Se mi vedi, non amarmi

di Lily and the books
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quando tutto sembrava normale ***
Capitolo 2: *** Quando ti ho visto ***
Capitolo 3: *** Quando mi hai visto davvero ***
Capitolo 4: *** Quando abbiamo mangiato caramelle gommose ***
Capitolo 5: *** Quando siamo stati lontani ***
Capitolo 6: *** Quando pioveva ***
Capitolo 7: *** Quando abbiamo avuto paura - Fine ***



Capitolo 1
*** Quando tutto sembrava normale ***


Sta suonando la sveglia, ma non mi va di alzarmi. Dormivo così bene... Socchiudo appena gli occhi e subito dopo li spalanco sbalordita. Soppeso l'idea di stare ancora sognando, ma no, non può essere. Sono sicura di aver visto, nel sottile cono di luce che entra dalle fessure della tapparella, la sagoma di un uomo. A giudicare dalla corporatura, era giovane e stava seduto ai piedi del mio letto con le spalle leggermente ricurve e mi è sembrato che avesse il volto rivolto nella mia direzione, o almeno credo. I contorni di quell'ombra stanno già svanendo, inondati dalla luce del mattino e dal profumo di pane tostato che arriva dalla cucina. Lascio scivolare i piedi fuori dal letto e indugio un istante, deliziata dall'abbraccio morbido del tappeto. Camminando a piedi nudi sul parquet vado a spalancare la finestra e mi affaccio. Luglio sembra essere esploso come un barattolo di vernice e ha inondato ogni cosa. Mi basta riflettere un secondo per capire perché il cielo oggi sia così straordinariamente azzurro: oggi è il primo giorno di vacanza! Guardo di traverso la sveglia sul comodino e mi rimprovero di essermi dimenticata di disattivarla. E così sono le sette e qualcosa. Avrei potuto dormire di più ma ora non ne ho neanche voglia, a svegliarmi del tutto è bastata l'idea di essere libera da ogni impegno. Sistemo le lenzuola alla bell'e meglio, mi raccolgo i capelli in uno chignon spettinato e vado a sedermi mollemente su uno sgabello in cucina, dove la mamma mi ha preparato una colazione speciale.  Lei sta riordinando i piatti puliti nei pensili, muovendosi a ritmo di tango. La faccio un segno con la testa e lei abbassa il volume dello stereo e smette di canticchiare: «Buongiorno tesoro. Come mai già sveglia?» Sorrido: «Com'è possibile che sai meglio di me quando ho le vacanze?!» Nonostante mi stia dando le spalle, mi rimprovera per avere parlato a bocca piena. Sbuffo in modo teatrale: «Dai, mamma, sono in vacanza!»

Dopo pranzo corro a prepararmi per il primo pomeriggio di shopping della stagione con le mie amiche. Mi sento davvero bene in pantaloncini e canotta. Arrivo al solito posto quasi in orario e vedo corrermi incontro Bea. Mi saluta col fiatone e si sposta un ricciolo corvino dagli occhi. Ci sediamo su un muretto ad aspettare e ci scambiamo i soliti convenevoli. Dopo un abbondante quarto d'ora vediamo arrivare anche Giulia, ovviamente in ritardo, ma sempre perfetta dalle unghie smaltate di azzurro alla coda di cavallo.

Sembriamo uscite da un telefilm americano, tutte e tre con un frappé in una mano e un bel po' di sacchetti e pacchettini nell'altra. È tutto perfetto e non me la sento di raccontare lo strano episodio di questa mattina, eppure continuo a pensarci e non riesco a trovare una soluzione convincente, se non che io stia impazzendo.

In ogni caso, archivio la faccenda come un momento di confusione causato dallo stress degli esami di maturità e passo la settimana seguente nell'ozio, fra maratone di serie tv, pomeriggi di shopping, nuotate solitarie al mare, falò sulla spiaggia.

***

Questa volta ho rischiato davvero di farmi scoprire. Ero lì accanto al suo letto che la guardavo dormire e mi sono completamente perso nei suoi lineamenti sereni, le labbra socchiuse, quasi a richiamare un bacio. ≪Agata≫ sussurro il suo nome per l'ennesima volta, sospeso sul tetto della sua casa, nascosto alla vista. Se potessi le darei quel bacio; mille e più volte negli anni ci ho pensato, mi sono anche avvicinato al suo viso mentre dormiva, quasi sfiorando le sue labbra con le mie, ma la realtà delle cose riesce sempre ad abbattersi su di me come una pugnalata, a ricordarmi che sono diverso e non potrò mai averla. A ricordarmi che ormai sono morto.

 

 

 

Nota dell'autrice: Comincio subito scusandomi con "i miei venticinque lettori". La storia è ancora un po' campata per aria, non si capisce niente e non sono neanche in grado di scrivere una presentazione decente, perché non ho ancora definito del tutto la trama.

 In questo capitolo stiamo cominciando a conoscere i nostri due protagonisti: Agata e il personaggio misterioso (tranquilli, si rivelerà meno creepy di come sembra!) C'è qualcosa che dovrà essere svelato e che sconvolgerà parecchio le cose.

 È una storia che ho in mente da anni e ci sono davvero affezionata, quindi spero che la apprezzerete almeno un po'.

A presto!

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Capitolo 2
*** Quando ti ho visto ***


É venerdì e sono felice! Fra una settimana sarò su un aereo verso la Grecia e sono preda di una agitazione costante. Vorrei già preparare i bagagli, ma mi rendo conto che sarebbe assurdo, e abbattuta dalla mia stessa razionalità, mi siedo a gambe incrociate sul letto e scribacchio una lista. Mi stanco presto e mi metto a giocare distrattamente con la matita. Dal comodino mi osservano gli occhi chiari di mio padre, ritratto in una delle mie fotografie preferite. Ha una faccia buffissima, perché è stato immortalato mentre da piccola mi imboccava, cercando di convincermi a mangiare le zucchine. Non ci è mai riuscito, le zucchine mi hanno sempre fatto schifo. Mi manca ancora, il mio papà e mi mancherà per tutta la vita. Quando è morto in seguito a un incidente avevo solo nove anni e non capivo perché in quel letto di ospedale non riuscisse a svegliarsi. Credo che andrò a portargli dei fiori prima di partire. Un soffio di aria tiepida mi accarezza la nuca e le spalle, mi guardo intorno ma non riesco a capire. La finestra è chiusa, come anche la porta e comunque non c'è vento fuori, come dimostrano le cime immobili dei pini marittimi che si scorgono oltre le persiane socchiuse. Una delle tante cose strane che mi stanno succedendo sempre più spesso: aliti di vento provenienti dal nulla, sussurri che sembrano chiamare il mio nome, ombre o improvvisi lampi di luce…
Squilla il telefono, e questa volta non me lo sono immaginato.  ≪Ehi Gulia!≫
Mi travolge con un fiume di parole ≪Allora? Che ti metti stasera? Io sono ancora in dubbio. Meglio stile da angelo sexy o eroina dark un po' troppo scoperta?≫
≪Mmh… perché entrambe le opzioni mi fanno pensare a una prostituta?≫
≪Daiii≫ il suo acuto mi massacra un timpano ≪Agata ti rendi conto che stiamo per andare alla festa più figa di sempre? Ti dico che Dobbiamo. Assolutamente. Farci. Notare!≫
Sorrido, anche se Giulia non mi può vedere ≪Forse… angelo sexy?≫ il mio tono non suona troppo convinto ≪E io, invece? Scegli tu. Quale dovrei mettere dei due vestiti che abbiamo preso insieme l'altro giorno?≫
≪Quello blu senza spalline, assolutamente! Passo da te con Bea questa sera. Baci baci baci≫
***
La guardo scatenarsi sulla pista da ballo, in quell'abito blu fin troppo corto e non riesco a smettere di pensare per un secondo a quanto sia bella. Vorrei ballare con lei, far scivolare le mani sulla sua vita sottile, su quelle forme delicate, più adatte al corpo di una adolescente cha al suo, ormai da donna. E così non riesco a trattenere un impulso che mi tengo dentro da anni. So che non dovrei farlo, che mi ero ripromesso di limitarmi a osservarla e a proteggerla senza farmi notare. E non so neanche perché mi si venuta questa voglia proprio adesso. Desidero solo che finalmente mi veda, solo per una volta, prima di tornare per sempre a nascondermi fra le ombre.
***
La festa è davvero fantastica e infatti balliamo da ore, io e le mie migliori amiche. Bea si sta divertendo, anche se, più che altro, la vedo impegnata a lanciare sguardi al ragazzo che le piace, il quale, finalmente, si decide ad avvicinarsi. Giulia invece è Giulia e ha passato la serata un po' a concedersi e un po' a ritrarsi dallo sciame di ragazzi che le si muove intorno. Decido di uscire a prendere un po' d'aria fresca sulla terrazza del locale. Il vento sa di sale e di alghe.
C'è un ragazzo mai visto prima che mi sta fissando. Lo noto subito perché è seduto sul parapetto e il mio primo pensiero è che possa cadere giù, ma anche perché è carino. Anzi, bello da paura, con quei capelli neri e spettinati e grandi occhi verdi. E il fisico… Si indovinano i muscoli ben definiti sotto la t-shirt grigia e la sua pelle olivastra sembra quasi luccicare. Ha un'aria vagamente familiare, che mi attrae, ma sembra che ci sia qualcosa che non va in lui. Mi avvicino facendomi largo tra la folla e quando sono nel punto in cui è… lui è sparito! Mi guardo intorno, mi affaccio pure dal parapetto, ma niente, è come evaporato nel nulla. Che scherzi mi sta facendo il cervello, ultimamente?
Per scacciare i pensieri rientro nel locale. Individuo un tizio che conosco, un ragazzo del mio liceo a cui piacevo qualche anno fa e lo invito a ballare.
 
 
 
Nota dell'autrice: Dunque, dunque… c'è ancora questo personaggio misterioso che ronza intorno alla nostra Agata. Non sappiamo ancora il suo nome, ma ora ha un volto. Vi autorizzo ad immaginarvelo più bello che riuscite, coraggio! Comunque, se avrete la pazienza di aspettare il prossimo capitolo, scoprirete chi è e cosa sta combinando.
Se avete pareri, critiche, consigli, apprezzamenti…lasciate una piccola recensione o contattatemi pure in privato.

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Capitolo 3
*** Quando mi hai visto davvero ***


Agata mi ha visto e, se fossi stato un ragazzo in carne ed ossa, sento che si sarebbe avvicinata per conoscermi. Dopotutto sarebbe plausibile che senta un legame nei miei confronti, dopo tutto il tempo che ho passato al suo fianco inosservato. E dopo che, in un certo senso, per un periodo c'è stato un posto per lei nel mio cuore. Come sempre sono accanto al suo letto e la guardo dormire. È un sonno agitato quello di stanotte, come mi accorgo dall'espressione accigliata del suo volto e dai lievi mugolii che le sfuggono dalla bocca. Le sfioro una guancia con la punta delle dita, illudendomi che quest'ombra di una carezza possa allontanare qualsiasi cosa la stia turbando questa notte.
***
Sono seduta in bilico sul parapetto. Sotto di me c'è lo strapiombo e il mare agitato. Una figura emerge dal buio e mi si avvicina. Ha il volto del ragazzo che ho visto in discoteca. Quando è ormai a pochi passi da me, mi accorgo che le lacrime gli bagnano le guance dorate. Si sporge verso di me, come per abbracciarmi, ma prima che il suo corpo entri in contatto con me, lui comincia a perdere consistenza, sembra che si sfaldi. Al suo posto rimane solo una nuvola di pulviscolo nell'aria. Per la sorpresa mi sbilancio e precipito verso le rocce.
Sono stesa in un letto che non conosco. In una stanza spoglia con i muri bianchi. Accanto a me c'è ancora lo stesso ragazzo. Mi guarda con una tenerezza immensa negli occhi Stai morendo, Agata≫.
Stai morendo, Agata. Le parole mi rimbombano nella mente, mentre mi sveglio di soprassalto. Era solo un sogno.
Però lui è ancora lì! Lo vedo ancora per qualche secondo, mentre si fa sempre più inconsistente, fino a sparire. L'istinto sarebbe quello di urlare, ma ho la gola stretta in una morsa. Mentre mi riprendo si insinua un dubbio in me. Potrei essere pazza, oppure… ≪So che puoi sentirmi. Chi sei?≫ la mia voce esce dalla gola in un bisbiglio strozzato, che non si sentirebbe nemmeno se tutto non fosse immerso nel più assoluto silenzio. Non arriva nessuna risposta, nemmeno un minimo segnale. Devo smetterla di farmi impressionare così.
≪Agata≫ questa volta non me lo sono immaginato. Qualcuno ha davvero pronunciato il mio nome!
Mi stringo nelle lenzuola più che posso.
≪Non ti spaventare, ti prego≫ mi sento dire, mentre il ragazzo ricompare nel punto esatto dove l'ho appena visto sparire. Come posso non essere spaventata a morte?
≪Chi sei?≫ insisto
≪Ciao sono Lucas. Ti devo spiegare un po' di cose≫
***
Le racconto tutto: Dieci anni fa avevo vent'anni e mi sembrava di avere il mondo sul palmo di una mano.  La corsa, la mia più grande passione, era diventata la mia carriera e da qualche parte nel mio futuro si prospettava persino un'olimpiade. Poi, come un fulmine a ciel sereno, era arrivata la brutta notizia. Il mio corpo non era all'altezza dei miei sogni, con una malformazione al cuore dovevo solo smettere di correre e aspettare il trapianto. Sospiro e le racconto anche quanto siano stati duri quei mesi in cui la mia occupazione principale era stare seduto vicino al telefono, temendo ad ogni squillo. Dopo qualche tempo si era trovato il donatore compatibile. ≪Peccato che qualcosa sia andato storto e sia morto qualche giorno dopo l'operazione≫ concludo.
≪Mi dispiace, Lucas≫ la sua voce è dolce e sincera ≪Quindi, in pratica, sei un fantasma?≫ Annuisco
≪Ma cosa c'èntro io con tutto questo?≫ mi domanda.
≪Ho una specie di… questione in sospeso. Quando mi sono svegliato dall'operazione ho deciso che avrei ringraziato i familiari del donatore, ma non ho mai fatto in tempo.≫ Mi fissa con quegli occhi scuri e confusi. ≪Agata, il cuore era quello di tuo padre.≫
***
A quelle parole il cuore salta qualche battito. Il cervello continua a gridarmi che non è possibile, che deve essere un sogno o un'allucinazione, ma dentro di me sento che è tutto vero. Le lacrime cominciano a rotolarmi sulle guance e a gocciolare dal mio mento. Lucas sembra esitare, poi mi abbraccia. Non è un vero e proprio tocco, quanto più una sensazione piacevole, che scalda l'animo. Non riesco a spiegarmi come quel corpo inconsistente sia, allo stesso tempo forte, solido, rassicurante.
 
 
 
Nota dell'autrice: Eccomi di nuovo! Se siete arrivati fin qui, primo: vi ringrazio; secondo: sarete ricompensati dai prossimi capitoli. Ho deciso dove andrà a finire questa storia e sono impaziente di scriverla.
Come avete potuto leggere, le cose si stanno mettendo in moto e ci aspettano momenti molto…carini (non posso dire niente di più, sorry!)
Non so se apprezziate la cosa, ma sto tenendo i capitoli (e l'intera storia) abbastanza brevi, ma frequanti, sia per non annoiarvi con dei papiri, sia perché essendo la prima fanfiction a capitoli che pubblico,voglio essere sicura di riuscire a gestirla. Visto che sto scrivendo anche altro che intendo pubblicare in futuro, mi piacerebbe sapere cosa pensate di questa modalità.
Grazie se mi state seguendo e a prestissimo.

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Capitolo 4
*** Quando abbiamo mangiato caramelle gommose ***


Nei giorni che seguono, ci conosciamo un po' meglio. Faccio in modo che Agata si abitui alla mia presenza, che impari a riconoscerne i segnali. Sono sincero con lei e faccio in modo che possa vedermi tutte le volte che non c'è il rischio che qualcun altro mi scopra e la avverto anche quando, più che altro per lasciarle l'impressione di avere i suoi spazi privati, mi allontano dalla sua stanza. In tali occasioni solitamente trovo un angolo tranquillo, faccio in modo di non essere visibile e rifletto su quello che sta accadendo. Non avevo pianificato che lei dovesse sapere della mia esistenza e adesso che è successo non riesco neanche bene a ricordare le motivazioni che mi hanno spinto a espormi così. Tutti i pensieri sono sovrastati dalla voglia di conoscerla. Sì, perché sono sempre stato con lei, eppure le sue idee, i suoi sentimenti, quello che ha dentro e che sceglie di comunicare a me fanno tutti parte di un terreno ancora sconosciuto e tutto da esplorare.
***
Per l'ennesima volta cerco di metabolizzare i fatti sforzandomi di essere razionale: c'è il fantasma di uno sconosciuto, che è vicino a me solo perché gli avevano trapiantato il cuore di mio padre e mi ha stalkerato per anni senza che me ne rendessi praticamente conto… Mi devo fermare perché sento che la razionalità sta per lasciarmi del tutto. Non ho ancora deciso se la presenza di Lucas mi spaventi, mi inquieti o un po' mi faccia piacere.
≪Ehi mi hai spaventata!≫ esclamo quando lo vedo comparire all'improvviso, seduto sull'armadio con le gambe a penzoloni.
≪Scusa. Che stai facendo?≫ Ha un'aria vagamente divertita, un bel sorriso serafico stampato in volto.
≪Devo fare la valigia. Hai presente, la Grecia e tutto il resto?≫ Mi alzo dal letto per mettermi all'opera. ≪Dovresti scendere da lì. Innanzitutto, mi metti in soggezione e poi mi serve l'armadio. Anzi, perche non mi dai una mano?≫
Balza giù agile, cadendo a una velocità impossibile, troppo lenta, come se per lui valesse una gravità differente. ≪Solo cose leggere però≫ è la sua risposta. ≪Mi chiedo a cosa servano tutti questi muscoli≫ si accarezza piano il bicipite con un ghigno malizioso ≪se poi non li posso usare≫.
Dopo innumerevoli chiacchiere e un po' di fatica, la valigia è pronta per essere chiusa e si sono fatte le quattro del pomeriggio.
≪E ora che si fa?≫ chiedo. Sono stesa pigramente sul letto e giro solamente la faccia nella sua direzione.
≪Andiamo a fare un giro? Ma ti avverto, è un appuntamento≫ ride lui.
Fingo di rifletterci: ≪Mh… dai, ci sto. Tanto ho l'impressione che non riuscirei a liberarmi facilmente di te, giusto?≫
La sua gioia alle mie parole è adorabile. Parte dagli occhi e si riversa in un sorriso enorme, per poi colorargli leggermente le guance di rosa.
Così Lucas si fa invisibile (mi appunto mentalmente di chiedergli come faccia) ed usciamo di casa.
Sulla strada passiamo davanti ad una bancarella di dolciumi. ≪Adoravo le caramelle gommose!≫ sento Lucas bisbigliare nel mio orecchio. Faccio un occhiolino per fargli capire che l'ho sentito, sperando che colga il segnale. Quindi mi avvicino al venditore e comincio a riempire un sacchettino di carta. All'inizio i suoi sussurri sono di protesta, ma poi comincia anche a darmi delle direttive: ≪Sì sì prendi anche quelle di liquirizia, mi piacciono! E i marshmallow≫. Quando ho selezionato un buon numero di dolciumi, sicuramente indegno di una ragazza di diciannove anni quasi adulta e matura, possiamo proseguire.
≪Ti ho portato in un posto speciale, non ci sono mai venuta con nessuno. Ho pensato che fosse abbastanza tranquillo, qui non rischiamo di essere visti≫ annuncio fermandomi in una radura su uno sperone di roccia. C'è un pino che protegge dalla calura estiva e la vista del mare e del porto è mozzafiato, almeno per chi, fra noi due, respira ancora.
≪Agata, devo confessarti una cosa. Qui ci sono già venuto tante volte con te. Mi piaceva guardarti leggere o ascoltare la musica e non volevo lasciarti quando, invece, eri giù di morale≫. Il suo dispiacere è sincero e il sorriso timido che ha sulle labbra non lascia spazio in me a nessuna forma di indignazione o fastidio. Dopo qualche secondo di silenzio conclude:≪ Possiamo dire che non è più solo il tuo posto, ma, in un certo senso, è il nostro posto≫. Nostro. Non riesco a decidere come mi faccia sentire questa parola.
***
Mangiamo caramelle fino al tramonto, mentre chiarisco tutti i dubbi di Agata riguardo alla mia condizione.  ≪Com'è stato quando… insomma quando ti sei accorto di essere quello che sei?≫
Sorrido un po' ripensandoci. ≪Ci sono rimasto male. Già ero appena morto ed è una bella seccatura, e poi invece di trovarmi spalancate davanti le porte del Paradiso, scopro che ero nel mio solito mondo, soltanto che non potevo agire fisicamente su di esso. Ho conosciuto qualche altra anima come me all'ospedale e ho finito per farci l'abitudine, a questa nuova vita. In effetti, ho scoperto anche degli aspetti positivi≫.
≪Per esempio?≫
≪Beh, quale adolescente non ha mai sognato il dono dell'invisibilità per spiare le ragazze mentre si cambiano in spogliatoio?≫
≪Vuoi dire che mi hai vista nuda?≫ Mi fulmina con lo sguardo, ma in fondo non ha l'aria arrabbiata.
≪Lo ammetto, solo qualche volta e…≫ mi zittisco perché mi dà uno spintone. O almeno ci prova, visto che la sua mano mi supera quasi come se io non ci fossi.
C'è esitazione nella sua voce quando mi chiede: ≪Ma tu non rimani qui per sempre vero? Cioè alla fine in paradiso ci vai sul serio, no?≫
≪Sul paradiso non ti so dire granché, ma sì, una volta estinto il mio debito con il mondo dei vivi morirò per davvero. Non so dirti cosà ci sia dopo o se c'è qualcosa, ma smetterò di esistere qui≫.
Il silenzio che segue parla a entrambi, perché forse un po' ci stavamo affezionando e l'idea che tutto ciò sia destinato a una fine, che sembra anche vicina, non piace a nessuno dei due.
 
 
 
Nota dell'autrice: Mi tocca già smentirmi. Per questo capitolo mi sono fatta prendere la mano ed è venuto ben più lungo del solito. Però ne sono abbastanza soddisfatta (correggetemi pure se sbaglio). Comunque, penso che i successivi torneranno a essere più sintetici, ma ovviamente non ne sono sicura.
Dopo gli inizi un po' caotici, in questo capitolo abbiamo capito che i nostri Agata e Lucas cominciano a starsi simpatici. E sappiamo tutti dove questo ci porterà, vero???
Si prospettano, in quest'ordine, un capitolo che definirei "di riflessione" e poi uno bello strong, se così si può dire. Su quest'ultimo non voglio anticiparvi troppo, ma sappiate che aspetto di scriverlo da quando ho iniziato a pubblicare.
Un'ultima cosa per chi mi legge dall'inizio: avete notato che ho cambiato il titolo. Quello che c'era prima era provvisorio, in mancanza di meglio e infatti era abbastanza penoso. Ora mi sembra un po' migliore, anche se non escludo la possibilità di cambiarlo ancora.
Mi sto dilungando troppo, quindi un bacio e al prossimo capitolo!

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Capitolo 5
*** Quando siamo stati lontani ***


≪Sei pronto a partire?≫ dubito che riuscirò a dormire molto questa sera, vista l'eccitazione che si è impadronita di me. Sono felice che ci sia Lucas con cui passare il tempo.
La sua risposta mi spiazza: ≪Agata, questa volta non vengo con te≫.
≪In che senso? Ma poi perché?≫
***
Perché? La risposta è insieme semplice e complicata. Il momento in cui il mio compito nel mondo sarà definitivamente concluso, pesa sui miei pensieri. E vorrei dirle, prima che sia troppo tardi, che nel corso degli anni ho finito col sentirmi sempre più legato a lei. Ma scelgo di non parlarne, come scelgo di non dirle che non era neanche nelle mie intenzioni che lei mi conoscesse. La vedo troppo emozionata per rovinarle l'umore con le mie malinconie e paure. ≪Sono piombato nella tua vita così improvvisamente. Ora voglio che ti goda la vacanza come se io non esistessi. Divertiti, sarò ancora qui tra due settimane≫ è l'unica risposta.
≪E puoi fare una cosa del genere? Come funziona?≫ mi chiede. Ha gli occhi di una bambina curiosa e le guance arrossate dall'emozione e del caldo.
≪Sarai tu, semmai, che non riuscirai a starmi lontana≫ le faccio un occhiolino e ridiamo insieme.
***
Per tutto il tragitto fino all'aeroporto lo sento vicino, anche se non posso vederlo, e quando saluto da lontano la mamma con la mano, una parte del saluto è dedicata a lui.
Bea e Giulia non smettono un attimo di parlare, mentre sbrighiamo tutte le pratiche per l'imbarco. Io invece sono un po' taciturna, sia a causa delle sole tre ore di sonno, sia perché so che un po' Lucas mi mancherà.
Ma ecco che una sensazione ben nota mi sorprende, proprio mentre siamo in coda per l'imbarco. È un movimento quasi impercettibile dell'aria sulla mia nuca. Sento che passa a sfiorarmi la guancia sinistra. Mi escludo per un momento dalla discussione che ha luogo accanto a me (Bea è dell'idea di fare la spesa, come prima cosa, mentre Giulia non vuole sentire ragioni per rimandare il primo bagno della vacanza) e mi godo il nostro saluto privato. ≪Ciao≫ sussurro, lo sguardo basso per non farmi notare. E poi succede qualcosa di ancora più inaspettato: il suo tocco si sposta sulle mie labbra. È un contatto fugace, delicato, ma bollente. Poi, senza esitazione lo sento allontanarsi.
≪ Ehi, tutto bene?≫ Bea mi riporta alla realtà ≪Hai detto qualcosa?≫
≪No, non ho proprio parlato≫ sorrido, per le tante diverse ragioni che ho per essere felice.
***
Un bacio! Chissà cosa mi sia preso? Ora, disteso sul divano del suo salotto, sono assalito dai dubbi. Non vorrei averla offesa, turbata, non vorrei aver anticipato i tempi. Ma se fosse stata l'ultima occasione e fossi già destinato ad andarmene prima della fine di queste due interminabili settimane?
Le domande si accumulano e i giorni passano senza che io abbia molte occupazioni migliori. A volte vado in giro nei dintorni, lungo la spiaggia o nella pineta. A volte la sera sto in compagnia silenziosa di Marisa, la madre di Agata, nonché moglie del mio sfortunato donatore, e della sua musica, principalmente latino americano. Non è neanche un genere che ami troppo, ma almeno riempie il tempo meglio del silenzio.
***
Il viaggio che avevamo preparato così a lungo si rivela un'avventura grandiosa. Siamo sempre in movimento, sempre a divertirci e a conoscere gente nuova. In effetti, stando un po' senza Lucas ho la sensazione di riprendermi la mia vita di prima, quando non sapevo ancora della sua esistenza.
La sera però, quando sono nel letto in attesa di scivolare nel sonno e le chiacchiere fra amiche si sono definitivamente spente, penso ancora a lui. Se fosse un ragazzo come un altro, non mi darei troppa pena. Lo conosco ancora da poco, potrei scrivergli dei messaggi ogni tanto, raccontare di lui alle mie migliori amiche, cercare di capire insieme a loro il significato di quello che è sembrato un bacio dato distrattamente. Eppure non c'è ombra di normalità in questa storia. La mia unica possibilità è tenermi occupata e pensarci il meno possibile e, in effetti, riesco a perseguire abbastanza stabilmente questo obiettivo.
Quando, però, l'aereo atterra, faccio quasi fatica a contenermi. So che lo troverò lì per me e ho voglia di parlargli, di raccontargli del mio viaggio e di cosa si sia perso, ma soprattutto voglio capire cosa significasse quel contatto fra le nostre labbra.  Vengo sorpresa da un senso di malessere, quando, invece, mi accorgo che non sento la sua presenza.
***
≪Mi hai fatto prendere un colpo!≫ mi sibila contro Agata quando mi trova in camera sua ≪Perché non sei venuto in aeroporto?≫
Faccio finta di non notare il fatto che si sia spaventata tanto, so bene il perché, ma non vorrei pensarci.
≪Dai, non te la prendere≫ le sorrido e il suo viso si rasserena, per riflesso. ≪Non volevo essere opprimente, tutto qui≫ Le accarezzo una guancia ≪Mi sei mancata, un pochino. Raccontami tutto≫.
E si lancia in un monologo infinito, tanto che credo che mi racconti letteralmente tutto.
 
 
 
Nota dell'autrice: Allora, com'è questo capitolo? Sicuramente è tornato più breve e "digeribile". Ci ho messo un po' a scriverlo, sia perché non mi riusciva, sia per impegni vari dovuti allo studio. Infatti non mi convince troppo. Ho voluto pubblicarlo comunque, perché la storia, in qualche modo, deve andare avanti. Magari in futuro farò una bella revisione, se lo riterrò opportuno.
Vorrei incoraggiarvi a lasciare una piccola recensione o a mandarmi un messaggio privato. Piuttosto ditemi che la storia fa schifo (spero di no…), siate impietosi, ma mi servirebbe molto avere un'opinione dai pochi che mi leggono.
Vi avviso subito che anche il prossimo capitolo avrà un po' di ritardo rispetto ai soliti tempi. Dovrebbe arrivare nel finesettimana/ inizio settimana prossima.
Mille baci ai miei lettori.

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Capitolo 6
*** Quando pioveva ***


Il temporale arriva come una benedizione, dopo che per tutto il giorno la luce scarsa e l'umidità ci hanno oppressi, sia fisicamente che mentalmente. Essendo saltati i programmi per la giornata, dopo una sveglia vergognosamente posticipata, ho passato il resto della mattinata a parlare su skype con Bea e Giulia, scorrendo con nostalgia le foto della vacanza appena finita, mentre Lucas se ne stava sdraiato sul mio letto a pensare a chissà cosa.

Ora, invece, il fresco della pioggia mi ha restituito la voglia di muovermi  ≪Che si fa?≫ chiedo a Lucas, seduto a gambe incrociate di fronte a me sul letto.

≪Dovremmo parlare di quello che è successo prima che partissi≫.

≪Quanto prima?≫ ammicco con un sorriso. Non credo di essere in grado di nascondere l'agitazione.

≪All'aeroporto. Sai, più o meno quando ci siamo baciati≫.

≪Lucas, sono passati quindici giorni, come puoi pretendere che mi ricordi?≫ Nel dire queste parole sorrido e mi sporgo un po' verso di lui, che fa lo stesso. È un bacio vero, intenso, un intreccio di lingue che lascia una scia di calore dalle labbra al mio stomaco in subbuglio. I movimenti di lui sono sempre leggeri, non può stringermi con la forza di un ragazzo un carne ed ossa, ma la sensazione delle sue mani fra i miei capelli è la stessa, se non più intensa.

≪E comunque eri stato tu a baciare me! Una mossa poco corretta, da parte tua≫ fingo di mettere il broncio e lui mi tappa la bocca con un nuovo bacio. Questa volta le sue mani vanno in esplorazione del mio corpo. Scendono lente lungo la schiena, sui glutei, poi percorrono le mie cosce più volte.

≪Possiamo…insomma…≫ pronuncia le parole sulla mia bocca, con il fiato corto.

Non rispondo, ma mi sfilo la maglietta, dando inizio a una catena di reazioni che ci lascia completamente nudi sul letto.

≪E ora che si fa?≫ non so se lui abbia esperienze. Le mie sono sicuramente limitate ad una con un ragazzo e zero con un fantasma.

≪Non lo so bene. Fammi provare una cosa≫ dice Lucas mentre lentamente disegna con le dita un percorso dal mio collo al basso ventre, passando in mezzo ai seni. ≪Stenditi e apri le gambe≫ Il suo tono autoritario mi fa immaginare che mi spingerebbe lui stesso in quella posizione, se solo il suo corpo immateriale glielo permettesse. Colgo un'immagine fugace del suo viso. È bello come non mai, i lineamenti rilassati, appena prima che il suo volto sia nascosto fra le mie gambe. Il piacere che mi dà è diverso da tutto. È come se partisse direttamente dai nervi, ancora prima che dal contatto, e quando raggiungo l'orgasmo, è una scarica di elettricità pura che mi scuote fino alla base del cervello.

Quando arriva il mio turno, mi sento un po' impacciata nel toccarlo, ho paura che possa sfuggirmi dalle mani, ma smetto di fare domande a lui e a me stessa, quando alla fine vedo la sua reazione.

***

Ancora senza fiato, fisso il soffitto. Agata è stesa al mio fianco sul letto, le dita intrecciate alle mie.

≪È stato bello, no?≫ mi chiede dopo un po' di minuti.

≪Dopo dieci anni di astinenza…≫ ridacchio, poi le sposto una ciocca di capelli dagli occhi e mi perdo a guardarla ≪Sul serio, è stato fantastico. Non credevo di poter sperare ancora in qualcosa, ma tu sei ancora più importante di qualsiasi cosa avrei sperato≫.

 

 

 

Nota dell'autrice: Aiutooo! Sto avendo un sacco di impegni che mi stanno spappolando il cervello. E la scrittura ne risente, sia perché non ho molto tempo da dedicarci, sia perché i risultati sono scadenti. Pensate che l'inizio era già scritto e ci è voluta una settimana per aggiungere un finale (abbastanza sottotono, tra l'altro).

Non ho mai scritto niente del genere, quindi non so se ho esagerato in un verso o nell'altro. Comunque, spero che apprezziate (almeno un pochino per il tentativo?).

Prima dell'arrivo del prossimo capitolo passerà un bel po' di tempo, ma giuro che lo scriverò. Nel mentre, se avete qualcosa da dire recensite e se state scrivendo qualcosa di interessante fatemelo sapere. Sarò felice di leggere anche le vostre storie appena possibile.

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Capitolo 7
*** Quando abbiamo avuto paura - Fine ***


L'estate si trascina un giorno dopo l'altro, nel torpore delle mattinate stesi al sole in spiaggia, nel sollievo di una doccia ghiacciata condivisa con la ragazza che ho visto crescere, nelle notti di coccole e in quelle che la guardo scatenarsi sulla pista a ballo, ubriaca di vodka lemon e di musica. L'estate si trascina e non sa che settembre la aspetta immobile, pronto a inghiottirla in un istante, con il primo soffio di vento e la prima nuvola che sporca il cielo. Vivo questa estate sospesa, forse l'ultima per davvero e mi illudo che possa durare in eterno.

È un pomeriggio come tanti, in cui stiamo chiusi nella camera di agata nella penombra, per nasconderci dall'afa e dal mondo. Sono completamente felice anche solo di guardarla negli occhi e parlare per ore.

Mi racconta dell'università che inizierà fra poco. Sarà un ottimo architetto, un giorno. È curiosa, ama la vita, sa dare agli altri esattamente quello che vogliono. Sono sicuro che costruirà qualcosa che renderà felici le persone, luoghi che ospiteranno le passioni più intime e intense della gente, posti che faranno stare bene.

***

≪Voglio che tu conosca le mie amiche≫ mi esce spontaneo dalla bocca.

Lucas mi guarda in modo interrogativo, ma non dice niente.

≪Sono fra le persone a cui tengo di più al mondo e mi dispiace mentire. E poi, secondo me, lo sanno già, sentono che c'è qualcosa di diverso e non vedono l'ora di conoscerti.≫

≪Agata, non se ne parla≫. Il suo tono è duro, mi spiazza, perché è la prima volta che glielo sento usare.

≪Non capisco perché debba fare così. Andrà tutto bene, non vedo il problema≫.

≪Non vedi il problema? Il problema è cosa direi, alle tue amiche? Ecco, questo è il mio fidanzato morto, che tra qualche giorno non esisterà più, approfittatene, finché siete in tempo≫.

La verità e la durezza delle sue parole scendono fra di noi come una lama gelata. Abbasso gli occhi e riesco solo a chidere: ≪Cosa intendi dire?≫

Il tono di Lucas si ammorbidisce: ≪Agata, senti, sappiamo entrambi come stanno le cose. Sento di aver fatto quello che mi mancava. So che sto per andarmene≫.

≪Lo so. Non volevo litigare. È che sono così felice che tu sia entrato nella mia vita… Presentarti a qualcuno ti avrebbe reso più reale≫. Sento altre parole agitarsi fra le costole. Ho la sensazione che non dovrei dirle ad alta voce, ma non ce la faccio ≪Mi sono innamorata di te, Lucas e non ho intenzione di lasciarti andare≫.

***

Nell'istante esatto in cui pronuncia quella frase, scatta qualcosa. La sensazione è quella di una corda, tesa costantemente per dieci anni, che di colpo si spezza con uno schiocco. Lo sento, comincerò a svanire davanti ai suoi occhi, in questo preciso momento.  ≪Ti amo anch'io≫ le sussurro e la bacio, con tutta l'intensità che riesco. Ma passano i minuti e niente sembra cambiare. Facciamo l'amore a lungo ed è più reale che mai.

≪Che ti succede adesso?≫ mi chiede Agata in una risata silenziosa. Le accarezzo la punta del naso.

≪Non lo so, ma voglio conoscere le tue amiche. Credo che rimarremo insieme un altro po'≫.

La tengo ancora qualche istante fra le mie braccia, le dita aggrappate alla sua schiena nuda, il  suo profumo infuso in ogni mia particella.

 

 

 

Nota dell'autrice: A te, che sei rimasto fin qui, grazie infinite! Questa è la fine della storia, o almeno della prima parte. Immagino un seguito, ma non l'ho ancora messo a fuoco e non mi sento pronta a scriverlo. Tuttavia ho già scritto qualcosa per un altro racconto che pubblicherò una volta finito.Giuro, mi sembra migliore di questo, per ora!

Rivedendo tutta la storia, mi rendo conto che non è all'altezza delle mie aspettative. Però mi è servita come un esperimento. Ho imparato che devo prendere tutto con più calma.

In umile attesa di qualche opinione, vi invio un grandissimo bacio di riconoscenza. A presto!

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