Vivimi senza paura

di Ciccipicci9
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Quegli auguri che cambiano tutto ***
Capitolo 2: *** Conoscersi ***
Capitolo 3: *** Il bacio giusto ***



Capitolo 1
*** Quegli auguri che cambiano tutto ***


Era un caldo pomeriggio d'estate, c'erano circa 37 gradi ed un'afa insopportabile. Lei era davanti allo specchio della sua stanza: capelli neri come il carbone raccolti in un morbido chignon, pantaloncini di jeans ricamati con del pizzo bianco e quel top bordeaux che faceva risaltare la sua abbronzatura. Con la mano destra si sistemò il rossetto, quel colore, rosso sfumato, le faceva risaltare gli occhi color nocciola. Guardò la sua immagine riflessa e si morse con forza il labbro inferiore, lo faceva sempre, quando era nervosa, triste, emozionata o impacciata. I suoi amici la definivano stravagante e pazza ma era proprio grazie alla sua follia che riusciva ad affrontare il mondo.

<< Mamma, sei bellissima >>

Una piccola vocina ruppe il silenzio. Clarissa si voltò, notando Willow sulla soglia della porta mentre teneva le scarpette in mano.

<< Devi imparare ad allacciarti le scarpe, sei una signorina ormai >>

La ragazza si avvicinò alla bambina e lentamente si accovacciò aiutandola ad infilare le ballerine. Willow aveva solo quattro anni ed era l'unica gioia della sua vita, avrebbe dato la vita per lei e, in un certo senso, l'aveva fatto. Clarissa aveva adottato Willow pochi mesi prima e da allora erano state inseparabili. Era una bambina molto timida, ne aveva passate tante, i genitori l'avevano abbandonata quando era ancora in fasce e da allora era stata in diversi orfanotrofi fin quando Clarissa non l'aveva presa con sè. Era stato un cambiamento radicale anche per lei...lei che non si era mai aperta fino in fondo con nessuno, lei che tendeva ad allontare il mondo da sè, lei che preferiva scherzare e ridere piuttosto che mostrarsi fragile. A volte poteva sembrare scontrosa, acida e perfino strafottente.. In realtà, con gli anni, si era costruita una corazza, una di quelle indistruttibili... Apriva il suo cuore a qualcuno ma poi si chiudeva di nuovo in se stessa, lei aveva bisogno dei suoi tempi, dei suoi spazi...Lei non mostrava mai apertamente i suoi sentimenti ma quando lo faceva dava anche l'anima.

<< Andiamo, avanti, la zia ci sta aspettando >>

Clarissa prese la borsa e tenendo la mano di Willow uscì di casa. Amava Los Angeles ma la sua casa era New York. Era lì che aveva un suo piccolo ma accogliente appartamento, era lì che aveva aperto il suo studio legale per volere del padre, nonostante il suo sogno fosse quello di organizzare eventi, feste, banchetti. Tuttavia, nonostante non lo ammettesse neanche a se stessa, Clarissa non voleva deludere il padre e così aveva finito per accontentarlo. A volte si domandava se le volesse bene davvero ma poi nascondeva i pensieri più intimi e fingeva che andava tutto per il meglio. Per fortuna c'era Willow che la distraeva. Quella bambina era la cura ad ogni male, era la sua salvezza, era la sua ancora di salvezza.
Dopo che Mark l'aveva lasciata all'altare, Clarissa aveva avuto diverse relazioni...alcune avventure ed altre serie...A volte usava il sesso per scacciare i pensieri... lei era fatta così...era una furia, un uragano di vita.
Adesso era circa un mese che non aveva notizie da John...era sparito così, nel nulla e lei non lo ammetteva ma le mancava, le mancava davvero eppure preferiva continuare a vivere...perchè lei amava la vita, lei soffriva, forse soffriva più di tutti ma non lo diceva a nessuno, neanche ai suoi migliori amici. Più volte Jamie e Katie avevano provato a forzare le cose con lei, a farle rivelare i suoi sentimenti ma Clarissa era una roccia. Capitava che rispondeva male, forse anche fin troppo, ma era il suo scudo, il suo modo di difendersi dalla vita che odiava. 
<< Scusate il ritardo..eccoci qui >>
Sorrise vedendo i suoi amici alle prese con il barbecue nel giardino di Katie. Era per lei che si era trasferita a Los Angeles per l'estate. Esattamente tre giorni dopo la sua migliore amica si sarebbe sposata ad Anchorage, in Alaska, e Clarissa voleva che fosse tutto estremamente perfetto.

<< Non sei in ritardo tesoro. Sei splendida >>. Katie le andò incontro salutandola con un bacio per poi prendere tra le braccia la piccola Willow. 
<< Allora come ti senti? >>
<< Clary è il 25 Luglio e mancano solo 3 giorni al matrimonio...sono agitatissima >>
Clarissa scoppiò a ridere e poi nuovamente si morse il labbro inferiore. Parlare di matrimonio la agitava ma non lo avrebbe mai detto a nessuno.
Mentre Katie parlava, spiegandole gli ultimi dettagli della partenza, lei si girò notando Jamie fare gli auguri ad un ragazzo che era lì con loro. L'aveva visto altre volte, usciva spesso nel suo gruppo di amici, lui era il migliore amico di Cameron, il fratello di Jamie, ma non si erano mai rivolti la parola. Lui era sempre in compagnia di una ragazza bionda ma, stavolta, era da solo. 
Clarissa lo guardò e, senza volerlo, ascoltò la conversazione.

<< Auguri amico..e oggi quanti sono? >>
<< 32 >> Rispose Nathan con un sorriso e poi diede una pacca a Jamie che si allontanò chiamato da suo figlio in cerca di attenzioni. 
Clarissa continuò a mordersi il labbro inferiore, lei era sfacciata e non se ne vergognava di questo, diceva sempre quello che pensava e adorava prendere in giro i suoi amici anche se lo faceva soltanto per mascherare il malumore che la tormentava.
<< Auguri >>
Si avvicinò al ragazzo mentre si sciolse i capelli che le caddero morbidi sulle spalle. Nathan si voltò di scatto, non potendo fare a meno di notare le sue labbra...e quei morsetti che continuava a darsi. Lui sorrise, non staccando gli occhi da lei. 
<< Ehm grazie >>
Rispose un pò impacciato mentre Clarissa gli sorrise per sciogliere il ghiaccio. Con la mano destra si sistemò i capelli dietro l'orecchio mentre notò i suoi occhi azzurri, simili al mare, forse più intensi. Lui continuava a guardarla mentre distrattamente le pestò un piede.
<< Che sbadato..scusa >> 
Clarissa rise e la sua risata sembrò a lui così contagiosa, piena di speranze, vita, gioia.
<< Non preoccuparti, devi vedere quante volte capita a me e nei momenti meno opportuni >>
Nathan fece una piccola smorfia con il naso. Sicuramente era imbarazzato per la figuraccia ma, allo stesso tempo, come ammaliato da lei.

<< Posso offrirti una birra? >> Le chiese con un ampio sorriso. Lei annuìì mentre si morse nuovamente ancora il labbro. Nathan lo notò ma non disse nulla. Mise le mani in tasca e la guardò. La trovava sexy ed in quel momento si chiese perchè non l'aveva mai notata prima. Conosceva la risposta ma non voleva che il passato lo tormentasse ancora. Per la prima volta, dopo esattamente un mese e proprio il giorno del suo compleanno, gli sembrava di respirare. Non sapeva spiegarsi il motivo eppure era così.

<>. Il ragazzo prese due bicchieri stracolmi di birra e gliene passò uno. Fece un lungo sorso, lui adorava la birra, avrebbe potuto vivere di quella, accompagnata dalla caffeina. Era una sorta di dipendenza la sua, ogni giorno doveva bere almeno tre caffè e la sera un bicchiere di birra. Aveva sicuramente abitudini strane ma non se ne vergognava affatto, al contrario. Spesso si comportava come un bambino e ne andava estremamente fiero.
<< Grazie Nathan >>. Clarissa fece un sorso, cercando di nascondere l'espressione disgustata che le causava la bevanda. Odiava la birra ed anche il caffè, eppure aveva accettato di berla. Nathan notò la piccola ruga che le apparve sul viso ma lei cercò di nasconderla con un ampio sorriso. 
<< è buona >>. Aggiunse sentendosi gli occhi di lui addosso, mentre mentì per non sembrare una ragazzina viziata. Il ragazzo annuìì e cominciò a camminare al suo fianco per il giardino. Era come se tutti gli altri fossero spariti, le voci sembravano lontane... era come se fossero entrati in universo tutto loro dove lei continuava a ridere e mordersi quelle maledette labbra e lui la guardava come se fosse l'unica donna presente in quel momento.

<< Frequentiamo gli stessi amici, eppure non ci eravamo mai parlati >>. Le disse Nathan. Lui odiava il silenzio. Era il tipo di ragazzo che parlava sempre, spesso lo faceva per nascondere l'imbarazzo. Era socievole, riusciva a fare amicizia con tutti ma conservava il suo cuore soltanto per pochi.

<< Forse perchè tu eri sempre in compagnia. >> 
La schiettezza di Clarissa lo colpì, tanto da farlo rimanere titubante per un momento. Alzò un sopracciglio e si voltò verso di lei. Aveva colpito nel segno. 
<< Si...ero...io...ora ...insomma io >>. Cominciò a balbettare. Nathan non era mai stato bravo a nascondere le sue emozioni ma, in quei giorni, ci stava provando, ovviamente fallendo. Non si può cambiare la natura di una persona. Chi ti ama, ti accetta così come sei.

<< Tu?? >>. La ragazza lo guardò capendo che evidentemente aveva toccato un tasto dolente ma non volle fare altre domande, non in quel momento. 
<> Era la prima volta che lui pronunciava quelle parole a voce alta. Solitamente si incupiva ed invece dirlo a lei era stato come togliersi un peso che continuava a portarsi sul cuore. Clarissa accennò un sorriso e Nathan non potè far a meno di notare la fossetta rosea che le comparve sulla guancia. Gli stava per rispondere quando vide Willow correre verso di loro.

Si accovacciò spalancando le braccia per prenderla e tirarla su.
<< Mamma, è vero che partiamo stanotte? >>.
Nathan ascoltò quella voce dolce e sottile, notando con quanta premura e dedizione Clarissa accarezzasse i capelli di sua figlia e le rispondesse. Sembrava ammaliato dalle sue parole e non riusciva a smettere di ascoltarla. Soltanto quando Willow corse verso i suoi amichetti lui riprese la parola. 
<< é un amore tua figlia. >>
<< In realtà non è proprio mia ...l'ho adottata ma..è come se lo fosse >>
<< è una cosa fantastica. Anche io ho un bambino...di un anno, Mark. >> Nathan indicò suo figlio che giocava insieme alla figlia di Cameron. Clarissa gli sorrise annuendo, vedendo negli occhi di lui tutto il bene nei confronti di quel bambino ricciolino che correva dappertutto.
<< Lo so, usciamo nella stessa compagnia, ricordi? >>. La sua ironia lo fece ridere e, all'improvviso, le loro risate si mischiarono l'una con l'altra. Lei aveva una risata contagiosa, una di quelle che ti entrano nelle vene per non uscirne più. Lui rideva forte, come non rideva da tempo. Passarono tutto il pomeriggio a chiaccherare, parlando del più e del meno mentre i bambini giocavano ed i loro amici preparavano il barbecue. 
Lui le raccontò di essersi trasferito a Los Angeles circa un anno prima ma che presto sarebbe tornato nel North Carolina, era lì la sua casa, lì dove vivevano i suoi fratelli. Clarissa lo ascoltò interessata e gli parlò di New York, di quanto fosse eccitante vivere nella Grande Mela e poi gli confessò di amare il mare...Le trasmetteva calma. Non sapeva neanche lei perchè gli stava dicendo tutto questo ma le parole uscivano dalle sue labbra come un flusso di vento continuo. Parlarono di sport, lui era un giocatore professionista di basket e lei non sapeva neanche tenere in mano un pallone e poi, tra una chiacchera e l'altra, il discorso cadde sul matrimonio di Katie, loro amica in comune. 
<< Quindi verrai anche tu! >>

<< Sono la damigella, non posso di certo mancare. >> Nathan rise per quella risposta. Non era entusiasta di partire per l'Alaska, non dopo tutto ciò che gli stava succedendo ma l'idea che ci fosse anche Clarissa lì, non sapeva il perchè, ma gli aveva improvvisamente stimolato la voglia di andare.
<< Potremmo andarci insieme...se...non non sei impegnata. >>. Solitamente non era impacciato o meglio, non lo era con le donne con cui era stato nell'ultimo periodo. Non lo era stato con Alex, nè con Veronica, nè tantomeno con Eleonor...ma quell'invito gli sembrò la cosa più sensata di sempre... e di cose sensate non ne faceva da un pò.

<< Ehm, certo, perchè no, in fondo ti faccio un favore, ci andrai con me. >>. L'invito di Nathan l'aveva sorpresa ma Clarissa preferì rispondere con una battuta, tipica del suo genere. Era contenta, in cuor suo sapeva che quell'invito le avrebbe permesso di non pensare al suo di matrimonio ma non lo ammetteva neanche a se stessa, figuriamoci agli altri.
Il ragazzo scosse la testa, era divertito dal suo modo di fare. Si voltò verso di lei con il suo tipico sorriso...quello sincero.

<< Ragazzi, venite a tavola, forza >>. La voce di Katie li richiamò e Nathan, prima di andare, prese dalla tasca del jeans il suo smartphone.
<< Aspetta, è tradizione farsi un selfie con il festeggiato. >>
Clarissa lo guardò ridendo mentre lui aprìì la fotocamera per poi sistemarsi il berretto che aveva sulla testa. Le loro spalle si sfiorarono ma non si toccarono. Lei lo guardò divertita. In quel momento non c'erano più i pensieri, nè il tormento, c'era solo la vita che meritava di essere vissuta appieno.
<< Cheesee >>. Nathan sorrise, Clarissa fece una linguaccia mentre lui immortalò quel momento.

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Capitolo 2
*** Conoscersi ***


Quando quella sera tornò a casa, erano ormai le due di notte passate, Mark dormiva come un sasso sulla sua spalla. I riccioli del bambino erano così folti che in quel momento Nathan sorrise ricordandosi che Perla, la moglie di Cameron, era solito chiamarlo sempre "Capellone". Gli sembrò che la somiglianza con suo figlio fosse più vera di quanto mai avesse pensato. Istintivamente abbracciò il piccolo, negli ultimi due mesi era stato la sua roccia, se non ci fosse stato lui avrebbe già mollato, eppure, nonostante tutto, era ancora in piedi. << Adesso dormi, campione. >> La voce di Nathan rimbombò in quella casa, decisamente troppo grande per lui. L'unica cosa che gli piaceva era la staccionata bianca, aveva sempre sognato di averne una. Diversamente da come poteva mostrarsi Nathan era sempre stato un ragazzo romantico e sognatore. Aveva mille idee nella testa e la forza di metterle in pratica. Tendeva a mettere sempre il cuore in tutto, la maggior parte delle volte, restando deluso. Eppure, non gli importava. Lui continuava a farlo, avrebbe dato la vita per le persone a cui voleva bene. << Ehii che ci fai sveglio? >> LuckyAngel scondizolò, premendo il musetto nero sulle scarpe del ragazzo. Nathan gli accarezzò l'enorme pelo beige che lo avvolgeva e poi tirò un sospiro, quasi di sollievo. Seguito dal suo labrador si buttò a peso morto sul divano. L'occhio, inevitabilmente, cadde su quella cornice. I suoi occhi divennero spenti e le mani si strinsero forte a pugno, come se volesse graffiarsi i polsi, come se volesse dare la colpa unicamente a se stesso per quello che era accaduto. La sua mente fece un volo pindarico, era solito farli spesso, aveva la tendenza a partire in quarta, saltando subito a conclusioni affrettate, complicandosi la vita con inutili film mentali. Quella foto era stata scattata il giorno del primo compleanno di Mark, il 17 Giugno. Erano sulla ruota panoramica lui ed Haley e Cameron aveva catturato l'esatto momento in cui le loro mani si stringevano ed i loro occhi guardavano il cielo. Nathan sentì come una pietra sul cuore. Era una sensazione a cui, oramai, si era abituato. Erano stati sposati circa un anno poi Haley era andata via, lasciando lui e Mark per ritrovare se stessa. Era stata una separazione lunga e dolorosa. Lei era andata semplicemente via, lasciando una lettera a Mark in cui gli chiedeva scusa. Era troppo piccolo per capire ma Nathan non era abbastanza forte da affrontare tutto quello da solo. Era stato come se parte del suo mondo fosse crollato, come se nulla avesse senso. Non riusciva a fingere di stare bene e, in quei mesi, l'aiuto di Lucas, suo fratello e di Derek, il fratello di Haley, era stato essenziale. Era partito con loro per un avventura nel deserto, sentiva l'esigenza di distrarsi, di fuggire ma, alla fine, si era ritrovato nuovamente a Los Angeles. Aveva tentato di distrarsi andando a letto con Alex. Non lo ammetteva a se stesso ma voleva bene sul serio a quella ragazza eppure si era ripromesso di non affezionarsi più a nessuno. Era così Nathan, sapeva amare ma aveva paura di farlo. Aveva avuto, dopo Haley, storie senza importanza ed ora, per la prima volta, dopo tanto tempo, si stava concentrando su se stesso. La sua ferita non era guarita ma il cuore stava cominciando di nuovo a battere. Aveva un fratello su cui poter sempre contare, una sorella a cui voleva un bene dell'anima, un figlio meraviglioso e degli amici che sapevano come tirarlo su. Il divertimento era ciò di cui aveva bisogno. << Buono. >> . LuckyAngel abbaiò e ciò fece tornare Nathan con la mente alla realtà. Prese il suo telefono: segnava le 2:58. Il compleanno era finito e non si era rivelato un disastro come credeva. Nel suo strano ma fantasioso modo di vedere il mondo, il compleanno era il giorno più bello dell'anno, da passare in compagnia. Guardando il display del suo iphone cominciò a sfogliare le foto e non potè non soffermarsi sul selfie scattato quella sera. Guardò gli occhi di Clarissa e poi le labbra, quel suo modo di continuare a mordersele lo trovava sensuale. Notò i suoi occhi, quel colore intenso e poi, senza accorgersene, sorrise ripensando a quella serata. Avrebbe potuto portarserla a letto, Clarissa era bella e sexy ma qualcosa lo stava frenando. Eppure, si sentiva stranamente felice di andare con lei al matrimonio. Erano perfetti sconosciuti ...Apparentemente vivevano su due pianeti diversi, adesso, le loro strade si erano appena incrociate. La mattina dopo Nathan si svegliò sul divano sentendo le urla del suo amico Cameron che lo chiamava. Comprare una casa vicino a quella dei Newman era stata una follia ma lui e Cameron erano amici inseparabili, avevano addirittura progettato il matrimonio tra la piccola Sophie e Mark. << Amico avanti, dobbiamo partire. >> Cameron entrò dando una pacca sulla spalla di Nathan che, mezzo addormentato, lo guardò intontito. << Sveglio Mark, prendo la valigia e arrivo. >> Nathan andò nell'altra stanza mentre Cameron cominciò a giocherellare con LuckyAngel. << Allora...si dice in giro che verrai al matrimonio con Clarissa. >> << Chi lo dice? E...comunque..si, è carina... >> << Me l'ha detto Jamie...lei è l'ex di Jhon, il fratello di Katie, lo sapevi? >> << Mmm no, l'ho appena conosciuta, sembra simpatica >> << Si lo è...ma, stai attento... >>. Nathan guardò Cam, scuotendo la testa a quelle parole. << Amico non mi ci devo mica sposare, non è neppure un appuntamento >> Cameron ridacchiò per quella risposta e poi prese Mark in braccio, pronto per uscire. [...] << Tesoro, sei pronta? >>. Clarissa si era fermata a dormire da Katie. Il loro rapporto era come quello tra due sorelle....Katie era la sua persona, la sua metà. Aveva i suoi tempi per aprirsi ma, quando lo faceva, Clarissa correva da Katie perchè voleva i suoi consigli, voleva che qualcuno le sbattesse in faccia la verità cosa che lei aveva paura di affrontare. Ecco perchè si nascondeva dietro quel suo falso menefreghismo che faceva innervosire tanto Katie quanto Jamie. Erano gli unici a sgridarla per le sue cazzate, a farla ragionare e a criticarla per qualche scelta sbagliata. Tuttavia, non l'avevano mai abbandonata. Nonostante le sue stranezze, i suoi modi strani di fare o dire le cose, loro c'erano per lei perchè sapevano quanto fosse buona e fragile anche se si mostrava acida e forte. << Credo di aver preso tutto...Colin è già lì...ed ho un pancione enorme >> Clarissa accarezzò il pancione di Katie, sorridendo. Quanto desiderava avere un figlio. Certo, aveva Willow, ma il suo sogno era sempre stato quello di creare una famiglia, di diventare quella ragazza che non era mai riuscita ad essere. Spesso si chiedeva se fosse colpa sua, ma, poi, subito scacciava quel pensiero, non era pronta ad affrontare il mondo, nonostante si sforzasse di farlo. << Sei bellissima lo stesso >> Katie sorrise per il complimento dell'amica e poi la prese sottobraccio. << Forza, andiamo, c'è un aereo che ci aspetta. >> Insieme uscirono di casa. Willow corse, andando verso Jackson, il figlio di Jamie che le attendeva fuori con il padre. << Ciao Tappa>>. Jamie salutò con il suo modo di fare ironico Clarissa, scompigliandole i capelli. << Tappo ci sarai tu. >>. Rispose prontamente lei, facendogli la linguaccia. Aveva sempre la battuta pronta, per ogni occasione. Il ragazzo le fece l'occhiolino e Clarissa si sistemò una ciocca di capelli dietro le orecchie. La sera prima aveva parlato molto con Jamie. La notte aveva uno strano effetto su di lei: era come se mettesse a nudo la sua realtà più intima. Durante la notte riusciva a farsi vedere per ciò che era realmente: una ragazza con i sentimenti più puri del pianeta, sentimenti che ignorava perchè credeva che fosse meglio così, vivere all'avventura. Quella sera, però, cosa che accadeva di rado, si era aperta totalmente con il suo migliore amico. Gli aveva confessato di aver conosciuto Nathan e parlato molto con lui. Non sapeva cosa di preciso ma sicuramente qualcosa aveva catturato la sua attenzione. Parlare di lui la faceva sorridere. Non doveva essere difficile per una ragazza come lei portarsi a letto chi voleva ma, stavolta, per la prima volta, lei non pensava al sesso. Era rimasta colpita da quanto fosse piacevole parlare con quel ragazzo e aveva il desiderio inspiegabile di farlo ancora. Jamie si era stupito di tutte quelle confessioni. Voleva il meglio per la sua migliore amica ed era per questo che era sempre schietto con lei, a costo di sembrare brutale. La verità è meglio sentirsela dire da chi ci vuole bene, anche e soprattutto quando fa male. << Tappa, vacci piano però...Lui esce da una storia importante e non credo sia pronto per qualcosa... sta attenta>> Era così che Jamie le aveva consigliato. Clarissa, in quel momento, aveva rialzato su se stessa il muro che aveva appena abbattuto, rientrando nella sua corazza di ferro. << Ma cosa dici, è solo un amico >>. Aveva subito ribattuto. Adesso, si trovava seduta in macchina, con i suoi due migliori amici e non poteva fare a meno di ripensare alle parole di Jamie. Perchè doveva stare attenta? Lei non voleva mica qualcosa di serio. Non lo conosceva neppure quel ragazzo. Continuava a guardare fuori dal finestrino mentre il vento soffiava su ogni albero di Los Angeles. Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal bip del suo cellulare. Si aprìì la chat di Messanger, era Nathan a scriverle: << Buongiorno. Parto con il jet di Cameron e Perla. Ci vediamo in Alaska. >>. In quel preciso momento, senza spiegarsi il perchè, le sue labbra si curvarono in un ampio sorriso. [...] Ad Anchorage c'erano esattamente 2 gradi, un freddo assurdo e neve dappertutto. Jackson e Willow, insieme al piccolo David, il primogenito di Katie, senza pensarci troppo, si buttarono tra la neve bianca, soffice come le nuvole, cominciando a scherzare tra loro e a lanciarsi palle di neve. Jamie si accovacciò a terra, formando un bel mucchietto di neve con le mani per poi lanciarlo esattamente tra i capelli di Clarissa. Fiocchi di neve si incastrarono tra i suoi nodi e, subito, la ragazza prese la rincorsa per saltare sulle spalle dell'amico. << Ma io ti uccido, tappo >>. La sua risata fece voltare Katie che cercava di sistemare l'interno della baita, distratta però dalle urla dei suoi amici. << Ehi, giù le zampe da mio fratello>>. Cameron ridacchiò arrivando davanti la baita con la famiglia e Nathan. Il loro volo era atterrato esattamente un'ora dopo quello degli amici ed ora eccoli, tutti lì, pronti per sostenere Katie durante il grande passo. << Voi Newman siete insopportabili>> Clarissa scese dalle spalle di Jamie, scrollandosi la neve che aveva addosso. Si voltò incrociando lo sguardo di Nathan che la guardava divertito. << Sei venuto Nathanuzzo vecchiuzzo >>. << Ma che soprannome è?? >>. Nathan rise avvicinandosi. Lei lo fece ancora: iniziò a torturarsi pesantemente le labbra mentre i suoi occhi ridevano. << Io posso dare soprannomi che voglio a chiunque>> . Il ragazzo la guardò male, alzando un sopracciglio. Cercava di essere serio ma aveva appena capito che con lei era impossibile. Eppure, gli piaceva stare al gioco. <>. Clarissa scosse la testa. Non amava per nulla essere contraddetta ma, allo stesso tempo, amava qualsiasi sfida le si presentasse davanti. << Avanti, aiutatemi>> La voce di Katie richiamò tutti dentro. Nathan non smise di guardare Clarissa, ogni suo movimento sembrava degno di essere osservato come se volesse catturare ogni dettaglio perchè in fondo, si sa, sono sempre i dettagli a fare la differenza. Grandi e piccini entrarono dentro: la baita era di legno, aveva un gran caminetto in soggiorno e moltissime stanze da letto. Si presentava davvero calda e molto accogliente. << Potete scegliere la stanza che volete>>. Li incoraggiò Katie mentre tutti sembravano incantati da ciò che li circondava. Jamie si era messo ad accendere il fuoco, Cameron e Perla erano andati in cucina e Nathan si era appena buttato sul pavimento per giocare con i bambini. Jackson e Mark gli si erano scagliati contro come dei mostri mentre Sophie, come una vera e propria dittatrice aveva schioccato le dita, era il suo turno di giocare. << E tu...Sei Willow giusto? Non giochi con noi? >>. Nathan si era messo a gattoni davanti la bambina. Lei lo guardava con il musino basso, tenendo il vestitino con entrambe le mani. << Shi... >> Aveva sussurrato con una vocina sottile. A quel punto Nathan l'aveva presa cominciando a farle il solletico. Willow aveva cominciato a ridere e Clarissa, ferma davanti al divano con le braccia incrociate, guardava con attenzione quella scena. [...] << Sei bravo con i bambini.>> Nathan si era voltato tenendo entrambe le mani nella tasca dei suoi jeans preferiti, un paio blu scuro. Clarissa aveva fatto una smorfia con le labbra, continuando a camminare al suo fianco. I loro amici erano a pochi metri di distanza e loro due camminavano fiano a fianco, avvolti nel gelo di quel clima che, però, per qualche strano motivo li metteva a loro agio. << Mark in fondo è un bravo bambino, a parte quando fa la peste. >>. Clarissa rise per quella contraddizione e non perse occasione di prenderlo in giro. << La verità è che non hai più l'età per stare dietro ai bambini>>. Lui rise, contagiato da lei. Era un tipo piuttosto permaloso ma il suo gioco non lo dispiaceva affatto, anzi, era incuriosito dal suo modo di fare. << Allora, conosci Katie da tanto? >>. Le chiese Nathan. Non riusciva a smettere di parlare. Anche la cosa più ovvia e scontata doveva dirla. << Lei è la mia migliore amica...siamo praticamente cresciute insieme e...uscivo con suo fratello >>. Non sapeva neanche lei perchè l'aveva detto ma l'aveva fatto e non se ne pentiva. In quel momento Nathan si ricordò delle parole di Cameron ma non ci badò molto, aveva il desiderio di sapere di più e non soltanto per semplice curiosità. << Uscivi? e ora? >> << Ora cosa? >> Quella domanda l'aveva indispettita e cominciò a scuotere la testa. << è complicato>> Aggiunse. Nathan intuìì che forse non voleva parlarne. Come biasimarla. Lui non parlava di Haley con nessuno, nemmeno con il suo migliore amico. << Io ho conosciuto Katie grazie a Cameron>> <> << Non proprio. Da circa due anni ma è come se ci conoscessimo da sempre>> << Infatti si vede che siete due idioti >> << ehi..>>. Clarissa rise, notando il broncio di lui. Lo trovava sexy. << Non fare il permaloso, idioz >> Nathan la guardò. Continuava a dargli strani soprannomi che non gli dispiacevano affatto. Ancora una volta, nel giro di poco tempo, era come se il resto del mondo si fosse annullato. Erano le loro chiacchere ad avere la priorità. <>. Le rispose facendole una linguaccia ma lei rise e gli diede una gomitata giocosa sul fianco. Fu in quel momento che i loro sguardi si incrociarono. Era come se le parole non servissero più. Si stavano perdendo in quel meraviglioso gioco di sguardi mentre, lentamente, piccoli fiocchi di neve cominciarono a cadere su di loro. << Ho famissima, avanti, Clary aiutami a cucinare>> Katie piombò esattamente in mezzo a loro, prendendo per mano l'amica. Clarissa le lanciò un'occhiataccia, una di quelle che usava quando veniva disturbata. << Devo proprio? >>. Le rispose ma Katie annuì. Era il loro segnale. La ragazza guardò Nathan che alzò le mani come in segno di resa. << Ci vediamo dopo>> Le sussurrò, non staccando gli occhi da lei. [...] << Lo sai che stavamo parlando e ci hai interrotto? >> Borbottò Clarissa mentre cercava di accendere il forno. Non era mai stata un fenomeno in cucina. Preferiva ordinare sushi o cinese. Era decisamente la regina dei cibi pronti. << E cosa stavate dicendo di tanto importante? >>. Katie ridacchiò. Lei e Clarissa erano praticamente opposte ma forse era questo a rendere il loro legame unico. Accese il forno e cominciò a tagliare le carote. << Ma nulla, lo prendevo in giro >>. << L'hai più sentito? >>. La domanda di Katie fu improvvisa, come un fulmine al ciel sereno. Clarissa sapeva esattamente di chi stava parlando, non c'era bisogno di nominarlo. La partenza di John aveva ferito entrambe. << No, è andato via così...>> << Ti manca? >> << A volte... >> Rispose Clarissa, abbassando lo sguardo. La sua relazione con John non era ufficialmente conclusa. Lui era partito, sentendo il bisogno di stare lontano ma non era più tornato e lei, per quanto si sforzasse, stava cercando di andare avanti. Voleva qualcuno che la sostenesse, voleva qualcuno con cui parlava, lei cercava un uomo che potesse affrontare tutto il casino che si trascinava dentro, non che scappasse. << Dai, aiutami >>. Il sorriso di Katie la fece sorridere a sua volta. Erano l'una la forza dell'altra. [...] Dopo aver passeggiato tra la neve, giocherellato con i bambini, scherzato tutti insieme come un gruppo di amici affiatati, si erano seduti a tavola. I bambini erano crollati dopo cena mentre Katie, Perla, Colin, Jamie, Nathan e Clarissa si erano trattenuti a ridacchiare, prendendo in giro Clarissa per le sue pessime doti culinarie, esaltando invece la cucina di Katie. Dopo aver bevuto qualche bicchiere di vino erano andati tutti a dormire, tranne Clarissa e Nathan. Entrambi erano seduti sul divano, davanti al camino. Lui con una birra in mano, lei con un bicchiere di vino bianco. << E così tu e Katie avete un ristorante? >> << Il Kary's Restaurant, si. Più che altro è suo, io mi occupo della parte amministrativa >> << Be, se cucinassi tu io non verrei mai a pranzo >>. Clarissa si mordicchiò il labbro inferiore, sorridendo per quella battuta. Fece un lungo sorso di vino e poi guardò il camino acceso davanti a loro. Il fuoco illuminava il soggiorno mentre, dal davanzale, si scorgevano ancora fiocchi di neve candida. << Perchè tu sai cucinare? >> << Me la cavo. >> Nathan finìì la sua birra e si voltò verso di lei. Sentìì un nodo in gola ma ciò non gli impedì di parlare. << Da quando Haley è andata via ho dovuto arrangiarmi in molte cose >> Clarissa lo ascoltò. Gli occhi di lui, improvvisamente, si erano spenti, come persi in ricordi che ancora non era pronto a condividere. << Anche John è andato via... sarà perchè sono un casino vivente. >> Nathan aggrottò la fronte. Si sporse in avanti per poggiare la birra sul tavolino di cristallo davanti a loro e poi prestò nuovamente la sua attenzione su di lei. << Non ti definirei un casino, piuttosto un uragano di vita. >> Le sue parole erano sincere e vere e a confermarlo fu il sorriso sulle sue labbra. Clarissa rimase colpita, nessuno mai l'aveva definita così. << Non mi conosci ... >> << Hai ragione, ma da quel che ho visto, sei una forza della natura>>. La ragazza arrossì per quel complimento ma prontamente portò una mano sul viso, come per nascondere quell'emozione. << Anche tu mi sei simpatico >>. Clarissa rispose così, senza un nesso logico ma ciò fece ridere Nathan. Lei finìì il suo vino e cominciò a torturarsi il labbro con i denti. Parlare con lui la faceva sentire viva, viva come forse non lo era mai stata davvero nei suoi ventisei anni di vita. E lui, nel frattempo, si sentiva libero di respirare di nuovo... per la prima volta, sentiva di poter essere se stesso, aveva voglia di condividere i suoi pensieri, i suoi viaggi, la sua vita con una persona che aveva appena conosciuto e che desiderava scoprire più a fondo. Lui, con la sua voglia incessante di parlare, cominciò a raccontarle dei suoi viaggi. Di come fosse stata eccitante l'Africa, parlò di suo fratello e di Derek, le raccontò quando erano saliti su dei cammelli e quando avevano dormito in tenda. Lei ascoltava interessata, facendo qualche commento ironico di tanto in tanto. Poi, lui iniziò a parlarle dell'NBA, lei non capiva nulla di sport, e iniziò a controbbattere con la moda, a lei piaceva da impazzire, Nathan invece non ne capiva nulla. Parlarono dei loro amici e lei gli rivelò di quanto fossero indispensabili nella sua vita Jamie e Katie. Gli disse di avere una sorella, Jennifer, con la quale però non parlava da mesi. Lei si era voluta allontanare dalla famiglia dopo la morte della madre e stava cercando di costruirsi una vita propria. Nathan la guardava, ascoltando ogni parola con attenzione. In quel momento gli sembrò che davanti a lui ci fosse un'altra ragazza, non quella sfacciata del giorno del suo compleanno, ma una ragazza piccola e indifesa, che aveva un mondo tutto suo che voleva proteggere ad ogni costo. Parlarono molto, senza stancarsi mai, senza accorgersi del tempo che passava. Quella sera iniziarono a scoprire l'uno qualcosa dell'altro. Quando rientrarono ognuno in camera propria, Clarissa non potè far a meno di stendersi nel lettino di sua figlia. La abbracciò forte e per un attimo chiuse gli occhi. Si sentiva al sicuro, stringendo la piccola Willow. La vibrazione del suo cellulare la fece sussultare. Era Nathan: "Buonanotte, ragazza". << Buonanotte idioz>>. Gli rispose. Parlando con lui aveva capito quanto fosse divertente, quanto estroverso. Anche lei era una chiaccherona ma tendeva a nascondere i suoi pensieri più intimi. Aveva intuito che c'era qualcosa che lo tormentava, riguardo il suo passato, ma non aveva insistito. Non gli era dispiaciuto affatto passare la serata a chiaccherare, chiaccherare soltanto, lasciando intravedere qualcosa di sè, della vera Clarissa, e a ridere come forse non aveva mai riso.

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Capitolo 3
*** Il bacio giusto ***


Nei giorni successivi il tempo sembrò quasi volare. Nonostante il freddo che faceva in Alaska, i bambini passarono due giorni a giocare nella neve. Mark era molto vivace, forse fin troppo, non stava un attimo fermo e da quando aveva incominciato a dire le prime parole, non la smetteva di parlare. Sophie si sentiva tanto una principessa, voleva che tutti la coccolassero ed era sempre in cerca di attenzioni, esattamente l'opposto di Willow: bambina così silenziosa. Guardava sempre gli altri giocare e soltanto quando Jackson o Mark le andavano vicino allora lei rideva e cominciava a fare pupazzi di neve con i suoi amichetti. L'ansia e l'emozione del matrimonio, invece, sembravano avvolgere Katie. Passava ore a camminare su e giù per la baita, urlando o piangendo. Per fortuna c'era Clarissa a consolarla e a sopportare i suoi scleri. Ogni volta che Katie era un fascio di nervi, l'amica le era accanto e la tranquillizzava. Le prendeva la mano, si sforzava perfino a preparare due cioccolate calde e passava ore a parlare con lei, di nulla e di tutto. Perla e Cameron si godevano il paesaggio come una tipica coppia felice ed innamorata, mentre Jamie dedicava tutte le sue energie ai bambini. Era così, non sapeva stare un attimo fermo. Nathan silenziosamente osservava l'atteggiamento di Clarissa con Katie. Era stupito da come la ragazza riuscisse a tranquillizzarla. Lui e Clarissa iniziarono a scambiarsi dei messaggi, nonostante fossero nello stesso posto. Era bello potersi scrivere il buongiorno o ricevere la buonanotte, sapendo di essere più vicini di quel che credevano. Parlavano a lungo, soprattutto la sera, ritrovandosi da soli a commentare le marachelle dei bambini o ad ammirare la bellezza della neve. Lei cominciò a prenderlo in giro, notando la sua abitudine di bere sempre birra o caffè, confessandogli di non amare la caffeina. La risata di Clarissa rimbombava in quella baita e a Nathan sembrava quasi una musica che aveva piacere ad ascoltare. Osservava i suoi occhi, le sue espressioni cambiare. Lei passava dalla dolcezza all'ironia. Delle volte sembrava acida e cominciava ad offenderlo scherzosamente sulla sua età o su qualcosa che lui diceva. Poi, all'improvviso, cambiava umore, non gli dava più tanta confidenza ma poi tornava sempre a parlargli, uscendo dal guscio dove ogni tanto rientrava, per paura di esporsi troppo. Clarissa osservava come Nathan la ascoltasse e diventasse insistente se lei tendeva a chiudersi in se stessa. Lui cercava di spronarla, forse fin troppo, magari scherzando quando lei era in un momento in cui non voleva parlare con nessuno, neanche con se stessa. Eppure, lui rimaneva lì, e continuavano a parlare. Lei gli rivelò di amare il viola, perchè lo definiva stravagante, rispecchiandosi in quel colore. A Nathan fece ridere questa rivelazione. Se avesse dovuto paragonarla ad un colore, forse avrebbe scelto il blu, quello del mare in tempesta ma anche il blu del cielo, rilassante ed acceso. La sera prima del matrimonio entrambi erano davanti la finestra a chiaccherare. Era diventata una loro abitudine e la notte era un pò come la loro migliore amica: li avvicinava ed entrambi desideravano che non finisse mai. << Sei emozionata per domani? >> << Adoro i matrimoni..ma non l'ho mai detto a nessuno, finisco sempre per piangere. >>. Gli confessò Clarissa con un leggero imbarazzo. Con la mano destra si sistemò i capelli dietro le orecchie e poi alzò lo sguardo verso di lui. Era alta circa un metro e 60 ed in quel momento si sentì una nana, di fronte a lui che era quasi un metro e 90. << Non l'avrei mai detto.... Io sono stato sposato, e guarda come è andata a finire>>. Istintivamente Nathan si toccò la mano, ormai non portava più la fede. Era la prima volta che pronunciare quelle parole non gli fece male, anzi, sentì un soffio al cuore, come se fosse finalmente libero, o quasi. << Ne sei ancora innamorato? >>. Il tono di voce della ragazza fu sottile e dolce. Riusciva a percepire la sofferenza di lui, il peso che portava con sè. << No...innamorato no, sono deluso >>. Nathan le rivelò senza alcun indugio, mentre un sospiro uscì dalle sue labbra. Poi continuò: << Sono incazzato. Per Mark, non meritava tutto questo>>. Il ragazzo strinse entrambe le mani a pugno e Clarissa, istintivamente, allungò la sua mano destra per sfiorare la sinistra di Nathan. Con il palmo, teneramente, gliela accarezzò e la mano del ragazzo, pian piano, si liberò da quella tensione che aveva accumulato in una sola stretta di pugno. << Io stavo per sposarmi...ma lui mi ha lasciato all'altare, non era pronto >>. Era la prima volta che lo raccontava a qualcuno. A parte i suoi migliori amici, nessun altro sapeva di quella storia. << Era John? >>. << No, si chiamava Mark...è con lui che ho avuto la mia relazione più importante...ma forse ero troppo giovane e neanche io pronta al matrimonio... Con John, era diverso...ma, in fondo, tutti scappano.... te l'ho detto, sono un casino vivente >>. Nathan la guardò, sentendo nella sua voce un leggero tremolio che Clarissa subito nascose con un sorriso. Il ragazzo capìì quanto dovesse essere difficile anche per lei confidarsi in quel modo, e lo era, lo era di più di quanto mai sospettasse. Allargò le sue dita e strinse la mano di Clarissa: una stretta forte e decisa. << Mi dispiace, non ne avevo idea >>. Lei gli fece una smorfia poi si sollevò sulle punte dei piedi e le sue labbra morbide sfiorarono la guancia di Nathan, lasciando lì un piccolo bacio. << é acqua passata. Ci vediamo domani. Buonanotte idioz >>. Il ragazzo respirò per un breve istante il suo profumo, sapeva di lavanda. Si voltò, sentendo la mano di lei scivolare via dalla sua e la guardò andar via, nell'oscurità di quella notte. [...] << Tesoro sei bellissima >>. Katie era davanti lo specchio della sua camera da letto mentre cercava di sistemarsi il vestito. Il suo pancione era ben visibile ma il tutto la rendeva una sposa fantastica. L'abito, color bianco avorio, scendeva morbido sul suo corpo, mentre i ricami di pizzo presenti sulle sue spalle risaltavano. Aveva tra i suoi capelli biondi un piccolo diadema da cui partiva un velo non eccessivamente lungo che tuttavia sfiorava il pavimento. << Lo sto facendo davvero, Clary? Dimmi che non è un sogno >> Clarissa le si avvicinò, notando gli occhi lucidi dell'amica. Le sistemò i capelli sotto al diadema e poi le prese entrambe le mani. << è il tuo sogno, Kat >> << Grazie di essere qui. Non ce la farei senza di te>>. Le lacrime cominciarono lentamente a scendere dalle guance della sposa mentre le sue mani, tremolanti, stringevano quelle dell'amica. Ne avevano passate tante, condividendo tutto. C'era stato un momento in cui avevano perfino litigato, di brutto. L'ex di Katie, Robert, aveva baciato Clarissa e lei glielo aveva tenuto nascosto, pensando di proteggerla. Ma, alla fine, nonostante i suoi errori, Clarissa era tornata da Katie perchè era la sua roccia, la sua àncora di salvezza e nessuno, tanto meno un ragazzo, avrebbe potuto mettersi tra di loro. << Katie, sarò sempre qui con te. Sei la mia persona, non ti lascio da sola. Sempre e per sempre...>>. Clarissa era emozionata, voleva che la sua migliore amica vivesse un giorno da favola. Allargò le braccia e la strinse in un forte abbraccio, dandole tutta la forza necessaria per percorrere quella navata. [...] Nathan era nella sua camera. Aveva appena finito di vestire Mark che era corso via con gli altri bambini, Perla li avrebbe tenuti d'occhio per un pò. Indossava un completo blu notte, sotto la giacca aveva una camicia bianca e cercava incessantemente di farsi il nodo alla cravatta. Il risultato non era propriamente brillante e così ci riprovò per la quarta volta. Non era mai stato bravo con le cravatte. Al settimo tentativo era soddisfatto. Si scompigliò i capelli neri e corti e guardò quel pò di barba che si era lasciato in volto, gli faceva risaltare gli occhi azzurri. Con entrambe le mani afferrò la sua giacca e se la sistemò. In quel momento un sospiro uscìì dalle sue labbra. << Non è un appuntamento >>. Ripetè a se stesso prima di uscire, raggiungendo la porta di ingresso. Il rumore di un tacco 12 lo fece voltare di scatto. Aveva le mani in tasca e, improvvisamente, cominciò a sudare sotto la camicia. Un nodo gli strinse la gola mentre alzò un sopracciglio e le pupille si ingradirono. Spalancò gli occhi, sentendo quasi il respiro mancare. << Wo....wo...wo...wow...>>. Balbettò deglutendo a fatica. Clarissa era esattamente davanti a lui. Un vestito lungo e bordeaux che scendeva leggero sul suo corpo magro. Una stola, dello stesso colore dell'abito, avvolta intorno alle spalle ed i tacchi neri che slanciavano decisamente la sua figura. I capelli erano raccolti in una morbida coda laterale, da cui usciva qualche boccolo su cui si intravedeva qualche riflesso più chiaro. Gli occhi non erano eccessivamente truccati. Aveva l'eylener nero che sembrava allungarle lo sguardo e quel mascara Chanel che le faceva risaltare le ciglia. Sulle labbra un lucido che dava alla pelle un colore piuttosto naturale. << Sei...sei...bellissima>>. Nathan non riusciva a smettere di guardarla. Era decisamente uno schianto e lei sorrise quasi timidamente nel vederlo così imbarazzato. << Lo so, grazie >>. Rispose per smorzare l'imbarazzo. << E comunque... neanche tu sei niente male >>. Clarissa lo guardò. Aveva notato quanto fosse sexy con quel completo. La cravatta gli dava un tocco di classe e il suo atteggiamento da gentiluomo la affascinava completamente. Lui le si avvicinò con un sorriso porgendole il braccio al quale lei si appoggiò con la mano sinistra. Nathan osservò i suoi occhi limpidi e splendenti, e quelle labbra che sembravano perfette. << Sei uno schianto>>. Ripetè, stavolta con più decisione ma anche dolcezza. Avvicinò le labbra alla sua fronte e la salutò con un dolce bacio tra i capelli. Prendendola poi sottobraccio, uscì con lei da quella baita. [...] La cerimonia si svolse all'aperto con pochi amici e parenti, tutti circondati da un manto di neve bianca che conferiva un'aria molto romantica all'atmosfera. Katie iniziò a piangere sentendo le promesse di Colin mentre lui nascondeva visibilmente le sue emozioni. Si guardavano l'un l'altro, tenendosi strette le mani. Clarissa era alla destra dell'amica. In quanto damigella d'onore stringeva tra le mani un bouquet di tulipani rosa. Le promesse nuziali la emozionarono, tanto che più volte dovette passare una mano sotto i suoi occhi, per evitare che le colasse completamente il trucco. Nathan era seduto in terza fila. Mark era sulle sue ginocchia e accanto a lui c'erano la piccola Sophie e Willow. Entrambe sembravano delle principesse con i loro abiti ampi ed i fiocchi tra i capelli. << Avete visto quant'è bella zia Katie oggi? >>. Aveva sussurrato Nathan ai bambini. Nel frattempo, però, i suoi occhi, per tutto il tempo della cerimonia, erano rimasti fissi, come incantati, a guardare Clarissa. Attentamente scrutava ogni suo movimento: il modo in cui appariva dannatamente bella ed elegante, come ripetutamente si mordesse il labbro inferiore e come piccole lacrime uscissero dai suoi occhi. I loro sguardi non fecero altro che incrociarsi per tutto il tempo. Lui le sorrideva e lei cercava di nascondersi dietro una ciocca di capelli che le cadeva sul viso, nascondendo l'imbarazzo. Lui, in quel momento, la guardava come se fosse la cosa più preziosa del mondo, la guardava e si dimenticava di respirare: era bella da togliere il fiato. << Ed io vi dichiaro marito e moglie>> . Le parole del celebrante richiamarono l'attenzione di tutti. I presenti si alzarono in piedi, cominciando ad applaudire. Tra le grida e la gioia di tutti, Katie e Colin passarono in mezzo ai loro amici per raggiungere la baita in cui si sarebbe tenuto il rinfresco. Tutti i bambini, entusiasti, cominciarono a correre dietro gli sposi. Nathan si alzò, aspettando che Clarissa lo raggiungesse. << Bel bouquet >> << Sono i miei fiori preferiti >> << Sei piena di sorprese Clarissa Jenkins >>. Lei gli sorrise e lui le mise un braccio dietro la vita. << Sono una ragazza tutta da scoprire >> << E che piange ai matrimoni >>. Clarissa ridacchiò per quella battuta e sollevò lo sguardo verso di lui. << Te l'avevo detto che mi piacevano >> << Credo di averti sottavalutato. In fondo sei una piccola ragazza indifesa...con un cuore, sei proprio una Piccina >> << Una Piccina? >>. Clarissa aggrottò la fronte, come sorpresa. << Si, credo di aver trovato il soprannome perfetto per te: Picci. Piccina come una ragazza piccola e dal cuore tenero, in fondo >> << Mmm..molto in fondo >> << Che c'è? Non ti piace come soprannome? >>. Le chiese Nathan fermandosi un istante prima di entrare nella baita per raggiungere il resto della compagnia. << Non ho detto questo >>. Prontamente gli rispose, come se non le importasse di quel soprannome. << D'accordo Picci, allora entriamo >>. Nathan rise e si spostò per far passare prima lei. Clarissa non rispose. Entrò nel soggiorno pensando a quello strano, piacevole ed inaspettato soprannome. Le sue labbra si curvarono in un sorriso, senza che Nathan potesse vederla, mentre sentìì sulle sue guance un rossore improvviso. [...] << Augurissimi amica mia >>. Katie abbracciò Clarissa sentendosi finalmente realizzata. Il suo sogno era diventato realtà. Si era sposata, stava per diventare madre di due gemelli, aveva cresciuto David da sola ma, adesso, aveva Colin con lei e la certezza che era decisamente quello giusto. Colin era un uomo piuttosto riservato, non amava molto parlare ma Cameron e Jamie gli davano il tormento, era pur sempre lo sposo, volevano che si divertisse. Katie ancora non riusciva a credere che tutto ciò fosse realmente avvenuto e proprio a lei, a lei che aveva fin da piccola progettato il suo matrimonio, a lei che credeva fermamente nell'amore e nella famiglia, a lei che non si arrendeva facilmente ma lottava per tutto ciò in cui credeva. << Non è che adesso che sei sposata ti dimentichi di me vero? >> Scherzò Clarissa. Era fiera di quanta strada avesse fatto l'amica e soprattutto era grata di essere lì. Non aveva passato un solo secondo a pensare al suo di matrimonio fallito, stava bene e non se ne era neppure accorta. Sorrideva, viveva il momento. << Scusa un attimo, ho bisogno di lei>>. Nathan interruppe quelle risate, prendendo la mano di Clarissa per trascinarla via. Cominciò a correre, tirandosela dietro. << Ma cosa faii? Sei tutto matto>>. Clarissa rideva ma non oppose alcuna resistenza. <> << Vorrei vedere te mentre corri con dei tacchi>> Borbottava lei, ma intanto correva, stringendogli la mano. Passarono tra gli invitati, oltrepassarono il soggiorno, poi la stanza da pranzo finendo, infine, in cucina. << Vuoi per caso uccidermi? >> Domandò ironica Clarissa, lasciando la mano del ragazzo per guardarsi intorno. La torta nuziale era esattamente al centro del tavolo. Alta tre piani, bianca, circondata da meringhe caramellate. Al suo fianco piccole tortine, una al cioccolato, una alla crema di mandorle, una a crema di pistacchio ed infine quella al lampone e fragole, tutte ricoperte con della soffice panna montata. << Sto morendo di fame >> << Nath, ma sei pazzo, non possiamo mangiare queste torte >> << E perchè? Chi ce lo vieta di assaggiarle? >>. Il ragazzo la guardò con aria di sfida. Lei si morse il labbro, ridacchiando appena. Si avvicinò al tavolo, allungò il dito verso una torta e lo ricoprì interamente di cioccolato. Guardò lui, con un sorriso stampato in volto, poi si portò il dito alle labbra e cominciò a gustare il cioccolato. << Avevi decisamente ragione...è ottimo >>. Nathan ridacchiò vedendo la sua espressione. Lei prese con la mano un pò di panna montata e lentamente gli si avvicinò. << Prova tu ora >>. Si fermò a pochi passi da lui e, senza pensarci troppo, gli lanciò la panna in pieno viso. Nathan istintivamente chiuse gli occhi e scosse la testa, scrollandosi tutta la panna che aveva in volto. Con le labbra assaggiò i residui rimasti e poi poggiò una mano sul tavolo. << Oh, vuoi la guerra...>>. Borbottò, prendendo una manciata di panna montata tra le mani. Clarissa lo guardò, si tolse i tacchi, lasciandoli sul pavimento e cominciò a correre intorno al tavolo. Il ragazzo prese la mira, per un giocatore di basket come lui era facile centrale il bersaglio e le sporcò i capelli di panna. Lei cominciò a ridere ma non si arrese. Iniziarono a girare entrambi intorno al tavolo, l'uno dietro l'altra, lanciandosi panna montata. Clarissa colpì Nathan tra i capelli e sulle spalle, lui in pieno viso. << Non mi prendi, idioz >>. Lo incitava lei mentre, dalla parte opposta del tavolo, cercava di abbassarsi per nascondersi da lui. Nathan si fermava, per prendere la mira e poi riprendeva ad inseguirla, ridendo. Aveva una risata forte e lei ne era affascinata. << Prendi questo >>. Il ragazzo aveva preso una fragola, avvolta dal cioccolato e l'aveva lanciata su di lei. Clarissa aveva fatto lo stesso, fragola e panna volavano in quella cucina. Erano completamente sporchi quando lei si accovacciò sotto il tavolo per nascondersi. << Tregua, sono disarmata >>, disse divertita. Nathan si sporse per guardarla e scoppiò a ridere. La ragazza era seduta per terra, con panna e pezzi di fragole tra i capelli ed intorno alle labbra. << Ma come ti sei combinata? >>. Clarissa lo fulminò con lo sguardo. << Non che tu sia bello conciato così>>. Guardò i suoi capelli neri e un pò brizzolati, sporchi di panna montata e rise. Nathan scosse la testa e si buttò letteralmente a terra, sedendosi sotto al tavolo, accanto a lei, sfinito ma divertito da quel gioco. << Okay, tregua>>. Un istante di silenzio li avvolse entrambi. Si sentiva solo il rumore dei loro respiri, leggermente affaticati per la corsa. << Hai...hai...della panna...>> Nathan incrociò il suo sguardo, sollevò la mano destra e prese una ciocca dei suoi capelli, ripulendola lentamente. Lei lo guardò, persa nel colore chiaro dei suoi occhi. Clarissa cominciò a sentire i battiti scalpitanti del suo cuore mentre non smetteva di guardarlo. Era la prima volta che si soffermava così tanto nello sguardo di qualcuno. Non si sentiva smarrita ma stranamente al sicuro. << Si? >> Riuscìì soltanto a pronunciare. Lei solitamente si mostrava forte, adesso era come se tutta la sua fragilità si mettesse in mostra. Si sentìì piccola ed indifesa, con un desiderio enorme di protezione. A Nathan iniziarono a tremare le mani, mentre sentìì un nodo stretto in gola. Gli occhi dentro quelli di lei e la sua mano tra i capelli di Clarissa. Si avvicinò ancora un pò, restando seduto su quel pavimento freddo. Le dita si spostarono dai capelli alle labbra della ragazza: il pollice e l'indice lentamente le accarezzarono. Di istinto lei si morse il labbro inferiore. Nathan le era così vicino da riuscire a sentire il suo respiro addosso. Le prese con entrambe le mani il volto, guardandola per un nano secondo. Poi chiuse gli occhi e con dolcezza poggiò le labbra sulle sue. Fu un gesto istintivo, senza pensieri, fu un gesto voluto e desiderato. Sentiva il sapore delle sue labbra sulle proprie e lo desiderava ancora. Clarissa chiuse gli occhi a sua volta e portò le mani tra i capelli di lui, cominciando ad accarezzarglieli. Sentiva la loro morbidezza mentre si lasciava trascinare dal vortice di quel bacio. Le loro lingue incrociate e le loro labbra che si cercavano. Nessuno dei due sentiva l'esigenza di fermarsi. Per la prima volta, dopo tanto tempo, entrambi stavano respirando di nuovo. Era diverso dai baci che Nathan aveva dato fin ora o che Clarissa aveva cercato in sconosciuti. Che l'avessero ammesso oppure no, era un bacio dato con il cuore.

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