Xerosis

di Batsutousai
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** If We Could Only Turn Back Time ***
Capitolo 2: *** 1. Long Road ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 Parte 1 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 Parte 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 3 Parte 1 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3 Parte 2 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 4 Parte 1 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 4 Parte 2 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 5 Parte 1 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 5 Parte 2 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 6 Parte 1 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 6 Parte 2 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 7 Parte 1 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 7 Parte 2 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 8 parte 1 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 8 parte 2 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 9 parte 1 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 9 parte 2 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 10 parte 1 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 10 parte 2 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** If We Could Only Turn Back Time ***





Autrice: Batsutousai
Traduttrice: Aelin_
Pairings: VoldemortHarry (post HarryGinny, con accenni RonHermione e AlbusScorpius)
 
Questa storia segue i libri, compreso l’epilogo. Poi diventa AU.
 
Link alla storia: http://batsutousai.livejournal.com/83586.html
Note della Traduttrice:
Ok, mi presento *si siede nella sedia metallica nel mezzo della sala degli interrogatori. Sbatte le palpebre e si para gli occhi con una mano per la luce troppo intensa puntata contro*.

Salve, sono Aelin_ (non dirò il mio vero nome, no u.u) e ho meno anni di quanto ci si aspetterebbe.

E ho una paura folle. È la mia prima traduzione, e in inglese non vado così bene, quindi se trovate qualche cosa scritta strana o una sparata assurda, spero me lo farete sapere (e manderete definitivamente la mia autostima sotto la crosta terrestre. Ma tranquilli, fatelo lo stesso U.U).
Adoro questa storia. E adoro Sathia che me l’ha fatta conoscere. Nonostante non sia il genere che di solito adoro leggere, in quanto il pairing VoldemortHarry non è molto marcato, ecco, me ne sono innamorata. Il Super!Harry è semplicemente fantastico (mi darete ragione, fidatevi ;D ).

Piccola licenza che mi sono presa: in origine, l’epilogo e il primo capitolo erano stati pubblicati dall’autrice insieme. Ho deciso di dividerli, pubblicandone uno alla volta, perché… Gente, tradurre è difficile! I need time u.u

Bando alle ciance, vi lascio alla storia!










Prologo - If We Could Only Turn Back Time



Da quando aveva sconfitto Voldemort, Harry si sentiva come se ci fosse qualcosa che mancava nella sua vita. L’aveva da tempo attribuito all’Horcrux che era stato parte di lui per quasi tutta la sua vita e si era costretto ad ignorare la sensazione. Era diventato un Auror onorario, aveva sposato la ragazza dei suoi sogni, e aveva tre bellissimi bambini.
Eppure eccolo lì, cinquant’anni dopo, circondato dalla sua famiglia mentre seppellivano Ginny e quel buco che continuava ad esistere. Tutti piangevano, tranne lui. Oh, aveva amato sua moglie, su questo non ci si poteva sbagliare, ma non era mai riuscito a riempire del tutto quel buco che era apparso dopo la guerra. La sua morte era solo un’aggiunta a quel foro, e aveva pianto tutte le sue lacrime decenni prima.
“Perché doveva essere Ginny a morire?” sussurrò Ron quando la processione in lutto finalmente se ne andò usando la Metropolvere e il punto di Smaterializzazione nel cortile sul retro. “Perché non poteva essere Malfoy?”
“Perché qualcuno doveva morire?” mormorò Albus vicino al gomito di Harry. Lui e il figlio di Draco Malfoy, Scorpius, erano amici dal primo anno, quando erano finiti insieme a Serpeverde. Di solito, Ron cercava di non dire cose sgradevoli sui Malfoy attorno al ragazzo, ma in quel momento non era propriamente in se. “Che diritto hanno i babbani di-?”
“Non vuoi davvero finire la frase, Al” disse James seccamente da dietro il ragazzo. La sua fidanzata, Jessie, era una babbana.
Albus fece una smorfia al fratello, poi abbassò lo sguardo su Harry con la preoccupazione ben visibile nei suoi grandi occhi verdi. “Papà, stai bene?”
Harry sbatté le palpebre verso il suo secondogenito, senza vedere veramente il giovane. “Sto bene” mormorò.
Hermione si avvicinò, allora, e prese delicatamente il gomito di Harry. “Andiamo a letto, Harry” propose.
Harry si voltò a guardare la bara di Ginny, poi lasciò che la cognata lo portasse fino al secondo piano e nella camera da letto che aveva condiviso con la moglie. Si fermò per un attimo sulla soglia, ma Hermione lo tirò in avanti, dicendogli che, dato che tutte le altre stanze erano piene di ospiti, quello era l’unico posto in cui poteva dormire (beh, o quello o il divano, ma Hermione non gli avrebbe mai permesso di farla franca con il secondo).
Hermione lo spogliò dei suoi vestiti e lo aiutò ad entrare nel grande letto freddo. Quando lei iniziò a rimboccargli le coperte, mormorò “Ho quasi settant’anni, ‘Mione. Posso cavarmela da solo. ”
Hermione sbuffò e gli diede uno sguardo indifferente. “Hai girato con quello sguardo inebetito sul volto dall’attacco. Non credo di fidarmi di te nel prenderti cura di te stesso.”
“Hmm…” fu l’unica risposta di Harry.
Hermione sospirò e si sedette sul bordo del letto accanto a lui, tirando distrattamente un ricciolo che si era allentato. “Siamo tutti preoccupati per te, Harry.”
Harry scrollò le spalle e chiuse gli occhi. “Mia moglie è morta per mano di un babbano psicotico e due mesi fa è iniziata la guerra tra i magici e i babbani. Meglio preoccuparsi di cose diverse, invece che di me.”
Hermione sospirò di nuovo e si sporse in avanti per premere delicatamente le labbra sulla fronte di Harry, facendo sorridere tristemente il mago. “C’è sempre tempo per preoccuparsi di te, idiota fissato con il sacrificio.” Poi si alzò e uscì dalla stanza, le luci fioche dietro di lei.
Harry teneva gli occhi chiusi nel buio, cercando di immaginare che Ginny era ancora accanto a lui. Cercando di immaginare che il mondo non era completamente uscito di senno qualche settimana prima, quando il governo britannico non aveva annunciato la presenza del mondo magico e i cittadini non magici della Gran Bretagna non hanno cominciato ad attaccare a vista qualunque cosa fosse magica.
Ma non c’era Ginny accanto a lui e il ministro babbano era un pazzo completo. Molte persone stavano morendo in questa moderna caccia alle streghe e non c’era niente che Harry potesse fare al riguardo, se non guardarlo succedere. Cosa poteva fare un eroe contro un uomo terrorizzato con una pistola?




-




Passò un anno e furono coinvolti in una nuova guerra, questa volta senza un chiaro nemico. Non c’era un Signore Oscuro da sconfiggere, non ci sono stati servi da catturare o a cui chiedere di essere spie. C’erano solo babbani e maghi, ognuno con le proprie armi di distruzione di massa, ognuno intenzionato ad uscire vincitore. Bambini nati babbani venivano catturati in mezzo al caos, uccisi sia da vicini che da sconosciuti prima che potessero pensare di chiedere aiuto.
Il mondo magico era completamente impreparato per una battaglia contro i babbani. Si, avevano la magia dalla loro parte, ma anche il migliore scudo era niente contro una bomba nucleare che cade nel mezzo di Diagon Alley. Tutti chiedevano aiuto agli Auror, ma erano stati addestrati per combattere la magia, non i proiettili.
Harry invece pensava che Voldemort e i suoi Mangiamorte stavano ridendo nelle loro tombe.
Harry, lui stesso, era una persona alla quale la popolazione si rivolse. Aveva ucciso Voldemort quando tutto era perduto, aveva aiutato a ricostruire il mondo magico senza aver finito la scuola, era padre di tre figli brillanti, di sicuro se qualcuno poteva sistemare tutto, era Harry Potter.
Sospirò ancora ad un altro gufo di supplica, chiedendosi quando la sua gente avrebbe iniziato a combattere per se stessi e cessare di porre le speranze su un eroe o chi altro. Sua moglie era stata una delle prime vittime, non pensavano che se avesse potuto fare qualcosa l’avrebbe fatta?




-




Cinque anni passarono dall’inizio della sanguinosa guerra tra maghi e streghe e babbani. Harry guardò la pioggia cadere dalle nuvole nere permanentemente sopra la sua testa. Intorno a lui, la gente si muoveva in gruppi silenziosi, passando tra le linee di bare per rendere omaggio ai morti. I babbani – i mondani, si chiamavano da soli – erano finalmente riusciti a rivolgere le loro armi verso Hogwarts e Hogsmeade. Il castello un tempo glorioso ora aveva l’aspetto di un mucchio di rovine, proprio come una volta sarebbe apparso ad un babbano di passaggio.
Due nipoti e il figlio di Teddy erano morti nel combattimento, come Teddy, Lily, Rose, Neville e le loro famiglie. Oltre ad Albus e a lui stesso, erano gli ultimi della covata Weasley-Potter-Lupin, e ora se ne stavano andando.
“Papà?” sussurrò Albus, stringendo forte la mano dell’ultimo Malfoy rimasto. Quando Draco era morto, Scorpius era venuto a vivere con Albus ed Harry e i due giovani maghi si erano presto ritrovati a condividere il letto quando Harry non guardava.
“Andiamo a casa” mormorò Harry, gettando un ultimo sguardo alla linea di bare. I mondani aveva accettato un cessate il fuoco per due giorni, per dare il tempo ai magici di disseppellire i morti dalle macerie, e ora il tempo era quasi scaduto. La guerra sarebbe ricominciata presto, e l’unico modo per sopravvivere era quello di andarsene, a meno che non facessero parte di una squadra d’attacco.
Harry sarebbe andato fuori all’attacco più tardi quella notte. Non c’era alcuna garanzia che sarebbe tornato in vita.
Non c’era mai stata.



-




Harry maledisse il suo destino quando seppellì l’ultimo della sua famiglia dietro la sua casa crollata. Quattro anni erano passati dopo la distruzione di Hogwarts, e sono una manciata di magici erano rimasti al mondo. Harry era in un’incursione inutile quando una squadra mondana aveva trovato la sua casa e aveva bloccato le uscite prima di darla alle fiamme. Scorpius e Albus non avevano avuto possibilità.
Accarezzò delicatamente lo sporco fresco che ricopriva quello che era riuscito a trovare. L’ultimo dei suoi figli avrebbe condiviso la tomba, come avrebbero voluto.
Harry alzò lo sguardo verso il cielo quando la pioggia acida riprese, macchiando il suo volto come lacrime e strappandogli un profondo colpo di tosse dal petto. Non aveva bisogno di nessuno che gli dicesse che stava per morire, i boschi morti che aveva ancora una volta preso come riparo ne erano le prove. Stavano uccidendo il mondo con la loro guerra, e loro stessi con esso.
Harry voleva solo vivere abbastanza a lungo per vedere quei bastardi mondani morire con le sue stesse mani.




-




Correva da molto prima che iniziassero le urla e gli spari. Avevano individuato il suo incantesimo d’allarme nello stesso istante in cui l’avevano innescato, ma Harry aveva vissuto in fuga per un tempo sufficiente da non essersi mai riposato, mai rilassato per davvero. Si era tenuto in forma, anche se il suo corpo continuava a tradirlo. Anche se i cerchi di perlustrazione diventavano sempre più stretti.
Corse più veloce che poteva, senza pensare di mandare delle maledizioni ai suoi inseguitori, la sua bacchetta si era persa quasi un anno prima, e poi aveva bisogno di tutto il suo fiato per correre, comunque.
“Non c’è nessun posto in cui nascondersi, Magico!” gridò uno degli inseguitori mentre gli altri ridevano.
“È come un coniglio indifeso, che corre inutilmente lontano dalla volpe!” disse un altro.
Harry sorrise amaramente. Conigli e volpi erano in pericolo come i maghi e le streghe, in quei giorni. Si chiese se i mondani si stessero rendendo conto che stavano uccidendo tutto il loro cibo con i veleni delle bombe.
Un albero caduto sul sentiero e Harry sapeva che non ce l’avrebbe fatta se si fosse preso il suo tempo o se gli fosse girato attorno. Corse fino ad esso e lo scavalcò, sorridendo al suo successo. Ma dall’altra parte, durante la discesa, un ramo si impigliò nei suoi pantaloni strappati e lui cadde, imprecando in silenzio.
Colpì il terreno con forza, la gamba che si piegava in un angolo doloroso. Ed ecco qui. L’avevano finalmente preso.
Delle facce sbirciarono da sopra la parte superiore del tronco, con un sorriso vittorioso. “Bene, bene. Guardate qui, ragazzi” cantava uno di loro con accento americano. “Ci siamo presi un Magico.”
Tutti ridacchiarono per qualche secondo, prendendosi tutto il tempo per controllare le munizioni dei fucili e puntarglieli addosso.
“Le tue ultime parole, Magico?” chiese quello che sembrava il leader.
“Si” rispose Harry con un gracchiante colpo di tosse. “Ci vediamo all’Inferno.”




-





Harry gemette quando sentì il rumore di un treno.  Dove diavolo era? Si era Smaterializzato? (Non sarebbe stato ironico?)
“Finalmente sveglio, ragazzo?” chiese una voce irritata.
“Eh?” Harry strizzò gli occhi, facendo una smorfia alle luci del vecchio binario Nove e Tre Quarti. “Dove-?”
“Sei in quello che voi mortali chiamate Purgatorio” rispose la voce irritata, e Harry alzò lo sguardo, trovando una figura ammantata con in mano una falce. “Ed io sono la Morte, tanto per saperlo.”
“Morte?” Harry scosse la testa e si mise a sedere al centro del pavimento. “Perché-?” scosse di nuovo la testa e focalizzò l’attenzione sullo spettro seduto accanto a lui su una panchina. “Perché mi trovo in Purgatorio? Non dovrei andare dritto all’Inferno o qualcosa del genere?”
Morte sbuffò. “Si certo, l’Inferno. Hanno un bell’armadio di tortura con il tuo nome sopra accanto a quello del tuo vecchio amico Tommy.” Harry ebbe la netta sensazione che la Morte stesse roteando gli occhi. “Non proprio, ragazzo. Senti, è morto il Padrone della Morte, giusto?”
“Ehm, si?” Harry scrollò le spalle. Sicuramente era stato disarmato uno o due volte.
“Abbastanza vero.” Deciso la Morte, passandosi la falce tra le mani come avrebbe fatto con una palla rimbalzante. “Senti, tu sei il Padrone, e quindi puoi ottenere alcune scelte, qui-”
“Scelte?”
“Ehi, lasciami parlare!!” scattò la Morte.
Harry si ritrasse. “Mi dispiace. È la tua storia. Vai avanti. ”
“Dannatamente vero che è la mia storia. Stupido mortale. ” la Morte sbuffò e cambiò la presa sulla falce, rimpicciolendola, per poi iniziare a rotearla come un bastone particolarmente letale.  “Tu sei il Padrone della Morte, e quindi puoi avere alcune scelte. Puoi tornare a quell’esistenza miserabile dalla quale sei venuto e goderti il resto della tua vita molto breve come ultimo magico rimasto. Puoi andare giù all’Inferno in quell’armadio di tortura che ho citato prima. Oppure: puoi prendere l’uscita numero tre e tornare alla tua infanzia per risolvere tutto.”
Harry sbatté le palpebre. “Ehm, giusto. Beh, non voglio tornare in un inferno mortale, grazie.”
“Non te lo suggerirei, no” fu d’accordo la Morte. “La vita è così noiosa.”
Harry diede alla figura ammantata uno sguardo stranito. “Suppongo che tu potresti in effetti dirlo, giusto?”
Morte ridacchiò. “Mi diverti. Ti rimangono due scelte: Inferno, o rifare tutto.”
Harry si stropicciò gli occhi. “Maledizione. Ehm… Beh, nonostante tu mi suggeriresti di andare all’Inferno, rifare tutto sembra l’opzione migliore.”
“Anche se sai che finirai all’Inferno comunque, una volta che la vita è finita?” chiese Morte.
“Ohh, bene. Vediamo, ora la tortura eterna, o la tortura eterna dopo un'altra vita? Beh, merda, non so come farò mai a scegliere!”
La risata della Morte ricordò a Harry l’incrocio tra il respiro di un Dissennatore e il colpo di tosse di un uomo moribondo. “Mi diverti molto, Padrone della Morte.”
“Vivo per servire” mormorò Harry.
“Ooh! Aspetta, si, mi piace!” Morte posò la sua falce e si sporse in avanti. “Tu, tornato indietro nel tempo. Cosa farai ai mondani? Vuoi ucciderli?”
“Ehm…” Harry si strofinò il petto nel punto dove il proiettile che lo aveva ucciso si era conficcato. Il foro era stato guarito, ma Harry non sapeva se avrebbe mai dimenticato il dolore del proiettile che si infilava vicino al cuore e lentamente lo dissanguava. “Non so. Forse.” Poi fece una smorfia e ammise “Probabilmente.” Avevano distrutto tutto. Avevano dato la caccia ai suoi simili streghe e maghi come se fossero animali. Avevano rovinato l’intero pianeta con la loro paura e l’odio. Se fosse tornato, avrebbe dovuto impedirgli di scoprire il mondo magico, e se questo significava ucciderli tutti…
“Bene, bene.” Morte strofinò le mani come un pazzo davanti alla sua ultima vittima. “Vediamo un po’, in questa vita hai ucciso…” la sua voce si spense, e dei numeri come quelli di un orologio digitale apparvero sopra la testa di Harry, iniziando il conto. “Si, dovrebbe essere giusto.” disse Morte quando i numeri si fermarono ed Harry sentì i propri occhi sgranarsi.
“Quattromila?” disse piano.
“Tremila e 957, per la precisione” lo corresse Morte. “E questo senza contare Tom Riddle, tra l’altro, dal momento che è stato più che altro un colpo di fortuna. Voglio dire, ti ho dato credito totale quando hai distrutto il diario, ma è tutto, davvero.” La figura ammantata si appoggiò allo schienale mentre Harry si strofinava gli occhi impotente. “Facciamo un patto, mortale.”
Harry scosse la testa, con un po’ di nausea causata dal numero ancora sospeso sopra la sua testa, ma c’era stata la guerra e aveva usato alcune delle magie più devastanti mai realizzate per distruggere quanti più banali poteva. “Patto? Che tipo di patto?”
La Morte indicò il numero sopra la testa di Harry. “Promettimi di uguagliare quel numero, e ti concederò un vantaggio.”
Harry guardò di nuovo il numero. “Devono essere solo mondani?” chiese.
Morte si strinse nelle spalle. “Mondani, magici. Non m’interessa. Fino a quando sono morti, sono felice. ”
Harry annuì. “Questo tornare a sistemare le cose ... dovrei conservare tutta la mia conoscenza?”
“Non potrai fare molto, in caso contrario.” Concordò Morte. “Come ci si può aspettare di cambiare se non si riesce a ricordare quello che si è fatto di male? Avrai tutte le tue conoscenze, le tue abilità, anche la magia che ha sviluppato la tua anima.”
“Oh. Ehm ... giusto. Ok. Uhm, che tipo di vantaggio? ”
Morte raccolse di nuovo la falce e cominciò a rotearla. “Un’abilità che non hai avuto nella tua vita passata. Forse… Non lo so. Essere un Metamorfomagus! Oppure avere il controllo su un elemento! Oppure…” la Morte si fece ad un tratto tranquilla ed Harry ebbe l’impressione che gli stesse sorridendo in modo inquietante. “Posso darti l’abilità di un Dissennatore.”
“L’abilità di un Dissennatore?” ripeté Harry a pappagallo, impaurito su cosa potesse significare.
Morte annuì, ed Harry ebbe la sensazione che fosse molto eccitato. “Sì! L’empatia, la capacità di richiamare i peggiori ricordi nella mente della tua vittima, e il poter succhiare l’anima.” Morte picchiettò dove in un volto umano ci sarebbe stato il mento. “Suppongo che potrei farti avere qualche vantaggio dalle anime che prendi in questo modo, ma dovranno arrivarmi comunque. Naturalmente, faranno parte del conteggio…”
Harry fece una smorfia. Odiava i Dissennatori. Molto. Tuttavia. Essere in grado di uccidere mondani senza lasciar traccia… “Sarei in grado di decidere a chi indirizzare questo… potere?”
Morte sbuffò. “Come se io ti dessi una certa abilità senza che tu possa controllarla. Saresti in grado di decidere su chi esercitarla, quanto forte è l’effetto, a prescindere. Ci vorrà un po’ di pratica all’inizio, ma dovresti averne il controllo quasi subito.” Morte fece una pausa. “Voglio dire, se scegli questo dono.”
“Hai detto empatia” ricordò Harry. “In che senso?”
“Io dico ‘empatia’, ma in realtà non lo è” rispose Morte. “Gli esseri umani non hanno una capacità simile, ma l’empatia gli si avvicina. Se l’empatia permette all’empatico di sentire ciò che sentono le persone attorno a lui, allora questo ti da una sorta di… ‘senso’, suppongo, che ti permette di capire quanta felicità e tristezza ci sono in una persona. Per un Dissennatore, l’abilità gli dice se la vittima deve essere prosciugata lentamente dei suoi ricordi felici oppure se gli deve direttamente portare via l’anima. Ora, tu non avresti bisogno dei ricordi felici come un Dissennatore, ma potrebbe dirti quanto possono avere effetto sulla vittima.” Morte si fermò di nuovo. “Sempre se scegli questo dono.”
“Che tipo di nutrimento dovrei ottenere da un’anima?” chiese Harry. In realtà, Harry aveva già deciso di prendere il dono Dissennatore, ma voleva conoscere tutti i dettagli. Se stava per crescere con questa capacità, voleva sapere come funzionava.
Morte grugnì e restituì alla falce la sua grandezza originale. “Conoscenza” decise. “Se succhi l’anima di una persona che sa calcolare la radice quadrata di un numero oscuro, sarai in grado di farlo. Se prendi l’anima di uno che sa costruire una bomba, ci riuscirai. Se succhi uno che ha imparato l’ABC, lo saprai.”
“Lingue? Incantesimi?”
“Per le lingue dovrai prendere più di una persona per lingua, ma, certo, si potrebbe imparare il francese o l’italiano o qualsiasi altra.” Morte cominciò a passarsi la falce da una mano all’altra come aveva già fatto in precedenza. “Incantesimi, sicuro. Ti darò anche… Uhm. Se prendi l’anima di dieci o più persone con un dono magico – che so, medimagia – ti ritroverai a sviluppare questa abilità.”
“Non ci sono molte persone magiche che vorrei morte” sottolineò Harry.
“Trova un gruppo di vampiri” replicò Morte. “Li odio. Ogni cinque di loro che prendi, ti darò le loro abilità: guarigione migliore, la velocità, i sensi, la forza. Alcuni di loro hanno certi doni, come quello di camminare attraverso le ombre, e per quello dovrai prenderne dieci, ma si può fare. L’immortalità no, ricorda, ma tutto il resto si può avere.”
Harry annuì. Non aveva ancora sentito nulla di questa capacità che non gli piaceva. Tranne, forse… “Ancora due domande. Patronus e DDissennatori reali. ”
Morte sospirò. “Voi mortali… Senti, sei ancora umano, solo con nuove abilità. I Patronus non si interesseranno a te più del solito, ed i veri Dissennatori ti batteranno sempre. Niente di questo cambierà. Allora, vuoi il dono o no?”
“Si, lo prendo. Dissennatore!Harry Potter… suona bene.”
Morte ridacchiò. “Perfetto.” Un treno si fermò sulla piattaforma dietro la Morte e un’unica porta si aprì. “Ecco. Vai e mandami delle anime.”
Harry annuì e si alzò in piedi. “Va bene. Ehm, quando arriverò? Oppure non puoi dirmelo?”
Morte sospirò di nuovo. “Nel momento in cui sei diventato il proprietario di uno dei doni*
“Oh” Harry scrollò le spalle e si avviò verso il treno.
Poco prima di entrare, Morte lo chiamò. “Mortale?” Harry si voltò con un sopracciglio alzato. “I mortali ottengono una forma animagus per ogni vita, e questa sarà la tua seconda. Consideralo un altro regalo per essermi così divertente.” Poi agitò la mano ed Harry venne spinto nella macchina, le porte scorrevoli che si chiusero dietro di lui.
Mentre il treno partiva, Harry si trovò un comodo posto in un vagone vuoto. Un’altra forma animagus? Era già un orso nero, che altro poteva essere? Sperò in un qualcosa di non troppo ovvio.
Il treno entrò in un tunnel buio e Harry sentì gli occhi farsi sempre più pesanti. Non vedeva l’ora di vedere di nuovo le facce della sua famiglia: Ron, Hermione, Ginny… Sarà bello tornare a casa.





 
*NdT: da notare che Morte dice “Quando sei diventato il proprietario…” e non “Quando sei entrato in possesso…”. A voi trarre le conclusioni.
 

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Capitolo 2
*** 1. Long Road ***



Long Road



Harry si svegliò con la sensazione di essere trasportato. Chi lo stava tenendo correva, pensò, e ci furono il colpo di una porta e delle magie sussurrate. Venne posato e aprì gli occhi, in preda al bisogno di vedere dove si trovava. La prima volta che era diventato il proprietario del Mantello era stato quando Silente glielo aveva dato per Natale, giusto?
Una donna dai lunghi capelli rossi e occhi verdi terrorizzati abbassò lo sguardo su di lui. “Andrà tutto bene, tesoro” sussurrò. “Non lascerò che ti faccia del male. Avrai modo di crescere e salvare il mondo” fece un sorriso storto.
Il respiro di Harry si bloccò e tese le mani paffute da bambino verso di lei. Lily Potter, sua madre. Lei stava…
“Ti amo, Harry. Non dimenticarlo mai.” Poi si voltò verso la porta quando venne fatta saltare in aria.
Stava dicendo addio.
“Non Harry, non Harry, ti prego, non lui!”
“Fatti da parte, sciocca… spostati, ora…”
“Non Harry, per favore no, prendi me, uccidi me invece! Non Harry! Per favore… abbi pietà… abbi pietà…”
Una risata gelida venne da davanti a Lily prima che Voldemort sussurrasse “Avada Kedavra” e il corpo di Lily Potter scivolasse mollemente a terra.
Harry pensò brevemente alle lacrime che non poteva più versare per la donna che aveva rischiato tutto per lui, ma poi Voldemort si sporse sulla culla e Harry si ritrovò a combattere tra l’odio e uno strano senso di bisogno. Questo era l’uomo per cui aveva speso a combattere i suoi anni, e quello era il momento in cui avrebbe dato ad Harry quel pezzo d’anima che mancava da ormai cinquant’anni.
L’uomo con i terribili occhi rossi puntò la bacchetta tra gli occhi di Harry e il bambino di un anno lo fissava, silenzioso e stranamente consapevole. Stranamente in attesa. “Avada Kedavra” sussurrò, e il bambino sorrise quando la maledizione colpì uno strano scudo attorno a lui e tornava al Signore Oscuro.
Entrambi urlarono in agonia, quando la maledizione rimbalzata colpì il suo nuovo obiettivo. Il corpo di Voldemort si disintegrò anche se un po’ d’anima si collocò all’interno della fresca cicatrice a forma di saetta sulla fronte di Harry. E Harry conobbe dolore, dolore, dolore mentre il pezzo d’anima e la barriera di sua madre combattevano.
Quando le due magie raggiunsero un accordo, Harry sentì la sua presa sulla realtà scivolare. E tutto si oscurò.


-


Si svegliò in una stanza che aveva visto talmente tante volte nella sua infanzia da non poterla più scordare. Le pareti bianche e le finestre che si stendevano fino al soffitto e lunghe quanto la camera. Letti stavano su entrambi i lati della culla dove era stato messo e l’odore delle pozioni pervadeva la sala.
Da lontano, Harry sentì delle voci. “E sei sicura che non c’è niente che si può fare?”
Un sospiro. “Onestamente, Albus. La magia del ragazzo si è già amalgamata con la magia nera nella cicatrice. Qualsiasi tentativo di rimuoverla potrebbe benissimo ucciderlo. Forse, se fosse stato qui quando la maledizione era stata appena lanciata, avrei potuto fare qualcosa, ma non ora”
“Bene. Grazie Poppy.” Passi si allontanarono, seguiti dal rumore della porta dell’infermeria che si apriva e si chiudeva.
Un’altra serie di passi si avvicinò e Harry si ritrovò a guardare negli occhi inquieti dell’infermiera di Hogwarts. “Oh, sei sveglio!” gli fece un sorriso, ma era abbastanza misero. “Vediamo se riesci a mandar giù un paio di cose, mh?”
Harry gestì alcune pozioni e qualcosa di gommoso che aveva portato un elfo, ma non appena sentì che lo stomaco si ribellava voltò la testa dall’altra parte e si rifiutò di prendere altro.
Chips sospirò e mise il cibo e il cucchiaio di lato. “Bene. Forse un pisolino, allora. ” decise, e agitò la bacchetta sopra la testa di Harry.
Harry mise il broncio quando si sentì andare alla deriva verso il sonno. Quello era barare.


-


Harry si svegliò di nuovo, brevemente, quando una voce tuonò alcuni singhiozzi e l’infermiera lo zittì. “Hagrid, se non riesci a controllarti-”
Hagrid tirò su con il naso e se lo soffiò rumorosamente. “Sono spiacente, Madama Chips. È solo che è così triste…”
“È una tragedia terribile” concordò Madama Chips ed Harry pensò di poter percepire vero dolore nella sua voce. “Ma non c’è motivo di fare tutto questo casino. Sveglierai Harry.  ”
Harry chiuse in fretta gli occhi quando Hagrid e Madama Chips si avvicinarono alla culla. Non voleva essere colpito da un altro incantesimo di sonno!
“Guarda il piccolino. Così dolce e tranquillo. Non sa nemmeno che là fuori ci sono persone che danno feste in suo onore. Il Bambino Che È Sopravvissuto, lo chiamano”
“Sì, sì, lo so. Hagrid, se non te ne vai, farai tardi. ”
“Oh, ehm, giusto. Già, meglio che vada. Devo portarlo alla sua nuova casa. ”
Oh. Oh merda. Harry era costretto a vivere con i Dursley. Porca-
Oh. Oh, ma aspetta. Forse non era una brutta cosa. La vendetta è un piatto che va servito freddo e tutto il resto, e Harry ora poteva far sentire allo zio e alla zia molto freddo in ogni momento. Sì. Era giusto che i primi mondani su cui avrebbe provato la sua abilità fossero quelli che avevano reso la sua infanzia un inferno.
Harry si sarebbe divertito.


-


I primi due anni furono un test per la pazienza di Harry. Voleva essere in grado di parlare e essere in grado di muoversi da solo prima di venire tormentato dai suoi parenti, per non parlare di controllare la sua abilità. Eppure non avevano ancora fatto nulla di spregevole, lasciandolo dormire in una culla traballante nella stanza di Dudley e vestendolo e alimentandolo in modo giusto.
Harry era un bambino tranquillo, e questo sembrò soddisfare Vernon e Petunia. Dudley piangeva e urlava tutto il tempo, ma Harry stava tranquillo, mangiava quello che gli davano e non faceva storie. Fu il primo a padroneggiare il concetto del vasino, con grande costernazione di Petunia. Sembrava combattuta tra l’essere sconvolta che il ‘mostro’ avesse imparato qualcosa prima del suo figlio ‘perfetto’ e l’essere contenta di non doversi preoccupare più dei suoi pannolini sporchi. Alla fine, decise di essere felice di non doversi più occupare di lui.
Poco dopo il terzo compleanno di Harry, Vernon spostò Harry nell’armadio sotto le scale, dato che Dudley era ‘un ragazzo in crescita che aveva bisogno del suo spazio ’. Harry permise questa mossa senza lamentarsi, contento di dormire nell’armadio lontano dal forte russare di Dudley e dagli occasionali incidenti del letto bagnato. Non voleva star chiuso nell’armadio per sempre, dopotutto, ma il silenzio e la vicinanza alla cucina servivano ai suoi scopi, in quanto Petunia gli dava sempre meno cibo.
L’altezza era sempre stata un problema per Harry. Era stata la persona più bassa della sua famiglia per un adulto; anche i suoi figli lo avevano raggiunto quando avevano superato la pubertà. La mancanza di nutrimento da bambino era stata la causa più evidente della sua mancanza di altezza, e Harry si rifiutava di farlo accadere di nuovo. Se questo significava usare la magia per aprire il suo armadio di notte e rubare del cibo dal frigo, questo avrebbe fatto.
Quando Harry fece quattro anni, Vernon cominciò a dargli un elenco di lavori. Iniziò con cose semplici: piegare il bucato, aiutare a sistemare il soggiorno, curare l’erba di zia Petunia. Ad Harry non dispiaceva, in realtà, e così lasciava correre.
Il giorno in cui Vernon gli ordinò di preparagli la colazione, tuttavia, Harry puntò il piede per terra.
“No” disse tranquillamente.
Vernon si girò verso il suo piccolo nipote, la faccia che cominciava a diventare viola. “Che cosa è stato?”
“Ho detto di no. Non ti farò alcuna colazione. ”
“Tua zia è malata con l’influenza e non può fare la colazione, ragazzo! È il tuo lavoro! ”
“Non è il mio lavoro” rispose Harry, spostando gli occhi scuri sull’obeso che torreggiava su di lui. “Sei l’adulto in casa. Se vuoi del cibo, preparatelo da solo. ”
“Tu, piccolo-” Vernon afferrò la parte anteriore della camicia troppo larga di Harry e fece per dargli uno schiaffo, ma all’improvviso si sentì molto freddo e terrorizzato. Lasciò andare il ragazzo e fece qualche passo indietro, cercando di tenersi in piedi.
Harry fece un passo avanti, gli inquietanti occhi verdi che brillavano di malizia.
“Cos- Smettila immediatamente, mostro!” chiese Vernon, cadendo in ginocchio.
“Senti qui, mondano” disse Harry, la voce piena di violenza e odio. “Io non sono un servo che potete spingere nella credenza e usare quando volete che qualcosa venga fatto. Sono un ragazzo, un ragazzo umano, e verrò trattato come tale. Siamo d’accordo, Vernon?”
Vernon fissò questo bambino, questo demone che giaceva dormiente nel suo silenzioso nipote, e annuì in fretta. “Giusto, d’accordo.”
Harry fece un sorriso un po’ buio. “Questo fine settimana, mi porterai fuori per l’abbigliamento nuovo” ordinò “e un paio di occhiali. E quando chiederò di essere spostato nella seconda stanza di Dudley tra un paio d’anni, lo farai senza lamentarti. Hai capito?”
“Si” Vernon rimase a bocca aperta. “Si, ho capito!”
Il freddo svanì e il sorriso di Harry tornò luminoso e infantile, il demone di qualche momento prima svanito senza lasciar traccia. “Eccellente. Cosa c’è per colazione?”
Vernon balzò in piedi e corse in cucina senza dire una parola, seguito dalle risate leggere del nipote.


-


Quando Harry aveva sei anni, fece il suo primo omicidio. Un uomo strano stava solitamente fuori dalla scuola elementare che frequentava, tentando i bambini con dei dolci. Harry non era mai stato così sciocco da cadere nei suoi trucchi, ma di tanto in tanto gli altri bambini si avvicinavano. Di solito venivano richiamati da un fratello maggiore o da un vicino di casa prima che l’uomo li potesse portare via, ma un bambino non era stato così fortunato e il suo corpo era stato trovato due settimane dopo mentre scorreva in un torrente ai margini della città.
Il giorno dopo la morte del ragazzo, Harry si avvicinò all’uomo nella sua auto, nel ruolo di un bambino innocente che cercava i dolciumi che l’uomo offriva.
“Ciao bambino, qual è il tuo nome?” chiese l’uomo, sorridendo.
Harry spalancò un po’ di più gli occhi quando cominciò a mordicchiare la barretta di cioccolato che l’uomo gli aveva dato. “Sono Hawwy” biascicò contro il dolce. I dolci erano difficili da trovare dai Dursley, a meno che non fossero di Dudley, ed Harry non ha dovuto inscenare la sua gioia al gusto del cioccolato. Era uno dei pochi dolci che aveva continuato a mangiare da adulto.
“Sono Jack” rispose l’uomo. “Vuoi più cioccolato? Ce n’è un sacco sul sedile posteriore, ma credo di non poterlo prendere da qui. La portiera è sbloccata, però. ”
Harry dovette mordersi una guancia per trattenere un verso derisorio. I bambini credevano a quelle stronzate? Seriamente? Ma lui obbediente salì sul sedile posteriore della macchina e cacciò un grido sorpreso quando la porta venne sbattuta e bloccata. “Cosa sta succedendo?” chiese, gli occhi spalancati e terrorizzati. “Dov’è il cioccolato?”
“È a casa mia” disse Jack tranquillamente, accendendo la macchina. “Ti ci porterò”
Sul serio? Harry si morse il labbro inferiore, poi annuì. “Ma io devo essere a casa per le cinque o zia Petunia mi manda a letto senza cena” mormorò.
“Sarai a casa tra pochissimo, Harry. Non preoccuparti. ” Jack lo guardò dallo specchietto retrovisore, l’avidità nei suoi occhi.
Oh, Harry sarebbe tornato, non c’erano dubbi, ma l’uomo non sarebbe più andato a caccia di bambini.
A casa dell’uomo, i due scesero, Harry che continuava a fare il bambino pieno di speranza con gli occhi spalancati. Jack lo portò dentro, poi chiuse la porta, dicendo “Il cioccolato è nel seminterrato. Lascia la borsa qui, eh?”
Harry lasciò la sua borsa e si fece portare in cantina. Saltò giù per le scale, si voltò e attese l’uomo, ignorando i vari aggeggi sessuali messi là attorno. “Non vedo il cioccolato!” disse, con un sorriso maligno che gli faceva arricciare le labbra. Quello era un ottimo primo omicidio.
Jack scese di corsa le scale, sorridendo malignamente, ma si bloccò quando vide Harry. “Ma cos-?” cominciò a dire prima di sentire un freddo terribile. Si afferrò la gola e cadde in ginocchio. “Oh, Dio…” sussurrò.
“Dio?” ripeté Harry, facendo un passo avanti. I suoi occhi brillavano e il suo sorriso diabolico sembrava ancora più terrificante. “Dio non ascolta i peccatori, Jack” sussurrò, sfiorando con le dita delicate la guancia di Jack, che rabbrividì e lo fissò con paura. “Li lascia ai demoni dell’inferno… come me”
Jack emise un verso pietoso e bagnò i pantaloni, facendo ridere Harry. “Per favore… abbi pietà…”
“Pietà?” chiese Harry. “È la misericordia, allora, quella che fai quando porti i bambini qui sotto? No, non credo. Quindi io ti darò la stessa misericordia che tu riservi a loro.” Aprì la bocca e succhiò.
Jack urlò mentre la sua anima si staccava e scivolava lungo la gola di Harry. Si rovesciò, senza vita, mentre Harry faceva un passo indietro.
“Mm. Sa di pollo” mormorò Harry, leccandosi le labbra. Non diede neanche uno sguardo al corpo senz’anima, si limitò a svuotare le sue tasche per trovare il portafogli. Quaranta sterline e una carta di credito furono i suoi regali. Li infilò in tasca, per poi vagare al piano di sopra cercando qualcosa di valore tra le cose di Jack.
Dopotutto, se stava per guidare il Mondo Magico in una crociata per distruggere i mondani, avrebbe avuto bisogno di soldi, e non solo quelli contenuti nella tomba dei Potter. I mondani che uccideva potevano aiutarlo con molto più della loro conoscenza della matematica e della storia.


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Dopo Jack, Harry trascorse occasionalmente i fine settimana a piedi per la città o prendendo un autobus per una città vicina per vendere le cose che aveva preso a casa di Jack. Durante i suoi viaggi, aveva a volte trovato dei mondani che aveva stuzzicato il suo senso Dissenatore e li aveva seguiti a casa o in un vicolo buio, aveva succhiato la loro anima e aveva preso tutto quello di valore che avevano con loro.
Prima di rendersene conto, aveva abbastanza conoscenza di matematica, storia, scienze e inglese che probabilmente avrebbe potuto passare gli A-levels senza nemmeno provarci. Questo rendeva il tempo in classe estremamente noioso ed era solito passarlo a sognare ad occhi aperti o tracciando vari schemi. Dal momento che andava sempre bene nei compiti, i professori non si preoccuparono di ottenere la sua attenzione dopo un paio di tentativi.
Per quanto riguardava Dudley? Beh, Vernon gli aveva più o meno detto subito di evitare il giovane cugino a tutti i costi. Per lo più, Dudley l’aveva ascoltato, ma di tanto in tanto se ne dimenticava e si avvicinava per prendersela con Harry. Le prime tre volte Harry si limitò a guardare il cugino con inquietanti occhi verdi e il ragazzo se ne andò.
Una volta che Dudley fece amicizia con Piers e gli altri bulli del quartiere, però, ci vollero più di uno sguardo per tenerli a bada. Ma dopo la quinta volta in cui si sentì terrorizzato quando si avvicinò ad Harry, anche Dudley cominciò a pensare che probabilmente avrebbe dovuto lasciare il cugino da solo.
Marge Dursley fu un’altra fonte di divertimento per Harry. Il giorno prima della sua prima visita da quando Harry aveva minacciato Vernon, tirò da parte lo zio e gli spiegò con calma che se Marge avesse detto una sola parola sui suoi genitori e gli avesse aizzato contro i cani, li avrebbe lasciati come gusci vuoti senz’anima. Quindi, se Vernon non voleva un vegetale come sorella, avrebbe dovuto tenere in riga la donna. Tra l’altro, fu anche un problema breve, perché quando Harry fece scappare il bulldog di Marge sotto le sue gonne, la donna decise saggiamente di seguire l’esempio del fratello e della sua famiglia e di far finta che il ragazzo non esistesse.
Per il suo settimo compleanno, Harry ottenne la seconda camera da letto di Dudley e il cugino non si prese neanche la briga di protestare, avendo da tempo imparato che era meglio lasciar fare ad Harry quello che voleva. Per il resto, Harry otteneva tutto quello che voleva da mangiare e doveva fare solo le faccende che gli piacevano – aiutava un po’ con la biancheria e la pulizia, e si occupava con piacere del giardino di Petunia nel dietro della casa. Ogni Pasqua e Natale, portavano Harry a fare shopping per dei vestiti nuovi. Dovette occuparsi da solo degli occhiali, ma aveva accumulato abbastanza denaro mondano da poter andare a comprare il paio di occhiali più carini che riuscì a trovare, una volta che quelli vecchi non andavano più bene (il segretario aveva pensato che fosse la cosa più carina del mondo, e gli aveva fatto uno sconto. Era stato combattuto tra l’essere disgustato dal suo tubare e contento che i suoi risparmi non subissero un colpo troppo duro, dopotutto).
L’estate dell’ottavo compleanno di Harry, fece infine il suo primo viaggio a Diagon Alley. Era ancora odiosamente piccolo per la sua età, ma era anche più alto di quanto si ricordasse di essere stato a quell’età nella sua ultima vita, e quindi decise di farselo bastare.
Dopo aver convinto Tom ad aprire la barriera, Harry fece un salto alla Gringott. Aveva portato la maggior parte del suo denaro mondano, con l’intenzione di depositarlo nel suo conto. Ne aveva accumulato troppo per continuare a tenerlo sotto l’asse del pavimento della sua stanza, e non voleva aprire un conto in una banca mondana alla sua età.
Entrando nella banca, camminò fino ad un cassiere libero e disse “Ho bisogno che questo denaro venga trasformato in valuta magica e depositato per la maggior parte sul mio conto. Vorrei anche avere un sacchetto speciale per i soldi con scomparti sia per il denaro babbano che per quello magico, possibilmente con un incantesimo di sangue, il cui costo può venire prelevato da questi soldi. E no, non ho la mia chiave, ma credo ce l’abbia il Preside Silente.”
Il folletto ghignò verso di lui. “Il tuo nome?”
“Harry Potter” rispose Harry, spostando la frangia per mostrare la cicatrice. I capelli tornarono al loro posto un momento dopo, nascondendo la saetta alla vista. Harry non era così sciocco da lasciare il marchio evidente in giro.
Il goblin spalancò gli occhi per un attimo, poi prese il denaro che Harry aveva messo sul bancone e lo contò frettolosamente. “Un attimo”, mormorò, e saltò giù per andare a scambiare il denaro.
Harry si prese un momento per guardarsi attorno nella grande sala mentre aspettava. Riconobbe alcune famiglie, dopo aver combattuto in guerra con i loro figli o averli catturati come Auror. Riconobbe anche alcuni non umani, cosa che il suo senso di Dissennatore gli permetteva. Una donna là vicino era una Veela, mentre un uomo che discuteva sul denaro mondano era un lupo mannaro. E, oh… Harry socchiuse gli occhi guardando verso un uomo che sorrideva con la bocca chiusa. Un vampiro.
“Signor Potter” disse il folletto, tornando indietro e porgendogli il sacchetto e un coltello. “Può inserire sette gocce di sangue?”
Harry prese il coltello e si tagliò la punta di un dito. Dopo aver fatto cadere sette gocce, mise il dito in bocca e recitò mentalmente un piccolo incantesimo di guarigione. Poteva farlo senza bacchetta la maggior parte delle volte, e se non funzionava quella volta, beh, aveva dei cerotti nella tasca posteriore.
Una volta che il dito fu curato, Harry prese il sacchetto e contò 40 galeoni da metterci dentro, prima di dire al folletto di mettere il resto sul suo conto. Gli venne anche data una copia della sua chiave, posta dentro una tasca apposita del suo nuovo sacchetto per i soldi. “È stato un piacere fare affari con voi” concluse Harry, poi si allontanò dal goblin e andò verso la porta.
“Salve, bellezza” una voce raffinata mormorò all’orecchio di Harry, facendolo irrigidire. “Sembri uno che vuole passare una bella giornata” il vampiro che Harry aveva notato prima fece un passo verso di lui con un sorriso timido.
Harry trattenne una risata folle. Poteva sentire i poteri del vampiro che cercavano di lavorare su di lui, ma a differenza di un normale bambino di otto anni, aveva già imparato l’Occlumanzia e i poteri scivolarono semplicemente su di lui. “Dipende da quanto è divertente la vostra” rispose, lasciando gli occhi socchiusi. Non aveva paura dei vampiri, e quindi la promessa di Morte che avrebbe ottenuto alcune delle loro abilità lo allettava molto.
“Sarà la cosa più divertente che farai nella tua vita” promise il vampiro, facendo lentamente un passo indietro.
Harry sorrise tra se e permise al vampiro di condurlo fuori dalla banca e giù a Notturn Alley.
Il vampiro lo portò in un vicolo vuoto e lo premette contro il muro, sorridendo ampiamente e mostrando i denti. “Sono sempre stato appassionato di cose belle” mormorò.
“Che strano” rispose Harry, e il vampiro fece un balzo indietro quando l’aria si raffreddò. “Sono sempre stato un po’ appassionato di anime. Posso assaggiare la tua, vero?” e la bocca del vampiro si aprì in un urlo muto mentre Harry succhiava via l’anima antica.
“Mm. Manzo. Un po’ sanguigna.” Harry ridacchiò mentre frugava nelle tasche dei vestiti vuoti del vampiro, il corpo dissolto per l’assenza dell’anima. Prese i soldi e li aggiunse al suo nuovo sacchetto, poi si mise il mantello del vampiro sulle spalle. Era un po’ grande, ma camminare per Notturn Alley in abbigliamento mondano significava guai, quindi lo portò con sé.
Le informazioni che Harry aveva ottenuto dal vampiro includevano l’indirizzo di un pub vicino Notturn che era frequentato dai non morti, così Harry si diresse lì. Non importavano i poteri che i vampiri potevano dargli, l’enorme quantità di conoscenza era… Harry fece un respiro profondo. Tutti i libri dei mondani erano nulla in confronto a quello che aveva acquisito in quei giorni. Le lingue e la storia. I personaggi famosi e i ricordi di edifici ormai scomparsi da tempo. Harry voleva di più.
No.
Harry aveva bisogno di più.


-


Il primo mago che Harry uccise fu un errore. Si stava godendo il suo decimo compleanno in un luna park appena aperto in zona. Entrare senza un adulto era stato difficile, ma aveva ucciso abbastanza vampiri da poter celare il suo passaggio al mondano al cancello. Aveva già fatto un certo numero di giri e stava mangiando un po’ di zucchero filato in uno dei posti meno frequentati della fiera, quando un uomo ubriaco arrivò barcollando verso la sua panchina.
“Hai dei –hic- soldi –hic- bambino?”
Harry sogghignò all’adulto. “E consentirti di annientarti ancora di più? Non penso proprio.”
L’uomo lo guardò con occhi cisposi. “Non si parla –hic- in questo modo –hic- moccioso. Sai –hic- chi sono –hic- io?”
Harry si alzò, contento per il suo recente balzo nella crescita che lo aveva portato ad un’altezza di tutto rispetto per uno di dieci anni. “Ti sembra che m’importi chi tu sia, idiota d’un ubriaco?”
L’uomo afferrò la spalla di Harry in una stretta dolorosa e lo scosse. “Ascolta –hic- stronzetto”
“Lasciami in questo preciso istante” ordinò Harry, rivolgendo il proprio potere verso l’uomo.
L’uomo singhiozzò e lo guardò leggermente turbato, ma era troppo ubriaco per cogliere la sensazione di freddo che strisciava nelle sue budella. “Tu mi darai –hic- tutti i tuoi soldi e forse-”
Harry aprì la bocca e risucchiò l’anima dell’uomo, stanco di parlando con quello stolto. Era più che altro contento di essersi liberato di lui fino a quando la conoscenza non lo raggiunse strisciando e guardò la sagoma rinsecchita con un sorrisino. “Un mago, ubriaco di alcool babbano? E questo cos’è? Lavori per il Dipartimento Misteri. Eccellente.” Frugò nelle tasche dell’uomo cercando il borsellino dei soldi, la bacchetta e l’ID del Ministero, poi mise tutto in tasca. Non c’era alcuna garanzia che la bacchetta avrebbe funzionato con lui, ma perlomeno ora ne aveva una.
Dopo aver spinto l’uomo dietro un bidone, Harry finì l’ultimo pezzo di zucchero filato e tornò alla fiera. Era stato, probabilmente, il miglior compleanno delle sue due vite.


-


Harry non si prese mai la briga di cercare di infiltrarsi nel Dipartimento Misteri, ma mantenne gli occhi aperti per altri maghi o streghe inutili che potevano trovarsi sulla sua strada. Ne fece fuori altri quattro prima dell’arrivo della sua lettera da Hogwarts: un Auror, un membro del Wizengamot e due tirocinanti del Ministero. Da loro imparò tutti i piccoli segreti su come aveva lavorato il Governo, oltre ad un bel paio di incantesimi che non si era mai preso la briga di imparare o che gli erano sfuggiti.
Il giorno in cui Petunia uscì per portare Dudley a comprare la sua nuova uniforme Smeltings, lei guardò nervosamente Harry e chiese “Dovrei comprare la divisa di Stonewall anche a te? Oppure già ce l’hai?”. Harry si era da tempo creato un guardaroba di abiti scuri, la maggior parte neri o grigio scuro. C’erano giusto un paio di camicie verdi o marroni, e aveva un paio di blue jeans sbiaditi, ma tutto il resto era della tonalità giusta per confondersi tra le ombre, che rese il suo dono più facile da usare.
“Non andrò a Stonewall” rispose Harry distrattamente da dietro il libro di fisica per il college che aveva scelto dalla libreria proprio il giorno prima. Un mondano che aveva fatto sparire la settimana prima era piuttosto informato sull’argomento, ma le anime non gli trasmettevano tutte le informazioni e spesso doveva cercarsele da solo.
Petunia sbatté le palpebre dalla porta d’ingresso. “Stai pianificando di prendere tutti gli A-levels e vedere se qualche college ti accetterà, senza badare a quanto sei giovane?” sbottò lei.
Harry alzò lo sguardo dal libro e inarcò un sopracciglio indifferente. “Io andrò ad Hogwarts, come ben sai. Sto aspettando la mia lettera così saprò cosa comprare”. Tornò al suo libro, senza badare al pallore della zia.
A cena, quella sera, Vernon si rivolse al nipote, che stava mangiando in silenzio, con un taccuino accanto a lui. Ci scriveva di tanto in tanto qualcosa sopra in una lingua che non era l’inglese e la sua famiglia non aveva avuto abbastanza coraggio per chiedergli cosa stesse facendo. “Ragazzo” disse Vernon, rompendo la solita quiete che regnava a tavola la sera quando Harry mangiava con loro.
Harry guardò suo zio attraverso la frangia. “Si, Vernon?”
Vernon si gonfiò un po’ quando Harry si rifiutò di rivolgersi a lui con rispetto, ma aveva da tempo rinunciato a quella battaglia, così disse invece “Andrai a Stonewall. Io non pagherò per farti andare da qualche anormale-”
“Non dovrete pagare niente” disse Harry tranquillamente, mentre la stanza si raffreddava un po’.
Dudley e Petunia si ritrassero, ma Vernon si sporse in avanti e chiese “Stai pensando di minacciarli per farti entrare gratis, allora? Pensi che gli anormali-”
“Se continui a riferirti al mio popolo come ‘anormali’ prenderò la tua anima, è solo spreco d’aria” rispose freddamente Harry mentre il suo potere si abbatteva sullo zio, e l’aria attorno a sua zia e a suo cugino si riscaldava leggermente. “Non sei necessario per l’incantesimo posto sulla casa, e non pensare neanche per un momento che io provi simpatia nei tuoi confronti. Sei vivo solo perché sei utile, in quanto porti a casa i soldi per mantenere tutti.” Harry si alzò, prendendo il taccuino e la penna con una mano. “Questa è l’ultima volta che farò questa discussione, mondani: io andrò ad Hogwarts. Mi porterai alla stazione il primo di settembre, per poi riprendermi al momento opportuno. Per il resto, non avremo molto a che fare uno con l’altro. Sono stato chiaro?”
Vernon e Petunia sussurrarono entrambi “Sì” mentre Dudley gemette e scivolò sotto il tavolo per sfuggire dal cugino.
Harry sorrise e uscì dalla cucina, portandosi via il gelo. Era sicuro che avrebbe dovuto ricordare a Vernon di badare a se stesso alcune volte, ma come minimo avrebbe cominciato a pensarci la prossima estate.


-


Quando arrivò la lettera di Hogwarts, Harry diede a Petunia un pezzo di carta per scrivere il suo avviso di ricevimento, con la promessa di portare lei stessa Harry a Diagon Alley. In realtà, Harry ci sarebbe andato da solo, e visto che aveva perso i suoi amici, anche Hagrid, preferiva di gran lunga andare a Diagon in solitudine. Tendeva ad attrarre meno l’attenzione da solo in mezzo alla folla, dopotutto.
Così il giorno dopo che la sua lettera era arrivata, Harry uscì in strada e chiamò il Nottetempo per farsi portare al Paiolo Magico. Aveva dovuto lasciare la sua collezione di bacchette rubate a Privet Drive, per non dare ad Olivander la possibilità di riconoscerle, ma una persona poteva chiamare il Nottetempo senza una bacchetta, bastava concentrarsi a sufficienza quando si alzava la mano.
Il viaggio fu estenuante come sempre, e Harry fu molto felice di poter scendere giù. Fece un cenno a Stan e si fece strada nel pub magico. Ancora una volta, Tom lo lasciò nella Alley, e lui cominciò ad andare verso Olivander’s. Aveva contato i soldi la sera prima e aveva deciso che dovevano essere più che sufficienti per tutti i suoi rifornimenti senza doversi fermare alla Gringott, ma aveva intenzione di lasciare la libreria per ultima e vedere quanti fondi gli rimanevano prima di andare in quell’edificio. Probabilmente, poiché voleva un baule più costoso, i soldi sarebbero finiti prima di arrivare in libreria, e inoltre voleva prendere dei libri extra…
La campanella del negozio tintinnò tranquillamente quando Harry entrò da Olivander’s. I suoi sensi da Dissenatore gli dissero che il vecchio era tra gli scaffali alla sua sinistra, quindi guardò da quella parte e aspettò.
E l’uomo apparve, guardando Harry con curiosità. “Signor Potter” mormorò. “Sì, sì, sapevo che l’avrei vista presto”. I suoi inquietanti occhi d’argento sembrarono guardargli attraverso prima di spalancarsi. “Oh. Oh mio.” Fece un passo indietro. “Hai governato la Morte, e ti ha dato un grande dono. Ma per cosa lo userai, mi chiedo?”
Harry squadrò l’uomo con occhi socchiusi. “Lo userò per quello che mi sembra giusto. Se gli altri non la pensano come me è un problema loro, ma io non resterò a guardare mentre il mio popolo viene spazzato via di nuovo”
“Farete il bagno nel sangue di innocenti” lo avvertì Olivander, gli inquietanti occhi scintillanti di qualcosa simile a divertimento.
“Se questo servisse a salvare degli innocenti, farei il bagno in qualsiasi cosa. Dimmi, Olivander, hai mai visto la testa di una persona venire colpita da una pistola mondana? È veramente orribile, e non c’è niente che tu possa fare se non stare lì a guardare”
Olivander distolse lo sguardo. “Avete visto cose orribili, e vi hanno fatto cose terribili. Pensi davvero di riuscire a portare questo mondo lontano dalla dannazione?” incontrò gli occhi di Harry ancora una volta, sfidandolo.
Harry distolse lo sguardo per la domanda che si era spesso chiesto durante quei dieci anni. “Non lo so” ammise, sembrando per la prima volta il bambino che appariva, ma poi alzò lo sguardo, gli occhi verdi duri come il ghiaccio. “Non so se la mia strada è quella giusta, ma non voglio far succedere tutto di nuovo. Forse mi odieranno, ma sono stato odiato anche prima ed è qualcosa che posso sopportare, se saprò che Hogwarts esiste ancora e che il mondo magico continua ad esistere come ha sempre fatto. Farò di tutto.”
Olivander sorrise e chinò il capo, anche se sembrava un po’ triste. “Allora io vi auguro buona fortuna per il vostro cammino, Harry Potter” tese la mano e una scatola da bacchetta volò fino ad essa. “Agrifoglio e piume di fenice, undici morbidi, lunga e flessibile”
Harry prese la bacchetta e sorrise per averla di nuovo fra le mani, ma mancava qualcosa. Si rivolse a Olivander, un sopracciglio alzato.
“Siete una creatura della Morte, ora” disse piano Olivander. “Solo la bacchetta della Morte vi permetterà di raggiungere il vostro pieno potenziale. Questa bacchetta è ancora vostra, tuttavia, e vi servirà come meglio potrà. Sette galeoni.”
Harry pagò la quota e lasciò il negozio con la bacchetta, aggrottando la fronte. Era stato un incontro veramente inquietante, e non era sicuro su come si sentisse a sapere che Olivander sapeva chi e cosa fosse. Ma non poteva fare niente in quel momento. Il fabbricatore di bacchette avrebbe mantenuto il suo segreto, di quello Harry era certo.
Decidendo di dimenticare quella strana conversazione, Harry si comprò un nuovo baule con scomparti multipli e alcuni impressionanti incantesimi di protezione. Aveva intenzione di aggiungerne altri, una volta portato a casa, ma per il momento sarebbero stati sufficienti. C’era anche un incantesimo di restringimento, che permetteva al proprietario di toccare il baule e dire ‘piccolo’ per ridurlo e ‘grande’ per farlo tornare a forma normale.
Dopo andò al negozio per la sua uniforme e prese anche un set di abiti per tutti i giorni, visto che c’era, con l’intenzione di indossare il meno possibile gli indumenti mondani. Anche se preferiva avere i pantaloni invece di correre nudo sotto la veste, non aveva intenzione di passare i fine settimana come se fosse uno cresciuto tra i mondani. I Purosangue sarebbero stati i suoi sostenitori più fedeli, e sarebbero stati più propensi ad ascoltarlo se non si fosse vestito con pantaloni e camicie con le clip. O almeno, se lo avesse fatto, avrebbe avuto sopra la veste.
Dopo aver preso il suo vestiario, Harry comprò un calderone, delle fiale, il telescopio e una bilancia. Prese anche alcuni degli ingredienti più costosi per le pozioni che Piton non teneva nell’armadietto degli studenti, e un calderone d’oro per le pozioni che sapeva di dover fare. Non sarebbe stato difficile trovare una stanza in profondità nei sotterranei dove nessuno andava da usare come laboratorio segreto. Oppure poteva usare la Camera, pensò, ma non voleva avere un’altra occasione per incontrare il basilisco.
Infine, gli rimase solo la libreria. Uno sguardo al borsello gli confermò che sì, infatti, doveva fare un viaggetto alla Gringott. Dopo il suo breve viaggio in banca, Harry entrò in libreria con uno sguardo sornione. Si era impedito di entrarci durante i suoi viaggi precedenti perché nascondere i libri ai Dursley sarebbe stato complicato, mentre ora poteva comprare tutto quello che voleva. Il vano nel baule aveva un incantesimo estensivo, dopotutto. Ma, prima di dimenticarselo, doveva prendere i suoi noiosi libri di scuola. Ugh.
Due ore più tardi, Harry trascinò il suo carrello fino alla scrivania e lo posò con un ‘colpo’. “Forse ho rotto l’incantesimo peso piuma” disse imbarazzato al commesso. Il cestello aveva smesso di essere leggero come una piuma una decina di minuti prima, che era stato lo spunto per interrompere l’aggiunta di libri al suo interno. Naturalmente, questo non gli aveva impedito di prendere altri due libri lungo il cammino verso la scrivania e tenerli sottobraccio.
Il commesso guardò il cestino come se fosse un leone e poi cominciò a svuotarlo e a fare il conto. “Corvonero?” chiese.
“Primo anno” ammise Harry, facendo una smorfia allo sguardo sorpreso che gli diede il commesso. “Sono cresciuto tra i babbani” spiegò, inciampando nelle parole come chi non ha mai conosciuto la magia. “Volevo sapere tutto il possibile. Ma probabilmente sì, Corvonero”
Si era già scervellato sulla sua Casa. Aveva amato Grifondoro mentre era uno studente, ma non poteva più stare lì, non dopo tutto quello che aveva visto. Serpeverde poteva essere la sua scelta migliore, e il posto dove probabilmente il Cappello avrebbe voluto metterlo, ma non aveva intenzione di far domandare alla gente quando malefico fosse, quindi era da scartare. Tassorosso lo fece sbuffare: lui era leale solo a se stesso, e anche se poteva essere laborioso, generalmente non lo era.
Ma Corvonero… cinque anni di succhiare anime e godersi la loro conoscenza gli aveva insegnato il piacere nello scoprire cose nuove. E Corvonero, come Tassorosso, era una Casa nel mezzo; non era né nella Luce, né nel Buio, ma più una via di mezzo. Era perfetta. Tutto quello che doveva fare era convincere il Cappello a farsi spedire lì.
Pagò i suoi libri, per poi infilarli distrattamente nel baule prima di rimpicciolirlo e metterselo in tasca. Andò verso Notturn Alley con un sorriso lieve – sembravano esserci sempre più vampiri in giro, ed erano assolutamente deliziosi, per non parlare dei soldi che prendeva quando trovava le loro piccole collezioni.
In un mese, sarebbe arrivato ad Hogwarts. Finalmente, i suoi piani potevano cominciare.
 









Angolino traduttrice:
Mi scuso. 
Sul serio.
So che è passato un bordello di tempo (due mesi, a occhio e croce), e che sono sparita. 
Ma si è rotto il pc! 
Disastro!
E non ho potuto recuperare i files (miracolosamente intatti) fino ad oggi. 
Per fortuna che questo capitolo era già pronto. 

Mi sto già mobilitando per comprare un nuovo pc (quello che sto usando ora è il cavernicolo di mia madre - inutile dire che il latte alle ginocchia sta formando una pozza sul pavimento),
ma non so quando potrò riprendere a tradurre e quindi a pubblicare. 
Sorry, I need time!

Bacioni e alla prossima (chissà quando),
S.



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Capitolo 3
*** Capitolo 2 Parte 1 ***


N.B.: Cambio di traduttrice

Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Niente è come sembra
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Vernon si fermò fuori da King Cross e diede a Harry un’occhiata feroce, come se il ragazzo stesse impiegando troppo tempo per scendere dalla macchina. Apparentemente non aveva con sé nessun bagaglio, dato che era tutto dentro il baule rimpicciolito. In effetti, Harry si stava muovendo molto lentamente solo per vedere se suo zio avrebbe avuto un aneurisma, il che sarebbe stato grandioso se fosse successo proprio prima di andare a Hogwarts.

Ahimè, non ebbe fortuna. Harry sospirò tra se ed entrò nella stazione mentre l’auto di Vernon sgommava via a tutta velocità. Forse per il suo dodicesimo compleanno, allora. O per il suo tredicesimo. Oh, sì. Tredici. Harry aggiunse mentalmente un appunto sulla sua lista.

Alcune persone lo guardarono in maniera strana, ma Harry li ignorò mentre sorpassava per fendere la folla del mattino tra la piattaforma nove e la dieci. Giunto alla barriera si diede una rapida occhiata intorno poi si appoggiò e attraversò la parete per ritrovarsi sull'altro lato.

Il treno per Hogwarts, con la sua motrice scarlatta, aveva smesso di ispirare una qualsiasi emozione in Harry dopo che Lily aveva finito la scuola, ma vederlo di nuovo ora, dopo aver camminato attraverso le macerie, era... incredibile. Harry si fermò per un momento e sorrise alla stazione, sentendosi un po' come se fosse appena tornato a casa.

Si chiese come si sarebbe sentito quando avesse visto Hogwarts.

Un urto da dietro gli fece ricordare che era ancora davanti alla barriera. Era stato fortunato, la prossima persona sarebbe potuta arrivare correndo. "Mi dispiace" disse girandosi e sorridendo.

"N-nessun problema, D-davvero…" balbettò Neville Paciock mentre sua nonna varcava la barriera dietro di lui.

Il sorriso di Harry si allargò alla vista del suo vecchio amico. "Davvero, è colpa mia." gli assicurò "mi sono fermato a guardare invece di andare avanti. Vuoi che ti aiuti con i bagagli, hm?"

Neville sembrava completamente nel pallone, ma non ebbe modo di rifiutare perché Harry aveva già cominciato a spingere il baule e quando il ragazzo afferrò il suo sacco, Oscar precipitò e lui si mise a inseguirlo tuffandosi tra la folla e salutando da sopra la spalla "Ciao, Nonna!".

Augusta Paciock sospirò e scosse la testa, poi si voltò e spinse il carrello vuoto indietro, verso l'ingresso della stazione. I ragazzi erano ragazzi. Sperava solo che quel ragazzino non fosse troppo crudele con il suo Neville.

Sul treno Neville finalmente raggiunse il ladro del suo baule e trovò il ragazzo intento a sollevare il bagaglio fino al portapacchi senza sforzo apparente, lasciando Neville a fissarlo come un idiota.

Harry si spolverò le mani e si voltò sorridendo a Neville, che era in piedi sulla soglia, con la bocca spalancata. "Ehi, catturi le mosche in quel modo." lo prese in giro, spingendo delicatamente su il mento di Neville. "Sono Harry, comunque."

"N-Neville." balbettò l'altro ragazzo dopo un po’.

"Beh, N-Neville, è bello conoscerti." rispose Harry, lasciandosi cadere su un sedile. "Vieni a sederti, no? Non ha senso bloccare la porta."

Neville si trascinò verso il sedile di fronte a Harry e si lasciò cadere, stringendosi il rospo e il sacco al petto, come se avesse paura che Harry glieli rubasse.

Harry roteò gli occhi ed estrasse “Storia di Hogwarts” dalla tasca posteriore - che era più grande all'interno che all'esterno in modo da poter contenere libri e altri giocattoli. Si allungò sul suo sedile e aprì il libro al segno mettendosi a leggere, decidendo di ignorare Neville.

Neville stava appena cominciando a rilassarsi quando la porta dello scompartimento si aprì e una ragazza con i capelli castani e cespugliosi riempì l'apertura. "Oh." disse guardandosi intorno depressa.

Harry alzò gli occhi dal suo libro e notò il baule dietro di lei. "Alla ricerca di un posto in cui sederti?" chiese mentre interiormente faceva salti di gioia. Aveva trovato Hermione!

La ragazza si morse il labbro inferiore. "Sì. Tutti gli altri scomparti che ho visto finora erano pieni di studenti degli anni superiori."

"Beh, qui ci siamo solo noi di prima e sei invitata a unirti a noi." disse Harry chiudendo il suo libro e rimettendosi a sedere dritto. "Entra e vediamo di riuscire a infilare il tuo baule nel portabagagli."

Hermione fece una smorfia. "Potrebbe essere un po' pesante." lo mise in guardia entrando e trascinando il pesante baule dietro di lei.

Harry scrollò le spalle e si alzò lasciando il suo libro sul sedile. "Ce la faremo." promise e si chinò per afferrarne un’estremità.

Hermione sembrava piuttosto incerta, ma si chinò e afferrò l’altro lato. Era un po' perplessa perché suo padre era appena stato in grado di sollevare il baule per metterlo nel bagagliaio e invece adesso riuscirono a infilarlo con facilità al suo posto. Fissò il ragazzo in soggezione. "Che cosa sei?" sussurrò.

Harry arrossì. Oops. Gli tese la mano e sorrise ampiamente. "Sono Harry. E questo è N-Neville."

Hermione sbatté le palpebre, poi strinse gli occhi. "Stai provando a…"

"Piacere di conoscerti, e sì, ci sto provando!" ribattè Harry schivando la domanda e continuando a sorridere.

La bocca di Hermione si spalancò e fissò lo strano ragazzo mentre lui tornava al suo posto e riprendeva il suo libro.

"Catturi le mosche in quel modo." disse Neville tranquillamente dopo un momento.

La bocca di Hermione si chiuse di scatto e si girò verso l'altro ragazzo nello scomparto "E lui è…?"

Neville si strinse nelle spalle. "L’ho appena incontrato. Mi sono imbattuto in lui sulla piattaforma ed è corso via con il mio baule." Guardò il suo sacco. "Qual è il tuo nome?"

La ragazza sorrise. "Hermione. Hermione Granger. Sono la prima strega nella mia famiglia." E così dicendo si gonfiò di orgoglio.

Neville sorrise. "Neville Paciock. Sono un purosangue, una delle famiglie più antiche."

Entrambi guardarono Harry che li stava osservando da sopra il suo libro. Davanti ai loro sguardi in attesa sospirò e abbassò il suo libro. "Harry Potter." disse sospirando di nuovo non appena i loro occhi si spalancarono.

Neville aveva un’espressione come se avesse appena visto Merlin o qualcosa del genere, Hermione, d'altra parte, osservava Harry come se fosse un nuovo esperimento. "Harry Potter! So tutto di te…"

"Tu non sai niente di me!" Scattò Harry e la temperatura nello scomparto calò vertiginosamente. "Avete sentito favole e letto libri scritti da persone che non mi hanno mai nemmeno visto. Non sai nulla di me!"

Ci fu un lungo momento di silenzio mentre i tre ragazzi si fissavano tra loro e Hermione e Neville rabbrividivano, poi Harry si riscosse con rabbia.

"Mi dispiace." sussurrò Hermione finalmente, le lacrime agli occhi.

Harry chiuse gli occhi e si lasciò andare contro il sedile, costringendosi a tornare calmo. Non aveva intenzione di perdere le staffe in quel modo ma, dopo la guerra con i mondani, era rimasto nauseato da tutte le persone che si erano rivolte a lui per essere salvate. Quelle persone pensavano di conoscerlo. Lui deglutì e vide che aveva davanti solo due bambini spaventati. "Mi dispiace molto." mormorò. "Non volevo perdere la calma. Ho solo... " sospirò e si strofinò il suo viso, spostando gli occhiali di traverso. "Non sono l’eroe che la gente pensa io sia. Non ho sconfitto Voldemort, la mia mamma l’ha fatto. Io sono solo il ragazzo che è sopravvissuto." Alzò lo sguardo verso di loro, sentendosi vecchio e stanco.

Hermione e Neville sembravano essersi calmati e la ragazza si sporse un po' in avanti. "Tua madre ha sconfitto Tu-Sai-Chi?"

Harry alzò gli occhi al nome pubblico per il Signore Oscuro. "Sì. Quando Voldemort è venuto per uccidermi si è offerto di lasciare in vita mia madre. Per qualche misteriosa ragione stava per risparmiarla. Comunque, quando ha lanciato l’Anatema che Uccide, c'era questo scudo o qualcosa del genere che lo rifletté contro di lui." Harry scrollò le spalle.

Neville deglutì. “E tu te lo ricordi?" sussurrò.

Harry guardò il suo libro e tracciò delicatamente con un dito le lettere sulla copertina. "Sì. Ho una memoria perfetta, fin dal momento in cui l'incantesimo mi ha colpito. Ho... " Scosse la testa e guardò i bambini di fronte a lui. "I libri e le storie si sbagliano, comunque…” Riprese il suo libro e lo aprì da dove aveva interrotto quando Hermione era entrata.

Lo scompartimento era silenzioso mentre il treno continuava a viaggiare. Dopo pochi minuti Hermione tirò fuori il suo libro e Neville un mazzo di carte per giocare a un solitario.

Rimasero in silenzio per quasi due ore fino a quando non comparve la donna con il carrello dei dolci che, affacciandosi, chiese: "Qualcosa dal carrello, cari?"

Hermione scosse la testa ma Harry e Neville si alzarono per prendere alcuni dolcetti. Harry prese molte Cioccorane, un paio di Calderotti e non molto altro, ma Neville prese felicemente un po' di tutto e lo gettò sul sedile che Harry aveva usato per stendere le gambe.

Harry era più divertito che infastidito, mentre tornava al suo posto e si sedeva di nuovo, guardando Neville che offriva dolci a Hermione, figlia di due dentisti. Lei rifiutò tutto fino a quando Harry distrattamente disse "I Calderotti e gli Zuccotti di Zucca non hanno molto zucchero. E alcune Gelatine Tutti i Gusti + 1 sono al sapore di verdure."

Hermione gli lanciò uno sguardo strano e lui le sorrise ampiamente prima di mordere la testa di una Cioccorana. Sembrava combattuta tra la disapprovazione e il divertimento e quando Harry gliene porse una, ancora chiusa, con un sorriso a tutti denti, ricoperti di cioccolato, rise e la accettò. "Ti marciranno i denti!" si lamentò quando Harry addentò un'altra Cioccorana.

"Almeno sarò felice mentre marciscono." ribatté Harry "Il cioccolato è un antidepressivo naturale."

Hermione sbatté le palpebre per la sorpresa mentre Neville chiese "Naturale anti-cosa?"

Harry alzò gli occhi. "Mai sentito parlare del valore medicinale del cioccolato?" chiese.

"Sì, certo. Ti tira su il morale.” Si trovò d'accordo Neville.

"Antidepressivo è una parola mond… babbana per qualcosa che ti rende più felice."

Hermione lo stava guardando come se fosse di nuovo un puzzle incomprensibile e Harry dovette reprimere un sospiro. “Come stavi per chiamare i babbani?"

"Mondani.” mormorò Harry. "E' il modo in cui mia zia chiama se stessa." Era una bugia sfacciata, ma se anche qualcuno avesse avuto le palle per chiedere a Petunia come lei chiamava la gente non magica, avrebbe avuto come risposta una padellata.

“Tua zia è babbana?" Chiese Neville mentre Hermione sorrideva tra se. Problema risolto.

“Be ', sì. E' la sorella di mia madre." Harry scrollò le spalle. "Lei e mio zio e mio cugino sono tutti mondani. Babbani. Quello insomma!" sbuffò dando un altro morso alla rana che aveva in mano e che si stava dimenando.

Hermione coprì un sorriso con la mano. "Mi piace quella parola, mondano. Babbano suona proprio così... scortese, direi."

"'Babbano non è un modo di dire educato" mormorò Harry. "Dovrebbe essere un dispregiativo."

"Penso che sia orribile!" sbuffò Hermione. "Siamo tutti esseri umani, giusto? Che importa se abbiamo la magia o no?"

Harry lasciò la sua ultima Cioccorana sul sedile e si voltò a guardare fuori, verso i campi di passaggio. La sua Hermione era stata uccisa mentre teneva un discorso appassionato su quel tema. I mondani non avevano badato ai diritti per cui parlava, era magica e doveva morire.

Neville sembrava a disagio tra il triste silenzio di Harry e la giusta furia di Hermione. Dopo un momento, Hermione si rilassò un po' e Neville agitò le carte verso di lei. "Vuoi giocare a Spara Schiocco?"

Hermione sbatté le palpebre. "Oh, ehm, Certo? Non conosco le regole però... "

"Possiamo insegnartele.” disse Harry allontanandosi dal finestrino con un sorriso. La sua Hermione era sparita, ma questa Hermione era ancora viva e vegeta. E lui l'avrebbe salvata, anche se lei lo avrebbe odiato per questo.

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Harry rimase sorpreso quando arrivarono alla stazione di Hogsmeade senza aver ricevuto una visita da parte di Draco. (Naturalmente le uniche persone che sapevano che Harry Potter era effettivamente sul treno erano rimaste nel suo stesso scomparto per quasi tutto il viaggio, lasciandolo solo per cambiarsi i vestiti, cinque minuti prima di arrivare.) All’annuncio di lasciare i loro bagagli sul treno però, sia Neville sia Hermione guardarono Harry con curiosità.

“Non hai nessun bagaglio?" Chiese Hermione.

“Non avevi nessun baule quando siamo partiti dalla piattaforma, mi sa." ricordò Neville.

Harry scrollò le spalle e tirò fuori il suo baule in miniatura. "Ho speso un po' di soldi in più per farlo ridurre e ridimensionare a comando, quindi posso tenerlo in tasca. Non c'è motivo di infilarlo nel portabagagli se posso tenerlo con me." Così dicendo lo rimise in tasca e si rilassò sul sedile per gli ultimi minuti di viaggio.

"Questo è... davvero utile" commentò Hermione. "E pesa molto?"

Harry scrollò le spalle. "Si riduce la massa, non solo le dimensioni. Ma è dotato anche di un incantesimo peso piuma, in questo modo non pesa quasi niente anche a dimensioni normali."

"Immagino che tu abbia dato una spiegazione babbana per un incantesimo, giusto?" chiese Neville.

"Più o meno." rispose Harry.

Il treno finalmente si fermò e tutti e tre si trascinarono fuori tra la folla, dove Hagrid stava chiamando gli studenti del primo anno.

Quando tutti si furono riuniti intorno a Hagrid, il guardiacaccia gigante fece strada lungo il sentiero per il lago, avvertendoli quando furono in vista di Hogwarts.

Mentre gli altri studenti rimanevano tutti senza fiato e in soggezione davanti al bellissimo castello, Harry lo fissò appena e strinse i pugni lungo i fianchi. Non lascerò mai che i mondani ti distruggano di nuovo. Preferirei morire che rivedere ancora quelle macerie, promise Harry in silenzio. Hogwarts era stata la sua prima casa e avrebbe ucciso milioni di mondani per saperla al sicuro.

"Non più di quattro per barca!" urlò Hagrid mentre raggiungevano il molo.

Neville sembrava un po' nervoso mentre entrava nella barca e si sedeva rapidamente aggrappandosi alla fiancata. Hermione e Harry lo guardarono e lui sussurrò “Non so nuotare."

Hermione aggrottò le sopracciglia ma Harry si strinse nelle spalle e disse "Nemmeno io, però sono davvero bravissimo a non agitarmi."

Neville si strozzò con una risata e la sua presa si allentò un po'. Poi una quarta persona entrò nella loro barca. "Lillian Moon." sussurrò presentandosi mentre Hagrid gridava per far muovere le barche.

"Hermione Granger." rispose Hermione, tendendole una mano tremante.

Lillian sembrò un po' incerta sentendo il cognome babbano, ma strinse comunque la mano che gli era stata offerta.

"Neville Paciock." disse Neville rifiutandosi di lasciar andare la murata ora che la barca si stava muovendo.

"Harry." scandì Harry quando Lillian si voltò verso di lui. "Sai, Neville, se cadi in acqua, il calamaro gigante ti prenderà."

Neville sbarrò gli occhi. "C-calamaro gigante!"

Hermione sbuffò. "Harry."

Harry scrollò le spalle. "E’ così. Ma non gli piace il sapore degli studenti. Troppo gommoso."

Hermione colpì dolcemente il braccio di Harry mentre Neville diventava ancora più pallido. "Smettila!"

Lillian sbuffò. "Mi piaci, Harry." decise "Hai un cognome?"

"Preferisco fare il misterioso il più a lungo possibile." rispose Harry roteando gli occhi. "Lo scoprirai durante lo smistamento, comunque."

Hermione alzò gli occhi al cielo e aiutò Neville a scendere dalla barca, una volta raggiunto il molo. "Su, siamo sulla Terraferma."

Harry saltò accanto a Neville e gli mise un braccio intorno alle spalle. "Dopo di questo, lo smistamento dovrebbe essere un gioco da ragazzi, eh?"

"Non voglio starti a sentire in questo momento." mormorò Neville. "Probabilmente la prossima cosa che dirai è che dobbiamo combattere contro un troll o qualcosa del genere."

"Sarebbe troppo sanguinoso per il primo giorno." lo rassicurò Harry con la faccia seria. "Dovremo aspettare fino Halloween prima di liberare un troll contro di te."

"Ignoralo." sibilò Hermione mentre Lillian ridacchiò dietro di loro.

Hagrid li accompagnò fino alla McGranitt, che li guidò alla sala d'attesa dove fece il suo discorso. Una volta che li ebbe lasciati, gli studenti iniziarono a sussurrare su come sarebbe stato lo smistamento.

Harry si appoggiò al muro e osservò i suoi compagni mormorare. Hermione e Neville si erano spostati lontano da lui durante il viaggio dal molo, ma probabilmente era meglio così. Fare amicizia con loro, quando sapeva che lo avrebbero odiato per gli omicidi che avrebbe commesso, significava solo fargli più male del necessario.

Lillian, d'altra parte, si appoggiò al muro accanto a lui. "Non riesco a decidere se effettivamente stavi cercando di spaventarlo con un bluff o se semplicemente ti stavi divertendo a sfotterlo."

"Neville è un bravo ragazzo." mormorò Harry "E questo farà di lui un ottimo Grifondoro, ammesso che riesca a superare i suoi problemi di autostima. Mi auguro che lui e Hermione diventino amici. Stanno bene insieme."

Lillian lo squadrò. "Sei strano." Decise " Tu in che casa vorresti finire? E per favore non dire Grifondoro."

Harry sorrise. "Corvonero. Sono assetato di conoscenza e quindi dovrei finire lì. Oppure... " Si strinse nelle spalle. "Probabilmente Serpeverde."

Lillian annuì. "In quel caso saremmo Serpeverde insieme. Andrebbe bene, tu mi piaci."

Harry ridacchiò e scosse la testa. "Non credo, ma vedremo."

La McGranitt tornò e cacciò via i fantasmi che stavano spaventato alcuni dei ragazzi. Poi li condusse nella Sala Grande. Da qualche parte, davanti a loro, Harry udì Hermione dire qualcosa a Neville sul soffitto e sorrise con affetto. Accanto a lui Lillian alzò gli occhi e mormorò "Corvonero."

Non appena furono tutti sistemati in fila il Cappello Parlante iniziò la sua canzone. Una volta finita, la McGranitt iniziò a chiamare i nomi degli studenti, in modo che potessero essere smistati.

Quando Hermione e Neville furono assegnati a Grifondoro, lui applaudì e sorrise mentre passavano. Applaudì anche quando Lillian si diresse verso Serpeverde a testa alta. Ognuno era stato smistato nella casa in cui sarebbe dovuto andare. Solo lui avrebbe cambiato schema.

"Potter, Harry!"

Harry si diresse verso il cappello mentre la Sala Grande scoppiava di conversazioni sussurrate. Ascoltandone alcune, Harry dovette reprimere una smorfia e fu molto contento di farsi scivolare il cappello sugli occhi, bloccandosi la vista della Sala.

'Bene, bene, che cosa abbiamo qui? Oh. Oh mio…'

'Olivander ha detto quasi la stessa cosa quando ci siamo incontrati.’ commentò Harry seccamente. 'Voi due non siete amici, per caso?'

'Hai avuto una vita piuttosto difficile, signor Potter.' disse il cappello e sembrò davvero molto triste.

Harry avrebbe voluto distogliere lo sguardo, sapendo molto bene quali orrori il cappello poteva vedere nella sua mente. Solo l’occlumanzia riusciva a confinare i suoi ricordi inquietanti negli incubi. 'E' stato difficile, certo, ma sono tornato per riprovarci. Salverò tutti questa volta.'

'Non è possibile salvare tutti.' disse il cappello con delicatezza 'Alcuni dovranno morire. Questa è la natura della guerra. Anche della guerra che desideri intraprendere. La gente morirà, l'unica cosa che puoi cambiare è chi morirà per primo.’

'Il significato è lo stesso, alla fine.'

'No, non per davvero.' Il cappello sospirò 'Non importa. Hai scelto la tua strada. La intraprenderai se questo è davvero il tuo volere, ma non perderti lungo la via, Harry Potter. Il mondo magico non potrà mai sopravvivere se lo fai.' Così dicendo il cappello riportò la sua attenzione sulla Sala e gridò "Corvonero!"

Harry consegnò il cappello alla McGranitt e si avvicinò in silenzio al suo tavolo che lo stava applaudendo. La sua mente ancora fissa sulle parole del Cappello, ma riuscì ad accantonare i suoi pensieri abbastanza a lungo per vedere che Hermione e Neville gli stavano entrambi sorridendo, come anche Lillian dal tavolo dei Serpeverde.

La cena fu un affare grandioso, proprio come Harry la ricordava, anche se il tavolo di Corvonero era piuttosto tranquillo. Quando uno studente gli chiese della notte in cui aveva ricevuto la sua cicatrice, Harry indirizzò il suo potere su di lui e dopo nessun altro ne fece più parola. Si aggirò tra gli altri studenti chiedendo notizie sulle lezioni e sui professori. Erano tutti entusiasti di essere lì per imparare cose nuove e Harry si ritrovò a commentare e discutere quasi contro la sua volontà. Quest'anno non sarebbe stato una novità per lui, ma poteva capire il loro entusiasmo e lo trovava coinvolgente, senza sapere bene perchè.

Dopo il discorso di Silente, i Prefetti di Corvonero portarono i ragazzi del primo anno al loro dormitorio e spiegarono che avrebbero dovuto rispondere a un quesito diverso ogni volta, per entrare. Harry si fece un appunto mentale di studiare meglio gli enigmi nei prossimi giorni o di girare in compagnia di almeno un altro Corvonero.

Una volta che furono tutti sistemati e che i suoi cinque compagni ebbero finito di appendere i loro poster e si furono addormentati, Harry appoggiò la schiena contro i cuscini e affondò nei suoi pensieri. Il Cappello lo aveva avvertito di non perdere se stesso, e con tutte le conoscenze che fluttuavano nella sua testa e tutti gli omicidi che aveva commesso finora, non era stato difficile capire perché glielo avesse ricordato. Così Harry passò la notte organizzando la sua mente in un nuovo sistema di classificazione, assicurandosi che il suo vero se - un brillante ragazzo con gli occhi spalancati e pieni di meraviglia e di avventura il cui migliori amici erano stati il figlio più giovane di una grande famiglia dai capelli rossi e la strega più brillante della scuola - non sarebbe mai rimasto sepolto sotto la morte e la troppa conoscenza. Perché quel ragazzo, 'Solo Harry', non era preoccupato per la conoscenza e non aveva conosciuto la morte. Desiderava solo accettazione e amore.

Questo era il ragazzo che Harry giurò di non dimenticare mai.

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Il primo mese passò più velocemente di quanto Harry avrebbe potuto aspettarsi. Le lezioni erano monotone, inframmezzate dagli insulti settimanali di Piton. Il Capo casa di Serpeverde poteva anche insultarlo, ma finché Piton lasciava sua madre fuori da quelle invettive, poteva starnazzare tutto quello che voleva. Harry aveva preso l’abitudine di segnarsi alcuni tra i migliori insulti che Piton utilizzava, in attesa di usarli su altre persone in futuro.

Harry si era preso del tempo per conoscere i suoi nuovi compagni di Casa, in quanto non aveva mai avuto molto a che fare con i Corvonero, a parte Luna, nella sua vecchia vita. Beh, Padma era stata la sorella di Calì ed era andata al Ballo del Ceppo con Ron e Terry, Michael e Anthony erano stati tutti i membri dell’Esercito di Silente, ma degli altri sei Corvonero della sua classe conosceva a malapena i nomi e non sapeva davvero nulla su di loro.

Terry Boot, aveva scoperto, aveva un fratello maggiore che era un babbano. Proprio come aveva fatto Petunia quando Lily era stata accettata a Hogwarts, anche il fratello maggiore di Terry aveva scritto sperando che Silente lo accettasse e, dopo aver ricevuto una risposta negativa, aveva deciso di sfogare la sua furia sul suo fratello minore. Siccome il fratello di Terry era nella squadra di football della sua scuola, gli lasciava lividi piuttosto vistosi sulle spalle e Terry era stato piuttosto nervoso nei confronti dei suoi compagni di stanza fino a quando non erano guariti. Harry lo aveva scoperto durante la seconda settimana ed essendosi personalmente trovato nella stessa posizione di Terry in passato gli aveva offerto un po' di crema per i lividi, presa dal suo baule. Quasi immediatamente Terry era diventato il suo nuovo migliore amico.

Michael Corner e Anthony Goldstein erano entrambi Mezzosangue e figli unici. Le loro madri erano streghe mentre i loro padri erano babbani. Il padre di Anthony, però, lo aveva lasciato quando aveva tre anni, non essendo in grado di accettare la magia senza bacchetta del figlio. Il padre di Michael invece era rimasto al fianco della famiglia ed era diventato uno dei più grandi sostenitori del figlio.

Stephen Cornfoot era un purosangue che viveva da solo con la madre. Suo padre era stato sospettato di attività da Mangiamorte e spedito ad Azkaban alla fine della guerra, senza un processo. Una sorte molto simile a quella di Sirius. Suo padre era morto dopo tre anni e il suo corpo era stato gettato in mare. Stephen non lo aveva mai conosciuto, a parte le poche immagini che sua madre gli aveva mostrato. Provava un grande rancore verso il Ministero e di tanto in tanto a scarabocchiava sui suoi appunti immagini di un edificio in fiamme o di un uomo con la bombetta che veniva bruciato sul rogo. (Harry gli aveva chiesto una copia di quest’ultimo e Stephen gliela aveva regalata con una risata. Harry teneva il disegno sopra la sua scrivania personale, nel dormitorio.)

Kevin Entwhistle era un nato babbano con qualcosa da dimostrare. I suoi genitori non avevano voluto che lui frequentasse Hogwarts, ma lui aveva pregato e supplicato, volendo imparare di più di quello che avrebbero potuto insegnargli in una scuola mondana. Se non fosse riuscito ad ottenere almeno un’E in tutti i suoi corsi, non sarebbe tornato per l'anno successivo. Quando i Corvonero avevano sentito dell’ultimatum che gli era stato dato tutti avevano giurato che avrebbero aiutato Kevin a passare, a tutti i costi.


Mandy Brocklehurst era una mezzosangue, senza alcun tipo di storia tragica. Suo padre era stato un Corvonero e sua madre una Tassorosso. Entrambi erano stati buoni studenti e sua madre, dopo anni di tentativi, era finalmente rimasta incinta del loro secondo figlio. Mandy era un po' delusa perché si sarebbe persa la nascita del suo nuovo fratello o sorella, ma non vedeva l'ora di raccontare al bambino tutto su Hogwarts, durante le vacanze.

Morag MacDougal era una purosangue che proveniva da una famiglia di maghi oscuri. Generalmente era evitata dal resto dei Corvonero, e sceglieva di mescolarsi con i Serpeverde quando era lontana dalla sala comune. Harry aveva cercato di parlarle tre volte ma alla fine lei lo aveva maledetto in un furioso silenzio, e aveva passato la sera con i suoi cugini di Serpeverde. La sua reazione aveva più che altro divertito Harry, ma decise che sarebbe stato meglio ignorarla, piuttosto che averla come nemica.

Padma Patil era la più tranquilla delle due gemelle e veniva spesso dimenticata dai suoi genitori. Non aveva mai fatto una colpa ai genitori per il fatto che la ignoravano, preferiva il silenzio ai giochi rumorosi della sorella sul prato davanti casa. Era anche la meno femminile delle due e preferiva i pantaloni mondani agli abiti e alle gonne. Infatti, spendeva spesso i suoi soldi in pantaloni mentre la sorella comprava un nuovo vestito o abito nella più appariscente sfumatura di rosa che riuscisse a trovare.

Li Su era una mezzosangue che veniva dalla Cina, dove aveva vissuto fino all'età di otto anni. Sua madre era stata uccisa in una rivolta e il padre aveva deciso di trasferirsi in Gran Bretagna, dove aveva vissuto per la maggior parte della sua vita. Era stato un duro cambiamento per Li, che aveva ancora problemi a padroneggiare la lingua. Harry aveva succhiato pochissime anime che conoscessero il mandarino e si ritrovò a passare i fine settimana seduto con lei, conversando nella sua lingua. Era la prima volta che imparava una lingua senza dover ingoiare anime e fu un lavoro duro, ma molto divertente. E mentre Li gli insegnava il mandarino, Harry le insegnava l’inglese e la aiutava con i compiti.

Lisa Turpin, l’ultima della sua classe di Corvonero, era stata allevata in un orfanotrofio babbano fino a quando era stata adottata da una bella coppia di anziani babbani, quando aveva sette anni. Le piacevano abbastanza i suoi genitori adottivi, ma l'orfanotrofio aveva lasciato delle cicatrici sulla sua psiche, proprio come un orfanotrofio babbano una volta aveva contorto la mente di Tom Riddle. Lisa non era così segnata com’era stato Tom, ma non era facile al sorriso e cercava di tenersi alla larga da ogni possibile segno di violenza. Harry e Terry, provenendo entrambi da situazioni di violenza domestica, stavano cercando di farla aprire con qualcosa che non fossero i suoi libri.

Tutto considerato, a Harry piacevano i suoi nuovi compagni, ma erano Terry e Li a rendere molto più facile la separazione dai suoi vecchi amici Grifondoro. Non pensava quasi mai a Hermione o a Neville a parte quando li incontrava occasionalmente attraversando la Sala Grande o quando era in gruppo con loro in una delle poche lezioni che avevano in comune. Era ugualmente distante con Lillian, ma siccome l’aveva incontrata una sola volta sulla barca, la cosa non gli pesava più di tanto.

L'unica cosa che veramente lo preoccupava, passando poco tempo con i Grifondoro, era che non aveva modo di catturare Crosta. Ron a malapena sapeva che esistesse, non gli importava di Harry e quindi non prendeva nemmeno in considerazione di parlare con lui. A Harry non piaceva l'idea che questo gli avrebbe impedito di liberare Sirius, ma il suo padrino era bloccato ad Azkaban da dieci anni, un altro paio di mesi non avrebbero fatto differenza. (E se rivivere la sua infanzia di nuovo, gli aveva insegnato qualcosa, questa era la pazienza.)

L'unica altra cosa su cui Harry era indeciso era Raptor. Anche se era vero che aveva gli stessi obiettivi di Voldemort, onestamente non sapeva se il Signore Oscuro avrebbe mai accettato un'alleanza. Più probabilmente Voldemort avrebbe voluto la sottomissione di Harry, e Harry avrebbe preferito morire piuttosto che accettarlo. Inoltre Harry non aveva idea di come affrontare il Signore Oscuro per discutere quaesta cosa.

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Harry si svegliò la mattina di Halloween sentendosi insolitamente eccitato. O forse non tanto stranamente, tutto sommato. Halloween era sempre stato un giorno maledetto per lui, indipendentemente dalla vita che stava vivendo. Anche da adulto qualcosa di brutto era sempre successo il 31 ottobre - un criminale che gli sfuggiva dopo un lungo inseguimento, un amico morto per mano dei mondani, il massacro di Hogwart… e rivivere di nuovo con i Dursley non aveva alterato questa tendenza… non viveva più nel sottoscala ma si era rotto un braccio mentre cacciava i mondani.

Harry sapeva cosa sarebbe successo questo Halloween, ma non era sicuro che le cose sarebbero andate come nella sua vita passata. Ron era sempre in compagnia di Seamus e Dean, ma senza Harry certamente non avrebbe fatto commenti sprezzanti su Hermione, mentre la brillante strega aveva come amico Neville, dopo aver accettato i suoi dolci sul treno. Ancora più importante, Hermione sembrava un po' meno antipatica di come la ricordava, anche se non era sicuro se fosse un suo ricordo errato o se lei realmente fosse un po’ più rilassata.


In ogni caso, Harry non era esattamente impaziente di affrontare la giornata, non importava quello che sarebbe successo. Si trascinò fuori dal letto e si vestì come un bravo studente, poi attese nella sala comune l’arrivo di Li e Terry che avevano preferito dormire un po' più a lungo.

Quando i suoi due amici, finalmente si unirono a lui, si diressero insieme verso la Sala Grande. Li e Terry, occasionalmente, lanciavano sguardi preoccupati a Harry che sembrava essere più tranquillo del solito, ma davvero non poteva farne a meno.

Il giorno fu monotono come sempre, ma Harry tenne d'occhio Hermione con l'intenzione di impedirle di perdersi la festa. Ma Hermione non scappò piangendo a causa di qualcosa detto da Ron e Harry si rilassò un po'. Ci sarebbe stato comunque un troll in giro, ma gli insegnanti erano in grado di gestirlo e Piton era più che in grado di fermare il tentativo di Raptor per impadronirsi della Pietra.

A Harry era venuta un'idea su come avvicinare Voldemort. Il bastardo voleva la pietra filosofale e Harry sapeva come superare i vari incantesimi - anche se avrebbe potuto avere qualche problema con la scacchiera. Forse avrebbe potuto prendere la Pietra e poi offrirla a Voldemort in cambio di un'alleanza? O, semplicemente, poteva tentare di convincere Voldemort a non ucciderlo. Avrebbe dovuto pensarci.

Avrebbe anche dovuto aspettare fino a dopo Natale. Sarebbe stato più facile con il suo mantello e Silente avrebbe sistemato lo specchio solo più avanti.

La sua pazienza avrebbe potuto non durare così a lungo.

La festa era più o meno come la ricordava. Poco dopo che il cibo fu servito, Raptor corse dentro urlando qualcosa su un troll e finse di svenire. Mentre gli studenti si facevano prendere dal panico, Harry lanciò un’occhiata al tavolo dei Grifondoro per assicurarsi che Hermione e Neville fossero lì – c’erano - poi osservò brevemente i suoi compagni per assicurarsi che fossero tutti presenti. Morag non c’era, ma la individuò insieme ai Serpeverde, seduta accanto a sua cugina, Tracey Davis.

Silente chiede il silenzio ma Harry si era appena reso conto che qualcosa non andava: Lillian mancava.

Mentre gli studenti si alzavano, Harry scivolò verso Morag che stava salutando Tracey e le chiese: "Dov'è Lillian Moon?"

Tracey e Morag sghiganzzarono ma Millicent Bulstrode gli toccò la spalla e disse: "Era in punizione con Gazza per aver insozzato di fango i corridoi dopo Erbologia, due giorni fa. L’ha messa in punizione oggi, così si sarebbe persa la festa."

"Maledizione!” mormorò Harry e poi elargì a Millicent un sorriso forzato. "Grazie. Se la incrocio andando verso i dormitori la terrò con noi finchè l’allarme non sarà finito.”

Millicent annuì e si separarono, Harry seguito da Morag, e tornarono dove i loro compagni di Casa erano riuniti.

"Questo è tutto." disse il Prefetto. "Adesso andiamo."

Una volta che furono fuori dalla Sala Grande e instradati sulle scale verso le torri, Harry lanciò un silenzioso incantesimo d’individuazione per trovare Lillian. L’incantesimo indicò la sala dei trofei, che era pericolosamente vicina al punto in cui il troll si era mostrato durante la sua ultima vita. Un secondo incantesimo gli rivelò che il troll era di nuovo in quella zona. Se Lillian avesse fatto rumore, il troll sarebbe andato a indagare. Maledizione.

Harry toccò la spalla di Li. "Mettimi da parte qualcosa da mangiare." gli disse prima di scivolare via dal gruppo, in silenzio, lanciando un incantesimo di disillusione e allontanandosi. Se Li fu allarmata dalla cosa, non ne diede segno.

Il viaggio per la stanza dei trofei era fortunatamente breve e Harry lasciò cadere la sua disillusione poco prima di entrare. Lillian stava canticchiando tra sé, mentre lucidava un trofeo, con sguardo un po' irritato.

"Lillian!" sibilò Harry.


La Serpeverde si voltò sbattendo le palpebre. "Harry?" chiese, senza preoccuparsi di tenere la voce bassa. "Cosa ci fai qui? Non dovresti essere alla Festa?"

Harry scosse la testa. "Ci hanno rimandati nelle sale comuni perché c'è un troll libero nel castello. Andiamo."

"Un troll?" ripetè Lillian, rimettendo delicatamente a posto il trofeo e gettando lo straccio nel secchio ai suoi piedi.

Harry impallidì quando il troll bloccò pesantemente la porta, guardando verso di loro, muto e arrabbiato. Individuò Lillian, che si stava spostando verso Harry e il suo sguardo si accese.

Merda! Che incantesimi posso usare? Non c’è niente ch potrei conoscere al primo anno. Super velocità? Super forza? I troll hanno un'anima? Aspetta! Harry si concentrò e diresse tutto il suo potere verso il troll, sperando, contro ogni probabilità, che potesse provare terrore.

Harry ebbe fortuna. Il troll si lasciò sfuggire un sonoro gemito e si accucciò, afferrandosi la testa e di conseguenza dandosi da solo una forte botta con la sua clava.

Lillian si voltò gemendo, ed emise un sonoro singhizzo terrorizzato mentre le sue gambe cedevano e lei si afflosciava sul pavimento. "Oh, Merlino. Oh, Merlino... " sussurrò.

Harry corse in avanti e s’inginocchiò accanto a lei. "Ehi, va tutto bene. E' andato, si è steso da solo, vedi? Era solo uno stupido Troll."

Lillian si lasciò sfuggire una risata forzata. "Sì, è vero." Poi alzò una mano a coprirsi il viso. "Oh, Merlino... "

Ci fu un rumore di passi in arrivo e la McGranitt, Piton e Raptor apparvero sulla soglia. Come prima, Raptor piagnucolò e dovette sedersi alla vista del troll, ma sia Piton sia la McGranitt sembravano pronti a uccidere.

"Che cosa state facendo voi due qui?" chiese la McGranitt. "Dovreste essere nei vostri dormitori!"

Lillian non era in condizione di rispondere, ancora sotto shock, così Harry si rivolse ai professori con una faccia inespressiva. "Il signor Gazza aveva mandato qui Lillian per una punizione, e quindi lei non era alla festa. Sono venuto a prenderla per portarla su insieme ai Corvonero, finché non fosse cessato l’allarme."

“E non hai pensato di dirlo a un professore, Potter?" Chiese Piton, le labbra piegate con disgusto. "O pensi di essere al di sopra di queste cose?"

Harry alzò un sopracciglio verso il professore di Pozioni e rispose: "Avrei pensato che fosse compito dei professori tenere traccia delle punizioni assegnate agli studenti, signore. Non avrei dovuto dirlo a nessuno, poiché sicuramente i professori sapevano che c'era uno studente qui. Ma voi sembravate molto più impegnati a prendere il troll che non ad avvertire uno studente ignaro, nella sala dei trofei. Così ho pensato che qualcuno doveva venirla a prendere."

La faccia di Piton si contorse con rabbia e lui sembrò sul punto di far rimangiare a Harry il suo implicito insulto ma la McGranitt lo interruppe, prima che potesse farlo. "Molto bene, signor Potter. Cinque punti per Corvonero per aver pensato di avvertire un compagno in pericolo. Ora, voi due, dovete tornare ai vostri dormitori."

Harry annuì e toccò la spalla di Lillian. "Riesci ad alzarti?" mormorò.

Lillian annuì. "Credo di sì."

Si alzarono insieme, Harry pronto ad afferrarla se avesse inciampato. Era ancora un po' traballante, ma riusciva a camminare abbastanza bene da sola, così i due scivolarono oltre i loro professori si avviarono su per le scale.


“Grazie.” disse Lillian mentre stavano per separarsi. "Tu, uhm... mi hai salvato la vita."

Harry fece una smorfia sentendo queste parole; odiava avere debiti di vita. "Non ti preoccupare. Ho fatto quello che avrebbe fatto chiunque."

Lillian sorrise tristemente. "Non chiunque, a Serpeverde."

"Beh, allora credo che sia stato un bene che io non sia finito a Serpeverde" rispose Harry.

"Sì, credo di sì." La ragazza inclinò la testa, poi cominciò a scendere le scale verso i sotterranei.

Harry si strofinò gli occhi stancamente e gli occhiali gli finirono di traverso. Aveva davvero bisogno di mettere un fermo alla sua abitudine di 'salvare la gente'.

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Finalmente arrivarono le vacanze di Natale e Harry fu l'unico Corvonero del primo anno a restare a Hogwarts. Aveva in realtà pensato di tornare a casa, anche solo per causare problemi ai suoi parenti, ma alla fine aveva deciso di restare. Era perfettamente in grado divertirsi anche a Hogwarts e c'erano cose che doveva fare, come ad esempio catturare Crosta e guardare nello Specchio delle Brame.

Come il suo primo Natale di molti anni prima, andò a letto eccitato al pensiero della mattina successiva ma questa volta, in realtà, si aspettava dei regali, anche se probabilmente avrebbe ricevuto solo il suo mantello. Quando si svegliò, la mattina di Natale, fu molto contento di trovare un mucchio di regali ai piedi del suo letto, addirittura più numerosi di quelli che aveva ricevuto nella sua ultima vita.

Da Silente ebbe il Mantello tanto atteso e i Dursley gli avevano mandato un’intera sterlina, al posto dei cinquanta pence che aveva ricevuto in passato. Chiaramente, avevano paura di lui quel tanto che bastava per voler rimanere nelle sue grazie. Forse avrebbe mandato loro un galeone, il prossimo anno. (Questo avrebbe di sicuro infastidito Vernon.)

Tutti i suoi compagni di Corvonero, tranne Morag, gli avevano mandato qualcosa, in effetti, erano rimasti tutti d’accordo di farsi dei piccoli regali. (Harry aveva mandato dolci a quasi tutti loro, a parte Li, a cui aveva regalato un dizionario d’inglese e Terry, al quale aveva preso alcuni scherzi che avrebbe potuto usare sui mondani.) La maggior parte dei suoi compagni avevano avuto la sua stessa idea e quindi scartò diverse confezioni di cioccolato, alcune mondane altre magiche. Terry gli aveva mandato un libro babbano di storia, Li un libro sulla magia cinese e Stephen gli aveva disegnato un intero collage di vari impiegati del ministero nell’atto di essere impiccati o bruciati sul rogo, Harry si fece una bella risata, vedendolo, prima di appoggiarlo di fianco al ritratto di Caramell.


Fu sorpreso di ricevere doni da alcuni che non erano della sua casa, dal momento che non aveva passato molto tempo con Hermione, Neville o Lillian se non in classe o in biblioteca. Hermione gli aveva mandato un paio di Cioccorane e una confezione di filo interdentale, il che lo fece sorridere. Neville gli aveva preso una pianta frondosa che non aveva particolari proprietà magiche, ma che si era rivelata davvero difficile da uccidere. (Per quanto riguardava Neville, tutti avrebbero dovuto tenere po' di verde nella loro camera.) Lillian invece gli aveva donato un delicato giglio di vetro e, dopo averlo guardato con soggezione per alcuni minuti, Harry lo appoggiò delicatamente sul comodino.

Una volta che tutti i suoi doni furono sistemati - i libri sullo scaffale, la sterlina nel suo sacchetto di denaro, il Mantello nello scomparto più sicuro del suo baule e i dolci in un cassetto - tirò fuori un abito da tutti i giorni e le scarpe e si apprestò a scendere per la colazione.

Dopo colazione la giornata gli parve piuttosto noiosa, senza nessuno con cui scherzare, quindi Harry raccolse uno dei suoi nuovi libri e si rannicchiò in un angolo della Sala Grande, dove un paio di altri studenti giocavano a scacchi o a carte mentre aspettavano il pranzo. Una volta che il cibo fu servito, Harry si unì al tavolo ridendo e aprendo qualche petardo magico con gli studenti.

Dopo pranzo, Harry portò il bottino trovato nei petardi, e il suo libro, nel dormitorio e si disilluse, per accertarsi che i Weasley uscissero dalla torre di Grifondoro. Se il gruppo fosse uscito fuori, nella neve, come avevano fatto l'ultima volta, Crosta sarebbe rimasto da solo nel dormitorio e Harry avrebbe potuto prenderlo.

Infatti, dopo aver lasciato i doni nelle loro stanze, Fred e George raccattarono Percy e Ron e proposero una lotta a palle di neve, rifiutandosi di accettare un no come risposta. Una volta che i quattro se ne furono andati, Harry strisciò fino al dormitorio del primo anno e sorrise tristemente verso Codaliscia, che si era raggomitolato per un pisolino sul cuscino di Ron.

"Imperio." sussurrò Harry, avendo deciso che sarebbe stato il modo più semplice per affrontare il ratto.

Una volta che Peter fosse stato in suo potere, gli avrebbe ordinato di andare all’ufficio Auror e di trasformarsi davanti a loro. E, infatti, fu proprio quello che Harry gli ordinò prima di uscire dalla Torre di Grifondoro.

Appena prima di raggiungere la porta però, Harry si ricordò della Mappa del Malandrino. L’avevano i gemelli e la sua vita sarebbe stata un milione di volte più facile se l’avesse avuta tra le mani. Era comunque tecnicamente sua, poiché suo padre e il suo padrino erano stati due dei creatori. Ma preferiva rubarla ora o cercare di convincere i gemelli a darla a lui in qualche momento futuro?

Chi voglio prendere in giro? Harry alzò gli occhi al cielo e poi si precipitò su per le scale fino al dormitorio del terzo anno. Dopo aver disattivato una ventina d’incantesimi di rilevamento sulla porta e almeno quattro tipi di scherzi, Harry finalmente si sentiva abbastanza sicuro da provare a entrare. Quando entrò, lanciò qualche altro incantesimo di rilevamento sul pavimento, per ogni evenienza. Non era mai un male essere paranoici, soprattutto quando si aveva a che fare con i gemelli Weasley.

Un incantesimo d’individuazione lo fece dirigere verso il baule di Fred – o quantomeno al baule che riportava il nome di Fred - e dovette disattivare altre due magie prima di poterlo aprire. La mappa faceva capolino da sotto alcuni pantaloni sporchi e Harry sospirò tra se prima di rimuoverla con attenzione. Un lampo di genio gli fece evocare rapidamente carta e penna per scrivere un biglietto di ringraziamento da parte della prossima generazione di Malandrini e rimetterlo al posto in cui si era trovata la mappa.

Con la mappa al sicuro nella sua tasca, Harry riattivò tutte le magie sul baule e sulla porta della stanza, poi scivolò sotto un letto e attraversò le ombre per tornare al suo dormitorio vuoto. Una volta al sicuro si rilassò, appoggiando la testa al pavimento e, silenziosamente, rise tra se. Era stato quasi troppo facile.

Strisciando fuori da sotto il suo letto, Harry aprì la mappa e la toccò con la bacchetta. "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni."

L’inchiostro si sparse sul foglio dal punto in cui era stato colpito con la bacchetta e il castello si delineò sotto i suoi occhi. I Weasley erano appena tornati dalla loro lotta a palle di neve e lui fu contento di aver scelto di uscire attraverso le ombre piuttosto che riattraversare il dormitorio. Controllò la mappa, sorridendo tra se quando vide i vari professori e studenti. Il suo sorriso si allargò quando vide Raptor, che sembrava camminare affiancato a 'Tom Riddle'. In viaggio lungo il passaggio segreto che portava nel seminterrato di Mielandia, vide 'Peter Minus'.

La mappa gli mostrò anche il misterioso terzo piano e la sua serie di trappole. Fuffy stava di guardia all'ingresso e il troll evidentemente si chiamava ‘Bimboble’.

Harry rimase a guardare la mappa fino a quando Peter non scomparve oltre il bordo, poi la disattivò e la mise nel baule con il suo mantello. Alla fine tirò fuori un libro e lesse fino all’ora di merenda.

Dopo la merenda, quando tutti erano diretti verso i loro letti, Harry tirò fuori il mantello e, dopo aver controllato la posizione di Silente, che lo aspettava nella stanza con lo Specchio delle Brame, si tirò su il cappuccio e scivolò attraverso le sale verso la sua destinazione.


Harry era in realtà un po' preoccupato per quello che avrebbe visto nello Specchio. C’era stato un tempo in cui aveva avuto tutto - una famiglia, il lavoro che voleva, la pace - e poi aveva perso tutto. Ora, eccolo lì, mentre cercava di salvare il mondo da un destino non ancora compiuto. Qual era adesso il suo desiderio più profondo?

Quando finalmente fu entrato nella stanza, si fermò vicinissimo dello specchio e si preparò mentalmente. Poi si fece coraggio e alzò lo sguardo.

Non era l'immagine che ricordava, ora tutti gli amici della sua vecchia vita stavano giocando insieme sul prato di fronte a Hogwarts, ridendo. Sembravano liberi e pacifici e Harry si rilassò. Il suo desiderio più profondo era che i suoi amici e la sua famiglia fossero felici, anche se lui non poteva far parte di quella felicità. Questo era qualcosa con cui poteva convivere.

Allungò la mano e toccò lo specchio sulla figura di Ginny. "Mi manchi." sussurrò con voce rotta. "Non ti ho mai scordata."

Nell'angolo, Albus Silente si chiese cosa Harry vedesse nello specchio. Chi poteva spingere il ragazzo a parlare con una voce così triste? Chi aveva perso? Un’amica d'infanzia, forse?

Albus era semplicemente contento che il ragazzo conoscesse l'amore, nient’altro avrebbe potuto mettere tanta tristezza nella voce di un bambino. Era felice che la scelta di lasciare Harry con i Dursley non lo avesse trasformato in un altro Tom Riddle; il mondo non sarebbe mai sopravvissuto a due di loro.

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 Parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Ogni sera, prima di dormire, Harry controllava la mappa cercando di vedere se Silente era nell'edificio. Come anche Voldemort nel suo passato, Harry non voleva cercare di impossessarsi della Pietra mentre il Preside era presente, così doveva aspettare che si presentasse l'occasione giusta. Tuttavia, a differenza di Voldemort, era paziente. E aveva anche un vantaggio: sapeva che quando Peter Minus si sarebbe trasformato davanti agli Auror, Silente avrebbe probabilmente lasciato l'edificio per andare a controllare.

La prima notte dopo il ritorno degli studenti dalle vacanze, Harry ebbe fortuna. Il Preside non si presentò a cena - cosa che fu commentata da diverse persone - e un controllo alla Mappa, fatto una volta tornato nel suo dormitorio, gli confermò che era assente.

Harry aveva passato gli ultimi giorni dopo lo Smistamento rimuginando sui suoi ricordi del primo anno, soprattutto su quelli che riguardavano l'avventura a giugno. Era relativamente sicuro che sarebbe stato in grado di usare le ombre per arrivare alla stanza con le pozioni, ma non era certo di poter arrivare a quella dello Specchio.

Una volta che i suoi compagni si furono addormentati, Harry chiuse le tende attorno al suo letto e sprofondò nelle ombre, diretto alla stanza dello Specchio. Appena riapparve molte torce si accesero, illuminando a giorno la stanza e disperdendo l'oscurità. "Figurarsi..." mormorò Harry, roteando gli occhi. Per tornare indietro avrebbe dovuto attraversare la stanza delle pozioni, ma questo non sarebbe stato un problema. Harry fissò saldamente nella sua mente il pensiero che voleva la Pietra solo per proteggerla - non era sicuro che il fatto di volerla per salvare la propria vita avrebbe funzionato sull'incantesimo - poi si mise davanti allo Specchio.

L'immagine nello Specchio rifletteva per un lungo momento la sua famiglia e i suoi amici che giocavano, passando poi al suo riflesso, prima di fermarsi su uno o sull'altro. Harry chiuse gli occhi e si concentrò sul bisogno di proteggere. Non necessariamente la Pietra, solo di preservare qualcosa. Il futuro.

La magia crebbe all'interno della stanza e Harry tese la mano. Qualcosa comparve sul suo palmo aperto e lui sorrise alla Pietra. Ce l'aveva fatta.

Entrò nella stanza con le pozioni e s'infilò sotto il tavolo, dove l'ombra era abbastanza grande da accoglierlo e riportarlo nella sua stanza. La Pietra fu messa nello scomparto protetto del suo baule insieme al suo mantello e alla Mappa, poi Harry strisciò sul letto, sentendosi piuttosto compiaciuto.

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"Co-cosa v-vuoi P-P-Potter?" chiese Raptor una volta che l'ultimo studente fu uscito dalla classe lasciando Harry da solo e ancora seduto al suo posto. Era stato difficile convincere Terry e Li ad allontanarsi, ma alla fine avevano ceduto. Harry aveva con sé la pergamena che aveva anticipatamente preparato con scritto una specie di accordo: questa avrebbe potuto fungere da contratto magico vincolante una volta pronunciata una specifica frase. Forse era poco cortese ma Harry non poteva permettersi che qualcuno origliasse questa prima conversazione.


Afferrò la bacchetta da sotto il suo banco e silenziosamente lanciò un Incantesimo Silenziante sulla porta, poi guardò il professore e disse: "Mi piacerebbe parlare con il suo Signore. Ho una proposta d'affari per lui."

Raptor diede in una risatina nervosa e impallidì. "I-il mio S-S-Signore?" ripeté.

Harry sorrise freddamente. "Quello sul retro della sua testa" disse. "Credo che risponda al nome di Lord Voldemort."

Raptor aprì la bocca per balbettare un'altra scusa, ma una voce da sotto il turbante disse: "Sai di me, ragazzo?"

Harry alzò una mano per osservarsi le unghie, con fare indifferente. "Certo che so di te. Ogni volta che Raptor mi volta le spalle la mia cicatrice comincia a bruciare." Era una bugia ma stava proteggendo la sua mente con l'Occlumanzia. "Questa cosa mi ha lasciato piuttosto confuso per lungo tempo, ma alla fine ho messo insieme i pezzi."

Voldemort si lasciò sfuggire un verso acuto e il suo servo fece una smorfia. "Sei un vero Corvonero, a quanto sento." commentò il Signore Oscuro. "Raptor, fammelo vedere."

"Signore... " L'uomo sembrava provato.

"Ora, Raptor" ordinò Voldemort.

Harry alzò lo sguardo dalle sue unghie mentre l'insegnante di Difesa si girava lentamente sulla sedia e srotolava il turbante. Una volta che la nuca fu scoperta Voldemort fissò Harry che incrociò il suo sguardo senza paura. "Harry Potter" sibilò Voldemort, un sorriso cattivo gli stirava le labbra.

"Lord Voldemort" rispose Harry con tono neutrale.

"Non hai paura." realizzò il Signore Oscuro. "Perché?"

Harry alzò un sopracciglio. "Sei un parassita attaccato dietro la testa del mio insegnante di Difesa, perché dovrei avere paura?" ribatté. Prima che Voldemort potesse dire qualcosa Harry aggiunse: "In ogni caso, lo scudo che si è formato intorno a me grazie al sacrificio di mia madre è ancora attivo. Forse potresti maledirmi, ma se provi a toccarmi il corpo del tuo ospite si trasformerà in cenere. E ti toccherebbe cercarne un altro da possedere."

Raptor soffocò per la sorpresa o forse per la paura, Harry non ne era sicuro. Voldemort socchiuse gli occhi verso il ragazzo che gli rispose con un sorriso. Dopo un momento Voldemort disse: "Hai parlato di una proposta d'affari?"

Harry scrollò le spalle. "Prometti di non provare a uccidermi mentre frequento Hogwarts e io ti consegnerò la Pietra Filosofale".

Raptor soffocò di nuovo mentre Voldemort sibilò: "Cosa ti fa pensare che io voglia quell'inutile Pietra?"

Harry sorrise in risposta.

Il professore emise un gemito che Harry poté solo sentire mentre Voldemort sibilava "Me la stai praticamente regalando, stupido idiota!"

Harry si alzò dalla sedia e Voldemort lo seguì con gli occhi mentre prendeva la borsa di scuola. "Fammi sapere quando sei pronto ad accettare l'accordo" gli disse girandosi verso la porta. "Ho tutto l'anno."

Voldemort emise un sibilo arrabbiato. "Siediti, ragazzo!"

Harry si guardò alle spalle. "Oh, stai per caso provando a giocare con me? Perché se non hai intenzione di accettare le mie condizioni, non ti sarà possibile ottenere la Pietra."

"Tu pensi che io sia così stupido da credere che un semplice ragazzo vi abbia accesso? Entrambi sappiamo che è alla fine del corridoio proibito del terzo piano. Non ti azzardare a farmi passare per un... "

L'invettiva furente di Voldemort s'interruppe quando Harry tirò fuori la Pietra dalla sua borsa di scuola e sorrise. "E tu non mi scambiare per un bambino incompetente, Lord Voldemort. Errori di questo tipo saranno la tua rovina. Non sarei venuto da te se l'oggetto del nostro affare non fosse già stato in mio possesso." La posò sulla scrivania più vicina e la coprì con la mano. "Abbiamo un accordo?"

"E se non lo avessimo?" Chiese Voldemort ma Harry aveva combattuto il Signore Oscuro abbastanza a lungo da sapere che aveva già vinto. Voldemort era in una situazione di stallo in quel momento.

"Allora suppongo che mi limiterò a venderla al miglior offerente" decise Harry. "C'è gente che darebbe qualunque cosa per una Pietra Filosofale, lo sai." Sorrise freddamente, gli occhi lampeggianti per il suo potere. "Anche l'anima."

Un brivido corse lungo la schiena di Raptor quando la temperatura nella stanza scese di parecchi gradi. Il Signore Oscuro socchiuse gli occhi osservando il misterioso ragazzo in fondo alla stanza. "Abbiamo un accordo" cedette, sapendo di non aver scelta.

La magia pervase la stanza, vincolando entrambi alla loro parola. Gli occhi di Voldemort si spalancarono: non aveva previsto di stringere un contratto vincolante ma Harry fece un passo avanti e posò la Pietra sulla scrivania, commentando "Non avrai davvero creduto che mi sarebbe bastata solo la tua parola, vero?" Poi si voltò e uscì dalla stanza richiudendosi la porta alle spalle con un leggero click.

Voldemort rimase a fissare la Pietra Filosofale con occhi avidi. Forse il ragazzo aveva vinto questo round, ma il Signore Oscuro aveva sette anni a disposizione per pianificare la sua morte. E forse sarebbe riuscito ad evitare che Harry si iscrivesse e in questo modo avrebbe potuto ucciderlo prima che il ragazzo fosse pronto. Non sarebbe stato troppo difficile.

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"Mi chiedo che cosa sia accaduto al professor Raptor." commentò Li una volta che il treno fu partito. Lei, Terry e Harry si erano sistemati nello stesso scompartimento in modo da poter godere della reciproca compagnia ancora per alcune ore prima dell'estate.

"Chi se ne frega." grugnì Terry. "In ogni caso era inutile come insegnante."

Harry sorrise. L'insegnante di Difesa era rimasto a scuola fino a febbraio prima di licenziarsi. Harry era rimasto colpito dal fatto che Voldemort fosse riuscito ad aspettare così a lungo prima di utilizzare la Pietra, ma conoscendo il bastardo era certo che avesse trascorso il suo tempo per capire come usarla al meglio e per accertarsi che fosse quella vera.

Per la prima volta, Harry era entusiasta di tornare a casa per le vacanze. Sirius era stato liberato dopo qualche tentennamento da parte del Ministero. Era attualmente al San Mungo, in via di recupero. I Guaritori avevano detto che sarebbe stato in grado di rivendicare la tutela di Harry per la fine dell'estate, forse prima, e nei tre mesi passati l'ex detenuto aveva scritto a Harry diverse lettere dalla grafia tentennante, raccontandogli di sé e chiedendo a Harry di fare altrettanto. E lui lo aveva fatto con gioia.

Questa sarebbe stata la sua ultima estate con i Dursley - a meno che Silente non si mettesse in mezzo - e Harry aveva deciso di renderla un inferno. Avrebbe potuto anche non dimostrare a Vernon molta misericordia, se quella palla di lardo lo avesse irritato abbastanza.

"Che cosa farete quest'estate?" chiese Terry a entrambi.

"Io e mio padre andremo in Cina in visita." rispose Li raggiante. "Mi mancano davvero tanto i miei cugini."

"Io mi godrò l'ultima estate in compagnia dei miei parenti." annunciò Harry.

"Andrai solo fino alla biblioteca più vicina. Ammettilo." scherzò Terry.

Harry ridacchiò e si strinse nelle spalle. "Probabilmente sì. E tu, allora?"

Terry fece una smorfia. "Eviterò mio fratello." ammise.

"Non dire ai tuoi genitori che non puoi usare la magia." Suggerì Harry. "Finché non sarai costretto a fare davvero qualcosa sarai a posto. E forse tuo fratello girerà al largo se crederà che puoi affatturarlo."

Terry sospirò "Vale la pena provare." Disse.


"Posso chiedere a mio padre se è disposto a farmi portare un amico. Avresti problemi con la lingua, credo, ma sarà comunque meglio che restare con tuo fratello."

"E potrai testare il tuo mandarino!" disse Harry, sporgendosi in avanti. "Sarebbe splendido. Ammettilo."

Terry sorrise. "Sì, lo sarebbe. Ma tu sei molto più bravo di me, Harry."

Lui minimizzò il complimento. "Lo studio da più tempo. Tu non vai troppo male per uno che lo sta imparando solo da cinque mesi e mezzo."

"Davvero?"

"Davvero." risposero Li e Harry in coro.

Terry annuì. "Allora sì, va bene, se tuo padre e i miei accettano. Mi piacerebbe visitare la Cina."

Li gli lanciò un sorriso raggiante, poi si rivolse a Harry. "Vorrei poter portare anche te, ma... "

Harry ignorò le sue scuse. "L'anno prossimo porterai me. Sono sicuro che Sirius sarà d'accordo."

"Il tuo padrino sembra così figo!" si lamentò Terry. "Mi basterebbe che i miei lo fossero anche solo la metà!"

"Trovi figo essere stato in carcere per dieci anni?" chiese Li.

"Non poco!" rise Terry. "Dai Li, hai letto le sue lettere. Quell'uomo è completamente folle, ma in un modo davverointrigante!"

Li sospirò e scosse la testa. Non aveva badato molto a come Sirius si era ritratto nelle sue lettere. Harry dovette ammettere che il suo padrino gli sembrava ridicolmente infantile, ma aveva cominciato a migliorare una volta che gli era stato assegnato un guaritore per le lesioni mentali, a marzo. E Harry era più che in grado di prendersi cura di se stesso, quindi non gli dava fastidio che Sirius fosse ancora un po' pazzo; in ogni caso, preferiva di gran lunga un fratello maggiore mezzo matto a un genitore.

Bussarono al loro scompartimento prima che la porta si aprisse rivelando Lillian, che guardò Terry e Li brevemente, prima di concentrarsi su Harry. "Avevi intenzione di andartene senza nemmeno salutarmi?" lo accusò.

"Oh, non t'incazzare, Moon." mormorò Terry, aggrottando la fronte.

Harry alzò gli occhi verso i suoi amici. Terry era un nato babbano e la famiglia di Lillian era abbastanza oscura perché lei lo odiasse per il suo sangue, mentre d'altra parte Terry era abbastanza orgoglioso dei suoi genitori babbani da odiarla per i suoi pregiudizi. Harry per lo più ignorava il loro comportamento, rifiutandosi di dare credito a quella rivalità infantile. Spesso Li prendeva in giro Terry, quando Lillian non era presente, perché non voleva condividere con lei l'amicizia dell'amico, paragonandolo a un fidanzato geloso.

Lillian annusò Terry. "Qualcosa puzza qui dentro."

"Voi due siete così dannatamente immaturi." mormorò Harry, guadagnandosi una risatina da parte di Li. Si alzò e si diresse verso la porta. "Torno dopo." promise a Terry quando il ragazzo aprì la bocca per protestare. "Mi piacerebbe salutare anche Hermione e Nev prima di raggiungere la stazione."

Terry si tranquillizzò: in fondo gli piacevano abbastanza i due Grifondoro. Lui e Li in realtà non conoscevano bene Hermione e Neville, ma non avevano neanche qualcosa contro di loro. Era solo che la maggior parte degli studenti non stringeva amicizia al di fuori della propria Casa e comunque di solito queste amicizie non duravano a lungo. Harry invece non era disposto a lasciar andare il suo rapporto con Hermione, Neville e Lillian (anche se ovviamente era aiutato dal fatto che conosceva Hermione e Neville molto meglio di quanto loro potessero immaginare. E aveva salvato la vita a Lillian, motivo per cui la Serpeverde era determinata a restargli vicina.)

In mezzo al corridoio, Harry lasciò che Lillian lo precedesse. "Non so perché frequenti tutti quei mezzosangue." si lamentò.

Harry alzò gli occhi al cielo per l'insulto, ma non voleva davvero disturbarsi a litigare quindi rispose solo: "Hermione e Terry sono due brave persone. Se ti prendessi la briga di guardare oltre il loro sangue, magari conosceresti della gente che potrebbe piacerti."

"Improbabile." mormorò Lillian, spingendo la porta del suo scompartimento.

Millicent, Tracey e Morag lo guardarono entrare e quest'ultima sospirò. "Lil, hai usato la forza per portare Potter da noi?"

"Ma quanta fedeltà verso la tua Casa." replicò Harry, rispondendo con altrettanta antipatia alla sua compagna di Corvonero. "Sai, Morag, se davvero odi la maggior parte di noi, avresti dovuto spiegarlo più chiaramente al Cappello."

"Vai a farti fottere, Potter."

Harry sorrise alla ragazza e si appoggiò alla porta chiusa, quando Lillian fu tornata al suo posto chiese: "Quanto tempo dovrebbe durare un saluto adeguato?"

"Per tutto il tempo che resterai qui." replicò Lillian. "Che cosa farai quest'estate?"

"Tormenterò i miei parenti fino a quando non li avrò spediti al manicomio." disse Harry tutto in un fiato. "Spero di riuscire ad andare a vivere con il mio padrino prima di settembre. Perché?"

Lillian sorrise debolmente mentre gli altri due Serpeverde ridacchiarono all'osservazione impertinente di Harry sui suoi parenti e Morag alzò gli occhi. "Il diciassette agosto è il mio compleanno e speravo saresti venuto alla mia festa." disse Lillian.

Morag gemette. "Andiamo, Lil!"

"Farò del mio meglio." promise Harry. "Mandami un invito e io ti risponderò appena avrò capito cosa succederà con Sirius."

"Devi rispondere con almeno una settimana d'anticipo." lo avvertì Millicent. "É scortese rispondere più tardi."

Harry inclinò la testa in segno di ringraziamento. "Sicuramente ti farò sapere per tempo." gli promise.

"É accettabile." decise Lillian. "E ora suppongo che vorrai andare a salutare anche la tua mezzosangue e Paciock."

"Grazie per avermene concesso il permesso, Vostra Maestà." La prese in giro Harry.

"Vattene alla svelta, Potter!"

Harry ridacchiò alla volta di Lillian che si voltò verso Morag con un cipiglio. Scivolò fuori dalla porta e fece un veloce Incantesimo di Localizzazione che lo indirizzò verso lo scomparto in cui Hermione e Neville erano seduti. "Toc, toc" disse infilando la testa all'interno.

"Oscar!" Lo avvertì Neville gridando.

Harry fece scattare la mano e prese il rospo prima che potesse darsi alla fuga. "Sei un rospo cattivo." disse a Oscar mentre entrava nello scompartimento e si lasciava cadere sul sedile libero accanto a Hermione. "Uno di questi giorni la tua fuga ti farà finire nello stomaco di qualcuno. E renderai Neville molto triste, ma sono sicuro che riuscirà a dimenticarti nel giro di un mese."

"Lascia in pace Neville, idiota." mormorò Hermione dandogli una gomitata nelle costole.

Neville tese le mani per riavere il suo rospo, che Harry gli consegnò con un sorriso. "Non ascoltarlo, Oscar. Sta solo cercando di spaventarci."

Harry ridacchiò e si appoggiò allo schienale. "Allora, ciao. Voi due cosa farete quest'estate? Intendo oltre a divorare libri e cacciare i giardinieri dalla serra?"

Neville rise mentre Hermione alzò gli occhi. "Questo sarà più o meno quello che faremo" rispose il Grifondoro. "Forse darò una piccola festa di compleanno, ma non sono sicuro che la nonna sia d'accordo."

"Beh, se lei sarà d'accordo, potresti invitare i tuoi stupendi amici. Non esitate a mandarmi un invito. Avrò bisogno di una pausa dai miei parenti." disse Harry.

Hermione sospirò. "Non capisco perché non ti piaccia la tua famiglia, Harry. Davvero, non lo capisco."

Harry agitò una mano verso di lei, avendo da tempo rinunciato a cercare di spiegarle dei Dursley. Il fatto era che questa volta non erano stati così orribili e lui non voleva passare troppo tempo con Hermione come aveva fatto in passato. Aveva provato un paio di volte a spiegarle che erano assolutamente il peggior tipo di persone esistenti, ma tutto quello che lei sembrava capire era che a lui non piacevano (amava Hermione, veramente, ma faceva la difficile sulle cose più strane.)

"Quindi, a parte evitare i tuoi parenti, che altro farai quest'estate?" Chiese Neville.

"Attenderò che Sirius sia dimesso dal San Mungo." rispose Harry, sorridendo. "Se uscirà in tempo per il mio - il nostro - compleanno, organizzerò una festa e v'inviterò entrambi."

"Basta che non ci sia Moon." borbottò Hermione, la cui simpatia per Lillian era pari a quella che l'altra ragazza provava per lei.

"E stare a guardare mentre i miei amici si fanno la guerra? Non lo farò. Mi perdonerà se non la invito."

Neville sorrise. "Possiamo organizzare le nostre feste insieme, quindi." sottolineò.

"Potrebbe essere divertente." si disse d'accordo Harry mentre si alzava in piedi. "Beh, ora sarà meglio che torni al mio posto, da Terry e Li, prima che mi caccino fuori. Se non ci vediamo durante l'estate, ci rivedremo sul treno."

"Buone vacanze!" gli augurò Hermione mentre usciva nel corridoio.

Fece un cenno verso di loro, mentre Oscar tentava di nuovo la fuga, poi tornò al suo scompartimento per il resto del viaggio. La sua estate si prospettava abbastanza piena. Sperava solo che Dobby, l'elfo domestico, non gliela rovinasse.

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Capitolo 5
*** Capitolo 3 Parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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L’uomo cattivo, L’uomo triste
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Harry fischiettava tra sé mentre rientrava a casa dei Dursley l'ultimo giorno di giugno. La sua estate era stata grandiosa, fino a quel momento: aveva ricevuto tutta la sua posta, Sirius sarebbe stato dimesso l'ultima settimana di luglio e lui aveva appena finito di succhiare le anime di quattro mondani che lo avrebbero ucciso se ne avessero avuta la possibilità. Aveva già preso le anime di circa venti mondani quell'estate e aveva in programma di fare un viaggio a Nocturne Alley, il giorno dopo, per dare la caccia ad alcuni vampiri.

I Dursley erano stati abbastanza ben educati. Vernon non era ancora esploso con lui ma Harry non era stato molto in giro mentre lui era a casa, quindi non si erano presentate molte possibilità (Harry, in realtà, quasi si aspettava che accadesse durante la cena dato che era l'unico momento in cui Vernon si trovava nella sua stessa stanza).

Harry si trovava appena fuori dalla protezione magica della casa quando sentì sussurrare "Stupeficium" e immediatamente si mescolò con l'ombra sotto un albero vicino, mentre l'incantesimo colpiva, innocuo, un bidone. I suoi occhi guizzarono sulla zona circostante, cercando di individuare il suo aggressore ma, chiunque fosse, si trovava fuori dal campo visivo. "Dannazione." mormorò Harry, rivolgendo lo sguardo allo spazio all'interno della protezione magica. Se chi lo aveva attaccato lo aveva aspettato fuori da quella zona, probabilmente non poteva entrare.

Un tetto sporgente gettava abbastanza ombra perché Harry potesse usarlaper spostarsi. Fece una smorfia quando atterrò e si accovacciò immediatamente, passando al setaccio l'area oltre la protezione magica. Non c'era nessuno.

Questo potrebbe seriamente mettere un freno ai miei piani per domani. Se Voldemort sta utilizzando uno dei suoi, nel tentativo di aggirare il suo giuramento, ho intenzione di squartarlo. Harry sbuffò, poi si preparò a saltare nuovamente dentro l'ombra gettata dal tetto sopra di lui. Aveva fatto in modo che sotto il suo letto ci fosse sempre un po' di oscurità in caso di emergenza e, se questa non lo era, allora davvero non sapeva quale lo sarebbe stata.

Dopo un salto veloce, Harry si ritrovò scomodamente sdraiato sotto il suo letto con una mano schiacciata contro il muro. "A volte" borbottò tra sé uscendo da lì sotto "quest'abilità crea più disagi di quanti valga la pena affrontare." Una volta tornato in piedi, si trascinò verso il suo baule e tirò fuori uno dei pochi libri che doveva ancora leggere poi cadde sul suo letto, il libro stretto al petto. Forse posso usare le ombre per andare a Nocturne Alley domani. Quel posto è sempre pieno di posti bui e non c'è un angolo nel pub dei vampiri che non sia in ombra. Sarà problematico, ma posso usare il mantello e aspettarli fuori. Era stato molto attento, nel corso degli anni, a fare in modo che il personale del pub non scoprisse niente su di lui perché non voleva che trovassero un modo per impedirgli di entrare nel locale. I vampiri non sopravvivevano abbastanza a lungo da causargli dei problemi dal momento che, mangiate le anime, il loro corpo si disfaceva ma i proprietari del pub erano licantropi e quindi lui li lasciava in pace.

Per quanto Harry risucchiasse anime di vampiri e mondani indiscriminatamente, tendeva a evitare qualsiasi altre creature magiche - maghi, streghe, lupi mannari, ecc - a meno che non si trovassero sulla sua strada. Le poche volte in cui era stato al pub i lupi mannari lo avevano trattato in modo equo, nonostante la sua età apparente, quindi non nutriva rancore nei loro confronti (in ogni caso, più a lungo rimanevano in vita più a lungo il pub sarebbe rimasto aperto).

Se non altro, Harry teneva sempre gli occhi aperti per individuare i maghi che frequentavano il quartiere. Se fosse stato fortunato avrebbe potuto prendere un Mangiamorte a Nocturne Alley e fargli qualche domanda. Un piccolo sorriso maligno arricciò le sue labbra al pensiero. Mi piacerebbe molto fare uno spuntino a base di Mangiamorte. Gnam.

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Harry non era riuscito a catturare lo stalker per quasi una settimana e, onestamente, a quel punto era davvero stanco di tutta quella faccenda. Il bastardo se ne stava ben nascosto e lui ci stava mettendo molto tempo individuarlo, senza magia e dovendo usare solo le ombre facilmente accessibili.

Quando finalmente individuò una forma incurvata, vide un'ombra alle sue spalle e poté così afferrarlo per il dietro del mantello e spingere il suo corpo contro l'albero che lo aveva nascosto. "Dammi una sola ragione per cui non dovrei strapparti il tuo cazzo di cuore." sibilò, ghiacciando l'aria con il potere della sua ira.

Occhi leggermente pazzi ricambiarono lo sguardo da un volto che Harry aveva visto solo una volta, ma che non aveva mai dimenticato.

"Barty Crouch Jr." mormorò Harry, allentando la presa per la sorpresa.

Barty estrasse la bacchetta e fece per usarla ma Harry era già scomparso prima che potesse formulare un incantesimo. "Dove sei, piccolo Potter?" sibilò l'uomo, gli occhi che guizzavano intorno.

"Come hai fatto a fuggire dalla stretta di tuo padre?" chiese Harry dai rami sopra la testa di Barty. Quando il Mangiamorte puntò la bacchetta verso di lui, Harry si trovava, ormai, in un'ombra sull'altro lato dell'albero. "Oh, aspetta, fammi indovinare. Voldemort ha riacquistato il suo corpo e il tuo Marchio ha bruciato abbastanza da darti la volontà necessaria per scrollarti di dosso l'Imperius di tuo padre." E si eclissò appena Barty lo individuò di nuovo.

"Sei bene informato per essere un marmocchio." sibilò Barty, gli occhi socchiusi per scrutare nelle ombre.

"E tu sei piuttosto in forma per essere un cadavere." replicò Harry da dietro il Mangiamorte. Appena Barty si volse verso di lui Harry gli strappò la bacchetta e la tenne fra le mani come se stesse per romperla.

Barty sorrise e alzò le mani. "Mi piaci, Potter." decise.

Le labbra di Harry si contrassero in un sorriso, ma non lasciò la presa sulla bacchetta. "Perché hai cercato di Schiantarmi?"

Barty piegò la testa di lato. "Il mio Signore vuole parlare con te."

"Non si dovrebbero Schiantare le persone con cui si desidera parlare," replicò Harry. "Voleva che mi prendessi, perché?"

"Tu non sei un normale dodicenne, vero?"

"Undicenne. Rispondi alla domanda."

"Quello di saltare da ombra a ombra, è un dono dei vampiri."

CRACK!

Crouchs'immobilizzò quando Harry si fece tranquillamente scivolare i pezzi rotti della bacchetta in una tasca e incrociò le braccia sul petto, alzando un sopracciglio. "Stai diventando noioso, Barty."

Il Mangiamorte si schiarì la gola. "Non conosco tutti i dettagli, ma Lui vuole che tu scompaia. Qualcosa come una presunta morte?"

Harry aggrottò la fronte "Presunta morte? A che cosa gli servirebbe...? Oh." Le sue labbra si contrassero in un sorrisetto. "Deve essere un Signore Oscuro molto arrabbiato per fare una cosa simile." Rise e scosse la testa, poi concentrò nuovamente la sua attenzione su Barty. "Attualmente risiede presso Malfoy Manor o presso la casa babbana fuori Little Hangleton?"

Barty sbatté le palpebre. "Malfoy... Manor... " ammise a disagio.

Harry annuì, afferrò il suo braccio e, attraverso le ombre, arrivò nel seminterrato del maniero di cui aveva memoria. "Fai strada." gli disse.

"Tu mi spaventi." ammise Barty girandosi e facendogli strada verso il piano di sopra.

"Spaventare i Mangiamorte è il mio lavoro." replicò Harry. "Sei fortunato a non essere morto, onestamente. Non mi piace essere pedinato."

"Non si direbbe." mormorò Barty, ricordando il freddo che lo aveva avvolto e lo sguardo omicida in quegli inquietanti occhi verdi quando il ragazzo lo aveva afferrato. Non era sicuro se era più spaventosa l'ira del suo Signore o il ragazzo dietro di lui.

Barty lo precedette fino al terzo piano, mentre i ritratti li guardavano con disapprovazione lungo tutta la strada. Alla porta della stanza in cui si trovava il Signore Oscuro, Barty bussò.

"Vieni." ordinò Voldemort.

S'inchinò e poi aprì la porta. "Mio Signore." disse entrando nella stanza sempre rimanendo inchinato.

"Barty" sibilò Voldemort "Spero che tu abbia il ragazzo."

"Diciamo che io ho preso lui." ribatté Harry entrando nella stanza dietro l'altro. Una rapida occhiata gli mostrò una stanza dipinta tutta di nero con drappeggi a coprire le finestre. "Che cattivo gusto."

Voldemort fissò sbalordito il ragazzo per un momento, poi alzò la bacchetta e sibilò "Crucio!"

L'incantesimo colpì il vuoto mentre Harry era già balzato di lato. Si era aspettato questa reazione. "Sto cominciando a pensare che tu non sia in grado di avere una normale conversazione." commentò Harry appoggiandosi al muro.

"Crucio!"

Harry evitò anche questo incantesimo e poi disse: "Maledizione, se non metti via quella bacchetta... "

"Crucio!" Voldemort urlò di nuovo, cominciando a sembrare esasperato.

Harry evitò l'incantesimo, socchiudendo gli occhi. Gli ci vollero pochi istanti per congelare completamente la camera. Vicino alla porta Barty balzò via, mentre un lamento gli sfuggiva dalla gola. Sul suo scranno Voldemort rimase senza fiato per la sorpresa e la bacchetta si abbassò tra le sue dita tremanti. Harry gli si avvicinò con calma e gliela prese per poi evocare una sedia di fronte a lui. Una volta che si fu accomodato, ritrasse il suo potere.

Ci volle un po' di tempo perché Voldemort riemergesse dai suoi incubi, ma una volta che fu pienamente presente Harry chiese: "Sei pronto a parlare come una persona civile, ora? O devo andarmene e tornare tra qualche anno?"

Voldemort fece un respiro tremante e si riscosse visibilmente. "Ti ascolto, Potter."

Harry sorrise freddamente. "Benissimo. Ecco come stanno le cose: voglio liberarmi dei Babbani, quindi non ho nessuna intenzione di ostacolarti in quello che vuoi fare - sempre che tu non inizi ad attaccare gli studenti di Hogwarts. La maggior parte di loro non m'interessa... ma alcuni sono miei amici e rimarrei piuttosto turbato se tu li attaccassi, quindi preferirei che tu li lasciassi in pace."

"E sì, sono consapevole della profezia. Meglio ancora, la conosco per intero. Dice che uno di noi deve uccidere l'altro e bla, bla, bla." Harry agitò la mano con noncuranza. "Se entrambi ignoriamo questa maledetta cosa, non dovrebbe essere un problema. Solo perché una profezia esiste, non significa che debba avverarsi."


Voldemort si prese un momento di assimilare tutto quello che aveva sentito, poi scosse la testa. "Fammi capire bene: sei dalla mia parte?"

"Sarebbe più corretto dire che siamo dalla stessa parte." Lo corresse Harry.

Voldemort sbuffò. "Semantica. Entrambi vogliamo i Babbani morti. E tu sei praticamente inutile per altri cinque anni... "

Harry fece una smorfia. "Inutile? Scusami, ma da chi hai ottenuto la Pietra? Chi ha sonoramente sconfitto il tuo Mangiamorte? Chi ti ha disarmato senza bacchetta?" Sollevò quella di Voldemort che stava facendo roteare fra le dita mentre parlavano. "Solo perché sono minorenne, non significa che sono inutile."

Voldemort socchiuse gli occhi e osservò ragazzo. "Sì, hai questa tua capacità misteriosa di freddare la stanza e di richiamare i ricordi peggiori delle persone. Sembra molto simile a quella dei Dissennatori... "

Harry offrì al Signore Oscuro un sorriso freddo. "Non crederai davvero che abbia intenzione di rimanere qui seduto a confidarti tutti i miei segreti, vero?"

"Saresti davvero un pessimo eroe in quel caso." decise Voldemort. "Molto bene, Potter, tieniti i tuoi segreti, li scoprirò comunque, alla fine."

"Sinceramente ne dubito."

Per un momento sembrò che al Signore Oscuro sarebbe piaciuto riavere la sua bacchetta ma Harry la stava ancora roteando fra le dita, quindi si rilassò di nuovo sullo scranno. "Che cosa hai intenzione di offrirmi per lasciare in pace i tuoi amici?" chiese.

Harry rifletté, guardando in lontananza sopra la spalla di Voldemort. Dopo un momento, riportò nuovamente il suo sguardo sull'uomo e chiese: "Che cosa vuoi? Hai la mia alleanza. Le informazioni che potrei passarti su Silente le otterrai altrettanto facilmente da Piton o dai tuoi contatti al Ministero."

Voldemort inclinò la testa. "La tua alleanza, dici?"

Harry scrollò le spalle. "L'unica parte della profezia che m'interessa è quella dove mi designi come tuo eguale. Non accetto di essere governato da altri, nemmeno da te. Io non sono uno dei tuoi servi e comunque tu mi hai già marchiato." Harry usò la bacchetta per sollevare la frangia, poi tornò ad abbassarla.


Voldemort sogghignò. "Eguale?"

Harry alzò gli occhi. "Perché mi lascio innervosire?" chiese al soffitto scuro.

"Io non ho alcun eguale."

"Ed io non ho nessuno che mi sia superiore" replicò Harry. "Sempre che tu non abbia intenzione di iniziare a chiamarmi 'Maestro' e di inchinarti ai miei piedi, ti conviene abituarti a pensare a me come un tuo pari."

Voldemort sembrava sul punto di esplodere.

Harry alzò gli occhi, poi si ricordò di qualcosa che aveva quasi dimenticato. "Oh, sì! So cosa poteri darti come pagamento per i miei amici!"

"Che cosa?" chiese il Signore Oscuro abbattuto.

Harry sorrise. "Hai avuto un Mangiamorte di nome Regulus Black durante la tua l'ultima ascesa? Beh, in qualche modo ha scoperto i tuoi Horcrux... E, sì, so anche di quelli - è andato con il suo Elfo Domestico dove era nascosto il medaglione e l'ha rubato. Io so dove si trova attualmente."


Voldemort lo soppesò con sospetto. "Come hai saputo dei miei Horcrux?"

"Mmm... è un segreto, mi dispiace."

"Potter... "

Harry alzò gli occhi. "Nessun altro lo sa, sempre che tu non sia andato a dirlo a qualcuno, quindi non c'è bisogno che tu stia sulle spine. Vuoi che recuperi il medaglione o no?"

Voldemort fulminò furiosamente Harry con lo sguardo, come se avesse voluto intimorirlo e sottometterlo. Harry gli restituì l'occhiata, sempre più divertito. Infine, il Signore Oscuro ammise "sì".

Harry annuì. "Tre Corvonero. Terry Boot, Li Su e Luna Lovegood, e sei Grifondoro. Hermione Granger, Neville Paciock e i quattro giovani Weasley. Così, sono nove studenti. Beh... " Harry appoggiò il mento alla bacchetta di Voldemort. "E Lillian Moon di Serpeverde, ma lei in pratica è già una dei tuoi." Sorrise. "Questo è tutto."

"Dieci studenti per un Horcrux?" Voldemort sbuffò. "Non farmi ridere ragazzo."

Harry fece una smorfia. "Sarò più chiaro, quindi: dieci studenti per il medaglione o ti distruggo sia quello, sia il diadema nascosto a Hogwarts."

Ci fu un lungo silenzio, durante il quale il labbro di Voldemort si arricciò con disprezzo e, se avesse avuto la bacchetta, probabilmente gli avrebbe lanciato l'Anatema che Uccide, giuramento o non giuramento. Harry continuò semplicemente a fissarlo accigliato, ma i suoi occhi brillavano di furia.

Infine, finalmente, il Signore Oscuro cedette. "Molto bene." sibilò, piegandosi leggermente sullo scranno.

"Ma voglio anche il diadema."

Harry roteò gli occhi, tollerante. "D'accordo. Due Horcrux per la vita dei miei amici."

"Così sia." brontolò Voldemort e la magia sancì il nuovo giuramento.

Harry lanciò al Signore Oscuro la sua bacchetta, che l'uomo afferrò con una certa sorpresa. "Torno subito," disse il ragazzo mentre si dirigeva in un angolo che era avvolto da pesanti ombre.

Harry raggiunse prima Grimmauld Place. Dopo aver utilizzato la sua capacità da Dissennatore per rendere inoffensivi i Doxy che cercarono di attaccarlo quando aprì le tende, scivolò verso il mobile dov'era tenuto il medaglione. L'anta era chiusa a chiave ma ‘Alohomora' era uno dei pochi incantesimi che aveva imparato a padroneggiare senza bacchetta, così non ebbe problemi (e comunque, così lontano da Privet Drive, nessuna magia che avesse lanciato sarebbe stata individuata).

Una volta preso il medaglione fece un passo indietro nell'ombra e viaggiò verso un corridoio di Hogwarts solitamente oscurato, non troppo lontano dalla Stanza delle Necessità. Poco prima di entrarvi si ricordò di qualcosa e gemette; non ho nessun modo di nascondermi. Né il Mantello, né la Disillusione.

Scuotendo la testa tra sé, passò nelle ombre della sua stanza, uscì da sotto il letto e si avvicinò al suo baule. Nello scomparto più sicuro, vicino al Mantello e alla Mappa, c'era la sua collezione di bacchette rubate a maghi e streghe che lo avevano infastidito. Era riuscito a prendere un altro mago - questo lavorava per un negozio a Nocturne Alley - così adesso aveva cinque bacchette nella sua collezione. Afferrò quella che funzionava meglio con lui - era quella del membro del Wizengamot - e si chinò di nuovo sotto il suo letto per tornare nelle ombre di Hogwarts.

Una volta preso il diadema trovò un'ombra all'interno della Stanza delle Necessità e tornò a Malfoy Manor. Quando arrivò, trovò Lucius Malfoy in ginocchio di fronte a Voldemort. Inarcando un sopracciglio divertito si appoggiò al muro, chiedendosi sia di cosa stessero discutendo, sia quanto tempo avrebbe impiegato il Signore Oscuro per accorgersi di lui.

"Troppo facile, mio Signore." stava dicendo Lucius. "Un po' d'oro in tasca e quell'uomo sarebbe disposto a lasciar trucidare la propria moglie. L'unico vero problema a questo punto è Weasley e il suo Decreto per la protezione dei Babbani."

Voldemort guardò verso l'angolo in cui Harry era in piedi e sorrise quando lo vide. "Qual è la tua opinione, ragazzo? Vuoi veramente proteggere i figli di un amico dei Babbani?"

Dalla tensione delle spalle e del collo di Lucius, Harry comprese che l'uomo stava cercando di non girarsi per vedere chi c'era. "Solo perché tu non sei in grado di farti degli amici non significa che tutti siamo come te." rispose, le labbra curvate in un sorriso. "Comunque, i figli non sono il padre, condividono solo geni simili. In realtà, ora che ci penso, questo è qualcosa che Piton non ha mai del tutto compreso." Si allontanò dal muro e distrattamente evocò una borsa e vi fece cadere all'interno gli Horcrux. "Ti ho portato i tuoi giocattoli".

Voldemort tese una mano verso la borsa, gli occhi socchiusi, pensieroso. Quando Harry lo raggiunse, il Signore Oscuro afferrò la borsa con una mano mentre con l'altra gli afferrava la manica, gli occhi puntati sulla sua bacchetta. "Non è la tua bacchetta." commentò.

"Hm?" Harry la guardò: era piuttosto malandata. "No." disse "Non lo è."

Alle spalle di Harry, Lucius emise un debole suono di sorpresa. "E' la bacchetta di Kaus Gumboil. È scomparso da quasi due anni ormai."

"Oh, era quello il suo nome?" chiese Harry, liberando dolcemente il braccio dalla presa di Voldemort e girandosi a guardare Lucius, i cui occhi si spalancarono ulteriormente. "Non lo sapevo."

"E che cosa hai fatto al signor Gumboil?" chiese Voldemort divertito.

"Mmm... " Harry osservò la bacchetta per un momento, poi la infilò in tasca. "Non credo che te lo dirò. Era molto cattivo, però, vendeva bambini a Nocturne Alley." Disse al Signore Oscuro con un sorriso luminoso. "Ha cercato di vendermi, ma io l'ho convinto che era una pessima idea."

Voldemort si lasciò sfuggire una risata mentre Lucius guardò Harry come se non riuscisse a decidere se il ragazzo fosse pazzo o no. Lui gli fece l'occhiolino, solo per vedere il Purosangue sul punto di soffocarsi. "Tieniti i tuoi segreti, Potter. Mi divertirò a scoprirli." decise Voldemort.

"E io mi divertirò a guardarti tentare." rispose Harry. Poi si rivolse a Lucius e piegò la testa di lato. "Dovrai perdonare la mia ignoranza, ma come farà il signor Weasley a far approvare la sua legge? Passerà attraverso il Wizengamot o attraverso Caramell?"

"Il Wizengamot." rispose Lucius, la fronte corrugata.

Harry annuì a se stesso, poi si voltò verso il Signore Oscuro. "Non mandare altri Mangiamorte a seguirmi o il prossimo te lo rimando in pezzi." lo avvertì, ottenendo una risata ghignante da parte di Voldemort, poi si diresse verso l'angolo buio e passò nelle ombre a Diagon Alley. Un rapido Incantesimo ammaliante fece in modo che nessuno lo guardasse due volte.

Non aveva nulla contro il signor Weasley, davvero, ma Harry non aveva intenzione di vedere la sua legge approvata. Era sempre stato come un padrino un po' eccentrico per lui, ma la predilezione dell'uomo per i mondani li avrebbe fatti uccidere tutti. Harry non poteva lasciar passare quella legge.

Fece un piccolo viaggio al Ministero e si ritrovò fuori, davanti al foyer. Il tesserino ministeriale in tasca - lo portava sempre con sé, nel caso in cui avesse sentito il bisogno di recarsi al Ministero - gli permise di superare il banco di registrazione bacchette senza che nessuno si ricordasse chi era passato (Harry avrebbe voluto essere una mosca per vedere la scena quando si sarebbero resi conto che quattro persone scomparse avevano visitato il Ministero tutte nello stesso momento. Era davvero un peccato che non avessero alcun tipo di sistema di sorveglianza video).

Avendo lavorato nel Ministero - anche se era un Ministero molto diverso - per quarantacinque e più anni, Harry sapeva esattamente dove andare per reperire le informazioni sui membri del Wizengamot. Una volta arrivato all'ufficio, usò il suo fascino da vampiro sulla strega dietro la scrivania, flirtò con lei e fece scivolare alcune domande sul Wizengamot mentre utilizzava la Legilimanzia per avere le risposte che cercava.

Un'ora e mezzo più tardi Harry lasciò il Ministero con un sorriso soddisfatto. Ora, tutto quello che gli restava da fare era prendere un paio dei membri amici dei Babbani e il Decreto di Arthur sarebbe sparito in pochissimo tempo. L'unica cosa che lo preoccupava era che avrebbero potuto eleggerne altri per compensare quelli eliminati, ma poche persone erano veramente interessate a ricoprire quel ruolo, a quanto Harry ricordava, e dubitava che il Mondo Magico fosse davvero cambiato.

In ogni caso, avrebbe dovuto tenere d'occhio la questione per quanto poteva.

-0-

Harry sorrise tra se quando Dudley si fiondò in salotto il ventisette luglio, come faceva ogni mattina. Il suo grasso cugino si avvicinò alla televisione, la accese e poi fece per sistemarsi sul divano. Si bloccò nel momento stesso in cui vide Harry, che stava sdraiato tranquillamente sul divano, con il libro sulla storia della magia cinese appoggiato sullo stomaco, in una comoda posizione di lettura.

"Buongiorno, Diddino." tubò Harry. "Ho pensato di provare di persona quanto fosse comodo il divano dal momento che tu ci passi tanto tempo sopra. Lo ammetto, è probabilmente più adatto a te, che puoi metterci tutti i tuoi rotoli di ciccia, ma è comunque bello allungarcisi sopra."

Dudley sbatté le palpebre, poi chiamò "Mamma! È al mio posto!"

Petunia venne alla porta, torcendosi nervosamente le mani nel grembiule. "Lascia stare, amorino. Lui se ne andrà presto."

"Avremmo dovuto dare una festa." Commentò Harry pigramente, spostandosi sul bordo del divano e spegnendo la televisione. "Una specie di 'grazie a Merlino finalmente se ne va!'. Mi avresti addirittura potuto parlare mentre cuocevi la torta. Oh beh. Troppo tardi."

Petunia si era irrigidita quando Harry aveva menzionato 'Merlino' ed era impallidita quando aveva menzionato che avrebbe sfornato una torta. "Vieni, Diddy, amore." disse, concentrandosi su suo figlio. "Ho preparato i tuoi piatti preferiti per colazione."

Dudley lanciò un'occhiata disgustata a Harry, ma una vita passata a evitarlo gli aveva insegnato che allontanarsi da suo cugino era sempre nel suo interesse, così seguì la madre in cucina senza lamentarsi.

Harry ridacchiò e si accomodò meglio sul divano prima di tornare al suo libro. Gli sarebbe mancata la vita a Privet Drive, anche solo per il divertimento che gli dava.

Circa un'ora dopo, il campanello suonò e Harry alzò lo sguardo dal suo libro per guardare la zia camminare in fretta lungo il corridoio per aprire la porta. "Oh." sospirò, poi guardò dietro l'angolo verso il soggiorno. "Il tuo... quella persona è qui."

Harry sorrise freddamente. "Il mio padrino, zia Petunia."

Lei deglutì. "Sì, il tuo... pa... padrino... " Fece una smorfia. Vernon aveva passato gli ultimi giorni a chiedersi se era legale per un ‘mostro' avere un padre-qualchecosa, quando pensava che Harry non potesse sentirlo. Lui aveva valutato se correggere la sua stupidità, ma alla fine aveva deciso che avrebbe dovuto ucciderlo per correggerlo e lui non era sicuro di poter digerire l'anima di quell'uomo.

Forse sarebbe tornato la prossima estate con un coltello. Aveva progettato di fare qualcosa di terribile all'uomo, per il suo tredicesimo compleanno.

Ma, per ora, aveva un padrino da incontrare e così Harry si alzò e si diresse verso la porta. Quando vide Sirius, non poté fare a meno di ridere: l'uomo indossava un mini-abito e i tacchi. "Non posso credere che tu abbia trovato quelle scarpe nella tua misura." Commentò Harry una volta che ebbe smesso di ridere.


"Infatti ho dovuto trasfigurarle," ammise Sirius, sorridendo come un pazzo. "Ho pensato anche di rasarmi le gambe, ma ho deciso che sarebbe stata una seccatura."

Harry sbuffò. "Penso che tu stia benissimo. Ci Smaterializziamo, o andiamo in moto?"

"Non devi nemmeno chiederlo." rispose Sirius, indicando con il pollice sopra la sua spalla, verso il punto in cui la sua moto era parcheggiata sul marciapiede. "Hai tutto, allora?"

Harry annuì. "Ho il baule in tasca."

"Benissimo. Allora andiamocene da questo inferno di periferia. Questo posto mi dà i brividi." E si voltò cominciando a scendere verso il marciapiede.

Harry guardò verso Petunia con un sorriso tagliente come un rasoio. "È stato molto divertente, speriamo di non rivederci più."

Petunia fece un cenno e sbatté la porta non appena fu uscito.

Harry infilò il suo libro in una delle tasche incantate e poi saltò sulla moto, dietro al suo padrino, infilandosi distrattamente il casco che Sirius gli porgeva. "Allora, non sono sicuro di voler conoscere la risposta, ma... indossi qualcosa sotto quel vestito?"

"Certo che no. Sto indossando abiti babbani in vero stile magico!" dichiarò Sirius prima di avviare il motore.

Harry gemette - sì, in realtà avrebbe preferito non saperlo - ma avvolse comunque le braccia intorno al petto di Sirius. Non era mai stato con il suo padrino sulla moto prima, ma sapeva quanto fosse folle quell'uomo...

Sirius diede gas e partirono come un proiettile, sgommando e girando l'angolo a una velocità rischiosa.

Sì. Harry sapeva che l'uomo era pazzo. Ma almeno era in buona compagnia.



-0-

La festa di compleanno di Neville era stata piuttosto tranquilla, con solo Hermione e Harry, invitati come amici di scuola. Il resto degli ospiti era costituito dai parenti più anziani della grande famiglia di Neville e quindi la festa aveva finito per assomigliare pochissimo a una vera festa.

Quella di Harry, invece, era stata assolutamente folle. Aveva in pratica lasciato a Sirius la libertà di organizzarla, anche se probabilmente non era stata una grande idea, ma Harry non aveva mai detto di essere completamente sano di mente. L'Animagus aveva invitato davvero tutti i compagni di Harry in toto, a parte i Serpeverde, così come anche la maggior parte dei suoi vecchi amici di scuola e dell'Ordine e le loro famiglie. Remus, purtroppo, aveva declinato a causa della vicina luna piena, e fu un peccato perché era l'unica persona, a parte i suoi compagni di scuola, che Harry avrebbe visto volentieri alla festa.

"Sirius, io non conosco nemmeno la metà di queste persone." sottolineò Harry urlando al di sopra della musica e ridendo.

"Ma è molto divertente, non è vero?" gridò Sirius.

Harry roteò gli occhi e scivolò di nuovo nella folla per cercare i suoi amici. Il prossimo anno, si disse, avrebbe fatto una lista degli invitati.

-0-


Harry aveva tentato di tutto per evitare di visitare Diagon Alley lo stesso giorno della presentazione del libro di Allock, ma senza alcun risultato. Tutti i suoi amici - a eccezione di Lillian, che era forse la migliore del gruppo - avevano deciso di andarci proprio quel giorno.

"Possiamo passare subito al Ghirigoro?" implorò Harry mentre lui e Sirius uscivano dal vicolo. Dovevano incontrarsi con i Granger, i Paciock e i Su - Terry era ancora con Li - presso la banca.

"No, mi dispiace. Non possiamo." rispose Sirius fischiettando. "Dobbiamo andarci in orario per farci autografare i libri. Potrebbero valere un sacco di soldi un giorno."

"Sono solo merda." brontolò Harry "Quei libri non potranno che peggiorare, una volta autografati."

Sirius sorrise. "Io davvero non capisco cos'hai contro questo tizio. Ha un sorriso fantastico!"

"Sei talmente gay che ogni tanto mi spaventi. Tra te e Silente rimarrò segnato a vita."

"Anche Allock sembra un po' gay, no?" rifletté Sirius.

"Sarei felicissimo se lo fosse." rifletté Harry fregandosi il mento. "Voi due sareste proprio una bella coppia, lui è bellissimo e tu sei... beh... tu."

Sirius lanciò a Harry uno sguardo divertito. "Non sei un po' troppo giovane per cercare di accoppiarmi con qualcuno?"

"Non si è mai troppo giovani per vendicarsi!" dichiarò Harry mentre un'idea malvagia si formava nella sua mente. "Tu e Piton, per esempio... "

"OH BUON MERLINO, il mio cervello!" urlò Sirius, afferrandosi la testa e piegandosi in due in mezzo alla strada.

Harry fischiettò tra sé e percorse gli ultimi metri per arrivare al punto dove i suoi amici e le loro famiglie li stavano aspettando. "Ciao!"

"Che cosa gli hai fatto?" chiese Terry, osservando Sirius sopra la spalla di Harry con uno sguardo turbato.

"Gli ho rotto un po' le scatole ma non preoccupatevi, è dotato di un Incantesimo di Auto-Riparazione integrato." scherzò Harry. "Dagli dieci minuti e sarà come nuovo. Intanto possiamo andare a prelevare i soldi?" disse facendo un cenno in direzione della banca dietro di loro.

"Non riesco a decidermi se questa cosa mi sconvolge o no." Mormorò Hermione mentre gli adulti si scambiavano sguardi silenziosi prima di entrare. "Voglio dire, lui è il tuo padrino, ma è anche un po'... " s'interruppe e si morse il labbro inferiore, incerta.

"Completamente e assolutamente pazzo, è la frase che stai cercando." disse Terry. "Anche matto come un cavallo. Fuori di testa. Del tutto andat... "

"Sì, grazie, Terry," lo interruppe Li, roteando gli occhi. "Abbiamo capito."

"Hai bisogno di Sirius per scendere alla tua camera blindata?" chiese Neville a Harry mentre Terry e i Granger si allontanavano per scambiare i loro soldi babbani.

Harry scosse la testa. "Nah. Probabilmente non avrei nemmeno bisogno di scendere, ma è sempre bello riempire un po' il portamonete." Tirò fuori il suo borsellino e lo fece tintinnare.

"Fuqin non mi permetterebbe mai di portarmi dietro tutti quei soldi." sussurrò Li, guardando verso gli adulti con preoccupazione. "Mi dà appena un galeone per il carrello dei dolci."

"Beh, non ho mai avuto adulti intorno a dirmi quanti soldi posso o non posso portare con me." Rispose Harry con un'alzata di spalle e si ficcò in tasca il suo sacchetto quando un folletto lo venne a prendere per portarlo giù. "Comunque i miei genitori mi hanno lasciato una fortuna, quindi posso permettermi di spendere un po' per cose come libri extra o un mucchio di Cioccorane."

"E il tuo padrino non ti dice niente?"

"Sirius?" sbuffò Harry. "Merlino, no! Ha un bel patrimonio pure lui, nel caso in cui io debba spendere troppo. Sai la casa in cui viviamo? L'ha comprata quando è stato rilasciato e l'acquisto non ha nemmeno intaccato la sua fortuna."

Li lo fissò con gli occhi spalancati e quasi inciampò cercando di salire nel vagoncino. Sia Harry sia Neville allungarono la mano per aiutarla, ridacchiando. Li non era nemmeno lontanamente povera come i Weasley, ma non era nemmeno nella stessa posizione di Harry o Neville, poiché entrambi i ragazzi discendevano da antiche famiglie Purosangue.

Quando tornarono nel foyer, le tasche piene di monete tintinnanti, Sirius era in piedi vicino ai Granger e a Terry e lo guardava con fare scontroso. Si era anche cambiato i vestiti - di una bella tonalità di marrone scuro - che adesso erano di un luminoso rosso Grifondoro, con ricamati piccoli leoni d'oro scintillanti.

"I miei occhi!" si lamentò Harry, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi la faccia. "Buon Merlino, uomo! Stai cercando di accecarmi?"

"Sei già sulla buona strada," rispose Sirius ironico, "ho pensato solo di accelerare il processo."

Harry gemette. "Non sono sicuro di volerti parlare mai più!"

Poi si avviarono tutti insieme, attirando non pochi sguardi grazie agli appariscenti abiti di Sirius. Harry ebbe cura di camminare sempre davanti al suo padrino così da non correre il rischio di rimanere abbagliato. Sirius lo notò e cominciò ad andare avanti e indietro in modo da rientrare sempre nella visione periferica di Harry, che diede in un gemito.

Le poche cose di cui avevano bisogno, oltre ai libri, erano state comprate abbastanza rapidamente e poi rimase solo il Ghirigoro che era stato lasciato per ultimo. Mentre si avvicinavano, videro chiaramente che era strapieno e Harry disse: "Ehi, sembra piuttosto affollato. Forse dovremmo tornare domani?"

"Ma io voglio incontrare Allock!" si lamentò Hermione, guardando speranzosa verso il negozio.

"È davvero molto bello." disse Li, sorridendo un po'.

"Ho perso tutto il mio rispetto per voi due." decise Harry.

"Sei in minoranza," commentò Sirius mentre Li afferrava il braccio di Terry e Hermione spingeva Neville verso il negozio. "Ora puoi solo andare avanti come un buon soldato e un buon figlioccio, o mi toccherà trascinarti dietro di noi e in questo modo sarai costretto a guardare i miei vestiti."

"Stai barando," si lamentò Harry, ma seguì i suoi amici e i loro genitori verso il negozio.

Dentro era un manicomio, esattamente come lo ricordava. Le streghe si affollavano, spintonandosi, per avere una visuale migliore di Allock, che stava facendo balenare il suo sorriso.

"Mi trovi al piano di sopra." Harry informò il suo padrino prima di fuggire da quella follia per rintanarsi al secondo piano, dove un certo numero di altri maghi stava girovagando. Harry emise un sospiro di sollievo; l'ultima cosa di cui aveva bisogno era di essere avvicinato di nuovo da Allock. Era già abbastanza brutto sapere che l'uomo sarebbe stato il suo insegnante, quest'anno.

Harry aveva effettivamente considerato di dare la caccia a quel bastardo e di succhiargli l'anima prima che potesse occupare il posto di professore di Difesa, ma la popolarità di Allock ne avrebbe resa difficile la cattura, per non parlare poi del riuscire a rimanere da solo con lui abbastanza a lungo da finirlo. Ma in fin dei conti doveva solo aspettare fino a quando fosse iniziato l'anno scolastico.

La voce di Allock attraversava le persone ammassate al piano terra e Harry sospirò quando sentì l'uomo che iniziava con il suo solito ritornello 'sono così fantastico, guardate il mio sorriso'. Harry sentì che il suo occhio sinistro stava sviluppando un tic dalla frustrazione e così si addentrò in mezzo agli alti scaffali, cercando di sfuggire alla voce dell'uomo.

"Signor Potter." lo chiamò, forte, una voce.

Harry si guardò alle spalle e sorrise quando vide i capelli biondo platino. "Signor Malfoy, che piacere. Come sta il suo... ospite?"

Lucius si schiarì la gola. "Come ci si può aspettare che stia. Ho sentito che si è trasferito. Come si trova?"

"Vuole fare con me due noiose chiacchiere?" gli chiese Harry, appoggiandosi a una libreria. "Comunque mi trovo come mi aspettavo. Sirius e io andiamo d'accordo, nonostante le nostre divergenze. Come vanno invece i suoi tentativi di bloccare il disegno di legge del signor Weasley?"

Lucius strinse gli occhi. "Piuttosto bene, in realtà. Un certo numero di membri del Wizengamot, che avrebbero votato a favore del decreto, sono scomparsi piuttosto misteriosamente qualche settimana fa. Lei non ne sa nulla?"

Gli occhi di Harry scintillarono in modo vagamente demoniaco. "Forse hanno inavvertitamente attraversato la strada di un vampiro arrabbiato," suggerì. "Sono sicuro che non si faranno più rivedere, in ogni caso."

"Sono sicuro che non lo faranno." Concordò Lucius, gli occhi fissi su un punto alle spalle di Harry. "Ah, Draco."

"Padre," rispose Draco, facendo un passo avanti e guardando Harry con curiosità. "Potter."

Harry sorrise debolmente. "Draco. Sono sorpreso che tu non sia al piano di sotto a farti beffe di Ron."

"E io sono sorpreso che tu conosca il nome di quella donnola," replicò Draco.

"Mmm... È venuto alla mia festa di compleanno." rispose Harry con un'alzata di spalle.

"Come tutti a parte i Serpeverde, ho sentito dire." commentò il ragazzo biondo, guardandolo come un bambino imbronciato.

Harry accarezzò delicatamente la guancia di Draco. "Non preoccuparti, la prossima volta sarò io a stilare la lista degli invitati." Draco arrossì di rabbia mentre Harry si voltò verso Lucius. "Porti i miei saluti al suo ospite."

"Certamente." concordò Lucius in tono piatto.

"Ci vediamo tra un paio di settimane, Draco." Disse Harry al compagno, che sembrava ancora un po' arrabbiato. Poi si voltò e scese le scale, sperando che Sirius avesse finito di ascoltare quel vanesio pallone gonfiato al piano di sotto in modo da poter tornare a casa; Harry temeva che se fosse rimasto ancora un po' le sue orecchie avrebbero iniziato a sanguinare.

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Capitolo 6
*** Capitolo 3 Parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Il carrello dei dolci era già passato e Harry era davvero stufo di sentire Hermione e Li parlare di Allock. Anche Terry sembrava abbastanza interessato a quel bastardo e Neville stava rimirando la pianta che aveva portato con sé per metterla sul suo comodino, portando avanti con lei una conversazione a senso unico. Harry si sentiva un po' come se fosse l'unico sano di mente nello scompartimento - e questo era sbagliato su molti livelli.

"Vado a far visita a Lillian!" gridò mentre l'esaltazione delle virtù di Allock continuava. Praticamente corse fuori dello scompartimento e si sbatté la porta alle spalle. "Oh, caro Merlino, salvami!" mormorò dirigendosi in fondo al corridoio, dalla ragazza Serpeverde. "Non so se riesco a sopportare un altro minuto di questa roba, figuriamoci un anno. Ugh."

"Ciao, Harry!" lo accolse Lillian mentre stava ancora aprendo la porta.

"Vattene!" ordinò Morag.

Harry grugnì e si lasciò cadere nel piccolo spazio tra Lillian e la parete, facendo sbuffare la ragazza. "Non voglio sentire una sola parola su Allock." mormorò.

"Perché no?" Chiese Millicent, voltandosi verso Lillian. "Io penso che sarà meraviglioso averlo..."

Harry balzò in piedi e si precipitò fuori dalla porta, lasciando le ragazze a fissare la sua schiena prima che la porta si chiudesse.

"Sanità, dolce sanità mentale, perché mi hai abbandonato? Sicuramente ci deve essere qualcuno su questo treno che non si sia ancora rimbambito!"

Harry camminò per un po' per il corridoio, tenendosi lontano dagli scompartimenti dove c'erano delle ragazze e fermandosi ogni tanto per salutare alcuni dei suoi amici maschi e commentare con loro la dilagante passione per Allock.


Infine, dopo aver percorso il treno per quasi tutta la sua lunghezza, trovò uno scomparto occupato solo da una persona con cui non aveva ancora parlato in questa vita. Fece scivolare la porta e mise la testa dentro. "Hey, ciao!"

Ampi e argentei occhi grigi lo guardarono da sopra una copia del Cavillo. "Oh, ciao. Vuoi rimanere lì in piedi a guardarmi?" Chiese Luna Lovegood.


"Ehm, forse. Tu non sei una fan di Allock, vero?"

"Dovrei esserlo?" chiese Luna.

"Preferirei che non lo fossi, onestamente."

"Allora non lo sono." decise Luna prima di tornare al suo giornale.

Harry sorrise e si avvicinò al sedile di fronte a lei. Si stese, tirò fuori uno dei suoi libri Babbani di psicologia - un recente interesse - e si mise a leggere.

Restarono entrambi in silenzio per un paio d'ore, semplicemente soddisfatti di leggere in reciproca compagnia. Alla fine, però, Luna chiuse la sua rivista e si mise a fissare Harry seduto davanti a lei.

Dopo alcuni minuti in cui si sentì osservato, Harry la guardò. "Sì?"

"Sei molto diverso da quello che mi aspettavo." disse Luna "Ma suppongo che chiunque sia già morto una volta, sia un po' strano."

Harry scattò sul suo sedile e si voltò verso Luna, il libro dimenticato accanto a lui. "Che cosa hai detto?"

Luna sorrise sognante. "Hai il Marchio della Morte." disse. "Le persone che Lei ha scelto, cambiano."

"Uno di questi giorni" commentò Harry "ho intenzione di comprendere come fate tu e Olivander a capire questa cosa."

Luna sbatté le palpebre lentamente. "Forse stai solo guardando la cosa nel modo sbagliato."

"Uhm." Harry si stese sul sedile. "Non dovrei supporre che tu abbia incontrato la Morte, vero?"

Luna esplose in una sonora risata. "Incontrarla? Oh, no. Solo storie. Ho solo sentito delle storie."

"La Storia dei Tre Fratelli".

"E anche altre. La Morte dopotutto non è un personaggio popolare, ma sembra sempre che l'eroe la incontri sulla sua strada, nelle storie." Lei inclinò la testa da un lato. "Se hai incontrato la Morte, perché non sei morto?"

Harry considerò seriamente la domanda di Luna per un lungo istante poi, con lentezza, rispose. "Ci sono delle cose che devo fare, delle persone che devo salvare."

"Tutti muoiono, alla fine." rilevò Luna, anche se non sembrava disapprovarlo. Sembrava solo curiosa.

Harry inclinò la testa. "Verissimo, e non ho alcuna intenzione di mantenere in vita i miei amici a tempo indeterminato, ma voglio che la loro fine sia più felice di quella che è stata. Farò qualunque cosa... "

Luna annuì e riprese la sua copia del Cavillo per iniziare a leggerlo di nuovo.

Harry guardò la strana ragazza per qualche minuto prima di riprendere il suo libro e immergersi nuovamente nella lettura. Di tutti i suoi amici gli sembrava giusto che fosse Luna, la prima ad aver capito tutto.

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"Non sono sicuro di poter sopravvivere fino alle vacanze di Natale." mormorò Harry, lasciandosi cadere sulla sedia accanto a Luna. Terry e Li erano entrambi pazzi di Allock così, spesso, Harry passava il suo tempo con la bionda del primo anno. Luna non lo scocciava e così lui continuava a tornare da lei.

"Se scomparisse il giorno in cui tutti sono in partenza per le vacanze, penserebbero che sia appena andato a casa." disse Luna in tono piatto, senza alzare lo sguardo dal suo saggio.

"Beh, sì, ma questo non risolve il problema, adesso." rispose Harry.

"Che cosa ne farai del corpo?" chiese Luna.

"Lo darò in pasto a un Basilisco." disse Harry tutto d'un fiato, avendo già pensato ai dettagli. In realtà, aveva già elaborato praticamente tutto. Era l'attesa che lo stava uccidendo "Luna, divertimi." ordinò.

Luna frugò nella borsa che aveva al fianco. Una volta che ebbe trovato quello che cercava, l'ultima edizione del Cavillo, la fece scivolare verso Harry, il tutto senza alzare lo sguardo.

Harry alzò gli occhi, si appoggiò allo schienale della sedia e aprì alla pagina che era stata segnata. La sua prima reazione, dopo aver visto la faccia gigante di Allock, fu di strapparlo a brandelli. Ma poi lesse il titolo dell'articolo: ‘I vecchi amori di Allock rivelano tutto - Gilderoy è Gay?'.

Harry si sedette sporgendosi in avanti sulla sedia per leggere l'articolo che parlava di questo ragazzo che, sosteneva, era stato l'amante gay di Allock negli ultimi dieci anni. Alcuni dei dettagli erano davvero pornografici, ma in generale risollevò il morale di Harry a sufficienza e lo fece ridere. "Questo è fantastico, Luna. Ti dispiace se lo tengo?"

"Ne ho un'altra copia." rispose Luna distrattamente.

"Sei la migliore." Harry si chinò e la baciò sulla guancia, prima di salire in dormitorio per mettere l'articolo sul suo muro, accanto ai disegni di Stephen che ritraevano gli impiegati del Ministero mentre venivano uccisi. Stephen stava già lavorando a una nuova serie di disegni raffiguranti vari decessi di Allock che aveva intenzione di regalare a Harry per Natale. Harry avrebbe dovuto suggerirgliene uno in cui veniva mangiato da un Basilisco di quindici metri.
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Harry batté distrattamente i piedi contro la cattedra mentre aspettava che la sua preda si presentasse. Allock sembrava non perdersi mai un pasto ma le cose sarebbero cambiate presto, con tutti gli studenti in partenza verso casa nel giro di un'ora. Harry era già andato nel suo ufficio e aveva fatto svanire tutti gli effetti dell'uomo - non aveva nemmeno voluto toccare quelle cose per paura dei germi - così ora non gli restava che aspettare che l'uomo arrivasse.

Infine, la porta della classe si aprì e Allock entrò, fischiettando e sorridendo molto. Si fermò e batté le palpebre un paio di volte quando finalmente vide Harry. Poi gli fece il suo sorriso più accattivante e gli corse incontro. "Harry, Harry! Vedo che finalmente sei venuto per chiedermi aiuto a gestire al meglio la tua celebrità!"

Harry sollevò un sopracciglio. "Gestire la mia celebrità?" chiese. "Perché dovrei venire da lei per questo? Sarei più propenso a chiedere aiuto al Preside. No, ho paura di essere qui per un motivo totalmente diverso." Le labbra di Harry si sollevarono in un sorriso freddo. "E più... piacevole."

Saltò giù dalla scrivania e fece due passi avanti verso il punto in cui Allock si era arrestato per la sorpresa, poi aprì la bocca e risucchiò l'anima dell'uomo.

"Oh. Bleah. E' stato... Ugh. Penso che vomiterò." si lamentò Harry, soffocando un po'. "Oh caro Merlino, questa è stata, molto probabilmente, la cosa peggiore che io abbia mai mangiato. Anche peggio della 'casseruola a sorpresa' di Sirius." Scosse la testa e si voltò verso il corpo senz'anima di fronte a lui. "Per favore, fa' che non sia contagioso." mormorò afferrando il braccio di Allock. Con un movimento della bacchetta tirò le tende delle finestre, gettando la stanza nell'oscurità.

Una volta che ebbe trasportato Allock attraverso le ombre fin giù alla Camera dei Segreti, lo lasciò lì come cibo per il serpente e ricomparve nell'oscurità di un armadio fuori dall'ingresso del castello, poi uscì per unirsi a tutti gli altri che si stavano dirigendo verso il treno. Sirius lo aveva convinto a tornare a casa per Natale e Harry aveva accettato, ma solo con la clausola che sarebbe stato lui a preparare la cena di Natale per il suo padrino.

"Come ci si sente ad andare a casa per Natale?" chiese Lillian quando apparve al fianco di Harry.

Harry si guardò sospettosamente intorno, quasi aspettandosi che Millicent o Morag apparissero e cominciassero a declamare un sonetto su Allock. "È bello. Ma dove sono le tue groupies?"

Lillian sbatté le palpebre, confusa, poi sbuffò quando capì quello che Harry voleva dire. "Tracey e Morag sono andati avanti in modo da non doverti vedere e Millicent ha lasciato la scuola ieri sera, così non avrebbe perso la sua Passaporta; è andata in Canada con la famiglia per le vacanze."

"Hum." Harry scrollò le spalle e salirono in carrozza insieme. Poiché poche persone sarebbero entrate in una carrozza con una Serpeverde, dopo aver aspettato per alcuni minuti senza che nessuno si aggiungesse, partirono insieme.


"So che sei un Mezzosangue, ma hai ricevuto l'invito per il ballo di Natale?" chiese Lillian.

Harry, che stava guardando la foresta scorrere fuori dal finestrino, guardò verso di lei e si strinse nelle spalle. "Sì, ma dubito fortemente che avrò il permesso di andarci. A Sirius non piacciono molto le riunioni di Purosangue." Le sue labbra si piegarono in un sorriso. "Anche se forse è meglio così. Conoscendo il mio caro padrino, se ci fosse venuto, avrebbe messo un vestito adatto all'occasione, e nessuno avrebbe davvero voluto vederlo."

Lillian fece una smorfia, avendo sentito parlare di come l'ultimo dei Black se ne andava in giro vestito quando usciva con il suo figlioccio. "Un punto per te. Però ci mancherai."

"Forse a te, ma sono certo che un sacco di persone saranno ben felici della mia assenza." Ribatté Harry, divertito.

"Non tanti quanti potresti pensare. Dopotutto hai avuto un invito."

"Sono Harry Potter." Sottolineò Harry mentre il panorama fuori dal finestrino cambiava. "Sarei il pettegolezzo dell'anno se partecipassi a un raduno di Purosangue, in particolare a uno che attira questo tipo di folla."

Lillian sospirò, concedendogli in silenzio il punto. I ‘Balli di Natale dei Malfoy' erano noti per il loro elenco di ospiti esclusivi. Famiglie come i Paciock o i Weasley non sarebbero mai state invitate, semplicemente per le loro opinioni. Per esempio anche il Ministro Caramell non era invitato, forse per tutti i soldi che aveva spillato a Lucius durante tutto l'anno.

I due intanto vagavano per i corridoi del treno, osservando gli scomparti affollati alla ricerca di un posto a sedere. Quasi tutti gli amici di Harry erano rimasti al castello per le vacanze, solo Neville tornava a casa. Il ragazzo Grifondoro, Harry lo sapeva, sarebbe stato più a suo agio con i suoi compagni di Casa che con Harry, soprattutto senza Hermione lì a supportarlo. Neville era cortese con lui, ma la Mezzosangue aveva la giusta quantità di follia che a Neville mancava e il ragazzo non era mai sicuro, quando era con lui, se Harry stesse scherzando o no.


Alla fine s'imbatterono in uno scomparto quasi vuoto e Harry rimase indeciso se attraversare o meno la porta aperta, non tanto perché non volesse entrare, ma a causa della sua occupante. "Non dovevi rimanere al castello?"

Luna alzò gli occhi dal suo libro di Incantesimi. "Oh, sì, ma i piani di viaggio di papà sono saltati quando l'uomo che avrebbe dovuto incontrare per avere notizie del Cannolo Balbuziente, è morto in circostanze misteriose."

"Misteriose?" Ripeté Harry, divertito.

Luna annuì. "Questo è ciò che ha riportato il profeta ma papà ed io siamo d'accordo che deve essere stato il Cannolo Balbuziente. Sono molto antipatici se tenuti in cattività."

"Una cattiva piccola canaglia, quel Cannolo." Disse Harry, entrando nello scomparto e sedendosi di fronte a Luna.

Lillian sembrò rimanere indecisa per un momento poi sospirò e si unì ai due Corvonero nello scompartimento. "Lillian Moon." si presentò alla ragazza del primo anno.

"Luna Lovegood." rispose Luna distrattamente, gli occhi posati su Harry. "Com'è andato il tuo incontro con il Pavone?"

Gli angoli delle labbra di Harry si sollevarono mentre la soddisfazione brillò nei suoi occhi. "Incredibilmente bene! L'ho presentato a un serpente che conosco e li ho lasciati soli perché facessero conoscenza."

Luna gli rispose con un debole sorriso. "Mi chiedo: chi avremo come insegnante di Difesa, dopo Natale?"

"Speriamo qualcuno che non sia un truffatore."

Lillian sbatté le palpebre. "Pensi che Allock abbia intenzione di lasciare il lavoro a causa di qualche serpente? Che cosa hai fatto? Lo hai bloccato nell'ufficio del Professor Piton?"

Harry ridacchiò. "No, anche se sarebbe stato divertente. Ho avuto pietà... "

"Allora cosa hai fatto a quell'uomo? E non provare a fare l'innocente con me!"

Gli occhi di Harry erano pieni di oscuro divertimento. "L'ho lasciato nella famosa Camera dei Segreti di Salazar Serpeverde." rispose. "Il Basilisco è sempre affamato."

Gli occhi di Lillian si spalancarono. "Tu... !"

"Be', diciamo che lo avrei fatto, se fossi un Rettilofono." aggiunse Harry tirando fuori un libro da leggere. "Forse, se saremo fortunati, sarà scappato con il suo amante gay."

Lillian trascorse un'ora buona semplicemente guardando i due Corvonero leggere come se nulla fosse accaduto. Alla fine si annoiò e si alzò. "Be', Harry, ci vediamo tra due settimane, supponendo che tu non riesca a venire al Ballo di Natale."

"Ti auguro buon Natale, Lillian." rispose Harry, alzando lo sguardo dal suo libro e sorridendole.

Non appena la porta dello scomparto si fu chiusa, Luna chiese sognante: "Che sapore ha un Pavone?"

"Frutti di bosco dopo che sono stati cagati. E, per l'amore di tutto ciò che è magico, non mi chiedere che gusto sia!"

Luna lo guardò con maliziosi occhi spalancati. "Che tipo di escrementi... ?"

"Luna!"

La ragazza scoppiò a ridere mentre Harry gemette e si coprì gli occhi.

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Anche senza aver mai passato il Natale con il suo padrino, Harry sapeva che, se non si fosse alzato abbastanza presto, Sirius lo avrebbe svegliato nel modo più odioso possibile. Così, quando Sirius entrò nella sua camera alle prime luci dell'alba per svegliare Harry, trovò il ragazzo già vestito con una tunica da casa, il libro appoggiato sul petto mentre leggeva.

"Posi mai quei libri?" chiese Sirius.

"Potrei dare la caccia agli autori e succhiare la loro conoscenza come se fossi una sorta d'ibrido tra Dissennatore e umano. Lo preferiresti?" replicò Harry segnando la pagina.

Sirius fece una smorfia. "Okay, nuova regola. Noi non parliamo di Dissennatori o di anime succhiate durante le vacanze. Mai."

Harry alzò gli occhi e si sollevò dal letto. "Non hai il senso dell'umorismo."

"... sì, e tu sei davvero incomprensibile!" rispose Sirius, scuotendo la testa. "Non è che stare con quei Babbani ti ha rovinato?"

"Sono stato colpito in testa da un Anatema che Uccide e tu incolpi i mondani delle mie stranezze." mormorò Harry tra sé mentre scendeva al piano di sotto, preceduto dal suo padrino diretto all'albero.

"I Babbani fanno cose strane!" si difese Sirius.

"Secondo me Azkaban ti ha guastato il cervello!"

"Non discutiamo tra noi, adesso." rispose Sirius prima di lasciarsi cadere a terra accanto all'albero e sorridere speranzoso verso Harry mentre il ragazzo si guardava intorno per cercare una sedia dove sedersi. "Dai, è Natale! Siediti per terra!"

Harry sospirò e si lasciò cadere delicatamente sul pavimento. "Non capisco cosa abbia a che fare una festa religiosa mondana con il sedersi sul pavimento."

Sirius gli lanciò una strana occhiata, poi agitò la bacchetta e fece spostare i pacchetti sotto l'albero verso i rispettivi destinatari. "Regali!" dichiarò Sirius con gioia preoccupante prima di cominciare a scartare un regalo a caso facendo a brandelli la carta.

Harry sospirò e guardò il grande e preoccupante mucchio di doni prima di individuarne uno da parte dei suoi amici e aprirlo con cautela. Continuò in quel modo, mentre Sirius demoliva la sua fila di pacchetti e alla fine girava occhi avidi su Harry. Questi alzò lo sguardo su di lui e spinse una fila di doni da parte di persone che non conosceva verso il suo padrino, rendendo Sirius ancora più felice.

Terry aveva regalato a Harry il secondo libro di una serie sulla magia cinese rituale; il primo glielo aveva regalato per il suo compleanno. Li gli aveva mandato un ciondolo magico, dalla Cina, che si supponeva dovesse aiutarlo a ricordare meglio le informazioni e che funzionava meglio, aveva annotato lei, se appoggiato tra gli occhi, ma poteva anche essere indossato come un orecchino, una collana o una decorazione per capelli. Hermione gli aveva donato una bella piuma d'aquila. Neville gli aveva regalato un paio di gigli canterini da piantare in estate e Harry si fece un appunto mentale di interrarli nel giardino sul davanti non appena fosse tornato a casa nel mese di giugno.

Da Stephen gli era arrivato l'atteso collage su Allock che moriva in diversi modi. Aveva aggiunto l'immagine di Allock sbranato da un serpente gigante, poi aveva continuato sullo stesso tema e aveva usato anche gli altri animali simbolo delle varie Casate. Sirius, abbastanza prevedibilmente, aveva regalato a Harry una Nimbus 2001. Harry non era nella squadra di Quidditch questa volta, ma amava ancora volare e le scope della scuola erano scadenti. La Nimbus lo avrebbe tenuto in esercizio.

Lillian, proseguendo la tendenza dal Natale precedente, gli aveva inviato una statuina di vetro raffigurante un cervo. Si era lasciato sfuggire, un pomeriggio in biblioteca, che suo padre era stato un animagus cervo, sperando un pochino che lei gliene avrebbe mandato uno per fare il paio con il giglio. Anche Luna gli aveva inviato una statuina di vetro, ma lei l'aveva intesa in maniera più scherzosa, tanto che strappò a Harry una risata sorpresa.

"Che cosa c'è?" Chiese Sirius alzando lo sguardo dall'ennesima scatola di dolci. Appena vide il pavone di vetro, aggrottò le sopracciglia e chiese: "Perché è decapitato?"

Harry sbuffò e si coprì la bocca. "Ehm, Luna si riferisce ad Allock come a un pavone" spiegò spostando delicatamente la statuina accanto al cervo, in una zona sicura.

Sirius sospirò e scosse la testa. Per quanto quella Luna gli sembrasse un po' strana - Harry gli aveva parlato di lei un paio di volte nelle sue lettere - era certamente un'amica migliore, per Harry, della tizia di Serpeverde. Sirius non era sicuro di come i due fossero diventati amici e di come avessero fatto a rimanere tali per un anno e mezzo. Sicuramente ormai Harry doveva essersi accorto della malignità dei Serpeverde, no?

Ma no, a Harry piacevano i serpenti, anche quelli di genere animale. Sirius lo aveva sorpreso mentre cacciava via un falco da un serpente ferito nel cortile, durante l'estate. Sirius, onestamente, non sapeva cosa fosse successo al rettile ma Harry non aveva mai provato a portarlo in casa, apparentemente convinto che il suo padrino non sarebbe stato d'accordo (in realtà, Sirius era assolutamente terrorizzato dai serpenti, quindi era contento che Harry non lo avesse fatto).

Il resto dei doni di Harry erano di persone che avevano partecipato alla sua festa di compleanno e si erano sentiti obbligati a inviare un regalo. Circa la metà di loro avevano mandato dei libri - la maggior parte dei quali Harry aveva già letto, ma alcuni non li aveva - o dolci, come ad esempio il pacchetto che Sirius teneva aperto in grembo. Harry avrebbe dovuto scrivere tutti i biglietti di ringraziamento ma negli ultimi tempi aveva ottenuto un paio di bacchette irrintracciabili che poteva utilizzare per accelerare il processo.

Dopo aver diviso i suoi doni supplementari in pile sia per lui - i libri che non aveva e il cioccolato - che per Sirius - i libri che già possedeva e tutti gli altri dolci - avevano cominciato il lungo e tedioso processo di spostare tutto fino alla sua camera, mentre Sirius dissertava su quali libri aggiungere alla propria biblioteca e quali buttare.

Una volta che ebbero finito, si trascinarono in cucina e Harry mise insieme una colazione veloce. Dopo che ebbero ripulito tutto, si mise a preparare la cena e cacciò fuore Sirius, minacciandolo di dargli solo crocchette per cani.

Harry accese la radio e si mise a canticchiare sottovoce le canzoni che conosceva, mentre si lasciava cullare dei necessari movimenti familiari per preparare una cena di Natale. Quando Molly era ancora viva s'incaricava sempre lei dei grandi pasti in famiglia, consentendo solo ai suoi figli di aiutare con alcune piccole cose. Quando morì - di vecchiaia, circa dodici anni prima di Ginny - Harry si assunse la responsabilità della realizzazione delle cene di famiglia perché dai Dursley aveva guadagnato, oltre al suo risentimento sempiterno, delle buone abilità culinarie, avendo cucinato per loro fin da bambino.

Ora, in un mondo diverso, gli sembrava strano preparare una cena di Natale per solo due persone. Aveva considerato la possibilità di invitare tutti i suoi amici bloccati a scuola per godersi le vacanze con lui e Sirius, ma non era sicuro di come avrebbero reagito sapendo che ai fornelli c'era un bambino. Non era neanche lontanamente normale, per un dodicenne, essere così abile in cucina. Onestamente, Harry era stato fortunato quando Sirius si era bevuto la sua spiegazione secondo la quale aveva sempre aiutato Petunia con le grandi cene, o si sarebbe probabilmente ritrovato a dover mangiare qualcosa cucinato da Sirius. O cibo cinese.
Quando Harry iniziò a preparare la torta, si sforzò di rivolgere i suoi pensieri verso un nuovo argomento: il Ballo di Natale dei Malfoy. Aveva ricevuto l'invito poco dopo Halloween e aveva immediatamente risposto che probabilmente non sarebbe riuscito a esserci a causa delle opinioni del padrino sulla cugina e la sua famiglia. Narcissa gli aveva scritto personalmente, dicendogli che comprendeva e aveva aggiunto che lo avrebbero tenuto sulla lista degli ospiti nel caso in cui fosse riuscito a partecipare, ma non lo avrebbero aspettato.

La vera domanda era: Harry voleva andare al Ballo?

Harry aveva trascorso la maggior parte del mese precedente rimuginando sui pro e i contro. Da un lato, il ballo sarebbe stato un ottimo posto in cui incontrare e conoscere persone che condividevano le sue idee. Tuttavia il rovescio della medaglia era che se la persona sbagliata lo avesse visto lì, sarebbe stato completamente rovinato. Non si faceva illusioni su ciò che avrebbe pensato il pubblico dei maghi se avessero scoperto che il loro Salvatore e campione odiava i mondani tanto quanto Voldemort, e non aveva nessun interesse a testare la sua bravura in Occlumanzia contro dei veri Dissennatori (anche se avrebbe potuto essere interessante vedere cosa sarebbe successo se avesse provato a succhiare l'anima di uno di quelli).

In ogni caso, andare ad Azkaban era fuori questione e, per quanto Sirius lo irritasse, Harry non voleva che il suo padrino scoprisse che il suo figlioccio era un assassino. No davvero.

Quindi, andare al ballo non era un'opzione praticabile, ma così avrebbe perso una buona occasione.


Cosa fare... Cosa fare...

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"Mi sorprende che tu abbia osato mostrare il tuo volto, anche se uno di quelli meno conosciuti," commentò avvicinandosi a Tom Riddle e fermandosi accanto a lui.

Il Signore Oscuro guardò il vampiro dagli occhi pallidi al suo fianco. "E tu sei...?"

Gli occhi chiari brillarono in direzione di Riddle e un sorriso gli arricciò le labbra. "Quello che hai designato come tuo eguale."

Riddle sussultò a quelle parole, poi strinse gli occhi. "Potter?"

Il sorriso si allargò. "Sì. Tuttavia in questo momento sto usando il nome Xerosis."

"Xerosi come la malattia della pelle?"

Xerosis tossì. "Della pelle o degli occhi. Che cosa hai fatto, hai memorizzato un dizionario?"

Riddle grugnì e voltò su di lui acuti occhi azzurri per poi volgersi di nuovo verso la pista da ballo. "Sono sorpreso di vederti qui. Ho avuto l'impressione che il tuo 'tutore' non volesse farti venire."

"Sirius non sa che sono qui. Al momento stiamo giocando a Monopoli in salotto."

Riddle si voltò verso di lui. "Hai una Giratempo".

"Mi crederesti se ti dicessi che è un regalo di un fan?"

"No."

"Peccato. Uhm." Xerosis sorseggiò il suo vino e guardò gli ospiti, prendendo nota di chi c'era e con chi stava parlando. "Mi sono intrufolato nel Dipartimento Misteri e ne ho rubata una. Ho circa... cinque ore, credo."

"Sei davvero un pessimo ragazzo-immagine per la causa della Luce."

"Ho deciso che il mio unico scopo nella vita è di servire da cattivo esempio," ribatté Xerosis. "O, per lo meno, distruggere le persone che si mettono contro di me." Guardò di nuovo verso il Signore Oscuro. "Per quanto ancora hai intenzione di restare nascosto a tramare, comunque? Comprendo che ti serva tempo per radunare il tuo esercito, ma quando comincerai a decimare le sanguisughe?"

"Sanguisughe?" chiese Riddle, curvando le labbra, involontariamente divertito.

"Mondani, Babbani... come preferisci."

Riddle guardò verso il ragazzo. "Mondani?"

Xerosi si strinse nelle spalle. "La parola che usa mia zia per i non magici."

"Solo una persona che conosco chiama i Babbani Mondani." disse la voce di Lillian alle spalle dei due maghi. Quando Xerosis si voltò verso di lei con un sopracciglio alzato, sorrise. "Sono contenta che tu ce l'abbia fatta. Anche se non c'era bisogno di venire in costume."

Xerosis alzò gli occhi. "Hai un radar o qualcosa del genere?" Lillian sorrise e Xerosis sbuffò. "Comunque grazie per il mio regalo."

"Certo. E grazie a te per il mio." Lei si mise in posa e la sua nuova collana brillò alla luce delle candele.

"Ti sta bene." si complimentò Xerosis.

Riddle si schiarì la gola. "Presumo che questa sia una dei tuoi amici?" chiese.

"Lillian Moon," disse la ragazza con un breve inchino.

Le labbra di Riddle si arricciarono in un sorriso oscuro. "Hai gli occhi di tua madre, signorina Moon."

Gli occhi di Lillian si socchiusero. "Pochi osano parlare di mia madre, signore. Posso richiedere di conoscere il suo nome?"

"Io sono Lord Voldemort." la informò Riddle, godendo mentre il suo volto impallidiva.

"Merlino, salvami da megalomani," mormorò Xerosis, strofinandosi gli occhi. "Lillian, calmati. Lui ha giurato di non farti del male."

"Potter..."

"Xerosis." gli ricordò Harry, vedendo il padre di Lillian avvicinarsi.

"C'è qualcosa che non va, Lily?" Chiese il signor Moon, toccando la spalla di sua figlia e guardando severamente i due uomini.

Lillian si schiarì la gola e annuì. "Tutto bene, padre. Stavamo solo discutendo... Uhm."

"Della crudeltà del Ministero," s'inserì Xerosis senza esitazioni. "A un mio amico è stata recentemente data la caccia dopo che aveva cercato di predare un Mezzosangue. Eravamo... inconsapevoli... dell'animosità della signorina Moon verso il Ministero e temo che possiamo averla sconvolta. Le mie scuse." Abbozzò con un sorriso perfetto.

Il signor Moon sbatté le palpebre un paio di volte per la sorpresa, mentre la bocca di Lillian fece una smorfia amichevole. "Vi prego, non è necessaria nessuna scusa. Lily sembra stare bene, giusto cara?"

Lillian chiuse la bocca e gli sorrise. "Sì, bene. Non preoccuparti per me, padre."

Il signor Moon annuì. "Scusatemi, signori."

Una volta che se ne fu andato Lillian si rivolse all'amico. "È stato molto Serpeverde da parte tua."

Xerosi sorrise. "Ti avevo detto che c'erano delle possibilità che finissi nella tua stessa Casa.".

"Beh, sì. Ma di solito sei talmente occupato a sembrare uno psicopatico Corvonero col naso attaccato ai libri, che me ne ero dimenticata."

"Questo è un punto per te."

Riddle sbuffò. "Tu? Uno psicopatico Corvonero? Non riesco a immaginarlo."

"Ho anche un preoccupante lato Grifondoro," scherzò Xerosis, lanciando al Signore Oscuro un sorriso selvaggio. "Se mai ci troveremo uno di fronte all'altro in pubblico, prometto che metterò su un bello spettacolo."

"Stranamente, non vedo l'ora di fartelo fare." Decise Riddle. "Beh, Potter - Xerosis - mi congedo. Divertiti, per il resto dell'anno."

"Porterò ad Alissia il tuo amore!" gli gridò dietro Xerosis, nominando il Basilisco nella Camera.

Riddle gli lanciò uno sguardo tagliente, poi sbuffò. "Non dimenticarti di nutrirla, mentre le imponi la tua presenza, o potrebbe mangiarti."

Xerosi ridacchiò e si voltò verso Lillian, che lo guardava come se fosse pazzo. Beh, più pazzo del solito. "Sì?"

"Sto ancora cercando di farmi entrare in testa il fatto che tu stessi conversando - piacevolmente - con il Signore Oscuro."

"Abbiamo trattato alcune cose durante l'estate." rispose Xerosis cambiando discorso. "Ora, perché non mi presenti in giro? O magari potremmo scendere sulla pista da ballo?"

Lillian sorrise. "Sai ballare?"

"Io so fare molte cose, mia cara." scherzò Xerosis prendendole il braccio. "Io sono, dopo tutto, un vampiro." E lasciò baluginare le zanne verso di lei.

Lillian sbuffò. "Certo, come avrei potuto non accorgermene. E quanti anni hai?"

Xerosis ridacchiò. "Un po' meno di un secolo. Novantasei."

Lillian scosse la testa. "Ma certo che li hai. Va bene - Xerosis, giusto?"

"Esatto."

"E che cosa significa?"

"Malvagio, uccisore di mondani, vampiro bambino." ribatté.

"Sei così presuntuoso!"

"Ma tu mi ami comunque."

Lillian rise, guardando verso di lui con un sorriso affettuoso. "Suppongo che dovrò tenerti con me per tutto il tempo. Andiamo, ti presento ai miei amici. Correttamente, questa volta."

"Intendi senza che sputino dove cammino e senza la puzza sotto il naso?"

"Con un po' di fortuna gli piacerai, una volta che ti avranno dato una possibilità."

"Posso solo sperare."

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"Che cosa hai fatto durante le vacanze?" chiese Luna seduta di fronte a Harry.

"Ho mangiato un paio di anime, ho rubato una Giratempo, ho scherzato con un Signore Oscuro e sono andato a un ballo. Tu?"

Luna sorrise con aria sognante. "Ho dipinto il mio soffitto."

Harry sorrise. "Dovrò venire a vederlo, quest'estate."

"Okay." acconsentì Luna prima di seppellire il naso nel più recente numero del Cavillo.

Harry tirò fuori la sua copia. "Grazie, tra l'altro, per l'abbonamento. E per il pavone."

"Di niente, Harry."

Entrambi si misero a leggere per il resto del viaggio, in pace tra loro.

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Il Ministero aveva prestato a Hogwarts un Auror che era stato ferito in azione durante il Natale e non sarebbe potuto tornare in servizio attivo fino alla fine di giugno. L'Auror Sian certamente sapeva di cosa stava parlando - aveva bandito tutti i libri di Allock dalla sua aula il primo giorno - ma non amava i bambini per principio. Sembrava trovarsi abbastanza bene con quelli del settimo anno e tollerava quelli del sesto, ma tutti gli altri erano per lui come gomme da masticare incollata alla suola delle scarpe.

Harry lo adorava. Durante la terza lezione avviò con lui una discussione sull'uso del Veritaserum durante i processi penali. Durante la sesta lezione trascorsero quasi quarantacinque minuti a discutere delle ripercussioni morali delle Maledizioni Senza Perdono usate durante la Prima Guerra contro i Mangiamorte. Per la nona lezione Harry gli chiese che tipo d'incantesimi oscuri gli Auror utilizzavano durante il loro lavoro e come giustificavano il fatto di dare la caccia a uomini e donne che avevano usato le stesse magie.

"Potter." rispose l'Auror Sian "Stia zitto e mi lasci insegnare o cominci a frequentare le lezioni del settimo anno. Sta confondendo i suoi compagni di classe."

Harry sorrise come un folle. "Lo farò, signore." acconsentì e Sian sbuffò prima di tornare alla loro lezione sugli Incantesimi di Disarmo.

Da lì in poi, Harry iniziò a frequentare le lezioni del settimo anno quando non riusciva a ottenere lezioni private. All'inizio i ragazzi del suo nuovo corso erano stati abbastanza seccati dalla sua intrusione ma poi Harry iniziò un dibattito con uno di loro su quale fra tre Incantesimi Scudo avrebbe retto meglio sotto un Incantesimo Esplosivo e lentamente gli altri avevano accettato che lui avesse il loro stesso livello di conoscenza - anche se nessuno gli avrebbe permesso di provare a lanciare uno degli incantesimi di cui avevano discusso.

Entro la fine dell'anno Harry decise che era stato il migliore di tutta la sua carriera a Hogwarts. Quando lo disse ai suoi amici, durante il viaggio di ritorno, Hermione sottolineò seccamente "Harry, è solo il nostro secondo anno."

Ma Luna, che si era rannicchiata sul pavimento tra i piedi di Harry, lo aveva guardato con un sorriso saputo e lui seppe che lei capiva.

"Allora, che cosa farete tutti, quest'estate?" Chiese Li.

"Scherzi orribili a mio fratello," decise Terry, alzando gli occhi verso il suo baule che era stato messo in alto. Harry aveva regalato una bella collezione di scherzi al suo amico, sia per Natale sia per il suo compleanno, se non altro per rendere la sua estate più sopportabile. Tutti gli scherzi, Harry gli aveva assicurato, lasciavano i mondani illesi.

"Io andrò in vacanza in Francia., rispose Hermione, sorridendo. "Ho ordinato una guida turistica via gufo sul Mondo Magico in Francia e mamma e papà hanno detto che possiamo fermarci a visitare alcuni posti."

Tutti furono d'accordo che sembrava piuttosto divertente.

"Io probabilmente trascorrerò tutta l'estate nella serra." ammise Neville arrossendo un po'. "La nonna ha detto di aver trovato alcune nuove piante dopo Natale."

"Sirius e io ci faremo diventare scemi a vicenda," riferì Harry. "Siete tutti invitati a venirmi a salvare... Beh, potete anche passare a trovarmi per unirvi al divertimento. Sirius ha già fatto ampliare le camere degli ospiti per ogni evenienza." Lui alzò gli occhi al cielo.

"Verrai a trovarmi come hai promesso, però, non è vero?" chiese Luna speranzosa.

"Che ne dici tra due settimane? Questo dovrebbe darmi il tempo sufficiente per decidere di decapitare Sirius," rispose Harry allegramente.

"Dirò a papà di tirare fuori una brandina dal magazzino." disse Luna.

"Tu andrai in Cina, Li?" Chiese Hermione, sporgendosi in avanti. Aveva trascorso una parte del passato anno scolastico chiedendo alla strega cinese informazioni sul suo Paese ed era rimasta assolutamente affascinata. Era stata anche un po' gelosa del fatto che sia Harry sia Terry avessero imparato il mandarino, ma Li le aveva prestato un paio di libri per l'estate in modo che potesse impararlo anche lei.

Li scosse la testa. "No, ma la mia famiglia verrà qui per un paio di settimane." Lei sorrise un po' imbarazzata. "Parlano poco l'inglese, quindi non so se invitare qualcuno mentre sono qui, sarebbe poco educato."

"Mi piacerebbe conoscere la tua famiglia," decise Harry. "E così potrò fare pratica di mandarino."

"Sì, e tua cugina è davvero bella," aggiunse Terry.

Li ridacchiò. "Lo dici perché ha una cotta per te."

Terry fece una smorfia. "Cosa? Bleah!"

Condivisero tutti una bella risata e poi si rimisero a parlare del prossimo anno. Cominciarono le scommesse su che tipo di persona avrebbe potuto ottenere la cattedra di Difesa e Hermione, roteando gli occhi, si offrì di fare da tesoriere finché non lo avessero scoperto. Alla fine, tutti si misero chi a giocare a Spara Schiocco chi a leggere un libro e il resto del viaggio passò velocemente.

Quando arrivarono a Londra, Harry salutò e poi corse verso un grosso cane nero che lo stava aspettando, lingua penzoloni fuori dalla bocca. "Ehi, Felpato. Sei pronto ad andare?"

Felpato abbaiò forte poi si trasformò in Sirius che avvolse Harry in un abbraccio prima di Smaterializzarsi. "Benvenuto a casa," disse Sirius, facendo un passo indietro per osservare il suo figlioccio.

Harry si guardò intorno nel cottage che Sirius aveva comprato e sorrise. In qualche modo, senza che se ne rendesse conto, il cottage era diventato la sua casa.

E lui non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo.

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Capitolo 7
*** Capitolo 4 Parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Eserciti di ladri e predoni
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"Perché mi stai seguendo di nuovo?" chiese Harry dolcemente mentre accarezzava il terreno fresco attorno al giovane arbusto di rose blu.

Il mago, nascosto dietro un cespuglio vicino, si mosse nervosamente ma non rispose.

Harry alzò gli occhi e si spostò verso un gruppo di narcisi. Stranamente, non era per niente preoccupato dal fatto di essere pedinato, in quel momento. Forse perché non c'era un solo mondano per quasi due miglia intorno al cottage. O forse perché aveva ottenuto un'altra bacchetta, da una brutta mezza Veela a Nocturne Alley, proprio il giorno prima e questa andava bene quasi quanto la sua bacchetta di agrifoglio e in quel momento la teneva nella tasca posteriore.

"Suppongo che ‘perché' non sia la domanda giusta, sapendo quanto può essere testardo il vecchio Voldie." disse Harry, sorridendo quando sentì il suono sorpreso davanti al suo modo maleducato di rivolgersi a Voldemort. "La vera domanda è‘perché pensi di poterti effettivamente nascondere da me'?" Afferrò una manciata di terra dal secchio al suo fianco, poi la gettò verso il nascondiglio del Mangiamorte.

"Maledizione...!" Barty balzò in piedi, rinunciando a ogni pretesa di nascondersi. "Questi sono i miei vestiti migliori!"

Harry alzò un sopracciglio. "Se questi sono i tuoi abiti migliori, è davvero necessario che tu vada a fare acquisti." Si tolse i guanti e si alzò rapidamente in piedi. "Che cosa vuole Voldemort questa volta? Vuole me o basta che io gli mandi un Mangiamorte fatto a pezzi?"

Barty rabbrividì. "Vuole solo tenerti d'occhio. Onestamente non so perché! Potresti per favore non uccidermi?" e voltò grandi occhi pietosi sul ragazzo.

Harry sospirò e si massaggiò la fronte. "Sei fortunato che sono di buon umore oggi." mormorò. "Non dobbiamo permettere che Sirius ti veda."

"Sarò come un topo, silenzioso e completamente invisibile." promise Barty prima di accovacciarsi di nuovo dietro il cespuglio.

Harry sospirò di nuovo, poi tirò furori i guanti in modo da poter tornare al giardinaggio. "Non dirmi che stai comodo."

"Sono quasi morto ad Azkaban." gli ricordò Barty "Poi ho passato anni sotto l'Imperius di mio padre. Questo non è così male, davvero."

Harry ripensò ai mesi passati in fuga dai mondani. "Suppongo che sia vero."

Rimasero entrambi in silenzio mentre Harry finiva con il giardino. Quando il ragazzo si rialzò in piedi Barty chiese: "Per caso non saresti disposto a farmi un panino?"

Harry rise e afferrò il secchio prima di rientrare, scuotendo la testa.

"Che cosa ti ha messo di buon umore?" Chiese Sirius, sporgendo la testa fuori dal salotto. Harry sentì il ronzio della televisione e la musica tranquilla che associava a un videogioco in pausa.

"Un serpente pazzo in giardino." rispose Harry allegramente.

Sirius rabbrividì e tornò di nuovo in soggiorno.

Harry ridacchiò della fobia del suo padrino e mise via gli attrezzi da giardinaggio nell'armadio dell'ingresso prima di andare in cucina. La richiesta di cibo da parte di Barty gli aveva ricordato che era l'ora di pranzo e voleva prepararsi qualcosa. Mise insieme un paio di panini, afferrò una manciata di patatine dal sacchetto aperto sul bancone e tirò fuori due bottiglie di acqua prima di tornare fuori. "Mangio fuori!" avvertì mentre teneva il cibo e le bevande con una mano sola per aprire la porta d'ingresso.

"Niente serpenti in casa, mi raccomando!" rispose Sirius.

Harry alzò gli occhi e senza bacchetta fece scattare la porta, che si chiuse dietro di lui, una volta che fu sulla veranda. Si diresse verso un albero che non era lontano dal cespuglio dove Barty si nascondeva, e si sedette rilassandosi contro il tronco. "Sirius è attualmente distratto da Solomon's Key 2, puoi venire a mangiare qualcosa, se vuoi." offrì Harry prendendo un panino.

Barty sbirciò da dietro il cespuglio, guardò nei dintorni della proprietà, poi si affrettò verso l'albero.

Harry si coprì la bocca e gli fu davvero difficile soffocare una risata.

"Grazie." mormorò Barty, mettendo l'albero tra lui e la casa, dopo aver afferrato un panino. Quando Harry gli porse una delle bottiglie d'acqua, il volto dell'uomo s'illuminò e abbandonò il suo panino su un ginocchio in favore della bevanda.

"Sai, Voldie non mi ha risposto al Ballo, quando gli ho chiesto per quanto tempo ancora ha intenzione di nascondersi." commentò Harry prima di mettersi in bocca una patatina.


Gli occhi di Barty guizzarono verso Harry prima di tornare al suo pranzo. "Ha menzionato l'idea di fare irruzione ad Azkaban, poiché la maggior parte della nostra gente si trova lì, ma sta anche lavorando sul reclutamento di ex-studenti che non erano disponibili durante l'ultima guerra. E poi sta cercando di radunare tutti senza mettere in allarme Silente."

"Uhm." Harry si batté il mento. "Tu sei stato liberato quando tua madre ha preso il tuo posto, giusto?"

"Sì." Barty gli lanciò uno sguardo sospettoso. "Come fai a saperlo, in ogni caso?"

"Ho un talento davvero pazzesco." rispose Harry distrattamente, riflettendo. "Potrei conoscere un modo per irrompere ad Azkaban e fare uscire i Mangiamorte senza che nessuno si metta in allarme, ma mi ci vorrà un po' di tempo per preparare tutto."

"Quanto tempo?" domandò Barty

"Mmm... forse due settimane? Probabilmente prima, ma preferisco non tentare la fortuna. Devo passare un po' di tempo a farmi vedere in giro da Sirius, o lui comincerà a notare che striscio furtivamente fuori per fare cose cattive." Harry fece balenare verso Barty un sorrisetto da vero pazzo.

Barty rabbrividì leggermente. "Hai bisogno di aiuto?"

"Voldie ti ha inviato qui per cercare di carpire i miei segreti, giusto?" chiese Harry avendo intuito che era quello l'obiettivo, non appena aveva percepito Barty dietro il cespuglio. Quando il Mangiamorte trasalì in risposta, Harry ridacchiò. "E' così prevedibile. No, farò da solo. Di' al tuo Signore che dovrà fare le cose in modo un po' più Serpeverde, se vuole scoprire qualcosa."

Barty sospirò. "Mi crucerà di nuovo."

"Sei tu quello che ha deciso di lavorare per un pazzo."

"Disse il bambino altrettanto pazzo." ribatté Barty.

Harry sorrise. "Beh, sì, ma io almeno non scaglio Cruciatus come se fossero dolcetti."

Barty sbuffò. "Sei un po' troppo giovane per aver già imparato le Maledizioni Senza Perdono."

"Hmm... forse." rispose Harry consapevolmente. Poi chiese: "ha ripreso Piton tra i suoi? So che quantomeno sospetta qualcosa, poiché il suo marchio deve essersi scurito, ma è stato chiamato?"

Barty gli lanciò un'altra occhiata sospettosa. "Sai una serie preoccupante di cose per essere un quasi tredicenne allevato da babbani."

"Sono un Corvonero." gli ricordò Harry.

Barty sbuffò, poi scosse la testa. "Il Mio Signore è stato attento con Piton, perché è difficile sapere con certezza da che parte stia."

"Buona scelta." commentò Harry. "Ed è dalla parte di Silente."

"Non c'è modo di saperlo per certo."

"Io sono onnipotente." annunciò Harry. "So ogni cosa senza bisogno di domandarla."

"Sei pieno di merda."

"Vero." concordò Harry, sorridendo e agitandosi per grattare la schiena che prudeva, usando il tronco dell'albero dietro di lui. "Comunque, Piton aveva questa cotta pazzesca per mia madre, così ha chiesto a Voldie di risparmiarle la vita. Ora, Voldie ci ha provato, certo, ma la mamma non era il tipo di persona che si fa da parte e ti permette di ammazzare suo figlio, così ha dovuto ucciderla e Piton si è sentito tradito - la sua morte è in parte colpa sua, a ogni modo, perché è stato lui a riportare quella maledetta profezia a Voldie - così Piton si è rivolto a Silente, che gli ha promesso vendetta, il perdono e un buono di uscita da Azkaban. In ogni caso, solo due persone sanno che Voldie ha cercato di risparmiare mia madre, e lui non ammetterà mai che ha cercato di risparmiare una Mezzosangue, ed io non sono davvero nella posizione per parlare con Piton. Quindi lui è ancora convinto di essere stato tradito e tutto il resto. Probabilmente è meglio lasciarlo a chiedersi cosa stia succedendo, per ora."

Barty scosse la testa, stravolto. "Sai, io non credo di voler davvero sapere come fai a conoscere queste cose. Probabilmente mi segnerebbe per tutta la vita."

"Qualunque cosa non ci uccida ci rende più forti." replicò Harry.

"Harry! Telefono!" Gridò Sirius dalla finestra del soggiorno.

Harry alzò gli occhi e raccolse gli avanzi del pranzo. "Dillo a Voldemort. Verrò a trovarlo quando tutto sarà pronto per fare uscire i suoi da Azkaban. E se ti manda di nuovo a pedinarmi, vedi di fare la cosa più intelligente e vai a torturare un paio mondani meritevoli." disse prima che Barty si rimettesse in piedi e poi fece ritorno al cottage. "Chi è?" gridò a Sirius.

"Terry!"

"Figo!" Corse attraverso la porta d'ingresso e buttò distrattamente i piatti in cucina prima di balzare in salotto a prendere il telefono. "Ciao! Come va?"

"Per quanto tempo posso stare a casa tua?" sussurrò Terry.

Gli occhi di Harry si socchiusero, ma mantenne un tono allegro. "Finché vuoi, naturalmente. Ma se provi a rubare il NES a Sirius, potrebbe buttarti fuori. Però abbiamo un paio di scope nel capanno, quindi possiamo volare in cortile fino a quando non si calmerà e ci lascerà tornare dentro. Oh! E c'è la biblioteca. Sirius non ci va, sempre che non sia disperato, quindi in realtà è la stanza più tranquilla della casa."

Terry si lasciò sfuggire una risata forzata. "Figo!".

Harry fece una voce seria. "È pronto il tuo baule? Posso chiedere a Sirius di venirti a prendere anche subito." Guardò il suo padrino e vide che Sirius aveva messo giù il gioco e lo stava guardando con un cipiglio preoccupato. Aveva già sentito alcune storie sul fratello di Terry.

"Uhm, sì, per favore?" chiese Terry.

Harry annuì. "Dove sei?"

"Neighbour. Numero ventisei."

Harry guardò Sirius. "Due porte in alto a sinistra." gli diede la direzione e poi tornò al telefono mentre Sirius si smaterializzava. "Sta venendo lì."

"Grazie, Harry."

"Ehi, è a questo che servono gli amici svitati."rispose Harry con un sorriso prima di riagganciare. Una volta che il telefono fu di nuovo al suo posto, Harry ringhiò. Forse avrebbe dovuto aggiungere il fratello di Terry ai mondani che aveva intenzione di portare ad Azkaban per scambiarli con i Mangiamorte. Una condanna a vita in quel buco infernale sembrava una punizione fantastica per l'insulso fratello del suo amico.

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Harry sapeva dalla sua vita precedente che c'erano circa venti Mangiamorte rinchiusi ad Azkaban in quel preciso momento. Sapeva anche che c'era una possibilità che alcuni degli altri detenuti potessero essere inclini a fuggire, così aveva pianificato di prendere circa trenta mondani, tra cui Vernon Dursley, ma non il fratello di Terry. Avrebbe succhiato le loro anime - ad eccezione di Vernon, suo zio avrebbe subito la compagnia dei Dissennatori - poi li avrebbe sistemati in un sotterraneo che aveva creato nei boschi con cibo e acqua sufficienti per rimanere in vita per un paio di settimane.

Una pozione che aveva imparato da un esperto durante la sua vita precedente, poco prima della guerra Mondano-Magico, gli avrebbe consentito di modificare l'aspetto dei mondani in quello dei prigionieri di cui avrebbero occupato il posto. L'unico neo di questa pozione era che non esisteva alcun antidoto per riprendere la propria forma normale ma in questo caso non sarebbe stato un problema. La pozione aveva bisogno di una settimana per addensarsi, poi tutto quello che serviva era una goccia di sangue della persona in cui ci si voleva trasformare.


Un uso giudizioso del suo tempo, grazie alla giratempo rubata, permise a Harry di finire i suoi preparativi senza che né Terry né Sirius se ne accorgessero. L'unico indizio che avrebbe potuto lasciare intendere che Harry non stava organizzando nulla di buono era stato quando aveva chiesto a Terry se si sarebbe rattristato nel caso in cui suo fratello fosse morto. Da una parte Harry capiva i legami familiari, avendo avuto una sua famiglia, ma i maltrattamenti ricevuti per mano dei suoi stessi parenti mondani gli facevano anche capire che i legami familiari non erano poi così importanti nel grande schema delle cose. Ma Terry amava ancora suo fratello a un certo livello e non voleva che il ragazzo morisse, così Harry aveva, a malincuore, deciso di lasciarlo stare. (Naturalmente, la prima volta che avesse sentito anche un minimo accenno di vero odio nella voce di Terry, quando parlava di suo fratello, la vita di quel tizio sarebbe finita. Era solo una questione di tempo.)

I preparativi di Harry furono completati pochi giorni prima del termine delle due settimane che aveva dato a Barty, ma usò il tempo in più per assicurarsi che tutto sarebbe filato liscio. Si era anche divertito a lanciare un paio di Cruciatus su suo zio, godendosi le sue urla come non aveva mai fatto con le sue vittime precedenti.

Infine, le due settimane di Harry finirono. Attese che il suo padrino e Terry si fossero addormentati - una dose di un sonnifero in alcuni biscotti appena sfornati aveva aiutato - poi portò la sua giratempo indietro di tre ore in modo da avere più tempo per definire il piano con il Signore Oscuro. Discusse per un po' tra se su come presentarsi, ma alla fine decise che sarebbe stato più facile per tutti gli interessati se si fosse presentato come Xerosis. Voldemort già sapeva chi era e Barty probabilmente lo avrebbe capito senza troppi problemi, ma tenere il nome di Harry Potter fuori da questa impresa sarebbe stato più sicuro.

Quando Xerosis emerse dalle ombre nell'oscura camera di Voldemort, il Signore Oscuro era in compagnia di alcuni dei suoi scagnozzi. Come aveva fatto in precedenza, Xerosis si appoggiò al muro e attese che Voldemort lo notasse.

L'uomo non lo fece attendere a lungo, per fortuna. "Xerosis, mi chiedevo se volessi unirti a noi." sibilò, gli occhi rossi illuminati quando si erano soffermati sul vampiro in un angolo.

Xerosis si spostò leggermente dal suo angolo e sorrise. "Ho trenta mondani pronti a prendere il posto di chiunque desideri liberare da Azkaban." disse.

Voldemort annuì, compiaciuto. "Benissimo."

"Mi scusi, mio Signore?" mormorò Barty, guardando Xerosis con sospetto mentre il ragazzo si disponeva al fianco allo scranno del Signore Oscuro.

"Dimmi, Barty."

"Come potrete fare in modo che i babbani non siano scoperti? La Pozione Polisucco dura solo un'ora e un incanto può durare solo per un determinato periodo."

Voldemort guardò con curiosità Xerosis, che gli rivolse un sorriso e commentò "Ho paura che questo sia un segreto."

Il Signore Oscuro fece una smorfia, che gli valse una risatina da parte di Xerosis accanto a lui, poi sibilò, "Ragazzo..."

"Non ti sarebbe di alcuna utilità, in ogni caso" ammise Xerosis "poiché il cambiamento è permanente. L'unica cosa buona è che occuperanno il posto di qualcun altro per il resto della loro vita."

"Mio Signore" intervenne Walden Macnair "come facciamo a essere certi che i babbani non faranno storie? Sono abbastanza forti quando hanno paura, dopotutto." Lo guardò abbastanza soddisfatto di quel commento, essendo un tipo che godeva nello spaventare gli altri.

"Immagino che si potrebbe dire che ho rubato le loro voci." rifletté Xerosis. "Beh, uno di loro può ancora pensare con la sua testa, per quanto non l'abbia mai fatto veramente, ma un Silencio dovrebbe tenerlo occupato fino a quando avremo finito. Una volta che ce ne saremo andati, non sarà molto importante quello che dirà, le guardie penseranno solo che sia il delirio di un prigioniero folle." Sorrise ampiamente, facendo lampeggiare le sue false zanne.

"C'è qualcosa a non cui non hai pensato?" domandò Barty sarcastico e Xerosis comprese che l'uomo aveva capito chi era.

"Ma certo. Non ho ancora pensato a come portare via i prigionieri dall'isola, cosa fare con loro o anche come eseguire lo scambio, una volta lì." rivolse un sorriso abbagliante a Voldemort, che sembrava più divertito che irritato al momento "ma ho pensato di lasciarti qualcosa per cui usare la tua mente geniale."

"Un complimento?" chiese Voldemort. "A differenza di te... " ridacchiò Xerosis mentre l'uomo si alzava. "Lucius, ho fiducia che tu abbia le Passaporte che ti ho richiesto."

Lucius annuì e i tre Mangiamorte, al segnale del Signore Oscuro, si alzarono in piedi. "Le ho in tasca, mio Signore.".

"Bene." Voldemort si voltò verso il ragazzo accanto a lui. "Sei capace di Smaterializzarti?"

"Sì. Devo presumere che stiamo andando al molo?" chiese Xerosis. Notò Barty contorcersi con la coda dell'occhio, non era sicuro se fosse per il pensiero di tornare ad Azkaban o se fosse per un non-proprio-tredicenne in grado di Smaterializzarsi e che conosceva abbastanza Azkaban da riuscire a Materializzarsi lì.

"Esatto. Lucius?"

Lucius annuì e si concentrò per un attimo. Tutti sentirono le barriere anti-materializzazione venire rimosse dalla stanza e rapidamente si Smaterializzarono.

Xerosis fece una smorfia quando atterrò sul molo, già sentendo gli effetti dei Dissennatori. Chiuse la mente con l'Occlumanzia e si guardò intorno cercando gli altri quando finalmente arrivò anche Lucius, dopo aver riattivato le protezioni della stanza prima di Smaterializzarsi per ultimo. "Come pensi di superare i Dissennatori?" chiese al Signore Oscuro quando Barty emise un debole lamento.

Voldemort guardò il suo gruppo e sospirò. "I Dissennatori risponderanno a me, su questo non ci sono dubbi." informò Harry distrattamente mentre richiamava il suo Patronus, un grande serpente. "Il problema nascerà quando dovremo utilizzare chi non riesce nemmeno a sopportare la loro vicinanza."

Xerosi si strinse nelle spalle e richiamò il suo Patronus, un gufo incandescente. "Se vuoi prendere Macnair e affrontare i Dissennatori, io prendo Lucius e Barty e iniziamo a trasformare i mondani nei prigionieri."

Voldemort guardò i due Patronus che lanciavano riflessi l'uno nell'altro, poi annuì e tornò a guardare i Mangiamorte. "Lucius, Barty, andate con Xerosis a trattare con i prigionieri. Walden, verrai con me per parlare con i Dissennatori."

Lucius si schiarì la gola. "Mio Signore, chi sarà a capo del nostro gruppo?" chiese guardando il ragazzo al fianco del Signore Oscuro con un po' di disagio.

Voldemort guardò Xerosis da capo a piedi e il ragazzo lo sfidò silenziosamente con lo sguardo: Voldemort gli avrebbe permesso di guidare il gruppo, di fatto indicando Xerosis come un suo pari, o avrebbe ceduto al suo orgoglio e avrebbe dato il comando a Lucius o Barty? "Xerosis." decise Voldemort, tornando a guardare Lucius in modo da non dover vedere la vittoria riflettersi in quegli occhi chiari.

Lucius fece una smorfia, ma uno sguardo di avvertimento da parte del vampiro gli impedì di lamentarsi.

I due gruppi si separarono, tutti richiamarono i loro Patronus e li fecero avanzare all'interno della prigione. Il gruppo di Xerosis incontrò un solo Dissennatore e il suo gufo emise un urlo silenzioso che scacciò via la creatura oscura.

Una volta che Barty gli ebbe indicato che si stavano avvicinando alla loro destinazione, Xerosis li fermò. "Cominciate a raccogliere i prigionieri, mentre io raduno i mondani. Non cominciate a mandarli al maniero fino a quando non sarò tornato." Lanciò uno sguardo tagliente verso Lucius, aveva abbastanza familiarità con il figlio dell'uomo per indovinare cosa stesse pensando, poi si rivolse al suo Patronus. "Edvige, amore, resta qui e tieni alla larga i Dissennatori, va bene?"

Edvige annuì con la testa e si guardò intorno, gli occhi acuti, in cerca di un nemico.

Xerosis attraversò le ombre fino alla zona dove aveva tenuto i mondani e s'infilò una serie di fiale di pozione in tasca prima di afferrare i due mondani più vicini e trasportarli di nuovo ad Azkaban. Non era sicuro se Barty avesse tenuto d'occhio Lucius o se il biondo avesse semplicemente deciso che fosse meglio non mettere alla prova la pazienza di Xerosis, ma i prigionieri erano in piedi insieme, in mezzo al corridoio, scambiandosi quieti abbracci come una famiglia che fosse stata lontana per oltre dieci anni.

"Lucius, Barty!" sibilò Xerosis ai due uomini che scivolarono attraverso il gruppo per andargli incontro, osservando con circospezione i mondani dagli occhi morti. "Fermi." ordinò ai mondani prima di lasciarli andare e frugarsi nella tasca per estrarre due fiale della pozione. "Una goccia di sangue, né più né meno, in ogni fiala, della persona nella quale si devono trasformare. Dite ai mondani di bere e lo faranno. Assicuratevi che vadano nella cella corretta."

"Capito." dissero gli uomini all'unisono e Xerosis gli consegnò le fiale, poi passò di nuovo tra le ombre per andare a prendere gli altri.

Le cose filarono lisce fino a quando Xerosis finalmente scelse Vernon, che non aveva così paura di Xerosis quanta ne aveva avuta di Harry. Cercò di strapparsi via dal suo braccio quando Xerosis gli fece attraversare le ombre, ma il ragazzo aveva una presa salda sul polso di Vernon e tutto quello che accadde fu che gli tirò un po' il braccio. Quando riapparvero ad Azkaban, Vernon cercò nuovamente di allontanarsi, solo per incontrare Voldemort, che lo afferrò per il collo grasso e lo sollevò da terra con una sola mano.

"Che cosa abbiamo qui?" chiese Voldemort mentre Vernon rimaneva in silenzio a bocca aperta, lottando.

"Un suicida mondano." rispose Xerosis, camminando tranquillamente verso Voldemort. "Vorresti rimetterlo giù?"

Voldemort scoccò al ragazzo uno sguardo divertito, ma rimise giù Vernon. "Sei sicuro che non cercherà di scappare di nuovo?" chiese il Signore Oscuro mentre il mondano annaspava in cerca d'aria.

Xerosis estrasse la bacchetta e la puntò contro lo zio. "Vernon, devo ricordarti come ci si comporta." commentò. "Crucio." Mantenne attiva la maledizione per un lungo momento, poi ordinò "Alzati, grasso bastardo."

Vernon cautamente si alzò in piedi con piccoli occhi che tremolavano ovunque, ma nessuno sembrava interessato ad aiutarlo.

Xerosis portò Vernon verso uno dei restanti maghi, versò una goccia del suo sangue, poi gli consegnò la pozione a Vernon."Non è avvelenato." commentò quando il mondano si rifiutò di toccarla. Come Vernon la prese, Xerosis aggiunse "Se fai qualcosa di diverso dall'ingoiarla, ti scortico vivo."

Vernon deglutì nervosamente ma uno sguardo a quegli occhi freddi gli disse che avrebbe fatto meglio a comportarsi bene, così buttò giù la pozione con una smorfia.

Xerosi annuì e diresse Vernon verso la cella che era stata del mago, mentre Lucius consegnava e attivava la Passaporta. Quando la porta della cella si richiuse, Vernon cominciò a cambiare ed emise un silenzioso grido di agonia, le sue ossa si ridussero e il suo grasso fu bruciato via. Quando riprese fiato, dopo il dolore, alzò lo sguardo all'ingresso della sua cella e vide due occhi verdi brillare incandescenti verso di lui. "Spero che ti piaccia l'inferno." disse il ragazzo demoniaco prima di sparire nelle ombre per andare a prendere un altro paio di mondani.

Quando ebbero finito Xerosis aveva ancora tre mondani nel suo buco sottoterra, ma aveva immaginato che sarebbe potuto accadere e aveva incantato il luogo in modo da riempirsi se non lo avesse visitato per quattro giorni. Quei mondani sarebbero morti soffocati, non che se ne sarebbero accorti, dato che non c'era più nulla dentro di loro.

Lucius e Macnair tornarono con l'ultima Passaporta mentre Xerosis attraversava le ombre con il Signore Oscuro e Barty per tornare al maniero. Poiché le Passaporte li avrebbero portati al piano di sotto, dove Narcissa era rimasta in attesa per ricevere gli ospiti, i tre maghi ebbero un momento senza Lucius e Macnair intorno.

Barty riprese l'uso della parola e si rivolse a Xerosis con uno sguardo scaltro. "Che cosa sei? Ti sai Smaterializzare? Lanciare Cruciatus? Creare una nuova pozione?"

"Sei quasi carino quando sei arrabbiato, Barty." rispose Xerosis, raggiungendo e accarezzando la guancia del Mangiamorte. "Sono del tutto umano."

"Non puoi essere umano." insistette Barty. "Sei un dodicenne, per Merlino!"

"Potter, hai rovinato uno dei miei Mangiamorte preferiti." commentò Voldemort seccamente mentre si sedeva sullo scranno.

Xerosis gli lanciò uno sguardo innocente a occhi spalancati. "Mi dispiace."

"... questo è davvero inquietante." decise il Signore Oscuro, scuotendo la testa. "Torna dal tuo tutore. Sicuramente ti mancherà, ormai."

"Naa. Ho messo un sonnifero nei suoi biscotti." rispose Xerosis con un sorrisetto maligno.

"Tu sei il male, è impossibile che tu sia un bambino." decise Barty.

"Aw, io ti amo." tubò il ragazzo prima di andarsene attraverso le ombre.

"Mio Signore..."

"Vai in camera tua, Barty." ordinò Voldemort, massaggiandosi la fronte.

Barty s'inchinò. "Buona notte, mio Signore."



-0-



Harry non sentì più niente da parte di Voldemort o dei suoi Mangiamorte per il resto dell'estate. Capì che il Signore Oscuro probabilmente stava dando alla sua gente il tempo di riposare e recuperare prima di mandarli in missione. Onestamente non sapeva per quanto tempo sarebbero riusciti a rimanere inosservati, soprattutto con Bellatrix coinvolta. (Quella donna non sarebbe riuscita a rimanere silenziosa e furtiva nemmeno se ne fosse andato della sua vita.)

La vita al cottage era piuttosto divertente e tranquilla, anche con un tutore come Sirius Black. Il fascino costituito dalle pareti del salotto, in connubio con un videogioco musicale, lo teneva occupato e così non disturbava gli altri abitanti della casa. Sirius passava un sacco di tempo giocando ai videogames, ignorando completamente le volte occasionali in cui Harry gli diceva "Mi piacerebbe che quei giochi ti fulminassero il cervello, ma..."

Terry faceva buon uso della biblioteca, curvo su una sedia imbottita, in un angolo, a leggere tutto ciò che colpiva la sua fantasia. Harry aveva aggiunto alcuni libri della sua biblioteca personale alla biblioteca di casa, quindi c'erano libri su davvero qualunque cosa - eccetto le Arti Oscure, di cui Harry aveva un paio di libri, ma Sirius entrava ancora in biblioteca abbastanza spesso e quindi tenerli lì avrebbe voluto dire andare in cerca di guai - anche se erano libri piuttosto banali.

Harry passò la maggior parte del suo tempo in giardino, lavorando con i fiori o leggendo sotto un albero. Non aveva mai potuto godere effettivamente della pigrizia durante le estati della sua ultima vita, così si stava impratichendo più che poteva. Preparava la cena per tutti, perché non si fidava di Sirius in cucina e Terry non aveva alcun interesse a imparare a cucinare.

Harry e Terry erano andati a trovare Li una settimana prima del compleanno di Harry e avevano incontrato tutti i suoi cugini. Lui e Li avevano cospirato insieme per lasciare Terry nella stessa stanza con Dao-Ming, la cugina di Li che aveva una cotta per lui. Guardare Terry cercare di sottrarsi a Dao-Ming che voleva invitarlo a uscire con lei, valeva la minaccia di qualche ritorsione.

Harry inoltre aveva fatto visita un paio di volte a casa di Luna. Era sempre divertente sedersi ad ascoltare suo padre e il soffitto di Luna era veramente un'opera d'arte, con un ritratto di Harry come centro e i suoi amici che gli giravano intorno, Luna alla sua destra. L'aveva abbracciata quando lo aveva visto, poi le aveva suggerito di aggiungere alcune altre persone; persone della sua vecchia vita, che in questa non aveva ancora incontrato o semplicemente con le quali non era più tanto in contatto ma erano importanti per lui come quelli già nel murale.

La festa per celebrare il tredicesimo compleanno di Harry, su sua richiesta, era stata molto più piccola della precedente. Aveva invitato tutti i suoi amici e aveva fatto la torta lui stesso. Hermione non era riuscita a venire ma gli altri erano lì, anche Lillian, che aveva accettato una tregua di un giorno con Neville e Terry.

Quando arrivò l'ora di andare a comprare i libri scolastici tutti, Lillian inclusa, s'incontrarono a Diagon Alley per un nuovo giro di shopping. Dopo, Hermione sarebbe rimasta da Harry, perché i suoi genitori avevano un appuntamento programmato per la mattina del primo settembre e non erano riusciti a spostarlo, quindi aveva con sé il suo baule, di cui Sirius aveva utilmente ridotto le dimensioni.

Il giro di acquisti fu abbastanza rapido, avevano bisogno solo di fermarsi alla libreria e da Madama McClan. Harry, sapendo che lui e i suoi amici erano pazzi per i libri, propose di affrontare prima il negozio di vestiti, e i padri di Li e di Luna accettarono, davanti agli occhi supplicanti delle figlie.

La loro sosta al negozio d'abbigliamento fu abbastanza divertente per tutti. Sirius passò tutto il tempo a cercare di convincere l'assistente di Madama McClan, una ragazza bionda e carina, ad accettare un appuntamento con lui. La maggior parte del gruppo scuoteva la testa in una risata silenziosa e quando lasciarono il negozio, tutti stavano ancora sorridendo. Harry, che non si era preoccupato di nascondere il suo divertimento, si teneva alla spalla di Hermione, ridendo apertamente.

"Zitto, Harry." mormorò Sirius con le guance leggermente arrossate.

"Dovresti attenerti ai maschi, Siri." commentò Harry una volta che si fu calmato un po' (Hermione lo aveva lasciato per entrare in libreria e quindi si era costretto a calmarsi.)

Sirius sbuffò e si appoggiò al muro accanto alla porta del negozio. "Tutti quelli buoni sono già presi. O dispersi."

"Spero che tu non ti stia riferendo ad Allock." rispose Harry, facendo una smorfia.

Sirius gli lanciò uno sguardo malizioso. "E se fosse?"

"Sono contento che sia fuggito con il suo toy-boy."

Sirius sbuffò. "Sei troppo giovane per usare il termine 'toy-boy'."

"Sono giovane nel corpo ma vecchio nell'anima." replicò Harry.

"Sei un moccioso. Vai a cercarti un libro da leggere."

"Testa vuota!" dichiarò Harry da sopra la spalla prima di sparire tra gli scaffali.

Si mise a lanciare libri nel suo cestino per una buona ventina di minuti prima che una voce vellutata commentasse: "Immaginavo che avrei trovato un Corvonero a fare scorta di libri."

Harry si guardò alle spalle e rivolse un sorriso al Mangiamorte dietro di lui. "Che cosa posso fare per lei, signor Malfoy? O è venuto solo per vedere questa sconvolgente visione di vita quotidiana? Se è così, conosco altri tre Corvonero che potrà inseguire con la stessa facilità."

Lucius si lasciò sfuggire un debole suono di divertimento. "Sono sicuro che nessuno di loro abbia il suo ingegno."

"Mmm..." Harry prese un libro sulla trasfigurazione umana. "Se intende il mio senso dell'umorismo, no, ho paura che sia qualcosa che non condivido con i miei amici." Si girò in modo da potersi appoggiare contro la libreria, facendo scivolare il libro nel suo cesto dopo aver deciso che era una buona aggiunta alla sua collezione. "Se non volesse qualcosa da me, sarebbe in giro per Nocture Alley a caccia di oggetti maledetti o a spasso con Draco come un buon padre Purosangue, assecondando ogni suo capriccio. Quindi devo dedurre che questo incontro abbia a che fare con il suo ospite, poiché lei ed io non abbiamo molto altro in comune."

Le labbra di Lucius si arricciarono per sopprimere un sorriso. "Considerando che abbiamo il mio... ospite in comune, penso che sia giusto dire che potremmo avere altre cose in comune."

"Beh, siamo qualcosa come quarti cugini," commentò Harry seccamente, "e siamo entrambi tecnicamente a capo di un'antica famiglia, anche se i titoli non significano nulla in questi giorni." Si allontanò dalla libreria. "La prego di arrivare al punto, Lucius. Non manca molto prima che Sirius smetta di divertirsi e mi piacerebbe trovare un paio di libri prima che cominci a darmi la caccia."

Lucius aggrottò la fronte sentendosi chiamare per nome, ma dalla tunica tirò fuori una lettera. "Corrispondenza." spiegò consegnandola.

"Non avrebbe potuto usare un gufo?" Mormorò Harry, appoggiando il suo cestino per tenere la lettera con una mano e tirare fuori la bacchetta con l'altra.

"Sembra avere un numero esorbitante di bacchette per essere uno studente." commentò Lucius. Harry lanciò silenziosamente alcuni Incantesimi di Rilevamento sulla busta. Non si fidava ciecamente del Signore Oscuro, dopotutto.

"Continuo a cercarne una che mi si adatti." rispose Harry mentre metteva via la sua bacchetta. L'unica magia che aveva rilevato sulla lettera era quella che permetteva solo alle persone designate di toccarla ed era stata eseguita dal Signore Oscuro. Questo spiegò a Harry il motivo per cui non si sarebbe potuto utilizzare un gufo. Ruppe immediatamente il sigillo di cera e aprì la lettera per leggerla.

'H,
'Non ho dubbi che tu, di nuovo, ti stia chiedendo perché non mi sono ancora mosso. Se sei intelligente la metà di come appari, avrai dedotto che gli ex prigionieri di Azkaban si stanno ancora riprendendo. Dovrebbero tornare a essere pienamente in forze per Halloween, quindi avrai presto notizie di un attacco in quel periodo.
Se ti stai chiedendo perché mi sono preoccupato di inviarti questa lettera, forse semplicemente volevo informarti del prossimo attacco, perché tu non sia impreparato. Forse volevo chiederti se un certo vampiro sarà presente agli attacchi durante l'anno scolastico, o semplicemente, se è disponibile solo a Natale e durante l'estate. Forse è solo perché l'idea di utilizzare Lucius come un gufo mi diverte.
Buon anno scolastico. Porta il mio amore ad Alissia.
V'


Harry ridacchiò tra se mentre chiudeva la lettera e la infilava in tasca. "I miei ringraziamenti per la lettera, signor Malfoy. Dovrò controllare un paio di cose prima di poterle dare una risposta certa." Le sue labbra si arricciarono in un sorrisetto maligno. "E non esiti a dirgli che Alissia si è stranamente intenerita davanti al ruffiano biondo. Mi ha accennato qualcosa su 'la giusta dose di croccantezza'."

Lucius fece una smorfia. "Io... glielo farò sapere." disse.

Harry ridacchiò e afferrò il cestino prima di muoversi verso un altro scaffale. L'immagine di Lucius Malfoy su un manico di scopa, che cercava di consegnare la posta in mezzo a una brutta tempesta, sarebbe rimasta con lui per tutto il giorno.

-0-



Non si era nemmeno preso la briga di inviare un messaggio di risposta, dal momento che poteva facilmente dimostrare le sue intenzioni di persona. Così la notte successiva Xerosis apparve senza preavviso in un angolo della sala riunioni di Voldemort. Che era vuota.

Xerosis sollevò un sopracciglio, incuriosito, poi scivolò fuori nel corridoio e gettò un rapido Incantesimo Localizzante. La camera di Voldemort non era lontana dalla sala delle riunioni. Ed era anche meglio protetta e Xerosis trascorse più tempo ad ammirare il lavoro di magia che non a trovare un modo per attraversare le protezioni senza distruggerle. Impiegò quasi venti minuti ma alla fine, sorridendo, s'infilò nella stanza.

Una luce accanto al letto si accese e Xerosis si ritrovò una bacchetta di tasso puntata verso di lui da un irato Tom Riddle. Ci fu un attimo di silenzio, poi Riddle emise un suono esasperato e abbassò la bacchetta. "Potter."

Harry lasciò che la sua forma di falso vampiro si sciogliesse mentre si spostava verso una sedia comoda vicino ai piedi del letto. "Ciao, Tom." disse allegramente.

Riddle gli fece una smorfia. "Che cosa, esattamente, ci fai qui?"

"Ti dimostro che sono più che in grado di assisterti durante l'attacco di Halloween." rispose Harry allegramente mentre si guardava intorno nella camera che era di un verde pallido con alcuni accenni di riflessi verde bosco. "Mi piace questa stanza."

"Non avresti potuto mandarmi un gufo?"

"Dov'è il divertimento?" chiese Harry, scrutando il Signore Oscuro nel letto. "Quindi, queste sembianze... E' questa la tua vera forma?"

Riddle lo guardò in modo strano. "Ma guarda, c'è qualcosa di cui non conosci magicamente la risposta?"

Harry mise il broncio.

Il Signore Oscuro sbuffò e si coprì la bocca, scuotendo le spalle.

Harry sbatté le palpebre, poi si adombrò. Guardò di nuovo il Signore Oscuro, che stava udibilmente sghignazzando poi, sempre più corrucciato, gemette. "Oh, Piantala!" ordinò quando Riddle iniziò davvero a ridere. Quando il bastardo non si zittì, Harry si sedette e mise il broncio, anche se era valsa la pena di essere preso in giro, perché normalmente era difficile far ridere Riddle.

Dopo circa cinque minuti Riddle si rilassò contro la testiera del letto, sempre sorridendo, ma per il resto calmo. "Sì, per rispondere alla tua domanda. Ho fatto un rituale prima della mia morte." lo guardò mite. "Mi ha donato due forme. Ma tendo a evitare che i miei Mangiamorte mi vedano in questa. E mi permette di andare in giro in incognito a eventi pubblici come i Balli di Natale." Lui piegò la testa di lato. "Mi hai riconosciuto subito anche in queste sembianze, ma non sembri sapere che questa è la mia forma."

Harry sospirò e si strofinò con attenzione la punta del naso. "Ho visto alcune foto di quando frequentavi Hogwarts. Ti ho riconosciuto, anche se sei un po' invecchiato."

Riddle appoggiò il mento sul palmo della mano. "Non ci sono mie foto di quel tempo. Non ho mai acconsentito che me ne facessero."

Harry fece una smorfia. "Ah... "

"Infine ti ho scoperto a mentire. Andiamo, Potter, dimmi la verità. Non le tue solite panzane."

Harry ci pensò. "Quale pensi che sia la verità?" chiese. Tom Riddle era sempre stato descritto come un genio, sicuramente doveva avere una sua teoria e Harry era curioso di sapere quale fosse.

"Reincarnazione." disse Riddle senza pensarci. "Sono stati fatti studi su maghi o streghe che veramente ricordavano la loro vita precedente. Conoscevano incantesimi che erano al di là della loro comprensione, sapevano cose che non avrebbero avuto modo di sapere." Si accigliò un po'. "In realtà sapevano molte cose, ma non erano in grado di lanciare gli incantesimi. Quindi probabilmente sono in errore."

"Sei come un bimbo che chiede dolcetti." mormorò Harry, alzando gli occhi al soffitto. Onestamente non era sicuro se dire a qualcuno la verità, ma si supponeva che potesse provarci. Se qualcuno meritava la verità, era quell'uomo. Il suo pari. L'uomo di cui possedeva un pezzo di anima. "E' ... la reincarnazione non ci va lontano. Uhm... " Si strofinò il volto, sbattendo gli occhiali del tutto a lato senza preoccuparsene minimamente. "Che cosa sai dei Doni della Morte? I tre fratelli che ingannarono la morte e ognuno ottenne da lei un regalo?"

Riddle sbuffò. "Fiabe."

Le labbra di Harry si curvarono in un sorriso amaro. "In realtà erano i fratelli Peverell, ed entrambi discendiamo da loro - tu da Cadmus, io da Ignotus - e sono il proprietario di uno dei Doni - il Mantello - dal momento in cui tu hai ucciso mio padre. Il tuo Dono è un anello, quello con la pietra della Resurrezione..."

"Quello apparteneva a Salazar Serpeverde!" sibilò Riddle.

Harry scosse la testa. "No." disse semplicemente. "L'ultimo Dono, la Bacchetta di Sambuco, attualmente appartiene ad Albus Silente."

"Lui ha... Beh, allora non c'è da stupirsi che sia così difficile da battere." mormorò Riddle.

"Ha battuto il suo ultimo proprietario, Grindelwald."

Riddle sbuffò. "Grindelwald era chiaramente un patetico surrogato di Signore Oscuro."

Harry scrollò le spalle, non aveva informazioni di prima mano su quell'uomo, solo i racconti che aveva sentito dalla bocca di altri o visto attraverso gli occhi di Voldemort. "La storia è questa: se si posseggono tutti e tre i Doni si diventa Padroni della Morte. E'qualcosa che in molti hanno tentato, ma in cui nessuno è riuscito." Si strofinò di nuovo il volto, gli occhiali ormai riposti in grembo. "Io... ci sono riuscito."

"Quando?" chiese Riddle e Harry poté solo immaginare lo sguardo sospettoso sul suo volto, perché era troppo miope per vederlo davvero senza i suoi occhiali.

"In..." Harry si fermò. "Tra circa quattro anni da oggi." Sorrise amaramente. "In un altro mondo, quello in cui ti ho combattuto e in cui tu non hai riavuto il tuo corpo fino al prossimo anno, con un rituale che ha richiesto l'osso di tuo padre, il sangue di un nemico e la carne di un servo. Prima di allora, eri vissuto nutrendoti del latte di Nagini. O qualcosa del genere."

"Utilizzare Nagini per sopravvivere?" mormorò Riddle. "Devo essere stato disperato. E, sì, non sarei riuscito a riprendere questa forma. Vai avanti."

"Ci fu una battaglia epica a Hogwarts durante quello che sarebbe stato il mio settimo anno, se non fossi stato in fuga, impegnato a distruggere i tuoi Horcrux. Ti ho sconfitto, in gran parte grazie alla fortuna." La curiosità di Riddle era palpabile. "Tu eri entrato in possesso della Bacchetta di Sambuco dopo averla rubata dalla tomba di Silente, ma non ne eri il proprietario. Lanciasti la Maledizione che Uccide, io usai un incantesimo di disarmo. La Bacchetta di Sambuco non avrebbe ucciso il suo padrone, quindi riflesse l'incantesimo su di te."

"Questo è un modo stupido di morire."

Harry rise. "Fu una sorta di stallo. Anche se direi che avrei potuto batterti lo stesso."

Il letto frusciò, come se Riddle si sentisse sempre più a suo agio. "Dillo."

"Non c'è bisogno di sembrare così ansioso." mormorò Harry, roteando gli occhi. Fu premiato con una risatina silenziosa e non poté fare a meno di sorridere in risposta. "Comunque, sono diventato un Auror, ho sposato Ginny Weasley, ho avuto tre figli meravigliosi... tu lo avresti odiato." Riddle ridacchiò di nuovo. "Ero... vicino ai settanta quando i mondani scoprirono l'esistenza del Mondo Magico e diedero inizio a una lunga guerra distruttiva." Deglutì, cercando di costringersi a continuare. Forse non avrebbe dovuto raccontare questa storia. Era davvero importante?

"Sei morto..." disse Riddle.

Harry si lasciò sfuggire una risata amara. "Ero l'ultimo cazzo di mago vivo in tutto il mondo. Sono inciampato su un albero caduto, mi sono rotto una gamba e sono stato preso. Stavo sdraiato lì e quattro di loro stavano in piedi su di me, sorridendo come i fottuti figli di puttana che erano e poi il più grande e brutto del gruppo mi chiese ‘Qualche ultima parola, Magico?' ed io gli dissi, 'Sì. Ci vediamo all'Inferno'. E poi mi ha sparato." Harry toccò un punto al centro del petto, una smorfia al ricordo del dolore. "Non mi usò nemmeno la cortesia di mirare al cuore in modo che morissi in fretta." Le labbra arricciate con disgusto. "Mondani."

"... perché li chiami così?" chiese Riddle piano.

Harry fece un respiro profondo, allontanandosi dal ricordo dalla sua morte. "All'inizio della guerra, quando pensavamo che tutto si sarebbe sistemato, quando ancora credevamo nella nostra superiorità, loro hanno fatto esplodere un lato di Hogwarts..." Riddle emise un suono soffocato. "Abbiamo avuto un paio di summit per trattare la pace e una delle loro richieste è stata quella di essere chiamati 'mondani'. Il termine 'babbano' era troppo offensivo. Il Ministro del tempo gli ha detto senza giri di parole, dove ficcarsi la parola 'mondano' e la sua casa fu una delle prime che fecero esplodere. Abbiamo iniziato a chiamarli mondani, e poi a volte... " Harry emise una mezza risata forzata. "A volte ci risparmiavano se li chiamavamo mondani. Almeno all'inizio."

Rimasero entrambi in silenzio per un lungo momento, Harry strofinandosi gli occhi troppo asciutti, Riddle sempre seduto sul suo letto a fissare il ragazzo sulla sedia. Il ragazzo che era più vecchio di lui. Il ragazzo che aveva vissuto tutte quelle perdite e quel dolore ed era morto.

Infine, Riddle disse: "Sei tornato."

Harry annuì. "Sono morto mentre ero il Maestro della Morte. La Morte mi ha incontrato in Purgatorio e mi ha dato tre scelte: potevo tornare indietro e farmi sparare di nuovo, potevo andare all'inferno o potevo ricominciare dall'inizio.".

"Quindi hai scelto di ricominciare." finì Riddle per lui. "Reincarnazione. Ma non esattamente."

"Io mi ricordo..." sbuffò Harry. "Sono ritornato al momento della morte di mio padre. Ho avuto modo di vedere la mia mamma, per la prima volta da che posso ricordare, e lei mi stava dicendo addio. E poi tu eri lì..."

"Tu mi hai sorriso!" realizzò Riddle. "Ho pensato che fosse solo... sai i bambini sorridono a volte, senza nessuna ragione."

Harry rise. Si afferrò la pancia ridendo per un lungo momento.

Riddle non disse nulla mentre il ragazzo - uomo, o qualunque cosa fosse - si sfogava. Quasi si aspettava che Potter iniziasse a piangere, ma si limitò a ridere fino a quando non smise e si tirò su, un lieve sorriso ancora sul suo volto, gli occhi asciutti e miopi fissi sul muro alla sinistra di Riddle.

"La Morte, prima di rimandarmi indietro, mi ha dotato di una capacità. Una capacità a mia scelta. Ho scelto di diventare qualcosa non dissimile da un Dissennatore. Posso provocare freddo e paura nella gente. Posso anche succhiare le anime."

"Ah". Riddle fece una smorfia. "Questo è... un dono utile."

Harry sorrise come un folle. "Soprattutto quando si è costretti a crescere con dei mondani che vorrebbero vederti morto. Mio cugino e mio zio hanno avuto bisogno di qualche promemoria in più, ma con mia zia è bastato minacciarla una volta perché mi lasciasse in pace. E ora sto da Sirius, che è più un fratello maggiore psicopatico che un vero tutore, ma stiamo bene. E' difficile sopportare di aver bisogno di un tutore, ma a Sirius piace avere qualcuno intorno e sentirsi responsabile di qualcuno che non sia se stesso."

Riddle sbuffò. Poteva crederci, certo. Da quello che ricordava di Black, l'uomo riusciva a malapena a prendersi cura di se stesso, per non parlare di un figlioccio.

Rimasero entrambi in silenzio un po' troppo a lungo. Alla fine, Harry s'infilò gli occhiali, solo per vedere Riddle che lo fissava. "Che cosa c'è?"

Riddle scosse la testa. "Non ho ancora fissato una data certa per l'attacco di Halloween. Potrebbe essere proprio il giorno di Halloween come potrebbe non esserlo. Presumo che tu sia un Rettilofono, visto che hai parlato con Alissia?"

Harry si batté la cicatrice. "Horcrux." rispose, sorridendo un po' allo sguardo stupito del Signore Oscuro. "Sì, sono un Rettilofono. Tecnicamente."

Riddle si riscosse. "Aspetta un attimo." Si accigliò. "Sei un Horcrux?"

"Sì."

"Un mio Horcrux?"

Harry alzò gli occhi al cielo. "No, quello di Albus Silente."

Riddle chiuse gli occhi e li strofinò. "Nagini è un Horcrux e posso comunicare con lei o vedere attraverso i suoi occhi."

Harry sapeva dove voleva andare a parare. "Puoi inviarmi dei sogni, ed io posso condividere i tuoi o vedere attraverso i tuoi occhi. La possessione è disgustosamente facile. Tutto il resto, non lo so. Anch'io non so bene come gestire questa cosa, poiché sto bloccando il tuo pezzo di anima con l'Occlumanzia."

Riddle sollevò un sopracciglio in risposta, poi scosse la testa. "C'è un Incantesimo che permette il contatto tra due Rettilofoni. Devo presumere che tu non lo conosca?"

Harry scrollò le spalle. "Dopo che mi sono liberato del tuo Horcrux, ho perso quell'abilità. E non mi sono disturbato a fare ricerche ulteriori durante questa vita."

Riddle annuì. "Vieni qui." ordinò, indicando il bordo del letto.

Harry gli lanciò uno sguardo vagamente sospettoso. "Perché?"

"Potter, vieni qui." ripeté.

Harry si accigliò, ma avvicinò la sedia al bordo del letto. Però rimase in piedi.

Riddle sospirò e afferrò il ragazzo per la manica, trascinandolo fino al letto. "Tu sei il più odioso tredicenne che abbia mai avuto il dispiacere di incontrare." decise. "E non cominciare una discussione tecnica con me su chi è più vecchio." Aggiunse quando Harry aprì la bocca per fare esattamente quello.

Appena Riddle ebbe un contatto visivo, cercò di infilarsi nella mente di Harry, che però aveva eretto un'impressionante barriera. Attese per un momento, e fu ricompensato quando il ragazzo rivolse la sua attenzione verso l'interno e si unì al Signore Oscuro vicino alla protezione. Quando Harry gli chiese che cosa volesse, Riddle disse che voleva condividere delle informazioni. Sorrise tra sé quando Harry lottò per un momento tra il sospetto e la curiosità. Infine, il ragazzo lo lasciò entrare.

Riddle non ebbe alcuna difficoltà a trovare il punto in cui la mente di Harry aveva archiviato la sua conoscenza degli incantesimi. La mente del ragazzo era stranamente simile alla sua, il che aveva senso, considerando la loro connessione. Tuttavia, Potter aveva più conoscenze memorizzate nella sua mente di quelle che Riddle avrebbe mai potuto sperare di ottenere. Alcune di queste non potevano certo essere quelle di un ragazzo...

Oh. Riddle scosse la testa e lasciò rapidamente una copia della sua conoscenza della magia dei Rettilofoni, poi tornò al mondo reale. Non appena Harry fu tornato in se stesso, Riddle chiese "Ti è possibile ottenere informazioni dalle anime che assorbi?"

Le labbra di Harry si contrassero in un moto di divertimento. "Sì. E anche le abilità dei vampiri."

Riddle sbuffò. "Questo è... davvero utile. Devo ammettere di essere un po' geloso."

Harry finse un rantolo. "Tom Riddle? Geloso di qualcuno?"

Riddle fece una smorfia. "Sono stato geloso di altre persone prima di te."

Harry sorrise. "Scommetto che non lo hai mai ammesso, però. O, se l'hai fatto, li hai uccisi poco dopo."

Un ghigno di Riddle rispose a questa domanda.

Harry ridacchiò e si alzò. "Dovrei andare." disse guardando per un attimo l'orologio. "Ho bisogno di dormire un po' prima delle lezioni di domani."

"Ottimo." Riddle lo salutò senza cura. "Ti farò sapere per l'attacco, quando avrò notizie certe."

Harry annuì. "Ci conto." Poi si diresse verso una delle poche ombre nella stanza.

"Potter." disse Riddle poco prima che Harry potesse andarsene e il ragazzo si voltò verso di lui, un sopracciglio alzato con fare interrogativo. "Grazie, per avermi detto la verità." Fece una smorfia ma sapeva di doverlo dire. Aveva sentito alcuni segreti davvero pericolosi, dopotutto.

"Piacere mio." Rispose Harry con un'alzata di spalle. "Conosco alcuni dei tuoi momenti peggiori e il tuo più... Beh, io conosco i tuoi Horcrux. So che cosa sono e come distruggerli. Se volessi distruggerti." Disse con un sorriso un po' amaro. "Siamo pari, Tom. Se ti sei abbassato a invitare un tredicenne in un raid e fargli guidare i tuoi Mangiamorte, in cambio posso almeno dirti quello che sono." Si voltò. "Buonanotte."

"Buona notte" rispose Riddle e l'adolescente scomparve.

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Capitolo 8
*** Capitolo 4 Parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!


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Entro la fine della prima settimana di scuola, Harry aveva vinto la scommessa sul loro nuovo professore di Difesa. Aveva messo le sue vincite da parte, intenzionato a usarle durante la loro prima visita a Hogsmeade per comprare un po' di cioccolato per tutti. Nel frattempo, stava assaporando il semplice piacere di avere nuovamente Remus Lupin come insegnante. Con tutto quello che ricordava di lui Harry rimase leggermente sorpreso quando si accorse che l'uomo lo stava evitando. Stava evitando anche Sirius, da quel poco che aveva intuito dal suo padrino (le scarse informazioni che aveva avuto su Remus dal suo tutore gliele aveva praticamente dovute estorcere con la forza e Sirius evitava completamente di nominarlo, dopo le prime quattro lettere che gli aveva inviato senza ottenere risposta).

Dopo un mese Harry, stufo di questo balletto, tirò fuori la Mappa e il Mantello per inseguire il licantropo. Non era del tutto certo di cosa avrebbe detto all'uomo, ma prima di accettare di aver perso Remus voleva delle maledette spiegazioni.

Il lupo mannaro sentì l'odore di Harry ancora prima che lui fosse abbastanza vicino da decidere se proseguire o andarsene. Ma Harry in realtà non voleva fare nessuna delle due cose, usò la sua velocità da vampiro, di cui di solito evitava di usufruire, per raggiungere l'uomo e afferrarlo per un braccio. "Tu sei, molto probabilmente, il più odioso non-umano con cui ho avuto a che fare," brontolò Harry mentre Remus cercava di strattonare via il braccio dalla presa del ragazzo.

Remus si bloccò, sbiancando. "Se Sirius..."

"No, Sirius non è andare in giro a raccontare il tuo segreto a tutti," scattò Harry, tirandosi via il mantello. "Posso sentire se le persone sono umane o meno. Posso dirti, per esempio, che c'è un Serpeverde del sesto anno con un po' di sangue di Veela, anche se non l'ho mai nemmeno incontrato. Non so il motivo per cui posso farlo, ma è utile. E tu stai evitando sia me sia il mio padrino. Voglio sapere perché."

Gli occhi marrone guizzavano a scrutare il corridoio per un attimo prima di dire "Qualcuno potrebbe..." La sua voce si spense quando Harry alzò la Mappa, che dimostrava chiaramente che non c'era nessuno vicino a loro. "Dove l'hai...?"

"Rubata ai gemelli Weasley." rispose Harry, un po' accigliato. "Guarda, a me davvero non interessa se fai delle deviazioni solo per evitarmi. Davvero. Non m'interessa nemmeno che tu mi abbia fatto saltare il turno con quel molliccio perché, onestamente, non voglio sapere in cosa potrebbe trasformasi. Ma perché eviti Sirius? Tu sei l'unico amico che gli è rimasto. Maledizione, lui è l'ultimo amico che è rimasto a te! Allora perché non rispondi alle sue lettere?"

Remus tremava leggermente. "Io... ho lasciato il Paese e..."

"Non osare dirmi che non hai ricevuto le lettere fuori dalla Gran Bret..."

"L'ho lasciato!" scattò Remus, qualcosa in lui diede l'illuminazione a Harry. "Non ho nulla da dire, ho lasciato che mettessero Sirius ad Azkaban, ho lasciato che..." Remus deglutì e distolse lo sguardo.

Harry lasciò andare il braccio che stava ancora trattenendo, la comprensione nei suoi occhi. "Coscienza sporca," mormorò annuendo quando Remus trasalì. "Ah, io amo i Grifondoro. Dovresti sentire Sirius andare avanti per ore a raccontare di come lui e mio padre avevano pensato che fossi tu la spia e come vorrebbe tanto scusarsi..."

"Perché dovrebbe scusarsi? Lui..."

"Voi due siete divertenti," decise Harry. "La prima visita a Hogsmeade è per Halloween. Vai a trovare il mio padrino. Ubriacatevi. Fate qualcosa. Sono stanco di vederlo ciondolare in giro per casa quando pensa che non stia prestando attenzione." Si voltò, tirandosi su il Mantello. "E smetti di evitare anche me, va bene? Stai facendo insospettire i miei amici e siccome una di loro è una Serpeverde, beh..." ridacchiò tra se stesso prima di avviarsi di nuovo lungo il corridoio.

Avrebbe dovuto sapere che era una cosa da Grifondoro. Ora tutto quello che gli restava da fare era parlare con Hermione e convincerla a utilizzare la Giratempo per dormire qualche ora in più, preferibilmente senza farle capire che sapeva che ne possedeva una.

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"Omicidio e caos, due delle mie cose preferite." commentò Xerosis mentre, insieme a Voldemort, camminava verso la sala da ballo, dove tutti i Mangiamorte, eccetto Piton, si erano riuniti. "Sai, di solito non mi piace halloween ma quest'anno potrebbe essere fighissimo."

"'Fighissimo?" ripeté Voldemort, divertito.

Xerosis agitò una mano verso di lui. "Passo tutto il giorno circondato da adolescenti. Sopporta."

Il Signore Oscuro ridacchiò e passò nella sala da ballo seguito dall'esile figura. Camminarono insieme fino in fondo alla sala e il vampiro non mancò di notare gli sguardi diffidenti che stava ricevendo. "Questo è il Signor Xerosis." annunciò Voldemort ai Mangiamorte. "E' un alleato prezioso, e voi ubbidirete alle sue parole come se fossero le mie." Voldemort lanciò un'occhiata tagliente al gruppo, individuando quelli che pensava avrebbero dato problemi al ragazzo al suo fianco. Xerosis aveva già assicurato al Signore Oscuro che poteva facilmente gestire qualsiasi situazione, e Voldemort non ne dubitava, ma questo non significava che non avrebbe cercato di tenere in riga i suoi seguaci.

"A causa della natura di quest'attacco e della necessità di rimanere al di fuori dei radar del Ministero per un po', non imprimeremo il Marchio Nero su questa impresa. Tuttavia avrete tutto il divertimento che desidererete. Utilizzate quest'attacco per rafforzare i vostri incantesimi e siate creativi, ancora una volta. Questi babbani sono inutili ed è ora di ricordare loro che noi siamo la specie superiore!"

Sotto il suono degli applausi dei Mangiamorte, Xerosis mormorò: "Non essere troppo arrogante."

Voldemort lo guardò. "No, ma pensi davvero che queste persone sarebbero disposte a credere che un giorno i babbani potrebbero spazzarci via?"

"Hmm... questo è un buon punto."

Quando i Mangiamorte si furono finalmente calmati, Voldemort delicatamente prese il braccio di Xerosis, facendo attenzione a toccare solo i vestiti - come se nessuno dei due volesse testare o indebolire le difese dell'altro - ed entrambi si Smaterializzarono per apparire appena fuori dal laboratorio di ricerca che Voldemort aveva preso di mira. Il Marchio Oscuro agiva come qualcosa di simile a una Passaporta quando il Signore Oscuro lo voleva e così tutti Mangiamorte apparvero solo un momento dopo di loro.

Nonostante l'ora tarda il laboratorio era ancora molto attivo, come anche gli scienziati che si stavano dedicando alla loro ricerca. Xerosis aveva usato la sua Giratempo per riportarlo a poco prima della festa, in modo da avere più tempo per l'attacco.

A un cenno di Voldemort i suoi Mangiamorte si fecero avanti, e fu come guardare una distruttiva marea nera. Tutti avanzarono, facendo saltare la costruzione lungo la loro strada e prendendo tutti i mondani che poterono.

Voldemort e Xerosis lasciarono che i Mangiamorte aprissero la strada, accontentandosi di guardare quella distruzione per un momento.

"Quanto vantaggio vuoi dargli?" chiese Xerosis.

Voldemort scrollò le spalle. "Molti di loro non riusciranno a fare abbastanza danni in venti minuti circa. Darò loro un po' più di mezz'ora, prima di entrare." Guardò l'adolescente. "Ti occupi tu del palazzo?"

Xerosis annuì distrattamente. "Sì. Non sarà difficile simulare che un'esplosione che abbia fatto partire una reazione a catena, bisogna solo avere familiarità con la disposizione dei vari laboratori di esperimenti e ho fatto i miei compiti un paio di giorni fa."

Voldemort sbuffò. "Corvonero." disse, poi entrò nel laboratorio per cercare il suo obiettivo.

Xerosis ridacchiò tra sé e attraversò le ombre verso la parte del laboratorio da cui aveva intenzione di avviare le esplosioni. I Mangiamorte non si erano ancora allontanati, così lui si aggirò per la zona a volte rubando anime e a volte utilizzando qualche incantesimo oscuro per distruggere i corpi dei mondani.

Il primo paio di Mangiamorte che incrociò o non lo vide o fece finta di ignorarlo passando in fretta senza dire una parola. Xerosis era quasi divertito dalle loro reazioni, anche se era curioso di sapere se qualcuno avrebbe osato sfidarlo.

Xerosis stava finendo un altro babbano quando una maledizione lo colpì alla schiena. Lui trattenne un grido di dolore e si girò per attaccare il Mangiamorte che mostrava sul volto una singolare espressione d'incredulità. Usando la Legilimanzia Xerosis si accertò di quello che era successo e mise a nudo i denti, allungati dalla furia; l'incantesimo che aveva ricevuto avrebbe dovuto uccidere un vampiro sul colpo. "Figlio di un mondano," imprecò Xerosis sbattendo l'uomo contro il muro vicino. L'aria intorno a loro si era praticamente congelata a causa della sua furia e il Mangiamorte nelle sue mani stava soffocando mentre i suoi incubi lampeggiavano attraverso i suoi occhi.

"Perché stai attaccando un mio Mangiamorte?" chiese Voldemort pigramente dalle sue spalle.

"Ha cercato di uccidermi." ringhiò Xerosis. "Stavo considerando quale fosse il modo migliore per punirlo."

Voldemort sbuffò e si voltò. "Divertiti." disse da dietro di lui.

Le labbra di Xerosi formarono un sorriso maligno. "C'è questo meraviglioso incantesimo..." informò allegramente la sua vittima ritirando appena il suo potere da lui "...che drena la magia di qualcuno. E' inutile contro i mondani, ma utilizzato su una strega o un mago... " ridacchiò, gli occhi lampeggianti, e lasciò andare il Mangiamorte che si accasciò a terra, non più sostenuto dal vampiro.

"No, per favore. Mio Signore, per favore!" il Mangiamorte piangeva, gli occhi spalancati dietro la sua maschera.

Xerosis lanciò silenziosamente l'incantesimo, non vedeva alcun motivo per svelare al suo piccolo pubblico la formula. L'incantesimo era stato scoperto quando era sulla quarantina da un Indicibile che stava cercando di replicare gli effetti delle abilità dei Dissennatori. Non era mai riuscito a creare un incantesimo che simulasse il famigerato Bacio, ma aveva creato un buon numero d'incantesimi che sottraevano altre cose, come la magia o il sangue. Il vantaggio di utilizzare questo incantesimo era che chi lo lanciava assorbiva il potere magico della vittima e quindi era eccezionale se usato sul campo di battaglia, un po' meno buono se usato tra amici.

Si girò verso il mago singhiozzante e gettò uno sguardo con i suoi chiari occhi freddi al suo pubblico. "Qualcun altro vuole discutere il mio comando?" chiese con un piccolo sorriso storto.

Gli altri Mangiamorte si dispersero.

Xerosis si voltò a guardare il mago senza magia e rimase in dubbio se lasciarlo vivo e consapevole - almeno fino a quando l'edificio non fosse esploso - o se prendere la sua anima. Poteva benissimo avere alcune conoscenze che a Harry mancavano ma l'idea di lasciarlo soffrire era...

"Credo che tu abbia intimidito abbastanza i miei servi." disse Voldemort alle sue spalle. "Che cosa gli hai fatto?"

"Ho rubato la sua magia." rispose distrattamente Xerosis.

"Si può fare?"

Il vampiro si guardò alle spalle e sorrise allo sguardo inorridito sul volto del Signore Oscuro. "Certo. Un Indicibile, cercando di ricreare il Bacio dei Dissennatori, ha creato l'incantesimo."

"Non bastava semplicemente usare un Dissennatore?" chiese Voldemort, facendosi più vicino a Xerosis e al Mangiamorte piagnucolante.

"Sono stati distrutti. Il Ministero ha deciso che causavano più problemi di quanto valessero, ed io li odiavo." Xerosis si sporse in avanti e tolse la maschera al mago senza magia. "Li odio ancora, in realtà."

"Anche se sei in sostanza uno di loro." mormorò il Signore Oscuro, osservando le azioni del ragazzo con sospetto. "Hai intenzione di baciarlo?"

Xerosis fece una smorfia. "Ugh. Ho mal di testa."

Voldemort sbuffò.

"Ma, sì, penso che lo farò." Così dicendo aprì la bocca e succhiò l'anima del Mangiamorte. "Hmm. Sa di topo morto da due giorni... "

"E' stato abbastanza inquietante a vedersi." disse il Signore Oscuro quando Xerosis lasciò cadere il corpo che crollò al suolo. "E quando hai mangiato un topo morto da due giorni?"

"I piccoli roditori sopravvissero alle radiazioni più a lungo degli animali più grossi." riferì Xerosis guardandosi intorno. "Hai già mandato via i Mangiamorte?"

"Sì. Sono... curioso di sapere come farai ad avviare questa esplosione."

Xerosis si girò verso il Signore Oscuro con un sorriso, poi piegò il dito mimando un 'seguimi' prima di aprire la strada verso il punto dove venivano effettuati gli esperimenti più esplosivi. "Le nozioni di base di chimica aiutano molto per riconoscere il posto con maggiori probabilità di esplosione" disse avviandosi verso i magazzini sul retro. "Nessuno di questi esperimenti è particolarmente esplosivo, a differenza di altri laboratori che ho visitato in passato, ma qui stivano un bel po' di sostanze chimiche l'una vicina all'altra nei locali di deposito. I mondani sono sempre molto stupidi."

La porta aveva un codice di accesso ma Xerosis gli lanciò contro una raffica d'incantesimi e poi aprì la porta. Dentro c'erano scaffali e scaffali di polveri, liquidi e gas. "Io afferrerei la mia spalla o il braccio, se fossi in te," lo avvertì mentre cautamente spostava un paio di bottiglie sul bordo dello scaffale in modo che traballassero un po'. "Potresti non essere abbastanza veloce per Smaterializzarti fuori di qui prima che tutto faccia 'Boom'."

Voldemort posò la mano sulla spalla del ragazzo, poi lo osservò spingere una bottiglia in avanti, si Smaterializzarono poco prima che la bottiglia crollasse sulla mensola sottostante. Riapparvero su una piccola collina a poca distanza dal laboratorio e guardarono mentre, lenta ma inesorabile, una serie di esplosioni scuoteva l'edificio, ognuna ne scatenava un'altra e un'altra fino a che del laboratorio rimase poco più di un cumulo fumante di macerie.

"E' stato impressionante." commentò una voce da dietro i due maghi ed entrambi estrassero le bacchette. La Morte era in piedi dietro di loro, appoggiata alla sua falce. "Voi mortali siete proprio ingegnosi."

Xerosi sospirò e abbassò la bacchetta. "A che cosa devo il dubbio piacere della tua presenza?" chiese.

"Conteggio anime." rispose la Morte. "Compreso il Mangiamorte che hai ingoiato e senza contare quelli precedenti all'esplosione, siamo a... ventisette. Nel caso in cui tu non stia tenendo il conto."

"Non lo sto facendo." ammise Xerosis. "Lascio questo compito a te."

Voldemort si schiarì la gola. " Conteggio anime?"

"Gli ho dato l'abilità di un Dissennatore in cambio della promessa che lui avrebbe eguagliato il numero di persone che ha ucciso durante la sua ultima vita." spiegò la Morte, girando la testa verso il Signore Oscuro. "Tu. I tuoi Horcrux!"

Voldemort assottigliò gli occhi, stringendo la presa sulla sua bacchetta. "Che cosa vuoi...?"
"Non mi piacciono," dichiarò la morte. "Stai barando."

Xerosi ridacchiò.

Il Signore Oscuro non risparmiò un breve cipiglio all'adolescente, prima di guardare di nuovo la Morte. "Beh, non sono del parere di sbarazzarmene."

La Morte sbuffò e tese minacciosamente la sua falce verso il Signore Oscuro. "Gli darò la caccia."

"Non puoi dar loro la caccia," commentò Xerosis divertito. "Se potessi, la capacità di crearli non sarebbe mai esistita."

"Tu hai avuto troppo tempo per pensare a certe cose." disse la Morte.

"Mi hai dato il compito di decimare le fila dei vampiri perché non ti piacciono," sottolineò il falso vampiro. "Immagino che, odiandoli così tanto, se potessi influenzare le cose avresti fatto tutto da sola. Invece devi usare dei mortali per farlo."

"Non fare che mi riprenda indietro il tuo regalo." minacciò la Morte.

Xerosis alzò le mani in segno di resa. "Sarò silenzioso come una tomba."

La Morte si voltò verso Voldemort dondolando la falce e risistemandosela sulla spalla. "Puoi avere un solo Horcrux, quello che è in lui. Sbarazzati degli altri."

"Perché dovrei?" Chiese Voldemort abbassando finalmente la bacchetta. "Che cosa otterrei se tenessi Potter come solo Horcrux?"

"Otterresti i miei eterni ringraziamenti per aver sradicato questa tua perversione dal mondo."

Xerosis si coprì la bocca e rapidamente si voltò, le spalle scosse da una risata silenziosa.

"Che vuoi che me ne importi quando sono in pratica immortale?" rispose Voldemort sorridendo.

La Morte si lasciò sfuggire un sospiro irritato. "Odio davvero i mortali." disse loro. "Tutti voi trascorrete le vostre vite evitandomi come se io non dovessi mai arrivare. Create Pietre Filosofali e Horcrux e fate patti con i vampiri solo per non dovermi mai incontrare. Voglio dire, che cosa mai vi ho fatto?"

I due maghi si scambiarono uno sguardo. Xerosis sbuffò e si mise a ridere di nuovo, in silenzio, mentre Voldemort si voltò a guardare la Morte come se fosse la più folle tra loro tre. "Vuoi davvero una risposta a questa domanda?"

"Non sei divertente," disse la Morte puntando la falce contro il Signore Oscuro. Poi si rivolse a Xerosis. "E tu, smettila di ridere."

Xerosi tossì e si voltò, coprendo un sorriso con la mano. "Lui non ha intenzione di rinunciare ai suoi Horcrux," sottolineò. "Non puoi fare un accordo con lui come hai fatto con me? Tu mi hai dato questa capacità ed io uccido ehm... "

"Tremilanovecentocinquantasette" intonò la Morte.

"Sì, ed io uccido tutte quelle persone."

Voldemort diede a Xerosis uno sguardo impressionato. "Sul serio?"

"Ho un'abilità per queste cose," rispose Harry seccamente. "Ho anche fatto saltare in aria un sacco di edifici."

"Quanti di loro erano babbani?" volle sapere il Signore Oscuro.

"La maggior parte di loro. Non mi sono mai preso il disturbo di attaccare delle persone magiche, dal momento che siamo già così pochi."

"Riduci i tuoi Horcrux a uno," lo interruppe la Morte "Ed io assorbirò gli eventuali Anatemi che Uccidono che ti saranno scagliati contro, fino a quando non avrai il Mondo Magico nelle tue mani, o finché non metteremo fine al patto, comunque vada." Si fermò per un attimo, poi si rivolse a Xerosis. "Non puoi morire finché non hai adempiuto il patto, tra l'altro. Non credo di avertelo detto."

"Deve esserti passato di mente." rispose seccamente Xerosis.

"Solo gli Anatemi che Uccidono?" chiese Voldemort, ma i suoi occhi brillavano di vittoria.

"Che cosa pensi che io sia, una specie di dio?" scherzò la Morte. "Posso fermare i colpi fatali, ma per qualsiasi altra cosa dovrai risorgere nel solito patetico modo mortale. Abbiamo un accordo?"

"D'accordo," accettò Voldemort tutto di un fiato. Avrebbe preso ciò che poteva.

Morte annuì e agitò la falce in direzione di Voldemort. Dopo un momento, tutti gli oggetti che contenevano gli Horcrux li circondavano, tra cui un serpente molto adirato. "Non credo che agirai in maniera corretta." Commentò la Morte al cipiglio del Signore Oscuro. Poi agitò di nuovo la sua falce e scomparve quando tutti i pezzi di anima uscirono dai loro recipienti e tornarono a riunirsi di nuovo in Voldemort.

Voldemort urlò di dolore e si accasciò a terra, il suo volto, simile a un serpente, scomparve riportandolo al corpo più umano. Il dolore era... non aveva parole per esprimerlo. Sembrava che tutto il suo corpo fosse contemporaneamente lacerato e messo di nuovo insieme mentre era sotto Cruciatus. Era stato, senza dubbio, il dolore peggiore che avesse mai sentito.

Harry cadde in ginocchio accanto al Signore Oscuro, le false sembianze scomparse. Grandi occhi verdi lo guardavano con paura mentre Riddle rimaneva a bocca aperta, ansimante, e tracce di lacrime gli macchiavano le guance.

:Che cosa sta accadendo al mio Padrone?: sussurrò Nagini scivolando verso Harry e arrotolandosi accanto a lui mentre guardava il suo padrone con preoccupazione.

:Ha fatto un patto con la Morte: rispose Harry, accarezzando delicatamente la testa del serpente. :La Morte era... non è stata gentile...:

:La morte non è mai gentile: notò Nagini.

Harry ripensò a quando aveva attraversato una foresta, sopravvivendo nonostante fosse pelle e ossa. Ripensò a quando aveva festeggiato il ritrovamento di un topo morto da due giorni o alla sua ricerca attraverso morenti cespugli di bacche di qualcosa da mangiare. :A volte: mormorò :la morte è gentile. Quando tutto ciò che ti è rimasto sta morendo e cerchi la pace o quando devi vivere per sempre sotto tortura...:

Nagini chinò la testa. :La morte è molte cose.: decise.

Riddle rimase a bocca aperta, reclinato in avanti, quando il dolore finalmente si spense. Harry lo afferrò per le spalle e lo sentì rabbrividire. Il Signore Oscuro nascose il viso contro il collo di Harry, trovando conforto nel suo pari e addormentandosi prima ancora di rendersi conto che era stanco.

Harry strinse la presa sul Signore Oscuro mentre ascoltava il respiro dell'uomo scivolare nel sonno. :Dobbiamo riportarlo al maniero: disse a Nagini tranquillamente.

:Non dimenticare i suoi tesori.: gli ricordò Nagini, alzando la testa in modo da far scivolare parte del suo corpo nel grembo del ragazzo.

Harry annuì e chiamò a se gli ex-Horcrux in una delle tasche della sua tunica, poi attraversarono le ombre fino alla stanza da letto del Signore Oscuro. Una volta che Nagini si fu spostata, lui sollevò l'uomo tra le sue braccia e lo portò fino al letto, ringraziando in silenzio per la sua forza da vampiro. Tolse a Riddle le scarpe e il soprabito, poi gli tirò su le coperte e mise Nagini sul letto. :Ho bisogno di vedere i Mangiamorte. Resti tu con lui?:

:Non c'è bisogno di chiederlo.:
rispose Nagini, arrotolandosi al fianco di Riddle. :E' il mio prescelto, il mio padrone.:

Harry sorrise, poi lanciò in fretta una serie d'incantesimi complicati che lo fecero sembrare il vampiro Xerosis. Un passo indietro attraverso le ombre e si ritrovò nella sala da ballo, dove tutti i Mangiamorte si erano riuniti. Stavano diventando irrequieti e Xerosis sospirò silenziosamente. Non era sicuro di come approcciarsi con loro, avrebbero potuto non accettare il suo comando e il Signore Oscuro in quel momento non era in condizione di gestirli.

Prese un respiro profondo per farsi forza, poi proseguì fino in fondo alla stanza, sorridendo per tranquillizzare gli uomini e le donne. Una volta che furono in silenzio e lui ebbe raggiunto il solito posto accanto allo scranno del Signore Oscuro, si rivolse a loro. "Lord Voldemort è in questo momento impegnato con altre cose, così farete rapporto a me." Sorrise cupamente verso di loro. "Questo è un problema per voi?"

Un mormorio di silenzioso accordo fece il giro della stanza.

"Benissimo. Tutto è andato come avevamo programmato. Avete fatto un buon lavoro. Ora sono certo che molti di voi stiano barcollando in piedi, quindi potete ritirarvi." Con un cenno li congedò e tutti si volsero per avviarsi verso le porte.

Tutti tranne due che si avvicinarono a lui e, rimosse le loro maschere, si dimostrarono essere Lucius e Barty. "Il mio Signore sta bene?" Domandò Barty, gli occhi pieni di preoccupazione.

"Non sapevamo dovesse occuparsi di altre questioni," aggiunse Lucius rigidamente.

Xerosis buttò uno sguardo per accertarsi che la porta fosse chiusa e che gli altri Mangiamorte se ne fossero andati. Poi tornò di nuovo a essere Harry Potter, con grande sorpresa di Lucius, e commentò "Sta bene. Una mia vecchia... conoscenza si è fermata per una visita ma lei e Voldemort in realtà non si sono trovati molto simpatici. Era solo un po' stanco, così l'ho aiutato a sdraiarsi."

Lucius scosse la testa. "Sei un tredicenne," commentò.

"E tu hai trentanove anni." ribatté Harry, strofinandosi la radice del naso. "E allora?"

"Tu sei..."

"Lui sfida ogni spiegazione," tagliò corto Barty utilmente, prima che Lucius potesse dire qualcosa d'inopportuno all'adolescente. "Ed io non voglio sapere il perché. Non varrebbe il mal di testa."

Harry girò su Barty uno sguardo divertito. "Quindi ti faccio venire il mal di testa, davvero?"

"Ne sei spesso la causa," disse Barty allegramente. "E, se mi permetti, guardarti mi dà la nausea."

Le labbra di Harry si arricciarono in un sorriso stanco. "E' stata una lunga giornata" ammise "ed è ancora troppo presto perché io torni a Hogwarts."

"Troppo presto?" ripeté Lucius.

"Ho una giratempo. In questo momento sto discutendo d'incantesimi scudo con Anthony, Terry e Padma nella sala comune di Corvonero."

Lucius sbatté le palpebre, poi scosse la testa. "Posso offrirti una stanza per riposarti fino a quando non potrai tornare indietro?" offrì facendo una smorfia.

Harry scosse la testa. "Grazie, ma no. Mi assicurerò che Voldemort stia riposando, sperando che non sia odioso come al solito." Fece un cenno di saluto sopra una spalla e poi entrò nell'ombra e svanì mentre i due Mangiamorte fecero deboli cenni di saluto.

Ritornato alla camera di Riddle, Harry tirò la sedia più vicina al letto del Signore Oscuro e vi affondò. Voleva solo riposare per un momento, poi sarebbe tornato a Hogwarts attraverso le ombre...

-0-



Si svegliò al suono di voci che conversavano tranquillamente. Lui gemette e si raddrizzò, il collo indolenzito dalla strana posizione. Le voci si fermarono e lui aprì gli occhi per trovare Riddle e Nagini che lo guardavano. Nagini sembrava contenta come potrebbe sembrarlo un serpente, mentre Riddle appariva un po' incerto. "Ehm, Ciao?" disse Harry distrattamente gettando un Tempus silenzioso e dando uno sguardo ai numeri. "Dieci del mattino... merda!" Balzò in piedi. "Le lezioni sono iniziate un'ora fa!"

"Siediti, Potter," ordinò Riddle seccamente. "Hai una Giratempo da dodici ore."

Harry arrossì e si sedette di nuovo sulla sedia. "Oh, sì. Io, uh, avevo dimenticato." Si strofinò la nuca nervosamente.

Riddle scosse la testa e si appoggiò alla testiera. "Non era necessario che restassi." commentò neutrale.

Harry scrollò le spalle. "Non avevo intenzione di dormire così a lungo. Dovevo aspettare ancora un po' prima di poter tornare indietro, quindi ho pensato di schiacciare un sonnellino, e, beh... " S'interruppe e fece una smorfia. "Vuoi che me ne vada?"

Riddle aggrottò la fronte. "Io non... " Scosse la testa e guardò Harry. "Nagini ha detto che hai i miei... "

"Tesori?" disse Harry quando il Signore Oscuro non riuscì a trovare una parola per descrivere i recipienti dei suoi ex-Horcrux. Li tirò fuori dalla tasca e glieli porse.

Riddle raccolse tutto con cura, li mise da parte ma tenne l'anello, che studiò. "Quindi, questo è uno dei mitici Doni... "

Harry si rilassò contro lo schienale della sedia e guardò Riddle esaminare l'anello. "Ha richiamato le ombre dei miei genitori e di Sirius quando ho camminato verso la mia morte" disse. "Nonostante la pietrafosse stata spezzata a metà, in quel momento. Questi sono i fatti."

"Camminare verso la tua morte?" ripeté Riddle, alzando gli occhi verso il ragazzo.

Harry scrollò le spalle. "L'unico modo per rimuovere l'Horcrux dalla mia cicatrice era che io venissi ucciso. Una volta che il frammento scomparve, tornai indietro."

Riddle lo guardò incredulo. "Mi chiedo se tu abbia tendenze suicide, ma d'altra parte ti sei ripreso la vita dalla Morte... "

"Ero un eroe tragico," rispose Harry seccamente. "L'archetipo dice che dovevo perdere tutto quello che era importante per me, prima che potessi sconfiggere il cattivo."

Riddle sbuffò e si coprì la bocca con una mano. "Mi dispiace."

Harry gli sorrise. "Avresti dovuto vedere la mia reazione quando Hermione me l'ha spiegato. Ron rideva così forte che dovemmo costringerlo a bere una Pozione Calmante."

Riddle sbuffò di nuovo e scosse la testa. "Chi l'ha costretto a bere la pozione?"

"Hermione, naturalmente. Io ero troppo occupato a cercare di giustificare il mio comportamento," rispose Harry che era abbastanza vecchio da poter affrontare le colpe della sua giovinezza. Era stato uno scriteriato allora, ma era il passato. Aveva ancora, di tanto in tanto, la tendenza a salvare la gente, ma non era più disposto a sacrificare se stesso o a mettersi nella merda per gli altri.

Il Signore Oscuro gli lanciò un'occhiata. "Ho una domanda, ma non sono sicuro di come la prenderai."

"I miei ormoni non hanno ancora cominciato a prendermi a calci" rispose Harry con un sorriso "quindi dovrei prenderla bene."

"I tuoi ormoni... ?"

"Quando avevo quindici anni ero un idiota lunatico. Praticamente per tutto l'anno. Ho addirittura distrutto l'ufficio di Silente. Anche se, a essere onesti, avevo appena perso Sirius," spiegò Harry. "E passai l'anno con la stampa che mi dava del bugiardo mentre venivo messo in punizione e torturato da una professoressa." Batté le palpebre. "Questo mi ricorda che devo dare la caccia alla Umbridge e ucciderla."

"Giusto." Riddle lo guardò in modo strano, poi scosse la testa. "I tuoi amici... so dal figlio di Lucius che sei amico con la Mezzosangue Granger e con Paciock, ma non con i Weasley." Si accigliò.

Harry capì dove voleva andare a parare. "Ho molti dubbi sul fatto che qualcuno dei miei vecchi amici accetterebbe le mie scelte in questa vita" disse. "Hermione e Neville erano... suppongo che si possa dire che la mia amicizia con loro è stata casuale e onestamente non sono certo di come abbia potuto durare così a lungo. Non ho mai pensato che avrei avuto ancora una volta la loro amicizia, ma ho intenzione di farne tesoro mentre posso ancora e, sì, lo so che è ridicolmente Grifondoro, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita con loro al mio fianco e Hermione è, praticamente, una sorella per me e sto facendo questo - tornare e uccidere tutti i mondani che posso - per loro, anche se non riusciranno mai a comprendere il perché."

Riddle sospirò. "Hai mai pensato di spiegare loro la verità?"

Harry rise. "Dire a Neville e Hermione che ho intenzione di uccidere tutti i mondani? No. Neville potrebbe essere in grado di comprendere in una certa misura ma Hermione non potrà mai capire perché non possiamo solo andare tutti d'accordo. Per quanto non abbia avuto un solo amico, prima di venire a Hogwarts, è ancora straordinariamente ingenua quando si tratta di capire come gira il mondo. Morì predicando i diritti di tutti gli esseri umani, anche dopo due anni di guerra."

"Non so nemmeno da dove cominciare con Ron e Ginny. Ron ha dovuto superare una guerra e la morte di un fratello prima di smettere di avere occasionali attacchi di gelosia per la mia fama. E Ginny aveva questa terribile cotta per me dovuta a circostanze che questa volta non si sono verificate. Ron e Ginny semplicemente non sono le persone che io conoscevo nel mio mondo e non posso farli diventare quelle persone. Le loro vite sono loro, anche se questo significa che noi non saremo mai niente più che conoscenti."

"Così hai intenzione di passare il resto della tua vita con la consapevolezza che, una volta che si saprà che sei un assassino di babbani, tutti i tuoi amici ti rinnegheranno?" Chiese Riddle. "Perdonami, ma questa non sembra una cosa adatta al Potter che conosco."

Harry sorrise e scosse la testa. "I miei vecchi amici potrebbero rinnegarmi, ma ho fatto nuove amicizie che non mi abbandoneranno. Beh, Terry e Li potrebbero, ma Lillian è dalla mia parte. E Luna... " ridacchiò. "Luna è una creatura fatta tutta a modo suo. Lei è diventata mia amica anche sapendo quello che intendo fare. Dubito che sia in grado di uccidere qualcuno, ma lei capisce le mie motivazioni ed è mia amica nonostante tutto."

"Ti accontenti di due amici?" chiese Riddle incredulo.

Harry sbuffò. "Ho 97 anni, non voglio piangere se i miei amici mi abbandonano."

Riddle sbatté le palpebre, poi ridacchiò e scosse la testa. "Suppongo che sia vero." concordò.

"Comunque, io e Barty abbiamo una specie di amicizia..."

"Lo spaventi usando la tua magia su di lui e la chiami amicizia?"

"E tu e io siamo... qualcosa." continuò Harry, ignorando il Signore Oscuro. "Penso che in buona parte sia amicizia."

Riddle guardò il soffitto. "Merlino salvami da questa mentalità Grifondoro e dai loro 'tutti sono miei amici'."

Harry rise e si alzò dalla sedia. "Dovrei tornare. Oh! Ho detto ai tuoi Mangiamorte che eri occupato con altre cose, e li ho congedati al posto tuo. Lucius e Barty hanno capito che era successo qualcosa ma gli ho detto che eri a letto. E Lucius sa chi è Xerosis."

Riddle grugnì e si trascinò fuori dal letto. "Molto bene. Vai e lasciami a maledire i miei servitori."

"Divertiti!" cinguettò Harry prima di immergersi in un angolo buio e tornare allo spazio sotto il suo letto. Tirò fuori la sua Giratempo e la portò indietro di cinque ore, prima che i suoi compagni fossero svegli, poi salì sul suo letto e si rannicchiò sotto le coperte. Non c'era niente di sbagliato a sonnecchiare finché gli altri non si fossero alzati.

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Remus evidentemente aveva avuto una sorprendente conversazione con Sirius, poiché l'Animagus cane chiese a Harry delucidazioni sulla sua capacità di individuare i non-umani. Poi gli chiese anche se Piton fosse in parte pipistrello e Harry rispose 'Come faccio a saperlo? Riesco a percepire vampiri e lupi mannari, ma le forme animali sono al di là delle mie capacità. Lancia un incantesimo per rivelare gli Animagus su di lui e lasciami fuori da questa faccenda'.

Il lupo mannaro era ancora diffidente verso di lui in classe, ma smise di ignorare completamente Harry e si offrì di fargli provare ad affrontare un molliccio dopo Natale ma Harry declinò. Preferiva notevolmente affrontare un molliccio durante il percorso ad ostacoli che Remus avrebbe preparato alla fine dell'anno, quando l'unica persona che avrebbe visto in cosa si sarebbe trasformato era lui stesso.

Natale arrivò e finì e Harry si godette le sue vacanze con Sirius. I Malfoy non diedero il Ballo di Natale quell'anno poiché il loro maniero era pieno di Mangiamorte fuggitivi, così Harry non dovette preoccuparsi di uscire furtivamente da casa come l'anno precedente.


Prima del previsto, il secondo semestre era finito e lui si trovò diretto verso il treno con Luna, aiutandola a trasportare il suo baule sul carrello traballate - mentre i Thestral che li avevano portati giù dal castello erano rimasti a guardarli con sospetto - e poi sul treno.

"Che cosa...?" chiese Hermione prima che Li potesse tapparsi la bocca.

"Non. Chiedere." ordinò la ragazza cinese. Aveva visto un paio di compagni di stanza di Luna durante la discesa al treno e gli sguardi inorriditi sui loro volti le dissero che erano meglio non sapere.

"Sei divertente," disse Harry alla sua amica mentre Luna lasciava andare il baule. Lui lo sollevò nel portapacchi senza un grugnito, ignorando gli sguardi strani di tutti, ma Luna gli diede un colpetto. Onestamente, aveva una sorta di gatto vivo nella pancia fin dal primo anno. Si aspettava sempre che uno dei suoi amici stesse per chiedergli di spiegare che cos'era, ma a parte il breve tentativo di Hermione durante quella prima corsa insieme, gli altri tenevano la bocca chiusa.

"E' un peccato che il professor Lupin non tornerà l'anno prossimo," commentò Neville mentre Harry si sedette, Luna felicemente rannicchiata sul pavimento tra le sue gambe.

"Piton è un vero cretino." mormorò Terry.

Hermione si schiarì la gola. "Luna, uhm... " poi scosse la testa. "Non importa."

Luna guardò Hermione con gli occhi perennemente spalancati. "Sì?"

"Credo che si stia chiedendo perché ti ostini a sedere tra le mie gambe quando c'è posto anche per te," disse Harry seccamente, tirando fuori un libro dalla tasca.

"Mi piace qui." rispose Luna con un sorriso distratto. "Sei gelosa?"

"Sono cosa?!" squittì Hermione, le guance tinte di un debole rosa.

"Se vuoi sederti tra le gambe di Harry, possiamo trattare per il posto." continuò Luna.

La bocca di Hermione si spalancò e ne venne fuori uno squittio.

Harry distrattamente si chinò e posò una mano sulla testa di Luna, il naso sempre attaccato al suo libro. "Non è pronta per essere tormentata ancora, Luna. Forse l'anno prossimo."

"Harry!" strillò Hermione.

Li tossì e guardò altrove mentre Terry agitò le sopracciglia in maniera provocante alla volta di Hermione e Neville si accasciò sul sedile, rosso come la motrice che comincia a trascinarli verso Londra. Luna sorrise un po' distrattamente e iniziò a intrecciarsi i capelli, canticchiando tranquillamente tra se.

"Harry!" brontolò Hermione tirando fuori la sua bacchetta.

Harry voltò una pagina. "Uhmm?"

"Aguamenti." intonò Hermione.

Harry emise un grido sorpreso e lasciò cadere il suo libro in grembo a Luna ritrovandosi improvvisamente bagnato. Anche Luna e Terry si erano bagnati e Terry stava lanciando uno sguardo offeso alla ragazza Grifondoro, ma Luna continuava ad intrecciarsi i capelli canticchiando, come se nulla fosse accaduto.

"Era davvero necessario?" chiese Harry, appoggiandosi sul fianco di Luna per afferrare il libro dal suo grembo.

"Sei stato sgarbato." insistette Hermione e Harry lanciò un incantesimo di essiccazione sul vano, con grande sollievo di Terry.

"La prossima volta mi limiterò a ridere, invece," rispose Harry, guardando con attenzione se il suo libro avesse subito eventuali danni. Non ne trovò nessuno, lo mise delicatamente da parte e guardò Hermione che stava sbuffando, poi scattò. "Davvero, Hermione, era solo uno scherzo. Mi dispiace se il fatto che Luna stia seduta ai miei piedi ti dà fastidio, ma non potrebbe fregarmene di meno. In ogni caso, sappiamo entrambi non c'è nessun significato dietro a questa cosa, giusto Luna?"

Luna sbatté le palpebre verso di lui. "Vuoi dire che non sono più il tuo servitore preferito, Mio Signore?" chiese.

Ci fu un momento di silenzio mentre tutti sbattevano le palpebre al membro più giovane del loro scompartimento, poi tutti risero.

Harry posò una mano gentile sulla testa di Luna. "Certo che lo sei." concordò prima di rimettersi di nuovo a leggere il libro.

Ancora ridacchiando un po', gli altri tirarono fuori i libri o le carte per giocare una partita tranquilla.

Harry sorrise tra sé per il resto della corsa; non aveva mai avuto un servitore prima d'ora.

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Capitolo 9
*** Capitolo 5 Parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!



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La paura cade come pioggia
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"Ho appena sentito un pettegolezzo delizioso sul prossimo anno," proclamò Voldemort, non appena si accorse di Xerosis in un angolo della sua piccola sala riunioni.

"Il Torneo Tremaghi, per caso?" rispose Xerosi, dirigendosi senza problemi verso la seconda sedia che l'Oscuro Signore aveva evocato accanto alla sua, dopo il loro scontro con la Morte.

"Ti diverti un sacco là fuori, vedo." Disse Voldemort.

Xerosis scoprì i denti allungati in una parodia di sorriso. "È il mio lavoro. Ed è anche a tempo pieno. Perché, è sconvolgente doverlo ammettere, non faccio altro."

"Sì, ed io ti ringrazio per questo!" disse Voldemort fermando le divagazioni di quello che sembrava un vampiro. "Forse potresti fornirci ulteriori informazioni sul torneo?" Fece un piccolo cenno verso il punto in cui Lucius, Barty e pochi altri Mangiamorte del circolo interno stavano in piedi, guardando il dibattito tra i due maghi Oscuri un po' guardinghi. L'idea della collera del Signore Oscuro li terrorizzava abbastanza da fare in modo che nessuno di loro avrebbe mai potuto anche solo immaginarsi di stuzzicarlo e, ogni volta che Xerosis iniziava, tutti dovevano combattere la voglia di andarsi a nascondere. Che il ragazzo non fosse riuscito a scatenare la collera del loro Signore, nemmeno questa volta - e Barty si rifiutava di parlarne - li sorprendeva sempre.

Xerosis si appoggiò allo schienale della sedia, un sorriso divertito sulle labbra tirate. "Che cosa vorresti sapere? Non sono sicuro al cento per cento sulle date, ma posso dirvi quali saranno le prove." Si batté il mento mentre i Mangiamorte si agitavano increduli; Lucius non era stato in grado di scoprire quali sarebbero state le prove. "Potrei anche azzardarmi a indovinare i Campioni, se vuoi."

"Il Campione di Hogwarts sarà un Grifondoro." commentò uno dei Mangiamorte, beffardo. "E' sempre stato così."

"Stavo per dire Cedric Diggory di Tassorosso, personalmente." rispose Xerosis "Allora, Victor Krum da Durmstrang e la mezza Veela, Fleur Delacour, da Beauxbatons."

"Victor Krum!" qualcuno sussurrò tra la folla.

"Crucio." Voldemort intonò pigramente puntando la bacchetta verso il mago che aveva parlato. "E le prove?"

"La prima, draghi," riferì Xerosis, intento a togliersi lo sporco da sotto le unghie. "I Campioni saranno tenuti a raccogliere un uovo d'oro dal nido di una mamma-drago. Chi danneggerà le uova e chi sarà ferito, perderà punti. L'uovo darà loro un indizio per la seconda prova, che comporterà il salvataggio di un amico o di un familiare dalle sirene del Lago Nero. La terza prova prevede di attraversare un labirinto costruito nel corso di pochi mesi sul campo da Quidditch. la prima persona a raggiungere la Coppa riceverà 'la gloria eterna', o qualche stronzata del genere, e mille galeoni."

"Uhm." Voldemort pigramente si grattò la guancia con la punta della bacchetta, e poi chiese "Il ministero sarà molto distratto dal torneo, secondo te?"

Xerosis lanciò un'occhiata tagliente al Signore Oscuro. "Forse leggermente più distratto del solito. La sicurezza sarà un problema solamente per la prima prova, ma probabilmente la lasceranno in mano ai custodi dei draghi. Hai intenzione di annunciare la tua presenza durante il torneo?"

Voldemort ridacchiò e i Mangiamorte emisero suoni di sorpresa. "È un piano geniale, non è vero? Avranno cose più importanti cui pensare e noi compariremo creando danni ovunque mentre loro dovranno dividersi tra noi e il torneo!"

Xerosi ridacchiò e scosse la testa. "Non sapranno dove sbattere la testa." concordò. "Tuttavia, questo significa che non faremo nulla durante la Coppa del Mondo di Quidditch."

"Quidditch," sbuffò Voldemort. "Nessuno si preoccupa del Quidditch."

"Suppongo che significhi che non vuoi accompagnarmi?" rispose Xerosis. "Ah, bene. Dovrò dare il mio biglietto in più a qualcun altro. Ehi, Barty, ti piace il Quidditch, non è vero?"

Barty si schiarì la gola. "Ho giocato come battitore per quattro anni, a scuola," ammise.

"Figo!"

Una coppia di Mangiamorte sbuffarono e puntarono gli occhi sul tredicenne, che, sebbene non dimostrasse la sua vera età, praticamente saltava sulla sedia per l'eccitazione.

"Xerosis, calmati," ordinò Voldemort, discutendo tra sé sui pro e sui contro nel caso avesse usato la Maledizione Cruciatus sul ragazzino.

"Sei solo geloso," ribatté Xerosis e si calmò. "Allora, vuoi mettere in scena il tuo grande attacco per Halloween o aspetterai la prima prova?"

"Sono sempre stato un appassionato di Halloween."

"Sapevo che lo avresti detto."

"Lucius!" disse Voldemort ignorando Xerosis "Che cosa fa il Ministero durante una normale serata di Halloween? Guardie notturne? Auror presenti?"

"Forse sei Auror nel loro ufficio, pronti a rispondere a eventuali allarmi notturni," rispose Lucius. "La guardia notturna non sarà lì, ma chiuderanno i battenti per la notte. Ci potrebbero essere un paio di persone nell'edificio che stanno cercando di finire un lavoro all'ultimo minuto, ma la maggior parte degli impiegati saranno andati a casa per godersi le vacanze."

Xerosi si schiarì la gola. "Una strega, Dolores Umbridge, è una di quelle che tendono a restare?"

Lucius aggrottò la fronte dietro la sua maschera. "Non lo so, non ho familiarità con lei, mio Signore."

"Davvero grassa, ricorda vagamente un rospo. Ha la tendenza a indossare brutti cardigan rosa."

Gli occhi di Lucius s'illuminarono di riconoscimento. "Sì, lei rimane spesso. Non credo che qualcuno la aspetti a casa, così passa molto del suo tempo al Ministero."

"Non ne sono sorpreso," guardò Voldemort. "È una creatura odiosa."

"Ah". Voldemort annuì. Conoscendo l'altro, anche se probabilmente solo in parte,comprese il motivo per cui voleva la donna morta e per il momento questo era più che sufficiente. "Xerosis, poiché hai un legittimo interesse a devastare il Ministero, prendi con te un piccolo gruppo. Fai in modo che non ci sia nessuno nel palazzo, poi fai qualche danno."

"Perdonami mio Signore, ma per quanto riguarda il Dipartimento Misteri?" Chiese Lucius. "Solo gli Indicibili vi hanno accesso."

Xerosi sorrise. "Io ho accesso al Dipartimento Misteri." Poi si rivolse a Voldemort. "Mentre trasformo il Ministero in un luna park mondano, tu cosa farai?"

"Sono indeciso tra il San Mungo e Diagon Alley," ammise Voldemort. "Entrambi sarebbero altrettanto devastanti, in particolare con tanta gente in strada a fare dolcetto o scherzetto."

Xerosi rifletté "Il San Mungo sarà sempre pieno ma, una volta che sapranno che sei tornato, la gente cercherà di evitare Diagon Alley. D'altra parte, se vuoi cambiare il Mondo Magico, ti consiglierei di evitare di uccidere i bambini, dal momento che sono quelli che porteranno la nostra eredità," guardò il Signore Oscuro e alzò un sopracciglio chiedendogli silenziosamente un colloquio privato tra di loro.

Voldemort scoprì i denti, ma agitò la bacchetta per creare una barriera silenziante tra loro e i Mangiamorte. "Che cosa c'è?"

"Attaccare il Mondo Magico è cosa buona e giusta per ricordare alle pecore che sei tornato, ma non ci sono poi molti di noi. Attaccare il Ministero è un atto di affermazione, ma dopo rivolgi la tua attenzione verso una città babbana. Colpisci Londra se ti senti davvero audace," disse Xerosis, appoggiato al bracciolo della poltrona, per essere più vicino al Signore Oscuro.

"E per quanto riguarda i mezzosangue?" chiese Voldemort, gli occhi socchiusi. "Poi mi chiederai di salvare anche loro?"

"Non essere cattivo," rispose Xerosis, un po' infastidito dalla minaccia silenziosa del Signore Oscuro. "Senti, i mezzosangue provengono da sangue cattivo, è vero, ma sono comunque magici. Possono lanciare i nostri stessi incantesimi e mischiare le nostre stesse pozioni. Utilizzando un incantesimo drenante si potrebbe rubare la loro magia allo stesso modo della tua o della mia, allo stesso modo in cui si potrebbe rubare quella di Barty o di Lucius. E sì, passano undici anni a sentirsi dire che sono demoni e sono d'accordo che alcuni di loro dovranno sparire, come sono d'accordo che alcuni purosangue hanno convinzioni pro-babbani troppo radicate perché siano tenuti in vita. Adesso rifletti su questo se vuoi: due bambini, in età pre-Hogwarts, uno allevato ad amare i mondani, uno allevato come un mondano, li uccideresti entrambi o possono essere educati?

Voldemort sospirò e si strofinò la fronte. "La natura contro l'educazione. Potter, hai letto troppi libri babbani."

"Mangio soprattutto anime babbane," gli ricordò il ragazzo. "Ho visto un mezzosangue di sei anni linciato dai suoi genitori e dal fratello maggiore, babbani o magici, siano maledetti in entrambi i casi. Siamo entrambi stati allevati dai mondani, saremmo dovuto essere annegati alla nascita?"

Il Signore Oscuro gli lanciò uno sguardo disgustato. "Io disprezzo il tuo lato Grifondoro," mormorò, poi tolse la barriera acustica. "Londra, hai detto?"

"Sarebbe la più grande delle dichiarazioni," concordò Xerosis, seduto di nuovo correttamente nella sua sedia, trattenendo un sorriso vittorioso.

Voldemort annuì e guardò il vampiro mentre i Mangiamorte si gettano nervose occhiate in tralice a vicenda. "Di quante persone avrai bisogno?"

Xerosis canticchiava considerando i Mangiamorte, molti dei quali si ritrassero davanti ai suoi occhi chiari. Sorrise ad alcuni di loro, poi si voltò verso il Signore Oscuro. "Non più di quattro, direi."

"Il Ministero non sarà vuoto." disse Lucius senza battere ciglio quando Voldemort puntò la bacchetta su di lui.

"Sei furbo," disse Xerosis. "Posso prendere Lucius e Barty con me?"

Voldemort guardò il ragazzo, dimenticando il suo bersaglio con grande sollievo di Lucius. "Perché loro?"

"Mi divertono."

"Hmm. Bene. Desideri richiedere qualcun altro?"

"No, per me sono abbastanza. Prendi Bella con te. Si divertirà a Londra." Xerosis mandò al Signore Oscuro un sorriso accattivante.

Voldemort sbuffò e si voltò verso i suoi Mangiamorte in modo da poter organizzare l'attacco su Londra. Xerosis si rilassò contro lo schienale della sedia e, occasionalmente, offrì i propri suggerimenti.

-0-


"Avrei pensato che il tuo tutore volesse vedere la partita con te," commentò Barty mentre Harry saltellava davanti a lui. Entrambi erano forniti di un paio di dosi di Polisucco e stavano andando alla partita come padre e figlio, con grande costernazione di Barty.

"Beh, normalmente avrebbe voluto." disse Harry, fermandosi a leccare il suo ghiacciolo mentre Barty lo raggiungeva "ma lui non tifa per l'Irlanda e in ogni caso odia la squadra bulgara. Qualcosa di loro gli ricorda troppo i Serpeverde." Barty ridacchiò. "In ogni caso, ha detto che potevo andare con chi volevo, a patto che i suoi genitori fossero d'accordo." Harry si girò verso il Mangiamorte con un sorriso folle. "Dubito che tuo padre sia d'accordo, ma ho deciso che sei abbastanza grande da saper badare a te stesso."

Barty sbuffò. "Quindi Black non crede nella supervisione di un adulto?"

"Ti stai riferendo a Sirius come a un adulto?"

Il Mangiamorte rise e si sedette al suo posto, una volta che li ebbero trovati. Non erano nel palco del presentatore, ma erano piuttosto in alto ed era un posto abbastanza buono.

Mentre le persone sfilavano intorno a loro, Harry agitò la mano per richiamare un venditore ambulante che aveva scatole di dolci e qualche Burrobirra. L'adolescente comprò del cioccolato e una burrobirra sia per se sia per Barty, poi si rannicchiò sul sedile accanto a Barty.

"Ti farai marcire i denti," mormorò Barty ma quando gli fu offerto il cioccolato, lo prese.

"Dovrò andare da Madama Chips a farli sistemare." rispose Harry con un'alzata di spalle, ficcandosi una Cioccorana in bocca. "Tutto quello che devo fare è incolpare Sirius e lei non dirà una parola."

Barty sbuffò e si rilassò contro lo schienale della sedia, quando le mascotte uscirono.

Quando Krum finalmente catturò il boccino, Harry sorrideva come un gatto che ha catturato e mangiato un canarino e Barty ridacchiava tra sé. L'adolescente aveva convinto il suo ospite a scommettere sul risultato un po' dei soldi di Harry, e aveva vinto. Potevano andare a raccogliere le loro vincite per poi tornare alla tenda che Sirius aveva tirato fuori dal capanno, poiché la Passaporta per il Paiolo Magico era programmata per partire il pomeriggio seguente.

"Non so perché te ne preoccupi," commentò Barty quando Harry fece tintinnare pesantemente i soldi nel sacchetto. "Ho avuto l'impressione che i Potter avessero oro in abbastanza."

"Me ne preoccupo, dal momento che sto conducendo una guerra..." Harry si voltò e agitò le sopracciglia al Mangiamorte.

"Il Mio Signore ha soldi."

"È vero, ma non se ne hanno mai abbastanza, di soldi."

"Lo credo."

Harry sorrise tra sé e s'infilò nella tenda. "Preparo la cena."

"Un panino va bene!"

"Sei proprio un uomo!" commentò Harry controllando il frigo. "Giuro, tu e Sirius date agli uomini una cattiva fama. Voglio dire, non sapete cucinare nemmeno con la magia. È... non ho parole per quanto triste e patetico sia."

Barty alzò gli occhi e andò a mettere via le sue cose nella sua stanza. Harry aveva brontolato le stesse cose anche la sera prima e Barty aveva appena deciso che il suo giovane signore era pazzo - vi erano prove più che sufficienti - e lasciò stare.

"Tu e il mio Signore avete un rapporto strano." Commentò Barty durante la cena a base di pollo arrosto. "A volte, quando penso che stiate per uccidervi, tu gli sorridi e lui indietreggia."

"Ognuno custodisce i suoi segreti." Rispose Harry dopo aver ingoiato un boccone.

"Vuoi dire che alcuni di noi custodiscono dei segreti. Merlino sa che tu conosci tutti i miei."

Harry gli fece un sorriso folle.

Barty alzò gli occhi. "Sei assolutamente terrificante," assicurò all'adolescente, il che gli valse un roteare di occhi. "Scommetto che stai ricattando in qualche strano modo il mio Signore."

Harry scrollò le spalle. "Certo, un sacco di ricatti, così come lui ne ha fatti a me. Siamo molto simili, Voldemort ed io - più simili di quanto si possa immaginare -. Quindi ci comprendiamo. Non abbiamo bisogno di maledirci per far valere le nostre ragioni. Questo non vuol dire che non ci malediremmo l'un l'altro, certo, ma per ora non lo abbiamo ancora fatto".

"Tu sei, molto probabilmente, l'unico quattordicenne in grado di affascinare un Signore Oscuro e vivere per raccontare la sua storia," decise Barty. "Voi due avete molto in comune ed è per questo che lui è così gentile con te."

Harry sbuffò. "Cerchiamo di essere realistici, Barty. Lord Voldemort non è gentile. Non era gentile quando aveva la mia età e non è gentile ora. Voldemort ed io abbiamo accettato che lavorare insieme va a nostro vantaggio reciproco, e quindi abbiamo deciso di discutere i nostri disaccordi a porte chiuse e, quando uno di noi ha motivo di lagnarsi, abbiamo deciso di stare zitti e ascoltare fino alla fine. Ma non andare in giro pensando che siamo migliori amici o qualcosa del genere."

"Voi due siete un po' folli. Lo sapete, vero?"

"Lo sappiamo?" Harry scoprì i denti in una parodia di sorriso, gli occhi verdi lampeggianti dietro gli occhiali. "Oh, sì. Stai certo che, sia Voldemort sia io, siamo abbastanza consapevoli della nostra follia."

Barty scosse la testa. "Che cosa hai in programma per il resto dell'estate?"

"Oh, Voldemort ed io stavamo pensando a un altro laboratorio..."

"No, non intendevo quello che il mio Signore Xerosis sta progettando di fare, intendevo quello che Harry Potter ha in programma per il resto dell'estate."

"Hm. Non so. Fare un po' di giardinaggio, suppongo."

"...tu sei strano."

"Mi piace il mio giardino! Ci ho lavorato un sacco."

"È un giardino molto bello," disse Barty, "ma tu sei un quattordicenne! Sicuramente hai cose più interessanti da fare che giocare con i fiori e la sporcizia."

"Mmm... volare un po'? Leggere? Organizzare un'altra guerra di scherzi con Sirius... certo, ci sono altre cose. Ma mi piace il mio giardino."

Barty sospirò. "Tu sei il più strano quattordicenne che abbia mai incontrato."

"Ma tu mi ami comunque!" dichiarò Harry, incollandosi il suo sorriso vincente.

Barty non poté impedirsi di sorridere in risposta. "Suppongo di dovere."

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"Allora, Anthony mi diceva, la settimana scorsa a Diagon Alley, che la sua mamma è ancora un po' arrabbiata per via del lavoro," commentò Terry una volta che si furono tutti accomodati nel loro abituale scompartimento. "Non è per la Coppa di Quidditch, ha detto. È qualcosa di diverso. Qualcosa che ha a che fare con Hogwarts." Si guardò intorno nello scompartimento, poi i suoi occhi si fermarono speranzosi su Luna mentre gli altri alzavano lo sguardo dai loro libri o, nel caso di Neville, dalla sua pianta. "Tu non ne sai niente? Tuo padre è un giornalista, vero?"

Luna sbatté gli occhi e li spalancò su di lui innocentemente. "Il Ministero? Ci dovremmo prendere cura di loro quando qualcuno finalmente prenderà un colpo dal ricciocorn..."

Hermione lanciò a Luna uno sguardo irritato. "Se il tuo giornale si focalizzasse sul mondo reale, invece di..."

Harry si schiarì la gola. "Torneo Tremaghi!"

Tutti rimasero in silenzio per un lungo momento, occhieggiando il Ragazzo che era Sopravvissuto con sguardi assenti. Solo Luna sembrava capire di che cosa stava parlando e sorrise tra sé, rilassandosi contro le gambe di Harry.

"Perché stai parlando di un torneo arcaico?" chiese Li, aggrottando la fronte.

"Non è arcaico," mormorò Harry.

"Non si tiene da quasi duecento anni." rispose Li seccamente.

"Cos'è il 'Torneo Tremaghi'?" Chiese Hermione, corrugando la fronte. Non le piaceva non sapere le cose, ma trascorrendo la maggior parte del suo tempo libero con quattro Corvonero - due dei quali allevati tra i maghi, anche se preferivano fingere che così non fosse - aveva imparato che, a volte, poteva non sapere qualcosa ma, se avesse chiesto, sarebbero stati più che felici di riempire la sue lacune.

"È un torneo che è stato avviato forse settecento anni fa tra Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang, per consentire loro di dimostrare quale scuola fosse la migliore," spiegò Neville, la fronte corrugata mentre cercava di ricordare le storie che aveva sentito quando era più giovane. "La gente moriva durante il Torneo e quindi alla fine la pratica fu interrotta."

"Beauxbatons e Durmstrang?" pappagallò Terry. Era il suo turno di essere il nato babbano inconsapevole.

"Le altre due scuole magiche europee," disse Harry, raccogliendo il suo libro con un debole sorriso. "Beauxbatons è in Francia e ammette in gran parte studenti provenienti dai Paesi dell'Europa occidentale e Durmstrang è da qualche parte tra la Germania e la Russia - a loro non piace dare una posizione precisa - e prendono la maggior parte dei loro potenziali studenti dalla parte orientale dell'Europa, con qualche occasionale studente russo. Durmstrang è nota per il loro odio per i nati babbani e per il loro utilizzo delle Arti Oscure, mentre Beauxbatons è meglio conosciuta per la sua accettazione di creature parzialmente umane e l'uso di Arti sia Luminose sia Oscure. Hogwarts, d'altra parte, è ben nota per il suo curriculum prevalentemente Luminoso e l'accettazione verso i nati babbani."

"Quindi Beauxbatons è meglio se si è disposti a imparare entrambi i tipi di magia?" chiese Terry, gli occhi scintillanti.


"Però tendono a essere piuttosto formali," disse Li lanciando al suo amico uno sguardo divertito. "Le lezioni di etichetta sono obbligatorie fino al sesto anno."

Terry rise tra conati di vomito al solo pensiero, mentre gli altri ridevano.

Li si schiarì la gola e fissò Harry fino a che non spostò lo guardò dal suo libro a lei, un sopracciglio alzato. "Sei tu quello che ha avviato la discussione," gli ricordò.

"Tecnicamente, Terry l'ha avviata," sottolineò Harry. "O, più precisamente, ha chiesto che cosa tiene così impegnato il Ministero ed io ho risposto."

"Il Ministero non vorrebbe riportare in auge il Torneo Tremaghi," rispose Neville scuotendo la testa. "Troppe persone sono morte."

"Sono abbastanza stupidi da provarci," ricordò Terry al purosangue.

"Certamente spero che il Ministero ci pensi bene prima di permettere un Torneo dove sono morte delle persone!" interruppe Hermione. "È già abbastanza brutto che permettano il Quidditch..."

"Cosa c'è che non va con il Quidditch?" Chiese Terry, un po' accigliato. " È un grande sport da guardare..."

"Cavalcano su bastoni di legno a centinaia di metri per aria!" gridò Hermione. "E se qualcuno cade? E se..."

Harry dolcemente toccò Luna con un piede e lei si spostò subito per farlo passare. "Ho intenzione di andare a trovare Lillian," disse a Luna e Li, mentre da sinistra continuava il battibecco tra Hermione e Terry. In realtà tutto l'argomento gli ricordava la sua Hermione e il Ron di prima. Era in qualche modo triste e felice che Hermione non fosse poi così diversa e che uno dei suoi nuovi amici avesse potuto occupare il posto di Ron. Naturalmente, l'argomento in generale lo faceva impazzire; a volte era bello avere un'amica che non frequentava il resto dei suoi amici.

"Oh, Merlino fermati!" mormorò Morag quando Harry fece capolino nel loro solito scompartimento.

"Oh, Morag, come mi è mancata la tua personalità brillante, durante l'estate appena passata!" gridò Harry entrando a grandi passi nello scomparto e lasciandosi cadere in ginocchio davanti alla sua compagna di Corvonero. "Non so come sono riuscito a sopravvivere!"

"Potter, allontanati da me prima di attaccarmi la tua follia."

"Ma Morag, mia cara, cara, Morag..."

Lillian si sporse in avanti e trascinò dolcemente il suo amico maschio a distanza di sicurezza dall'altra Corvonero mentre Millicent rideva e Tracey copriva un sorriso. "Andiamo, Harry. Non tutti hanno il tuo senso dell'umorismo."

"Per pietà!" sospirò Harry, poi saltò su dal pavimento e si lasciò cadere sul sedile accanto a Lillian. "Sono dovuto scappare da Hermione e Terry, quindi ho pensato di venire a visitare i miei altri migliori amici!"

"Non paragonarci con i tuoi amici squilibrati," replicò Morag immediatamente.

"Che cosa hanno fatto i mezzosangue questa volta?" Chiese Lillian, ignorando completamente la sua altra amica.

"Litigano sul Quidditch," rispose Harry. "Terry pro, Hermione contro. Sarebbe divertente se fossimo al secondo anno, e forse un po' anche al terzo anno, ma adesso è solo noioso."

"Parlando di Quidditch, ho pensato che di sicuro saresti andato alla Coppa del Mondo," disse Lillian, aggrottando la fronte.

"C'ero," concordò Harry sorridendo. "Ma il mio amico ha deciso che sarebbe stato più semplice andarci in incognito, quindi abbiamo utilizzato la Polisucco."

"Di quale amico parli?" chiese Millicent.

"Probabilmente Boot," suggerì Morag.

"Naa." Harry agitò una mano, divertito. "Non credo che tu lo conosca, è un po' più vecchio di noi. Comunque sta dai Malfoy in questo momento."

Lillian soffocò. "Non eri con..."

Harry rise e scosse la testa. "Il Signore Oscuro? Merlino, no! Lui odia il Quidditch! Ci sono andato con Barty Crouch Junior."

Gli sguardi sbalorditi degli altri Serpeverde e i volti della Corvonero erano valsi completamente la pena di ammettere che sapeva che Voldemort era tornato. E sapeva anche che questi quattro non avrebbero diffuso la notizia, anche se avrebbero potuto accennarlo ad altri Serpeverde. Sarebbe stato divertente osservare la Casa dei serpenti mentre si spargeva la voce che Harry Potter andava in giro con un Mangiamorte condannato.

Naturalmente, una volta che il nome di Xerosis fosse stato associato con Voldemort, le reazioni sarebbero state ancora migliori. Soprattutto perché Lillian sapeva che Harry aveva usato quel nome due anni fa. Si sarebbe divertito a osservare la scuola dopo Halloween.

"Come fai a sapere che il Signore Oscuro odia il Quidditch?" chiese Morag, sporgendosi in avanti, gli occhi socchiusi.

"L'ha accennato quando l'ho invitato alla Coppa del Mondo," rispose Harry con un'alzata di spalle. "Così ho chiesto a Barty, perché sapevo che gli piaceva abbastanza."

"Sto cominciando a pensare che tu abbia degli amici immaginari," decise Tracey. "Questo o sei pazzo quanto io credo tu sia." Guardò Lillian che stava scuotendo la testa con un lieve sorriso sul suo volto. "Tu non gli credi, vero?"

Lillian si schiarì la gola a disagio. "Sai, quando ti ho detto che ho incontrato il Signore Oscuro al Ballo di Natale di due anni fa?"

"Sì, certo. Tranne che hai detto che sembrava del tutto umano." La derise Morag.

"Pensi forse che il Signore Oscuro sia nato come un ibrido tra uomo e serpente?" Chiese Harry, divertito. "Posso solo immaginare il volto di sua madre se ti sentisse. Anche se, in effetti, sua madre non era esattamente una gioia per gli occhi... "

"Ora so che sei pieno di merda," decise Tracey.

"Sì, un mezzosangue di merda." concordò Morag, sorridendo malignamente. "Tua madre lo era, dopotutto."

Harry strinse gli occhi, non più divertito. "Lascia fuori mia madre, McDougal."

"Che cosa mi farai se non lo faccio, Potter? Andrai a piangere sulla sua tomba?"

Harry alzò di colpo la bacchetta rubata e scattò "Membrum."

Morag rimase a bocca aperta mentre l'incantesimo oscuro le faceva contrarre le dita e dei piedi e delle mani e lei cominciava a urlare di dolore. La maledizione, conosciuta come 'Maledizione Bruciante', era stata un precursore della Maledizione Cruciatus e, mentre il dolore si accumulava lentamente, poteva causare tanta agonia quanta l'Imperdonabile. In più, se la maledizione non era rimossa dal bersaglio, sarebbe stata fatale.

Harry si sporse in avanti, gli occhi verdi scintillanti di una luce scura. "Voglio essere chiaro, McDougal: Lascia. Fuori. Mia. Madre..."

Morag annuì con la testa in segno di comprensione, un lamento gli sfuggì dalle labbra mentre la maledizione cominciava a muoversi verso le caviglie e i polsi.

Le labbra di Harry si arricciarono in un sorriso crudele. "Non ti ho sentito, McDougal."

"Harry, smettila!" sussurrò Lillian, sfiorandogli la spalla. Quando si girò verso di lei, la ragazza deglutì, poi aggiunse "per favore."

Harry strinse le labbra, ma mise fine all'incantesimo. Quando Morag sussultò di sollievo il ragazzo si alzò e si voltò verso la porta. Poco prima di aprire, Morag sussurrò: "Mi dispiace, Potter. Io non... non voglio parlare di nuovo tua madre."

Harry si voltò a guardarla con occhi duri. "Vedo che non lo vuoi," disse e poi uscì dallo scomparto e si avviò giù per il corridoio verso i gabinetti più vicini. Arrivato lì, fece un passo verso il lavandino e appoggiò la fronte contro lo specchio, cercando di tenere la rabbia sotto controllo. Morag non lo sapeva - probabilmente non lo avrebbe mai saputo - ma Harry aveva dovuto usare tutta la sua volontà per tenere arginata la sua abilità da Dissennatore e non succhiarle l'anima o anche solo per non lanciare una Cruciatus in risposta al suo scherzo.

C'erano poche cose che avrebbero potuto turbarlo come qualcuno che parlava male di Lily Potter, ma lui era sempre stato orgoglioso di sua madre e di quel piccolo pezzo di lei che portava nei suoi occhi e nel suo carattere. Vedendola dirgli addio, guardandola sacrificare la sua vita per lui... La sua mamma era stata la persona più incredibile, gentile e meravigliosa che avesse mai conosciuto, e l'aveva conosciuta solo per un attimo. Se qualcuno diceva qualcosa odioso su di lei...

La porta dietro di lui si aprì e Cedric Diggory entrò. Il Tassorosso si fermò per un attimo, guardando Harry attraverso lo specchio, poi sospirò e chiese: "Va tutto bene lì, Potter?"

Harry considerò il ragazzo allo specchio per un lungo momento, discutendo con se stesso. Da una parte, lui e Diggory non avevano assolutamente nulla in comune, al momento, nemmeno il Quidditch, e Harry era stato la ragione per cui Diggory aveva scoperto i draghi. Dall'altro, Silente poteva benissimo trovare un altro modo per lasciare che il suo Campione scoprisse cosa stava per succedere, ma vedere Diggory in questo frangente...

"Bene," disse Harry, incollandosi un leggero sorriso un po' vergognoso. "Ho mangiato qualcosa di guasto per colazione. Probabilmente è colpa di Sirius, sapevo che i suoi tentativi di cucinare di solito non finiscono molto bene."

"Oh, va bene allora," annuì Diggory e si avvicinò a un orinatoio.

Harry lasciò rapidamente il gabinetto e tornò verso il suo scompartimento originale, avendo poca voglia di rivedere Morag di nuovo così presto dopo aver perso le staffe. Forse doveva tenere d'occhio Diggory. Se due settimane prima dalla prova il ragazzo fosse stato ancora all'oscuro circa i draghi, gli sarebbe arrivato un biglietto anonimo.

Harry poteva anche non preoccuparsi come gli altri per il Torneo, ma aveva abbastanza orgoglio per la sua scuola e non aveva intenzione di rendere le cose più facili per Krum o Delacour.

Xerosis guardò la pulsantiera di fronte a lui insieme agli altri quattro Mangiamorte che si erano trascinati nella cabina telefonica. Quest'ultima aveva un paio di magie di espansione che consentivano l'ingresso a un gruppo di non più di sette persone - lo aveva richiesto il dipartimento Auror, quando il Ministero si era trasferito nell'attuale l'edificio, dopo una particolare incursione in cui furono presi quattro Maghi Oscuri e tre auror cercarono di infilarli in una cabina telefonica in cui entravano a malapena due persone schiacciate.

Una volta che furono dentro Xerosis digitò i numeri. "Si prega di indicare lo scopo della vostra attività al Ministero della Magia," chiese la piacevole voce quanto la cabina iniziò la discesa.

"Signor Xerosis e Mangiamorte, qui allo scopo di portare morte e distruzione," intonò Xerosis con voce annoiata.

"Godetevi la vostra visita al Ministero della Magia," rispose la voce mentre cinque spille venivano spuntate fuori.

Xerosis guardò le spille, quindi guardò i quattro declamando 'Mangiamorte, violenza contro cose e persone al Ministero' e gliele passò sorridendo tra sé.

"Questo non metterà sull'avviso gli Auror?" chiese uno dei Mangiamorte, un uomo di nome Ash Venting.

Lucius sbuffò. "Sei un idiota."

"E dai, Lucius, non tutti hanno la tua familiarità con i complessi meccanismi del Ministero britannico," lo rimproverò Xerosis, guardando sopra la spalla i Mangiamorte e sorridendo. "Tuttavia, Venting, vuoi davvero che ti ricordi di non discutere le mie azioni?"

Venting deglutì e provò a ritirarsi più vicino alla porta a vetri.

Il sorriso di Xerosis era oscuro come una promessa quando si voltò di nuovo verso la parte anteriore, fissando l'atrio vuoto davanti a lui.

Una volta che l'ascensore si fermò, tutti si trascinarono fuori e i Mangiamorte si voltarono verso il vampiro, in attesa dei suoi ordini.

Xerosis guardò la statua della fontana e rifletté sulle sue opzioni, poi si voltò verso i Mangiamorte pronti ai suoi comandi. "Lucius, sei quello che conosce meglio l'ufficio del Ministro e gli altri uffici al primo piano, quindi prendi con te Venting o Robbins e vai da quella parte. Il resto di noi inizierà a divertirsi al secondo piano, andando a prendere gli Auror e il resto del personale. Incontriamoci lì quando avete finito, poiché al secondo piano avremo maggiori probabilità di trovare degli impiegati rispetto a qualsiasi altro, tranne, forse, il Dipartimento Misteri. Una volta che avremo finito con questi due piani, potremo affrontare il resto dell'edificio."

Quando i Mangiamorte ebbero annuito in segno di comprensione, Xerosis fece strada verso gli ascensori e ne chiamò uno. Una volta che tutti furono entrati, Lucius fece cenno a Robbins e lo tirò da parte per discutere il loro piano di attacco.

Barty guardò Xerosis che stava canticchiando mentre l'ascensore continuava il suo viaggio. "Mio Signore, abbiamo un piano di attacco?"

Il ragazzo gli sorrise. "Perché dovrei volerne uno?" chiese.

Barty sospirò e lanciò a Venting un'occhiataccia quando il più giovane Mangiamorte fece per aprire la bocca e commentare.

"Ti asseconderò, Barty," decise Xerosis. "Sì, abbiamo un piano. Tu resterai agli ascensori e fermerai quelli che cercheranno di andare verso la hall. Venting verrà con me negli uffici degli Auror, dove ci occuperemo dei nostri amici, in silenzio, se possibile." Guardò Venting che rabbrividì ma fece cenno di aver capito. "Una volta che ci saremo presi cura di loro, ci occuperemo degli altri uffici. Se, per qualche miracolo, Lucius e Robbins torneranno prima che Venting ed io abbiamo fatto ritorno, cominceremo gli uffici insieme."

Barty annuì. "Grazie, mio Signore."

Xerosis si avvicinò e carezzò la guancia di Barty, un'espressione amorevole sul suo volto, poi si voltò e fece strada fuori dall'ascensore mentre raggiungevano il secondo piano.

Barty rimase dietro di loro, come ordinato, così Xerosis aprì la via verso gli uffici degli Auror, tirando fuori la sua bacchetta. Aprì la porta con violenza e si prese un momento per individuare tutti e sette gli Auror presenti, poi sbottò "Obretio!" Prima che qualsiasi Auror potesse reagire, lui individuò alcuni oggetti utili vicino a loro - una pianta in vaso, un drappo, una coperta nascosta sotto una scrivania vicina o i loro stessi vestiti - e li fece avvolgere intorno ai presenti, immobilizzandoli, mentre loro due entravano.

"Accio bacchette Auror," Sussurrò Venting e qualcosa come venti bacchette volarono verso di lui, che con un gesto le diresse verso il basso e le fece cadere a terra vicino ai suoi piedi.

Un rapido incantesimo aveva fatto sollevare fiamme dalle bacchette, ora maledette, poi Xerosis le raccolse e se le infilò in tasca. Dopo aver guardato le facce degli Auror, li rassicurò: "Non ne avrete più bisogno." Poi si voltò verso il Mangiamorte al suo fianco. "La mia stima verso di te è un po' migliorata Venting. Bel lavoro con le bacchette."

Venting si gonfiò di orgoglio dietro la sua maschera.

"Non montarti la testa," aggiunse Xerosis, poi si fece avanti roteando la bacchetta nella sua mano. "Salve cari. Sono il Signore Xerosis, socio di Lord Voldemort. Voldemort manda i suoi saluti e si scusa per non essere presente di persona ma è impegnato a organizzare un attacco su Londra, che dovrebbe iniziare tra, oh... " Un silenzioso ‘tempus' mostrò che erano quasi le sei. "Tra un'ora o giù di lì." Sorrise davanti agli sguardi increduli. "Non vi preoccupate, non dovrete rispondere all'allarme. Venting!"

"Mio Signore?"

"Tu puoi occuparti di quattro di loro, ti vedo in forma." Guardò verso il corridoio che portava all'ufficio di Arthur Weasley, dove poteva percepire un altro essere umano, anche se addormentato. "Assicurati di non fare troppo rumore, hm?" aggiunse prima di passare davanti agli Auror e scivolare lungo il corridoio vuoto fino all'ufficio per l'Uso Improprio dei Manufatti Babbani.

L'uomo, che Xerosis conosceva come ‘Perkins', era seduto alla sua scrivania, gli occhi chiusi e il respiro affannoso. La parte del ragazzo che era ancora affezionata a quello che era stato per lui come un padre, fu contenta che non fosse Arthur l'occupante immerso nel sonno. Non gli importava di Perkins, così si chinò su di lui e distrattamente gli succhiò l'anima prima di spezzargli il collo. La bacchetta dell'uomo fu riposta nella tasca di Xerosis, così come alcuni oggetti babbani divertenti o potenzialmente utili se maledetti, poi uscì dall'ufficio e tornò in quello degli Auror, dove trovò Venting che si stava divertendo a torturare in silenzio un Auror. Uno di loro stava cercando di scalare la parete, mentre un altro si batteva la testa con una libbra di carta. Due di loro, chiaramente amici, stavano cercando di soffocarsi a vicenda, in una posa da wrestling, sul pavimento.

Xerosis distrattamente lanciò la Maledizione che Uccide sugli ultimi tre, mentre i loro compagni sotto Imperius li osservavano con orrore. Si sedette su una sedia per osservare l'azione, lanciando distrattamente un Avada Kedavra verso la porta quando qualcuno cercò di entrare di corsa nell'ufficio.

Barty apparve da dietro il mago morto. "Mio Signore, questo piano e il primo sono a posto."

Xerosi annuì e si alzò in piedi. "Fine dei giochi Venting. Abbiamo ancora altri sei piani."

Venting lanciò altre due Maledizioni che Uccidono - quello che si stava percuotendo da solo era appena morto e uno dei lottatori era stato soffocato a morte pochi istanti prima - poi si voltò e si unì a Xerosis e Barty per dirigersi verso gli ascensori, dove incontrarono Lucius e Robbins.

"Barty, quante persone vuoi per il terzo piano?"chiese Xerosis mentre entravano nella cabina.

Barty rivide le sue scelte. "Prenderei Venting e Robbins, se il mio Signore permette."

"Andate e devastate," disse Xerosis quando si furono fermati al terzo piano. Una volta che i tre Mangiamorte se ne furono andati sorrise a Lucius. "Se vedi la signorina Umbridge, tienimela da parte. Ho una cosa in mente."

"Certo, mio Signore," accettò Lucius senza problemi e uscirono nel corridoio.

La Umbridge fu scovata nella piccola sala da tè alla fine del corridoio. Xerosis si divertì molto a Cruciarla e a inciderle 'sono un rospo' su una mano. Poi la afferrò per il suo prominente doppio mento e la gettò contro il muro del piccolo ufficio ‘Relazioni con i Centauri', sorridendo malignamente allo ‘splash' del suo grasso corpo.

In fondo al corridoio, in piedi su un paio di altri dipendenti del Ministero, Lucius trasalì e si fece un appunto mentale di restare nelle grazie del suo secondo Signore, se possibile.

Andarono tutti insieme al livello cinque e si divertirono abbastanza, poi si divisero per affrontare i livelli, altrettanto vuoti, sei e sette. Si riunirono ancora per andare al Dipartimento Misteri, dove Xerosis li divise in tre gruppi, con Barty e Venting che componevano una squadra e Lucius e Robbins che componevano l'altra. Xerosis andò da solo e inghiottì almeno un quarto delle anime presenti negli uffici.

Xerosis fece anche un salto alla Sala della Morte e alla Sala delle Profezie. Nella prima fece saltare in aria il Velo, non disposto a vedere Sirius caderci attraverso una seconda volta, anche se si rendeva conto che era una cosa abbastanza Grifondoro. Nella Sala delle Profezie prese quella su se stesso e la lasciò cadere a terra, dove si infranse in mille pezzi. "Rimarrete insoddisfatti," sussurrò, mentre la voce della Cooman s'infranse contro il soffitto e si spense. "Io non sono il ragazzo che ero una volta, quello in cui riporre le vostre speranze. Io sono il Signore Oscuro Xerosis, e vedrò morti tutti quelli che hanno ucciso la mia gente." Girò sui tacchi e uscì dalla stanza, a caccia di altri Indicibili cui poter succhiare l'anima.

Una volta che ebbe finito, Xerosis lanciò silenziosamente l'Incantesimo di Comunicazione tra rettilofoni che l'Oscuro Signore gli aveva insegnato, e mormorò :Il Ministero è stato svuotato di tutto il personale che potevo percepire. Potete partire per l'attacco su Londra.:

Mentre camminavano davanti alla fontana, Xerosis si fermò e si concentrò per un attimo, trasfigurando la statua in un avvertimento. I quattro Mangiamorte rabbrividirono vedendo i due Signori Oscuri guardare verso di loro, le bacchette sollevate in una posa minacciosa. In piedi dietro Voldemort e Xerosis stavano quattro Mangiamorte, i volti mascherati vuoti e il Marchio Nero che usciva dalle punte delle loro bacchette in direzione degli ascensori e della scrivania del mago addetto alla sicurezza.

Xerosis finalmente aprì la strada per la zona di Smaterializzazione e tutti fecero ritornò a Malfoy Manor che era già vuota, dal momento che il secondo gruppo era partito per andare a combattere a Londra. "Venting, Robbins, tornate a casa. Prendetevi la notte libera e dormite un po'. Barty, faresti meglio a prepararti. Lucius, tieniti pronto a ricevere i feriti o eventuali ospiti indesiderati da parte del Ministero o dell'Ordine di Silente."

Venting e Robbins si Smaterializzarono mentre Barty andò ad aiutare Narcissa in attesa dei feriti. "Godetevi il resto del vostro Halloween, mio Signore," mormorò Lucius, inchinandosi davanti al ragazzo che aveva la stessa età di suo figlio.

Xerosis delicatamente rimosse la maschera di Lucius e soppesò l'uomo. Dopo un lungo momento di silenzio annuì e gli riconsegnò la maschera. "Goditi anche tu questo Halloween, Lucius," mormorò prima di attraversare le ombre. Aveva guardato gli occhi del Mangiamorte alla ricerca di un inganno o del disgusto nel dover servire un adolescente e non ne aveva trovati. Fin da quando finalmente aveva rivelato la sua vera forma al Mangiamorte, covava la speranza che avrebbe avuto almeno due alleati tra le truppe.


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"Hai sentito degli attacchi di ieri sera?" Hermione sussurrò mentre Harry scivolava sulla sedia libera accanto a lei a Incantesimi. Terry e Kenneth erano nei posti davanti a loro, mentre Li era accanto a Neville dietro di loro.

"Un bel ripulisti di spazzatura," mormorò Stephen.

"Erano babbani innocenti!" sibilò Hermione.

"Steve stava parlando del Ministero," commentò Harry seccamente mentre tirava fuori una penna e una pergamena. "E naturalmente l'ho sentito, voi Grifondoro non fate che parlarne."

Hermione sbuffò. " È un problema enorme! Sono state uccise oltre duemila persone!"

"Ci sono un sacco di babbani al mondo, Granger," sputò Morag fermandosi alle spalle di Harry. "Non metterti in agitazione per loro. Dovresti essere più preoccupata per gli ottanta uccisi presso il Ministero."

"Almeno il Signore Oscuro si sta concentrando sui mondani piuttosto che sul popolo magico," rilevò Harry guardando l'odiosa Corvonero.

"È sbagliato uccidere chiunque!" gridò Hermione.

Morag sogghignò alla Grifondoro e si allontanò per raggiungere il suo solito posto - il più lontano possibile da Harry e dai suoi amici.

"E tu!" aggiunse Hermione rivolta a Harry dopo essersi accertata che Morag fosse sparita.

"Sessanta milioni." rispose Harry con voce monotona.

Hermione sbatté le palpebre per la sorpresa, sospendendo la sua invettiva. "Che cosa?"

"Questo è il numero di persone che sono state uccise nella Seconda Guerra Mondiale da armi mondane. Più o meno."

"Che cosa ha a che fare..."

"Oltre il cinquanta per cento erano civili," continuò Harry. "Oltre tremila erano maghi. In pratica il doppio del numero di morti magiche che abbiamo subito durante l'ultima guerra contro Voldemort." Lui la guardò. "Chi è peggiore?"

Hermione lo fissò, sgomenta. Prima che potesse trovare una risposta, Vitious era entrato nell'aula e la lezione iniziò. Anche lui, come molti dei professori, sembrava preoccupato e un po' malato.

Harry immaginò che gli insegnanti si stessero chiedendo quanto tempo avrebbe impiegato Voldemort prima di sferrare un nuovo attacco. Piton aveva certamente i suoi sospetti e Silente probabilmente li condivideva, ma gli altri professori...

Appena la lezione fu finita Hermione afferrò il braccio di Harry in una morsa d'acciaio, gli occhi brucianti di rabbia. "Non puoi credere che i babbani siano il male, Harry. Sei cresciuto tra loro!"

Harry considerò per un attimo la cosa e poi commentò: "Circa sette neonati babbani l'anno sono stati uccisi dai loro genitori, Hermione. È proprio perché sono cresciuto tra i mondani che so di che cosa sono capaci. Tu mi hai spesso detto che a scuola eri evitata per la tua intelligenza. Immagina cosa sarebbe successo se avessero saputo che eri magica," tolse gentilmente la mano dal suo braccio. "Capisco che ci sono delle belle persone tra i mondani là fuori, mondani che meritano di vivere, non ho niente contro di loro, ma non credo nemmeno che mi metterò a piangere i loro morti."

Si voltò e uscì con i suoi compagni di classe affiancandosi a Stephen. Li e Terry avevano smesso di camminare vicino a lui quando aveva fatto loro quasi lo stesso discorso quella mattina a colazione. Un incantesimo aveva evitato che anche altri lo sentissero, ma i suoi amici evidentemente ci stavano ancora pensando.

Il solo cruccio di Harry era che poteva aver appena perso tutti i suoi amici in un colpo solo. Gli erano rimaste solo Lillian e Luna. Stephen accettava ancora la sua compagnia; il ragazzo non amava i mondani, anche se nemmeno li odiava particolarmente.

Si chiese quanto tempo avrebbero impiegato Silente o la sua piccola spia, prima di rendersi conto che Harry stava trascorrendo il suo tempo con un gruppo diverso. Sarebbe stato interessante.

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"Perché li odi tanto?" chiese Hermione un pomeriggio della settimana dopo Halloween. Harry stava scrivendo un tema per Moody in biblioteca quando la Grifondoro si era avvicinata, Neville in piedi nervosamente alle sue spalle. "E non metterti a enunciare altri numeri."

Harry guardò i due da dietro gli occhiali prima di fare segno verso le sedie accanto e, con discrezione, lanciare un Incantesimo Silenziante sulla loro tavola. "Ho paura di loro," ammise, abbastanza in confidenza con la sua paura da poterla accettare. "Sono molto più numerosi di noi e hanno armi più devastanti. So che non hai mai creduto che i miei parenti fossero crudeli con me, Hermione, ma lo erano. Mi hanno odiato perché avevo la magia, ovvero qualcosa che loro non riuscivano a comprendere appieno. Qualcosa che non potevano combattere. Se non fossero stati così spaventati dalle conseguenze, mi avrebbero volentieri visto morto."

"Ma non hanno mai..."

"Hermione, per una volta, smettila di discutere e ascoltalo," mormorò Neville. "Per favore?"

Harry stava cominciando a capire il motivo per cui Hermione si era presa la briga di venirlo a cercare. "Avete sentito un sacco di storie sul fratello di Terry," disse. "Se tu potessi avere quel ragazzo in una stanza, legato a una sedia e completamente impotente, che cosa gli faresti?"

"Io ..." Hermione si morse il labbro inferiore e masticò un po'. "Non lo so."

Harry si chinò in avanti, sorridendo davanti alla sua comprensione. "Sì che lo sai."

Hermione si voltò, il viso bruciante per la vergogna.

"Le persone - sia mondani sia magici - hanno ripugnanti anime crudeli. Siamo tutti molto simili e quando troviamo qualcuno in possesso di qualcosa che non abbiamo, qualcosa che desideriamo, reagiamo in due modi: o diventiamo gelosi e cominciamo a odiare, o accettiamo che non potremo mai avere quello che desideriamo. Come pensi che la maggior parte dei mondani reagirebbe se sapesse che ci sono persone in possesso della magia? Persone che possono avere in tasca un'arma più letale di una comune pistola? Persone che potrebbero puntare una bacchetta e cancellare tutto quello che loro abbiano mai conosciuto in un batter d'occhio?"

Hermione deglutì, seguendo una scanalatura del tavolo con il dito. "Darebbero la caccia a tutte le persone magiche che riuscissero a trovare e le ucciderebbero," sussurrò.

"Anche i bambini più piccoli," rispose Harry torvo, gli occhi scuri, ricordando la guerra. "I Mondani si uccidono l'un l'altro perché la loro religione è diversa. Si uccidono a vicenda perché hanno la pelle di colore diverso o perché amano persone dello stesso sesso. Si uccidono a vicenda per fare una dichiarazione o anche semplicemente perché sono nauseati dal mondo e non vogliono morire da soli."

Hermione scosse la testa. "E i maghi non sono altrettanto crudeli?" sbottò lei, il fuoco nei suoi occhi di nuovo presente mentre fissava Harry.

"Siamo tutti esseri umani," rispose Harry con un'alzata di spalle. "Ma se devo scegliere tra i mondani e i magici, preferisco scegliere le persone magiche. Chiamami ipocrita. Odiami se vuoi, ma è così che vedo il mondo."

"Sei orribile quanto i Serpeverde e il loro insensato credo sulla purezza del sangue!" gridò Hermione balzando in piedi.

Harry incrociò il suo sguardo furioso con rassegnazione. "Sì," disse, "suppongo di esserlo."

Hermione emise un suono strozzato dalla furia.

Neville guardò verso il punto in cui Hermione si era allontanata ma rimase vicino a Harry. Harry gli sorrise. "Vai da lei. È la tua migliore amica, non la mia. Avrò Lillian e Luna, ma senza di te, lei non avrà nessuno."

Neville si alzò e si fermò mordendosi il labbro. "Quello che hai detto, Harry... ha senso. Ma Hermione..."

"Vai, Neville." rispose Harry. "Sapevo già da molto tempo che alla fine sarebbe accaduto. Non preoccuparti per me."

Neville lo guardò. "Sei stato il mio primo amico," sussurrò. "Quando mi hai guardato, anche quando ti ho urtato, hai visto la persona che sarei potuto diventare, non l'idiota che ero. Grazie per questo."

Harry gli sorrise, poi si voltò verso il basso sulla sua pergamena, mentre i passi di Neville si allontanavano. "Era il minimo che potessi fare." sussurrò alla sua piuma. "Tu non sei un idiota, Neville Paciock, tu sei uno degli uomini più coraggiosi che io abbia mai conosciuto e i tuoi genitori sarebbero orgogliosi di te. So che lo sarebbero."

Riportò libri e compiti nella sua stanza, poi tornò in biblioteca per cercare Luna. Il deviato senso dell'umorismo della ragazza era esattamente ciò di cui aveva bisogno.

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"Sei intenzionato ad andare al ballo?" chiese Lillian mentre rinvasavano una pianta durante l'ora di Erbologia.

"Glielo ha già chiesto Luna," disse Stephen dall'altro lato di Harry. Lui, Morag e Lisa Turpin erano gli unici membri del loro anno di Corvonero che ancora parlavano con Harry quindi spesso si ritrovava in gruppo con loro durante le lezioni. In quel momento stava lavorando con Stephen, Lillian e Millicent, mentre Morag e Tracey erano al tavolo accanto con alcuni altri Serpeverde. Nonostante passasse del tempo con Harry, Lisa era comunque benvenuta tra le altre ragazze nel loro anno e spesso si sedeva con loro se Harry non aveva bisogno di una compagna.

"Perché dovresti chiederlo a Lunatica quando potresti chiederlo a me?" chiese Lillian sbuffando per darsi importanza.

"Non è giusto che io balli sempre e solo con te, Lil," rispose Harry, roteando gli occhi. "E mi piace Luna."

"Tu sei l'unico a cui piace." mormorò Millicent.

"Non conosci il nuovo trend?" replicò Harry "Nemmeno io piaccio più a nessuno, quindi starmi vicino è il modo migliore per diventare impopolari. La prossima moda probabilmente sarà quella di dipingersi gli occhi di nero e andare in giro tenendo il broncio inventandosi un culto di vampiri dementi."

"Tu sei un ragazzo disturbato," decise Millicent.

"Fa parte del suo fascino," disse Lillian dando a Harry uno sguardo pietoso. "Ma io ho rifiutato tutti gli altri inviti per venire al ballo con te."

"Non è contro le regole prendere due appuntamenti," sottolineò Stephen utilmente.

"E ballare tutta la notte? Merlino, no. Mi rimarrebbero i piedi incastrati nelle scarpe da ballo."

"Disturbato," commentò Millicent.

"Potresti, in effetti, prendere in considerazione l'idea di portarci entrambe, Harry."

"Ora chi è quella disturbata?" Mormorò Harry, roteando gli occhi. "Lil, io non posso portare sia te che Luna. Ballerò con te, almeno una volta, ma dovrai trovare un altro accompagnatore."

Lillian mise su un muso impressionante. "Andiamo, Harry."

La figlia di Harry era stata in grado di fare quella stessa espressione supplicante anche meglio della sua amica e lui scosse la testa. "Non cedo, Lil."

Lillian sospirò. Sarebbe dovuta andare al ballo con un Serpeverde, dopotutto.

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Capitolo 10
*** Capitolo 5 Parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Harry aveva immaginato che le cose si sarebbero fatte frenetiche tra il Tremaghi e il ritorno di Voldemort, per non parlare di partecipare agli attacchi due volte la settimana, ma era comunque piuttosto divertito da quanto tempo stava impiegando Silente ad accorgersi che i suoi amici erano cambiati. Era il primo lunedì delle vacanze invernali quando ricevette il biglietto che gli chiedeva di salire nell'ufficio del preside e lui sorrise prima di farlo scivolare in una tasca. "La fenice è venuta a chiamarmi, finalmente," disse a Luna, che sedeva alla sua destra.

"Se non torni entro due ore, canterò un elogio al tuo funerale," promise la bionda.

"Non dimenticarti di menzionare quanto sono alto," le ricordò mentre si alzava.

"Potter," commentò seccamente Morag di fronte a lui, "tu non sei così alto."

"Accanto al professor Vitious sono praticamente un gigante," rispose Harry allegro.

"Chi è la fenice, a proposito?" Chiese Stephen.


"Praticamente mio nonno." Disse Harry. "O almeno così pensa lui." Poi si allontanò, avviandosi verso l'ufficio del preside.

Quando arrivò, Silente lo chiamò e gli offrì sorbetto al limone e tè. Harry accettò il tè, testandolo in silenzio per vedere se conteneva Veritaserum, dopo essersi accertato che c'era fece finta di bere distrattamente e deglutì in modo abbastanza realistico.

Silente sorrise e si sporse in avanti. "Harry, ragazzo mio, è stato negligente da parte mia non parlarti prima. Ti sei trovato bene a Hogwarts finora?"

Harry era stato drogato con il siero della verità numerose volte nella sua lunga vita e non ebbe difficoltà a falsificare uno sguardo assente. "Sono stato bene. Mi sono fatto alcuni buoni amici e ho imparato tanto," rispose con pochissima inflessione. "Vorrei che il Professor Piton non fosse un tale idiota, però."

Silente sorrise con affetto. "Sono contento che ti stia godendo il tuo tempo qui, ragazzo mio. Ora, ho notato che ultimamente non passi molto tempo con la signorina Granger o con il Signor Paciock."

Harry si costrinse a non reagire quando si avvide che i suoi amici di Corvonero non erano nominati in quella domanda implicita. Nel mondo in bianco e nero del Preside, Grifondoro era l'unica Casa che contava. Corvonero e Tassorosso erano ininfluenti. "Abbiamo avuto un disaccordo." rispose distrattamente, facendo finta di sorseggiare il tè.

"Su cosa verte questo disaccordo, ragazzo mio?" chiese Silente, la perfetta immagine di un nonno.

"Se i mondani debbano o meno morire," rispose Harry distrattamente, guardandosi intorno. "Questo è un giocattolo davvero figo... "

Silente guardò incredulo il ragazzo per un lungo momento, prima di chiedere "I mondani sono i babbani?"

"Mmhm."

"E... tu per cosa propendi?"

Harry si voltò di nuovo verso il Preside con occhi taglienti. "Sono dalla parte opposta alla sua, Preside." disse con un sorriso piacevole. "Dopo aver sofferto con i Dursley per dieci anni, ha davvero creduto che sarei diventato un ragazzo a posto, un salvatore misericordioso? Ho trascorso dieci anni a fare il bucato, a cucinare i loro pasti e ad ascoltare le loro odiose osservazioni su di me e sui miei genitori. Ho trascorso sette anni con i lividi provocati dalle divertenti percosse di Dudley e non un solo babbano mi ha mai chiesto se stavo bene. Non una sola volta mi è stato chiesto se a casa ricevevo l'amore di cui avevo bisogno."

"Ragazzo mio..."

"Non faccia finta che le importi... " sibilò Harry sporgendosi in avanti sulla scrivania. "Non faccia finta che guardando meglio io possa ancora essere una persona che riesce a sorridere o a provare amore. Soprattutto non confonda l'amore che provo per mia madre come qualche altra forma di affetto per quei mondani. Petunia e mamma possono anche essere state sorelle, ma erano persone completamente diverse."

"Oh, Harry... " Silente sussurrò e Harry fece un respiro per controllarsi. "Oh, ragazzo mio, io ti ho lasciato... "

"Lei ha rovinato la vita di molti maghi, durante la sua esistenza." Sussurrò Harry. "Suo fratello, il Professor Piton, Lord Voldemort... forse è troppo vecchio per questo posto. Forse dovrebbe andare in pensione e finire la sua vita in una zona tranquilla, contemplando le sue colpe." Sorrise freddamente e si alzò in piedi. "Addio, Albus Silente." Alzò la bacchetta e la puntò contro il cuore del vecchio mago. "Avada Ked..."

§

Harry rimase a bocca aperta e si sedette sul letto, una mano sul cuore tonante. Non era successo. Sì, Silente lo aveva chiamato. Sì, aveva cercato di somministrargli il Veritaserum. Sì, gli aveva chiesto dei suoi amici. Harry aveva spiegato che erano in disaccordo su una cosa molto semplice: l'amicizia di Harry con Lillian. Silente era stato molto comprensivo, mentre Harry tesseva una storia complicata sul fatto che i suoi altri amici odiavano Lillian e gli avevano dato un ultimatum - loro o lei - e lui non era disposto a perdere nessuno di loro, ma l'incapacità di scegliere aveva fatto sì che Hermione, Neville, Terry e Li si allontanassero. Lillian invece era stata molto comprensiva su tutta questa faccenda e lui era contento di averla come amica e poi aveva Luna...

Silente ci aveva creduto, ovviamente. Amava storie come quella, amava dare una seconda possibilità.

E Harry non si era fatto scoprire, no. E certamente non aveva ucciso il vecchio!

Allora, da dove arrivava il sogno? Da Voldemort? Dalle emozioni represse? Dalla necessità di uccidere qualcuno?

"Beh, non partecipo a un attacco daprima della prova con i draghi." si ricordò Harry. Era stato così occupato a fare il suo dovere e a occuparsi di una scuola piena di adolescenti che non riuscivano a decidere se lo odiavano o meno, che non era riuscito a scivolare fuori e a unirsi a Voldemort durante le sue incursioni bi-settimanali. Il Signore Oscuro aveva capito e Harry non aveva pensato che sarebbe stato un problema, dopotutto aveva trascorso il primo anno nell'edificio senza mai uscire per uccidere qualcuno. Il primo anno però non era stato odioso come questo e inoltre aveva avuto dieci anni e uccidere non gli era necessario. Ma ora...

Harry scivolò fuori dal letto ed estrasse il suo mantello e la giratempo, poi attraversò le ombre verso un villaggio mondano che conosceva. Una torsione della sua Giratempo e fu pronto a raccogliere le anime dei mondani prima di andare a letto. Inscenare un incendio nel villaggio non gli fu troppo difficile.

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Il Ballo del Ceppo fu molto più piacevole la seconda volta, decise Harry. Aiutava che la sua partecipazione non fosse obbligatoria e che lui non dovesse arrovellarsi su chi invitare. Certo, anche il fatto che ora sapeva ballare aveva aiutato, anche se non più di tanto. E, naturalmente, Luna non si era fatta l'idea che il suo invito significasse qualcosa di diverso dal fatto che erano amici.

Luna era molto bella, molto più bella di Parvati che sedeva con rabbia accanto a Ron dall'altra parte della stanza. Luna e Harry erano andati a comprare i loro vestiti da cerimonia insieme e avevano abiti simili in tonalità blu-grigio. Harry le aveva regalato una parure di orecchini e collana con pietre di luna e zaffiri che si abbinavano quasi perfettamente al colore dei suoi occhi. Aveva anche trovato una spilla per capelli in oro con un cuore penzolante e la aiutò a sistemarsela. Senza la collana di tappi di Burrobirra e con i capelli raccolti, era assolutamente stupenda e Harry non poté fare a meno di sorridere quando colse gli sguardi attoniti dei loro compagni di classe.

"Bene, bene, Lunatica. Ti sei ripulita abbastanza bene," commentò Lillian al fianco del suo accompagnatore, un ragazzo del quinto anno di nome Terrence Higgs, quando si fermò al loro tavolo.

Terrence sembrava uno stereotipo del Serpeverde in abiti verdi e argento, mentre Lillian aveva seguito il suo buon gusto. Aveva scovato un abito color bronzo che si abbinava ai suoi occhi e che contribuiva a farli scintillare di riflessi bronzei. Aveva lasciato sciolti i suoi lunghi capelli neri, ma ne aveva intrecciate alcune ciocche con qualche tipo di fili argentei - Harry non era sicuro di cosa fossero - in modo che riflettessero la luce delle candele sulla sua spalla destra. Indossava normali orecchini d'argento e al collo aveva un ciondolo a forma di giglio in oro e argento che aveva ricevuto, proprio quella mattina, come regalo di Natale da parte di Harry.

"Anche tu non stai troppo male, Moon." Rispose Luna sorridendo distrattamente alla ragazza più grande.

Harry alzò gli occhi, poi indicò i posti vuoti. "Hai un aspetto fantastico, Lil." Guardò il ragazzo Serpeverde. "Higgs."

"Potter." rispose Terrence abbastanza educatamente.

Lillian sorrise al suo accompagnatore e lo spinse su una sedia, vicino ai suoi amici. "Allora, so che hai sentito che Millie e Trace sono dovute andare a casa, ma non immagineresti mai con chi è venuta Morag!"

"Victor Krum?" Suggerì Harry, divertito.

Lillian lo colpì dolcemente sul braccio. "Non sei divertente. Non è eccitante? Ho sentito che ha invitato la tua mezzosangue, Granger, ma lei ha rifiutato. Riesci a immaginarlo?"

"Hermione è andata a casa per le vacanze," rilevò Harry.

"Scommetto che è andata a controllare che i suoi genitori non siano morti." Disse Lillian. "Stupida Mezzosangue. Il Signore Oscuro non ha nessun interesse per i suoi genitori."

"Ti dispiace se prendiamo questi posti?" chiese una voce familiare da dietro le sedie dall'altra parte della tavola.

Lillian immediatamente sogghignò a Terry, Li e ai loro accompagnatori. "Non vogliamo un mucchio di mezzos..."

Harry le lanciò uno sguardo e lei chiuse la bocca di scatto, poi guardò con curiosità i suoi amici. "Se davvero volete sedervi con noi, siete i benvenuti."

"Harry!" sibilò Lillian.

Zacharias Smith, l'accompagnatore di Li, si sedette mentre Li e Terry si scambiarono uno sguardo. Una volta che i due ebbero preso posto, Padma Patil scivolò nella sedia di fianco a Terry.

Prima ancora che tutti si fossero accomodati i tre campioni fecero il loro ingresso, diretti al tavolo alto. Una volta seduti, Silente mostrò come ordinare il cibo e tutti cominciarono a provare, trovando divertente la possibilità di ordinare qualunque cosa catturasse la loro fantasia, piuttosto di dover usare il menù.


Alla tavola di Harry gli ordini furono mormorati e tutti cominciarono a mangiare, interrompendosi occasionalmente per commentare quanto qualcosa fosse delizioso.

Una volta che furono aperte le danze Lillian balzò via con Terrence, lasciando i Corvonero e il solo Tassorosso a 'parlare come dei Grifondoro'. Harry si sporse in avanti, guardando i suoi amici con curiosità. Non aveva intenzione di iniziare una conversazione con loro ma non vedeva alcun motivo per allontanarsi. Padma e Zacharias si ritirarono in un angolo, contenti di non dover intervenire nella conversazione. Harry non poteva fare a meno di chiedersi quanto i due avessero capito della situazione. Padma probabilmente aveva una panoramica migliore di Zacharias, ma il Tassorosso si era dimostrato molto Serpeverde nella vita precedente di Harry.

Terry e Li si scambiarono diversi sguardi, poi guardarono di nuovo Harry. "Harry, io..." iniziò Terry.

"Noi siamo..." s'inserì Li.

"Sì, noi. Entrambi siamo spiacenti, ci siamo comportati come... " Terry aggrottò le sopracciglia.

"Topi terrorizzati in fuga?" suggerì Zacharias utilmente.

"Non fare l'idiota." ordinò Li al suo accompagnatore.

"Tu sapevi che avremmo reagito in quel modo, anche se questo non ci assolve." Aggiunse Terry, aggrottando la fronte. "Siamo stati amici fin dal primo anno, quando ancora il mondo magico era per me piuttosto confuso e Li conosceva solo poche parole d'inglese. Senza di te saremmo stati persi."

"Ce l'avreste fatta," commentò Harry scuotendo la testa. Durante la sua prima vita, in effetti, ce l'avevano fatta.

"Forse è così, forse no." disse Li. "Ci hai trattato sempre come amici. Anche al secondo anno, quando parlavamo solo di Allock..."

"Possiamo non parlare di quel pavone?" chiese Harry.

Li sorrise. "Anche allora, sei stato nostro amico. Ci hai evitato un po', sì, ma quando abbiamo avuto bisogno, eri presente."

"Anche quella volta in cui Li ti ha chiesto aiuto perché non sapeva decidersi su quale abito indossare per la prima lezione di Allock." Aggiunse Terry, sorridendo un po'.

"Non menzionare il pavone!"

"Anche se, a essere onesti, quando hai capito cosa ti stava chiedendo, sei corso verso la Sala Comune con le dita nelle orecchie e gridando con tutta l'aria che avevi nei polmoni," ricordò Padma.

"In ceco." Aggiunse Luna.

"Sono poliglotta," si difese Harry, poi si voltò verso la sua accompagnatrice con uno sguardo strano. "Come fai a sapere che era ceco, comunque?"

"Ho chiesto al Ric..."

"Comunque!" interruppe Terry conoscendo Luna abbastanza bene per sapere che la sua risposta sarebbe stata inutile. "Quello che Li ed io stiamo cercando di dire è che tu sei il nostro migliore amico, siamo stati bene insieme. Tu ci hai perdonato i nostri difetti, perché non possiamo perdonare i tuoi?"

"Perdonare i suoi difetti?" sbuffò Lillian, fermandosi dietro al nato babbano. "Voi siete fastidiosamente Grifondoro. Harry, onestamente, quali sarebbero questi difetti?"

"Perché non chiudi quella maledetta bocca una buona volta, Moon?" sibilò Terry, girando a guardare la Serpeverde.

"Perché dovrei, mezzosangue?"

Harry aprì la bocca per dire loro di smetterla quando un sibilo lo raggiunse. Per chiunque altro sarebbe suonato come un sussurro, ma alle orecchie di un Rettilofono era una comunicazione, e c'era solo un altro Rettilofono nel mondo, oltre a Harry. :Chiamerò Severus, stasera. Se vuoi partecipare - e ti consiglio di farlo, Potter - la riunione sarà a breve. Goditi il ballo... :

Gli altri si erano tutti fermati a osservare lo strano sguardo di Harry, mentre lui inclinò la testa da un lato e aggrottò la fronte. Poi, improvvisamente, lanciò un ‘tempus' silenzioso prima di guardare verso il tavolo alto. Gli altri seguirono il suo sguardo e tutti stavano osservando Piton quando il professore, improvvisamente, sobbalzò sulla sedia e si afferrò il braccio sinistro. Panico e paura balenarono nei suoi occhi per un breve momento, prima che tornasse calmo come sempre, anche se era più pallido del solito. Gli studenti osservarono l'uomo avvicinarsi al preside prima di lasciare la sala.

"Hmm... " Harry si strofinò il mento. Così Piton stava ancora sicuramente lavorando per Silente, al momento. Non che ci fossero dei dubbi in realtà. Dallo sguardo impaurito probabilmente pensava che sarebbe stato ucciso quella stessa notte. Incurante dei suoi amici, Harry silenziosamente lanciò l'incantesimo per la comunicazione in serpentese :Piton sta partendo. Se lo lasciamo libero, questa sera, fammi sapere il momento in cui se ne andrà ed io userò la Giratempo. Anche se mi piacerebbe tornare più tardi, dopo che avrò saputo cosa dirà Silente... :

"Sei un Rettilofono!" si rese conto Lillian, con gli occhi spalancati.

Harry strinse gli occhi verso gli studenti sull'altro lato del tavolo. I tre Corvonero e Zacharias erano tutti impalliditi. Lillian sembrava sconvolta, mentre Terrence pareva quasi geloso. "Strano che tu abbia menzionato il ceco in precedenza, Luna" disse impugnando la bacchetta sotto il tavolo. "Casualmente conosco questa meravigliosa magia ceca che permette di mantenere i segreti. Suona più o meno come ‘jen pamatovat, mluvit nikdy.'"

Harry si sedette di nuovo, un lieve sorriso sulle labbra, mentre gli altri sei dall'altra parte del tavolo avrebbero voluto parlare del fatto che lui conosceva il Serpentese, solo per accorgersi che non potevano. Mentre loro combattevano un piccolo attacco di panico - notarlo fece sentire Harry un po' in colpa ma lui non aveva davvero bisogno di risvegliare i sospetti di Silente sul suo insolito dono - la voce di Voldemort lo richiamò di nuovo. :Saresti in grado di tornare di nuovo indietro nel tempo una seconda volta dopo che sapremo per certo cosa dirà Silente?:

La voce di Harry - o più probabilmente quella di Xerosis - commentò alla volta di Voldemort :Sei un idiota. Tutti sanno che ci possono essere al massimo due versioni della stessa Giratempo contemporaneamente nello stesso lasso temporale.:

:Zitto, Potter!: ringhiò Voldemort. :Quando hai attaccato il Ministero, non hai pensato di prendere un'altra giratempo?:


:E per farne cosa? Dovrei utilizzare la Giratempo tra un lasso temporale e l'altro. Sai quanto questo sarebbe assolutamente stressante? Mi piacerebbe... :

: Ah. Piton si è appena Materializzato al piano di sotto. Harry, l'incontro durerà circa un'ora.:

:Se quell'ignorante dagli occhi rossi si degnerà di farmi sapere quando Piton se ne sarà andato... :


:Non darmi dell'ignorante, Potter! Oh, e vorresti Obliviare Higgs? Non vale la pena correre dei rischi.:

Harry scrollò le spalle e distrattamente Obliviò il Serpeverde, commentando: "Non fare più errori di quanti te ne possa perdonare, Terry. Una volta ti ho chiesto se ti saresti sentito triste se tuo fratello fosse morto, e mi ha detto che lo saresti stato. Me ne dispiaccio. In effetti, sarei felice di spezzargli il collo." Si alzò, la mano tesa verso Luna. "Quando potrai perdonarmi per questo, rifaremo questa conversazione. Vieni, Luna, questa è la mia canzone preferita."

Luna sorrise distrattamente e permise a Harry di condurla sulla pista da ballo. Dopo un momento lei gli chiese: "Quando mi lascerai per andare al tuo incontro?"

Harry sorrise con affetto. "Tra circa un'ora."

"Devo condividerti con Moon però, giusto?" Lei lo guardò con gli occhi tristi.

Harry ridacchiò e la baciò sulla guancia. "Io ti adoro, Luna."

Gli occhi di Luna s'illuminarono. "Vuol dire che sono io la tua preferita?"

"Certamente. Non ti preoccupare, Luna, non ci sarà mai nessuno cui sarò più affezionato."

Luna gli elargì il suo sorriso strano. "Non dovresti fare promesse che non puoi mantenere, Harry."

Harry aggrottò la fronte e scosse la testa. "Non essere sciocca."

"Mi chiedo" commentò Luna, "Mi chiedo se fosse Ginny Weasley che tu amavi o se fosse il mostro silenzioso che viveva dentro di lei."

Harry si fermò, guardando la ragazza con gli occhi spalancati. "Tu che cosa...?"

Il sorriso di Luna era tornato assente come al suo solito. "Se non vuoi ballare, potresti portarmi un po' di punch. Sarebbe carino."

Harry la fissò per un attimo, poi sospirò. "A volte, mia cara, tu sei notevolmente inquietante."

"Grazie, mio Signore."

Scosse la testa e la prese di nuovo sottobraccio. "Ancora una canzone, e poi ti prenderò due bicchieri di punch. D'accordo?"

"Certo." Luna gli sorrise quando lui cominciò di nuovo a farla volteggiare per la pista da ballo.

Un giorno, forse, avrebbe capito la sua migliore amica. Ma non oggi.

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Xerosis era appoggiato contro la parete, nascosto nell'ombra, quando Piton finalmente entrò. L'uomo si avvicinò rapidamente a Voldemort e s'inginocchiò, non senza aver lanciato uno sguardo fugace al secondo scranno. Voldemort non alzò lo sguardo dal rapporto che stava leggendo sulla più recente incursione. Xerosis si fece un appunto mentale di rubargli quella pergamena più tardi, poiché il Profeta non aveva riferito tutto quello che era successo ed era stanco di notizie di seconda mano.

"Severus, ho avuto alcune... inquietanti notizie su di te." disse Voldemort infine alzando gli occhi dalla sua pergamena.

Piton rimase immobile, ma a Xerosis parve di cogliere un lieve singulto.

"Xerosis." lo chiamò il Signore Oscuro, alzando gli occhi verso l'angolo in ombra "Il tuo scranno si raffredda."

"Hm, suppongo sia vero," si trovò d'accordo il ragazzo uscendo agilmente dal suo nascondiglio e prendendo il suo solito posto. "Quindi questa è la tua spia."

Piton gli lanciò uno sguardo attraverso i capelli e si tese quando vide il vampiro, che era sorprendentemente somigliante a James Potter, sia per i capelli corti sia per la forma del viso, ma i suoi occhi erano molto più chiari di quanto fossero stati quelli di James. Harry Potter aveva i capelli un po' più lunghi e gli occhi non erano così inquietanti come quelli del bambino seduto accanto al Signore Oscuro, anche se sembravano avere circa la stessa età.

"Sì." Le labbra di Voldemort si arricciarono in un sorriso freddo. "Ah, naturalmente, Severus, questo è il Signore Xerosis, il mio socio. Non credo che tu abbia sentito parlare di lui."

"Questo è piuttosto irritante, lo sai." commentò il ragazzo. "Ho passato tanto tempo a distruggere il Ministero e a mettere quella nuova statua e che cosa pensa il Mondo Magico di me?"

Voldemort lanciò uno sguardo divertito al ragazzo. "Che sei la mia ultima conquista?"

"Senza offesa, Voldemort, ma bleah...".

Il Signore Oscuro sbuffò.

Xerosis si sporse in avanti rapidamente, causando a Piton un nuovo moto di sorpresa. Il ragazzo gli sorrise ampiamente, facendo lampeggiare le finte zanne, poi disse: "Ciao, piccola spia. Ho sentito molte storie su di te e sulle tue malefatte. La tua cotta per Evans. Il tuo lungo periodo di rivalità con James Potter e il debito di vita che avevi con lui e che ora devi a suo figlio." Si batté il mento. "Tu hai un debito di vita con Harry Potter. Come puoi esserci utile?"

Piton si rivolse a Voldemort. "Per favore, mio Signore, io sono alle dipendenze di Silente! Il vecchio si fida di me, io... io faccio parte del suo Ordine!"

"Crucio" lanciò Voldemort, poi si voltò verso il suo socio mentre Piton si contorceva. "Il tuo aspetto disturba i miei servitori."

"Cercherò di crescere, allora." rispose Xerosis roteando gli occhi.

"Vedi di farlo." Voldemort rimosse la sua maledizione e scrutò il suo Mangiamorte mentre l'uomo rimaneva a bocca aperta e riguadagnava la sua posizione in ginocchio. "Severus, ti perdonerò questo errore per questa volta, ma la prossima non dimenticarti che quando Lord Xerosis è presente tu ti rivolgerai a lui come faresti con me."

"Mi scuso, miei Signori." ansimò Piton.

"Far parte dell'Ordine potrebbe essere utile, suppongo," commentò Xerosis "Ma solo se non tralascerai nulla nei tuoi rapporti."

Voldemort lo guardò. "Hai un modo per garantire che stia dicendo la verità? Preferibilmente uno che lo lasci in grado di continuare a essere utile?"

"Così mi togli tutto il divertimento, perché lo fai?" disse Xerosis sbuffando. "Ho un paio di assi nella manica."

Voldemort si voltò a guardare il suo tirapiedi, che osservava entrambi con la paura negli occhi. "Severus, ecco la tua prima occasione: voglio sapere tutto quello che Silente ha programmato da quando ho annunciato il mio ritorno."

"Ed io voglio sapere da quanto tempo Silente sospetta che tu sia tornato. E cosa la nostra spia gli ha detto."

Piton li guardò entrambi poi annuì e rapidamente spiegò le azioni che Silente aveva intrapreso finora, compresi i numeri di reclutamento. Riportò le conversazioni che Silente aveva avuto con Caramell su come gestire il ritorno di Voldemort e di come il Ministero e l'Ordine avessero deciso che era inutile lavorare insieme (le cose stavano migliorando da quando Tonks aveva finito il corso di formazione per Auror ed era diventata un membro dell'Ordine. -Anche i Weasley avevano aderito - non lo avevano fatto durante la prima guerra perché avevano troppi bambini piccoli in casa - e avevano fatto entrare nell'Ordine almeno due impiegati del Ministero.)

Spiegò che Silente aveva intuito il ritorno di Voldemort non appena era scomparso Raptor. Quando il professore aveva lasciato la scuola, Silente aveva controllato la Pietra e, scoprendo che era sparita, era andato a cercare Piton. Il vecchio era nella stanza nel momento in cui il marchio di Piton era diventato nero, per annunciare il ritorno di Voldemort alla vita. Silente era stato il solo in grado di raccogliere un piccolo gruppo della 'vecchia guardia' senza uno straccio di prova concreta, ma il Signore Oscuro si era fermato a tramare per anni, per questo il numero dei seguaci di Silente era così ridotto.

Quando Piton non fu chiamato per due anni, l'Ordine cominciò a disfarsi, insistendo che era solo un falso allarme. Il fatto che nessuno dei Mangiamorte di Azkaban fosse stato liberato era stato un altro punto a dimostrazione che Voldemort non era tornato. Silente aveva cercato di impedire il Torneo Tremaghi, ma le sue argomentazioni sul fatto che avrebbe attirato solo guai erano cadute nel vuoto.

Quando, a Halloween, Voldemort si era rivelato, nessuno era pronto per affrontarlo, neppure l'Ordine, anche se avevano iniziato a reclutare immediatamente la mattina successiva e i membri più anziani avevano subito riferito tutto a Silente, non appena era trapelata la notizia dell'attacco. Tuttavia, senza Piton come spia, non erano in grado di capire quando e dove Voldemort avrebbe attaccato. Non aveva aiutato che il Signore Oscuro, che in precedenza aveva attaccato i maghi, questa volta si fosse concentrando sui mondani, cosa difficile da prevedere.

I due Signori Oscuri considerarono le parole di Piton mentre l'uomo rimaneva a terra davanti a loro.

"Hai amato Lily." mormorò Xerosis. "E un tempo eri suo amico. Perché hai domandato garanzie per la sua sicurezza?"

"Mio Signore..." cominciò Piton.

"E Piton, non raccontarmi palle su quanto la amavi. Lei avrebbe anche potuto perdonarti per aver denunciato la sua famiglia, ma come potevi aspettarti che ti perdonasse per averle salvato la vita mentre quella era morta?"

Voldemort si sedette con un lieve cipiglio, non proprio sicuro di aver capito il punto della domanda del suo socio ma disposto a lasciare che l'adolescente facesse come voleva. Xerosis sapeva molto più sulle motivazioni di Severus di quanto ne sapesse lui.

Piton deglutì e guardò per terra. Dopo un lungo momento disse "Forse non mi avrebbe mai perdonato, ma almeno sarebbe stata ancora viva. Era... una donna straordinaria, in grado di affascinare tutti, intorno a lei, anche i purosangue che avrebbero dovuto storcere il naso davanti al suo sangue sporco. Ho pensato che forse... forse lei poteva mettere fine alla guerra, in un modo o nell'altro. Senza Potter e la sua progenie poteva concentrarsi su un modo per mettere a posto le cose."

Xerosis guardò per un attimo Voldemort che si stava facendo beffe delle parole del suo tirapiedi, poi tornò a guardare Piton. "Le avresti comunque portato via la sua ragione per combattere," commentò verso Piton che si ritrasse.

:Potter, mi stai stancando.: avvertì Voldemort e Piton si ritrasse di nuovo al suono del serpentese.

Xerosis agitò una mano verso di lui. :Sì, lo so, la tua solita tirata 'l'amore è una debolezza' non fare la commedia con me. Beh, tu puoi anche continuare a far finta che sia così, ma se rivuoi indietro Piton, dovremo usare l'amore contro di lui. Tu taci, posso manipolarlo io... :

Sotto di loro, Piton era teso, gli occhi spalancati e increduli. Questa creatura, questo secondo Signore Oscuro con il corpo di un bambino, era un Rettilofono? Nessuna meraviglia che il Signore Oscuro lo avesse nominato capo in seconda.


Voldemort sibilò in silenzio, disgustato, ma fece cenno a Xerosis di continuare.

L'adolescente sorrise debolmente. "Forse non eri tanto lontano dalla verità, Piton, il sacrificio di Lily ha messo fine alla guerra. Non in modo permanente, no, ma ha comunque portato a una momentanea fine. Se Voldemort..." Piton si ritrasse di nuovo. "...non si fosse offerto di lasciarla in vita, Harry Potter non sarebbe mai sopravvissuto a quella maledizione." Xerosis si fermò e batté le palpebre, pensieroso. "Significa che sei stato davvero tu quello che ha messo in pausa questa guerra, allora?"

"Xerosis," ringhiò Voldemort.

L'adolescente gli sorrise. "Sei divertente." Poi guardò Piton, che era rimasto ancora una volta congelato dall'incredulità. "Piton, ecco cosa dirai: quando farai rapporto a Silente, stasera, digli di me - puoi anche dirgli che sono un Rettilofono e che il mio aspetto è molto simile a quello di James Potter - e gli dirai che abbiamo fatto indagini sulle azioni dell'Ordine. Non fare parola di Lily. Pensa a queste cose, ma non parlare di lei."

Piton inghiottì e sussurrò "E' tutto, miei Signori?"

Voldemort guardò Xerosis che sorrise scientemente, poi ghignò verso il suo servitore. "Non proprio. Crucio."

Dopo una lunga Cruciatus, Voldemort finalmente lasciò andare la spia, poi inviò un messaggio a Harry facendogli sapere che Piton se ne era andato. Quando ebbe finito, si rivolse al vampiro accanto a lui e fece una smorfia. "Lascia fuori questi accenni all'amore, la prossima volta, Potter."

Xerosi ridacchiò. "Sei divertente."

"Potter!"

L'adolescente si girò di lato sulla sedia e appoggiò le gambe sul bracciolo. "Piton farà come gli è stato ordinato, balbetterà un po' ma si comporterà bene, se non altro l'uso eccessivo di Cruciatus farà credere a Silente che sei ancora pazzo da legare, anche se rimarrà confuso sul perché hai condiviso il potere. Probabilmente penserà che sia io quello sano di mente tra noi, se non altro."

Voldemort sbuffò. "Tu non sei sano di mente."

"Sì, grazie." Xerosis alzò gli occhi. "Ma io parlo il linguaggio dell'amore, in cui Silente crede con tutto il cuore, in questo modo mi vedrà come la vera minaccia, tra noi due."

"Potrei vomitare," borbottò Voldemort, poi guardò pensieroso l'adolescente, che stava ridacchiando. "Devo ammettere che, se non fosse per te, non avremmo fatto nemmeno la metà di quello che abbiamo fatto."

"Hm. No, non l'avremmo fatto." Concordò Xerosis con la saggezza di chi aveva già vissuto questa guerra. "Comunque, per quanto io sia meraviglioso, ancora non so cosa fare con Piton. In effetti, non mi è mai molto piaciuto quell'uomo, anche se ho dato il suo nome a mio figlio... "

"Credo che la mia mente sia appena implosa."

"Sta zitto."

Voldemort sbuffò e si rilassò contro lo schienale della sedia. "Come hai intenzione di fare per tenere d'occhio le sue azioni?"

Xerosi sospirò. "Ci vorrà un po' di lavoro ma, una volta che sarò riuscito a capire quando e dove avvengono gli incontri dell'Ordine, potrò facilmente scivolare all'interno e assistere. L'unico vero problema, credo, lo avremo se Silente, come l'ultima volta, farà in tempo a mettere l'edificio sotto Fidelius. Da una parte, questo potrebbe distruggere tutto. D'altra parte, essendo quello che sono per lui e la sua organizzazione, potrei anche essere invitato a farne parte."

Voldemort annuì, pensieroso. "Sei presumibilmente quello che mi può sconfiggere. Nella tua ultima vita tu ed io ci siamo fronteggiati spesso, non è vero?"

"Mm-hm."

"Allora dovremo mettere in scena uno scontro per rassicurare Silente sul fatto che sei ancora dalla sua parte. Questo, quasi certamente, ti permetterà di partecipare ai suoi incontri."

"O, per lo meno, potrei conoscere il luogo d'incontro," concordò Xerosis. "Il quattordici gennaio ci sarà la prima visita a Hogsmeade dopo le vacanze. Forse è un po' un cliché, ma un attacco agli studenti assicurerebbe Silente che sei sempre lo stesso folle Voldemort di tredici anni fa. Senza Xerosis lì si può presumere che tu - o alcuni dei tuoi Mangiamorte - ti sia stancato di attaccare solo mondani e che ti sia venuta voglia di prendere di mira qualche mezzosangue."

"Assicurandogli ancora una volta che quello sano sei tu." Voldemort alzò gli occhi. "Come mai concentrarsi sui babbani fa di te quello sano, comunque?"

"Chiaramente io non sono così sano come lui, ma sono più sano di te," commentò seccamente Xerosis. "Attaccare i mondani ci rende più imprevedibili, e non fa abbassare inutilmente il numero della popolazione magica. E' assennata, come strategia di attacco, anche se non è necessariamente in linea con la mentalità attuale."

"È vero. Sei proprio un Corvonero. Come vuoi che proceda con l'attacco a Hogsmeade, per metterti in condizione di agire?"

"Cosa? Come se non avessi amici?"

"Potter, tieniti per te le tue emozioni."

Xerosis si lasciò sfuggire una forte risata e dovette aggrapparsi alla parte posteriore della sua sedia per non cadere a terra.

Voldemort sogghignò. "Ho giurato di lasciare in pace i tuoi piccoli amici."

Xerosis piegò la testa di lato. "In realtà, tecnicamente, hai solo giurato di non ucciderli."

Il Signore Oscuro gli lanciò uno sguardo curioso. "Cos'è questo? Harry Potter mi permette di tormentare un po' i suoi amici? Sono finalmente riusciti a irritarti con il loro amore per i babbani?"

"Tom, fammi un favore e stai zitto," mormorò Xerosis beffardo. "Ti sto dicendo che puoi tormentare un po' due di loro perché sono mezzosangue e avrebbe senso se fossero tra i tuoi bersagli. Inoltre la mia sarebbe una plausibile reazione da Corvonero, in particolare il tipo di Corvonero che ha amici provenienti da tre case diverse e in due anni differenti."

"Questo è inquietantemente Grifondoro da parte tua." concordò Voldemort divertito.

Xerosis lo fissò per un lungo momento, mentre Voldemort sorrideva. Infine l'adolescente disse: "Sono solo ragazzi di quattordici e quindici anni, però, cerca di essere gentile con loro. Beh, gentile per le tue possibilità, comunque."

Voldemort sbuffò. "Non so cosa ci trovi in quei tuoi mezzosangue."

"Non puoi usare la Legilimanzia?"

"Potter, non giocare babbano, non è degno di te."

Xerosis alzò gli occhi ed evocò una foto dei suoi amici. Al nome di ognuno l'immagine s'ingrandì. "Terry Boot, Corvonero, mezzosangue. Suo fratello mondano abusa di lui. Hermione Granger, Grifondoro, mezzosangue. I suoi genitori sono dentisti e a causa della sua intelligenza è stata tormentata dai compagni di classe, ha difficoltà a vedere il male nelle persone, anche se comprende che è reale. Li Su, Corvonero, mezzosangue. Sua madre è stata uccisa in una rivolta mondana in Cina prima che lei e suo padre si trasferissero qui. Neville Paciock, Grifondoro, purosangue. Lui è l'altro bambino della profezia ed è in realtà sorprendentemente disposto a sostenermi, nel mio odio per i mondani. Luna Lovegood, Corvonero, purosangue. Suo padre gestisce il Cavillo e lei sa cosa sono. Lillian Moon, Serpeverde, purosangue. L'hai già incontrata."

"Hai detto a uno dei tuoi amici che hai le abilità di un Dissennatore?"

Xerosis sorrise ironicamente. "L'ha intuito da sola." Quando Voldemort gli lanciò uno sguardo incredulo, l'adolescente si strinse nelle spalle. "Dovresti incontrarla. Luna è davvero strampalata ma è anche la mia migliore amica. Sotto questo punto di vista probabilmente dovresti fare di lei un bersaglio come Hermione e Terry. Lei non ci farà caso."

"Fa un certo senso, il fatto che la tua 'migliore amica' sia pazza almeno quanto te."

"Quasi quanto fa senso conteggiare l'uomo che ha cercato di ucciderti, nel novero dei tuoi amici."

"...Potter, tieni le tue emozioni... "

"...Per me, sì, lo so." Xerosis agitò una mano in direzione del Signore Oscuro.

Voldemort fece una smorfia. "Non vuoi specificare nessun altro, come obiettivo?"

"Beh, sono tecnicamente in rotta con tutti, a parte Luna e Lillian... attaccare Neville sarebbe buono per i posteri, suppongo."

"L'altro figlio della profezia, naturalmente." Annuì Voldemort e osservò l'immagine un po' più a lungo, poi agitò la bacchetta e la fece sparire. "Il quattordici, giusto?"

"Sì." Xerosis fece una smorfia. "Potresti cercare di portare solo Mangiamorte che sanno comportarsi bene, per favore? Non Bella certamente."

Voldemort sbuffò. "Non metterei mai Bella vicino a dei bambini, se non ne volessi un paio morti. A che ora tutti i tuoi... amici, dovrebbero essere a Hogsmeade?"

"Di solito pranziamo ai Tre Manici di Scopa intorno all'una, sperando di trovare un tavolo libero. Certo non posso esserne sicuro, dal momento che nessuno di loro parla con me, comunque saranno tutti insieme in paese, per allora. Siamo tutti del quarto anno, di conseguenza nessuno vorrà andare a visitare qualcosa fuori dal paese e se qualcuno ne avesse l'intenzione, troverò un modo per farli restare lì."

"Ho intenzione di attaccare un po' prima dell'una. Porterò i tuoi mezzosangue, Paciock e Lovegood fuori dalla folla, li crucerò un po', poi ci affronteremo."

Xerosis annuì, pensieroso. "Tanto vale che prendi Li insieme con Terry, in quanto tendono a stare insieme. Posso probabilmente convincere Luna a lasciarmi e a raggiungere Terry e Li poco prima dell'una, per renderti più facile arrivare a lei. Sapendo come le persone magiche reagiscono alla tua presenza, ci sarà probabilmente una fuga precipitosa, il che mi dovrebbe dare il motivo per arrivare a soccorrerli un po' in ritardo." Fece una smorfia, lo nauseava pianificare di causare deliberatamente il male dei suoi amici, ma doveva essere fatto. "Cercherò di farli riunire tutti nella stessa zona, per renderti più facile attaccarli, ma non faccio promesse."

Voldemort si strinse nelle spalle. "Posso ordinare ai Mangiamorte di portarmeli."

"Basta che tu faccia in modo di portare con te dei Mangiamorte che sappiano ragionare con la loro testa." Brontolò Xerosis.


Il Signore Oscuro gli lanciò uno sguardo divertito.

"Suppongo che tu ne abbia qualcuno." aggiunse l'adolescente sorridendo a Voldemort.

Voldemort sbuffò. "Potter, torna a scuola."

Xerosis ridacchiò e scivolò dalla sedia nell'ombra più vicina e tornò a Hogwarts.

-0-

"Noi non mangiamo con loro," sibilò Lillian appena Luna si assunse il compito di cercare gli amici di Corvonero con un'offerta per il pranzo.

"Abbiamo sempre mangiato insieme," rilevò Harry un po' distrattamente mentre controllava l'orologio da tasca che la sua amica Serpeverde gli aveva regalato per Natale.

"Sì, prima che diventassero così protettivi con i babbani."

"Potter, se vuoi mangiare con i mezzosangue, saremo lieti di lasciarti con loro," interruppe Morag, roteando gli occhi.

"Niente ci impone di mangiare con loro," disse Tracey.

Lillian fece una smorfia, poi guardò Harry e alzò gli occhi. "Merlino, Harry! Smettila di guardare quell'orologio!"

Harry si mise un dito sulle labbra e si appoggiò contro un muro vicino. S'infilò l'orologio nella tasca del vestito e le urla iniziarono. "Sentitevi liberi di iniziare a correre verso la scuola." disse. "Dubito che vorrete restare."

"Che cosa sta succedendo?" chiese Lillian quando le persone, che fino a un attimo prima stavano tranquillamente mangiando, iniziarono a correre in tutte le direzioni.

"Hm? Oh, il Signore Oscuro sta passando per una visita." Harry fece balenare verso le tre ragazze un sorriso tagliente.

"Il Signore Osc...?" Morag scorse per primo l'uomo dalla pelle pallida, con folli occhi rossi. "Merlino!"

"Perché lui è...?"

Voldemort si mise a ridere e l'udito potenziato di Harry sentì il suono delle urla di Luna e Hermione. "Questo è il segnale per me," disse spingendosi via dal muro e tirando fuori la sua bacchetta di fenice. "Ci vediamo di nuovo a scuola."

"Tu... " Lillian afferrò il braccio di Harry, anche se tutti i suoi amici erano già rivolti verso la scuola. "Lo hai pianificato con lui o... "

Harry si sporse in avanti, direttamente in faccia a Lillian, i luminosi occhi verdi decisi. "Ci vediamo di nuovo a scuola, Lillian."

Lillian emise un gemito e inciampò all'indietro. Lanciò un ultimo sguardo incredulo verso di lui, si voltò e fuggì, unendosi alla folla degli altri studenti in fuga verso la scuola.

E poi, a voce alta e stridula sopra la folla, Luna urlò "Harry!"

Harry inghiottì il suo dolore per aver lasciato che i suoi amici fossero torturati, quindi raddrizzò le spalle e fece una faccia preoccupata. "Luna?" chiamò saltando tra la folla e spingendo contro di essa.

"Harry!" Luna urlò di nuovo e la sua voce fu accompagnata da quella di Hermione e Neville.

Voldemort rise e le persone in fuga emisero suoni di terrore e raddoppiarono i loro tentativi di allontanarsi. "Oh, stupidi, sciocchi bambini" disse. "Chiamate il vostro Salvatore."

"No!" gridò Harry, raddoppiando il suo impegno per fendere la folla. "Lasciali andare, mostro!" Ma chi era il mostro? Quello che lanciava l'incantesimo, o quello che glielo permetteva?

Dentro di lui un bambino gridò di pena per gli amici che aveva messo sulla strada del Signore Oscuro. Gli amici che aveva detto all'uomo di torturare.

I momenti successivi, mentre Harry combatteva contro la folla e i suoi amici lanciavano urla sempre più lunghe, furono terribilmente sfuocati. E poi, finalmente, riuscì a sfondare e si ritrovò in piedi dietro ai suoi tre amici, mentre Voldemort concludeva una Cruciatus. Harry si chiese, brevemente, dove di trovassero Terry e Li, ma poi si precipitò in avanti mettendosi tra i suoi amici e il Signore Oscuro, prima che l'uomo potesse lanciare un nuovo incantesimo.

"Lasciali andare!" gridò. "Sono qui, ora, lasciali andare!"

Voldemort sorrise crudelmente. "Coraggioso piccolo Potter" mormorò "pronto a sacrificare tutto per una mezzosangue e alcuni traditori del loro sangue. Quanto è caduto in basso il nome dei Potter... "

"Caduto?" chiese Harry, liberando il suo lato Grifondoro che aveva da tempo sepolto. "Direi che è risorto, prima con la tua sconfitta per mano di un bambino e ora con me in piedi davanti a te. Tu sei un abominio, Voldemort! Un abominio di tutte le cose magiche, con il tuo odio per la cosa che sei! "

La furia ruggì negli occhi rossi, annunciando a tutti i presenti che Harry aveva colpito un nervo scoperto. "Crucio!" ringhiò il Signore Oscuro.

Harry si morse il labbro contro il dolore, rifiutandosi di urlare. Rifiutandosi di dare ad alcuno, fosse anche Voldemort, quel potere su di lui.

Il verde e il rosso duellarono quando la maledizione del dolore fu finita. E poi, come se ci fosse stato un segnale silenzioso, Harry stava rotolando via per raggiungere la sua bacchetta, mentre allo stesso tempo il Signore Oscuro lanciò un Anatema che Uccide che andò a vuoto, mancando tanto gli amici indifesi di Harry quanto mancò l'adolescente dagli occhi verdi.

Harry gettò un incantesimo scudo su ciascuno dei suoi amici, schivando le maledizioni che Voldemort lanciava contro di lui. L'adrenalina portò un sorriso sulle labbra di Harry mentre schivava un'altra maledizione e alla fine gli rifletteva contro il suo stesso incantesimo. Non ricordava di essersi così divertito in un duello da...


... dalla Battaglia Finale, tutti quei decenni fa.

Voldemort lanciava maledizione oscura dopo maledizione oscura, di solito puntando Harry, ma a volte accennava a colpire uno dei frementi amici di Harry e l'adolescente era costretto a fermarsi, schivare e venire in loro soccorso, di tanto in tanto usando incantesimi di convocazione, ma di solito usando un altro incantesimo scudo. Quando non stava proteggendo i suoi amici, Harry lanciava gli incantesimi più leggeri che conosceva, cercando di attenersi a quelli appresi dal quinto anno in giù, considerando che un Corvonero poteva benissimo essere andato alla ricerca di incantesimi più difficili.

E poi, un nuovo giocatore emerse e Voldemort si trovò di fronte ad Albus Silente, splendente di color arancio vivo. Gli occhi di Harry seguirono la bacchetta del vecchio per un momento, affamati, prima che si costringesse ad allontanarsi e a correre dai suoi amici. "Hermione! Neville, Luna!"

Hermione e Neville avevano strisciato, o erano stati convocati con un incantesimo, più vicini l'uno all'altra e adesso piangevano in silenzio. Luna era rannicchiata su un fianco vicino a loro, offrendo a Harry un sorriso forzato.

Ci volle un momento perché Harry decidesse tra i Grifondoro e la sua migliore amica, ma s'inginocchiò prima al fianco di Luna e delicatamente, mettendosi la sua testa in grembo, sussurrò "Mi dispiace."

Una mano tremante, con infilato un anello a forma di ravanello, si aggrappò a lui. "È stata una mia scelta." rispose prima di tossire.

Harry alzò la bacchetta in un incantesimo di guarigione fin troppo familiare e si rilassò quando non trovò nulla di serio a parte il danno dovuto dall'esposizione alla Cruciatus. Voldemort non aveva usato altro, non su Luna, almeno. "Riesci a muoverti?" chiese, passandole una mano delicata tra i capelli.

Luna sorrise. "Non bene quanto te," disse.

Labbra di Harry si contrassero con un piccolo sorriso e si chinò a sussurrarle in un orecchio: "Dopo un po' s'inizia a sviluppare una certa resistenza alla Cruciatus."

Luna emise un respiro sibilante e una mezza risata e lasciò che Harry la aiutasse a rimettersi in piedi. Lui la sostenne mentre inciampavano verso Hermione e Neville.

Dopo aver lanciato un altro Incantesimo di Guarigione, e dopo essersi assicurato che i Grifondoro fossero a posto, Harry si accasciò un po', la sua adrenalina era scemata quando era sopraggiunto il sollievo. Lui poteva anche avere una certa resistenza alla Cruciatus, vero, ma nessuno scagliava la maledizione del dolore bene come Voldemort; e lui ne aveva prese diverse.

Hermione si allungò e toccò una delle bruciature sul braccio di Harry che l'amico si era procurato difendendola. Fece una smorfia e si morse il labbro inferiore, stringendolo tra i denti "Oh, Harry... " sussurrò.

"Sto bene." La rassicurò Harry.

Hermione emise un suono strozzato e cadde in avanti contro il suo petto, muovendo le braccia per avvolgerle intorno alla sua vita. Era scossa dai singhiozzi e dalle conseguenze della Cruciatus e Harry dolcemente le avvolse le braccia intorno alle spalle, zittendola silenziosamente. Luna si appoggiò contro di lui, gli occhi chiusi per la stanchezza. Neville incontrò lo sguardo di Harry per un lungo momento, c'era un dolore profondo nei suoi occhi scuri e Harry allungò una mano al purosangue, che la prese e la strinse nella sua.

I sonori ‘crack' della smaterializzazione gli fecero sapere che i Mangiamorte, e Voldemort, se ne erano andati e poco dopo qualcuno - La McGranitt, Harry la riconobbe nonostante fosse esausto - evocò una grande barella per tutti loro e li traghettò fino al castello insieme, mentre Silente, Moody, Vitious e Sprite rimasero per aiutare con gli abitanti del villaggio e per distrarli dai quattro studenti.

Harry si costrinse a rimanere sveglio abbastanza a lungo da garantirsi che Madama Chips avesse una scorta di pozione contro gli effetti della Cruciatus, poi prese la sua parte e si lasciò scivolare nel sonno, mentre veniva separato dai suoi amici e trasportato in un letto.

-0-



"Potevi rimanere ucciso!" sibilò Lillian.

Harry stancamente si strofinò la fronte. "Ho fatto quello che dovevo fare."

"Lottare contro il Signore Oscuro? Sei un quattordicenne!"

"Lui stava torturando i miei amici! Se ci fossi stata tu sotto la sua bacchetta, avresti preferito che salvassi me stesso?" Scattò Harry che si era già preparato. Lillian sapeva che lui aveva preso parte alla pianificazione dell'attacco, ma questo non le impediva di urlargli contro. E la capiva, onestamente la capiva, ma lei non poteva seriamente credere che lui si sarebbe lanciato in qualcosa da cui non potesse tirarsi fuori, o sì?

"Mi aspetterei che tu facessi le cose come un Serpeverde e salvassi il tuo maledetto culo! Stupido, idiot...!" Le sue urla s'interruppero con un singhiozzo e lei si coprì il viso con le mani.

Harry sospirò. A volte, Lillian era molto più matura degli altri suoi amici e spesso lui si dimenticava che anche lei aveva solo quindici anni. Allungò la mano e le toccò il lato del viso. "Lil, mi dispiace." sussurrò e rapidamente abbracciò la ragazza Serpeverde. La abbracciò dolcemente, notando distrattamente che i suoi capelli erano in disordine e che aveva una macchia d'inchiostro su una manica. Doveva davvero averla fatta preoccupare, per lui aveva perso la solita cura per il suo aspetto.

Infine, la ragazza si staccò, passandosi una manica sugli occhi per nascondere la prova del suo pianto. "Stupido Mezzosangue." mormorò.

Harry sorrise e tirò fuori un fazzoletto dal comodino a fianco al suo letto. "Sei una sciocca Purosangue che non si fida di me." Rispose tranquillamente, mentre si sporgeva in avanti per asciugare le lacrime che le erano sfuggite. "Non sono un suicida, Lil."

Lei sbuffò. "Sei corso come una sorta di spericolato Grifondoro a combattere il Signore Oscuro, come se pensassi di avere una possibilità."

Harry sorrise scientemente proprio mentre Hermione, due letti più giù, non riuscì più a trattenere la lingua e sbottò: "Qualcuno deve pur combattere quel mostro!"

Gli occhi di Lillian si oscurarono di rabbia e lei aggirò il letto di Harry e scattò "Lo stai dicendo solo perché sei una mezzosangue! Forse noi staremmo meglio se... !"

"Lillian," disse Harry piano e c'era acciaio nella sua voce.

La bocca della Serpeverde si chiuse di scatto e si voltò, avvampando di rabbia.

Gli occhi di Hermione erano illuminati dalla vittoria e nel letto accanto Neville sospirò, prima di commentare "Hermione, lasciaci riposare. Per favore?"

"Ma, Neville... !"

Neville aggrottò la fronte, poi guardò oltre a lei, nel punto in cui Harry stava tranquillamente sussurrando qualcosa a Lillian. Luna lo osservò con innocenti occhi spalancati che sapevano troppo. "Hermione, pensaci. V-Vol... " Neville deglutì e scosse la testa. "Tu-sai-chi è crudele e vizioso. Lui non lascia gli avversari in vita, sempre che questo non lo avvantaggi in qualche modo."

Hermione sbatté le palpebre. "Quindi?"

"Siamo ancora vivi." disse il ragazzo e i suoi occhi guizzarono di nuovo verso Luna. Lui rabbrividì mentre un sorriso gli arricciava le labbra pallide.

Hermione sbatté le palpebre di nuovo, poi i suoi occhi si spalancarono per la comprensione. "Perché Voldemort ci ha lasciati in vita? Sono una nata babbana e tu provieni da una famiglia che ha sempre lottato contro di lui. Allora perché avrebbe... ?"

La ragazza tacque quando una barriera silenziante cadde sul loro piccolo angolo d'infermeria e i due Grifondoro si girarono verso Harry, che li stava guardando, roteando la bacchetta in una mano mentre con l'altra si teneva il mento. Lillian sedeva accanto a lui sulla sedia riservata ai visitatori, guardandoli con aria di sfida.

Luna disse "Pensavi che sarebbe stata Hermione ad arrivarci per prima."

"Hm. Sì, in effetti." disse Harry, frugando tra i suoi vestiti ospedalieri e tirando fuori una moneta, che lanciò a Luna. "Scusa, Neville."

Neville scosse la testa, la mano sepolta tra le lenzuola mentre ripercorreva i ricordi della Cruciatus. "Lui desidera i babbani morti, e tu anche." disse incontrando gli occhi di Harry, nonostante la paura.

Gli occhi di Harry erano tristi, anche se il suo volto è rimasto vuoto. "Sì." acconsentì.

"E i nati babbani?" chiese Hermione sporgendosi da un lato, per afferrare la sua bacchetta.

"Su questo, Voldemort ed io, non siamo d'accordo." Rispose Harry in modo uniforme, senza accorgersi della violenta contrazione di Lillian al nome del Signore Oscuro. "Hermione, se punti la bacchetta verso di me, ti maledirò," aggiunse quando le dita della ragazza si chiusero attorno al manico di legno.

Le spalle di Hermione si tesero, ma lasciò andare la sua bacchetta e si girò leggermente di lato, la mano ancora tesa.


"Tu hai... hai parlato con lui, quindi." disse Neville, deglutendo con difficoltà. Avrebbe voluto avere la sua bacchetta in mano, ma si trovava appena fuori dalla sua portata, sul tavolo dietro di lui.

Harry li osservò per un momento, poi inclinò la testa. "Sì."

"E quest'attacco... ?"

Gli occhi di Harry si chiusero brevemente, per il rimpianto. "Mi dispiace per quello." ammise. "Io... non avrei mai voluto farvi del male. A nessuno di voi." I suoi occhi verdi brillarono sui tre amici, mentre la mano che teneva la bacchetta toccò la mano di Lillian, includendola nel novero. "Ma le nostre scelte erano limitate."

Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime. "Gli hai chiesto di torturarci?!"

"No."

"Allora che cosa?! Hai citato i tuoi amici in una conversazione e l'altro di voi ha pensato che sarebbe stato divertente torturarci per intrattenerti?"

"Non credere, nemmeno per un momento, che io mi sia divertito." sputò Harry, gli occhi lampeggianti di furia, mentre la temperatura intorno a loro scendeva. "Non sono così spietato... "

"Che cosa ti aspetti che pensiamo?" chiese Hermione. "Vai in giro a dire che odi i babbani e parli con Voldemort di attaccare Hogsmeade e di torturarci... "

"Non hai idea di cosa siano capaci i mondani!" Gridò Harry. "Non puoi nemmeno immaginarti di cosa quei... quei mostri sono capaci!"

"E tu puoi?"

"Lui non ha bisogno di immaginarlo," li interruppe Luna, rabbrividendo distrattamente. "Harry, è un po' freddo qui dentro."

Harry esalò un respiro brusco e chiuse gli occhi, costringendosi a ritirare il suo potere. "Mi dispiace." sussurrò, gettando silenziosamente un Incanto Riscaldante sulle coperte degli altri.

Luna gli sorrise e si rannicchiò nelle coltri.

"Che cosa voleva dire Lunatica?" chiese Lillian, mentre i Grifondoro erano ancora occupati a elaborare il commento della strega più giovane.

Harry girò sulla sua migliore amica uno sguardo irritato e lei sbatté le palpebre, innocentemente, verso di lui, prima di commentare: "Non hanno il diritto di sapere."

"Sapere cosa?" Chiese Hermione, tirando le coperte più vicine, intorno a se. "Cosa non ci stai dicendo, Harry?"

Gli occhi di Harry guizzavano da Hermione a Neville e poi a Lillian, seduta alle sue spalle con un'espressione minacciosa. Con un sospiro si appoggiò contro i cuscini. "Questa è la mia seconda vita, una seconda possibilità, davvero. La prima volta ho combattuto Voldemort e ho vinto, sono diventato un Auror e ho avuto una famiglia e tutto il resto. E' stato... " Sorrise debolmente, il dolore nei suoi occhi scuri. "Quando avevo quasi settant'anni è stato eletto un Primo Ministro mondano che era il tipo d'uomo che odiava la magia. Si è scagliato contro di noi, raccontando al resto del mondo della nostra esistenza, durante una trasmissione in diretta mondiale."

"Non abbiamo avuto scampo. Una volta che i mondani seppero di noi, fecero tutto il possibile per distruggerci. Attaccarono chiunque fosse anche solo sospettato di avere la magia, anche i bambini." Harry chiuse gli occhi per non vedere l'orrore sui loro volti. "Ci hanno braccato come animali, finché di noi ne sono rimasti solo una manciata che attraversavano i boschi per non morire e che lottavano per sopravvivere anche solo per un'altra ora."

"Tu... " sospirò Neville.

Harry ridacchiò amaramente. "Sono stato ucciso con un fucile da caccia," disse guardando Hermione, l'unica che avrebbe veramente compreso le sue parole "Mi avevano dato la caccia come se fosse una sorta di gioco. Quando sono arrivato in Purgatorio, mi è stata data una scelta: vivere o morire e andare all'Inferno per i miei crimini. Ho scelto di vivere, per cambiare il mondo. Per uccidere i mondani prima che potessero ucciderci."

Hermione distolse lo sguardo da quegli occhi troppo vecchi e amari. Guardò la sua bacchetta, ricordando quanto felice era stata di far parte di questo mondo. Ricordando come fosse stupefacente il sapere che c'era un altro mondo che poteva esplorare, più cose da imparare, meraviglie da vedere.

"A quella festa" mormorò Lillian rompendo il silenzio pesante "quando eri travestito come un vampiro, tu mi hai detto... che avevi novanta..."

"Sono novantotto, contando entrambe le mie vite insieme," mormorò. "Ho ricominciato questa vita nel momento in cui mio padre è morto. Il mio primo ricordo è la mia mamma che mi dice addio." La sua mascella si serrò. "Era una nata mondana, come te, Hermione. Come Terry."

"I nati babbani sarebbero vittime proprio come i purosangue," mormorò Neville con una sensazione di malessere allo stomaco. Il suo amico aveva vissuto tanto e ancora combatteva.

‘Sapevo già da molto tempo che alla fine sarebbe accaduto' Harry aveva detto in biblioteca, molti mesi prima, dopo che Hermione l'aveva preso d'assalto.

"Perché hai fatto amicizia con noi, sul treno?" volle sapere Neville. Aveva bisogno di saperlo. "Perché non sei semplicemente andato via?"

Harry lo osservò, la testa inclinata da un lato. "Perché? Perché eravate miei amici. Perché, una volta, quando il mondo stava crollando intorno a me, ho avuto cinque migliori amici che mi sono rimasti accanto, tre di questi sono in questa stanza. Ed io sono solo un vecchio egoista."

Hermione guardò il ragazzo cui avrebbe voltato le spalle perché aveva visto un mondo diverso dal suo, perché aveva guardato oltre le felici mura di pietra che li proteggevano e aveva visto una minaccia. Harry non era mai stato altro se non gentile con lei, e lei lo aveva odiato perché vedeva il mondo in modo diverso dal suo. Non era meglio di Lillian e delle sue compagne purosangue, vedeva solo la superficie, senza preoccuparsi di guardare sotto. Non si era preoccupata di chiedersi quali cose terribili dovevano aver trasformato il suo amico in qualcuno che odia i babbani.

Hermione scoppiò in lacrime, odiando se stessa.

Gli altri rimasero in silenzio per un attimo, scioccati, e poi Harry si girò nel letto per arrivare a lei, tirandola delicatamente in un abbraccio. "Buona Hermione. Va tutto bene... "

"M-mi d-di-dispiace." Singhiozzò Hermione, nascondendo il viso nelle rigide vesti ospedaliere.

"Lo so," sussurrò Harry e le posò un dolce bacio contro i suoi folti capelli. "Ti ho già perdonata." Sorrise. "Non potrei mai incolparvi per essere voi stessi, come potrei?"

Hermione lo tenne stretto, giurando silenziosamente a se stessa che sarebbe stata con Harry, non importava come. Perché lui era suo amico e si preoccupava per lei, nonostante i suoi difetti. Perché non aveva mai smesso di essere suo amico, senza curarsi di quanto lei lo disprezzasse. Non avrebbe mai potuto ripagarlo per questo, ma avrebbe tentato.

-0-




Dopo l'attacco a Hogsmeade Harry si ritrovò improvvisamente a essere al centro dell'attenzione ovunque. Nelle classi e nei corridoi c'erano persone che speravano di vederlo, aspettandosi di essere salvati. Dentro di sé sogghignava per quanto fossero patetici, ma esteriormente gli sorrideva incerto e si nascondeva dietro i suoi amici quando poteva.

Aveva anche scoperto che, dopo aver detto ai suoi amici la verità, Neville, Hermione e Lillian gli erano più vicini che mai. I tre erano arrivati a un accordo silenzioso, lasciandosi i loro dissidi alle spalle, e si stavano impegnando per di tenere lontani da lui quegli studenti con gli occhi spalancati che affollavano i corridoi o che, goffamente, cercavano di interrogarlo in classe.

L'altra cosa buona, derivata dall'attacco a Hogsmeade, era stata l'insistenza sul fatto che a Harry fosse permesso di rimanere presso la sede dell'Ordine durante l'estate, mentre le protezioni intorno alla casa, sua e di Sirius, erano migliorate da un team di Goblin ben pagato. Le nuove protezioni avrebbero tenuto alla larga chiunque Sirius o Harry non volessero accogliere ufficialmente nella loro proprietà. Questo significava niente più sorveglianza da parte di Barty, ma Harry poteva venire a patti con quello (aveva appena dovuto inseguire il suo Mangiamorte preferito fino a Malfoy Manor).

Ma una volta iniziata l'estate, Harry sarebbe finalmente stato in grado di osservare Piton alle riunioni dell'Ordine e avrebbe potuto comprendere da che parte stava. Harry avrebbe potuto manipolarlo ancora un po', non sarebbe stato troppo difficile. In realtà, poteva anche essere divertente.

Infine, mentre l'anno scolastico volgeva al termine, anche il Torneo Tremaghi si era concluso, con Krum che uscì per primo dal labirinto, con la Coppa e un'espressione vittoriosa in volto. Cedric era arrivato secondo, mettendo Hogwarts al secondo posto e Beauxbatons all'ultimo, con molto disprezzo.

Infine gli studenti salirono sul treno, ridendo e ridacchiando sui loro piani estivi.

Harry, Hermione, Neville e Luna si stabilirono nel loro solito scompartimento, Luna seduta a terra tra i piedi di Harry. Hermione stava curiosamente chiedendo a Luna se la posizione fosse comoda, quando la porta si aprì per mostrare una nervosa Li e Terry.

"Possiamo... unirci a voi?" Chiese Terry.

"Potete." Si disse d'accordo Harry "Se volete."

Terry incontrò il suo sguardo risoluto e annuì. "Sì."

Ognuno si strinse un po' per far spazio ai compagni. Le conversazioni ripresero e Luna, educatamente, chiese ad Hermione: "Vuoi provare? Penso che sia molto rilassante."

Hermione rifletté per un momento, poi scosse la testa. "Non sono abbastanza piccola, non come te, Luna."

"Come vuoi," rispose Luna appoggiandosi alle gambe di Harry e sorridendo quando una mano le passò delicatamente tra i capelli.

Erano stati in viaggio per due ore buone quando Terry finalmente si schiarì la gola e Harry lo guardò da sopra la sua copia del Cavillo. "Io... " Terry scosse la testa. "Ah, uhm, una coppia gay si è trasferita in fondo alla nostra strada subito dopo Natale. Mio fratello... beh, lui ha cominciato... è difficile."

Harry strinse gli occhi. "Li sta attaccando?"

"Verbalmente," disse Terry tranquillo. "Uno di loro è una specie di gigante, mi ha detto mamma, quindi non è in grado di affrontarli in un corpo a corpo, ma è stato veramente maleducato. La mamma ha cercato di farlo smettere e quando lui non l'ha fatto lei l'ha cacciato da casa." S'infilò una mano in tasca e tirò fuori un pezzo di carta, che consegnò a Harry.

Harry alzò un sopracciglio, leggendone il contenuto. "Un indirizzo?"

Terry si leccò le labbra. "Di mio fratello. Io... "

Harry sorrise saputo. "È diverso quando sono altri a essere attaccati."

Terry distolse lo sguardo, probabilmente d'accordo su tutta la linea.

Harry si sporse in avanti, le labbra arricciate in un sorriso tagliente. "Terry, se vado a far visita a tuo fratello, non lo vedrai mai più."

Terry fece un respiro profondo, poi guardò Harry, spaventato ma determinato. "Bene." Sussurrò.

Harry raggiunse delicatamente la guancia di Terry e la accarezzò, prima di stendersi indietro e farsi scivolare il biglietto in tasca. "Spero che tu lo abbia capito davvero." Disse, raccogliendo di nuovo la sua rivista.

Ci fu un lungo silenzio e poi Hermione disse "Solo... assicurati che soffra un po'."

Gli occhi verdi le sorrisero da dietro il Cavillo. "Non ti preoccupare, Hermione, otterrà quello che ha dato agli altri."

Terry rabbrividì senza controllo, ma c'era un lieve sorriso tirato sulle sue labbra.

Harry sorrise al suo articolo. All'inizio dell'anno non pensava che avrebbe avuto ancora degli amici al suo fianco e ora era seduto lì, con quelle stesse persone che c'erano state anche a settembre. Forse le cose erano un po' tese, ma erano ancora lì.

Harry non aveva perso nulla, dopotutto.

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Capitolo 11
*** Capitolo 6 Parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Rabbia come fuoco
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Harry canticchiava tra sé, mentre stava rannicchiato sulla sedia, in biblioteca, con un libro. Se Sirius avesse visto quello che stava leggendo avrebbe disapprovato, ma l'uomo era fuori a controllare lo stato di avanzamento dei lavori per le nuove protezioni sulla casa, e un allarme sul corridoio lo avrebbe messo in guardia prima che qualcuno potesse entrare nella stanza. Non che Harry attendesse qualcuno, poiché la maggior parte delle persone evitava la casa finché non c'erano incontri. Oppure lo stavano evitando, e in quel caso ignoravano anche la biblioteca, sempre che non ne avessero bisogno.

Come aveva previsto Harry, il suo padrino aveva offerto l'uso della casa di sua madre all'Ordine. Silente l'aveva subito messa sotto Fidelius, non avendo alcuna intenzione di permettere a Voldemort di trovare l'edificio, soprattutto una volta deciso che Harry avrebbe trascorso lì gran parte della sua estate. Comprensibilmente Sirius evitava Grimmauld Place il più possibile, e quindi Silente aveva deciso che gli adulti, a rotazione, rimanessero in casa durante il soggiorno di Harry. Anche se l'adolescente era maturo per la sua età, il Preside non era disposto a abbandonarlo completamente a se stesso, non importava quanto Sirius avesse insistito sul fatto che Harry non aveva bisogno di una baby-sitter.

Molly Weasley era andata abbastanza fuori di sé, quando aveva scoperto che Harry sarebbe rimasto a Grimmauld Place da solo. Aveva insistito che andasse a stare alla Tana o che tutti i Weasley si spostassero dal ragazzo, per fargli compagnia. Per fortuna, Silente aveva immediatamente rifiutato qualsiasi proposta di spostare Harry in un posto diverso dal quartier generale o dalla casa di Sirius. Harry stesso era stato pronto a proibire a chiunque altro di rimanere con lui a tempo pieno, citando il suo bisogno di studiare in pace e recuperare il ritardo sulle sue letture aggiuntive. Sirius lo aveva sostenuto, sapendo bene come Harry apprezzasse passare il suo tempo da solo durante l'estate (non che a Harry non piacessero i Weasley, ma in realtà non aveva alcun interesse a sopportare la cotta di Ginny o la gelosia di Ron per tutta l'estate).

Molly e i suoi quattro figli più giovani erano spesso nei paraggi e la donna, materna come sempre, era stata piuttosto irremovibile sul fatto di trascorrere un po' di tempo con l'adolescente Corvonero e sembrava che a Silente piacesse l'idea che lui intavolasse rapporti più amichevoli con i Weasley. La sua stretta amicizia con Lillian e le sue amiche più oscure probabilmente preoccupavano Silente, per quanto l'uomo avesse provato a correggere i Serpeverde.

Per quanto riguardava l'Ordine Oscuro, Voldemort aveva trasferito la scena degli attacchi settimanali su aree commerciali babbane, passando di città in città, a caso, in modo che l'Ordine non indovinasse dove sarebbe avvenuto il prossimo colpo. Xerosis era spesso apparso al suo fianco, facendosi pregio di usare sempre incantesimi di livello MAGO o superiori il più spesso possibile, così da non lasciare che la gente indovinasse la sua vera identità. Lui e Voldemort avevano anche programmato gli attacchi in modo che lui fosse a casa per il pranzo o per la cena, negli orari in cui qualcuno sarebbe stato certo di vedere Harry Potter in cucina, giusto nel caso in cui qualche membro dell'Ordine senza cervello finalmente collegasse le somiglianze tra Harry e il suo alter ego.

Piton era, per la maggior parte almeno, al corrente degli attacchi prima che avvenissero e di tanto in tanto vi era trascinato per il divertimento dei Signori Oscuri. A Piton era ordinato di non raccontare di alcuni attacchi o di fornire informazioni fuorvianti su altri. Ogni tanto gli era permesso di avvertire l'Ordine di un attacco vero e proprio, per impedire loro di diventare troppo sospettosi. Per quello che Harry poteva sentire durante le riunioni dell'Ordine, la spia si stava comportando bene, ma Silente a volte riuniva le sue forze per rispondere a un attacco troppo velocemente, per non essere stato avvisato, il che significava che Piton poteva inoltrare delle informazioni direttamente al Preside, lasciando l'Ordine all'oscuro. Harry non aveva alcun modo di controllare, però, non dopo il modo in cui la fenice lo aveva guardato l'ultima volta che aveva attraversato le ombre verso l'ufficio del preside per origliare i discorsi di Piton e Silente. Senza una chiara evidenza di tradimento da parte di Piton, lui e Voldemort si erano trovati in disaccordo sull'opportunità o meno di ucciderlo, soprattutto perché era ancora utile nel dare loro informazioni sull'Ordine e fuorviandoli per circa la metà del tempo.

Secondo Lucius, che lo aveva sentito da uno sconvolto Caramell, il Primo Ministro mondano era abbastanza afflitto da questi attacchi contro il suo popolo e dall'incapacità del governo magico di fare qualcosa al riguardo. I mondani stavano impazzendo e il Ministero non poteva sempre Obliviare tutti quelli che avevano assistito a un attacco, e questo aveva alimentato la diffusione di chiacchiere incontrollate riguardo gli attacchi e ciò che essi erano in realtà.


Per la maggior parte del tempo Harry e Voldemort gioivano della paura che avevano istillato nei cuori dei mondani, ma erano comunque rimasti guardinghi sulle potenziali ripercussioni. Spesso leggevano i giornali babbani o trovavano un televisore per controllare le ultime notizie e tenevano d'occhio la situazione. I rapporti di Lucius erano d'aiuto, e sapevano che il Primo Ministro e il suo gabinetto non avevano intenzione di rispondere al fuoco. Per il momento (Harry e Voldemort, stavano silenziosamente seguendo la lotta politica in atto nel Paese e in privato avevano convenuto che il Primo Ministro era troppo occupato a gestire il suo partito dietro le quinte per preoccuparsi dei morti tra la popolazione. Una volta che le questioni politiche si fossero risolte, però, avrebbe dato la sua attenzione alla guerra magico-mondano che si profilava all'orizzonte.).

Harry alzò lo sguardo, quando l'allarme che aveva messo sulla stanza si attivò, e trasfigurò con attenzione il libro oscuro che stava leggendo con un testo del sesto anno di Trasfigurazione, che aveva trovato nella vecchia stanza di Regulus. Pochi istanti dopo, la più giovane dei Weasley fece capolino, le guance arrossate dall'imbarazzo. "Mamma mi ha mandato a dirti che il pranzo è pronto, Harry." Sussurrò.

Harry sospirò e annuì, agitando la mano per mandarla via. Ogni volta che si ritrovava con questa Ginny, cercava in lei la donna che aveva sposato, ma tutto ciò che vedeva era una giovane ragazza in preda al culto dell'eroe. Doveva ricordare a se stesso che questa Ginny non era mai stata toccata da un Horcrux, e aveva vissuto una vita protetta e sicura. Anche adesso viveva al sicuro nonostante ci fosse una guerra che imperversava per le strade, fuori dalla loro residenza.

Ron era stato ugualmente un problema. Harry vedeva un ragazzo geloso, dove prima aveva visto un fratello e un compagno Auror, che si lamentava dei soldi o della fama di Harry o del fatto che lui poteva vivere presso la sede e scoprire tutto sui piani dell'Ordine ecc... Harry era stato quasi sul punto di maledirlo tre volte, nelle quattro settimane da quando la scuola era finita, e in pratica non aveva mai visto il ragazzo tranne che per i pasti che occasionalmente condividevano. Fedele alla sua natura, Ron evitava la biblioteca come una tomba maledetta, e questo la rendeva il posto perfetto, per Harry, in cui nascondersi.

I gemelli, d'altra parte... Harry sorrise a se stesso quando sentì Ron emettere un grido scontento in fondo al corridoio, segno sicuro che Fred e George lo avevano di nuovo preso di mira con uno dei loro scherzi. Avendo già diciassette anni, si divertivano un mondo a tendere ogni genere di tranelli al loro fratello più giovane, o a Smaterializzarsi proprio al fianco dei fratelli o della madre. Avevano provato a catturare Harry un paio di volte, la prima settimana, ma i suoi sensi di vampiro spesso lo avevano avvisato dei loro trucchi e, quando non lo avvisavano, il fatto di conoscerli piuttosto bene, e la sua capacità di lanciare incantesimi senza dire una parola e senza bacchetta, lo aveva messo in grado di controllare sempre tutto alla ricerca di magie o pozioni particolari e così era sempre riuscito ad evitare gli scherzi. Aveva anche utilizzato un incantesimo poco noto che impediva loro di Materializzarsi entro due metri di lui, impedendogli di sorprenderlo come facevano con il resto della loro famiglia.

Erano assolutamente stupefatti di non essere mai riusciti a prenderlo, ma in realtà questo rappresentava per loro una nuova sfida. Occasionalmente gli gettavano addosso qualcosa, solo per vedere cosa sarebbe successo, ma lui scansava senza sforzo apparente. Erano stati abbastanza ben educati con lui per quasi una settimana ormai, quindi Harry si aspettava ci riprovassero presto.

"Oh, bene." Molly sorrise affettuosamente quando Harry entrò in cucina. "Spero che tu abbia fame, Harry caro."

"Noi ne abbiamo!" dissero i gemelli in coro, lasciando cadere le braccia intorno alle spalle di Harry.

"Hm" rispose Harry, schivando silenziosamente l'Incantesimo Esilarante che entrambi avevano cercato di lanciargli addosso. Quando si misero a ridere in maniera innocente Harry si sedette al tavolo e sorrise, a Molly e alla tavola imbandita. "Sembra meraviglioso, signora Weasley."

"Beh, allora buttati!" rispose Molly raggiante.

I gemelli, finalmente, presero da mangiare e si sedettero, sistemandosi ai due lati di Harry e nel mentre gli lanciavano sorrisi identici e gli servivano da mangiare. Harry lanciò il suo incantesimo prima di assaggiare qualsiasi cosa e, distrattamente, si fece nota di non mangiare i broccoli.

Quando finalmente si alzò, dopo aver evitato di partecipare a qualsiasi conversazione, i gemelli criticarono il suo piatto, in cui erano rimasti solo i broccoli. "Non hai mangiato le verdure," commentò Fred, gli occhi scintillanti di allegria.

"Erano troppo cotte," rispose Harry facendo un passo verso il frigo e acchiappando delle carote da sgranocchiare. "Non mi andavano molto i broccoli, oggi. Mi dispiace, signora Weasley."

La signora Weasley gli sorrise in risposta. "Non preoccuparti, Harry caro." Poi si girò verso i suoi figli. "Ha ragione, sapete? Mangiate voi i broccoli."

Fred e George si scambiarono sguardi rassegnati, poi presero la pila di verdure dal piatto di Harry. Lanciarono squittii simultanei, prima di trasformarsi in topi dai capelli rossi.

Gli altri Weasley furono momentaneamente sorpresi, poi tutti cominciarono a ridere. Harry ridacchiò e scivolò via dalla stanza. I gemelli si erano assicurati che il resto della famiglia si fosse servito, prima di maledire il piatto di Harry, quindi i broccoli degli altri erano liberi da incantesimi. Ovviamente lo scherzo era destinato a Harry, ma non funzionò comunque.

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"Jim Boot?" Chiese Harry, appoggiato contro la porta dell'appartamento del fratello di Terry.

L'adolescente che aveva aperto la porta aggrottò la fronte. "Sì? Chi sei?"

Harry fece un sorriso freddo, che ampliò quando l'altro ragazzo fece qualche passo indietro per la sorpresa. "Sono un amico di tuo fratello," disse scivolando all'interno e chiudendosi la porta alle spalle.

"Sei solo un altro mostro!" scattò Jim, raddrizzandosi e cercando di apparire impavido.

Harry ridacchiò a quelle parole. "Sì, lo sono." disse. "Tuttavia sono anche un maniaco che odia le persone senza magia. Soprattutto le persone senza magia che fanno male a quelli con la magia." Strinse gli occhi e la camera si raffreddò di ben trenta gradi. "Ti sei divertito a picchiare tuo fratello."

"Mostro! Dovresti essere picchiato anche tu!" ribatté Jim, gli occhi che scattavano intorno, cercando una via di fuga, anche se cercava di mantenere la sua aria di superiorità. "Terry era un bravo ragazzo, prima che voi metteste le vostre luride mani su di lui!"

"Terry è ancora un bravo ragazzo," rispose Harry freddamente, appoggiandosi incurante contro la porta chiusa. "Eventuali cambiamenti nella sua personalità possono essere attribuiti ai tuoi abusi."
Jim sguardo il ragazzo di fronte a lui, dall'alto in basso, con un sorriso di superiorità, arricciando le labbra mentre rabbrividiva al freddo della stanza. "Hai la stessa età di mio fratello, non è vero? Terry mi ha parlato del fatto che gli studenti non possono usare la magia, fino a quando non sono maggiorenni".

Harry sorrise. "Il Ministero della Magia mette delle barriere intorno alle case dei nati mondani per impedire loro di usare la magia, ma tu vivi qui, da solo, quindi nessuna magia che farò qui, sarà tracciata." Il suo sorriso si allargò mentre gli occhi di Jim si spalancarono per la comprensione. "E' vero, Jimmy-boy, non verrà nessuno a fermarmi quando ti strapperò il cuore."

"Sei solo un bambino!" provò Jim, indietreggiando davanti al ragazzo con gli occhi crudeli.

"Lo sono," convenne Harry. "Tuttavia ho anche ucciso un paio di centinaia di mondani. Cosa m'impedirà di ucciderti?"

"Terry!" insistette Jim "Terry non vorrebbe che tu mi uccidessi!"

Harry rise e distrattamente lanciò un Incantesimo Silenziante sulla stanza, prima di avvicinarsi all'adolescente. "Terry è quello che mi ha dato il tuo indirizzo." Rispose, prima di far scattare la bacchetta in avanti e sibilare "Crucio."

Jim emise un lungo urlo mentre si accasciava a terra, contorcendosi dal dolore.

Harry terminò l'incantesimo dopo un paio di minuti e s'inginocchiò davanti al mondano. "Vuoi sapere un segreto, Jimmy?" Sorrise. "Per quanto ne sa il mondo magico, io sono dalla parte dei mondani. Si aspettano che io sia quello che salverà la tua sciagurata specie."

Jim si lasciò sfuggire un debole lamento e lottò per trascinarsi, lontano dal giovane adolescente accanto a lui.

Harry ridacchiò e puntò la bacchetta verso l'inguine di Jim. "Execo! Giusto per assicurarmi che tu non abbia alcuna possibilità di diffondere i tuoi geni di odia-magici," disse mentre il sangue fiorì nel punto colpito e Jim lanciò un grido di dolore. Harry si rimise in piedi e fece roteare la bacchetta. "Hm. Beh, ho diverse possibilità, suppongo. Potrei tagliarti ancora un po'. Il che sarebbe divertente! Ma non così soddisfacente in fondo. Potrei Cruciarti ancora di più... divertente anche questo. Forse un po' di entrambi? Crucio." Harry lanciò l'incantesimo e poi cominciò a formulare maledizioni che aprirono tagli e fecero sanguinare il giovane, che ancora urlava di dolore.

Per il momento in cui Harry mise fine alle maledizioni, non c'era rimasto molto di Jim Boot, tranne un corpo che stava lentamente morendo. Harry si chinò su di lui, facendo attenzione a evitare il sangue che si stava spandendo, e sorrise a quel poco che era rimasto della sua sanità mentale. "Sai qual è la parte migliore del mio dono?" chiese retoricamente. "Non c'è bisogno che tu sia sano di mente perché funzioni." Poi aprì la bocca e risucchiò l'anima di Jim.

Come aveva sperato, Jim conosceva alcuni altri mondani anti-magia. Harry avrebbe dovuto fargli visita, molto presto.


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"Barty, c'è una ragione per cui continui a guardarti dietro le spalle?" chiese Rabastan seccamente, mentre l'altro ripeteva il gesto per l'ennesima volta.

Barty si ritrasse debolmente e tornò alla partita di scacchi che stava perdendo. "Non posso farci niente." Sussurrò. "Giuro che c'è qualcuno che mi guarda."

"... tutto quel tempo sotto l'Imperius di tuo padre ti ha fatto impazzire," decise Rabastan. "Non c'è nessuno."

Barty si contrasse di nuovo e guardò da sopra la spalla dove, avrebbe giurato, aveva sentito una debole risatina. C'era un'ombra sotto il tavolo, ed era uno spazio appena sufficiente per contenere un bambino delle dimensioni del loro giovane Signore. "Lo dici solo perché tu non lo puoi vedere," insisté. "Ma lui è lì. Giuro, lui è lì."

Rabastan sospirò e si alzò in piedi. "Dove pensi che sia, questa persona misteriosa?"

Barty indicò il tavolo, solo per sentir sparire gli occhi che lo osservavano. "Se n'è andato," disse quando Rabastan controllò.

Il Mangiamorte, di poco più anziano, gli lanciò uno sguardo disgustato da accanto al tavolo. "Barty, non c'è mai stato nessuno, lì!"

Barty si lasciò sfuggire un debole lamento, quando sentì di nuovo degli occhi fissarlo e lentamente si voltò a guardare una nuova ombra. Occhi verdi e luminosi brillarono su di lui per un attimo, prima di sparire. L'uomo rabbrividì di nuovo e si curvò sulla sua sedia. "Qualunque cosa io abbia fatto, mi dispiace!" si lamentò alla stanza in generale, mentre Rabastan si risedeva di fronte a lui.

"Barty... " sospirò Rabastan scuotendo la testa.

"Hey, Crouch! Smettila di fare il matto!" si lamentò un altro Mangiamorte da dietro il Profeta di quel giorno.

Il più debole dei baci fu premuto contro la guancia di Barty, che piagnucolò di nuovo. "Povero Barty." sussurrò la voce del giovane Signore Oscuro, contro il suo orecchio. "Hai paura di un'ombra."

"Per favore, mio Signore?" tentò Barty.

"Barty, è il tuo turno. Smettila di parlare al tuo amico immaginario" lo richiamò Rabastan.

"Non è immaginario," insistette Barty.

Qualcuno si schiarì la voce dalla soglia del salotto e tutti i Mangiamorte, immediatamente, balzarono in piedi e s'inchinarono al Signore Oscuro. "Xerosis, smettila di spiare Barty."

Il vampiro mise fine al suo Incantesimo d'Invisibilità e apparve proprio dietro la sedia di Barty, facendo fare a Rabastan un salto indietro, per lo shock. "Ma è così divertente!"

"Sei in ritardo per il nostro incontro," aggiunse Voldemort prima di girarsi e lasciare la stanza.

"E' già ora?" chiese Xerosi lanciando un'occhiata a un orologio. "Hmm. Oops." Si chinò e baciò ancora la guancia di Barty, mentre l'esausto Mangiamorte tornava al suo posto. "Ci vediamo più tardi, Barty."

"Mio Signore, per favore?" riprovò Barty.

Harry ridacchiò e uscì dalla stanza, lasciando tutti gli altri increduli Mangiamorte a fissare Barty, che gemette e si coprì il volto con le mani.

 

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Harry si stava rilassando in salotto con i gemelli, e un paonazzo Ron, quando l'intero palazzo si scosse. Alcuni allarmi delle auto in strada scattarono e tutti e quattro i ragazzi corsero alle finestre sudice che si affacciavano sulla via.

In lontananza, una grande nuvola di fumo stava salendo in cielo, come la parodia di un palloncino. In fondo alla strada qualcuno si mise a piangere.

Harry aprì la finestra, sbattendola e facendo sussultare Ron che si trovava accanto a lui. Si sforzò di ascoltare anche il più flebile suono di una televisione o di una radio, ma non sentì nulla. Emise un paio d'imprecazioni in cinese, trattenendo il respiro, poi corse di filata al piano di sotto, in cucina, sperando che la radio dei maghi si rivelasse più utile. Dietro di lui i tre Weasley si scambiarono sguardi scioccati, poi gli corsero dietro.

"Che cosa ha sbattuto di sopra?" chiese la signora Weasley mentre Harry scivolava nella stanza ma non parlava, semplicemente accendeva la radio e giocherellava con il quadrante, per vedere se poteva trovare qualcosa. Qualsiasi cosa.

Eccola. '... stanno arrivando ora i rapporti su una grossa esplosione poco a sud di Regent Park. Finora non abbiamo ancora informazioni sul numero dei morti, ma la zona è nota per ospitare un certo numero di famiglie di maghi... '

Harry strinse i denti. Regent Park era tanto una zona babbana quanto magica. Famiglie magiche con un sacco di soldi, e con la conoscenza del mondo babbano, spesso acquistavano case laggiù, per mostrare la loro ricchezza e la loro passione per mondani. I genitori di Tonks - Andromeda 'chiamami Andy' e Ted - vivevano là, così come Anthony Goldstein e sua madre. Lui e Voldemort non avevano avuto alcun piano per un attacco, oggi, c'erano tante possibilità che fosse un attacco magico quante che fosse un attacco babbano.

Le fiamme nel camino della cucina virarono al verde, mentre la radio iniziava a ripetere, ancora una volta, che non si avevano notizie certe e tutti si voltarono per vedere Silente spazzolarsi gli abiti. Offrì loro un sorriso forzato e disse "Penso che sia meglio che i bambini si ritirino altrove per un attimo, Molly."

Molly annuì e, mentre le fiamme divampavano nuovamente, facendo entrare altri membri dell'Ordine, si rivolse ai cinque figli - Ginny era già in cucina, quando i ragazzi erano arrivati - "Andiamo, su, fuori tutti.".

Ginny si morse le labbra e si voltò verso la porta, obbediente. Ron la seguì con uno sguardo scontento, mentre i gemelli ebbero un momento di comunicazione silenziosa. "Vogliamo restare" iniziarono.

"Di sopra!" ordinò Molly e i gemelli misero il broncio ma si avviarono verso le scale. Si rivolse a Harry con un sorriso, pensava che si sarebbe allontanato senza discussioni, come faceva di solito, ma questa volta i suoi occhi erano duri. "Harry, caro..."

"Non me ne vado." disse Harry con calma, notando distrattamente che i quattro Grifondoro erano fermi sulle scale.

"Ora, Harry, questa non è davvero una riunione..." provò Molly.

"Uno dei miei amici vive vicino a Regent Park," la interruppe Harry. "E anche mia cugina Andy! Non potete aspettarvi che io resti seduto al piano superiore, senza una parola! Voldemort ha già attaccato i miei amici una volta, quest'anno..."

"Quest'attacco non era di Voldemort," lo interruppe Silente gravemente.

Il respiro di Harry si fermò. Così alla fine i mondani avevano fatto la loro mossa.

"Non era Tu-sai-chi?" chiese Ron dalle scale, schiacciato tra i suoi fratelli.

"Di sopra!" gridò Molly.

Harry rifletté se ostinarsi e chiedere di restare, ma era molto più interessato a scoprire cosa fosse realmente accaduto piuttosto che sedersi ad ascoltare l'Ordine discutere, così girò su se stesso e si avviò su per le scale, senza aggiungere altro, facendosi  largo oltre i ragazzi Weasley un po' più rudemente del necessario, ma aveva altre cose per la testa, come ad esempio andare a Regent Park e costatare i danni di persona. Anthony non era davvero suo amico ma Andy faceva parte della sua famiglia. Era stata lei ad allevare il suo figlioccio Ted, e gli aveva insegnato tanto su come prendersi cura di una famiglia. E quando Sirius gliel'aveva presentata, in questa vita, era stata allegra esattamente come la ricordava, insistendo subito che lui la chiamasse ‘cugina Andy'.

Se Andy e Ted erano morti, Sirius non sarebbe stato il solo a esserne distrutto, ne sarebbe stato male anche Harry, troppo. Non voleva che i primi morti di questa guerra comprendessero Andy. Perdere Ginny, un'altra volta, non era forse una punizione sufficiente?

Si affrettò nella sua stanza, afferrando la scopa e il Mantello dal suo baule. Si prese un momento per assicurarsi di avere in tasca la sua bacchetta supplementare e la Giratempo, poi aprì la finestra e si trascinò goffamente fuori, sul davanzale.

"E' una buona cosa che i babbani non possano vedere questo edificio," commentò George dalla porta.

"Sì, potrebbero pensare che vuoi commettere un suicidio con una pulizia supplementare," concordò Fred.

Harry chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. "Che cosa volete?" chiese senza guardare indietro verso di loro.

"Pensi davvero di poter andare a Regent Park in modo sicuro, con questo clima?" chiese George.

"Ti sparerebbero contro in un batter d'occhio, questi babbani."

Harry si voltò osservandoli attentamente e sollevò un sopracciglio verso di loro, le labbra arricciate in un sorriso ironico. "Che cosa sento? Siete forse un paio di Weasley che parlando male dei mondani?"

"Hai sentito Silente..."

"... Non è stato Tu-sai-chi..."

"... E sappiamo tutti che l'Ordine e il Ministero non avrebbero mai approvato qualcosa di simile..."

"... Okay, il Ministero forse... "

"È vero, fratello. Vero."

"Ma non in Regent Park. Forse a Malfoy Manor..."

"No, no, non Malfoy Manor. Non con il modo in cui Malfoy spreme Caramell per tutto il tempo."

"Buona osservazione. Ma, in ogni caso, né il Ministero né l'Ordine... "

"... e questo lascia pensare a un solo altro gruppo possibile."

"Radicali dalla Francia?" Suggerì Harry seccamente, anche se stava tornando nella stanza, incuriosito. Con tutto quel casino non sarebbe stato difficile, per lui, stenderli, ma vedere un paio di ragazzi, di una famiglia della luce, che puntavano il dito in quel modo...

I gemelli sorrisero cupamente quando Harry non rispose, poi dissero in coro: "Sono stati i babbani a farlo"


Harry guardò i loro volti truci per un lungo momento, poi commentò "la gente magica spesso sottovaluta ciò che i mondani - i babbani - sono in grado di fare. Li guardano e vedendo la loro mancanza di magia, li considerano un popolo d'incapaci. E' come guardare un cucciolo di tigre e pensare 'Oh, è così carino e indifeso, sicuramente non è una minaccia per me'."

"Fino a quando la tigre cresce," mormorò Fred.

Harry sorrise senza allegria. "I mondani sono cresciuti molto tempo fa e noi non abbiamo mai realmente incrociato il loro cammino. Forse li abbiamo bastonati, di tanto in tanto, ma non abbastanza da catturare davvero la loro attenzione. Questa volta le bastonate non potevano essere ignorate. - non saranno ignorate - e loro stanno per venire a combatterci, con armi molto più grandi e molto più distruttive, di semplici artigli e denti."

"E questo per colpa di Tu-sai-chi," mormorò George.

Harry si lasciò sfuggire una gran risata. "Voldemort può essere stato la causa di un attacco, in questo dato momento, certo, ma sarebbe successo comunque, alla fine. Non è possibile tenerli Obliviati e sperare che non notino mai niente. Non è possibile continuare a condividere la stessa terra, le stesse città, e pensare che resteranno per sempre a guardare."

"Pensi che alla fine lo avrebbero fatto comunque?" Chiese Fred.

"Non sarebbe come stuzzicare un drago trovandosi nel suo territorio?" suggerì George.

"Eppure si potrebbe pensare che siano più intelligenti di un Kneazle."

"O, forse, un giorno, faranno eleggere un Primo Ministro che conosce il nostro mondo e che ne è terrorizzato" disse Harry con calma, senza sorridere alle loro battute spensierate. "Forse il loro Primo Ministro sarà lieto di annunciare, al mondo intero, che la gente magica esiste. E, certo, qualcuno penserà che è una cosa fantastica, ma la maggioranza sarà terrorizzata da ciò che non può capire e combatterà nell'unico modo che conosce."

"E quindi cosa faranno?" chiese Ron alle spalle dei gemelli. "Ci daranno un paio di pugni quando ci incrociano?"

Harry sorrise, quasi divertito dal senso di superiorità che provava quello che una volta era stato come un fratello per lui. "No, Ron, loro distruggeranno il mondo." Poi si voltò e si gettò il mantello sulle spalle, tornò al davanzale e saltò sulla sua scopa, allontanandosi.

"I Babbani non possono distruggere il mondo," sbuffò Ron mentre Harry metteva in atto la sua fuga.

I gemelli si scambiarono uno sguardo preoccupato; non ne erano così sicuri.


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Xerosis apparve nella sala, dove si trovava Voldemort, circa mezz'ora prima dell'esplosione, appena a sud di Regent Park, e avanzò, incurante di aver interrotto una riunione. Voldemort si girò a fissarlo, ma qualsiasi cosa volesse dire gli si bloccò in gola, quando vide l'espressione fredda sul volto del ragazzo. Xerosis non si era seduto come suo solito, era rimasto in piedi accanto al suo scranno e aveva intonato "Stiamo per affrontare un grosso problema."

Il Signore Oscuro fece una smorfia e cacciò fuori i Mangiamorte del Circolo Interno. "Cos'è successo?"

"Un momento." Xerosis si rivolse ai Mangiamorte che si stavano ritirando. "Lucius, quanto è vicina Narcissa ad Andromeda?"

Lucius si girò verso il giovane Signore Oscuro, sbattendo gli occhi per la sorpresa. "Andromeda, mio Signore? Non particolarmente, perché?"

Xerosis sospirò. "Sarebbe disponibile a invitare Andromeda per un tè? O forse per una spedizione di shopping in Diagon Alley?"

"Xerosis," lo avvertì Voldemort.

Il vampiro girò occhi accesi dalla rabbia verso il suo socio. "Non interferire," sibilò, poi tornò a guardare Lucius, che si ritrasse davanti a quegli occhi pieni di furia. Xerosis sospirò e gli si avvicinò talmente tanto che i loro nasi si sfiorarono. "Per favore, Lucius, è importante. Per me." Guardò l'uomo. Harry era stanco, dopo aver vagato per le rovine per tre lunghe ore. Forse usare la Giratempo per proteggere sua cugina era stato come barare, ma non aveva altri mezzi e il Fato glielo doveva.

Lucius annuì. "Farò quello che posso, mio Signore". Abbozzò un rapido inchino, poi si voltò, raggiungendo i Mangiamorte nel corridoio. Bellatrix era una dei presenti e Xerosis la sentì vagamente criticare la sorella maggiore.

Xerosis si lasciò cadere sulla sedia e crollò stancamente su un lato. "Fra 20 minuti ci sarà un'esplosione di circa cinque isolati a sud di Regent Park, molto probabilmente causata da una bomba mondana. C'è un piccolo gruppo di case, laggiù, che appartengono a famiglie magiche che hanno legami con mondani abbienti. Tutte queste, così come molti degli edifici circostanti, saranno completamente rase al suolo."

Voldemort aggrottò la fronte e si appoggiò allo schienale della sedia, concentrandosi sul problema che il ragazzo aveva appena sollevato, piuttosto sulla rabbia che aveva provato un momento prima. "Non c'è modo di fermare l'esplosione?" chiese.

"Ci potrebbero anche essere dei modi, ma noi non abbiamo fatto nulla." rispose Xerosis stancamente. "In pratica tutta Londra, a nord del Tamigi, ha sentito l'esplosione."

Voldemort sospirò e guardò l'adolescente, considerando gli strappi nella sua veste e le tracce di polvere. "Sei andato sulla scena."

Xerosis scoppiò in una risata soffocata. "Ho dovuto vederlo con i miei occhi, per capire esattamente cosa fosse successo. Vedi se... " Si passò una mano sul viso. "Andy vive lì, con suo marito. Non ho mai avuto modo di conoscere Ted ma Andy è mia cugina. Volevo sapere se era stata uccisa."

Il Signore Oscuro si lamentò in silenzio delle relazioni familiari del suo socio. "Se non altro, questo mostrerà al Mondo Magico che i babbani possono attaccare e che attaccheranno di nuovo."

"Fregandosene di quanto danno faranno e di quante vite innocenti andranno perse, nel farlo." concordò Xerosis seduto nella sua poltrona.

"Sai chi ha organizzato l'attacco?"

"Per quanto ho potuto vedere, non ne hanno idea. C'erano squadre mondane dappertutto, alla ricerca di qualche indizio, ma stavano avendo delle difficoltà a capire cosa avesse realmente provocato il danno, non sembrava avessero ancora trovato nulla. C'erano anche un paio di squadre magiche, che stavano pasticciando in giro, purtroppo, ma erano come pesci fuor d'acqua." Xerosis sbuffò. "Merlino, i maghi sono così inutili quando si tratta del mondo babbano."

Voldemort alzò gli occhi cercando di essere paziente. "Che cosa hai scoperto?" chiese, sapendo che l'adolescente era certamente stato in grado di scoprire qualcosa per proprio conto.

Xerosis rimase in silenzio per un lungo momento, poi tranquillamente rispose: "Da quello che ho visto, direi che è esplosa una conduttura del gas. Poiché nulla di simile è accaduto nella mia linea temporale, direi che è stato fatto di proposito da qualcuno. Quando gli... attacchi sono iniziati davvero, c'è stato un gruppo di mondani che hanno sorvegliato le zone in cui due o più persone magiche vivevano, nell'area di un paio d'isolati. Hanno bloccato una grande diramazione secondaria delle fogne, o delle gallerie della metro, in quella zona, hanno riempito la sezione bloccata con il gas e l'hanno fatta saltare. E' esplosa anche gran parte della zona circostante, e hanno preso più mondani che magici, ma comunque... "

"Credi che qualcuno abbia pensato a qualcosa di simile," commentò Voldemort.

"Sì. Non hanno la stessa tecnologia di allora, ma non sarebbe troppo difficile impostare un tubo-bomba, o un altro esplosivo improvvisato, per entrare in azione dopo un determinato periodo. Probabilmente non sarebbe troppo difficile nemmeno bloccare un tratto di fognatura, anche se potrebbe essere più difficile bloccare i tunnel della metro, in questo momento. Dopo che il governo inizierà a cadere a pezzi, certo sarà più facile utilizzare anche quei tunnel, ma non ancora."

Sentirono alcuni passi di corsa, e suoni lontani di grida che provenivano dal corridoio, prima che qualcuno si precipitasse nella stanza, cadendo in ginocchio di fronte ai due Signori Oscuri, e sbattendo gli occhi mentre si aspettava di essere maledetto.

"Che cosa c'è?" chiese Voldemort, già indovinando cosa stesse succedendo.

"Miei Signori, scusate, ma c'è stata un'esplosione a Londra. Non è stata organizzata da nessuno di noi!"

"Sono i mondani." rispose Xerosis, comodamente rilassato nella sua poltrona, tirando distrattamente fuori la sua bacchetta rubata solo per ritrovarsi a fissare gli strappi sulle sue vesti. "Stanno facendo la loro mossa. Mandaci Lucius."

"Sì, mio Signore Xerosis," sussurrò il Mangiamorte e uscì tentoni dalla stanza, prima che uno di loro potesse maledirlo.

"Dovremmo sfruttare l'occasione", commentò Voldemort facendo roteare la bacchetta tra le dita. "Un paio di sussurri nelle orecchie giuste..."

"Rita Skeeter potrebbe prendere questa storia e farne uno scoop epocale," commentò Xerosis, sollevando nuvole di polvere dalle sue vesti rovinate.

"Devo supporre tu abbia familiarità con lei?"

"Si potrebbe dire che Rita e io abbiamo dei trascorsi, sì. Lei non lo sa, ma ho modo di ricattarla per far sì che dica ciò che vogliamo."

"Puoi organizzare qualcosa tu, o dovrei usare un Mangiamorte?"

"Mmm... lei è un Animagus non registrato. Un coleottero." Xerosis indirizzò su Voldemort un ghigno e l'uomo sorrise di rimando, comprendendo il sottinteso.

Lucius entrò nella stanza e s'inchinò rapidamente. "Miei Signori." Disse, prima di concentrarsi sul vampiro. "Narcissa ha convinto Andromeda a ritrovarsi a Diagon Alley con lei, giusto una decina di minuti prima dell'esplosione, Mio Signore. Avrebbero dovuto essere fuori dalla casa, in quel momento, ma devo ancora ricevere notizie da parte di mia moglie."

"Andy può benissimo essere tornata di corsa a casa sua, per vedere cosa è successo," commentò Xerosis, più a se stesso che a Lucius. "Dovremmo aspettare e vedere. In ogni caso grazie, Lucius."

Il patriarca Malfoy offrì un piccolo sorriso come risposta.

"Lucius, qualcun altro aspetterà le notizie sul ritorno di Narcissa. Abbiamo bisogno di voi al Ministero, per soddisfare altre nostre esigenze. L'attacco è stato organizzato dai mondani, probabilmente utilizzando una miscela di gas e una bomba-tubo. Non c'è bisogno che tu sappia cosa significa, accertati solo che suoni nel modo giusto," ordinò Voldemort. "E qualcuno vada a prendermi Jenkins, nel frattempo."

"Miei Signori." Lucius s'inchinò e si precipitò fuori dalla stanza per eseguire gli ordini.

"Jenkins sarebbe...?"

"Un Mezzosangue abbastanza disgustoso, ma si è sposato bene e disprezza i babbani. Si è rivolto a Lucius e gli ha chiesto di incontrarmi, poco dopo Natale. Vive a Londra, e la sua conoscenza delle cose babbane dovrebbe aiutarlo a spiegare per bene le cose alla tua signorina Skeeter."

Xerosis annuì distrattamente, toccandosi il mento con un dito. "Da quello che ho sentito, l'Ordine è consapevole che quest'attacco è stato organizzato dai mondani, quindi non dovremmo avere troppi problemi da loro. Se il governo mondano dichiara che c'è stata una perdita di gas, il Ministero della Magia potrebbe benissimo provare a insabbiare tutto."

Voldemort sorrise crudelmente. "E' bello avere una Giratempo, in casi come questo, non è vero?"

Xerosis rispose con un sorriso, poi guardò verso la porta mentre passi strascicati si avvicinavano.

L'uomo che entrò camminava zoppicando leggermente, il suo piede sinistro si trascinava un po', ma lui non sembrava troppo ostacolato, s'inchinò mormorando "Miei Signori."

"Jenkins, il Signore Xerosis ha un compito per te." Disse Voldemort, lanciando un sorrisetto all'adolescente al suo fianco.

Xerosis alzò gli occhi, poi si concentrò sul Mangiamorte. "Abbiamo bisogno di mettere la giusta enfasi su quest'attacco, preferibilmente prima che il governo mondano cominci a puntare il dito e a mischiare le carte in tavola. Lord Voldemort mi dice che vivi a Londra, è vero?"

"Sì, Mio Signore."

"Eri a casa quando si è verificata l'esplosione?"

"C'ero, mio Signore."

"Benissimo." Xerosis sorrise di piacere. "Mi piace quando le cose funzionano. Vogliamo che organizzi un incontro con la giornalista Rita Skeeter. Conoscendola starà scavando ovunque, per trovare qualcuno con cui parlare, e andando da lei la renderai semplicemente euforica. Tu userai la tua esperienza babbana, unita a ciò che Lord Voldemort ed io ti diremo dell'attacco, in modo da mettere le cose nella giusta luce."

Una volta che Jenkins ebbe annuito e compreso, Xerosis spiegò, "Questa esplosione è stata causata dal gas, su questo non ci sono dubbi, ma ci sono sul fatto che le cause siano naturali. Le tubature del gas non attraversano quella zona, ma ne percorrono un lato, non vi passano direttamente in mezzo, tuttavia vi è una linea fognaria che attraversa il centro dell'esplosione. E' possibile isolare una porzione di fogna e riempirla con il gas. Qualcosa di semplice, come una bomba-tubo, potrebbe poi essere stata fatta esplodere, all'interno della cavità sigillata e riempita di gas."

Jenkins aggrottò la fronte, considerando attentamente la questione, ma i suoi occhi avevano la luce della comprensione, così Xerosis si accomodò e lasciò che l'uomo rielaborasse la storia nella sua mente. Dopo pochi minuti, annuì. "Dovrei essere in grado di creare una storia credibile, partendo da questo, Miei Signori. Ma come posso impedire alla Skeeter di cambiare questa versione?"

"La signorina Skeeter è un Animagus non registrato," riferì Voldemort. "Un coleottero, per essere esatti. Se non vuole che questa informazione sia fornita al Ministero, prenderà le tue parole come verbo e le riporterà tali e quali."

Le labbra di Jenkins si arricciarono in un sorriso. "Come comandate, Miei Signori."

"Andate e create il caos, signor Jenkins," ordinò Xerosis e l'uomo si trascinò fuori. Una volta che se ne fu andato, l'adolescente si rivolse a Voldemort e commentò "Mi piace."

"Lo immaginavo." Il Signore Oscuro annuì. "Per quando devi tornare?"

"Hm. Ho trascorso tre ore tra le macerie e poi ho usato la Giratempo. Qualunque orario nel mezzo sarà accettabile."

Voldemort sbuffò. "Vuoi aspettare di avere notizie sulla tua traditrice di sangue."

"In effetti, sì." Commentò Xerosis poiché sarebbe stato inutile negare la verità.

Voldemort scosse la testa, poi guardò l'adolescente che fece una smorfia verso di lui. "Se sei alla così disperata ricerca di notizie, vai al piano di sotto ad attendere nella sala di ricevimento. Se non altro potresti essere in grado di calmare gli idioti laggiù che sono, senza dubbio, in preda al panico."

"Dubito molto che la mia presenza li calmerebbe, anche se certamente li zittirebbe," concordò Xerosis, alzandosi in piedi. "E' sempre un piacere vederti, Tom, tesoro."

"Potter," ringhiò Voldemort.

Xerosis sorrise e gli mandò un bacio, poi uscì dalla stanza schivando una maledizione. Ridacchiò tra sé mentre percorreva il corridoio, aveva abbastanza familiarità con Malfoy Manor, dopo le riunioni periodiche degli ultimi due anni in quell'edificio, e non aveva bisogno di una guida.

La sala dei ricevimenti era, in effetti, piena di streghe e maghi che stavano discutendo dell'attacco. Xerosis si appoggiò allo stipite della porta e li guardò discutere, fino a che non si annoiò, poi iniziò a scagliare maledizioni fino a quando non furono tutti corsi fuori, lasciando un solo mago stanco, in un angolo lontano. "Perché sei qui?" chiese.

L'uomo si affrettò a rimettersi in piedi e abbozzò un rapido inchino. "Perdonatemi, Mio Signore, ma il signor Malfoy ha insistito affinché rimanessi qui, ad attendere il ritorno di sua moglie, e una volta arrivata la portassi direttamente da voi."

Xerosis agitò la mano. "Vai a riposarti un po'. Io sono più che in grado di aspettare Narcissa per conto mio."

L'uomo s'inchinò di nuovo, il sollievo gli attraversò il suo volto. "Grazie, Mio Signore. Vuoi siete un grande e meraviglioso Signore."

Xerosi sospirò e, non appena l'uomo fu sparito, si lasciò cadere in un comodo divano osservando la sua veste. L'orlo era un po' malconcio, dopo il suo viaggio attraverso le macerie, ma tornando a Grimmauld Place, con una veste immacolata, probabilmente avrebbe destato i sospetti di tutti. Arrivando con i vestiti a brandelli, però, avrebbe messo molti di loro nel panico. L'orlo andava bene così, cencioso com'era, ma avrebbe dovuto togliere un po' di polvere dal suo abbigliamento e forse avrebbe riparato uno o due strappi. Certamente avrebbe avuto un aspetto migliore di quando, attraverso le ombre, era arrivato a Malfoy Manor.

Xerosis aveva appena finito di aggiustare l'ultimo degli strappi ai suoi vestiti quando sentì il suono di una Smaterializzazione provenire dalla stanza chiusa, sul lato della sala da ricevimento. Alzò lo sguardo e sorrise quando vide entrare Narcissa. "Narcissa! Splendido!"

La donna si sorprese un po' al suono della sua voce, poi sospirò, quando lo riconobbe. "Perdonatemi, Mio Signore." disse.

Xerosi aggrottò la fronte, vedendo il dolore nei suoi occhi e la polvere che guastava i suoi incantevoli abiti blu. Fece un passo in avanti e, delicatamente, la afferrò per un braccio. "Narcissa, vorresti sederti? Che cosa è successo? Sembra che tu sia stata sul luogo dell'esplosione."

Narcissa osservò le sue vesti e sorrise stancamente. "Come voi del resto, mio Signore".

Xerosis minimizzò e fece schioccare le dita per chiamare un elfo domestico. "Un po' d'acqua e una cioccolata per Lady Malfoy," ordinò alla creatura, prima di tornare a voltarsi verso la donna che gli offrì un sorriso di gratitudine. "Andromeda sta bene?"

"Lei è... angosciata, ma viva" disse Narcissa prendendo la bevanda dolce, che l'elfo domestico aveva evocato, sul tavolo accanto a lei. "Suo marito... è morto, ucciso nell'esplosione, ma la figlia, per quanto ne so, è viva."

"Ninfadora era alla riunione dell'Ordine, che è stata indetta pochi momenti dopo l'attacco," concordò Xerosis. "Andromeda avrà sentito l'esplosione e sarà andare a vedere, per costatare di persona quello che era successo, posso dedurre."

Narcissa annuì. "Sì. Ho accettato di andare con lei, poiché ero stata io a chiederle di uscire. Mio Signore è stato... " distolse lo sguardo, chiudendo gli occhi.

"I mondani sono capaci di atti terribili," mormorò Xerosis, sapendo fin troppo bene quello che lei aveva visto. "E questo è stato un attacco babbano, di questo sono certo."

"Possiamo veramente metterci contro di loro?" Chiese Narcissa, guardando verso il giovane Signore Oscuro. Il suo aspetto infantile spesso faceva credere ai Mangiamorte che lui fosse debole, e di tanto in tanto aveva dovuto ricordare loro, con mano pesante, che non dovevano guardarlo dall'alto in basso ma, in momenti come questo, era contento per la sua forma giovanile.

"Non lo so." Ammise. "Ma dobbiamo provare. Questa guerra che abbiamo iniziato con loro sarebbe accaduta ugualmente, un giorno o l'altro, per cause al di fuori del nostro controllo. Meglio colpire preventivamente e avere la possibilità di combattere, che aspettare che loro ci attacchino, senza lasciarci altra scelta, se non quella di scappare per salvarci la vita." Prese una delle mani della donna nella sua. "Narcissa, non so se noi sopravvivremo a questo, ma sono certo che avremo la possibilità di combattere."

La donna cercò in quegli occhi chiari, molto più vecchi dei suoi, e annuì con la testa. "Grazie, Mio Signore".

Il vampiro sorrise. "Grazie, per aver fatto uscire Andromeda da lì. Era sospettosa?"

Narcissa si lasciò sfuggire una risata silenziosa. "Certo che lo era, fin dall'inizio, ma era disposta a prendere un tè con me. E' stato solo dopo, quando ha visto lo scheletro che era stata la sua casa... " Narcissa bevve un sorso d'acqua, agitandosi al ricordo della scena. Xerosis staccò un pezzo di cioccolato per lei e, una volta che lo ebbe mangiato, fu in grado di continuare. "Dopo averlo visto, si è voltata verso di me e mi ha chiesto perché avevo insistito per un tè proprio in quel momento. Non è consuetudine, tra purosangue educati, insistere per prendere un tè di punto in bianco, in quel modo. Io... " Lei distolse lo sguardo. "Mio Signore, perdonami, ho detto che un mio conoscente ha insistito perché la portassi fuori in quel momento."

Xerosis scosse la testa. "Anche se non siete legate, non mi aspettavo che mentissi alla tua stessa sorella, Narcissa," la rassicurò, accarezzando il dorso della mano che ancora tratteneva. "Se ti chiede il mio nome, puoi dirle che è stato Harry Potter a farti questa richiesta."

Narcissa rimase a bocca aperta. "M-mio Signore, è saggio nominare il ragazzo?"

Xerosi sorrise scientemente. "Il signor Potter non è proprio contro di noi come crede il Mondo Magico, Narcissa. Sono in contatto con lui, ed è stato proprio lui a preoccuparsi della salute di Andromeda. Che la richiesta provenisse dalle mie labbra, al posto delle sue, è un fatto secondario su cui discutere. Se lei glielo chiederà, lui senza dubbio le dirà di aver fatto questa supplica. "

"Andromeda è molto intelligente, mio Signore. Il ragazzo sarà in grado di mentire abbastanza bene, riuscirà a convincerla che non c'era altro?"

"Il signor Potter saprà gestire le cose, ne sono certo," la rassicurò Xerosis. "Ora, hai bisogno di aiuto per salire al piano di sopra o puoi farcela da sola?"

Narcissa si raddrizzò spazzolando la polvere dai suoi abiti. "Mio Signore, io sono la Signora Malfoy. Sono sempre in grado di fare le cose a modo mio."

Xerosi ridacchiò con affetto e lasciò cadere un leggero bacio sul dorso della mano. "Allora, mia signora, io ti saluto. C'è molto lavoro da fare, se vogliamo che queste folli streghe e maghi tirino la testa fuori dal terreno. In alternativa, le loro estremità posteriori, diventeranno dei fantastici obiettivi per i mondani".

Narcissa coprì un sorriso e si alzò offrendo un rapido inchino al giovane Signore Oscuro, prima che questi indietreggiasse nelle ombre e scomparisse.

 

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Harry non vedeva alcun motivo per nascondere ciò che aveva, presumibilmente, fatto nell'ultima ora. Conoscendo i Weasley, uno di loro di certo aveva detto agli adulti che lui se ne era andato con la sua scopa, con l'intento di raggiungere il sito dell'esplosione. Considerando che nessuno di loro era mai apparso sul sito per cercarlo, probabilmente avevano appena concluso il loro incontro, giusto prima che lui tornasse. Con un po' di fortuna, Andromeda sarebbe stata lì, e lui non avrebbe dovuto giocare più di tanto la scena del cugino in panico.

Stava per aprire la porta di casa quando questa si aprì e si trovò davanti agli sguardi lampeggianti di Sirius, Tonks, Remus e Andromeda dietro di loro. Tutti lo guardarono per un momento e poi Harry lasciò cadere la scopa e gridò "Andy!" saltando in avanti, per abbracciarla.

Andromeda lo prese e lo abbracciò stretto. "Oh, stupido, stupido ragazzino," sussurrò. "A che cosa stavi pensando? Andare in volo verso il luogo dell'esplosione? Potevi farti male!"

Harry si morse il labbro, e assunse l'aspetto più pietoso di cui era capace senza doversi mettere a piangere. "Mi dispiace, Andy, ma dovevo essere sicuro che stessi bene! Nessun altro sembrava interessato a controllare, e la loro riunione sembrava durare un'eternità! Potevi essere rimasta sepolta sotto le macerie, gridando aiuto, mentre nessuno poteva sentirti."

Andromeda sospirò e lo abbracciò stretto. "Harry Potter, si suppone che tu sia un Corvonero, non uno stupido Grifondoro."

"Hey!" Gridò Sirius da dietro le spalle di Harry, e il ragazzo seppe che il suo padrino gli aveva già perdonato quella fuga.

"Credo di avere il complesso di salvare le persone," ammise Harry, mettendo solo un piccolo accenno di vergogna nella voce.

Andromeda sospirò. "Almeno tu ammetti di avere un problema," decise.

"Hey!" Sirius si lamentò di nuovo, tirando Harry lontano da sua cugina e tenendo la scopa davanti al ragazzo. "Non far cadere questa costosa scopa nel portico."

"Mi dispiace, Siri," intonò Harry con gli occhi verdi e scintillanti.

Andromeda gli sorrise e scosse la testa. "Vai a mettere via la scopa, ragazzino, e magari cambiati i vestiti. Molly sta mettendo su il pranzo per tutti noi."

Harry sbatté le palpebre. "Anche per te, Andy?"

Andromeda sorrise, dolente. "Io resterò con te e Dora a Grimmauld Place, fino a quando il cottage di Sirius non sarà finito, poi ci sposteremo là, con te."

"Non può certo tornare alla sua vecchia casa." Rilevò Sirius delicatamente.

"No." Concordò Andromeda. "Non è certo un bel posto dove tornare."

Harry scattò in avanti e la abbracciò di nuovo, poi si precipitò lungo il corridoio e su per le scale verso la sua camera. Lì nascose la sua scopa e il mantello nel suo baule, poi tirò fuori nuove vesti, sospirando su quelle che aveva indossato, sapendo che Sirius avrebbe probabilmente insistito che erano da buttare. Aveva molto apprezzato il set blu scuro. Forse poteva convincere il suo padrino a prendergliene uno nuovo. O due.

I ragazzi Weasley non lo disturbarono più, mentre erano ancora lì. Ron sembrava piuttosto disgustato dal fatto che Harry non era stato punito per aver lasciato il quartier generale in quel modo, mentre i gemelli continuavano a guardarlo come se cercassero di risolvere un puzzle particolarmente complesso. Considerando quanto spesso lo guardavano così, come quando volevano fargli uno scherzo, anche se non gliene fecero nessuno, Harry cominciò a preoccuparsi per quello che stavano pensando.

Andromeda preparò una cena memorabile, quella sera, e Harry la paragonò felicemente a uno dei pasti abituali di Molly, cosa che le fece piacere. Lei poi gli chiese dei suoi pasti abituali, probabilmente sapendo esattamente quanto fosse inutile Sirius in cucina, e indovinando che Harry preparava tutti i pasti. Harry cercò di sminuire le proprie abilità in cuoco ma Sirius aveva scelto di unirsi a loro e non ebbe problemi a raccontare tutto, sull'abilità di Harry. Andromeda girò verso il ragazzo uno sguardo d'intesa e lui arrossì, visto che era stato sorpreso a mentire.

Quella notte Harry stava andando alla deriva verso il sonno, quando i deboli suoni di qualcuno che piangeva lo svegliarono di nuovo. Impiegò un minuto per riconoscere la voce di Andromeda, poi scivolò giù dal letto imbottito e si diresse verso il salotto, dove la donna stava rannicchiata su uno dei divani, con una tazza di tè. Alzò lo sguardo quando Harry si fermò sulla soglia. "Oh, Harry," disse asciugandosi gli occhi. "Che cosa posso fare per te?"

Harry la guardò per un lungo momento, con un'espressione di comprensione, prima di scivolare a sedersi accanto a lei, sul divano. "Mi dispiace," sussurrò "Per Ted. Era... un tipo a posto."

Andromeda si lasciò sfuggire una risata silenziosa e scompigliò i capelli di Harry. "Grazie, Harry. Sei un bravo ragazzo."

Harry alzò gli occhi. "Scommetto che la signora Weasley non la pensa così, dopo il modo in cui ho agito oggi."

"Una piccola fuga, dopo oltre un mese senza lamentarti di essere stato escluso da quegli incontri? Sono sicura che lei pensi che sei un angelo assoluto. O, per lo meno, un adolescente normale." Lei scosse la testa, sorridendo con affetto. "Torna a letto, Harry."

Harry la guardò. "Starai bene?" chiese.

Andromeda si chinò e lo baciò sulla guancia. "Starò bene. A letto ora. Vai, avanti."

Harry annuì e con un tranquillo "Buonanotte, Andy," lasciò la stanza e fece ritorno al suo letto. Quando non la sentì di nuovo piangere si diede mentalmente una pacca sulla schiena e si rannicchiò per dormire.

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 6 Parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: rie_ieri

Link al capitolo originale: qui!

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Il Profeta del mattino seguente fece ridere Harry come un pazzo mentre leggeva l'articolo in prima pagina. Jenkins aveva rifilato alla giornalista una storia fantastica, citando una serie di esplosioni a base di gas avvenute tre anni prima a Guadalajara, in Messico, e aveva parlato di altri incidenti simili per sostenere le sue teorie sulle cause dell'esplosione. La Skeeter, fedelmente, aveva scritto la storia e ne aveva fatto uno scoop assolutamente epico, insistendo sul fatto che Jenkins aveva sicuramente ragione e terminando l'articolo domandandosi se questo evento, avrebbe scatenato una guerra.

"Sei incredibilmente compiaciuto da quest'articolo, " commentò Andromeda imburrando il suo pane tostato. "Se non sapessi la verità, direi che ci sei tu dietro a quell'esplosione."

"Andy, tu mi ferisci!" gridò Harry ripiegando il giornale e appoggiandolo sul tavolo, gli occhi pieni di dolore. "Pensarmi capace di un tale atto di violenza e distruzione!"

"Ragazzo, ho sentito resoconti di prima mano sul tuo duello con Voldemort, ne hai date circa quante ne hai prese."

Harry spalancò gli occhi. "Contro Voldemort." rilevò.

"Vivere con Sirius deve averti fatto impazzire, " decise Andromeda. Harry le fece uno sguardo ferito. "Sì, bel tentativo. Ma io ho passato un sacco di tempo in compagnia del tuo padrino, Harry. Non credere di potermi prendere in giro."

Harry sorrise. "Con Siri funziona."

"Sì, beh Sirius è pazzo. Io non lo sono."

"Dovresti provare qualche volta. Essere pazzi è divertente."

"Mangia le uova."

Harry le fece un ampio sorriso e mangiò.

Nel corso dei seguenti due giorni, si scambiò costantemente gufi con i suoi amici. Poteva dire loro solo che si trovava a Londra, da qualche parte, quindi erano comprensibilmente preoccupati. Hermione e Neville avevano anche voluto sapere i dettagli dell'attacco, giustamente si aspettavano che lui non fosse disposto a mettersi a sedere, in attesa che le acque si tranquillizzassero, quando poteva indagare. Le lettere di Lillian inveivano su quanto fossero vili i babbani e gli davano suggerimenti per ucciderli che, anche se erano piuttosto inquietanti, spesso erano creativi; peccato non fossero conciliabili con il modus operandi dei Mangiamorte che preferivano attaccare e scappare. Luna invece gli aveva chiesto come si faceva a costruire una bomba tubo.

Quando le difese sul cottage furono state definitivamente installate, Harry, Andromeda e Tonks vi fecero ritorno in tutta fretta e vi si stabilirono, ognuno nelle sue stanze. Il giorno successivo le due camere libere erano piene dei migliori amici di Harry, tra cui Lillian, anche se Sirius brontolò al riguardo, senza darsi pena di allontanarsi per non farsi sentire. Luna, che non amava regole e convenzioni, aveva offerto a Lillian il suo letto nella camera più grande, che si solito ospitava le ragazze, poi si era rannicchiata in camera di Harry sul pavimento. Il secondo giorno, Harry alzò gli occhi sulla sua migliore amica e cercò un lettino per lei, che mise nella sua stanza, adducendo che la camera degli ospiti era troppo affollata. Erano tutte balle ma Harry aveva di meglio da fare che discutere con Luna, così la lasciò dormire nella sua stanza senza lamentarsi.

Il cottage fu molto affollato per una buona settimana, prima che Sirius finalmente si stancasse di litigare per l'uso dei videogiochi e iniziasse a chiamare i genitori dei ragazzi. Quando Harry e Luna rimasero gli unici presenti - Xenophilius era fuori per una spedizione sul continente e non era in grado di venire a prendere la figlia - Sirius scherzosamente alzò lo sguardo verso il cielo e implorò James e Lily di riprendersi indietro Harry. Il ragazzo lo aveva schiaffeggiato, poi aveva trascinato Luna fuori, nel suo giardino, per lavorare con i fiori trascurati. Neville lo aveva aiutato un po', mentre era lì, ma avevano ancora bisogno di un sacco di cure.

Harry aveva trascorso quasi due ore, lottando con il suo padrino, per ottenere il permesso di visitare Diagon Alley per gli acquisti scolastici. Luna, che si era procurata dei popcorn, si sedette in disparte a sgranocchiare mentre Harry e Sirius litigavano, con sempre più accanimento, in un'epica lotta. Considerando che non avevano mai realmente litigato su nulla, prima, Harry non sapeva com'era andata, ma Andromeda aveva assicurato a entrambi, una volta che si furono calmati, che era stata una sfuriata in grado ci competere alla pari con le litigate di Sirius con sua madre, nelle settimane prima che scappasse da casa. Onestamente, Harry era solo contento di non aver dissennato il suo padrino, anche se forse ci era andato vicino. (Sbirciare verso Luna con la coda dell'occhio, ogni pochi minuti, lo aveva aiutato a mantenere il suo potere sotto controllo e probabilmente era stato quello l'intento originale della ragazza, conoscendo Luna.)

Alla fine, con Andromeda a supportare Sirius, Harry aveva ammesso la sconfitta - beh, forse sarebbe più corretto dire che si precipitò fuori del salotto e sbatté la porta della sua stanza prima di attraversare le ombre e recarsi a uccidere alcuni mondani. Andromeda aveva fatto una lista degli argomenti che Harry era interessato a studiare quell'anno e aveva promesso di fargli avere i libri migliori su ciascuno di essi, anche se questo avesse significato attraversare Nocturne Alley.

Quando Andromeda tornò dal suo viaggio, però, aveva uno sguardo strano sul viso e si affrettò a entrare nella stanza di Harry. Sia lui che Luna erano rannicchiati sul suo letto, leggendo insieme l'edizione più recente del Cavillo, che comprendeva una serie di foto che presumibilmente ritraevano animali rari nel loro habitat. Stavano giocando a chi individuava per primo ogni animale: Harry continuava a lamentarsi che Luna aveva contribuito a sviluppare la maggior parte delle immagini, mentre la più giovane Corvonero, allegramente, sottolineava che Harry stava usando i suoi occhi e i suoi riflessi da vampiro, il che significava che stava barando.

"Harry, " Andromeda li interruppe mentre stavano girando la pagina.

"Che c'è, Andy?" Chiese Harry, già cercando la creatura in questione nella nuova foto.

Andromeda scosse la testa, ma continuò con un "Ho appena avuto una conversazione molto interessante con mia sorella."

"Narcissa, suppongo, " rispose Harry gemendo, poiché Luna aveva indicato la creatura prima di lui. "Se stessi parlando della tua cara, folle, Bella, non sarebbe stato interessante. Più emozionante, forse. Maledizioni scagliate in giro, Auror chiamati... qualcuno probabilmente sarebbe morto."

"O almeno finito al San Mungo, " aggiunse disinvolta Luna. Harry fece scattare il dito verso il punto dove si trovava la creatura successiva e la ragazza mormorò "Baro!".

"Anche tu stai barando, quindi smettila di lamentarti."

Andromeda si fece avanti e tolse la rivista ai ragazzi, prima che potessero iniziare con la foto successiva. Loro le hanno le fecero facce pietose, inquietantemente simili, e lei alzò gli occhi al cielo. "Tu. Mia sorella."

"Suppongo che tua sorella non sia troppo male, certo, anche se suo marito potrebbe Cruciarmi se provassi a essere sgarbato con lei." scherzò Harry.

"Stai cominciando a stancarmi," rispose Andromeda. "Come fai a conoscere mia sorella?"

"Beh, vedi, suo figlio..."

"Harry, non farmi andare a prendere il Veritaserum."

"Hai del Veritaserum in casa?" Chiese Luna, gli occhi illuminati di follia. "Hey, posso prenderlo in prestito per fare a Harry alcune domande sui suoi escrementi?"

"Luna, per amor di Merlino, vuoi smetterla di chiedermelo?" si lamentò Harry.

"I tuoi begli occhi verdi stanno cambiando in un..."

"Penso tu non voglia che ti trasformi in un pavone."

"Questo è crudele e completamente fuori luogo..."

"Per la sporca testa di Merlino!" gridò Andromeda.

"Uff... " gridarono Harry e Luna in coro.

Andromeda si strofinò stancamente gli occhi, mormorando "Vuoi smetterla di giocare solo per un maledetto minuto?" Aprì gli occhi e incontrò lo sguardo verde e acuto di Harry, che non conteneva nemmeno un briciolo di umorismo, e fece un passo indietro, sorpresa.

"Non conosco Narcissa personalmente, " disse piano Harry "ma abbiamo un conoscente in comune. Gli ho detto che ero preoccupato per te, e lui ha trovato un modo per arrivare a Narcissa e chiederle di portarti fuori, per un tè."

Andromeda deglutì, innervosita dall'oscura consapevolezza che Harry, solitamente, nascondeva ben altro, sotto le sue strane battute. A volte era facile dimenticare che questo ragazzo aveva tenuto testa a Voldemort e aveva visto sua madre morire. "Chi è questo... conoscente in comune?" chiese, certa di volerlo sapere. Chiunque fosse, le aveva salvato la vita. Narcissa aveva rifiutato il debito di vita, insistendo sul fatto che lei non l'avrebbe salvata, se non le fosse stato chiesto, e Andromeda voleva sapere a chi doveva essere grata.

Harry le fece un sorriso privo di umorismo. "Non credo che tu voglia saperlo, Andy."

Andromeda scosse la testa. "Harry, ti prego. So che chiunque conosca Cissa probabilmente è un Oscuro..."

"E' un vampiro." la interruppe Harry, guardandola con una strana intensità.

"Ci sono un sacco di vampiri, là fuori, Harry."

Accanto al ragazzo, Luna sorrise scientemente. No, in realtà non c'erano più tanti vampiri in giro, non con Harry che dava loro la caccia fino all'estinzione, quando era annoiato.

"Quanti vampiri ci sono che vanno sotto il nome di Xerosis, però?" Rispose Harry, un sorriso senza divertimento gli illuminò lo sguardo.


Gli occhi di Andromeda si spalancarono. "Conosci quel mostro?" sospirò.

Harry inclinò la testa da un lato. "Mostro?" chiese con una voce infantile. "Cos'è un mostro, se non il volto di un uomo?"

"L'homme n'est ni ange ni bête; et le malheur veut que qui veut faire l'ange fait la bête" disse Luna citato. "Blaise Pascal".

Andromeda si accigliò. "Aspetta, cosa?"

"E ' una citazione da un babbano, Blaise Pascal, " disse Harry "L'uomo non è né angelo né bestia, è la sfortuna è che ci fa agire da angelo o da bestia." Poi si rivolse a Luna. "Non sapevo che conoscessi il francese."

Luna sorrise misteriosamente. "So molte cose."

Harry sorrise e la baciò sulla guancia. "Sei proprio la mia preferita, Luna."

Andromeda si schiarì la gola. "Stai cercando di giustificare le azioni Xerosis?"

"E ' un assassino e si gode quello che fa, " rispose Harry aggrottando la fronte verso la cugina. "Io non lo sto scusando, e nemmeno Luna. Stiamo solo cercando di dire che lui ha le sue ragioni e, anche se tu le trovi sbagliate, per lui hanno senso. Dove vedi un mostro malvagio, altre persone pensano di vedere un leader con una visione, e la forza per fare ciò che deve essere fatto."

"Andy!" Sirius chiamò, da qualche parte al piano di sotto.

Andromeda non si mosse, continuava a guardare Harry e Luna, con gli occhi socchiusi, mentre la osservavano tranquillamente di rimando. "E tu cosa ne pensi?" chiese.

"Ehi, Andy!" chiamò di nuovo Sirius, mentre i suoi passi risuonavano sulle scale.

Harry sorrise. "Io sono curioso."

La testa di Sirius si affacciò alla porta. "Ci sei!  Albus ha inviato un altro gufo. Di cosa state discutendo, voi due, comunque?" chiese, tendendole la pergamena.

"Cos'è?" domandò Harry, gli occhi spalancati per lo shock. "Siri, hai aperto la posta altrui? L'apocalisse è arrivata? I mondani di tutto il mondo stanno sparando le loro bombe atomiche, tutte in una volta?"

"... alcuni giorni, io davvero non capisco le tue battute." decise Sirius mentre Andromeda prendeva la lettera.

"È meglio così, " disse Harry allegramente. "Andiamo, Andy, che cosa c'è nella lettera?"

Andromeda diede uno sguardo dalla pergamena, gli occhi cupamente divertiti. "In questa lettera? Oh, solo le solite divagazioni di Albus."

"Questo non è giusto!" si lamentò Harry mentre la donna cacciava Sirius fuori dalla porta. "Andiamo, Andy! Non puoi semplicemente lasciarmi con la curiosità!"

La porta si chiuse dietro i due adulti e Harry sospirò per la sconfitta. Luna sorrise un po' e si allungò per prendere il Cavillo dal pavimento. "Mi chiedo chi sarà il nostro nuovo professore di Difesa."

Harry sbatté le palpebre una volta, poi due, e alla fine si mise a ridere. "Meglio un'Andy sospettosa che un rospo, " decise, rilassandosi con la schiena contro il muro. "Bene, andiamo allora, Luna. Abbiamo tre foto per finire. Uno di noi sta per perdere."

"Stavi davvero tenendo il punteggio?" chiese Luna, aprendo la rivista alla pagina corretta.

"Naaa, ma chi vede l'ultimo vince di default."

"D'accordo."

-0-


"Hai detto che Hogwarts sarebbe stata presa di mira?" chiese Riddle una sera, da sopra un bicchiere di vino. Harry sarebbe tornato a Hogwarts il giorno successivo e avevano appena terminato un altro raid. I due leader avevano deciso di disputare una tranquilla partita a scacchi, che si era trasformata in una sorta di torneo, Riddle stava vincendo più spesso di Harry.

Harry aggrottò la fronte. "Sì, ma ci sono voluti un paio di anni, " Spostò un alfiere per prendere una delle pedine di Riddle, poi alzò gli occhi. "Perché?"

"Non voglio che la possano colpire di nuovo." ammise Riddle.

Harry si strofinò il mento, appoggiandosi allo schienale della sedia. "Sono tecnologicamente molto meno avanzati, oggi, di quanto lo fossero quando la guerra è iniziata la prima volta; ma la necessità crea ciò che la curiosità non fa. Possono migliorare molto più veloce questa volta, solo per distruggerci."

"Non è una preoccupazione infondata. I loro attacchi casuali si stanno intensificando" fece notare Riddle.

Dopo la prima esplosione, che aveva distrutto la casa di Andromeda, altre tre esplosioni a base di gas avevano colpito case magiche a Londra. Un obiettivo aveva incluso una grande famiglia di mondani con un figlio magico, una bambina di sei anni. Harry aveva cercato di fermarli, ma aveva ottenuto solo che i mondani rimandassero l'esplosione a più tardi, visto che la bomba era già stata impostata. Avevano combattuto accanto alla bomba, il mondano con una pistola e Harry con la magia. La loro lotta aveva incendiato i gas presenti nella costruzione, causando l'esplosione tre ore prima di quanto il mondano aveva previsto. Il mondano era rimasto ucciso e Harry gravemente ferito; la casa, con la famiglia mondana e una bambina magica, era crollata, uccidendo tutte le persone all'interno.

Harry ripercorse il ricordo del suo fallimento nella mente. "Nel mio tempo avevamo parlato, brevemente, della possibilità di creare difese magiche a protezione dei luoghi importanti, ma erano rimasti così pochi di noi, a quel punto, che in realtà non era importante. E' stato dopo che avevano distrutto Hogwarts, comunque."

Riddle annuì. "Pensi che potremmo creare una difesa del genere?"

"Non vedo perché no, " decise Harry, la partita a scacchi dimenticata, alla luce della sua nuova distrazione. "Le barriere anti-babbani su Hogwarts sono buone, ma non reggono sotto i computer babbani e le immagini satellitari. Qualcosa nella distanza dal satellite rende inutile l'incantesimo. Se potessimo estenderlo..."

"E mettere una difesa di qualche tipo che respinga le loro bombe?"

"Respingerle vorrebbe semplicemente dire che esploderebbero altrove, e sarebbe ancora più pericoloso. Preferirei che non fossero mai lanciate." rispose Harry, scuotendo la testa.

"Gli scudi sono stati creati specificatamente per respingere i babbani, " disse Riddle agitando il suo bicchiere di vino. "Possiamo creare uno scudo specifico contro l'intelligenza artificiale?"

"Sai, non ne sono sicuro. E anche se funzionasse, bloccando i computer che mettono in atto il puntamento, loro potrebbero comunque lanciare le bombe manualmente, se avessero una vaga idea del bersaglio... Sonya - Una dei miei partner di allora - suggerì di lavorare su un incantesimo confundus a lungo raggio, ma non eravamo sicuri che potesse funzionare."

"Aumentare il raggio potrebbe essere un problema, soprattutto se si desidera continuare a utilizzare l'area che si sta proteggendo, " mormorò Riddle. "L'incantesimo potrebbe confondere anche chi si trova nell'area, oltre a chi si trova a distanza. C'è un modo per ingannare i loro satelliti ed evitare di essere tracciati?"

"Potrebbe non essere necessario ingannarli, basterebbe fare in modo che non ci possano vedere, " disse Harry, mentre i suoi occhi s'illuminavano. "Potremmo fare in modo che l'immagine appaia sempre come quella che vedrebbero se fossero lì di persona. Forse potremmo ritoccare gli incantesimi per dare alle rovine un aspetto ancora più inabitabile?"

"Farlo sembrare un posto condannato?" suggerì Riddle. "Come se dovesse cadere a pezzi da un momento all'altro. Questo dovrebbe tenerli lontani."

"C'è già un lago, accanto alla scuola, potremmo cambiarne la forma?"

"Magari facendo in modo che circondi quella che appare come una rovina?"

"E forse potremmo includere Hogsmeade negli incantesimi di protezione. In questo momento la città magica si trova proprio accanto alle rovine e la gente non può fare a meno di notarlo. E' sospetto."

"In effetti, sì. Potremmo estendere gli incantesimi, anche se... "

"Forse non estenderli, non potremmo semplicemente aggiungerne altri? Potremmo creare un nuovo gruppo di barriere sulla città e collegarle con le protezioni di Hogwarts?"

"Io... non lo so, sinceramente, " ammise Riddle, spostando la scacchiera di lato e appellando qualche pergamena e una penna d'oca. Fece un rapido schizzo di Hogwarts e Hogsmeade, poi aggiunse una debole linea di barriere intorno alla scuola. Considerò l'immagine per un momento, poi iniziò ad aggiungere linee di protezione per la città. "Coprendo una zona così vasta... "

"Avremo bisogno di una squadra, " concordò Harry richiamando la sua penna e, distrattamente, segnando alcuni punti lungo le linee di protezione, dove avevano bisogno di disporre le persone per lanciare gli incantesimi di difesa. "Urgh. Come hanno fatto i fondatori a coprire l'intera Hogwarts, dal momento che erano solo in quattro? Proteggere l'intera Hogsmeade e le case periferiche richiederà un team di dieci persone."

"Per caso hai una gira tempo della Morte che ci permetta di tornare alla creazione di Hogwarts?" mormorò Riddle.

"Ah, ah." Harry cancellò via la metà delle persone. "Suppongo che potremmo farcela in cinque, se fossero tutti abbastanza forti."

"Tu, io, " disse Riddle "Silente suppongo..."

"Se riuscissimo a convincerlo a ragionare."

"Sì, beh, quello potrebbe essere un lavoraccio. Chi altri? Severus potrebbe farcela... "

"Dipende da quanta energia magica ha a disposizione, comunque Xerosis e Harry potrebbero farcela." rilevò Harry.

"Usando due volte la stessa persona?" mormorò Riddle, gli occhi distanti, mentre fissava un punto oltre la pergamena sul tavolo. "Sarebbe come raddoppiare la potenza, sì. Potremmo utilizzare la gira tempo e farlo."

"Potremmo arrivare a otto persone, contando anche due Silente e due Piton?" Harry si strofinò il mento. Fece calcoli distratti, cancellando i punti segnati in precedenza per risistemare nuove postazioni per otto persone. "Questo potrebbe... "

Riddle si sporse in avanti con la sua penna e rimosse uno dei punti, riportandoli a sette. "E' un numero magico."

"Aspetta!" Harry cancellò rapidamente tutti i punti, cambiandone la configurazione: ne rimasero solo quattro sulle linee di difesa e tre furono spostati al centro, intorno ad una pietra che aveva appena abbozzato. "Sette persone, con quattro che creano gli scudi e tre che li legano a una pietra di volta, al centro. I tre in centro non dovrebbero nemmeno essere davvero magicamente potenti, basterebbe che avessero una forte volontà."

Riddle annuì e rapidamente scrisse i propri nomi su uno dei punti esterni, sia come Voldemort sia come Riddle e segnò Harry al punto opposto di Xerosis. "Dovremo trovare persone che non nutrono dubbi su Harry Potter." commentò.

"Possiamo usare Lucius e Barty, sanno resistere a una maledizione Imperius? Beh... "

"Barty può essere addestrato, " commentò Riddle, aggiungendo i loro nomi al cerchio interno. "E la terza persona?"

Harry rifletté per un momento, poi aggiunse il nome di Luna. Allo sguardo incredulo del Signore Oscuro rispose "Fidati di me."

"Uhm." Riddle lasciò il nome dov'era e fece un elenco a lato. "Difese per fare in modo che il villaggio sembri inabitabile per i babbani. Scudi repellenti anti Babbani. Qualcosa per impedire ai satelliti di vederlo."

"Se siamo in grado di trovare un modo per confondere i satelliti così che visualizzino la zona come se fossero vicini, allora potremmo legare l'incantesimo all'esterno degli scudi?" Suggerì Harry.

"In pratica incantesimi su due lati, tenuti insieme da una pietra di volta?" mormorò Riddle, abbozzando alcune rapide rune su un lato. "Forse. Dovremmo mettere prima gli scudi e poi legarli all'incantesimo a lungo raggio."

"Non dovrebbe essere troppo difficile."

"No, " si disse d'accordo Riddle riguardando le sue rune, poi si rivolse a Harry. "Dovrà essere basato sulle rune, però."

Harry fece una smorfia. "Potrebbero essere difficili da applicare ai satelliti, così in alto."

"Potremmo dirottare un razzo e usarlo per..."

"Tom, sei completamente pazzo."

Riddle ridacchiò e si sedette contro lo schienale della sedia. "Non lo so, Potter. La conoscenza dei viaggi spaziali è al di là della mia portata... "

Harry sospirò e annuì. "Lo so. Posso parlarne con i miei amici e vedere se possono pensare a qualcosa. Se non altro, Luna conoscerà qualche creatura magica che vive sulla luna."

"Potter, i tuoi amici... "

Harry sorrise. "Tu sei uno di loro."

"Io non ho amici."

"Servitori o amici. Parole diverse, stesso senso."

"Tu sei folle in modi che non comprendo pienamente." decise Riddle.

Harry rise e disegnò un satellite sopra l'immagine di Hogwarts e Hogsmeade. "Saremo in grado di collegare tutti gli altri che stanno lassù, una volta che avremo impostato le barriere intorno a Hogsmeade e apportato alcune modifiche alle difese di Hogwarts. In realtà, questa è l'ultima cosa di cui mi preoccuperei. Voglio dire, Luna ed io siamo studenti, e Lucius è parte del consiglio scolastico, ma potremmo avere qualche difficoltà a far entrare Barty. E in più è Barty."

"Dovremmo anche capire dove si trova la pietra di volta." concordò Riddle.

"Oh, no, io so dov'è, " rispose Harry con un sorriso. "L'abbiamo trovata quando abbiamo ripulito le macerie. In realtà è la pietra, al centro dell'arco, sopra le porte principali."

Riddle sbatté le palpebre, poi sbuffò. "Geniale. Nascondere la pietra, che tiene attive le protezioni, in bella vista."

"E' stata probabilmente un'idea di Salazar, " disse Harry, gli occhi che ritornavano alle rune scritte sulla pergamena, sfiorandole appena con la punta della sua penna. "Ne sai più di me, sulle rune."

"Le hai mai studiate?"

Harry sbuffò. "Diavolo, no. A scuola ero un pigro idiota. Ne ho imparate alcune come Auror e qualcosa in più quando è iniziata la guerra. Ho appreso una certa conoscenza runica dalle anime dei magici che ho inghiottito, ma questa conoscenza ha delle lacune e inoltre è diversa da quello che avevo imparato a lezione. Ho fatto un po' di studi per conto mio, certo, ma è una cosa che mi ha sempre interessato relativamente."

"Così, con tutto il tuo apparente genio, ci sono ancora cose che non hai imparato." commentò Riddle, con un sorriso compiaciuto ad arricciargli le labbra.

"Non ho mai preteso di essere onnisciente."

"Hai agito come se lo fossi."

"Ho fatto un po' di scena perché altrimenti tu non mi avresti mai ascoltato, "dichiarò Harry. "E per mettere le cose in chiaro, io sono un prodigio nella magia difensiva. Ho imparato a evocare un patronus a tredici anni, alla presenza di un Dissennatore."

Riddle sbatté le palpebre un paio di volte, poi scosse la testa. "Okay, sei un prodigio nella magia difensiva. Tutto il resto, però, dipende da quello che hai imparato durante la tua vita piuttosto lunga, una vita stressante."

"Questo è vero, " accettò Harry. "Alcune delle mie conoscenze sono rubate, vero, come la maggior parte di quelle che riguardano le lingue, o molte nozioni sui mondani, ma la mia conoscenza magica è stata acquisita attraverso il duro lavoro."

Il Signore Oscuro si sporse in avanti. "Rune".

"Devi capire quali di queste possono essere aggiunte alla pietra." disse Harry, scrollando le spalle.

"Avrò bisogno di fare degli incantesimi, e tu?" chiese Riddle, incerto su quanta esperienza nella creazione di barriere magiche avesse l'altro.

"Mmm... no, ma posso aiutare."

"Vuoi continuare su questo, stasera." comprese Riddle.

"Sì." sospirò Harry e si passò una mano tra i capelli. "Se finiamo questo stasera, dopo potremo cercare di capire come muoverci nelle prossime settimane. Mi piacerebbe concludere questa faccenda, prima che le cose peggiorino."

"D'accordo."

Un altro pezzo di pergamena fu appellato e si chinarono sul tavolo insieme, aggiungendo e discutendo come cambiare i loro incantesimi.

 

-0-


Harry si svegliò la mattina del primo settembre al suono di un uccello che sbatteva con urgenza sulla finestra. Borbottò tra se ma rotolò giù dal letto, e inciampò sul lettino di Luna, prima di aprire la finestra. L'uccello che volò all'interno era uno di quelli di Sirius e Harry aggrottò la fronte, quando prese il messaggio.

"Problemi?" chiese piano Luna.

Harry riconobbe la sua scrittura e quasi strappò la pergamena, nella sua fretta di aprirla, senza rispondere a Luna.

'H,
'All'olmo, tra dieci minuti.
'X'

"Potrei essere più inutile?" borbottò lanciando la lettera nel cestino, incendiandola con un incantesimo, prima di andare verso il suo guardaroba per prendere alcuni abiti.

"Harry" gli ricordò Luna.

Harry sospirò e tirò fuori uno dei suoi pochi vesti neri, che non fossero per la scuola, prima di muoversi verso il baule. "Mi dispiace, Luna. Non so cosa sta succedendo. Ti farò sapere non appena torno. Non so quando sarà." Afferrò il suo mantello, la gira tempo e la scopa.


"Non va bene." sussurrò Luna, gli occhi azzurri che scintillavano paurosamente alla luce della luna.

"Quando io stesso vengo a svegliarmi, dopo meno di tre ore di sonno, non lo è mai." concordò Harry, cupo, prima di scivolare fuori dalla sua finestra e volare verso la foresta che circondava la casa. L'olmo era appena fuori dagli incantesimi difensivi, così Harry si sorprese di trovare Xerosis in piedi con Voldemort e un paio di Mangiamorte. Atterrò vicino a Xerosis, chiedendo: "Che cosa sta succedendo?"

"... questo è davvero inquietante." decise Barty, guardando nervosamente tra i suoi due giovani Oscuri Signori, mentre alcuni degli altri Mangiamorte si spostarono incerti, nel vedere comparire quello che credevano un nemico.

"Xerosis, arriva al punto." ordinò Voldemort.

Xerosis alzò il viso e guardò Harry con occhi acuti. "Ci sarà un'esplosione a King Cross, oggi alle dieci."

"Come potete saperlo se entrambi siete..."

"Barty, zitto!" dissero Harry e Xerosis in coro.

"Mi dispiace, Mio Signore." borbottò Barty. Intorno a lui, alcuni dei Mangiamorte si spostarono di nuovo, calmandosi sotto gli arrabbiati occhi rossi di Voldemort.

"C'è un vecchio sistema in vigore da prima che King Cross esistesse, ma non è stato utilizzato dalla metà del XIX secolo, " disse Lucius, la preoccupazione evidente nella sua voce. "Mio Signore, sei certo..."

"L'ho sentito da una fonte attendibile e sono andato a controllare io stesso, poche ore fa." riferì Xerosis seccamente. Mentre Voldemort aprì la bocca per aggiungere "Sì, potremmo cercare di fermarli ma se fossimo in grado di trovare un modo per tenere al sicuro gli studenti di Hogwarts, senza preoccuparci del bombardamento, lo preferirei." L'apparente vampiro sorrise crudelmente. "C'è qualcosa di poetico in un'esplosione, organizzata dai mondani, che potrebbe uccidere centinaia di quegli scarafaggi per noi."

Voldemort annuì e si rivolse a Lucius. "Quanti problemi sorgerebbero nel rimettere in uso questo vecchio sistema?"

Lucius fece una smorfia. "Non lo so, sinceramente, mio Signore. E non so quanto il Ministero sarà disposto ad ascoltare la voce della ragione."

"Lucius, puoi fare pressione su di loro, Harry può rimarcare le tue posizioni." dichiarò Xerosis.

"Sarà sufficiente?" mormorò uno dei Mangiamorte, riportando su Harry il suo sguardo diffidente.

"Era necessario portarti questi sudici idioti?" chiese Harry al suo futuro io, seccamente.

Xerosi sorrise. "No."

"Odio i vampiri." decise Harry, strofinandosi il viso stanco mentre Xerosis ridacchiò. Dopo un momento l'adolescente guardò il Mangiamorte che aveva parlato, gli occhi verdi illuminati di un avvertimento, mentre l'uomo rabbrividì. "Metti in discussione il Tuo Signore, feccia?"

L'uomo barcollò indietro e scosse la testa.

Xerosi sbuffò e posò una mano gentile sul suo io un po' più giovane. "Lucius, Baley, Stuart, andate tutti al Ministero e fate pressione su di loro, per ottenere di rimettere in funzione quel vecchio sistema. Trascina Caramell giù dal letto, se è necessario, Lucius."

"Sì, mio Signore." mormorarono gli uomini, prima di smaterializzarsi.

"Grayson, Thompson, andate agli uffici del Profeta e garantitevi che la notizia vada sulla prima pagina." ordinò Voldemort agli altri due Mangiamorte. Quando gli uomini se ne furono andati, il Signore Oscuro si rivolse ai suoi due soci, accigliato, "C'è un motivo se hai insistito affinché Barty venisse qua?"

"Divertimento momentaneo?" Suggerì Harry, con un sorriso sfacciato.

"Potter..." sibilò Voldemort, mentre Barty emetteva un sospiro rassegnato.

Xerosi sorrise, poi fece schioccare le dita verso Harry. "Marzo 2054."

Harry alzò un sopracciglio, poi ripensò di nuovo alla data indicata. "Ehm, sì. Mi ricordo. La casa blu, giusto?" rispose ricordando l'attacco che aveva portato contro un gruppo mondano, che aveva base appena fuori Londra.

Xerosi annuì. "Due ore."

"Capito. Quanto tempo prima...?" Harry agitò la mano salutando Voldemort e Barty, prima di tirare fuori la giratempo.

"Quattro e mezzo."

Harry fece una smorfia e offrì a Voldemort uno sguardo di scusa. "Mi dispiace?" Aveva lasciato Malfoy Manor verso le due e l'uomo dagli occhi rossi era ancora indaffarato, quando lo aveva lasciato.

Voldemort scoprì i denti in risposta. "Non ancora, non sei ancora dispiaciuto."

Xerosis si massaggiò distrattamente la spalla. "Dammi una pausa, " si lamentò. "Non ho dormito molto più di te."

Harry scivolò di lato e afferrò Barty, mentre Voldemort e Xerosis gli dissero "Andiamo, Barty, ti allontanerai prima che ci siamo danni collaterali."

Barty fu trascinato nelle ombre della sua stanza, a Malfoy Manor. Mentre Harry stava controllando di avere tutto in necessario, il Mangiamorte chiese: "Perché mi hai portato con te? Che cosa vuoi, ora?"

"Forse ti ho portato perché tu mi mantenga vigile, " decise Harry "Be', e ovviamente perché mi diverti. Mi dispiace, Barty, ma tu me lo rendi davvero facile."

"Sono rassegnato, mio Signore." rispose l'uomo, seccamente.

Harry gli sorrise. "Probabilmente in questo modo è più semplice."

Barty sbuffò, guadagnandosi una risatina da parte dell'adolescente. Dopo un momento, poco prima che Harry potesse scivolare nelle ombre, chiese "Mio Signore... Harry?"

Harry sbatté le palpebre, colto alla sprovvista dal fatto che il Mangiamorte avesse usato il suo nome, poiché era l'unico ad averlo mai fatto. "Sì?"

Barty sembrava incerto, ma chiese "2054?"

Harry sorrise cupo. "Ah. E' un codice che uso con me stesso."

"Io non..."

"Barty, " Harry lo avvertì, prima che l'uomo potesse continuare "Non devi preoccupartene."

Barty considerò il ragazzo con gli occhi di un adulto per un lungo momento, prima di annuire. "Sì, Mio Signore".

Harry gli offrì un pallido sorriso, prima di attraversare le ombre verso un parco che si trovava vicino alla casa che Xerosis gli aveva indicato. Avrebbe usato lì la giratempo.

 

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"Ci sarà un attentato a King Cross, " spiegò Harry a Luna in attesa, mentre scivolava attraverso la sua finestra. "Ho bisogno di svegliare Andy e Tonks."

"Gli Auror proveranno a disinnescare la bomba?" chiese Luna, mentre Harry scaricava i suoi effetti di nuovo nel baule.

"No, salvo che non siano idioti, " replicò Harry "In ogni caso intendo spiegare attentamente a Tonks quanto cretina sarebbe quest'idea."

"E se lo facessero sapere al governo mondano?" Chiese Luna, dopo che Harry ebbe lasciato la sua stanza e si fu diretto verso quella di Andromeda.

"Allora gli scarafaggi saranno avvertiti. Succede." Bussò alla porta della cugina e attese pazientemente mentre lei borbottava assonnata e si trascinava fuori dal letto. Quando la porta si aprì, le offrì un sorriso di scusa "Mi dispiace, Andy, ma è importante."

"Sei troppo sveglio per quest'ora, " mormorò Andromeda assonnata, prima di fare un passo indietro e invitare i due adolescenti a entrare. Harry e Luna presero posto uno sulla sedia della scrivania e l'altra sul pavimento accanto alla sedia, mentre Andromeda tornò a sedersi suo letto "Okay, cosa c'è di così urgente?" chiese con uno sbadiglio.

Harry inclinò la testa da un lato. "Alle 10:00 i mondani metteranno una montagna di esplosivi appena fuori da King Cross, e la faranno esplodere."

Andromeda si riscosse dalla sua stanchezza. "Che Cosa?" sussurrò, palizzata.

Harry alzò un sopracciglio. "Il Ministero è già stato informato, ma non siamo sicuri che riuscirà davvero a rimettere in uso il vecchio sistema di trasporto e che possa davvero avvertire tutti i genitori di mandare i loro figli a Hogwarts attraverso quello. Il Preside Silente potrebbe fare pressioni supplementari su di loro, per velocizzare le cose."

"Non possono essere annullate, queste bombe?" Domandò Andromeda, mentre si affrettava a tirare fuori alcuni abiti.

Harry scrollò le spalle. "Probabilmente sì, ma questo lo lascerei tentare ai mondani. Una strega o un mago potrebbero solo riuscire a far saltare tutto in anticipo. Comunque, che i mondani ci riescano o meno, stiamo ancora cercando di trovare un altro modo per spostare qualche centinaio di bambini in Scozia entro la fine della giornata."

Andromeda lo guardò un po' sospettoso. "Non t'importa che i babbani vengano a sapere dell'attentato?" chiese.

Harry sorrise, ma tenne la bocca chiusa.

"Sei stato un po' più chiaro del solito, sul tuo odio per i babbani." notò Andromeda.

"Che cosa vuoi mai dire, cara cugina Andy?" Rispose Harry, guardando con occhi innocenti verso la donna sospettosa.

Andromeda sbuffò. "Mio marito era un Mezzosangue." gli ricordò.

"Come mia madre, " disse Harry appoggiandosi il mento su una mano. "Come lo sono due dei miei amici. Non vedo alcun motivo per disprezzare qualcuno a causa dei propri genitori."

Andromeda sbuffò di nuovo. "Stai solo incolpando i babbani perché sono nati senza magia."

"Non l'ho mai detto, " dichiarò Harry, divertito. "Non mi piacciono perché siamo tutti esseri umani, ed è nella nostra natura avere una certa avversione per chi è diverso da noi. Li temo perché so che hanno il potere di distruggere il mondo, e li odio perché so che sono più che disposti a distruggere il mondo per sbarazzarsi delle persone magiche."

Andromeda aggrottò la fronte. "Ci sono babbani buoni, là fuori."

Harry scrollò le spalle. "Sì, ma anche i mondani buoni scelgono la violenza, quando hanno paura."

"Il tuo amico - Xerosis - e Voldemort sono le ragioni per queste ritorsioni da parte dei babbani." argomentò Andromeda.

Harry sorrise. "Il tempo è prezioso, Andy, possiamo continuare il nostro dibattito filosofico più tardi." Si alzò e si chinò per aiutare Luna ad alzarsi. "Vieni, amore. Se devo essere sveglio, Sirius soffrirà con me. Possiamo svegliare Tonks strada facendo."

Luna intrecciò il braccio con il suo e si avviarono insieme verso la camera di Tonks, dove svegliarono la goffa Metamorfomagus e la lasciarono a prepararsi, dopo averle spiegando che era stato segnalato un allarme bomba a King Cross.

Prima di entrare nella stanza di Sirius, Luna lasciò andare Harry che entrò, senza preoccuparsi di bussare. Lei lo seguì al fondo del letto dell'uomo, dove lui si fermò a osservare il suo padrino immerso nel sonno per un minuto, prima di convocare una brocca d'acqua e riscaldarla magicamente. Poi la mise in mano a Sirius, prima di sedersi su una sedia e guardarlo con un sorriso.

Cinque minuti dopo Sirius fu svegliato dalla risata di Harry. Assonnato, guardò verso Luna alla ricerca della sua sanità mentale, ma trovò la ragazza che ridacchiava tranquillamente e gli indicava la parte anteriore dei pantaloni. Abbassò lo sguardo, notò di essere bagnato, poi realizzò di avere in mano una brocca di acqua calda. Gli ci volle un momento, ma alla fine collegò i puntini e barcollò dal letto verso Harry, che schizzò fuori dalla stanza, gridando ad alta voce "Siri bagna il letto come un bambino!"

"Torna qui, piccolo disgraziato!" lo richiamò Sirius inciampando sull'adolescente e mezzo cadendo contro la parete a sua volta.

Luna, ancora ridacchiando in silenzio, afferrò la brocca e la riportò in cucina. C'era ancora un po' di popcorn in una tazza con il suo nome e aveva il posto in prima fila per uno spettacolo pazzesco.

 

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Harry aveva rapidamente capito perché avevano scelto di utilizzare il treno a vapore piuttosto che il vecchio sistema. "E la gente con i genitori babbani che non possono Materializzarsi o non hanno accesso a un camino?" chiese alla stanza in generale. Andromeda era appena tornata con le istruzioni, e commentò seccamente tutti gli altri avrebbero avuto le istruzioni necessarie, via gufo, entro le prossime due ore. Poiché avevano tre ore e mezzo, o giù di lì, prima che la bomba esplodesse, Harry non era preoccupato.

"Il Ministero, il San Mungo e i Tre Manici di Scopa stanno tutti aprendo i loro camini per il transito verso Hogwarts, " riferì Andromeda. "Finché le famiglie si atterranno al programma, tutto dovrebbe filare liscio."

"Ho questa immagine mentale di una famiglia mondana che si rifiuta di lasciare che il loro bambino frequenti Hogwarts perché dovranno buttarlo in un camino." commentò Harry seccamente.

"Possono prendere il Nottetempo, " rispose Sirius dietro ad uno sbadiglio. "Allora, Andy, quando dovrebbero partire Harry e Luna?"

"Harry partirà all'una e un quarto e Luna un'ora dopo."

"Non possiamo andare prima?" si lamentò Harry strofinandosi il viso. Voleva davvero farsi una lunga dormita. "Voglio dire, tecnicamente viviamo con un professore. Non possiamo avere una sorta di bonus?"

"Stai vivendo con un professore?" spappagallò Sirius, guardando il suo figlioccio con un'espressione confusa.

Harry e Luna indicarono Andromeda, che sembrava piuttosto divertita. "Come hai fatto a capirlo?" chiese la nuova professoressa di Difesa.

"Me l'ha detto Luna, " Riferì Harry. "Andiamo, Andy. Possiamo andare prima? Io e Luna ci comporteremo bene. Resteremo nel nostro dormitorio e tu non ti accorgerai nemmeno che siamo lì."

"Non lo so, ragazzo... " rispose Andromeda scuotendo la testa lentamente.

Harry si voltò con un ghigno malvagio verso il suo padrino.

"Oh, per l'amor di Merlino, Andy! Prenditi su questo piccolo demone, prima che mi spinga completamente giù dalla montagna!" si lamentò Sirius.

"Che montagna?" chiese Andromeda guardando suo cugino con uno sguardo incredulo.

"La montagna della mia sanità mentale!"

Andromeda si strofinò stancamente la fronte mentre il ghigno di Harry si spalancava mentre commentava "Io non credo che tu sia mai stato su quella montagna, tanto per cominciare, Siri."

"Come un altro che conosco, moccioso!" replicò Sirius.

"Hey, voglio che voi sappiate che io sono un residente orgoglioso della Valle dei Completamente Pazzi!".

"...  perché suona così bene, se paragonato alla Montagna della Sanità Mentale?" chiese Sirius.

"Perché è un posto migliore! Non solo non ci sono regole, ma abbiamo anche le Orge della Valle ogni Venerdì!" dichiarò Harry guardando un calendario vicino. "Ehi, e sai una cosa? Oggi è Venerdì!"

"Sei troppo giovane per un'orgia!" dichiarò Sirius.

"Non ci sono regole, " gli ricordò Harry, prima di dedicarsi a Luna. "Lo so che non sono il tuo tipo, amore, ma ti piacerebbe unirti a me, nella mia stanza, per un'orgia?"

"Hmmm... " rispose Luna considerando pensierosa la proposta del suo amico.

"Siete! Troppo! Giovani!" provò di nuovo Sirius.

Andromeda gemette tra se. "Merlino non voglia, " si lamentò. "Harry, Luna, preparate i vostri bauli. Vi porterò con me adesso, anche solo per preservare la mia, di sanità mentale."

"E alla mia, di sanità mentale, non pensi?" si lamentò Sirius, mentre i due ragazzi si scambiavano sorrisi e si affrettavano nella stanza.

"Di quale sanità mentale stai parlando?"

Harry diede a Luna un veloce abbraccio in cima alle scale, prima di precederla nella sua stanza. "Allora, qual è il tuo tipo, Luna?" le chiese gettando un paio di cose dell'ultimo minuto nel suo baule.

"Qualcuno un po' più vicino alla mia età." rispose Luna con un sorriso assente.

Harry ridacchiò. "Mi dispiace."

"Non ti dispiacere, " lo rimproverò Luna. "Saresti un ben misero Signore, se avessi solo quindici anni."

"Uhm. Punto per te, " Harry chiuse il suo baule e batté la parte superiore per farlo ridurre di dimensione, poi se lo gettò in una tasca. "Ma in realtà, chi è il tuo tipo? So che nel mio tempo avevi sposato Rolf Scamander..."

"Ho incontrato Rolf, un paio di volte, " Lo interruppe Luna distrattamente mentre riduceva il proprio baule. "E' un ragazzo abbastanza carino, ma non è disposto ad accettare che il Ricciocorno Schiattoso possa esistere."

Harry scosse la testa con affetto e diresse la ragazza verso il soggiorno. "Luna, amore, questo è quello che pensa la maggior parte della gente."

"Allora sono tutti abbastanza stupidi, no?"

"Senza dubbio."

"Siete pronti, voi due?" chiese Andromeda quando entrarono in soggiorno.

"Sì" disse Luna.

Harry sbatté le palpebre al suo padrino, che gli diede uno sguardo implorante da dietro il bavaglio. "Uhm, Andy, perché il mio padrino è legato come un agnello che deve andare al macello?"

Sirius piagnucolò.

"Sto pensando di regalarlo a Severus come offerta di pace." rispose Andromeda seccamente.

Sirius gemette di nuovo.

"Se hai intenzione di farlo, forse dovresti togliergli i vestiti, prima, " commentò Harry con gli occhi scintillanti di malizia, mentre tutti a turno si voltarono verso Sirius per vederlo sbiancare. "Dopo tutto, sappiamo entrambi quale prima impressione può dare Siri di se stesso, quando si tratta di possibili compagni."

Gli occhi di Sirius rotearono all'indietro e lui si rovesciò giù dalla sedia.

Andromeda guardò il cugino caduto, poi osservò Harry. "Sei stato brillantemente malvagio."

"Era quello che volevo." rispose Harry sorridendo.

Andromeda emise uno sbuffo divertito. "Sì, lo vedo. Beh, andate avanti. Arriverete nel camino dell'ufficio del preside." Salutò i due mentre lanciava la polvere volante nel camino.

"Gentile fanciulla, " disse Harry, inchinandosi davanti a Luna "prima le signore."

Luna gli sorrise distrattamente. "Mille grazie, mio Signore." disse prima di attraversare il camino.

Harry considerò la forma prona del suo padrino per un momento, mentre Andromeda lo guardava con uno sguardo divertito. "Harry, se hai intenzione di maledirlo, fallo ora."

Harry le offrì uno sguardo a occhi spalancati. "Ma io sono ancora minorenne, Andy!"

"Ho perso il conto del numero di volte che ti ho visto eseguire magie, durante l'estate, ragazzo, " lo informò Andromeda seccamente. "Non so come hai fatto a ingannare la Traccia, ma poiché hai passato metà estate nella biblioteca di famiglia dei Black, posso provare a indovinare."

Harry sorrise senza commentare e tirò fuori la sua preferita, tra le bacchette rubate, dalla tasca. In realtà non aveva mai tolto la Traccia dalla sua bacchetta di agrifoglio, quindi se Andromeda lo aveva visto usare la magia, allora era questa bacchetta che aveva visto. "Unbekleidet Bekleidet" mormorò, gettando l'incantesimo sul suo padrino.

Quando non successe niente Andromeda lo guardò con curiosità. "Sì?"

"E' un incantesimo tedesco, che significa ‘nudo vestito'. Non importa quello che Siri si metterà addosso, penserà comunque di essere nudo, anche se gli altri, ovviamente, vedranno i vestiti che si è messo. E finirà fra una settimana." Harry sorrise "Sono curioso di sapere se smetterà completamente di indossare gli abiti, dopo pochi giorni."

"Mia povera figlia, che dovrà rimanere in questa casa..." mormorò Andromeda facendo un passo avanti e girando Harry verso il camino. "Vai a torturare gli altri professori, adesso."

"Tu non vieni?" Chiese Harry, sorpreso.

"Fra un po'. Devo prima avvertire Dora del tuo scherzo."

Harry ridacchiò e gettò la polvere nelle fiamme, prima di attraversarle in direzione dell'ufficio di Silente. "Mi dispiace per l'attesa, amore." disse a Luna che si stava godendo una tazza di tè e biscotti con Silente.

Luna gli offrì il suo sorriso assente. "Il Preside mi stava chiedendo notizie del Cannolo Balbuziente, " spiegò. "Perché non ti unisci a noi, Harry?"

Harry guardò verso Fanny, che lo stava folgorando con gli occhi mentre gonfiava le piume, minacciosamente. Ne fu rassicurato. "No, penso che andrò a schiacciare un pisolino fino all'ora di pranzo. Godetevi la vostra chiacchierata." Si chinò e baciò Luna sulla guancia, guadagnandosi un sorriso compiaciuto, poi fece un cenno a Silente. "Preside".

"Sogni d'oro, ragazzo mio." rispose Silente con un sorriso.

Harry aveva quasi raggiunto la porta, quando Fanny emise un suono acuto e l'adolescente Signore Oscuro si mise le mani sulle orecchie. "Che cazzo...?" chiese dando alla fenice uno sguardo arrabbiato. Non si era aspettato di piacerle, in questa vita, non con tutto il sangue che aveva sulle mani, ma non si era aspettato che l'uccello lo attaccasse con quel suono.

"Fanny?" Chiese Silente, mezzo alzato dalla sua sedia, guardando la fenice sia con sorpresa sia con preoccupazione.

Harry strinse gli occhi mentre l'uccello emetteva un altro penetrante verso. In preda alla furia non ci volle molto a Harry per rivolgere il suo potere sulla fenice, congelando l'uccello di fuoco con un avvertimento che era l'esatto opposto dell'elemento naturale dell'uccello.

Fanny emise un suono che sarebbe potuto essere descritto solo come un lamento, poi voltò le spalle a Harry e curvò la testa.

Harry riportò il suo potere sotto controllo e corse fuori dall'ufficio, desiderando di poter controllare meglio la sua rabbia, in quel momento. "Fottuti ormoni. Fottuto uccello di fuoco."

Aveva bisogno di sonno. Avrebbe pensato a cosa fare con Fanny una volta che fosse riuscito a pensare chiaramente.


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Capitolo 13
*** Capitolo 7 Parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

Link al capitolo originale: qui!



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Nato dal Conflitto
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"Sei sveglio?" gli chiese Terry attraverso le tende.

Harry gemette debolmente ma raggiunse e scostò le tende del suo letto, coprendosi gli occhi per difendersi dalla luce del sole del pomeriggio. "Buon pomeriggio, Terry." mormorò, sbirciando il suo amico tra due dita.

"Almeno sai che ora è!" replicò Lillian dalla porta.

Harry aggrottò la fronte; i Serpeverde non dovevano arrivare prima dell'una. "Che ore sono?"

"Sono quasi le tre. Lunatica ci ha fatto aspettare." riferì Lillian.

"Oh, per l'amor... Moon, esci dal nostro dormitorio!" si lamentò Anthony Goldstein.

Harry scese dal letto, afferrò gli occhiali e li inforcò mentre si alzava. "Anthony, tu stai bene!" si rese conto. Si sentiva un po' in colpa per non essersi preoccupato più di tanto per il suo compagno di stanza, considerando che lo conosceva e che la sua casa era stata vicina al luogo della prima esplosione.

Anthony diede a Harry uno sguardo stanco. "Sì. Ero fuori di casa quando è avvenuta l'esplosione."

"Aspetta, vivevi vicino a uno dei posti esplosi?" Chiese Lillian mentre la sua espressione altezzosa si dissolveva.

"La sua casa è molto vicina al luogo della prima esplosione." Disse Harry. "E tua madre? Lei era con te, o...?"

"È morta." riferì Anthony in tono monotono. "Sono sotto la custodia del Ministero, aspettano che mio padre mi venga a prendere."

Harry strinse i denti, aveva abbastanza familiarità con il sistema di custodia del Ministero da sapere che non era una buona cosa, per un ragazzo che aveva appena perso il suo unico vero genitore; dopo che i suoi figli avevano lasciato casa, lui e Ginny avevano occasionalmente ospitato un orfano o due, mentre il Ministero cercava di trovare una famiglia per loro, e l'intero processo era in pratica un inferno pieno di assurdità burocratiche. Avevano sempre fatto del loro meglio per fornire tutto il necessario agli orfani che ospitavano, ma la maggior parte di loro aveva appena perso tutto e avevano la tendenza a isolarsi. Non aiutava che alcune famiglie ospitanti trattassero male i ragazzi a causa del loro dolore emotivo, o che lo facessero i loro genitori. E poiché tutti quelli che ospitavano gli orfani erano volontari, il Ministero non li controllava più di tanto: si accertavano solo che avessero la stabilità finanziaria necessaria a prendersi cura di un bambino.

"Com'è la tua famiglia affidataria?" chiese Harry.

Il volto di Anthony si oscurò. "Sono a posto."

Harry e Terry si scambiarono sguardi d'intesa. Harry avrebbe dovuto scrivere a Sirius, e vedere se il suo padrino era disposto a ospitare Anthony, fino a che non fossero riusciti a trovare una nuova casa per lui.

Lillian sospirò. "Harry, Lunatica ha detto che volevi parlare a tutti noi, giusto?"

"L'ho fatto?" Harry sbatté le palpebre e si grattò la testa. "Oh, giusto. Dove sono tutti gli altri?"

"I tuoi mezzosangue e il leone codardo non sono voluti salire, nel caso fossero stati scoperti nei dormitori di Corvonero."

Terry roteò gli occhi, in direzione di Lillian, anche per gli assenti. "Sono andati ad aspettarci in biblioteca. Li e Luna sono al piano di sotto. A differenza di una purosangue che conosco." E lanciò un'occhiataccia a Lillian.

Lillian gli rispose con un ghigno.

"Siete davvero ridicoli, voi due, " disse Harry appellando una serie di abiti da scuola dal suo baule "Lil, andresti al piano di sotto, in modo che possa cambiarmi?".

"Ooh." Lillian agitò le sopracciglia, poi scivolò fuori dalla stanza.

Harry alzò gli occhi al cielo e si cambiò mentre Terry ridacchiava, poi i due scesero al piano di sotto per incontrare le ragazze. Luna subito si mise alla sua destra mentre Terry e Li si riunirono insieme per continuare una discussione, apparentemente interrotta, sulla visita estiva di Li in Cina.

Lillian si mise a camminare alla sinistra di Harry, chiedendo: "Hai intenzione di dirglielo?"

Harry la guardò e alzò le spalle. "Forse. Sono un po' preoccupato del fatto che molti di voi già lo sappiano, comunque."

"Non lo dirò a nessuno!" si lamentò Lillian. "E dubito che la mezzosangue o Paciock lo farebbero."

"Non è una questione d'intenzioni, " rispose Harry "Piton e Silente sono entrambi Legilimens. Silente, per la maggior parte del tempo, rispetta i confini personali ma Piton ha la tendenza a cercare di usare la Legilimanzia, quando può." Lui sorrise all'espressione scandalizzata di Lillian. "Neville è probabilmente al sicuro, dal momento che non incrocia mai lo sguardo di Piton, ma il resto di voi dovrà stare attento."

"E Lunatica?" chiese Lillian guardando Luna.

Luna sorrise distrattamente, mentre Harry ridacchiò. "Luna è a posto."

La biblioteca era, c'era da aspettarselo, abbastanza vuota. Madama Pince li guardava con sospetto dalla sua scrivania, mentre Terry e Li percorrevano gli scaffali, verso l'angolo dove Hermione e Neville si erano stabiliti. Appena arrivarono, Hermione elargì un abbraccio a Harry. "Va tutto bene?" chiese guardando Harry con preoccupazione. "Luna ha detto che appena arrivato sei subito andato a letto."

Harry ridacchiò e scostò alcuni capelli dal viso di Hermione. "Sto bene, Hermione. Solo che non ho dormito molto, la notte scorsa." Gentilmente la voltò verso il tavolo che lei e Neville avevano scelto. "Ehi, Neville. Come va la vita?"

Neville sorrise a tutti quelli seduti intorno al tavolo. "Bene. Immagino che tu sappia perché abbiamo dovuto trovare un modo alternativo per arrivare a Hogwarts, giusto?" e con un sopracciglio alzato verso Harry, aggiunse "Non era specificato nelle lettere."

"Uhm." Harry scrollò le spalle e rilassò contro lo schienale della sedia, gettando un incantesimo silenziante intorno al loro tavolo. "Sì, c'è stato un allarme bomba a King Cross. È stato deciso che, con il vecchio sistema, raggiungere la scuola sarebbe stato più facile, piuttosto che cercare di disinnescare la bomba."

"Una minaccia bomba?" ripeté Hermione, mentre la preoccupazione le increspava la fronte.

"Che cosa hanno i babbani con le esplosioni?" si lamentò Lillian. "Ogni volta che mi giravo, quest'estate, loro ne organizzavano un'altra."

"La stessa cosa che hanno i Mangiamorte con le maledizioni imperdonabili, forse?" ritorse Terry.

"Stai paragonando i Mangiamorte con i babbani?" chiese Lillian.

Harry si strofinò il naso. "Non possiamo lasciar stare quest'argomento, per adesso?"

Lillian e Terry guardarono il tavolo, vergognosi, e in coro dissero "Scusa, Harry."

Li si lasciò sfuggire un educato colpo di tosse. "Luna ha detto che avevi qualcosa da chiederci."

Harry girò su Luna uno sguardo appassionato, poi si raddrizzò sulla sedia. "Chiamatelo un progetto, se volete, " disse "sto cercando di capire come poter mandare un mago o una strega su nello spazio. Preferibilmente senza passare attraverso il governo mondano."

Ci fu un attimo di pausa, poi:

"Spazio? Chi vorrebbe andare lassù?" chiese Lillian.

"Potremmo dirottare un razzo?" chiese Terry.

"Per quale motivo?" chiesero Hermione e Li.

"L'Usagi Tsuki, che vive sulla luna, potrebbe aiutarci." disse Luna.

Harry sbatté le palpebre per un attimo, poi scoppiò a ridere. Gli ci volle un momento per calmarsi, solo per iniziare di nuovo a ridere quando vide le loro espressioni ferite. Infine, costringendosi a guardare la tavola, disse "Mi dispiace." tra le risatine.

Neville, l'unico che non sembrava offeso - o, nel caso di Luna, vagamente costipata - domandò: "Perché lo stai chiedendo?"

Harry alzò lo sguardo, accigliato. "Io e un... mio conoscente, abbiamo alcuni piani per impedire ai mondani di utilizzare i loro satelliti, in orbita attorno al pianeta, per individuare Hogwarts."

"Potrebbero farlo?" sussurrò Lillian.

"Sì, " disse Harry con tanta certezza che Lillian, Hermione e Neville si scambiarono sguardi taglienti "le difese della scuola hanno un raggio di circa seicento metri. Ogni telecamera o ogni persona che cercasse Hogwarts, oltre questa distanza, potrebbe vederla esattamente per ciò che è." Harry pensò per un momento, poi aggiunse "Anche gli aeroplani potrebbero essere una preoccupazione, suppongo, ma nessuno sorvola questa zona, perché l'interferenza magica tende a causare crash elettronici."

Rimasero tutti in silenzio per un lungo momento poi Li, cautamente, chiese "Che cosa ha a che fare questo con l'andare nello spazio?"

"Il mio conoscente ed io vorremmo aggiungere alcune protezioni, che dovrebbero aumentare la forza di quelle esistenti, e collegarle con una serie di rune che - quando saranno scolpite sul lato di un satellite - mostreranno solo quello che vogliamo che vedano."

"Ma dovreste andare nello spazio, per scolpire le rune sul satellite, " dedusse Hermione, aggrottando la fronte pensierosa. "Non credo che potremmo rubare un razzo, non senza l'addestramento necessario a guidarlo, comunque... "

"Esattamente quello che ho pensato io, " si disse d'accordo Harry, sporgendosi in avanti sul tavolo "Tom - il mio conoscente - ha suggerito qualche forma di smaterializzazione, ma avremmo bisogno di conoscere una destinazione esatta, per arrivare nel punto giusto, e questo è piuttosto improbabile."

"Che ne dici di una tuta spaziale?" chiese Terry. "Voglio dire, certo, il fascino di un incantesimo testabolla è innegabile, ma ti darebbe solo aria. Avresti bisogno di qualcosa di protettivo, per viaggiare nel vuoto, giusto?"

"E avresti bisogno di imparare a muoverti a gravità zero." concordò Luna.

I purosangue diedero alla strana ragazza delle occhiate vuote, mentre gli altri intorno al tavolo la guardarono increduli. Alcune delle cose che Luna sapeva - essendo cresciuta come una purosangue - erano completamente inspiegabili.

"Che cos'è la gravità zero?" chiese Neville.

"Vuol dire nessuna gravità, " spiegò Li "non c'è davvero niente che ti ancori a terra, là fuori. Ci vorrebbe un qualche tipo di propulsione, per muoversi a gravità zero." aggiunse guardando Harry.

Harry annuì e tirò fuori un piccolo taccuino dalla tasca, scarabocchiando note. "So di una stanza che probabilmente potrebbe simulare la gravità zero, nel castello, e gli incantesimi di appello potrebbero simulare una forma di propulsione, suppongo. Massa minore attirata da massa maggiore e tutto il resto".

"Odio quando s'inizia a parlare babbano." si lamentò Lillian.

"Scusa." mormorò Harry, continuando a scribacchiare calcoli sul suo taccuino.

Hermione sbirciò sulla spalla sinistra e i suoi occhi si spalancarono davanti all'aritmetica complessa. "Per la Barba di Merlino, Harry!" sussurrò. "Non riesco nemmeno a seguire la metà di quello che stai scrivendo."

"Sono segretamente un genio della matematica!" rispose seccamente Harry, fermandosi a masticare l'estremità della sua matita prima di aggiungere un paio di righe. "Urgh." Chiuse il libro di scatto e se lo ficcò in tasca con la piccola matita. "Porca put..."

"Harry!" Hermione rimase a bocca aperta, mentre Terry sorrise al linguaggio del suo amico.

Harry alzò gli occhi e accarezzò la mano di Hermione. "Smaterializzarsi a vista richiederebbe qualcosa come dieci salti, secondo la copertura delle nuvole. Sì, ho preso in considerazione sia la forza di gravità sia la pressione atmosferica degli strati più alti, " Fece una smorfia agli sguardi assenti che stava ricevendo. "Mi dispiace, uhm... comunque non è umanamente possibile, per un mago o una strega, arrivare lassù con la smaterializzazione; il viaggio sarebbe troppo sfiancante. Forse un gruppo di maghi potrebbe farcela, ma più gente vorrebbe dire aggiunge più di massa, che quindi richiederebbe più potenziale magico... " scosse la testa.

Luna gli accarezzò il braccio con simpatia. "Dovremo solo trovare un altro modo."

"Hum."

Terry si schiarì la gola. "Che ne dici di una scopa?"

"Le scope non possono muoversi nello spazio." rispose seccamente Hermione.

"Le scope sul mercato ora, non possono farlo, " la corresse Harry, tirando fuor il suo taccuino e matita e scribacchiando di nuovo. "ma se si toglie questo incantesimo e... magari utilizzando quest'altro invece... no, che cosa se... e... "

"Stai pensando ad alta voce." Gli fece notare Luna utilmente.

Harry si fermò per un attimo, sventolando una mano verso di lei, poi continuò a scribacchiare note, borbottando sottovoce.

"Fa un po' paura." sussurrò Li, osservando il loro amico. Harry aveva sempre fatto il suo dovere, certo, ma non lo avevano mai visto così entusiasta di qualcosa prima. Di tanto in tanto, quando lavorava sulle Rune o su Aritmanzia, i suoi occhi s'illuminavano di piacere, ma per la maggior parte del tempo aveva uno sguardo annoiato, come se sapesse già tutto quello che gli veniva insegnato.

"Ah!" Harry finalmente si fermò e sorrise agli altri intorno al tavolo. "Credo di aver capito. Dovrò provarlo. Forse ordinerò un paio di Firebolt e ci giocherò un po'."

Terry piagnucolò. "Stai pensando di rovinare una scopa perfettamente funzionante?"

Harry sbatté le palpebre. "Sì?"

"Deve essere bello essere ricchi." mormorò Li.

Harry alzò gli occhi. "Le rimetterò a posto come se fossero nuove, quando avrò finito. Gli incantesimi di cui sono dotate sono facili, in ogni caso." Agitò la mano con negligenza, ignorando i loro sguardi increduli; dopotutto per lui era stato un hobby smontare la sua vecchia Firebolt, quando era uscita la Thunderbolt, dieci anni dopo la fine della guerra con Voldemort. Avrebbe potuto probabilmente prendere una Firebolt e smontarla e rimontarla mentre dormiva. Sarebbe probabilmente riuscito a gestire anche una Thunderbolt, anche se Ginny non gliel'aveva mai lasciata smontare, nemmeno dopo che scope migliori furono uscite sul mercato, poco prima della sua morte.

Luna gli toccò il braccio. "E' quasi ora di cena." gli disse.

Harry tirò fuori il suo orologio da tasca e fece una smorfia, vedendo l'orario. "Oh. Grazie, Luna." rimise in tasca il suo taccuino e l'orologio e sorrise agli sguardi un po' increduli che gli altri gli stavano ancora lanciando. "Probabilmente passerò i prossimi due giorni, prima dell'inizio delle lezioni, a lavorare su quella scopa, sperando che quelle nuove arrivino in tempo. Chi di voi, ragazzi, vuole venire con me il prossimo fine settimana a giocare a gravità zero?"

Gli occhi di tutti s'illuminarono di fronte alla prospettiva, anche se Neville sembrava un po' incerto, a causa della sua paura di volare. "Possiamo davvero?" Chiese Terry.

"Sì, certo." disse Harry alzandosi in piedi. "Possiamo incontrarci dopo cena e vi mostrerò la Stanza delle Necessità."

"E quando...?" Chiese Hermione.

"Il prossimo fine settimana." promise Harry, rispondendo silenziosamente alla ragazza.

"Questo significa che verremo nello spazio con te?" chiese Terry speranzoso.

Harry sbatté le palpebre e pensò all'espressione di Voldemort quando avrebbe scoperto che Harry voleva portare i suoi amici con sé, nello spazio, poi disse: "Certo. Dovrebbe essere divertente."

Terry si lasciò sfuggire un urlo e corse in avanti per gettare un braccio intorno alle spalle di Harry. "Ti ho mai detto quanto sei assolutamente fantastico?"

"Non di recente." rispose Harry con un sorriso.

Hermione si schiarì la gola e gli lanciò uno sguardo severo. "Quando, esattamente, si dovrebbe verificare questa grande avventura?"

Harry scrollò le spalle. "Il week-end successivo? Dovremmo essere pronti, per allora... "

"E in alternativa?" chiese la puntigliosa Grifondoro.

Harry s'infilò una mano in tasca e tirò fuori la sua gira tempo quel tanto che bastava perché Hermione potesse vederla, poi la fece scivolare di nuovo in tasca, mentre Hermione si bloccava sui suoi passi, gli occhi spalancati.

"Che cos'era quella?" sussurrò Terry mentre gli altri si affollavano intorno a Harry, costringendolo a fermarsi, ora tutti volevano vedere il suo scioccante giocattolo.

Harry alzò gli occhi e, garantendosi che non ci fossero ritratti intorno, estrasse di nuovo la giratempo. "Una giratempo."

"Tu non dovresti avere una di quelle." sussurrò Li mentre Hermione dava un leggero pugno alla spalla di Harry.

Harry le lanciò uno sguardo ferito. "Che cosa ho fatto?"

"'Non dimenticare di mettere da parte un paio d'ore di sonno, Hermione', " rispose Hermione ripetendo qualcosa che Harry le aveva detto spesso, al terzo anno. "'Non sprecare tutte quelle ore extra per i compiti di scuola, Hermione'."

Harry sorrise, facendo scivolare il suo giocattolo rubato in tasca. "Tu non l'avresti fatto, se ti avessi detto di usare la giratempo per dormire un paio d'ore in più."

"Avevi una giratempo?" chiese Neville a Hermione. "Quando?"

"Terzo anno." ammise Hermione avvampando un po'.

"Ecco come hai fatto a seguire tutte le lezioni!" si lamentò Lillian. "Granger, questo si chiama barare!"

Harry ridacchiò. "La McGranitt gliel'ha data il primo giorno, durante lo smistamento. Lei l'ha data indietro alla fine dell'anno, una volta che ha smesso di frequentare alcune lezioni."

"Lo sapevi per tutto il tempo!" realizzò Hermione.

"Sì."

Li si schiarì la gola. "Tu non stai seguendo lezioni extra, Harry. Perché ne hai una?"

"L'ha rubata." riferì Luna.

"Non dire così, " si lamentò Harry mentre tutti gli altri, tranne Lillian, lo rimproveravano. "L'ho liberata dalla sua vita su uno scaffale, a raccogliere polvere, " Fece una pausa, poi si corresse "Okay, non polvere... sabbia imbevuta di tempo, ma comunque... "

"L'hai davvero rubata dal Dipartimento Misteri, " commentò Lillian, impressionata. "Ci vuole qualcuno veramente suicida per farlo."

"Non sono un suicida." si lamentò Harry.

"La cena." ricordò Luna a tutti.

Cominciarono a uscire e i Grifondoro e i Corvonero lanciarono occasionali occhiate di disapprovazione alla volta di Harry, che rispondeva roteando gli occhi.


Appena prima di raggiungere le porte della Sala Grande Hermione lo bloccò, e gli altri si fermarono insieme con loro, curiosi. "Harry, non hai pensato di provare a salvare la gente da questi bombardamenti?"

Harry scrollò le spalle. "Ci ho provato, certo. Ho provato a fermare completamente un'esplosione, ma non ci sono riuscito. E' stato in questo modo che ho scoperto la bomba a King Cross."

Loro lo guardarono con occhi nuovi. "Se non l'avessi usata... se non l'avessi fatto, saremmo tutti morti, non è vero?" realizzò Li, evitando attentamente di menzionare la gira tempo.

Harry le offrì un sorriso triste. "Sì."

Li si sporse in avanti e lo abbracciò, sussurrando "Grazie."

Harry sorrise e le asciugò delicatamente una lacrima galeotta su una guancia. "Ehi, io sono Harry Potter, è il mio lavoro salvare la gente."

Tutti scoppiarono in una risata debole.

Hermione scosse la testa. "Harry, cosa sarebbe successo se... " Si guardò sopra la spalla, verso le porte aperte della Sala Grande. "Se non avessi cercato di fermare le bombe, ma ti fossi limitato a proteggere la gente. Come hai fatto a King Cross?"

Harry sbatté le palpebre una volta, due volte, poi i suoi occhi si spalancarono per la comprensione. "Malediz..." Harry si schiaffeggiò. "Potter, sei un idiota."

E ottenne un altro giro di deboli risate.

"Perché voi sette non siete nella Sala Grande?" sibilò Piton, avanzando impettito verso di loro mentre risaliva dai sotterranei.

Harry e i suoi amici si scambiarono alcuni sguardi, poi si precipitarono dentro. Solo Lillian camminava tranquillamente, anche se forse si mosse un po' più veloce di quello che avrebbe fatto di solito, giusto per evitare la collera del suo Capocasa.

Harry prese il suo solito posto al tavolo di Corvonero, con Luna sulla sua destra e Li e Terry seduti di fronte a lui. Tutti si presero un momento per scambiare saluti con i propri compagni, indagando sulle loro estati e tornando al silenzio solo quando la McGranitt fece entrare i nuovi allievi del primo anno coperti di fuliggine.

Sarebbe stato un anno interessante.

 

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"Allora, so che hai detto che avresti capito tutto, ma come hai intenzione di fare per evitare di morire in assenza di atmosfera?" chiese Terry quando lui, e gli altri amici di Harry e Luna, si furono riuniti nei pressi del lago. Harry stava lavorando agli incantesimi per le nuove scope, che avrebbero dovuto essere in arrivo per pranzo, mentre Luna stava giocando con il calamaro gigante.

"Questa è una buona domanda." concordò Hermione, sistemandosi comodamente sul lato sinistro di Harry per sbirciare i suoi appunti.

"Terry ha suggerito una tuta spaziale, " commentò Harry, consegnando il blocnotes alla sua amica con un sorriso. "Potrei lanciare alcuni incantesimi di protezione su una normale tuta perché sopporti l'assenza di atmosfera. Potrebbe essere necessario fare un paio di prove, ma una volta che troverò l'incantesimo giusto, posso aggiungerlo alla scopa, " fece una pausa, piegò la testa di lato, poi disse "o forse potrei usare un amuleto con uno scudo di prossimità. Qui, Hermione, a meno che indietro... "

Hermione scosse la testa e restituì gli appunti. "Hai mai scritto in una sola lingua?" chiese. Una volta aveva sentito Terry lamentarsi di non essere in grado di leggere gli appunti delle lezioni di Harry, perché erano in circa quattro lingue diverse e Terry ne capiva solo due.

"Dovrei?" chiese Harry distrattamente. "Conoscere più lingue è un bene per creare gli incantesimi. Il Latino non ha sempre le parole giuste per quello che stai cercando."

"Questo non spiega perché scrivi in tante lingue diverse." commentò Terry.
 
"Così, in un certo senso, mi tengo in allenamento." rispose Harry, ed era almeno in parte la verità. Era incapace di dimenticare le cose imparava succhiando l'anima di qualcuno, ma avrebbe potuto facilmente dimenticare tutto quello che aveva imparato attraverso i libri o con l'aiuto di Li. In ogni caso c'era differenza tra l'essere in grado di parlare una lingua e scriverla, in particolare per le lingue come il mandarino o l'arabo, che utilizzavano alfabeti diversi.

"Perché è importante?" chiese Lillian scoccando ai due nati babbani sguardi disgustati.

"Non lo è, " rispose Hermione con un cipiglio "solo che facciamo fatica a capire le sue note."

"Mi piacerebbe vedere la faccia di Piton se si accorgesse che non prendi appunti nel modo in cui si fa di solito." aggiunse Terry sorridendo. Hermione alzò gli occhi al cielo mentre tutti gli altri ridacchiavano.

Harry sorrise al suo compagno di stanza. "Beh, probabilmente mi metterebbe in punizione, ma potrebbe essere divertente. Potrei farlo, se mi sentissi particolarmente masochista."

Neville rabbrividì. "A ciascuno la propria forma di tortura personale." disse.

"Piton in realtà non riesce davvero a innervosire Harry, però." commentò Li.

"Non perché non ci provi, " aggiunse Terry, scuotendo la testa "in pratica a ogni lezione dice cose degradanti sul di te o su tuo padre o su Sirius, e tu sorridi e continui a lavorare."

"O a scrivere." concordò Li.

"Può insultare papà fin che vuole, se lo fa sentire meglio, " rispose Harry, chiudendo il suo taccuino e riportando la sua attenzione sui suoi amici. "Papà e Siri e i loro amici erano assolutamente orribili con Piton, quando erano tutti a scuola, e finché Piton lascia fuori mia madre a me, davvero, non importa. E' al massimo uno spreco d'aria, in ogni caso."

"E se lui menzionasse la tua mamma?" si chiese Neville.

"Questo potrebbe essere uno spettacolo che varrebbe la pena vedere, " commentò Lillian, ricordando come Harry aveva reagito al commento di Morag su Lily Potter, l'anno precedente. "Anche se, probabilmente, ti metterebbero in punizione per un paio di mesi."

Harry grugnì. "Piton non dirà nulla di male su mia madre, lei gli piaceva, e anche molto. Se mai dovesse attraversare quella linea, tuttavia, so alcune cose con le quali potrei ricattarlo, e lui non ha nemmeno idea che io le sappia."

"Tipo?" chiese Lillian con gli occhi spalancati e pieni di speranza.

"Ricatteresti un professore?" sussurrò Hermione, a metà tra la disapprovazione e l'ammirazione.

Harry sorrise. "Potrei ricattare anche il preside."

"Harry!" Hermione e Li smisero di respirare, mentre Terry intervenne con un "Sei pessimo."

Harry si limitò ad ampliare il suo sorriso.

"Potresti ricattare anche gli altri professori?" chiese Lillian.

"Certo. La Cooman, Hagrid, la McGranitt... " Harry si strinse nelle spalle. "Ho poco su Vitious. E giusto un paio di cose su alcuni dei fantasmi, anche se sono cose da non credere."

"Tu sei davvero spaventoso." decise Neville.

"Comunque grazie, Neville."

Luna infine si riunì a loro, dopo aver lanciando sassi al calamaro, e si rannicchiò contro il fianco destro di Harry. "Mi chiedo come sarebbe vivere sulla luna." disse.

"Vivere sulla Luna?" ripeté Hermione occhieggiandola.

"Deve essere bello, perché Usagi Tsuki vive lassù, " disse Luna per poi girarsi a guardare negli occhi curiosi di Harry "non credi?"

"Ma per quanto tempo?" chiese Harry.

Prima che Luna potesse fornire una risposta, furono interrotti dall'arrivo di sei gufi recanti tre pacchetti a forma di scopa.

"Stai per rovinare tre Firebolt?" squittì Terry quando Harry si liberò di Luna per raccogliere il suo ordine.

"Non ho intenzione di rovinare niente, " si lamentò Harry tirando fuori una delle scope e riconquistando il suo posto tra Luna e Hermione. "Le rimetterò a posto, quando avrò finito."

"Penso di stare per svenire." si lamentò Terry.

"E se morissi, invece?" chiese Morag, che si stava avvicinò a Lillian, seguita da Millicent e Tracey. "Lil, ci stavamo chiedendo dove fossi... "

"Potter, cosa stai facendo a quella scopa?" chiese Tracey quando Harry iniziò ad agitare la bacchetta sopra le setole della scopa.

"Sto cercando di ricordare di quali incantesimi è dotata." rispose Harry distrattamente.

"Stiamo guardando Harry che smonta una Firebolt mentre Boot ha continui attacchi di cuore." disse Lillian alle sue amiche. "E' molto divertente, se vi va unitevi a noi."

"Stai rimuovendo parte degli incantesimi da una Firebolt?" chiese Tracey. "Potter, sei pazzo?"

"Questo è ovvio, " scherzò Morag "abbiamo sempre saputo che era matto come un cavallo."

"Ma ... " Tracey girò su Morag uno sguardo indignato. "E' una Firebolt, Morag! La miglior scopa sul mercato!"

"Per altri dieci anni o giù di lì." disse Harry pigramente. "E posso facilmente aumentarne la velocità."

Tracey replicò. "Balle".

Gli occhi di Harry s'illuminarono di una luce diabolica. "Davvero? Vuoi provare?"

Tracey strinse gli occhi. "Provare in che senso, Potter?"

"Una semplice gara. Sempre che tu non abbia paura?"

"Non ho una Firebolt con cui correre." rispose Tracey esitante.

Il gruppo di amici di Harry indicò i due pacchetti, a forma di scopa, ancora chiusi. "Harry ne ha ordinate tre, " disse Li "e le altre due sono ancora nelle loro scatole."

"Stai rovinando tre Firebolt!" si lamentò Tracey.

"Dove l'ho già sentito prima?" chiese Harry retoricamente, roteando gli occhi. "Onestamente, Davis, se sei troppo spavent..."

"Io non ho paura di un pallone gonfiato mezzosangue!" sputò Tracey avviandosi verso i pacchetti a forma di scopa e tirandone fuori una. "Dimmi il percorso."

Harry sorrise, soddisfatto di sé, e rapidamente gettò il suo incantesimo per aumentare la velocità sulla propria scopa, prima di alzarsi in piedi. "Un giro intorno al castello? Chi arriva primo è il vincitore."

"Dovremmo chiamare un professore?" chiese Li impotente mentre Harry le sorrideva e Tracey la fissava.

"D'accordo" rispose Tracey tendendo la mano per stringere la scopa.

"Troppo tardi." disse Neville a Li.

"Non penso di poter guardare, " sussurrò Hermione coprendosi gli occhi. "Harry, fallo per me, cerca di tornare tutto in un pezzo!" disse alla volta dei due che erano già montati sulle loro scope.

"Hermione, per te tornerò con anche il mio orgoglio tutto in un pezzo!" la prese in giro lui. "Ehi, Lil, vorresti darci il segnale di partenza?"

Lillian sospirò e si alzò in piedi. "Oh, bene. Basta che non vi uccidiate a vicenda."

"Ehi, io sono un Corvonero!" si lamentò Harry. "Se sei preoccupata che qualcuno bari, allora guarda lei!"

Lillian diede a Harry uno sguardo indifferente. "Con me non attacca, Harry, " lui semplicemente le sorrise. "Al mio segno... VIA!"

 
Harry e Tracey si lanciarono nell'aria. Nei momenti che impiegarono per volare fuori vista, dietro il castello, gli studenti poterono già vedere che la scopa di Harry aveva guadagnato terreno su Tracey.

"Scommettiamo su chi vincerà!" esordì Terry.

"Harry." fu la risposta unanime, anche da parte di Millicent e Morag.

"Ma è una Firebolt!" esclamò Terry.

Lillian alzò gli occhi. "Boot, onestamente, posso darti un indizio? Se Harry dice che può far volare la scopa più veloce, allora può farlo."

"E' malvagio, clinicamente pazzo, ma è un genio." aggiunse Morag.

"Harry non è malvagio!" si lamentò Hermione.

Morag sbuffò. "Non puoi essere così cieca!"

"Non è malvagio, " concordò Lillian. "La sua bussola morale è solo un po' fuori rotta rispetto alla media degli altri quindicenni." Lei alzò le spalle allo sguardo incredulo di Morag. "Che cosa? Lo difendi?"

"Io ho... " Morag emise un rumore arrabbiato. "Non gli importa se lo chiamiamo... " e indicò con il pollice in direzione di Hermione e Terry "... mezzosangue. Come facevo a sapere che se la sarebbe presa a male per sua madre? Non l'ha nemmeno conosciuta."

"Harry si ricorda che sua madre si è sacrificata per salvargli la vita." Rispose Neville tranquillamente.

La bocca di Morag si aprì per la sorpresa, e qualcosa di simile alla comprensione lampeggiò nei suoi occhi. "Merda."

"Te lo sei meritato." ribatté Millicent.

"Che cosa gli hai detto, comunque?" chiese Terry. "Qualcosa su la sua mamma?"

"Lei gli ha detto che era una mezzosangue e che Potter poteva andare a piangere sulla sua tomba, se non gli stava bene che Morag la chiamasse così." rispose Millicent scrollando le spalle allo sguardo vagamente tradito di Morag. "Che cosa? Davvero gli hai detto così?"

"E che cosa ha fatto Harry?" chiese Hermione.

"Che cosa pensi che abbia fatto, mezzosangue?" sputò Morag. Poteva sopportare Potter, dopotutto era pazzo, ma non aveva alcun interesse ad avere a che fare con i suoi tirapiedi della luce.

Hermione osservò l'altra ragazza per un attimo, poi commentò "Ti ha maledetto. E non con un qualunque incantesimo del quarto anno."

"Come lo...?"

"Possono essere notevolmente percettivi, questi mezzosangue." disse Lillian secca.

Terry disse "Harry è abbastanza bravo a impersonare il 'Golden Boy della luce', credo che i giornali lo chiamino così, no?" Guardò Li, che annuì "Ma a volte va davvero fuori di testa quando si arrabbia -. Quando si arrabbia veramente, non quando è vagamente irritato come quando Malfoy si comporta da idiota o Weasley gli dà del lunatico - fa davvero paura, come se potesse davvero ucciderti, se non ti allontani alla svelta."

"Lo abbiamo visto solo una volta, " disse Li. "quando uno studente più grande mi ha detto qualcosa di brutto circa il mio accento e Harry mi ha difeso. Non era arrabbiato con noi, ma la sua rabbia era spaventosa, anche se mi stava proteggendo."

"E' peggio quando ne sei il bersaglio, " disse Neville tranquillamente. "Tutto diventa molto freddo, e il mondo ti sembra improvvisamente una grande desolazione, e non c'è niente che tu possa fare. E' come trovarsi in piedi sui binari del treno e sapere che non ti puoi muovere, che, anche se stai per morire, non puoi davvero muoverti e speri solo che il treno si fermi in tempo."

Morag annuì, ricordando il modo in cui quegli occhi freddi e senza cuore l'avevano guardata e come il dolore fosse peggiorato. Non ricordava di aver avuto improvvisamente freddo, a essere onesti, ma ricordava che, guardando in quegli occhi verdi e freddi, senza dubbio aveva pensato che avrebbe potuto ucciderla in quel preciso momento e che non c'era nulla che lei avrebbe potuto fare per fermarlo. Non aveva alcun interesse a incontrare di nuovo un molliccio perché sapeva in cosa si sarebbe trasformato: in quegli occhi.

"Guardate." ricordò Luna attirando la loro attenzione sul lato più vicino del palazzo, dove una forma scura stava entrando nel loro campo visivo.

Hermione fece un lamento silenzioso e chiuse gli occhi. "Troppo veloce." si lamentò.

Terry si alzò in piedi, gli occhi fissi sulla forma di Harry, mentre zigzagava davanti a loro sul lago, sollevando getti d'acqua causati della velocità. "Pazzesco." sussurrò il Corvonero.

Tracey finalmente fu in vista, andava veloce, ma nemmeno lontanamente quanto la scopa di Harry, il quale fece un giro della morte sopra di loro, rallentando un poco. Tracey li raggiunse e saltò giù dalla scopa, accanto a Morag, ansimando.

"Stai bene?" chiese Morag mentre Harry finalmente li raggiungeva saltando a terra con un ghigno folle a riempirgli le guance.

"Come hai fatto a controllarla?" chiese Tracey al Corvonero. "Io ho avuto dei problemi a controllare la Firebolt alla sua massima velocità."

"Avevo già usato una Firebolt prima, " ammise Harry, scrollando le spalle. "Ci vuole una certa pratica per controllarla, sì, ma una volta che si ha familiarità con la cosa, non è così difficile."

"Ma tu, che cosa non controlli facilmente?" si lamentò Tracey. "Hai fatto un maledetto giro della morte intorno a me."

Il ghigno di Harry si allargò un po' di più, ricordando i volteggi che aveva fatto intorno a lei, sul retro del castello, prendendola in giro per quanto andava lenta. "Qualcuno deve pur ricordare alla purosangue che non è la migliore al mondo solo perché può far risalire la magia attraverso il suo albero genealogico indietro di sette generazioni, o qualcosa del genere."

"Io non..."

"Sì, lo fai." Intervenne Millicent prima che Tracey potesse negare. "Lo fai anche con me, a volte."

Tracey ebbe il buon senso di guardarsi intorno, un po' vergognosa. "Mi dispiace, Millie."

Millicent si strinse nelle spalle. "So che non significa nulla per te, ma a volte lo fai e Morag e Lil entrano in questo ridicolo dibattito su quale famiglia sia più pura. Anche se siete tutte imparentate!"

Le tre ragazze fecero una smorfia, mentre tutti gli altri risero a loro spese e, in quel momento, non ebbe importanza se non sempre andavano d'accordo, erano quasi amici in quel momento.

"Così puoi far andare la Firebolt più veloce, " li interruppe Tracey osservando Harry con qualcosa che avrebbe potuto essere rispetto "E cos'altro sai fare?"

"Lil ha detto che sei un genio." aggiunse Millicent con un sorriso.

Lillian arrossì e chinò la testa quando Harry si voltò a sorriderle. "Grazie, Millie."

Harry soppesò la scopa nella sua mano per un attimo, la testa piegata da un lato, prima di commentare "Potrei probabilmente aumentare l'incantesimo di ammortizzazione e magari potrei aggiungere un incantesimo di sicurezza per evitare il colpo di frusta... " Fece una smorfia e gli altri condivisero qualche risata tranquilla a sue spese. "Oh, zitti, tutti voi!" brontolò, dando loro uno sguardo offeso che gli valse una risata più pronunciata da parte dei suoi amici più cari.

"Non sono già inclusi, gli incantesimi di sicurezza?" chiese Lillian.

"Fino a una certa velocità, " rispose Tracey annuendo. "Se si aumenta la velocità, gli incantesimi falliranno. Onestamente, Potter, sono sorpresa che tu sia ancora tutto di un pezzo."

"Hmm. Potter è fortunato, " mormorò Harry osservando la scopa che aveva in mano con aria seria. "Questo è un incantesimo di sicurezza scadente, però. Voglio dire, basterebbe cambiare una sola una sillaba e non ci sarebbero limiti alla velocità massima... "

"Così questa scopa potrebbe volare nello spazio?" chiese Terry interrompendo i pensieri disgustati che Harry stava rivolgendo ai produttori della scopa.

"Spazio?" ripeté Morag. "Potter, che diavolo...?"

"Non ritrasformarti in un mezzosangue ora, Potter, " aggiunse Tracey arricciando il naso. "Stavi andando così bene."

Harry sbuffò. "I mondani non sono le uniche persone interessate ad andare nello spazio. Anche se i pochi purosangue che hanno interesse ad andarci non dicono nulla, ma... " Si rivolse a Terry. "Non ha ancora la velocità adeguata, potrebbe essere potenziata ancora un po' - dovrò migliorarla molto di più, se abbiamo intenzione di farlo in un solo fine settimana - per non parlare dell'incantesimo di sicurezza, " Si passò la scopa da una mano all'altra, poi aggiunse "e potremmo utilizzare alcuni incantesimi di rinforzo perché sia più resistente a velocità sostenuta."

"Basterà un normale incantesimo di rinforzo?" chiese Hermione aggrottando la fronte. "Voglio dire, è solo un pezzo di legno, e la velocità necessaria sarebbe quella che servirebbe per fare il giro di tutto il pianeta in due giorni... "

"Metteremo incantesimi di rinforzo legati a una sequenza di rune, " rispose Harry scrollando le spalle. "Avrò bisogno dell'aiuto di Tom per questo, però."

"Vorrei incontrare questo tuo 'Tom'" commentò Li. "Sembra piuttosto... "

"Di larghe vedute?" disse Neville quando la strega cinese non trovò le parole.

"Sì, quello."

Harry sbatté le palpebre una volta, cercando di immaginarsi Voldemort come una persona 'di larghe vedute' poi scoppiò a ridere.

"Perché sta ridendo?" chiese Li agli altri amici di Harry.

Gli altri si strinsero nelle spalle ma Luna precisò "Tom non è certo di mentalità aperta."

Harry sbuffò e si coprì la bocca, scuotendo la testa. "Oh, caro Merlino, lui non è davvero di larghe vedute. Sto ancora cercando di convincerlo sull'utilità dei nati babbani."

Morag aprì la bocca, guardò Harry, poi prontamente la richiuse.

"Così Tom è un purosangue?" assunse Terry.

"Mezzosangue, " lo corresse Harry con una scrollata di spalle. "Assolutamente anti-mondani. Lui non li ama, ma tende a condividere il punto di vista dei purosangue su quelli che hanno sangue-meno-che-puro."

"Anche lui ha il sangue-meno-che-puro, " si lamentò Hermione. "E anche tu, se è per questo."

"Così come Piton e Silente, " concordò Harry sorridendo agli sguardi sorpresi dal suo pubblico. "Che cosa c'è? Ho solo detto di avere il sangue sporco come anche Piton e il Preside."

"Non dirlo, Potter." fece le fusa Tracey appoggiandosi accanto a lui.

"Non lo dirò finche non avrò bisogno di qualcosa da far pendere sulle loro teste! Merlino, no." Harry alzò gli occhi.

"Potrebbe succedere prima di quanto pensi." disse Lillian sottovoce, guardando verso le porte anteriori del castello da cui Silente era appena uscito. I suoi occhi erano puntati su Harry e i suoi amici.

"Non guardatelo negli occhi, " li avvertì Harry, completamente serio "salvo che non siate segretamente degli occlumanti. Ve lo spiego più tardi." aggiunse vedendo la curiosità negli occhi di Terry, Li e Hermione. I purosangue e Millicent erano tutti impalliditi, e lanciarono un'occhiata veloce al Preside che si stava avvicinando, prima di allontanare i loro occhi da lui.

Harry consegnò la sua scopa a Tracey, che la prese con gli occhi spalancati, poi fece un passo verso i suoi amici, incollandosi un sorriso sul volto. "Bella giornata per una passeggiata, non è vero, signore?" chiese non appena Silente fu a portata di voce.

"Direi di sì, " rispose Silente giungendo e fermandosi davanti agli adolescenti dagli occhi brillanti. "Era una gara di scope, quella che ho visto?"

Harry si lasciò sfuggire una risata nervosa e si strofinò la nuca. "Oh, sì, è che beh... ho appena ricevuto alcune nuove Firebolt - un piccolo divertimento per me e i miei amici, sa? - E gli amici di Lil si sono fermati a chiacchierare. Tracey mi ha sfidato a una specie di gara, perché sa, noi Corvonero sembriamo sempre più interessati a libri che alle scope, così lei non pensava che io avrei speso soldi per delle Firebolt. Ho dovuto dimostrarle che si sbagliava." Si morse brevemente il labbro, uno sguardo preoccupato mentre si torceva le mani. "Era che... noi non abbiamo infranto le regole o qualcosa del genere, vero signore?"

Dietro di lui, con il suo udito da vampiro, Harry sentì Tracey sussurrare "E' bravo."

Neville sussurrò in risposta "Non ne hai idea."

Silente sorrise gentilmente a Harry e gli mise una mano sulla spalla. "Tu non hai fatto niente di male, ragazzo mio. La professoressa McGranitt era solo un po' sorpresa di vedervi passare in velocità davanti alla sua finestra, mentre stava lavorando." Si chinò con fare cospiratorio. "Tra te e me, penso che una corsa sia un ottimo modo per affrontare dispute tra case."

Harry, raggiante, rispose "Sì, signore!"

Gli occhi di Silente tornarono a essere più gravi. "Ho qualcosa da discutere con te, ragazzo mio. Saresti disposto a fare una passeggiata, intorno al lago, con questo povero vecchio?"

Harry sbatté le palpebre innocentemente. "Siete sicuro di voler andare a piedi così lontano, signore? Che cosa succederebbe se vi sentiste troppo stanco, quando saremo dall'altra parte?" chiese con preoccupazione.

Silente ridacchiò. "Non sono proprio così vecchio, ancora, Harry."

Harry rise un po' nervosamente, e arrossendo disse. "Ehm, sì. Io non volevo sembrare offensivo o altro, signore."

"Non pensavo che lo volessi, ragazzo mio."

Harry sorrise e annuì. "Va bene. Mi piacerebbe camminare con lei per un po', ma posso prima salutare i miei amici? Non vorrei che Lil e i suoi amici cominciassero a dire che mi ha rapito." Rise. "Sai i Serpeverde fanno cose del genere."

"Capisco perfettamente. Verrò con te e poi potremo ripartire da lì, se per te va bene."

"Certo, signore." Harry fece strada verso i suoi amici, sorridendogli. "Ehi, il Preside ed io andremo a fare un giro intorno al lago. Posso fidarmi che nel frattempo non vi ucciderete l'un l'altro?"

"Se ne sentiremo l'impulso, ce ne andremo." rispose seccamente Morag, l'unica con il coraggio di incrociare lo sguardo di Silente. Tutti tenevano gli occhi bassi o avevano tirato fuori un libro o guardavano verso le nuove scope di Harry. Harry usò la Legilimanzia sulla Corvonero e fu contento di trovare delle solide pareti Occlumantiche che lo respinsero. Gli occhi di Morag si spalancarono leggermente verso di lui.

"Okay." disse Harry sorridendo a tutti loro. "Potete assicurarvi che le scope siano al sicuro?" Li e Terry annuirono, tenendo gli occhi fissi sulle distrazioni che si erano scelti. "E, Morag, intanto potresti spiegargli quello che intendevo?"

Morag sussultò. "Se ne avrò voglia, " disse girandogli le spalle. "A differenza degli altri Corvonero, non prendo ordini da te." Guardò acutamente verso Li, Terry e Luna. Li e Terry gli lanciarono sguardi disgustati, mentre Luna sorrise distrattamente, rigirandosi un fiore tra due dita.

"Okay." Harry rispose allegramente, facendo cenno al Preside di aprire la strada. "Non fate niente che non farei!" aggiunse sopra la spalla, mentre si muovevano oltre l'albero sotto il quale si erano riuniti i suoi amici.

Ci fu un coro di risate a quella battuta.

Nel silenzio, mentre camminavano intorno al bordo del lago, Harry sentì Morag spiegare tranquillamente l'occlumazia e la Legilimanzia agli amici di Harry. Hermione e Li stavano lanciando esclamazioni di orrore e di sorpresa.

"Non ho potuto fare a meno di notare come tu e Fanny abbiate reagito l'uno all'altro ieri." commentò Silente con leggerezza, guardando l'adolescente con la coda dell'occhio.

Harry sbatté le palpebre, confuso. "Fann...- Oh! La fenice?"

Silente annuì. "Fanny. La sua canzone di solito non causa una reazione così violenta." Disse a Harry con uno sguardo di speranza.

Harry aggrottò la fronte, come se stesse cercando di ricordare ciò che sapeva sulle fenici. In realtà, stava rapidamente ripercorrendo la storia che aveva preparato la notte prima. Infine, disse incerto, "Io ... beh, io non ne sono certo. Mi ricordo di aver letto che la canzone della fenice può essere confortante per chi ha un cuore puro, e, beh... " Si strinse nelle spalle, facendo una faccia avvilita "Beh, mi ricorda i momenti della morte di mia madre e dopo l'anno scorso... " deglutì e si mise a tirarsi i capelli. "Io... Signore... " Guardò Silente, metà supplichevole e metà impaurito "è... sbagliato odiarlo? Va bene odiare qualcuno tanto da sognare di farlo urlare?"

Silente si lasciò sfuggire un sospiro tranquillo, e delicatamente fece fermare Harry accanto a lui. "Oh, ragazzo mio... " sussurrò, sfiorando la spalla di Harry.

Harry chinò la testa e sembrò che stesse combattendo contro le lacrime. "Io non posso fermare i sogni... "

Silente si chinò leggermente, come se stesse cercando di vedere la faccia di Harry, ma l'adolescente mantenne il volto lontano dal vecchio, come se si vergognasse. "Harry, bambino, non è necessariamente sbagliato sognare di fare cose terribili ai nostri nemici. Finché non metti in pratica quei sogni, sei ancora una persona di buon cuore. Le cose che ti sono successe... ragazzo mio, uomini più grandi di te hanno ceduto all'oscurità per amor di vendetta. Finché farai il possibile per accogliere la luce, i tuoi sogni rimarranno semplicemente... sogni. E i sogni, ragazzo mio, si esauriranno con il tempo."

Harry allungò una mano e si strofinò con la manica della veste gi occhi asciutti, poi sbirciò dietro i capelli, incerto. "E... la vostra fenice?"

"Parlerò io con Fanny." promise Silente. "E più rifiuterai quei sogni oscuri, meno la sua canzone ti farà male e alla fine il dolore non sarà altro che un ricordo molto sbiadito."

Harry mise su un sorriso tremulo e annuì. "Grazie, signore."

Silente gli rivolse un sorriso affettuoso. "Ti riaccompagno dai tuoi amici." disse.


Harry annuì e si diressero insieme di nuovo verso il punto dove gli amici di Harry - Morag e i Serpeverde inclusi - erano ancora in attesa. Tutti salutarono il Preside quando l'uomo li lasciò e appena fu fuori vista si rivolsero a Harry.

"Che cosa voleva?" Chiese Hermione, preoccupata.

"La sua fenice ha reagito male verso di me, ieri, " spiegò Harry con un gemito, sedendosi vicino a Luna che subito si raggomitolò al suo fianco. "Lui, comprensibilmente, ha voluto sapere perché."

"Non gli hai detto la verità, però, vero?" chiese Terry.

"Hai almeno una vaga idea di quale potrebbe essere la 'verità', mezzosangue?" chiese Lillian bruscamente.

Terry osservò la Serpeverde con occhi scuri per un attimo, poi commentò: "Sul treno, all'inizio dell'estate, ho dato a Harry il nuovo indirizzo di mio fratello e dopo un paio di settimane abbiamo ricevuto una telefonata da parte della polizia. Jim era morto, aveva tagli su tutto il corpo e aveva subito una castrazione mal eseguita." I suoi occhi si voltarono verso Harry.

"Non è stata 'mal eseguita'" si lamentò Harry. "E' un incantesimo che rimuove solo i testicoli della vittima. Avrebbe però richiesto un incantesimo di guarigione per evitare che sanguinasse."

Ci fu una pausa, poi:

"Lo hai castrato?" chiese Li con gli occhi spalancati.

"Perché sai eseguire una magia del genere?" chiese Neville.

"Vuoi insegnarmi quell'incantesimo?" chiese Morag, con un luccichio leggermente inquietante negli occhi.

"E...  se lo è meritato." disse Hermione e questo le valse alcuni strani sguardi da parte dei Serpeverde e di Morag.

"E' un incantesimo utile, " disse Harry a Neville, poi si rivolse a Morag e aggiunse: "Forse te lo insegnerò quando sarai più grande. E' un incantesimo vietato di livello quattro, però."

"Livello quattro?" Chiese Millicent.

Quando tutti gli altri lo osservarono con espressioni ugualmente confuse, Harry sospirò e si strofinò il naso. "Ci sono cinque livelli per gli incantesimi vietati. Il livello uno è il più alto in assoluto ed è in pratica riservato solo alle Maledizioni Imperdonabili. Salvo che non si abbia una speciale dispensa del ministro usare un livello uno vuol dire guadagnarsi un biglietto di sola andata per Azkaban. Gli incantesimi di livello due tendono a essere comunque incantesimi oscuri appena meno malvagi rispetto agli Imperdonabili, ma sono comunque abbastanza letali e sono utilizzati come maledizioni di tortura. Le magie di Livello due solo legali solo se il ministro dà il suo consenso, e l'utilizzarne uno senza averlo vi farà guadagnare cinquanta anni ad Azkaban.

"Gli incantesimi di Livello tre sono quelli che gli Auror possono utilizzare sul campo per dare battaglia ai maghi oscuri, e di solito solo paralizzanti, ma possono uccidere se usati in modo non corretto, se non si è un Auror, utilizzarne uno vi farà guadagnare venticinque anni ad Azkaban. Le magie di Livello quattro sono quelle utilizzate dai medimaghi e medistreghe durante le loro pratiche, e se non si ha una licenza per il loro utilizzo, emessa dal San Mungo, faranno guadagnare venticinque anni ad Azkaban.

 "L'ultimo, di livello cinque, comprende alcune delle magie più discutibili che sono insegnate nelle classi avanzate di Difesa. Questi possono essere utilizzati in caso di necessità, ma usati su un tizio qualunque - in particolare se babbano - fanno guadagnare una notte in una cella di detenzione del Ministero e una multa salata." Harry osservò i purosangue per un momento, mentre tutti elaboravano le informazioni, poi chiese: "Voi non lo sapevate?"

"E' una classificazione del Ministero, " disse Luna. "Per le persone normali è sufficiente sapere che cosa sia illegale e cosa non lo sia."

"Quante magie illegali conosci, Potter?" chiese Tracey in tono più incuriosito che sconvolto.

"Quante ne conosco o quante ne so lanciare?" Rispose Harry.

"Diciamo lanciare, " insistette Lillian, ricordandosi che il suo amico era stato un Auror e probabilmente conosceva molti - se non tutti - gli incantesimi illegali.

"Ehm... " Harry ci rifletté per un momento. "So lanciare... oh, forse sessanta. La maledizione di castrazione però è l'unica di livello quattro che conosco." aggiunse con un debole sorriso.

"Quanti incantesimi di livello uno sai lanciare?" chiese Neville piano.

Harry guardò il suo amico con occhi vuoti. "Sei sicuro di volere la risposta a questa domanda, Neville?"

Neville deglutì e annuì. "Sì."

"Posso lanciarli tutti."

"Sai lanciare la Maledizione che Uccide?" sussurrò Millicent mentre Neville infilava le mani tremanti nelle tasche.

Harry alzò un sopracciglio.

"Quante di queste hai effettivamente lanciato?" chiese Morag. Quando Harry si voltò verso di lei con un sopracciglio alzato aggiunse "Con successo, intendo, non solo in pratica."

"Le ho lanciate tutte con successo." Riferì Harry, scuotendo la testa. Per essere onesti, aveva lanciato la Maledizione che Uccide solamente durante la sua vita precedente, e l'unica volta che aveva usato con successo la Cruciatus era stata durante la sua vita attuale, ma questo loro non avevano bisogno di saperlo.

Ci fu un lungo momento di silenzio teso che Neville finalmente ruppe con un gemito di gola, stringendosi la mano ancora sepolta in tasca. "Sei un Occlumante?"

"Sì." Harry scrollò le spalle, poi guardò Morag, che strinse gli occhi. "Sono sorpreso di scoprire che lo è anche Morag. E' notoriamente difficile impararla prima che la magia si stabilizzi, dopo la pubertà."

"Mia madre ha iniziato a insegnarmi quando ho compiuto dieci anni, " disse la Corvonero "ma tu sei un Legilimens e un Occlumante."

"Lo sei?" sussurrò Tracey, gli occhi spalancati. "Ma, Morag, ha detto... "

"Ho una sorta di talento naturale." interruppe Harry, sapendo benissimo che l'apprendimento della Legilimanzia prima di aver superato la pubertà era considerato impossibile a causa della natura delicata e invasiva della magia, e che pochi bambini e ancor meno gli adolescenti, avevano la finezza per riuscirci.

"Non esiste qualcosa come un Legilimens naturale, " replicò seccamente Morag. "E non provare nemmeno a scaricare su di me il tuo solito mucchio di balle, Potter. Il tuo fan club potrebbe anche caderci ma io non lo farò."

Harry sorrise intorno al suo 'fan club' che aveva gli occhi puntati sulla ragazza Corvonero. "Non avevo intenzione di rifilarti delle balle. Sono stato in grado di occludere la mia mente o leggere quella di un altro da quando posso ricordare. Il Signore Oscuro sospetta di avermelo trasmesso accidentalmente quando ha provato a uccidermi."

Ci fu silenzio dopo, mentre quelli che non sapevano che Harry fosse in buoni rapporti con Voldemort consideravano le implicazioni del fatto che il Signore Oscuro avesse passato quella sorta di dono magico a un bambino.

"Allora, aspetta, anche quando... " Lillian si strozzò con le sue parole, poi si lasciò sfuggire un suono arrabbiato. "Dannazione, Harry! Hai lanciato un incantesimo su tutti noi?"


"E' stata una misura precauzionale, " rispose Harry scrollando le spalle. "C'erano persone di cui non mi fidavo, a quel tavolo, e non volevo correre rischi. Non con Silente intorno."

"Davvero non si fida di te, il vecchio?" chiese Millicent incuriosita.

"Lui ha molto da nascondere." brontolò Lillian.

"Di cosa state parlando, questa volta?" si lamentò Hermione, a metà tra lo speranzoso e l'irritato, comprendendo che ci fossero ancora cose, del suo amico, che non sapeva.

"Andiamo, Potter, condividi con il gruppo." disse Morag verso di lui.

Harry sorrise. "Hermione, sai quando si lamentavano del mio uso di più lingue per prendere appunti?"

Hermione aggrottò la fronte. "Sì."

Harry tirò fuori il piccolo libro dalla tasca e lo aprì a una pagina, scritta interamente scritta in Serpentese, - Tom gli aveva insegnato accidentalmente quando aveva preso prestito un libro scritto nella lingua di Salazar Serpeverde sugli incantesimi dei rettilofoni - girò il libretto verso Hermione, chiedendo: "Che lingua si pensa che sia?"

Hermione aggrottò le sopracciglia alla pagina mentre Neville, Morag, Millicent e Tracey si affollavano intorno alla ragazza per vedere. "Sono ghirigori decorativi, Harry." si lamentò.

Neville guardò con attenzione il libro mentre la mano gli tremava leggermente. "L'ho già visto prima, " mormorò. "C'era un guaritore al San Mungo che scriveva così." Alzò lo sguardo verso Harry. "Nessuno è mai stato in grado di leggere i suoi appunti per scoprire a cosa stava lavorando, prima di morire."

"E' un linguaggio vero?" chiese Hermione.

"E' Serpentese, " disse Harry distrattamente togliendo a Lillian, Terry e Li l'incantesimo che aveva trattenuto le loro lingue. "Io lo parlo."

Ci fu un attimo di silenzio attonito, poi Neville tenne il libro con la mano ancora tremante. "Qui." sussurrò.

Harry prese sia il libro sia la mano di Neville, gli occhi tristi. "Mi dispiace." disse a Neville e gli sorrise prima che il ragazzo ritirasse la mano e la nascondesse di nuovo nelle sue vesti.

"Ho... sentito una voce." Millicent mormorò, guardando Harry dietro lunghe ciglia.

"Che tipo di voce?" Chiese Harry, sorridendole interrogativo. Di tutti i loro genitori, solo il padre di Millicent era in realtà un Mangiamorte, anche se aveva sposato una mezzosangue.

"Il nuovo Signore Oscuro, Xerosis, è un Rettilofono." disse la ragazza, continuando a guardare Harry. I suoi occhi si spalancarono quando il suo sorriso si allargò. "Oh!" sussurrò.

Lillian sbuffò. "Te l'avevo detto." la rimbeccò la sua compagna di stanza.

Tracey e Morag guardarono prima Millicent e poi Harry, gli occhi spalancati come a collegare i puntini. Tracey non poté esimersi dall'emettere uno squittio mentre, Morag sembrava quasi terrorizzata.

"Tu sei il... Xerosis?" Chiese Li, osservando Harry e tramando di paura.

"... mi fa male la testa." Si lamentò Hermione, nascondendo il viso tra le mani.

Harry guardò il gruppo di adolescenti, presi dalle loro espressioni di paura o di orrore, e si fermò. "Ho bisogno di controllare un incantesimo o due in biblioteca, " commentò agitando la bacchetta per raccogliere le scope e mettersele sulla spalla. "Non penso di aver bisogno di dirvi di tenervelo per noi, no?" Lui sorrise, ma i suoi occhi duri brillavano di avvertimento.

Riscuotendosi dallo shock gli studenti annuirono.

Gli occhi di Harry s'illuminarono e guardò verso Luna "Vuoi rimanere, o vieni con me?"

Luna sorrise distrattamente. "Vorrei godermi la brezza del lago." rispose lei.

Harry scrollò le spalle e, prendendo la sua risposta come un no, si voltò e cominciò a tornare verso la scuola, salutando la squadra di Quidditch di Corvonero mentre gli passavano accanto, diretti al campo. Se riconobbero le forme dei pacchetti, non ne fecero parola.

Solo quando fu finalmente solo, seduto in un angolo e protetto da incantesimi silenzianti, Harry prese un respiro profondo e si permise di inveire contro il destino, per aver riunito il perfetto gruppo di persone che gli rendevano impossibile mantenere tutti i suoi segreti. L'unico che non aveva condiviso con tutto il gruppo era stato quello sulla sua vita precedente, e non era nemmeno sicuro per quanto tempo sarebbe rimasto un segreto, non avendo mai lanciato alcun tipo d'incantesimo sui suoi amici che rimanessero zitti, anche in un momento in cui gli fosse rimorsa la coscienza.

"Harry Potter, tu sei un idiota." si disse, poi sospirò e si allontanò dal tavolo. C'erano un paio di magie che voleva cercare per il suo incantesimo sulle scope e non c'era nessun punto cieco nei paraggi. Maledisse ancora i fatti, che non potevano essere cambiati, ma aveva un popolo da salvare, e poco tempo per farlo.

 


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Capitolo 14
*** Capitolo 7 Parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

Link al capitolo originale: qui!


 

Harry non si era accorto di che ora fosse, distratto dal suo lavoro d'incanto, finché i suoi amici non lo vennero a cercare, guardandolo un po' strano ma in generale accettando i suoi segreti.

"Non eri a cena." disse Terry quando Harry osservò il gruppo in silenzio, all'altro capo del suo tavolo. Luna si era già lasciata cadere sulla sedia accanto alla sua.

Harry sbatté le palpebre, guardando l'ora, poi fece una smorfia. "Oops. Mi devo essere distratto. Luna, cosa mi stai mettendo nei capelli?"

Luna sorrise mentre sistemava con cura la corona, di fiori di consolida, che aveva intrecciato, mentre gli altri parlavano delle rivelazioni di Harry, in riva al lago. "Ti ho fatto una corona."

"E' meglio che non sia di nuovo di digitale, " la avvertì Harry, più divertito che irritato dal comportamento della sua migliore amica. "Un pomeriggio con le allucinazioni è più che sufficiente."

Luna ridacchiò. "E' stato divertente, però!"

"Tu non sei stata messa all'angolo da Siri, dopo, quando cercava di capire che pozione avessi sniffato." rispose Harry con un brivido. "Giuro, è stata la peggior chiacchierata genitore-figlio che abbia mai affrontato."

"Sto avendo delle difficoltà a immaginare il tuo padrino vicino alle parole ‘genitore-figlio'." commentò Lillian, avvicinandosi con attenzione a una sedia e accomodandosi.

"Esattamente, " rispose Harry, roteando gli occhi. "Amore, questa corona... non è rosa, vero?"

Luna ridacchiò per risposta e gli allontanò le mani quando lui fece per togliersela. "Ti sta davvero bene, Harry. Lasciala dov'è!"

Harry sospirò e obbedì, abbassando le mani verso libro che stava leggendo quando il suo incantesimo silenziante era stato interrotto. "Finché non è digitale..." decise.

Morag occupò il posto accanto a Lillian, commentando: "Tu sei davvero un pessimo Signore Oscuro, Potter."

Harry sorrise. "Intendi che mi comporto come se fossi un pessimo Signore Oscuro, " disse in tono infantile "Ma dopotutto ho solo quindici anni."

"Balle, " rispose la ragazza quando tutti gli altri ebbero occupato i posti intorno al tavolo. Hermione si sedette alla sinistra di Harry, con grande sollievo degli altri. "I Grifondoro e Lil ci hanno detto di te, del fatto che sia la tua 'seconda possibilità' o quello che è."

"Hmm. Mi stavo giusto chiedendo se lo avrebbero fatto, " rispose Harry distrattamente, guardando il libro di fronte a lui. "A essere onesti mi divertiva interpretare la parte di un ragazzino di quindici anni che ha la tendenza a conoscere cose un po' troppo avanzate per uno studente normale e che si prefigge di sconfiggere il malvagio Lord Tu-Sai-Chi e diventare poi un cazzutissimo Auror."

"Perché?" chiese onestamente Millicent.

Harry sorrise un po' amaramente e guardò l'altra mezzosangue. "Che altro dovrei fare?" chiese, "Per quanto io sia un adulto, sono nel corpo di un ragazzino."

"Però riesci a impersonare il secondo Signore Oscuro." commentò Tracey.

"Non sarebbe mai successo se non fossi riuscito ad attirare l'attenzione del Signore Oscuro durante il primo anno, " Harry inclinò la testa da un lato. "Be', ho fatto un accordo con lui quell'estate. Uhm..."

"Durante il nostro primo anno?" ripeté Li. "Quando? Come?"

"Il professor Raptor teneva Vol..." Harry si fermò quando la maggior parte delle persone intorno al tavolo trasalì. "Oh, per l'amor di Merlino! Lui non andrà in giro a scagliare maledizioni sulla gente solo perché ho pronunciato il suo nome!" Scosse la testa e ricevette sguardi vagamente imbarazzati come risposta. "Perché si sarebbe preso tanto disturbo a trovare un anagramma del suo nome per poi vietare alle persone..."

"Anagramma?" Chiese Hermione.

"Uh?" Harry sbatté le palpebre. "Oh! Sì. Ha preso il suo nome completo e l'ha ricomposto in uno nuovo con le stesse lettere. Non pensate che sarebbe stato poco intelligente da parte sua farlo, e questo è il punto, se poi avesse saputo che nessuno lo usava mai?" Lui alzò gli occhi. "Idioti."

Gli studenti risero a queste parole, tutti un po' nervosi.

Luna emise un sospiro sognante e si allungò per aggiustare la ‘corona' di Harry. "Potresti anche usare il suo vero nome." commentò.

"Non vorrei sciuparlo." rispose Harry.

Luna sorrise e tirò fuori qualche stringa dalla tasca con cui si mise a giocherellare.

Harry alzò gli occhi verso di lei, poi tornò a guardare gli altri. "Giusto, quindi... " Lui aggrottò la fronte. "Che cosa stavo dicendo?"

"Qualcosa su Raptor?" disse Terry.
 
"Oh, giusto." Harry scosse la testa. "Aveva Volde..." alcuni dei ragazzi quasi soffocarono "... aveva il suo spirito attaccato sulla parte posteriore della testa." Sorrise ai loro sguardi inorriditi. "Lunga storia, quella. Comunque era a scuola per mettere le mani sulla Pietra Filosofale che era custodita nel corridoio proibito del terzo piano, su cui Silente ci aveva avvertito durante il banchetto d'inizio anno, ricordate?" Tutti annuirono mentre Luna canticchiava tranquillamente una canzone e si allungava a intrecciare le corde, con cui stava giocando, nei capelli di Harry. "Luna... " Harry sospirò.

Luna gli sorrise e continuò, guadagnandosi alcune risatine da parte del tavolo.

Harry alzò gli occhi. "Comunque, Voldie era qui per la Pietra e così l'ho scambiata con lui, in cambio della sua promessa che non mi avrebbe ucciso mentre ero ancora uno studente."

"E non poteva semplicemente farti espellere?" rilevò Tracey.

Harry scrollò le spalle. "Avrebbe potuto provarci, immagino. In effetti, mi stava facendo spiare da Barty. Così ho preso Barty e sono tornato alla sua base per avere un piccolo tête-à-tête con Voldie. Abbiamo fatto un paio di accordi, sono volate alcune maledizioni, tutto molto noioso... " Harry sorrise alle loro espressioni incredule. "E' stato durante l'estate prima del terzo anno che abbiamo formato una specie di collaborazione, " Il suo sorriso si trasformò in una specie di ghigno malvagio. "Mi piace chiamare ‘amicizia' questa relazione e lui s'irrita davvero molto."

Ci fu qualche risata impotente e poi Millicent chiese "Sei pazzo?"

"Sì." confermò Harry.

Lo stomaco di Harry fece un rumore forte, ricordando a tutti loro che l'adolescente non aveva ancora mangiato. "Andiamo a cercare qualcosa da mangiare, Harry." disse Lillian, scuotendo la testa.

Harry sospirò. "Oh, bene. Mi aiuti a mettere via questi libri?"

Quando i libri furono riposti, tutti si diressero fuori dalla biblioteca sotto lo sguardo vigile di Madama Pince. In mezzo al corridoio convennero di separarsi, perché non c'era modo per tutti loro di scendere nelle cucine, e di essere di ritorno, prima del coprifuoco. I Grifondoro, Morag, Terry e Li diedero a tutti loro la buona notte, poi si avviarono alle loro torri, Terry portando con sé le scope di Harry. Luna e Harry accompagnarono i Serpeverde al piano di sotto, quindi si divisero davanti alle scale per i sotterranei.

Quando furono finalmente soli in cucina - in quel momento della notte gli elfi domestici avevano altre cose da fare - Harry chiese: "Com'erano?"

Luna si strinse nelle spalle. "Sapevano già che non eri chi sembravi essere a scuola o a casa. E' stato un po' uno shock, forse, scoprire che sei Xerosis, ma non sembravano sinceramente sorpresi. Gli hai fatto un incantesimo per costringerli a tacere? "

"L'ho lanciato sulle loro sedie appena Lil si è messa a sedere." ammise Harry, non senza un po' di vergogna. Si fidava dei suoi amici, sì, ma non vi era alcun motivo per dare loro la possibilità di cadere in tentazione.

Luna annuì, poi piegò la testa da un lato, considerando la 'corona' e le 'decorazioni dei capelli' che aveva messo a Harry. "Sei assolutamente incantevole."

Harry alzò gli occhi al cielo e cominciò a prendere del cibo. "Puoi almeno lanciare un incantesimo in modo che i fiori siano blu Corvonero o verde Avada Kedavra? Indossare il rosa mi fa sentire come se fossi una sorta di Grifondoro gay con dei complessi."

"E non lo sei?" chiese Luna.

Harry le lanciò un'occhiataccia. "Cambia il colore o mi rifiuto di indossarla, domani."

Luna spinse fuori il labbro inferiore, mettendo su un broncio impressionante.

Harry puntò la forchetta verso di lei. "Ho avuto una figlia e Merlino sa quante nipoti, amore, io sono immune a tutte le forme di broncio femminile."

Luna sospirò e tranquillamente gettò un incantesimo cangiante per trasfigurare i fiori in un blu pallido. Vedendo il sopracciglio di Harry alzato, tirò fuori un piccolo specchio dalla tasca e glielo porse.

Harry considerò il cambiamento, poi annuì e le restituì lo specchio. "Accettabile".

Luna tirò su col naso e mise via lo specchio. "Mi hai sconvolto. Terribilmente. Insisto che tu faccia qualcosa."

Harry ridacchiò e le porse un bignè al cioccolato che aveva messo da parte. "Va bene questo, per adesso?"

Luna prese il bignè e si mise a rosicchiarlo. "Per adesso, " decise "ma mi devi dell'altro. A me piace molto il rosa su di te."

Harry alzò gli occhi. "I Signori Oscuri non mettono il rosa."

"I normali Signori Oscuri non passano le giornate circondati da adolescenti con problemi ormonali o il sesso nel cervello..." replicò Luna.

"Be ', no, non credo che lo facciano... "

"... o a curare i fiori."

"Va bene, va bene! Punto per te!" Harry alzò gli occhi verso l'alto e fissò il soffitto per un attimo, poi si voltò verso Luna. "Io non sono un normale Signore Oscuro, ma non metterò comunque niente di rosa. Va bene?"

Luna sospirò. "Oh, suppongo che dovrò farmelo andare bene."

"Bene."

"E il lavanda?"

Harry rabbrividì. "Sto avendo un flashback del matrimonio tra mia nipote e il mio figlioccio, grazie."

Luna sorrise. "Hanno usato un sacco di lavanda?"

"Gli abiti delle damigelle d'onore, il vestito del Portatore dell'Anello, le composizioni floreali, anche la fottuta torta, " lamentò Harry. "E' stato l'unico colore sul quale Victoire, Teddy, Andy, Ginny, Molly e Fleur si fossero trovati tutti d'accordo."

"E tu non hai detto niente?"

"Ho evitato tutta l'organizzazione come la peste." Harry rabbrividì. "Teddy era provato, però. Ha cercato di trascinare me e Bill nella cosa, in modo da poter avere un po' di ‘sostegno maschile', ma noi abbiamo fatto comunella e ne siamo rimasti fuori." Lui inclinò la testa da un lato al pensiero. "Beh, a essere onesti, Bill ed io abbiamo messo il veto su tutte le tonalità di rosa fin dall'inizio, ma fu il nostro unico intervento."

Luna scosse la testa, sorridendo. "Niente lavanda, quindi. Verde pallido e azzurro luminoso."

Harry ridacchiò e tornò al suo cibo.


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"Mi ero chiesto quando mi avresti rintracciato." Commentò Harry, senza alzare lo sguardo dalla scopa su cui stava lavorando. "Onestamente mi aspettavo che saresti venuta da me dopo aver lasciato l'ufficio di Silente e che avrei trovato il mio letto in fiamme."

Fanny si stabilì sul trespolo della Stanza delle Necessità, proprio di fronte al ragazzo seduto sul pavimento. La fenice sembrava contenta di appollaiarsi e di guardare il lavoro d'incanto di Harry, per il momento, così l'adolescente proseguì.

Una volta che ebbe raggiunto un buon punto per fermarsi, Harry appoggiò la scopa di lato e guardò l'uccello. "Parla".

Fanny arruffò le piume, poi incontrò gli acuti occhi verdi di Harry e si collegò mentalmente con lui. Il ragazzo rabbrividì alla sensazione di avere qualcuno nella mente, anche solo nella parte più esterna, ma non buttò fuori la fenice, e così Fanny gli disse 'Albus è tornato da me con una storia su come nei sogni uccidi e torturi Voldemort. Io non sono una sciocca, bambino, anche se Albus si è bevuto le tue bugie. Che cosa sei?'

Le labbra di Harry si arricciarono in un sorriso freddo. "Così lui ci ha creduto, dopotutto? Eccellente. Sono un essere umano, anche se la Morte mi ha donato le abilità di un Dissennatore."

Fanny emise un suono arrabbiato. 'Ti stai tenendo sul vago, piccolo Signore Oscuro. Non prendermi in giro o ti brucerò fino alla morte'.

"Non mi minacciare, uccello, " sibilò Harry, gli occhi che mandavano scintille, mentre il suo potere raffreddava la camera. "So come mettere fine al tuo ciclo di rinascita. Tu non vuoi davvero sapere chi ne uscirebbe vincitore."

Fanny si ritrasse dall'aria gelida e si avvolse in un alone fiammeggiante per proteggersi.

Rimasero fermi per dieci minuti buoni, fissandosi in minaccioso silenzio.

Infine, sia il fuoco sia il freddo svanirono e furono avvolte dall'oscurità. "Ora, normalmente io davvero non m'interesso a quello che la gente fa con la propria vita, " commentò la Morte mentre appariva accanto a loro, "ma questo è ridicolo."

"Non riesci proprio a stare fuori dai piedi?" chiese Harry all'apparizione.

"No." Sbuffò la Morte e girò il cappuccio oscuro verso Fanny. "Non puoi ucciderlo, quindi non provarci nemmeno. Sta lavorando a mio nome e come sceglie di portare a termine il compito è affar suo."

Fanny cinguettò e Harry sentì le sue parole tradotte: "Di solito non giochi con la vita dei mortali, quindi cos'ha di così speciale questo qui?"

"Ha avuto tutti i miei doni, in un'altra vita, e mi diverte." rispose Morte.

Fanny rivolse gli occhi penetranti sul giovane Signore Oscuro. "Un'altra vita?"

"Sono morto come Maestro della Morte e la Morte mi ha dato una scelta. Non mi piaceva come andava il mondo, così ho scelto di tornare e risolvere il problema."

"Hai scelto di tornare per uccidere dei babbani indifesi."

"Quei ‘babbani indifesi' stavano mettendo fine a tutta la vita sul pianeta, quando sono morto, uccello."

Fanny lo guardò sorpreso e si voltò verso la Morte, interrogandola.

"In effetti, è stato davvero drammatico, " commentò la Morte. "Sono durati circa altre due settimane prima che le radiazioni derivate dalla loro guerra sradicassero l'ultima specie del pianeta." La sua voce assunse un tono irritato quando aggiunse "Mi sono sentita un po' inutile. Potete immaginare tutto un mondo già morto? Stavo per iniziare a costringere i morti a tornare in vita, per morire di nuovo a causa della radiazione, solo per mantenermi in attività."

"Guai a te." Scherzò Harry.

"E' stato terribile!" si lamentò Morte. "Ero senza lavoro ed è stato orribilmente noioso! Era dal tempo della stupida guerra fredda che non faceva così freddo. Ho dovuto rifare tutto sette volte, prima di trovare la persona giusta per disarmare quella bomba." Fece una pausa, poi girò il cappuccio oscuro verso Harry e ordinò: "Fai che non succeda di nuovo o escogiterò il peggior castigo in assoluto, per te, quando finalmente andrai all'inferno."

Harry alzò gli occhi. "Ci sto lavorando. Merlino!"

Fanny arruffò le piume. "E come, iniziando una guerra con i babbani, pensi di impedire loro di distruggere ogni forma di vita sul pianeta?"

"Non lo so, " rispose Harry, scrollando le spalle. "Ma nel frattempo posso fare in modo che i magici non si facciano sorprendere nei luoghi degli attentati, mentre cerco di trovare una soluzione praticabile. L'ultima volta abbiamo iniziato le rappresaglie troppo tardi e loro erano tecnologicamente molto più avanzati. Questa volta, saremo preparati per tempo."

"Che cosa hai intenzione di fare? Costruire delle caverne sotterranee per nascondere tutti?" chiese la Morte. "Hai bisogno dei babbani per continuare a ripopolare la tua stessa specie."

Harry grugnì. "Non lo so. Le caverne sotterranee potrebbero essere fattibili, anche se un po' claustrofobiche, dopo troppo tempo. No, Luna ha accennato a qualcosa sulla luna. Dovrei discuterne con Tom."

"Voldemort sta lavorando con te?" Chiese Fanny . "Avrei pensato che ti avrebbe ucciso a vista."

"Non per mancanza di tentativi, " replicò Harry. "Ma ora abbiamo raggiunto un accordo e stiamo lavorando insieme."

"Sono entrambi malvagi, folli e geniali." Commentò la Morte. "Davvero un duo terribile."

"Lo prendo come un complimento." decise Harry.

Fanny cinguettò per ottenere di nuovo la loro attenzione. "Ti lascio ai tuoi affari, " informò Harry "ma non mi piaci."

"Non me ne frega niente, uccello." rispose Harry. "Ti eviterò al meglio delle mie capacità, se accetti di fare lo stesso."

"Bene." Fanny scomparve in una fiammata, lasciando Harry e la Morte soli nel nulla oscuro.

"Ho una domanda." disse Harry quando gli sembrò che la Morte si stesse preparando per andarsene.

Morte sospirò e si volse verso di lui. "Oh, molto bene. Ma solo perché sei il mio preferito."

Harry sbatté le palpebre, scosse la testa, poi chiese: "Avrei pensato che tu odiassi le fenici."

Morte piegò la testa di lato. "Odiarle? Le ho create io. Ogni volta che sono inghiottite dal loro elemento, muoiono, il che mi fa guadagnare un punto, quindi ottengono di rinascere di nuovo. Sono davvero fantastiche."

"Certo, fantastiche." disse Harry roteando gli occhi. "Eppure Fanny mi odia perché sono un assassino."

"Ha trascorso tanto tempo in compagnia degli umani, quindi di che ti meravigli? Ho creato la loro specie, non le loro personalità." Morte agitò una mano verso di lui. "Vai a giocare con le tue scope e, se vuoi spostare il tuo popolo nello spazio, attieniti alla luna, hm? Gli altri pianeti sono fuori dalla mia area di competenza."

Harry lo salutò e la sala ritornò alla sua illuminazione originale. "La luna, eh?" mormorò, raccogliendo la sua scopa per lavorare ancora un po' sugli incantesimi.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 8 parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

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"Prenderò con me i miei amici per andare nello spazio e posizionare le rune sui satelliti" disse Xerosis lasciandosi cadere sullo scranno accanto a Voldemort.

Il Signore Oscuro gli rivolse uno sguardo incredulo. "Che cosa?"

Xerosis alzò gli occhi. "Io. Una coppia di adolescenti. Rune. Satelliti."

"No!"

L'adolescente scoccò uno sguardo asciutto al mago. "Perché no? Più persone significano meno tempo trascorso lì."

"Io..." Voldemort si guardò intorno nella stanza vuota per cercare un argomento valido, poi scattò "Sono bambini! Loro non capiscono la delicatezza della situazione!"

"Quest'argomentazione è debole."

"Te lo proibisco!"

Xerosi sbuffò e si allontanò dall'arrabbiato Signore Oscuro. "Tu non hai appena... " Cominciò a ridacchiare.

"Potter!" ruggì Voldemort.

Xerosi saltò su dalla sedia e, ridacchiando, si abbassò per evitare la fila di maledizioni, sempre più dolorose, che Voldemort gli stava lanciando mentre lo insultava.

Il gioco fu interrotto quando sentirono una voce schiarirsi dalla soglia. Quando entrambi i Signori Oscuri si voltarono verso di lui - uno sorridendo follemente, l'altro guardandolo furioso - Barty, umilmente, disse "mi sono offerto volontario per entrare e vedere se avevate finito di cercare di uccidervi a vicenda, Miei Signori.".

"Non tentavamo di ucciderci." Lo corresse Xerosis mentre scivolava di nuovo verso lo scranno accanto a un Voldemort accigliato "Solo qualche mutilazione minore e grandi quantità di dolore."

"Aspetta e vedrai, ragazzo!" minacciò Voldemort.

Xerosi allungò la mano e accarezzò il lato del viso del Signore Oscuro. "Sei così carino con quell'aria omicida, Tom."

Voldemort lanciò un grido furioso e Xerosis, nuovamente, si mise a saltellare per la stanza, evitando maledizioni e schiamazzando.

Barty si rivolse agli altri Mangiamorte della Cerchia Interna, in attesa nel corridoio. "Meglio tornare tra un'ora, credo." disse.

Bellatrix trattenne il fiato. "Quel piccolo bambino..."

"Quel 'bambino' è più vecchio del nostro Signore." rilevò Rodolphus seccamente.

Barty si ritrasse, mentre Lucius scuoteva la testa voltandosi. "Ho di meglio da fare, che stare qui ad ascoltarvi discutere dei Nostri Signori, come se loro non vi potessero sentire." Disse da sopra la spalla, prima di iniziare ad avviarsi.

"Al Mio Signore non importa quello che dico su quel piccolo bast..."

"Crucio!" intonò Xerosis dalla porta della sala riunioni. "Lucius, caro, potresti ritornare indietro?". Appena il purosangue biondo ritornò, Xerosis rivolse un sorriso minaccioso all'unica donna della Cerchia Interna, rilasciando la maledizione con un tocco della sua bacchetta. "Ora, quindi, Bella, cosa stavi dicendo di me?"

Bellatrix gemette un po' e rimase a terra, dove era caduta sotto la maledizione. "Niente, mio Signore.".

"Bene." Xerosis si voltò percorse la stanza delle riunioni, commentando con Voldemort :Fatto. Le do un mese prima che ricominci a parlare di me alle mie spalle, ancora una volta, anche se...:

Voldemort sospirò. :Posso provare a parlare di nuovo con lei:

:Naaa, questo è più divertente. Così posso maledirla una volta al mese o giù di lì, quando decide di sentirsi particolarmente suicida.: Xerosis sorrise e cadde sulla sua sedia, guardando i Mangiamorte riversarsi all'interno :Mi sono improvvisamente ricordato che avevo qualcosa d'importante da comunicarti:

: È meglio che tu non suggerisca di nuovo di prendere con te un gruppo di adolescenti per una missione delicata.:

Xerosis rivolse al Signore Oscuro un sorriso, poi si stabilì comodamente contro lo schienale dello scranno sotto lo sguardo diffidente di Voldemort. "Lucius, ho sentito alcune voci di una mossa per rimuovere Caramell dalla sua carica. Cosa ne sai?"

"E' più di un semplice pettegolezzo, mio Signore" rispose Lucius, inclinando la testa. "Il voto di sfiducia è già passato e Caramell è ancora in carica, al momento, solo perché stanno avendo delle difficoltà a decidere come votare sul nuovo ministro. Normalmente avrebbero richiesto una votazione popolare, ma con queste guerre... "S'interruppe con una scrollata di spalle, impotente.

"E' la gente comune a volerlo fuori?" chiese Voldemort.

"L'opinione popolare, sì."

"Perché non utilizzano il Wizengamot?" domandò Barty. "Merlino sa che è a loro che, di solito, si rivolgono quando il Ministro è inutile."

"Lo statuto del Wizengamot sancisce che non possano votare un nuovo ministro." commentò Xerosis massaggiandosi il mento pensieroso. "Se l'opinione popolare ha fatto il culo viola al Ministro, chi è il candidato più probabile, ora? Secondo te, Lucius?"

Lucius aggrottò la fronte e poi disse "Sono indecisi tra Amelia Bones e Rufus Scrimgeour, credo, mio Signore. Bones è ben voluta per la sua lealtà ma Scrimgeour ha una visione meno tollerante verso le arti oscure e quindi, con questa guerra..."

"Bones è la più sensibile dei due," disse Xerosis rivolgendosi a Voldemort. "Potrebbe essere ridotta alla ragione. Scrimgeour no."

Voldemort annuì. "Metti i tuoi contatti a sostenere Bones." ordinò a Lucius e agli altri tre Mangiamorte della Cerchia Interna che erano infiltrati nel ministero. "Se Scrimgeour diventa un problema, sono certo che potrà essere fatto sparire." Guardò Xerosis che rispose con un sorrisetto maligno. "Eccellente. Altre novità dal ministero?"

Non c'era molto di nuovo, considerando quanto strettamente Voldemort e Xerosis tenessero gli occhi sulla politica del mondo che li circondava. Alcuni voci su Harry Potter stavano circolando, tra gli studenti di Serpeverde, che le avevano riportate ai loro genitori. C'era stato anche un nuovo bombardamento su una famiglia magica, ma le persone in questione erano scappate in tempo - Xerosis cercò di non sogghignare - e attualmente erano ospiti presso il Ministero, mentre veniva cercata una nuova casa per loro.

Una volta che i rapporti furono finiti, i due Signori Oscuri mandarono via i Mangiamorte, con l'ordine di diffondere agli altri la voce di supportare Bones. Avrebbero inoltre condotto una serie di raid su alcune delle città costiere, in particolare quelle nei pressi di una base navale, quindi i Mangiamorte erano stati avvertiti di prepararsi per quelli.

Quando i Mangiamorte se ne furono andati, Xerosis e Voldemort uscirono dalla sala riunioni per gustare un bicchiere di vino in camera di Voldemort. Là, entrambi i Signori Oscuri, ritornarono alle loro forme più umane e si stabilirono ai loro abituali posti al tavolo, vicino al muro, dove erano attaccate tutte le mappe.

"Cosa ne pensi della riunione?" Chiese Riddle, agitando il bicchiere.

"Luna, ieri, ha detto qualcosa che mi ha dato da pensare e poi la Morte sarebbe d'accordo..."

"Hai parlato con la Morte?" chiese Riddle curioso.

Harry scrollò le spalle. "E' venuta per mediare una discussione tra me e Fanny." Riddle sbuffò e Harry gli sorrise, poi continuò "Sì, era una specie di follia. In ogni caso, Luna ha fatto un commento sul vivere sulla luna, ed io le ho creduto."

"Sulla luna?" ripeté Riddle, gli occhi spalancati. "E' possibile?"

"Non lo so, ma se Luna lo ha suggerito..."

"Ti fidi la parola di quella bambina pazza?" chiese Riddle seccamente.

"Sì, lo faccio. Ora, ascolta," Harry alzò gli occhi. "La morte non ha messo veti e, per quanto gli piaccia che la gente muoia, dubito che ci porti fuori strada su questo punto, quindi la popolazione potrebbe essere al sicuro."

Riddle sospirò e chinò il capo. "Suppongo di sì. Ma, comunque, come sarebbe possibile spostare la popolazione lassù?"

Harry rise e scosse la testa. "Non ne ho idea. Voglio dire, se i mondani proseguono nei loro attuali intenti, il popolo magico dovrà considerare questa possibilità, per non essere distrutto, ma preferirei trovare un modo per spostare tutti lì, prima che si arrivi a tanto, se è possibile."

Riddle piegò la testa di lato, poi appellò un pezzo di pergamena. "In ogni caso dovremmo creare una qualche forma di atmosfera che possa sostenere la vita."

Harry fece una smorfia ed evocò un paio di penne, una delle quali fu consegnata al suo socio. Il vino fu dimenticato quando entrambi si chinarono in avanti sulla pergamena, scrivendo, e rapidamente scartando, incantesimi che avrebbero potuto dare nuova forma alla luna. Entrambi scavarono nelle loro menti, alla ricerca di conoscenze a lungo dimenticate, sulla roccia in orbita attorno al pianeta terra, ma trovarono ben poco.

"Forse, mentre andrò a marcare i satelliti, potrei fare una deviazione verso la luna, per controllare." suggerì Harry. "Voglio dire, questi incantesimi sono grandiosi, ma se non sappiamo esattamente su cosa dobbiamo lavorare..."

Riddle sospirò e si strofinò la fronte. "Sto cominciando a vedere dei pro nella tua idea di portare i tuoi piccoli amici con te," ammise. "Se possono gestire i satelliti, tu avrai tempo per volare verso la luna e ritorno." Batté la mano sulla pergamena che conteneva i loro scarabocchi. "Voglio sapere su che cosa stiamo lavorando, prima che cominciamo a discutere veramente d'incantesimi."

"Per non parlare di cominciare a discutere sul modo adatto per spostare questi struzzi lassù, con il minimo sforzo."

Riddle gemette. "Maledizione. Quello sarà un lavoraccio in più."

Harry gli offrì un sorriso stanco. "Stiamo cercando di salvare un'intera razza, qui, Tom, una che non ha molta voglia di essere salvata, per giunta; tutto quello che facciamo, sarà tirato per i capelli."

Riddle scosse la testa. "Lo so. Vorrei solo che non fossero così ciechi davanti al pericolo." Si scambiarono un sorriso. "Come sei messo con i tuoi progetti per lo spazio?"

"Ho ordinato un paio di Firebolt e le sto modificando durante il mio tempo libero" riferì Harry. Allo sguardo un po' incredulo di Riddle, disse "L'ho già fatto prima."

Il Signore Oscuro sbuffò. "Ci credo." decise. "Vai avanti. Le scope non ti permetteranno di percorrere tutta quella strada."

"Potrebbero, anche se dovrò renderne una davvero resistente, per arrivare alla luna. Sarebbe davvero interessante." Harry fece una smorfia, poi scosse la testa. "Comunque lo capirò strada facendo. Ho bisogno di lavorare su una sorta di tuta o amuleto protettivo, ma ho intenzione di eseguire qualche test in proposito il prossimo fine settimana, mentre gli altri dormono, o qualcosa del genere. Mentre sono svegli, utilizzeremo la Stanza delle Necessità per simulare la gravità zero e capire come muoversi lassù."

"Hum. Interessante" premise Riddle. "Anche se mi viene in mente che questi incantesimi terra formanti non aggiungerebbero gravità alla Luna. Avremo bisogno di alcuni altri incantesimi per questo."

"Oh gioia!" mormorò Harry sarcasticamente. "La creazione di ancora più incantesimi. Si potrebbe pensare che, osservando il modo in cui la scienza mondana è progredita, un qualche nato babbano avrebbe già dovuto pensare a qualcosa di simile, ormai."

"Non sono tagliati per cose come mischiare la magia e la scienza." rilevò Riddle.

"Sì, lo so." Harry sospirò e si tolse gli occhiali per strofinarsi il volto. "Onestamente, non sono sicuro che questi incantesimi reggano, a meno che non restassimo nei paraggi per mantenerli..."

Riddle fece una smorfia. "Porca Putt..."

Harry sorrise.

"Smettila, Potter!" scherzò Riddle, guadagnandosi una risatina dall'adolescente. "Con una magia sicuramente non reggerebbero. Rune, forse?"

"Una pietra runica, legata a incantesimi terra formanti, che aiuti a regolare la gravità?" mormorò Harry, alzando un sopracciglio al pensiero.

"Posta al centro della luna, in modo che avesse effetto su tutti i lati." concordò Riddle.

I successivi dieci minuti furono spesi disegnando, e cancellando, rune per la pietra che avrebbe dovuto tenere insieme il complicato lavoro d'incanto che stavano progettando, considerando anche che avrebbero avuto bisogno di lavorare sia con la gravità della Terra che con quella del sole, nella creazione del loro incantesimo.

Alla fine si ritrovarono più o meno d'accordo sulle rune base da usare per la creazione della pietra runica, ma senza conoscere il resto degli incantesimi su cui avrebbero lavorato, non c'era modo di poter terminare il loro lavoro.

Riddle attaccò magicamente l'abbozzo di pietra runica al muro, accanto alle mappe d'Europa, quindi controllò l'orario. "Dovresti tornare," commentò. "Hai lezione domani."

Harry sospirò. "Alcuni giorni odio davvero essere uno studente."

Riddle sbuffò. "Se vuoi essere preso sul serio, è necessario che tu finisca la scuola."

Harry gli sparò un dito medio.

"Molto maturo."

"Sei un gran bastardo, lo sai, vero?"

Riddle alzò gli occhi. "In tutti i sensi della parola, sì, sono a conoscenza di come la definizione sia calzante. Quando vuoi mettere gli scudi intorno a Hogwarts e Hogsmeade?"

"Come sta andando Barty, nel resistere all'Imperius?" chiese Harry, supponendo che Riddle avesse iniziato ad addestrare il Mangiamorte qualche giorno prima... e conoscendo il modo di Riddle di insegnare...

"Forse un'altra settimana e dovrebbe essere pronto." decise il Signore Oscuro. "Facciamo il prossimo fine settimana?"

Harry fece una smorfia. "Merlino, no. Non voglio che ci sia troppa gente in giro. Cosa ne dici del mercoledì successivo? Così almeno eviteremo la maggior parte del traffico verso i Pub."

"Hm. Buon punto." Annuì Riddle. "Ci vediamo al centro di Hogsmeade all'una, allora?"

"Certo." disse Harry. "Ti porterò una gira tempo, il prossimo fine settimana."

Il sorriso di risposta di Riddle era solo vagamente malvagio.

Harry sollevò gli occhi e si alzò dal suo posto. "Buona notte, Tom."

"Buona notte, Potter." rispose Riddle e il ragazzo scivolò in alcune ombre e si allontanò.

-0-



Le lezioni erano noiose come sempre, anche se Harry si stava davvero divertendo, a eludere Andromeda per lavorare sulle sue scope. Per la fine della settimana era riuscito a capire come gestire perfettamente gli incantesimi per eseguirli nello spazio, senza doversi preoccupare della gravità o del colpo di frusta. Doveva ancora lavorare sugli incantesimi di protezione, per riuscire a superare l'atmosfera, tutto intero, sopravvivere nello spazio e conservare la massima destrezza. Si era anche intrufolato nel Dipartimento Misteri e aveva rubato altre tre giratempo, una delle quali sarebbe stata consegnata a Voldemort. Le altre due le avrebbe date ai suoi amici, in modo che potessero completare il loro viaggio su tutti i satelliti, senza bisogno della sua presenza per riportarli indietro di dodici ore.

Sabato si incontrarono a colazione - Serpeverde inclusi - e Harry li accompagnò fino alla Stanza delle Necessità. Dopo aver spiegato loro come utilizzare la stanza, aprì e li condusse in quello che era un gigantesco antro vuoto.

"Perfetto!" Sorrise agli altri e ricevette in cambio sguardi nervosi. "Oh, smettetela. Non voglio cacciare nessuno ma, chi di voi è davvero interessato a fare un viaggio fino allo spazio?"

Terry subito alzò la mano. "Qualsiasi cosa, per usare una di quelle scope." dichiarò.

"Io sarò la seconda." disse Tracey. "Anche se, Potter, sarebbe meglio se fossi disposto ad addestrarci un po', con quelle maledette scope."

"Questa è esattamente una delle ragioni per cui sto chiedendo chi vuole venire." rispose Harry seccamente.
"Andiamo. Qualcun altro?"

"Voglio andare sulla luna." disse Luna con un sorriso speranzoso.

Harry sbatté le palpebre, poi scosse la testa. "Vedremo, amore."

Luna mise il broncio.

Millicent sbuffò alla studentessa più giovane, poi si offrì "Vada! Potrebbe essere interessante."

"E istruttivo." aggiunse Li, annuendo. "Verrò!"

"Benissimo. Allora ordinerò le scope in più, questa settimana, e possiamo passare il prossimo week end a fare pratica."

"Dove?" chiese Tracey.

Harry agitò una mano verso di lei. "Fuori dal territorio della scuola. Forse sopra l'oceano."

"Harry!" gridò Hermione scuotendo la testa. "Non è sicuro."

Harry inclinò la testa da un lato. "Hermione, queste scope sono in grado di andare a oltre ottomila chilometri l'ora. Farò in modo che siano tutti al sicuro, per quanto mi è possibile, ma l'unico posto in cui possiamo veramente provarle, senza rischiare di colpire qualcosa prima ancora di poterlo vedere, è sopra l'oceano."

"Ma cosa succede se si cade?" si difese Hermione.

"Voleremo bassi, in modo che eventuali cadute non siano troppo dannose." la calmò Harry. "Terrò gli occhi aperti per evitare eventuali cadute e sono capace di eseguire magie curative, se ce ne fosse bisogno." Sorrise. "Sono sopravvissuto, quando le ho testate, sai?"

Morag si schiarì la gola. "Avrete bisogno che il resto di noi vi copra?" chiese prima che Hermione potesse lamentarsi ancora. Non aveva molta stima per la pazzia di Harry, ma anche lei doveva ammettere che il Corvonero non avrebbe lasciato che nessuno di loro si facesse male, se poteva evitarlo.

Harry annuì. "Un po', sì. Posso creare dei golem, o qualcosa del genere, che facciano finta di studiare in biblioteca, ma durante i pasti sarà un problema. Io suggerirei di usare delle giratempo, ma volando a queste velocità sarà abbastanza faticoso così che, non appena torneremo, tutti probabilmente vorremo andare a dormire."

"E questo potrebbe essere un problema, su nello spazio." notò Terry.

Harry scrollò le spalle. "Conosco una pozione che vi terrà svegli e in forma per un periodo prolungato di tempo, ma non voglio che ne abusiate, possiamo usarla per il viaggio vero e proprio, ma in pratica dovrete contare soprattutto sulle vostre forze."

Tracey sospirò. "E se qualcosa dovesse andare storto, lassù? Non hai detto qualcosa sul fatto che non sarai con noi, durante il viaggio?"

Harry aveva menzionato la cosa, all'inizio della settimana, così annuì. "Sì. Ho programmato un viaggio parallelo. Però posso insegnarvi alcuni incantesimi per le emergenze, prima di partire, immagino..."

"Siamo ancora sotto la Traccia." sottolineò Li. "Sarà attiva non appena lasceremo i confini della scuola."

Harry sorrise. "Credi davvero che la Traccia possa avere effetto, quando sei nello spazio?"

"Io pensavo funzionasse solo all'interno dei confini nazionali, in ogni caso." aggiunse Terry.

"In una certa misura." concordò Harry, scrollando le spalle. "Quasi tutti i paesi europei hanno collegato insieme i loro sistemi di tracciatura, in modo che la Traccia sia attiva, anche se si è in Francia o in Germania, per esempio, ma non in Egitto. Cina, Giappone, Vietnam e una parte della Corea hanno collegato i loro sistemi, come hanno fatto anche l'America, il Canada e il Messico, mentre in altre zone la Traccia è in sostanza ristretta a un solo paese. Uhm, ma gli studenti come Li, che hanno la doppia cittadinanza, sono registrati in tutti i paesi associati."

"Sei come un'enciclopedia di tutte le cose del ministero." commentò Lillian.

Harry le fece cenno di tacere. "In ogni caso, il punto è che si può usare la magia nello spazio, senza che nessuno lo sappia. È inoltre possibile, tecnicamente, utilizzare la magia sopra l'oceano, ma probabilmente non è una buona idea provarci, a quella velocità, così..."

Luna prese il braccio di Harry. "Gravità Zero." ordinò.

"Oh, sì, certo." Harry scrollò le spalle e improvvisamente tutti furono senza peso.

"Figo!" esclamò Terry, spingendosi contro il pavimento e sparandosi verso il lontano soffitto.

I ragazzi trascorso alcuni momenti lanciandosi a sinistra e a destra, passando per il pavimento. Infine, ridendo delle loro buffonate, Harry lanciò un incantesimo di convocazione per riportarli tutti, di nuovo, al centro della stanza. "Va bene, penso che questo risponda a tutte le domande sui movimenti a gravità zero."

"È assolutamente necessario trovare qualcosa che vi aiuti a muovervi!" concordò Hermione. "Sai, se non si dovessero utilizzare le scope, sarei disposta a venire con voi."

Harry sorrise. "Beh, il mio viaggio parallelo è sulla luna. Potremmo lavorare insieme a una sorta di passaporta a lunga distanza, e magari un'altra volta potrei portarti lì."

"Davvero?" disse Hermione, gli occhi illuminati di eccitazione. "Immaginate, una delle prime persone sulla luna!"

"La prima mezzosang..."

Harry si schiarì la gola e lanciò a Tracey uno sguardo espressivo.

Tracey sospirò. "Sì, mi dispiace Granger. La prima nata babbana, allora."

Hermione tirò su col naso per risposta, incapace di voltare le spalle alla Serpeverde. "Va bene, Davis. Ma, sì! E' talmente eccitante!" Tornò a guardare Harry. "Possiamo, per favore?"

"Vedremo." rispose Harry scuotendo la testa. "Non so nemmeno se sono in grado di creare una passaporta, per quella distanza."

"Puoi provare facendo una passaporta dalla luna alla Terra." suggerì Luna.

Harry inclinò la testa da un lato. "Uhm. Sì, questo renderebbe più facile il viaggio di ritorno..."

"Perché?" chiese Li. "A causa della durata del viaggio?"

"La durata e lo stress subito dalla scopa." rispose Harry. "Sì, potrebbe funzionare, in questo modo dovrei solo arrivare alla luna, ma non andarmene, e comunque l'attrazione gravitazionale attirerà la scopa ed io non sono sicuro di come gestire la cosa. Voglio dire, ho intenzione di prendermi del tempo extra, per precauzione, ma non posso portare più di un paio di scope con me, e non so quante sollecitazioni dovranno sopportare, andando verso la luna." Si voltò verso Luna. "Ma una passaporta..."

Luna sorrise.

Terry si guardò intorno, mentre Harry pensava, poi si spinse contro Li, che era accanto a lui, mandando entrambi a volare in direzioni opposte. Terry si lasciò sfuggire un urlo mentre Li gridò per la sorpresa.

"Terry!" scattò Li.

Tutti risero.

Harry ridacchiò e chiese alla camera di fornire loro una grande palla, sistemata a un'estremità della stanza, con una massa maggiore della loro. "Prova a usare un incantesimo di convocazione sulla palla, va bene? Voglio vedere cosa succede." disse a Terry.

Terry fece come ordinato. La palla si spostò di qualche centimetro, ma fu Terry a muoversi davvero. Ebbe qualche difficoltà a fermare il suo slancio, per evitare di sbattere contro la palla, ma riuscì a mettere avanti un piede per ammortizzare l'impatto, anche se questo lo fece rimbalzare di scatto lontano dalla palla. "Ouch!" disse massaggiandosi la gamba con una certa difficoltà.

"Uhm." Harry lanciò lo stesso incantesimo, riconvocando mentalmente la magia, verso se stesso. Il suo corpo si avvicinò alla palla, ma più lentamente e la colpì leggermente con l'avambraccio, sussultando, poi disse "Va bene, fa un po' male, ma provate a evocarvi verso la palla. Vedete se riuscite a regolare un po' la potenza dell'incantesimo."

"E come, esattamente, dovremmo fare, a regolare la potenza?" chiese Tracey.

Harry sbatté le palpebre. "Oh. Uhm, quando lanci l'incantesimo, concentrarsi per modulare la magia." poi piegò la testa di lato. "Non so davvero come spiegarlo."

Hermione osservò la sua bacchetta per un momento, poi chiuse gli occhi e si concentrò, lanciando l'incantesimo di appello. Era così impegnata a studiare il modo in cui funzionava la magia che si dimenticò di guardare verso il pallone ma Harry la prese al volo, grugnendo quando la sua schiena colpì la palla.

"Oh! Mi dispiace, Harry!" si scusò Hermione, avvampando.

Harry sorrise. "Non ti preoccupare. Che cosa stavi facendo?"

Hermione si morse le labbra, ma docilmente spiegò le sue scoperte "Quando ho lanciato l'incantesimo, ho prestato attenzione al punto esatto in cui la mia mano è collegata alla bacchetta. Penso... penso di aver sentito qualcosa lì, ma dovrei riprovarci un paio di volte."

"Potremmo, non so, rendere la palla più morbida?" Chiese Neville.

Harry sbatté le palpebre. "Oh. In effetti."

Ognuno fece una risata, mentre Harry chiedeva alla Stanza di attutire la palla. Inoltre chiese anche di fornire loro un cubo imbottito, dall'altra parte della camera, dicendo "Fatto."

"Dovremmo provarci tutti." constatò Morag mentre Hermione e Terry decollavano verso il cubo e Li cercava di andare verso la palla.

Harry obbediente, evocò un dodecaedro davanti alla porta e un icosaedro su lato opposto. "Meglio?"

"Sì, grazie." La Corvonero immediatamente si girò verso l'icosaedro.

Harry alzò gli occhi e usò la sfera per lanciarsi in alto sopra gli altri, contento di rimanere semplicemente a mezz'aria a guardare i suoi amici mentre si lanciavano avanti e indietro attraverso lo spazio sottostante.

Passarono un'ora, lanciandosi in giro, prima che Harry li fermasse e chiedesse alla Stanza di fornire loro alcune Scopalinda vecchio modello, delle quali Tracey e Terry si lamentarono, poi fece far loro pratica nel volare a gravità zero.

Le scope permisero ai ragazzi di muoversi nella direzione che volevano, ma con qualche problema di arresto. I Serpeverde e Terry incolparono le scope, ma Harry - che aveva guidato una Scopalinda un paio di volte, quando faceva l'Auror, prima che avesse i soldi per migliorare il proprio repertorio di scope - diede la colpa alla mancanza di vento e gravità.

Giocarono con le scope fino all'ora di pranzo, poi uscirono fuori dalla stanza, tutti malfermi sui piedi dopo quattro ore senza gravità.

"Hey, psicopatici, che cosa stavate facendo?" chiese Stephen quando i Corvonero occuparono i loro posti. "E con MacDougal, tra l'altro."

"Morag ed io abbiamo siglato una tregua." disse Harry.

"Stavamo facendo pratica a muoverci a gravità zero." spiegò Terry, gli occhi brillanti per l'eccitazione.

Morag alzò gli occhi. "Boot, ti ho detto, di recente, che sei un idiota?"

Terry fece finta di pensarci, poi rispose: "Questa mattina, a colazione."

"Non abbastanza di recente. Sei un idiota."

Harry sbuffò divertito, poi guardò Stephen, che strava cercando di capire quello che Terry aveva detto. "Stavamo giocando in una stanza che non ha alcuna forza di gravità. E' molto divertente."

"Potter, non portare altri idioti!" ordinò Morag.

"Sarebbe più divertente, con più persone." disse Luna disinvolta.

"E controllare la potenza degli incantesimi è una buona lezione." aggiunse Li. "Non vi sembra che sia più facile lanciare una magia, ora, di quanto lo fosse prima di iniziare?"

Harry aveva insegnato loro anche un facile incantesimo di guarigione, per curare le contusioni, prima di lasciare la Stanza per il pranzo, poiché tutti avevano colpito alcuni muri, usando le scope. Morag dovette ammettere che era stato l'incantesimo più semplice che avesse mai imparato, e lei era sempre stata una merda, negli incantesimi di cura. "Sì, va bene. Forse un po'."

"Allora, aspetta, cosa state facendo? E' davvero difficile muoversi a gravità zero, giusto?" chiese Kevin, guardandoli curioso.

"Abbiamo alcuni oggetti veramente grandi verso i quali ci evochiamo." spiegò Terry. "Hanno più di massa di noi così, invece di muoverci lanciandoci verso gli oggetti, l'incantesimo ci attrae verso di loro."

"Abbiamo dovuto imbottirli, però," aggiunse Li sorridendo a Harry, che fece una smorfia. "Sai, come quando evochi qualcosa che puzza e l'odore ti rimane sulle mani?" Kevin annuì. "Beh, non c'è modo di impedirsi di muoversi, a gravità zero, quindi si deve continuare a muoversi. Abbiamo dovuto colpire gli oggetti e rimbalzare."

"Faceva male." aggiunse Terry, massaggiandosi la gamba.

"Ti ho già guarito." gli ricordò Harry.

"Sì, ma pizzica ancora."

Harry alzò gli occhi al cielo.

"Sembra divertente!" decise Stephen. "Possiamo venire con voi?"

Gli altri guardavano Harry, che si strinse nelle spalle. "Certo. Come dice Luna, più siamo meglio è."

"Non ho detto quello." lo informò Luna.

"Oh, qualunque cosa. E' lo stesso."

Morag sbuffò. "Conosci Granger e Paciock, anche loro vorranno portare altri idioti di troppo."

"Solo se qualcuno dice loro che possono farlo." le ricordò Li.

"Sarebbe giusto, visto che abbiamo invitato i Corvonero." commentò Harry, evocando in silenzio alcune pergamene e una penna.

"Alcune delle magie che conosci..." commentò Stephen, un po' geloso. "Harry, potresti prestarmi un po' del tuo materiale di lettura."

"Potrai attaccarti alla mia biblioteca, stasera." promise Harry scarabocchiando rapidamente due note che poi inviò a Hermione e Lillian, dicendo loro che potevano invitare i loro compagni di Casa, se volevano. Ma solo quelli del loro anno. Non c'era alcun motivo per invitare una folla enorme.

Non appena il pranzo fu finito tutti si incontrarono di nuovo nella Stanza. Oltre a Kevin e Stephen erano venuti anche Anthony e Lisa da Corvonero. Da Serpeverde si erano uniti a loro Blaise, Daphne e Theodore. Hermione e Neville avevano portato Seamus, Dean e Ron, che erano stati seguiti da una Ginny dagli occhi brillanti. Harry gemette in silenzio nel vedere la sua ex-moglie.

"Va bene, Potter, Millicent ha detto qualcosa su un'esperienza di apprendimento?" scattò Daphne.

"Come mai non ho mai visto questa stanza, prima?" chiese Seamus.

"Perché loro sono qui?" chiese Ron indicando i Serpeverde con uno sguardo torvo.

Harry tolse la gravità e si spinse contro il pavimento, prima che cominciasse una discussione tra Grifondoro e Serpeverde. Quando i suoi amici lo seguirono, lasciando i nuovi arrivati a fissarsi con occhi selvaggi, Harry borbottò " Merlino! Forse non avrei dovuto lasciarveli portare."

"Mi dimentico sempre che Grifondoro e Serpeverde non stanno bene insieme." commentò Li. "Voglio dire, si comportano sempre così, ma con gli altri riescono a convivere, no?"

"Alcuni hanno più autocontrollo di Ronald." commentò Hermione.

"O di Malfoy." aggiunse Lillian petulante. "A volte mi chiedo come quel ragazzo, e i suoi tirapiedi, siano riusciti a entrare nella nostra Casa."

"L'eterno mistero!" disse Harry seccamente. "Hermione, Lil, potreste entrambe tornare laggiù e fare, ai marinai d'acqua dolce, un corso accelerato su come convocare loro stessi verso gli oggetti?"

"Certo." si disse d'accordo Hermione mentre Lillian annuì. Entrambe le ragazze si evocarono verso gli oggetti imbottiti sui lati della stanza, poi si spinsero per tornare giù vicine al gruppo di studenti sul pavimento, alcuni dei quali stavano galleggiando a qualche centimetro da terra.

"E il resto di noi?" Chiese Terry.

Harry sorrise. "Beh, ho pensato che avreste avuto bisogno di fare un altro po' di pratica con le scope." Così dicendo le scope apparvero accanto a Terry, Li, Tracey, Millicent, Luna e Harry. "Morag, Neville, che cosa vi piacerebbe fare?"

"Prenderò una scopa, grazie." rispose Morag e questa apparve accanto a lei.

Neville sospirò. "Aiuterò Hermione e Moon, se per te è lo stesso."

"Sicuro!" disse Harry e il Grifondoro si convocò via. "Okay, truppe, continuiamo con un giro a mezz'aria. E cercate di mantenervi al di sopra dei neofiti."

I Corvonero annuirono mentre i Serpeverde rotearono gli occhi, ma tutti e cinque fecero come ordinato.

Harry corse giù, dove Hermione, Lillian e Neville stavano cercando di convincere i ragazzi a terra a smettere di litigare per cinque minuti. Lanciò un incantesimo silenziante sia ai Grifondoro sia ai Serpeverde e andò ad arrestarsi lentamente accanto a Hermione. "Meglio?"

"Avrei dovuto pensarci io." si lamentò Hermione.

"Non possiamo essere tutti perfetti." la calmò Harry.

Hermione gli allungò un sonoro "smack" ma non riuscì veramente a toccarlo, prima che lo slancio la rimandasse indietro di pochi centimetri. "Questa cosa è davvero un po' antipatica!"

Harry sorrise. "Sei certa di non volere una scopa?"

"Senza mi sento molto meglio." rispose Hermione mentre Luna andava a sbattere contro il soffitto, con un urlo.

Harry sbuffò. "Luna si sta divertendo." la informò, poi si piegò in avanti sulla sua scopa a osservare i neofiti, i quali, ora, stavano galleggiano lontani dal terreno. "Allora, il punto di questo esercizio è di evocare se stessi verso gli oggetti sopra di voi. Sono tutti ammortizzati, quindi non dovreste farvi troppo male se li urtate, poi rimbalzerete via."

"Dovreste essere in grado di controllare il vostro incantesimo a sufficienza per non colpire troppo forte contro l'oggetto." Interruppe Lillian, lanciando a Harry un sorriso. "Granger, potresti farci vedere?"

Hermione annuì, poi si evocò verso la palla. Era stata la più veloce a riuscire a controllare il suo incantesimo e, con il suo genio aggiunto, era stata in grado di calcolare esattamente la quantità di potere da usare, a seconda della sua posizione nella stanza.

"Benissimo." Lillian tornò a guardare il suo pubblico. "Harry, potresti mostrarci come farlo in maniera sbagliata?"

"Perché io?" chiese Harry, anche se la sua scopa stava già scomparendo.

"Perché ho già visto Paciock farlo correttamente. Tu invece te ne sei stato seduto a guardare, facendoci passare per stupidi."

"Avrei dovuto portare i popcorn." replicò Harry, poi rivolse la bacchetta verso l'icosaedro e gridò "Accio!" fu trascinato verso il prisma, ma riuscì a mettere avanti i piedi prima di impattare. Si piegò sulle ginocchia per diminuire l'impatto, poi si raddrizzò per aggiungere slancio e tornare giù, verso il gruppo sul pavimento.

"In ogni modo, hai barato." decise Lillian, quando Harry tornò al suo fianco.

"Abbiamo tutti trascorso quattro ore qui." le ricordò Harry. "Non ho bisogno di rimbalzare come una demente palla da ping-pong umana, per sapere come muovermi."

La maggior parte del gruppo rise, sebbene la maggior parte di loro fosse rimasta in silenzio.

"Sei stato qui per quattro ore?" Domandò Lisa.

"Siamo venuti qua dopo colazione," calcolò Hermione. "Abbiamo trascorso, circa un'ora e mezza a rimbalzare in giro."

"E il resto del tempo sulle scope." aggiunse Neville. "Sai, credo che questa sia stata la prima volta che mi sono effettivamente divertito, a essere su una scopa." aggiunse con un cenno a Harry.

Harry sorrise. "E' stato una specie di traguardo."

"Il fatto che non ci sia alcuna possibilità di cadere, aiuta." precisò Hermione.

"Ma ci sono un sacco di possibilità di imbattersi in altre cose, però." commentò Neville mentre Luna andava a sbattere contro un altro muro, con un grido gioioso.

Ron alzò la mano, un po' rosso in faccia per essere stato ignorato. Quando Harry annullò l'incantesimo, silenziante e gli fece cenno di parlare, chiese "Perché non possiamo cavalcare le scope?"

Harry inclinò la testa verso di lui. "Perché è proprio come andare in bicicletta, Ron. È necessario iniziare con le ruote di sicurezza, per imparare. A gravità zero questo significa imparare a muoversi da soli, e abituarsi alle diverse condizioni, prima di provare a spostarsi in giro su qualcosa con una propria propulsione."

"Fidati di me, Ron." aggiunse Neville guardando i Serpeverde e i Corvonero volanti, che facevano giri della morte intorno a uno dei prismi giganti. "Non è così facile come sembra. Non c'è vera resistenza qui, per aiutare a fermarti, così, anche quando dite alla scopa di bloccarsi, questa tenderà a continuare la corsa e ad andare avanti."

Ron sbuffò, incredulo, ma tacque.

"Li vuoi liberare, adesso?" chiese Lillian a Harry.

"Tanto vale liberarli." concordò Harry, togliendo a tutti l'incantesimo di silenzio, poiché nessuno di loro aveva ancora imparato gli incantesimi non verbali. "Evocatevi via, ragazzi. E ricordate, non è così facile come sembra."

"Il trucco," aggiunse Hermione prima che qualcuno potesse allontanarsi troppo "è quello di concentrarsi sulla connessione tra voi e la tua bacchetta. È necessario concentrarsi su quanta magia si sta utilizzando, per usarla e poi diminuirla, in modo che ci si possa spostare più lentamente."

"Andate." aggiunse Harry quando gli altri restarono fermi.

Quasi contemporaneamente il gruppo gridò "Accio!" e volò via in varie direzioni.

I quattro a terra rimasero lì per alcuni minuti, guardando il nuovo gruppo scontrarsi con diversi oggetti.

"Okay, ora posso apprezzare il tuo divertimento nel restare seduto a guardare." decise Lillian.

Harry sorrise e la Stanza lo fornì di una scopa. "Vado a raggiungere gli altri. Ragazzi, volete delle scope o preferite utilizzare gli incantesimi?"

"Potresti darci il permesso richiamare le scope quando le vogliamo, anche da soli?" chiese Hermione.

Harry inclinò la testa da un lato, pensieroso. "Suppongo di potervelo lasciar fare, ma dovete promettermi che non evocherete altri oggetti, oltre alle vostre scope. Non abbiamo bisogno di ostacoli casuali, che appaiano sulla strada di qualcuno nel momento sbagliato."

"Penso che potremmo essere d'accordo, su questo." disse Lillian. "Ma se lo faremo, tu potrai curarli, sia che abbiano imparato l'incantesimo o meno."

"In effetti io sono proprio il tipo di coglione che li curerà." accettò Harry scivolando sulla sua scopa e ordinando alla stanza di ascoltare i comandi dei suoi tre amici. "Va bene, potete evocare o bandire gli oggetti a piacimento. Non avete, tuttavia, il controllo della gravità nella stanza. Capito?"

Tutti e tre risposero salutandolo e Harry accelerò passando tra un paio di Grifondoro che rimbalzavano in giro e si slanciò verso lo spazio sopra di loro. "Sono tornato!"

"Oh, dannazione." Commentò Tracey seccamente. "E noi che speravamo tu volessi rimanere a giocare con i bambini in età prescolare."

Harry sorrise, poi scivolò verso Luna, che si mise a canticchiare mentre lui le guariva un livido. "C'è un motivo per cui ti fai male da sola?"

"E' divertente!" rispose lei, sorridendo.

"Devo imbottire i muri?" chiese Harry.

"Solo se vuoi." disse Luna prima di lanciarsi allegramente a rimbalzare sulla parete di fondo.

Harry sospirò e chiese alla Stanza di aggiungere imbottiture alle pareti e intorno agli oggetti verso i quali gli altri studenti stavano rimbalzando. Luna poteva anche pensare che fosse divertente fare cose del genere ma Harry non aveva cuore di restare a guardare mentre la sua amica si faceva male da sola.

Due ore più tardi gli amici di Harry erano tutti dei maestri a muoversi a gravità zero, con le scope o senza. Di quelli che avevano invitato dopo, invece, solo Blaise e Lisa stravano cercando abbastanza seriamente di controllare la loro produzione magia e Harry li fece salire sulle scope. Tutti gli altri si stavano divertendo troppo a rimbalzare avanti e indietro.

"Suppongo che potrei far sparire l'imbottitura e vedere quanto tempo ci mettono a imparare." commentò Harry a Lillian e Hermione, che stavano ancora cercando di insegnare agli idioti.

"Però poi dovremmo guarire tutti." sottolineò Hermione.

"Nah. Basterà sbatterli fuori e, se uno di loro si lamenta, gli dirò che è un prezioso ricordo della lezione che ha imparato." brontolò Lillian. " Se lo meriterebbero."

"Forse un po' è vero." disse Hermione.

Lillian si avvicinò alla Grifondoro con la sua scopa e la abbracciò intorno alle spalle. "Vedi, faremo di te una Serpeverde."

Hermione fece una smorfia al pensiero. "Moon, lasciami andare."

Harry sbuffò divertito. "Cos'è questo? Hermione Granger sta rifiutando un positivo contatto umano?"

"Ho intenzione di evocare qualcosa sul vostro percorso, non appena ripartirete." minacciò Hermione, agitando la mano verso il punto dove Terry e Millicent stavano aiutando Lisa e Blaise nelle manovre sulle loro scope.

La porta della stanza si aprì e i tre vicino al suolo, essendo gli unici in grado accorgersene, si voltarono a guardare mentre alcuni professori infilavano la testa all'interno, spalancando gli occhi alla vista dei ragazzi che rimbalzano sopra di loro.

"Oh, cazzo!" si lamentò Harry.

"Harry!" sibilò Hermione, anche se era stato per lo più solo un riflesso, per ammonirlo a non imprecare.

Harry sospirò. "Ho intenzione di ridare gravità ai due metri più vicini al terreno." avvertì e le due ragazze annuirono. La gravità cambiò e loro scesero verso il pavimento. Appena poterono scendere in sicurezza lo fecero, poi si diressero verso la porta. "Salve?" disse Harry mentre Hermione e Lillian atterravano sul pavimento, dietro di lui.

"Signor Potter, che cosa sta succedendo qui?" Chiese la McGrannit, facendo un passo attento all'interno. Dietro di lei, Vitious e Piton sembravano un po' meno fiduciosi.

"Ci stiamo solo divertendo, Professoressa." spiegò Hermione che si era fermata al fianco di Harry. "Harry ha trovato questa stanza che risponde ai desideri di chi la chiama. Abbiamo creato una zona a gravità zero e siamo tutti qui per imparare a muoverci in queste condizioni."

"E' un'opportunità di apprendimento e di divertimento." aggiunse Lillian dal lato opposto di Harry.

"Gravità zero?" Chiese Vitious, entrando cautamente nella stanza. Piton sembrava non avere alcun interesse a seguire i suoi colleghi.

"Nessuna gravità." tradusse Hermione.

"Luna stava parlando di una delle sue creature che vive sulla luna." spiegò Harry, prima che i professori potessero chiedere perché avessero pensato che fosse necessario giocare senza gravità. "Beh, questo mi ha fatto pensare 'Come sarebbe muoversi sulla luna?' E, beh, la luna ha davvero una gravità bassa, vedete, e abbiamo pensato che poteva essere divertente fare un tentativo, ma è un po' difficile simulare il livello di gravità della luna senza sapere esattamente cosa vuol dire, così abbiamo deciso di provare a gravità zero. Terry ne ha parlato a pranzo e anche Stephen è voluto venire, così ho detto a tutti che potevano invitare alcune persone."

"Sicuramente qualcuno si farà male." commentò la McGranitt guardando gli studenti con preoccupazione.

"E' tutto imbottito, però!" disse Hermione. "Voglio dire, non lo era, in un primo momento, ma poi abbiamo fatto imbottire tutto e in questo modo nessuno si farà male."

"Anche le pareti sono imbottite." accennò Harry, chiedendo mentalmente alla stanza di ammorbidire le pareti nella metà inferiore della stanza, e avvicinandosi a toccarne una. "Vede? Quindi, anche se mancano il punto verso il quale stanno cercando di andare, non dovrebbero comunque farsi male."

"Come fanno a muoversi in giro?" Chiese Vitious, curioso. "Vedo che avete tre scope, ma tutti gli altri..."

"Il gruppo più in alto ha le scope," spiegò Harry "ma gli altri stanno usando incantesimi di convocazione per spostarsi tra i costrutti. Poiché i costrutti hanno una massa maggiore, in realtà, non si muovono così è il mago che deve muoversi verso il costrutto."

"E' come evocare una casa." aggiunse Hermione sorridendo. "E' grande, quindi devi andare in volo verso di essa, piuttosto che farla arrivare a te."

"Sono sorpresa il signor Weasley non sia su una scopa." commentò la McGranitt.

"Voleva," rispose Harry seccamente "ma la mia regola è che non possono salire su una scopa fino a che non hanno imparato a regolare il loro incantesimo per evitare di sbattere contro le costruzioni. Lui non è molto bravo in questa parte, così è bloccato e continua a fare la palla rimbalzante."

"Prima hai detto pallina da ping-pong." lo informò Lillian.

"Io, sono una pallina da ping-pong, Ron no." replicò Harry.

La McGranitt sospirò. "Anche se approvo che abbiate fatto questa esperienza di apprendimento, signor Potter, avrei preferito che aveste un professore qui con voi."

"Perché?" chiese Lillian, gli occhi socchiusi. "E' solo un gioco. Nessuno si è fatto male o altro."

"Ma qualcuno avrebbe potuto," La rimproverò Vitious "e sarebbe rimasto bloccato al settimo piano senza assistenza."

Lillian aprì la bocca per rispondere ma Harry scosse la testa e lei si placò.

"Siete qui ora, se volete rimanere..." disse Harry, un barlume di divertimento negli occhi. "Ma se avete intenzione di restare dovrete unirvi a noi in gravità zero. Non è sicuro lasciare questa piccola porzione di terreno con la gravità. Qualcuno potrebbe lanciarsi qui e, invece di galleggiare, rovinerebbe a terra. E poi qualcuno si farebbe davvero male."

"Sempre così sicuro di se stesso, non è vero, Potter?" sogghignò Piton. "Troppo superiore agli altri per preoccuparti di informare un professore di quello che stava facendo."

Harry alzò gli occhi verso il professore sulla porta, poi tornò a guardare la McGranitt. "Professoressa?"

La McGranitt tornò a guardare Harry, dopo aver osservato gli studenti che si divertivano sopra di loro, ed emise un sospiro tranquillo. "Molto bene, signor Potter. Se succede qualcosa, chieda che un elfo domestico sia mandato da me."

Harry annuì. "Posso farlo."

"Minerva, sicuramente non hai intenzione di lasciarli senza controllo!" si lamentò Piton.

La McGrannit diede al suo collega professore uno sguardo asciutto. "Salvo che tu non voglia rimanere qui, Severus, non vedo altra scelta." Poi guardò in basso, verso il Capo casa di Corvonero, quando Piton aggrottò la fronte in risposta. "Filius?"

"Sembra davvero divertente, ma ho una grande quantità di lavoro da fare." rispose Vitious in tono veramente sconvolto per l'occasione mancata.

Harry sorrise al suo Capo casa. "Se le capita di avere un weekend libero, Professore, posso impostare di nuovo la stanza." gli disse.

Vitious gli fece l'occhiolino. "Lo terrò a mente."

Harry guardò Piton che era ancora accigliato. "Quindi, professor Piton? Nessun senso di avventura?" chiese, gli occhi scintillanti.

Piton sembrava assolutamente furioso. "Mi stai prendendo in giro, Potter?" sibilò.

Harry si finse offeso. "Non deriderei mai un professore!" giurò.

Accanto a lui Hermione dovette allontanarsi per coprire una risatina.

"Sei proprio come tuo padre!" Sbottò Piton.

"Mi piace pensare di essere più come mia madre, personalmente." Harry rispose in tono sono-davvero-calmo. Poi si rivolse a Lillian, che sembrava divisa tra l'orrore e divertimento. "Che ne pensi, Lil, sono più come mio padre o come mia madre?"

Lillian scosse la testa, non sapendo da dove cominciare a rispondere.

"Potter!" ruggì Piton.

Harry sorrise e manipolò la gravità della stanza per farla svanire intorno a lui, poi saltò verso l'alto offrendo ai professori un piccolo saluto sbarazzino. "Bye, professori!"

"Venti punti in meno a Corvonero!" gli gridò dietro Piton.

"Severus, questo è ridicolo!" Lo rimproverò la McGrannit mentre accompagnava fuori i suoi colleghi professori. "Non ha fatto niente."

"Mi ha preso in giro!" Sbottò Piton mentre la porta si richiudeva dietro di loro.

Harry era un po' deluso, avrebbe voluto ascoltare quello che gli altri professori avevano da dire. Volò giù verso Lillian e Hermione, chiedendo: "Posso portare la gravitò zero di nuovo online, adesso?"

"'Online'?" Chiese Lillian.

"Termine Babbano." disse Hermione evocando la sua scopa. "Vuole sapere se ti va bene rendere di nuovo questa zona a gravità zero."

"Harry, smettila di fare il babbano." ordinò Lillian evocando la sua scopa.

"Ci lavorerò su." rispose Harry seccamente prima di chiedere alla stanza di sbarazzarsi della gravità al suolo. "Di cosa stavamo parlando, prima che i professori entrassero?" chiese mentre galleggiavano indietro fino al loro originario posto di osservazione. "Oh, sì! Dicevamo di liberarci dell'imbottitura!"

"Ahi!" alcune persone sopra di loro gridano, nello stesso momento in cui si schiantarono contro alcuni degli oggetti. Fecero seguito altre esclamazioni di dolore.

"Mi dispiace!" disse Harry guardali contrito. "Qualcosa, nel rimettere di nuovo online la gravità zero, ha eliminato l'imbottitura. Datemi un minuto!"

"'Online'?" ripeté più di una persona.

Lillian sbuffò mentre Hermione si rivolse a Harry scuotendo la testa, stupita. "Non posso credere che lo hai appena fatto davvero."

"Io invece posso crederci." rispose Lillian guardando Harry. "Sadico."

"Oh, se lo meritavano!" disse Harry, sorridendo.

"In un certo senso..." si dichiarò d'accordo Hermione.

"Granger," disse Lillian, "sei un tipo a posto!"

"Grazie, Moon. Ma non abbracciarmi di nuovo."

Harry rise.


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Capitolo 16
*** Capitolo 8 parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

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"Non sono mai sgattaiolata fuori dalla scuola, prima d'ora." commentò Luna mentre lei e Harry uscivano dalla Sala Comune di Corvonero usando le scope. L'idea era di volare verso i cancelli della scuola, fino ad attraversarli, lasciandoli poi socchiusi in modo da poterli ritrovare aperti quando fossero tornati per modificare le difese della scuola, dopo aver finito con quelle del villaggio.

"Goditelo mentre puoi!" replicò Harry. "Domani mattina dovremo essere l'innocenza personificata, nel caso qualcuno sospetti qualcosa."

Harry aveva inizialmente pensato di attraversare le ombre fino al villaggio e poi di riportare tutti nello stesso modo di nuovo nel castello, ma un controllo agli incantesimi di protezione gli aveva fatto comprendere che non avrebbe funzionato, salvo che Voldemort e Barty non fossero stati i benvenuti. Attraversare il cancello nel bel mezzo della notte non era certamente facile come attraversare le ombre, ma decise che sarebbe stato più sicuro in questo modo, evitando di usare i suoi poteri da vampiro. Soprattutto in considerazione del fatto che stava per andare a lanciare due potenti incantesimi scudo contemporaneamente.

Al cancello scivolavano fuori e Harry lanciò una magia oscura che, sapeva, avrebbe mantenuto la porta aperta, poi si precipitarono giù verso il villaggio addormentato. Il resto del gruppo li aspettava intorno alla grande pietra runica che Voldemort aveva scolpito nel corso degli ultimi giorni.

"Siamo sicuri che debba essere così grande?" sussurrò Barty a Lucius. "Voglio dire, la gente la potrebbe notare."

"Questo è un buon argomento, Barty." commentò Harry seccamente, sorridendo allo sguardo irritato sia di Riddle sia di Voldemort. Accanto a Voldemort, Xerosis sogghignò.

"Non avresti potuto farlo presente prima?" Riddle domandò a Xerosis.

"Non sarebbe stato così divertente, per lui." rispose Voldemort seccamente. "Gli piace guardarci diventare sempre più omicidi nei suoi confronti."

"In effetti, lo trovo divertente." disse Harry guadagnandosi sguardi disgustati sia da Voldemort sia da Riddle.

"Hai idea di quanto sia sbagliato avere quattro di voi in giro?" domandò Barty a Harry.

"Sì." rispose Harry. "Mi viene quasi voglia di rifarlo durante una riunione di Mangiamorte, solo per vedere un po' di adulti mascherati trasformarsi lentamente in un pasticcio piagnucolante." Poi lanciò a Barty e Lucius un sorriso folle, che li fece entrambi sospirare, prima di indicare Luna. "Questa è Luna Lovegood, tra l'altro, la mia servitrice preferita. Amore, loro sono Barty e Lucius. E Voldemort. O Tom. O Voldemort e..."

"Potter, io ti Crucio" lo informò Voldemort.

"Ma pensa al potenziale di questa cosa!"

"Entrambi stiamo per Cruciarti." minacciò Riddle.

Luna scelse quel momento per camminare fino a Riddle, con un sorriso luminoso, porgendo la mano per farsela stringere, dicendo: "E' bello incontrarti finalmente, ToMeister."

Rimasero tutti in silenzio per un attimo prima che Riddle quasi soffocasse. Voldemort sentì un singulto provenire da Xerosis e Harry iniziò a ridere follemente. Barty e Lucius sembravano temere per la loro stessa  vita.

Luna si rivolse a Xerosis con un sorriso, non badando al fatto che Riddle non le aveva preso la mano, come sarebbe stato educato. "Dovremmo iniziare."

"Luna, Ti amo." La informò Xerosis, lanciandole un bacio. Poi si rivolse a Voldemort. "Non abbiamo esattamente tutto il tempo del mondo, per farlo."

"Lo so." Voldemort sospirò e fece schioccare le dita in faccia a suo doppio. "Vai a nord." ordinò. "Potter ovest, Xerosis est."

Harry e Xerosis salutarono Voldemort prima di andare nelle direzioni assegnate. Riddle se ne andò nella sua direzione brontolando un po'.


Voldemort si voltò verso i tre che sarebbero rimasti alla pietra. "Lucius, resta qui. Barty, qui. Lovegood, tu sei qui, e per amor di Merlino, comportatevi bene."

Luna sorrise mettendosi in posizione. "Harry mi ha già spiegato la gravità della situazione, Mio Signore."

"Non c'è da meravigliarsi che tu e Potter siate così buoni amici." mormorò Voldemort tra sé, volgendosi verso sud.

Una volta in posizione, Voldemort lanciò l'incantesimo di comunicazione Serpentese. :La pietra runica e il sud sono in posizione.:

:L'est è in posizione.: rispose Xerosis.

:Il nord si trova in posizione.: aggiunse Riddle.

:L'Occidente è in posizione. Incantesimo tra cinque secondi.: annunciò Harry.

Voldemort contò fino a cinque poi cominciò l'incantesimo. Probabilmente la cosa migliore nell'aver raddoppiato se stesso, e Harry, era la certezza che la loro magia fosse compatibile, quindi non ci sarebbero state complicazioni con lo scudo. I loro nuclei magici avevano circa delle stesse dimensioni e questo significava che nessuno di loro avrebbe dovuto compensare gli altri. Anche se, naturalmente, sia lui sia Xerosis avevano già eseguito una volta sia l'incantesimo sul paese che quello sulla scuola una volta, ma avevano deciso che non sarebbe stato un problema, così erano andati avanti.

Per lo scudo impiegarono circa venti minuti e altri dieci per ancorarlo. Quando tornarono alla pietra di difesa, erano tutti stanchi e follemente grati per l'acqua e il cibo che Luna aveva fatto arrivare tramite gli elfi domestici. Tutti e sette loro si erano presi una pausa, su un paio di panchine su un lato della piazza, i quattro Signori Oscuri seduti vicini mentre i loro tirapiedi sussurravano insieme.

"Non credo di voler sapere che cosa si stanno dicendo." commentò Harry.

"Con Luna coinvolta, probabilmente è meglio non chiedere." concordò Xerosis. "Anche se, conoscendola, ha quasi certamente qualcosa a che fare con una delle sue creature." Lui e Harry si scambiarono un sorriso.

"ToMeister?" Chiese Riddle, facendo una smorfia.

"Almeno non sta cercando di farti indossare corone di fiori rosa." rispose Harry sorridendo.

"Comunque, ToMeister ha un bel suono." disse Xerosis. "Avrei potuto usarlo io stesso."

"Non osare." risposero Riddle e Voldemort in coro.

Harry e Xerosis ridacchiarono.

"Siete pronti ad andare?" chiese Voldemort ai due adolescenti.

"Ehi, siete voi i vecchi!" replicò Harry.

"Potter, sto per maledirti." lo avvertì Riddle tirando fuori la sua bacchetta.

"Oh, tieni la tua magia per gli scudi." gli disse Xerosis, ridacchiando ancora un po'.

Harry fece l'occhiolino a Riddle, guadagnandosi un ringhio, poi si alzò. "Sto bene."

"Ho bisogno di fare una cosa, prima di andare." commentò Xerosis.

"Ah, sì. Meglio farlo subito." concordò Voldemort.

"Fanny!" chiamò Xerosis attirando l'attenzione di Luna, Barty e Lucius che guardarono nervosamente la fenice apparire tra le fiamme.


Fanny lanciò a Xerosis uno sguardo disgustato.

"So che ho promesso di starti fuori dai piedi, ma noi, " e mosse la mano comprendendo tutti loro, "stiamo per entrare nella scuola, per aggiungere delle protezioni. Inoltre, " disse lanciando a Voldemort uno sguardo espressivo, che fece alzare al cielo gli occhi dell'uomo serpente, "ci sbarazzeremo di qualcosa che qualcuno ha aggiunto per ripicca."

"Quel qualcosa mi piace esattamente dove si trova." si lamentò Riddle.

"Ehi, chi di noi è lo studente che avrà a che fare con quello scudo, tu o io?" scattò Harry. "Ce ne libereremo."


"O che cosa?" ghignò Riddle.

"O ti lancio un Avada Kedavra su per il culo fino a quando non sei d'accordo con me."

"E con me." aggiunse Xerosis.

"Stiamo per togliere la maledizione." sbottò Voldemort, accigliato, al suo io più giovane.

Riddle fece una pausa, poi commentò: "Non sono sicuro di voler sapere quello che ha fatto per convincermi ad essere d'accordo..."

Xerosi e Harry sorrisero inquietantemente.

Fanny trillò con rabbia, ricordando loro che lei era ancora lì.

"Oh sì, mi dispiace, Fanny."  Xerosis si strinse nelle spalle. "Comunque, stiamo andando a modificare le protezioni della scuola, e questo dovrebbe includere anche uno dei giocattoli di Silente. Ti saremmo molto grati se potessi, oh, prendere in prestito quel giocattolo - o giocattoli - fino a quando abbiamo finito."

Fanny esplose uno sbuffo di fuoco in faccia a Xerosis, lasciando accigliato il vampiro, poi annuì e fiammeggiò via.

"E ora al castello." ordinò Xerosis, rivolgendosi sia ai servitori sia ai Signori Oscuri, tutti insieme.

Una volta che tutti furono in piedi, percorsero la strada fino al cancello. Lucius, Luna, Harry e Xerosis erano tutti in grado di attraverso i giardini a piedi ma Voldemort, Riddle e Barty avevano bisogno di essere invitati (certo, Voldemort probabilmente non aveva bisogno di essere invitato, poiché stava ripetendo l'azione per la seconda volta, ma decisero replicare nuovamente l'invito. Per precauzione.)

Dall'altra parte del cancello, si fermarono affinché Xerosis desse le direttive. "Va bene, le rune sono già state aggiunte alla pietra. Barty e Lucius, seguite Luna e lei vi mostrerà dove dovrete andare. Luna ha uno specchio bidirezionale e Harry ha l'altra metà. Quando voi tre sarete in posizione, Luna lo farà sapere a Harry, che informerà il resto di noi, oltre a questo... Harry a ovest, Tom a  nord, Voldemort a sud."

Annuendo, tutti iniziarono a prendere posizione. Riddle rimase quasi nella sua posizione attuale, giacché la porta era sul lato nord, anche se sarebbe dovuto tornare indietro di un poco, riattraversando il cancello, per fare in modo di essere sulla linea dello scudo. Harry salutò Riddle allontanandosi, poi prese la sua scopa e volò intorno alla scuola, sul lato ovest, al di fuori degli scudi esistenti. Voldemort e Xerosis presero le scope da terra e si avviarono alle loro posizioni, anche se erano probabilmente quelle più odiose di tutte: Voldemort avrebbe dovuto galleggiare vicino al bordo esterno del lago, mentre Xerosis sarebbe stato nel profondo della foresta.

Una volta che Harry ricevette il segnale da Luna, chiese se tutti erano. Riddle si affrettò a rispondere, poi fu la volta di Xerosis. Voldemort ci mise di più, avendo più strada da fare ma, non appena furono tutti posizionati, diedero l'inizio all'incantesimo.


Circa dieci minuti dopo incontrarono resistenza, e una voce rabbiosa chiese, a tutti e quattro i partecipanti contemporaneamente: 'Cosa state facendo?'.

Fu Harry a rispondere, essendo l'unico ancora allievo della scuola 'Stiamo aggiustando le protezioni in modo che i mondani - i babbani - non possano vedere la scuola dallo spazio. Tu chi sei?'

Ci fu un lungo silenzio da parte dell'entità, poi la voce rispose: 'Io sono Hogwarts. Uno, anzi no, due di voi, hanno aggiunto qualcosa alle mie difese, in precedenza. Era una maledizione e non mi è piaciuta'.

'Siamo fermamente intenzionati a sbarazzarcene, se ci lasci continuare.' Rispose Voldemort più educatamente possibile.

Hogwarts considerò la cosa per un attimo, poi rispose: 'Molto bene. Se però vi capitasse di "dimenticarvene", sarò io a porre una maledizione su tutti voi. Anche sui tre che si trovano alla mia pietra di volta'.

'Capito.' Rispose Xerosis.

La presenza di Hogwarts si spense e furono in grado di continuare l'incantesimo.

Quasi un'ora dopo, finalmente, ebbero finito. Harry e Riddle, come nei loro piani originali, utilizzarono le giratempo e tornarono a sette ore prima, per permettersi una pausa prima di dover raccogliere Barty e Lucius e lanciare nuovamente le protezioni. Xerosis - tornato a essere di nuovo Harry - e Voldemort s'incontrarono di nuovo con gli altri al cancello della scuola. Luna aveva procurato dell'acqua, che offrì ai due Signori Oscuri, e tutti si riposarono per un attimo.

Una volta che si sentirono meglio, Voldemort si raddrizzò. "E' stato interessante." commentò rivolto a Harry.

Harry sbuffò. "Interessante è una parola grossa. Vuoi che provi a entrare di nuovo in contatto con lei?" chiese riferendosi alla scuola.

"Certo. Averla dalla nostra parte sarebbe un vantaggio."

"Va bene." annuì Harry.

"Odio quando cominciate a parlare in codice" Barty si lamentò con Harry.

L'adolescente gli sorrise. "Sai che lo facciamo solo per irritarti!"

"Barty, contrariamente alle tue convinzioni, le nostre conversazioni non ruotano intorno a te." commentò Voldemort seccamente, scuotendo la testa al suo Mangiamorte. "Potter, come procedono i tuoi piani?"

"Relativamente bene." disse Harry guardando indietro verso il castello. "Voglio fare un altro paio di week-end di addestramento e non ho ancora creato abbastanza amuleti protettivi, ma dovremmo essere pronti a muoverci per il secondo fine settimana di ottobre, al più tardi."

"Ora sono certo che lo stanno facendo per irritarmi." Barty informò Lucius e Luna. La ragazza ridacchiò, sapendo molto bene di che cosa Harry e Voldemort stavano parlando in quel momento.

"Fammi sapere se hai dei problemi." rispose Voldemort.

"Lo farò, grazie."

Luna allungò una mano e tirò la manica di Harry. "Vengo anch'io, no?"

"Sì, suppongo di sì." accettò Harry, roteando gli occhi. Voldemort scosse la testa, senza nemmeno preoccuparsi di commentare l'inclusione di Luna.

"Okay, questo non è giusto." si lamentò Barty. "Come mai una del quarto anno sa cosa avete in programma, e il resto di noi non lo sa?"

"Perché Luna è la mia preferita." replicò Harry. "E perché trascorro la maggior parte del mio tempo libero con lei, così è ovvio che lei sappia molte cose."

Barty lanciò un'occhiataccia a Luna, ottenendo una risatina da parte della ragazza.

Harry alzò gli occhi, mentre Voldemort meditava se Cruciare o meno il suo Mangiamorte.

Lucius si schiarì la gola. "Forse sarebbe meglio andare, Mio Signore. E' stato un esercizio faticoso."

"Doppiamente faticoso, per alcuni di noi." disse Harry. Lui e Voldemort si scambiarono sguardi affaticati. "Ti farò sapere se ci sono novità."

Voldemort annuì e si avviò con i suoi Mangiamorte attraverso il cancello. "Non fare nulla che io non farei." disse al suo socio prima che Harry potesse chiudere il cancello.

"Quindi dovrei lanciare Cruciatus intorno a me, come se fossero dolcetti, e uccidere le persone che davvero m'irritano?"

"Fondamentalmente sì."

Harry rise e salutò prima di chiudere il cancello. "Andiamo, amore. Andiamo a dormire. E' stata una giornata molto lunga."

Luna sorrise e abbracciò Harry mentre attraversavano le ombre diretti alla loro sala comune. "Buona notte, Mio Signore." disse Luna prima di salire le scale.

"Buona notte, Luna." La salutò Harry dirigendosi verso il suo letto per un meritato riposo.

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Capitolo 17
*** Capitolo 9 parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

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Campi freddi
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Il profeta del mattino seguente era pieno di speculazioni sulla nuova pietra runica nel centro di Hogsmeade. Gli specialisti non erano ancora stati chiamati, al momento della pubblicazione, ma l'edizione speciale che arrivò a scuola all'ora di pranzo conteneva i risultati: erano tutti indecisi su quanto era successo. Gli esperti avevano capito che si trattava di scudi protettivi, ma erano confusi soprattutto dalla serie di rune inattive, che necessitavano dell'altra serie di rune, sui satelliti, prima che potessero entrare in funzione.
I giorni seguenti, Harry si divertì ad ascoltare i suoi compagni di classe: discutevano su chi si poteva essersi preoccupato di mettere barriere intorno al piccolo villaggio, che per la maggior parte era già coperto dalle protezioni di Hogwarts, o su ciò che avrebbero potuto significare le rune inattive. Ognuno aveva un'opinione, anche se nessuno era sulla strada giusta. La maggior parte di loro sembrava credere che fosse opera di un qualche gruppo gentile - l'Ordine, disse chi ne era a conoscenza, mentre quelli che non lo conoscevano suggerirono gruppi simili - che si stava preoccupando di proteggerli dai babbani o dai Signori Oscuri. Altri pensavano che fosse una manovra dall'Ordine Oscuro per far credere agli abitanti di Hogsmeade di essere al sicuro e poi, quando meno se lo aspettavano ... BOOM! L'intero villaggio se ne sarebbe andato in un secondo.
Tutti gli studenti - e il Profeta - ne parlarono per settimane. Gli specialisti erano stati spediti ovunque, per raccogliere e inviare informazioni, ma nessuno ne venne a capo e così, alla fine, la cosa si sopì, soprattutto quando tutti concordarono che non c'era nulla di strano sulla pietra runica.

Naturalmente, considerò Harry mentre e i suoi cinque amici finivano di prepararsi per la missione, tutto l'interesse si risveglierà non appena le nuove rune si attiveranno. E noi dovremo far finta di non saperne nulla. Spero che gli altri riescano a essere sufficientemente convincenti.

Avendo organizzato di attivare le rune durante il fine settimana, nessuno avrebbe dovuto notare i sei studenti mancanti, in particolare non con Morag, Hermione, Neville e Lillian a coprirli. Nel caso ci fossero stati dei problemi, Harry aveva creato un golem per ciascuno di loro, e fece in modo di metterli nei loro letti. Una scansione magica avrebbe mostrato che avevano un lieve virus intestinale, e inoltre i golem erano stati programmati per rispondere a qualsiasi domanda con un ‘Sono malato, andate via'. Non era certo il più sofisticato incanto che Harry avesse mai fatto, ma sarebbe stato sufficiente per ingannare qualsiasi professore preoccupato o, nel caso peggiore, Madama Chips. Fintanto che non si fossero avvicinati troppo e avessero usato solo scansioni base, non ci sarebbero stati problemi.

"Tutti pronti?" chiese Harry infine, mentre gli altri stavano giocherellando con i loro zaini delle provviste. Tutti avevano abbastanza cibo per sessanta ore, e abbastanza pozione da tenersi svegli per la stessa quantità di tempo. Erano tutti dotati anche di amuleti di protezione e di una cuffia magica che permetteva loro di mantenersi in contatto, in caso di emergenze. I quattro sarebbero rimasti in orbita tutto il viaggio e sempre in comunicazione tra di loro, ma una volta che Harry e Luna fossero stati a circa centocinquantamila chilometri di distanza dal pianeta, sarebbero stati da soli.

"Credo di sì... sì." rispose Terry, aggiustandosi i guanti. Erano stati creati apposta, da Harry, con un riscaldamento supplementare e incantesimi protettivi, quindi i ragazzi avrebbero avuto il pieno uso delle mani, al momento di aggiungere le rune. Solo la punta delle dita e il viso non erano coperti dagli indumenti protettivi, che Harry aveva messo insieme con l'aiuto di Hermione - la ragazza voleva sentirsi utile, così Harry le aveva lasciato cucire i vestiti e aggiungere alcune rune di protezione con ago e filo.

Harry annuì. "Va bene. Ricordate, se l'allarme di eruzione solare si attiva, tornate nell'atmosfera immediatamente."

"Lo sappiamo, Potter." rispose Tracey sbuffando. "Ci hai già avvertito che queste magie non possono resistere a quel livello di attività solare."

"Che cosa farete tu e Luna, se accadesse?" Chiese Li con occhi scuri e preoccupati.

Non era la prima volta che lo chiedeva e la risposta di Harry era sempre la stessa: "Noi ce la caveremo." Tirò su il suo cappuccio, fino a coprire i capelli, e sorrise quando gli altri fecero lo stesso. "Benissimo. Andiamo, okay?"

Tutti annuirono e montarono sulle loro scope. Harry dapprima fluttuò lentamente, sbirciando con la testa sopra la copertura data dagli alberi della Foresta Proibita. I suoi occhi guizzarono intorno per individuare chiunque fosse ancora sveglio e per considerarne il motivo, nonostante avesse fatto aggiungere, dagli elfi domestici, un sonnifero alla cena. Non vedendo nessuno toccò il suo mezzo di comunicazione all'orecchio e mormorò: "Va bene. Fate piano e con attenzione, fino a quando non siete fuori gli alberi. Andiamo."

I fine settimana sopra il Pacifico, sulle nuove scope, avevano dato i loro frutti e il gruppo fu in grado di salire fuori dalla copertura degli alberi a velocità normale, prima di partire nel cielo, prendendo velocità più in alto nell'atmosfera.

Harry e Voldemort non erano del tutto certi che i satelliti fossero lì per inviare le immagini del pianeta, piuttosto che per altri scopi. Così, invece di preoccuparsi del motivo per cui erano stati creati, decisero di mettere rune su tutti i satelliti attivi e di conseguenza Terry, Li, Tracey e Millicent, seguirono Harry e Luna per circa centomila chilometri sopra il pianeta, per mettere le rune sui satelliti Vela, prima di far ritorno alla terra.

Ci vollero dodici ore per raggiungere la destinazione, poi si fermarono tutti insieme e usarono le loro giratempo, prima di separarsi, il gruppo per dare la caccia ai satelliti, gli altri due per continuare il viaggio verso la luna.

Ci vollero altre trentacinque ore, a Harry e Luna, per raggiungere la luna. Avevano dovuto cambiare le loro scope con altre nuove dopo duecentomila chilometri, e quelle attuali cominciavano a cadere a pezzi. Una volta raggiunta la superficie della luna, le scope erano davvero incenerite e loro si presero un momento per godersi il fatto di essere di nuovo su una superficie solida, e non su un manico di scopa.

Dopo una ventina di minuti di libertà - e un pasto - tirarono fuori la loro ultima serie di scope e decisero di fare un giro sulla superficie.

"Oltre Usagi Tsuki, che cosa stiamo cercando?" chiese Luna, attraverso i loro mezzi di comunicazione magici. Il suono non viaggiava nello spazio, così quello era l'unico modo che avevano per parlare.

"Un bel posto in cui la comunità magica possa vivere." rispose Harry, passando al setaccio la superficie con uno sguardo. "Tom ed io siamo d'accordo che trovare un posto, sul lato più lontano della luna, sarebbe la cosa migliore ma, da quello che ho imparato sulla geologia lunare, la composizione del terreno è leggermente diversa quassù, poiché non c'è atmosfera per proteggerla dalle radiazioni solari." Si fermò e aggrottò la fronte. "Parliamo di te, come te la stai cavando?"

"Mi sento un po' traballante, ma in generale va bene." riferì Luna onestamente. "La mancanza di gravità aiuta, credo."

Harry sospirò si guardò le dita pallide. Sapeva che c'era la possibilità che tutti loro sviluppassero alcuni sintomi da avvelenamento da radiazioni minori, anche se lui e Luna sarebbero stati i più esposti. Gli amuleti protettivi e gli abiti aiutavano a evitarne la maggior parte, e i poteri dei vampiri e i doni della Morte davano a Harry ancora più protezione, ma comunque... scosse la testa. "Tom ha promesso di tenere pronte delle pozioni, per noi, quando torneremo." commentò a metà per rassicurare se stesso e a metà per rassicurare Luna.

"Tornando pallidi e tremanti, daremo credito al fatto di aver passato il week-end a letto." gli ricordò Luna. Hermione aveva detto la stessa cosa, la prima volta che Harry aveva parlato della nausea da radiazioni.
 
"C'è una differenza tra avere tremiti dovuti all'emoglobina bassa e un mal di stomaco." rispose Harry, scuotendo la testa. "Non importa. Le pozioni dovrebbero fare in modo che la cosa non sia evidente alle scansioni mediche. Tutti dovranno andare da Madama Chips, se non si riprenderanno in pochi giorni." Sospirò di nuovo. "Perché ho accettato che un gruppo di ragazzini venisse con me?"

"Perché Tom non sarebbe salito su una scopa, per aiutarti a finire in un solo fine settimana." gli ricordò Luna, sorridendo quando lui ridacchiò. "E' abbastanza carino qui."

Harry sorrise e si appoggiò contro la sua scopa, alzando gli occhi verso la Terra, sopra di loro. "Lo è davvero. Vivere sulla Luna è una buona idea."

"Non saremo in grado di vedere la Terra, se ci sistemiamo dall'altra parte." gli ricordò Luna.

"Normalmente no." disse Harry. "Ma potremmo sempre prendere una scopa e andare a dare un'occhiata. Non siamo nemmeno certi di che tipo di conseguenze si potrebbero verificare, dando una vera gravità e un'atmosfera alla luna. Per quanto ne sappiamo, se ne acceleriamo la rotazione, potremo vedremo la terra regolarmente."

"E questo renderebbe completamente inutile stabilirsi dall'altra parte." rilevò Luna.

Harry ridacchiò. "Lo so, credimi. Sarebbe un po' come sventolare una bandiera rossa davanti ai mondani, 'Ciao! Siamo sulla luna, nel caso sentiate ancora il bisogno di distruggerci!'" Sospirò. "Beh, gli ci vorrebbe un po', per sviluppare la tecnologia necessaria per arrivare sulla luna, considerando sia il fattore di rotazione terrestre sia quello lunare e l'attrazione gravitazionale di entrambi. Per non parlare del fatto che danneggiare la luna avrebbero conseguenze anche sul loro pianeta..."

Luna ridacchiò. "Hai mangiato troppi scienziati."

"Ah ..." Harry scosse la testa. "Sì, alcuni. E' stato il modo migliore per ottenere informazioni sulla luna, mentre tenevo il passo con le lezioni scolastiche. La gente lo avrebbe notato, se avessi iniziato a studiare materiale sulla luna."

"Oltretutto i purosangue ti avrebbero preso in giro, se lo avessi fatto." Sottolineò Luna.

"E nessuno lo voleva. Ecco, che cosa è questo?" Frenò la sua scopa, fino a sorvolare lentamente quella che sembrava essere una catena montuosa. Era interrotta da alcuni crateri, ma le montagne che erano rimaste intatte erano enormi.

"E' un altro cratere?" chiese Luna mentre si spostava per dare uno sguardo, più da vicino, a uno dei precipizi che si erano formati nella catena montuosa.

"Uno grande." rispose Harry, voltandosi verso la Terra che stava scomparendo dietro l'orizzonte. "Se mi ricordo bene la geografia lunare, questo potrebbe essere il Polo Sud-Aiten Basin. Il cratere più grande sulla Luna e il secondo del sistema solare. Alcune delle montagne che compongono il cerchio sono più alte anche del Monte Everest, sulla Terra."

"Quanto è grande, esattamente, il 'secondo più grande'?" chiese Luna. "Comprende l'intero lato della luna o..."

"Duemilacinquecento chilometri di diametro." segnalò Harry mentre tirava fuori una scatola in cui mettere un campione di suolo. Il contenitore aveva una trentina di scomparti, e lui aveva intenzione di usarli tutti. "E' il doppio della lunghezza della Gran Bretagna ed è più largo. Approssimativamente."

Luna fischiò. "Impressionante. Pensi che potremmo stabilirci tutti qui?"

"Tom ed io ne abbiamo discusso." Ammise Harry, spostandosi fuori dalla vista di Luna, per trovare un altro posto dove raccogliere un campione di suolo. "E' abbastanza grande da non pestarci i piedi a vicenda, ma abbastanza piccolo per non dover razionare le risorse. Il suolo della luna è molto vario, a causa dei vari impatti con i meteoriti, avvenuti in miliardi di anni, e quindi trovare un elemento comune, da trasfigurare su tutta la luna, per rendere il terreno compatibile con le piante, sarà come cercare un ago in un pagliaio."

Luna scosse la testa. "Va bene. Ho intenzione di andare a vedere se riesco a raccogliere alcuni campioni di terreno fuori dal bacino, okay?" chiese, estraendo il suo contenitore per la raccolta del suolo.

"Mm-hm. Contattami ogni dieci minuti, però."

"Sicuro". Luna voltò la scopa e attraversò il bordo del cratere, di tanto in tanto virando su un lato e fermandosi a raccogliere campioni nei crateri vicini. Fece in modo di mettersi in comunicazione Harry ogni otto o dieci minuti "Harry?"

"Mm-hm?" rispose.

"Sono ancora viva."

"Bene. Come ti senti?"

"Piccola e traballante. Nessun cambiamento."

"Proseguiamo."

Tre ore più tardi, dopo aver finito di riempire il suo contenitore di campioni, Luna lo mise via e abbassò la scopa verso la superficie. Lì estrasse dalla sua borsa dieci conigli, che aveva preso nella Foresta Proibita pochi giorni prima di partire. Li aveva tinti di lilla e dato loro alcune pozioni per farli sopravvivere sulla luna. Era stato molto divertente, anche se un paio di coniglietti, purtroppo, erano morti nel processo.

"Va bene, miei cari!" disse loro, incurante che nel vuoto dello spazio quasi certamente non potessero sentirla, e sorrise davanti ai loro musetti confusi. "E' tempo per voi di fare quello che sapete fare meglio: moltiplicatevi. Moltiplicatevi talmente tanto che, in pochi anni, sarete in grado di riempire questo intero bacino, okay? "Si fermò e piegò la testa di lato. "E quando incontrate Usagi Tsuki, ditegli che mi piacerebbe incontrarlo. So che è molto timido, ma io sono una bella persona, giusto?"

"Luna? Sei pronta ad andare?" Chiese Harry tramite l'auricolare.

Luna fece un piccolo sorriso all'esercito lilla. "Fate i bravi." ordinò loro prima di attivare la cuffia e tornare sulla sua scopa. "Sicuro. Dove dovremmo incontrarci?"

"Al polo sud." rispose Harry con certezza. "Da dove siamo arrivati, oltre il crinale. Pensi di poterlo trovare?"

"Ce la farò. So come lanciare un incantesimo di puntamento."

Harry ridacchiò. "Punto per te. Va bene, ci vediamo lì."

Attraversare il bacino era il modo più rapido per raggiungere il polo, quindi Luna lo fece, godendosi i crateri che passavano sotto di lei e le stelle sopra. Il sole, scintillante sull'orizzonte orientale, gettava ombre su tutto. Da quello che Harry le aveva detto, quando lei aveva chiesto, la luna ruotava in circa ventinove giorni e mezzo terrestri. Sulla Terra questo ciclo era indicato come 'mese lunare', ma Luna si chiese se non avrebbero dovuto iniziare a chiamarlo 'giorno lunare', una volta trasferitisi qui.

"Non ha nemmeno lontanamente la quantità di luce solare cui siamo abituati," aveva ammesso Harry "ma ci sono incantesimi che possono simulare la luce del sole o bloccarla, quando saremo stanchi di averla per tanti giorni di fila. I mondani possono morire a causa di una mancanza di vitamina D, ma noi possiamo sopperire con la magia. Non sarà facile e potrebbe non essere divertente capirne la meccanica, ma possiamo gestirla, e sopravvivere nonostante tutto."

"Possiamo farlo." sussurrò Luna guardando i campi freddi di roccia e stelle. "Con Harry e Tom che ci guidano, possiamo fare qualsiasi cosa."


-0-



Nel tempo che Luna impiegò a raggiungere il polo sud, Harry aveva già creato una passaporta usando il thermos per il tè. "Vediamo se funziona." disse tendendo il thermos alla ragazza mentre lei scendeva e si fermava accanto a lui.

Luna sorrise e afferrò la parte superiore dell'oggetto con una mano - assicurandosi che la punta nuda delle dita lo toccasse - e la sua scopa con l'altra.

Harry rispose al sorriso e attivò la passaporta con un tocco della sua bacchetta. Come tutte le altre passaporte, il viaggio iniziò con uno strappo dietro l'ombelico ma poi le cose si fecero strane. Invece del suono del vento e dei colori vorticanti, che avrebbero visto normalmente, tutto divenne morto e immobile per un lungo, terribile momento. Poi ci fu un assordante ‘boom'e un lampo di luce, prima che si schiantassero al suolo.

"Avremmo dovuto lasciare le scope, prima di attraversare." commentò Harry, a denti stretti, mentre lasciava la presa sulla passaporta. La sua scopa si era spezzata nell'impatto e il tronco lo aveva impalato attraverso lo stomaco. "Fanculo!"

Luna balzò in piedi e corse al fianco di Harry, sentendosi inutile. Sapeva che Harry non poteva morire, ma... "Che cosa devo fare?" sussurrò, allungando una mano ma senza arrivare realmente a toccare il legno che sporgeva da un lato della schiena. "Harry, io non..."

"Spostati." Ordinò una nuova voce, e Luna rotolò via, mentre Riddle s'inginocchiava accanto al suo socio. "Sei un idiota." aggiunse mentre magicamente estraeva il bastone.

Harry rise, sbavando sangue dalle labbra. "Ho novantanove anni." Sussurrò, facendo una smorfia mentre la Magia della Morte, che lo manteneva in vita, richiudeva la ferita del suo più recente fallimento mortale "Mi sono permessi un paio di errori."

"Non tirare in ballo la senilità con me, Potter!" ribatté Riddle alzandosi e andando a prendere le pozioni che aveva messo da parte per il ritorno dei ragazzi. "Sarei perso, senza il tuo bel viso ad affascinare le masse."

Harry sbuffò, lasciando che Luna lo aiutasse a rimettersi in piedi. "Pensi che io sia affascinante, Tom?" gli chiese con voce femminea.

"Non adesso. Adesso non lo sei." rispose Riddle tornando con le pozioni e un asciugamano. "Pulisciti il sangue dalla faccia." ordinò tendendogli l'asciugamano. Una volta che Harry ebbe fatto quello che gli era stato detto, Riddle si rivolse a Luna, che sembrava molto pallida, con una vaga sfumatura verde. "Mi è stato detto che queste pozioni potrebbero aggravare la nausea attuale," disse alla ragazza, porgendole le boccette. "Il bagno è laggiù."

Luna afferrò le pozioni con un inchino instabile. "Grazie, Mio Signore." sussurrò prima di precipitarsi in bagno.

"Oltre ad essere stato ucciso dalla tua stessa scopa, com'è andata?" Chiese Riddle dando a Harry le sue pozioni in cambio dell'asciugamano insanguinato. Con uno schiocco delle dita chiamò un elfo domestico per far portare via l'asciugamano.
 
"Abbastanza bene." rispose Harry indicando la prima pozione con una smorfia. "Le ha fatte Piton queste, non è vero?"

"Io non ho avuto il tempo di rintanarmi in un qualche cupo laboratorio di pozioni." rispose Riddle, sistemandosi sul suo letto, dal momento che i due ragazzi erano apparsi nella sua camera. Il piano era stato quello, per tutto il tempo, ma comunque... Riddle si era quasi abituato a vedere Harry invadere la sua stanza da letto, ma la ragazza lo stava facendo sentire dolorosamente vulnerabile. Incolpò Harry della cosa.

Harry buttò giù l'altra pozione e si lasciò cadere sulla sua solita sedia. Si sarebbe preoccupato delle macchie di sangue in seguito. "Abbiamo dovuto cambiare due scope, per arrivare lì, e ci sono volute circa quarantotto ore." Fece un gesto verso il thermos e le scope. "Chiaramente le passaporte sono fattibili, anche se c'è stato uno strano cambiamento durante il viaggio interplanetario."

"Oh?" Riddle si sporse in avanti, curioso.

"Sai che di solito c'è il suono del vento e colori strani, quando si viaggia con la passaporta," Riddle annuì facendo una smorfia. "Beh, immagino che sia perché la maggior parte del viaggio è attraverso il vuoto, ma non c'era alcuna luce, nessun suono. E poi, una volta che siamo rientrati nell'atmosfera, c'è stata questa esplosione di suoni e luci. E alla fine l'atterraggio."

"C'è voluto più tempo?" chiese Riddle.

"Sicuramente. Il viaggio attraverso lo spazio sembrava continuare all'infinito." Harry ridacchiò un po', asciugandosi distrattamente il rivolo di sangue che gli era sceso lungo la gola. "Dovrebbe essere interessante vedere cosa succede viaggiando dalla terra alla luna."

"Forse proveremo domani, mentre attendiamo il resto della tua banda".

Harry sbuffò. "Banda? Sul serio? Pensavo di essere io quello che frequenta gli adolescenti."

Riddle sogghignò. "Trascorro le mie giornate circondato da ex prigionieri di Azkaban."

"Ah. Buon punto." Harry guardò Luna che stava uscendo dal bagno: sembrava stanca e non molto sana. "Ehi, tesoro. Come ti senti?"

Luna sospirò e si diresse verso di lui, accasciandosi al suolo davanti ai piedi di Harry e facendo riposare la testa sulle sue ginocchia. "Quando torniamo a scuola?" mormorò quando Harry le passò una mano gentile tra i capelli. Aveva tolto il cappuccio, mentre era in bagno, in modo che il Corvonero potesse facilmente raggiungerli.

"Non finché gli altri non saranno tornati." rispose Harry gentilmente. "Domani sera, spero." Alzò lo sguardo verso Riddle. "Probabilmente dovrei chiedere a Lucius alcune camere, ammesso che non stia già dormendo."

Riddle scosse la testa. "Probabilmente sì. Ha allestito la stanza accanto a questa per te, dopo quel primo attacco al laboratorio. ‘Giusto nel caso', ha detto. Se a te e Lovegood non dispiace, potete probabilmente passare la notte lì, insieme."

"Hmm. Luna?"

Luna scosse la testa contro la gamba di Harry. "Non m'importa." mormorò.

"Ora di dormire." decise Harry, scivolando giù dalla sedia e sollevando la sua migliore amica, che gli strinse le braccia intorno al collo, cadendo in un sonno leggero, mentre Harry mormorava un tranquillo "buona notte" a Riddle e scivolava fuori dalla stanza, per entrare in quella accanto. Era una camera nei toni del blu, con accenni di bronzo; Harry sorrise, immaginando che Lucius avesse pensato ai colori della sua Casa, poi mise Luna nel grande letto e le trasfigurò la tuta di protezione in qualcosa di più comodo per dormire.

La scopa in più di Luna, e i loro zaini, erano appoggiati in un angolo - Riddle aveva fatto sparire la scopa spezzata - e Harry andò in bagno per togliersi i vestiti rovinati e fare una doccia veloce. Non c'era motivo di andare a letto ancora ricoperto di sangue.

Una volta fuori dalla doccia controllò la sua più recente cicatrice, divertito nello scoprire che sembrava una falce di luna. "Ha-ha. Molto divertente." sussurrò alla stanza in generale.

L'armadio nella camera era fornito di abiti della taglia di Harry, e lui ringraziò di cuore la consueta attenzione ai dettagli di Lucius e Narcissa. S'infilò un paio di pantaloni comodi e toccò distrattamente il suo auricolare - lo aveva nuovamente attivato una volta uscito dalla doccia - e mormorò: "Ehi, Siete ancora vivi lassù?"

Ci fu un attimo di silenzio, poi Terry chiese: "Voi due siete tornati sulla superficie?"

"Sì. La passaporta ha funzionato e così, forse, possiamo andare tutti sulla luna, il prossimo fine settimana. Per il momento come va, con i satelliti?"

"Ci stiamo arrivando." Replicò Tracey seccamente. "Circa altre nove ore, prima di finire."

"Prendere o lasciare." concordò Terry. "Stiamo correndo un sacco, e abbiamo incontrato molti detriti, ci sono ancora un paio di cose che galleggiano intorno a noi."

Harry annuì e impostò un allarme per svegliarsi otto ore dopo. "Va bene, allora. Io vado a dormire un po'. Non appena siete pronti per tornare giù fatemelo sapere, e troveremo un luogo dove incontrarci."

"Non torniamo subito indietro, a Hogwarts?" chiese Millicent.

"No. Vi porterò tutti in un luogo sicuro, dove potrete riposare un po'. Le pozioni che dovrete prendere sono un po' stressanti per il fisico, soprattutto dopo essere stati svegli per quasi settanta ore. Luna è crollata. Tutti potranno riposare un po' e mangiare cibo decente - e abituarsi di nuovo alla gravità - torneremo a scuola prima di colazione, domani mattina, va bene?"

"Suona bene," disse Terry "ci vediamo in nove ore."

Harry annuì tra se e si tolse la cuffia e gli occhiali, poi salì sul letto e si rannicchiò per dormire.

 

-0-



Una volta finito i ragazzi si sarebbero ritrovati sopra la Groenlandia, così Harry aveva ordinato loro di atterrare a Illorsuit, che si trovava in una zona abbastanza facile da individuare, e ospitava una piccola comunità magica che Harry aveva visitato durante la guerra tra magici e mondani.

Dopo aver lasciato a Luna, che stava ancora dormendo, una nota che spiegava dove era andato, Harry indossò l'aspetto di Xerosis e andò in cerca di Lucius. Trovò il biondo che stava pranzando con un gruppo di Mangiamorte e Narcissa, nella grande sala da pranzo. Non appena lo riconobbero, tutti s'inchinarono mormorando "Mio Signore."

Xerosis sorrise loro, poi si focalizzò sul suo ospite. "Lucius, potrei prenderti in prestito per qualche istante?"

"Certo, mio Signore." rispose l'uomo aggirando il tavolo e affrettandosi dove Xerosis lo aspettava, sulla porta.

"Signori, Lady Malfoy..." disse Xerosis congedandosi gentilmente mentre guidava Lucius fuori dalla stanza e giù per il corridoio, verso a un piccolo salotto. "Lucius, potresti allestire un paio di stanze, su al terzo piano vicino alla mia? Alcuni dei miei compagni hanno bisogno di recuperare, dopo la missione nella quale li ho inviati, e non potrebbero farlo a Hogwarts."

Lucius sollevò un sopracciglio, ma disse solamente "Manderò subito alcuni elfi domestici, mio Signore. Quante ne volete? La maggior parte di quel piano è vuota al momento," poi aggiunse scrollando le spalle "il Mio Signore non ama avere altre persone che dormono vicino a lui."

Xerosi sbuffò. "Sembra una cosa da lui. Uhm..." Alzò lo sguardo, pensieroso per un attimo, poi disse, "Quattro dovrebbero essere sufficienti. Inoltre la signorina Lovegood sta dormendo nella mia stanza. Potresti fare in modo che un elfo domestico vada da lei, non appena si sveglia?"

"Consideratelo fatto." assicurò Lucius. "Dirò agli elfi domestici di mettere una 'X' sulle porte delle stanze preparate per gli studenti."

"Benissimo." Xerosi sorrise. "Grazie, Lucius."

"Ogni suo desiderio è un ordine, Mio Signore." rispose Lucius inchinandosi.

Xerosi ridacchiò e lasciò l'uomo per raggiungere il punto di Apparizione designato. Lungo la strada comunicò con l'incantesimo in Serpentese e disse: :Tom, io sono fuori a raccogliere il resto dei miei amici. Lucius sta già preparando le camere vicino alle nostre, per offrire loro un posto dove riposare. Quando torno, e finisco di sistemarli, ci vediamo in camera tua.:

Appena prima che Xerosis potesse smaterializzarsi, Voldemort rispose :Molto bene. Lascio le pozioni in camera, sul tavolo accanto alla porta. Non stare via troppo a lungo, o inizierò a testare maledizioni sulla tua 'servitrice preferita'.:

Xerosis rise tra se e si smaterializzò in un'area abbandonata di Illorsuit. Decise che sarebbe stato meglio con il suo travestimento attuale - Harry Potter era troppo noto e poi i suoi compagni già sapevano che lui era Xerosis - e si avviò verso il villaggio. Era ancora presto - poco dopo le nove - ma diverse persone erano in giro e lui pensò che fosse l'occasione giusta per rispolverare la sua conoscenza della lingua danese, che la maggior parte degli isolani parlavano. Sapeva alcune parole in Groenlandese, dal suo primo viaggio in questa parte del mondo ma, avendo inghiottito un paio di anime danesi, la sua padronanza di quella lingua era molto migliore. (Certo, molti di loro conoscevano l'inglese e avrebbe potuto parlare anche in quella lingua, ma non aveva mai avuto la possibilità di testare la sua conoscenza del danese.)

Quando i suoi amici lo trovarono, era intento a contrattare, con una vecchia strega dalla lingua tagliente, alcune belle statuine di volpe artica con rubini al posto degli occhi. Si riunirono dietro di lui, fissandolo mentre sosteneva un dialogo frenetico, in danese, con la donna.

Quando il denaro passo di mano e Xerosis mise via la sua nuova statuina, nel sacco senza fondo cucito a mano che aveva comprato alcune bancarelle più giù, Tracey chiese: "C'è una lingua che non parli?"

"Groenlandese." rispose Xerosis con un sorrisetto. "Venite, torniamo su suolo britannico, hm? Sembrate sul punto di svenire."

"Odio le scope." lo informò Li mentre lui li accompagnava, lontano dalle bancarelle e verso un venditore che, in precedenza, gli aveva detto che poteva attivare una passaporta da là.

"Ehi, Harry, c'è una ragione se sembri..." Terry si zitti, incerto su come riferirsi a Xerosis.

"... il Signore Oscuro?" intervenne Millicent.

Xerosi si strinse nelle spalle. "Certo. La mia faccia è un po' troppo nota, per essere vista fuori della Gran Bretagna quando dovrei essere a scuola. Xerosis, d'altra parte, può fare quello che dannatamente gli pare e nessuno può dirgli nulla." Rivolse loro un sorriso, le zanne da vampiro in evidenza, e le due Corvonero scossero la testa divertite mentre i Serpeverde sospirarono appena. "Bene, questo dovrebbe fare al caso nostro." Tirò fuori una roccia che aveva trovato durante le sue peregrinazioni e la sporse verso di loro. "Portus."

Una volta che i ragazzi ebbero toccato la roccia, Xerosis la attivò e tutti si è schiantarono nella sua stanza, a Malfoy Manor.

Luna sorrideva loro dal letto, una ciottola di porridge in equilibrio su un ginocchio. "Bentornati." disse.

"Ehi, Luna!" salutò Terry con un gesto stanco, mentre cercava di alzarsi dal pavimento. "Vi ho già detto quanto sia sbagliato che io non possa fare a meno di atterrare sul mio sedere?" aggiunse guardando verso Millicent, Tracey e Harry che erano tutti in piedi. Li invece aveva colpito il suolo e Terry si chinò per aiutarla ad alzarsi.

"Harry ed io siamo atterrati sul pavimento, quando siamo tornati dalla luna." disse Luna.

Xerosi fece una smorfia. "Sì, sì. Comunque..." Si avvicinò al tavolo vicino alla porta e prese le pozioni. "Tom non ti ha fatto nulla, vero?" chiese a Luna mentre passava le pozioni ai suoi amici. "Ha fatto vaghe allusioni al testare alcuni incantesimi su di te, e davvero non vorrei che avesse messo in pratica le minacce."

Luna rise e scosse la testa. "No, non l'ho nemmeno visto, da quando siamo arrivati ieri sera."

"Hmm. Bene. Con po' di fortuna Lucius lo avrà distratto o qualcuno avrà fatto esplodere qualcosa. Merlino, me lo immagino." Xerosis riportò la sua attenzione sugli altri, sorridendo ai loro sguardi sorpresi. "Oh, sì. Benvenuti a Malfoy Manor, a proposito. Ho chiesto a Lucius di preparare alcune camere per voi, vicine a questa stanza."

"Vorrete essere nei paraggi di un gabinetto, quando prenderete la pozione verde." commentò Luna utilmente.

Xerosis osservò gli altri, che erano piuttosto sbattuti, molto più di quando li aveva incontrati in Groenlandia. Forse era stata la passaporta? "Comuque. Andiamo. Il corridoio dovrebbe essere libero dai Mangiamorte, in ogni caso. Tranne forse Lucius, ma lui sa che siete qui, e non dirà nulla comunque."

I quattro ragazzi furono condotti nel corridoio e ognuno si avvicinò a una stanza contrassegnata con una 'X' sulla porta. Una volta che furono sulla soglia, Xerosis consegnò loro le pozioni e gli augurò sogni piacevoli, prima di scivolare di nuovo nella sua stanza.

"Hai mangiato?" chiese Luna quando Xerosis si sfilò la sua nuova borsa e si diresse verso lo zaino, per cercare il set di abiti protettivi che aveva fatto per Riddle.

Xerosis osservò gli indumenti per un momento, poi preferì le sue attuali vesti color porpora. "Mmm... ho mangiato una pasta fatta con morette palustri (*), in groenlandia ma nulla di sostanzioso. Perché?"

Luna scosse la testa verso di lui. "Harry, mangia un panino. Qualcosa. Soprattutto se sei in procinto di tornare sulla luna."

Xerosis sorrise un po' imbarazzato, e accettò. "Sì, va bene, Dobby!" chiamò voltandosi di nuovo verso i suoi abiti. Chiamava sempre il piccolo elfo strano, quando era a Malfoy Manor. Lucius aveva a un certo punto commentato "Se il mio Signore Xerosis è veramente così affezionato a Dobby, può averlo." Al che Xerosis aveva risposto "E derubarti delle sue buffonate quotidiane? Non potrei mai essere così crudele, Lucius."

Dobby, pronto a servirlo, comparve nella camera mentre Xerosis stava tirando fuori i vestiti. "Che cosa può fare Dobby per il grande e potente Signore Xerosis?"

Luna ridacchiò dal letto e poi, studiatamente, rivolse la sua attenzione al piatto, quando Xerosis le lanciò uno sguardo irritato.

Xerosis guardò l'elfo felice. "Vorrei un panino al roast beef. Un panino, Dobby, non tutti quelli che riesci a portare." aggiunse sapendo cosa il suo eccitabile amico era in grado di fare. "Oh, e..." raggiunse di nuovo il suo zaino e tirò fuori il thermos "Riempimelo di tè, vuoi?"

"Dobby lo farà!" rispose l'elfo domestico e scomparve.

"Non so per quanto tempo staremo sulla luna, ma non dovrebbe essere per molto, spero." Xerosis alzò gli occhi. "Conoscendo Tom, vorrà installare quella pietra runica già oggi. Oh!" Si tuffò di nuovo nel suo zaino per prendere i campioni di terreno e poi afferrò l'altro contenitore dallo zaino di Luna. "Non devo dimenticarmi questi. Potrebbe iniziare a testare maledizioni su di me."

"Solo se riesce a prenderti." rispose Luna, avendo sentito parlare di come i due Signori Oscuri di solito 'combattessero'.

Dobby ricomparve di nuovo, con un gigantesco panino e un nuovo, più grande, thermos di tè. Li consegnò con un sorriso ambiguo, dicendo: "Ecco il pranzo per il grande e potente Signore Xerosis."

"A volte, penso che Lucius ti disprezzi semplicemente perché non lo fai sentire abbastanza Serpeverde." commentò Xerosis, prendendo il panino in una mano e facendo scivolare il thermos in una delle tasche, magicamente estese, della sua veste. "Assicurati di rimettere l'altro thermos nello zaino, una volta che sarà lavato, va bene? L'ultima cosa, di cui ho bisogno, è che Michael mi chieda dov'è finito."

"Dobby capisce." rispose il piccolo elfo domestico prima di sparire di nuovo.

"Cosa ti fa pensare che Michael non ne abbia notata la mancanza?" chiese Luna, mentre Xerosis si metteva in tasca i campioni di terreno e i vestiti di Riddle.

"Lui lo usa solo durante i giorni di scuola. Se lo riporto, prima della colazione di domani, dovrebbe andare bene." Xerosis guardò oltre il suo panino. "Starai bene, qui da sola?"

"Se mi annoio, chiederò all'elfo domestico di portarmi un libro. O qualcosa del genere."

 

"Hmm. Beh, se hai bisogno di compagnia umana, probabilmente puoi far chiamare Barty. Merlino sa che non ha niente di meglio da fare." Xerosi sorrise. "Se gli altri si svegliano prima che io torni, assicurati che ricevano qualcosa da mangiare e che rimangano in questa zona del maniero, Lucius e Barty - e probabilmente Narcissa - non darebbero fuori di matto nel vederli, ma alcuni degli altri Mangiamorte potrebbero, e non sarebbe un bene, per nessuno, se io maledicessi quegli idioti, dopo che hanno causato qualche danno irreparabile."

Luna annuì seriamente. "Lo so. Vai a tramare i tuoi piani malvagi."

Xerosis fece una deviazione verso il letto per far cadere un bacio testa di Luna, poi si avviò verso la stanza di Riddle, bussando una volta prima di entrare. "Ho portato i campioni di terreno con me." disse mentre scivolava dentro.

"Eri particolarmente affamato, o qualcosa del genere?" chiese Riddle indicando il sandwich gigante, di cui Harry era riuscito a mangiare un solo boccone, finora.

"Dobby è determinato a nutrirmi con tutto il cibo che può trovare, nonostante i miei desideri in materia." rispose seccamente Xerosis, occupando il posto di fronte Riddle, al tavolo. Posò il panino, giusto il tempo per tirare fuori i contenitori con i campioni e tornare di nuovo nella sua forma di Harry, poi riprese in mano quella mostruosità, mentre Riddle spostava il lavoro che stava studiando per avvicinare a se i contenitori.

"Questo è tutto quello che avete portato, voi due insieme?" chiese il Signore Oscuro mentre apriva il contenitore di Luna.

"Io ho raccolto suolo e rocce all'interno cratere del Polo Sud-Aiten mentre Luna ne ha raccolti alcuni campioni fuori dal cratere principale. Credo che la maggior parte siano stati raccolti da altri crateri; è difficile trovare dei terreni senza avvallamenti, da quelle parti."

"Beh, faremo quello che potremo." decise Riddle, prendendo alcune pergamene e una piuma. Poi cominciò a testare magicamente la composizione dei campioni di Luna, prendendo appunti. Non appena Harry finì il suo panino, richiamò la propria attrezzatura di scrittura e cominciò a fare la stessa cosa.

Una volta che ebbero finito, condivisero le loro scoperte e discussero quali elementi avrebbero potuto trasfigurare, per rendere il suolo abbastanza simile a quello Terrestre, in modo da poter sostenere la vita. Quando ebbero deciso, Riddle tirò fuori una roccia la trasfigurò, in modo da cambiarne un solo elemento.

Tutto il suolo lunare in loro possesso si trasfigurò.

Riddle e Harry diedero occhiate spaesate ai terricci, poi si guardarono. "Tu hai focalizzato il tuo incantesimo solo su quel campione?" Chiese Harry.

"Per che tipo d'idiota mi hai preso?"

"Ti ho preso per un genio." rispose Harry, lanciando a sua volta una trasfigurazione su una singola roccia, e ottenendo lo stesso risultato. "Huh. Beh, sai quei racconti da vecchie comari su come la magia sia più forte, con luna piena?"

"Forse è un fatto più concreto di quello che tutti pensano." Riddle finì la frase osservando la roccia lunare di fronte a lui. "Pensi che qualche minerale, in questa terra, ne aumenti la magia?"

"Perché no? Sappiamo tutti che Hogwarts è stata costruita su una linea ley, giusto? Forse è meno una ‘linea ley' e più un deposito di minerale sotterraneo che aumenta la magia." Harry guardò di nuovo i loro risultati. "Potrei dire che probabilmente è ferro o alluminio."

"O forse calcio." rilevò Riddle. "In ogni caso, sarebbe interessante sapere che sorta di potere darebbe a una pietra runica."

"E se capiamo qual è l'elemento, possiamo usarlo per quella pietra." suggerì Harry, sporgendosi in avanti sul tavolo. "E non dovremo nemmeno preoccuparci del fatto che la pietra runica resista nel tempo, perché la magia si auto-alimenterebbe."

Riddle si alzò dal tavolo e richiamò tutte le loro note per creare la pietra. "Vieni. Possiamo farla usando direttamente roccia lunare. Sarebbe più facile che metterci a testare ogni elemento."

Harry ridacchiò e si alzò, tirando fuori le vesti per il suo socio. "Qui, vecchio pazzo. So che nessuno di noi può morire, ma non è un buon motivo, per restare mezzi uccisi, quando abbiamo delle protezioni già pronte."

"Oh, molto bene..." Riddle sospirò e ripose le pergamene, prendendo le vesti che gli erano state offerte. Si cambiò rapidamente e prese l'auricolare che Harry gli tese, con una smorfia, poi afferrò di nuovo le pergamene e allungò la mano verso la passaporta, che l'adolescente aveva creato incantando una delle rocce sul tavolo.

Il tragitto, attraverso la passaporta per la luna, fu un'inversione del viaggio di ritorno verso la terra: prima suono e luci, poi silenzio senza fine. Atterrarono e rimbalzarono, cosa che fece emettere una risatina a Harry e un suono irritato a Riddle.

"Dovresti provare a gravità zero..." gli disse Harry mentre Riddle si agitava. "... Questo in confronto è relativamente noioso."

"Facciamo in modo che questa roccia abbia una buona forza di gravità, o non mi trasferirò mai in questo posto!" scattò Riddle, quando finalmente ridiscese verso il suolo. "E' ridicolo."

"Sei arrabbiato solo perché non hai fatto pratica..." rispose Harry, fermandosi accanto all'Oscuro Signore suo compagno. "... e perché è difficile mantenere una certa dignità quando non si riesce a rimanere ancorati a terra."

"Potter, fatti un favore e stai zitto. Prima di scoprire quanto è forte, qui, una Cruciatus."

Harry ridacchiò e s'inginocchiò, toccando leggermente il terriccio. "Quanto grande la vogliamo, questa pietra? Stesse dimensioni di quella di Hogsmeade o un po' più piccola?"

"Stesse dimensioni, penso. Preferisco avere troppo spazio, piuttosto che troppo poco."

"Andata". Annuì Harry e cominciò a scavare per liberare una roccia dal terreno, lieto di scoprire che il compito era molto più facile che sulla Terra. "Hey, gli struzzi hanno già notato l'attivazione delle rune sui satelliti?"

"Ieri pomeriggio." riferì Riddle, scartabellando tra le loro pergamene sulle rune. "Gli c'è voluto un po' per notare il cambiamento, agli idioti. Da questa mattina stanno cercando di rintracciare la runa impostata verso l'altro lato, ma è troppo lontana dal loro campo di magia, o qualche sciocchezza del genere." Commentò Riddle. "Dilettanti."

Harry ridacchiò e scosse la testa. "Nessun mago ragionevole, penserebbe di potenziare un incantesimo di tracciamento abbastanza da arrivare nello spazio. D'accordo, la pietra è pronta. Dammi la mia metà degli appunti."

Riddle consegnò le pergamene richieste, poi si rannicchiò sul fianco della pietra e iniziò a scolpire le rune nella roccia. Allo stesso modo Harry lavorò sul suo lato, sorridendo mentre cambiava la sequenza runica, per diminuire la gravità. A lui piaceva avere un po' di un rimbalzo nei suoi passi, anche se era d'accordo che la tendenza a salire verso il cielo, dopo un leggero saltello, era un po' troppo. Ma un passo più leggero sarebbe stato bello.

Oltre alle rune per regolare la gravità, avevano preparato una sequenza runica per creare l'atmosfera, così che il suolo lunare potesse sostenere la vita. C'erano poi rune per la protezione dalle radiazioni solari, per regolare la temperatura e per contribuire a formare acqua sulla superficie. C'era anche una sfilza di rune di protezione per mantenere la tecnologia mondana, che avesse intenti dannosi, a distanza dalla luna.

Una volta che ebbero finito, lanciarono un paio d'incantesimi esplorativi per scoprire quanto in profondità, sotto la superficie, si trovasse il nucleo della luna, e che composizione avesse. La ricerca disse loro che era molto simile alla Terra, con il nucleo interno solido e quello esterno liquido, e per concludere aggiunsero alcune rune supplementari per proteggere la loro pietra runica. La parte di pietra runica in eccesso fu tagliata via e, contemporaneamente, una piccola porzione del nucleo lunare fu fatta scomparire, poi la pietra runica fu attivata e sistemata nel nucleo, nello spazio appositamente creato.

Gli effetti non si fecero attendere. La gravità comparve e gli incantesimi sulle vesti, che avevano permesso loro di respirare, lentamente svanirono mentre l'ossigeno, naturalmente presente nella composizione chimica della luna, si diffondeva formando l'atmosfera. In un accordo silenzioso Harry e Riddle lanciarono incantesimi di trasfigurazione sul suolo, per aggiungere idrogeno per l'aria e per aiutare la formazione di acqua.

Quando filamenti di nuvole si formarono sopra di loro Riddle rimbalzò un po', compiaciuto, poi aggrottò la fronte e lanciò verso Harry, che gli sorrise, uno sguardo irritato. "Hai alterato le rune gravità!" lo accusò, segretamente sollevato di non dover più utilizzare l'auricolare per comunicare.

Il ghigno di Harry si allargò. "Ammettilo: è bello avere un naturale molleggio nei tuoi passi."

"Potter, Lord Voldemort non ha un 'naturale molleggio nei suoi passi'. Mai."

"Beh, ora sì. E non c'è più niente che tu possa fare in merito."

Riddle grugnì e si voltò a osservare il paesaggio, ancora in gran parte invariato. Era vero: una volta attivata, e messa in posizione, la pietra runica era progettata per rimanere lì fino a quando non si fosse staccata da sola. Non avrebbe potuto estrarla, per modificare la gravità, nemmeno volendo.

Harry ridacchiò tra se e s'inginocchiò a raccogliere un po' del terreno tra le dita. "Probabilmente cominceremo con delle serre, e lavoreremo partendo da lì. Alcune piante possono essere trapiantate, ma le serre sarebbero la soluzione migliore, anche considerando quanto tempo impiega la luna per fare una rotazione completa."

Riddle sospirò. "Suppongo di sì. Forse, se saremo fortunati, riusciremo ad ottenere alcune nuove razze di piante, che saranno in grado di sopravvivere con questo strano ciclo solare."

"Lo spero." Harry si alzò e si spolverò le mani, osservando i campi sterili. "Forse creerò io stesso un campione di erba, questa settimana, per vedere se riesco a modificarlo, e farlo sopravvivere, con una dose mensile di luce solare. Se riesco a ottenerne un esemplare, posso portarlo qui a mettere radici. Neville sarebbe di grande aiuto, in questo."

"E' un erbologo naturale, mi hai detto?" chiese Riddle, con solo una leggera smorfia di disgusto, per aver ammesso di ricordare qualcosa sui piccoli amici di Harry.

"Sì."

"Assegnagli il compito di creare le serre, e di fare in modo che le piante sopravvivano, in questo clima." suggerì Riddle. "Forse, la tua amica mezzosangue genio, può aiutarlo con gli incantesimi."

Harry alzò gli occhi. "Ed io cosa dovrei fare, nel frattempo?"

"Studierete insieme un modo per far sopravvivere le pecore qui, con il minimo sforzo." ribatté Riddle. "Oh, e parlerai con la scuola."

"Se mai mi contatterà di nuovo." sospirò Harry. "Non mi risponde in nessun posto. Devo solo aspettare fino a quando sarà pronta a parlarmi, immagino."

Riddle sospirò e guardò le stelle. "Dì a Lovegood di trovare il modo per trasportare qui gli animali. Soprattutto quelli magici. Le Passaporte potrebbero funzionare, ma alle creature più magiche bisognerà spiegarlo, o dovremo portarle con la forza."

"Lo so. Vedrò anche se può convincere suo padre a pubblicare modalità di vita alternative, nel Cavillo. Se instillasse l'idea nei loro minuscoli cervelli, forse non saremo costretti a combattere, per far spostare tutti qui. "

"Tu sei un ottimista." commentò Riddle.

Harry gli fece una linguaccia.

"La tua maturità mi stupisce, a volte."

Harry decise che la cosa più matura che potesse fare era ignorare Riddle, e allontanarsi per iniziare a trasfigurare pezzi di roccia in parti di una serra. Avrebbe dovuto portare alcuni materiali dalla Terra, per completarla, ma poteva almeno mettere insieme le strutture base.

Riddle scosse la testa, ma riconobbe che Harry aveva avuto una buona idea. Non aveva alcun interesse a creare serre, così si mise a realizzare un edificio che avrebbe potuto usare come base, per sé e per il suo popolo. Poteva passare il suo tempo erigendo edifici vuoti, da adibire a vari usi - negozi, la Gringott, il Ministero - e case per la gente.

Quattro ore più tardi c'erano gli scheletri di diciassette serre, la base di Riddle, quattro grandi edifici e almeno una dozzina di costruzioni più piccole, da utilizzare per le case o per i negozi. Dopo circa due ore, Harry si era ricordato del suo tè e lo aveva condiviso con Riddle, che lo gradì tanto da fruttargli un effettivo 'Grazie'.

Dopo quattro ore di lavoro - più il tempo trascorso a creare la pietra runica e a scoprire la composizione del suolo lunare - erano entrambi stanchi e pronti a tornare sulla Terra. Riddle trovò una roccia intatta e ne fece una passaporta. Una volta che Harry la ebbe toccata, Riddle la attivò, ed entrambi andarono a schiantarsi sulla Terra, finendo aggrovigliati sul pavimento della stanza di Tom. Per dieci minuti buoni, entrambi si accontentarono di restare ammassati in quel modo.

Poi qualcuno bussò alla porta e Lucius chiamò "Miei signori? Ci siete?"

Riddle gemette e spinse la spalla di Harry, per far sì che l'adolescente spostasse le gambe. "Meglio che sia importante, Lucius!" rispose.

"Mi scuso, Mio Signore, ma Severus è arrivato con delle notizie, e ha visto uno degli studenti nella residenza." spiegò Lucius, con un lieve tremito nella voce.

"Porca puttana." ringhiò Harry, rimettendosi in piedi barcollando ed estraendosi l'auricolare dall'orecchio, mentre tornava al suo travestimento da Xerosis.

Riddle cambiò in Voldemort e si tolse la sua cuffia. Aprì la porta di colpo non appena Xerosis ebbe finito di mutare, e gli ordinò "Xerosis, vai a controllare i tuoi servitori. Lucius, dove è Severus?"

"Nella sala riunioni, Mio Signore."

Voldemort oltrepassò Lucius, diretto alla sala riunioni, lasciando il suo Mangiamorte con un vampiro accigliato. "Che cosa, esattamente, è successo?" chiese Xerosis.

Lucius deglutì e distolse lo sguardo dagli irritati occhi chiari. "Non ne sono del tutto certo, Mio Signore. Nessuno di noi sapeva nemmeno che Severus fosse qui, fino a quando non ha cercato di attraversare il salotto, diretto verso il camino. Barty l'ha fermato; credo che adesso Crouch si trovi con la signorina Lovegood."

Xerosi annuì e andò nella sua stanza, entrando senza bussare. "Va bene, qualcuno cominci a parlare." ordinò al gruppo che era lì riunito.

"Sono stata io." si fece avanti Tracey, ritraendosi quando lo sguardo acuto del giovane Signore Oscuro si posò su di lei. "Ero..." Lei deglutì. "Stavo andando da Millie, che era proprio nella stanza accanto. Il professor Piton era in fondo al corridoio e stava guardando in un'altra stanza. Ho cercato di sgattaiolare indietro nella mia camera, ma lui mi ha vista comunque." Si strinse un po' più vicino a Millicent, che sedeva accanto a lei sul letto. "Mi dispiace..."

Xerosi sospirò e si stinse la radice del naso. "Barty, che cosa stava facendo Severus, quando lo hai fermato?"

"Ritornava a Hogwarts, Mio Signore." disse Barty tranquillamente. "Non sono sicuro di quello che avesse intenzione di fare, una volta arrivato là, ma gli ho detto che la presenza di Miss Davis gli sarebbe stata spiegata da uno dei Miei Signori. Ha accettato di rimanere nella sala riunioni, fino a quando uno o entrambi, foste tornati dal compimento del piano malvagio cui stavate lavorando." Guardò Luna, che gli sorrise scientemente. "Luna mi ha assicurato che non sareste stati via a lungo."

Xerosi sospirò di nuovo. "Molto bene. State qui, tutti voi, mentre Voldemort ed io risolveremo la questione." Si voltò e uscì dalla sua stanza, dirigendosi verso la sala riunioni e mormorando, "Non è mai facile, vero? No, no, certo che no..."

"Ha finalmente perso la testa?" chiese Millicent.

"E' solo stanco." la rassicurò Luna, sorridendo consapevolmente. "Lui e Lord Voldemort erano occupati."

"Il mio cervello..." piagnucolò Terry.

In fondo al corridoio Xerosis sbuffò tra se mentre s'infilava nella sala riunioni, e fuori dalla portata dell'udito dei suoi amici. Piton era rannicchiato in una palla in mezzo alla stanza e stava recuperando dopo il suo più recente incontro con una delle Cruciatus di Voldemort. Voldemort invece sembrava trovarsi in un punto indefinito, tra lo sfinimento e la furia.

:Se continui a maledirlo, non sarà in grado di rispondere alle nostre domande.: rilevò Xerosis seccamente e si lasciò cadere sulla sedia. :E tieni presente che sarebbe poco dignitoso, se collassassi per lo sfinimento magico.:

:Potter, fammi un favore e smetti di essere sensato.:
sibilò Voldemort.

:Conto proprio su quello.: Xerosis alzò gli occhi, poi si focalizzò su Piton, che si stava rimettendo in ginocchio. "Severus, ti andrebbe di spiegarci perché eri diretto a Hogwarts? E fallo per bene, vuoi? Né io né Lord Voldemort siamo in vena per le tue stronzate, oggi."

Piton si prese un momento per raccogliere le idee, poi accuratamente disse "Miei Signori, ho visto uno dei miei studenti in corridoio..."

"La signorina Tracey Davis, quinto anno Serpeverde." disse Xerosis impaziente. "Ho già parlato con la signorina Davis. Ho anche sentito dire che, dopo averla vista, ti sei diretto rapidamente al camino, con presumibile destinazione Hogwarts. Voglio sapere perché."

"La signorina Davis è rimasta a letto, ammalata, negli ultimi due giorni, Mio Signore. Volevo controllare se era ancora a letto, a Hogwarts, e scoprire come poteva essere, apparentemente, in due posti nello stesso momento." Si fermò per un attimo, poi disse "Anche la signorina Bulstrode è ammalata."

"Hmm." Xerosis rilassò la schiena contro la sedia, contento di non aver mai aderito alle rigide norme di comportamento che Voldemort imponeva a se stesso. "Sia la signorina Davis, sia la signorina Bulstrode, stanno lavorando su qualcosa, per me, e questo ha richiesto loro di restare fuori da Hogwarts per il fine settimana, senza che la loro assenza fosse notata. Dei golem stanno in questo momento occupando i loro letti." Lui sorrise allo sguardo sorpreso che Piton non aveva potuto nascondere. "Oh sì, ho già messo i miei artigli nei tuoi studenti, Severus. Se solo potessi conficcarli anche dentro di te, senza sollevare troppe domande, Silente sloggerebbe in un giorno."

Voldemort emise un sibilo irritato. "Discuterai delle alleanze con i tuoi piccoli servitori un'altra volta, Xerosis. Severus, cosa avevi bisogno di dirci, così disperatamente, che non poteva aspettare fino a quando io ti avessi invitato, come di solito?"

Piton si focalizzò su Voldemort, gli occhi sulle ginocchia dell'uomo. "Mio Signore, Silente ha notato alcune modifiche alle difese della scuola che rispecchiano la nuova pietra runica in Hogsmeade. Sta parlando di cercare una squadra per sbarazzarsi dei cambiamenti, durante le vacanze invernali."

"Perché pensi che ci importi delle protezioni della scuola?" Chiese Voldemort, guardando Xerosis con la coda dell'occhio. L'adolescente aggrottò la fronte.

Piton inghiottì. "Miei Signori, nessuno si è fatto avanti ammettendo di aver messo la pietra runica a Hogsmeade, e Silente stesso non l'ha fatto. Le uniche persone che potevano fare un lavoro di tale portata, senza aiuto e senza che nessuno lo sapesse, siete Voi."

"Un Mangiamorte, per quanto astuto, non sempre è utile, quando resta a cavallo della linea." commentò Xerosis, sorridendo quando Piton si ritrasse. "Oh, non ho intenzione di maledirti, Severus. Se Silente ha già controllato a fondo le difese, allora saprà che siamo stati noi." Guardò Voldemort. :Come vuoi giocartela, a questo punto? Possiamo provare a spostare tutti sulla luna prima delle vacanze, oppure possiamo provare a parlare con il vecchio.:

Voldemort sospirò e scosse la testa. :In nessun modo possiamo trasportare un numero tale di persone, fino alla luna, in due mesi, non se contemporaneamente quelle stesse persone ci daranno battaglia. Pensi davvero che Silente sia disposto a credere che tu sia quello sano di mente?:

:Il meno insano, sì.:
concordò Xerosis :Vuoi che provi a organizzare un incontro con lui?:

:Sì. Invia un gufo domani mattina a colazione, quando potrai vedere la sua reazione. Se è favorevole, vai avanti con la riunione. Se non lo è, faremo il possibile per vanificare il suo tentativo di cambiare le difese.:

Xerosis annuì e guardò Piton, che stava facendo del suo meglio per sembrare disinteressato alla loro conversazione sibilante. "Severus, ora conosci due delle mie spie nella scuola. Non tradire la mia fiducia e non incorrerai in alcuno sfortunato incidente." Disse al Mangiamorte, con un sorrisetto maligno.

"Vattene." aggiunse Voldemort.

"Miei Signori." sussurrò Piton con un inchino, prima di lasciare in fretta la stanza.

"Come farai a sapere se lui tradirà la tua fiducia?" chiese Voldemort. "I tuoi marmocchi ti diranno se lui li osserverà troppo da vicino?"

"Mmm... Qualcosa del genere." concordò Xerosis. "Farò sapere a tutti che Tracey e Millicent sono state viste qui, e i ragazzi terranno d'occhio gli eventuali professori che sembrino troppo interessati a loro. Il fatto che Severus le tenga d'occhio non è insolito, ma se uno degli altri professori - soprattutto Silente - rivolgerà loro un'improvvisamente ed eccessiva attenzione, allora sapremo che Piton ha parlato."

"Ottimo." Voldemort sospirò e si strofinò la fronte. "Questa è stata una giornata molto lunga."

"E' appena iniziata." sorrise Xerosis, rimettendosi stancamente in piedi. "Bene. Vado a buttare fuori a calci un gruppo di adolescenti dalla mia stanza, così potrò dormire."

Voldemort sbuffò e si alzò in piedi. "Potter, non essere stupido. Ci sono delle protezioni, sulla mia camera, che non mancheranno di tenere i piccoli bastardi fuori. Potresti dormire lì."

Xerosis emise un finto rantolo. "Tom, mi stai facendo una proposta?"

"Sei fortunato. Sono troppo stanco, per maledirti." rispose Voldemort, agitando la bacchetta in faccia a Xerosis. "Sì o no?"

"Sì, grazie." decise Xerosis. Non era molto interessato a prendere a calci i suoi amici per buttarli fuori, soprattutto sapendo che Luna sarebbe comunque rientrata subito dopo. Aspettò che entrambi fossero di nuovo in camera di Voldemort e, mentre l'uomo più anziano attivava le protezioni, lui sussurrò "Dobby."

Il piccolo elfo domestico apparve accanto a lui, con gli occhi spalancati. "Che cosa può fare Dobby, per il maestoso e magnanimo Signore Xerosis?"

Riddle sbuffò dalla sua posizione, vicino alla porta.

Xerosi sospirò. "Luna sta ampliando il tuo vocabolario?" chiese.

Dobby raggiante rispose. "Lunatica lo fa! Lunatica è così gentile!"

"Sono contento che ti piaccia." decise Xerosis. "Ora, vai a dirle che sto indisposto fino a nuovo avviso. Inoltre dì a Lucius che, se qualcuno disturba me o Lord Voldemort durante le prossime dodici ore o giù di lì, uccideremo a vista."

Dobby annuì. "Dobby capisce." concordò serio prima di svanire fuori vista.

"Benissimo." disse Riddle spostandosi verso il letto.

Xerosis lasciò cadere il travestimento e salì sull'altro lato del letto matrimoniale. "Buona notte, Tom."

"Buona notte, Potter." rispose Riddle spegnendo le luci. "Farai meglio a non russare."

"E tu farai meglio a non prendermi a calci." replicò Harry.

Riddle sbuffò ed entrambi chiusero gli occhi per dormire.

 

 

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NdT: (*) in originale crowberry (Empetrum nigrum). Mille grazie a gothika85 per la traduzione in italiano!

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Capitolo 18
*** Capitolo 9 parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

Link al capitolo originale: qui!


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Harry e i suoi amici strisciarono nuovamente dentro la scuola mentre l'orologio segnava quasi l'una di notte. Alla tromba delle scale Harry salutò i suoi amici di Corvonero sussurrando "Ho bisogno di parlare con i Serpeverde per un momento. Luna è in grado di far sparire i golem."

Terry, Li e Luna annuirono, comprendendo, e si avviarono su per le scale, mentre Tracey, Millicent e Harry si diressero verso i sotterranei, Tracey mormorando: "Che storia è questa, Potter?"

"Ho bisogno di parlare anche con Lil." Rispose Harry. "Presumendo che sia sveglia. Preferirei parlare con tutti e tre in una volta sola."

Lillian li attendeva sul divano vicino al caminetto, con sguardo assonnato. Alzò la testa mentre gli altri entravano e spalancò gli occhi quando vide Harry. "E' successo qualcosa di brutto?" chiese alzandosi in piedi.

"È successo qualcosa, ma non so dirti se sia esattamente qualcosa di ‘brutto'." Rispose Harry facendo cenno a tutti di sedersi. Una volta che ebbero riempito il divano, Harry si appollaiò sul tavolo di fronte a loro e spiegò: "Piton ha visto Tracey a Malfoy Manor, quando ci siamo fermati lì per riposare. Era più facile spiegargli che lei e Millicent stavano facendo qualcosa per il Signore Xerosis, che negare completamente che fossero lì. Il Signore Oscuro ed io non sappiamo con sicurezza a chi sia leale Piton, quindi ho bisogno di voi tre, per tenere gli occhi aperti su eventuali professori che siano, improvvisamente, troppo curiosi di sapere cosa fate, nel vostro tempo libero. Piton me lo aspetto, altri professori non tanto. Fatemi sapere subito se qualcuno vi sta addosso."

"Capito." dissero tutte e tre all'unisono.

Harry sorrise e si alzò dal tavolo. "Benissimo. Incontriamoci dopo pranzo, in biblioteca."

"Ooh. Questo vuol dire che hai altri malvagi piani, in cui possiamo assisterti?" Chiese Lillian, sporgendosi in avanti, eccitata.

"Sono pieno fino a scoppiare di piani malvagi." La rassicurò Harry. "E ne ho uno o due con i quali potete aiutarmi, sì." Sorrise agli sguardi eccitati che tutte e tre le ragazze gli lanciarono, in quel momento. "Venite ora. Andiamo a liberarci di quei golem, in modo che possiate effettivamente andare a dormire, hmm?"

 
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Harry aveva mandato il messaggio per chiedere un incontro a Silente e a colazione l'espressione del Preside, quando lo lesse, sembrava aperta all'idea. Harry aveva suggerito i Tre Manici di Scopa, come luogo d'incontro, e lasciava a Silente la scelta del giorno e dell'ora. Aveva anche scritto che sarebbe andato in incognito, in modo da non sconvolgere gli abitanti di Hogsmeade.

Dopo il pranzo, Harry aveva consegnato una passaporta per la luna ai suoi amici, e aveva spiegato che cosa aveva bisogno che facessero lassù. Egli li avvertì, inoltre, che Voldemort avrebbe potuto essere lì, a lavorare. Il Signore Oscuro sapeva che sarebbero andati, e aveva deciso che li avrebbe ignorati, per lo più. Se gli studenti avevano bisogno di qualcosa, potevano chiederlo a Harry, e lui lo avrebbe fornito.

Dal momento che avevano avuto un po' di tempo, prima che Hermione e Neville dovessero andare a Incantesimi, Harry li portò fino alla luna e sorrise sentendo i loro mormorii di stupore - nemmeno Luna sapeva che tutto era cambiato, dall'ultima volta che l'aveva visitata.

"Allora, quante piante pensi che possano entrare in una di queste?" Harry aveva chiesto a Neville, mentre gli altri erano andati in esplorazione. Si era assicurato che tutti avessero un auricolare magico, nel caso in cui avessero avuto bisogno di mettersi in contatto l'un l'altro in fretta.

Neville osservò la serra più da vicino. "Dipende dal tipo. Posso mettere quasi trecento piante piccole qui, con lo stoccaggio corretto. Piante più grandi... probabilmente tra le cinquanta e le settantacinque." Si voltò a guardare Harry.

Harry annuì. "Se riesci a darmi gli schizzi di ciò che sarebbe necessario, in quanto a vasi o contenitori di stoccaggio - qualunque cosa - io te li farò trovare nelle serre, entro la fine della settimana." Indicò il terreno. "Mi piacerebbe anche tentare di utilizzare il suolo che c'è qui, ma se pensi, onestamente, che non funzionerebbe, fammi sapere di quanta terra terrestre hai bisogno, e la farò trasportare."

Neville annuì mentre s'inginocchiava per controllare il terreno. "Mmm... non posso utilizzare solo questo, non c'è abbastanza vita, se questo ha senso." Si voltò verso Harry, che si strinse nelle spalle, impotente. Neville rise. "Be', sì. Se riesci a fornirmi un paio di tonnellate di terra terrestre, posso mescolarla con questa. Coltiveremo le piante utilizzando questo nuovo terreno, ma assicurandoci che abbiano comunque le sostanze nutritive di cui hanno bisogno."

"Posso farlo." accordò Harry sorridente. "Cercherò di finire alcune di queste serre nei prossimi giorni, in modo da poter iniziare a spostarci roba dentro."

"Figo. Vedrò se riesco a disegnare quello di cui ho bisogno, durante Incantesimi" promise Neville. "Ho tutto domani pomeriggio libero, così potrò tornare qui e poi mi metterò al lavoro su questa roba."

"Suona bene." Harry controllò l'ora e si toccò con una mano la cuffia. "Hermione, è ora di Incantesimi."

"Oh! Grazie, Harry! Neville?"

"Sto andando giù." rispose Neville. Salutò Harry prima di usare la sua passaporta per tornare a scuola - Harry le aveva impostate per farli apparire in un'aula abbandonata del quarto piano.

Harry toccò la cuffia di nuovo e disse "Sto tornando verso il pianeta, per prendere alcune cose di cui ho bisogno per queste serre. Qualcuno vuole qualcosa, mentre sono laggiù?"

"Colori!" esclamò Luna. "Questo posto è così monotono."

"Per una volta, Lunatica, siamo d'accordo." disse Morag. "Portacene un paio di secchiate, Potter. Siamo in grado di modificare i colori da sole, ma abbiamo bisogno dell'ingrediente di base."

Harry ridacchiò. "Va bene. Mi ci vorranno una ventina di minuti, però."

"Meglio che vai, allora." rispose Terry con leggerezza.

Harry alzò gli occhi e toccò la passaporta verso la scuola, borbottando tra sé quando atterrò sul pavimento. "Nota mentale, padroneggiare i viaggi con Passaporta a lungo raggio." mormorò prima di trasfigurare le vesti di scuola in qualcosa di un po' più babbano e attraversare le ombre verso un grande negozio di attrezzi che conosceva, nel Surrey. Lì riempì tre carrelli, uno pieno di vernice bianca, uno di travi di legno e l'ultimo di sacchi di sabbia. Fu tutto trasportato tramite passaporta, fino alla base che Riddle aveva creato sulla luna. La sua tappa successiva fu un negozio di giardinaggio, che sapeva non essere lontano dal negozio di ferramenta. Riempì un paio di carrelli con sacchi di terra e li portò su.

La sua ultima tappa fu un negozio di generi alimentari, dove comprò un carrello di cibo e bevande, da lasciare nella base per i visitatori. Prese anche un paio di brocche d'acqua, da lasciare sulla superficie, per contribuire a generare umidità nell'aria. La luna era ancora piuttosto secca, tutto sommato. Dopo aver portato il cibo, cercò un bel pezzo di prato, e portò su anche quello. Poteva lavorare sulla modifica dell'erba durante le pause dalle serre.

Tornato sulla luna, creò una scatola per raffreddare il cibo e le bevande, e mise le brocche fuori a evaporare. Toccando la cuffia chiamò "Tornato. Se volete la vostra vernice, dirigetevi verso il grande edificio vicino al quale siamo arrivati. Ho anche alcune bevande."

Non ci fu risposta verbale, ma tutti gli otto studenti arrivarono di corsa per le bevande promesse. Una volta che si furono idratati ed ebbero presero le latte di pittura, su cui Harry aveva lanciato incantesimi sempre-pieno, svanirono di nuovo negli edifici grigi.

Harry raccolse la legna, la sabbia e un barattolo di vernice e si diresse di nuovo verso le serre. Il legno fu messo da parte per essere utilizzato in seguito, come base per trasfigurare le scaffalature che Neville avrebbe voluto, e la vernice fu appoggiata lì accanto, pronta per essere utilizzata, dopo che le scaffalature fossero state finite. La sabbia fu versata sul terreno delle serre - ne aveva raccolta abbastanza per sei delle strutture - e poi trasfigurata in vetro; la copertura delle serre si rivelò un po' più dura e meno opaca del vetro della Terra, poiché aveva usato il suolo lunare naturale insieme alla sabbia, ma in realtà era piuttosto soddisfatto del risultato.

Si prese una pausa dal lavoro alle strutture e si mise a lavorare sul suo prato. Aveva anche controllato l'ora e avvertito "Abbiamo circa un'altra mezz'ora, prima di cena." Poi lavorò sull'erba fino a ora di cena, prima di usare la passaporta, insieme con gli altri che erano venuti per unirsi a lui.

"Che cosa hai intenzione di fare, con le serre?" chiese Li quando tutti ebbero nascosto i loro auricolari, e si furono avviati a riempirsi la pancia.

"Stavo pensando di dipingerci sopra immagini di alberi e fiori, o qualsiasi altra cosa, ma io non sono certo un artista." ammise Harry.

"Lo farò io!" Luna si offrì immediatamente volontaria.

"Millie e Morag sono entrambe disegnatrici abbastanza brave." rispose Lillian, sorridendo quando le sue amiche le spararono sguardi irritati.

"Li non è male." ammise Harry, sorridendo alla ragazza quando lei arrossì. "Certo, se voi quattro avete finito con le case, potreste divertirvi a dipingere le serre."

"Figo. Stavamo cominciando a essere a corto di edifici da dipingere." disse Millicent.

"Oh, cara..." sospirò Harry. "Basta che non dipingi quello grande."

Risero tutti, poi si separarono per andare ai loro tavoli, per mangiare.

Dopo cena, tutti si riunirono di nuovo in biblioteca accordandosi per lavorare sui loro compiti. Harry utilizzò il suo tempo per parlare con Neville dei suoi bozzetti, creando immagini in 3D degli oggetti che il compagno aveva schizzato, in modo da essere sicuro di aver capito quello che l'amico avrebbe voluto.

Quella notte, mentre Harry si stava preparando per andare a letto, arrivò la risposta di Silente. Aveva suggerito incontrarsi giovedì mattina, quando Harry sarebbe stato a Pozioni. Harry rispose all'invito, poi chiuse le tende del suo letto e lanciò l'incantesimo di comunicazione in Serpentese. :Tom, m'incontro con Silente giovedì. Poi ti farò sapere com'è andata. Inoltre, ho acquistato un po' di cibo e bevande, che ho lasciato alla base. I miei amici mi hanno chiesto di procurare loro della vernice, così gli edifici adesso sono un po' più allegri, anche se non li ho lasciati avvicinare alla base. Sarò lì domani mattina, se hai bisogno di me per qualsiasi cosa. Buonanotte:

 
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La mattina seguente Harry, Morag, Li e Terry tornarono sulla luna. I Serpeverde e i Grifondoro avevano Difesa, e Luna aveva Aritmanzia, a quell'ora, così avevano deciso di rimanere sulla terra.

Riddle li incontrò lassù, accigliato dagli studenti che lo guardarono sorpresi. Harry sospirò e disse "Ragazze, Terry... questo è Lord Voldemort. Voldemort, Terry Boot, Li Su e Morag McDougal."

"Hmm." rispose Riddle, prima di girarsi e incamminarsi verso la base.

Harry alzò gli occhi al cielo e offrì ai suoi amici un sorriso disarmante. "Mi dispiace. La vernice è lì. Vado a parlare con lui, per un po'. Se avete bisogno di me..." Si batté l'auricolare.

"Buona fortuna." disse Li onestamente, prima di afferrare un barattolo di vernice e partire verso le serre, con Terry e Morag.

Harry scivolò nella base e alzò un sopracciglio davanti agli arredi. "Sei stato occupato."

"Stava pensando di dormire qui." ammise Riddle, dal divano dove era seduto. "Nessuno mi dà fastidio, e c'è il cibo."

Harry sbuffò e si lasciò cadere su una sedia. "Certo, ma se il maniero bruciasse, non lo verresti mai a sapere."

"Che perdita che sarebbe." Rispose Riddle seccamente, guadagnandosi una risatina da parte dell'adolescente. "Devo supporre che Silente abbia reagito bene, al tuo messaggio?"

"Sì. Insomma, non mi aspettavo che reagisse male..." Harry si strinse nelle spalle. "Vedrò cosa posso fare per convincerlo a lasciar stare le protezioni, in ogni caso."

"Bene." Riddle si sporse in avanti. "E, devo supporre, che i tuoi servitori staranno qui intorno abbastanza spesso?"

Harry annuì. "Durante la giornata scolastica, sì. Andiamo a mangiare in Sala Grande, e passiamo il dopocena sui compiti, ma per il resto del tempo saremo qui, certo. Ho dato loro una passaporta. Perché?"

"Avevo pensato di permettere ad alcuni Mangiamorte di venire qua." ammise Riddle. "Ma se i tuoi seguaci saranno in giro, lasciare, per esempio, che Bella venga qua, sarebbe una cattiva idea."

"Hmmm." Harry aggrottò la fronte e considerò il problema. "I Mangiamorte con figli dovrebbero essere a posto. O quelli con nipoti o nipotine. Inoltre Barty non dovrebbe essere un problema. Sarebbe bello avere una presenza adulta, qui." aggiunse facendo una smorfia. "Ho questa immagine mentale di uno dei miei amici che cade da un edificio, o qualcosa del genere, mentre io sono in classe sulla Terra."

Riddle sospirò. "Suppongo di poter provare a restare qui, mentre sei in classe." ammise. "Se succede qualcosa, posso prendermi cura di loro." Fece una smorfia quando Harry sorrise. "Non sono sicuro di voler lasciare qui, da soli, uno qualsiasi dei nostri seguaci o dei tuoi servitori, comunque. Salazar sa che tipo di problemi potrebbero causare."

Harry ridacchiò. "Beh, sì." Scosse la testa. "Sai, quelli cui consentirai di venire qua, dovranno essere d'accordo a lavorare al fianco di Harry Potter, e a un paio di mezzosangue."

"Non ricordarmelo." Borbottò Riddle, prima di lasciarsi sfuggire un sospiro. "Dovremo dire loro chi sei, alla fine."

Harry annuì. "Lo so. Ordina a Lucius e Barty di passare la settimana cercando persone che non reagirebbero con violenza, alla mia presenza o a quella di una coppia mezzosangue. Possiamo dire loro chi sono questo weekend, e lasciarli qui la settimana prossima."

Riddle annuì. "Molto bene. Lasciami una copia dei tuoi orari di lezione, prima di sparire a giocare con le tue serre."

Harry alzò gli occhi, e obbediente tirò fuori il suo orario dalla tasca e lo copiò. "E tu che cosa farai? Schiaccerai un pisolino?"

Riddle sbuffò. "Difficilmente. Ho arredamento questo edificio e voglio creare altre strutture, là fuori." Osservò una finestra senza vetri. "Come hai creato il vetro per le serre, a proposito?"

"Hmm? Oh, sono andato giù, a un negozio di ferramenta, e ho portato qui la sabbia. Mista con il suolo lunare e trasfigurata. Ecco." E consegnò l'orario copiato.

Riddle guardò il foglio. "Hmm. Giusto. Allora io probabilmente tornerò in superficie, per prendere un po' di sabbia."

"Sentiti libero di portarmi un po' di legno, già che ci sei." disse Harry scherzosamente, mentre si alzava. "Non credo di averne abbastanza per tutte le strutture che Neville vuole."

"Vedremo." rispose Riddle prima di sparire.

Harry ridacchiò tra se e lasciò la base per recarsi alle serre, convocando alcune bottiglie d'acqua per i suoi amici, strada facendo. L'acqua fu accolta con un sorriso e, dopo aver ispezionato le serre quasi finite, Harry disse "Il lavoro che avete fatto sembra davvero buono."

Li arrossì, mentre Morag fece una smorfia, ma i suoi occhi brillavano di piacere. Terry sorrise appena e commentò: "Sei stato via per molto tempo."

"Mm. Stavamo discutendo cose da Oscuri Signori." rispose Harry, mettendosi a lavorare sulle strutture che Neville aveva chiesto. "Qui, Terry, tienimi i pezzi mentre io li trasfiguro." Una volta che Terry fu in posizione, Harry aggiunse "Voldemort ha accettato di restare sulla Luna, mentre io sono in classe, così se qualcosa va storto e avete bisogno di aiuto, uno di noi sarà sempre in giro."

"Oh, grande." borbottò Terry, mentre Li e Morag si scambiavano smorfie.

"Non sarà poi così male. Ha di meglio da fare che lanciare una Cruciatus su uno di voi, in ogni caso, così dovreste essere a posto. Lui lavorerà alla creazione di altri edifici, e arrederà quello grande. Il divano e le sedie in realtà sono piuttosto confortevoli, se avete bisogno di riposarvi." Fece una pausa per prendere il pezzo appena finito dalle mani di Terry, e portarlo nella serra. Una volta che fu uscito di nuovo, aggiunse "Stavamo pensando di permettere ad alcuni dei Mangiamorte più compatibili con i ragazzi, di venire a dare una mano, per creare edifici e arredare, ma non accadrà fino alla settimana prossima. Dopo un piccolo confronto, direi."

Terry fece una smorfia. "Andranno d'accordo, con Hermione e me?"

"Dovrebbero andare d'accordo anche con Potter." rilevò Morag.

"Ecco perché stiamo aspettando una settimana." spiegò Harry. "Abbiamo bisogno di tempo, per decidere quali di loro possono effettivamente essere lasciati qui, senza Voldemort o io a controllarli di stretta misura."

Tutti gli studenti sbuffarono, e poi tacquero mentre tornavano al loro lavoro.

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Xerosis arrivò ai Tre Manici di Scopa ben prima dell'orario in cui avrebbe dovuto incontrarsi con Silente. Ordinò la colazione a Rosmerta - tecnicamente, era il suo pranzo, visto che aveva appena finito Pozioni, ma a quell'ora servivano solo la prima colazione - e si stabilì in un separé in un angolo. Tirò fuori alcuni documenti che Voldemort gli aveva dato il giorno precedente, e iniziò a leggere le notizie che avevano ricevuto da diversi dei loro agenti cinesi - Voldemort glieli aveva dati solo perché non voleva disturbarsi a imparare il mandarino, e il codice usato non era traducibile con gli incantesimi che aveva provato. Perché Voldemort avesse anche agenti cinesi, era un mistero...

Xerosis aveva scelto di travestirsi con lunghi capelli rossi, trattenuti da una clip, ma aveva mantenuto gli occhi chiari. Aveva anche invecchiato il suo corpo di qualche anno, in modo che nessuno gli chiedesse che cosa faceva un ragazzino in età da Hogwarts fuori della scuola, di giovedì.

Quando gli portò il suo cibo, Rosmerta si fermò a chiacchierare, chiedendo: "Che cosa fa, un bel ragazzo come te, qui in giro, in una così bella giornata?"

Xerosis sorrise. "Affari, purtroppo." disse. "Ho un incontro con il Preside, tra venti minuti o giù di lì."

Rosmerta sospirò e si lasciò cadere sulla panca di fronte a lui. "Non vediamo più Albus, quaggiù." disse. "E' sempre troppo occupato con la guerra."

"Non è davvero una guerra però, no?" commentò Xerosis. "Sembra che Tu-Sai-Chi si accontenti di concentrarsi sui babbani, questa volta. Non sta nemmeno cercando i nati babbani."

"E' un po' strano in effetti. Tutti quelli con cui ho parlato pensano che sia a causa di quel ragazzo nuovo. Signore X-ray o come si chiama."

Xerosis trasalì. "Xerosis?" disse.

"Quello!" Rosmerta gli sorrise, poi aggrottò la fronte. "Non capisco perché Tu-Sai-Chi abbia condiviso il potere, però. Xerosis deve necessariamente essere davvero potente, perché Tu-Sai-Chi s'inchini a lui."

"Penso che tutti noi speriamo che non sia nulla di così inquietante." Commentò Silente da dietro la barista. "Buongiorno, Rosmerta."

Rosmerta si affrettò ad alzarsi, offrendogli un bel sorriso. "Buongiorno, Albus. Sono contenta di vederti in paese, anche se mi è stato detto che sei qui per lavoro."

Silente guardò oltre la donna, verso Xerosis, che gli rivolse un sorriso con le false zanne. Silente sorrise. "Sì, ho paura che sia così." rispose a Rosmerta. "Forse potresti recuperarmi una burrobirra?"

"Certo." Rosmerta si voltò e corse in cucina.

Silente s'infilò sulla panca che Rosmerta aveva appena lasciato libera, commentando "Sono rimasto sorpreso di ricevere una missiva da te. Tom non è mai stato interessato, in passato, a parlare. Ammetto che mi aspettavo lo stesso da te."

Furono interrotti dall'arrivo della bevanda di Silente, che Rosmerta pose di fronte a lui con un sorriso. "Volete altro?"

"Penso che staremmo bene da soli." Rispose Xerosis con un sorriso amichevole. "Grazie."

Rosmerta annuì e li lasciò con un gesto.

Xerosis rivolse la sua attenzione al Preside, che lo guardava con aperta curiosità. "Normalmente, non ci saremmo messi in contatto con lei," premise "ma Severus ci ha detto che volete rielaborare le protezioni che abbiamo aggiunto a Hogwarts. Tom ed io siamo d'accordo sulla necessità di parlarle di questo."

Le sopracciglia di Silente alzarono verso l'attaccatura dei capelli. "Quindi ammetti che le avete manomesse?" chiese.

"Lo ammetto." Xerosis piegò la testa di lato. "Non so se la chiamerei 'manomissione'. Le abbiamo rafforzate contro i mondani, e Tom ha tolto la sua maledizione sulla cattedra di Difesa."

"Davvero? Non pensavo che Tom l'avrebbe mai rimossa."

Xerosis sbuffò. "Oh, lui non voleva. Mi sono salvato da una discussione con lui quando la scuola ha insistito affinché la rimuovesse. Ha detto qualcosa su una terribile maledizione, che avrebbe lanciato su di noi, se non l'avessimo fatto." Silente ridacchiò. "In ogni caso, sì, Tom l'ha tolta."

"Tu sei molto meno folle di quanto si dica." decise Silente.

Xerosis offrì all'uomo più anziano un sorriso ironico. "Vuole dirmi che io, in realtà, sono più gradevole rispetto a quel che si dice? Le assicuro, sono abbastanza folle. Ma non nello stesso modo di Tom." Prese l'acqua che aveva ordinato con il suo pasto - la maggior parte del quale era stato mangiato mentre Rosmerta era seduta con lui - e bevve un sorso.

Il Preside rifletteva. "Che tipo di potenziamento avete aggiunto, alle mie protezioni?" domandò. "E perché nessuno riesce a comprenderle?"

"Non avete cercato abbastanza lontano." rispose Xerosis. "Sebbene siate deciso a proteggere i mondani, non sembrate sapere molto, su di loro, e spesso, quello che dite di sapere, è sbagliato." Alzò un sopracciglio allo strano aspetto Silente. "Sì?"

"Uno dei miei studenti chiama i Babbani, mondani."

"Interessante." Xerosis rivolse la sua attenzione al pasto. "L'ho imparato da un amico mondano, che ho conosciuto molti anni fa, quindi suppongo che sia possibile che, uno dei suoi studenti, abbia famigliarità con il termine." Si strinse nelle spalle. "Mi dica, Preside, cosa sa dei viaggi mondani nello spazio?"

Silente batté le palpebre. "Viaggi nello spazio? Come quelli sulla luna, usando quei loro aerei?"

Xerosis sospirò. "Navette spaziali." lo corresse. "E fanno molto di più che viaggi sulla luna. Hanno dei satelliti in orbita attorno alla Terra, alla Luna e agli altri pianeti, e questi registrano le cose che succedono lì. Poiché quei satelliti sono così lontani dalla portata dei vostri mediocri incantesimi respingi babbani, possono vedere molte cose, anche quelle che si suppongono nascoste."

La comprensione spuntò sul volto di Silente, mentre Xerosis parlava. Quando si fermò di nuovo a sorseggiare la sua acqua, il Preside disse "Così avete modificato le protezioni per fare in modo che raggiungessero lo spazio?"

Xerosis sbuffò. "No. Non ci sarebbe abbastanza magia, in tutto questo pianeta, per fare qualcosa del genere. Abbiamo tracciato una serie di rune in due parti: una si lega con la pietra di volta, mentre l'altra è stata scolpita in ogni satellite attivo in orbita."

Silente lo guardò di sottecchi.

Xerosis alzò gli occhi. "In ogni caso, senza le modifiche che abbiamo fatto, i mondani sarebbero in grado di puntare un missile sulla scuola, e sarebbe la fine di tutto questo. Nessuno di noi vuole che accada, così le chiedo di lasciare le nostre protezioni dove sono." Disse al mago più anziano con un sorriso luminoso.

Silente sospirò. "Capisco. In questo caso, credo che lascerò intatte le rune." Fece una pausa. "Potrebbe esserci un modo per convincerti a smettere di uccidere i babbani?"

Xerosis sbuffò. "Non succederà, ma grazie per il consiglio."

Il Preside sospirò di nuovo. "Eppure sembri una persona perfettamente ragionevole."

"Vuole sapere perché penso che i mondani dovrebbero essere spazzati via?" interruppe Xerosis. "Hanno ucciso la mia famiglia, solo perché erano magici." Si chinò in avanti, gli occhi chiari illuminati di odio silenzioso. "Hanno distrutto tutto quello che avevo, tutto quello che avessi mai conosciuto. A loro non importava delle mie suppliche, o delle preghiere di risparmiare mia moglie, o i miei figli. Allora perché io, dovrei ascoltare loro?" Si appoggiò allo schienale, sorridendo cupamente allo sguardo sgomento che Silente mostrava. "Guardi la loro risposta alla nostra presenza, oggi. Bombardano qualsiasi luogo che potrebbe avere una famiglia magica nelle vicinanze, senza nessuna remora per i mondani che potrebbero morire nell'esplosione Vogliono solo l'eradicazione della nostra sottospecie, senza nessuna cura per il pericolo che le loro azioni comportano per se stessi."

"Hai intenzione di punire l'intera specie, per le azioni di coloro che sono già morti?" chiese Silente.

"Lo faccio." concordò Xerosis, raccogliendo le sue relazioni e scivolando fuori dal separé. "Buona giornata, Preside. È stato bello chiacchierare, ma ho dei mondani da torturare." disse l'uomo con un sorriso folle, prima di avvicinarsi a Rosmerta e pagare il conto del suo pasto, dicendo: "E' stato bello, signora. Dovrò tornare, qualche volta."

"Per favore, fallo." Rispose Rosmerta, sorridendo allegramente mentre contava il resto. "E' sempre piacevole avere ragazzi belli come te, in giro."

Xerosis ridacchiò e le prese la mano, mentre lei gli porse il resto. "E' ancora più piacevole avere una donna così bella che serve pasti deliziosi." rispose lasciando cadere un bacio sul dorso della mano.

Rosmerta rise e agitò la mano verso di lui, una volta che fu stata liberata. "Oh, se ne vada!"

Xerosis le fece l'occhiolino e lasciò il pub, il suo umore era buono. Una volta fuori, attraversò le ombre e tornò di nuovo nella stanza di Riddle, dove lasciò i rapporti tradotti. Da lì prese la passaporta fino alla luna. Neville era sempre troppo nervoso, per chiedere l'assistenza di Riddle, ma sembrava avere continuamente bisogno di qualcosa. Poiché aveva un paio di ore libere, tanto valeva vedere cosa poteva fare.

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Capitolo 19
*** Capitolo 10 parte 1 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

Link al capitolo originale: qui!


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Ghiaccio nella tua anima
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'A te e ai tuoi amici certamente piace un sacco andare e venire.' Commentò Hogwarts sabato mattina presto, prima che qualcuno fosse alzato.

Harry era stato per un paio d'ore a lavorare sui rapporti per Riddle, ma provò a concentrarsi sul castello. "Così hai finalmente deciso di parlarmi, eh?"

'Ti ho osservato.' Disse Hogwarts. 'Sei un giovane uomo insolito, con un passato inspiegabile e troppe abilità non umane. Permetti che Albus ti creda disposto a essere la sua pedina , ma giochi la parte della regina nello schieramento avversario. Il cappello mi dice che hai già vissuto prima, questa vita, mentre Fanny dice che sei il favorito della Morte.'

"Quindi, in sostanza, hai fatto ricerche su di me?" chiese Harry, più divertito che altro. "E qual è la tua conclusione? Che altro sai, su di me?"

'Hai intenzione di sradicare i babbani.' Disse Hogwarts.

"Mi piacerebbe molto sradicarli," la corresse Harry "ma poi non ci sarebbe nessuno in giro per la Morte, e non ho alcuna intenzione di subire la sua ira per non essere riuscito a mettere fine all'apocalisse. No, stiamo pensando di spostare l'intera popolazione magica sulla luna - questo è ciò su cui i miei amici ed io stiamo lavorando, mentre siamo lontani dalla scuola - e lasceremo i mondani a risolvere da soli i loro conflitti senza di noi, poiché costituiamo una minaccia evidente per loro."

Hogwarts si lasciò sfuggire una risata di scherno. 'Pensi che la popolazione magica accetterà questa mossa? Immersi nella tradizione come sono?'

"Dovremo lottare, suppongo." concordò Harry. "Ma tra eradicazione e sopravvivenza, credo che sceglieranno di sopravvivere, anche se significa spostarsi verso la luna."

'E delle costruzioni magiche con una coscienza, cosa mi dici? Vuoi lasciarci qui a marcire tra i babbani?'

Harry chiuse gli occhi. "Non lo so," ammise. "se ci fosse un modo per portarti con noi..."

'Utilizzami come passaporta,' lo interruppe Hogwarts 'con tutto il mio essere senziente, sono ancora un oggetto inanimato.'

Harry aggrottò la fronte al pensiero. Trasformare Hogwarts in una passaporta? "Una cosa del genere richiederebbe un potere enorme." disse.

'Tu e Tom Riddle siete due dei più forti maghi esistenti,' disse Hogwarts seccamente 'Sei riuscito ad aggiungere nuove protezioni alle mie, due volte in un periodo di dodici ore, e Tom una volta ha aggiunto una maledizione senza il mio permesso. Questa non è che una piccola impresa, per due come voi. Se convinceste Albus ad aiutarvi, sarebbe ancora più semplice.'

"Convincere Silente ad aiutarci?" mormorò Harry pensieroso. "Tu credi che sarebbe d'accordo?"

'Albus si augura solo che tutti vivano insieme in pace. Le vostre intenzioni omicide verso i babbani sono l'unica differenza tra voi. Entrambi avete dovuto affrontato la perdita di una persona cara, per mano dei babbani. Entrambi avete affrontato la tragedia e avete lavorato mano nella mano con l'oscurità. Entrambi avete un Dono della Morte e cercate il resto della triade.' Hogwarts sospirò. 'Questa soluzione che avete trovato, questo esodo verso la luna, io penso che lo abbraccerà.'

Harry sospirò e scosse la testa. "Forse. Tu capisci che portare Silente dalla nostra parte non è una decisione che posso prendere con leggerezza, né per conto mio."

'Non mi aspetto che tu decida su due piedi di includere Albus nei vostri programmi, vorrei solo avvertirti che, se non lo fai, lavorerà contro di voi al meglio delle sue capacità. Tu e Tom vi fate forti del vostro potere, ma c'è un motivo se Tom non ha mai incrociato la bacchetta con Albus.'

Harry fece un sorriso ironico. "Lo so." Fuori dalle tende poteva sentire Michael e Kevin svegliarsi, così disse "parlerò con Tom oggi o domani. Hogwarts, grazie."

La calda sensazione di essere abbracciato da una madre calò su Harry e gli venne a mancare il fiato. 'Nonostante tutti gli anni di sofferenza e crudeltà che hai dovuto sopportato, e che hai causato con le tue stesse mani Harry Potter, tu sei ancora il mio bambino, come ogni studente che cammina nelle mie sale.'

Harry inclinò la testa in segno di comprensione e il castello si ritirò. Dopo essersi preso un momento per ricomporsi, Harry mise insieme i suoi rapporti e li infilò a caso sotto il cuscino, dove li teneva, poi si alzò per iniziare la giornata. Lui e Tom avevano in programma di discutere quali Mangiamorte potevano essere portati fino alla luna, quel giorno, e ora avevano anche bisogno di discutere di quello che la scuola aveva detto. Certo, c'erano anche i compiti che doveva ancora completare per la prossima settimana. "Sarà una giornata impegnativa."

 

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"Dobbiamo arrivare a maledirli, se non ci piacciono le loro scelte?" chiese Xerosis mentre si univa a Voldemort, Barty e Lucius intorno al tavolo che era stato aggiunto alla sala riunioni.

Voldemort fece una faccia incuriosita mentre Barty gemeva e Lucius cercava di restare stoico. "Ma guarda, perché non ci ho pensato prima?"

"Stai diventando troppo vecchio." lo informò Xerosis, sorridendo ai due Mangiamorte e ignorando il bagliore di risposta negli occhi di Voldemort. "Sentiamo questa lista, allora."

"Poi ci direte a cosa serve esattamente?" chiese Barty speranzoso.

Xerosi ridacchiò. "Se sei fortunato, forse. Andiamo. Lista! Lista!" disse rimbalzando un po' sulla sedia.

"Potter, agisci come uno della tua età!" gli ordinò Voldemort strofinandosi gli occhi.

Xerosi sorrise e sventolò la mano verso Lucius e Barty, entrambi sembravano definitivamente divisi tra l'orrore e le risate.


Lucius si schiarì la gola. "Barty ed io abbiamo deciso di spezzare la lista in due categorie, in quanto sarebbe stato più facile dividere le persone in questo modo. La prima categoria è quella dei Mangiamorte che dovrebbero essere a posto alla presenza di bambini. Barty?"

Barty annuì e guardò la pergamena che teneva in mano. "Rupal Avery, Andrew Tiger, Marcus e Aric Flint, Lach Goyle, Rabastan e Rodolphus Lestrange, Telemakus Nott, Peter Minus, Beau Rosier, Thorfinn Rowle, Lola Selwynn, Severus Piton, Sigwald Bulstrode e Kasual Parkinson. Questi crediamo che starebbe bene vicino a dei bambini."

"E Barty ed io." Si affrettò ad aggiungere Lucius.

"Oh, sì..." Barty aggrottò la fronte alla sua lista. "Perché non ci siamo inclusi, comunque?"

"Perché sapevamo già che voi due non sareste stati un problema?" chiese Xerosi divertito.

"Vai avanti." ordinò Voldemort in tono irritato.

"Giusto. L'elenco seguente è quello delle persone che, pensiamo, non avrebbero problemi con Harry Potter e con i mezzosangue." disse Barty facendo cenno a Lucius.

"Rupal Avery, Leonard Gibbon, Kay Jenkins, Spencer Jugson, Rabastan Lestrange, Telemakus Nott, Augustus Rookwood, Peter Minus, Thorfinn Rowle, Lola Selwynn, Severus Piton, Shemar Travers e Sigwald Bulstrode."

"Solo Rabastan?" chiese Xerosis.

"Rodolphus è particolarmente vivace nel suo odio verso i mezzosangue e verso di te, Mio r03;r03;Signore." rispose Lucius. "Sono incerto se questo sia veramente il suo credo, o se lo dica perché assecondare mia cognata, è un lavoraccio."

Xerosis ridacchiò a quest'uscita. "Fammi vedere quelle liste, allora." Una volta che le ebbe in mano, una di fianco all'altra, cerchiò i nomi che apparivano su entrambe. "Così sono otto." commentò verso Voldemort. "Dieci, contando Lucius e Barty." Si accigliò. "Sono incerto su Piton, comunque. Lo so che sarebbe disposto ad accettare di lavorare con i bambini, anche con i mezzosangue e con me, ma non sono sicuro che tenga la bocca chiusa con Silente."

"C'è anche il suo ruolo d'insegnante, da considerare." concordò Voldemort. "Toglilo. Questo ci lascia con nove persone, giusto?"

"Mm-hm." Xerosi girò una delle pergamene e scarabocchio un rapido elenco di nove nomi, compresi Barty e Lucius.

Voldemort si voltò a guardare i due Mangiamorte di fronte a lui. " Sigwald, Lola, Thorfinn e Telemakus sono nel maniero in questo momento?"

"Sì, mio r03;r03;Signore, ci sono tutti." Disse Lucius.

"Vai a prendere questi sette e riportarli qui." Gli ordinò Voldemort, prendendo la lista a Xerosis e spingendola di nuovo verso i Mangiamorte. "Xerosis?"

Il vampiro sospirò e si alzò. "Sono sul tavolo?" domandò.

"Esattamente."

Xerosi annuì e attraversò le ombre verso la stanza di Voldemort, per andare a prendere la scatola che conteneva le passaporte per la luna che il Signore Oscuro aveva fatto il giorno prima. Mentre era impegnato in questo compito, Lucius e Barty si affrettarono a raccogliere gli altri Mangiamorte, e Voldemort fece svanire tavolo e sedie prima di tornare al suo scranno in fondo alla stanza.

Xerosis si avvicinò per unirsi a Voldemort, tirando pigramente fuori una delle passaporte e facendola oscillante sul filo che Voldemort ci aveva attaccato. "Avrei dovuto pensarci," commentò "continuo ad aspettarmi che Neville venga a dirmi che ha perso la sua passaporta."

"Sono sicuro che la tua mezzosangue... Harriet?"

"Hermione." Lo corresse Xerosis, roteando gli occhi.

"Sì, quella. Sono sicuro che lei l'avrebbe ritrovata, prima che lui dovesse ammettere di averla persa."

Xerosi sospirò. "Preferirei che lo dicesse a me, così potrei ritrovarla, piuttosto che temere che uno degli altri Grifondoro la raccolga accidentalmente e la attivi."

"Dillo a Paciock, allora. E non ti lamentare della sua inadeguatezza con me."

"Onestamente, comincio a capire perché Neville non se la sente di chiederti nulla." Commentò Xerosis con uno sbuffo.

"Solo perché ti piace la compagnia dei marmocchi, non significa che io la pensi allo stesso modo." rilevò Voldemort. "Sei fortunato che non ho ancora ucciso uno di loro, in un momento d'irritazione."

Xerosis alzò gli occhi e si voltò verso l'ingresso della stanza, dove poteva percepire alcuni dei loro seguaci. "Entrate, allora. Se restate appena fuori dalla porta non vi succederà niente, a parte il fatto che verrete Cruciati."

Entrarono tutti, tranne Lucius, Barty e Rabastan, scoccando sguardi diffidenti. Xerosis semplicemente sorrise ma Voldemort fece una smorfia e chiese "Dove sono Lucius e Barty?"

"Barty è uscito a cercare Rabastan, mi ha detto." rispose Rupal Avery con attenzione.

"Lucius stava trattando con Greyback.Di nuovo." riferì Telemakus Nott.

Voldemort guardò verso Xerosis, che sollevò gli occhi al cielo ma, obbediente si alzò e attraversò le ombre, verso il punto dove poteva percepire il lupo mannaro alfa. Trovò Lucius che fronteggiava Fenrir mentre il licantropo tratteneva la sorellina di Millicent, Jessica.

Prima che Lucius o Fenrir si fossero resi conto della sua presenza, Xerosis sbatté Fenrir contro un muro, i falsi denti da vampiro scoperti in un ringhio. Dietro di lui sentì Jessica emettere un suono spaventato, prima che Lucius la zittisse. "Lucius, prendi la signorina Bulstrode e portala da tua moglie." ordinò il Signore Oscuro, senza distogliere lo sguardo da Fenrir, che lo osservava con cautela.

"Fenrir," fece le fusa Xerosis, una volta che Lucius e Jessica furono fuori portata "quale parte di 'non toccare nessuno dei figli dei Mangiamorte' non hai capito?"

"E' una mezzosangue." lo informò Fenrir.

"Ci sono mezzosangue, tra di noi." Gli ricordò Xerosis, sorridendo crudelmente. "Allora, te lo chiedo di nuovo, quale parte non hai capito?"

Fenrir scoprì i denti in risposta.

"I lupi mannari sono così noiosi." decise Xerosis, sbattendo la testa e la schiena di Fenrir contro il muro. "Non tentarmi, Fenrir, o sarò felice di lasciare il tuo branco senza il loro alfa."

Fenrir rise. "Potresti perdere gli accordi di pace che hai con noi."

"Oh, questo quasi mi sconvolge. Il mio Signore Voldemort potrebbe urlare un po', ma io non perderei un'ora di sonno per la vostra mancanza, ti assicuro."

Fenrir sembrò preoccupato, a queste parole.

Gli occhi di Xerosi si spalancarono comicamente. "Oh! Oh, aspetta! Mi chiedo cosa succederebbe a un lupo mannaro sulla luna!" disse ridendo, mentre gli occhi di Fenrir si spalancarono per la sorpresa. "Ooh, dovrei provarlo. Sì, sì, dovrei." Una torsione della bacchetta vide Fenrir, legato e imbavagliato, che lottava inutilmente. :Tom, caro, sto conducendo un esperimento di minore importanza, portando il nostro cattivo ragazzo licantropo a risiedere sulla luna. Torno tra poco.: mandò il messaggio, poi afferrò Fenrir ed entrambi passarono attraverso la passaporta per arrivare alla base sulla luna. Ci fu un momento di confusione, perché la passaporta su quella distanza faceva sempre atterrare Xerosis sul suo dietro, ma poi riuscì a trascinare Fenrir all'interno per una delle stanze vuote. Lì gettò una rapida serie di protezioni, per mantenere prigioniero il lupo mannaro, poi fece ritorno alla stanza di Voldemort e passò nell'ombra verso la sala riunioni.

:Allora? Qualcosa d'interessante?: chiese Voldemort quando Xerosis recuperò il suo posto sullo scranno.

:Non ancora. L'ho gettato in una stanza vuota. Così possiamo osservarlo e vedere cosa succede.:

Voldemort fece scattare la testa in un'approssimazione di un cenno del capo, poi volse gli occhi sul punto in cui i Mangiamorte, schierati in linea, li stavano guardando, Lucius e Barty in piedi dietro di loro con le bacchette in mano, per ogni evenienza. "Il Signore Xerosis ed io abbiamo convenuto che quelli di voi, in questa stanza, possono essere messi a parte di uno dei più grandi segreti della nostra organizzazione." Fece un cenno verso Xerosis, che sorrise e lasciò cadere il travestimento.

Ci fu un attimo di silenzio attonito, poi tutti parlarono in una volta sola. Tutte le voci suonavano per lo più incredule, ma nessuno ebbe una reazione violenta, così Harry e Voldemort si sedettero di nuovo e lasciarono ai Mangiamorte il tempo di assimilare la cosa.


Avevano appena cominciato a calmarsi, quando Lola Selwynn realizzò che Barty e Lucius non sembravano sorpresi. Si voltò verso di loro e domandò: "Da quanto tempo lo sapete, voi due?"

Lucius si strinse nelle spalle. "Il Mio Signore Xerosis si è rivelato a me dopo il primo attacco al laboratorio babbano."

Barty commentò. "Ho sempre saputo che Harry era dalla nostra parte," ammise "ho scoperto che era il Signore Xerosis durante l'attacco ad Azkaban. Quindi... fin dall'inizio, più o meno." Il suo sguardo balenò verso Harry, che gli sorrise.

Una volta che i Mangiamorte si furono rivolti verso Harry e Voldemort, l'adolescente commentò: "Bene, avete superato il primo test." Fece loro un sorriso e ne ricevette qualcuno, piuttosto cauto, come risposta. "Lord Voldemort, alcuni dei miei compagni ed io, stiamo lavorando a una soluzione al problema babbano. Crediamo che nove di voi possano assisterci nella preparazione, ma dovrete essere disposti a lavorare a fianco a fianco con dei ragazzini , tra cui alcuni Mezzosangue."

Ci fu qualche spostamento, ma nessuno si rifiutò recisamente di aiutare. I due Signori Oscuri si scambiarono sguardi e Voldemort fece un pallido cenno di assenso. Harry si alzò per distribuire i braccialetti passaporta, mentre Voldemort spiegava "A ognuno di voi sarà data una passaporta permanente verso il sito del nostro progetto. Non perdetela o io vi ucciderò." Fece una smorfia quando Harry ridacchiò. "Vi spiegheremo il resto quando sarete là."

Una volta che Harry ebbe finito di distribuire i braccialetti, disse "La parola d'ordine è 'Soluzione babbani'."

Obbedienti tutti i Mangiamorte mormorarono le parole e svanirono, Voldemort con loro. Harry si prese un momento per rimettere le passaporte extra in camera di Riddle, prima di andare.

"... costruiremo una comunità qui, sulla superficie della Luna." Stava spiegando Voldemort quando Harry arrivò. "I babbani non saranno in grado di raggiungerci, quindi non dovremo aver paura che qualcosa faccia esplodere le nostre case. Non ci sarà nemmeno bisogno di essere discreti nell'usare la magia, visto che non ci saranno babbani a guardare."

Lucius si schiarì la voce e, con attenzione, chiese "Miei Signori, per quanto riguarda le nostre case? Saremo costretti a ricostruirle da zero?"

"Potrei avere una soluzione a questo," disse Harry prima di rivolgersi a Voldemort e spiegare, :Hogwarts ha menzionato la possibilità di trasformare gli edifici in passaporte, per portarli sulla luna, compresa se stessa. Ci permetterebbe di portare la scuola qui, piuttosto che doverla ricostruire da capo.:

:In effetti... geniale.:
ammise Voldemort. :Ma la quantità di energia per una tale impresa richiederebbe...:

:Lo so. Hogwarts pensa che potremmo farcela, ma ha suggerito di portare Silente dalla nostra parte.:

:Non ho bisogno di alcun aiuto da parte...!:

:ASCOLTAMI!: scattò Harry, gli occhi lampeggianti d'ira. Voldemort lo guardò in cagnesco di rimando ma tacque. :Se non parliamo con lui, prima di spostare la scuola, tenterà di riportarla indietro. Tutto funzionerà in maniera più agevole, se avremo la sua collaborazione.: Sospirò. :Non piace a me più di quanto non piaccia a te, ma la gente si fida di lui, e se dicesse che questa è una buona idea, la popolazione concorderebbe, e non importerebbe di chi è l'idea originale.:

Voldemort fece una smorfia ma il suo tentativo, di sembrare un Signore Oscuro arrabbiato, lo fece assomigliare a un bambino con il broncio - Harry se ne accorse, ma saggiamente non ne fece parola - e alla fine disse :Al vecchio ci pensi tu.: Poi si voltò verso i Mangiamorte, che stavano guardando i due con occhi diffidenti. "Lavoreremo sullo spostamento dei manieri, intatti, ma non sarà tanto presto. Per ora lavoreremo sugli arredi degli edifici completati, e assisteremo i marmocchi nei paraggi."

"Ogni studente ha il proprio compito," aggiunse Harry seccamente "la maggior parte di loro lavora alle serre, alcuni invece alla migrazione degli animali magici e non. Un paio di loro stanno dipingendo le strutture. Siete pregati di tenere presente che sono solo ragazzini del quarto e il quinto anno, ma se vi chiedono di insegnare loro una magia, o vogliono aiutarvi con qualcosa, lasciateli fare." Si strinse nelle spalle. "Lord Voldemort sta lavorando alla creazione di più edifici, ed io sto trasporto dei materiali dalla terra a lì. Se avete bisogno di qualcosa, e non siete sicuri di poterlo ottenere da soli, senza sollevare domande scomode, fatelo sapere a me o a Lord Voldemort, e noi ve lo procureremo."

"Che cosa stanno facendo, i tuoi piccoli servitori, in questo momento?" chiese Voldemort.

"Mmm... credo stiano facendo i compiti. Vuoi che vada a prenderli?"

"Se vuoi."

Harry salutò brevemente, poi tornò indietro alla scuola e cercò i suoi amici in biblioteca. "Hey, volete fare un viaggio?" chiese loro, sorridendo.

"Vuoi dire che possiamo salire adesso?" chiese Li, mentre tutti gli altri iniziavano a mettere via i libri, e le pergamene, nelle loro borse. Harry aveva detto loro, a colazione, che sarebbero potuti andare sulla luna solo più tardi, in modo che potessero prima finire i compiti, mentre lui andava a fare 'cose da Oscuro Signore'.

"Sì," disse Harry a nessuno in particolare, ma i suoi amici lo sentirono comunque, poi aggiunse "abbiamo portato su il gruppo di Mangiamorte che lavoreranno con voi. Voldemort ed io siamo d'accordo e probabilmente li incontrerete oggi, poiché abbiamo tempo. Inoltre, vi avverto, Voldemort è di pessimo umore, al momento ".

"Che cosa gli hai fatto?" Chiese Luna e gli altri le lanciarono sguardi increduli.

Harry sorrise. "Ho sollevato una questione che non gli è piaciuta. Vieni, andiamo a sparire, come i cattivi studenti che siamo."

"Sei tu, il più cattivo." lo informò Lillian, e Harry rise.

Una volta saliti sulla luna, l'incontro-scontro andò abbastanza bene. Sia Millicent che suo padre furono felici di rivedersi, mentre Barty e Luna si allontanarono furtivamente, parlottando tra loro. Harry stava considerando se inseguirli, quando Hermione lo chiamò "Harry?"

Lui le sorrise. "Hermione?"

Hermione alzò gli occhi, poi suggerì "dal momento che ci sono nove Mangiamorte e nove di noi studenti, perché non formiamo delle coppie? In questo modo saprai che c'è sempre un adulto nelle vicinanze, e questo garantirebbe che nessuno rimanga da solo, giusto?"

Harry guardò Voldemort, che sembrò colpito. "Sì?" Chiese Harry, sorridendo debolmente.

"Zitto, Potter!" Ordinò Voldemort senza riuscire a suonare arrabbiato.

Harry si voltò verso Hermione. "Suona bene, Hermione. Ehi, tornate tutti qui!" Aggiunse più forte. Poi, quando Luna e Barty non ricomparirono subito, disse "Luna, lo so che mi senti!"

Un po' preoccupati, sia Luna sia Barty si affrettarono a tornare, ridacchiando.

L'idea di Hermione fu spiegata e il tedioso processo di accoppiamento cominciò. Millicent e suo padre erano facili, così come lo erano Barty e Luna - anche se Harry e Voldemort temevano a metterli insieme, ma almeno, in questo modo, non avrebbero diffuso la loro follia tra gli altri. Harry insisté perché Peter Minus e Neville stessero insieme, perché erano entrambi piuttosto miti e non si sarebbero fatti impazzire a vicenda. Thorfinn Rowle aveva insegnato a Morag, quando era più giovane, così quei due finirono accoppiati, e il padre di Lillian era stato molto amico di Lucius, prima della morte della moglie, così che l'uomo e la ragazza avrebbero collaborato bene. Tracey aveva amici d'infanzia in comune con Theodore Nott, così tutti decisero che la cosa migliore fosse metterla con Telemakus Nott, il padre di Theodore.

Voldemort suggerì Rabastan per Terry, poiché il più giovane dei fratelli Lestrange era quello che con meno probabilità avrebbe chiamato il ragazzo ‘mezzosangue' in faccia. Invece Hermione fu abbinata con Rupal Avery, dal momento che a entrambi piaceva discutere. Per ultima Lola Selwynn fu essa in coppia con Li, e nessuna delle due streghe ebbe da ridire.

Le nuove coppie si avvicinarono, discutendo di quello su cui avrebbero lavorato, lasciando i due Signori Oscuri ad avviarsi verso la base, dove si gettarono sui divani al primo piano, Voldemort cambiando in Riddle, mentre si rilassava.

Rimasero in silenzio per una buona ventina di minuti, prima che Riddle commentasse "Come vuoi gestire Silente, allora?"

Harry sospirò. "Non lo so ancora. Dovrò incontrarmi con lui, suppongo, ma non voglio inviargli un'altra richiesta così presto."

Riddle grugnì e si strofinò gli occhi. "Questa cosa può aspettare fino a dopo le vacanze invernali." decise. "Mi piacerebbe testare la trasformazione di un edificio qualunque in una passaporta, prima di provare con Hogwarts."

Harry annuì. "Mi sembra fattibile. Alla fine, se aspettiamo, non dovremo preoccuparci di rimandare gli studenti alle loro case, quest'estate."

Riddle sbuffò. "Oh, buona argomentazione. A tutti gli effetti li avremmo rapiti dalle loro famiglie, lo sai, vero?"

Harry sorrise. "Sì, lo so. Pensi che le persone saranno più disposte a seguirci, se questo fosse l'unico modo per riavere i loro figli?"

"Ed io che pensavo che passare tanto tempo, intorno a quei bambini, ti stesse ammorbidendo." scherzò Riddle, sorridendo quando Harry gli fece una smorfia. "Potter, non hai più partecipato a un'incursione da metà agosto."

"Sì, beh, è r03;r03;più difficile liberarsi di Andy di quanto non lo fosse con Siri, e poi la scuola..."

"Potter, hai una gira tempo."

Harry sospirò e scosse la testa. "Sì, lo so. Ma in gran parte l'ho usata per cercare di salvare la gente dai bombardamenti, o per avere tempo di pianificare con te. E poi questa roba della luna..." Lui agitò la mano in aria. "Sono stato occupato."

Riddle alzò un sopracciglio. "Tu non vuoi davvero restare rinchiuso a Hogwarts, non quando siamo così vicini." sottolineò.

Harry trasalì perché sapeva che il suo compagno aveva ragione - gli aveva raccontato dell'episodio dello scorso anno, dopo tutto. "Lo so. Cercherò di fare qualcosa in più durante le vacan..."

"Martedì," lo interruppe Riddle "stiamo progettando un raid a mezzogiorno. Se non ci sarai, verrò a scuola e ti rapirò, chiaro?"

Harry sbatté le palpebre per la sorpresa, poi sorrise. "Sì, ho capito. Martedì a mezzogiorno."

Riddle sbuffò e guardò torvo verso le scale per i piani superiori. "Probabilmente dovremmo fare qualche lavoro nella nostra proprie..."

Bussarono alla porta d'ingresso e i due Signori Oscuri la guardarono aprirsi: spuntò la testa di Luna. "Domanda!" disse la ragazza una volta che li ebbe visti.

"Quanto è più forte una Cruciatus, qui?" rispose retoricamente Riddle, tirando fuori la sua bacchetta e mirando. "Andiamo a scoprirlo..."

Harry rise e si sporse in avanti per prendere la bacchetta di Riddle dalle sue dita. "Dai, dai, Tom. Non c'è bisogno di testare le tue magie sui bambini."

"Le potrei provare su di te, invece!" sbottò Riddle, cercando di afferrare la bacchetta. Quando Harry la tenne fuori dalla sua portata, disse "Potter, dammela indietro o davvero scenderò come una tempesta su Hogwarts, Martedì."

Harry ridacchiò e rivolse la sua attenzione a Luna, che era stata raggiunta da Barty, che aveva gli occhi spalancati. "Vai avanti, Luna." suggerì tenendo la bacchetta di tasso a distanza dal suo proprietario.

"Mmh... Barty ed io abbiamo appena parlato..."

"Vuoi dire complottato." La interruppe Harry poco prima che Riddle strappasse la bacchetta del ragazzo dalla sua tasca. "Hey! Quella è la mia, stronzo!"

Luna sospirò, poi alzò la voce per dire: "Non ha senso, questa città!"

Harry e Riddle fermarono la lotta per le bacchette e presero in considerazione la ragazza sulla soglia. Barty era svanito, e Harry era abbastanza certo di aver sentito l'uomo sghignazzare, da fuori.

Luna fece un sorriso luminoso e un po' folle e commentò: "Probabilmente dovremmo elaborare alcuni progetti, no?"

"Tregua?" suggerì Harry a Riddle.

"Tregua." Accordò Riddle, ed entrambi restituirono le rispettive bacchette. "Puoi anche entrare, Lovegood."

"E dì a Barty di riprendersi, così potrà entrare anche lui." Aggiunse Harry mentre evocava un grosso pezzo di pergamena, e alcune penne, sul tavolo.

Luna si allontanò verso l'esterno, per cercare Barty, poi entrambi si unirono ai Signori Oscuri attorno al tavolino, per elaborare alcuni progetti di massima per la loro città magica.


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Alla fine, decisero di dare alla città la forma di un triangolo di Sierpinski. Avevano considerato un cerchio e vari poligoni ma Riddle e Harry avevano concordato che, allargando la città verso l'esterno, avrebbero avuto problemi a mantenere una forma stabile. Allargare verso l' esterno significava anche decidere un centro - Riddle insistette che fosse la sua base, anche se non era sicuro di voler attivare protezioni su tutti i lati, soprattutto quando Harry, allegramente, gli ricordò che non era più immortale - e che avrebbe dovuto spostare la costruzione centrale in una posizione diversa rispetto al polo, per impedire che, crescendo, la città fosse vista dalla Terra.

La grande conoscenza di Harry sulla matematica gli tornò utile, per aiutarli a trovare una forma su cui tutti potessero concordare; un triangolo avrebbe permesso loro di creare una città che potesse crescere, allargandosi lungo la base, senza necessariamente crescere verso altre zone. La base di Riddle sarebbe stata uno degli angoli, e avrebbero usato altri punti di riferimento - come Hogwarts - per delimitare gli altri angoli. In questo modo avrebbero dato dei confini definiti alla città, costringendosi a farla crescere in un determinato modo.

Una volta decisa la forma, Harry e Riddle ebbero un'epica discussione su come modellare il resto della città. Harry pensava che sarebbe stata una buona cosa a mescolare i negozi e le case, mentre Riddle insisteva sul fatto che creare dei quartieri sarebbe stato meglio, per tutte le parti coinvolte. Una volta che Riddle ebbe vinto, continuò a insistere per separare i quartieri residenziali in base alla purezza di sangue, e questo diede il via a un'altra battaglia. Dopo che Harry ebbe prevalso, combatterono su dove dislocare gli edifici del Ministero e se ci dovessero essere edifici ministeriali.

Inutile dire che fu un'interessante esperienza di apprendimento, per Luna e Barty, nessuno dei quali sapeva esattamente come i Signori Oscuri decidessero le cose. Luna aveva avuto un'idea più precisa, rispetto a Barty, su come andassero realmente le cose, perché Harry le aveva menzionato le sue discussioni con Riddle già in passato, ma non vi aveva mai assistito e non sapeva quanto animate potessero diventare queste discussioni. (Fortunatamente per tutti i soggetti coinvolti, né Harry né Riddle divennero abbastanza violenti da arrivare a uccidersi, anche se ci andarono molto vicini una o due volte. Ebbero anche la presenza di spirito necessaria per non colpire il loro pubblico, quando volarono le maledizioni.) Saggiamente, le altre coppie rimasero lontane dalla base, durante le varie dispute, anche se Harry percepì uno o due di loro appena fuori dalla porta, diverse volte.

Dopo alcune ore di discussioni, Harry e Riddle concordarono sul progetto. La città avrebbe compreso quattro quartieri: Serpeverde District al polo sud, che includeva la base di Riddle, per ovvi motivi, e le serre e gli edifici del Ministero a fare da barriera tra questo quartiere e il resto della città; Grifondoro District, il quartiere commerciale del centro, che avrebbe incluso tutti i negozi che avessero mai potuto desiderare, così come un ospedale e edifici minori per gli Auror; Tassorosso District sarebbe stato il quartiere residenziale a ovest, e avrebbe compreso un altro ospedale e un piccolo edificio Auror nella zona centrale e per finire Corvonero District a est, che avrebbe incluso tutte e dodici le maggiori scuole magiche del loro mondo. A causa delle protezioni delle varie scuole, che non permettevano la smaterializzazione o l'uso di passaporte e limitavano quello della metro polvere, Harry e Riddle pianificarono un sistema ferroviario che viaggiasse tra ciascuna delle scuole e un atrio centrale che permettesse la smaterializzazione e l'uso dei camini alle persone abilitate. Avevano anche deciso di ricostruire la grande prigione di Azkaban, sul lato opposto della luna, dove avrebbero potuto incarcerare i prigionieri a lungo termine e lasciare che i Dissennatori vagassero.

Definite queste basi Harry rientrò sulla Terra e tornò con un paio di scope per sé e Riddle. Pronti per il volo, i due Signori Oscuri lasciarono i loro tirapiedi a spiegare il piano della città alle altre coppie, mentre s'innalzavano e usavano la magia per delimitare i confini della città e dei vari distretti, in modo da capire dove si trovasse il centro di ogni quartiere e poter posizionare l'ospedale - per Serpeverde, Tassorosso e Grifondoro - o la stazione ferroviaria - per Corvonero.

Una volta che ebbero finito la mappatura della città, e che gli edifici già finiti furono spostati - fu un'avventura insegnare a Mangiamorte e studenti la magia avanzata per poterlo fare, e il Signore Oscuro non si degnò certo di ripetere - tutti concordarono per ritrovarsi un altro giorno e poi tornarono sulla Terra, per godersi la cena prima di cadere addormentati.

Le settimane successive continuarono molto più agevolmente, con i Mangiamorte che aiutavano Riddle ad aggiungere edifici ai Distretti di Grifondoro e Tassorosso, mentre Harry proseguiva il lavoro sulle serre e gli studenti dipingevano, o assistevano Neville e Luna nei loro compiti. Sulla Terra, i Mangiamorte continuavano a condurre raid, cui spesso Xerosis partecipava sotto la minaccia di Voldemort di andarlo a rapire da Hogwarts, e Harry cercava di fare in modo che i suoi amici non fossero bocciati a scuola.

Circa una settimana dopo aver deciso la forma della città, Hermione disse che avrebbe dovuto esserci una biblioteca pubblica, accessibile a tutti, e Riddle la informò che avrebbe dovuto costruirsela maledettamente da sola, se davvero ne sentiva l'esigenza. Con l'aiuto di Li, Terry e tutti e tre i loro partner Mangiamorte, aggiunsero dei piani alla stazione ferroviaria nel distretto di Corvonero, per la biblioteca che Riddle beffardamente denominò 'Paradiso di Granger'. Harry prese in simpatia il nome e aggiunse una targa sul lato dell'edificio, che lo indicava come ‘Paradiso di Hermione' e, nonostante l'imbarazzo senza fine della ragazza, lui si rifiutò di rimuoverla.

Harry scoprì anche con esattezza, durante il mese e mezzo prima delle vacanze, cosa succedeva a un lupo mannaro sulla luna: quando il sole era visibile, il licantropo restava in forma di lupo, anche se, a sorpresa, sembrava mantenere la sua mente umana. Quando il sole non era visibile, era invece completamente umano, dentro e fuori. Inoltre, per quanto aveva verificato, questa cosa non aveva propriamente a che fare con la luce del sole o con la possibilità di vedere effettivamente il sole, Fenrir infatti aveva mantenuto la forma di lupo sia fuori, sulla superficie della luna, che all'interno della base o giù in un profondo cratere, dove la luce del sole non poteva arrivare. Harry dichiarò allegramente che questa era una cura parziale per la licantropia e Riddle si disse d'accordo con lui, ma solo per evitare di dovergli lanciare qualche maledizione.

Un incantesimo di disillusione molto potente faceva in modo che i babbani non notassero le nuove nubi sulla luna, ma entrambi, Harry e Riddle, convennero che non sarebbe durato a lungo. Avevano un paio di piani, per affrontare la questione degli umani non-magici, ma la maggior parte prevedeva che la popolazione magica si fosse già trasferita, così convogliarono altra magia nell'incantesimo e sperarono che tenesse.


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Il giorno prima che gli studenti dovessero tornare a casa per le vacanze invernali, diedero una festa nella base. Riddle partecipò solo perché Harry lo aveva afferrato da dietro, e aveva attivato la passaporta, prima che Riddle capisse cosa aveva in mente l'adolescente. Come risultato Riddle trascorse praticamente tutta la festa accigliato con chiunque, in un angolo buio, stringendo il whisky incendiario che Harry gli aveva portato, come se fosse un'ancora di salvezza.

"Sei sicuro che sia stato... saggio portarlo, Mio r03;r03;Signore?" chiese Lucius a Harry a un certo punto, guardando con trepidazione verso l'accigliato Riddle.

Harry sbuffò. "Ne ha bisogno tanto quanto ognuno di noi, anche se non lo ammetterà mai. Inoltre, se lo merita più di chiunque di noi così, sì, sono sicuro che portarlo sia stata una buona idea."

"Allora ti prenderai la colpa, quando deciderà di maledire tutti?" chiese Luna, avvolta intorno al gomito di Barty. Barty non sembra avere niente in mente, ma lui e Luna erano diventati stranamente vicini, durante il loro tempo sulla luna.

"Se vorrà maledire qualcuno, probabilmente quella persona sarò io." sottolineò Harry secco. "Questo dovrebbe darvi il tempo sufficiente per fuggire."

"Oh, bene. Io non vorrei diventare il suo prossimo obiettivo." decise Luna.

"E' più probabile che tu sia presa in mezzo dal fuoco incrociato." rilevò Barty. "Harry tende a rimbalzare in giro, come una scimmia demente su un trampolo a molla, quando il Mio Signore usa la sua bacchetta."

"Quanto whisky incendiario hai bevuto?" chiese Harry con una risata. Barty non rispettava Harry come gli altri Mangiamorte, ma di solito non aveva la lingua così sciolta. (Non che Harry glielo avrebbe rinfacciato, era molto affezionato Barty, dopotutto, ed era stato lui ad avergli permesso quella familiarità.)

Barty gli offrì un sorriso assente, poi trascinò Luna verso il tavolo degli aperitivi.

"Allora, sei assolutamente certo che non ci sarà permesso venire qua, durante le vacanze?" chiese Lillian speranzosa.

"Le vacanze dovrete passarle con la vostra famiglia, Lil." le ricordò Harry, per quella che era la settima volta, negli ultimi quattro giorni. "La luna sarà ancora qui, quando torneremo a scuola fra due settimane."

"Ma tu verrai qua..." tentò Lillian.

"No, non lo farò." Harry si strofinò gli occhi, sotto gli occhiali. "Lil, nessuno resterà qui durante le vacanze, tranne forse qualunque animale Luna abbia usato per popolare questa roccia." poi le lanciò uno sguardo irritato. "Per chiarire, con ‘nessuno', intendo sia me stesso che Lord Voldemort, senza eccezioni."

"Sento che stai valutando quando inserire le maledizioni di tortura, in questa equazione." commentò Riddle, dal suo angolo.

"Stanne fuori, stronzo." Lo richiamò Harry.

Tutti puntualmente fecero qualche passo indietro, allontanandosi da harry ma Riddle sbuffò solamente, davanti all'insulto, e focalizzò la sua attenzione sul whisky incendiario.

Dopo di che Lillian tornò a tormentare Tracey e gli altri, tutti riuniti nei loro piccoli gruppi, che stavano parlando dei vari piani per le vacanze o di nuovi piani per la luna.

Non avendo nessuno con cui parlare, Harry appellò una bottiglia di whisky incendiario e si unì Riddle nel suo angolo. "Ti stai divertendo, almeno un po'?" chiese.

"Mmm..." Riddle si strinse nelle spalle. "Mi sto divertendo a inventare maledizioni particolarmente creative da usare sulle persone, dici che conta?"

Harry sbuffò. "Certo."

Rimasero entrambi in silenzio per un po', guardando i loro servitori, poi Riddle chiese: "Allora, hai intenzione di venire qua, durante le vacanze?"

"Probabilmente no." premise Harry, scrollando le spalle. "Voglio dire, Andy ha lasciato intendere che avrebbe potuto farci visita, per le vacanze, ed evitare lei, e le sue domande sulla mia 'amicizia' con Xerosis, è già stato abbastanza difficile in un castello delle dimensioni di Hogwarts. Mi vengono i brividi, pensando a come evitarla quando sarò da Siri."

"Allora non avresti dovuto dirglielo." lo informò Riddle. "Idiota."

Harry alzò gli occhi. "Non ho avuto scelta, lo sai. Dovevo darle qualche spiegazione, per il fatto di essere in contatto con Narcissa."

"Avresti potuto dirle che avevi familiarità con Narcissa e non nominare Xerosis."

"Allora avrei dovuto spiegarle perché ero intimo con Narcissa," Harry sospirò "e non ho visto molte possibilità di giustificarmi."

"Potevi semplicemente lasciarla morire."

Harry girò sul suo compagno Signore Oscuro uno sguardo disgustato. "C'è un po' di umanità, in te?"

"Io certamente spero di no." Riddle gli rivolse un sorriso. "Tu ne hai più che a sufficiente per entrambi noi, comunque."

Harry alzò gli occhi. "Sei un idiota." decise spingendosi lontano dal muro. "Torno dagli altri esseri umani, ok? Sai, le persone sane di mente?"

"Lovegood non lo è."

"Sì, va bene, per la maggior parte sane di mente, allora."

Riddle sbuffò divertito e gli fece cenno di andarsene.

Passarono un altro paio d'ore, prima che la gente cominciasse a partire per andare a dormire. Poiché gli studenti avevano il coprifuoco - e non tutti potevano sgattaiolare intorno al castello inosservati come Harry - uscirono in massa per primi, mentre i Mangiamorte presero le passaporte più lentamente, uno o due alla volta. Infine, rimasero solo Harry e Riddle. Harry ripulì il caos, mentre Riddle sonnecchiava su una sedia, che aveva evocato, nel suo angolo. Harry lo aveva portato lì senza la sua passaporta, così Riddle avrebbe dovuto attendere fino a quando Harry fosse stato pronto per andarsene, o avrebbe dovuto aggregarsi a uno dei suoi Mangiamorte.

Una volta che Harry ebbe finito, si avvicinò al suo partner e lo toccò dolcemente sulla spalla. "Tom, io sono pronto ad andare."

Riddle sbatté gli occhi e si lasciò sfuggire un lungo sbadiglio, prima di tendere una mano per essere aiutato a rimettersi in piedi. Harry la afferrò. "Potresti rimanere ancora?" mormorò Riddle, invitando Harry nella sedia al suo fianco.

"Era una richiesta?" scherzò Harry, prima di attivare la sua passaporta.

Atterrarono in un mucchio scomposto, sul pavimento della stanza da letto di Riddle, come sempre. Riddle non sembrava troppo incline a muoversi e, dopo aver spinto inutilmente il suo peso morto, un paio di volte, Harry sospirò e chiese: "Sei intenzionato ad adempiere alla profezia, schiacciandomi a morte?"

Riddle sbuffò. "Sei un idiota."

Harry alzò gli occhi. "Dai, Tom, alzati. Devo tornare a scuola."

Riddle non rispose, se non con un debole russare.

"Sei un cretino." lo informò Harry.

"Sì, me lo hai già detto." borbottò Riddle, assonnato. "Perché non rimani qui, per stanotte? Torni sempre a Hogwarts..."

"Questo succede perché dovrei già esserci, a Hogwarts." gli ricordò Harry, spingendo di nuovo la sua spalla. "Tom, Anthony mi farà rapporto se non torno prima che vada a dormire. Ed io non voglio tornare a scuola, dopo le vacanze, con una punizione che mi aspetta."

Riddle si spostò finché la sua testa non fu proprio sopra Harry. Il respiro dell'adolescente si fermò per un minuto, poi Riddle si chinò e premette le loro labbra insieme.

Harry si prese un momento, considerando se opporre resistenza, ma poi si ritrovò con le dita fra i capelli di Riddle e si lasciò andare al suo bacio, e le sue preoccupazioni per una punizione scivolarono via.

Quando Riddle si ritrasse, la consapevolezza tornò nei suoi occhi. Si guardarono l'un l'altro per un momento, prima che Riddle si rimettesse in piedi e si allontanasse, sbattendo la porta del bagno alle sue spalle.

Harry sospirò e sbatté la testa contro il pavimento. "Accidenti." Questo era stato davvero inaspettato e, conoscendo Riddle, non sarebbe finita bene. Harry si alzò in piedi, maledicendosi mentalmente per l'interesse che il suo corpo di adolescente provava, e disse: "Sto tornando a Hogwarts."

Dal bagno non arrivò alcun suono.


Harry sospirò di nuovo, poi attraversò le ombre verso il suo dormitorio, arrivando furtivamente alle spalle di Anthony è lasciandosi scivolare dietro le tende del suo letto.

"Il coprifuoco era sei minuti fa." commentò Anthony attraverso le tende.

"Anthony, tu sei l'unico prefetto che conosco cui importi se qualcuno è nella torre o meno, per il coprifuoco." disse Terry seccamente, dal suo letto, dove stava leggendo un libro. "Solo perché non siamo in sala comune, non significa che non siamo nella torre, in ogni caso. Harry stava probabilmente aiutando uno degli studenti degli anni inferiori con qualcosa, come il gentile genio che è."

"Grazie, Terry." disse Harry, lasciandosi cadere di nuovo sul suo cuscino. "Le tue parole riscaldano il mio freddo cuore nero."

Dalla porta Anthony sbuffò, prima di andarsene impettito dalla stanza.

"Come mai ci hai messo tanto?" chiese Terry.

"Ho dovuto ripulire. Non c'era motivo di lasciare un pasticcio del genere." rispose Harry.

Terry rifletté sulla risposta, prima di rimettersi tranquillo e tornare al suo libro.

Harry si tolse gli occhiali e si strofinò gli occhi, confortato dal buio del suo letto. Accidenti. Avrei dovuto spingerlo via. Perché non l'ho spinto via? Non ha intenzione di reagire bene a quel bacio. Sospirò. Abbiamo due settimane. Forse non ci penserà più.

Sì, come no.

 

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La vacanza fu una piacevole pausa dalla sua doppia vita. Ebbe modo di trascorrere del tempo con Sirius - il che era sempre un'avventura - e Tonks e Andromeda, che resero le vacanze emozionanti grazie ad una combinazione di scherzi, fatti e ricevuti ogni venti minuti o giù di lì, mentre Harry schivava gli sguardi indagatori con una risata. Ad ogni modo ricevette un po' di rimproveri e, nel frattempo, si dimenticò completamente dei suoi doveri.

Tornare a Hogwarts fu un po' traumatico, per il suo sistema nervoso, in particolare quando i suoi amici cominciarono a chiedere, immediatamente, se potevano tornare sulla luna, mentre erano ancora sul treno.

"Possiamo andare su alla solita ora, domani." li informò Harry con un sorriso divertito. "Non c'è motivo per lasciare le nostre stanze stasera, quando saremo arrivati, soprattutto non con le lezioni domattina."

Tutti brontolarono un po', ma i Serpeverde e Morag obbedirono e fecero ritornò al loro solito scompartimento, mentre i Grifondoro e i Corvonero tornarono ai loro giochi o ai libri. Questo lasciò a Harry il tempo di guardare fuori dal suo finestrino il paesaggio che passava, chiedendosi cosa stesse facendo Riddle.

"Che cosa succede?" chiese Luna in danese, dai suoi piedi.

Harry sbatté le palpebre. "Quando hai..." sbuffò. Era proprio da Luna aver imparato una lingua, che nessuno degli altri studenti conosceva, solo per fare a Harry domande imbarazzanti senza che gli altri capissero. "Cosa ti fa pensare che sia successo qualcosa?"

Luna lo guardò. "Mi stai tirando i capelli."

"Ah". Harry tolse le mani dai riccioli biondi, non si era nemmeno accorto che stava giocando con i suoi capelli. "Mi dispiace."

 

Luna canticchiò mentre metteva un segno al suo libro di Astronomia e si contorceva in modo da poterlo guardare senza spezzarsi il collo. "Che cosa succede?"

"Se hai intenzione di sussurrare in un linguaggio che il resto di noi non capisce, ci faresti la cortesia di farlo altrove?" chiese Terry, scoccandole uno sguardo leggermente irritato. "Oppure condividi con il resto del gruppo."

"Non stiamo parlando di niente." li informò Harry in inglese, dando a Luna uno sguardo tagliente. Non aveva alcun interesse a parlare con gli altri della sua relazione confusa con Riddle.

Luna, naturalmente, non mise da parte la sua curiosità, ed era abbastanza astuta per sapere come far parlare Harry, quindi lo informò, in danese: "Se non mi parli, io dirò loro che sta succedendo qualcosa, e, allora tutti t'importuneranno."

Harry fece una smorfia, ma poi le accennò di precederlo fuori dallo scompartimento. "Torneremo. Luna sembra pensare di essere il mio terapista, o qualcosa del genere." aggiunse guadagnandosi un paio di risate, poi la porta si chiuse dietro di loro.

Dal momento che non tutti erano andati a casa per le vacanze, non ebbero troppi problemi a trovare uno scompartimento vuoto, in modo da evitare accuratamente altre persone. Luna, prendendo troppo sul serio il suo commento sull'essere la sua terapeuta, si sedette e insistette perché Harry si stendesse sul sedile, con la testa nel suo grembo.

"Questo non è il modo babbano di fare terapia." la informò Harry. "Preferiscono restare separati dai loro pazienti."

"E' una buona cosa che io non sia babbana, allora, non è vero?" chiese Luna con un sorriso assente, quando fece scorrere le dita tra i capelli di Harry.

Harry sbuffò. "Direi proprio di sì, altrimenti ti avrei già mangiata ormai." Luna ridacchiò tranquillamente. "Molto bene allora, Curatrice Lovegood, di cosa dobbiamo parlare, in questo momento?"

Luna ridacchiò di nuovo, poi disse: "Perché non mi parli?"

"Beh, Siri..."

"Harry," disse Luna piano, gli occhi luminosi insolitamente gravi "dopo la festa eri nervoso, e anche dopo sul treno, verso casa."

"E perché non mi hai chiamato fuori allora?" chiese Harry.

"Avevo sperato che la cosa si risolvesse durante le vacanze." ammise Luna. "Tom ha fatto qualcosa, non è vero?"

Harry fece una smorfia, inquietato dalla sua capacità di leggere dentro di lui. "Mi ha baciato." ammise.

Luna allungò una mano per coprire un sorriso, che si ampliò quando Harry le lanciò uno sguardo disgustato. "Condividete l'anima, doveva succedere."

"Non c'è stato niente, tra noi, che implicasse dei baci, nella mia ultima vita!"

"Non c'era?" chiese Luna. "Hai sposato Ginny, giusto? Dopo che era stata toccata da lui."

"Smettila di tirare in ballo quella merda, Luna!" Scattò Harry tirandosi su e camminando avanti e indietro di fronte a lei, che rimase ferma, in piedi, nonostante il movimento del treno. "Ho amato Ginny per se stessa, non per qualche residuo del bastardo che avevo ucciso!"

Luna inclinò la testa da un lato. "E questa Ginny? Hai detto che hai passato parte dell'estate con lei intorno, giusto?"

Harry aggrottò la fronte. "E' una bambina, e la sua cotta per me è basata su ragioni completamente sbagliate."

Luna si strinse nelle spalle. "E se non fosse una cotta infantile, quella che ha per te? Se potesse guardare oltre il tuo odio per mondani?"

Harry sbuffò. "Non sarebbe mai in grado di guardare oltre le atrocità che ho commesso. L'ho saputo da prima di iniziare a Hogwarts."

"Non avevi mai nemmeno creduto che Hermione, o Neville, fossero capaci di perdonarti," notò Luna delicatamente, sorridendo quando Harry si bloccò sul posto, con gli occhi che lampeggiavano stupidamente "Però gli hai dato - mi hai dato - una possibilità, e noi ti abbiamo accettato. Cosa ti fa pensare che Ginny non possa cambiare, questa volta? Cosa ti fa pensare che non cambierà, in futuro?"

"Io non..."

"Tu e Tom condividete la stessa anima. E' naturale che finiate per restare insieme."

"Noi non...!"

"Perché no?" Luna lo interruppe stupita. "Vi preoccupate uno dell'altro, vi cercate l'un l'altro. Oltre a me, lui è il tuo unico confidente, e tu sei il suo unico confidente. Condividete le stesse aspirazioni e lui era disposto a condividere il suo potere con te, anche quando credeva che tu fossi solo un bambino."

"Questo è..." Harry scosse la testa e i suoi occhi si chiusero ermeticamente, davanti alle sue parole. "Non è la stessa cosa! Noi siamo...!"

"Ti preoccupi per lui." disse Luna tranquillamente.

"Certo che lo faccio! Lui è mio amico! Ma lui..."

Luna sorrise, comprensiva. "Non è molto bravo con le emozioni, ma questo non significa che non ne abbia. Lui ti ha baciato."

"Era ubriaco e... e stanco e...!"

"Le sue difese erano abbassate e ti ha baciato."

Harry le voltò le spalle e appoggiò la fronte contro il finestrino, sollevato dal freddo che sentiva. "Non importa." mormorò. "Luna, non importa chi ha baciato chi. Siamo entrambi Signori Oscuri..."

"Quindi non vi meritate l'amore?" scattò Luna, irritata. In qualche modo sapeva che Harry avrebbe combattuto contro questa cosa. Onestamente... uomini.

Le labbra di Harry si arricciarono in un sorriso amaro. "Ognuno merita amore, anche i Signori Oscuri." commentò gentilmente, "Ma questo non significa che siamo in grado di accettarlo. L'amore non è da prendere alla leggera... È sia una grande forza sia una grande debolezza." Lui la guardò da sopra la spalla. "Tu ed io, vediamo la forza ma Tom vede solo la debolezza, e niente e nessuno potrà mai fargli cambiare idea."

"Allora rimarrete entrambi soli, per il resto della vostra vita? Tu butti via..."

"Luna..." Harry sospirò e si allontanò dal finestrino, girandosi verso di lei con un sorriso amaro. "Ho già goduto di una vita circondato dall'amore di una famiglia. Se rinunciarci significa che potrò far sopravvivere e prosperare la mia gente, allora è quello che farò. Non mi aspettavo di avere una seconda possibilità, e certamente non mi sarei mai aspettato di avere degli amici nonostante le mie scelte. Questo..." Lui agitò il braccio tutto attorno, in cerchio. "Questo è abbastanza per me. Io sono contento."

"Perché non vuoi essere felice, allora?" supplicò Luna, tentando un'ultima volta di farlo ragionare. Harry aveva da tempo dimostrato di essere una persona particolarmente testarda, ma lei non poté fare a meno di provare: voleva che il suo migliore amico fosse felice.

Harry scrollò le spalle. "Non voglio forzarlo a fare qualcosa che non vuole, e Tom non accetterà mai niente di più del rapporto che abbiamo ora. L'amicizia ha a malapena significato per lui, l'amore non è nemmeno un concetto tangibile." Guardò di nuovo fuori dal finestrino. "Torniamo dagli altri. Il carrello dovrebbe passare tra poco, ed io ho un po' di fame."

Poco prima che Harry potesse aprire la porta, e rompere le protezioni che aveva messo sul compartimento, Luna chiese: "Che cosa farai adesso?"

"Continuerò ad andare avanti." rispose Harry sorridendo. "Voglio salvare il mio popolo e soddisfare il mio debito con la Morte." Si voltò verso di lei. "Andiamo?"

"Credo di sì." disse Luna scuotendo la testa e avviandosi.

 


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"Sembra che qualcuno abbia appena ucciso il tuo cucciolo." commentò Harry seccamente, alle spalle di Voldemort. Gli occhi rossi del Signore Oscuro stavano guardando, dal piano superiore della sua base, la città in crescita. Socchiuse le palpebre, nell'espressione tipica di chi avesse sentito una puzza orribile.

"Io non ho un cucciolo, Potter." ringhiò Voldemort volgendosi indietro, nella sua direzione, con uno sguardo pieno d'intenti omicidi.

"Il tuo serpente, allora." corresse Harry affacciandosi alla finestra e salutando. "Non sono sicuri di cosa abbiano fatto di male, sai? Quando sono arrivato qua, stavano discutendo su chi avrebbero mandato a parlarti. Credo che propendessero per Codaliscia, in realtà. Dicevano qualcosa sul fatto che lui è sacrificabile."

"E tu sei arrivato in picchiata, come una sorta di eroe vendicare che li salverà dal loro destino?"

Harry sbuffò e diede al suo compagno Signore Oscuro uno sguardo indifferente. "In qualche modo, questa particolare immagine suona meglio, quando è Severus a dirmela." Sorrise con cattiveria. "Sei fuori allenamento, Tom? Troppo impegnato a fare piani per il bene della comunità magica, per essere un vero Signore Oscuro?"

Voldemort emise un ruggito furioso e si girò di scatto, lanciando una silenziosa Maledizione che Uccide.

Harry ridacchiò abbassandosi, e le maledizioni di Voldemort lo mancarono. Di tanto in tanto rispondeva con gli stessi violenti incantesimi.


Giù sotto, i Mangiamorte e i ragazzi del quinto anno di Serpeverde e Corvonero, guardavano su con gli occhi spalancati mentre violenti incantesimi accendevano le finestre in lampi di verde malaticcio, viola e rosso.

"Pensi che uno di loro uscirà da lì vivo?"chiese Li.

"Combattono così per tutto il tempo." disse Barty, ma anche lui sembrava un po' preoccupato.

"Usando quegli incantesimi?" chiese Morag, mentre la luce della Maledizione che Uccide accendeva di nuovo le finestre.

"Harry è odiosamente bravo a schivare." commentò Terry, che aver fatto coppia con il compagno di stanza diverse volte, in Difesa, e sapeva che colpire l'adolescente era quasi impossibile, anche quando era impastoiato sul posto - Terry non aveva ancora idea di come Harry ci riuscisse, onestamente.

"Il Signore Xerosis sembra vedere questi esercizi come un gioco." ammise Lucius, rigido. "Ma una persona può schivare solo un certo numero di maledizioni."

Quasi come a ribadire quel punto, Harry si schiantò attraverso la finestra, circondato dalla luce della Maledizione che Uccide. Sembrò per un momento che fosse effettivamente morto, ma poi si girò sul se stesso e atterrò in piedi, sorridendo follemente. Un taglio, sulla sua fronte, guarì mentre il gruppo lo osservava e lui si tolse il sangue dagli occhi e poi urlò "Hey, mi hai mancato, Pelato!"

Voldemort venne alla finestra e guardò in cagnesco l'adolescente. "Non ti ho mancato, Potter! Hai solo bisogno di imparare a restare morto!"

"Su quello sono d'accordo. E sul fatto che sei un idiota."

Voldemort emise un suono irritato che il pubblico distinse appena. "Torna qui e aggiusta questa finestra!" ordinò, poi fece un passo indietro, fuori vista.

Il gruppo dei Mangiamorte e degli studenti si rivolse verso Harry, con gli occhi spalancati, e lui li ignorò a favore di un paio di strappi nelle sue vesti di scuola. Quando alzò gli occhi e finalmente notò il suo pubblico, disse: "Potete tornare a quello che stavate facendo prima. Si sente decisamente meno omicida, ora." Poi si avviò verso l'edificio, fischiettando un motivetto allegro.

"Harry?" Chiese Li, facendo un passo in avanti, nervosa. Quando l'altro Corvonero si voltò verso di lei, con un'espressione curiosa, la ragazza chiese: "Era una Maledizione che Uccide...?"

Harry agitò una mano negligente verso di lei. "Sì, mi ha fatto un po' il solletico." disse prima di girarsi e proseguire di nuovo verso l'edificio.

Quando Li aprì la bocca per chiedere di più, Barty tranquillamente commentò: "Penso che dica queste cose solo per il proprio divertimento contorto. Ho scoperto che è più facile annuire e semplicemente ignorarlo."

"Ma è la Maledizione che Uccide!" insistette Terry.

"E lui è folle in modi che nessuno di noi potrebbe mai comprendere pienamente."

"Io non voglio capire la sua pazzia." decise Tracey, allontanandosi dalla base. "Andiamo, signor Nott. Abbiamo dei divani da trasfigurare."

Telemakus offrì un debole saluto ai compagni Mangiamorte, prima di seguire la sua partner verso il distretto di Tassorosso.

Gli altri se ne andarono via lentamente, concordando che Tracey aveva avuto una buona idea.

All'ultimo piano della base Harry terminò di aggiustare la finestra e chiese: "Ti senti meglio, adesso?"

Riddle s'irrigidì, da sopra la libreria che stava riparando. "Non so cosa vuoi dire, Potter."

Harry annuì e rivolse la sua attenzione verso la scrivania che aveva designato come sua. "Quale edificio volevi usare, per testare la passaporta? Malfoy Manor?"

Riddle si rilassò notevolmente. "Vi risiedono troppi Mangiamorte. Sigwald ha offerto il suo maniero, invece."

"Lui è d'accordo nel raccontare di questo a sua moglie e ai ragazzi?" chiese Harry, riparando pigramente una penna. "Oppure pensa di farli traslocare dopo, quando apriremo la città a tutti?"

"Credo che sia disposto a spostarli qui." rispose Riddle. "Potrebbe essere un buon modo per verificare le condizioni di vita reali, comunque. Nessuno di noi ha effettivamente provato a restare qui tutta la notte."

Harry sospirò. "Lo so." Guardò da sopra la spalla Riddle, che si era accigliato alla vista di un libro strappato. "Potremmo fare un tentativo, suppongo. Uno di noi, o entrambi, potrebbe trascorrere una notte qui e vedere se qualcosa va storto. Dubito che ci sarebbero problemi, ma..."

"Meglio prevenire che curare." si disse d'accordo Riddle, annuendo. "Sei in grado di allontanarti per un giorno e una notte?"

"Posso far finta di essere malato, e lasciare un golem nel mio letto." Rispose Harry minimizzando. "Gli altri possono coprirmi, nessun problema. Ti sta bene lasciare Lucius in comando per ventiquattro ore piene?"

Riddle fece una smorfia. "Dovrà andarmi bene, non credi?"

"Mm-hm."
 
Scosse la testa. "Con Fenrir fuori dai piedi, e Rodolphus a tenere d'occhio Bella, non è indispensabile che io sia sul pianeta regolarmente. Se succede qualcosa che non possono risolvere da soli..." Le sue labbra si arricciarono in un piccolo sorriso crudele.

Harry rise. "Quindi passeremo il prossimo weekend qui insieme, giusto? Per controllare, e assicurarci che sia sicuro, per gli esseri umani, rimanere qui per più giorni di fila..." S'interruppe, avendo notato che Riddle era di nuovo teso. "Tom?"

Riddle si lasciò sfuggire un respiro irritato. "Che cosa, Potter?" sbottò lanciando a Harry uno sguardo cupo.

Harry alzò un sopracciglio in risposta.

Riddle distolse lo sguardo e spinse via il libro strappato, che stava per aggiustare e rimettere sulla libreria. "Sarebbe bello lavorare sul carcere che avevamo detto di costruire. C'è luce, sull'altro lato della luna adesso, quindi sarebbe un buon momento per farlo, e inoltre non dovremo preoccuparci di tornare in superficie quando saremo a metà strada."

Harry scosse la testa. "Certo. Potremo trascinare là Lucius, Barty e Luna, una volta che sarà finito, per impostare gli scudi."

"Benissimo." Riddle guardò indietro, sopra Harry, che ora era appoggiato contro la sua scrivania, osservando fuori dalla finestra. "Potter, se non hai intenzione di aiutarmi con questa libreria, vai a renderti utile altrove."

Harry emise uno sbuffo divertito ma obbediente uscì dalla stanza.

Riddle si lasciò sfuggire un sospiro pesante e appoggiò la fronte contro una scaffalatura. "Idiota." mormorò tra sé, prima di tornare a fissare la sua libreria.


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Capitolo 20
*** Capitolo 10 parte 2 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

Link al capitolo originale: qui!


Riddle e Harry avevano trascorso la loro prima giornata sulla luna in un silenzio teso. Avevano cavalcato sulle scope, verso il lato opposto della luna, poi avevano lavorato alla creazione delle fondamenta per la gigantesca prigione di cui avevano disegnato i bozzetti, per la struttura, la prima volta che avevano deciso la forma della città. Durante il lavoro restarono in silenzio, Riddle perché era ancora nervoso, avendo permesso che restassero insieme sulla luna, dopo il bacio prima delle vacanze, Harry perché non aveva molta voglia di essere maledetto per aver detto la cosa sbagliata.

Quando i loro corpi richiesero qualche ora di sonno, ognuno scelse una stanza nei piani inferiori, e si rannicchiarono nei sacchi a pelo che avevano portato. Al risveglio finirono l'edificio, poi si diressero verso l'altro lato più lontano della luna, per lavorare ancora un po' sulla città.

Quella sera, mentre Harry preparava la cena e Riddle lavorava su alcuni documenti, Harry finalmente ruppe il silenzio, tra loro, per dire: "Sembra che non ci siano state strane reazioni, quindi potremmo muovere il Bulstrode Manor qui, la prossima settimana."

Riddle radunò le sue carte. "Certo. Quando vuoi mettere le protezioni sulla prigione?"

Harry scrollò le spalle. "Il prossimo fine settimana, magari? Sarebbe sfiancante farlo, se avessi scuola il giorno dopo, mentre quando abbiamo messo le protezioni a Hogwarts, poi ho potuto recuperare." Fece una smorfia. "Preferirei avere un giorno di riposo, dopo."

"D'accordo." rispose Riddle facendo una smorfia, ricordando come aveva trattato con i Mangiamorte mentre soffriva di un piccolo esaurimento magico. "Allora trasporteremo qui il Bulstrode Manor un giorno di questa settimana, poi metteremo le protezioni durante il week end." Lui sbuffò. "Com'è messo Paciock con le serre?"

"Ne abbiamo quindici già piene." riferì Harry. "Lui vorrebbe averne trenta finite, prima di trasportare qui gli studenti, ma si accontenterà di venti, se è quello che decideremo."

Riddle sospirò e batté sulle sue carte con la punta della sua penna. "Ci sono voluti due mesi per arrivare a quindici?"

"Settimana più, settimana meno, sì."

"Possiamo aspettare altri due mesi." decise Riddle. "Mi piacerebbe avere un certo numero di manieri già qui, prima di portare su Hogwarts." Sospirò di nuovo. "Per non parlare del fatto che mi piacerebbe avere alcune case pronte, per i genitori che si trasferiranno qui: non c'è alcun motivo per cui debbano restare bloccati sulla superficie più del necessario." Alzò lo sguardo verso Harry, che sorrideva debolmente. "Quando hai in programma di avvicinare Silente?"

Harry fece una smorfia. "Beh, questa settimana è davvero piena di lavoro..." Si strofinò il mento, lasciandosi dietro una striscia di salsa. "Gli manderò un gufo, il prossimo fine settimana, per fargli decidere la data e l'ora. Questo metodo ha funzionato abbastanza bene l'ultima volta, tutto considerato."

"Possiamo organizzare la prossima settimana in base alla data dell'incontro, se preferisci." rilevò Riddle seccamente "A meno che non ci sia una ragione per cui lo stai evitando."

In risposta Harry fece una linguaccia a Riddle.

Riddle alzò gli occhi. "Quasi non ti biasimo, ma mi piacerebbe avere un accordo con il vecchio al più presto possibile."

"Sarà un piacere." ribatté Harry asciugandosi la salsa dalla mascella dopo aver provato a toglierla con la lingua. "Ma se hai così urgenza, Silente è tutto tuo. In quanto a me, io ho intenzione di aspettare un'altra settimana." Sospirò. "Ora che Neville è riuscito a organizzare un sistema funzionante, potrà lavorare più veloce con le piante. Mi piacerebbe sapere con maggiore esattezza quando sposteremo Hogwarts qui, ma prima mi vorrei essere sicuro che lo spostamento del Bulstrode Manor non vada storto, già che ci siamo." fece un sorriso furbo davanti allo sguardo irritato di Riddle. "E' un motivo sufficiente per aspettare una settimana?"

Riddle sbuffò. "Il compito è tuo. La cena è già pronta?"

Harry alzò gli occhi al cielo e si voltò verso il cibo. "Altri cinque minuti. Vorresti prendere i piatti?"

Riddle diede un sospiro pesante, ma spostò le sue carte e si alzò per apparecchiare la tavola. "Ho quest'orribile impressione di star giocando ‘alla famiglia felice'. Quando possiamo portare qui un elfo domestico?"

"Quando lo desideri. Questa è una tua scelta, non mia. A differenza di alcune persone..." e lanciò a Riddle uno sguardo espressivo "... io sono perfettamente in grado di prendermi cura di me stesso, senza l'intervento di un servo."

"Potter, se non stessi preparando la cena, ti maledirei."

Harry rise e spense il fornello. "Sì, sì. E' pronta."

"Finalmente".

"Potrei ancora gettarti il cibo addosso, lo sai?"

"Conosco un incantesimo che mi permetterebbe di trasferirlo al volo sul mio piatto..."

Harry rise e servì il cibo, felice che l'imbarazzo tra di loro fosse finalmente scomparso.

 


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"Signor Potter." disse la voce vellutata di Piton da dietro a Harry, Terry, Li e Morag dopo la prima colazione.

Harry si voltò a guardare la spia con un'espressione curiosa. "Professor Piton."

"Dov'era questo fine settimana?" chiese il professore, gli occhi socchiusi.

"Ero malato a let..."

"Lei certamente non c'era." sbottò Piton.

Gli altri tre Corvonero si tesero e solo Harry sorrise, divertito. "Certo che c'ero. Madama Chips è entrata per controllare e tutto il resto."

"Era un golem." lo informò Piton, gli occhi luccicanti di vittoria. "C'è una singola ragione, per cui un golem avrebbe dovuto occupare il suo letto, che lei sappia, Potter? Dove si trovava?"

Harry strinse gli occhi. "Mi chiedo..."

"Harry..." sussurrò Li.

Harry alzò una mano, per farla tacere. "Vuole venire a vedere, professore?" chiese in inglese, prima di passare al cinese e ordinare a Terry e Li "Correte avanti e avvertitelo che sto portando un ospite."

Terry e Li afferrarono Morag e la trascinarono con loro, lasciando Harry all'inesistente misericordia di Piton.

Piton odiava non capire cosa stesse succedendo, così chiese "Che cosa ha appena detto di fare, ai suoi amici, Potter? Fuggire mentre gli era ancora possibile?"

"Qualcosa del genere." rispose Harry, tornando indietro verso le scale. "Viene, professore?" disse da sopra la spalla, prima di allontanarsi.

Piton lo seguì restando in silenzio per tutta la strada, fino alla classe vuota che Harry aveva scelto di utilizzare. Il professore si fermò fuori dalla stanza, guardando le pesanti ombre con sospetto. "Un'aula vuota, Potter?"

Harry sorrise e corse in avanti, attivando la sua passaporta non appena fu in contatto con il braccio del professore. Rotolò via una volta che furono atterrati sulla luna, rimettendosi in piedi mentre Riddle commentava: "Sapevo che ci avresti causato dei problemi, Severus."

Piton si prese un momento per osservare la stanza: la passaporta era fuori dalla sua portata. Dietro a Riddle c'erano i tre studenti di Corvonero che erano stati con Harry. "Mio Signore." alitò, gettandosi in ginocchio.

"Io dico di ucciderlo," commentò Riddle "sono abbastanza stanco di girare intorno a quest'argomento, Potter."

"Vuoi ucciderlo adesso che stiamo cercando un accordo con Silente?" Rispose Harry, alzando un sopracciglio. "Sarebbe davvero stupido." Guardò Piton, che lo stava fissando in stato di shock. "Che ne pensi, Severus, dovremmo solo ucciderti e poi far fronte alle conseguenze?"

La faccia di Piton si accartocciò in un ringhio. "Potter...!"

"Crucio!" sibilò Riddle, facendo contorcere il professore con un gemito di dolore.

Harry sospirò e, scuotendo la testa, fece cenno ai suoi amici con gli occhi sbarrati, di uscire. "Onestamente, Tom, non potresti controllare il tuo temperamento?" chiese retoricamente, una volta che la porta si fu chiusa dietro agli studenti.

Riddle emise un suono irritato, ma mise fine alla maledizione.

Harry s'inginocchiò al fianco del suo fremente professore e gli fece un sorrisetto maligno. "E' Signor Potter, Severus." lo redarguì. Allo sguardo incredulo di Piton, Harry silenziosamente lanciò l'incantesimo che lo trasformava in Xerosis, e disse "o preferisci Signor Xerosis?"

Gli occhi di Piton si spalancarono per l'orrore. "Cos...?"

Xerosis ridacchiò e guardò Riddle. "Potremmo essere in grado di usarlo, suppongo." decise.

"Come?"

Xerosis si alzò in piedi e fece cenno a Piton di alzarsi. "Vieni, Severus. T'introdurremo ai nostri piani, ma..." Si voltò e lanciò un'occhiata di avvertimento al professore, che era un passo indietro, spaventato "...se solo accenni a tradirci farò di te un esempio, nella Sala Grande, se devo. Non mi sottovalutare solo perché sono un quindicenne." Poi si voltò e fece strada fuori dalla base, sulla superficie della luna. "Benvenuto sulla luna, Severus Piton."

Piton si guardò intorno, intimorito. L'area era stata illuminata con lampade in stile babbano, dislocate lungo una passerella che collegava il grande edificio da cui arrivavano ad altre costruzioni, tra cui una lunga fila di serre di vetro scuro. La passerella era incorniciata da una distesa di erba scura e da qualche macchia di fiori in difficoltà. Un giovane albero stava appena cominciando a crescere, al di fuori della serra più vicina. Peter Minus, Rabastan Lestrange e Terry Boot conversavano davanti ad un edificio non ancora finito, un po' più lontano, tutti e tre cercando di guardare di sottecchi verso i due Signori Oscuri, con curiosità.

"Cosa ne pensi?" chiese Xerosis con voce orgogliosa.


Piton sbatté le palpebre e guardò il giovane Signore Oscuro. "Perché...?"

"Per sfuggire ai mondani." spiegò Xerosis, mentre Riddle emise un suono disgustato e tornò alla base. Xerosis alzò appena gli occhi. "Stiamo per spostare qui tutte le persone magiche."

Piton sbatte gli occhi debolmente, sorpreso. "Qui, sulla luna?"

"Mm-hm. Con le giuste precauzioni saremo completamente al sicuro dai mondani. Abbiamo lavorato su questo progetto per la maggior parte dell'anno scolastico." Xerosis si voltò a guardare il suo professore. "Cosa ne pensi? Dovrei ucciderti ora o puoi garantirmi il tuo silenzio? Silente saprà di tutto questo abbastanza presto, comunque."

Piton fu inghiottito dall'oscurità di quegli occhi chiari. Anche vestito con gli abiti di Hogwarts e anche sapendo chi fosse Xerosis veramente, Piton non poteva fare a meno di avere paura di lui. Aveva visto quello che il Signore Oscuro adolescente poteva fare e, per quanto temesse Harry Potter, era davvero terrorizzato dall'ira di Xerosis. Chinò la testa e sussurrò: "Terrò la lingua a posto, Mio Signore."

Le sembianze di Xerosis svanirono, lasciando al suo posto Harry, in piedi con un sorriso sul volto. "Benissimo! Torniamo a Hogwarts, allora. Non c'è ragione per farti perdere tutte le lezioni."

Piton docilmente lo seguì nella base. Avrebbe dovuto rivalutare la sua vita, sopra una bottiglia di whisky incendiario, più tardi.


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Siamo in fondo, signore e signori! Manca solo un capitolo e poi ci dirigeremo verso altri lidi!
Nel frattempo se la storie vi è piaciuta mi raccomando, lasciate un commento sull'originale su livejournal o su fanfiction.net

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Capitolo 21
*** Capitolo 11 ***


Autore: Batsutousai

Traduttrice: krystarka

Beta Italiano: Clothis

Link al capitolo originale: qui!


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Re di niente
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Xerosis, ancora una volta mascherato con i capelli rossi e invecchiato di qualche anno, fischiettò tra se mentre iniziava la passeggiata fino alle porte del castello. Silente aveva suggerito un diverso posto, per l'incontro, commentando che il vampiro aveva già facile accesso alla scuola, da quando aveva cambiato le protezioni, e i pasti a Hogwarts non avevano niente da invidiare ad altri posti (in ogni caso Xerosis sapeva, dalle sue osservazioni nel corso della precedente settimana e mezzo, che Silente era stato costantemente assillato dai membri del Ministero e dell'Ordine, a causa dei mondani, che continuavano i loro attacchi di distruzione, e dei Signori Oscuri, che attaccavano città babbane apparentemente a caso. Gli orari dei pasti erano l'unico momento libero che rimaneva al Preside, e gli piaceva godersi molte portate con gli studenti, se era possibile.)

Piton lo aspettava rigido, appena oltre i cancelli. Fece un piccolo inchino nervoso e Xerosis si fermò sul lato opposto delle porte. "Mio Signore. Sono stato inviato per accompagnarvi alla Sala Grande."

"Oh? Mi stai dicendo che pranzeremo con i ragazzi?" chiese Xerosis mentre faceva un passo attraverso le protezioni.

"Come senza dubbio sapete, il preside trova sempre il tempo per mangiare con gli studenti e il personale, e difficilmente si priva di questo piacere, così preferirebbe non farlo, se possibile. Quando me l'ha chiesto, ho assicurato che lei non avrebbe fatto del male agli studenti." spiegò Piton, lasciandolo passare avanti, in modo da camminare alle spalle dell'Oscuro Signore lungo la strada fino al castello.

"Interessante..." mormorò Xerosis, guardando un gruppo di studenti attraversare in fretta la neve sciolta vicino alle serre. "E che cosa ha detto agli altri professori, del suo ospite?"

"Per quanto ne so, solo che intrattenete rapporti legati allo sforzo bellico. Non è la prima volta che invita uno sconosciuto nel castello, anche se è la prima volta che lo invita a pranzo."

Xerosis borbottò pensieroso in risposta.

Entrando nella Sala Grande si prese un momento per dare un'occhiata in giro, scorgendo il suo alter ego seduto con i suoi amici di Corvonero. Insolitamente, Harry era il più vecchio dei due, al momento, e permise a un breve sorriso di attraversare il suo viso, quando vide Xerosis sulla soglia. Xerosis suppose che significasse che le cose sarebbero andate bene. Gli altri studenti non gli risparmiarono sguardi curiosi, ma la maggior parte s'interruppero quando riconobbero l'inflessibile professor Piton, al suo fianco.

Quando Xerosis e Severus ebbero raggiunto il tavolo alto, Silente li salutò con un sorriso. "Benissimo. Grazie, Severus." disse indicando a Xerosis di prendere la sedia vuota al suo fianco, cosa che il Signore Oscuro fece. Piton si sedette più giù, dopo aver offerto al suo Signore un cenno rispettoso. "Immagino che lei non abbia avuto problemi, venendo qua." chiese Silente.

"Nessuno che non potessi lasciare a Tom." rispose Xerosis allegramente, servendosi qualcosa per pranzo. "Sembra sempre che ci sia qualche problema minore che richiede la nostra attenzione." Gli occhi chiari guizzarono verso quelli blu e stanchi. "Sono sicuro che lei comprenda."

Silente si permise un sorriso complice. "Troppo bene. Devo ammettere che sono, a volte, geloso della vostra collaborazione."

"Avere meno persone, in cerca della nostra attenzione, aiuta." rispose seccamente Xerosis. "Onestamente, Preside, il Ministero non è in grado di camminare con le proprie gambe. Sono come un mucchio di bambini piccoli, che cercano l'approvazione del papà, su ogni loro mossa. È un miracolo che siano durati così a lungo."

Silente sospirò. "Amelia sta facendo quello che può, con il casino che Cornelius ha lascito, per non parlare di tutto quello che sta già accadendo..."

Xerosi sbuffò. "Sì, Caramell si è lasciato dietro proprio un pasticcio. Non capirò mai cosa abbia fatto quell'uomo, durante la sua carica."

Silente ridacchiò in risposta ed entrambi tacquero per godersi il loro pasto.

Una volta che ebbero entrambi finito, Silente fece le sue scuse al personale e portò Xerosis fuori dalla Sala Grande, commentando "Non avrei mai potuto invitare Tom, a pranzo."

Xerosi sbuffò. "La sua pazienza e il suo temperamento sono tali che non ci si può fidare, lasciandolo a lungo vicino a dei bambini," disse "tuttavia, se sia lui sia i bambini in questione sanno badare a se stessi, può effettivamente coesistere pacificamente con loro. Io certamente mi fido più di lui, alla presenza di bambini, di quanto mi fidi di Bella."

"Davvero?" chiese Silente. "Interessante. Ah, eccoci qui. Ghiacciolo al sangue." disse al gargoyle, che doverosamente si spostò.

Xerosis ridacchiò al nome del dolcetto che era venduto per i vampiri, e seguì Silente su per le scale, fino al suo ufficio. Una volta dentro l'ufficio ovale furono accolti da un ‘squawk' irritato, e Xerosis fece alla fenice arrabbiata un sorriso amichevole. "Ciao anche a te, Fanny".

Silente batté le palpebre per la sorpresa. "Conosci Fanny?"

Xerosi si strinse nelle spalle. "Ci siamo incontrati mentre Tom ed io stavamo aggiungendo le protezioni. Potrei averla minacciata un po' perche non venisse a svegliarla."

"Ah". Silente osservò la sua fenice con affetto. "Be ', non ci saranno minacce questa volta, credo. Xerosis è qui solo per parlare."

Fanny, piccata, voltò le spalle a ciascuno di loro e capovolse la sua coda di piume a mo' d'insulto, strappando una risatina a entrambi i maghi.

Presero posto sulle sedie e Silente, gentilmente, offrì sia sorbetto al limone sia tè - Xerosis rifiutò - prima di arrivare al dunque. Silente commentò "Sei stato piuttosto vago, nella tua lettera."

"Di proposito." ammise Xerosis, rilassando la schiena sulla sedia imbottita, che aveva trasfigurato da una delle sedie da ufficio di Silente. "Non avevo alcun interesse che lei ne traesse l'impressione sbagliata."

"Oh?"

"Lei vuole che noi viviamo in armonia con i mondani, giusto?" Silente annuì, gli occhi scintillanti di curiosità. "Non succederà."

"Sicuramente..."

"Preside," lo interruppe Xerosis con un sospiro "non succederà. Non solo per loro, ma anche perché ci saranno sempre, maghi e streghe, che non potranno sopportare di vivere così vicino a quelli che considerano inferiori."

Silente aggrottò la fronte. "Molti purosangue sembrano essere in grado di vivere in pace con i babbani. Questo significa che dovrete ucciderli tutti?"

"Mm, no, anche se ci farebbe sentire meglio." Xerosi sorrise, i denti da vampiro lampeggiarono alla luce del sole.

Il cipiglio di Silente si fece più profondo. "Qual è il punto?"

Xerosis si riscosse dai suoi pensieri. "Ci sono troppi mondani, perché possiamo ucciderli tutti con successo, e abbiamo bisogno dei loro figli, che a volte sono magici, per ampliare la nostra genetica. Questo, credo, è qualcosa che possiamo accettare entrambi?"

Silente annuì, illuminandosi davanti a questo inizio. "Sì."

"Eppure sono troppo pericolosi per essere messi a conoscenza della nostra esistenza, ma non c'è modo per noi di continuare a condividere lo spazio con loro, e di vivere senza che ci riconoscano. E' d'accordo?"

Silente aggrottò la fronte ma, a malincuore, accettò "Sì, suppongo."

Xerosi annuì. "Io e Tom abbiamo creato qualcosa, una sorta di compromesso. Un modo per lasciare che i mondani continuano ad esistere, e per permettere al popolo magico, nel suo insieme, di vivere in pace."

Silente lo guardò incuriosito. "Davvero? E sei venuto da me con questo qualcosa?"

Xerosis combatté contro una smorfia che era, per lo più, di successo. "Mi è stato fatto notare da qualcuno, che confido la tenga all'oscuro dei nostri piani, che questi avranno un impatto negativo, se saremo noi a presentarli. In alternativa, se lei volesse presentare questi progetti come propri, potrebbe consentirci di procedere più agevolmente di quello che potremmo fare altrimenti."

"Ti fidi di qualcuno che non mi dispiace?" chiese il Preside, divertito.

'Si fida di me' disse Hogwarts a entrambi. 'Credo che il loro piano abbia qualche merito. Ascoltalo senza pregiudizi, Albus.'

Le sopracciglia di Silente si sollevarono in un moto di sorpresa, causato dall'intervento della scuola. Xerosis sorrise debolmente e disse "Grazie, Hogwarts."

La scuola si lasciò sfuggire un senso di divertimento, prima che la sua presenza si ritirasse per tenere d'occhio gli studenti e il personale, che scherzavano in Sala Grande.

Il Preside ridacchiò. "Molto bene, allora. Che cosa è questo compromesso che tu e Tom avete trovato?"

Xerosis piegò la testa da un lato, sempre sorridendo, e disse: "Se non siamo in grado di vivere in pace sullo stesso pianeta, non sarebbe sufficiente spostarci fuori da esso?"

Silente batté le palpebre in silenzio, la bocca semiaperta.

Xerosis sorrise, apprezzando la rara vista di un Silente senza parole. Avrebbe dovuto dire tutto a Riddle, più tardi.

Silente scosse la testa, dopo un lungo momento a pensare, e chiese: "E' possibile?"

"Pensa che sarei venuto da lei con un'idea pronta a metà, senza nemmeno essere certo che fosse possibile lavorarci su?" chiese Xerosi sprezzante. "Certo che è possibile, Tom ed io abbiamo lavorato per mesi per rendere la luna abitabile."

Silente sbatté le palpebre e chiese: "Vorresti chiedere a tutti di trasferirsi lassù?"

"Ah, vede, è questo il punto in cui lei può venirci in aiuto." Le labbra di Xerosis si arricciarono con piacere. "Se Tom, o io, dicessimo alle persone che devono spostarsi sulla luna, per la loro sicurezza, penserebbero che stiamo progettando di ucciderli tutti in una volta. Se, invece, fosse lei a dirglielo, loro ci andrebbero e sarebbero oh, così compiacenti!"

Silente annuì. "Infatti. E come faccio a sapere che non li volete condurre alla morte?"

"Potrei portarla lì, e lei potrebbe vedere il nostro lavoro," disse Xerosis "a meno che non pensi che la ucciderei lungo la strada, naturalmente."

Il Preside ridacchiò. "No, non lo faresti. Non se hai bisogno di me per convincere tutti gli altri."

"Hm, buon punto." Xerosis emise un sospiro di rimpianto. "Immagino che dovrò dire a Tom di cestinare la passaporta verso il sole, allora."

Un certo numero di ritratti - che erano, in gran parte, rimasti in un silenzio diverso da un occasionale suono curioso o da un falso russare - si lasciarono sfuggire rumori arrabbiati a queste parole ma Silente semplicemente ridacchiò di nuovo e scosse la testa. "Una passaporta?"

"Mm" Xerosis tirò fuori la passaporta in più che aveva preso dalla scorta di Riddle, e che aveva alterato per atterrare al ‘Paradiso di Hermione', e la gettò sulla scrivania. "E' una sensazione insolita, il viaggio è attraverso il vuoto, e l'atterraggio è piuttosto difficile da padroneggiare, ma è un'esperienza che credo si dovrebbe godere."

"Infatti." Silente prese la passaporta con attenzione, e la osservò. Dopo un momento, le sue sopracciglia si alzarono. "Lavoro impressionante. Immagino che l'abbia fatta Tom, giusto?"

"Quella sì." Xerosis tirò fuori la sua passaporta dalla tasca, che era stata fatta con una pietra di luna. "Questo è il mio lavoro."

Silente annuì, ancora osservando la passaporta nelle sue mani. "Sono sorpreso che possa attraversare le barriere di Hogwarts" premise dopo un momento "anche se suppongo che non dovrei esserlo, Tom vi ha aggiunto una maledizione, una volta, dopo tutto."

Xerosis sbuffò. "La parola d'ordine per quella, credo sia 'Soluzione babbani'."

Silente aggrottò la fronte. "Un po' nazista, non trovi?"

"Onestamente, si aspettava qualcosa di meglio, da un paio di Signori Oscuri intenti a sterminare i mondani?" chiese Xerosis divertito.

Silente sospirò. "Forse sono semplicemente troppo ottimista." Fece una smorfia alla passaporta. "Non credi che potremmo cambiare la parola di attivazione?"

Xerosis sbuffò, ma tese la mano verso il bracciale, chiedendo "'Per la luna' sarebbe migliore?"

"Sì, credo che funzionerebbe perfettamente." accordò Silente, raggiante.

Xerosis cambiò la parola d'ordine e restituì la passaporta. "Ecco." disse quindi attivando la propria passaporta con un sorriso. Appena si schiantò sul suolo lunare, saltò in piedi e si spostò, solo per ridere quando vide Silente atterrare vicino a una libreria, mancando di poco un paio di libri con la testa.

Silente sorrise con naturalezza e si rialzò in piedi. "Ah, questo era proprio un viaggio! Attraverso il vuoto, hai detto?"

"Crea una mancanza di suono." commentò Riddle girando intorno ad uno scaffale per entrare nel loro campo visivo. La tensione delle spalle smentiva il tono tranquillo con cui aveva parlato; con uno scatto chiuse il libro che stava leggendo e attraversò la biblioteca, in attesa che loro si avvicinassero. "La mancanza di luce è propria del viaggiare attraverso lo spazio. Tuttavia abbiamo scoperto che, se si rallenta il viaggio tramite passaporta di pochi secondi, si possono vedere le stelle in lontananza." Poi si rivolse a Xerosis, mentre Silente lo osservava. "Ci hai messo un bel po' di tempo."

"Sono stato invitato a pranzo, mentre ero via." Xerosis informò il suo partner distrattamente, cambiando il suo incantesimo per apparire correttamente nelle sembianze di Xerosis. "Non volevo rifiutare."

"Hm." Riddle spedì il libro verso la mensola su cui lo aveva trovato e si voltò verso il Preside, che stava riordinando i libri che erano caduti al suo arrivo. "Professore." disse Riddle.

"Ciao, Tom," rispose Silente sorridendo debolmente "ti trovo bene."

Riddle tirò su col naso e si voltò. "La tua Mezzosangue ha buon gusto, in fatto di libri, Xerosis."

Xerosis alzò gli occhi al cielo, e fece cenno al Preside di seguirli, verso le scale. "Le farò sapere che la pensi così. Anche se non credo che toglierò l'insulto; Sarei curioso di sapere se si prenderà la briga di maledirti, per quello, oppure no."

"Lei non oserebbe."

"Se riuscisse a incolpare a me, oserebbe." rispose Xerosis con sicurezza, poi si voltò verso il Preside, sorrise a Riddle, e spinse la porta che dava sul tetto dicendo: "Benvenuto sulla luna, Preside."

La luna era ruotata abbastanza perché il sole splendesse su più di metà della città, che si estendeva in lontananza; l'altra metà era invece illuminata da lampade, distanziate lungo i camminamenti. C'era uno spazio vuoto tra il ‘Paradiso di Hermione' e il resto della città, in attesa delle scuole magiche, e dei binari del treno che le avrebbero connesse. Oltre quello spazio, tuttavia, erano collocati gruppi di edifici dipinti di tutti i colori. Molto più a sud, visibile solo perché sia l'edificio sia la biblioteca erano molto alti, sorgeva la base di Riddle.

Silente si voltò a guardare i due Signori Oscuri: Xerosis era appoggiato con nonchalance contro la ringhiera, che circondava il tetto all'altezza del petto, mentre Riddle stava a pochi passi di distanza, parlando tranquillamente, in uno strano dispositivo che aveva all'orecchio, e che Silente non aveva notato fino a quel momento. Dato che Riddle era occupato, si concentrò su Xerosis, chiedendo: "Quante persone possono vivere, qui?"

"Abbiamo calcolato di avere posto per circa un milione di persone, nel quartiere degli alloggi." disse Xerosis. "Ci sono circa cinquecentomila persone, in tutto il mondo magico, quindi avremo un sacco di spazio per crescere." Si raddrizzò e indicò lo spazio vuoto intorno a loro. "Questo sarà il distretto scolastico e si chiamerà Corvonero. Abbiamo spazio per le dodici più grandi scuole, e abbiamo intenzione di collegarle con il treno, la cui stazione sarà ospitata al livello più basso di questo edificio. In questo modo non dovremo modificare le protezioni esistenti."

"Avete intenzione di portare la scuola qui?" chiese Silente impressionato.

"Hogwarts ha suggerito che potremmo farcela, e abbiamo già spostato due manieri, fin qui, senza problemi." Xerosis si fermò per un attimo, poi ammise "Questo è anche parte del motivo per cui abbiamo bisogno del suo aiuto. Trasformare edifici in passaporte è, comprensibilmente, sfiancante. Più grande è la costruzione, maggiore è lo sforzo necessario. Tom ed io siamo d'accordo che ci piacerebbe spostare tutte le scuole qui prima del termine dell'anno scolastico, in modo che non ci sfugga nessuno degli studenti, e questo ci permetterà anche di spostare i ragazzi con il minimo sforzo. I genitori seguiranno molto più tranquillamente, se sapranno che i loro figli sono già qui."

"Così avete intenzione di rapire i bambini?" sospirò Silente. "Suppongo che non dovrei esserne così sorpreso."

Xerosis sorrise. "Sarà notevolmente più facile parlare di migrazione con le persone, se i loro figli saranno stati rapiti. Lo ammetta."

"Questo non significa che sia una cosa che si dovrebbe fare." rispose Silente stancamente.

"E' un modo semplice per dimostrare che funziona." commentò Riddle, unendosi a loro. "Xerosis, qualcuno vuole parlare con te." aggiunse tendendo la cuffia.

"Oh?" Xerosis prese l'aggeggio e se lo montò in testa. "Sì?" chiese mentre si allontanava. Era vagamente consapevole di Silente che chiedeva cosa avrebbero fatto per i nati babbani, ed era contento di essersi allontanato dalla conversazione, quando lo aveva chiesto; lasciò Riddle a cavarsela in quella particolare tempesta.

'So che non eravamo originariamente intenzionati a fargli vedere gli studenti,' disse Harry attraverso l'auricolare 'ma sarà nel nostro interesse.'

"Oh?" Xerosis sollevò un sopracciglio. "Questo potrebbe rivelarsi interessante. Tu sei qui?"

'Non saremmo qui, se non fossi venuto anche io.' sottolineò Harry seccamente. 'E sarà di aiuto, con Silente, vedere tutti noi che lavoriamo insieme, pacificamente. Soprattutto io. Noi. Oh, insomma...'

Xerosis ridacchiò. "Pensavo che Hermione e Neville non venissero, oggi, dal momento che avranno Incantesimi tra un'ora."

'Mm. Non ci sarebbero dovuti essere, ma io li ho convinti che era nel loro interesse e, poiché sia r03;r03;Hermione sia Terry sono nati babbani, possono dissipare alcune delle paure di Silente. Il che mi ricorda che dovresti, probabilmente, andare a fermare Tom dall'uccidere il vecchio pazzo.'

"Buona osservazione. Va bene, saremo lì a breve." Xerosis batté sull'auricolare per spegnerlo, mentre si dirigeva di nuovo verso il suo compagno e il Preside, che sembravano vicini a venire alle mani. "Su, su, Tom, non c'è bisogno di fare i capricci!" lo placò sorridendo allegramente.

:Abbiamo davvero bisogno di lui?: sibilò Riddle a malincuore, mettendo via la bacchetta.

:Purtroppo, sì. Harry ti ha spiegato la sua idea di portare Silente a Serpeverde District?:

:Sì. Penso che sia stupido, ma l'ha già fatto una volta...: Riddle si strofinò, irritato, la radice del naso. :Non mi piace l'idea di fargli sapere che Potter sta lavorando con noi, soprattutto con Severus che sa chi sei.:

:Lo scoprirà comunque, alla fine, Tom. Non possiamo essere aiutati, soprattutto se non ci muoviamo tutti insieme.: Xerosis sospirò e scosse la testa. :Andiamo entrambi, gli altri avranno bisogno della nostra completa attenzione per affrontare questo passaggio. Comunque mi piacerebbe continuare a interpretare il personaggio dello studente, se fosse possibile...:


:Però sarebbe più facile, per noi, se tu non dovessi dividete le tue attenzioni,: premise Riddle :ma non succederà finché non parlerai con il vecchio pazzo.:

Xerosis sbuffò. :Non ho intenzione di parlargli finché non avremo spostato Hogwarts. Non mi pensare così stupido.: Poi rivolse la sua attenzione a Silente, che stava osservando la conversazione sibilante con una curiosa espressione. "Pensiamo che lei potrebbe tratte dei benefici nell'incontrare alcuni dei nostri assistenti. Vuole darmi il r03;r03;braccio?"

Silente lo guardò incuriosito, tese il braccio e Xerosis li smaterializzò appena fuori della base, Riddle atterrò dietro di loro e disse "Questo è Serpeverde District. Gli edifici governativi e le risorse risiederanno qui."

Silente diede una rapida occhiata in giro, poi vide il gruppo di studenti che chiacchieravano intorno ad un albero vicino, e i suoi occhi si spalancarono. "Cos...?"

Harry li vide arrivare e tranquillamente lo disse ai suoi amici. Tutti si camminarono verso di loro, ma Harry era l'unico che non sembrasse nervoso. Sorrise e disse: "Ciao, Preside. Xerosis, Voldie."

"Potter..." sibilò Riddle socchiudendo gli occhi. "Io ti rivolto la pelle, se non la smetti di riferirti a me in quel modo."

"Non è colpa mia se tutti temono il tuo nome, talmente tanto, che pronunciarlo per intero fa sì che la gente emetta piccole grida di terrore."

"Noi non gridiamo." lo informò Morag, con un cipiglio.

"Ma ammetti che il terrore c'è."

Hermione allungò la mano e coprì la bocca di Harry, poi offrì un sorriso tremante, e a occhi spalancati, al Preside. "Salve, Preside."

"Signorina Granger." rispose Silente scrollandosi di dosso la sua sorpresa. I suoi occhi vagavano sui bambini nervosi, che gli offrivano espressioni variabili in base alla loro fiducia in lui, poi di nuovo a Xerosis e Riddle. Il più alto dei due Signori Oscuri sembrava irritato, e Silente si ricordò che Xerosis, in precedenza, aveva commentato che si fidava di Riddle, alla presenza di bambini. Chiaramente era vero, ed era chiaro, ora, come Xerosis potesse crederci, anche se Silente non era sicuro di quanto si potesse fidare del temperamento del suo ex-studente, soprattutto non con Harry Potter in giro.

"Luna è stata quella cui è venuta questa idea." commentò Xerosis pigramente, dondolando all'indietro sui talloni. "Harry è stato quello che ha portato l'idea alla mia attenzione, ed io ho l'ho spiegata a Lord Voldemort. C'era del lavoro da fare, per capire come rendere il piano una realtà, ma ci siamo riusciti abbastanza bene." Sorrise alla città, oltre che ai ragazzi. "Il Mio Signore Voldemort ed io abbiamo accettato che, poiché l'idea è stata dei ragazzi, potessero contribuire a renderla una realtà. Luna, Terry e Li hanno lavorato sullo spostamento degli animali magici e mondani, mentre Neville, Hermione e Millicent hanno lavorato alle serre. Morag, Tracey, Lillian e Harry stanno tutti contribuendo, evocando mobili in Tassorosso e Grifondoro District, o verniciando gli edifici. "

Silente guardò gli studenti. Sembravano orgogliosi del loro lavoro, a giudicare dai sorrisi che tutti fecero quando furono menzionati i loro doveri, e non dubitava che avessero fatto un buon lavoro, dopo aver osservato gli studenti che frequentavano Harry mentre crescevano e prosperavano nel corso degli anni. Ma qualcosa che Xerosis aveva detto lo infastidiva un po'. "Harry, ragazzo mio, Xerosis ti ha contattato?"

Harry sbatté le palpebre innocentemente e si tirò via la mano di Hermione dalla bocca, che non l'aveva ancora rimossa. "Sì? Conosco Xerosis da prima di iniziare Hogwarts." Sembrava confuso per un momento. "Andy non glielo ha detto? Lei l'ha scoperto e ho pensato che l'avesse fatto sapere a tutti, già tempo fa..."

Silente sospirò in silenzio. In effetti Andromeda aveva accennato a qualche preoccupazione riguardo alle persone di cui Harry era amico, ma lui aveva ignorato i suoi avvertimenti, non vedendo niente di sbagliato nei Serpeverde con cui il ragazzo spesso trascorreva del tempo. "Capisco." I suoi occhi si posarono su Xerosis, solo per ricevere dal vampiro un sorriso a trentadue denti, completamente indifferente. Davvero non aveva alcun motivo di preoccuparsi, perché non c'era molto che Silente potesse fare con queste informazioni, non ora. "Capisco." disse ancora.

"Oh!" esclamò Hermione guardando l'orologio e afferrando il braccio di Neville. "Dobbiamo andare, o arriveremo in ritardo!"

"No, non lo sarete," disse Xerosis, divertito. "Avete ancora mezz'ora, prima di dover andare, e quasi quaranta minuti, prima di dover andare veramente. Che cosa c'è che non va, Hermione?"

Hermione girò un cipiglio sul più piccolo dei due Signori Oscuri. "Alcuni di noi hanno ancora rispetto per il Preside!"

Xerosis ridacchiò. "Ecco perché mi piacerebbe che rimaneste a parlare, almeno fino a quando non dovrete tornare. Vuoi?"

"Questo significa che il resto di noi può andare a fare qualcosa di produttivo?" Chiese Lillian, le mani sui fianchi. "Ci sono già abbastanza persone che sembrano dei Grifondoro, e che possono restare qui, Mio Signore."

Xerosis addirittura rise, e anche Riddle sembrò divertito mentre salutava gli adolescenti. "Boot, Potter, Granger e Paciock, in soggiorno. Il resto di voi, fuori dalla mia portata d'incantesimo."

Ci fu qualche risata nervosa, mentre la folla si disperdeva verso i propri doveri. Nell'edificio vicino c'era un camino collegato agli altri quartieri, che in genere gli studenti usavano per spostarsi, quindi tutti si diressero là e svanirono. Nessuno di loro era interessato a testare la pazienza del Signore Oscuro dagli occhi rossi.

"Preside, credo che lei e il mio Lord Voldemort steste discutendo il problema dei nati babbani?" chiese Xerosis, dondolando sui talloni.

Silente si concentrò su quello che appariva come un vampiro, scurtandolo a occhi socchiusi. "Lo stavamo facendo." I suoi occhi guizzarono verso Riddle, che era appoggiato con noncuranza contro il lato dell'edificio, l'espressione compiaciuta. "Il Preside sembrava pensare che ti saresti rifiutato di far loro incontrare i genitori."

"Questo è quello che vorrebbe che accadesse." mormorò Hermione, senza batter ciglio quando Riddle le lanciò uno sguardo di avvertimento.

Harry fece un passo tra il suo amico e l'Oscuro Signore e riprese l'uomo con uno sguardo indifferente, prima di dire "E' qualcosa su cui dibattere, in realtà. Voldie..."

"Potter...!"

"Posso usare il nome di Luna per te, se preferisci." scattò Harry.

Xerosis sospirò e scosse la testa, interrompendo il suo futuro io prima che potesse proseguire. "Potreste, voi due, non tentare di uccidervi a vicenda ogni dieci minuti, prego. Non voglio dover ripulire il sangue, soprattutto non qui fuori, rimarrebbe per terra." Xerosis si fermò a considerare la cosa mentre i due rivolgevano i loro sguardi furiosi su di lui. "A pensarci bene, fatelo pure. Mi piacerebbe avere una ragione per prendervi in giro, ogni volta che passo di qui."

"E' una situazione complicata." disse Neville prima che qualcuno potesse estrarre la bacchetta, dimostrando di avere il coraggio necessario per essere un Grifondoro. Quando tutti si rivolsero verso di lui, Riddle fu l'unico a guardarlo con rabbia; Neville tentennò un po' ma spiegò: "Non è proprio... sicuro, sulla terra, non adesso che i babbani bombardano chiunque sia anche solo sospettato di avere la magia così, mandare i nati babbani a stare con i loro genitori, semplicemente non funzionerebbe. Visitarli forse, ma non potrebbe essere per sempre."

"E' come i diritti di visita." disse Harry scrollando le spalle. "Quando i genitori divorziano, si deve capire con chi il bambino trascorrerà il suo tempo, giusto? Di solito è mandato a vivere con il genitore più responsabile, quello che può tenerlo al sicuro e badare a lui, non con quello che riesce a malapena a ricordarsi di mangiare. Ma questo non vuol dire che il ragazzo non possa visitare quel genitore, solo che non vivranno insieme."

Silente scosse la testa. "Allora, che cosa? Avete intenzione di istituire delle visite a questi genitori babbani?" Si rivolse a Riddle e Xerosis, chiaramente contrariato.

"Preferirebbe che li lasciassimo in superficie, dove potrebbero essere fatti esplodere?" chiese Xerosis, sorridendo condiscendente. "O, forse, preferirebbe che invitassimo i genitori a vivere qui, sapendo che non sarà mai permesso loro di visitare di nuovo le loro famiglie babbane?"

"Io..." Terry si guardò i piedi. "Preferirei che la mia famiglia sapesse che sono al sicuro, piuttosto che vivere nella paura che, un giorno, la loro casa possa esplodere a causa mia. Loro..." Si mosse a disagio. "Mia nonna è dentro e fuori dall'ospedale a causa degli attacchi di cuore, e papà non può lasciarla, non ora. Non potrebbe mai salire qui, senza avere la possibilità di dirle addio. Ma se è solo per me, va bene."

"Niente di tutto questo avrà importanza per un altro decennio o giù di lì, in ogni caso." rilevò Harry, mentre stringeva la spalla di Terry in uno spettacolo di silenzioso sostegno. "I bambini nati babbani, che si trovano ora nella società, devono ancora crescere e non stiamo progettando di rapire dei neonati, no?"

"Se si trovano negli orfanotrofi babbani, sì." sentenziò Riddle.

"Vorreste portare via dei bambini ai loro genitori?" chiese Silente. "Senza nemmeno avvertirli?"

"E se li avessero cacciati, invece?" scattò Riddle. "Pensi per un minuto, professore! Con la testa, non con il suo cuore cieco! Se lasciamo i piccoli mezzosangue sulla superficie, saranno morti entro il loro decimo compleanno!"

"Non sarebbe più gentile scambiare un bambino orfano con uno magico, prima che i loro genitori si affezionino?" aggiunse Xerosis con leggerezza. "Alla famiglia mondana arriverà un bambino da crescere, e un povero orfano avrà dei genitori. Tutti saranno felici."

"Tutto bene, fino a quando il padre non comincerà a pensare che la mamma ha barato." Aggiunse Harry, gli occhi scintillanti di divertimento.

"E dovrei preoccuparmi dei battibecchi dei mondani? Perché?" replicò Xerosis.

Silente scosse la testa, ammettendo che il vampiro aveva portato una buona argomentazione, anche se non gli importava dei mondani. "E cosa ne farete dei bambini, una volta che saranno qui?"

"L'ideale sarebbe che le famiglie magiche adottassero gli orfani." suggerì Xerosis. "Abbiamo costruito un orfanotrofio, ed è pronto, ma ci aspettiamo delle adozioni in tempi brevi, quindi non dovrebbe restare affollato troppo a lungo. Per la mia esperienza, quello che i purosangue odiano dei nati babbani, è che ragionino come i mondani e che abbiano le loro credenze. Forse, se fossero cresciuti con la stessa mentalità e con le credenze della media delle persone nate in famiglie magiche, parte di quel disprezzo ridicolo potrebbe essere eliminato. Inoltre le lezioni scolastiche sarebbero più semplici, se tutti partissero da un livello simile." Xerosis si strinse nelle spalle al cipiglio di Silente. "Tutti sarebbero felici, stiamo progettando il modo per inserire tutti, nella nostra comunità."

Riddle emise un suono irritato, ma tacque quando entrambi, Xerosis e Harry, gli lanciarono sguardi taglienti. C'era poco che il Signore Oscuro potesse dire, sui mezzosangue, quando era in palese inferiorità numerica e, soprattutto, mentre Silente era lì. Non era un masochista e nemmeno un suicida.

"Sono curioso di sapere una cosa..." disse Terry incerto.

"Vai..." suggerì Harry, sorridendo.

Terry si strinse nelle spalle e sparò al suo amico una smorfia. "E le famiglie miste?"

Tutti rivolsero lo sguardo al punto dove Riddle e Xerosis stavano avendo una conversazione silenziosa, fatta di sopracciglia sollevate e sguardi torvi. Infine, Riddle sbottò "Bene!"

Xerosis sorrise vittorioso e annunciò "Lasceremo a loro la scelta, immagino. Se vogliono vivere qui, sulla luna, potranno farlo, ma dovranno essere considerati morti da tutti i loro parenti babbani, giù sulla terra. Se scelgono di rimanere sulla terra, saranno trattati come una normale famiglia mondana e vedranno i figli durante le visite programmate."

"E se preferiranno tenere con sé il loro bambino?" chiese Silente. "Se almeno uno dei genitori è in grado di usare la magia, possono insegnargli."

"No." disse Xerosis con voce dura, mentre l'aria si raffreddava. "Non voglio restarmene a guardare mentre un bambino viene ucciso perché i suoi genitori sono degli idioti. Se sono adulti, possono scegliere, a loro rischio, ma se hanno meno di diciassette anni, si trasferiranno qui."

"Questo è rapimento..."

Xerosis scattò in avanti, troppo veloce per il vecchio Preside perché potesse seguirne il movimento, e si spostò ad affrontare il vecchio mago, faccia a faccia, il fatto che fosse più basso non sminuiva il senso di pericolo che emanava da quegli occhi chiari. "Io non sono un uomo buono, Albus Silente, e le chiedo di non confondermi con uno di loro. Se penso che rapire un bambino potrà allungargli la vita, lo farò, non importa quello che lei o qualsiasi altro cuore sanguinante possa dire sui diritti della famiglia. Lascerò che i genitori si suicidino, se questo è il loro desiderio, ma non permetterò loro di forzare lo stesso destino su un innocente. Sono stato chiaro?"

"SS-sì..." Rispose Silente mentre il gelo lo circondava.

L'aria si riscaldò bruscamente e Xerosis fece un passo indietro, tutto sorrisi e voce allegra, dicendo: "Hermione, Neville, credo che sia giunto il momento, per voi, di andare a lezione. Non vogliamo certo farvi arrivare in ritardo."

"Oh!" Hermione afferrò il braccio di Neville. "Andiamo!"

"Ciao." disse Neville, mentre era trascinato via dalla sua amica dai capelli cespugliosi.

Terry, Harry e Xerosis fecero saluti divertiti ai due Grifondoro che attivarono la passaporta, poco più in là.

"Pensi che Paciock abbia di nuovo perso la passaporta?" scattò Riddle, notando che avevano usato quella di Hermione per andarsene.

"Non credo, ma glielo chiederò." disse Harry.

Riddle girò sull'adolescente dagli occhi verdi uno sguardo disgustato. "Creerò la prossima con la sua pelle."

"Non c'è bisogno di essere così drastico." lo calmò Xerosis. "Gli ho già spiegato che può avvertire me, se la perde. E poiché non è terrorizzato da me..."

"Merlino sa perché non lo sia." mormorò Riddle sottovoce.

"... me lo dirà se succede di nuovo" finì Xerosis, ignorando il suo compagno Signore Oscuro. Poi si rivolse a Silente, che sembrava ancora scosso, ma anche divertito dalle loro interazioni. "Preside, dovrebbe probabilmente ritornare. Sa come raggiungermi, se avesse ulteriori domande." I suoi occhi guizzarono verso Harry. "Ha molti modi per raggiungermi, in realtà..."

Silente guardò verso il punto dove i ragazzi, Harry in testa e Terry dietro di lui, si avviavano verso un camino. "Sì, certamente." Si voltò a guardare i due Signori Oscuri, uno sorridente, l'altro accigliato. "Non credo che sarò accolto qui in qualsiasi momento, a differenza dei miei studenti, giusto?"

Xerosis ridacchiò. "No, mi dispiace, ma no. Non possiamo garantire per la sua sicurezza, e non c'è motivo per iniziare una scaramuccia, qui, solo perché lei e i Mangiamorte non vi sopportate. Se desidera tornare può mettersi in contatto con me, ed io la porterò su di nuovo. "

"Mi piacerebbe iniziare a creare le passaporte, questo fine settimana." interruppe Riddle, spingendosi lontano dal muro cui era appoggiato e sistemandosi accanto al suo compagno. "Abbiamo capito come fare, compresa l'attivazione, abbiamo solo bisogno di configurarle. E' libero, questo fine settimana?"

Silente batté le palpebre e annuì. "Volete iniziare con Hogwarts?" indovinò.

"Se qualcosa va storto, lei sarà in grado di farcelo sapere." si accodò Xerosis. "E lei sarà anche in grado di dirci se una passaporta a lungo raggio reagirebbe male, con le difese della sua scuola."

"Avete intenzione di creare la passaporta nella pietra di volta?" chiese Silente, incuriosito.

"In sostanza." concordò Riddle.

 

"Ciò richiederebbe un'intera squadra." notò Silente.

"Noi tre e Harry lanceremo l'incantesimo." disse Xerosis. "Possiamo usare Lucius e Luna per stabilizzarlo, come l'altra volta, e forse Severus? Barty è stato bravo l'ultima volta, ma..."

Riddle annuì. "Severus sarebbe un sostituto migliore." disse.

"Miss Lovegood?" chiese Silente. "E Harry? Pensate che sia saggio utilizzare degli studenti?"

"Harry e Luna hanno aiutato con le protezioni, l'ultima volta." rispose Xerosis scrollando le spalle. "Harry ha un sacco di potere magico, e apprende la teoria abbastanza rapidamente; Luna è in grado di dirigere la magia, e ha la concentrazione necessaria per non farsi sopraffare, e questo è tutto ciò che serve. Se la caveranno entrambi, e abbiamo fiducia in loro."

"A dispetto del fatto che desidereremmo occasionalmente ucciderli."

Xerosis ridacchiò. "No, Tom, solo tu lo vuoi. A me piacciono."

"Molto stupido, da parte tua."

Silente sorrise. "Quando, questo fine settimana?"

"Sabato sera, direi." decise Riddle. "Possiamo incontrarci nella sala d'ingresso, poco prima di mezzanotte."

"Ottimo." Silente tirò fuori la passaporta dalle sue vesti. "Presumo che mi riporterà al mio ufficio, quando la attiverò, giusto?"

"Più o meno." concordò Xerosis. "Buon pomeriggio, Preside."

"Anche a te, Xerosis." Silente si rivolse all'uomo dagli occhi rossi accanto all'apparente vampiro. "Tom".

Tom fece un cenno di risposta un po' a scatti.

Appena Silente se ne fu andato, Xerosis tornò alle sembianze di Harry e tirò fuori la sua giratempo. "Ora di lezione, vado."

"Divertiti." disse Riddle sarcasticamente.

Harry gli mandò un bacio, poi tornò sulla terra, prima che Riddle potrebbe fare di più che estrarre la sua bacchetta.

"Piccolo moccioso." ringhiò Riddle apprestandosi a cercare la versione di Harry attualmente sulla Luna; Aveva un sacco di maledizioni da testare.

 

-0-



Non ci furono problemi con le passaporte, che furono aggiunte alle protezioni di Hogwarts, e dopo di quelle riuscirono a sistemare le altre in tutte e dodici le principali scuole di magia. A metà maggio, sapendo che tutte le scuole erano aperte, Harry e Riddle attivarono le passaporte e le scuole furono trasportate, durante la notte, nelle aree a loro dedicate in Corvonero District, e sulla terra non scattarono allarmi di nessun tipo. Con qualche aiuto magico, e grazie alla ‘naturale' importanza di Harry, avevano fatto in modo che la notizia dello spostamento delle scuole facesse il giro del mondo prima che il sole fosse tramonto, di ogni paese, in modo che nessuno fosse evacuato prima che la notizia lo avesse raggiunto.

Nel frattempo la maggior parte dei Mangiamorte si erano trasferiti alla luna, alcuni portando i loro manieri, altri più semplicemente imballando tutti i loro averi e trovandosi una nuova casa. C'erano un certo numero di branchi di licantropi, ora in viaggio verso il lato più lontano della luna, fuori dalla luce del sole, e molte altre creature magiche erano già state trasportate fino a lì grazie al gruppo coordinato da Luna.

Beauxbatons, Durmstrang e Hogwarts furono le ultime tre scuole a essere spostate, e al risveglio tutti gli studenti furono troppo distratti dall'improvviso cambiamento, per rendersi conto che Harry Potter era scomparso. Solo gli amici di Harry, Piton e Silente lo notarono.

Silente avvicinò gli amici di Harry mentre la Sala Grande si stava svuotando, dopo la colazione - agli studenti era stato dato il r03;r03;giorno libero per abituarsi alla nuova vista - e chiese: "Devo supporre che nessuno di voi abbia visto il signor Potter?"


Gli studenti si scambiarono sguardi incerti, e poi Luna disse: "Ha deciso di smettere di giocare a fare lo studente."

"Giocare a fare lo studente?" chiese Silente.

"Uhm..." Gli studenti si spostarono incerti, nessuno di loro realmente interessato a spiegare, al Preside, chi Harry fosse.

"Significa che ho deciso di ammettere che sono Xerosis." disse Harry apparendo al fianco del Preside, in tempo per rispondere al commento di Luna. "Preside, se non le dispiace, abbiamo bisogno della sua presenza giù, sulla terra, per contribuire a calmare le masse. Non sono molto propensi ad ascoltare un paio di Signori Oscuri, e dubito che ascolterebbero Harry Potter."

"Harry..." sussurrò Silente confuso.

Harry sorrise, ma non fu un sorriso innocente come quello del brillante studente che Silente aveva sempre visto in lui, fu il sorriso duro che Xerosis fin troppo spesso indossava. "Preside, più a lungo sono lasciati a ribellarsi, più la gente morirà."

"Ribellioni?" sospirò Hermione.

Harry scrollò le spalle. "Le abbiamo calmate un po' ovunque, tranne che in Europa, in realtà." ammise. "Ma il mio Lord Voldemort ed io abbiamo la stessa cattiva fama, al di fuori dell'Europa, e quindi non c'è da sorprendersi. I Ministeri esteri sono stati più facili, da intimidire. I Ministeri europei, invece, non sono del parere di ascoltare un paio di Signori Oscuri, sequestratori di persone, quindi..." Si strinse nelle spalle.

"Io... Harry?" mormorò infine Silente, con una certa chiarezza, tornando a guardare i suoi occhi con terribile tristezza.

"Albus?" rispose Harry seccamente, alzando un sopracciglio in direzione del Preside. "I disordini? La gente che muore? Parleremo di mostri più tardi, vecchio pazzo."

"Harry!" lo rimproverò Hermione.

Harry le rivolse un sorriso, mentre Silente finalmente riusciva a riscuotersi dal suo shock e a concentrarsi sul problema attuale. "Dove?" chiese, tutto a un tratto pronto.

"La conferenza è a Hogsmeade." riferì Harry, tendendo la passaporta perché il Preside la toccasse. "Oh, Lil?"

"Sì?"

"Potresti far sapere a Severus che è richiesto alla base del mio Signore? Lord Voldemort ha bisogno di farsi fare un paio di pozioni. Barty ha le altre istruzioni."

"Glielo farò sapere." Promise Lillian.

"Benissimo". Harry balenò un sorriso verso tutti, poi attivò la passaporta.

Non appena furono arrivati, Harry aprì la strada attraverso la folla di giornalisti, Auror e cittadini. Voldemort era accerchiato da una folla torva, e si trovava dietro ad uno scudo, mentre diversi Mangiamorte con una posizione pubblica, come Lucius, cercavano di placare gli animi. Una volta però che la gente ebbe notato Harry, con occhi brillanti, e il divertito Silente al suo fianco, tutti sembrarono dimenticare completamente Voldemort.

Silente era pratico, a gestire le folle, e riuscì a calmare tutti abbastanza a lungo da farsi ascoltare realmente, poi rispose alle loro domande.

"Preside, gli studenti sono al sicuro?" Chiese un giornalista nella ritrovata calma generale.

"Stanno bene." Disse Silente, mettendo un braccio amichevole intorno alle spalle di Harry. "Il signor Potter ha accettato di venire con me, per aiutarmi e assicurarvi che è tutto a posto."

"Preside, dove è la scuola?" Chiese qualcun altro. "Anche Durmstrang e Beauxbatons sono spariti."

"Sono stati trasferiti sulla luna." confidò Silente. "Lord Voldemort, Xerosis ed io siamo tutti d'accordo che è troppo pericoloso, per le persone magiche e i babbani, rimanere sullo stesso pianeta. Questo è stato un progetto, su cui lavoravamo da lungo tempo, che finalmente oggi è giunto al suo coronamento."

"La luna difficilmente potrà essere sicura...!"

"E' stata messa in sicurezza." scattò Voldemort, arrivando al fianco del Preside e sorridendo al suo partner. "Voi idioti, preferite rimanere qui, sulla Terra, dove i babbani fanno esplodere isolati ogni settimana, o preferite spostarvi fino alla luna, dove sarete al sicuro?"

"Tom ..." lo richiamò Silente, mentre la folla rumoreggiava davanti al suo tono.

"E' fantastico!" gorgheggiò Harry, saltellando un po' sulla punta dei piedi e mostrando il volto di un bambino eccitato. "Ho guardato fuori dalla finestra del mio dormitorio, questa mattina quando mi sono alzato, ed è stato un po' strano, immagino, ma è figo. Voglio dire, siamo sulla luna! Vivere sulla Luna è incredibile! Ci sono un sacco di altre scuole lassù. Avete mai visto l'Adobe Institute? O le Tre Piramidi? Hanno un aspetto così diverso dalle scuole europee!"

L'entusiasmo di Harry sembrò catturare tutta l'attenzione della gente, e gli valse un gran numero di sorrisi. "Tu non sei preoccupato, signor Potter?" chiese uno.

Harry scosse la testa, le guance iniziavano a fargli male per il troppo sorridere. "No! E' davvero figo lì, e ho fiducia nel Preside: se lui dice che staremo bene, sarà così, giusto?" Guardò Silente con gli occhi spalancati.

"Certo che sì, ragazzo mio." Concordò Silente, quasi dimenticando, per un momento, che Harry aveva ammesso di essere Xerosis. Come poteva un bambino così brillante essere così freddo e spietato per la sorte dei babbani?

Ci furono un paio di domande, tra cui alcune sulla logistica per lo spostamento fino alla luna. Harry lasciò Voldemort e Silente a gestirle - non era tecnicamente suo compito, come studente - e fece cenno a un paio di Mangiamorte di unirsi a lui, qualche passo dietro ai due leader. "L'equipaggiamento è pronto per essere piazzato?" Mormorò a Lucius, una volta che l'uomo si fu unito a lui, accertandosi che il dispositivo che aveva creato, per monitorare i futuri nati babbani, fosse pronto.

"Fatto, Mio r03;r03;Signore." rispose Lucius, gli occhi che guizzavano nervosamente verso il punto dove i giornalisti stavano parlando con il Preside e il Signore Oscuro. "Volete che lo impostiamo ora?"

"Sì per favore. Porta la tua squadra al Dipartimento dei Misteri, e gettalo sotto una roccia." ordinò Harry, facendo scivolare verso l'uomo uno dei suoi tesserini da Indicibile. "Questo dovrebbe farti entrare senza problemi. E, Lucius..."

"Non fallirò, Mio r03;r03;Signore." Promise Lucius.

Harry gli offrì un sorriso luminoso. "Sapevo di poter contare su di te. Una volta fatto, mettiti a disposizione per aiutare con l'evacuazione."

"Mio Signore." Si congedò Lucius con un leggero inchino. Poi raccolse la sua squadra e si smaterializzò al Ministero.

Harry si riunì a Silente e Voldemort, mentre i cronisti cominciavano ad allontanarsi. Sorrise a un Voldemort irritato. "La squadra di Lucius è in viaggio."

"Almeno qualcosa sta andando bene, oggi." mormorò Voldemort.

"Come sei pessimista." Harry alzò gli occhi. "La conferenza è andata bene, in ogni caso. Nessuno è morto." Harry fece una pausa e girò uno sguardo diffidente verso il suo compagno Signore Oscuro. "Giusto?"

"Non per la mia mano."

"Hm." Harry scrollò le spalle e guardò Silente. "Beh, Tom ed io dovremmo probabilmente tornare lassù, per gestire gli arrivi. Merlino sa che non possiamo lasciare da soli i Mangiamorte per sempre. Ha bisogno di mandare un messaggio alla professoressa McGranitt? Immagino che lei intenda rimanere qui, per aiutare con il trasloco."

Silente annuì. "Sì, credo che lo farò. Falle sapere che sto assistendo in superficie. Saresti così gentile da lasciarmi una passaporta?"

"Oh!" Harry prese una pietra dalla strada, e subito lanciò il complicato incantesimo per trasformarla in una passaporta. "Questa dovrebbe farla tornare nel suo ufficio. Non è bidirezionale, quindi se ha bisogno di tornare qui, dovrà trovare uno di noi due. O magari vuole provare di persona l'incantesimo?"

Silente scosse la testa e infilò la pietra in tasca. "Credo lascerò a voi, questa abilità." Si fermò per un momento, mentre i due Signori Oscuri tiravano fuori le loro passaporte, poi disse: "Harry?"

"Hm?"

"Perché?"

Harry sbatté le palpebre, un paio di volte, la confusione nei suoi occhi luminosi. "Perché cosa?"

"Perché tu..." Silente scosse la testa. "Tu sei Xerosis?"

La comprensione apparve in quegli occhi verde brillante, oscurati da ricordi di morte. "Gliel'ho detto, una volta: i mondani hanno ucciso la mia famiglia, e con la loro paura della nostra specie hanno distrutto questo mondo, non lasciando niente, nemmeno per se stessi."

"Sei solo un quindicenne." sussurrò Silente.

"Lo sono?" Harry fece un sorriso amaro e stanco, poi attivò la sua passaporta, lasciando Silente a rimuginare le sue parole.

 

 

-0-



"Salve, esseri umani non-magici," disse Harry allegramente alla telecamera. L'avevano presa in un locale al centro di Glasgow, e la stavano usando per registrare, e poi trasmettere, le loro parole in tutto il mondo, annunciando il loro trasferimento dal pianeta. "Il mio nome è Harry Potter, e sono un mago."

"No, non ho preso droghe e, no, non ho sbattuto la testa. Ho davvero la magia, proprio come tutte le altre persone cui voi avete dato la caccia, fin dal Medioevo."

"Il mondo magico è stato recentemente sotto attacco da parte dei non magici, terrorizzati da quello che avremmo potuto farvi, con queste abilità impossibili che possediamo. Ammetto che abbiamo iniziato noi, quando abbiamo deciso di far saltare in aria un paio di laboratori e di villaggi della Gran Bretagna, ma suppongo che alla fine siamo tutti esseri umani, e tutti ci scagliamo contro quello che non capiamo."

"Io non sto chiedendo il vostro perdono, e non vi concederò il nostro. Il fatto è questo, ci siamo entrambi attaccati l'un l'altro e abbiamo entrambi ucciso degli innocenti, in nome della paura e per garantire la nostra sicurezza. Non dubito che questi attacchi continueranno, fino a quando uno, o entrambi i nostri popoli, saranno completamente debellati."

"Mentre parlo, il mio compagno, Tom, è a un incontro con le Nazioni Unite, e sta elaborando un trattato di pace tra la popolazione magica, che si è spostata sulla luna, e la popolazione non-magica, qui sul pianeta. Non posso dire per certo che tipo di concessioni saremo in grado di fare, ma posso dirvi questo: vi lasceremo in pace, se farete altrettanto. Se tenterete di avviare una guerra con noi, distruggeremo il vostro pianeta prima che possiate lanciare un missile contro la luna." L'espressione di Harry si fece scura, e piena d'intenti omicidi, e per un lungo momento, la stanza ghiacciò.

Poi, improvvisamente, fu di nuovo tutto sorrisi e fascino fanciullesco. "Con un po' di fortuna, questa sarà l'ultima volta che sentiremo parlare gli uni degli altri. La mia gente si è completamente spostata, e il viaggio era a senso unico, quindi non ci sarà alcuna possibilità, per noi, di fare ritorno. Potete vivere in pace, senza la preoccupazione che il vostro vicino di casa potrebbe girarsi e maledirvi, costringendovi a ballare nudi intorno al quartiere, o qualunque altra cosa voi temiate da noi. Allo stesso modo, noi non dovremo più temere che la conduttura dell'acqua della nostra casa, all'improvviso, vada in frantumi sotto di noi. Come dice il tipo dalle orecchie a punta, in tivù," Harry tese la mano nel simbolo che aveva visto in uno dei programmi preferiti di James e Albus "‘lunga vita e prosperità'."

La luce rossa della telecamera si spense, e Harry saltò giù dalla sedia per unirsi a Barty e Luna e controllare il video. "Allora?"

"Eri meravigliosamente terrificante, Mio r03;r03;Signore." lo rassicurò Barty, mentre Luna usava le istruzioni per la trasmissione, per inviare il tutto al sistema satellitare.

"Humm. Con po' di fortuna Tom avrà le Nazioni Unite sotto il suo controllo, per la firma del Trattato. Odierei davvero aver inviato questo messaggio, se poi risultasse che non abbiamo un Trattato."

"Non sarà un problema." disse Luna con certezza. "ToMeister può dire..."

"Minacciare." tossì Barty.

"...che chiunque è libero di fare le proprie proposte." Finì Luna lanciando a Barty uno sguardo affettuoso.

"Hmm. Ora, tutto quello che dobbiamo fare, è giocare con i politici magici." commentò Harry, mentre Luna terminava l'invio del messaggio. "Che divertimento."

"Meglio a te che a me!" disse Luna in una cantilena.

"Meglio questo, che essere bloccato in classe per tutto il giorno, grazie." replicò Harry.

"Non c'è niente di sbagliato nell'andare a lezione." mise il broncio Luna, ma si lasciò condurre fuori dallo studio, e oltre la linea di tecnici e attori in stato d'incoscienza.

"Non la prima volta, certamente." accettò Harry.

Barty scosse la testa, dietro di loro, senza nemmeno preoccuparsi di chiedere. Era già giunto alla conclusione che il Suo Signore non gli avrebbe mai spiegato la ragione delle sue conoscenze impossibili e della sua maturità, e chiedere gli avrebbe solo fatto guadagnare una grande quantità di risate da parte di Harry, o una Cruciatus da parte di Voldemort, secondo chi era presente.

"Harry?" chiese Luna una volta che furono di nuovo nella base sulla Luna, lasciando Barty a prendersi cura di altre cose, mentre Harry prendeva posto dietro la scrivania, cosparsa di carte.

"Sì, amore?"

Luna sembrò a disagio per un minuto, poi chiese: "Che cosa succederà, con il tuo affare? Con la Morte?"

Harry scrollò le spalle e tornò a guardare il foglio, cui stava lavorando prima e che aveva lasciato a metà. "Ci saranno rivolte, ma quelle non conteranno negli accordi di Tom, o nei miei. Io ammazzerò di nuovo, e un giorno raggiungerò il numero che la Morte mi ha imposto. Forse, per allora, avrò vissuto una vita lunga, e questo posto sarà in pace."

"Una lunga vita con Tom?" chiese Luna.

Gli occhi di Harry guizzarono su, guardandola da sopra gli occhiali. "Sì."

"Lo vuoi corteggiare?"

Harry sospirò. "No, Luna."

"Vuoi lasciare che lui ti corteggi?"

Harry si appoggiò allo schienale della sedia e rimuginò per un momento, la fronte corrugata. "Suppongo. Ma è una sua scelta."

Luna sorrise, annuì e uscì dalla stanza. Appena fuori, disse "Oh, già di ritorno dalla riunione?"

"Lovegood, usci dal mio ufficio!" scattò Riddle.

Harry sbatté le palpebre, e afferrò le sue carte mettendosele davanti, quando il più alto dei due Signori Oscuri entrò, impettito, nell'ufficio e sbatté la porta sulle risatine di Luna. Harry rimase tranquillo, mentre Riddle si avvicinava alla sua scrivania e schiaffava una carta davanti a lui, con forza sufficiente da far saltare il calamaio, minacciosamente.

Harry lanciò una rapida occhiata al documento, e lo riconobbe come il Trattato di pace, poi sorrise. "Eccellente".

"Potter..." iniziò Riddle prima di interrompersi.

Harry alzò lo sguardo e aggrottò la fronte, davanti allo sguardo incerto sul volto del suo partner. "Tom, stai ben..."

"Ti ho baciato." disse Riddle in tono diretto, un po' teso.

Harry rifletté per un istante, con espressione neutra. "Sì. Eri ubriaco."

"Non lo ero." Riddle insistette. "Io ero..."

"Non eri al meglio, Tom," lo interruppe Harry con fermezza "hai sentito Luna parlarne."

Riddle strinse la mascella per un momento, poi sputò fuori "Che cosa vuoi?"

Harry sbatté le palpebre. "Che cosa v... Cosa?"

"Che cosa..." Riddle annaspò per un momento, la confusione lampeggiava negli occhi rossi. "Sai cosa sto cercando di chiederti!"

Harry sbuffò. "Tu sei mio amico, Tom, e il mio compagno nel governare la nostra gente..."

"Non è quello che ho chiesto!"

Harry rimase in silenzio per un lungo momento, guardandolo con occhi più vecchi dei suoi anni. Infine, quando Riddle si fu placato e si voltò per andarsene, Harry tranquillamente disse "Io non so quello che voglio. Io..." si tolse gli occhiali e si strofinò stancamente gli occhi "voglio che la mia gente sia al sicuro. Non voglio perdere i miei amici, anche se ho lasciato Hogwarts. Voglio godermi una cena con il mio padrino, almeno una volta al mese. Diavolo, voglio poter visitare la mia famiglia senza la sensazione che i vicini stiano per spararmi alla schiena, perché sono il Signore Xerosis."

"E poi..."

"Io non voglio perdere questa... questa amicizia, o qualsiasi altra cosa sia, solo perché la mia migliore amica pensa che ho bisogno di scopare." finì Harry senza guardare Riddle.

Riddle soffocò e girò sul suo compagno uno sguardo incredulo. "Lei che cosa?"

Harry sorrise, ma il sorriso non raggiunse i suoi occhi. "Parole mie, non sue." Sospirò e alzò lo sguardo, mezzo cieco senza gli occhiali che ancora teneva in mano, verso l'uomo più alto. "Tu non sei privo di attrattive, Tom, e questo corpo ha solo quindici anni, anche se io sono molto più vecchio. Non rifiuterei un altro bacio, ma non voglio forzarti. Oltre a questo, però, conosco la tua posizione sulle emozioni, in generale, e in particolare sull'amore." Si rimise gli occhiali e si chinò sopra la sua scrivania, per continuare il suo lavoro d'ufficio, rifiutandosi di dire altro di più, in merito.

Ci fu un lungo silenzio, rotto solo dai suoni della piuma di Harry che scribacchiava la sua firma sui moduli e mischiava le carte sulla sua scrivania. Alla fine Riddle tornò al suo tavolo e si mise al lavoro, aggiungendo altri rumori tranquilli di scartoffie.

Quando l'orologio batté le sei, l'ora della cena, entrambi misero via le loro penne e riordinarono le loro scrivanie. Alla porta, Riddle disse "Vorresti... unirti a me, per cena?"

Harry sbatté le palpebre, sinceramente sorpreso per un attimo, prima che le sue labbra formassero un debole sorriso. "Certo."

Riddle annuì e fu così.


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Owari
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Nota della Traduttrice:

Se siete arrivati fin qui, e se questa storia vi è piaciuta, allora forse potrebbe interessarvi anche 'Stand Against the Moon', della stessa autrice.
Sempre su questo genere, che io amo molto, se siete proprio disperati, potreste anche provare la mia fic originale, 'Praga: Caput Regni'... ma non sono brava come Batsutousai, purtroppo!

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