a new life

di jessycat
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 0. PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1. Something New ***
Capitolo 3: *** 2. Destiny ***
Capitolo 4: *** 3. Is It Love? ***
Capitolo 5: *** 4. I Need U ***
Capitolo 6: *** 5. What? ***
Capitolo 7: *** 6. Love ***
Capitolo 8: *** 7. I want u ***
Capitolo 9: *** 8. Hell ***
Capitolo 10: *** 9. Can you feel my broken heart? ***
Capitolo 11: *** 10. Robot ***
Capitolo 12: *** 11. Baby don't hurt me... no more. ***
Capitolo 13: *** 12. Can I love u? ***
Capitolo 14: *** 13. Jealousy ***
Capitolo 15: *** 14. Yes, I Love U ***



Capitolo 1
*** 0. PROLOGO ***


                                            0. PROLOGO




"A volte devi indietreggiare di uno o due passi, 
riconsiderare, staccare per un mese. 
Non fare niente,non volere niente.
La pace è fondamentale,
il ritmo è fondamentale.
Qualsiasi cosa tu voglia non l'avrai
provandoci con troppa insistenza."

-Charles Bukowski

























Era un giorno come tanti, sinceramente non ricordo esattamente la data di esso.
Rammento, però, che quel giorno ero stranamente felice, più del solito.
La mia vita stava per prendere una svolta, finalmente.
Stavo lasciando l'Italia per sempre.
Avevo bisogno di staccare, prendere una pausa, riconsiderare e poi ripartire.
E, cambiare stato, era perfetto per me.
L'importante era lasciare il paese.
Milano non mi era mai piaciuta molto, la gente era tutta uguale, si vestivano tutti allo stesso modo, si comportavano nella stessa maniera, pensavano allo stesso modo.
Come se non avessero un'identità propria.
Tutti senza originalità.
L'ugualianza mi repelle.
Perchè essere uguali se Dio ci ha dato la possibilità di essere diversi?
Senza sembrare un ammasso di pecore tutte uguali?
Bensì, non era questo il motivo principale per cui me ne stavo andando...
Ci sono dei momenti difficili nella vita in cui le persone non reggono più, provano ad essere forti, ma alla fine cadono sempre, ferendosi.
Però poi si capisce che soffrire è inutile, quindi ci si rialza, con un po' di cicatrici in più, ma anche con un po' di forza in più.
Alla fine io ho sempre pensato che le cicatrici siano utili.
Sembrerà strano, ma sì, è così.
Sono utili perchè quando il momento cupo che hai vissuto sparisce,  ti ricordano il male che hai passato, e ti ricordano che lo hai superato.
Quindi io mi sentivo bene, davvero, stavo bene.
Stavo bene perchè grazie a Dio, la polizia riuscì a cessare quello stalking che durò anni, catturando il pazzo che mi seguiva ovunque, che mi aggrediva nei vicoli più bui del paese, e che mi fece rimanere in coma per ben undici mesi.
nonostante io abbia dimenticato quel amaro ricordo, rimasi segnata a vita.
Quindi, decisi di andarmene lontano.
Mi trasferì definitivamente a Seoul, la capitale della Corea Del Sud.
Nessuno delle mie vecchie conoscenze avrebbe mai pensato di trovarmi in un posto del genere.
Nemmeno io lo avrei immaginato, sinceramente.


Tuttavia, mi piaceva.





***















***














***
















***












Quattordici ore di viaggio.
Quattordici ore seduta.
Quattordici ore a non far nulla.
Quattordici ore di pura noia.
Quando scesi dall'aereo non mi sentivo più le gambe, era come se avessero abbandonato il mio corpo.
Mi guardai intorno, vidi tantissimi occidentali, in realtà, li osservavo mentre cercavano di riuscire a capire qualche cosa dei cartelli posti per tutto l'aereoporto, scritti esclusivamente in coreano.
tutto questo mi divertiva, vedere le facce straniate della gente...
Notai una signora di una certa età in difficoltà, sul suo magliore c'era una spilla con la bandiera spagnola, immaginai provenisse da quelle parti.
Le chiesi se potevo esserle d'aiuto in tale lingua, studiare lingue aveva fatto un certo effetto sulla mia autostima, mi rese più sicura di me stessa.
Non ricordo di cosa ebbe bisogno, 
ricordo solo che l'aiutai.
Riuscì a raggiungere l'uscita dell'aereoporto, dopo aver recuperato tutti i vari bagagli e zainetti che mi ero portata dietro.
Vidi una sfilza di Taxi passare ma la maggior parte erano già occupati, quando, alla fine, riuscì a richiamare l'attenzione di uno degli autisti dei vari mezzi gialli.
Con molta gentilezza, mi aiutò a posare tutti i miei averi nel bagagliaio.
Parlando con un coreano quasi perfetto gli dissi l'indirizzo in cui avrebbe dovuto portarmi, quindi schiacciò sull'accelleratore e si avviò per la strada illuminata dal sole che brillava spavaldo nel cielo.

Mi stava portando verso la mia nuova casa.

Era ed è rimasto, un appartamentino molto umile, non molto grande, ma alquanto spazioso per la mia presenza, infondo abito sola, non ho bisogno di una casa enorme.
Impiegai un giorno intero per riordinare tutti gli oggetti che mi ero portata dietro.
Casa mia è situata in quartiere abbastanza tranquillo, la gente è molto disponibile e simpatica e i vicini non sono molto numerosi, ho conquistato la loro fiducia in davvero poco tempo e ora siamo ottimi amici e vicini.
Il silenzio regna, anche perchè uno dei due appartamenti vicino al mio è disabitato.
Trovai lavoro abbastanza in fretta, presso ad ristorante.
Non è pagato chissà quanto, ma per una persona sola quei soldi bastano e avanzano.
Non ci misi molto a trovarlo... a poche persone qui piace lavorare come cameriera.
Sinceramente, non mi dispiace.
Il cuoco del posto in cui lavoro, Kim Seokjin, nonchè mio vicino di casa e grande amico, è davvero gentile e simpatico ed ho come l'impressione che sia omosessuale, ma poco importa, è anche grazie a lui che ho un lavoro.

In questo posto così grande e a me sconosciuto, mi son trovata bene già da subito.

Sono felice di poter ricominciare.
sono felice della mia nuova e soddisfacente vita.













NOTE DELL' "AUTRICE"

Buonasera a tutti ragassuoli!
E' la prima volta che pubblico una FF sui BTS, siate clementi,pls ç_ç
Allora che dire sulla storia... questa è solo un prologo...
vari dettagli e altri elementi verranno aggiunti con il susseguire della storia, come per  esempio dettagli che non ho messo qua: il nome di lei, aspetti fisici, descrizioni...
E ovviamente anche il discorso diretto.
Vi prego, vi supplico *si mette in ginocchio*
di farmi sapere quanto faccia schifo questa storia... se si può chiamar tale...
Perchè non sono molto sicura di me stessa (ops)
Se a qualcuno interessa proseguirò, altrimenti vedrò che fare.
Grazie per aver letto e per aver prestato attenzione ad una povera disagiata.
Chiedo venia per vari errori (od orrori) di battitura.
Love Yaa!
 -Jessy





















































 

 
 

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Capitolo 2
*** 1. Something New ***


                                                                1. Something New








"E' una storia sai,
Vera più che mai,
Solo amici e poi uno poi dice un 'noi'
Tutto cambia già."

-La Bella E La Bestia













6.00 AM.
La sveglia inizia a suonare ininterrottamente, è Lunedì, e come ogni inizio settimana che si rispetti, era terribile.
L'unico aspetto che odiavo del mio lavoro era quello di  dovermi alzare così presto.
Scostai le coperte dal mio corpo, mentre la luce artificiale della lampada illuminava l'intera camera da letto: fuori era ancora buio.
Finalmente mi alzai, i miei capelli lisci, neri, quasi corvini erano tutti arruffati.
I miei occhi verdi erano leggermente arrossati, per via del sonno.
Rimasi ferma a guardarmi per alcuni istanti, il mio aspetto era terribile.
Mi vestì.
Indossai dei semplici leggings neri e un maglioncino grigio. L'abbigliamento non importava, quando sarei arrivata al lavoro avrei dovuto indossare la divisa da cameriera.
Mi lavai i denti e spazzolai i miei lunghi capelli, fin quando non fui soddisfattadel risultato.
Decisi di truccarmi, di norma, il mio, non è quasi mai un trucco pesante, per evitare di tornare alla sera con mille sbavature diverse sul viso.
Feci solo una linea di Eye-Liner e misi un po' di mascara.
Non ero solita a fare colazione al mattino, quindi indossai un paio di scarpe qualsiasi e il mio giubbino in pelle.
Quando chiusi la porta alle mie spalle, una volta uscita, incontrai Jin sulle scale.
Appena mi vide mi mostrò un sorriso a mille denti.
"Buongiorno, Eveline."
Ricambiai il sorriso.
"Buongiorno a te Jin."
Andammo insieme, come quasi ogni mattina.
"Ti vedo molto stanca stamattina, hai delle occhiaie che ti arrivano fino ai piedi, fai spavento."
"Si... ho fatto tardi l'altra sera,non riuscivo a dormire... forse... io credo che... credo che mi manchi mia madre..."
"Aish... piccolina. Dovresti andarla a trovare ogni tanto."
"Lo farei, giuro.. solo che sai, quattordici ore d'aereo..."
Parlammo per tutta la durata della camminata, passando da un argomento all'altro, ridendo e scherzando del più e del meno.
Arrivammo al ristorante.
Non c'era ancora nessuno, come sempre eravamo i primi.
Indossai la divisa, non era altro che una maglietta di lunghezza media, e un grembiule nero posto sulle gambe, sopra i leggings neri.
Mi misi al lavoro.
Iniziavamo con i turni della colazione e non c'era mai molta gente, le persone preferivano  locali come Starbucks o Arnold Cafè per questo genere di cose.










***









***









***









***









IL tempo passò molto velocemente, tra il servire clienti, le pause e le chiaccherate con le persone che frequentavano il posto abitualmente, la giornata passò molto rapidamente.
Arrivò ora di cena e il mio turno di servire ai tavoli rincomiciò. Mi armai di penna e block notes e iniziai a scrivere le ordinazioni dei clienti, mandandole poi in cucina.
Stavo riordinando un tavolo pronto ad accogliere nuove persone in arrivo, quando vidi sei ragazzi entrare nel locale.
Avevano tutti e sei un colore differente di capelli, pensai che insieme avrebbero potuto costruire un arcobaleno...
Sinceramente non avrei voluto avvicinarmi a quel tavolo... mi mettevano in soggezione.
Bensì, era il mio lavoro, dovevo essere professionale.
Presi la mia affidata penna e mi avvicinai.
"I signori sono pronti per ordinare?"
"Mh,sì. Vorremmo i numeri, 13, 24, 30, 45, 32. Manca solo la sua ordinazione."
Disse indicando il ragazzo alla sua destra, aveva i capelli di un arancione talmente acceso, che mi dava quasi fastidio guardarlo.
Lui mi guardò, fece un sorriso beffardo.
"Sentiamo cara, tu per caso sei nel menù?"
Arrossii e mi imbarazzai di colpo.
Diventai impacciata.
Non sapevo che rispondere.
 Lui sorrise divertito.
"Un 32 anche per me, e penso che sei birre da bere vadano bene per tutti."
Finì di scrivere e me ne andai, ancora scossa.
Ogni tanto ci scambiavamo sguardi, non mi staccava gli occhi di dosso.
"Mh, è terribilmente carino!"
Disse Jin, uscendo dalla cucina per portarmi i piatti che avrei dovuto consegnare a quei ragazzi.
"P-potresti accompagnarmi mentre li consegno..? E' imbarazzante."
Rise e mi accompagnò.
Posai tutti i piatti sul tavolo.
"La birra la offre la casa, anzi, la offre lei."
Disse Jin parlando al ragazzo, indicando me,
Lui mi sorrise con un non so che di malizioso.
In quel momento avrei preso la testa di Jin e l'avrei sbattuta per tutto il locale.
Aveva peggiorato la situazione.
Quel pazzo ammicò e se ne tornò in cucina.
Dopo aver sistemato un ultimo tavolo il mio turno finì, erano le ventitrè e me ne stavo tornando a casa, Jin sarebbe rimasto un'ora in più di me, e menomale, altrimenti lo avrei picchiato per tutto il tragitto lavoro-casa.
Mentre stavo per uscire il solito ragazzo mi fermò, mi diede un foglietto.
C'era il suo numero scritto sopra.
"Comunque, io sono Jimin".
"Eveline."
Risposi, guardando in basso.
Si avvicinò al mio orecchio.
"Allora... ci vediamo." disse mentre iniziava a indietreggiare.
Un ultimo sorriso.
Se ne andò.









Arrivai a casa,finalmente.
Ero distrutta.
Volevo solo dormire per sempre.
Prima di buttarmi a letto, però, mi arrivò un messaggio da parte dell'amministratore dell'edificio.
Il messaggio citava:
"Signorina Eveline, presto, l'appartamento disabitato di fianco al suo verrà occupato, la prego di essere gentile con il nuovo arrivato.
Scusi per l'orario.
Buonanotte."
"Il nuovo arrivato..." pensai.
Quindi si trattava di un uomo?
Poco importava, mi stesi a letto senza cambiarmi o struccarmi.
Mi addormentai subito.


















NOTE DELL'AUTRICE

Ce l'ho fatta ad aggiornare in tempoooo! Aww oersona felicia. *--*
Duuuuuunque, in questo capitolo giaà iniziano a scoprirsi degli aspetti fisici della protagonista, tra cui il nome.
Ho inserito alcuni discorsi diretti tra cui nuovi personaggi.
So che non c'è molto discorso diretto ma dai nuovi capitoli ce ne sarà di più perchè saranno molte più persone a parlare (ehehe) no spoiler.
LA SMETTO LA SMETTO LA SMETTO GIURO.
Se vi va fatemi sapere se vi piace o se sto partorendo un disastro.
Mi scuso per eventuali errori.
Buon proseguimento :))

-Jessy

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Capitolo 3
*** 2. Destiny ***


2.Destiny

 

Perchè è solo nei tuoi occhi,

dove mi voglio perdere.

-Anonimo.

 

 

 

 

 

Il giorno seguente:

 

6:00 AM

Sempre la vecchia e solita routine.

A dir la verità, qualcosa di diverso c'era, quella mattina, non mi svegliai per via della mia rumorosa e fastidiosa sveglia.

No...

Mi svegliai grazie, anzi, oserei dire per colpa, di un insieme di rumori simili allo scrocchiare del legno di mobili antichi, e oggetti pesanti sbattere violentemente contro il pavimento del corridoio al di fuori di casa mia, ergo, sul pianerottolo.

Chi può essere l'idiota che osa far rumore alle sei del mattino?

Si.. okay. Mi sarei dovuta svegliare comunque ma...

odio, semplicemente, le persone che fanno rumori molesti al mattino. Come quelli che ti riempono di domande appena sveglio, o quelli che, quando andavo a scuola, alle sette del mattino erano pimpanti come non mai.

Mi sono sempre chiesta come facessero perchè io, invece, ero sempre ridotta uno zombie. Ho solo bisogno del mio tempo, per accendere il cervello o altre cose.

Decido di alzarmi dal letto, di lavarmi i denti, vestirmi e andare a vedere cosa sta succedendo fuori dal mio appartamento.

Quindi, una volta fatto tutto, mi metto le scarpe, prendo le chiavi ed esco a controllare.

Una volta uscita, non potevo credere a quello che stavo vedendo.

Era uno dei sei ragazzi di ieri sera.

Non quello che ci provò, o quasi, con me.

Era un altro, molto alto, molto magro. Capelli abbastanza corti color rosa.

Stava sistemando alcune cose nell'appartamento vicino al mio.. quello che ieri sera il proprietario mi disse che sarebbe stato occupato proprio oggi...

non so se essere felice o triste da questa situazione.

Ero sovrappensiero quando sento una voce a me molto familiare.

“Ehi tesoro come va?”

Questa era la voce di Jin, e non era rivolta a me, proprio no, era rivolta a quel ragazzo...

“Ehi tu... ci si rivede”

Poche parole, si scambiavano solo poche parole ma i loro sguardi dicevano tutto, c'era come un'intesa fra loro.

Ero rimasta tutto il tempo a guardare, li stavo fissando sin dall'inizio e non si erano ancora accorti della mia presenza, quindi decido di aprire la porta di casa per prendere le cose restanti ed andare al lavoro.. però...

“Ciao Ev!”

Eccolo che mi chiama..

“Ciao Jin...” dico sotto voce e alquanto imbarazzata, insomma, quello era sempre l'amico di quel Jimin.

“Dai vieni qui, cosa fai lì impalata.”

Mi avvicino ai due ragazzi.. mentre “capelli rosa” mi guarda con un sorriso beffardo in volto, come se non vedesse l'ora di raccontare al suo amico, che sono la sua nuova vicina di casa. Temo che mi dovrò abituare a vederli girovagare per il palazzo molto spesso.

“Ti ricorderai di lui, spero, l'abbiamo incontrato ieri al lavoro... sai no, il ragazzo dai capelli arancioni..”

“Si mi ricordo,Jin, mi ricordo perfettamente.”

“Però comunque, non ci siamo presentati, io sono Namjoon, e sono felice di rivederti. Sai, il mio amico era molto triste quando te ne sei andata, ieri sera, per lui sarà un sollievo sapere che abiti qui, proprio vicino a me.”

“Già, penso che lo sia... piacere mio,Namjoon, sono Eveline.”


 


 


 


 


 


 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

7:00 PM

Per fortuna, oggi il turno finì presto, non spiccicai una parola per tutto il giorno, se non che con i clienti che dovetti servire.

Non chiesi nulla a Jin, niente di niente.

Nè perchè aveva così tanta confidenza con quel Namjoon, né perchè si comportava da gatta morta con lui nei paraggi.

Finito il turno, tornai a casa per cena.

Quando arrivai erano le sette e mezza circa.

Ero affamata, molto affamata.

Non sono una brava cuoca, quindi, ordinai la pizza.

Non era come quella italiana, di certo, ma comunque, con una fame come quella, tutto mi sembrava squisito.

Chiamai la pizzeria mentre ero ancora sulla soglia e, passando vicino all'abitazione del nuovo arrivato, sentì urla, schiamazzi, persone che ridevano e scherzavano.

Questo era il segnale, che tutti e sei, erano all'interno di quelle mura.

Tuttavia, non ero nervosa.

Entrai in casa e mi rilassai sul divano con la tv accesa, fin quando, il campanello suonò.

Era la pizza...

Forse avrei preferito che qualcun'altro suonasse quel campanello.

Ma comunque, non mi lamentavo.

Mangiai in meno di dieci minuti, si...

Quando andai in cucina per posare il cartone nella spazzatura mi accorsi che non ci stava, quindi ero obbligata a scendere e posare il cartone nei secchi di fianco al condominio.

Presi un giubbino e uscì.

Scesi le scale, aprì il portone, e feci quello che dovevo fare.

Mentre tornai su però... lo vidi.

Con i suoi soliti capelli di quel colore così particolare... i suoi pantaloni in pelle perfettamente aderenti alle sue gambe... la sua maglietta bianca attillata, che faceva intravedere i suoi muscoli.. e delle Dr Martins bordò ai piedi.

Mi vide.

Venne verso di me con una camminata da passerella.

Con quel sorriso stampato sulle labbra...

quel ragazzo era la mia morte.

“Mh... eccoti qua Eveline, speravo di vederti, sai?”

“C-c-ciao... J-j-jimin.”

“Allora... è proprio il destino a volerci far incontrare.”

Mentre parlava si avvicinava, più si avvicinava più io indietreggiavo, finendo con le spalle al muro.

“Ti faccio così paura?”

Non risposi, era troppo vicino a me. Troppo, riuscivo a sentire il suo respiro sul mio collo, e il suo profumo mi inebriava le narici, mi arrivava fino al cervello e non mi faceva capire più nulla. Zero.

“Direi di si... sai, anche in questo stato così trasandato, ti trovo meravigliosa.”

“Grazie... ehm anche tu.. cioè voglio dire che... sei... ehm... sei carino..”

Mentre parlavo non lo guardavo in faccia.

Rise.

Rise per il mio essere così goffa e impacciata.

Rise.

E la sua risata, era uno dei suoni più belli che io abbia mai sentito in vita mia.

“Quindi quella è casa tua.”

Fece una breve pausa e poi riprese.

“Che ne dici se entriamo un attimo?”

 

Credevo e speravo di aver sentito male...

 

 

 

 

 

NOTE DELL' AUTRICE

 

Sono un disaaaaaaastro, lo so. Non pubblico da molto tempo, ma prima non avevo un computer e allora mi veniva molto scomodo, però ora ne posseggo uno bellerrimo. Quidi GIURO che aggiornerò per chi segue (se qualcuno lo f ahah)questa storia.

Grazie per l'attenzione e per chi è interessato a ciò che scrivo.

Mi scuso in caso di vari errori di battitura.

-Jessy

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Capitolo 4
*** 3. Is It Love? ***


3.Is it love?

 

 

 

 

“We think too much

and feel too little.”

-Charlie Chaplin

 

 

 

 

 

 

 

“Quindi quella è casa tua.”

Fece una breve pausane poi riprese.

“Che ne dici se entriamo un attimo?”

 

Credevo e speravo di aver sentito male...

 

 

 

“Come hai detto, scusa...?”

“Ti ho solo chiesto di entrare un attimo in casa.”

Si morde il labbro inferiore e riprende a parlare, avvicinando il suo viso sempre di più al mio.

“Sai... potremmo conoscerci meglio,mh?”

“Mi piacerebbe molto ma sai... ecco... vedi... io non-”

Capì che stavo per rifiutare la sua offerta, quindi mi pose il dito indice sulle labbra.

“Non accetterò un no come risposta. Quindi decidi, sì o sì.”

“O...okay allora. Vieni pure...”

Cercai di sforzare un sorriso, non è che ero infelice di averlo in casa mia, ero semplicemente nervosa.

Lui mi faceva diventare nervosa, con il suo comportamento da -SonoJiminESonoFigo-, mi faceva diventare nervosa tutte le volte che si avvicinava a me, tutte le volte che mi sorrideva, tutte le volte che mi guardava con quei occhi, tutte le volte che sentivo la sua voce calda.

Il mio cuore impazziva, correva come un treno.

E il mio stomaco... Dio, quanto faceva male, come se un branco di velociraptor ci vivesse dentro.

Era tutto più strano con lui intorno.

Una volta entrati lo vidi guardarsi intorno, non era per nulla in imbarazzo, o, se anche lo fosse stato, non lo faceva notare.

Si sedette sul divano e con una mano battè sul posto vicino al suo, come se volesse invitarmi a sedermi sul mio divano , di casa mia.

Presi coraggio e lo feci, mi misi difianco a lui.

“Vuoi guardare la tv...?”

Gli domandai...

Che sciocca sono, ha detto che vuole conoscermi meglio e io gli chiedo se vuole guardare la tv?

Ma dai...

Sorrise.

“In realtà... speravo mi parlassi un po' di te, sai, i tuoi occhi... di quel colore così vivo... ti ho notata appena entrato nel locale. Non si vedono molti occhi come i tuoi da queste parti. Da dove vieni?”

“Sono italiana, vissi in Italia fino a poco tempo fa... e per colpa di alcuni problemi sono stata costretta a trasferirmi.”

“La tua famiglia deve mancarti molto”

“Sì. Sopratutto in certi momenti, ma in ogni caso non rimpiango nulla, anche se vivono in Italia sono comunque i miei genitori, e se ho bisogno di loro mi aiutano sempre, come se fossero ancora qui con me.”

“Parli molto bene il coreano.”

“Grazie... l'ho studiato in università, nonostante la fatica me la cavo..”

Acennai una piccola risata, quasi isterica.

Lui annuì.

Si formò un momento di imbarazzo.

Nessuno parlò.

C'erano sguardi.

Solo quelli, niente di più.

Guardava in continuazione le mie labbra, mordendo le sue.

Posò un braccio attorno alla mia schiena, accarezzandola i tanto in tanto.

C'era silenzio.

Nessuno parlava.

Al contatto con la sua mano rabbrividì.

Mi venne la pelle d'oca.

Il suo tocco era così... così bello da sentire, così confortante.

Non lo conoscevo ancora bene... anzi, era come un estraneo per me.

Però, in ogni caso, quando lo avevo vicino, mi sentivo diversa, forse più viva.

Come fossi completamente abbagliata dalla sua presenza.

Come se mi avesse stregata.

Jimin, forse questo è l'inizio di un amore?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Passò un'ora, parlammo per molto tempo...

Lui non mi raccontò molto di lui, come se fosse chiuso in se stesso, come se ci fossero cose che si tratteneva dal dire.

Non mi diede fastidio il fatto che non si aprì completamente con me.

Forse voleva solo donarsi poco alla volta, senza fretta.

Forse per paura di soffrire o di star male.

Eravamo arrivati a parlare dei suoi amici, mi disse che erano amici da sempre, uniti, inseparabili. La considerava la sua seconda famiglia... quando il campanello suonò.

Andai ad aprire.

Sulla soglia c'erano Namjoon e Jin.

“Ecotti dove ti eri cacciato, ti stavamo cercando, allora che fate di bello?”

Disse Namjoon.

“Nulla, ci stavamo conoscendo un po'.”

Parlava con lui ma guardava me, sorrise.

“Uhm sì sì, andateci piano, mi raccomando, o finirete per svegliare tutto il vicinato.”

Sempre il solito Jin.

Sempre il solito pervertito.

Questa sua frase fece scatenare delle fragorose risate a Namjoon ed a Jimin, io lo volevo solo uccidere.

“Jimin, io accompagno gli altri verso le macchine, sono le due del mattino e vogliono andare a casa. Tu che fai, resti ancora o vai?”

Sono già le due del mattino?

Non mi ero accorta che il tempo fosse volato così in fretta...

“Tranquillo, tu inizia ad andare, io ti raggiungo tra poco, questa bimba ora dovrà andare a dormire, è tardi, e domani lavora. Dammi solo il tempo di salutarla un attimo. Arrivo.”

Detto questo i due “quasi fidanzatini” uscirono dalla porta di casa.

“Allora... grazie. Grazie per questa serata, sono stato bene con te davvero. Non ti conosco molto, bensì mi sembri una brava persona. Mi piaci, Eveline.”

Arrossì.

“Fiugurati Jimin, è stato un piacere anche per me, davvero.”

“Ci vediamo... tanto sarò qui spesso, o almeno spero. Buonanotte, piccola.

“Dolce notte anche a te..”

Si avvicinò a me e mi diede un bacio sulla guancia.

Aprì la porta per farlo uscire, ma, una volta fatto, ci ritrovammo davati ad una scena a dir poco imbarazzante.

Nel corridoio che portava all'uscita del palazzo, notammo Jin e Namjoon.

Uno appoggiato al muro, e il secondo appoggiato a primo.

Intenti, ad infilarsi la lingua in gola.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE.

Recooooord ahaha, sono riuscita ad aggiornare per due sere a fila ahaha

Direi che la storia sta iniziando a prendere una svolta eheheh *faccia pervertita*.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso in caso di eventuali errori di battitura.

Grazie per l'attenzione,

-Jessy.

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Capitolo 5
*** 4. I Need U ***


  1. I Need U

 

 

 

 

Mi provochi un amore che mi gela il sangue, mi scioglie le parole.
Il calore dei tuoi abbracci mi blocca tutti gli arti, però mi smuove il cuore.
Tu mi guardi e mi sorridi, io ti guardo e poi tremo.
Tu mi ami e me lo dici, io ti amo e sono fiero.”

 

 

 

 

Io e Jimin eravamo paralizzati, guardando quei due baciarsi come se non lo avessero mai fatto in vita loro.

Alla fine erano carini, e sì, in fondo ho sempre saputo che Jin fosse gay, ma mi aspettavo una specie di coming out...

Non di scoprirlo così.

Vederlo baciare con Namjoon ha scatenato in me qualcosa.

Forse, la cosa mi infastidiva?

Mi dava più fastidio il fatto che non me lo avesse detto, o che stesse baciando un uomo?

Abbassai lo sguardo e Jimin se ne accorse.

“Non li trovi carini insieme?”

Mi domandò con voce bassa, quasi in un sussurro.

“No che non sono carini, stanno correndo troppo! Da quanto tempo si conoscono?

Due giorni?

No, anche meno!”

Il mio tono di voce si era alzato, e lui se ne era accorto.

“Non sarai mica gelosa,vero?”

“No, non sono gelosa. Solo, non voglio che il mio migliore amico soffra, tutto qui...”

Ed ero sincera mentre dicevo quelle parole, Jin ha fatto tanto per me appena arrivai qui.

Mi fece sentire meno sola, stando al mio fianco.

Mi fece capire che non dovevo sottovalutarmi, perchè valevo.

E giuro su me stessa, di non averlo mai visto triste, giù di morale o semplicemente abbattuto per qualche fatto o situazione.

E' un ragazzo molto forte e sicuro di se, e, vederlo triste, non so che effetto mi farebbe.

Impazzirei.

“Vedi, al giorno d'oggi, la società dovrebbe essere cambiata. Dovrebbe accettare le persone così come sono, senza essere giudicate per quello che fanno o per chi amano.

Sono esseri umani e vanno rispettati.

Ognuno è libero, e ci sono diverse sfumature di libertà.

Libertà: ognuno interpreta questa parola come vuole, se per me, da uomo, significa amarne un altro, allora vorrei sentirmi libero.

Se libertà significa vivere, vivere la vita come se fosse l'ultimo giorno, allora lo farei, solo per sentire cosa si prova volando, amando, cogliere al balzo ogni occasione.

Se amo qualcuno sono libero di dirglielo.

Se voglio qualcuno al mio fianco per il resto della mia vita sono libero di dirglielo.

Se voglio prendere una decisione che, per una volta riguarda solo me, senza pensare agli altri, sono libero di farlo.

Noi vogliamo sentirci liberi.

Ma non capiamo che, se vogliamo esserlo, allora, per prima cosa, dobbiamo lasciare liberi gli altri.

E sai cosa? Da quando ti ho incontrata la mia vita è cambiata.

Come dici tu, forse, starò correndo troppo.

Però quando non ci sei mi sento soffocare.

Come se l'aria mi mancasse, come se ti volessi con me sempre. Ho questa voglia dentro di scoprire cosa c'è in profondità del tuo cuore che non hai la minima idea, non hai la minima idea di cosa mi fai provare tutte le volte che incrocio i tuoi occhi dello stesso colore del mare in tempesta.

Quindi, come ho detto prima, la mia libertà sei tu.

Non ti sto obbligando a stare al mio fianco.

Però, ti prego, pensaci, conosciamoci, non ti metterò fretta. Lo giuro.

Sentiamoci liberi Eveline, sentiamoci liberi, insieme.”

Rimasi a bocca aperta per tutto il suo discorso, mi sarei aspettata di tutto, ma non che uscissero dei sentimenti così profondi da lui.

Le sue parole furono così toccanti da farmi provare brividi lungo la schiena e fitte allo stomaco.

Mi ha colpito, così tanto da non accorgermi di star versando qualche lacrima salata, che mi rigò il viso.

Me ne asciugai una.

Gli sorrisi e iniziai a parlare.

“Per parlare in questo modo, vuol dire che di queste cose ne capisci, come se avessi sofferto in passato.

Non ti chiederò cosa hai passato, me lo dirai tu quanto te la sentirai, nel corso del tempo. Perchè si, è passato così poco tempo che devo ancora realizzare l'accaduto. Ma, con queste parole, hai suscitato qualcosa in me che nemmeno io so come spiegare.

In qualche modo, sei riuscito ad attirarmi a te.

Non so come hai fatto, ma ci sei riuscito Jimin.

Ora, come te, mi piacerebbe sapere perchè queste parole così forti di significato escono dalla tua bocca.

Quindi sì, sentiamoci liberi insieme.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il giorno seguente, 3:00 pm

 

 

 

Ero al lavoro fisicamente, mentalmente proprio no.

Non mi toglievo dalla testa le parole di Jimin, mi rimbombavano nel cervello, come se non volessero abbandonare la mia mente.

Quelle frasi si ripetevano e si ripetevano ancora, all'infinito.

Volevo capire il perchè.

Forse è stata una mia impressione, ma sembrava star male.

Mi aveva anche fatto dimenticare che il mio migliore amico non mi avesse detto di essere gay.

M'importava solo di Jimin ora...

volevo farlo stare meglio.

Stavo ancora pensando ai fatti miei, quando il turno di Jin finì.

“Finisci fra due ore, posso aspettarti? So che sei arrabbiata con me, però vorrei fare la strada con te, ho tante cose da dirti e vorrei che mi ascoltassi, ti prego.”

“Va bene, aspettami pure dentro lo stanzino dove mi cambio i vestiti da lavoro.”

Tutto sommato, ero felice che volesse parlarmi, volevo sentire cosa mi avrebbe detto,non ero nemmeno poi così tanto arrabbiata.. solo, mi infastidiva il fatto che non me ne avesse parlato.

Queste due ore passarono velocemente e mi recai verso lo stanzino, dove trovai Jin.

“Ti dispiace se mi cambio davanti a te? Tanto non credo ti faccia qualche effetto...”

Sorrise.

Ma non era un sorriso felice... era quasi.. amaro.

“Fai pure, non guarderò.”

Una volta indossato i vestiti puliti, ci incamminammo verso le nostre abitazione.

Jin non si decideva a parlare allora attaccai io con il filo del discorso, o non ce la saremmo cavati più.

“Allora... di cosa volevi parlarmi?”

“Senti... mi dispiace molto di non avertene parlato, davvero, solo che avevo paura che mi giudicassi... come ormai fanno tutti, quindi ti prego, non odiarmi Ev, non farlo.

Perchè alla fine sono sempre io... non sono cambiato.

E se te lo stai chiedendo si, avevo paura a parlartene, non sapevo se fossi arrabbiata più per il fatto che io sia gay, o perchè non te l'abbia detto.”

“Non scherzare, anzi, sono felice che finalmente tu me lo abbia confessato una volta per tutte. Aspettavo solo questo momento, e non preoccuparti, non ti giudicherò, perchè, come hai detto tu, non sei cambiato, sei sempre il solito Jin.

Ed io, ti voglio bene per questo.”

Mi abbracciò e mi sussurò un piccolo “grazie” all'orecchio.

Mi mise un braccio intorno alle spalle e tornammo a casa.

Namjoon non era in casa, quindi passammo tutta la serata insieme e mi cucinò del buonissimo ramen.

Era da molto che non ci comportavamo così, per via del lavoro e degli impegni.

Guardammo anche un film insieme sul suo divano.. finchè, esausta, mi addormentai sulle sue gambe.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Diciamo che è stato un capitolo alquanto triste e spero di non avervi annoiati.

In questo periodo sto avendo alcuni problemi adolescenziali quindi scrivo basandomi sui miei sentimenti, quindi vi prego, fatemi sapere se è un buon capitolo, altrimenti lo cancellerò e lo riscriverò nuovo.

Grazie mille per avermi prestato attenzione e per essere arrivati a leggere fino a qui.

Mi scuso in caso di errori di battitura,

Buona serata a tutti.

-Jessy.

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Capitolo 6
*** 5. What? ***


5.What?

 

 

C'è qualcosa che non va in me, è proprio come fossi due persone e ognuno odia l'altro suo sé.”

-Marracash

 

 

 

 

 

 

Jimin's point of view

 

 

“Jim, sei davvero sicuro di quello che stai facendo con quella ragazza?

Mi domandò il mio caro amico Yoongi, mentre sorseggiava la sua birra,nell'appartamento di Namjoon.

“Sì, assolutamente. Non vedo il motivo per cui dovrei essere insicuro.”

“Andrà a finire che te ne innamorerai per davvero, vuoi davvero correre il rischio?”

Mi disse Hoseok con un espressione in volto molto seria, quasi preoccupato.

Risi.

“Secondo voi, io, Park Jimin, ho il potere di innamorarmi?

No.

No, io non mi innamoro mai.

Io non amo, io non sono in grado di amare, e mai lo sarò, nemmeno per quella stupida ragazzina.”

“Non sei tu che decidi se devi innamorarti oppure no, succede a tutti, altrimenti non saresti umano, succede, anche agli stronzi come te.”

No, non succede. Io non so amare, io non ho un cuore, non più.

Sono costruito su una base di ghiaccio talmente spesso che a volte faccio pure fatica a fingere.

Io non mi sono mai innamorato Hoseok, e mai lo farò.

Nessuno è mai riuscito a far sciogliere questo blocco di ghiaccio che mi ritrovo al posto del cuore, e credo che nessun essere vivente in questo universo possa farlo.

Io non sono nato per amare.”

Una volta finito il suo discorso, gli amici di Jimin abbassarono la testa e smisero di parlare, ormai affranti.

Erano abituati ai discorsi del loro amico, e ormai, si convinsero a lasciar perdere, sapendo che era inutile continuare a discutere.

“Quindi ragazzi, stasera cosa facciamo?”

Disse Taehyung rompendo il silenzio, alzandosi per prendere un'altra birra che si trovava sul tavolino in vetro, riposto davanti ai sei ragazzi.

“Potremmo uscire, mi sono rotto le palle di stare qui dentro.”

“Dai Nam, lo dici come se fossi obbligato a restarci, non è colpa mia se sei un pigro del cazzo e non hai mai voglia di fare qualcosa.”

Gli risposi io, prendendolo in giro un po', guardando la sua faccia scocciata.

“Potremmo andare ancora in quel Pub, tutto sommato quel Jin non cucina poi così male...”

Disse NamJoon con un' espressione pervertita in volto.

“Qualcosa mi dice che hai assaggiato altro oltre al suo cibo.”

Tutti, come me, iniziarono a sorridere divertiti dall'affermazione di Yoongi.

“Oh si, io ne ho la prova.

Ti ho visto l'altra sera mentre ero con quella cameriera.

Eravate molto spinti...”

“Hyung, vogliamo i dettagli.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ormai si erano fatte le otto di sera ed io ero uscito un attimo per fumarmi una delle mie amatissime Marlboro rosse, quando sentì la mia spalla esser toccata qualcuno.

“Ehi Jim.”

“Ehi Jungkook.”

“Non sei obbligato a fare quello che stai facendo a Eveline, potremmo chiamare il capo e far dare l'incarico a qualcun'altro.

Lei sembra già presa da te, anche io mi chiedo come una persona possa innamorarsi di un'altra in così poco tempo, ma pensaci.

Pensa a cosa succederà quando scoprirà quello che stai facendo.

La spezzerai...

A metà.”

Buttai a terra la mia sigaretta ormai finita e iniziai a parlare.

“Lui ha dato questo compito a me sapendo come sono fatto... sapendo che sono fatto di ghiaccio.

E sinceramente non mi dispiace quello che le sto facendo.

Non mi importa dei suoi sentimenti, io sono come un burattino. Mi danno ordini e sono obbligato a rispettarli.

Non è colpa mia se lei è così facile e così stupida.”

“Non posso proprio farti cambiare idea.. mh?

So che la nostra vita è stata molto difficile e le scelte che ci hanno portato qui, ora, sono tutte sbagliate.

Però io so... so che in te c'è ancora del buono.

Smettila di fingere quello che non sei, ci conosciamo da tutta la vita.

Posso immaginare quanto tu stia soffrendo ancora, ma non ti farà sentire meglio prendertela con una ragazzina, Jimin.

“Lei è solo uno sfogo, un gioco.

La userò solo per il gusto di farlo e poi la getterò via.

La spezzerò, certo.

Ma sarà solo colpa sua.

Io non la sto obbligando a far qualcosa che non vuole, è lei che sta decidendo di donarsi a me.”

“Hyung... ti prego.

Non esagerare troppo.

Per favore.

Abbiamo già vissuto questa situazione, sappiamo tutti come finirà.

Solo che.. lei mi sembra diversa.”

Gli sorrisi, senza rispondere.

Non potevo promettergli nulla, e lui lo sapeva bene.

Stavo quasi per girarmi e andarmene, quando la vidi arrivare...

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Buona sera a tutti!

Come va?

Spero che abbiate passato un Natale favoloso pieeeeeeno di cibo e regali, aw, >.<

Sono un po' in ritardo lo so, lo so.

Mi dispiace molto, volevo pubblicare ieri sera ma sono stata un po' male fisicamente e quindi non ho potuto.

Chiedo venia.

E riguardante il capitolo non so che dire...

Cosa starà combinando il nostro Chim?

Lo sto facendo passare per il cattivo, non odiatemi.

Spero che vi sia piaciuto e chiedo scusa in caso di errori di battitura.

Alla prossima!

-Jessy

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Capitolo 7
*** 6. Love ***


6.Love

 

 

 

Scegli sempre con cura
da chi non scappare.”

-Gio Evan

 

 

 

 

 

 

 

Eveline's Point Of View

 

 

 

Fu un giorno come un altro al lavoro, ero stanchissima, una famiglia ebbe organizzato una festicciola per il sesto compleanno del figlio, con tutti i suoi amichetti.

Un incubo.

C'erano bambini che correvano ovunque, uno di essi mi fece cadere pure un'ordinazione per un cliente ordinario.

E' stato faticoso, ma, finalmente, stavo tornando a casa mia, Jin oggi viene a casa con me, dopo qualche settimana che non lo faceva più, per via del lavoro ma anche per i nostri “litigi” della settimana precedente.

Una volta uscita dal camerino dove mi cambio la divisa di solito, lo vedo all'uscita ad aspettarmi.

Gli corro quasi in contro, con un sorriso che mi arrivava da orecchio a orecchio.

Ero felice che ormai non c'erano più segreti tra noi, ero felice perchè finalmente lui sentiva più se stesso e non era obbligato a tenersi quel segreto dentro.

So che è stato difficile per lui.

“Come ti trovi con il nostro, ormai, vicino di casa? State insieme?”

“No, non stiamo insieme, per ora non penso si tratti di una storia seria al cento per cento, però tutto sommato devo dire che mi trovo molto bene con lui, è molto simpatico, divertente... anche se a volte sembra molto riservato su certi aspetti, resta comunque un ragazzo d'oro.

E poi... è bellissimo”

Sorrisi divertita.

“Ma guardati, hai gli occhi a forma di cuoricino quando parli di lui. Sono felice che ti stia trovando bene con questo ragazzo, ed è normale essere riservati su certi aspetti, magari vuole aspettare per raccontarti certe cose, vuole farsi conoscere poco a poco.”

“Sì sì, hai ragione tu, di sicuro. E lo sai che sa anche cantare?

Cioè... non proprio...”

“Cosa intendi con: non proprio?”

“Sa rappare, non cantare, perchè quando prova a cantare gli acuti fa spaccare: 1) il mio stomaco dalle risate e 2) I vetri delle finestre della casa.

Però in ogni caso è un ragazzo molto talentuoso in quel campo, lo obbligherò a farti sentire qualcosa.”

“Va bene, senza forzarlo troppo però, o verrà a rompere anche i vetri di casa mia.”

“Tranquilla piccolina, tranquilla. Lo fermerò io.”

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

***

Ci mancava poco per arrivare nelle nostre abitazioni, dovevamo solo svoltare l'ultimo angolo e saremmo arrivati. Una volta sorpassato quell'angolo, già alquanto distante, riuscivo a scorgere benissimo la figura di Jimin e di uno dei suoi amici.

Stavano parlando beatamente seduti sui gradini dell'entrata del condominio.

Lo riuscivo a vedere in tutta la sua bellezza.

Indossava i suoi soliti pantaloni in pelle nera lucida e una maglietta semplice, bianca, che, in qualche modo, riusciva a far notare il colore biancastro della sua pelle molto chiara.

E poi aveva i suoi soliti capelli arancioni, quei capelli che io amavo tantissimo.

“Jungkook, ehi!”

Jin mi risveglia dai miei pensieri gridando contro quel ragazzo vicino a Jimin.

“Ehi Jin, come adiamo?”

“Tutto okay, come al solito.”

Jimin mi guarda e mi sorride, però era un sorriso diverso dal solito.

Quando mi saluta il suo sorriso va da orecchio a orecchio, però... questa volta, ha solo sollevato leggermente il lato destro della bocca.

“Ciao.”

Mi sento dire.

“Ciao...”

Il mio tono, rispetto al suo non era molto sicuro, anzi.

Non stavamo neanche insieme e già mi stavo facendo paranoie su quel che, poco a poco, ci stavamo creando.

Mi si avvicinò e mi mise un braccio sulla spalla.

Era stranamente rigido.

Sembrava un Jimin diverso dal solito.

Entrammo tutti e quattro nel condominio.

Jin entrò nell'appartamento di NamJoon subito dopo avermi salutata con un bacio sulla guancia.

Jungkook, invece, lo seguì subito dopo aver lanciato uno sguardo al suo amico, rimasto accanto a me per tutto il tempo.

Uno sguardo che io non riuscì a decifrare.

“Tu... vuoi stare da me per un po' o... vuoi andare dai tuoi amici?”

“Lei, signorina, mi sta forse invitando ad entrare nella sua umile dimora?”

“Direi proprio di sì,caro.”

“Non dovrebbe farlo con il primo che passa.”

“Ma tu non sei il primo che passa.”

“Però non mi conosci, potrei essere molto pericoloso.”

“In quale contesto?”

In tutti.

“Vuol dire che correrò il rischio.”

“Allora... dopo di te.”

Indicò la porta di casa mia.

Io la aprì ed antrammo.

Ti va di... divertirti un po' con me?”

 

 

 

 

 

 

 

 

NOTE DELL'AUTRICE

Buon anno a tutti voi lettori!

Come avete passato il capodanno?

Spero bene e spero che vi siate divertiti.

Io... sono nel famoso “dopo sbronza”

ma tutto sommato sto bene dai u.u

Eccomi con un nuovo capitolo.

E comunque non voglio svelarvi in fretta quello che sta tramando Jimin, uhm.

Prima dovranno accadere altre cose *ehehehe*

E mi dispiace se i capitoli sono brevi, davvero...

Ok, la smetto di rompere, sisisi.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e come sempre, chiedo scusa in caso di errori di battitura.

Buona continuazione.

-Jessy.

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Capitolo 8
*** 7. I want u ***


    1. I want you

  •  

     

     

     

     

     

    Ho bisogno di te, ragazza.
    Perché sono il solo ad amare? Perché sono il solo a soffrire?
    Ho bisogno di te, ragazza.
    Perché ho questo costante bisogno di te se so che mi farò soltanto del male
    ?”

    -BTS, I need u

     

     

    “Divertirmi... come?”

    Fa dei passi lenti venendomi incontro, facendomi sbattere la schiena contro il muro e mentre appoggia la sua mano sinistra su di esso, io continuo a fissarlo.

    Mi sorride maliziosamente, inarcando solamente un lato della bocca.

    “Non hai ancora capito...? So che non ti dispiacerebbe.”

    Abbasso lo sguardo.

    “Non ti obbligherò a farlo, se non vuoi.”

    “Chi ti ha detto che non voglio?”

    Dissi questa frase con un tono talmente basso che per un momento ho creduto di averlo detto tra me e me.

    “Sembri spaventata da me. Sono così terribile?”

    “No che non lo sei...”

    “Allora fidati di me piccola.”

    Non ho fatto nemmeno in tempo a percepire la frase detta da lui che mi ritrovai le sue labbra su le mie.

    Non sapevo come muovermi, era da molto tempo che non baciavo un ragazzo.

    Mi mise le mani sui fianchi, poi prese le mie e me le posò sulla sua nuca.

    La sua lingua ebbe libero accesso nella mia bocca, e il nostro, si trasformò in un bacio più che appassionato.

    Mentre eravamo lì, a baciarci, mi venne in mente più volte che quella non era la scelta giusta da fare e che forse sarebbe stato un grosso sbaglio.

    Ma non mi importava, volevo solo lui.

    Mi prese in braccio e mi portò sul divano, mi fece sdraiare.

    Si mise in ginocchio davanti a me e si tolse la maglietta.

    Per un attimo mi persi ad ammirare un tatuaggio che aveva sul dorso dei suoi addominali quasi scolpiti, era una scritta.

    Tornò su di me.

    Era il rapporto più passionale che avevo vissuto sulla mia pelle.

    Passava dalle labbra al collo, mordendolo e succhiando la pelle.

    Mi voleva.

    E si sentiva... si sentiva eccome.

    Però le cose non andarono come volevamo noi.

    Il suo telefono squillò.

    Glielo tirai fuori dalla tasca posteriore dei suoi Jeans e lessi la scritta “Capo” sul Display.

    “Scusami... devo rispondere.”

    “Tranquillo.”

    Pensai fosse una chiamata di lavoro, e si rivelò esserla.

    Però, mentre rispose, il suo volto si incupì e la sua voce si fece più roca.

    Si passò più volte la mano tra i capelli.

    Sembrava nervoso.

    Appena chiusa la chiamata mi disse:

    “Scusa Eveline, devo andare.”

    Si rivestì ed uscì in fretta dall'appartamento, senza lasciarmi la possibilità di parlare o controbattere.

    Se ne andò, lasciandomi ancora scossa per quello che successe e per quello che stavamo per fare.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    IL GIORNO SEGUENTE

     

    Questa notte non sono riuscita a riposare, per fortuna è un sabato e non devo lavorare.

    Le immagini di quello che successe fra me e Jimin mi continuavano a balenare nella mente.

    Non so se me ne sarei pentita, so solo che in quel momento lo volevo davvero.

    Mi alzai dal letto e mi recai al bagno, sperando che una doccia calda mi avrebbe scacciato via tutti questi pensieri.

    Aprì l'acqua, mi tolsi i vestiti e mi misi sotto il getto bollente, nulla.

    Jimin era ancora nella mia testa.

    Spensi il getto d'acqua e avvolsi il mio corpo in un asciugamano bianco, con l'intendo di asciugarmi per bene.

    Una volta finito tutto mi recai in cucina per prepararmi una tazza di caffè, essendo italiana mi riusciva abbastanza bene.

    Non mi piaceva molto fare colazione al mattina, ma, ogni tanto, il mio corpo ne aveva bisogno.

    Appena sentì il caffè salire spensi il fuoco e misi il liquido in una tazza.

    Mi andai a sedere sul divano, però, lì mi ricordai di ieri sera... e sorrisi. Dopo tutto ne ero felice.

    La vibrazione del mio cellulare mi riportò alla realtà.

    Era un suo messaggio.

    “Mi dispiace per come me ne sono andato ieri sera, però sappi, che la prossima volta non mi scappi, sei mia.

    Buona giornata.”

    Appena lo lessi i miei occhi brillarono, non potevo essere più felice di così.

    Finalmente ero felice.

    Mi accesi per un po' la tv cercando qualcosa di interessanti.

    Ma nulla, solo film noiosi, fino a quando, una notizia del telegiornale sul canale successivo attirò la mia attenzione.

    Questa mattina verso le otto e mezza,una delle più grandi banche di Busan è stata rapinata da una banda di sei ragazzi.

    Causarono molta paura fra le persone lì presenti, minacciandole con pistole e coltelli.

    Sono riusciti a rubare un terzo del denaro presente all'interno della banca.

    Non sappiamo ancora con certezza chi sono gli attentatori, però, sappiamo che il colpo più grande degli ultimi vent'anni.

    Dalla regia mi dicono che siamo riusciti a trovare una faccia delle sei persone, controllando ripetutamente le telecamere di sicurezza.

    Ecco a voi.

    La tazza mi cadde dalle mani e sporcò il pavimento.

    Non poteva essere lui.

    No.

    Devo star sognando.

    Questo non è reale.

    Su quello schermo... c'era il viso di Jimin

    Il mio Jimin.

    Mi buttai a terra, iniziando a piangere come non mai.

    Sentì qualcuno bussare alla porta.

    Fui costretta ad aprire.

    Un Jin in lacrime mi si piazzò davanti.

    Corsi fra le sue braccia e piansi, piansi come non avevo mai fatto prima.

    “L'hai visto anche tu?”

    “Si..”

    “Ora cosa faremo?”

    “Non lo so Ev, davvero, non lo so”

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Oh mio dioooooooooooooo.

    E' stato difficilissimo scrivere questo capitolo, ci ho impiegato tantissimo.

    Per questo sono così in ritardo, ma non sapevo proprio cosa fare.

    Ebbene si, la nostra Ev sta iniziando a scoprire che tipo è il nostro Jimin.

    Uff porello.

    Mi spiace di averci messo troppo, davvero.

    Non odiatemi, non uccidetemi.

    Mi scuso per eventuali errori di battitura, alla prossima!

    Tanto love.
    -Jessy.

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    Capitolo 9
    *** 8. Hell ***


    8. Hell

     

     

     

     

     

     

    L’inferno sono gli altri.”
    (Jean Paul Sartre)

     

     

     

     

     

     

    Io e Jin eravamo ancora sconvolti, l'un abbracciato all'altra, sull'uscio della porta.

    Lo tenevo stretto e lui faceva altrettanto con me.

    Ci consolavamo a vicenda, nonostante fossimo distrutti entrambi.

    Lui continuava a ripetermi che Namjoon lo voleva in ogni caso, criminale o no lui voleva.

    Ma noi non potevamo stare insieme, nessuno dei quattro.

    Loro non ci avrebbero reso il futuro migliore, anzi lo avrebbero solo peggiorato.

    Non sapevamo nemmeno se li avremmo rivisti, avevano la polizia che li cercava ovunque.

    Ma non poteva finire così, assolutamente no.

    Volevo scoprire chi erano davvero quei ragazzi.

    “Cosa faremo Ev? Cosa faremo...”

    continuava a dire tra le lacrime.

    “Jin, ti prometto che scoprirò qualcosa in più su di loro.”

    “C-c-come?”

    “Namjoon abita ancora accanto a noi... potrei seguirlo per vedere se hanno un altro luogo in cui ripararsi.”

    “No.. non ti lascerei mai fare un gesto del genere. Sono in ogni caso dei criminali, potrebbe essere pericoloso.”

    “Magari si tratta solo di un errore, si saranno sbagliati.

    Ti prego, lasciamelo fare. Ho bisogno di sapere.”

    “Non si tratta di un equivoco!

    Anche io vorrei che fosse così, e lo spero, lo spero con tutto il cuore ma... non lo è.

    So che sembra impossibile, ma noi non ci possiamo fare nulla.

    E' come se fossimo sprofondati all'inferno tutto ad un tratto. Piano piano, poco alla volta.

    E all'inferno ci siamo innamorati del diavolo,Ev..

    Non te lo lascerò fare.

    No.

    Non da sola.”

    Le sue parole non mi erano sembrate mai così vere.

    Jin aveva ragione.

    “Vieni con me.”

    “Sei sicura di voler rischiare? Potremmo farci molto male.”

    “Ci faremmo male anche se stessimo solo a guardare.

    Ci faremmo male in entrambi i casi, e dato che ne soffrirei comunque, sì.

    Io voglio farlo...”

    “D'accordo allora... quando dovremmo fare questa pazzia?”

    “Proprio ora.”

    Dico sotto voce, nascondendomi, indicando Namjoon uscire dalla porta di casa.

    “Andiamo.”

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    “Ma dove sta andando? Lo stiamo seguendo già da quasi un'ora, sono stanco!”

    “Abbassa la voce Jin, o ti sentirà! Vuoi farti ammazzare?”

    “Ma... io non..”

    Vediamo Namjoon fermarsi in un locale abbastanza isolato.

    Non c'era nulla in torno, solo grande parcheggio vuoto dinanzi l'edificio.

    Due ragazze escono dal dietro del pub e gli vanno in contro.

    Erano due prostitute.

    Avevano la maggior parte della pelle nuda e gli si strusciarono addosso.

    “Ti siamo mancate, tesoro?”

    “Certamente piccola, non sai quanto.”

    Alla visione di quella scena Jin abbassò gli occhi.

    Vidi una lacrima rigare il suo volto bianco candido...

    Cercai di abbracciarlo il più delicatamente possibile... sarebbe successa la stessa cosa anche a me?

    I miei sentimenti si sarebbero spezzati a metà come quelli di Jin?

    Forse è stato davvero uno sbaglio venire fino qui...

    “Ce la fai ad andare avanti..?”

    “Sì, a quel figlio di puttana deve venire un infarto quando mi vedrà entrare in quel locale.”

    Indica l'edificio dove era appena entrato Namjoon con le due ragazze.

    “Cosa vuoi fare tu? Io non ci voglio entrare lì...”

    “Come no? Siamo venuti fino qui per un motivo, non eri tu quella che voleva scoprire qualcosa in più?

    Non ritirarti ora.”

    “Come fai a sapere che scopriremo qualcosa entrando lì?”

    “Lui conosceva quelle ragazze, vuol dire che qua c'è già stato, può essere un posto che frequentano spesso.”

    “Va bene... allora andiamo.”

    L'ansia saliva sempre di più.

    Il cuore batteva.

    Sempre più forte.

    Ero insicura di quello che stavamo per fare.

    Non ero convinta che fosse la scelta giusta.

    Jin mi accarezzò una spalle facendomi un po' di coraggio.

    Ci avviamo all'entrata.

    Aprimmo la porta.

    Quasi soffocai dal fumo che era situato all'interno di quel posto.

    Un odore misto di erba e sigaretta mi pizzicava le narici.

    Ci guardammo intorno per un po', spaesati.

    Finchè Jin non richiamò la mia attenzione, aveva lo sguardo fisso verso qualcosa, quando seguì il suo sguardo, li vidi.

    Erano seduti su delle poltroncine in pelle davanti a dei tavoli colmi di Drink, alcuni vuoti, altri ancora pieni.

    C'erano delle spogliarelliste che gli stavano ballando intorno.

    Il mio sguardo incontrò il suo...

    Ci guardammo negli occhi per degli istanti, finchè lo vidi serrare la mascella.

    Non sembrava felice di vedermi.

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Eccomi tornataaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

    So che non siete felici che io sia di nuovo qui u.u

    ma a me piace rompervi le balle.

    Alura, il capitolo non ha bisogno di spiegazioni, parla da sé.

    Ed io non ho pubblicato prima perchè è stata una settimana di fuoco.

    Ho un sacco di materie da recuperare e sto studiando come una capra.

    Chiedo scusa.... :(

    Eeeee nulla, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, come sempre, chiedo scusa in caso di errori di battitura.

    Buona serata a tutti!

    Alla prossima, cari saluti.

    -Jessy

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    Capitolo 10
    *** 9. Can you feel my broken heart? ***


    9.Can you feel my broken heart?

     

     

     

     

     

    “Si può andare dall'odio all'amore, non si può tornare indietro dall'amore all'odio: come si va dall'ignoranza a sapienza, non da sapere a ignoranza.”
    (Ugo Bernasconi )

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Continuavamo a fissarci, lui con la mascella serrata ed io, con gli occhi lucidi.

    Una delle spogliarelliste notò tutto ciò.

    Gli si sedette sulle gambe e mi guardò, mostrandomi un sorrisetto malizioso.

    E lo baciò.

    Proprio dinanzi a i miei occhi.

    Lui ricambiò il bacio, non sembrava molto dispiaciuto da quella situazione.

    Io sorrisi sarcastica, è come semi avesse preso in giro per tutto questo tempo.

    “Eveline, andiamocene da qui.”

    “No.”

    “Penso che entrambi abbiamo già visto abbastanza, non credi?”

    “No, voglio sapere il perchè del suo comportamento, una volta quasi mi dice che mi ama, un'altra mi chiede di andare a letto con lui, e ora si comporta in questo modo, io non lo capisco.”

    “Lui ti ha chiesto... cosa? Non me lo hai mai detto!”

    “Ti sembra forse questo l'importante,ora?”

    “No... scusami... quindi, cosa vuoi fare?”

    “Voglio parlare con lui, voglio chiedergli spiegazioni”

    “Non mi sembra una buona idea... insomma. Guarda con che faccia ti sta guardando, è terribile...”

    “Allora che cosa potrei fare, tu al mio posto, cosa faresti?”

    “Io farei calmare un po' le acque... è normale che sia arrabbiato, è stato scoperto dalla polizia e anche da te.

    Io aspetterei che tutto questo finisca...”

    “Io non voglio aspettare.”

    Mi girai per guardarlo ma lui non era più al suo posto.

    Lo cercai con lo sguardo ma non lo trovai.

    “Ma dov'è andato?”
    “Non lo so, vado a cercarlo.”

    Iniziai a correre per i locale sperando di trovarlo da qualche parte, speravo di parlargli.

    “Ev, aspettami!”

    Era sparito, di lui neanche l'ombra.

    Iniziavo a sentirmi delusa.

    Come se tutto fosse stato solo un enorme sbaglio.

    Lo cercai anche fuori dal pub, nei bagni, vicino al bancone.

    Nulla.

    Però non mi fermai, ero determinata a sputargli tutto il veleno che avevo in corpo.

    Corsi ancora una volta fuori.

    Ovviamente senza risultati.

    Jin si fermò davanti a me, mentre io ero piegata in due con il fiatone.

    Ero pronta per ripartire un'altra volta, ma Jin mi bloccò.

    Mi afferrò per le spalle.

    “Ora smettila di fare la scema! Se ne è andato, basta.

    Non vogliono parlare con noi, e a quanto pare si volevano solo divertire di noi.

    Quindi è finita.

    Dobbiamo smetterla di pensare a loro.

    Ti ho detto che ci saremmo fatti del male entrambi venendo qui.

    Ora smettiamola.

    Torniamo a casa.

    E' finita.”

    Non feci altro che annuire, ero stanca, stanca di tutto.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Una volta tornata a casa mi stesi nel letto con il cuscino sopra alla faccia.

    Non riuscivo a spiegare quello che provavo in quel momento, i miei sentimenti erano tutti scompigliati.

    L'odiavo.

    Dio,quanto lo odiavo.

    Dovevo solo togliermelo dalla testa, non siamo neanche stati insieme veramente... però per me, era l'inizio di qualcosa di molto importante.

    Ero disposta a perdonarlo, se mi avesse parlato o comunque dato spiegazioni.

    Che stupida che sono, stavo davvero credendo a qualcosa di impossibile.

    Ero stanca, volevo solo dormire e far finta che tutto questo sia solo un brutto sogno.

    Passò un ora... due ore... tre ore... e finalmente, mi addormentai.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Sentì un rumore fortissimo arrivare dall'altra stanza.

    Mi svegliai di colpo, con il cuore che batteva a mille.

    Mi alzai per andare a controllare ma in casa non c'era nessuno.

    Pensai che fosse stato Jin a fare quel casino, magari non riesce ad addormentarsi per via di quello che era successo oggi.

    Tornai nella mia stanza e mi rimisi sotto le coperte.

    Sentì un rumore ancora più forte, però, questa volta, proveniva dalla mia stanza.

    Entrai quasi in panico.

    Mi sporsi dal letto per cercare l'interruttore della luce.

    L'accesi.

    Vorrei non averlo mai fatto.

    “Jimin..?!”

    “Felice di vedermi, piccola?”

    Non lo guardavo neanche in faccia, in quel momento i miei sentimenti per lui erano un misto fra il disgusto e la paura.

    “Perchè non rispondi,mh? Sei venuta fino al mio pub per vedermi, pensavo avessi qualcosa da dirmi.”

    Il mio pub?

    Quindi era di sua proprietà?

    Non risposi ancora.

    “Non farmi arrabbiare, Eveline. Non ti conviene, penso che tu già sappia chi sono io.”

    Ancora non aprì bocca.

    “Mi costringi ad usare le maniere cattive...”

    Tirò fuori una pistola.

    La mia espressione non cambiò, non volevo mostrarmi debole davanti a lui, proprio no.

    “Ora hai intenzione di parlarmi, o mi costringi ad usarla?”

    Silenzio totale.

    Ancora non parlavo, avevo molte cose da dirgli, ma sarei scoppiata in lacrime.

    I suoi occhi erano iniettati di sangue, fece un sorriso sarcastico.

    “Va bene allora.”

    L'unica cosa che sentivo in quel momento, era il rimbombo del grilletto, che aveva appena premuto...

     

     

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Buongiorno a tutti!

    Non volevo farvi aspettare troppo, quindi ho pubblicato abbastanza in fretta.

    Volevo ringraziare tutti quelli che stanno leggendo questa storia e anche chi mi fa sapere cosa ne pensa nelle recensioni.

    Grazie mille a tutti!

    Parlando della storia... che dire?

    Non uccidetemi... ahahah

    Spero che il capitolo vi sia piaciuto, e, come sempre, chiedo scusa in caso di errori di battitura.

    Alla prossima!

    -Jessy

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    Capitolo 11
    *** 10. Robot ***


    10.Robot

     

     

     

     

    Ho capito il gioco che fai tu,

    scusa ma io non ci sto più.”

    (anonimo)

     

     

     

     

     

     

     

     

    Uno sparo.

    Le orecchie mi fischiavano, non sentivo più nulla.

    Avevo gli occhi serrati per lo spavento e le mie mani erano poste sulle mie orecchie.

    Una volta finito il rumore, aprì prima un occhio e poi l'altro.

    Mi toccai tutto il corpo.

    Ero ancora viva.

    Non mi aveva ucciso, o almeno, non per adesso.

    Lo avrebbe fatto presto se avessi continuato a infastidirlo.

    Comunque, non ci vidi più dalla rabbia.

    Con quel suo stupido aggeggio mi aveva provocato un buco nel comodino difianco al mio letto.

    “Ma ti sei bevuto il cervello? Cosa stavi pensando di fare?”

    “Devo pure spiegartelo?

    Volevo ammazzarti.”

    “Allora perchè non lo hai fatto?”

    “Non otterrei nulla prendendo la tua stupida e inutile vita da cameriera.”

    “Ma si può sapere che ti prende?”

    “Non te ne sei accorta?

    Fingo così bene?

    Dovrei fare l'attore...”

    “Fingere..?

    Ma di cosa stai parlando...?”

    Io non ti amo. Non ti amo e non lo farò mai.

    Io non sono nato per amare. Non ho un cuore, non ho dei sentimenti, o qualsiasi cosa di questo genere.

    Ho finto per tutto questo tempo.”

    Sentì il mio cuore andare in tantissimi pezzetti.

    Ero delusa più che mai.

    “Io... non ne capisco il motivo...”

    “Avevo voglia di giocare un po'..”

    Disse a bassa voce, poi mi si avvicinò.

    Mi prese per il mento, costringendomi a guardarlo.

    “Volevo solo scoparti.”

    “Sei una merda di uomo. Non solo per quello che fai, anche per quello che sei.”

    “Se fossi in te chiuderei quella bocca.”

    “Altrimenti? Vuoi spararmi di nuovo?”

    “Non hai idea di quanto vorrei farlo...”

    “Vorresti? Vuoi dire che non puoi farlo?”

    “Fai troppe domande. Odio le persone che fanno domande.

    In ogni caso sì, non posso farlo, anche se a volte mi fai salire il sangue al cervello e vorrei solo strangolarti.”

    “Perchè non puoi farlo?”

    “Ti ho detto di smetterla con le domande.”

    “Rispondi.”

    “Solo se poi la smetti e te ne starai zitta.”

    “Va bene...”

    “Cosa mi darai in cambio?”

    Mi sorrise malizioso.

    “Chiedimelo dopo aver risposto.”

    “Il motivo per cui non posso ucciderti, è perchè dovrò portare il tuo culo e quello del tuo amico gay via da qui.”

    “Spiegati meglio.”

    “Sapete troppe cose su di noi. Uccidervi peggiorerebbe solo la situazione.

    Da domani dovrete lasciare casa, lavoro e la vostra vita attuale.”

    “Ma sei impazzito?! Dove andremo a vivere? E senza soldi, come faremo?”

    “Avevi detto che avesti smesso con le domande.”

    Sembrava davvero infastidito.

    “Domani mattina scoprirai da te le informazioni.

    Ti verranno a prendere presto.

    Ci divertiremo, piccola.”

    Cosa intendeva per ci divertiremo?

    Le cose non potevano andare peggio di così.

    “Ora dormi. Ci vedremo presto.”

    Se ne andò, lasciandomi in stanza da sola. Con mille domande che ancora mi frullavano per la testa.

    Era una situazione troppo strana e complicata.

    Non ci capivo più nulla.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Il mattino seguente arrivò in fretta nonostante non riuscì a dormire neanche per un' ora.

    Continuavo a chiedermi dove ci avrebbero portato...

    Saremmo stati prigionieri per sempre?

    E per di più l'uomo di cui mi ero innamorata, sarà l'artefice di tutto questo.

    Sarà il mio carnefice.

    Gli amici di Jimin non attardarono ad arrivare, preparai tutti i vestiti necessari in una grande valigia.

    Avrei avvisato il proprietario dell'appartamento con un messaggio inventando qualche scusa.

    “Ragazzina, vuoi darti una mossa? Non abbiamo mica tutta la giornata.”

    Annuì.

    Lì seguì poi in una macchina nera.

    Jin non lo avevo ancora visto e la cosa mi preoccupò.

    Spero che nessuno gli abbia fatto del male, spero stia bene.

    Quanto vorrei abbracciarlo in questo momento...

    E' l'unico in grado di darmi conforto.

    Contemporaneamente, uno dei ragazzi mise in moto il veicolo, sfrecciando verso quella che sarebbe stata la mia nuova casa... la mia nuova vita.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    “Come?! Mi state prendendo in giro, vero?”

    “Ti sembriamo persone che in questo momento vogliono fare giochetti? Si, hai capito bene.”

    “Volete dirmi che dovrò vivere in casa di Jimin, con Jimin?”

    “Ma sei sorda? Te lo abbiamo appena detto.”

    “Quindi noi saremo soli in questa villa enorme?”

    “Perchè? L'idea ti eccita?”

    Tutti scoppiarono a ridere maliziosi tranne me.

    Non era affatto divertente come cosa.

    Ora ero davvero caduta in basso, avevo toccato il fondo.

    “Conoscendo Jimin, ti scoperà alla prima notte, sentiremo le tue grida fino alle nostre abitazione.”

    Tutti risero una seconda volta.

    Tutto ciò mi preoccupava sempre di più.

    “Muoviti, entra. Ti sta aspettando.”

    Entrai... un po' insicura, la porta era aperta.

    All'inizio rimasi sbalordita... quella villa era meravigliosa...

    e accogliente.

    Nonostante tutto, era arredata in modo semplice e il colore che prevaleva era il bianco.

    Rimasi a bocca aperta per qualche minuto.

    Poi cercai Jimin... era come se non fosse in casa.

    Lasciai la valigia all'ingresso e iniziai a girovagare per la casa curiosa.

    Trovai molte foto, sopratutto quelle con i suoi migliori amici, il loro, doveva essere un legame molto stretto.

    Lo cercai al piano superiore ma nulla...

    Al secondo nemmeno.

    Provai al terzo... trovai una porta socchiusa, da essa usciva del vapore.

    Spiai e lo vidi... era bellissimo.

    Si trovava in una vasca da bagno dello stesso colore della sua pelle: bianca, con della schiuma che gli ricopriva l'intero corpo.

    Aveva la testa all'insù e teneva gli occhi chiusi.

    Il suo volto era racchiuso in una espressione rilassata.

    Rimaneva l'uomo più bello che io abbia mai visto.

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Eccomi tornata in fretta!

    Come promesso ce l'ho fatta ed ho aggiornato subito u.u

    eheheheh quindi da ora in poi Ev dovrà vivere con Jimin eheheh

    io sono felice di questo, non so voi ahahah

    Spero che il capitolo vi sia piaciuto.

    Chiedo scusa in caso di errori di battitura.

    Alla prossima! <3

    -Jessy 

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    Capitolo 12
    *** 11. Baby don't hurt me... no more. ***


     

     

     

     

     

    Se hai paura di amare qualcuno

    è proprio con quel qualcuno che devi stare.”

    -Massimo Bisotti

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    “Rimaneva l'uomo più bello che io abbia mai visto.”

     

    Era ancora lì, beato, immerso nell'acqua fumante con il corpo ricoperto dalla schiuma.

    Volevo entrare, davvero. Volevo.

    Ma non ne ebbi il coraggio.

    Speravo solo che si muovesse perchè non sapevo cosa fare... quella casa era enorme, mi ci sarei persa.

    Mi rimisi ad esplorare la casa.

    Scesa al piano inferiore, dopo al salotto, trovai un giardino con un prato verde ricoperto da sedie e tavolini di colore marroncino chiaro.

    Più avanti trovai un piccolo bar, con degli alcolici sul bancone ed alcuni bicchieri vuoti.

    Più avanti ancora trovai due piscine, una più grande quadrata e la seconda ovale.

    Nonostante tutto non faceva una vita così schifosa...

    E' stato lui a volermi qui con lui.

    Quindi questa ora era anche casa mia.

    Mi tolsi i vestiti e rimasi in intimo.

    Osservai l'acqua per l'ultima volta, e mi tuffai.

    Era bellissimo, l'acqua era stata riscaldata dal sole.

    Stavo benissimo.

    Con una capriola all'indietro mi ritrovai sott'acqua e mi sedetti sul fondo.

    Il suono che udivo lì sotto era stupendo.

    Mi dava senso di tranquillità.

    Risalì.

    Passai una mano sulla testa per portare i capelli in dietro bensì quando aprì gli occhi, ritrovai il mio diavolo sul bordo piscina.

    Mi stava guardando.

    Nessuno dei due parlò.

    Successivamente entrò nell'acqua insieme a me.

    Il suo viso era a due centimetri dal mio.

    Si morse il labbro inferiore.

    Mi prese per le gambe e le fece aderire contro il suo bacino, avvicinandomi ancora di più a lui.

    Quanto avrei voluto baciarlo in quel momento...

    Era così vicino a me... eppure così lontano...

    Avrei voluto farlo mio, facendogli sciogliere quel cuore di ghiaccio che si ritrovava nel petto.

    Io lo amavo.

    Davvero, come non mai.

    Poi però... mi ricordai chi era Jimin veramente.

    Mi allontanai da lui uscendo dalla piscina e rientrando in casa.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Il buio calò, nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare all'altro, Jimin era uscito e io mi ritrovai sola, in una casa così grande... per la prima volta mi sentii assalire da una sensazione terribile, mi prendeva il petto ed arrivava fino allo stomaco, lo stringeva con un nodo strettissimo.

    Mi misi a pensare... com'ero finita in quella situaione? E' successo tutto così in fretta...

    finchè pensai a Jin.

    Mi ero quasi dimenticata di lui... spero tanto stia bene.

    Presa dalla noia mi alzai dal letto di Jimin e uscii di casa, nonostante mi fosse stato proibito da quest'ultimo.

    Uscii e vidi un sentiero formato da della ghiaia marrone e dell'erba ai bordi di esso. In lontananza vidi altre ville, grandi quasi quanto quella di Jimin.

    Arrivai vicino ad una di esse e vidi un ragazzo in lontananza che parlava al telefono.

    “Non si preoccupi signore, la ragazza è stata portata a casa di suo figlio e il ragazzo è stato portato in ospedale, non penso che sopravviverà... meglio così. …sì, arrivederci.”

    E riattaccò.

    Mi nascosi in un cespuglio lì vicino e scoppiai a piangere... che cosa era successo a Jin?

    Cosa succederà a me?

    Non ne potevo più, davvero, mi sentivo morire.

    Sentivo dei passi che si avvicinavano sempre di più a me.

    Ma non mi importò.

    Volevo solo capire, volevo solo andare da Jin e riabbracciarlo, volevo solo sapere che cosa volessero quei sette tipi strani da noi.

    Volevo tornare a casa mia, in Italia e riabbracciare i miei genitori... non li avrei visti mai più?

    Ero accovacciata per terra quando sentii qualcuno che mi tirava per il braccio, obbligandomi a rialzarmi.

    “Che cazzo fai eh? Stupida ti ho chiesto solo di restare in casa e di non fare nulla di impulsivo, non sei capace nemmeno di fare questo? Esci solamente un' altra volta e non rivedrai mai più la luce del sole.”

    Mi gridò più furioso che mai Jimin.

    Tolsi la sua presa sul mio braccio spingendolo via, osservando la sua espressione allibita.

    Iniziai a correre verso casa nostra, aprendo la porta più bruscamente che mai, salendo le nostre scale, entrando nella nostra stanza e sdraiandomi nel nostro letto.

    Poco dopo mi raggiunse, non volevo nemmeno guardarlo in faccia. Lo odiavo, l'unico sentimento che riuscivo a provare nei suoi confronti era l'odio.

    “Il tuo carattere ribelle ti porterà alla morte.”

    Si sdraiò a letto e si mise su di me, mi bloccò i polsi.

    “Togliti di dosso, mi fai solo schifo, tu e i tuoi amici del cazzo, se solo Jin morirà, sarò io ad uccidere te.”

    Rise.

    Le sue risate rimbombavano per tutta la casa.

    “Tesoro, dovresti preoccuparti per la tua di salute, sai.. non hai fatto ciò che ti ho detto.”

    “E quindi? Che vuoi fare? Uccidermi? Fai pure.”

    “No... sarebbe troppo facile...”

    Mi disse con una voce calda e bassa.

    Voglio solo punirti.”

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE.

    Allora lo so. *piange* sono passati tantissimi mesi dall'ultima pubblicazione ma mi avevano tolto il pc perchè ero a rischio bocciatura.

    Poi sono partita e sono andata all'estero e non ho portato l'adattatore per il pc.............................

    Perdonatemi... spero che questo capitolo vi piaccia e niente, spero mi perdoniate, vi amo.

    Alla prossima.

    -jessy

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    Capitolo 13
    *** 12. Can I love u? ***


                                                                                                                  ​12. Can I Love U?

     

     

     

     

     

    Amava ogni singola parte del suo corpo, ma gli faceva male, gli faceva male toccarla con la consapevolezza che non poteva averla.”

    (Anonimo)

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Voglio solo punirti.”

     

     

    Si avvicinò alle mie labbra e le fissava, mordendosi le sue, poi mi riguardò negli occhi e mi sorrise malizioso, come al suo solito.

    “Sai... sei così bella quando i tuoi occhi tremano di paura per me...”

    “Non ho paura di te.”

    “Ah no?”

    “No, non mi spiego il motivo ma... io riesco a vedere del buono in te, come se in realtà fingessi di essere chi non sei, nascosto da una maschera di pietra.”

    “Non fingere di conoscermi, non sai un cazzo.”

    Jimin si infastidì molto dalle mie parole, tanto che fece per alzarsi e andarsene.

    Ma lo bloccai.

    “Non andare via, resta qui, resta qui con me, ancora un po'... per favore.”

    Mi aspettai una reazione assai diversa da quella che invece mi si presentò dinanzi gli occhi.

    Bensì, mi sorrise.

    “Se sto qui con te, non credo che riuscirò a fermarmi. Questa volta non ti salverai. Ti punirò, magari nel modo meno violento di questo mondo, farò in modo che sia piacevole per entrambi, ma non potrai opporti. Vuoi ancora che resti?”

    “Si”

    Tutta la calma che aveva prima sparì immediatamente e incominciò a baciarmi con foga, si posizionò su di me e iniziò a baciarmi il collo per poi scendere sempre più giù verso il mio seno. Si tolse la maglietta e mi fece ammirare il suo fisico perfetto. Iniziò a spogliare anche me e la vergogna iniziava salire sempre di più, facendomi coprire le mie intimità con le mani.

    “Non coprirti piccola, sei stupenda”

    Riuscì a tranquillizzarmi e quando mi sentì pronta lo lasciai entrare in me.

    Era così passionale... stavo letteralmente impazzendo per lui, per il suo corpo e per quella situazione, per il modo in cui si muoveva quel corpo chiaramente esperto.

    Fece gli ultimi movimenti e poi uscì, lasciandomi completamente vuota.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    La mattina fui risvegliata da una domestica che rimase in shock vedendomi nel letto di Jimin.

    “Mi scusi tanto signorina... io... io non pensavo ci fosse qualcuno qui. Normalmente il signor Park porta le ragazze nella stanza degli ospiti.”

    “Oh.. no si figuri, io credo che starò qui per un po' di tempo qui la prego di abituarsi alla mia presenza.”

    “Certamente signorina...?”

    “Eveline, prego. Sarebbe possibile utilizzare il bagno?”

    “Si si prego, si accomodi pure.”
    ringraziai la signora con un sorriso e andai nel bagno della camera, aprendo l'acqua della vasca e facendomi un bagno caldo.

    Ripensai a tutto quello che c'era stato fra me e Jimin la notte scorsa, non dovevo illudermi, da quanto ho capito porta giornalmente ragazze a casa, io alla fine non sono nulla di importante per lui.

    Forse alla fine troppe domande mi avrebbero portato solo alla pazzia, forse era meglio smettere di pensare per un po', sperando di capire tutto al più presto possibile.

    Uscii dalla vasca e mi rivestì con devi vestiti presi precedentemente, un top grigio con dei jeans neri, mi feci i capelli con l'asciuga capelli e mi misi una sottile linea di mascara sul viso con del mascara.

    Quando me ne andai dal bagno trovai la stanza perfettamente riordinata.

    Decisi di scendere le scale di quella enorme villa, lì trovai Namjoon seduto sul divano, si copriva il volto con le mani e aveva le gambe adagiate su un tavolino in vetro dinanzi a lui.

    “E..ehi”

    “Ciao Eveline.

    Abbozzò mezzo sorriso.

    “Sei preoccupato per qualcosa?”

    “Si vede così tanto?”

    “Si... puoi parlarne con me se vuoi, se posso aiutarti lo farò.”
    “Tu dovresti odiarmi ed essere felice della mia tristezza, perchè cerchi di aiutarmi? Se solo saprai quello che ho fatto ti verrà solo voglia di uccidermi.”

    “In questo centra... forse... Jin?”

    quando gli nominai quel nome i suoi occhi si incupirono e giurerei di aver visto una lacrima rigare il suo viso.

    Iniziai pensare al peggio, pensavo gli avesse sparato e che fosse morto in ospedale, stavo per entrare in panico... quando la porta di casa di aprì di scatto facendo un tonfo fortissimo.

    Dietro quella porta cerano tutti, anche Jin, seduto su una sedia a rotelle.

    Jin sollevò lo sguardo da terra e lo incrociò al mio, iniziando a piangere, io mi lanciai verso di lui e lo abbracciai, notai una ferita sulla sua gamba destra.

    Mi girai verso Namjoon, e gli sorrisi.

    Perchè Jin era ancora vivo, perchè solo dal suo sguardo si poteva capire quanto fosse dispiaciuto per quello che aveva fatto.

    “..fu uno sbaglio, poi ti racconterò, te lo giuro.”
    “Non preoccuparti, sono così felice di vederti.”

    “Basta con i saluti, Jin, devi andare a riposare, finchè la gamba no guarirà non potrai alzarti.” gli disse Taehyung, toccandogli la spalla.

    “Chi se lo porta a casa con se?” domandò hoseok

    “Io.”

    Tutti si girarono verso Namjoon ed annuirono, mentre si alzò e portò via Jin.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Tutti se ne andarono ed io rimasi sola con Jimin, che decise di portarmi con se ad una delle sue serate.

    Mi misi un vestito rosso vellutato con uno spacco sulla coscia sinistra e uscimmo.

    “Dove stiamo andando?” gli chiesi mentre eravamo già partiti con la macchina.

    “Lo vedrai presto.”
    “Non me lo puoi dire adesso?”

    “No”
    “Perchè?”

    “Perchè ho detto di no.”

    “Ma che ti costa.”
    “Stai zitta o ti sparo! E che cazzo...”

    Aveva degli sbalzi d'umore pazzeschi questo ragazzo, non lo capivo.

    Dopo quasi un quarto d'ora arrivammo.

    Era lo stesso locale che vidi per sbaglio la volta scorsa.

    Scendemmo dalla macchina e ci avviammo verso quel apparentemente locale di spogliarelliste.

    “Entra e siediti al bancone, aspettami, non ci vorrà molto. Non provare a muoverti. Se qualcuno ti infastidisce chiamami.”

    Non mi diede nemmeno il tempo di controbattere che già se ne era andato. Mi sedetti al bancone e ordinai da bere ad un uomo sulla settantina con un barba bianca molto folta.

    Mi girai per cercare Jimin e lo trovai seduto su dei divanetti con tutti i suoi amici e due spogliarelliste sulle gambe.

    Avrei voluto tanto vomitare vedendo quella scena, ma che potevo farci, sono solo il suo giochetto e non conto niente per lui.

    Mi rigirai verso il banco e bevvi un sorso del mio Martini.

    “Ma chi è questa bella ragazza qui, non credo di averti mai vista qui, sei nuova?” Mi chiese un ragazzo sulla trentina con dei capelli colorati di verde e un sorriso smagliante.

    “No, non direi, sono venuta con qualcuno.”

    “Ah... e quel qualcuno ti ha lasciato qui tutta sola? E' un vero peccato. Chi sarebbe mai così rincoglionito?”

    “Park Jimin.”

    “Quel Park Jimin che ti ha lasciato qui tutta sola per andare da quelle spogliarelliste? Se le sarà fatto mille volte... ma tu.. mh. Ti va di fare un giro fuori?”

    Lo so, so che non avrei dovuto mai accettare, ma lo feci, solo per ripicca nei suoi confronti, lo ha detto lui che non siamo nessuno, quindi perchè no? Se lui può scoparsi chi vuole allora lo farò anche io.

    Mi girai verso di lui e vidi che mi stava guardando, sorrisi perfida, e accettai l'invito di quel ragazzo, di cui non sapevo nemmeno il nome.

    Andammo fuori dal locale e vidi Jimin Seguirmi con lo sguardo. Ci mettemmo in un punto dove anche lui poteva vedere quello che stavamo facendo.

    Il ragazzo si avvicinava sempre di più a me, fino a far sfiorare le nostre labbra, fino a baciarmi.

    Finito il bacio vidi Jimin correre fuori.

    Non disse niente, erano i suoi occhi a parlare.

    Tirò fuori la pistola, e gli sparò.

    “Sei proprio una puttana.”

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Buonsalve a te lettore!

    Eccoci qui con un nuovo capitolo di questa ff.

    E' stata una fine un po' brusca, lo ammetto ahahah.

    Comunque spero tanto vi sia piaciuto e che continuerete a leggere questa pazzia.

    Mi scuso in caso di errori di battitura e alla prossima!

    Un bacio.

    -jessy

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    Capitolo 14
    *** 13. Jealousy ***


    13. jealousy

     

     

     

     

     

    Ho detto un milione di bugie,

    ma ora dico una sola verità,

    che ci sei tu in ogni cosa che faccio.”

    (Imagine Dragons)

     

     

     

     

     

     

     

    “Sei proprio una puttana.”

    Al suono di quello sparo uscirono tutti riuscendo a vedere quell'uomo disteso per terra e degli schizzi di sangue sul mio viso e su i miei vestiti. Anche Min Yoongi, Hoseok e Taehyung uscirono.

    “Che cosa avete da guardare tutti? Forza rientrate, non è di sicuro un bello spettacolo... avanti, tutti dentro!” gridò Yoongi mentre si grattava il mento con la sua pistola.

    Jimin non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi e tutti i suoi amici lo guardarono con fare sbalordito.

    Io non riuscì a trattenere la tensione e alla visione a cui avevo assistito, mi misi a piangere.

    “Ma che cazzo fai eh? Vuoi uccidere tutti i ragazzi che oseranno solo guardarla?” gridò Yoongi con tono arrabbiato.

    “Sì, è allora? Spiegami qual è il tuo cazzo di problema. Lei è mia.”

    “Fantastico... ora sei anche il mio proprietario.” dissi tra una lacrima e l'altra.

    “Sì, e non solo, io sarò anche la persona che ti ucciderà.” si avvicinò a me con fare minaccioso.

    “Parla, ascolta, guarda, un altro ragazzo al di fuori di me e non sono staccherò le palle a loro, ma ti farò saltare il cervello.” Finito di parlare si girò e rientrò nel locale con le sue amatissime prostitute e i suoi amici lo seguirono a ruota.

    Il suo ragionamento non faceva una piega eh?

    Lui poteva scoparsi chi voleva ma se solo io osavo avvicinarmi a qualcuno lui avrebbe ucciso entrambi. Non potevo andarmene da sola, altrimenti si sarebbe arrabbiato ancora di più, fui costretta ad aspettarlo e quindi a rientrare dentro a quel locale squallidissimo, diedi un ultimo sguardo al corpo di quel ragazzo e rientrai cercando un bagno per potermi pulire al meglio da quegli schizzi di sangue che avevo sul viso, ancora con le lacrime agli occhi. Trovai il bagno e ci entrai, lavandomi il viso immediatamente mentre una ragazza dai capelli biondi corti e degli occhi verdi bellissimi. Indossava un vestito blu attillato e abbastanza corto accompagnato da dei tacchi neri altissimi.

    “Va tutto bene tesoro?” mi disse in un tono dolcissimo.

    “Si... grazie per l'interessamento” cercai di sorridere

    “Se va tutto bene allora perchè piangi, Eveline..?”

    “Tu sai il mio nome? Come...”

    “Si so chi sei, sei la ragazza di cui Jimin parla tanto, io sono la figlia del suo capo, non posso dirti nient'altro.”

    “Jimin parla di me? E sei la figlia del suo capo? Quindi tu sai il perchè sono obbligata a restare con lui?”

    “Ehi calma ragazzina, Jimin ha proprio ragione, fai troppe domande, ma come ho detto io non posso dirti ninete, ho già detto fin troppo. Comunque piacere, io mi chiamo Eun Mi, ora smettila di piangere, asciugati il viso e vieni con me, andiamo a sederci con i ragazzi.”

    “Sei molto gentile ma non credo sia una buona idea... Jimin è arrabbiato con me, non vorrei urtarlo di più.”

    “Non preoccuparti tesoro, non è cattivo come sembra, andiamo dai.”

    Mi feci convincere.

    Era più di un' ora che eravamo seduti con loro ed era da tale tempo che non spiccicavo una parola. Jimin non mi guardava in volto e i suoi amici erano intenti ad ubriacarsi ed a parlare tra loro, mentre Eun Mi parlava con Jungkook e devo dire che sembravano molto presi l'uno dall'altro.

    In quel locale faceva molto caldo e sentivo un bisogno pazzesco di bere qualcosa, quindi mi alzai di scatto e fu una scelta terribile perchè tutto intorno a me iniziò a girare e iniziai a sudare freddo, cercai di muovermi ma caddi a terra sbattendo la testa, e mentre i miei occhi si chiudevano sentii la voce di Jimin gridare e poi... il buio.

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    Mi risvegliai nel letto con la testa appoggiata sul petto di Jimin e il suo braccio si trovava sotto la mia spalla. La sua espressione era così rilassata... sembrava un bambino, guardarlo era fantastico.

    Cercai di alzarmi ma mi ritrovai il corpo di Jimin sopra il mio.

    “Dove credi di andare bellezza?” era incredibile il modo in cui cambiava umore, la sera prima mi avrebbe ucciso e ora mi sorride con un bambino quando vede dei dolcetti.

    “A farmi una doccia.” sorrisi a mia volta.

    “Anche io devo fare una doccia, sai, sarebbe bello se la facessimo insieme, non credi?” mi lasciò un bacio a fior di labbra che mi fece sentire le farfalle nello stomaco.

    “Jimin...”

    “Chiamami oppa...”

    “Come vuoi... oppa, puoi spiegarmi cos'è successo ieri sera?”
    “Oh, sei svenuta nel locale per un balzo di pressione dovuto al trauma che hai avuto per quella visione... solo che sei svenuta dopo due ore dall'accaduto perchè il tuo cervello lo ha realizzato dopo..”

    “Ah... quindi non sei arrabbiato con me?”
    “No piccola, non lo sono, ma non provare mai più a fare una cosa del genere. Ora andiamo giù, muoio di fame.”

    Mi cambiai e scendemmo insieme, stranamente i non c'erano tutti gli altri.

    Si era fatto preparare un sacco di cibo tra uova, pancakes, pancetta, brioches e persino il kimchi. Era la mia prima colazione salata, e devo dire che non mi era dispiaciuta affatto.

    Il campanello di casa suonò e Jimin diventò teso tutto d'un tratto, prese una pistola da un cassetto della cucina dove di solito ci riponeva le posate. La impugnò e andò ad aprire.

    Mi nascosi dietro il muro che collegava la cucina con l'ingresso principale.

    La sua espressione quando vide chi c'era dietro la porta era un misto tra sbalordito e paura.

    “Ciao Jimin.”

    “Buongiorno capo, come mai è venuto qui...?”

    “Non sono qui per te, bensì per Eveline.

     

     

     

     

     

     

     

     

    NOTE DELL'AUTRICE

    Eccomi qui più veloce che mai! Ahahah

    Il capitolo finisce così... cosa vorrà il capo dalla nostra Ev? E soprattutto, sta per scoprire la verità?

    Lo scoprirete solo vivendo (ok no)

    comunque spero che il capitolo vi sia piaciuto e che continuerete a seguirmi.

    Mi scuso ancora per eventuali errori di ortografia.

    Alla prossima.

    -Jessy

     

     

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    Capitolo 15
    *** 14. Yes, I Love U ***


    14.Yes, I love u

     

     

     

     

     

    Credo nelle sensazioni a pelle,nel colpo di fulmine,nell'istinto. Credo in tutto quello che il mio corpo sceglie prima della mia testa.”

    (Anonimo)

     

     

     

     

     

     

     

     

     

    “Non sono qui per te, bensì per Eveline.

    “Per Eveline? Lei come fa a sapere che Eveline si trovi in questa casa?”

    “Figlio mio, non sono stupido, ho capito che ti saresti tenuto stretto quella ragazza più di qualsiasi altra cosa, ho visto i tuoi occhi quando ti ho detto che quella non era la ragazza che cercavamo e la tua testa dura nel cercare di convincermi che ormai sapeva troppo di noi e che avresti dovuto tenerla tu. Jimin, hai ragione, ormai sa della nostra organizzazione, ormai sa tutto, non credi che meriti delle spiegazioni?”

    “No, io sto facendo tutto questo solo per proteggerci, non per altro, lei sa che io non mi innamoro di nessuno, sa che ho un buco nero al posto del cuore. Io non sono mai stato innamorato e mai lo sarò, merita spiegazioni? Va bene, ma non sarò io a darle, mi odia già abbastanza e se le dirò il motivo per cui è qui e che non potrà andarsene mai, non mi rivolgerà mai più la parola... e, ne morirei.”

    “Perchè dovresti morirne se in realtà tu non la ami? Hai anche ucciso un uomo per lei.”

    “Non la amo in modo sano, la amo a modo mio.”

    “Prima o poi questo cuore ti si scioglierà, e sarà lei a farti crollare figlio mio. Prima o poi tutti cedono, per quanto forte tu sia, non è una cosa che puoi avere sotto controllo.”

    Ma si era completamente dimenticato che io ero li dietro e sentivo tutto? A quanto pare si... visto che ha detto tutte quelle cose. Si stava davvero innamorando di me? Forse... lo speravo. Presi coraggio e andai vicino a Jimin che mi guardò ed abbassò gli occhi.

    “Salve, Eveline.”

    “Buongiorno Signore..”

    Era un signore sulla sessantina e portava dei lunghi capelli bianchi raccolti in una coda alta e indossava una giacca nera elegante, accompagnata da dei neri, larghi pantaloni di tessuto, un uomo elegante insomma.

    “Eveline, ti va di andare i cucina, a bere un buon tè per parlare un po'?”

    “Certo signore, come vuole lei.”

    Ci avviammo verso la cucina e mi disse dove trovare tutto l'occorrente per fare il tè, tra le opzioni decisi di farmene uno alla vaniglia, per lui uno allo zenzero.

    “Innanzi tutto, io sono il signor Sin Do Yun, ed è un piacere per me fare la tua conoscenza, avrei delle domande da porti, se non ti dispiace.”

    “E' un piacere anche per me, signore. Prego, non mi disturba.”

    “Come ti trovi in questa casa?”

    “Alla fine è come se non ci fossi, io e Jimin non comunichiamo molto a parole... lui è sempre fuori ed io passo il maggior tempo del giorno nella stanza.”

    “Capisco, e gli altri ragazzi come si comportano con te?”

    “Nemmeno loro non mi parlano molto, so che NamJoon ha un mio amico in casa sua, ma non mi è permesso vederlo mai, quindi passo il mio tempo da sola qui dentro.”

    “Jimin non ti ha mai portato al nostro locale?”

    “Si, lo ha fatto una volta, ma un ragazzo ci ha provato con me e lui gli ha sparato, dal quel giorno parliamo, si, ma a volte con freddezza o in monosillabi.”

    “Lui ti piace, vero?”

    “Sì signore..”

    “Ascolta, io so che meriti delle spiegazioni e che non starai capendo niente di tutto questo... ma io non posso dirti nulla... quando sarà pronto ti dirà lui il motivo per il cui sei stata costretta a venire qui, capirai tutto, te lo prometto. Sono sicuro che Jimin ti racconterà tutto, il suo cuore non durerà per molto, scoprirai il vero lui, al più presto possibile.”

    Non risposi, perchè per la prima volta non riuscì a trovare le parole esatte, capivo che quell'uomo non era cattivo ed ebbi fede in lui, aspetterò Jimin, in fondo, dietro a quegli occhi scuri e quel cuore di pietra, so che si potrebbe nascondersi una persona debole bisognosa di comprensione ed amore.

    Aspetterò, ancora una volta.


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     


     

    La sera stessa Jimin non uscì, rimase chiuso in casa, anzi, nella sua stanza senza nemmeno dire un parola. Tutte le volte che provavo ad avvicinarmi mi mandava via trattandomi male o semplicemente con una scusa se ne andava scocciato dalla mia presenza. Non capivo il motivo per cui non volesse sfogarsi con me, alla fine viviamo insieme e anche se abbiamo un rapporto di amore ed odio io sarei disponibile ad aiutarlo, ma mi dimentico di ritrovarmi dinanzi ad una persona testarda e completamente fuori di testa.

    Nonostante questo, non mi diedi per vinto.

    “Jimin, parlami, ti obbligo.”

    “Sta zitta ragazzina, o ti taglierò la lingua.”

    “Ascolta caro, mi sono rotta dei tuoi comportamenti da psicopatico, se sei incazzato per conto tuo non puoi prendertela con me, quindi datti una calmata, o a tagliare qualcosa qui sarò solo e solamente io.”

    Mi fece un sorriso malizioso.

    “Ma che bel caratterino che ti sta diventando eh.”

    Mentre parlava si avvicinava a me, ed io indietreggiavo.

    “Ma non provarci, non con me. Sai di cosa sono capace, queste mani hanno ucciso centinaia di persone, una in più non mi fa la differenza.”

    “Ma si può sapere che cazzo vuoi da me? Arrivi nella mia vita, dici che mi ami, cerchi di spararmi e poi mi porti in casa tua, tutto questo senza una spiegazione. Cosa vuoi che faccia? Dimmelo perchè non ne posso più di questa situazione di merda. Ed io che sto qui facendomi trattare come una merda da te... mi sono rotta proprio i coglioni.”

    Ero fuori di me, ma finalmente mi ero liberata a tutto ciò che pensavo e in qualche modo mi sentivo più leggera.

    Nel mentre Jimin mi guardava con occhi straniti.

    “Sai una cosa? Hai ragione. Cazzo, hai ragione tu va bene? Vestiti,veloce, ti porto in un posto.”

    “Io con te non vengo da nessuna parte.”
    “Fallo, se vuoi scoprire la verità.”

    Mi convisse,ovviamente.

    Non mi vestì in modo elegante, indossavo una felpa con dei jeans neri strappati, e delle semplici scarpe bianche.

    Jimin era già pronto quando scesi le scale, quindi prese le chiavi della macchina e partimmo verso questo posto sconosciuto.

    Lui mi guardò tutto il tragitto mentre io non lo degnavo nemmeno di una parola.

    Ci volle mezz'ora per arrivare a destinazione e l'ansia iniziava a farsi sentire sempre di più.

    Arrivammo in una casetta di legno ormai abbandonata, lui aprì la porta ed entrammo insieme.

    “Sei sicura di voler sentire tutto?”

    “Certamente.”
    “Inizio dal principio, mia madre era una ballerina molto famosa di Burlesque a Busan e lavorava in pub piccolissimo. Aveva milioni di fan che andavano lì solo appositamente per lei ed era bellissima, con quei capelli lunghissimi neri, semplicemente favolosa. Solo che una sera, dopo aver terminato il suo spettacolo serale, si incamminò verso casa, ma un uomo la aggredì e... la stuprò. Da quello stupro, venni concepito io. Si, hai capito bene, sono nato da uno stupro. Nonostante questo mia madre decise di tenermi, e mi diede tanto amore, mi amava davvero anche se ero solo uno sbaglio. Per farla breve, ti dico che lo stesso uomo me la portò via quando ebbi solo 4 anni, uccidendola nella stessa via dove la violentò, sparandole. Io ero troppo piccolo per capire e venni spedito in orfanotrofio con altri bambini ed è proprio lì dove incontrai i ragazzi sai? Fin quando un bel giorno, il signor Sin ci adottò tutti e sette, perchè era bisognoso di nuove reclute per la sua agenzia criminale. Crescendo, mi ripromisi di trovare quell'uomo e di ucciderlo. Il bello è che lo feci, alcuni anni fa, solo che non riuscì a smettere da quel giorno. Eveline, tu ti sei trovata in questa situazione per caso, il mio patrigno cercava una ragazza in debito di alcuni soldi e tu gli assomigli molto. Quando ti ho visto qualcosa in me è cambiato... in meglio. Ho voluto portarti a casa mia,ti ho strappata dalla tua vita senza motivo, per un capriccio. Odiami pure Ev, me lo merito.”

    Non potevo credere a come si fosse aperto con me, gli asciugai qualche lacrima dal viso e scoppiai a piangere.

    Lo abbraciai.

    “Non ti odio Jimin, sei stato l'errore più bello per me..”

    Il mio cuore scoppiò, quando sentii che ricambiò l'abbraccio.


     


     

    NOTE DELL'AUTRICE

    questo capitolo è stato un parto, mi dispiace molto per il ritardo, affronta un po' di tematiche delicate e spero vi piaccia.

    Come sempre mi scuso per errori di ortografia e alla prossima.

    Love yaa

    -Jessy

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