Rinshi Week 2016 – Pieces of us

di Arya Tata Montrose
(/viewuser.php?uid=451626)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Day One – Precious Treasure ***
Capitolo 2: *** Day Two – Cooking ***
Capitolo 3: *** Day Three – Au ***



Capitolo 1
*** Day One – Precious Treasure ***





Day One –Precious Treasure



S
hiemi sorrideva quando, per caso, lo incontravano per i viali dell’Accademia, Rin se n’era accorto. Quel fiore bianco aveva il potere di strappare a Shiemi un sorriso in qualsiasi momento lo vedesse e Rin sorrideva con lei, contento di vederla felice.
 
Come sempre, Rin l’aveva aspettata fuori dall’aula del corso per Esorcisti e, parlottando, si erano incamminati verso l’Emporio dove viveva la ragazza.
«Sai, credo che ad Izumo-chan piaccia Shima-kun: lo guarda spesso e non-» Shiemi s’interruppe, posando lo sguardo su qualcosa di piccolo e bianco sul limitare della strada. Rin seguì il suo sguardo, incontrando il delicato fiore che aveva fatto sorridere entrambi.
Shiemi, un attimo dopo, era tornata a guardare il ragazzo ed era pronta a riprendere il discorso di Izumo. Rin, invece, aveva distolto lo sguardo sia da lei che dal mughetto a lato della strada per concentrarsi sull’interno della sua cartella, frugando tra i libri alla disperata ricerca di qualcosa.
«Rin-kun, hai dimenticato qualcosa a lezione?» chiese Shiemi, avvicinando una mano per attirare la sua attenzione.
Prima che potesse raggiungere la sua spalla, però, Rin riemerse dal caos della sua borsa, stringendo un pugno vittorioso: «Trovato!» 
Shiemi lo osservava con aria interrogativa, non capendo a cosa mai potesse riferirsi.
«Quando siamo andati in città, l’altra settimana, ho visto questo» fece il ragazzo, a mo’ di spiegazione, aprendo la mano. La biglia trasparente se ne stava immobile sul suo palmo, racchiudendo un piccolo fiore di mughetto.
«Ho pensato potesse piacerti» disse, accennando un sorriso un po’ imbarazzato.
Shiemi la prese e se la rigirò piano tra le mani, esaminando il piccolo fiore da ogni angolazione con espressione entusiasta. 
«È davvero meravigliosa, grazie!» Si strinse la piccola biglia al petto, con un gran sorriso che si rifletteva negli occhi e sul viso contento di Rin – e sulla sua coda, che andava a destra e a manca rapida e felice, facendolo sembrare quasi un cucciolo. «La terrò come portafortuna» aggiunse lei, più a sé stessa che al ragazzo, che comunque la sentì.
«Ne sono davvero felice!»
 
Rin, però, non aveva potuto udire il cuore di Shiemi che batteva un po’ più veloce o la sua mente che pensava a quella piccola biglia come ad un prezioso tesoro – il suo.


 

Angolo Autrice
Eccomi qui, di nuovo ad infesare il fandom e questa volta per un'intera settimana!
Spero che questo primo prompt vi possa essere piaciuto. Cercherò di essere il più originale possibile con l'interpretazione dei prompt e... beh, ci vediamo domani con il prossimo!
Baci, 
Tata

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Day Two – Cooking ***










Day Two –Cooking



 
Rin si riteneva una persona molto alla mano, non troppo esigente e a cui bene o male garbava qualsiasi cosa. Si lamentava il tanto che riteneva adeguato. Il cibo, però, rientrava decisamente nel “male” e su quello non transigeva: gli ingredienti dovevano essere i migliori possibili e, vista la poca disponibilità economica, il Vecchio e gli altri preti li coltivavano personalmente nel giardino dietro la chiesa. La Vera Croce, per Rin, era più un calvario che non il paradiso che si era aspettato: l’accademia vantava l’eccellenza in tutto e gli ingredienti che acquistava per i suoi studenti erano di una qualità che Rin poteva solo sognare e, purtroppo per lui, nonostante li avesse lì, a portata di mano, il sogno si era trasformato da notturno ad occhi aperti. 
Per questo, Rin si sforzava di evitare in ogni modo possibile di guardare quei pregiati ingredienti o anche solo di passare dai mercati o dalla teca dove esponevano i piatti nella mensa, troppo costosi per le sue tasche. 
«No!» esclamò, inchiodando nel bel mezzo della strada e spaventando i suoi compagni della Cram School.
«Cosa cazzo ti prende, Okumura?» ringhiò Bon, dopo aver sbattuto contro la sua schiena: era dietro di lui, parlando con Konekomaru e questo idiota, di punto in bianco, si era fermato in mezzo alla strada urlando come un ossesso.
«Di lì c’è il mercato, col cavolo che ci passo senza poter mettere le mani su quel ben di dio!» spiegò Rin, deciso.
Bon, ancora non capiva: mettere le mani su cosa?
«I prezzi del mercato sono molto proibitivi» concordò seria Izumo e Shima, che ridacchiava dietro di lei, aggiunse: «È una scuola per ricconi, questa» disse, facendo il “Capitan Ovvio” della situazione. 
«Di certo non è stata pensata per aspiranti esorcisti entrati con borse di studio» gli fece eco sempre Izumo. Erano una strana coppia, quei due.
«E io mi ritrovo sempre senza soldi e ad accontentarmi di quello che Yukio riesce a comprare» concluse Rin, sconsolato. Quelle verdure così belle e fragranti sarebbero rimaste per sempre semplici fantasie.
Fu solo a quel punto, quando Rin si era ingobbito sotto il peso di quella consapevolezza, che Shiemi si azzardò a parlare, con voce flebile ed insicura: «La nonna coltivava anche piante medicinali e verdura, nel nostro giardino.» Poteva sembrare una semplice affermazione, priva di qualsiasi scopo, ma Rin, appena udì quelle parole, sembrò rianimarsi.
La prese per le spalle con occhi sognanti, cogliendo quella frase come una velata proposta: se erano Shiemi e sua nonna a coltivare quelle piante, era certo che sarebbero state addirittura migliori di quelle che vendevano al mercato dell’Accademia. Per un momento, il pensiero di poterci mettere le mani gli aveva fatto luccicare gli occhi. «Davvero?» le chiese, un po’ retorico e un po’ con il timore che fosse tutta una balla e non essersi mai alzato dal letto, che quello fosse tutto un sogno.
Shiemi, però, scacciò il suo timore con un semplice gesto: annuì convinta e aggiunse, un po’ rossa in viso, che sarebbe stato un piacere regalarli a lui. Rin sorrise, contento come un bambino a Natale, coprendo la ragazza di sentiti ringraziamenti.
«Mi hai salvato, Shiemi, mi hai salvato!» ripeteva. 
Sembrava che se nessuno li stesse guardando, come se quelli fermi da venti minuti su quella strada fossero loro e loro soli. Non potevano essere più contenti: era la scusa perfetta per passare del tempo insieme senza situazioni imbarazzanti.
Shima, però, non era esattamente dello stesso avviso e, sornione, non si fece problema alcuno ad interrompere quel momento idilliaco con le sue personali  – ma, diciamocelo, perfettamente comprensibili – brame: «Poi però ci invitate a mangiare, vero?» Le pacche che diede alla schiena di Rin avevano del comico. 
«S-sì» balbettò il ragazzo, completamente svuotato dell’entusiasmo che lo animava giusto qualche secondo prima.
Shima parve non accorgersene – anche se Izumo notò che aveva semplicemente ignorato la cosa – e ringraziò, tutto sorridente e con il suo fare da stupido, innocente babbeo. 
Bon, intanto, stufo di quel ridicolo teatrino, prese Shima per la collottola della camicia e ordinò a Konekomaru di seguirlo. Vennero poi Izumo e Yukio, che aveva assistito alla scenetta in silenzio qualche passo più indietro, passando oltre i due sistemandosi gli occhiali. «Allora facciamo alle sette» si limitò a dire.
 
Così, Rin si era trovato nella cucina della signora Moriyama a preparare il necessario, mentre attendeva il ritorno di Shiemi dal giardino con gli ingredienti per la cena di quella sera. Quando entrambi ebbero grembiuli, fermacapelli e le mani pulite, poterono iniziare. 
Ron era completamente diverso quando cucinava: era concentrato come se stesse combattendo, rapido e preciso; aveva un metodo e tutto sotto controllo.
Shiemi eseguiva le sue direttive tentando di imitarlo – con scarsi risultati perchè, anche se era migliorata, ancora rimaneva molto goffa – impegnandosi al massimo e facendo del suo meglio.
Ogni tanto Rin, buttando un occhio al suo operato, le faceva i complimenti e si congratulava con lei per l’ottimo lavoro. 
«Ma io non sono veloce quanto te, Rin» aveva tentato di ribattere lei la prima volta, ma il ragazzo aveva stroncato sul nascere quella sua auto-screditazione: «Però sei brava e precisa, non me ne frega niente se ancora non sei veloce.»
Lei aveva sorriso e accettato di buon grado, con un sentito «Grazie», e si erano rimessi al lavoro.
 
Alle sei e quarantacinque, la signora Moriyama entrò, pronta ad assitere al pietoso spettacolo della sua cucina a soqquadro. Con suo enorme stupore – e pure con quello di Shiemi, a voler dire tutta la verità – trovò il locale pressoché immacolato, con solo due o tre pentole sporche sul tavolo e una sul fornello, acceso a fiamma bassa per tenere il cibo in caldo.
«Avete finito, ragazzi?» chiese la donna, osservando la cucina ed i due in piedi davanti al fornello, con Shiemi che teneva una pila di piatti e intanto saggiava la salsa dal cucchiaio che teneva Rin.
«Sì, mamma!»
La donna, quindi, sorrise gaia: «Sono arrivati i vostri amici, di là. Tutto pronto?» chiese, condendo la frase con un risolino: possibile che quei due non si accorgessero di quanto fossero adorabili?
«Certo!» rispose Rin «Cominciate pure a sedervi, è già apparecchiato.»
Mentre portavano in tavola i piatti, Rin e Shiemi sorridevano, pimpanti e felici per il pomeriggio passato insieme. 
 
«Tutto squisito!» esalò Shima, pieno di tutte le delizie messe in tavola. «Dovremmo farlo più spesso!»
«Tu non hai fatto altro che abbuffarti, maiale.» Zumo ebbe un contegno invidiabile nel pronunciare quelle parole, taglienti come il filo di una spada, pulendosi educatamente la bocca con un tovagliolo.
«Ma io sono d’accordo con lui!» Shura, ubriaca, gli dava corda e rideva sguaiata alla faccia -contrariata- di Yukio, che la guardava come ad intimarle di essere più rispettosa, per lo meno di fronte alla signora Moriyama – che intanto se la rideva a sua volta.
«Sono contenta che vi sia piaciuto tutto!» s’intromise Shiemi, felice come una pasqua, seguita a ruota da Rin: «È sicuramente da rifare!»
«Giusto, giusto!» Shima e Shura gli andarono dietro, riempiendo i due cuochi d’orgoglio.
Izumo si guardò un attimo intorno, notando che, a parte Yukio che si vergognava per Shura, nessuno aveva niente da obbiettare.
«Allora settimana prossima, alla stessa ora?» domandò Bon, in un secondo in cui era calato il silenzio.
Shiemi e Rin si guardarono, come ad accordarsi, poi entrambi annuirono con un largo sorriso sul volto: «Certo!»


 
Angolo autrice
*compare timida* Salve! 
Spero che questo secondo giorno vi sia piaciuto, nonostante il maledetto ritardo con cui l'ho postato. Scusatemi, questa settimana e pure quella precedente sono state qualcosa di impossibil e l'ultima cosa a cui pensavo era di copiare le storie sul pc e postarle, quindi vi chiedo perdono.
Grazie a chi ha letto, a chi ha apprezzato.
Ci vediamo presto con il Day Three.

Tata

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Day Three – Au ***


 


Day Three –Soulmates!Au
In cui, quando si scorge l'anima gemella si cade con lei, per qualche secondo, nel Limbo e il suo nome s'imprime sulla pelle



 
Il chiacchiericcio brulicante della stazione giungeva alle sue orecchie mescolato allo sferragliare dei treni sulle rotaie, mentre le persone gli sfilavano attorno, urtandolo, troppo assorte nella loro vita per prestare attenzione ad un passante come un altro, un ragazzo in attesa davanti alla linea gialla esattamente come tutti loro.
Rin stava lì, in piedi e con Kuro che gli dormiva placido sulla testa, ad attendere impaziente il treno dalla Vera Croce che avrebbe riportato a casa il suo fratellino per le vacanze estive – era così orgoglioso di Yukio e della sua borsa di studio per quella prestigiosa scuola che più e più volte aveva dimostrato di meritare. E Rin gongolava e si guardava attorno, dondolandosi sulle caviglie e cullando il gatto.
Scorse un guizzo alla sua sinistra, con la coda dell’occhio e, immediato, Rin voltò il capo in quella direzione, allarmando Kuro e facendolo scattare sull’attenti. La mano del ragazzo giunse pronta a carezzarne il morbido pelo per tranquillizzarlo, mentre i suoi occhi continuavano a sondare la stazione gremita e fluida di una folla in continuo movimento.
Il guizzo emerse nuovamente dalla massa e quella volta gli occhi di Rin furono abbastanza svelti da coglierlo: incontrò gli occhi di una ragazza, verdi come le fronde degli alberi a maggio, luccicanti come rugiada sui fili d’erba la mattina.
Ci volle un secondo. Il tempo di un sospiro e tutto divenne nero. Il rumore si ovattò fino a scomparire del tutto e della fiumana di persone che gli era attorno rimaneva solo la ragazza. Sulla sua testa, Kuro sembrava essersi dissolto assieme a tutto l’ambiente circostante, ma Rin conservava nel cuore la serenità e l’impazienza per l’arrivo di suo fratello – aveva la certezza che normalmente il panico avrebbe preso il controllo di lui, che in altre circostanze avrebbe dovuto esserne spaventato eppure non lo era. Lui e la ragazza uniche presenze a riempire quel vuoto apparente.
 
L’espressione shockata di lei si fece in un attimo più calda e le sue labbra, contratte in una “o” che sapeva d’incredulità si distesero in largo sorriso. Sollevò una mano, salutando il ragazzo davanti a lei, ancora bloccato nella sua contemplazione – era davvero bella.
Si riscosse, Rin e si affrettò a ricambiare il sorriso ed il gesto.
A Rin, tutto quello pareva davvero surreale e si trovava confuso dalla situazione.
«Mi chiamo Shiemi.» La ragazza sorrise di nuovo, presentandosi e chinando leggermente il capo.
«Io sono Rin» rispose il ragazzo, leggermente imbarazzato dall’evidente ritardo delle sue battute. Le espressioni sorridenti però, su entrambi i loro volti, presto vennero sostituite da smorfie di dolore trattenute a stento, mentre Rin sentiva una mano invisibile passare un ferro rovente sulla sua pelle bianca, nell’incavo della clavicola, con movimenti lenti e calcolati. Rin sbarrò gli occhi, riconoscendo in quella lenta tortura un preciso disegno, un nome scritto con una calligrafia pulita, ordinata.
Shiemi.
Poi il nero era sfumato lentamente ed aveva ripreso i colori frenetici di un’affollata stazione di Tokyo dove il fischio del treno e l’improvviso ritorno di Kuro sulla sua testa l’avevano riportato alla realtà. Osservò l’orologio digitale della stazione: era passato un solo minuto.
 
Yukio una volta gli aveva raccontato del giorno in cui aveva incontrato la sua anima gemella. Gli aveva detto che si era fatto tutto nero, si sentiva come rinchiuso in un Limbo senza suono e che l’aveva vista ammiccargli per poi sentire un dolore intenso e, una volta che il mondo attorno a lui era tornato, sul suo avambraccio svettava la scritta che gli aveva mostrato: i caratteri rotondi e compatti formavano la parola Shura, l’unica che aveva sentito nel Limbo dell’anima gemella.
 
Oh.
 
Fece in tempo ad abbozzare un sorriso prima che la voce e la figura di suo fratello si palesassero di fronte a lui. Lo abbracciò, felice di vederlo dopo tutti quei mesi.
«Ehi, Rin, non mi saluti?» alle spalle di Yukio, la donna ghignò.
«Felice di vedere anche te Shura!» sorrise.
 
 
Non sapeva quando avrebbe rivisto Shiemi, ma il suo nome era impresso su di lui e, se c’era una cosa certa, era che l’avrebbe incontrata di nuovo – perché quel nome reggeva il suo capo del filo.



 
Angolino Autrice
Buongiorno :3
Eccomi tornata dopo secoli con il terzo capitolo, uno dei pochi che non avevo già pronto quando la Week è effettivamente iniziata. Purtroppo cose varie mi hanno fatto dimenticare della raccolta e il fatto che nessuno chiedesse di proseguire ha giocato il suo fattore nella mia dimenticanza. Per fortuna forse qualche giorno fa Alexa_Akane_No_Shojo mi ha contattato e invogliato nuovamente a continuare.
E niente, eccomi qui con questo capitolo che spero proporio vi piaccia.
A prestissimo, dato che il prossimo capitolo è già pronto.
Tata

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3571033