Come si tortura un Witcher?

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La vendetta del Conte di Chantelion ***
Capitolo 3: *** Lo strazio della carne ***
Capitolo 4: *** Finale Buono ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


In memoria di un'amica:  

L'immagine può contenere: 1 personaNata a Chieti, il 4 marzo del 1977, Gina Ciriegi era una persona di animo semplice e molto creativa.  
Oltre a scrivere, sapeva creare delle bellissime riproduzioni e decorazioni angeliche. Molto brava anche col photoshop, con il quale sapeva creare delle immagini molto tenere coi personaggi di varie serie animate. 
Inguaribile e dolcissima romanticona, amante delle storie d'amore e dei finali lieti. 
Fedelissima conoscitrice dei vari capolavori di animazione DISNEY ( "Gli Aristogatti", "La Carica dei 101", "La Sirenetta", "Il Re Leone", e molti altri ancora ). Sognatrice e sensibile, nonostante le tante difficoltà della vita, sempre volta a rincorrere le tante piccole gioie che ogni persona desidera per sé: la serenità, la pace, gli affetti, l'amore...  
Gina si spegne il 7 marzo 2013 all'età di 36 anni, lasciando un grande vuoto nei cuori di molte persone ( me compreso! ), e un dolore immenso in tutti coloro che la conoscevano per la persona meravigliosa che era.  
Di tutte le cose che ho ancora di lei, e della nostra bellissima amicizia nata su Facebook, senza dubbio rimane il ricordo delle nostre interminabili chiacchierate. C'erano così tante idee in lei, così tante storie da creare, perciò vorrei tentare di riportarle su queste pagine a nome suo. Nelle mani uno strumento, nella mente un pensiero, ma il cuore è quello che lega entrambi alla fantasia che abbiamo condiviso assieme.  
Ciao Gina!

 

 

 

***

Come si tortura un Witcher?
immagini tratte da internet

Geralt riaprì gli occhi, lentamente, la testa che gli doleva ancora come se fosse piena di uno sciame d'api impazzite.
Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare dov'era e la situazione non proprio allegra in cui si trovava: una ferita fresca a lato della testa col sangue che ancora gocciolava, le braccia saldamente incatenate ad una fredda parete di marmo, il petto nudo e le sue spade nascoste chissà dove...

- Oh, magnifico - pensò.

I suoi carcerieri lo avevano privato di ogni arma e, non contenti, lo avevano perquisito così a fondo da non lasciargli altro addosso che un paio di calzoni logori e pregni del forte odore di muschio che permeava ogni angolo della cella. Non proprio l'abbigliamento adatto, visti gli spifferi di vento gelido che filtravano dalle fessure nelle pareti, tuttavia la sua preoccupazione al momento andava ben oltre la possibilità di buscarsi un banale raffredore.
L'ultima cosa che ricordava, prima che un forte colpo di mazza in testa lo spedisse nel mondo dei sogni, era un susseguirsi confuso di immagini e ricordi.
Aveva accettato di occuparsi del contratto assegnatogli da quel tale Conte Reuven Rubeus che, malgrado non gli ispirasse alcuna fiducia né simpatia, si era comunque guadagnato i suoi servigi da Witcher pagando in anticipo e senza fiatare. Geralt aveva accettato di sorvegliare nottetempo uno dei magazzini del suddetto conte per scoprire l'identità del misterioso individuo che aveva preso la brutta abitudine di ripulirli da ogni contenuto senza alcuna autorizzazione. Anche Triss si era unita a Geralt in questa occasione, avendo più che altro premura di aiutarlo a chiudere la faccenda nel minor tempo possibile, e nulla lasciava supporre che le cose avrebbero preso una piega ben diversa.
Mentre aspettavano, infatti, un piccolo gruppo di individui vestiti completamente di nero da capo a piedi si avventò loro contro con lunghe spade affilate e coltelli appuntiti.
Pur colti alla sprovvista, tanto Geralt che Triss non ebbero problemi a sbarazzarsi degli aggressori. Con pochi colpi di spada e alcune sfere di fuoco infatti, in men che non si dica, i corpi degli assalitori giacevano tuttintorno a loro. Entrambi però non avevano considerato la trappola: ossìa che gli incappucciati erano solo un'esca gettata lì apposta per distrarli; una volta sviata la loro attenzione, infatti, alcuni complici in agguato dietro le casse del magazzino gettarono loro addosso una pioggia sbrilluccicante di estratto al Dimeritium in polvere.
Sia Geralt che Triss tossirono, mezzi soffocati, ma la cosa più grave era che, a contatto del Dimeritium, le loro capacità magiche erano inibite completamente. Geralt poteva ancora usare la spada, e affidarsi all'istinto da Witcher per menare colpi alla cieca, ma Triss... Indebolita da quella polvere micidiale, la maga crollò in ginocchio indifesa e incapace di opporre resistenza mentre solide mani le immobilizzavano le braccia ditro la schiena.

- E' finita Witcher, arrenditi - esclamò d'un tratto una voce alle spalle di Geralt. - Getta la spada ora, se non vuoi che ordini di spezzare il collo alla tua "preziosa" maga!

Geralt si voltò di scatto, reprimendo a fatica ogni gesto istintivo, ma la vista di Triss Merigold minacciata da quei loschi ceffi era sufficiente a fargli ribollire il sangue nelle vene. Ma la cosa che lo stupì maggiormente, non appena costui venne avanti, fu riconoscere l'uomo che aveva parlato.

- Reuven - mormorò incredulo. - Che diavolo significa?

Senza proferire parola, Reuven Rubeus fece cenno con lo sguardo ad un paio di sgherri di disarmare Geralt e costringerlo in ginocchio. L'uomo avanzò dunque verso di lui, squadrandolo con un misto di disprezzo e crudele soddisfazione in volto, dopodiché gli sferrò un poderoso manrovescio sulla guancia. Il Witcher sputò rosso con indifferenza, il labbro leggermente scorticato, ma sostenne perfettamente lo sguardo dell'altro con gli occhi felini saldamente puntati su di lui.

- Come ti senti nell'impotenza, Witcher? - domandò. - Spero ti ci abituerai in fretta perché, come tutte le vendette, anche la mia necessita di essere più lenta e dolorosa possibile!
- Per caso ti ho fatto qualche torto? - provò a chiedere Geralt, ansioso di spiegazioni. - Oppure è questo il modo con cui sei solito tirare sul prezzo perché la cifra ti sembra troppo alta?

Reuven si chinò, in modo da fissarlo negli occhi, ma constatò ( seppur amaramente! ) che Geralt davvero non ricordava di lui e dell'umiliazione che aveva osato infliggergli meno di un anno prima.

- Sai, ti credevo un osservatore più attento... Evidentemente le chiacchiere che girano sui Witcher, circa i vostri sensi sviluppati, non corrispondono tutte al vero!
- Dipende - osservò Geralt. - Posso ricordarmi di cosa ho mangiato ieri sera, massimo dell'oste o della taverniera che me lo ha servito, ma se ti aspetti che riconosca i volti di tutti coloro che incontro... Beh, senza offesa, ma ti ci vuole veramente uno bravo!
- Molto divertente - sibilò l'altro a denti stretti. - Sei sempre stato divertente con le tue battute, Geralt di Rivia "Assassino di Blaviken"... Ti sei divertito anche un anno fa, ad umiliarmi davanti a tutta quella gente, solo perché maneggi quella spada come uno schifoso mutante!
- Mi divertirei di più, se sapessi di che stai parlando!
- D'accordo, Witcher, come preferisci - tagliò corto Reuven, scambiando un cenno d'intesa con i suoi sgherri. - Visto che la memoria ti fa cilecca, ci penserò io a rinfrescartela!
- Che ne dici di lasciare andare Triss, prima? - provò a chiedere Geralt, sperando in cuor suo di tenere fuori almeno Merigold da tutta questa storia. - Se il tuo problema riguarda me, non vedo cos...

Purtroppo, prima che potesse finire la frase, qualcuno lo colpì brutalmente alla nuca tramortendolo. 

( continua )

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Capitolo 2
*** La vendetta del Conte di Chantelion ***


Mentre malediceva più e più volte il nome di Reuven Rubeus, con termini che è bene non ripetere, Geralt maledì ancor più sé stesso per aver permesso al nobile di fregarlo così facilmente.
Subito provò a scuotere le catene, cercando invano di liberarsi, ma non ottenne altro che di accentuare il dolore acuto per via del metallo stretto sui polsi scorticati e sanguinanti. Non era certo la prima volta che finiva per cacciarsi in questo genere di situazioni, e la cosa cominciava anche ad infastidirlo non poco, se non altro però poteva sempre consolarsi di avere ancora qualcosa in comune con la natura umana... almeno per quanto riguarda l'ingenuità.
E Triss?
Anche lei era rimasta coinvolta in questo pasticcio, motivo per cui Geralt era maggiormente preoccupato, sfortunatamente però non poteva liberarsi e correre ad aiutarla in alcun modo.

- Se almeno sapessi cosa ho fatto per farlo incazzare così - pensò Geralt.

Più tardi, nel mentre che si scervellava sul "come" e il "perché" quel Reuven ce l'avesse tanto con lui, il conte ed il suo seguito gli fecero l'onore di una visita.

- Bene, vedo che ti sei svegliato Witcher!

Geralt lo squadrò un attimo con disappunto, prima di rispondere.

- Sai com'è - esclamò piano. - Questo tipo di materasso non è proprio l'ideale per conciliare il sonno!
- Oh, certo, immagino - fece Reuven beffardo. - Forse allora apprezzerai di più la compagnia della tua rossa scaldaletto!

Così dicendo, il conte si fece da parte per permettere ai carcerieri di introdurre Triss Merigold nella cella.
Vedendola, Geralt fu colto da un improvviso sbalzo d'ira. A giudicare dai vestiti malconci e dai segni presenti sul suo volto, era chiaro che Triss fosse stata brutalmente picchiata. La polvere di Dimeritium era ancora presente sul suo corpo, rendendole impossibile usare i suoi poteri magici, cosicché i carcerieri avevano potuto sfogare la loro violenza su di lei in tutta tranquillità. Malgrado la debolezza, Geralt provò ugualmente a divincolarsi dalle catene, ignorando le fitte lancinanti che ogni movimento brusco gli procurava.

- E' da tanto che aspetto questo momento, Witcher - sibilò Reuven minaccioso. - Potevo farti uccidere subito, ma mi sarei privato del gusto di vederti umiliato, pieno di rabbia e impotente... Le stesse sensazioni che hai fatto provare a me, quando ci siamo incontrati l'ultima volta!
- Hai intenzione di dirmi di che si tratta, una buona volta, oppure devo sforzarmi di indovinarlo?
- Devo dire che questa tua mancanza di memoria mi offende non poco: continui ad oltraggiarmi, anche ora che sei in catene, voi Witcher non sapete proprio da che parte sia il rispetto!
- Con il dovuto rispetto, vostra eccellenza - sentenziò Geralt, fingendo ossequiosità. - Se vostra eccellenza si degnasse di rispondere ad un umile Witcher ignorante, l'umile Witcher ignorante potrebbe forse ricordare dove e in che modo avrebbe offeso la signoria vostra!

Reuven non riuscì proprio a trattenere una risatina divertita.
Di lì a poco, anzi, scoppiò a ridere talmente forte che fu costretto a tergersi le lacrime dagli occhi con la punta delle dita.

- Sei divertente, Geralt di Rivia, questo te lo concedo - disse. - D'accordo, dal momento che sembri proprio aver rimosso del tutto la faccenda che ci riguarda, te lo rammenterò io: dunque, ti dice niente questo nome... Chantelion?
- Mmm... Mi sembra di ricordare un vino, un vino che la duchessa Anna Henrietta è solita offrire nella sua corte a Toussant, ma non vedo come questo possa c'entrare!
- Infatti non c'entra, ma ci sei andato abbastanza vicino, vedi Witcher... Il castello di Chantelion, così come i vigneti che producono l'omonimo vino, appartiene al sottoscritto!
- Bene, me ne compiaccio, è un ottimo vino dopotutto!

La reazione del conte, di fronte a quel sarcasmo pungente, fu talmente repentina che Geralt si rese conto del pugno che questi gli diede in faccia solo quando il sapore amarognolo del sangue gli si insinuò in bocca attraverso il labbro lacerato.

- Eravamo entrambi al cospetto della duchessa, quel giorno - esclamò Reuven. - Tu, un miserabile e schifoso mutante, seduto allo stesso tavolo con i nobili di Toussant... Quando intimai alle guardie di Sua Altezza Anna Henrietta di allontanarti, tu ebbi l'ardire di rispondermi: dicesti che io, Reuven Rubeus Conte di Chantelion, dovevo calmarmi e bere vino in tutta tranquillità sopportando tacitamente la tua immonda presenza!
- Sì, mi sembra di ricordare qualcosa - ammise Geralt. - Mi ricordo di un certo pomposo tacchino altolocato che mortificò Anna Henrietta davanti ai suoi ospiti, rovesciando a terra il proprio calice di vino e vomitando parole oscene sul sottoscritto, ma ricordo anche che il vero motivo della disputa fu il fatto che lui offese anche la duchessa dandole della "sprovveduta" senza capacità di giudizio per consentire ad un mostro di sedere a tavola con i dignitari di corte!
- Allora ricorderai anche cos'è successo dopo: abbiamo duellato, ti sei battuto scorrettamente e hai osato umiliarmi davanti ai nobili e a Sua Grazia!

Geralt tacque un momento, cercando di rammentare l'esatto modo in cui erano andate le cose, dopodiché sottolineò la sua versione.

- Veramente ricordo che, dopo averti fatto appena un graffietto sul braccio, tu gettasti via la spada come fosse una anguilla e ti mettesti a strillare come una gallina strozzata!
- AVEVI BARATO - strillò il conte. - Sono sempre stato il miglior spadaccino di tutta Toussant, non avresti mai potuto battermi, senza quei tuoi sporchi trucchi da strigo... Hai offeso il mio onore e la mia reputazione!
- Un concetto piuttosto distorto di onore e reputazione - osservò Geralt. - Per quanto ne so, quando riceve del vino in faccia e viene offeso pubblicamente, qualunque nobile di Toussant lo ritiene un motivo più che sufficiente per mettere mano alla spada!
- Tu non sei un nobile - disse Reuven con disprezzo. - Sei il frutto vivente di un abominio magico, non sei neanche umano, le leggi di Toussant non si applicano con individui come te!
- E suppongo che, per lavare l'onta subita, tu voglia uccidermi... Ho indovinato?

Reuven sorrise.
Un sorriso maligno, tipico di colui che pregusta il raggiungimento di un obiettivo, dettato dal trasformare puri pensieri perversi in reale sadìsmo macabro.

- Forse ti ucciderò, Witcher - disse. - Ma non ora, non subito almeno, è da troppo tempo che sogno di ripagare le tue umiliazioni in modo adeguato!
- Allora lascia andare Triss - sentenziò Geralt. - E' me che vuoi, giusto? Lei non c'entra con la nostra questione!
- Non sono stupido, Witcher: so benissimo che questa strega è la tua amante e che la sua sofferenza ti procurerebbe più dolore di mille colpi di spada tutti insieme!

Geralt reagì.
Le catene si tesero sotto i suoi strattoni, rimanendo tuttavia saldamente ancorate alla parete, tanto che il conte Reuven indietreggiò istintivamente per il timore che egli riuscisse a liberarsi.

- Ti avverto, prova solo a metterle le mani addosso e farò in modo che la tua testa marcisca nella palude per divertire i necrofagi che si ciberanno del tuo cadavere!

Reuven esitò un momento, più per il tono freddo e monocorde di Geralt che per la minaccia in sé, ma si riprese immediatamente nel constatare che il Witcher era inerme e del tutto inoffensivo.

- Sempre più divertente - rise ancora Reuven, anche se con molta meno boria di prima. - Supponiamo però che io torturi te, al posto della tua puttanella, in effetti devo ammettere che sono curioso di sapere fin dove si spinge la soglia del dolore fisico per un Witcher!
- Geralt, no - gemette Triss. - Non rispondere, per carità, io... Me la caverò, non preoccuparti...
- Chiudi il becco, troia!

Triss accusò lo schiaffo del carceriere senza scomporsi, sostenendo perfettamente lo sguardo minaccioso dell'altro con il coraggio e la fierezza che la contraddistinguevano, ma Geralt poteva dirsi davvero disposto a lasciare che torturassero lei per compiacere la crudeltà del conte?
In entrambi i casi, Reuven intendeva infliggergli quanta più sofferenza possibile.

   NOTA:
   Bene, amico lettore o amica lettrice, siamo giunti al punto in cui la tua scelta modificherà in modo netto lo svolgersi della trama.
   A seconda della tua scelta, potrai sbloccare uno dei due possibili finali concepiti per questa fanfiction.
   Scegli dunque con attenzione così che il risultato possa quantomeno soddisfarti.

Se scegli che il conte torturi Geralt al posto di Triss, vai al Capitolo 3.
Se invece preferisci che il Conte Reuven torturi Triss davanti agli occhi di Geralt, vai al Capitolo 5. 

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Capitolo 3
*** Lo strazio della carne ***


La vista dei ferri messi ad arroventare sopra un braciere, pronti per essere utilizzati, bastò a convincere Geralt.
Per come erano messe le cose, lui e Triss non avevano alcuna possibilità di cavarsela.
Non entrambi, almeno.
Forse però vi era ancora il modo di risparmiare a Triss quella tortura disumana, ammesso che le parole fossero sufficienti, Geralt rimuginò in fretta la provocazione più adatta per concentrare su di sé tutta l'attenzione dello spietato nobile.

- Lo sai, Witcher, la tua troietta ha davvero un grazioso faccino - esclamò Reuven, mettendo mano al coltello, chiaramente con l'intento di sfregiarla davanti agli occhi di Geralt. - Ma tutto sommato, per scopare con un mutante come te, una ragnatela di cicatrici in faccia non sarà certo un problema!
- Io invece mi stavo chiedendo un'altra cosa - mormorò Geralt col tono di voce più calmo possibile, catturando tosto l'interesse di Reuven. - Sai com'è, noi Witcher abbiamo la pelle piuttosto dura, forse ti conviene riscaldare di più i tuoi ferri prima di cominciare!
- Io invece dico che sono caldi abbastanza - sorrise Reuven, lasciando perdere Merigold e avvicinandosi a Geralt. - Ma forse il Witcher desidera provarli per primo!

Ciò detto, Reuven accostò la punta incandescente del ferro al costato di Geralt. La carne sfrigolò, causandogli un dolore intenso e lancinante, tuttavia Geralt sapeva che la salvezza di Triss dipendeva solo dalla sua resistenza. Serrando i denti e reprimendo le urla in fondo alla gola, il Witcher si sforzò di rammentare le parole del vecchio Vesemir, maestro della Scuola del Lupo, su come distorcere il dolore fisico facendo appello ad una resistenza mentale di adeguata potenza.
Secondo Vesemir, il metabolismo dei Witcher poteva supportare dolori strazianti anche per diverse ore. A dispetto della teoria però, pur con tutto l'impegno possibile, i primi dieci minuti di tortura si stavano rivelando massacranti per Geralt.

- Ebbene, Witcher - domandò Reuven in tono sadico. - Come ti sembra questo anticipo dell'inferno?

Geralt non rispose, ma la puzza della sua stessa carne ustionata gli rendeva quasi impossibile respirare.
Triss non poteva far altro che osservare impotente, mentre l'uomo che amava era costretto a patire quella tortura disumana e, ogni volta che provava invano a distogliere lo sguardo, i lamenti soffocati di Geralt la costringevano a riaprire gli occhi su quella orribile scena.

- Passatemi l'attizzatoio - ordinò Reuven. - Voglio proprio divertirmi a vivisezionare questo mostro, pezzo per pezzo, un brandello di carne alla volta!

Era troppo.
Non contento di strusciargli contro più volte l'estremità incandescente di un singolo ferro, ora Reuven intendeva staccargli via le ustioni dal petto una ad una con le pinze del caminetto.
Stavolta Geralt non poté fare a meno di ringhiare, con il solo pensiero del dolore che lo faceva impazzire, tanto che persino gli uomini del conte si stupirono di vederlo ancora vivo dopo un simile trattamento.
A quel punto Triss, incapace di sopportare oltre in silenzio, pregò e supplicò per farsi torturare al posto di Geralt.
Reuven non la sentì nemmeno, era troppo soddisfatto nel vedere il Witcher contorcersi e dimenarsi come un anguilla mentre il calore gli straziava le carni. Geralt sudava e ansimava, chiedendosi quanto ancora avrebbe resistito, ma sapeva anche che la pace della morte non sarebbe giunta tanto presto per lui.
Quella di Reuven era una vendetta, una vendetta dettata dall'odio e dall'orgoglio, e costui aveva appena iniziato.
Senza alcuna compassione, Reuven prese nuovamente uno dei ferri acuminati dal braciere più vicino e lo sollevò in modo che Geralt potesse rimirarne perfettamente la punta a pochi centimetri dal volto.

- Quanto pagheresti per lasciarti morire, Witcher?
- Non... Non così tanto - rispose Geralt ansimante. - Tu... Tuttavia... Dubito che la duchessa ti abbia lasciato qualcosa, oltre ai vestiti...

Reuven aggrottò le sopracciglia, chiaramente infuriato, e di nuovo il ferro incandescente sfrigolò contro la carne viva delle ferite aperte sul corpo del malcapitato.
Il conte era fuori di sé: malgrado tutto, il Witcher continuava a farsi beffe di lui come se non gli importasse di nulla.

- Basta Reuven, smettila - gemette Triss invano. - Smettila, lascialo stare!
- Tr... Triss...

Ormai Geralt era a malapena cosciente.
Reuven avrebbe potuto andare avanti a torturarlo senza cavarne soddisfazione, dato che sembrava ormai più morto che vivo, cosicché decise di chiudere la questione a modo suo.

- Portatemi la spada del Witcher - ordinò. - Visto che il dolore non basta a piegarti, ti concederò di morire con la tua stessa spada!

Gli sgherri di Reuven portarono le armi di Geralt nella cella.
Il conte sguainò dal fodero quella d'argento, rimirandone la fattura finemente lavorata, e quasi si meravigliò che un simile gioiello fosse alla portata di un miserabile qualunque.

- Quanti mostri hai ucciso con questa?
- Pochi, purtroppo - proruppe Geralt con l'ultimo fiato che gli restava. - Avrei potuto ucciderne... Ancora uno...
- Consolati, adesso ne ucciderò uno io per te - disse Reuven cinicamente stringendo le mani sull'elsa. - Non trovi appropriato che io adoperi proprio la tua arma per porre fine alle tue sofferenze?

Silenzio.

- Addio, Witcher - tagliò corto il conte brandendo la spada sopra la testa. - All'inferno, tra i mostri, ti troverai bene!

Proprio in quel momento però, con incredibile quanto opportuna precisione, una balestra nanica scoccò e un dardo si conficcò profondamente nella spalla del conte costringendolo a lasciar cadere la spada.
Triss e Geralt alzarono lo sguardo verso la porta della cella e videro i volti sorridenti degli amici Zoltan e Dandelion... assieme ad almeno una ventina di guardie di Toussant armate fino ai denti. I soldati fecero irruzione, costringendo gli uomini del conte ad arrendersi, e subito i due fedeli compagni si precipitarono a liberare Triss e a soccorrere Geralt quando questi sembrava ormai in fin di vita.

- Appena in tempo - esclamò Dandelion. - Se Zoltan non si fosse insospettito non vedendovi tornare, e se questi bravi ragazzi non si trovassero appunto a passare di ronda da queste parti, non so proprio come avremmo fatto a... Oh, mio Dio!
- Geralt !!!

Purtroppo Geralt non poteva sentire né la voce di Triss né qualsiasi altra cosa, era completamente sfinito.
Fece appena in tempo a scorgere le facce preoccupate degli amici che gli si stringevano attorno nel tentativo di rianimarlo, prima che il dolore lo precipitasse di nuovo nelle tenebre dell'incoscienza.  

( continua )

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Capitolo 4
*** Finale Buono ***


Geralt rimase privo di sensi per un po' di tempo.
Dopo alcuni giorni, grazie al riposo e alle amorevoli cure di Triss, cominciò pian piano a riprendere le forze. Le mutazioni rimarginarono i tessuti dall'interno, accelerando il processo di guarigione delle ferite più gravi, e delle torture subite non restarono altro che nuove cicatrici sulla già abbondante collezione che il Witcher si portava addosso. Quando finalmente si svegliò, tutti furono contenti nel constatare che si stava riprendendo. Zoltan scherzò sul fatto che, visto il prezzo corrente a Novigrad, era un bel risparmio per loro non aver bisogno di una bara. Dandelion già pregustava il modo in cui avrebbe descritto l'intera storia nella sua prossima ballata eroica dedicata al prode Geralt e ai suoi compagni, mentre Triss... Beh, lei era chiaramente sollevata di sapere l'amato fuori pericolo ma, almeno in presenza degli altri, preferiva restare in silenzio.
Una volta rimasti da soli, quando Geralt fu nuovamente in grado di stare seduto senza problemi, decise di rivolgergli alcune domande.
Geralt non amava troppo dipendere dagli altri e, non essendo più moribondo, preferiva cambiare egli stesso le bende per le medicazioni. Mentre si applicava l'unguento curativo sul braccio, non senza una certa difficoltà, provò a verificare quanto l'inattività forzata avesse inciso sui suoi muscoli. La mano non rispondeva ancora bene, e ogni movimento gli faceva un male assurdo, ma per fortuna si trattava di un inconveniente momentaneo.

- Hai provato a bere l'infuso che ti ho preparato, anziche la tua solita pozione da Witcher? - domandò Triss.

Geralt annuì.

- Non preoccuparti - rispose atono. - Tra qualche giorno sarò come nuovo!

Triss esitò.
Anche se conosceva benissimo le straordinarie capacità di recupero di Geralt, il pensiero delle torture disumane che gli avevano inflitto la faceva sentire tremendamente in colpa.

- Geralt - gemette. - Perché l'hai fatto?

Geralt la guardò stupito.

- Voglio dire, non eri obbligato a farlo: potevi lasciare che Reuven mi torturasse al tuo posto e...
- Stai scherzando, spero - la interruppe Geralt severo. - Quel pazzo ci è andato leggero con me, solo perché voleva prolungare la mia agonia il più possibile; se avesse infierito su di te, non te la saresti cavata!
- Geralt, ti rendi conto che è un miracolo che tu sia ancora vivo?
- Beh, non è certo la prima volta... Scusa, non eri tu a rinfacciarmi sempre quella storia di Blaviken?
- Non scherzare, non è proprio il caso - osservò Triss accigliata. - Posso capire tu abbia cercato di proteggermi, e te ne sono grata certo, ma non pretendo certo di vederti sbudellare per colpa mia!

Geralt tacque.
Non aveva voglia di discutere con Triss, specie su quell'argomento, e neppure voleva accusarla di qualcosa. Già una volta era stato costretto ad assistere immobile, mentre un gruppo di fanatici si divertiva a strappare le unghie della sua amata Triss... Durante quell'occasione fu necessario aspettare, per scoprire dove i membri del Fuoco Eterno tenevano prigioniero Dandelion, ma le urla di dolore della povera Triss riecheggiavano ancora strazianti nel cuore e nella mente di Geralt.

- Triss, per favore - mormorò il Witcher. - Ci sono momenti in cui bisogna accettare le conseguenze di determinate scelte, scelte da cui dipendono delle vite a noi care, ma non potevo sopportarlo... non di nuovo!
- "Di nuovo?" Come sarebbe di nuovo?

Geralt sospirò.

- La fortezza del Fuoco Eterno, ricordi... Menge e il boia che si divertì a strapparti le unghie?

Triss ammutolì.
Ovviamente ricordava benissimo, e il pensiero le fece scendere un brivido gelido lungo la schiena, ma sia lei che Geralt non erano mai tornati sull'argomento prima di allora.

- Quella volta mi facesti mille raccomandazioni: di restare calmo, di non intervenire prima del tempo, e di non attaccare nessuno prima di scoprire le informazioni necessarie... E mentre quei bastardi ti torturavano, nella stanza accanto alla mia, io ero costretto a trattenermi per non rendere tutto inutile!
- Geralt, eravamo d'accordo che...
- Lo so questo - esclamò Geralt, chiaramente irritato. - Allora c'erano delle ragioni che potevo sforzarmi di accettare, c'era anche la vita di Ciri in ballo, ma ciò non significa che io sia disposto a ripetere di nuovo quell'esperienza!

Triss non sapeva cosa rispondere.
Che Geralt non fosse un tipo emotivo era noto, per via delle mutazioni, ma era vero anche che lui nutrisse passioni e sensazioni come chiunque altro.
Prima che potesse rendersene conto, Geralt le aveva preso la mano tra le sue e la guardò dritto negli occhi.

- Ci sono dolori che posso sopportare - spiegò lui serio. - Ma perdere chi si ama è troppo, anche per un Witcher, e non posso sopportare l'idea che ti facciano del male... Anche se dovessi perdere la vita!
- Oh, Geralt...
- Ti amo Triss, ti amo più di ogni altra cosa al mondo! 

Entrambi si scambiarono un bacio lungo.
Intenso.
E quando Dandelion fece per entrare inavvertitamente nella stanza, preoccupato com'era delle condizioni di Geralt, ebbe l'accortezza di osservare la scena dall'uscio e il buon senso di accostare nuovamente la porta senza disturbare la loro intimità. 

FINALE BUONO

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