Colei che viene dal mare

di SolfatoDiLinfa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il vero nome della principessa ***
Capitolo 2: *** Tutto come prima, eh? ***



Capitolo 1
*** Il vero nome della principessa ***


Un tuono romba fuori dalla piccola casetta e mi fa tremare. Non sopporto quando i temporali si sviluppano senza il mio controllo, e perciò creo una nuvoletta sopra di noi che mette un po' a tacere il ticchettio della grandine sulle povere finestrelle.

"Mmh" sospira Marina, che nel torpore del sonno mi sta abbracciando. Non mi molla un secondo da quando abbiamo lasciato Santa Teresa. Io non mi sarei voluta fermare qui per la notte, considerando che Johnny e Sam sono là fuori da qualche parte, ma il temporale e la stanchezza di Clayton e della piccola Ella ci hanno fatto fare una sosta. Forse non è nemmeno una cattiva idea, perché sforzare i muscoli per uccidere Mog è davvero una delle mie attività preferite, ma fare un sonnellino ogni tanto aiuta.

I capelli scuri di Sette mi sfiorano i viso solleticandomi la guancia e, forse troppo sovrappensiero, li scosto. Sento i muscoli della ragazza contrarsi e poi staccarsi dall'abbraccio che prima mi cingeva. "Come mai sei sveglia?" Mi sussurra.
Certo, visione al buio. Non sarà stato difficile vedere i miei occhi aperti vagare inutilmente nell'oscurità. "Non riesco a dormire con il temporale là fuori".

"Oh andiamo... Potresti uccidere un esercito di Mog inferociti nel sonno e ti fai tenere sveglia da un temporale?" esclama divertita.
Non trattengo un sorriso, ma mantengo il mio sguardo pensieroso, perciò lei accende una piccola lampada usando la telecinesi, si strofina gli occhi e si siede accanto a me, che nel frattempo mi ero alzata dalla posizione distesa.

"Cosa succede?" mi chiede con un sussurro.
Mi manca John, vorrei dire, e mi manca anche Sam, e non sopporto l'idea di essere lontana da loro. Certo, sono forti e sanno cavarsela, ma ho imparato a contare solo su me stessa e li immagino sempre in pericolo, in mia assenza.
Mi volto verso Marina, che sta continuando a fissarmi preoccupata. "Nulla" cerco di sorriderle, ma non credo mi riesca bene, perché la sua espressione peggiora, e io torno a guardare dritto davanti a me.

"Come fai a sopportare tutto questo?" mi chiede poi, e capisco che la Marina dolce e debole è arrivata e usa questo lato di sé per farmi parlare. La osservo per un momento, e scopro che in realtà ha davvero bisogno di una risposta.
Appoggio la schiena sul muro e la prendo tra le mie braccia, tra cui si infila volentieri.
Come faccio a sopportare tutto questo? Bella domanda. "Il fatto è che non lo sopporto" le rispondo, dopo un po' di tempo. "Ogni momento di quiete e ogni notte rivivo gli stessi momenti, continuamente. Vedo me e Katarina assieme, vedo me e Quattro combattere, mi osservo mentre salgo su di un'astronave che mi porterà via dall'inferno per destinarmi ad un incarico più grande, che non sono certa di essere in grado di adempiere."

Mi accorgo che non sto più abbracciando la ragazza, ma è lei che mi stringe le braccia al collo e affonda il viso nella mia spalla, singhiozzando.
"Hey" le sussurro, avvolgendola con le coperte per non farle prendere freddo.
"Se non sei tu in grado di farlo, come posso portarlo a termine io?" bisbiglia con sforzo tra le lacrime.
"Cosa ti fa credere di essere inferiore a me?"
"Tutto"

Le porto il viso davanti al mio, e la guardo negli occhi asciugandole le lacrime con le mie dita e costringendola a calmarsi.
"Marina, colei che viene dal mare" sussurro e subito un sorriso di ringraziamento le compare sul viso, avendo notato il mio riferimento ad Hector. "Tu mi hai portata via da quel posto sana e salva. A cosa serve prendere a calci in culo un esercito di Mog se poi non ne esci vivo per constatare la tua grande vittoria? E poi, hai quasi un anno in più di me. E sette è maggiore di sei!"
Le ultime due battute, in particolare, sembrano rassicurarla un po'. Poi, però, torna alla carica.

"Tu sei stata addestrata. Sei una guerriera. La persona più forte che io abbia mai incontrato. Io non ho niente di tutto questo."
Di tutta risposta, alzo un braccio e contraggo il mio bicipite, che prontamente diventa duro come la roccia. "Questo non basta. Se il mio addestramento fosse sufficiente a questo punto non saremmo qui a piangere ma staremmo dormendo sotto il cielo stellato su Lorien. Ed è per questo che stiamo cercando tutti gli altri. Perché da soli siamo potenti... ma insieme, siamo imbattibili. E non esiste un pezzo migliore del puzzle, uno più importante o più bello, perché per completarlo servono tutti."
Il mio discorso, che culmina con una sorriso sincero, la impressiona molto, e capisco di aver fatto bene il mio lavoro.

"Grazie" mi sussurra, baciandomi sulla guancia, mentre io le lancio un buffetto sulla sua.
"Quando ne avrai bisogno, Sei, la guerriera più forte del mondo di professione e demolitrice di eserciti Mog nel tempo libero, sarà qui per ricordarti chi sei e quanto vali!" Le dico in modo molto teatrale che fa spuntare un sorrisetto ironico ad entrambe.

"A proposito" mi sussurra lei. "Qual è il vero nome di questa dura e grande principessa?"
"Maren Elizabeth"
Marina scoppia in una fragorosa risata, e non posso fare a meno di seguirla.

 

La mattina il temporale non è ancora passato e pesanti nuvole cariche di pioggia continuano ad accumularsi sopra di noi. Costerebbe uno sforzo immane farle passare, e probabilmente attirerebbe l'attenzione, perciò decidiamo che trascorreremo un'altra giornata di dolce far nulla.

Io, dato che non so stare ferma, esco di casa alla ricerca di legna per fare un piccolo fuoco e scaldarci un po'. Se John fosse qui lo accenderebbe in un secondo ovunque ce ne fosse bisogno, ma soli come siamo dobbiamo arrangiarci.
Ne approfitto anche per farmi una doccia e perciò esco solo munita di scarpe, intimo, e la voglia di far scoccare un paio di fulmini su qualche albero.
Mi inoltro nella foresta senza perdere di vista la nostra base e scelgo un buon abete con diversi rami.
Con molta attenzione concentro una quantità sufficiente di elettricità nell'atmosfera e mi preparo a colpire.

"Sei! Sei!" sento gridare dietro di me, ma quando mi volto per rispondere la scarica parte dal cielo e non riesco più a controllarla. Si abbatte sull'albero talmente forte da carbonizzarlo e da spezzare quelli immediatamente vicini, oltre che farmi rizzare i capelli.
Barcollo indietro fino a quando due braccia non mi raggiungono per sostenermi e mi appoggiano dolcemente a terra.

"Che hai fatto?!" mi chiede Marina preoccupata.
"Che ho fatto?!" sbraito io. "Mi stavo preparando per fare a pezzi quell'albero e tu mi hai deconcentrato! Cosa ti passa per la testa?"
"Ti ho visto uscire di casa nuda e pensavo non stessi bene..."
"Sto benissimo, cercavo solo un po' di legna! E poi non sono nuda..."
Lei mi squadra dall'alto al basso passando lo sguardo su tutto il mio corpo, per poi arrivare ai miei occhi. "Beh..."
"Hai una strana concezione di nudità" sogghigno io. "Vieni, aiutami a portare qualche ramo."

Così usiamo telecinesi e forza fisica per trascinare cinque pesanti rami dentro casa, li asciugo con un piccolo tornado e li facciamo prendere fuoco. Ella è la prima a gettarsi di fronte al focolare con le mani rivolte a esso per scaldarsi. A ruota si siede Clayton, poi mi avvicino anche io, che ancora non mi sono decisa a rivestirmi.

"Non hai freddo così?" mi sussurra Marina, tastandomi la schiena e le spalle gelide.
"No" mento io, ma non rifiuto la coperta che mi stende sopra e sotto cui si rifugia anche lei, tenendosi stretta a me.
Per pranzo ci assicuriamo una scatoletta di fagioli ciascuna, e facciamo a gara per quale delle due ne contiene di più. Vince la sua, ma io mangio il doppio perché Marina sostiene di avere poca fame.

"Mi racconti qualcosa di te?" sospira lei ad occhi chiusi dopo pranzo, ancora di fronte al focolare. Siamo sole, Ella e il suo amico sono in un'altra stanza a controllare gli scrigni e pensare ad un piano.
Io sbuffo quasi divertita. "Non c'è molto da sapere..."
Lei si alza a sedere dritta, ci mettiamo vicino al muro una di fronte all'altra.

"Allora puoi rispondere ad alcune domande"
"Si può fare" sorrido, sapendo che era proprio dove voleva arrivare.
"Hai mai amato qualcuno?"
"Amato in che senso?"
"L'amore che riguarda quel qualcosa in più di un'amicizia, non solo il voler bene ad una persona"
Ci penso un po' su, anche se la risposta mi è chiara fin dall'inizio.
"No"
"Non sembri una persona dal cuore facile" ammette lei.
"Dici?"
"Si, insomma... sei una guerriera, una ragazza solitaria. Non prenderesti al tuo fianco una persona che non è alla tua altezza"
Emetto qualcosa di simile ad uno sbuffo divertito. Quindi, secondo Marina, solo poche persone al mondo sono in grado di confrontarsi con sua maestà reale Sei. Sto per fare qualche commento sarcastico quando Marina prosegue.

"Hai mai fatto sesso?" chiede imbarazzata.
Le sorrido "Indovina"
La vedo arrossire e azzardare un sì.
"Sbagliato. Cosa ti fa pensare che io abbia fatto sesso quando solo l'1% della popolazione mondiale è degno di guardarmi negli occhi?"
Lei, di tutta risposta, abbassa lo sguardo prima posato su di me.

"Hey" sussurro io, spostandole dolcemente il mento e costringendola a guardarmi negli occhi. "Fai parte di quell'1%. Smettila di abbassare lo sguardo e vergognarti."
Lei mi fissa per qualche secondo prima di prendermi il viso tra le mani e baciarmi, proprio quando un rombo di un tuono si leva sopra il nostro rifugio.




N.d.A. Hey! Ho scritto questa mini "What if...?" un po' di tempo fa, dopo aver finito di leggere i primi 6 libri della saga. Sono totalmente cotta della coppia Sei/Sette, mentre secondo i libri entrambe sono chiaramente distanti dal punto di vista amoroso/sentimentale.
E niente, se vi va fatemi sapere che ne pensate, una recensione è sempre gradita!
Al prossimo capitolo :)

 

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Capitolo 2
*** Tutto come prima, eh? ***


Non mi muovo mentre le sue labbra toccano le mie e non so se apparire sconvolta o semplicemente stranita. Insomma, non sono contro le relazioni tra persone dello stesso sesso, ma… Marina? Non me lo aspettavo proprio.
 
Quando stacca la sua bocca dalla mia resta immobile e pronuncia una serie di "scusa" e "perdonami" e "io..." in rapida successione.
Mi prendo alcuni secondi per mettere in chiaro le idee ma l'unica cosa che riesco a dirle è di non preoccuparsi; scatto in piedi, raccolgo i miei vestiti e me li infilo velocemente addosso per non rimanere in intimo in sua presenza.
 
"Vado... Vado a controllare come va la rassegna degli scrigni" sussurro velocemente. Non so chi tra noi due sia più imbarazzata.
"Si. Io... io rimango qui a scaldarmi"
"Bene" ribatto io per mettere un punto alla situazione.

La sera cala velocemente. È la prima notte in cui Sette non si appoggia a me pronta per essere stretta da un abbraccio. Solo ora mi rendo conto di quanto deve essere stata significativa la mia presenza, per lei. Sono sempre stata più di una sorella, più di un'amica. Qualcuno a cui affidarsi completamente.
 
Aguzzo l'udito ma non sento il suo respiro. Ciò significa che potrebbe essere ancora sveglia o essersi addormentata da poco.

Cerco di rivivere il momento in cui Marina si è avvicinata a me tanto da baciarmi. In quell'attimo non avevo prestato attenzione a ciò che era realmente successo, ma ero occupata a giocare a cosa, quando, dove, come, perché e centinaia di !? alla fine.
Il mio viso era ancora umido dalla doccia temporalesca di qualche momento prima, mentre le sue mani erano tenere eppure completamente asciutte. No, dovrei fermarmi qui. Eppure mi sembra di rivivere le sue labbra che si incastrano tra le mie e quella soffice pressione del suo viso leggermente inclinato sul mio. Prima di staccarsi aveva schiuso dolcemente le labbra e strofinato il suo naso sulla mia guancia, come per comunicarmi quanto le risultasse difficile abbandonare il calore della mia bocca. Osservo nel buio il giaciglio su cui dorme Marina e scorgo un movimento. Possibile che abbia incontrato il mio sguardo? Probabile.
 
Decido però che è il caso di riposare e quindi socchiudo gli occhi, abbandonandomi al sonno. Il temporale sembra passato, nessun fulmine solca i cieli sopra di noi. Il meteo sereno mi rende tranquilla e prendo sonno velocemente. Sento che però il mio cielo è limpido, e che mi manca abbracciare la nuvola che fino a poco tempo fa stava di fianco a me.
 
 
Il giorno successivo riprendiamo il cammino. Io prendo Ella sulle spalle facendola saltellare nella foresta mentre Clayton ci fa strada e Marina mi lancia alcune occhiate di tanto in tanto. Quando volge il suo sguardo altrove ne approfitto per osservarla meglio. Il suo modo di camminare attento è totalmente diverso dal mio, che non si cura di dove si posino i piedi. Il sottobosco è ancora umido e le foglie gocciolano piccoli arcobaleni che ricadono con un ticchettio su rocce e radici.

Nonostante il mio modo spavaldo di avanzare, mantengo un equilibrio perfetto mentre Marina posa il piede sulla roccia sbagliata e scivola. Essendo ad un metro da lei mi sposto velocemente afferrandola e appoggiandola al mio corpo prima che cada all'indietro, magari sbattendo violentemente la testa.

Mi ringrazia e, probabilmente, nota quanto le mie mani esitino prima di lasciarla andare.
 

La sera abbiamo già attraversato la foresta e trovato rifugio un una piccola topaia a basso costo, due camere e un letto ciascuna. Quasi come fosse la trama di un libro, io e Marina ci ritroviamo nella stessa stanza e decidiamo di cambiarci a turno, mentre l'altra è girata. Un giorno fa mi sarei spogliata davanti a lei senza alcun pudore ma, dopo i recenti avvenimenti, mi sentirei in imbarazzo.

Quando entrambe siamo a posto, Marina fa un lungo sospiro. "Mi dispiace per quello che è successo... non succederà più. Scusami" sussurra.
 
Io faccio un segno di assenso per tranquillizzarla. "Possiamo tornare a come eravamo prima che... succedesse?" le chiedo. Non sono pronta a rovinare la nostra amicizia per una cosa da nulla.
"Sì, certo, grazie" annuisce lei, e con imbarazzo si siede di fianco a me, sotto le coperte. L'unica luce nella stanza, seppur fioca, è una piccola lampada da comodino. Sono tentata di spegnerla, ma immagino che una volta al buio Marina potrebbe ancora osservarmi grazie al suo potere, e non voglio darle questo vantaggio.

Come improvvisamente svegliata da un torpore, scorgo il suo viso avvicinarsi al mio, eppure mi rendo conto che, questa volta, non è stata lei a prendere l'iniziativa, ma io. Quando le nostre labbra si incontrano decido di non perdermi nulla e tasto il suo sapore dolce assieme al modo in cui l'aria che emette dal naso si posa teneramente sulla mia guancia. Riapriamo gli occhi solo dopo interminabili secondi, quando i nostri volti si trovano a pochi centimetri di distanza. Nel suo sguardo vedo perplessità che si dissolve quando poso ancora la mia bocca sulla sua per poi leccare il suo labbro superiore, da sinistra a destra molto lentamente. Lo afferro poi tra i denti delicatamente e ci gioco prima di sorriderle in modo complice.

Lo sguardo che mi lancia adesso è molto diverso dal precedente. È più sicuro di sé, non vedo traccia di esitazione. La aiuto a portare il suo corpo sopra il mio accarezzando le sue bellissime gambe dalle ginocchia fin quasi alle natiche, poi poso le mani sulla sua schiena nuda scendendo sotto la sottile camicetta blu e la sento inarcarsi.

Nel suo corpo percepisco la voglia di avermi vicino, di starmi accanto. Il mio stesso desiderio.
Le sue mani si muovono leggere sul mio collo facendomi sospirare di tanto in tanto. Dopo qualche lungo bacio sento Marina sorridere sulla mia bocca, staccarsi dal mio viso e poi leccare in modo giocoso le mie labbra, lasciandole umide e vogliose.

Dopo averle sorriso di rimando le afferro le cosce per portare il sul corpo ancora più vicino al mio (come se fosse possibile), le scosto i capelli dal collo, e ci affondo il mio viso baciandolo, leccandolo e mordicchiandolo di tanto in tanto. Marina preme il suo petto contro di me e mi accarezza guance e collo spingendomi sempre di più verso di lei.

È tutto così strano per me, ma forse è proprio questo che lo rende magnifico. La sua pelle nasconde meno muscoli della mia ma è soffice e mi riprometto che troverò il tempo di baciarla tutta. Appena stacco la mia bocca dal suo collo e alzo lo sguardo per guardarla negli occhi, Marina spinge la sua bocca contro di me con forza mentre io insinuo la mia lingua tra le sue soffici labbra.
Sono certa che questa sia stata la sua prima volta, ma trovo la sua lingua dolce contro la mia e mi nutro della sua inesperienza.

Continuiamo a baciarci fino a che Marina non si stacca da me, riprendendo fiato, accaldata dal torpore del mio corpo e dall'aria chiusa di questa topaia.
Accarezzo la sua schiena madida di sudore prima di ritirare le mani dalla sua pelle e sistemarle la camicetta.
"Tutto come prima, eh?" sussurra lei, sorridendo dolcemente.
 
Io non riesco a trattenermi e sbuffo divertita, distogliendo lo sguardo da lei. Il mio viso è di fronte al suo collo e inclinandolo di poco verso il basso mi troverei davanti alla sua scollatura, visibile attraverso la maglietta. "Con qualche beneficio in più, magari" appunto io.
Con molta attenzione Sette si allontana da me e mi guarda negli occhi. "Questi sono solo -benefici-, per te?"
Deglutisco in fretta e continuo a fissarla. "Non lo so, Marina. Non ho idea di quello che stia succedendo tra noi due, non sono mai stata attratta da una ragazza prima d'ora"

"Quindi... sei attratta da me?" bisbiglia lei.
"Credi che starei qui a baciarti se non lo fossi?" e mi trattengo dal morderle il labbro e portare la sua bocca sulla mia ancora una volta, senza lasciarla per tutta la notte. "Solo che... è qualcosa di nuovo, di diverso. Siamo ricercate da un branco di alieni pazzi, lo ricordi questo? E noi siamo qui a leccarci l'un l'altra. Ho tante cose per la testa. Non posso pensare a noi due mentre lì fuori l'intera razza umana potrebbe morire, qualora noi fallissimo."

Marina annuisce. Non dice nulla ma mi regala un lento bacio sulle labbra per dirmi che ha capito, ed è tutto a posto. Poi si stende vicino a me, sempre stretta nel mio abbraccio, e si addormenta.
Dopo poco, con un sorriso innamorato sulle labbra, faccio lo stesso.

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