A light that never comes

di AThousandSuns
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Malattia ***
Capitolo 2: *** Scelte ***
Capitolo 3: *** Missione ***
Capitolo 4: *** Cambiamenti ***
Capitolo 5: *** Magia ***
Capitolo 6: *** Natale ***
Capitolo 7: *** Coraggio ***
Capitolo 8: *** Cena ***



Capitolo 1
*** Malattia ***


Prompt: John/Zed. Quando i mal di testa di Zed peggiorano, e lei comincia a sanguinare
 
John non sopporta gli ospedali: quell'odore gli fa venire la nausea - se lo sente addosso anche quando esce - poi non può fumare, ed è tutto così dannatamente bianco.
Zed si sta sottoponendo all'ennesima serie di esami, e continua a ripetergli che sta bene e non ne ha bisogno, di tutte quelle attenzioni.
-Se stessi bene non perderesti sangue dal naso, tesoro.
John, strano a dirsi, si pente subito di aver parlato: è più forte di lui, deve sempre comportarsi da stronzo patentato. Perchè lo è.
Zed gli fa un mezzo sorriso:-Può succede a tutti. Starò bene.
Sembra che lo dica più per rassicurare lui che non se stessa, come se fosse lui quello bisognoso di conforto, quando invece ha solo bisogno di fumarsi una cazzo di sigaretta. Ma non la lascia da sola: perchè, checchè se ne dica in giro, ce l'ha ancora una coscienza. E lo sa che è è colpa sua se lei è ridotta così. Il suo dono la sta distruggendo: ogni giorno, John si ripete che hanno salvato tante vite, ma a quale prezzo?
La guarda massaggiarsi le tempie alla luce quasi verdognola del neon sopra le loro teste: sembra uno spettro, illuminata così.
Perchè non se n'è andata? L'ha visto che fine fa chi si avvicina troppo a John Constantine: ha un solo talento, distruggere tutto ciò che tocca. E nemmeno stavolta si è smentito. Ma che gli passava per la testa? Avrebbe dovuto allontanarla lui, ma non ce l'ha fatta. Perchè è un egoista figlio di puttana, ecco perchè. Non ha il diritto di guardarla: è lui che la sta uccidendo.
John tira fuori la sigaretta e si alza - adesso ha davvero bisogno di fumare.
Lei lo guarda, il sorriso è sparito:-John. Starò bene, non è vero?
Dai, spara un'altra delle tue cazzate John: menti.
Ficca la sigaretta nella tasca del trench e si siede accanto a lei. Le prende la mano e la stringe tra le sue, mentre lei gli poggia la testa sulla spalla, sospirando.
Per una volta, John Constantine se ne sta zitto.

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Capitolo 2
*** Scelte ***


Prompt: Post 1x13; John se ne è andato, prima che lei potesse rendersi conto che l'unica persona con cui volesse realmente stare l'aveva appena vista baciare un altro.

Zed non è più una ragazzina, sa che non sentire le farfalle nello stomaco dopo un bacio può essere normale. Ma c'è di più: quel contatto le sembra... sbagliato.
Riapre gli occhi e stringe le labbra in una linea sottile: quando alza lo sguardo, per un solo istante incrocia le iridi scure di John e, per qualche ragione, il suo cuore prende a battere più veloce nel petto.
L'ha appena vista baciare un'altra persona, e Zed è costretta a distogliere lo sguardo, a disagio. Quando si azzarda a buttare di nuovo un occhio fuori, lui è sparito.
Guarda "l'altro" e accenna ad un sorriso, quando l'unica cosa che vorrebbe fare è precipitarsi fuori da quel locale asfissiante e correre, l'aria gelida a sferzarle il viso, raggiungere John e... E cosa? Lavorano insieme - se quello si può definire lavoro - e non è certo il contesto ideale per iniziare... Qualcosa. C'è un motivo se John lavorava solo, prima che arrivasse lei a sconvolgergli la vita - e no, Chaz non conta, dato che di fatto non può morire - e c'è un motivo se fa lo stronzo, se allontana le persone e passa da un letto all'altro senza tante cerimonie. Non si può permettere di avere qualcuno troppo vicino, perché non può permettersi di avere debolezze. E quando si è unito a lui in quel viaggio, anche lei ha fatto la stessa scelta.
Solo che ora le pesa più che mai.
Sarebbe bello, se le cose fossero semplici, ma non lo sono: perché lei vive con una spada di Damocle sospesa sulla testa, visioni che le stravolgono la vita, e se ne va in giro per il mondo a caccia di demoni e angeli caduti. E il Male avanza, silenzioso e inevitabile.
Niente esitazioni, niente debolezze: hanno un lavoro da portare a termine. E Zed ha l'impressione che non avrà mai fine.
Scuote la testa e si scola l'ennesimo shot, ingoiando rimpianti e speranze.

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Capitolo 3
*** Missione ***


Prompt: Tutto, a partire da lui, era sbagliato.
 
-Il caso... L'hai risolto?
-Non credi di avere ben altro a cui pensare, tesoro?
Zed accenna ad un sorriso, Constantine spera che siano quelle merdose luci al neon a farla apparire così pallida.
-Dato che questa missione mi è costata un ricovero, avrò il diritto di sapere se è servito a qualcosa, no?
Constantine abbassa lo sguardo mentre cerca frenetico le sue sigarette, e lei capisce di aver esagerato: continua ad incolparsi per il tumore che ha nel cervello.
Zed deglutisce, ma rimane in silenzio.
-Era un demone. Ce ne siamo occupati.
Non è sicura che sia la verità, ma si accontenta.
Sorride di nuovo a John, per dimostrargli quanto è forte.
 
-Questo è l'ultimo caso. 
Zed inarca le sopracciglia.
-Voglio che tu torni alla tua vita.
Lei fa una risata nervosa:-Ti ricordo che non ce l'avevo una vita, prima.
John la ignora:-Non c'è da discutere, Zed. Io ti sto ammazzando. E ho già ammazzato troppe persone per avere qualcun altro sulla coscienza, perchè sì, maledizione, ne ho una anch'io!
-Pensi che sia colpa tua? Io non...
-Cazzo, Zed, perchè non riesci a capirlo? La gente che mi sta intorno muore! Non lo vedi che è tutto sbagliato? Io. Io sono sbagliato!
Lo schiaffo che riceve lo sorprende. Non che non sia abituato ad essere preso a schiaffi dalle donne, ma stavolta non se l'aspettava.
-Sono qui perchè ho deciso di esserci. E me ne andrò se e quando lo vorrò: conosco i rischi e per l'amore del cielo falla finita con questa lagna! Stai diventando insopportabile. La discussione finisce qui, e se solo ti azzardi a tornare sull'argomento, sappi che ti prenderai un calcio nelle palle.
John è ancora immobile al centro della stanza quando lei esce, furiosa.
 

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Capitolo 4
*** Cambiamenti ***


Prompt: Zed lo spingeva a non essere egoista.
 
Quella donna l'avrebbe fatto impazzire. Insomma, c'era un motivo se lavorava da solo. O perlomeno, non con le donne. Quelle se le portava a letto e basta, ed aveva funzionato alla grande finché non era incappato in Zed.
Seriamente, non riusciva a capire perché quella ragazza non fosse ancora fuggita urlando - John sperava che un giorno di questi lo facesse. Lo diceva per lei, eh - Dio sapeva se c'era da uscire matti con quel lavoro.
Il fatto è che ad averla intorno si sentiva in colpa a fare lo stronzo. Gli piaceva, fare lo stronzo, era sicuramente il modo più divertente e veloce di sbarazzarsi delle persone che gli giravano intorno. Insomma, o la stronzaggine, o la morte, perchè era quella la fine che facevano i suoi amici se non stavano attenti. Per questo aveva scelto come socio uno che ad ogni morte risorgeva.
E poi era sempre così... Ottimista. Snervante, davvero.
E si prendeva cura di lui - l'ultima persona ad averlo fatto era stata sua madre, e questo di certo non lo faceva sentire meglio.
Insomma, gli sarebbe dispiaciuto se ci fosse rimasta secca, ma quella non voleva saperne di andarsene. Doveva avere una vita di merda per scegliere di rimanere al suo fianco.
Comunque.
La prima volta fu un gesto, così semplice e spontaneo, che John si era reso conto di cosa significasse solo troppo tardi: Zed dormiva sul divano e lui le aveva adagiato una coperta sopra. Una stronzata.
Invece no: era stato l'inizio della fine.
Una mattina si ritrovò a preparare la colazione per entrambi, lui, che a colazione fumava una sigaretta.
Giurava che avesse iniziato a bestemmiare meno - non che fosse facile notare la differenza con uno come lui.
E sorrideva, maledizione! Da quando? Non i soliti ghigni strafottenti, no, sorrisi veri, diamine. Forse ce l'aveva lui il tumore al cervello.
O forse non voleva che Zed passasse la vita in compagnia di un vero stronzo, che poi era pure la causa per la quale si era ammalata. Che lui avesse il coraggio di ammetterlo o no.
Se questo significava che avrebbe dovuto preparare il caffè, al diavolo, lo avrebbe fatto.
Magari sarebbe stato il caffè bruciato a convincerla ad allontanarsi da lui.

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Capitolo 5
*** Magia ***


Prompt: «Troppa magia deve averti dato alla testa, John.»
 
Il rito per esorcizzare il demone l'ha indebolito parecchio: resta steso a terra con gli occhi chiusi per qualche secondo cercando di racimolare le poche energie che gli sono rimaste.
Magari una sigaretta può tirarlo su. Se solo avesse la forza di rovistare nelle tasche...
-John! John, tutto bene?
Lo aiuta a mettersi a sedere; John punta gli occhi nei suoi, ma sta' in silenzio.
Non è mai un buon segno quando John Constantine non ha nulla da dire, pensa Zed, lo sguardo corrucciato che vaga sulla figura dell'uomo in cerca di ferite.
Sta per chiedergli come si sente, quando le mani di John intrappolano il suo viso e la attirano a sè per baciarla.
Zed per un secondo si abbandona alla sensazione; la sua bocca sa lievemente di fumo e birra, ma le labbra sono morbide e cazzo, ci sa fare, anche se è mezzo intontito e senza forze.
La ragazza si separa da lui dopo quella che sembra un eternità:-Troppa magia deve averti dato alla testa, John.
Lui accenna un sorriso:-Non volevo morire senza aver mai provato.
Zed sbuffa, può colpirlo quando sarà più in forze.
 

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Capitolo 6
*** Natale ***


Prompt: 'Non ho bisogno di nessun regalo di Natale, love.'
 
Zed si schiarisce la voce alle sue spalle così John è costretto a distogliere lo sguardo dalla mappa che sta osservando ormai da ore e a voltarsi.
Lei sfodera uno di quei sorrisi in grado di ricordargli che anche uno stronzo patentato come lui ha ancora un cuore.
Il sorriso che significa guai in arrivo.
Lui aggrotta le sopracciglia e la squadra da capo a piedi mentre si allenta la cravatta; prima che possa chiederle alcunchè lei allunga una mano e gli porge un pacco.
L'incarto è blu notte chiuso da un fiocco bianco.
-Non ho bisogno di nessun regalo di Natale, love.
-Andiamo, non te l'hanno detto che a Natale si è tutti meno stronzi?
-Intendi l'antico rito pagano arbitrariamente adattato al calendario cristiano, oggi ridotto a mera festività consumistica il cui unico scopo è far sperperare denaro in regali inutili per persone di cui non ci importa davvero?
-Vacci piano, Satana. Hai letto il dizionario ultimamente?
John si limita ad una scrollata di spalle: deve ancora abituarsi al fatto che Zed risponda a tono ad ogni suo sproloquio.
-E comunque nessun negoziante ha lucrato su di me quest'anno: l'ho fatto io.
Se non fosse stato così concentrato sul suo cinismo ci sarebbe arrivato prima: il pacco è leggero e sottile.
John non alza lo sguardo su di lei mentre lo prende e lo scarta: si ritrova tra le mani un disegno.
Il dettaglio che per primo lo colpisce è il colore: non ha mai visto Zed adoperarne, ma è sul punto di dirle che dovrebbe farlo più spesso.
È un suo ritratto a mezzo busto - John non può dire se eseguito a memoria o se la ragazza si sia appostata in qualche angolo di quella casa per prenderlo alla sprovvista.
Si rende conto però che Zed ha addolcito i suoi tratti, il suo sguardo, la sua espressione non è dura, o vuota. È penetrante: non ha ritratto la realtà, piuttosto il modo in cui lei lo percepisce. Su quel foglio John si rivede attraverso gli occhi di Zed.
Quando trova il coraggio di incrociare il suo sguardo le rivolge il sorriso più sincero di cui è capace e lei lo ricambia con altrettanto calore.
-Ti piace- sospira sollevata.
-È straordinario. Ti ringrazio- John torna a fissare il proprio regalo prima di posarlo sul tavolo e dirigersi verso uno degli scaffali.
Lei rimane in silenzio, si limita a rivolgergli una domanda con gli occhi quando lui si volta con una scatolina nera in mano.
-Prima o poi avrei dovuto dartelo immagino, perché non ora?
Zed esita solo un attimo prima di aprire il cofanetto con delicatezza, quasi temesse di romperla.
Guarda con occhi sgranati la collanina che le scivola tra le dita, un ciondolo azzurro oscilla e riflette la luce soffusa della stanza.
-È un amuleto- si affretta a spiegare John -protegge da certi tipi di possessione demoniaca; non tutti, ma è piuttosto efficace.
-Certo, non vogliamo rendere le cose troppo facili- sussurra lei, un sorriso leggero sulle labbra, prima di cambiare espressione:-L'avevi lì a prendere polvere e non me l'hai mai dato? Cosa aspettavi, che un demone prendesse il controllo della mia anima?- lo apostrofa risentita.
-Non ero sicuro che saresti rimasta- risponde onesto.
Gli occhi di Zed si addolciscono un po' troppo per i suoi gusti, così John aggiunge:-E poi ti sembro uno di quegli idioti che regala gioielli alle donne?
Zed sbuffa ma non smette di sorridere mentre si volta perché lui possa aiutarla ad indossarlo.
-Ora sono a prova di demone, grazie. Sai, non te la cavi poi così male con i regali.
John non le risponde e si infila le mani in tasca, ricambiando il suo sorriso.
Non è tipo da gesti eclatanti, ma non si pente di averle donato un pezzo della sua vita.
Zed sfiora il ciondolo con le dita sottili; John non può fare a meno di pensare che in quel momento il ciondolo di sua madre brilli di nuova luce.

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Capitolo 7
*** Coraggio ***


Prompt:  Tante cose da dirle, poco coraggio per farlo.

“C’è una guerra in corso, nel caso tu l’abbia dimenticato.”
Zed gli rivolge un sorriso appena accennato e per un attimo sembra sia sul punto di replicare; invece abbassa lo sguardo e scuote la testa.
Wow John, fai davvero schifo a rincuorare le persone.
Dovresti ringraziarla.
Dovresti ringraziarla perché è qui, al tuo fianco, a combattere una guerra che non è la sua.
Dovresti ringraziarla perché da quando ha messo piede in quella casa magica forse, forse, ti senti un po’ meno solo, e un po’ meno stronzo.
Dovresti ringraziarla perché le sue visioni – no, tu – l’hai mandata all’ospedale e quasi non la facevi ammazzare, eppure non ti ha voltato le spalle.
Cazzo, dovresti ringraziarla perché sorride ancora, nonostante tutto, e perché si fida di te – e sappiamo tutti che fine fanno gli idioti che si fidano di te.
Dovresti ringraziarla perché ha visto tua madre e ora sai che non è colpa tua, ciò che le è successo: è merito suo se ti senti un po’ meno un pezzo di merda.
Se senti qualcosa, ora, dannazione.
Zed tiene gli occhi socchiusi, lascia che la brezza di quella stanza immutabile la culli, l’ombra di un sorriso sulle labbra.
John la guarda solo per un attimo prima di alzarsi e uscire: non ha bisogno di voltarsi per sapere che gli occhi di Zed lo seguono finché non si chiude la porta alle spalle.

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Capitolo 8
*** Cena ***


Prompt: "Troppa magia ti ha dato alla testa, John."

La prima cosa che pensa quando entra in cucina è che il tumore che ha nella testa le stia dando allucinazioni esilaranti. O magari è colpa di tutti quei farmaci.
Perché John Constantine ha apparecchiato – con stoviglie vere, non di plastica – e sta cucinando la cena.
Esilarante, appunto.
«John, ti senti bene?» chiede cercando di nascondere la nota divertita nella voce.
«Sto benissimo, love» non si volta a guardarla, concentrato com’è a non far esplodere qualsiasi cosa ci sia sui fornelli «come ti senti oggi?».
«Bene, grazie» osserva la tavola imbastita e sa che non dovrebbe chiederlo, ma la tentazione è troppo forte «questa è… Uhm, è per caso una cena galante o..?».
John si volta di scatto e per poco non getta a terra la pentola: «Certo che no, che idea assurda» fa una pausa prima di aggiungere «se fosse una cena galante avrei messo delle candele sul tavolo» dice, incerto.
Zed sorride pensando che per una volta non ha la risposta pronta e scuote la testa mentre si siede: «Troppa magia ti ha dato alla testa, John».
«Chiaramente» sussurra lui ma Zed lo sente e per un attimo si guardano imbarazzati.
«Non ho mai detto che sia una cosa negativa».
Gli occhi scuri di John si fissano sul suo viso per un istante e Zed non sa spiegarsi il perché, ma quello sguardo le mozza il respiro. John le dà di nuovo le spalle e quella strana elettricità nell’aria si dissipa, lasciandola insoddisfatta.
«Aspetta di assaggiare il polpettone, non credo che la penserai ancora così».

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