coprendosi velocemente con il kimono che in precedenza si era levata.
«E tu che ci fai nella nostra camera?»
«Bhe, aveva finito da poco il suo orario di lavoro e...» accennò Enrico, ma fu subito bloccato dal suo compare.
«Tu non dovresti neanche aprire bocca! L'hai già usata per mettere due metri di lingua nella bocca di quell'altra!»
«Che ti prende? Sei geloso per caso?»
«Io?!? Non diciamo stronzate!»
«Dalla reazione mi sembra il contrario!» commentò Saeko. Ma la risposta di Nicola fu immediata.
«La questione è un'altra: avevamo deciso che prima di dormire, dovevamo preparare le valigie per domani!»
«Ancora con questa storia? La faremo più tardi» affermò Enrico.
«Col cavolo che la faremo più tardi! Sono stanco morto e ho solo voglia di andare a dormire, a differenza tua che di energie da spendere ne hai parecchie!»
«Non è giusto!» lamentò Saeko. «Domani voi due partite e non ci potremo più vedere, Enrico...»
«Lo so!» ammise quest'ultimo. «Ma questo vuol dire che non ci rivedremo più! E poi lasciare una fanciulla senza nemmeno salutarla è crudele.»
«Oh, come sei romantico!»
«Secondo me tra voi due non può funzionare!» intervenne all'improvviso Nicola.
«E perché?» domando Enrico.
«Perché all'inizio le ragazze cercando sempre il ragazzo gentile, educato, romantico...»
«Proprio come te!» rispose Saeko indicando Enrico.
«Ma poi alla fine si fidanzano con uno bastardo, impassibile e che le ignori quasi totalmente!»
«Uno come te?» chiese Enrico.
«Bhe, più o meno siamo lì!»

Mentre succedeva tutto ciò, con Ranma e Ryoga che erano rimasti immobili e in silenzio a guardare l'andamento di quella scenetta un po' romantica, un po' nonsense e parecchio demenziale, al piano di sotto Suon e Genma avevano sentito ogni dettaglio. Come al solito, i due stavano giocando a scacchi giapponesi sulla scacchiera che si erano portati da casa.
«Certo che hai nostri tempi era diverso...» commentò il baffuto Suon, muovendo uno dei suoi pezzi.
«Era tutto più silenzioso, non è vero Tendo?» chiese Genma.
«Certamente, mi caro Saotome!» rispose il padre di Akane. Poi aggiunse: «Non ci provare nemmeno a spostare quel pezzo... te l'ho mangiato due minuti fa!»
«Dannazione, mi ha scoperto!» mormorò quell'imbroglio di Genma.


Continua...

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Capitolo 15
*** Ed ecco, finalmente, la fine! ***


Capitolo 15 - Ed ecco, finalmente, la fine!

La prima sensazione che provarono i due turisti italiani, una volta scesi da letto, fu che il tempo era passato molto velocemente. In loro era ancora vivo il ricordo di quando erano arrivati al centro termale, quasi non si erano accorti che erano già trascorsi cinque giorni dal loro soggiorno. Con una certa tristezza, quella mattina Nicola ed Enrico si prepararono a partire e prima di fare colazione, diedero un'ultima occhiata alle loro valigie.
«Mi raccomando Enrico!» avvisò il suo socio. «Non combinare casini come al tuo solito!»
«Me lo hai già ripetuto un milione di volte, basta! Me lo hai detto pure appena alzato, quando chiunque avrebbe detto buongiorno!»
«L'ho fatto solo perché ieri sera eri piuttosto occupato...»
«Ah! Molto spiritoso!»
«E ricordati anche la regola che ci siamo imposti prima di partire...» affermò Nicola, agitando l'indice.
«Quale?»
«Non provare a portarti a casa dei "souvenir delle terme"! Sennò dopo ci criticano sul fatto che siamo i soliti turisti che rubano negli alberghi.»
«Mi sembra più che giusto!»
«O almeno bisognerebbe farlo con moderazione, no?»
«Esattamente!»
In seguito a quella discussione, Nicola fece una veloce visita nel bagno della camera, da cui prese un paio di accappatoi completamente bianchi. Con molta naturalezza, li mise entrambi in valigia.
«Io mi sarei limitato a qualcosa di più discreto...» commentò Enrico.
«E che me ne facevo di due bagnoschiuma in valigia? Ne ho già troppi a casa!» ribatté Nicola. «E poi, se noti, sono quasi identici a quelli di Akatsuki. Gli mancano solo le nuvole rosse!»
«EH?!? Ma che stai dicendo? Le divise dell'Akatsuki sono nere, non bianche!!!»
«Sì, le divise dell'Organizzazione Alba sono nere... ma gli accappatoi sono bianchi! Sennò come farebbero a distinguerli?»
«Ah, questa non la sapevo...»

Dopo aver fatto colazione, i due turisti erano ormai pronti a partire e con passo lento scesero le scale e si avvicinarono all'uscita. Ma quando passarono per la hall del centro termale, i due si accorsero che un piccolo gruppo di persone era venuto a salutarli: si trattava dell'Autista e di Saeko, dietro i quali spuntava anche la figura della signora Shizukana. Sembrava che la proprietaria delle terme fosse tornata così presto giusto per salutare i suoi ex-clienti.
«Non me lo aspettavo questo comitato d'addio...» commentò Nicola, che avrebbe preferito di gran lunga un'uscita più discreta.
«Non sarebbe stata giusto lasciarti andare via così, senza dirti nulla!» intervenne l'Autista, sempre con gli occhiali scuri indosso. «E poi la tua presenza è stata piuttosto "attiva", non ti pare?»
«Forse fin troppo... ed era per questo motivo che volevo andarmene in silenzio!»
«Bhe, almeno hai dimostrato di avere del senso di colpa, signor Bivio!» affermò la signora Shizukana.
«Ed io cosa dovrei dire a riguardo?» disse la cameriera, quasi con le lacrime agli occhi mentre guardava Enrico. «Io...»
D'istinto il socio di Nicola mollò la valigia e si avvicinò a Saeko per abbracciarla, sperando così di consolarla un po'. Sussurrò: «Non è bello vedere una ragazza piangere...»
«Va bene, la smetto.»
«Ci mancava anche il momento drammatico in cui i due amati si separano!» intervenne Nicola, sbuffando vistosamente.
«Eddai!» esclamò l'Autista. «Lo so benissimo che anche tu vorresti salutarci come si deve. Ti conosco... siamo della stessa pasta, noi due!»
Dopo aver sentito quelle parole, anche Nicola abbandonò il suo bagaglio e corse incontro all'uomo vestito di nero per abbracciarlo. A differenza di quello visto in precedenza da Enrico e Saeko, questo era nettamente più robusto.
«Ogni tanto bisogna sfogarsi, no?» chiese l'Autista.
«Già! Anche se entrambi facciamo parte del "club degli inca**ati perenni", ogni tanto dobbiamo lasciarci andare!» rispose Nicola. «Tutti hanno un limite di sopportazione!»
«Il tuo però è veramente basso...» affermò Enrico.
«Zitto, socio!!! Non ho chiesto il tuo parere!»

Con il sole alto nel cielo, in quel momento completamente azzurro, i due turisti uscirono dalle terme e lentamente ripercorsero il sentiero di ghiaia che collegava il centro termale alla strada. Avendo ancora qualche minuto a loro disposizione, il pullman che dovevano prendere sarebbe passato qualche minuto più tardi, Nicola ed Enrico si fermarono qualche secondo per dare un'ultima occhiata alle terme, emettendo quasi all'unisono un sospiro carico di malinconia. Sulla porta d'ingresso, nel frattempo, si affacciarono Saeko e la proprietaria del centro termale. La cameriera ormai non riusciva più a trattenere le lacrime.
«Ho avuto appena il tempo di conoscerlo e adesso se n'è andato... non è giusto!!!» lamentò, mentre la signora Shizukana gli passava un fazzoletto.
«Ti capisco. Anche a me era successa la stessa cosa, quando avevo la tua età. Purtroppo poi non l'ho più rivisto!»
«Che schifo di consolazione!!!» ribatté Saeko, asciugandosi gli occhi.
«Lo so, ma di una cosa sono sicura: se il fato lo vorrà, voi due potreste rivedervi un giorno... il mondo non è così vasto, dopotutto!»
«Lo spero...»
Intanto dall'altra parte Enrico fu richiamato per l'ennesima volta da Nicola, che lo incitò a muoversi. Nonostante fossero in anticipo sull'orario del pullman, voleva evitare qualunque rischio per perderlo.
«Dai, muoviti! Non ho voglia di trascinarti con me, la mia valigia basta e avanza come peso da portarmi in giro!»
«Ah, niente d'importante...» mormorò Enrico. «Però stavo pensando ad una cosa...»
«E cioè?»
«Visto che ci siamo trovati bene qui, nonostante la nutrita presenza di ospiti dell'ultimo minuto, perché non ci torniamo la prossima volta?»
Davanti a quella risposta Nicola inchiodò con lo sguardo il suo socio, come se avesse detto la più grande eresia di questo mondo. «Lo stai dicendo sul serio?»
«Bhe, ecco... tutto sommato ci siamo divertiti, no?»
«Lasciamo perdere Enrico... lasciamo perdere!»



Fine



E la mia fan-fic si chiude qui, gente! E' stata un po' più lunga di quanto previsto, nel senso del tempo impiegato a scriverla, ma alla fine sono riuscito a completarla. Avevo in mente anche di inserire un capitolo speciale, un "memorandum" in cui mettere in breve le dieci teorie che ho esposto durante la storia. Se vi è piaciuta, leggete e/o commentate le mie altre storie simili! ("Mediaset occupata!" ad esempio o le altre che ho postato sul sito.)
Prima di chiudere, ringrazio chi ha seguito questa storia, anche se sono stato un po' incostante con gli aggiornamenti, ovvero Kiki_Lovely, Cullen96 e Gersha86.
Spero che vi siate divertiti... alla prossima!!!

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