Il Krampus

di Elsinor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il castello ***
Capitolo 2: *** Grindelwald ***
Capitolo 3: *** Opportunità pericolose ***
Capitolo 4: *** L'esca ***
Capitolo 5: *** L'eggnogg ***
Capitolo 6: *** Catene ***
Capitolo 7: *** Fiuto, sangue e occhi ***
Capitolo 8: *** Orme nella neve ***
Capitolo 9: *** Horribile visu ***
Capitolo 10: *** Proviamo ***
Capitolo 11: *** Parlami ***
Capitolo 12: *** Il vero dolore ***
Capitolo 13: *** La forma della paura ***



Capitolo 1
*** Il castello ***



L'insegna del capanno ammantato di neve raffigurava un uomo lupo trasformato a metà.
Una rappresentazione benevola, giudicava il professor Krass.

Aveva chiesto una semplice birra di sorgo e aveva interrogato l'oste sul castello dei Grindelwald, srotolando sul bancone la mappa.
«Questa non le servirà a molto.» commentò l'oste «Il castello è Indisegnabile.»
«Lo so. Indicate col dito.» ribatté brusco Krass.
L'uomo eseguì, guardandolo di sottecchi senza simpatia. I maghi ungheresi non ne avevano di principio molta per i tedeschi.
«È parecchio a Nord verso le montagne. Territorio austriaco. Meglio non scendere mai dalla scopa, la foresta è piena di bestie.»
«Lupi mannari?» chiese Krass stirando brevemente gli angoli della bocca più in orizzontale che in verticale.
Neanche il sorriso dell'oste fu degno di tale nome.
«Tra le altre cose.»
«Non ho problemi.» Krass finì il boccale e si alzò, raccogliendo la sacca da viaggio di cuoio «Sono un cacciatore.»


Oste a parte, chiunque lo avrebbe considerato pazzo a viaggiare in quota in pieno inverno, sorvolando le cime innevate di abeti più neri del cielo notturno.
Lui stesso era incline a pensare di essere impazzito.
Il professor Krass aveva imparato a non agire di pancia né con tutte le altre viscere: era quello che ripeteva agli studenti, i quali avevano il privilegio di impararlo da lui e non direttamente dai mostri.
Eppure c'era uno studente in grado di fargli perdere il controllo.

Finalmente il profilo del castello dei Grindelwald gli apparve dietro la cresta degli alberi, illuminato da una gibbosa calante che nemmeno la foschia riusciva ad appannare. Era una costruzione massiccia ma non imponente, in pietra grigia, con torri basse e tozze dalle punte ricoperte di neve. Fuochi brillavano dietro le finestre.
Krass atterrò poco lontano, in mezzo agli abeti. Il terreno non era stato reso più agevole neanche a uso di mago.
Tolse lo stretto copricapo da viaggio e rimosse senza fretta la sciarpa che gli avvolgeva naso e bocca. Si concesse qualche minuto per ripensarci, ma si era convinto così bene di avere ragione che in breve, più deciso di prima, era già sulla strada.
Appena posò piede a dieci metri dal portone (cominciava almeno lì una passerella) lo percorse un brivido e capì di aver attivato un incantesimo.
Innocuo.
La luce dietro una finestra al primo piano sfarfallò e una porta più piccola si aprì all'interno del portone.
Krass intravide la sagoma di un elfo domestico, ma si ritirò rapida com'era apparsa.
Nel tempo che Krass impiegò ad arrivare vicino alla porta, era rimasto solo uno spiraglio di luce ad accoglierlo.
Aspettò, finché una donna non accorse ad affacciarsi allo spiraglio.
«Avete bisogno di aiuto? Vi siete perso nella foresta?» gli chiese in tedesco. Krass la fermò prima che lo ripetesse in francese.
«No, cercavo proprio voi. Sono Thaddäus Krass, insegnante e Vicepreside di Durmstrang.»
La donna spalancò gli occhi. Era giovane e pallida, indossava un abito grigio austero con sopra un grembiule pulito.
«Devo avvertire la signora.» decise. Per un attimo Krass temette di ricevere la porta in faccia, ma la ragazza si scansò e allargò lo spiraglio per farlo passare «Prego, signore, ehm, professore! Non rimanete al freddo. Date pure il mantello e la scopa a Schaffi, anche il bagaglio, se volete...»
L'elfo domestico era riapparso dietro la ragazza e tese umile le braccia.
Krass avrebbe giurato che il portone desse su un cortile interno, ma quando entrò si ritrovò al caldo di un'anticamera, con un'ampia scalinata al centro. I corrimani e le balaustre erano decorate con agrifoglio e nastri per il Natale.
Sentì strilli di bambini in lontananza.
«Vi chiedo perdono, non aspettavamo visite. I bambini credono sia arrivato il Buon Nikolaus e ora nessuno li calma più...» abbozzò la ragazza.
«Non ero atteso, in effetti.» replicò secco Krass senza tradire il disagio «Vorrei parlare con il signore o la signora Grindelwald, se non vi dispiace.»
«Seguitemi, scusate per la scala di servizio...non vi aspettavamo...e non riceviamo molte visite. La signora sta dando disposizioni per la Vigilia, ma vorrà ricevervi senz'altro.»
Parlava già macinando le scale a tutta velocità. Incrociarono sul primo pianerottolo una donna più anziana ma dal vestiario identico che scendeva.
La ragazza accennò una riverenza: «C'è il Vicepreside di Durmstrang, Fräulein
La donna posò la mano sulla pettorina del grembiule «Per il signorino Gellert? A tre giorni dalla Vigilia di Natale!»
Il professor Krass non ritenne più opportuno discutere con persone evidentemente di servizio, così rimase in silenzio.
Si accontentò che lo guidassero senza far storie lungo la scala, fino a un corridoio dal soffitto altissimo dove altre Fräuleins grige provvedevano a colpi di bacchetta ad accendere candele e far serpeggiare ghirlande.
Il vociare di bambini riecheggiava ancora più forte, sembrava ci fosse un'intera scuola da quelle parti.
Un elfo domestico passò correndo a perdifiato, inseguito da un cane bassotto e due bambini subito dietro.
La Fräulein più anziana estrasse pronta la bacchetta e affatturò elfo e cane uno dopo l'altro, congelandoli a mezz'aria e mandandoli a ruzzolare rigidi sul tappeto.
I bambini, entrambi molto piccoli, si fermarono da soli e si voltarono verso la Fräulein con le facce paffute tremanti.
«Perché non siete nella Sala dei Cervi con gli altri? Le vostre signore madri saranno molto infelici.» li apostrofò la Fräulein, gelida «Fräulein Hilde, occupatevene voi. Quanto a te.» agitò la bacchetta e sciolse le membra dell'elfo, che tornò in piedi con uno squittio «Dai bambini non devi farti vedere, figuriamoci prendere. Sei qui per lavorare, non per giocare. Ora sparisci!»
L'elfo obbedì con uno schiocco. Il bassotto, anche lui sciolto dalla fattura, rotolò sulle quattro zampe e trotterellò mogio dietro ai bambini e alla giovane Fräulein.
«Vi chiedo scusa, professore.» la donna più anziana ripose la bacchetta alla cintura «È il clima natalizio.»
Sarà stato il clima natalizio o la poca abitudine alle visite, ma il castello dei Grindelwald mancava di efficienza. Per fortuna c'era Durmstrang a dare a Gellert Grindelwald il giusto esempio.
«Dov'è il ragazzo?» era ciò che voleva chiedere fin dall'inizio, in realtà. 
«Il ragazzo?» ripeté la Fräulein come se avesse parlato in goblinese «Oh, il signorino Gellert. È nel suo studio e nessuno può entrarci.»
«Io sì.» ribatté Krass.
«La signora...»
La interruppe un'allegra voce femminile che si impose sugli echi del corridoio: «Grazie, Fräulein Engelberta, sono qui.»
Era la signora Grindelwald.
















Angolo dell'autrice: grazie per essere arrivati a leggere fin qui! Una storia ambientata in periodo natalizio pubblicata passato il suddetto periodo, ebbene sì: il tempismo non è il mio forte! Come primo capitolo forse è un po' lungo, in compenso la storia non sarà lunghissima. Spero vi abbia messo un po' di curiosità! Se sì, seguite e, se avete anche voglia di lasciare una recensione, Fräulein Engelberta approva!
P.s: detto tra noi, Grindelwald e il professor Krass compaiono anche nella mia storia Benvenuti a Durmstrang, ma non è necessario leggerla né averla letta per capire questa.

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Capitolo 2
*** Grindelwald ***


 
«Benvenuto, professore!»

La signora Grindelwald stava portando una cesta di arance (notevoli nel bel mezzo dei Carpazi) e aveva a fianco lo stesso elfo domestico che aveva accolto il professor Krass all'ingresso di servizio.
L'abito della signora era di velluto color ruggine e, arance a parte, era il suo unico tratto appariscente.
Una delusione per il professore, che se l'era immaginata una bellezza bionda ed eterea.
Un pregio, tuttavia, doveva riconoscerglielo: non si perdeva in chiacchiere.
«Purtroppo mio marito è fuori, spero di essere sufficiente. Fräulein Engelberta, andate a bussare allo studio di Gellert e ditegli di presentarsi nel salotto azzurro subito.» depositò il cesto di arance in braccio all'elfo domestico e borbottò qualche ordine, non rimase a guardarlo scomparire e portò il professore nel "salotto azzurro".
Una volta lì evocò con un colpo di bacchetta un samovar e un intero servizio da tè.

«È un onore, ma perché non ci avete mandato un gufo? Vi avremmo accolto come si deve. E mi sarei preparata a sentire cosa ha combinato Gellert.»
La signora Grindelwald sorrise. Sopra la sua testa e allo schienale della poltrona, un suo ritratto giovanile sorrideva a sua volta: il quadro rappresentava anche il signor Grindelwald in piedi alla sua sinistra e un Grindelwald in fasce tra le sue braccia.
Il signor Grindelwald era biondo e piuttosto attraente, ma aveva un'aria placida e urbana che non c'entrava nulla col figlio. A ben guardarla, era la signora Grindelwald che gli somigliava di più: il suo sguardo mentre sorrideva era gentile ma penetrante.
«Non ha combinato niente.» rispose il professore, provando un vago disagio che stavolta non riuscì del tutto a dissimulare «Non avevo in progetto di venire qui...ero di passaggio.»
«Voi siete il suo insegnante di Arti Oscure?» chiese la signora Grindelwald, prima che Krass scegliesse quali altre parole usare.
«No. Insegno Creature Magiche.»
«Ah, gli piace molto, almeno credo dal numero di creature imbalsamate nella sua stanza. Ma con quelle vive non è molto bravo, vero? So che è riuscito a farsi malissimo l'anno scorso.»
«Già.» Krass rimase sorpreso dal tono impietoso della signora Grindelwald.
«Riesce a essere molto sciocco, a volte. Sapete, sono di origine inglese e mia zia suggeriva Hogwarts, ma credo che Durmstrang sia stata la scelta migliore per Gellert, per via della disciplina. Non dev'essere un allievo facile, vero?»
«No, non lo è.»
Nonostante apprezzasse la schiettezza, Krass cominciava a indispettirsi. Quella donna somigliava in qualche misura al figlio, non c'era dubbio.
«Siete molto gentile a interessarvi a lui, in tal caso.» sorrise la signora Grindelwald.
«Tutt'altro.» Krass scrollò le spalle «Vostro figlio ha un grande talento, penso lo sappiate.»
«Preferirei ne avesse meno in cambio di più buonsenso.» osservò lei senza scomporsi.

Li interruppe un bussare educato alla porta.
Fräulein Engelberta aspettò il permesso della signora per fare capolino, dietro di lei Krass intravide subito Grindelwald.
Sembrava si fosse allungato ulteriormente durante le vacanze. Aveva iniziato a crescere all'inizio del secondo anno, e ora al terzo tutt'a un tratto svettava tra compagni di classe che prima avrebbero potuto metterselo in tasca.
Era in panciotto e maniche di camicia (rimboccate), i capelli a onde ribelli, le braccia dietro la schiena e l'espressione ostinata che il professore conosceva bene.
«Salutate il professore.» ordinò Fräulein Engelberta, facendosi da parte.
«Signore.» disse Grindelwald, guardando di sottecchi il professore con un sorriso appena accennato.
«Grazie, Fräulein, potete tornare dai bambini.» la signora Grindelwald agitò delicatamente la mano «Gellert, siediti. Il professor Krass non è venuto a punirti.»
«E cos'è venuto a fare?»
«Gellert
«È una domanda lecita.» Grindelwald si sedette come ordinato, scegliendo una delle poltrone azzurre del salotto «E siccome non siamo a scuola ma a casa mia, il professor Krass non può punire proprio nessuno. Quasi direi: mi piacerebbe che ci provasse.»
«Ti assicuro che non ti piacerebbe.» ribatté Krass, restituendogli l'occhiata dall'altro lato della stanza.
Grindelwald teneva le mani incrociate in grembo e gli avambracci e i polsi nudi erano estremamente sottili. Benché cresciuto, non si era irrobustito e il suo viso aveva ancora un'ingannevole delicatezza infantile. Avrebbe potuto essere al suo posto su quella poltrona azzurra un po' leziosa. Invece, coi suoi calzoni lunghi di un nero polveroso e gli occhi duri come vetro, era un elemento di disordine.
«Il professore passava da queste parti e ha avuto la cortesia di salutarci.» spiegò la signora Grindelwald, flemmatica.
«Sì, per lavoro.» si affrettò a precisare Krass, «Ho una creatura da catturare in questi boschi.»
 Grindelwald batté le palpebre, e con sollievo di Krass non sembrò incredulo ma piuttosto colpito.
«Un lupo mannaro?» chiese la signora Grindelwald.
«Il Krampus.» disse Grindelwald rispondendo al posto del professore.


















Angolo dell'autrice: finalmente è comparso il personaggio che stavate tutti aspettando...Fräulein Engelberta! Scherzo, sto parlando di un Gellert Grindelwald in piena pubertà. Spero che tutto quello che ho bellamente immaginato sulla sua famiglia vi suoni bene (commentate, se volete) e spero resterete per leggere il prossimo capitolo, dove finalmente si parla di ciò che dà il titolo alla storia.

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Capitolo 3
*** Opportunità pericolose ***



La signora fece un verso di sorpresa: «Il Krampus? Andiamo, Gellert: è una leggenda, solo i tuoi cugini più piccoli ci credono. Forse esisteva in tempi antichi.»
«Infatti è antico.» ribatté Krass «Ma esiste. Ha ragione Grindel...vostro figlio. Sono anni che seguo le sue tracce.»
«E si tratta proprio del servo del Buon Nikolaus?»
«Sono creature preesistenti al vescovo Nikolaus. Quello che le leggende chiamano Knecht Ruprecht o Zwarte Piet -ma che è probabile fosse in realtà femmina- era un esemplare che lui stesso aveva catturato e soggiogato. Ho intenzione di farlo anch'io.»
«Andrete a caccia durante la Vigilia?» intervenne Grindelwald sbrigativo «Portatemi con voi.»
La madre tentò di riprenderlo, ma Krass rispose con calma: «Era mia intenzione proportelo. La vedo come una grande opportunità per te, ma dal momento che hai solo tredici anni è doveroso richiedere il consenso dei tuoi genitori. Senza contare che potresti avere paura.»
«A-ah!» Grindelwald rise in uno sbuffo «Bastardo.»
«Gellert!» la voce della signora si alzò di tono.
«Non siamo a scuola» ribadì Grindelwald con un sorriso sereno.
«Neanche in questa casa è permesso un simile linguaggio.» lo avvertì la madre, corrugando la fronte.
«Prego, signora.» intervenne Krass stirando le labbra serrate in una piega beffarda «Approfittare di una presunta debolezza dell'avversario per colpire è la tua strategia tipica, Grindelwald, ma come sempre fai male i tuoi conti. Dovresti migliorare la valutazione del rischio se vuoi arrivare agli esami in un solo pezzo.»
«La speranza che il Krampus mi sfrondi di qualche pezzo deve sembrarvi un ottimo incentivo a portarmi con voi, no?» ribatté lui, senza smettere di sorridere. Si voltò «Madre, che ne pensate? Come ha detto il professore, è vitale ai miei studi.»
«Sono incline a fidarmi del professor Krass, ma di te, Gellert...» la signora Grindelwald scosse la testa, abbassando lo sguardo, accigliata «...per quanto non sia una madre dal cuore debole, dovrei passare la Vigilia a temere per la vita del mio unico figlio?»
«Non deve preoccuparsi, signora,» disse Krass, brusco (non era abituato a fornire rassicurazioni) «le mie lezioni a Durmstrang sono sempre il più vicine possibili a esperienze reali, e i pericoli sono di conseguenza altrettanto reali. Per quanto io sia pronto a evitare morti inutili, io sono solo e gli studenti molti. In questo caso avrei solo Grindelwald da sorvegliare, per cui il pericolo che io lo lasci morire è più basso di quanto lo sarebbe durante le mie lezioni.»
La signora Grindelwald fece un sorriso tirato. Rimase qualche istante in silenzio e incrociò e disincrociò le mani in grembo.
«Capisco. Credo che mio figlio abbia un ottimo insegnante. Scriverò subito a mio marito per sapere cosa ne pensa,» si alzò in piedi con un fruscio di velluto. Fece scattare il coperchio del medaglione d'argento che portava al collo e ne consultò l'interno «intanto consideratevi ospite del castello a tutti gli effetti, professore. Tra un'ora serviamo l'eggnogg nella Sala dei Cervi, nel frattempo, Gellert, sii ospitale.»
Krass si agitò, contrariato: «Non voglio disturbarvi.» non voleva saperne di sale piene di bambini ed eggnogg, qualunque cosa fosse. Non era quello a cui era preparato.
«Non disturbate affatto, dove c'è spazio per trentasei ce n'è per trentasette, dopotutto. Gellert se volete può mostrarvi la serra o la biblioteca, o la sua collezione se è di umore eccezionale. Con permesso.»

L'umore di Grindelwald sembrava parecchio migliore di quello di Krass. Quando sua madre ebbe abbandonato la stanza, batté piano le mani.
«Parlatemi del vostro piano per la creatura.»
«Non credo sia opportuno finché non sono sicuro di poter contare sulla tua collaborazione.» ribatté Krass «Aspetterò la decisione di tuo padre e anche tu dovresti.»
«È una pura formalità, è mia madre che decide sulla mia educazione.»
Il professore lanciò una breve occhiata astiosa al mago biondo del ritratto.
«Dove si trova tuo padre, adesso? Ho poco tempo per aspettare gufi.»
«È con la sua mistress.» Grindelwald studiò l'espressione di Krass con condiscendenza e spiegò «È un termine inglese.»
«Sì, il concetto mi è chiaro.» tagliò corto il professore, indispettito.
«Ufficialmente è andato a ritrarre un albero secolare: mio padre scrive libri illustrati di Erbologia. Volete che vi mostri la serra?»
«No.»
«Volete che vi mostri la biblioteca?»
«No. Va bene il tuo studio.»
Grindelwald abbandonò per qualche istante l'aria insolente e vagò con lo sguardo. Tornò ad appuntarlo sul professore. Krass pensava di avergli dato un ordine, non di dover aspettare il suo benevolo acconsentire, eppure si sorprese a provare una certa trepidazione.
«C'è del lavoro che ho lasciato in sospeso per venire qui.» concluse Grindelwald alzandosi in piedi.













Angolo dell'autrice: come alcuni di voi già sapranno, il Krampus non l'ho inventato io, è davvero un personaggio della tradizione germanica e i nomi citati da Krass sono tutti veri. Scoprirete presto altro di questo "simpatico" mostro, che non apparirà nel prossimo capitolo, ma apparirà lo studio di Grindelwald, in compenso. Se vi piace l'idea o preferite quella di una stanza piena di bambini ed eggnogg, recensite pure! E continuate a seguire!

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Capitolo 4
*** L'esca ***



La prima cosa che lo colpì fu il caldo fastidioso.

Ecco il motivo per cui Grindelwald girava in maniche di camicia.

Grindelwald...quello era il posto a cui era adatto e in cui era del tutto a suo agio, se l'era probabilmente costruito intorno: aveva affastellato i libri su ogni centimetro delle pareti, ricomposto gli scheletri appollaiati dietro le teche, cucito gli occhi di vetro ai Kappa e ai Berretti Rossi. Aveva riempito le pergamene di appunti e schizzi e le aveva lasciate in giro sopra i volumi aperti, accanto a recipienti misteriosi e strumenti d'argento.

Grindelwald si chinò a osservare il livello del liquido raccolto da una terrina sotto a un setaccio pieno di fegato di drago spappolato.
«Un modo astruso per sprecarlo.» commentò il professor Krass.
«È un esperimento,» ribatté Grindelwald, sollevandosi «che per voi sarà un altro modo per dire spreco. Finora ne ho ricavato un concime ottimo, basta una goccia.»
Accennò alle piante esotiche che svettavano dai vasi esibendo foglie venate di colori vistosi.
«Questa è un'Acromantula.» affermò Krass, chinandosi a sua volta su una teca che sulle prime pensava contenesse un animale imbalsamato. Invece la creatura, grande come la testa di un uomo, muoveva pigramente le tenaglie «Strano che da giovane sia così letargica.»
«Non è strano: la sottoalimento per mantenerla a una misura contenibile.» Grindelwald stava riempiendo un misurino con la colatura del fegato. Procedette a decantarlo in un altro recipiente «Infatti non è giovane quanto pensate.»
«Un altro spreco: non svilupperà mai e il veleno immaturo è blando.»
«Mi interessa il filo, non il veleno.»
«I tuoi interessi non sono mai dove devono stare.»
Il professore stette a braccia incrociate a guardare Grindelwald alle prese con le ampolle e commentò ancora: «Fare i compiti sarebbe troppo banale.»
«Già.»
«Ti credi troppo speciale.»
«Lo sono.»
Grindelwald non alzò gli occhi dal lavoro. L'ampolla dove decantava il liquido doveva essere incantata, perché le gocce scendevano a fatica e cambiavano colore.
Posò il misurino, accese una lingua di fuoco con la bacchetta e vi ruotò sopra il fondo dell'ampolla. La luce azzurra gli riverberò sul viso.
«Credo di sapere perché siete qui.» disse.

Krass inspirò profondamente.

«Siete troppo vecchio per essere appetibile a un Krampus. Avrete preparato una trappola e vi serve un bambino come esca.»
Krass picchiettò con l'indice sul terrario e l'Acromantula si avventò sul vetro che li separava, facendo scattare le mascelle.
«Potrei usare un piccolo Babbano a caso, ma confido che le reazioni di un mago siano più collaborative. Se va tutto come deve, non ti succederà comunque nulla.»
«Altrimenti che succede?» chiese Grindelwald, curioso «Le leggende che conosco sono fumose su questo punto.»
«Sono i Krampus femmina ad aggredire i bambini, e lo fanno solo nel periodo intorno al solstizio invernale, che coincide con il periodo di estro. In questo periodo sono frequenti le gravidanze anche isteriche, e la mia teoria è che scambino i bambini per cuccioli glabri e senza corna inadatti alla vita.»
«Li uccidono?» Grindelwald alzò lo sguardo avido verso Krass, che si sentì scioccamente soddisfatto di aver vinto contro l'ampolla.
«Dipende. Se hanno già una cucciolata, è possibile che diano il bambino in pasto ai piccoli o lo usino per rifocillarsi dopo la debilitazione della gravidanza. In altri casi lo possono rapire per tentare di allevarlo, o limitarsi a mettere alla prova le sue capacità di sopravvivenza ingaggiando una pseudo-lotta che per esseri sprovvisti di corna può finire molto male.»
«Meglio che mia madre continui a ignorare questi particolari.» decise Grindelwald «Andrò bene come esca? Non sarò troppo grande?»
Era anche il dubbio di Krass, ma cercò di non darlo a vedere «Finché non hai peli sulla faccia va bene.»
Grindelwald sorrise «No, sulla faccia non li ho.»
Il contenuto dell'ampolla si era diviso in liquido violaceo e schiuma giallastra, lui fece Evanescere lo scarto e avvitò un tappo contagocce sul collo del recipiente. Costeggiò il tavolo da lavoro e si diresse al terrario.
«Toglietevi.» disse tranquillo passando davanti al professore, che si scansò istintivamente.
Ma non avrebbe dovuto obbedirgli.
L'Acromantula si mise a zampettare impazzita, salendo fino alla retina finissima, dallo scintillio metallico, che le faceva da tetto. Grindelwald si chinò, allungò la mano e fece cadere dall'alto una sola goccia dall'ampolla alle mascelle della creatura.
Grindelwald era nel suo ambiente, per questo era in vantaggio. A Durmstrang temevano il professor Krass, e anche quel ragazzo aveva ottime ragioni per farlo.
Ma nonostante tutto, Grindelwald non faceva mai nulla come gli altri.

Grindelwald ritrasse la mano, ignorando gli schiocchi di protesta dell'Acromantula.
«Purtroppo prima o poi si deve andare alla Sala dei Cervi, c'è mia zia venuta apposta dall'Inghilterra.» si voltò verso Krass, che stava già facendo una smorfia «Impossibile svignarsela, mia madre ha una mappa del castello che le mostra sempre dove mi trovo. E dove si trovano tutti.»
«Quindi sarei, più che un ospite, un prigioniero?» sbuffò Krass.
«Benvenuto al castello.» sorrise Grindelwald, e tese la bacchetta verso il tavolo. La sua giacca volò fino a lui da un angolo nascosto, facendo crollare dei rotoli di pergamena.
Mentre Grindelwald si sistemava, a Krass cadde l'occhio sull'incisione sulla porta, che aveva notato di sfuggita entrando.
«Che rune sono?»
«Le ho trovate in un vecchio libro di mia madre. È un simbolo,» rispose Grindelwald «il mio.»






















Angolo dell'autrice: non vi è venuta una gran voglia di andare a caccia di Krampus? No...? Ok. Fate bene. Se invece sì, tenete presente che tutte le speculazioni sul Krampus esposte in questo capitolo sono inventate. Potrebbe esservi venuta voglia di recensire questo capitolo, in tal caso non esitate! Spero che vi siano piaciuti l'antro di Grindelwald e le strategie poco ortodosse di Krass, e che avrete ancora voglia di seguire la storia!

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Capitolo 5
*** L'eggnogg ***



Alla fine l'eggnogg non era che un intruglio di uova e panna, dolce e vagamente alcolico. 

Lo aveva preparato con le sue mani la zia dall'Inghilterra, Madama Bath, che in realtà non era zia di Grindelwald ma di sua madre, come disse lei stessa presentandosi.

Si notava la somiglianza nell'aspetto scialbo, comune anche ai tre fratelli della signora Grindelwald, presenti con le rispettive mogli: capelli castano-rossicci e colorito malsano, avevano preso molto del sangue inglese. Sangue blando come tè, pensava il professor Krass.
Le sorelle del signor Grindelwald (con i rispettivi mariti) erano delle solide matrone bionde, alcune già nonne.
Il risultato di tante indiscriminate unioni era che, nella Sala dei Cervi, il numero di trentasette presenti accennato dalla signora Grindelwald non era una stima per eccesso.
Una frotta di bambini di varie età si rotolavano sui tappeti, davanti al grande caminetto di pietra, attorno all'albero di Natale che sfiorava il soffitto a volta.
Bambini accomunati da completi babbani di taglio austero, grigi con piccoli bottoni neri, simili per maschi e femmine.
Krass aveva solo sdegno per la moda moderna di vestire i figli da Babbani fino alla maggiore età.
Ma i genitori si limitavano a guardarli dai divani e sorseggiare l'eggnogg, mentre le Fräuleins a bacchette sguainate impedivano ai più piccoli di schiacciare le fate vive che adornavano l'albero e scavalcare il parafuoco.
Di tutti quei parenti, solo Madama Bath si mostrò così entusiasta di vedere Grindelwald da venirgli incontro e baciarlo (una smanceria inadatta a un tredicenne).
Mostrò interesse anche per il professor Krass, dopo aver sentito che insegnava a Durmstrang.
«Siete l'insegnante preferito di Gellert?» gli chiese, amichevole.
Krass alzò un sopracciglio: «No.»
«Non ho un insegnante preferito, zia, li odio dal primo all'ultimo.» rispose infatti Grindelwald, mentre Fräulein Engelberta gli consegnava d'ufficio una tazza di eggnogg. Uno dei bambini, un biondino di pochi anni, gli si piazzò davanti fissandolo con avidità.
«Sparisci.» gli ordinò Grindelwald «O ti porto al Krampus con una mela in bocca.»
«Ci vai tu al Krampus!» ribatté riottosa una bambina, accorrendo ad agguantare la mano dell'altro «Fräulein, Gellert è cattivo.»
«Se il Krampus venisse ogni volta per Gellert, ora avrebbe tutte le ossa pulite.» scherzò Madama Bath, facendo una carezza ai capelli di Grindelwald, seduto vicino a lei «Portami la tazza, cara, la zia farà un Incantesimo di Rabbocco.»
«Signora, ogni bambino una sola tazza, niente incantesimi.» la riprese con fermezza Fräulein Engelberta.
Madama Bath sospirò.
«Il Krampus fa differenza tra bambini buoni o cattivi?» chiese Grindelwald lanciando un'occhiata a Krass da sopra l'orlo della tazza.
Krass alzò le spalle «Di sapore, forse...»
Non aveva intenzione di fare una battuta, ma Grindelwald rise.
«Se per "cattivi" si intende abbastanza scriteriati da allontanarsi nella foresta, allora sì, sono prediletti. A parte questo nessun fondamento.» concluse con un lieve imbarazzo.
«Studiate leggende?» Madama Bath gli sorrise.
Krass fece strinse lievemente le labbra «Se è per trovarvi verità. Io studio e insegno solo cose reali.»
«Ma c'è sempre verità nelle leggende, non è così?» ribatté Madama Bath, ravvivandosi «Da secoli la magia si nasconde ma lascia ovunque le sue tracce, parla la lingua delle leggende. Io mi occupo di storia della magia, lo so bene. Anche a Gellert piace la storia, benché probabilmente ora dirà che a Durmstrang odia tutto.»
Grindelwald non disse niente perché stava bevendo il suo eggnogg, con abbastanza entusiasmo da far traboccare una goccia. La recuperò leccando la tazza.
«Gellert, non fare così.» la signora Grindelwald comparve da dietro il divano, così all'improvviso che Krass sospettò che si fosse Materializzata.
Madama Bath diede in un'acuta esclamazione.
«Oh, cara! Dov'eri finita? Fräulein Engelberta sta diventando peggio del solito.»
«Sssh, ti sentirà. Ho appena parlato con il signor Grindelwald tramite Metropolvere.» guardò prima il professore, poi il figlio «Vorrebbe scambiare due parole con te, Gellert, per sapere quando hai intenzione di partire...»
«Subito, ovviamente.» Grindelwald non si diede pena di consultare Krass per rispondere, gli lanciò solo una breve occhiata di intesa. Non che il professore avrebbe risposto diversamente.
«...e quando di tornare. Vai, ti sta aspettando.»
«Come, Gellert! Parti?» Madama Bath sembrava sinceramente desolata.
«Vado a caccia di leggende.» spiegò Grindelwald e slanciò le gambe per alzarsi dal divano.
















Angolo dell'autrice: se (come Krass) siete delusi da questo pacioso capitolo a base di eggnogg, tranquilli che nel prossimo farà freddo e non ci sarà eggnogg. Fräulein Engelberta, la beniamina dei bambini, apprezza sempre molto le vostre recensioni! Per scoprire come se la caveranno Grindelwald e il più scettico Krass "a caccia di leggende" continuate a seguire!

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Capitolo 6
*** Catene ***



«Cos'hai detto a tuo padre?»

Al caldo della locanda del Lupo Mannaro, I fiocchi di neve sul mantello di Grindelwald erano diventati gocce d'acqua. Brillavano appese alle ciocche di pelo ispide che foderavano il cappuccio.
Il ragazzo appoggiava il gomito al tavolo e il volto alla mano guantata (non si era tolto i guanti), aveva i capelli umidi e scomposti come la pelliccia, il naso arrossato e l'aria cupa. Dopo due anni a Durmstrang, ancora soffriva il freddo e non amava volare.
Non aveva aperto bocca fino ad allora, e guardava il vuoto...o meglio, guardava all'interno della propria testa, così pareva. Una testa inespugnabile.

«Qualcosa intorno alla verità.» rispose lentamente «Un po' come voi a me. Se ci siamo fermati allora manca ancora molto a destinazione.»
«Già stanco?» ribatté il professore, sprezzante. Allentò l'imboccatura della sacca da viaggio e vi frugò brevemente dentro «La caccia è già iniziata, per cui reggerai o reggerai
«Ne avete fatta di strada per venire da me.» proseguì Grindelwald, stringendo gli occhi.
«E non sono il vostro allievo preferito. Potevate chiedere a uno dei vostri ammiratori bifolchi bavaresi.»
«Ricomincia a mettere "signore" alla fine delle tue frasi.» Krass trasse dalla sacca e posò sul tavolo un paio di ceppi grandi abbastanza per due polsi d'uomo, uniti da una catena a grossi anelli «Qui c'è sopra una magia antica. Riesci a leggere?» indicò le rune incise attorno ai ceppi. Grindelwald mise a fuoco lo sguardo e annuì appena.
«È fatta apposta per il Krampus, identica a quella che imprigionava Knecht Ruprecht. Ho altra catena. Vedi di non fartela finire tutta attorno al collo.»
«Ho pensato spesso che vi sarebbe piaciuto uccidermi,» rifletté Grindelwald «però avreste potuto farlo lasciandomi con le budella a terra l'anno scorso. Ah, però ora non incorrereste in sanzioni dalla scuola.»
«...signore.» aggiunse Krass «Non ho mai ricevuto sanzioni per i cadaveri degli idioti che ho raccolto. Sono un insegnante di Durmstrang ovunque io sia, e mi sono preso la responsabilità della tua vita davanti ai tuoi parenti. Se vuoi morire dovrai farlo nonostante me. Ti auguro di riuscirci.»
«Grazie, signore.» rispose Grindelwald senza cambiare espressione.
«Molto bene.» Krass rimise ceppi e catena nella sacca, in tempo prima che arrivasse la zuppa calda. L'oste la mise davanti a entrambi senza fare commenti e restituì a Krass una borraccia che aveva ricevuto vuota, ora piena.


La borraccia riapparve quando furono ben lontani dalla luce e dal calore della locanda.
«Mostrami come chiudi il pugno. La mano della bacchetta.»
Grindelwald sollevò la destra, che tremava, e piegò le dita guantate.
Il professore gli porse la borraccia.
«Un sorso solo, non sprecarla.»
Grindelwald tossì sputando una gran quantità di vapore denso che risaltò nella pallida nebbia circostante. 
«Servirà ancora. Probabilmente aspetteremo fino all'alba.» commentò Krass, riprendendosi la borraccia dal braccio teso del ragazzo.
«Ho portato da leggere.»
«La voglia di scherzare ti passerà presto.» il professore appoggiò la bacchetta sul palmo della mano e recitò nella mente l'Incanto Quattro Punti, controllando la posizione.
Era una buona notte: il riverbero della luna sulla neve caduta illuminava abbastanza da non rendere necessari incantesimi, malgrado gli alberi si affollassero davanti al cielo. Non c'era vento che agitasse le fronde, l'aria era gelida e immobile. Si udiva il mormorio di un corso d'acqua poco lontano e il tramestio e gli scricchiolii di piccole creature nascoste. Erano nel cuore della foresta.
Krass impugnò la bacchetta, afferrò Grindelwald per la collottola e lo riportò bruscamente al punto da cui si era allontanato.
«Cominci già a scappare?!»
«Volevo cercare le tracce, signore.» rispose il ragazzo, pronunciando "signore" con intenzione. Anche lui aveva estratto la bacchetta.
«Le seguo io da giorni, le prime ore di stamattina ero qui a controllarle. L'unico posto in cui devi stare, e rimanere, è questo. Non muoverti.» Krass gli diede uno scossone e lo lasciò andare. Grindelwald rimase fermo, ma non zitto.
«Non posso vederle, queste tracce?»
«Perché dovresti?» Krass cominciò a estrarre la catena dalla sacca «Sei l'esca, non il cacciatore.»
«Vorrei disegnarle e prendere appunti.»
«Non ti darò nessun tema da scrivere.»
Krass svolse la catena sul terreno. Affondò nella neve fino quasi a scomparire. Descrisse un cerchio intorno a Grindelwald, alla distanza di poco più di due metri, poi fece un altro giro stringendo il cerchio. Poi un altro giro.
«Secondo le vostre tracce quanti ce ne sono?» chiese Grindelwald in tono piatto.
«Solo uno.»
«Lo dite perché pensate che scapperei, altrimenti?»
«Se ti vedrò scappare ti affatturerò le gambe, non ho bisogno di mentire.»
Stava ancora svolgendo la catena e sentì Grindelwald ridacchiare.
«Vendetta gustosa, la vostra.»
Krass lo ignorò.
















Angolo dell'autrice: un cerchio magico, un cacciatore dai metodi discutibili e un'esca d'eccezione...cosa potrebbe mai andare storto? Forse se lo chiede anche Gellert Grindelwald, e forse ve lo chiederete anche voi. Siete liberi di fare i pronostici più assurdi nelle recensioni, e non mancate di leggere anche il prossimo gelido capitolo!

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Capitolo 7
*** Fiuto, sangue e occhi ***



Finito con la catena, pescò dalla sacca un barattolo pieno di grasso. Lo scaldò con la bacchetta finché non iniziò a sciogliersi.

Entrò nel cerchio di catene, faccia a faccia con Grindelwald.
Krass era un uomo alto, ma il ragazzo aveva ormai superato con la testa il livello delle sue spalle. 
Ancora doveva guardarlo dal basso, però.
«Stai fermo.» borbottò Krass, Grindelwald d'altro canto non si mosse. Si lasciò abbassare la sciarpa sotto il mento e scostare i capelli dalla fronte. Quando il professore immerse le dita nel grasso e glielo spalmò sulla faccia chiuse gli occhi e arricciò il naso, ma non si ritrasse. Krass non lo rimproverò: spezzare la lucente ostinazione del suo sguardo fu un sollievo.
«Sente l'odore?» chiese.
«Lo vedremo.»
«Anch'io sentirò il suo?»
«Durante il calore è definito "pungente".»
«Il primo giorno a Durmstrang, quando mi avete sbattuto in castigo,» Grindelwald iniziò a parlare tranquillamente, senza chiedergli se lo ricordasse. Era ovvio che se ne ricordava «ho pensato ci fosse il Krampus a farmi compagnia nel buio. Ma nella Reuekammer c'era solo odore di muffa.»
Krass gli sporcò le labbra con il rimasuglio di unto rimasto sul pollice. Sperava di farlo tacere, ma lui riprese subito.
«Perché allora non sapevo che il Krampus avesse un odore. Nella Reuekammer non c'è il Krampus, voi non siete mai riuscito a catturarne uno. C'è un Molliccio, lì dentro.»
«Hai paura?» chiese bruscamente Krass.
Grindelwald sorrise.
«Mi basta che tu rimanga qui dentro,» concluse il professore «che non ti muova e che non provi a scappare. Non mi importa se muori di paura.»
«Che noia, signore. Non scapperò.»
«Fare lo sbruffone ti è sempre riuscito meglio che raccogliere le tue budella da terra, Grindelwald» Krass sfilò il coltello dalla cintura e appoggiò l'altra mano di traverso alla fronte del ragazzo. Gli vide il riflesso della lama negli occhi, ma non si soffermò. Passò rapido il filo sotto l'attaccatura dei capelli e schiacciò i bordi della ferita per far uscire il sangue.
Grindelwald non emise suono, ma il suo respiro accelerò, condensandosi in soffi di vapore.
Il professore lasciò che il sangue colasse sulla fronte per pochi secondi, poi lo raccolse con le dita e lo sparse su guance e mento. Infine passò la bacchetta sulla ferita.
«Infatti sei ancora un bambino con paure da bambino.» La pelle si era richiusa lasciando solo una linea lucente di sangue rappreso. Krass arretrò, sganciò la borraccia dalla cintura e la lanciò al ragazzo. Da come riuscì ad afferrarla, almeno non aveva allentato i riflessi «Falla durare. Io sarò qui intorno, ma non mi vedrai.»
«È già un miglioramento.» borbottò Grindelwald, e non aprì la borraccia.


La aprì più tardi, e a giudicare dal tempo che ci mise a togliere il tappo, doveva avere le dita parecchio intorpidite.
Krass, ricoperto da un Incantesimo di Disillusione, estrasse lo Spioscopio da una tasca della cintura e lo osservò ruotare sul palmo traslucido della propria mano. Ronzava incessante da ormai un'ora.
Alzò lo sguardo verso Grindelwald, mezzo scomparso tra le volute di fumo vomitate grazie al Decotto.
Lo sentì iniziare rauco a canticchiare.
Puntò la bacchetta contro un cumolo di neve sul terreno: la neve si sollevò con un crepitio delicato, si scrollò spargendo fiocchi e si compattò nella forma bassa e allungata di una volpe.

«Il Buon Nikolaus tende il suo bastone,
Il Krampus scuote le sue catene,
»

Krass frugò in un'altra tasca della cintura, si chinò e premette una biglia di vetro di specchio dentro ciascun'orbita vuota.
La volpe di neve gli restituì lo sguardo, senza riflettere il suo volto invisibile, ma uno squarcio della foresta retrostante. Si voltò di scatto e partì in una corsa silenziosa.

«Il sacco del Krampus è tanto profondo,
e se non fai il bravo, c'è posto, c'è posto...
»

Krass pescò di tasca una terza sfera di vetro di specchio, grande come il suo palmo, e fissò il turbinio nero e bianco all'interno, guardando con gli occhi della volpe.

«La fame del Krampus è tanto profonda
e se non fai il bravo, ti mangio, ti mangio...
»

La volpe si era arrampicata e aveva scovato una traccia fresca: due scorticature parallele su un tronco, a circa due metri d'altezza. 
Si fermò per annusare. Scese a balzi. Riprese a correre.
















Angolo dell'autrice: scusate se questo capitolo arriva tardi! L'episodio del castigo nella Reuekammer raccontato da Grindelwald è quello dell'altra mia storia "Benvenuti a Durmstrang", se ve lo stavate chiedendo. Come sono autoreferenziale! Per il prossimo capitolo non aspetterete molto, e neanche Krass e Gellert, ora ben condito. Nel sacco del Krampus NON c'è posto per le anime buone che continuano a leggere, recensire e seguire questa storia!

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Capitolo 8
*** Orme nella neve ***



«Allinea le scarpe davanti alla soglia
Il Krampus affila le sue corna
e se hai fatto il bravo per te c'è la frutta,
e se non fai il bravo per te c'è la sferza...
»

Krass ricordava di aver ascoltato quella stessa melodia a Ratisbona. Con parole diverse, probabilmente.
La voce pacata di Grindelwald si spezzava e si faceva rauca sulle note più acute. Non aveva ancora la voce di un uomo, ma iniziava a risentire della pubertà...o forse del freddo, o della paura.

Dentro la sfera di specchio, vide con gli occhi della volpe sfilare una distesa candida punteggiata di nero, sassi ed erbacce che riuscivano a farsi strada oltre la neve.
Il muso rasoterra.

Trovò le impronte: il doppio solco di uno zoccolo di ungulato, affondato profondamente nella neve, carico dei centottanta-centonovanta chili della creatura. Le orme vecchie Krass le aveva già cancellate nell'ultimo sopralluogo, quelle erano fresche.
La volpe accelerò per seguirle.

«Non c'è una magia che ti possa salvare
Non c'è la bacchetta del tuo genitore
Il Buon Nikolaus tenderà il suo bastone
Il Krampus scuoterà, scuoterà le catene
»

Grindelwald si interruppe e sternutì.

A distanze regolari e ben delineate, le impronte si snodavano come un nastro, schiacciando cespugli e balzando al di là di massi e tronchi caduti.
Finché all'improvviso, su uno spiazzo liscio di neve pulita, si interruppero.
La volpe si fermò. Arretrò cauta e iniziò a girare intorno alle ultime due impronte nette.
Un'altra impronta affondò sopra la prima, facendone franare i bordi.
La volpe fece uno scatto, il suo sguardo divenne bianco e un attimo dopo si spense.

Krass fissò per qualche istante la superficie immota e scura della sfera nel suo palmo, poi la ripose in tasca. Tese la bacchetta e Appellò silenziosamente gli occhi della volpe. Ci misero pochi secondi ad arrivare, e li afferrò entrambi con la mano libera.
«Grindelwald.»
Il ragazzo non si voltò in direzione della sua voce, ma allargò e piegò le braccia una alla volta per sgranchirle.
«Sta arrivando. Ed è invisibile.»
Grindelwald aveva estratto la bacchetta. Lo vide abbassare la testa coperta dal cappuccio.
«Perché invisibile?» chiese.
Krass avrebbe dovuto ammettere di saperne quanto lui, per cui tacque.
Grindelwald borbottò qualcosa, probabilmente in inglese e probabilmente imprecazioni.
Teneva il braccio della bacchetta teso lungo il corpo e lo faceva oscillare piano. Lo strato di neve in cui era affondato fino ai polpacci si disfece piano piano in fiocchi che venivano spazzati via verso gli alberi da un vento fittizio.
Si fermò quando ebbe le caviglie libere e il manto circostante fu considerevolmente livellato. Le catene erano sparite sotto la neve spostata.

Iniziò con una serie di scrocchi.

Grazie alla volpe, Krass poteva intuire da dove sarebbe arrivato, e rimase attento ai movimenti delle fronde mentre la mano destra impugnava la bacchetta e la sinistra percorreva ormai istintivamente gli oggetti nella cintura.
Grindelwald, all'interno del cerchio, si voltò dalla parte del rumore.

Lo schianto di rami spezzati.

Un fiocco di neve si posò sul nero del mantello di Krass. Il professore si augurò si trattasse di uno dei frammenti stregati da Grindelwald. Dopo l'imprevista invisibilità del Krampus, ci mancava solo un'imprevista nevicata.

Era l'ansito del mostro o solo uno stormire di foglie?

La neve franò dagli alberi intorno allo spiazzo.

Non era solo un ansito, ma un raspare umido.

Altri fiocchi caddero sul mantello di Krass, che non fece in tempo a maledire il destino, perché la massa invisibile del Krampus era uscita dagli alberi, calando impronte rapide sulla neve.


















Angolo dell'autrice: ...e i lettori non fecero in tempo a maledire l'autrice, perché questa gli promise eccitanti sviluppi nel prossimo capitolo. Ella sperava di ricevere dal Buon Nikolaus un sacco pieno di recensioni, ma sapeva di dover scrivere in fretta prima che il Krampus la portasse via. E ora che era invisibile, come avrebbe fatto a vederlo arrivare?

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Capitolo 9
*** Horribile visu ***



Le impronte si fermarono.

Krass imprecò silenziosamente. Doveva entrare nel cerchio!

Ormai vedeva cadere la neve a occhio nudo, fiocchi radi e leggeri che fluttuavano a lungo prima di posarsi.

Gli zoccoli affondavano scrocchiando, pestavano e scalciavano sollevando la neve.
Il respiro ringhioso del mostro e l'odore acre arrivavano fino a Krass, mentre la sagoma, che stimava alta almeno due metri corna escluse, rimaneva trasparente.

Grindelwald non si era mosso.
Era in posizione da duello, le gambe lievemente divaricate, il piede destro avanzato, il sinistro perpendicolare, ma non aveva sollevato la bacchetta.
Il suo respiro si condensava ancora in vapore e Krass poteva coglierne il ritmo accelerato.

«A voi sembra invisibile?» chiese.

Krass non rispose per non tradire la propria posizione. Il Krampus reagì alla voce di Grindelwald avvicinandosi a grandi passi, esalando rantoli eccitati.

«Perché io lo vedo.» spiegò Grindelwald, e la voce gli morì in una nota di panico.

Era nel cerchio!

Krass sollevò la bacchetta, strinse le labbra e si impose di aspettare. Il movimento delle catene avrebbe allarmato il mostro, e c'era rischio cercasse di uscire mentre era ancora vicino al perimetro, dove la magia era meno forte.

Successe molto in fretta: le orme del Krampus superarono le catene nascoste dalla neve e si fermarono a un metro da Grindelwald.
Krass ora vedeva condensarsi anche il respiro del Krampus.
Grindelwald aveva arretrato il piede destro e tirato il busto all'indietro, il suo corpo disegnava una linea tesa al limite. Il cappuccio del mantello era caduto e il suo volto altrettanto teso, gli occhi enormi e pallidi dove si rifletteva qualcosa che Krass non poteva vedere.
La neve stava cadendo più fitta e, ad aguzzare lo sguardo, si fermava sopra un arco incombente sul ragazzo.

Krass roteò la bacchetta.

Le catene si animarono e strisciarono sulla neve stringendosi attorno al cuore del cerchio.

Il Krampus grugnì, emise un alto gemito quasi umano e in un attimo si lanciò contro Grindelwald.

«Via da lì!» gridò Krass. Mantenne la bacchetta tesa e uscì dal nascondiglio, mentre le catene si agitavano sferragliando e sollevando sbuffi di neve.

Nei pochi secondi che passarono, Grindelwald fu alzato da terra e sballottato verso i confini del cerchio, finché non gridò «Relascio!» provocando uno strillo vibrante della creatura.
Il corpo di Grindewald colpì il terreno, ma il braccio sinistro rimase indietro e si tese prima di scivolare via dalle grinfie invisibili.
Uno schiocco e Grindelwald rotolò sul manto di neve.
Le catene si sollevarono e rotearono in spire intorno al Krampus, che gemette di nuovo e si agitò scalciando gli zoccoli. Colpì gli anelli con un clangore metallico, e uno sfrigolio magico accese scintille verdi nella notte.
All'istante divenne visibile.
Krass ammirò l'alta figura nera stagliarsi contro la neve, le corna affusolate ricurve all'indietro e il muso che spiccava in mezzo al pelame grazie agli occhi e al palmo penzoloni di lingua appuntita, entrambi di un incredibile rosso. Le froge sbuffavano vapore e la bava luccicava sulle ciocche appiccicose della barba.
Il Krampus guardò verso il professore, le pupille orizzontali, nerissime, affogate nel rosso. Quegli occhi sembravano fissare dritto oltre lo schermo della Disillusione. Era mai possibile? Passò un tempo sufficiente a che qualche fiocco di neve gli si posasse addosso, poi il mostro di scatto distolse lo sguardo, diede in un altro strillo e si lanciò contro Grindelwald rannicchiato a terra.




















Angolo dell'autrice: dopo tanti capitoli, finalmente, habemus Krampus! Mi auguro vi piaccia il suo aspetto amichevole e distinto, mi sono basata abbastanza sull'iconografia tradizionale. L'invisibilità selettiva è invece una caratteristica inventata. Tra tutti questi imprevisti, se la caveranno Krass e Grindelwald? Recensite e aspettatevi Krampus, neve, denti stretti e occhi aperti nel prossimo capitolo!

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Capitolo 10
*** Proviamo ***



Sotto il mantello che aveva aggrovigliato addosso, il corpo rattrappito di Grindelwald pareva troppo teso per essere incoscente, ma per qualche motivo non si era rialzato. Sulla neve era rimasta qualche traccia rossa.
Le catene gli strisciavano accanto ai piedi e balzavano sopra di lui, ma il Krampus le ignorò come ignorò il professor Krass. Protese le zampe anteriori, dotate di cinque dita lunghe e nere. Spuntavano glabre dai polsi, e a parte il colore della pelle e gli spessi artigli grigiastri, erano del tutto simili a mani umane.
Strillò e si lanciò contro Grindelwald.

Sbatté contro una cupola di ghiaccio.
La neve si era sciolta e sollevata in un'onda che aveva protetto il ragazzo, senza che Krass avesse fatto nulla per intervenire.
Del resto le catene si stavano già stringendo intorno al Krampus, che con il suo gesto vi si era praticamente gettato contro, scottandosi le zampe sul metallo intriso di magia.
Le grida facevano vibrare i timpani.
Krass aveva pronti i ceppi. Li sganciò dalla cintura e li gettò sulla neve davanti agli zoccoli della creatura.
Le catene affondavano nella pelle ispida del Krampus, pulsando di un'incandescenza verde. Il mostro smise per un attimo di dibattersi, piegò la testa e mostrò a Krass le corna lucenti e nere. Curvò la schiena e si piegò sulle ginocchia, la pelliccia si drizzò su tutto il corpo, che sembrò gonfiarsi fin quasi a esplodere tra le spire di metallo. Krass capì che, nonostante tutto, avrebbe tentato di caricare.
La neve si scioglieva appena toccava il mostro, mentre Krass dovette battere le palpebre per liberarsi dei fiocchi che cadevano sempre più fitti.
Le catene stridettero, il Krampus calcò il terreno con gli zoccoli, diede una spinta di reni e si slanciò.
Krass sferzò l'aria con la bacchetta.
I ceppi volarono ai polsi del mostro, che ricadde con un gemito rauco, slittando nella neve incontro a Krass.
Il professore fu pronto a gettarsi di lato.
Complice la neve ad attutire, sarebbe rotolato via illeso se un lembo del mantello non fosse rimasto catturato sotto la caduta del Krampus.
Era un mantello da caccia che non si allacciava sotto il collo, ma tramite un'abbottonatura sul petto, e gli risparmiò di soffocare, ma non di venir tirato bruscamente indietro e ricadere a sua volta sulla schiena. 
Imprecò quando la bacchetta gli sfuggì di mano.

«Gran bastardo.»
Krass vide solo la cappa nera del cielo, sporcata dagli innumerevoli fiocchi di neve gelidi che gli pungevano la faccia. Ma riconobbe benissimo la voce di Grindelwald. Subito dopo gli arrivò un calcio sulla spalla.
«Scusate. Non vi avevo visto. Non si vede bene dove siete, finché siete Disilluso. Farebbe comodo la bacchetta, che dite?»
Krass serrò i denti e cercò di tirar su il busto, ma il lembo di mantello rimasto libero era troppo corto e dovette perdere tempo a disfare i bottoni, impacciato dai guanti spessi e dalle dita intorpidite, mentre con l'altra mano tastava in cerca della bacchetta.
«Ce l'ho io.» lo prevenne Grindelwald, come si aspettava.
«Dammela subito, Grindelwald, o la tua permanenza a Durmstrang è finita.»
«Potrei far finire la vostra vita, se ne avessi voglia.» osservò Grindelwald senza rabbia, solo con freddezza «I miei parenti mi coprirebbero e quel tipo alla locanda si farebbe gli affari suoi. Faremmo finta che voi non siate mai venuto da me, e che siate andato a caccia da solo.»
Krass lasciò perdere i bottoni e prese il coltello dalla cintura.
«E che ne faresti del Krampus?» domandò beffardo intanto «Risponde solo agli ordini di chi gli ha messo le catene.»
«Alla bacchetta di chi gli ha messo le catene.»
«Al mago che gli ha messo le catene. Non interpretare le rune letteralmente. Un mago senza bacchetta è sempre un mago.»
«Un mago senza bacchetta è solo un mago. Un mago con la bacchetta giusta può essere qualsiasi cosa voglia.»
Avrebbe provato, Krass ne era sicuro. Ne approfittò per far scivolare la lama sotto il mantello e tagliare l'allacciatura.
«Proviamo.» disse infatti Grindelwald.














Angolo dell'autrice: che ve ne pare della piega che hanno preso gli eventi? Quale personaggio vi sembra più in pericolo, ora? Gli artigli sono stati sfoderati, le catene assicurate, le scommesse aperte: fate la vostra puntata e avrete in cambio autentico oro dei Lepricani! Oppure lasciate una semplice recensione. E attendete di sapere chi avrà la meglio nel prossimo capitolo!

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Capitolo 11
*** Parlami ***



Il Krampus era rimasto a terra, perfettamente immobile. I ceppi stregati gli impedivano di fare qualsiasi cosa non gli venisse ordinata, a parte respirare.

Quanto a respirare, lo faceva: il professore lo sentiva benissimo, costretto com'era a una scomoda vicinanza.

Sentì, e voltando la testa vide, le catene cadere strato dopo strato dal corpo inerte del mostro. Grindelwald era riuscito a usare la sua bacchetta con successo.

«Parlami.» ordinò Grindelwald al Krampus «Mi capisci?»

Krass, che stava rapidamente tagliando i bottoni del mantello, l'altra mano pronta a far leva sul terreno, si fermò sconcertato.
Grindelwald, con la possibilità di comandare una bestia del genere, decideva di interrogarla in tedesco come se fosse un bambino nel suo salotto? Quel ragazzo aveva proprio una testa folle.

Il Krampus esalò un respiro raschiante.

«Sì.»

La voce suonava come la sovrapposizione di due voci, che si contorcevano entrambe nello sforzo di articolare: un ringhio basso da animale e un gemito acuto, di una vecchia o di un bambino.

Krass si riscosse dalla sorpresa, finì di tagliare e si sollevò sul gomito sinistro. Con uno scatto del polso passò a impugnare il coltello per la lama. Sapeva lanciarlo fino a quattro metri di distanza con precisione, ma la nevicata sempre più fitta rendeva le cose difficili.

Grindelwald era in piedi a neanche un metro da lui, guardava il Krampus.
Il sangue impastato sul viso, la bacchetta (quella del professore) tesa e l'altro braccio nascosto sotto il mantello. Era ferito? Meglio comunque mirare al braccio destro: andando a segno poteva recuperare la bacchetta.
Non fece in tempo a inquadrare il bersaglio che Grindelwald si mosse. Girò intorno al Krampus, disteso alla destra del professore, spostandosi dai piedi alla testa cornuta.
«L'uomo che ti sta a fianco,» Krass rimase immobile «puoi guardarlo. Lo vedi chiaramente?»
Un occhio rosso dalla pupilla orizzontale lampeggiò.
«Sì.»
«Puoi vedere chi si rende invisibile?» insistette Grindelwald.
Il Krampus sbuffò vapore dal muso. Era un muso quasi piatto, più umano che caprino.
Fece un debole ringhio di gola, ma non rispose.
Grindelwald si inginocchiò, e Krass sentì che nel farlo gli sfuggiva un gemito «Ora vi vedo abbastanza bene anch'io, signore.» passò a rivolgersi a Krass in tono più leggero, divertito «Vi si è posata la neve addosso. Smettete di pensare a come uccidermi per primo, per favore: non vi farò niente. Vi ridarò la bacchetta appena avrò delle risposte. Ecco, tenete la mia.»
Gli allungò veramente una bacchetta, e per esclusione era veramente la sua. Krass rimase sbigottito per la terza volta nel giro di poco. Grindelwald, forse pensando non si fidasse a prenderla dalla sua mano, la posò sulla neve accanto a lui.
«Riformulo.» proseguì rivolto al Krampus, riprendendo lo stesso tono piatto e imperioso «Puoi vedere chi si copre con un Mantello dell'Invisibilità?»
Il Krampus fece il medesimo verso di prima, poi strascicò le parole «Sììì, nooo.»
Krass si alzò, anche perché il freddo della neve cominciava a entrargli nelle ossa. Prima raccolse la bacchetta di Grindelwald.
«Evidentemente capisce solo concetti semplici.» commentò brusco, soffocando un colpo di tosse «Non può rifiutarsi di rispondere, quindi se non risponde è perché non ha risposte da dare. Del resto come fa a sapere se ciò che vede sta tentando di essere invisibile o no? E non credo sappia cos'è un Mantello dell'Invisibilità.» provò a spezzare l'Incantesimo di Disillusione. Anche se non era la sua bacchetta, non lo tradì.
«Deve saperlo, o non avrebbe risposto come prima.» ribatté Grindelwald pronto «Ha risposto sì e no, quindi forse sa cos'è ma non ne ha mai visto gli effetti. Oppure...» Grindelwald aggrottò la fronte. Le strisciate di sangue sul suo viso sembravano scurissime, o forse era la sua pelle a essere sbiancata «...oppure ci sono Mantelli che riesce a vedere e altri no.»
«Ammettiamo pure che riesca a penetrare gli incantesimi sui tessuti e non il pelo di Camuflone, ma l'interpretazione più semplice è sempre la più giusta, Grindelwald.» a Krass parve di essere tornato a Durmstrang, il che lo fece sentire subito meglio «O forse tu non cerchi risposte, ma cerchi qualcosa che ti piacerebbe sentire?»
Grindelwald domandò per tutta risposta al Krampus: «Rispondi. Hai mai visto un Mantello dell'Invisibilità? E a chi apparteneva?»
Il Krampus esitò di nuovo prima di rispondere: «Sì...» fece schioccare le mascelle e ritrasse le labbra quasi inesistenti sui denti aguzzi e irregolari. Sibilò «...morr-tee.»




















Angolo dell'autrice: sorpresi? A questo punto per voi lettori non sarà difficile come per Krass intuire cosa passa per la "testa folle" di Grindelwald. Mancano altri due capitoli alla fine di questa gelida storia! Lasciate una recensione e manifestate la vostra simpatia per Gellert, per Krass o per il Krampus...e continuate a seguire!

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Capitolo 12
*** Il vero dolore ***



«Quando hai visto il Mantello della Morte l'ultima volta?» domandò Grindelwald, gli occhi spalancati.
Il Krampus, come prima, si limitò a ringhiare debolmente.
«Ti aspetti che sappia misurare il tempo?» sbottò infastidito Krass «E non vedo perché insistere su questa personificazione primitiva della Morte invisibile.»
«Fate silenzio!» gli ordinò Grindelwald esasperato «Hai mai sentito parlare di...» e disse una parola inglese che Krass non capì. Il Krampus rispose negativamente, e allo stesso modo rispose agli accenni di Grindelwald a una Pietra e a una Bacchetta.
La neve continuava a cadere e Krass sapeva quanto fosse pericoloso continuare a restarci sotto.
Appellò la sacca da viaggio per estrarne la tenda, un pacchetto di stoffa cerata ripiegato fino stare in una mano. Bastava un gesto della bacchetta per montarla, anche se con la bacchetta di Grindelwald ogni incantesimo risultava faticoso e alieno come scrivere con la mano non dominante.
Si mise da solo al riparo sulla soglia e osservò Grindelwald a braccia incrociate.
«Solo i bambini possono vederti?» stava chiedendo. La sua voce ora era stanca e venata da una punta di insofferenza «Perché?»
«Sì.» il Krampus non seppe rispondere all'ultima domanda.
«Qual è il tuo nome?»
Il Krampus di nuovo si limitò a ringhiare.
«Non ne ha uno,» spiegò Krass «è il padrone a darglielo.»
«Glielo darete voi.» concluse Grindelwald, seccato «Non mi interessa.» voltò le spalle al Krampus e venne incontro al professore. Tese la bacchetta, la mano tremava.
«Ridatemi la mia. Aspettate, mettiamole entrambe a terra insieme, pas de trucs
Scambiarono le bacchette.
Grindelwald si insinuò sotto la tenda come se fosse stato invitato. La sua faccia aveva un livore malsano sotto lo sporco. Teneva i denti serrati e respirava con affanno.
Krass lo ignorò, impugnò la propria bacchetta, tirò su la sacca da viaggio e tornò dal Krampus.
Prese dalla sacca un piccolo scrigno in legno di tasso rinforzato da fasce di ferro, lo mise a terra e puntò la bacchetta. Come sembrava più facile, ora!
«Entra.» ordinò al Krampus quando lo scrigno diventò abbastanza ampio da contenerlo anche sdraiato.
Il Krampus si alzò in piedi, la schiena curva e le braccia rattrappite sul petto, i ceppi spessi ai polsi. Non si scrollò nemmeno la neve di dosso, ricadde da sola, così come le catene che tintinnando lo seguirono.
Quando le punte delle corna scomparvero dentro lo scrigno, Krass lo richiuse e lo riportò alle dimensioni originali. La serratura si chiuse con uno scatto e Krass lasciò scivolare il bottino nella sacca. La caccia era conclusa.

«Volete ancora espellermi?» gli chiese Grindelwald appena tornò alla tenda. Oltre la soglia c'erano alcuni scalini di pietra da scendere, dopodiché si entrava in un locale molto spartano dal soffitto a botte, umido e simile a una cantina.
Grindelwald si era già accomodato e aveva persino acceso le torce alle pareti. Era seduto sulla cassapanca, uno dei pochi pezzi di mobilio. Aveva lasciato cadere il mantello ed era impegnato a sbottonare, slacciare e togliere altri strati con una mano sola. L'altro braccio pendeva inerte dalla spalla in giù, e a giudicare dalla smorfia di Grindelwald faceva anche male.
Krass gettò il proprio mantello sul tavolo di legno grezzo al centro della stanza. Cercò la porzione di stoffa sfilacciata dal coltello e puntò la bacchetta per ripararla.
«Lo farei se fosse il modo più efficace di farti soffrire.» rispose a Grindelwald.
«Avete promesso di riportarmi a casa, ormai.» Grindelwald tratteneva il respiro ogni volta che sfiorava il braccio inerte «"In un solo pezzo".»
«Il dolore vero non lascia segni, e tu dovresti già saperlo.»
Grindelwald aveva finito per ricorrere alla bacchetta e stava meticolosamente demolendo le cuciture della manica sinistra. Non alzò lo sguardo.
«Hai rotto il braccio?» chiese Krass.
«La spalla.» rispose Grindelwald «Credo.»
«È uscita.» considerò Krass lanciando un'occhiata all'articolazione scoperta. La clavicola disegnava un angolo retto col braccio e l'estremità al vertice sembrava sul punto di bucare la pelle «Va rimessa a posto subito. Da solo non ci riuscirai.»
«Lo supponevo.»
«È per questo che mi hai restituito la bacchetta?»
«Anche.» Grindelwald si strofinò la faccia ancora sporca con la manica sana. Il resto di quella che era stata una maglia aderente gli pendeva addosso «E perché, considerato che siete quello che più odio, siete il mio insegnante preferito.» lo disse senza nessun calore. Krass ne fu doppiamente soddisfatto, anche se non capiva perché avrebbe dovuto provare soddisfazione.
«Sdraiati.» gli ordinò.



















Angolo dell'autrice: non so quanto stiate pensando male, ma vi assicuro che il prossimo capitolo non violerà il regolamento del sito! Il prossimo capitolo sarà l'ultimo, ebbene sì. La caccia è conclusa, ma tra Krass e Grindelwald ancora no. Che siate team Krass, team Grindelwald o team Krampus, recensite e seguite fino alla fine!

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Capitolo 13
*** La forma della paura ***



Grindelwald si distese sulla cassapanca, tenendosi il braccio sinistro stretto al corpo.
Durante lo spostamento strizzò gli occhi e respirò a brevi boccate.
Krass si sedette sul bordo della cassapanca e tolse i guanti.
«Sta' fermo.»
«Me lo ripetete un po' troppe volte, oggi.» serrò subito dopo le labbra, poiché Krass gli aveva toccato il braccio. Lo tastò per tutta la lunghezza. Voleva controllare se Grindelwald fosse davvero riuscito a procurarsi qualche frattura oltre alla faccenda della spalla.
Arrivò al polso e lo strinse nella mano destra, quasi vrebbe potuto avvolgerci le dita due volte per quanto era sottile. Mise la mano sinistra sotto il gomito e trattenne così il braccio mentre si alzava di nuovo in piedi.
Grindelwald aveva voltato la testa verso il muro e teneva la mano libera premuta sulla bocca. Il suo sguardo sembrava fisso ma assente.
Krass gli sollevò il braccio finché non fu perpendicolare al corpo, gli appoggiò senza complimenti il piede sul lato sinistro del petto, aggiustò la presa sul polso e tirò.
Non smise finché non sentì lo schiocco, quasi coperto dall'imprecazione di Grindelwald.
Il ragazzo diede in un gran sospiro e batté il pugno libero contro la cassapanca.
«Va meglio.»
«Lo so.» ribatté Krass allontanandosi subito. Andò all'armadietto delle pozioni e cercò tra le etichette sbiadite «So rimettermi a posto da solo quando serve a me. Aspetta a muovere il braccio.»
Grindelwald si era già messo a sedere.
«Le ipotesi sul Krampus a occhio erano tutte sbagliate.» considerò all'improvviso «Non credo avesse intenzioni ostili.»
Krass fece uno sbuffo di scherno: «Non ha fatto in tempo che a prendersi un braccio.»
«Magari voleva proteggermi da voi.» il tono di Grindelwald era solo un filo beffardo, come se ci credesse davvero. Krass si voltò corrugando la fronte.
«Forse non era così stupida la leggenda che distingue i buoni dai cattivi. Una forma di Chiaroveggenza, forse? Peccato che visto il livello intellettivo fargli tutte queste domande servirebbe a poco.»
Krass gli porse l'ampolla giusta.
«I forse e le domande sono sempre inutili. Bevi un sorso.»
Grindelwald obbedì.
«E che ve ne fate del Krampus, se non vi interessano le domande? Collezione?» replicò dopo aver tossito «O immagino lo sguinzaglierete alle calcagna della classe con l'ordine di farci molto male.»
«Le informazioni che mi interessano le posso avere in altri modi.» Krass fece il suo gelido sorriso orizzontale «E non sarà oggetto di lezione. Saresti avvantaggiato, senza contare che cercheresti di avvantaggiare anche la tua banda.»
«"La mia banda".» ripeté Grindelwald alzando le sopracciglia «Posso muovere il braccio, adesso?»
«No. Quando tra poco la pozione finirà di agire ti riporterò al castello, sono un uomo di parola. Ci rivedremo a Durmstrang, e lì farai meglio a chiamarmi "signore" e toglierti la confidenza che pensi di aver guadagnato. Altrimenti non avrò problemi a espellerti, ma non prima di un Cruciatus e di un giro nella Reuekammer, nell'ordine che conosci.»
«Sono quasi curioso di finire in castigo.» sorrise Grindelwald mentre passava la bacchetta sui lembi della maglia e quelli si ricucivano ad avvolgergli daccapo il braccio «Vorrei sapere che forma avrà la mia paura, adesso.»
Krass pensò che avrebbe voluto saperlo anche lui.








Fine





















Angolo dell'autrice: e fu così che sia Krass che Grindelwald rimasero con un sacco di domande in sospeso. Non escludo di scrivere di nuovo di questi personaggi in futuro, magari di Durmstrang...ma per ora la storia finisce qui! Grazie per averla recensita, seguita, ricordata, preferita e letta fino a qui! Non dovete più temere il Krampus, ma vi ricordo che Fräulein Engelberta è ancora in circolazione. Alla prossima!

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