Spirale Ovale.

di Querdenker
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO – Meglio prima? ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 1. – Gente che spera ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2. – La mia ragazza mena ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3. – Piccoli per sempre ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4. - Tutta scena ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5. – A pugni col mondo ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6. – I love paranoia ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7. – Domenica da coma. ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8. – Miss e Mr Hyde ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9. – Brilla ma da lucida ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10. – Uno di quei giorni ***
Capitolo 12: *** CAPITOLO 11. – Sei sicura ***
Capitolo 13: *** CAPITOLO 12. – Immorale ***
Capitolo 14: *** EPILOGO. – Sempre noi ***



Capitolo 1
*** PROLOGO – Meglio prima? ***


PROLOGO – Meglio prima?
 





Avrei dovuto capirlo che tornare a casa era una pessima idea, ma a me Londra non era mai piaciuta più di tanto – sono sempre stata una ragazza strana – ergo avevo finalmente deciso, dopo 5 lunghi anni, di tornare a Tokyo, mia adorata città natale, dove avevo vissuto avventure che neanche nei sogni più remoti del 90% della popolazione mondiale si sarebbero potute realizzare.
La sottoscritta è ovviamente Ichigo Momomiya, la leader delle Mew Mew, per intenderci.
Dopo aver passato anni a Londra a studiare, sentivo il bisogno di staccare definitivamente con quello che rappresentava per me.
Trovavo quella città immensa ed esplosiva e allo stesso tempo soffocante. Dopo la rottura con Masaya, e dopo quasi un anno passato a rimuginare su questa scelta, sentivo il bisogno di allontanarmi.
Non che con Aoyama-kun fosse finita male, anzi, ma dopo anni che sembravano secoli entrambi sentivamo che la scintilla che ci aveva unito da ragazzini si fosse ormai spenta. Ci sentivamo braccati nel nostro amore, che ormai era diventato una routine. Chi l’avrebbe mai detto, eh? Masaya e Ichigo, destinati da strani poteri cosmici a proteggersi e amarsi a vicenda - sotto forma di esseri strani o di studenti era del tutto irrilevante - avevano spento il fuoco della passione.
 
Londra, 10 mesi prima.
Di quel giorno ricordo solo che faceva più freddo del solito, ma non pioveva affatto.
Dopo una passeggiata da sola ad Hyde Park decisi di tornare all’appartamento che condividevo con Masaya. 
Lo trovai sul divano, intento a guardare un documentario sulla fauna del Circolo Polare Artico e appena mi vide mi rivolse quel tipo di sorriso rassegnato di chi deve prepararsi psicologicamente ad un balzo enorme.
Naturalmente io ero ignara di tutto.
« Perché mi guardi così? » chiesi curiosa.
« Penso che noi dovremmo parlare Ichigo. » rispose tranquillamente.
Mi sedetti, ancora più confusa, ma quando tentai di aprire bocca mi precedette.
« Sai, penso che ormai il nostro sentimento non esista più. » la buttò lì, schietto come sempre, ma con un sorriso così rassicurante che sul momento pensai stesse scherzando. 
Poi ci arrivai. 
Masaya era così rassicurante perché sapeva di avere ragione, che nessuno dei due avrebbe sofferto, per semplice fatto che non ne avevamo bisogno. Eravamo arrivati al cosiddetto binario morto.
« Masaya, non capisco » risposi, facendo la finta tonta « io ti amo. »
« Tu credi di amarmi ancora. O meglio, tu mi ami, ma non sei più innamorata di me. » affermò con una dolcezza disarmante 
« In questi ultimi mesi mi sono accorto del fatto che noi non siamo più noi. Fingiamo di essere quei ragazzini che erano persi l’uno per l’altra, e devo dire che ci riusciamo bene, ma ormai credo sia palese. »
Ovviamente, il riflessivo, intelligente e accorto Aoyama-kun aveva ragione. Quindi semplicemente gli rivolsi un sorriso dolce, gli baciai la guancia e tornai a vagare per Londra fino alle 4 del mattino.
Due giorni dopo mi trasferii in un monolocale dall’altre parte della città.
Per 10 mesi continuai a lavorare nel solito bar, ma non con l’intento di pagare l’affitto e di risparmiare per qualche gita fuori porta con Masaya, ma per comprare il biglietto direzione Tokyo.
 
Tornai al presente e, appena uscita dall’aeroporto, mandai una mail a Minto:
 
Minto, sono appena tornata in Giappone, ti andrebbe di vederci un po’?
 
La risposta fu, ovviamente, una chiamata di Purin.
« Moshi moshi? » risposi impaurita.
« ICHIGO! »
Quanto mi era mancata quella vocina stridula.
« Ma sei davvero a Tokyo? » strillò la cinese dall’altro capo del telefono.
Mentre tentai di rispondere si sentirono delle voci indistinte che blateravano qualcosa tipo “metti il vivavoce” o “fammi parlare con lei”.
Alla fine prese il sopravvento Retasu, inaspettatamente.
« Ichigo, ci sei mancata così tanto! Ti prego, questa sera, anzi no, domani, sarai stanca, vieni al Caffè Mew Mew! » il suo tono era supplichevole, ma allo stesso tempo non ammetteva repliche.
« E va bene, domani verrò, ma dovete raccontarmi tutto quello che è successo in questi anni! »
« Anche tu ci devi delle novità. » rispose decisa Zakuro « quindi non tardare. »
 
***
 
Tornai a casa dopo un’ora circa. Ero contentissima di riabbracciare finalmente mamma e papà e quando raccontai loro della rottura con Aoyama mio padre sembrò soddisfatto, mentre mia madre frignava come una bimba di 3 anni.
« Tornerete insieme. » continuava a ripetere « Siete fatti l’uno per l’altra. »
Non sapevo cosa rispondere. La verità è che ero stata quasi contenta che fosse stato lui a rompere, perché probabilmente da sola non avrei mai capito i miei sentimenti. Con questi pensieri per la testa, andai a dormire stremata e l’ultimo pensiero fu rivolto al Caffè Mew Mew.






Note dell'autrice:
Salve a tutti! Questa è la prima fan-fiction che scrivo in questo fandom (e la mia terza in generale), quindi vi prego di essere clementi, lol.
Spero che questo prologo vi sia piaciuto - ovviamente i capitoli non saranno sempre così brevi - e che vogliate recensire la mia storia! Sono sempre contenta di ricevere critiche.
Quasi dimenticavo: i nomi dei capitoli e della storia sono dei titoli di alcune canzioni di J-Ax e degli Articolo 31. XD
A presto
Mezzosangue230

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 1. – Gente che spera ***


CAPITOLO 1. – Gente che spera
 



 
Quella notte sognai di essere un gatto.
Il che era terribilmente strano visto che quel tipo di trasformazione non avveniva più da tempo – anche se orecchie e coda spesso si facevano prepotentemente vive. Probabilmente ero solo tesa, visto che di lì a poco avrei dovuto incontrare di nuovo le mie vecchie amiche.
Arrivai al Caffè con una calma insolita.
« Si può? »
Silenzio totale.
Esplorai il locale. Non era cambiato di una virgola. Le divise erano sempre le stesse e ciò mi procurò un’ondata di nostalgia.
Alla fine andai in cucina, e per poco non presi un colpo.
« SORPRESA! »
Li vidi. Zakuro, Minto, Retasu, Purin e Keiichiro mi sorridevano e solo allora realizzai quanto mi erano mancati.
Mi fiondai ad abbracciarli uno ad uno non sapendo come trattenere le lacrime. Per fortuna anche Retasu e Minto avevano mandato a benedire il contegno e piangevano senza dignità. Purin saltellava da una parte all’altra.
Mentre Akasaka-san sfoderava una delle sue mirabolanti torte venni sommersa dalle domande.
« Come stai? »
« Perché sei tornata? »
« Raccontaci di Londra! »
Alla fine Zakuro mi venne in soccorso, esortando le altre a lasciarmi respirare. Non ringrazierò mai abbastanza quella ragazza.
« Dicci tutto » concluse alla fine Retasu.
Non me lo feci ripetere due volte. Raccontai della caotica, ma per me un po’ troppo soffocante Londra. Raccontai dell’università, difficile ma appagante. E raccontai di me e Masaya, senza tralasciare nulla.
« Ma come, » intervenne Purin « se vi siete lasciati allora il vero amore non esiste! »
Retasu e Minto erano sconvolte.
La Fujiwara invece fece un commento che probabilmente rese la mia solita espressione ancora più idiota: « Interessante. »
Nel mentre lanciò un’occhiata eloquente ad Akasaka-san che ricambiò con un’espressione che ovviamente, non stava a significare niente per me.
Decisi di non chiedere nulla e cambiare argomento.
« E voi invece come ve la passate? »
Scoprii che Zakuro si stava definitivamente affermando nel mondo dello spettacolo, ed era – fortunatamente per gli scapoloni di tutto il Giappone – single.                                                                                                                                             
Minto invece stava studiando legge (probabilmente la sindrome della Paladina della Giustizia non era ancora passata) e nel mentre calcava il palcoscenico, dove stava acquistando una certa notorietà.                                                                                                             
Purin era ancora al liceo, la passione per le acrobazie l’aveva fatta diventare una sorta di eroina a scuola e – udite, udite – usciva con un ragazzo, un certo Kaoru.               
La notizia più sconvolgente venne però dalla Midorikawa.
« Beh, ehm, ecco sai… » esordì, o perlomeno ci provò « Il fatto è che… Oh accidenti, non so come dirtelo! »
« Cara, forse è il caso che glielo dica io, » la interruppe Keiichiro « anche se penso che la nostra Ichigo abbia capito. » concluse sorridente.
Mi sopravvalutavano. Non avevo capito assolutamente nulla.
« Oh insomma, Retasu-chan e Keiichiro-san stanno insieme! » dichiarò Minto vedendo la mia espressione.
Per poco non mi soffocai con la torta.
« COSA? » esclamai « Mi state prendendo in giro? »
« Assolutamente no, » disse timidamente Retasu « siamo ormai due anni fidanzati. »
« Wow, chi l’avrebbe mai detto! Congratulazioni! » ero davvero contenta che quei due avessero trovato la felicità.
In tutto ciò solo in quel momento notai l’assenza di qualcuno molto irritante.
« Scusate, dove è andato a finire Shirogane-kun? » chiesi.
« Credo sia a smaltire la sbornia settimanale da qualche parte, o con una nuova fiamma. » replicò Zakuro.
« Ah, bene. » riuscii solamente a dire. Aizawa inarcò il sopracciglio con fare interrogativo, ma distolsi subito lo sguardo e cambiai discorso.
« Riuscite ancora a trasformarvi pure voi, vero? »
« Sì » rispose Purin « e non sai quanto è divertente. Le Mew Mew ormai sono le paladine della giustizia. Superman ci fa un baffo, per ogni malfattore siamo sempre pronte ad intervenire! »
« Ma è fantastico! E lavorate ancora qui? – chiesi.
« Beh, io e Zakuro non sempre possiamo, mentre Retasu e Purin ormai hanno residenza fissa! » mi rispose Minto.
 
***
 
Per altre quattro ore circa – ne avevamo cose da raccontarci! – parlammo del più e del meno, finché non mi venne in mente che per continuare l’università e pagare la retta avrei potuto riprendere a lavorare al Caffè, quindi proposi questa idea a Keiichiro che ne fu entusiasta.
« Allora inizierai domani! » sentenziò.
Quando me ne andai erano più o meno le 5 di sera. Ero felicissima, tuttavia mi era dispiaciuto non aver visto Ryo-kun.
Pazienza” pensai “tra poco sicuramente lo rivedrai, è questione di tempo.”
Inspiegabilmente mi spuntarono orecchie e coda.
« La torta mi deve aver fatto proprio male, ne ho mangiata talmente tanta che sto perdendo il controllo dei miei poteri. » borbottai preoccupata.
Quella notte sognai ancora un gatto. Solo che non ero io.
 
 




Note del'autrice:
Guess who's back.
No okay, oggi mi sentivo particolarmente buona e quindi ho deciso di postare il primo capitolo di questa storiella ^_^
Volevo avvisarvi che molto probabilmente aggiornerò una volta alla settimana (questo è stato un regalino insomma), molto probabilmente il sabato.
E credo non ci sia altro da dire se non grazie a chi recensisce, a chi mette la mia storia tra preferiti e ricordati o legge semplicemente, ve se ama. <3
A sabato (?)
Mezzosangue230

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2. – La mia ragazza mena ***


CAPITOLO 2. – La mia ragazza mena






La mattina dopo, con una puntualità scioccante, andai alla Todai*.                        
Speravo di incontrare Minto, ma rinunciai all’idea subito. Sicuramente lei era in un qualche istituto privato. Le mie vecchie amiche Moe e Miwa studiavano a Kyoto, quindi ero completamente sola.
Se c’era una cosa che mi riusciva – e mi riesce tutt’ora – bene era farmi degli amici, quindi poco male. Mi recai in bagno prima di andare a lezione.
Mentre mi specchiavo, notai che vicino a me c’era una ragazza molto graziosa con dei lunghi capelli neri e degli occhi scurissimi. A prima vista poteva sembrare la classica giapponese, ma aveva alcuni tratti somatici tipicamente occidentali.                                
Ero talmente incantata dalla sua bellezza che quasi non mi accorsi di ciò che mi disse.
« Dovresti portare i capelli sciolti. »
« Come scusa? » sobbalzai.
Fece un risolino divertito.
« Ho detto che dovresti portare i capelli sciolti. Non sono né troppo corti né troppo lunghi e ti darebbero un’aria più adulta. »
Sempre sorridendomi se ne andò.
“Forse ha ragione” pensai “ormai le codine mi hanno stufato.”
Mentre mi recavo nell’aula di Storia Contemporanea, non feci altro che pensare a quella ragazza.
« Speriamo di incontrarla di nuovo, » gemetti « magari ho qualche possibilità per inserirmi nell’ambiente universitario. »
Quando entrai nell’aula la notai subito e per poco non strillai dalla gioia. Era seduta ad una distanza di circa 4-5 posti da una compagnia di ragazze che parlavano fitto fitto. Colsi la palla al balzo e decisi di andare a sedermi accanto a lei.
« Ehi, grazie per prima, mi hai dato un ottimo consiglio » esordii.
Probabilmente non si aspettava il mio arrivo perché arrossì violentemente.
« Grazie, ma ho detto solo la verità. »
« Io sono Momomiya Ichigo. »
« Io Miura Yasuko. »
A quel punto entrò il professore.
« Salve, io sono il professor Harada. Sarò il vostro docente di Storia Contemporanea. Molti di voi sicuramente odieranno la mia materia, altri la ameranno. Dal canto mio cercherò di fare in modo che i secondi siano più dei primi. »
Mi piaceva già questo prof, sembrava molto deciso e allo stesso tempo gentile. Fu una delle poche volte in vita mia che presi appunti con entusiasmo.
 
***

A fine giornata scoprii che Yasuko era figlia di due architetti e sua madre era di origini irlandesi, – per una volta ci avevo visto giusto – ma di fatto era di nazionalità nipponica poiché era stata adottata.
« Quindi sei solo fisicamente europea! » conclusi allegra.
« Diciamo di sì. E sono pure la pecora nera della famiglia, visto che studio Lettere! » mi sorrise di rimando.
Nonostante il suo carattere, che mi ricordava vagamente quello di Retasu, riuscii a convincerla ad entrare in una pasticceria insieme a me e le raccontai un po’ di me, tralasciando naturalmente la parte delle Mew Mew e del mio DNA felino.
« Ho sempre voluto visitare Londra, ma ora che mi hai detto che non ti è piaciuta non sono più molto sicura di volerci andare. » mi confessò.
« Ma no tranquilla, » la rassicurai « io sono un tipo strano, quindi non devi starmi ad ascoltare! »
« Invece mi piace sentirti parlare, sei piena di vitalità. » ribatté seria.
Quella frase riportò alla mente un episodio simile di tanti anni fa e mi lasciò di sasso. La mia nuova amica non assomigliava alla mia amica occhialuta, tanto più ad Aoyama-kun. Riflessiva, schietta, gentile. Era la sua fotocopia.
« Ho detto qualcosa di offensivo? » chiese Yasuko vendendo la mia faccia.
« No no, » risposi « è solo che mi sono accorta che devo scappare al lavoro e sono un po’ in ritardo! »
Almeno era vero.
« Capisco. Senti Ichigo, se ti va potremmo studiare insieme, che ne dici? »
« Dico che è un’ottima idea. Ora devo scappare, alla prossima! »
Pensavo davvero che fosse una buona idea. Yasuko era simpatica, gentile, terribilmente intelligente e sicuramente una persona fidata. E poi conoscerla a fondo mi serviva a capire se davvero si era spento del tutto il sentimento che provavo per Masaya. A volte non ci credevo, pensavo fosse tutta una grande burla dei Kami.

***

Mentre mi recavo tutta trafelata al Caffè andai a sbattere contro una figura molto più alta di me e cademmo entrambi a terra.
« Scusami, scusami tanto! » ripetevo queste parole all’infinito mentre mi massaggiavo la testa.
Notai che la figura con cui ero andata a sbattere era un uomo, e pareva fortunatamente illeso.
Con movimenti stranamente calmi si alzò in piedi. Solo quando parlò lo riconobbi.
« Nonostante gli anni hai sempre una testa dura tu. »
Avrei riconosciuto quella voce tra mille. Se mi fossi messa a cercare il significato di “beffardo” sul dizionario avrei trovato una sua registrazione.
« Shirogane? » chiesi.






Note dell'autrice:
* la Todai è l'Università Imperiale di Tokyo (è l'abbreviazione di "Tokyo Daigaku")
Buon sabato bella gente!
Sono tornata puntuale con il terzo capitolo dove finalmente compare (si fa per dire, visto che l'ho solo fatto schiantare in terra, perdonatemi) il nostro Ryou!
Lo so, lo so, che siamo al secondo capitolo e l'altro diretto interessato di questa storia non è ancora comparso ed è una cosa inaudita, ma siate clementi! XD
Nel caso non si fosse capito, il titolo di questo capitolo, "La mia ragazza mena" è riferito alla capocciata che Ichigo ha dato a Shirogane, povero ragazzo.
Spero inoltre che questo nuovo personaggio, Yasuko, vi piaccia! Ho deciso di introdurla poiché non volevo un distacco totale da Aoyama, quindi ho introdotto la sua controparte femminile (anche se non è ossessionata dall'ambiente e non ha all'interno nessun tipo di alieno allo stato embrionale, rilassatevi)
Ancora un grazie a chi mette la mia storia tra i preferiti, i ricordati, a chi recensisce e chi legge semplicemente, mi sento più che onorata!
Non credo ci sia altro da dire, se non che ormai l'appuntamento fisso con voi sarà sicuramente il sabato... 
Alla prossima quindi!
Mezzosangue230

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3. – Piccoli per sempre ***


CAPITOLO 3. – Piccoli per sempre
 





« Shirogane? » chiesi.
Era proprio lui. L’ultima volta che l’avevo visto portava i capelli più corti e lo sguardo meno adulto. Era anche cresciuto in altezza, rimanendo sempre obbiettivamente bello.
« In carne ed ossa » mi rispose.
Feci uno scatto degno di un felino e lo abbracciai. Il 99,9% delle volte mi irritava, ma era pur sempre un amico, e mi era mancato.
Lui all’inizio s’irrigidì, ma poi iniziò a rilassarsi - anche se non del tutto - e ricambiò l’abbraccio. Mi staccai da lui per osservarlo meglio. Anche se era diventato più grande aveva sempre la stessa aria strafottente. Mi punzecchiò.
« Momomiya, dopo anni la tua testa è sempre più dura. »
« Senti chi parla, » commentai piccata « sei stato tu a venirmi incontro. »
« Tecnicamente eri tu quella che correva. » mi canzonò lui.
Vi ho detto che mi era mancato? Ritiro tutto. Ryou-kun mi irritava. La sua semplice esistenza mi faceva ribollire il sangue. Decisi di ignorarlo.
« Devo andare al Caffè, sono in ritardo. Se non ti dispiace vorrei passare. »
« Non dirmi che Keiichiro ha avuto la pazza idea di assumerti di nuovo! Secondo me nessuno, vedendoti, vorrà più venire da noi. » commentò con fare ironico.
Generalmente io non sono una tipa violenta, ma lui mi fa perdere le staffe. Quella volta però il mio irriducibile ottimismo prese il sopravvento. Optai quindi per l’indifferenza. Ancora una volta.
« La tua opinione è del tutto irrilevante Ryou-kun. » e dopo averlo zittito teatralmente ripresi la mia strada.
Se ero partita da casa con una gioia immensa arrivai al locale con l’irrefrenabile voglia di fare a pezzi qualcosa. Meno male che non sono violenta io.
« Ichigo-chan, che hai? Sembra che hai appena fatto a botte con un orso. » commentò Zakuro quando arrivai al Caffé.
« Quasi. » risposi lugubre « Ho appena incontrato Shirogane. »
« Ora si spiegano molte cose. » disse Minto sghignazzando.
La ignorai bellamente e andai a cambiarmi.
***
 
Il pomeriggio trascorse relativamente tranquillo, anche se a fine giornata eravamo esauste.
Alle 7:30 circa Purin disse di avere un urgente impegno, e scappò via.
« Come no. » ghignai « Limonare, semmai. »
« Fa di tutto per tenere la sua relazione nascosta » mi disse Retasu mentre osservavo la bionda uscire.
« Perché? » chiesi « Ormai tutti lo sappiamo. »
« Non ti ricorda qualcuno? » intervenne Zakuro. « Anche tu negavi sempre di essere la ragazza di Aoyama-kun, per motivi ancora sconosciuti. »
« Beh, ecco » risposi imbarazzata « con lui era diverso. Noi avevamo appena iniziato a frequentarci, mentre loro da quel che ho capito stanno insieme da un po’. »
« Siete tutte uguali voi irriducibili ottimiste, » dichiarò Retasu con gentilezza « pronte a dire ciò che pensate del mondo, ma quando si tratta dei vostri sentimenti impiegate eoni ad ammetterli o parlarne normalmente. »
In effetti anche io mi vergognavo parecchio, ai tempi, quando Purin sbandierava ai quattro venti che io e Masaya stavamo insieme. Minto mi aveva sempre detto di essere più sciolta in quel tipo di situazioni, ma non ci riuscivo.                                                          
Mentre Retasu andava in cucina da Akasaka-san, sospirai pensando a quei tempi quando tutto – ironia della sorte – era più semplice.
« Momomiya, non ti starai addormentando in piedi spero. »
L’odioso biondino era tornato al Caffè. Mi osservava ghignando.
« Non dirmi che pensavi al tuo amato Aoyama » continuò imperterrito.
« Non sono affari tuoi Shirogane-kun. » usai l’onorifico di proposito « E per la cronaca, io e Masaya ci siamo mollati da un bel pezzo. » incrociai le braccia al petto indispettita.
Il suo sguardo da beffardo mutò in curioso, ma non proferì parola e salì al piano superiore.
Tutta la scena era stata memorizzata dalla mente calcolatrice della mia pazza amica dai capelli viola. Glielo leggevo in faccia, stava elaborando una qualche teoria che avrebbe fatto un baffo a quella della relatività. Minto invece, con fare noncurante, osservava Ryou. Si scambiarono uno sguardo d’intesa.
« Sai, se voi due foste sposati probabilmente buttereste giù le pareti di casa vostra un giorno sì e l’altro pure. » dichiarò sicura la ballerina.
« Per fortuna questa è un’ipotesi remota. » rimbeccai irritata.
Le mie due amiche si scambiarono un’altra occhiata eloquente. Era palese che loro sapeva qualcosa di cui la sottoscritta era del tutto ignara.
« Mi volete spiegare cosa avete da fissarmi e poi guardarvi con la faccia di chi ha risolto la fame nel mondo? » sbottai infine.
« Non sapere è Buddha.* » mi rispose sorniona Minto, mentre quella traditrice di Fujiwara se la rideva. Andai nello spogliatoio offesa e dopo essermi cambiata tornai a casa senza salutare neanche i poveri Retasu e Keiichiro dalla rabbia.
“Sembra che tutti ce l’abbiano contro di me. Ma perché non me ne sono rimasta a Londra?”  sbuffai tra me e me.
Certe volte erano davvero insopportabili quelli lì. Minto e Zakuro mi trattavano come una bambina, Shirogane come una sciocca. Vista la rabbia mi ritrovai a contare circa quarantasette modi per uccidere una persona con una torta.                                
Dopotutto mi sarebbero sempre potuti tornare utili, no?








Note dell'autrice:
* È un detto giapponese, che si potrebbe tradurre a grandi linee come "occhio non vede, cuore non duole". Non mi sembrava giusto però inserire un detto italiano (o comunque occidentale) in una storia con protagonisti nipponici. Io e le mie paranoie.

Sono felicemente tornata con il terzo capitolo di questa storia! *^*
Diciamo che questo capitolo darà lo slancio a Shirogane per mettersi in gioco e finalmente tentare di conquistare Ichigo.
Che dire, ringrazio ancora chi recensisce, chi mette la mia storia tra preferiti o ricordati, ma anche chi semplicemente legge. 
Al prossimo sabato!
Mezzosangue230

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4. - Tutta scena ***


CAPITOLO 4. – Tutta scena
 





Il giorno dopo ero in ritardo. Terribilmente.
Pensavo che con il passare degli anni quella fastidiosa abitudine fosse scomparsa. Lo era, la maggior parte delle volte, ma la notte precedente ero talmente offesa che presi sonno tardissimo.
Dopo essermi preparata a tempo record strillai a mia madre che non sarei tornata per pranzo e quindi di non aspettarmi. Arrivata all’università incontrai Yasuko, che ovviamente notò subito il mio malumore.
« Ci siamo svegliate con il piede sbagliato, eh? »
« Diciamo che mi sono addormentata con il piede sbagliato. » bofonchiai.
« Se ti va di parlarne a me farebbe piacere. » mi sorrise lei.
Kami, questa ragazza era una benedizione del cielo, lasciava che sfogassi la mia isteria. Senza molti preamboli le raccontai la situazione che si era andata a creare in solamente 6 ore.
« È evidente che loro due sanno qualcosa, ma io davvero non capisco. » conclusi atterrita.
« Sai Ichigo, » mi disse Yasuko schietta « mi sembra che Shirogane ci tenga molto a te dal modo in cui ti stuzzica. »
« Ma che vai a dire! » strillai « Quello lì mi odia con tutte le sue forze. Anni fa cercavo costantemente di capirlo, ormai ci ho rinunciato. Sono stufa dei suoi dispetti, siamo diventati grandi. »
« Così sembra. » sorrise lei, ma non andò oltre.
Andammo a lezione senza un peso, apparentemente. Ma la mia nuova amica mi aveva messo la pulce nell’orecchio.
A fine mattinata, dopo aver preso una bibita con Yasuko, andai al Caffè. Non ne ero particolarmente entusiasta, ma essendo un tipo che dopo aver sbollito la rabbia torna ad essere solare, ci andai senza la matta voglia di fare fuori qualcuno.
Dopo aver salutato – e spaventato – i poveri Keiichiro e Retasu, che stavano allegramente pomiciando, andai verso gli spogliatoi finché una strana conversazione che si stava svolgendo sulle scale catturò la mia attenzione.
« Fujiwara, piantala » stava sbottando Shirogane.
« Non ne ho l’intenzione. » rispose la modella « Quando ti deciderai a fare un passo avanti? Hai campo libero adesso. Provaci almeno. »
« Non mi sopporta, mi trova irritante. » rimbeccò lui con un velo di tristezza.
« Sei tu che ti rendi irritante »
Ryou non rispose.
Zakuro continuò imperturbabile: « Ha provato a capirti, tu l’hai più volte respinta – i Kami solo sanno perché – e lei, anche se era attratta da te, ci ha rinunciato. E la colpa non è di certo mia. »
Sentii i passi della modella scendere le scale, quindi mi affrettai ad andare negli spogliatoi.
“ È evidente che Shirogane ha una cotta per qualcuno da un po’. Spero che possa risolvere.” mi ritrovai a pensare.
Ero preoccupata e così sovrappensiero che non mi accorsi dell’arrivo di Purin.
« Ichigo, tutto bene? » chiese quest’ultima.
« Ah, sì sì » risposi distrattamente « sono solo un po’ stanca dall’Università. »
E poi arrivò il lampo di genio – o quasi.
« Purin, aspetta! » esclamai « Sai se Ryou-kun si frequenta con qualcuna? »
Pronunciare quella frase mi mise un po’ a disagio, ma scacciai quella sensazione.
« In effetti so che ogni tanto ha una nuova fiamma, ma nulla di serio. » mi rispose la biondina. « Come mai ti interessa saperlo? » chiese maliziosa.
« Curiosità. » replicai indifferente, mentre andavo verso la cucina.
Sapevo che Purin non l’avrebbe bevuta, quindi mi rassegnai al fatto che sarebbe ripartita alla carica.
« Sei particolarmente interessata alla vita privata di Shirogane-kun oggi Ichigo? » chiese sarcastica Minto.
Ecco, appunto.
« Ma che dici! » replicai imbarazzata « Non è assolutamente vero. »
Neanche la ballerina mangiò la foglia, ma non infierì oltre.
« Allora porta quella torta al tavolo 9. » concluse imperiosa. Per tutta risposta le feci la linguaccia.
 
***
 
Passai le seguenti ore a scervellarmi su chi potesse essere la povera vittima caduta nella telamore – ovvero ragnatela d’amore. Ormai avevo creato un neologismo! – di Ryou.                                                                                                               
Alla fine rinunciai, ma solamente, ripetei a me stessa, perché non avevo abbastanza informazioni.
Quando terminai di lavorare ero ridotta ad uno straccio, quindi dopo aver salutato le ragazze e Akasaka-san – almeno stavolta! – lasciai il Caffè Mew.
Sull’uscio c’era Shirogane.
« Scusa Ryou, » gli dissi il più gentilmente possibile « sono stanca e vorrei tornare a casa. Ci vediamo. »
Non si mosse, si limitava a fissarmi con quegli occhi insolitamente seri. Alla fine dichiarò: « Domenica usciamo insieme. »
Nella mia mente c’era il caos, le orecchie mi fischiavano, il battito cardiaco aumentava. Riuscii a pronunciare solo un sonoro: « Eeeh? »
Si avvicinò pericolosamente fino a portare la sua bocca vicino al mio orecchio destro.
« Alle 11 in punto ti passo a prendere. » mi soffiò « Non fare tardi. » si scostò.
Ripresi quel poco del mio controllo mentale che mi era rimasto e biascicai qualcosa tipo “e chi ti dice che io verrò?”.
Per tutta risposta indicò un punto non definito della mia testa dove c’erano… merda, dove c’erano le mie orecchie feline.
« L’apparizione miracolosa di parti del corpo feline la prendo come un sì. » sorrise ironico mentre entrava nel locale.
Forse ero riuscita a venire a capo del mio piccolo dilemma.







Note dell'autrice:
Ssssalve! Spero stiate bene, e che siate felici di vedere che ho aggiornato *ma anche no*
Finalmente qualcosa si sta smuovendo con questi due disgraziati, anche se dovrete aspettare un po' per le gioie.
Credo non ci sia nient'altro da dire se non grazie a chiunque voglia recensire, a chi ha messo questo delirio tra preferiti e ricordati e a chi legge soltanto.
Alla prossima XD
Mezzosangue230

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 5. – A pugni col mondo ***


CAPITOLO 5. – A pugni col mondo






« Domenica usciamo insieme. »
Mi stava palesemente prendendo in giro. Era ovvio. Non era assolutamente possibile il fatto che Shirogane volesse uscire con me, no no e no.
Trascorsi la notte insonne, maledicendomi almeno centonovantadue volte per non essere rimasta in Gran Bretagna. Mi sarei potuta trasferire nella campagna inglese, e invece no, dovevo tornare a Tokyo.
Almeno il giorno dopo non sarei dovuta andare all’Università, quindi non mi posi il problema di addormentarmi e rimuginai per tutta la notte su quel maledetto americano.
Sentii l’impulso di chiamare Masaya, ma rinunciai. Non era esattamente l’argomento da intavolare con il tuo ex quello, anche se lui avrebbe sicuramente capito.
 
***
 
La mattina seguente – dopo aver dormito solo due ore e mezza – mi alzai per andare al Caffè. Non avevo la minima idea di come comportarmi, ero totalmente sconnessa e non riuscivo a formulare frasi con un senso compiuto. Al mio arrivo Zakuro mi guardò con aria compiaciuta. Lei sapeva.
« Ben svegliata principessa. » mi disse.
La fulminai con un’occhiataccia degna di Minto.
« Abbiamo dormito male eh? » chiese Purin.
« Mh mh » mi limitai a rispondere.
A quel punto Aizawa si alzò dal suo solito posto e venne impettita verso di me: « Ma insomma, ci vuoi dire che cosa ti prende? Ti abbiamo solo salutato »
Aveva ragione. Loro erano del tutto innocenti. Tutte tranne la Fukiwara.
« Zakuro, è tutta colpa tua, accidenti a te » borbottai.
« Mia? » domandò la modella sinceramente stupita. Evidentemente non si aspettava che io sapessi.
« Sì! » esplosi « È colpa tua se quel deficiente di Shirogane vuole prendermi per i fondelli e mi ha chiesto di uscire. Ora non farà altro che tormentarmi. »
Tutte avevano un’espressione sconvolta, ma Zakuro mi rispose con una pacatezza inaspettata.
« Non ti sta prendendo per i fondelli. »
« Come no. » rimbeccai sarcastica.
« No. Te lo garantisco. Se osa prenderti in giro ci parlerò io, siamo d’accordo? »
La guardai non troppo convinta.
« Ichigo, » intervenne dolcemente Retasu « non penso che Ryou-kun voglia prenderti in giro. Dovresti dargli una possibilità. In fondo è solo un’uscita. »
Se Retasu, la persona più timida e dolce dell’universo, diceva di fidarsi di qualcuno non mi restava che dare una possibilità a Shirogane. Anche se credevo, lo ammetto, che prima o poi me ne sarei pentita. 
« Bene allora, gli dirò che ho intenzione di uscire con lui. » stavo sventolando bandiera bianca di fronte a tutte quelle faccine supplichevoli. Patetico.
 
Salii le scale e mi fiondai in camera sua*, senza bussare. Mi ritrovai di fronte a uno spettacolo niente male, lo confesso. Ryou era senza maglietta e indossava solo un paio di boxer neri. C’era stato un tempo in cui quella visuale mi avrebbe imbarazzato terribilmente. Non che ora non mi mettesse a disagio, ma avevo imparato che un bel ragazzo senza maglietta non era la cosa peggiore che potesse capitarmi. Stava cercando qualcosa – probabilmente calze – in un cassetto del suo comò.
« E così il nostro capo si sveglia alle 9 quando non c’è da salvare il mondo. Non sarà forse un po’ troppo tardi? » proferii sarcastica.
Il ragazzo sobbalzò, era evidente che non si aspettava che piombassi in camera sua. Mi guardò truce.
« Ma come diavolo ti è saltato in mente di venire in camera mia senza bussare?! » sbraitò.
« Ero solo venuta a dirti ufficialmente che domani uscirò con te. Sto deponendo l’ascia di guerra. » gli dissi rassegnata – e stavolta imbarazzata.
« Ah sì. L’ho chiesto a te ieri» mi rispose malignamente.
Come non detto.
« Senti, » il tono della mia voce saliva progressivamente « se me l’hai chiesto solo perché non avevi nulla da fare, o eri sbronzo, dillo e facciamola finita. Non ho voglia di perdere minuti preziosi, sto decidendo di dedicare del mio tempo a te, quindi non farmene pentire. »
A giudicare dalla sua faccia da pesce lesso non si aspettava questo mio comportamento. Arrossì visibilmente e borbottò: « No ecco, veramente no. »
« Bene. »
Calò un silenzio imbarazzante. Alla fine mi sbatté fuori da camera sua chiedendomi gentilmente se avessi intenzione di rimanere lì ad osservalo.
Scesi al piano terra dove trovai – chissà perché ci avrei messo la mano sul fuoco – le ragazze e Keiichiro-san. Li guardai uno ad uno e infine sospirai:
« Conoscete il detto occidentale “uomo avvisato mezzo salvato”? Bene. Se questa storia finisce male giuro che vi disintegro con l’Ala del Cuore. »






Note dell'autrice:
Okay, questo capitolo è particolarmente corto: possiamo dire che sia un capitolo di transizione, dove di fatto non succede assolutamente nulla, se togliamo il piccolo confronto tra i nostri due felini, lol.
I prossimi capitoli dovrebbero essere più lunghi, quindi non disperate (?)
Alla prossima!
Mezzosangue230

 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 6. – I love paranoia ***


CAPITOLO 6. – I love paranoia





Accidenti a me. Ma cosa mi è saltato in mente?! Dare retta a quelle scellerate.”
Mentre tornavo a casa frettolosamente – che eufemismo Momomiya, complimenti – riflettevo su a chi potevo chiedere consiglio. Non potevo certo chiamare Aoyama-kun. No, era fuori discussione.
“Forse però c’è qualcuno” riflettei. Qualcuno di terribilmente simile a Masaya, che avrebbe capito il mio problema e mi avrebbe, probabilmente, dato un consiglio del tutto sincero.
Presi il cellulare e digitai il numero di Yasuko.
 
***
 
« E così ti ha chiesto di uscire? Mi auguro tu abbia accettato! » disse maliziosa.
Traditrice, pensavo stesse dalla mia parte!
« Vatti a fidare degli amici. » borbottai.
« Come prego? » fece lei. Si stava prendendo gioco di me, era chiaro come il sole.
Sbuffai.
« Ichigo, ti dovresti rilassare. Non è detto che voglia provarci con te! Magari vuole fare una semplice uscita con un’amica. »
Mi morsi il labbro. A questo particolare non ci avevo proprio pensato. Ero sempre la solita pazza egocentrica, che pensava che tutto mi fosse dovuto. Me ne vergognai terribilmente.
« Ichigo, ascoltami bene. Ripeti con me “Hakuna Matata”. *»
« Alcuna Patata? » ripetei confusa.
« No idiota, Hakuna Matata. » mi corresse Yasauko-chan.
« E che diamine vorrebbe dire? » quasi strillai.
« Kami, non hai mai visto il Re Leone? Sei proprio messa male amica mia. »
« Dimmi cosa significa o vengo a casa tua a prenderti a calci. » ringhiai.
« In swahili significa “senza pensieri”. Non pensarci, va bene? Sii positiva. Ora devo andare, ci sentiamo. »
« Hakuna Matata. Se lo dici tu... » borbottai sconsolata « Allora ci sentiamo. » e riattaccai.
 “Hakuna Matata, ma che razza di consiglio è?” pensai indispettita. Senza pensieri, come no. Ne avevo migliaia in testa. Io sono il tipo di persona che si fa le pellicole hollywoodiane, mica riesco a liberare la mente con uno schiocco di dita.
 Avrei preferito combattere con Kisshu 10 ore di seguito. Decisamente.
Non ce l’avrei mai fatta a sopportare Shorigane-kun un’intera mattinata.
E poi che avrebbe fatto, mi avrebbe presa in giro per il resto della mia vita solo perché avevo deciso di dargli – e anche di darci, a questo punto – una possibilità? C’era anche da dire che forse Ryou voleva solamente uscire da amici e io, da buona ebete, avevo completamente frainteso le sue intenzioni.
 
***
 
A cena mia madre e mio padre, nonostante cercassi di apparire il più tranquilla possibile, avevano capito che c’era qualcosa che non andava - io e gli eufemismi stavamo andando fin troppo d’accordo.
Per smorzare la tensione la mia mamma mi chiese di passarle l’acqua.
« Mh mh » e gliela porsi.
« Tesoro, si può sapere che cosa hai? » mi chiese.
Io adoro la mia mamma, ma certe volte dovrebbe proprio farsi i fatti suoi.
« Nulla mamma, è tutto a posto. »
Silenzio di tomba.
« Allora ti va se domani stiamo un po’ insieme? » mi domandò mio padre indagatore.
Beccata.
« Non posso, » mugugnai « ho un impegno. »
« Davvero cara? Esci con Minto e le altre? » chiese mia madre.
Oh accidenti, ma non potevamo chiudere l’interrogatorio qui?
« In realtà no. » proferii
« Con la tua compagna di corso? » azzardò speranzoso papà.
« …neanche. » mormorai.
« E con chi, di grazia? » il Signor Protettivo si stava risvegliando e non era affatto un buon segno.
Esitai.
« Ryou Shirogane. »
« Ma tesoro, non era mica il tuo capo? » chiese mia mamma.
« Esattamente. » risposi secca.
Al che mio padre esplose. No, non nel senso letterale, per fortuna.
Iniziò un lungo discorso su quanto Aoyama e Londra mi avessero resa così sfacciata da voler uscire con il mio capo. Che ero cambiata, e la sua bambina non avrebbe mai fatto una cosa del genere.
Non proferii parola. Mi alzai da tavola e me ne andai in camera mia.
 Necessitavo di alcolico. Di quelli pesanti.
Non sono tipo da sbronze epocali, – potrei seriamente essere più pazza di così? Non prendiamoci in giro, è matematicamente impossibile, e anche se volessi non potrei.** – ma ogni tanto sentivo davvero il bisogno di bere.
L’ultima volta era stata circa 10 mesi prima, dopo quasi duecento bicchieri di bourbon, causa la rottura con Masaya.
Non che stessi propriamente soffrendo, ma mi sentivo vuota e spaesata.
Ironia della sorte, stavo per uscire a sbronzarmi a causa del probabile inizio di una relazione. Kami, che pippe che mi stavo facendo.
 Decisi alla fine di non uscire, bensì di addormentarmi – o tentarci almeno.
Alla fine, inaspettatamente, presi sonno.
Quella volta sognai due gatti.




Note dell'autrice:
* ho ritenuto doveroso fare un omaggio al Re Leone, che si ripeterà anche nei capitoli successivi. Che ci volete fare, è il mio Disney preferito! XD
**verrà spiegato tra un paio di capitoli il perché.

Buonasera, e scusate il ritardo!
La scuola mi sta massacrando, e ieri ho passato tutta la giornata a studiare, perdonatemi. 
Tornando a noi... lo so che mi volete uccidere perché i nostri due scemi preferiti non sono ancora usciti, ma abbiate pietà! Presto avrete le vostre gioie (o forse no, muahaha)
Ringrazio di cuore chi legge, chi recensisce, chi mette tra i preferiti e i ricordati. <3
Alla prossima!

 

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 7. – Domenica da coma. ***


CAPITOLO 7. – Domenica da coma.
 





Ore 08:17 am.
Tempo? Sfortunatamente soleggiato.
Voglia di vivere? Zero. Nulla.
 
Mi svegliai con tre ore d’anticipo quella mattina, anche se per quasi due ore ricordo perfettamente che rimasi sdraiata nel letto, a consumarmi dall’ansia.
Guardai la sveglia. 10:17.
Shirogane sarebbe passato a prendermi tra meno di un’ora.
Mi alzai dal letto e con una calma esasperante mi preparai.
Hakuna Matata Momomiya, Hakuna Matata.”
 
***
 
Ore 10:56. Il campanello suonò.
“Oh porca vacca.”
 
Scesi le scale il più tranquillamente possibile e alla fine me lo ritrovai davanti.
Solita aria da strafottente, che però quando si rivolgeva a mia madre diventava l’aria che avrebbe potuto assumere un nobile occidentale del 1800. Puah.
« Ciao. »
« Ciao. » mi scrutò da capo a piedi « Stai molto bene. »
La parola giusta per definire quei interminabili minuti sarebbe “tensione”.
Alla fine uscimmo di casa. Per circa 10 minuti nessuno dei due parlò di qualcosa di differente dal tempo.
« Allora, dove andiamo? » sbloccai infine la situazione.
« A te dove piacerebbe andare? » chiese lui noncurante.
Mi balenò un’idea assolutamente pazza, non adatta a dei quasi-pensionati come noi, ma considerando il fatto che sembravamo due allocchi era meglio tentare.
« Shirogane, mi porti al Luna Park? »
« Al Luna Park? » chiese sinceramente curioso.
« Al Luna Park. » dichiarai.
Fece spallucce « Come vuoi ».
 
***
 
Rettifico.
Andare al Luna Park non era stata un’idea pazza. Di più.
Avevo dimenticato l’esistenza della famigerata Casa degli Orrori. Ovviamente non potevo evitare di entrare, non avrei mai permesso di essere etichettata come una fifona, anche se tentai più volte di evitarla. Ci riuscii per un’ora e mezza circa.
Alla fine, a causa di un maledetto pseudo mostro di Frankenstein mi ritrovai ad abbracciare Shirogane, con la straordinaria comparsa di coda e orecchie.
« Fifona. »
Ero davvero troppo impaurita per poter replicare, quindi mi limitai a dargli uno schiaffo nel braccio. Ma non mi distaccai.
Non so per quale strano scherzo cosmico, c’era qualcosa che ci impediva di staccarci; non che la cosa mi dispiacque – Shirogane odorava di qualcosa di assolutamente piacevole, ma non riuscivo proprio a capire cosa – ma a lungo andare la cosa diventava imbarazzante. Anche perché sentivo un maledetto tamburo sottopelle che mi tradiva. Sentii il suo braccio muoversi e posarsi sul mio fianco. Il mio tamburo stava facendo decisamente troppo rumore.
Appena ci fu abbastanza spazio mi distaccai biascicando un « finalmente. »
Ryou però non sembrava dispiaciuto e mi propose un altro giro.
« Assolutamente no Shirogane, piuttosto mi faccio portare da te nella Grotta degli Innamorati. »
Fece spallucce « Come vuoi, tanto è qui a fianco. » e mi ci trascinò.
Ma perché non stavo mai zitta?
Come se non bastasse, quel maledetto controllore ci fece i complimenti per la bella coppia che formavamo.
Lo zittii con un secco « non stiamo insieme », mentre il mio accompagnatore borbottava un imbarazzato « grazie ».
Tralasciando questo irrilevante dettaglio il giro fu tranquillo.
 
***
 
 
Quando andammo a pranzo iniziai ad interrogarlo su tutto quello che quel disgraziato aveva fatto in quei 5 anni.
« Ma sai, » mi disse sghignazzando « mi son scopato qualcuna, ma nulla di che. »
Questa frase mi diede fastidio e non poco – gelosa io? Pff, figuriamoci.
Quindi rimbeccai acidamente: « Intendevo qualcosa di produttivo. »
« Non è forse ri-produttiva un’attività simile? » domandò sarcastico.
Oh Kami, si stava pure dando ai giochi di parole.
« Ah – ah. Ma che ridere. »
All’improvviso divenne serissimo: « No, non ho fatto nulla di produttivo. Ti ho aspettato e basta. »
 
Via il dente via il dolore insomma. Mi sentii mancare la terra sotto i piedi.
 
« E- e perché mi avresti aspettato? » balbettai.
« Così, perché mi divertiva irritarti. »
Falso allarme. Per un attimo temetti il peggio. Sospirai.
« Meglio così. »
Per tutta risposta inarcò un sopracciglio.
Kami, qui ci servirebbe un meteorite per smuovere la situazione”
Era giunto il momento di salvare il salvabile.
« Shirogane, accompagnami a prendere un orsacchiotto! » esclamai.
« Neanche per sogno! Io non ti prendo un bel niente » decretò lapidario.
« Infatti nessuno ti ha chiesto nulla, razza di zuccone » rimbeccai « me lo prenderò da sola! »
Così, mi avviai a grandi passi verso la bancarella e chiesi 5 tiri da sparare per poter vincere un peluche. Shirogane mi seguiva senza alcuna fretta, quindi non lo aspettai.
I primi tre tiri furono un fiasco assurdo – ma va Momomiya? Era la prima volta che sparavi – al che non si fece attendere la sagace battuta di Shirogane:
« Gattina, se continui così ammazzerai qualche sventurato passante. »
« Ma che simpatico! Spara tu, visto che sei tanto bravo! » e gli porsi il fucile.
Per tutta risposta fece una cosa che non mi sarei mai immaginata.
Si mise dietro di me e iniziò a guidarmi.
Sentivo il suo respiro tra il mio collo e i miei capelli, accidenti a me.
« Devi rilassarti » mi sussurrò.
La faceva facile lui!
« Tieni il fucile fermo, mettilo sotto l’ascella… spara. »
Il tiro, come era prevedibile, non andò a segno.
« Ti distraggo? » mi sussurrò.
“Decisamente” pensai, ma risposi ovviamente il contrario.
Feci un respiro profondo, e miracolosamente riuscii a fare centro.
 
Saremmo potuti rimanere in quella posizione per ore, ma per un qualche intervento divino qualcosa aveva iniziato a crescere.
 
La mia coda, razza di pervertiti.
 
Ringraziai almeno cento volte il mio DNA felino e andai a ritirare il mio misero premio.
Shirogane non mi guardava, e io evitavo sapientemente di fare in modo che lo facesse. 
Tornai a casa e non proferii parola con nessuno.






Note dell'autrice:
Sono imperdonabile, vi sto facendo dannare! Ma abbiate pietà, prima o poi avrete il vostro glorioso momento!
Non potevo che scegliere il titolo "Domenica da coma" per una situazione del genere... comunque, Ichigo non ce la fa con la vita.
Ringrazio chi legge, chi mette tra preferiti e ricordati e chi recensisce!!!
Mezzosangue230

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8. – Miss e Mr Hyde ***


CAPITOLO 8. – Miss e Mr Hyde 
 




Kami, ero in iperventilazione.
Mi sdraiai sul letto, per tentare almeno di rilassarmi.
In quel silenzio assordante si sentiva solo il battito del mio cuore che ancora non voleva saperne di calmarsi.
“Razza di idiota” pensai “come gli è venuto in mente di metterti dietro di me e… autocontrollo Ichigo.”
Da ciò si può evincere che passai un’altra fantastica nottata insonne.
 
***
 
Con delle occhiaie che avrebbero fatto invidia ad un panda, andai all’Università.
Ad aspettarmi c’era Yasuko che appena mi vide si avvicinò tutta pimpante.
« Allora, come è andata? »
« Una lezione di Astrofisica Nucleare sarebbe stata meno faticosa, credimi » risposi lapidaria.
Al che scoppiò a ridere. Ma è mai possibile che le mie disgrazie siano così esilaranti?
« Ichigo, sarò schietta » mi dichiarò serissima.
Alzai gli occhi al cielo e sospirai « Non l’avrei mai detto ».
« Vi siete baciati? » la sua faccia trapelava un’indecente curiosità.
« Ma come ti viene in mente! » balbettai confusa « Neanche tra un milione di anni, Yasuko! »
« Certo, come no. Ammettilo, avevi una voglia matta di baciarlo. » proferì.
Mi astenni dal rispondere, quindi la tirai per la maglietta verso la lezione di Filosofia.
 
***
Al Caffè la situazione non era molto meglio.
Dopo aver salutato Akasaka-san, – ovviamente rinchiuso a preparare chissà quali leccornie - mi ritrovai le ragazze nello spogliatoio pronte a tendermi un agguato.
Per poco non ci rimasi secca.
« Quante storie » rispose Minto « capita a tutti di spaventarsi! »
Le lanciai un’occhiataccia.
« Bando alle ciance » cambiò discorso Purin « vogliamo sapere tutto! »
La cinese era pure sostenuta da Retasu e Zakuro che annuivano convinte.
Complotto!
Mi rassegnai e raccontai tutto, con risultato che le lasciai tutte a bocca aperta.
1 – 0 per me.
« I-Ichigo, dimmi che davvero… » balbettò Zakuro.
“Complimenti Momomiya, sei riuscita a far rimanere senza parole Fukiwara-san, ottimo lavoro.” 
« No, non ci siamo baciati… » iniziai, ma venni interrotta.
« Ma stavate per saltarvi addosso! » esclamò Purin.
Rimasi scandalizzata: « Ragazzina, senti, non sarai un po’ troppo sciolta mentre parli di queste cose? »
« Può darsi. » ghignò.
Kami, che mal di testa. Mi massaggiai le tempie. A quel punto intervenne la dolce, controllata Retasu.
« Ichigo, avete intenzione di uscire ancora? » domandò seria.
« Non ne ho la più pallida idea Retasu. » sospirai « Dopo il piccolo, ehm, incidente che abbiamo avuto, non ci siamo rivolti la parola. »
« Oh Gesù, siete due bambini. » commentò Fujiiwara. Evidentemente era riuscita a riprendere il controllo.
Ero decisamente irritata, quindi me ne andai in cucina, lasciando quelle quattro a sghignazzare. Maledette.
Mentre mi dirigevo verso Akasaka-san a grandi passi, incrociai Shirogane.
In quel momento realizzai che io e la fortuna eravamo due rette parallele. Destinate a non incontrarsi mai.
Mi salutò e io inevitabilmente arrossii come una tredicenne e abbassai lo sguardo.
Al che lui colse la palla al balzo e si avvicinò pericolosamente.
Lo sentii fissarmi.
Presi tutto il coraggio che avevo e gli chiesi: « Shirogane, ti va di prendere un gelato insieme dopo? »
La sua espressione cambiò da seria a confusa – era assolutamente adorabile – e annuì.
Giurai di averlo sentito fischiettare mentre se ne andava.
Mi diressi verso Akasaka-san che mi scrutava con aria di chi ha appena scoperto la collocazione di Atlantide. La situazione era irritante.
« Principessa » iniziò « come mai hai invitato Ryou? »
Feci finta di nulla: « Mi pare giusto ringraziarlo »
« Allora ti sei decisa » sghignazzò Minto.
Beccata di nuovo.
« Sentite » strillai « della mia ipotetica vita sentimentale non devo rendere conto a nessuno, okay? »
Mi fissavano tutti e cinque con aria beffarda. Li detestavo.
Presi una maledettissima crostata alla marmellata, ma anziché lanciargliela la portai al tavolo 4.
 
***
 
A fine giornata, nonostante fossi esausta, rimasi ad aspettare Shirogane.
Non avevamo una meta precisa, quindi ci limitammo a camminare per il parco. Alla fine ci sedemmo in una panchina, in silenzio.
« Lo porti ancora, il ciondolo » esordì ad un certo punto.
Lo guardai con aria interrogativa.
« Il ciondolo che ti ha dato Aoyama » indicò.
« Oh si » risposi « è il regalo di una persona importante, non potevo togliermelo »
« Probabilmente non te lo togli perché lui ti piace ancora, no? » chiese esasperato.
« N-no, non è così » risposi sincera « io voglio bene a Masaya, ma non più come prima. E tu invece? » sviai il discorso.
« Sai, sono uscito anche un paio di volte con Zakuro »
Ci rimasi di sasso. Questa poi! Zakuro e Shirogane che uscivano insieme, si baciavano, e facevano altro… Inspiegabilmente non ero più di buon umore.
« Non m’importa con chi sei uscito » ribattei, più cattiva del dovuto.
« E invece si, dovrebbe »
Lo guardai confuso. Io proprio non capivo.
« Ah sì? Quindi dovrebbero interessarmi tutte le tue conquiste? » commentai acida.
« No gattina, è solo che… Sai… » si portò una mano dietro la nuca. Era decisamente imbarazzato.
« Sì? » lo incitai.
« Il fatto è che… quando esco con qualsiasi ragazza io mi annoio. »
Fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. Shirogane mi stava praticamente dicendo che ero uno stupido – e noioso – passatempo.
« Sei davvero un idiota! » esplosi « come ti è saltato in mente di usarmi in questo modo? E poi? Mi avresti portato a letto? Sei un essere schifoso! »
Shirogane era pallidissimo, sembrava volesse dire qualcosa, ma non aspettai che parlasse perché le lacrime stavano già scendendo copiose.
Prima che potesse fermarmi stavo già correndo.






Note dell'autrice:
Salve! Mh, okay ormai avrete appurato che Ichigo è una perfetta idiota. Ho cercato di calcare molto sulle sue paranoie; se poi ci aggiungete uno Shirogane riflessivo e indifferente il risultato è questo.
Spero di non essere caduta troppo nel banale, anche per non essere troppo melodrammatica, i consigli sono sempre ben accetti!
Vorrei ancora ringraziare chi legge la storia, chi la recensisce e chi la inserisce tra preferiti e ricordati!
A sabato prossimo (o forse anche prima, vedremo...)
Mezzosangue230

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 9. – Brilla ma da lucida ***


CAPITOLO 9. – Brilla ma da lucida
 




Non tornai a casa. Avevo corso fino all’altra parte di Tokyo – letteralmente. Dallo shock ero riuscita a trasformarmi in gatto.
Dopo due ore circa riacquistai la forma umana e mandai una mail a mia madre, giusto per non farla preoccupare.
 “Questa volta sì che hai bisogno di alcol, Ichigo” pensai sarcastica.
Erano le 9 e mezzo di sera e io avevo in programma di ubriacarmi. Fantastico.
Entrai in un piccolo locale. Ordinato, ma anonimo. Esattamente quello che cercavo. Andare lontano, dove nessuno poteva riconoscermi.
 « Un Manhattan, grazie » mi appoggiai al bancone.
La barista, una donna che non doveva avere più di 50 anni, inarcò un sopracciglio, ma non disse nulla.
Dopo che ebbi il mio cocktail ne ordinai un altro. E poi un altro. E un altro ancora.
Alla fine decisi di cambiare alcolico, un Sidecar. Storsi il naso.
A Londra, anni prima, avevo scoperto, con mio grande rammarico, che mi serviva un bel po’ per essere un po’ brilla. Qualcosa come cento cocktail. Praticamente non avrei mai potuto ubriacarmi, maledetto DNA.
Anche questa volta colpa di Shirogane” mi suggerì una voce che assomigliava vagamente a quella di Minto. Scacciai via quel pensiero.
Alle 11 in punto, dopo la bellezza di trentasette cocktail, mi sentivo leggermente depressa. Più del dovuto, per intenderci.
Dopo aver pagato un conto piuttosto salato, mi ritrovai di nuovo a vagabondare per una metropoli.
Con la differenza che questa volta stavo davvero male. Mentre la prima volta provavo solo un senso di stordimento, in quel momento mi sentivo triste, – io e gli eufemismi una cosa sola – svuotata e terribilmente, ma soprattutto confusa.
Confusa perché non avrei mai pensato di potermela prendere così tanto per colpa di Shirogane.
Confusa perché pensavo di non essere la stupida ragazzina innamorata, invece ci ero caduta in pieno, come quando avevo 12 anni.
Sospirai. Riuscii a ritrasformarmi in un gatto e, senza sapere come, finii di fronte al loft di Zakuro.
Tanto per rimanere in tema.
“A questo punto non mi rimane che vedere se è in casa” pensai. Suonai il campanello.
Me la ritrovai davanti mezzo minuto dopo, coperta da una vestaglia, che mi fissava con fare interrogativo.
 
***

« Quindi avete litigato » concluse porgendomi un bicchiere di bourbon.
« Non esattamente » borbottai.
« Non esattamente? » ripeté lei « Ichigo, accidenti, non gli hai lasciato neanche finire la frase! Sei scappata via come una pazza »
Mi mordicchiai il labbro e cercai di sdrammatizzare: « Magari stava facendo coming-out e io non gliel’ho lasciato fare, che sciocca »
Mi beccai una delle più inquietanti occhiatacce della mia vita.
« Siete due idioti » proferì Zakuro « mai una volta che riuscite finalmente a mettervi insieme. Tu » e m’indicò con la mano destra « eri talmente accecata da Aoyama - per carità un bravo ragazzo, ma sapevo che vi sareste mollati – che non ti accorgevi che lui è talmente timido e introverso da non riuscire ad esternare gli auguri di Natale! »
« Non è assolutamente colpa mia se si è sempre comportato da perfetto bastardo. » ringhiai « E per la cronaca, avreste potuto dirmelo che vi frequentavate! »
« Vuoi sapete se abbiamo fatto sesso? Ti farebbe ingelosire Ichigo? » chiese beffarda.
Probabilmente diventai rossa come un pomodoro, poiché quella domanda mi irritò e non poco. Zakuro mi guardò soddisfatta e disse: « Non ci siamo neanche mai baciati »
« Davvero? » domandai stupita e più leggera « Pensavo che aveste concluso qualcosa… »
« Sì, come no » ribatté sarcastica « Sai cosa abbiamo concluso? Che sono 6 maledetti anni che Ryou è innamorato di te »
Rimasi a bocca aperta. Io questa dichiarazione, da perfetta stupida, non me l’aspettavo proprio.
Appena riuscii a proferire parola borbottai qualcosa come “lui ha detto che a uscire con le ragazze si annoia”
« Con le altre si annoia. Ichigo, tu lo fai ridere, lo rendi più tranquillo, più dolce! Fai cadere quella maschera che si è andata a creare con il tempo dopo la morte dei suoi. » sbottò. Fece un lungo sospiro: « Quando… quei pochi minuti in cui eri morta, mentre Aoyama si disperava e noi eravamo distrutte, lui non diceva nulla. Guardava da un’altra parte, perché si stava divorando dal senso di colpa, non soltanto perché tu eri una Mew Mew, ma anche perché aveva perso la persona probabilmente più importante della sua vita. E poi… poi sei tornata in vita, e io lo vedevo, aveva ripreso a respirare regolarmente e l’unica cosa che avrebbe voluto fare era abbracciarti fino a diventare una cosa sola, ma non poteva, in quel momento per te c’era solo Aoyama. Ichigo, lui non ce la farà mai a liberarsi di quella maschera, ma tu devi fargli capire che adesso sei pronta per stare con lui, che l’attesa n’è valsa la pena. »
Improvvisamente mi resi conto che Fujiwara era sempre stata pronta ad appoggiarmi, anche quando stavo con Masaya, perché le stava a cuore la mia felicità. Come a Minto, che con le sue frecciatine tentava di farmi aprire gli occhi sul mondo. O Retasu, con la sua gentilezza, o Purin con la sua schiettezza. E io, come al solito, capivo sempre troppo tardi.
« Senti Zakuro » chiesi « posso dormire da te? »
La sua espressione seria si distese in un dolcissimo sorriso: « Ma certo ».





Note dell'autrice:
Buonasera! Sì,ho aggiornato con un giorno di anticipo perché mi andava di fare la buona, lol.
Che dire questo capitolo è di transizione-riflessione, dove troviamo Ichigo decisamente depressa, pora stella.
Ah, ho anche spiegato perché non riesce ad ubriacarsi (da qui anche il titolo del capitolo), ed è una fatto che mi sono inventata di sana pianta.
Credo non ci sia altro da dire...
Quindi buona Natale!!!!
Mezzosangue230

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 10. – Uno di quei giorni ***


CAPITOLO 10. – Uno di quei giorni
 




Mi svegliai di soprassalto, a causa del campanello, e realizzai di aver dormito nel letto matrimoniale con Zakuro. Sorrisi.
La Fujiwara era molto più dolce e affettuosa di quanto volesse dare a vedere.
Visto che lei dormiva ancora andai ad aprire e mi ritrovai davanti Minto.
« Finalmente » sbuffò lei « spero che Zakuro ti abbia fatto rinsavire da qualsiasi cosa tu abbia detto o fatto, perché Shirogane ieri sera non è tornato. Deduco che abbiate litigato »
Aizawa è un portento. Riesce perfettamente a capire ciò che sto per fare, o ciò che ho già fatto. Mi scostai per farla entrare e confermai: « Abbiamo litigato »
« Non l’avrei mai detto » rispose sarcastica « A proposito, ti ho portato dei vestiti. Sono passata a casa tua » e mi sventolò una busta con dentro degli abiti. S’incamminò verso camera di Zakuro e la svegliò.
Dopo essermi fatta una doccia, per “farmi passare l’odore di alcolici” a detta della ballerina, uscii per fare colazione.
Avevamo ancora due ore prima di iniziare a lavorare al Caffè, quindi ce la prendemmo con molta calma.
Zakuro però ci dovette mollare. « Impegni da VIP » ci disse lei.
E così rimasi sola con Minto. Sarebbe stato meglio fare un esame di matematica.
« Vedi di deciderti a prendertelo » disse all’improvviso.
Per poco non mi strozzai con il mio cornetto. Storsi il naso.
« Come prego? »
« Momomiya, non fingere con me. Sono quella che ti conosce da più tempo tra noi ragazze. E ho capito che prima o poi Shirogane ti avrebbe conquistato il giorno di quel ballo »
Arrossii al pensiero. Quella era stata la prima volta che la presenza di Shirogane mi aveva messo in imbarazzo. Ce n’erano state altre dieci, cento, mille, ma poi i nostri universi si erano allontanati inevitabilmente.
« Non è detto che lui voglia che io lo prenda » rimbeccai flebilmente. Come se Shirogane potesse essere paragonato ad un giocattolo!
« In effetti » si finse pensierosa « vorrebbe essere lui a prendere te, ma visto che è troppo timido suppongo che non ce la potrebbe mai fare »
« Minto, io davvero non capisco » decretai, e mi guardò con un’espressione tipo “ma va?” « come fate ad essere così sicuri di noi due? »
Fece spallucce: « È semplice: siete come il Polo Sud e il Polo Nord: schiacciati e terribilmente attratti verso il vostro centro della Terra, senza però riuscire a sfiorarvi. Con la differenza che se voi due foste a contatto sarebbe una liberazione per tutti noi, mentre se i due Poli si scontrassero… beh, non sarebbe di certo una bella notizia. » finì di bere il suo caffè.
« Quindi… tu dici che dovrei parlargli? » chiesi incerta.
Annuì « E possibilmente saltargli addosso dopo ».
Ma da quando era diventata così sfacciata riguardo quel tipo di questioni?
Arrossii. A questo punto avevo poche alternative. Tanto valeva parlargli ora che avevo preso un po’ di coraggio.
« Allora vado a parlargli adesso » mi alzai di scatto e iniziai a correre verso il Caffè.
Sentii in lontananza la ballerina strillare qualcosa tipo “Come puoi abbandonarmi!?”, ma fondamentalmente non me ne importava.
 
***
 
La fortuna non era decisamente dalla mia parte. Non potendomi fare tutta Tokyo a piedi avevo intenzione di prendere la metro, che però era già partita. Invece i bus erano in sciopero.
I Kami si stavano facendo delle grasse risate a vedermi in quella situazione, ne ero certa.
Alla fine riuscii a prendere un taxi in extremis, pena la sofferenza del mio portafogli.
Saltai fuori tutta trafelata dalla vettura, e mi fiondai verso il Caffè, ritrovandomi davanti Retasu e Kaiichiro che si scambiavano effusioni a dir poco vomitevoli.
Tossicchiai. Mi stavano bellamente ignorando. Tossicchiai più forte e stavolta Retasu mi sentì e si staccò imbarazzatissima dal ragazzo.
« Oh, ehm… Ciao Ichigo! Che ci fai qui? »
Era evidente che la mia presenza non era gradita in quel momento. La guardai sogghignando.
« Oh niente, sono venuta a cercare Shirogane »
Al che Akasaka-san mi guardò con un’aria molto strana e mi disse di non preoccuparmi, che Shirogane-kun stava sicuramente dormendo, e che l’avrebbe avvisato.
La Midorikawa lo guardò allarmata, e mi venne in mente il vago sospetto che mi stessero mentendo.
Mi finsi non curante: « Andrò a svegliarlo » e iniziai a salire le scale.
« No! » strillò Retasu « Ti prego Ichigo ». La guardai con aria interrogativa. Era palese che mi stessero nascondendo qualcosa. Continua imperterrita a salire le scale, finché Keiichiro non mi bloccò il passaggio.
Arresosi mi disse: « Voglio solo che tu sappia che non è come sembra »
Lo fissai e scoppiai a ridere: « Cosa c’è, Shirogane si è trasformato in un cane-procione? »
Akasaka si spostò con fare rassegnato. Aprii la porta e mi ritrovai davanti uno spettacolo raccapricciante.
Nella stanza, che di solito era spoglia e candida si erano riversate bottiglie di alcolici. Lanciati da una parte stavano gli abiti di Shirogane e alcuni prettamente femminili.
Dal letto, sbucavano due teste. Una bionda e una mora. Appena capii mi si raggelò il sangue e mi girai da Retasu, che aveva una faccia a dir poco preoccupata. Sembrava che stesse per scoppiare in lacrime da parte mia.
Per provare a smovere un po’ la tensione Keiichiro svegliò Shirogane, che appena resosi conto della situazione impallidì.
« Beh » decretai atona « ripensandoci non era poi così importante la cosa di cui dovevo parlarti Ryou. Te la dirò un’altra volta »
Provò ad alzarsi e sussurrò qualcosa tipo “posso spiegare”.
Gli risposi tranquillamente che non mi doveva nessuna spiegazione. Uscii dalla camera in silenzio, accompagnata da Retasu, che insistette per accompagnarmi all’Università.
Solo durante il tragitto in metro realizzai che la Midorikawa era l’unica persona di cui avevo bisogno in quel momento. Ai tempi, lei aveva preso una cotta assurda per Shirogane, consapevole che non sarebbe mai stata ricambiata. Inoltre il suo carattere, totalmente diverso da Minto, che mi rendeva nervosa, o Zakuro, che mi metteva ansia, mi faceva rilassare. Appoggiai testa sulla sua spalla e mi misi a piangere silenziosamente.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell'autrice:
Buon anno gente! Torno con questo capitolo (un po' in ritardo, perdonatemi). Finalmente qualcosa, anzi qualcuno, fa muovere Ichigo... chissà cosa combienerà *risata malefica*
Ringrazio ancora chiunque segua la mia storia *^*
Mezzosangue230

 

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Capitolo 12
*** CAPITOLO 11. – Sei sicura ***


CAPITOLO 11. – Sei sicura
 


Dopo il mio pianto liberatorio Retasu aveva insistito così tanto che avevo deciso di saltare le lezioni del giorno. Mandai una mail a Yasuko, che ci raggiunse trafelata. Era la prima volta che la presentavo a qualcuno del mio gruppo di amici e dopo una breve conoscenza ci dirigemmo verso il centro della città.
Midorikawa spiegò brevemente a Yasuko la situazione, mentre tentavo bellamente di ignorare il mio cervello che mi sussurrava “ti ha preso in giro, così impari.” Oh, se Aoyama fosse stato qui. Lui non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Si sarebbe confrontato, forse si sarebbe arrabbiato, ma non sarebbe mai, mai, andato a letto con un’altra. Il suo rispetto mi faceva sentire al sicuro, mentre Shirogane mi irritava con la sua insofferenza per le regole e per i normali comportamenti.
Lo maledii e mi maledii per la mia deficienza. “Ma perché” mi ripetei per la milionesima volta, “non sono rimasta a Londra?”
« Ichigo » mi chiamò Retasu.
« Cosa c’è? » mi voltai.
« Che intenzioni hai? » mi chiese Yasuko.
« Nessuna. Mi sono stufata. Ho bisogno di non pensarci. » mi strinsi nelle spalle e ripresi a camminare. Passai davanti ad un negozio di giocattoli e vidi un poster con la scritta “Hakuna Matata”. E arrivò la distrazione.
« Yasuko. Guardiamoci il Re Leone. »
Per tutta risposta la mia amica aggrottò la fronte: « Adesso? » chiese confusa.
Feci un sorrisetto malizioso: « Hukuna Matata no? »
Retasu mi fissava attonita, ma alla fine capì la situazione e annuì.
Yasuko sospirò sconfitta: « E Re Leone sia. »
 
***
 
Ci rintanammo al Caffè per vedere il film, senza ovviamente farci vedere da Shirogane.
Scoprimmo che Keiichiro aveva uno scaffale con tutti i film possibili e immaginabili e ovviamente non mancava il Re Leone.
Dopo che quel santo uomo ci ebbe portato un vassoio di biscotti al cioccolato Yasuko fece partire il film.
La prima immagine fu un’alba accompagnata da un insieme di parole incomprensibili.
« Ehi, ma perché… » iniziai.
« Momomiya, per favore, stai zitta » m’interruppe Retasu.
 
***

« Oh, ma perché non l’ho visto prima? » piagnucolavo mentre Yasuko spegneva la TV.
« Per fortuna che ci sono io qui » mi sorrise la corvina.
« Ragazze, io scendo » annunciò Retasu.
« Buona pomiciata » sghignazzai.
Di tutta risposta la mia amica occhialuta mi face la linguaccia e scese al piano di sotto.
Rimanemmo solo io e Yasuko in silenzio, sdraiate l’una a fianco all’altra senza fare il minimo movimento. La fissai.
La sua espressione serena mi ricordava Aoyama anche più del suo atteggiamento. Si accorse dei miei occhi puntati su di lei e mi sorrise: « Che c’è? »
« Niente » borbottai imbarazzata.
« Avanti, dimmelo! » rise lei alla vista del mio rossore.
Vuotai il sacco: « Tu… tu mi ricordi tanto Masaya-kun »
Inarcò un sopracciglio: « E chi sarebbe? »
« Il mio amore epico » mi strinsi nelle spalle. Vedendo la sua faccia allibita le spiegai tutta la situazione.
« Quindi ti ricordo un ambientalista campione di kendo? » domandò a fine racconto.
« Già. » addentai un biscotto
« Però non provi più niente per questo tizio » ripeté lei.
« Sì, diciamo che ti volevo conoscere per capire davvero ciò che provo » sospirai imbarazzata. Mi voltai dall’altra parte.
A questo punto Yasuko fece una cosa che non mi sarei mai aspettata. Mi prese per le spalle e mi fece girare. Mi ritrovai a qualche millimetro dalla sua bocca e lei annullò la distanza. Sapeva di cioccolato.
Fu un bacio dolce e casto, senza alcuna pretesa. Dopo pochi secondi si distaccò da me e mi fissò seria.
« E ora cosa provi? »
I miei occhi tradivano una confusione unica.
« Cosa provi Ichigo? Baciare me, una tua amica, è stato come baciare per l’ultima volta Masaya-kun? »
Annuii. Sì, ora lo capivo. Non c’era alcuna differenza. Baciare Aoyama sarebbe stato come baciare Akasaka-san, o Zakuro, o Purin. O Yasuko.
Innaturale.
L’avevo finalmente capito. Masaya mi dava sicurezza, non mi spingeva oltre. Avrei sempre potuto contare su di lui, ma non avrei mai provato davvero una passione travolgente, cosa che molto spesso invece Shirogane – purtroppo – sembrava riuscisse a farmi sentire.
Se avessi dovuto baciare Ryou mi sarei decisamente sentita diversamente.
Mi misi a sedere mentre Yasuko mi guardava, stavolta beffarda.
« Allora hai capito sì o no, testa di rapa? »
Annuii ancora.
« Bene, allora sai cosa devi fare: riprenderti quel dannato di cui ti sei innamorata »
Riflettei su quelle parole. Innamorata.
Non era più attrazione per un ragazzo oggettivamente bellissimo, no.
Io volevo di più, volevo poterci litigare, per poi fare pace, e baciarlo e prenderlo a schiaffi.
Io le vie di mezzo mai” sbuffai.
Mi alzai e mi mossi verso camera di Shirogane.
La stanza era ancora un caos totale, c’erano ancora dei suoi vestiti sparsi per il pavimento. Mancavano quelli della ragazza con cui aveva fatto sesso.
Almeno quello” pensai grata.
Lo fissai; era addormentato sulla sua scrivania, la bocca socchiusa e i capelli che gli cadevano disordinati sul viso. Sembrava un angelo.
Distolsi lo sguardo e presi coraggio. Mi avvicinai e iniziai a scuoterlo. Quando finalmente aprì gli occhi lo guardai con espressione severa e borbottai: « Dobbiamo parlare. »





Nota dell'autrice:
Son tornata, lalalaaaa! Vi avviso che questo è il penultimo capitolo, e dopo la conclusione ci sarà un epilogo (che è ancora in fase di produzione diciamo).
Lo so, lo so, che il bacio che vi aspettavate non era esattamente questo, ma posso spiegare! XD
La mia idea non è quella di rendere Yasuko gay/bi/pansessuale (in realtà il suo orientamente sessuale non l'ho neanche "definito") e neanche Ichigo! Tuttavia alla nostra non tanto scaltra eroina serviva una conferma. Baciare Yasuko è stato come baciare Aoyama, non Shirogane, ergo Ichigo vede Aoyama ormai come un amico. Dubbi su Masaya finiti, scaccaiti via, puff.
La Mewmew è innamorata di Ryou, e grazie tante. Finalmente, dico io.
Vi ricordo che mi farebbe immensamente piacere una vostra recensione, purtroppo solo una di voi commenta ogni capitolo (ryanforever, grazie).
Che dire... alla prossima!
Mezzosangue230

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Capitolo 13
*** CAPITOLO 12. – Immorale ***


CAPITOLO 12. – Immorale
 




« Dobbiamo parlare »
 
Non si aspettava la mia eroica entrata in scena, perché mi guardò esterrefatto. Gli diedi il tempo di ricomporsi e mi sedetti sul letto.
Mi ricordai cosa era successo qualche ora prima in quel letto e mi venne da vomitare. Resistetti per buona creanza.
« Allora, » esordì lui « hai detto che dobbiamo parlare ». Era visibilmente a disagio, quindi iniziai io.
« Non avrei mai dovuto arrabbiarmi in quel modo »
« No, non avresti dovuto » ribatté lui secco.
« Però tu non avresti dovuto andare a letto con la prima ragazza capitatati a tiro » continuai.
« Hai l’esclusiva? » ghignò.
Lo fulminai con lo sguardo.
« Senti, » boccheggiò lui « io non volevo, va bene? Ma tu, tu non hai capito un accidenti! Mi hai lasciato come un allocco e sei scappata via! »
« Che cosa ti aspettavi? » stavo urlando e non me ne importava una cippa « Che rimanessi lì dopo che mi avevi detto che eri uscito con Zakuro e poi che uscire con le ragazze ti annoia?!? »
« Non ho mai detto che tu fossi tra quelle ragazze! » stava urlando pure lui adesso.
« E perché non me l’hai detto subito, razza di idiota? »
« Non me ne hai dato il tempo! » era esasperato.
Le sue parole mi colpirono – di nuovo – come uno schiaffo in pieno viso. Ero stata sul punto di rovinare tutto, grazie alle mie paranoie e alla mia mancanza di tatto. Shirogane, me ne accorsi da ragazzina, aveva tempi diversi dai miei, e adesso, da adulta, li avevo bellamente ignorati.
Il mio alter-ego di anni prima mi avrebbe mollato un pugno sullo stomaco per essere stata così poco sensibile, anche se probabilmente avrebbe fatto la stessa cosa.
Calde lacrime iniziarono a rigarmi il viso e allargai le braccia verso Ryou, che mi guardò confuso.
Titubante si avvicinò e ci stringemmo in uno strano abbraccio.
Shirogane era visibilmente in imbarazzo, ma mi stringeva con una forza tale che saremmo potuti diventare un unico essere.
Alla fine si staccò e mi fissò intensamente: « Non… non piangere »
Sorrisi, pensando che in fondo Shirogane era – ed è rimasto - esattamente come un bambino diffidente: con tanti sentimenti grandi quanto palazzi, ma senza riuscire a trasmetterli appieno.
Capii che se non mi fossi data una mossa, lui avrebbe gettato la spugna: perché il timido, calcolatore, Ryou Shirogane non ce l’avrebbe mai fatta a fare il primo passo.
No, non avrebbe mai rischiato senza avere un piano B, o un asso nella manica, come il progetto Mew.
Perché quel bambino, che aveva difficoltà a fare amicizia perché troppo intelligente, quello che era rimasto orfano perché i genitori erano morti per un bene superiore, non ce l’avrebbe mai fatta ad affrontare di petto una variabile così imprevedibile come l’amore.
Quindi lo afferrai per le spalle e mi sporsi verso le sue labbra.
Un bacio dolce, a fior di labbra, per fargli capire che io ci sarei sempre stata. Sapeva di dentifricio.
Mi distaccare lentamente e lui mi guardò esterrefatto, fino a quando non assunse un’espressione decisamente più dolce e borbottò qualcosa tipo “finalmente”.
Incerto, stavolta si sporse lui verso di me, e stavolta fu un bacio diverso quello che ne seguì: decisamente più passionale, con lui che mi teneva per i fianchi e io che mi aggrappavo ai suoi capelli. Avevo desiderato toccarli da sempre e ora che potevo accarezzarli mi accorsi che i miei viaggi mentali non potevano minimamente competere con la realtà. In alcuni punti erano leggermente arricciati, in altri erano più lisci della seta. Morbidissimi. Schiusi le labbra, permettendogli di entrare, ma senza restare inerme. Lottavamo, come avevamo sempre fatto e ci amavamo, come quando eravamo ragazzini.
Troppo immatura per capirlo io, troppo timido per dirlo lui.
Mi staccai e lo osservai vittoriosa, anche se credo che la mia espressione non fosse minimamente paragonabile alla sua. Aveva ancora le labbra schiuse e i suoi occhi sembravano ancora più luminosi di prima.
« È stato… » esordii io, ma m’interruppe.
« Meraviglioso. »
« Ma tu mi avevi già baciato! » esclamai.
Aggrottò la fronte: « È vero » decretò « ma quello lo facevo più che altro per irritarti »
Inarcai un sopracciglio; al che dalla sua bocca sbucò un irritante sorrisetto.
« Ti esasperavo, è vero, ma era l’unico modo con cui potevo baciarti » disse serio.
Ricordai la volta in cui mi baciò dopo che venni a conoscenza del suo passato; gli chiesi il perché di quel contatto.
« Per ringraziarti, » rispose semplicemente « perché ti sei preoccupata di parlarmi. Eccetto Keiichiro non l’aveva mai fatto nessuno »
Mi ritrovai a pensare al fatto che Akasaka-san era stato l’unico punto di riferimento di un ragazzino rimasto orfano e senza amici. Il pasticcere aveva decisamente un grande cuore.
Appoggiai la mia testa nell’incavo del suo collo e chiusi gli occhi, mentre Ryou mi cingeva con le sue braccia.
Mi addormentai profondamente.
 
***
 
Mi svegliai qualche ora dopo, sdraiata su un letto che non era il mio.
L’orologio segnava le 23:40, e Ryou doveva essere sceso giù in cucina.
Mi alzai dal letto e andai a cercarlo; lo trovai intento a preparare della cioccolata.
« Ma quanto puoi essere di buon umore oggi, Shirogane? » chiesi ironica.
« Non diversamente da altri giorni mocciosa » mi fece di rimando lui.
Mi avvicinai e lo abbracciai da dietro, ma lui si girò subito dopo e catturò le mie labbra con le sue.
Fu un bacio dolce, ma allo stesso tempo aveva qualcosa di rude: le mani di Ryou esploravano il mio corpo, e io gli permisi di farlo.
Mi sollevò con le sue braccia e mi fece sedere sul tavolo, mentre passava a torturarmi il collo.
Non fui da meno: sospirando, mi premurai di armeggiare coi bottoni della sua camicia e dopo secondi che sembravano anni, riuscii a togliergliela.
Ci fissammo con intensità, poi lui iniziò a sfilarmi, con una lentezza estenuante, il maglione: mi ritrovai con solamente il reggiseno di fronte a lui e mi accorsi di non provare il minimo imbarazzo, talmente ero intenta a slacciargli i pantaloni.
All’improvviso udimmo un suono indistinto e solo allora ci accorgemmo della cioccolata che era diventata una potenziale arma di distruzione di massa - per colpa di Shirogane, io ero assolutamente innocente.
Con uno scatto felino il colpevole spense il gas e fu costretto, con espressione sofferente a buttare quel composto impresentabile.
« Sembra che il cosmo non voglia farci concludere » proferì sarcastico lui.
« Io direi che il cosmo può anche andarsene a quel paese. » dissi avvicinandomi.
 
Per la prima volta tra noi non ci furono ostacoli.




Nota dell'autrice:
Sono terribilmente in ritardo, ma vi giuro che non è colpa mia! Con il mal tempo che va - e sta - imperversando nella mia zona la connessione è andata a farsi benedire! Eccoci, siamo giunti alla fine di questa storia-esperimento, la mia prima (e unica al momento) long. Non so se essere pienamente soddisfatta, senz'altro dovrò migliorare nello sviluppo delle trame, visto che in fondo questa storia non aveva niente di eclatante. Sono abbastanza autocritica, ma a dirla tutta questa pazza idea era solo la risposta alla domanda "ma cosa combinerei se scrivessi una long anche io?". La voglia di scrivere c'è sempre stata da anni ormai, tuttavia solo l'anno scorso ho avuto il coraggio, se così si può definire, di pubblicare qualche cosa. Una OS in un fandom, una in un altro, e alla fine ho acquisito abbastanza sicurezza da poter "creare" qualcosa a più capitoli. Nonostante questa bella avventura, non ho ancora trovato la risposta alla mia domanda, quindi la pongo a voi: che diavolo ho combinato?
Spero che questo finale vi abbia soddisfatto, e se non l'ha fatto sarei felice di sapere il perché, sono pur sempre alle prime armi!
Inoltre pubblicherò (anche se penso di averlo già detto nel capitolo precedente) un piccolo epilogo, una cosina breve breve, giusto per aggiungere un tocco in più.
Ringrazio ancora chi ha messo questa storia tra i preferiti, i ricordati e chi ha recensito, sono davvero felice di essere stata considerata!
A presto
Mezzosangue230

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Capitolo 14
*** EPILOGO. – Sempre noi ***


EPILOGO. – Sempre noi 
 




« Ryou? »
« Cosa vuoi. »
« Mi porti a pattinare? »
« Neanche per sogno. »
« Per favore! »
« Ti ho già detto di no »
Il suo tono categorico non mi lasciò desistere. Era Natale e io volevo decisamente andare a pattinare. Avevo preso quest’abitudine a Londra, dove ci andavo sempre con Masaya.
Usai la tattica del paragone.
« Aoyama-kun mi ci portava sempre! » esclamai, facendo a finta offesa.
Serrò la mascella e si voltò dall’altra parte.
Avrebbe ceduto. Lo sapevo. 
« Solo se vengono anche Keiichiro e Retasu-chan » borbottò inviperito.
Sorrisi trionfante e mi avvicinai per schioccargli un bacio sulla guancia; al che arrossì vistosamente, mentre io mi allontanavo pimpante per avvertire Retasu.
Non mi accorsi neanche che Shirogane mi stava seguendo e mi aveva preso per la vita, facendomi quasi inciampare.
« Sei pesante - constatò divertito, mentre gli lanciavo un’occhiataccia – secondo me se cadi, rompi il ghiaccio »
Mi stava trascinando di peso nella sua camera da letto, mentre iniziava a stuzzicarmi con parole poco carine quali “imbranata” e “rompipalle”. Di tutta risposta gli tirai un pugno sul petto.
Arrivati in camera mi fece distendere sul letto, mentre mi fissava con fare trepidante. Iniziò a mordermi la base del collo, poi sempre più in su, fino alle orecchie…
« Allora, andiamo a pattinare? » chiese beffardo, mentre si distaccava da me.
Mugugnai qualcosa di indefinito, ma che valse decisamente come un “vaffanculo”.
Lo afferrai con foga per baciarlo, mentre mi accorsi con stupore che Ryou-kun era decisamente diventato più sicuro di sé. In quell’eterna lotta tra noi – ormai avevamo incanalato i nostri litigi in quell’attività assolutamente piacevole – non tendeva a lasciar perdere, anzi: pareva cercasse lui lo scontro.
« Ma bene, vedo che vi state dando da fare » proferì sarcastica Minto, apparsa miracolosamente davanti alla porta, che quello sciagurato non aveva chiuso.
Mi staccai bruscamente da Shirogane, osservando disorientata la mia amica, che sorrideva sorniona.
Ryou mi fissò intensamente, mentre Minto si allontanava pimpante.
« Che c’è? » chiesi brusca.
« Chi l’avrebbe mai detto..? » chiese retorico Shirogane.
In effetti, anni addietro chi avrebbe mai potuto pensare che dopo altre relazioni, progetti da fare invidia ai migliori registi di film fantascientifici, litigate e paranoie Ichigo Momomiya e Ryou Shirogane sarebbero potuti finire insieme?
« Sicuramente non io » risposi.
Forse tutto quello che era accaduto era stato del tutto imprevedibile, una scherzosa decisione della dea bendata, ma non me ne curavo più di tanto: ero dannatamente ed esageratamente felice.








Nota dell'autrice:
È davvero una cosina breve questo epilogo, giusto per darvi un'idea dell'ipotetica *sigh* quotidianità di questi due pazzi. Poi ognuno può continuare questa storia come più gli aggrada.
Non so cosa dire, sono tanto contenta di aver ricevuto un discreto apprezzamento, pensavo peggio sinceramente! Più di una dozzina di persone ha messo questa storia tra preferiti o ricordati, e non posso fare a meno di essere felice!
Grazie, grazie mille, anche a chi ha sempre recensito la storia, o chi l'ha recensita solo ogni tanto!
Se volete passare a leggere (e magari anche recensire, perché no?) una delle mie altre storie - sono tutte OS per ora - ne sarei felicissima!
Grazie ancora, un bacione a tutte.
Mezzosangue230

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