Padri

di tanya_94
(/viewuser.php?uid=922493)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A modo tuo ***
Capitolo 2: *** Da adesso in poi ***
Capitolo 3: *** Fiore di maggio ***



Capitolo 1
*** A modo tuo ***


Sarà difficile diventar grande prima che lo diventi anche tu

 

George entrò nella stanza cercando di fare meno rumore possibile. Angelina era sdraiata nel letto e dormiva, i capelli tirati indietro sul cuscino, l’espressione serena.

Aveva faticato nelle ore precedenti e i dolori del parto erano ancora un’ombra su i suoi lineamenti gentili.

George si sedette su una poltrona rosa che era posta proprio affianco al letto e osservò sua moglie. 

Erano anni che si chiedeva perché lei, dopo la morte di Fred avesse scelto proprio lui. Aveva provato a darsi mille risposte, una meno probabile dell’altra, e alla fine arrivò alla conclusione che, probabilmente, lei lo avesse scelto perché lui era l’esatta copia del suo gemello, solo con un orecchio in meno. 

Era convinto che quella giustificazione fosse piuttosto frustrante, quindi decise che non ci avrebbe più pensato e si sarebbe concentrato solo su quello che aveva fatto innamorare lui di Angelina: il suo sorriso e la sua spontaneità… le sue labbra… e i suoi seni.

Un leggero lamento proveniente da una culla di legno chiaro al lato opposto della stanza attirò la sua attenzione. George si alzò e raggiunse la bambina che, nonostante le sue supposizioni, stava ancora dormendo beatamente. Era la copia esatta di Angelina, ma con la pelle molto più chiara. Un sorriso involontario della bambina fece balenare nella mente di George un pensiero che aveva cercato di nascondere per i nove mesi di gravidanza.

Sarebbe stato capace di essere padre?

Non si era mai immaginato in quel ruolo. Amava i bambini, amava i suoi nipoti e amava essere per loro lo zio con il quale divertirsi e fare disastri. Ma essere padre non era questo. Non era divertirsi e fare disastri. Era responsabilità, era crescere. George sorrise e pensò tra sé che lui non aveva mai desiderato crescere, almeno fino ad allora. Pensò che lui non sapeva nemmeno da dove iniziare per crescere.

La piccola nella culla iniziò a piangere e per quanto le sue mani stessero tremando, lui la raccolse e se la strinse al petto.

Subito la bambina si calmò e iniziò a respirare profondamente, appoggiata a lui.

George si avviò verso la poltrona rosa e vi si sedette nuovamente.

Cullava piano sua figlia e l’accarezzava.

D’improvviso i suoi pensieri presero voce.

“Se solo fossi qui a vedermi, Freddie! Io padre, ma ci pensi? La mamma, fino a un paio di anni fa, continuava a mandarmi gufi per ricordarmi di farmi la doccia e adesso sarò io a dover ricorrere Roxanne per casa per obbligarla a infilarsi in vasca.

Credo che Angelina sia un po’ preoccupata, lo sai?  Poco dopo la nascita della bimba mi ha detto che adesso con due bambini per casa sarà sicuramente più difficile.

Ma in realtà sono preoccupato anche io… Se poi scopriamo che io non sono capace di fare il padre? Mica posso rimandarla indietro? 

Come farò a sgridarla quando farà qualche disastro? A me verrebbe da aiutarla, non da sgridarla…

La verità, Fred, è che George Weasley deve crescere. 

Ma farlo con te sarebbe stato sicuramente più facile… E più divertente!”

Una lacrima rigò le guance di George e cadde sulla manina di sua figlia.

George la tolse delicatamente con il pollice.

Rivolse lo sguardo a Roxanne e, in un sussurro, le disse: “Sarà difficile, ma ti prometto che crescerò… prima di te!”


ANGOLINO DELL' AUTRICE :)
Ciao!
Inauguro oggi questa nuova raccolta, primo protagonista: George :)
Aspetto i vostri commenti :)

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Da adesso in poi ***


So solo che ti dirò vale la pena vedrai, da adesso in poi.

Hermione probabilmente si era addormentata e gli dava le spalle.

La linea pronunciata dei suoi fianchi era sottolineata da una camicia da notte aderente.

Ron scivolò sui fianchi della moglie con la mano sinistra e poi la portò sul ventre della donna.

Ancora non poteva crederci che lì stava crescendo suo figlio. 

Sorrise ripensando al momento in cui Hermione lo aveva informato della notizia, qualche ora prima. Era stato come se il suo cuore si fermasse e poi esplodesse in un fuoco di gioia.

Non aveva mai provato una sensazione simile in vita sua, anche se di motivi per dirsi fortunato ne aveva davvero tanti: una famiglia che , nonostante le difficoltà, l’aveva sempre circondato di amore, un matrimonio ben riuscito con la donna della quale si era innamorato da ragazzino, un buon lavoro e un migliore amico con il quale condividere le chiacchiere serali davanti a una burrobirra.

Ma quella gioia totale era inedita, per lui. Come inedito era quel tremore impercettibile delle sue dita a contatto con il ventre ancora piatto di Hermione.

Improvvisamente sentì il bisogno di parlare, come se il bambino potesse già ascoltarlo e capirlo.

Lo fece in un sussurro, perché desiderava ardentemente che quel momento fosse solo loro, suo e del bambino. 

“Hey, ciao! Sono il tuo papà, mi chiamo Ronald, ma tutti mi chiamano Ron, tranne la tua mamma e la mia quando sono molto arrabbiate con me.

Chissà cosa starai pensando ora? Che ti deve essere andata proprio male se ti è capitato un padre che sente il bisogno di parlarti alle tre di notte. 

Però, sai, io ho sempre pensato che un bambino prima di venire al mondo ha un po’ di paura e allora volevo dirti queste cose.

Vale la pena. Vale la pena venire al mondo, vivere, avere qualche delusione.

Vale la pena sopportare le lamentele della dona che ami, vale la pena rischiare dimorare per il tuo migliore amico, vale la pena stare vicino a tuo fratello anche se non ami molto il tuo lavoro, ma solo per vederlo sorridere un po’ e non fargli pensare troppo a Fred, vale la pena di fare tutto ciò.

Di avventure il tuo papà ne ha avute tante (anche se in realtà è tutto merito, o colpa, dello zio Harry) ma sono certo che questa che tra un po’ inizieremo insieme, sarà la più bella.”

Ron sospirò profondamente e poi riprese a parlare.

“Queste cose volevo dirtele e avevo bisogno i farlo ora. beh, adesso… Buonanotte!”

La mano di Ron si spostò da Hermione e lui si girò sotto le coperte dando le spalle alla moglie.

Passarono appena una decina di minuti e il ragazzo si addormentò sereno, respirando profondamente.

Dall’altra parte del letto Hermione sorrise, passandosi una mano sul ventre.

Era certa che Ron sarebbe stato un padre fantastico e questo bastò a rassicurarla dai dubbi che la tenevano sveglia. perché, anche se non voleva darlo a vedere, lei era terrorizzata all’idea di diventare madre. Perché per essere madre non servono a nulla i libri e lei, da sempre, senza libri si sentiva persa. 

Si voltò prese la mano di Ron e la strinse: amava dormire tenendo la sua mano.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fiore di maggio ***


Tu che sei nata dove c’è sempre il sole, su di uno scoglio che ci si può tuffare e quel sole ce l’hai dentro al cuore, sole di primavera, su quello scoglio a maggio è nato un fiore.

 

Era seduto di fronte al mare e osservava le onde che giocavano a rincorrersi, nel cielo volavano due gabbiani che cantavano e sembravano volersi unire alla sua gioia. 

Il sole di maggio era caldo e un piacevole vento spettinava i capelli e i pensieri.

Bill perse il suo sguardo all’orizzonte per qualche minuto e poi lo posò sul diario che teneva tra le mani, un quadretto rilegato in pelle di drago, con le pagine di pergamena gialla, scritte solo per metà. 

Si sentiva strano e un po’ ridicolo: un giovane uomo non dovrebbe tenere un diario segreto, si era ripetuto più volte che quelle erano cose da ragazzine, ma la verità era che lui non poteva fare a meno di scrivere. Riportare  le sue emozioni su quel diario, dava loro un senso, lo aiutava a capirsi meglio e in certi momenti Bill aveva davvero un disperato bisogno di capirsi, anche solo per qualche istante. 

Aveva iniziato a tenere un diario due anni prima, proprio quando la guerra magica stava diventando sempre più spietata e i suoi pensieri sempre più confusi, altalenanti e indecifrabili. Aveva iniziato a scrivere per consegnare alla carta le sue memorie nel caso in cui lo scontro tra Ordine e Mangiamorte non lo avesse risparmiato, ma ben presto aveva capito che quell’attività risultava una vera e propria medicina per la sua anima, strappata e dolorante, dopo quei mesi vissuti in clandestinità e terrore. 

Bill aprì il diario, intinse la piuma nel calamaio e iniziò a scrivere, con la sua calligrafia stretta e appuntita.

 

2 Maggio 2000

Oggi è nata la nostra bambina! La prima Weasley dai capelli biondi…

La nostra piccola Victoire ha deciso di nascere proprio oggi, nell’anniversario della Battaglia di Hogwarts, ed è bello sapere che lei non vivrà mai il dolore di quei mesi.

La prima cosa che la bambina ha visto solo stati i raggi del sole, un raggio di luce l’ha illuminata proprio nel momento in cui ha emesso il suo primo vagito.

Victoire è stata concepita in un caldo pomeriggio di agosto, dove il sole splendeva alto nel cielo,  proprio su quello scoglio dove i raggi rimangono per più tempo.

Victoire è nata in una tiepida mattina di inizio maggio, dove il sole gioca con le onde del mare e le fa brillare di una luce intensa, come brillano gli occhi della nostra bimba.

Victoire ha i capelli dello stesso colore del sole, di un biondo acceso e gioioso.

Fleur mi ha confidato che pensa che somigli più a me, ma io non sono d’accordo. Di me ha preso solo gli occhi, per il resto è la copia esatta come la madre. Ha i suoi stessi lineamenti delicati.

Quando sono uscito di casa Fleur stava allattando la bambina e non ho potuto fare a meno di pensare a quanto io sia un uomo fortunato: Fleur è la compagna migliore che potessi desiderare, Victoire il regalo più bello che abbia mai ricevuto.

 

Un vociare allegro alle spalle di Bill attirò la sua attenzione: un gruppo di teste rosse si stava avviando verso l’ingresso di casa sua, segno che la sua famiglia aveva ricevuto il loro gufo, ed era finalmente arrivata a conoscere la bambina.

Sapeva che sua madre avrebbe portato scompiglio nel microcosmo che Fleur aveva creato tra lei e la bimba e che nemmeno lui aveva osato rompere, poco prima.

Sapeva che sua moglie si sarebbe arrabbiata a morte per questo, ma che, tutto sommato, avrebbe deciso di lasciar correre, per non dare un dispiacere a lui. 

Ginny e Harry chiusero la fila ed entrarono per ultimi nella casa. Quello fu il segnale per Bill che anche lui avrebbe dovuto rientrare.

L’uomo richiuse il diario, si alzò e si tolse la sabbia dai pantaloni color antracite.

Diede un’ultimo sguardo all’orizzonte, dove lo scoglio sul quale era stata concepita Victoire brillava dell’oro del sole.

Bill si volto e camminò lentamente verso la porta di ingresso di Villa Conchiglia, ornata da un grosso fiocco rosa.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3615657