The craven Craig

di Wings_of_Mercurio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non è abbastanza. ***
Capitolo 2: *** Eri troppo. ***
Capitolo 3: *** Mi prenderò qualsiasi cosa posso, ogni volta che posso, semmai capitasse. ***
Capitolo 4: *** Mi vergogno così tanto per quello che ti ho fatto. ***
Capitolo 5: *** Ogni volta che finisco per ferirti, tu ti trasformi in qualcosa che vale la pena trattenere. ***
Capitolo 6: *** Ogni volta che sto per salvarti, tu diventi un peccato in cui vale la pena sperare. ***
Capitolo 7: *** Perché niente mai potrà cambiare davvero ciò che è stato. ***
Capitolo 8: *** Sei tutto ciò che io abbia mai voluto, ma... dovevo lasciare che tu sentissi tutta quell'urgenza. ***



Capitolo 1
*** Non è abbastanza. ***


Ghetto dell'autrice: Salve! Questa è la mia prima Creek, vi do il benvenuto in questo delirio. Volevo solo fare alcune precisazioni: i personaggi possono sembrare un po' OOC, ma ho tenuto conto che sia Tweek che Craig, almeno all'inizio, mostrano un'indole un po' scontrosa. In particolare, Craig non sarà nel resto della serie come in questo capitolo. Essendo considerato un tipo scontroso nelle prime serie, ho pensato che tratti di quel carattere potessero uscire in situazioni particolari. Inolte, avrei voluto aumentare l'età dei personaggi, ma non sarebbe stato funzionale per la storia e neanche necessario per il raiting, quindi ho lasciato così. Che altro? La storia è già tutta pronta, credo che aggiornerò presto! C'è del linguaggio scurrile. Scusate il discorso sconclusionato, ma devo scappare D: Ciaoooo ^^

Non è abbastanza. 

Craig aveva un problema. Se ne era reso conto durante il primo anno del liceo, a metà anno, quando ormai tutti i suoi amici si erano trovati una ragazza, e si confidavano con lui e gli altri sulle loro prime esperienze.

Lui non ci aveva mai pensato, a trovarsene una, né ci aveva mai fantasticato, almeno da quando, quattro anni prima, South Park aveva spinto lui e Tweek a mettersi insieme.

Allora aveva pensato, ok, sembra proprio che io sia gay, perché aveva davvero iniziato ad avvertire le farfalle nello stomaco e il batticuore ogni volta che vedeva Tweek. Nonostante facesse finta di essere incazzato, il pensiero fisso di quel ragazzo era lì, presente, e più si sforzava di non pensarci, più una vocina gli diceva che gli piaceva, pensarci, crogiolarsi nell'idea di quel dramma che gli era capitato tra capo e collo.

Il fatto era che le ragazze della scuola, quelle asiatiche, avevano iniziato a designarli come una coppia, quando in verità, erano solo amici.
L'intera South Park era andata in fermentazione; si era trattato del culmine di un processo di progressismo che li vedeva sempre più aperti verso la diversità e le minoranze. Tutti, quindi, avevano accolto quella loro storia con entusiasmo, e loro due avevano tentato di mettere a tacere le voci fingendo un litigio fake tra fidanzati.
Tweek però aveva esagerato, dipingendolo come un traditore incurante dei sentimenti altrui, e Craig si era ritrovato l'intera scuola contro.
L'ultima briciola di dignità se ne era andata quando, ferito nell'orgoglio perché Tweek l'aveva smerdato davanti a tutti, il ragazzo era venuto da lui a chiedergli scusa, e gli aveva anche fatto una mezza confessione. “Forse dovremmo dire a tutti che ci siamo rimessi insieme” aveva detto.

A quelle parole, si era arrabbiato. Sembrava che Tweek si stesse divertendo. Ci erano finiti insieme in quella storia, ma lui sembrava l'unico che ne stesse uscendo nero, perché Tweek aveva detto un sacco di cose brutte su di lui, e gli altri gli avevano creduto. Quindi gli aveva risposto male, vomitandogli addosso ciò che pensava.

Tu sei stato il primo che mi ha fatto credere in me stesso, tu hai cambiato qualcosa in me, ed ora vorrei riempire quel vuoto che hai dentro” gli aveva sentito dire, solo perché Craig l'aveva spronato, quando Tweek si era messo a piagnucolare che non avrebbe mai potuto recitare la parte del fidanzato che viene lasciato, che fosse qualcosa di eccessivamente pressante.

Nessuno gli aveva mai detto qualcosa del genere, nessuno dei suoi amici gli aveva mai rivolto delle parole tanto...-gay- e di certo nessuna ragazza si era mai mostrata interessata a lui.

Il fatto era che lui di vuoti ne aveva un sacco, a partire dalla piattezza sentimentale che c'era nella sua famiglia, al senso di inadeguatezza che avvertiva tra i suoi compagni. Che qualcuno se ne fosse accorto lo faceva sentire considerato; Tweek aveva allungato la mano per tastare l'interno della sua crosta apatica.

In quel momento, per un attimo aveva avvertito un vuoto nello stomaco. Poi era tornato in sé, e si era reso conto che quella cosa non aveva senso, perché lui non era di certo gay come dicevano.

Quando Tweek se ne era andato deluso, si era sentito male, e non aveva fatto altro che pensarci tutta la notte.

Craig si era sempre fatto trasportare dagli eventi, aveva sempre seguito il flusso, e alla fine aveva deciso che se gli altri avevano già stabilito come stavano le cose, allora lui non era nessuno per opporvisi.

Alla fine lui e Tweek erano stati insieme come stanno insieme tutti i bambini delle elementari; anzi, rispetto a Stan e Wendy, che a stento si salutavano, si vedevano anche per giocare insieme e passare del tempo come due amici qualunque.

Allora non immaginavano neanche quali altre implicazioni avrebbe avuto una relazione. Ricordava che si tenevano per mano, quando andavano in giro, ma era passato un po' di tempo prima che si baciassero, e non era neanche stato un bacio tanto sentito; se lo erano scambiati perché dovevano farlo, erano alle medie ed erano gli unici del loro gruppo a non averne ancora dato uno. E poi tutte le coppie lo facevano.

La loro storia era passata così, tra gesti confusi, pomeriggi con altri amici e le occasionali scenate di gelosia di Tweek, quando Craig decideva di uscire un giorno solo con Clyde, o con Kyle.

Da allora avevano imparato anche a scambiarsi baci seri, di tanto in tanto, ma finiva là.

Craig iniziava ad essere stanco, di questa cosa a metà tra l'amicizia e l'amore. Loro due volevano mantenere le distanze, ma non volevano lasciarsi, perché erano cresciuti insieme, perché avevano bisogno l'uno dell'altro, ma non erano pronti agli approcci fisici.

Così, mentre il resto del gruppo faceva le sue esperienze, loro restavano fermi.

Questo malessere si stava trasformando via via in rabbia, tanto che lui e Tweek non riuscivano a stare più bene insieme.

Stare con Tweek era difficile, quel ragazzo era pieno di paranoie ed ansie che spesso minavano anche la sua, di salute mentale.

Nei periodi difficili, Tweek era insopportabile.

 

Craig lo stava osservando mentre sbatteva con rabbia tutto ciò che era sul banco nel suo zaino. Aveva provato a chiedergli cosa avesse, ma lui si era limitato a rispondergli un piccato e acido “Niente!”.

E lui fingeva di non sapere perché l'altro si comportasse così, anche se in realtà lo sapeva. Nell'ora di educazione fisica, quella mattina, aveva deciso di starsene tutto il tempo con Clyde, Stan e Kenny a fumare dietro la scuola. Non si era premurato di avvertire Tweek; non voleva che andasse con loro, voleva un po' di tempo per se stesso, per rilassarsi.

Tweek li aveva trovati poco dopo, seguendo Kyle, a cui quell'azzeccato di Stan doveva aver fatto la soffiata. Tweek era già indispettito; quando poi l'aveva visto fumare, se l'era presa ancora di più. Quando aveva scoperto che fumava, aveva iniziato a dire che fosse un brutto vizio, e lo accusava di aver iniziato solo per far gruppo, per compiacere Clyde.

Craig pensava che non fossero affari suoi, non aveva intenzione di allontanarsi dai suoi amici perchè come ragazza ho una checca isterica. E lo pensava con rabbia.

<< Mi sono rotto il cazzo >> sentenziò, << Se vuoi fare l'ammorbato tutto il giorno, non mi chiamare neanche >> disse prima di puntare alle porte dell'aula.

In tutta risposta, Tweek si voltò con rabbia dandogli uno spintone che lo fece urtare contro l'armadio in fondo alla stanza, richiamando l'attenzione di quei pochi che erano ancora rimasti in aula.

<< Vai! Tornatene con Clyde o con chiunque tu voglia fare la strada! >> disse con un tremito, e, ricevendo in risposta solo uno sguardo truce da parte sua, decise di volatilizzarsi con fare stizzoso fuori dalla stanza.

Craig resto a guardare il punto dov'era sparito. Era stato zitto perché l'alternativa era incenerirlo, per quanto stava ribollendo dentro.

<< Tutto bene? >> gli chiese preoccupata Wendy.

Craig si rimise diritto, << Sì >>.

<< Problemi? >>

La guardò duro << Nessun pettegolezzo, mi dispiace >>.

Wendy roteò gli occhi, prima di tornare a farsi i fatti suoi.

Quando fece per uscire, incontrò Clyde che lo guardava preoccupato dall'uscio. Si avviarono insieme.

<< Tutto bene? >>

<< E vaffanculo! Sì >>

Clyde non ci fece caso; era abituato al fatto che Craig fosse sboccato. << Ho visto Tweek che se ne andava >> provò a dire, al che Craig sbuffò.

<< Ah. Sì. Com'è che diceva Cartman? Ha un po' di sabbia nella vagina! >>

Clyde rise.

<< Ma seriamente, qual è il problema? >>

<< Senti, non lo so, sta nervoso. Forse beve troppi caffè. Mi vuoi fare il terzo grado? >>

Clyde alzò le mani in segno di resa.

<< Stasera ho casa libera >> disse per cambiare argomento, tutto eccitato.

<< Deve essere la serata fortunata di Bebe >> rispose un po' amareggiato, ma Clyde non se ne accorse, e gli rispose solo ammiccando.

Clyde non faceva altro che pavoneggiarsi: lui e Bebe avevano fatto questo, lui e Bebe avevano provato quello, lui e Bebe avevano fatto quell'altro... quando iniziava con questi discorsi Craig lo odiava.

Giunti fuori si accorse che c'era anche Kenny ad aspettarli, e un Cartman divertito.

<< Oh dai Craig, non mi dire che hai mancato di notare il suo nuovo taglio di capelli! >> squittì.

<< Stai zitto, grassone >> ribattè, anche se Cartman non era più grasso come un tempo.

<< Originale >> commentò solo il ragazzo dai capelli castani.

Fu Kenny che provò a risollevargli l'umore, mettendogli un braccio intorno alle spalle e trascinandoselo dietro.

<< Oggi io e te andiamo a bere >> gli disse.

<< A bere cosa? L'aranciata? >>

<< Sei stupido? Freghiamo le birre a mio padre. Tanto è troppo fatto per accorgersene >>

<< Splendido >> commentò piatto Craig. Benvenuti nella sorridente South Park.

 

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Capitolo 2
*** Eri troppo. ***


Ghetto dell'autrice: non linciatemi <3 Credo che questo sia un passaggio necessario.

Eri troppo.

Si era preso un giorno libero. Se ne stava nella sua stanza a fumare e a guardare lo show di Terrance e Phillip in TV. Non poteva credere che da piccoli gli piacesse davvero quella roba, però riusciva a dargli una sensazione di tranquillità, il retrogusto di una spensieratezza che apparteneva ad anni passati.

Alla fine, aveva declinato l'invito di Kenny. Aveva bisogno di stare solo con se stesso, prendersi una pausa da tutto e da tutti.

Quando lo show finì, restò per un altro po' sul pavimento davanti alla tv, con la schiena poggiata alla pediera del letto. Si accese un'altra sigaretta e rivolse uno sguardo verso la finestra. Da quella posizione riusciva a scorgere solo il cielo.

Forse era arrivato il momento di chiamare Tweek. Voleva sentirlo, adesso gli sembrava stupido che avessero litigato. Si sfilò il cellulare dalla tasca e se lo rigirò fra le mani.

Espirò una boccata di fumo e lo chiamò.

<< Ehi >> rispose il ragazzo dall'altro lato.

<< Ehi >> ripeté.

<< Mi era sembrato di capire che non volessi sentirmi >> lo accusò prontamente.

<< E invece voglio sentirti >> gli assicurò << Voglio chiederti scusa, mi sono comportato da cretino >> disse sinceramente. Voleva che facessero pace. Lo sapeva che, probabilmente, prima o poi avrebbero litigato di nuovo, se non avessero reso chiaro il problema di fondo, ma Craig era una persona semplice, voleva che le cose si aggiustassero subito e nel modo più indolore possibile. Forse era un codardo, ma cosa avrebbe dovuto dire se non aveva le parole? Le uniche parole che aveva erano quelle sincere che gli erano uscite.

Sentì Tweek riprendere fiato dall'altro capo.

<< Lo so che non stai bene >> disse << Lo so che non ti faccio stare bene. Non ci riesco... >>

Craig sentì una fitta di dolore allo stomaco << Non riesci a fare cosa? >>

<< Non riesco a non essere paranoico >>. Fece un urletto psicotico, e la sua voce tremava, più del solito.

<< Ascoltami. Non è colpa tua, ok? Non sei paranoico. Avevi ragione, sono io che mi sono comportato male. So che te la sei presa perché non ti ho detto che andavo con gli altri; è stato... >>

<< Non è questo >> lo aveva interrotto << È che sei strano ultimamente >>

<< In che senso? >> aveva chiesto titubante.

<< Sei distante >>.

<< Ma non è vero. È una tua fantasia >>

<< Porca miseria Craig. Stai dicendo che mi invento le cose? Mi tratti con sufficienza, sembra che tu preferisca stare con gli altri che con me. E non lo capisco. Ti ho fatto qualcosa? >>

Craig non rispose, Tweek gli diede qualche secondo per ascoltare una risposta che non arrivò. E cosa avrebbe dovuto dire? Lo sapeva anche lui che non era niente ok, ma non sapeva come esprimerlo. Non riusciva a centrare il problema, si sentiva solo vuoto.

<< Fantastico. È così, non è vero? Stai cercando di farti lasciare? Se vuoi finirla perché non hai le palle di dirlo? >> Tweek sembrava un fiume in piena, sputava ogni parola con rabbia, con la sua voce resa più acuta dalla sua agitazione.

<< Ma no... >> riuscì solo a dire Craig.

<< “Ma no”! È tutto ciò che sai dire? >>

Craig si strinse la testa tra le mani; per quanto si sforzasse non gli uscivano le parole. Non era mai stato uno che esternasse bene i suoi sentimenti.

<< Lasciamoci... >> affermò deciso Tweek.

<< Cosa? >> riuscì solo a chiedere stupidamente.

<< Lasciamoci. È chiaro che tu preferisci stare da solo, ed io sto impazzendo. Non ce la faccio, è troppo per me >>

Craig sapeva che ultimamente le sue crisi di panico si erano fatte più frequenti, ed era regresso in fatto di ansia e tic nervosi a quando era bambino. Era colpa sua?

Forse Tweek si aspettava che lo pregasse di ripensarci, di non farlo. Forse stava cercando disperatamente un motivo per credere ancora in loro.

<< E se ne parlassimo domani? Da vicino? >> cercò di temporeggiare.

<< A cosa servirebbe? >>

<< Sto cercando le parole per spiegarti come mi sento, ma adesso ho la testa nel pallone. Ti prego, fammi raccogliere le idee >> lo pregò.

Tweek sospirò << Ok >> concesse, sull'orlo delle lacrime.

<< Ok... ehm, cerca di dormire stanotte, per favore. Non agitarti. È tutto ok >> e invece lo sapevano entrambi che non era ok niente.

 

Il giorno dopo, a scuola, non si erano neanche salutati.

Craig non aveva voluto infierire, perché Tweek sembrava spossato, e quasi sull'orlo di una crisi di nervi. Il ragazzo non lo aveva neanche guardato; prestava attenzione affinché il suo sguardo non si posasse su di lui, nonostante i loro banchi fossero praticamente attaccati.

Craig invece lo guardava di sottecchi, senza staccargli gli occhi di dosso; aveva paura che potesse rompersi da un momento all'altro. L'ansia stava crescendo anche in lui, poteva solo immaginare quanto fosse difficile per Tweek tenerla a bada.

Fu un sollievo quando suonò l'intervallo.

Si alzò da quella sedia scomoda e sospinse leggermente la spalla di Tweek, per invitarlo a seguirlo.

Aveva già una sigaretta in bocca pronta da accendere quando raggiunse la porta della scala antincendio. Si voltò per vedere se Tweek gli stava tenendo il passo; e lo vide lontano, che stava andando dalla parte opposta. Che diavolo?

Lui da lì non si sarebbe mosso, perché aveva bisogno di fumare, di stare lontano dalla gente, ed inoltre quella era l'ultima possibilità che avrebbe dato a Tweek per un confronto. Se non si fosse presentato, avrebbe considerato tutto finito. Game over.

Lo sperava, che non si presentasse. E questo gli bastava per rendersi conto di quanto fosse vigliacco.

Dopo dieci minuti, in cui lui già era alle terza sigaretta, vide Tweek che si avvicinava da lontano, con un cartone di caffè tra le mani tremanti. Il ragazzo lo guardò per la prima volta solo quando aprì la porta a vetro delle scale antincendio, e si trovarono faccia a faccia.

Tweek fu sorpreso da un tic agli occhi.

Poi nascose il viso dietro il suo caffè, mandandolo giù nervosamente, mentre Craig lo osservava incredulo, perché ormai non ci sperava che venisse.

Era così, lui si era rifugiato nelle sue sigarette, e Tweek nel suo caffè.

Sembrava quasi che stesse per versarglisi addosso per quanto gli tremavano le mani.

<< Deve fare schifo rispetto a quello del negozio dei tuoi >> osservò.

<< Assolutamente >> confermò il ragazzo dai capelli biondi.

Ci fu un secondo di silenzio.

<< Quindi? Hai qualcosa da dirmi o mi hai fatto venire qua per beccarmi il freddo? >> . Dopo anni di relazione, Tweek aveva imparato ad essere sarcastico anche lui. Questo lo fece sorridere internamente.

Non si era preparato un discorso. Ci aveva provato, ma non ci era riuscito, così aveva deciso di concentrarsi esclusivamente sul problema, perché gli apparisse più nitido.

<< Sai, penso che tu abbia ragione. Ci ho pensato. E credo che sia meglio lasciarsi >> alzò lo sguardo per verificare la reazione di Tweek, ma lui teneva ostinatamente gli occhi puntati sul suo caffè, per quanto i suoi tic gli consentissero. << Mi dispiace di essere stato distante; avevo bisogno di un po' di tempo per me, per capire cosa ci fosse che mi faceva essere insoddisfatto >>.

Tweek prese a tamburellare con le mani sul cartone del caffè, ma non disse niente, così Craig prese un gran sospiro, e continuò: << Penso di aver bisogno di nuove esperienze. Stiamo insieme da quando eravamo piccoli, e niente, la nostra relazione non si è evoluta. Mi sento ancora come se stessi giocando ai fidanzati >>.

Con un gesto stizzito Tweek accartocciò il bicchiere che teneva tra le mani, e Craig ebbe paura che glielo lanciasse addosso. Ne era capace; Tweek non si controllava.

<< Quindi è questo che hai fatto fino ad ora? Hai giocato a fare il fidanzato? >> gli rinfacciò fremente, agitandosi di più.

<< Neanche tu volevi che ci mettessimo insieme, Tweek! >> gli rispose, rinunciando al suo proposito di far finire tutto nel migliore dei modi senza esporsi troppo.

<< Ma poi ci siamo messi insieme! E ci siamo rimasti per cinque anni! >> gli ricordò << Ed è stata tutta una tua idea! Ricordi? Io volevo semplicemente tirarmi fuori da quella situazione stressante! Poi tu sei venuto a casa mia per convincermi a giocare ai fidanzati! >>

<< Ma doveva finire lì! >> gli urlò Craig << Io volevo farlo perché non ci rompessero più le scatole! Non volevo continuare a “giocare ai fidanzati”! >>

Tweek lo guardò ferito << Quando sono venuto da te, quella volta, intendevo tutto ciò che ho detto. Non era un gioco per me. E fino ad ora ho pensato che non lo fosse neanche per te. Ma a quanto pare mi sono illuso >>.

Craig abbassò lo sguardo, colpevole.

<< Va bene allora >> concluse Tweek << Spero che tu trovi ciò che stai cercando >>. Emise un versetto stridulo di frustrazione; infine, gli voltò le spalle, lanciando ciò che restava del suo cartone per il caffè nel cestino-posacenere, per poi aprire la porta.

<< Comunque io non ti ho mai preso in giro. Ti ho sempre voluto bene >> si affrettò a specificare.

Tweek annuì senza neanche girarsi, prima di rientrare e lasciarlo lì da solo.

 

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Capitolo 3
*** Mi prenderò qualsiasi cosa posso, ogni volta che posso, semmai capitasse. ***


Mi prenderò qualsiasi cosa posso, ogni volta che posso, semmai capitasse.

Il giorno prima, dopo che avevano parlato, Tweek se ne era andato dopo la prima ora di lezione, inventando una scusa. Craig si augurava solo che riuscisse a gestire bene tutto quello stress.

Quel giorno non l'aveva ancora visto, ma le lezioni ancora dovevano cominciare.

Lui e Clyde stavano per entrare in classe, ma erano stati fermati da Token e Jimmy, che volevano salutarli.

I due erano capitati in una classe differente dal resto del gruppo, insieme a Pip. Cartman diceva che la loro fosse la classe delle minoranze, e ad inizio anno aveva provato a convincere il preside a trasferire pure Kyle. Inutile dire che il rosso aveva dato di matto, ed era finita in pugni.

<< Ehi! >> li salutò Stan << Come state? >>

<< Benissimo >> rispose Token, salutandolo col pugno. Era nel suo periodo hip hop, cosa che Cartman trovava molto divertente.

Era stata dura per Craig e Clyde separarsi da Token; d'altronde loro tre avevano sempre fatto gruppo. Adesso però avevano preso a vedersi più raramente.

<< Ora p-p-però dobbiamo entrare >> gli ricordò Jimmy.

<< Infatti. Ci becchiamo dopo! >> li salutò il ragazzo afroamericano, e a un assenso dei tre lui e Jimmy si avviarono verso la loro classe.

<< Entriamo? >> propose Clyde.

<< Kyle mi ha detto di aspettarlo. È in bagno >> li informò Stan.

Proprio in quel momento, il ragazzo dai capelli rossi stava uscendo dai servizi con una faccia funesta. Appena si avvicinò a loro, il suo sguardo si incrociò con quello di Craig.

<< Che succede? >> gli chiese quest'ultimo.

<< No... ehm... >> sembrava non sapesse se dire o no quello che voleva dire. Così si voltò verso Stan, e parlò con lui, come se così evitasse il problema. << Quando ero in bagno ho sentito un ragazzo che sembrava stesse vomitando. Mi sono avvicinato alla porta per chiedergli se stesse bene. Mi ha risposto di sì. Era Tweek. Mi ha detto che è solo un po' di ansia, e di non preoccuparmi >> poi finalmente guardò Craig << Gli ho chiesto se volesse che ti chiamassi, ma ha detto di no >>.

Lui e Clyde si scambiarono uno sguardo allarmato. Clyde era l'unico che sapesse che si erano lasciati; non l'aveva ancora detto agli altri.

Stan e Kyle lo guardavano, ancora più incuriositi dalla sua reazione.

<< Che c'è? >> chiese brusco.

<< Ragazzi, si sono lasciati >> intervenne Clyde, spicciolo.

I due si scambiarono sguardi apprensivi.

<< Che schifo >> commentò Stan.

Tweek in quel momento era uscito dal bagno, con una faccia bianca da far paura.

<< Buongiorno >> disse solo al gruppo, senza incrociare lo sguardo di Craig. Aveva le occhiaie più accentuate del solito << Avete studiato per il test? >>

Kyle annuì, ma era una domanda stupida da rivolgere a lui, perché lui studiava sempre.

<< Certo, io devo passarlo per forza >> disse Stan.

<< C'era un test? Di trigonometria? >> chiese Clyde sbiancando.

Tweek lo ignorò, e si rivolse verso Kyle con le mani giunte << Ti prego! Fammi copiare! >>.

Kyle non faceva copiare nessuno. Era convinto che ognuno dovesse farcela con le proprie forze, e a chiunque osava chiederglielo rispondeva sempre con un secco “no”.

<< Non hai studiato? >> gli chiese.

<< Un po'. Ho dovuto aiutare i miei con il negozio >> mentì.

Normalmente Kyle gli avrebbe risposto di copiare dal suo ragazzo, ma non mi pareva questo il caso.

<< Ok >> si arrese allora << Ma te lo passo solo se ho tempo >>.

<< Grazie! >> lo abbracciò letteralmente Tweek.

Questa cosa parve strana a tutti. Di solito non era un modo di fare di Tweek, era evidente che cercasse di attirare l'attenzione di Craig.

Kyle rispose debolmente all'abbraccio, battendogli sulla spalla poco convinto.

Tweek si staccò per entrare in classe, e gli altri lo seguirono.

Craig lo osservò mentre si sedeva al posto di Kenny, il quale era in ritardo come al solito.

Un po' se la prese per il fatto che non volesse più sedersi vicino a lui. Avrebbe continuato ad ignorarlo ad oltranza? Era deprimente.

E che si fosse messo un posto avanti non lo aiutava. Lo avrebbe avuto continuamente davanti agli occhi, e le viscere gli si torsero alla realizzazione che avrebbe potuto solo vederlo ma non più toccarlo. Per questo aveva cambiato posto lui? Per non vederlo affatto?

Quello sarebbe stato un anno molto lungo.

Quando arrivò Kenny, e indagò i suoi occhi per capire perché il suo posto fosse occupato da Tweek, Craig gli concesse solo un'alzata di spalle.

 

Man mano che i giorni passavano, diventava tutto più strano ed insopportabile. Tweek faceva finta di niente con gli altri; anche se c'era lui, il biondo non si rifiutava di unirsi, e aveva adottato degli atteggiamenti sempre più ambigui nei confronti degli altri, specialmente di Cartman e Butters; adesso lui e il grassone sembravano essere diventati ottimi amici.

Craig pensava che Cartman fosse un omosessuale represso, e Tweek si era spesso trovato d'accordo con lui su questo. Quindi perché faceva il cretino con Eric? Stava cercando di farlo ingelosire o davvero aveva un interesse per lui? La prima ipotesi la trovava ridicola, la seconda raccapricciante. E inoltre lo infastidiva.

Durante educazione fisica avevano schiamazzato per tutta l'ora, e, mentre correvano intorno alla pista, Cartman aveva preso Tweek sulle spalle e si era messo a correre così, con Tweek che rideva e gli altri che li guardavano infastiditi.

Preferiva Cartman quando non riusciva neanche a fare due metri senza morire d'infarto, pensò.

Clyde si era venuto a sedere tutto sudato sul muretto dov'era lui.

<< Niente esercizio? Hai le tue cose? >> gli chiese divertito.

In tutta risposta Craig gli rifilò il dito medio, e Clyde rise, poi seguì il suo sguardo lungo la pista, e rimase anche lui a guardare Tweek e Cartman, la strana coppia.

<< Comunque, se lo vuoi sapere, penso che faccia così solo per mettersi in mostra >>

<< Di chi stai parlando? >> tentò di fare il vago.

<< Di Tweek, ovviamente >>

<< Non mi interessa. Vorrei solo che non facesse qualcosa di cui potrebbe pentirsi. Non ne vale la pena >>

<< Si sta solo mettendo in ridicolo >> osservò Clyde.

<< Appunto. E poi lo sanno tutti, Cartman è un cretino, finirà male >>

<< Parli per ripicca? >>

Craig gli concesse un altro dito medio.

Ne avevano continuato a parlare quando era venuto anche Kenny a fare osservazioni sui due. Si erano defilati ed erano andati a fumare tutti e tre nel solito posto.

<< Comunque davvero, Craig, basta solo che tu lo dica, posso farti conoscere qualche ragazzo >> gli aveva proposto Kenny. Aveva conoscenze ovunque; non c'era nessuno in quella scuola che non conoscesse. Infatti, era sempre a lui che si rivolgevano gli altri quando avevano bisogno di qualcosa o qualcuno.

<< Preferirei conoscere qualche ragazza >> disse senza mezzi termini.

Kenny e Clyde lo guardarono straniti.

<< Ok. Mi stai dicendo che non sei gay? >> gli chiese Clyde.

Craig si limitò a fare un tiro dalla sua sigaretta senza rispondere.

<< Non mi dire che hai lasciato Tweek perché tutto ad un tratto ti piacciono le ragazze! >>

<< Non è che prima di Tweek mi fossero mai piaciuti i ragazzi! >>

<< Sono confuso >>

<< Io la vedo semplice >> si intromise Kenny << Non è possibile che tu sia etero. Altrimenti non saresti stato con un altro ragazzo. Se ti piacciono anche le ragazze allora forse sei bisessuale >>

<< Non lo so. Non sono mai stato con una ragazza. E se scopro che mi piacciono molto di più le ragazze? Magari scopro che stare con Tweek in realtà non mi piaceva. Come faccio a saperlo? >>

<< Se una cosa ti piace allora ti piace, sennò no >> se ne uscì con ovvietà Kenny.

<< Porca miseria >> inveì Clyde, sconcertato, al che gli altri due lo guardarono << E se io fossi gay? Dovrei provare ad uscire anche io con un ragazzo per vedere se mi piacciono di più le donne o gli uomini? >>

<< Mi stai prendendo per il culo? >> gli chiese allora Craig, stizzito.

<< No! Sul serio, dico! >>

Kenny ridacchiò << Siete due cretini. Però Craig, posso capirti. Alla fine non ti erano mai piaciuti i ragazzi prima che gli altri iniziassero a dire che fossi gay. Forse hai solo cercato di autoconvincertene. Ti trovo una ragazza, se vuoi >>

<< Grazie >> disse imbarazzato << Sei un amico >>.

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Capitolo 4
*** Mi vergogno così tanto per quello che ti ho fatto. ***


Mi vergogno così tanto per quello che ti ho fatto.

Tutte le ragazze che gli aveva proposto Kenny, erano troppo per lui. Troppo belle, troppo altolocate, troppo diverse. Lui aveva una paura maledetta di uscire con loro, poiché non era mai uscito con una ragazza, e di certo non ci potevi parlare di videogiochi e stronzate così.

Non voleva iniziare puntando troppo in alto.

Alla fine Kenny gli aveva proposto di uscire con Lola, una loro vecchia compagna di classe. Craig non ci aveva mai avuto molto a che fare, ma si sentiva meno in soggezione conoscendo tutte le cose stupide che lei aveva fatto insieme al gruppo delle ragazze, quando erano alle elementari. E poi era carina, coi capelli lunghi e castani.

Così Kenny li aveva fatti incontrare con una scusa, e Lola aveva mostrato interesse nei suoi confronti. Gli aveva raccontato un po' quello che le era successo da quando si erano persi di vista.

Erano usciti.

Al termine della serata, lei aveva voluto per una ragione a lui sconosciuta che la accompagnasse a casa. Clyde gli aveva detto che era galante scortare le ragazze a casa propria, dopo un appuntamento, ma lui lo trovava stupido. Perché avrebbe dovuto andare dall'altra parte della città dato che poi per tornare a casa sua doveva prendere tutta un'altra direzione?

Comunque lo aveva fatto. Ed era rimasto ad aspettare che entrasse. Lola lo aveva guardato con aspettativa, e poi, gli aveva fatto notare che quello era il momento in cui avrebbe dovuto baciarla. Craig lo aveva fatto, ma ancora una volta si era ritrovato a pensare che lo avesse fatto perché qualcuno aveva voluto che lui lo facesse.

Non che gli fosse dispiaciuto. Erano rimasti a baciarsi per buon un quarto d'ora alla luce di un lampione. Gli aveva dato una sensazione di conquista che non aveva mai provato prima.

Avevano continuato a mandarsi messaggi per tutto il weekend, e la cosa lo faceva sentire bene, come se finalmente stesse recuperando una vita buttata via. No, non buttata via, si corresse, quando un moto di vergogna lo aveva investito ricordando Tweek che sulle scale d'emergenza lo accusava di averlo preso in giro per tutto il tempo.

Lui a Tweek voleva bene, ma forse non nel modo in cui credevano gli altri. Lui voleva solo essere un ragazzo normale: parlare di ragazze come facevano tutti, godersi le superiori.

Il lunedì successivo si era svegliato ansioso, che per lui era una sensazione inusuale. Avrebbe rivisto Lola. Li avrebbe visti Tweek.

Così, quando lei lo aveva abbordato fuori scuola, aveva evitato contatti fisici non troppo necessari. Ma la cosa non poteva essere evitata a lungo.

Qualche giorno dopo, sempre durante l'ora di educazione fisica, lui e gli altri stavano facendo gruppo vicino al muretto al limitare della pista.

Tweek era lì, a scherzare e a parlare con gli altri. Era dimagrito parecchio, ed era sempre teso. Era evidente che il suo stare bene fosse solo una recita. In più, adottava atteggiamenti troppo vistosi per i suoi standard; voleva mettersi sempre al centro dell'attenzione, ed anche quella volta, si era messo di fronte a lui, che era seduto sul muretto tra Clyde e Kenny.

Craig faceva finta di non vederlo, anche se lui monopolizzava la conversazione. Guardava Kyle e Stan che parlavano con il biondo, ma evitava che il suo sguardo si posasse su di lui o su quel pezzo di merda di Cartman. In realtà, registrava ogni movimento di Tweek, ogni suo sporadico tic, perché ormai gli venivano solo quando si agitava molto, ogni sua parola ed inflessione della voce. Gli mancava sentirlo parlare in continuazione, in modo paranoico.

Si sentiva a disagio. Perché, fin quando Tweek parlava e gli altri gli rispondevano, anche stando in mezzo, Craig non poteva inserirsi nella conversazione. Così aveva preso a scambiarsi messaggi con Lola. Per un attimo, aveva anche alzato gli occhi dallo schermo solo per incontrare quelli di Tweek, che li aveva distolti subito. Lo stava forse spiando di nascosto per capire con chi stesse parlando?

In ogni caso, Tweek non dovette interrogarsi a lungo sulla questione. Lola aveva sorpreso Craig abbracciandolo alle spalle.

<< Indovina chi sono! >>.

Gli altri li fissarono in silenzio.

<< Lola >> le rispose, evitando di guardare gli altri. Voleva sprofondare.

<< Esatto! >> lo acclamò lei, poi gli voltò la testa e gli stampò un bacio sulle labbra. Solo dopo quel momento, mentre Lola salutava gli altri chiedendo loro come stessero, Craig osò guardare Tweek.

Tweek lo fissava, sdegnato. Distolse lo sguardo con un atteggiamento di sufficienza, prima che Kenny se lo portasse da parte, seguito da Eric e Butters.

Perfetto. Pensò con rabbia. Anzi no, vaffanculo. Doveva passare per il cattivo della situazione?

Perché Tweek poteva fare il cretino con Cartman e nessuno diceva niente, mentre lui doveva fare le cose di nascosto?

<< Siediti qui >> ordinò quasi a Lola, indicando un posto affianco a lui. Lei lo fece, così lui la strinse a sé e iniziò ad accarezzarle i capelli e a baciarle di tanto in tanto la fronte.

Vaffanculo. A Tweek. A Cartman. A quel voltabandiera di Kenny. A Kyle e a Stan che lo giudicavano silenziosamente.

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Capitolo 5
*** Ogni volta che finisco per ferirti, tu ti trasformi in qualcosa che vale la pena trattenere. ***


Ogni volta che finisco per ferirti, tu ti trasformi in qualcosa che vale la pena trattenere.

<< Perché vuoi andare ad una cosa del genere? >> stava chiedendo Kyle a Stan mentre erano in classe.

Il ragazzo dai capelli corvini gli aveva portato il volantino di una manifestazione, un gay pride per l'esattezza.

<< Dobbiamo combattere per i diritti dei gay, non pensi? >> gli aveva risposto.

<< Hahaha. Sei sempre un hippie >> lo sfottè Cartman << Sei riuscito poi a salvare le balene? >>

<< Tu sei salvo in fin dei conti, no? >> scherzò Kenny.

<< 'Fanculo >>

Butters e Clyde ridacchiarono.

<< Non lo so Stan, penso che i gay siano già ampiamente rappresentati >> gli disse Kyle. Lui si batteva per i diritti solo quando qualcosa lo toccava nel profondo.

<< Tu verrai, vero Tweek? >> chiese allora Stan.

Tweek, sentendosi chiamato in causa, alzò la testa dal banco.

<< Perché no? Io di certo non fingo di essere quello che non sono >>

Craig avrebbe dovuto lasciare andare quella provocazione, ma non aveva mai avuto un'indole mite. Si sporse dal banco facendogli il dito medio, affinché potesse vederlo.

<< 'Fanculo a te! E a quella troia >>

<< Che cazzo hai detto?! >> si infervorò Craig, alzandosi dal banco per sporgersi avanti verso quello di Tweek. Il ragazzo reagì di conseguenza, alzandosi a sua volta e trattenendolo per il colletto, perché Craig lo sovrastava in altezza.

Gli altri dovettero intervenire per tirarli indietro.

<< Calma! >> aveva urlato Clyde. Lui e Butters avevano tirato via Tweek, mentre Stan, Kyle e Kenny avevano pensato a Craig.

Cartman invece sghignazzava godendosi la scena estasiato.

Craig, allora, diede un calcio alla sedia di Tweek e se ne uscì incazzato.

Tweek in risposta gli lanciò il portapenne nel cestino, anche se Craig era ormai lontano.

<< Ok, questo è abbastanza infantile >> convenne Cartman.

 

Passarono la settimana successiva a farsi la guerra.

Craig non perdeva occasione di farsi vedere da Tweek con Lola, ogni volta che poteva. Sapeva che si stava comportando da stronzo, ma lui continuava a lanciargli frecciatine per farlo sentire un verme.

Una volta l'aveva fatta venire anche in classe, durante un'ora scoperta, per baciarsi e flirtare. Non si era fatto mancare nulla. Tweek era andato via ed era ritornato solo l'ora successiva, con gli occhi gonfi di pianto.

In quel momento si era sentito la peggior feccia dell'umanità. Da allora aveva cercato di mitigare i toni, cercando di non reagire di scatto quando l'altro lo provocava. Ma a volte era inutile.

Una sera, disgraziatamente, lui e Lola erano usciti tardi e avevano trovato il pienone in tutti i locali di South Park. Si erano trovati a passare davanti al negozio di caffè dei Tweak, così Lola aveva proposto di entrarci.

Craig aveva provato a dissuaderla, ma lei lo aveva accusato di avere paura di Tweek; così aveva ceduto, ma sperava proprio che lui non fosse lì.

In effetti, c'erano solo i signori Tweak, che avevano fatto una strana faccia nel vederlo entrare con una ragazza.

Li aveva salutati cordialmente, come al solito, e loro avevano fatto finta di niente.

Aveva pensato che fosse andato tutto liscio, ma si sbagliava.

Il giorno dopo, mentre percorreva la strada verso la scuola, tutto intento a fumarsi una sigaretta, incrociò la strada di Tweek. Non gli era mai successo prima, perché Tweek di solito si faceva dare un passaggio dai suoi.

Non intendeva ignorarlo, perché sarebbe stato strano, quindi esordì: << Ehi. Come mai a piedi? >>

Il biondo gli lanciò un'occhiataccia. << Ho litigato coi miei >>

<< Come mai? >> appena finì di chiederglielo, Tweek lo colpì con un pugno sulla mascella, tanto forte che lo fece cadere a terra, nella neve. Poi si era piegato su di lui e aveva continuato a colpirlo.

<< Ehi! Ma che cazzo ti prende? >> sbottò Craig, quando trovò la forza di levarselo di dosso, facendolo volare di lato. Tweek era subito scattato di nuovo, e Craig lo aveva anticipato, bloccandolo. Si colpirono entrambi; se le diedero di santa ragione.

Ad un certo punto, Tweek si era ritrovato ad avere in pugno Craig. Lo teneva fermo sullo stomaco con un ginocchio, una mano sul suo collo, pronto a colpirlo con l'altra, mentre l'altro ragazzo provava a liberarsi dalla sua stretta.

<< Sei talmente stronzo che ti sei presentato anche al negozio! >> gli urlò Tweek, isterico, poi gli assestò un pugno che quasi gli ruppe il naso; Craig si portò le mani al viso per il dolore, e perché non voleva che gliene assestasse un altro.

<< Non hai neanche le palle per lasciarmi stare in pace! Vorrei che tu sparissi! >> gli disse, prima di sollevarlo leggermente e risbatterlo verso il basso, per poi lasciarlo andare.

Craig rimase là disteso, con le lacrime agli occhi per il dolore e la faccia rossa di sangue.

<< Mi fai schifo >> rincarò Tweek prima di allontanarsi.

 

Gli altri trovarono impressionante il modo in cui Tweek gli aveva ridotto la faccia.

Quella mattina, Tweek era andato comunque a scuola, con un labbro spaccato e un sacco di lividi, senza che l'incazzatura gli fosse sfumata neanche un po'.

Craig aveva pensato un attimo di tornarsene a casa, poi aveva preferito andare a farsi medicare nell'infermeria della scuola piuttosto che da sua madre. Per questo era entrato alla seconda ora, sotto gli sguardi allibiti degli altri.

Gli era difficile respirare e persino parlare, tanto più che Cartman aveva preso a fare la parodia della voce strana che gli usciva.

<< Tu sei un cazzo di psicopatico >> aveva detto a Tweek appena questo si era girato indietro per prendere dei libri.

Tweek gli aveva risposto con un gestaccio, e Craig aveva ricambiato.

A parte il dolore che sentiva, non era incazzato o di cattivo umore. Anzi. Una parte di lui sapeva di esserselo meritato, e quindi si sentiva espiato; un'altra parte, quella a cui non voleva dar voce, gli faceva pensare che, finalmente, dopo tanto tempo, lui e Tweek si fossero toccati di nuovo. Era un pensiero stupido e anche un po' perverso; ma era sicuro che non fosse masochismo: semplicemente aveva desiderato così tanto quel contatto, inconsciamente, che non gli importava che tipo di contatto fosse, né che lo avesse quasi sfigurato.

Era quasi... felice.

Questo pensiero non gli diede tregua per giorni. Era stato come un getto di acqua gelida.

Con Lola stava bene; da quando stava con lei aveva capito cosa volesse dire realmente uscire con qualcuno, il brivido del flirt e passare interi pomeriggi a baciarsi. Però non poteva dire di aver scoperto l'amore. O meglio, l'aveva scoperto. Si era reso conto che voleva dire preoccuparsi per l'altro, cercare di sostenerlo il più possibile e di renderlo felice, perché era questo che Lola provava a fare per lui. E si era reso conto che non era differente da quello che lui faceva per Tweek. Non tanto la parte del renderlo felice, perché era ormai chiaro che non ci era riuscito, quanto il discorso del sostenerlo: quanto tempo gli era rimasto a fianco per fargli passare le crisi di panico? Quante volte aveva provato a calmarlo? E quante aveva sopportato i suoi sbalzi d'umore? Lui ci aveva provato in tutti i modi a mettere a suo agio e a far acquisire sicurezza a quel ragazzo affetto da ADHD ed attacchi d'ansia. E l'aveva fatto volentieri, perché gli voleva bene.

Pensava che fosse tutto quello che provasse per lui, ora invece si trovava a desiderare di toccarlo.

Questo dissidio era solo nella sua testa, perché fingeva con gli altri che fosse tutto normale. Davanti a loro, si faceva vedere spesso con Lola ma, quando poteva evitare di vederla al di fuori dell'orario scolastico, evitava.

Codardo 2.0 .

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Capitolo 6
*** Ogni volta che sto per salvarti, tu diventi un peccato in cui vale la pena sperare. ***


 

Ogni volta che sto per salvarti, tu diventi un peccato in cui vale la pena sperare.

Col tempo, gli altri avevano imparato a non dare più peso a Tweek; non si trattenevano più se dovevano fare qualche commento su Craig e Lola. Avevano smesso di trattarlo con apprensione, e dal canto suo, Tweek aveva smesso anche di centralizzare l'attenzione. Clyde diceva che fosse perché ormai Craig stava con Lola, e Tweek non aveva più bisogno di farsi notare da lui.

Come risultato, il ragazzo si era chiuso sempre di più in se stesso. Spesso aveva dato forfait alle interrogazioni, e a volte usciva per andare in bagno e ci restava per minuti interi.

Non aveva mai più rivolto la parola a Craig. Quest'ultimo aveva anche provato ad intromettersi nei suoi discorsi qualche volta, perché trovava davvero penoso il fatto che dopo tanti anni di amicizia, e tanti anni insieme, lui facesse come se non esistesse. Ci soffriva, ma più Tweek continuava ostinato ad ignorarlo, più lui si incazzava e lo mandava al diavolo mentalmente.

Alla fine, a dispetto dei pensieri che aveva avuto qualche settimana prima, aveva stabilito che, se Tweek non voleva avere a che fare con lui, neanche lui voleva più avere a che fare con Tweek.

 

Neanche questa risoluzione era durata a lungo.

Erano un paio di giorni che Tweek non si presentava a scuola, e quella mattina, appena Craig era arrivato in aula, Kyle e Butters gli si erano avvicinati con aria seria.

<< Che cosa c'è? >> chiese brusco. Ma una parte di lui già lo immaginava.

<< È per Tweek >> prese a dire Butters << Ieri siamo andati a trovarlo, e bèh, non vuole tornare a scuola >>

<< E quindi? >>

<< Quindi dobbiamo fare qualcosa! >> si aggiunse Kyle.

<< E perché comunque non vuole più venirci? >>

<< Sta male >> rispose Kyle.

<< Vedi, lui sta soffrendo un sacco. Ci ha detto che non vuole più vederti con Lola, perché questa cosa lo fa stare male fisicamente >> spiegò Butters, in modo semplice, perché lui era fatto così.

<< Ha un sacco di crisi di panico >> continuò << e la notte non dorme, e ogni volta che viene a scuola vomita sempre, per la tensione, sai... >>

Craig chiuse gli occhi sospirando << E io cosa dovrei farci? >>

<< Stavo pensando che forse potresti parlarci, sei l'unico che sa come prenderlo; magari ritornate ad essere amici >> provò Kyle.

<< Non penso >> disse solo Craig, e lasciò che il discorso finisse lì.

Durante quella mattina ci pensò un sacco. Ormai aveva talmente tanta rabbia nei confronti di Tweek, sia per come si era comportato ultimamente, sia perché aveva iniziato a dargli la colpa della loro rottura, che pensò che fosse il karma a punirlo. Gli stava bene.

Poi aveva pensato al piccolo Tweek spaventato da tutto, e che non riusciva a reggere la tensione, e si era sentito male, perché in quel periodo della loro infanzia in cui gli era stato accanto aveva capito quanto fosse debilitante questa cosa per lui. Ed era una cosa che non avrebbe augurato a nessuno.

Così quel pomeriggio si era trovato fuori l'uscio di casa sua.

Aveva preso un gran sospiro, prima di bussare.

Gli aveva aperto la madre. Craig ricordava che la signora Tweak di giorno era sempre in casa; solo nel tardo pomeriggio dava una mano nell'attività di famiglia.

<< Ciao Craig >> lo salutò la signora. Normalmente, quando lui e suo figlio stavano ancora insieme, lo abbracciava. Adesso si era limitata a quel saluto freddo.

<< Sto cercando Tweek >> spiegò.

La madre lanciò uno sguardo apprensivo verso le scale che portavano al piano superiore.

<< Non so se posso farti entrare >> ammise.

<< Vuole chiederglielo? Aspetto >>

La madre sospirò.

<< Si arrabbierà con me comunque. Su, entra >>

Craig non se lo fece dire due volte. Lasciò il cappotto sull'appendiabiti dimenticandosi di togliersi il cappello, e salì lungo le scale.

Una volta fuori la stanza di Tweek, temporeggiò.

Aprì la porta senza neanche bussare; non voleva essere mandato a quel paese senza neanche vederlo.

Tweek se ne stava sul letto con le cuffie nelle orecchie. Aveva pianto o stava piangendo, come testimoniavano i numerosi fazzolettini di carta sparsi intorno a lui, sul letto, il comodino e il pavimento. Dovevano essersi accumulati nei giorni.

La stanza era un disastro, piena di libri e lego rotti sul pavimento, come se in un impeto di rabbia avesse scagliato tutti i suoi modellini a terra.

<< Ti avevo detto di non entrare! >> berciò, prima che rivolgesse i suoi occhi alla porta e si rendesse conto che quello sull'uscio non era certo sua madre.

E sì, stava piangendo. Spalancò gli occhi su di lui, poi si voltò dall'altra parte per non farsi vedere.

Craig chiuse la porta dietro di lui e si avvicinò.

<< Ehi >> lo chiamò, sedendosi sul letto.

Tweek si liberò dalle cuffie e si asciugò rapidamente le lacrime con le maniche.

<< Che diavolo ci fai qui? >> lo attaccò, alzandosi a sedere. Cedette ad un tic.

<< Kyle e Butters mi hanno detto di venire >>

<< Già >> sputò velenoso << Perché tu fai sempre solo quello che ti dice la gente, vero? >>

Craig restò a guardare i suoi occhi lucidi che lo accusavano.

<< Volevo vedere come stavi >> gli disse.

<< Così da concludere la tua opera? >>

Craig sospirò rassegnato. Se gli avesse risposto a tono avrebbe solo peggiorato la situazione.

<< Voglio aiutarti, Tweek >>

<< E in che modo? Facendo la danza delle lingue intrecciate con Lola? >>

Dopo aver detto questo, si rese conto di essere troppo patetico, e ammutolì.

Craig sorrise. Lo faceva raramente << Bèh, quello lo faccio tutti i giorni ma non mi pare che stia funzionando. Proviamo altro, ti va? >>

<< Tipo? >> gli chiese, curioso.

<< Non saprei. Vogliamo giocare a qualcosa? >> propose.

<< Sì. Giochiamo all'impiccato >>

<< All'impiccato? >>

<< Già. Io prendo una corda. Tu fai l'impiccato >>

<< Non ti basta avermi spaccato il naso? >> per lui quello avrebbe dovuto bastare e avanzare per i prossimi secoli.

<< No >> si chinò giù dal letto e tirò su un puntaspilli, e gli mostrò l'immagine che ci aveva disegnato sopra.

<< Quello sarei io? >>

<< Sì. Non lo vedi? Porta il tuo stupido cappello >> disse corrucciato.

Questa volta, addirittura, Craig rise.

<< Cosa ridi? >>

<< Non so, mi vedi così bello? >>

Craig si chiese se questo potesse essere considerato flirtare, soprattutto dal momento che quel disegno era orribile.

Tweek gli aveva rivolto appena uno sguardo pieno di sottintesi, poi con impeto si era allungato verso di lui posandogli una mano tra i capelli neri e catturandogli le labbra fra le sue. Craig aveva avvertito un brivido annodarsi nel suo intestino, e aveva risposto senza neanche pensarci un attimo a quelle labbra morbide. Sentì il brivido snodarsi e risalirgli lungo le viscere man mano che quel bacio diventava passionale.

Non si erano mai scambiati un bacio come quello. Tweek si era avvicinato alzandosi con le ginocchia, ed ogni movimento delle sue labbra e delle sue mani dimostravano tutta la necessità e l'urgenza dietro quel gesto.

Anche Craig, diede sfogo a tutto il suo bisogno stringendolo più forte che potesse.

Tweek, però, sembrava non averne abbastanza. Si era sporto talmente tanto su di lui che aveva finito per farlo stendere sul letto. Gli baciava la bocca mentre gli accarezzava convulsivo i capelli con entrambe le mani, poi era sceso a baciargli il collo.

Craig si era bloccato con le mani sotto la maglia dell'altro, completamente preso da quella nuova sensazione, che lo stava facendo impazzire.

Quando capì poi che Tweek stava provando a sfilargli la maglietta, un campanello d'allarme si accese nella sua testa, e gli bloccò le mani.

<< No, no, no, no, non posso >> disse, mentre con un movimento fluido si spostava Tweek da dosso e si alzava.

Tweek era confuso.

Craig si rinfilò il cappello.

<< Ehi >> cercò di calmarlo Tweek, scendendo dal letto e cercando di afferrargli le mani.

<< No, non posso >>

<< È ok se hai paura >> provò a dirgli.

Craig si liberò dalla sua stretta e si avviò verso la porta.

Tweek lo incalzò, e dopo una lieve diatriba riuscì ad inchiodarlo al muro.

<< È ok. Ho paura anch'io >> gli confessò, ma Craig non lo guardava più negli occhi.

<< C'è Lola che... >>

Non finì la frase che Tweek scagliò un pugno nel muro affianco a lui, portandolo a chiudere gli occhi di riflesso.

<< Non osare! >> gli urlò, tirandosi i capelli << Non ti permettere di andartene da questa stanza così! >>

Craig restò zitto, come suo solito.

Tweek poggiò la testa sul suo petto << Non lo fare >> lo pregò con la voce rotta << Non te ne andare fingendo che non sia successo niente, non potrei reggerlo >>.

Iniziò a singhiozzare, e Craig lo strinse a sé.

Dopo un po', Tweek lo allontanò, facendosi forte per asciugarsi le lacrime.

<< Se vuoi andare vai >> gli disse. Doveva essersi reso conto che era stupido far restare una persona con le minacce psicologiche.

Craig si sporse verso di lui, gli diede un bacio sulla bocca e poi uscì da quella stanza.

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Capitolo 7
*** Perché niente mai potrà cambiare davvero ciò che è stato. ***


Ghetto dell'autrice: Eccoci! Questo è il penultimo capitolo, che in realtà non doveva esserci. Spiego. Ogni capitolo di questa storia rappresenta una fase della rottura di una storia d'amore, che il nostro Tweek ha attraversato tutte: la paura (che ha mandato in malora la loro storia), la rottura, l'ottimismo (di poter ricominciare), la speranza (accompagnato da quel senso di invincibilità), la rabbia (scaturita dall'irrealizzabilità delle proprie mistificazioni), la depressione (quel sentimento di abbandono che si prova quando nessuno degli altri approcci emotivi sembra funzionare). In teoria, dopo ciò, doveva esserci il capitolo risolutivo, ma sarebbe stato un passaggio troppo breve. Quindi, al contrario degli altri che si sono scritti da sé, questo capitolo è stato scritto e riscritto, per cercare un modo che rendesse Craig meno, -ehm, perdonatemi- stronzo. Perché non era così che l'avevo pensato. Il personaggio è confuso e incapace di esprimere i suoi sentimenti, ma non certo la parola con la s. Buona lettura, e lasciate un commento se vi va, mi farebbe davvero piacere!

Perché niente mai potrà cambiare davvero ciò che è stato.

Le sensazioni che aveva provato quel pomeriggio continuavano ad investirlo.

Era confuso. Si era sentito così bene, che il pensiero di Lola era scivolato via dalla sua mente. Ed ora si sentiva in colpa.

La colpa sembrava essere diventata una costante nella sua vita, e lo detestava.

E detestava ancora di più che quello non fosse il pensiero preminente, perché quella posizione era occupata dalle labbra di Tweek sulle sue, dalla sua lingua, dal suo tocco. Dai suoi baci sul collo.

Si toccò la parte incriminata mentre si rigirava nel letto. Doveva prendere in mano la sua vita. E smetterla di nascondersi dietro la concezione che aveva di sé. Perché ormai non era più un bambino che si era trovato invischiato in qualcosa più grande di lui, ne doveva prendere atto.

Adesso era una persona cosciente che era stata messa davanti ad una semplice verità: lui era attratto da un ragazzo.

Sospirò, poi prese in mano il cellulare.

Domani voglio vederti a scuola, gli scrisse.

Craig aveva sempre avuto questa propensione ad impartire comandi.

Se Tweek non fosse rimasto a deprimersi a casa tutto il giorno, sarebbe stato già un ottimo goal.

Forse dopodomani... , rispose l'altro.

Craig capì immediatamente cosa volesse dirgli con quelle poche parole. Voleva che lasciasse Lola, prima che lui tornasse.

Domani. , ordinò perentorio.

Era rimasto per un po' ad attendere una risposta che non era arrivata, poi si era addormentato.

 

La mattina successiva, quando Tweek era entrato in classe, per un attimo si erano guardati.

A Craig gli si torsero le budella. Non sapeva se l'altro si sarebbe presentato o meno, però l'aveva sperato.Un sentimento a metà tra la felicità e il timore si fece largo in lui.

Tweek era scivolato di lato al suo banco, sfiorandogli la gamba con la sua, per sedersi al solito posto, quello che prima apparteneva a Kenny.

Doveva averlo fatto apposta, come forma di tortura psicologica; altrimenti non si spiegava lo strano zig zag che aveva percorso invece che fare una strada diritta dalla porta.

Gli avrebbe fatto lasciare Lola mettendogli pressione?

Tweek doveva essersi fatto forte del fatto che avesse innegabilmente un ascendente su di lui, il che era stato lampante il giorno precedente, perché Craig aveva risposto alle sue avances, e neanche tanto leggermente.

Intorno al banco dell'altro si era creato un po' di clamore; sia la gang di Kyle che la sua volevano dargli il benvenuto, e avevano iniziato a raccontargli quello che si era perso durante la sua assenza.

Craig, invece, restò a fissarlo da lontano.

Era venuto.

Quella realizzazione lo agitò. Tweek si era completamente fidato di lui; gli aveva ubbidito ciecamente, nonostante lui non facesse altro che deluderlo, facendolo soffrire.

Adesso si trovava tra due fuochi.

La sera precedente, aveva snobbato tutte le chiamate di Lola, perché il peso di ciò che aveva fatto era troppo grande. Inoltre, aveva la testa in una bolla, come succede alle ragazzine dopo il loro primo bacio.

Craig ci stava già pensando, a lasciarla, ma aveva bisogno dell'occasione giusta.

Quella mattina, le aveva risposto rifilandole una scusa, perché non si sarebbe sentito una persona corretta ad ignorarla finché non gli fosse passata la confusione.

Durante la lezione, Tweek si era voltato per sistemare dei libri nello zaino, e lo aveva perforato col suo sguardo. Dopo tanto tempo a fingere che non esistesse, adesso lo puntava di proposito, come se volesse ricordargli della sua presenza.

In quel momento, lo schermo del suo cellulare, sul banco, si era illuminato per un messaggio.

Craig lo aveva ignorato, preferendo sostenere lo sguardo intenso di Tweek, ma l'altro aveva fatto una faccia amara, prima di rivoltarsi.

Uno strano formicolio allo stomaco lo accompagnò per tutta quell'ora.

 

Si erano ritrovati tutti in cortile durante l'intervallo. Craig era seduto su una delle panchine fuori la mensa. Lui e Clyde avevano scelto la più remota così da poter fumare senza essere visti dai professori. Li aiutava il fatto che, gli altri del gruppo, di fronte a loro, li coprivano alla vista di chiunque.

<< Ehi, amico, fammi fare un tiro >> gli aveva chiesto Stan. Non era uno che fumasse sempre; scroccava, per meglio dire.

Craig gli passò la sigaretta senza ribattere. Era troppo preso a sentire sulla spalla la gamba di Tweek che, senza remore alcuna, dondolava a destra e a sinistra.

Il genio aveva avuto la brillante idea di sedersi affianco a lui, sullo schienale della panchina, con la scusa di parlare a Jimmy che era seduto di sotto.

Era una cosa che normalmente poteva dare fastidio; ma non a lui, e non in quel momento. Tweek voleva sentire il contatto tra loro, e Craig lo voleva altrettanto. Si sentiva come un clandestino in quel momento, nella terra di nessuno; un attimo rubato alla realtà.

Entrambi lo sapevano, che si stavano cercando in quel flebile contatto. Entrambi fingendo di prestare attenzione al mondo circostante, anche se completamente concentrati su quell'incontro e scontro ritmico fra di loro.

Poi a Craig suonò il cellulare.

Maledisse tutti gli dei che conosceva, prima di riuscire a recuperarlo dalla tasca.

La gamba di Tweek si era fermata. E la bolla magica in cui stavano galleggiando, esplosa.

<< Pronto? >> << Sì, sono fuori >> << Va bene, a dopo >> rispose lapidario alla sua ragazza.

Adesso rivoleva quella sigaretta indietro.

<< Dai qua >> disse scortese a Stan, allungando una mano verso di lui. Il ragazzo gliela restituì mortificato.

Finì di fumarla quasi come un tossico, a grandi boccate.

Quando suonò la fine dell'intervallo, e tutti si alzarono per rientrare, fece per alzarsi pure lui, ma Tweek lo trattenne per la maglia, delicatamente, senza che gli altri se ne accorgessero.

Clyde si voltò indietro per capire perché non lo stesse seguendo. Ormai su quella panchina erano rimasti solo lui e Tweek.

Craig gli rispose con un gesto della testa, come a dirgli di avviarsi; lui li guardò in modo strano entrambi, ma non disse niente.

Restati completamente da soli, Tweek balzò giù dalla panchina con un salto e si posizionò davanti a Craig, che teneva ostinatamente lo sguardo basso.

<< Ehi >> lo richiamò l'altro.

Craig alzò lo sguardo su di lui.

<< Che intenzioni hai? >> gli chiese.

<< Eh? >>

<< Devo saperlo, Craig. Se stai con Lola, allora preferirei che tu mi lasciassi in pace >> disse stanco, prima che un tic si impossessasse di lui.

Craig si prese per un attimo la testa tra le mani, sospirò.

<< TU mi baci, TU mi salti addosso e sempre TU ti vieni a mettere vicino a me! E io dovrei lasciarti in pace? Lo vedi il paradosso? >> disse guardandolo esasperato.

<< Se ti dispiace, puoi sempre dirmelo chiaro e tondo! >> si alterò Tweek << Anche se ieri non mi sembrava affatto! >>

Craig cercò nervosamente il suo pacchetto di sigarette.

<< Vogliamo parlarne?! >> chiese quasi isterico, vedendo che Craig non rispondeva.

<< Che ti devo dire? >>

<< Non so! >> squittì con una vocina acuta << Forse che ti ha fatto schifo, o, magari, che ne so, che ti è piaciuto! >>

Era in una di quelle posizioni in cui tutto ciò che avesse detto, sarebbe stato sicuramente usato contro di lui. Riuscì finalmente ad accendersi la sigaretta, cercando di calmarsi con la prima boccata di fumo.

<< Sai qual è il problema? È che non hai le palle di dirlo! >> gli rivelò.

Craig a quel punto si alzò in piedi, fronteggiandolo. Espirò del fumo << Mi è piaciuto >> gli disse, guardandolo negli occhi << Non era difficile da indovinare. Quindi? Adesso che facciamo? Corriamo in giro a mettere i manifesti? Siamo stati insieme cinque anni. Cinque. E questo cambia le cose? >>

<< Dimmelo tu, se cambia le cose >> gli rispose fermo Tweek, sostenendo il suo sguardo.

Craig fece vagare le iridi su quel viso determinato, su quegli occhi cristallini che lottavano per non cedere.

In un attimo azzerò le distanze.

Aveva stretto un pugno intorno alla sua camicia, tirandolo verso di sé, e l’aveva baciato forte, sperando di poter esprimere più di quanto non riuscisse a fare a parole.

Tweek gli aveva risposto con impeto, catturandogli il viso fra le mani.

Solo adesso era chiaro quanto si fossero cercati; quanto avessero anelato a quel contatto.

Si sentiva così bene, ora che tutti i muri erano crollati; ma il suo idillio durò poco.

Tweek l’aveva respinto con una mano sul petto, la faccia contratta come se cercasse di non piangere.

<< È questo, quello di cui parlavo >> disse.

Craig cercò di riavvicinarsi, perché rivoleva quel contatto. In quel momento non gli importava di niente, il resto erano solo parole.

Tweek però si scansò.

<< Lascia Lola >> gli ordinò.

<< Lo farò >> gli rispose Craig. Non gli importava.

Si sporse di nuovo, e di nuovo Tweek lo fermò con una mano sul petto.

<< Non te ne approfittare. Non voglio più baciarti, se stai con qualcun altro >>

Craig annuì, sconfitto. Prese un ultimo tiro dalla sigaretta che ancora teneva tra le dita; ora si era ridotta ad un mozzicone piccolissimo, infatti la gettò via.

Tweek era rimasto per un po’ a guardarla mentre si spegneva sull’asfalto, poi si era voltato facendogli segno di andare.

Si era già avviato, quando Craig lo sorprese abbracciandolo da dietro, forte. Gli teneva le braccia avvolte intorno al corpo, e la testa piegata sulle sue spalle.

Tweek si cullò di quel tepore, contro il petto di lui, a dispetto della posizione che aveva preso.

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Capitolo 8
*** Sei tutto ciò che io abbia mai voluto, ma... dovevo lasciare che tu sentissi tutta quell'urgenza. ***


Sei tutto ciò che io abbia mai voluto, ma... dovevo lasciare che tu sentissi tutta quell'urgenza. 

Ciò che fece quel pomeriggio, fu invitare Lola ad uscire. Doveva parlarle, e non poteva di certo farlo per telefono. Sarebbe stato meschino.

Inoltre, quella mattina, all’uscita di scuola, l’aveva liquidato solo con un bacio prima di correre dalle sue amiche. Craig non aveva fatto neanche in tempo a cercare di opporvisi.

Si incontrarono al bar, ma lei gli aveva vomitato addosso un mare di parole, perché a quanto pare era arrabbiata, quel giorno. Quindi aveva rimandato, nonostante questo gli creasse un grande sconforto.

Dove sei?, aveva scritto a Tweek.

Dopo l’uscita inconcludente con Lola, aveva provato a cercarlo a casa sua, ma nessuno rispondeva.

Craig aveva bisogno di vederlo per ritrovare la determinazione.

Al negozio., rispose.

Così Craig lo raggiunse, anche se gli ci volle un po’.

Quando entrò, Tweek era dietro al bancone, con i gomiti appoggiati su di esso, e la schiena tesa in avanti, ad osservare annoiato i clienti.

Il suono della porta che si apriva gli fece girare la testa verso di lui.

Appena lo vide, un sorriso gli nacque sulle labbra, spontaneo, anche se cercò di contenerlo.

Craig andò a sedersi sullo sgabello di fronte a lui. Tweek si raddrizzò.

<< Ehi >> lo salutò << Che facevi in giro? >>

Craig scrollò le spalle. << Ti cercavo >> gli disse.

<< Ero con Lola >> ammise poi. Non voleva che venisse a sapere da qualcun altro che si fossero visti, e poi non voleva nascondergli nulla.

<< Glielo hai detto? >> chiese con aspettativa.

Craig si mosse per un attimo a disagio sullo sgabello.

<< No >> gli rispose, mentre iniziava a sentirsi le guance in fiamme << Era sconcertata >>

<< Sconcertata? >>

<< Sì, per una cazzata. Tipo un brutto voto a scuola, roba così >>

<< Ah. >> Tweek abbassò la testa, deluso.

Craig allungò la mano per catturare quella di lui che stava scivolando via dal bancone, e fece intrecciare le loro dita.

<< La lascio domani, promesso >> disse guardandolo negli occhi. Tweek cercò sicurezza nei suoi.

Poi si accorse che, più in là, la signora Tweak li stava osservando, quindi si fece ancora più rosso, e tirò via la mano.

<< Non so, continui a rimandare >> gli fece notare l’altro.

<< La lascerò sicuramente, puoi starne certo >>

<< E come? >> lo sfidò Tweek.

Craig sorrise << Se non la lascio non posso baciarti, no? >> gli ricordò.

Un sorriso divertito e ampio comparve sulle labbra di Tweek,  e lo rese bellissimo agli occhi di Craig, perché i suoi occhi avevano preso a ridere con lui, e chissà da quanto tempo non accadeva a quel ragazzo. 

Il biondo annuì divertito. 

Restarono per un po’ a sorridersi, prima che il signor Tweak interrompesse quel momento.

<< Tweek! Vieni qui! >> l’aveva chiamato dal retrobottega.

Tweek aveva rivolto uno sguardo verso la porta in fondo al locale, poi aveva ripreso a guardare il ragazzo di fronte a lui.

<< Devo andare ad aiutare >> disse.

Craig annuì, comprensivo. Il biondo cercò di nuovo la sua mano per fare intrecciare le loro dita. Gliela strinse, cercando di instillargli la consapevolezza di tutta la fede che stava riponendo in lui, poi gli sorrise debolmente, prima di lasciarlo e raggiungere il signor Tweak.

 

Quando il giorno dopo vide Tweek fare gruppo con gli altri davanti all'entrata della scuola, non si avvicinò.

Non voleva deluderlo ancora; quindi, la prima cosa che aveva fatto era stata andare a cercare Lola.

L’aveva trovata sulle panchine della mensa a far colazione con Heidi, e le aveva chiesto di seguirlo.

Le aveva spiegato tutto, senza nascondersi. Lei era rimasta ad ascoltarlo con lo sguardo basso, ed aveva annuito, farfugliando qualcosa sul fatto che le fosse sembrato tutto troppo bello per essere vero. Già da piccola aveva avuto una cotta per lui, che poi si era messo con Tweek spiazzando tutti.

Aveva capito, anche se era un po' amareggiata. Non l’aveva accusato di niente, ma era tornata da Heidi quasi in lacrime.

Quando si avvicinò ai ragazzi, loro stavano ancora spiegando a Tweek cosa si era perso durante la sua assenza.

Senza tanti preamboli, lo aveva abbracciato da dietro sorprendendolo, appoggiando il mento sulla sua spalla.

Agli sguardi interrogativi degli altri, Craig mostrò il dito medio.

<< Cosa ci siamo persi? >> chiese Clyde.

Craig non rispose, ma glielo mostrò schioccando un bacio sulla guancia di Tweek, provocandogli un tic per l'imbarazzo.

<< Ma tu non stavi con quella gnocca di Lola? >> domandò Cartman, al che si beccò uno schiaffo dietro la testa da Kyle.

<< Ehi! Guarda che ti spacco il culo, ebreo! >>

<< Provaci, grassone >>

Gli altri scoppiarono a ridere, poi si diressero verso la scuola al suono della campanella.

Tweek si liberò dall'abbraccio di Craig, e mentre si avviavano, gli domandò: << Cosa le hai detto? >>

Doveva aver capito che avesse parlato con Lola.

<< Che sei gay >>

<< Eh? >> chiese piccato.

<< E che hai bisogno di qualcuno che faccia il gay con te >> 

Un sorriso genuino comparve sulle labbra di Tweek. Poco prima di mettersi insieme, quando Tweek glielo aveva proposto, Craig aveva risposto “ Non posso essere quello che non sono, dovrai fare il gay con qualcun altro”.

Era decisamente un modo migliore per ricominciare.

 

Quel pomeriggio, di ritorno da scuola, Tweek aveva seguito Craig a casa sua.

I signori Tucker erano rimasti sorpresi, ma lo avevano salutato con affetto.

Dopodiché, Craig si era precipitato con impazienza verso le scale del piano superiore, spalancando la porta della sua stanza. Si era fiondato subito vicino alla gabbia del suo ormai vecchio porcellino d'india, grasso come Tweek se lo ricordava.

L'aveva tirato fuori dalla gabbia e lo aveva abbracciato come un bambino, accarezzandogli la testa.

Poi si era voltato verso Tweek e aveva sollevato la bestiola verso di lui.

<< Stripe, saluta la mamma! >>

Tweek si era lasciato uscire uno sbuffo di risa, poi si era avvicinato per accarezzarlo.

<< Non avevamo stabilito che io fossi il papà? E tu la mamma? >>

<< Non me la ricordo questa cosa >> finse Craig << Non lo confondere, per piacere >>

<< Ma lui deve sapere, che tu sei il passivo >>

Craig lo guardò scandalizzato << Non credo proprio! >> poi gli strappò Stripe dalle mani, e fece finta di coprirgli le orecchie << E lui è troppo piccolo per questi discorsi! >>

Tweek rise. Si avvicinò a loro spostando la mano con cui Craig stava cercando di proteggere Stripe, e prese ad accarezzare l'animaletto, che fece un verso di approvazione.

Tweek si sporse verso Craig e lo baciò leggermente sulla bocca << E va bene, papà >> gli disse mellifluo, lanciandogli uno sguardo carico di sottintesi.

Craig quasi fece volare Stripe sul letto -certo, sempre assicurandosi di non ucciderlo e di non spaventarlo, perché non sia mai- e si fiondò su Tweek per baciarlo, per poi portare anche lui sul letto.

Restarono a coccolarsi per un bel po', poi Craig si sporse per prendere il portatile dal comodino.

<< Cosa facciamo? >> gli chiese Tweek << Guardiamo un film? >>

<< Hm, hm >> assentì Craig, tutto assorto.

<< Che film? >>

<< Cerco dei porno >> rispose serio.

<< Che? >> domandò scioccato.

<< Da qualche parte dovremo pure cominciare, no? >>














 

<< Stripe sarà confuso, con tutte le mamme che gli hai presentato >>

Craig lo guardò offeso << Sei l'unica mamma che io gli abbia mai presentato >>.






Ghetto dell'autrice: Eccola finita! Ovviamente c'è Stripe, perché sono stata minacciata doveva esserci. I titoli dei capitoli sono stati ripresi e -liberamente- interpretati da una canzone dei Sick Puppies, 'I hate you', che mi ha accompagnata nella stesura. Quello di questo capitolo in particolare, è stato mooolto liberamente interpretato, infatti è un collage di due frasi che si ritrovano in momenti differenti della canzone. Che altro? Ah! Avrei voluto dirlo nel capitolo 7 (?), ma lo dico adesso: Tweek ha la meglio nello scontro che hanno avuto perché sono fermamente convinta che a Craig spaccherebbe il c***. Insomma, penso che Craig abbia più la fama del bulletto che altro, e sia più bravo ad offendere a parole e con i gesti che a cavarsela in un reale scontro fisico. Tweek invece lo vedo più istintivo. E niente, spero vi sia piaciuta <3 Bye!

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