Pangea

di Yusaki
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pangea ***
Capitolo 2: *** La sorpresa della terra fredda ***
Capitolo 3: *** Funghi...?! ***
Capitolo 4: *** La melodia dei nomi ***
Capitolo 5: *** Il bambino che aspettava. ***
Capitolo 6: *** Stanchezza, candore. ***
Capitolo 7: *** Il sogno e la deriva. ***



Capitolo 1
*** Pangea ***


 

 

 

Si sentiva sola, ed esausta.

C’era tanto, tanto attorno a lei…tanto di tutto, ogni filo d’erba, ogni verde foglia, sembrava illuminare di un sorriso la terra circostante. Nascevano tutti i giorni, anzi, tutte le ore e minuti, nuove piante di mille colori diversi, e che fosse freddo o caldo avevano colori brillanti.

C’era davvero tantissimo, da ogni parte, uno spazio vasto e infinito, potente a modo suo, forte del suo essere miseramente solo e desolato. Invincibile, perché ancora non c’era nessuno da combattere.

Ma il mare intorno a lei sussurrava incessante, mormorava di guerre, mormorava di vittorie, mormorava di sconfitte, mormorava di figli perduti, amati, riuniti, morti.

Mormorava il suo futuro, in un canto che l’accompagnava mentre sentiva il suo corpo andare in briciole.

E Pangea pianse e rise, pensando a quello che sarebbe venuto.

 

 

 

 

 

Spieghiamo con calma…sono delle Drabble sui supercontinenti, ovvero quelli che c’erano in un tempo così lontano che neppure l’uomo aveva ancora posato piede sulla terra. In verità ce ne sono altri tre prima di Pangea, ma ho voluto partire da lei. Perché Pangea parla al femminile? Inizialmente avevo pensato di fare Pangea androgino, senza un sesso definito, ma poi ho optato per una donna perché in effetti la madre terra è sempre stata un essere femminile, nella mitologia, e ho voluto rendere questa terra che le riunisce tutte come la terra stessa, tutta, sola ma in pace…

Continuerò con i due supercontinenti successivi e la nascita delle nostre attuali nazioni, li vedremo bambini, sereni, addormentati, e poi in guerra...proprio come sussurra il mare in questa prima drabble.

Non so come dirlo, è una fanfiction soffusa, tranquilla, un po’ triste e…e il resto dei giudizi lo lascio a voi sperando di ricevere le vostre recensioni e i vostri pareri!!! A presto!^_^

 

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Capitolo 2
*** La sorpresa della terra fredda ***


 

La deriva dei continenti procede spedita come il vento! E un nuovo capitolo arriva in tempi veramente brevissimi, quindi, Buona Lettura! ^__^

 

 

 

 

 

 

Laurasia avanzava tranquillo per le sue terre quando un improvviso spiffero gelido lo costrinse a fermarsi, sorpreso e un po’ spaventato. Guardandosi attorno trasse un profondo sospiro accorgendosi di essere finito nella zona più fredda e desolata di tutto il globo, zona compresa nei suoi vasti territori, così caldi, tranne quella grande distesa…

Stava già per voltarsi quando qualcosa che non aveva mai visto attirò la sua curiosità. Fra le migliaia di felci e conifere, più rade in quella parte di mondo, si intravedeva uno scintillio argentato.

Poteva essere solo un riflesso dell’acqua, poteva essere solo un gioco della resina mattutina, tuttavia Laurasia avanzò ancora fino a raggiungere un incantevole radura tiepida. Lì lo stupore fece fremere completamente il suo corpo.

 

-Gondwana!!-

Lo raggiunse un grido che conosceva bene. Ma anche senza riconoscerlo poteva essere solo una persona a gridare in quel modo, visto che in quelle lande erano solo in due.

-Gondwana!- gridò di nuovo il biondo Laurasia, quando fu più vicino.

Sembrava sconvolto ma Gondwana non fece in tempo a chiedere delucidazioni perché l’altro scelse quel momento per scostare la stoffa bianca con cui aveva avvolto un fagotto fra le braccia, fagotto da cui spuntò un visetto rosato e paffuto, con corti capelli argentati che solleticavano gli occhi chiusi in un sonno profondo.

Gondwana guardò sconcertato Laurasia indicando il neonato che teneva fra le braccia.

-L’ho trovato in Asia- spiegò un affannato Laurasia -Non so come ci sia arrivato…ma non potevo lasciarlo lì…un bambino così piccolo in un posto così freddo…-

-Non è affatto freddo- ribatté Gondwana, una volta che ebbe ritrovato la voce -Sei tu un freddoloso. Il clima è mite e omogeneo ovunque qui.-

Lasciò perdere le proteste quando notò il modo amorevole con cui Laurasia stava coccolando il misterioso piccolino: la loro comoda vita a due sembrava sul punto di essere messa sotto sopra.

 

 

 

 

 

 

 

 

Note a fine capitolo: 1) Laurasia, supercontinente originato dallo spaccamento della Pangea circa 200 milioni di anni fa, era composta dal Nord America, dall’Europa e dall’Asia.

2) Gondwana, supercontinente originato dallo spaccamento della Pangea circa 200 milioni di anni fa, era composta dal Sud America, dall’Africa e dall’Oceania.

 

 

*ride* Scusate, sto ridendo per il ritrovamento di Russia-san in una piccola radura sperduta…Ah, si, quel lattante è proprio il futuro Ivan! XD

Vorrei fare una piccola correzione riguardo a questa fanfiction: non è composta di Drabble, bensì di Flashfic! Questo perché quando mi entusiasmo finisco per scrivere più del dovuto, e scrivere dei piccoli stati in fasce mi fa ballare di divertimento! Beh, i nostri due supercontinenti avranno il loro bel da fare, presto una piccola mandria di neonati impegnerà le loro giornate…e, caspita, sto aggiornando velocemente! Deve essere la primavera, o l’ispirazione. A presto, commentate! ^__^

 

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Capitolo 3
*** Funghi...?! ***


 

-Ce ne potrebbero essere altri!- stava mormorando con entusiastica agitazione Laurasia mentre un depresso Gonwana lo seguiva cercando, senza troppo successo, di ignorare gli occhioni del bambino fra le braccia dell’altro, fissi su di lui.

-Non sono mica funghi, mica spuntano dal terreno…- tentò di farlo ragionare Gonwana, mentre impediva al biondo di inciampare su una felce nascosta. Ovviamente Laurasia non lo ascoltò ma, con la massima cautela, sbucò nella radura dove aveva trovato il piccolo dai capelli argento-biondo. Entrambi i supercontinenti si fermarono, incerti, immobili, silenziosi, bloccati dall’atmosfera magica di quella piana deserta.

Tutti e due sussultarono quando il fagottino bianco fra le braccia di Laurasia emise un lieve mugolio; il neonato fino a quel momento non aveva emesso alcun suono e la sua espressività si era limitata ad un battito incuriosito di ciglia.

-Che c’è piccolino?- domandò dolcemente Laurasia, elevando il bambino fino al suo volto. Un braccino minuscolo si districò dal groviglio di stoffa e parve indicare qualcosa alla sua destra. Quando il neonato vide che Laurasia, perplesso, non si muoveva, cominciò a divincolarsi fino a che, con cautela, il più grande non lo pose a terra.

Immediatamente la figurina cominciò a gattonare affondando con decisione le manine delicate nel terreno compatto; Laurasia lo seguì immediatamente, raggiunto con meno entusiasmo da Gondwana, ed entrambi parvero agitarsi un po’ quando il piccolo sembrò letteralmente svanire dietro un mucchio di foglie verdi misteriosamente cadute.

-Piccolino!- gridò Laurasia scattando per cercarlo. Tirò un sospiro di sollievo quando lo ritrovò poco più in là, accucciato per terra con una manina che spostava delicatamente del fogliame. Il supercontinente trattenne bruscamente il respiro gridando un secondo dopo -GONDWANA!-

Il pargolo aveva spostato diverse foglie fino a scoprire quello che sembrava un bimbo molto più piccolo di lui, che dimostrava al massimo qualche mese. Si intravedevano già però quelli che in futuro sarebbero stati folti capelli castani, piccole ciocche che l’altro prese a tirare facendo svegliare e scoppiare a piangere il bruno.

A quel suono se ne aggiunse un altro, molto simile ma più intenso e acuto, e Laurasia accorse per trovare un bambino molto simile al precedente, solo con capelli decisamente tendenti al biondo. Non fece praticamente in tempo a prenderlo in braccio che altri due pianti irruppero con decisione nella valle, da punti imprecisati.

 

-D’accordo- sbottò infine Gondwana, allontanando per l’ennesima volta il loro primo trovatello dai capelli bruni del secondo -In effetti spuntano come funghi, per caso hai intenzione di tenerli tutti?!-

Laurasia quasi non lo sentì, troppo occupato a canticchiare cullando i ben tre bambini deposti amorevolmente in una culla di morbidissima stoffa imbottita, legno, e foglie.

-Certamente, non avrai per caso intenzione di lasciarli a se stessi?- lo rimproverò Laurasia, lanciandogli al contempo uno sguardo supplichevole -Sono così carini!- proseguì poi agitando un ditino in direzione del biondino nella culla.

Gondwana sembrava avere qualche problema a tenere il piccolo coi capelli argentati così si affrettò a passarlo a Laurasia che lo sistemò nella culla insieme al brunetto e insieme agli altri tre. Il biondino rotolò subito vicino al brunetto che cominciò a piangere non appena quello coi capelli d’argento lo attirò più vicino senza troppa delicatezza.

-Su, su, fate i bravi- gli incoraggiò Laurasia separandogli e coprendogli con una coperta più pesante, preoccupato perché il più minuto di loro tremava incontrollabilmente. -Io e papà Gondwana dobbiamo andare ad esplorare qui intorno nel caso ci fossero altri vostri fratellini.-

-Che cosa?!- esclamò Gonwana, orripilato, soprassedendo persino all’appellativo datogli -Vuoi cercarne altri?!-

-Certo, potrebbero essercene chissà quanti, soli e in lacrime! È nostro dovere raccoglierli e proteggerli- asserì Laurasia con fermezza, cominciando già a camminare in direzione Europa.

-E cosa siamo noi, l’asilo nido?- borbottò piano Gondwana -E comunque da dove spuntano tutti questi lattanti…dalla terra?-

Forse Gonwana era andato più vicino di quello che credeva alla verità.

 

 

 

 

 

 

Piccole note a fine capitolo! Come avrete capito dopo il caro Russia sono stati ritrovati in ordine: Lituania, Polonia, Lettonia ed Estonia (quello che tremava nella culla).

Un’ultima cosina, queste piccole nazioni sembreranno un po’ precoci, ed in effetti lo sono ma più che altro sono guidate da un certo istinto che modella già il loro comportamento. In quanto a da dove vengono…prima o poi i nostri due intrepidi super-continenti lo indovineranno, spero!

Vi lascio così in breve perché sono reduce da un viaggio, e piuttosto affaticata, avrei anche bisogno di un sorso d’acqua e…qualche commentino non guasterebbe ma…capisco che con questo caldo fa un po’ fatica e…

Russia-san mi passi del ghiaccio per favore?

Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 4
*** La melodia dei nomi ***


 

Dopo una lunga pausa causa assenza di ispirazione…la deriva dei continenti continua, scusate per il ritardo! Nuovi “Bambini” vengono raccolti dai due impavidi Supercontinenti…Buona lettura! ^__^

 

 

 

 

 

 

 

 

Il bambino si stava per assopire, la schiena appoggiata contro la roccia brunita e all’ombra degli alberi dalle larghe foglie.

La sua testa ricadeva di continuo, prima che con una scossa decisa riaprisse gli occhi, ripetendosi che non poteva addormentarsi perché doveva tenere al sicuro…doveva fare la guardia…doveva proteggere…

Era proprio quel ragazzino che Laurasia vide venirgli incontro, con uno sguardo determinato e un po’ disperato, e poi sorpreso, perché forse non aveva mai visto un adulto come lo era Laurasia.

Il giovane, coi capelli scuri e arruffati, balbettò qualcosa di incomprensibile e arrossì, guardandolo come chi vede il cielo dopo tanti anni di buio.

Laurasia gli sorrise, mentre questo lasciava cadere il bastone legnoso che aveva in mano, forse usato in passato come difesa.

-Buongiorno piccolo- salutò  Laurasia, sorridendo con ancora più gentilezza.

 

Il bambino coi capelli scompigliati portò, un po’ trascinando per la mano, Laurasia e Gondwana fuori dalla foresta, in un prato, dall’erba alta, sana, verde e incolta, con qualche stelo che stranamente sembrava dorarsi al riflesso del sole. C’erano alcuni alberi, maestosi, sparsi e radi in quel panorama pacifico.

Il ragazzino gli condusse all’ombra di uno di questi, a gesti indicò di avvicinarsi, sembrava incapace di parlare correttamente: Forse nessuno gli aveva ancora insegnato.

Entrando trovarono un altro ragazzino, coetaneo a quello che gli aveva condotti fin lì, ma con i capelli semi-lunghi e di un bellissimo biondo chiaro…era un po’ trascurato e sporco di terra, ma anche sotto questi segni di incuria si poteva vedere il bel volto in cui rilucevano splendidi occhi azzurri.

-Cosa proteggete, bambini?- domandò piano Laurasia, quasi a se stesso, Gondwana che lo seguiva d’appresso mentre si facevano largo in un insenatura naturale composta da tronchi d’albero caduti e, quasi come un tetto, altri alberi nati e dalle rigogliose chiome.

Sembrava un cerchio, un recinto a protezione di qualcosa.

-Gondwana!-  esclamò Laurasia per l’ennesima volta, con gli occhi spalancati, mentre anche Gondwana si ritrovava a trattenere il fiato dinanzi allo spettacolo che si ritrovava davanti.

Vi erano foglie, grandi foglie di un verde splendido e tenue, germogli che fungevano da culla ad altrettanti neonati addormentati nel morbido giaciglio.

Il brunetto che li aveva guidati sino allora saltellò fino ad un gruppetto di germogli vicini, due in particolare si toccavano, parevano fusi insieme, e tenevano in se due neonati davvero piccoli e fragili, con già però un curioso ciuffo arrotolato troppo grande per le loro piccole teste.

-Gondwana…- ripeté Laurasia, commosso, accostandosi ai due piccoli e carezzando ad essi il volto. -Sono bellissimi…-

-E sono tantissimi- borbottò Gondwana, burbero, rifiutandosi di ammettere che quell’atmosfera magica aveva contagiato anche lui.

-Hai ragione, sono tanti- constatò Laurasia, dando un’occhiata intorno e vedendo altri capini biondi e bruni che spuntavano qua e là. Gondwana sospirò, aspettandosi che dicesse che non potevano tenerli tutti, doveva aver capito, il suo compagno, che era impossibile accudirne tanti e…

-Siccome sono così tanti…- ecco, adesso sarebbe arrivata la logica constatazione -…dobbiamo dargli un nome!-

Gondwana stava per annuire quando il significato di quelle parole gli giunse appieno al cervello.

-Che cos…?!-

-Dai aiutami- mormorò dolcemente il biondo. -Diamo un nome a questi bambini-

 

 

-Feliciano, Lovino, Antonio, a questo qua invece sta bene il nome Francis, che suona elegante…e a lui invece Roderich, anche questo suona elegante! A lui invece…che ne dici di Ludwig? Sembra stargli bene!-

Gondwana alzò gli occhi al cielo, Laurasia da un’oretta buona stava appioppando una sfilza di lettere senza particolare senso a tutti i mocciosi che avevano raccattato in giro, compresi alcuni nuovi accolti durante una perlustrazione in Asia, che erano tanti e si somigliavano come fratelli, e altri due biondini di cui uno inizialmente Gondwana non aveva notato la presenza, ed era stato rimproverato per la distrazione da un accigliato Laurasia.

-Lui Matthew!- cinguettò Laurasia dando un buffetto proprio al bambino che l’altro supercontinente aveva dimenticato -Mentre questo agitato che gli somiglia Alfred, diventerete carinissimi da grandi, me lo sento!-

A Gondwana sembrava che quei nomi avessero sempre meno senso. Innanzitutto non era logico dare nomi, visto che neppure loro ne avevano di precisi…mentre pensava di dirglielo, però, l’altro alzò lo sguardo su di lui in un’occhiata così amorevole che Gondwana deglutì a vuoto e inghiottì le parole, rifiutandosi di ammettere di non voler intaccare il puro entusiasmo che faceva splendere i tratti del biondo.

-E lui come lo chiami?- domandò Gondwana, indicando il loro primo trovatello, giusto per distrarsi un po’ dall’imbarazzo.

-Mmh- Laurasia parve pensarci. Prese fra le mani il bambino, sollevandolo in alto e guardandolo dritto negli occhi.

Bellissimi occhi ametista, anche lui sarebbe cresciuto bene. -Ivan- pronunciò dolcemente Laurasia -Ivan-.

Ivan rise, e Laurasia con lui, continuando poi a dare un nome ai trovatelli -Toris, Eduard, Raivis, Natasha, Feliks, Elizaveta, Vash, Gilbert, Yao, Kiku, Arthur…-

Gondwana chiuse gli occhi al suono di quella voce, e si concesse un sorriso perché, doveva ammetterlo, quei nomi, tutti insieme, parevano formare una splendida melodia.

 

 

 

 

 

 

 

 

I due bambini più grandi erano…”Nonno Roma” e “Nonno Germania”! XD Impero Romano è stato colui che ha condotto Laurasia e Gondwana al nascondiglio dei neonati…a quanto pareva i due stavano proteggendo i più piccoli! Finalmente ho messo i nomi, fanciulli erano troppi, mi stavo aggrovigliando nelle frasi!

 

Ed ecco qua! Rispondo alla recensione di Nyah, che mi ha fatto molto piacere ricevere! ^__^

Nyah, grazie per i complimenti! Sono contenta che l’idea ti sia piaciuta e che tu l’abbia trovata originale! ^__^ In effetti ci sono molte letture, ma quanto a commenti…immagino che molte persone abbiano poco tempo, ma sapere cosa pensano i lettori mi piacerebbe molto, insomma, come dire, non riesco a leggere nel pensiero!^^’ E poi in effetti le recensioni sono una grandissima gratificazione per un autrice! Però…la mia era mancanza di ispirazione!ç__ç’ Sfortunatamente sono un po’ incostante, e simili blocchi mi capitano, a volte…spero d’ora in poi di andare più spedita! Il prossimo capitolo è già in preparazione, ma ti sono grata per la recensione che mi è servita anche da incoraggiamento! Grazie! *__*

 

 

Alla prossima, una drabble (stavolta una drabble, queste non lo erano!XD) sul ritrovamento di una “Nazione” molto particolare…

Qualcuno che aspetta in riva al mare, ma cosa aspetta? Lo sapremo nel prossimo capitolo!

 

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Capitolo 5
*** Il bambino che aspettava. ***


 

Io amo il freddo! Fa freddo anche da voi? Da me si sapete!ç__ç Mi piace il freddo! *__* Ma lo soffro molto e…scusate le chiacchere! In questo capitolo (Avevo detto che era una Drabble? Scherzavo, io sono incapace di fare Drabble ormai lo so! è il doppio, concedetemelo…) compare un nuovo personaggio, che ho deciso di inserire per il suo mistero anche se…beh, leggete, e vi rimando a fine pagina per le risposte alle recensioni!! Buona lettura!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era seduto, sulla sabbia, compostamente e lievemente affondato sull’indelicata sabbia granulosa, così dissimile dalla sua perfetta pelle rosea, vellutata.

Sedava semplicemente, contemplando il mare, o qualcosa distante all’orizzonte, che comunque lasciava vedere solo l’immensa distesa d’acqua oceanica. Non si muoveva, non si agitava, affatto imbarazzato dalla sua quasi nudità, coperta solamente da un panno candido, innaturalmente niveo contro l’azzurro del cielo; perfettamente fermo, come un ragazzino della sua età non sarebbe mai stato.

-Come mai sei qui, a guardare il mare?- domandò una voce dietro di lui.

Aveva sentito i passi, naturalmente, dunque si voltò lentamente verso il Supercontinente dai capelli biondi, studiandolo con uno sguardo intensamente ambrato.

-Sto aspettando- rispose, innocente, un fanciullo che pareva di marmo nella sua tranquillità.

Laurasia parve studiarlo a sua volta, con un sorriso così affettuoso che avrebbe sciolto chiunque. Era molto bello, quel giovane, con una strana sfumatura cerulea nei capelli.

-E cosa aspetti?- chiese ancora, piano.

-Che il mare venga a prendermi-.

La replica lasciò per un attimo perplesso il biondo, che sbatté le palpebre, cercando di capire in quegli occhi troppo profondi cosa intendesse davvero dire.

-Hai un nome, bambino?- tentò, dandogliela vinta in quella battaglia di sguardi e tornando al consueto sorriso candido.

Il fanciullo si voltò nuovamente verso il mare, arrossendo lievemente, affatto abituato ad essere oggetto di affettuoso interesse.

La vista dell’oceano lo calmò. Le onde scorrevano, e scorrevano, portandosi via la sabbia ai suoi piedi…

-Mi chiamo…Atlantide-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, sorpresi?^__^’ Atlantide è un personaggio inserito per mia iniziativa, come è successo per Pangea, Laurasia, e Gondwana…Si, Atlantide è un mito, forse è esistita o forse no, ma io ho voluto metterlo rappresentandolo come un bambino più consapevole degli altri, che già vede il suo futuro…più che per un reale riferimento storico l’ho aggiunto per il suo fascino, perché il continente perduto almeno una volta ha smosso la curiosità di tutti noi! ^__^

Con questo, non voglio dire che esiste.

 

E adesso, passiamo alla recensioni! *__*

 

Sokew86: Per prima cosa mi sento di ringraziarti per i complimenti e per aver espresso il tuo parere in proposito alla mia idea! ^__^ Sapere le opinioni altrui fa sempre bene, soprattutto per chi scrive, non mi stancherò mai di dirlo! *Contenta* In effetti può apparire strano che abbiano tutti più o meno la stessa età…ma c’è una spiegazione che è anche una mia personale interpretazione, e che si chiarirà nei capitoli a venire! Spero che continuerai a seguirmi! Grazie della recensione! ^__^

 

Nyah: E per fortuna l’ispirazione per ora non mi abbandona (ma per ora, speriamo di non portare sfortuna dicendolo…). In effetti per la nascita delle nazioni ho una mia personale interpretazione (che forse non sarà esattamente come quella del manga) che trae spunto da un’immagine vista una volta, immagine che non ha a che fare con Hetalia ma che mi ha, in un certo senso, dato spunto per questa fanficton! Nei prossimi capitoli questo mio concetto di nascita verrà spiegato meglio, ma nel frattempo ti ringrazio ancora una volta per i complimenti e per la recensione…il tuo entusiasmo mi motiva molto! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!

 

Strawberrygirl: Si, Laurasia è dolce e puccioloso! XD Ci voleva una figura materna…anche se è un maschio, ma è materno lo stesso ecco! V__V Grazie per i tuoi complimenti, come vedi sono riuscita ad aggiornare in tempi non troppo lunghi come spero di continuare a fare, anche se purtroppo sono in costante balia dell’ispirazione! *__*’’ Mi auguro che la fanficton continui a piacerti…a presto!!!

 

Ecco risposto ai tre recensitori, avere le vostre opinioni mi ha fatto davvero contenta! ^__^

 

Nel prossimo capitolo…cominciano i primi problemi per i due supercontinenti, e per le nostre giovanissime nazioni. La deriva procede, la terra trema, le acque fanno il loro dovere…al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 6
*** Stanchezza, candore. ***


 

Tempo, troppo tempo! Come sono lenta! Lentissima! Lentissima! Passo subito al capitolo, che è un po’ di transizione, e mi scuso immensamente per il ritardo!

 

 

 

 

 

 

 

 

-Gondwana-

Il suo nome gli arrivò più flebile del solito alle orecchie. Era strano…era difficile ascoltare quella voce ora così flebile.

-Gondwana…-

Gonwana aprì gli occhi, con uno sforzo e un sospiro, vedendo vicino al suo quel viso familiare, anche se più pallido del solito, che lo osservava.

Laurasia sorrise, inclinando il volto per guardarlo meglio, lasciando involontariamente che i lunghi capelli biondi scorressero giù dall’appoggio del suo collo, sfiorandogli il viso e sfiorando anche quello dell’altro supercontinente.

Il moro vide le guance dell’altro giovane colorarsi leggermente, mentre non distoglieva gli occhi dai suoi.

Senza dire niente Gondwana fece per alzarsi dal giaciglio di sabbia e Laurasia seguì il suo gesto, scostandosi da lui e distogliendo lo sguardo. A Gondwana quell’atmosfera cominciava a non piacere, così si mise rapidamente addosso la veste, tolta nella notte per il caldo di quella stagione, guardando in lontananza e dirigendosi nella direzione delle rocce.

Piano sentì i passi dell’altro seguirlo.

 

-Bambiniiii!- trillò Laurasia, la chioma bionda che scintillava della sua corsa a piedi nudi mentre sembrava quasi volare incontro ai piccoli che l’aspettavano nella comoda radura che avevano trovato.

I bambini si assediarono all’istante attorno a Laurasia, e a Gondwana, che sopraggiungeva in quel momento con uno sguardo più cupo del solito che i più piccoli avevano imparato ad interpretare come un “Non disturbatemi adesso, non sono dell’umore…”.

Solo Atlantide non si mosse per salutare i due grandi continenti. Si limitò a voltare la testa, appena, cancellando distrattamente con la mano le scritte, e i disegni, che stava imprimendo sulla terra soffice con un dito.

Atlantide aveva notato il colorito bianco che aveva fatto defluire, giorno dopo giorno, il bel colore rosato della pelle di Laurasia;  aveva notato i lievi accenni di ombra sotto gli occhi, e la stanchezza nel muovere le gambe rapidamente come faceva un tempo per correre da loro. Aveva notato anche la preoccupazione di Gondwana, il pallore anche sul suo viso, nonostante la pelle più scura di quella del compagno.

Stava ricominciando a incidere simboli quando un corpo umano rimbalzò come un animaletto sferico sul suo ripiano fatto di terra, cancellando il lavoro.

-Scusa- mormorò con voce incerta Heracles, ancora molto piccolo, rimettendosi seduto per bene. -Sadiq mi ha spinto…-

Atlantide vide il piccolo brunetto spettinato chinare il capino per vedere meglio i segni, semi-cancellati, sul terreno.

-Questi non mi hai ancora insegnato a leggerli- mormorò indicandoli con il dito paffuto, prima che quella manina venisse strattonata via da un ragazzino evidentemente più grande.

-Vieni a giocare Heracles!- lo tirò su Sadiq, ridacchiando, prendendolo in braccio.

-Dopo torno…- disse Heracles ad Atlantide, prima di riportare gli occhioni verdi sull’altro ragazzo.

Se ne erano giusto andati, ed Atlantide stava giusto respirando un po’ di pace, quando le sue orecchie sensibili lo avvertirono di un lieve rumore che si avvicinava al suo fianco.

Girò lo sguardo, e vide comparire da dietro un tronco d’albero quel bambino.

-Ciao- lo salutò il primo trovatello, Ivan, scrutandolo con due teneri occhi d’ametista e un sorriso.

-Ecco dove eri scappato, Ivan!- arrivò la voce di Laurasia, prima che Atlantide avesse il tempo di ricambiare il saluto, il biondo acchiappò il piccolo dai capelli d’argento e lo tirò su abbracciandolo e ridendo.

-Come stai, Atlantide?- chiese gentilmente anche a lui, sedendoglisi accanto.

-Bene- replicò, cauto, Atlantide -…tu…?-

Laurasia sorrise, un sorriso triste, mentre stringeva di più a se il bambino che prima di tutti aveva avuto con se, come se non volesse lasciarlo più andare.

-Bene, Atlantide, sto bene.-

Anche Ivan sorrise, lo vedeva, inconsapevole della bugia, cullato dalla voce della “Mamma”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ecco qua, di nuovo c’è un sacco di Atlantide…abbiamo avuto una breve comparsa del piccolo Grecia e di Turchia, immancabilmente anche Ivan, tutti i bambini inconsapevoli delle condizioni non ottimali dei loro “Genitori”.

Ma passiamo a rispondere alla recensione che ho ricevuto! ^__^

 

Nyah: Se avevi pensato che fosse Atlantide, beh, avevi proprio avuto l’intuizione giusta! Sono contenta che il personaggio ti piaccia, e riuscire a renderlo in poche righe era proprio il mio scopo! E, comunque, tu lasci dei commenti carinissimi che, riconfermo, mi entusiasmano! Mi entusiasta sapere che sei entusiasta! ^__^ Grazie delle recensione!

 

 

 

Nel prossimo capitolo ci sarà l’effettiva deriva dei contenenti, la sua fine, lo spezzarsi e allontanarsi lasciando soli quei bambini allevati con amore. Cosa succederà a loro? Recensite, e le risposte, nel prossimo capitolo!

 

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Capitolo 7
*** Il sogno e la deriva. ***


Di nuovo un ritardo mostruoso! Di nuovo non so come scusarmi! Ma stavolta ho prodotto un capitolo più lungo, e sono stata un po’ lontano dal computer per varie cause. Però torno sempre! Quindi ecco a voi il nuovo capitolo, la definitiva deriva…dei supercontinenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non capivano bene come avevano fatto a sapere che era quello, il momento.

Laurasia guardava i suoi bambini, tutti quanti, e, per tanti che potevano essere, i suoi occhi riuscivano comunque a raggiungerli tutti, e le sue mani, mentre camminava fra loro, regalavano ad ognuno carezze su quei capelli dai colori tanto diversi.

Era come vedere una distesa di fiori, pensava, tutti diversi ma tutti che nascevano dalla stessa terra.

I bambini sbadigliavano, sebbene la vivacità dei loro pochi anni di vita impedisse loro di stare fermi e dormire; ed erano anche i dispetti che si facevano l’un con l’altro a tenerli svegli.

Ma il momento di lasciarsi andare alla ninnananna cantata dal grande mare era alle porte, Laurasia lo sapeva, ed anche se non l’aveva mai provata prima conosceva quella situazione e quel che ne sarebbe venuto.

 

Si sentiva strano, anche lei, no lui…anche mamma sembrava diverso dal solito.

-Mamma?-

Ivan sentì la manina che teneva sulla guancia di Laurasia diventare umida e la ritrasse, guardandolo con preoccupazione e un pizzico di confusione.

-Sssh-  il sussurro, il soffio, del supercontinente che gli sorrideva, quasi a volergli far dimenticare le lacrime che persistevano brillanti sul suo viso -Ti piace questo posto?-

Ivan era riluttante a staccare lo sguardo dall’altro, ma lo fece. Aveva l’impressione che se non l’avesse guardato Laurasia sarebbe sparito, così di colpo, portato via da uno spiffero di vento cattivo.

-Guarda con attenzione, piccolo Ivan-

Il bambino si concentrò, per obbedire. Era bello il campo, intorno a lui, e si accorse che poteva spaziare con lo sguardo fin dove voleva! C’era tanto verde, foglie lucenti e luminose di vita, alberi dalle fresche ombre, e fiori…tanti fiori colorati e grandissimi.

-Si, mi piace- rispose Ivan, gli occhioni spalancati su quel luogo, a cui era così abituato da non aver più fatto caso alla sua bellezza. Il sole però, in quel momento, pareva carezzare con amore materno tutto il paesaggio, facendolo splendere.

Laurasia sembrava felice dell’entusiasmo del bambino.

Il biondo cullò la futura nazione, fino a che le palpebre chiare non si fecero pesanti, costringendo la piccola creatura a sbadigliare.

-Mamma…ho sonno…- mormorò Ivan, passandosi una manina sugli occhi, che ormai non volevano più saperne di rimanere aperti.

Laurasia piangeva –Lo so, piccolo, lo so- mormorava, quasi febbrile. Ormai vedeva solo una specie di nebbia, le iridi troppo offuscate dalle lacrime, e il bambino era divenuto una macchia indistinta mentre lo posava teneramente a terra, l’erba appena piegata dal corpicino, curandosi che l’imponente intrico di radici del grande albero, sotto cui l’aveva lasciato, formassero una qualche sorta di protezione.

Ivan aprì un’altra volta, stancamente, gli occhi d’ametista. Laurasia si allontanava, ma accanto a lui c’era un bellissimo fiore…

Voleva tendere una mano ad afferrare quei petali del colore del sole, ma il sonno era troppo forte, la manina del bambino ricadde a terra e nei suoi sogni c’era ancora quella meravigliosa pianta d’oro, rigogliosa di vita.

 

 

Laurasia avanzava verso di lui, barcollante, come se le gambe non avessero più forza di andare avanti; forse era stanco, il biondo, dopotutto aveva camminato in lungo e in largo per le loro terre.

I muscoli del viso di Gondwana si contrassero impercettibilmente: non poteva prendersi in giro, era stato l’abbandono dei bambini a devastare il grande continente.

Era appena percettibile quel suo modo di voltarsi, come se stesse cercando con gli occhi qualcuno che non c’era più e che invece avrebbe dovuto corrergli accanto, tirargli i vestiti, i capelli, a volte tanto forte da farlo piangere, anche se alla fine finiva sempre col ridere perché i bambini non lo facevano apposta a fargli male…ci sarebbe dovuto essere qualcuno, attorno a lui, a rischiare di farlo inciampare, e a preoccuparsi quando succedeva.

Mancavano quei fanciulli che si erano più volte attardati attorno a Laurasia, facendolo incespicare nel tentativo di non calpestare qualche manina paffuta; poi, quando sbadatamente cadeva a terra, si precipitivano a riempirlo di bacini per far tornare a splendere quel volto sorridente. E ci riuscivano, cose che lui sentiva di non essere all’altezza di fare.

-Ho detto ai più grandi di prendersi cura dei più piccoli una volta che si saranno svegliati, ma non trovo Atlantide, non ho idea di dove sia finito…- gli disse Laurasia, una volta che l’ebbe raggiunto. Gondwana notò che l’altro si era fermato più lontano da lui del solito. -...stanno tutti bene, li ho riportati nei posti dove li abbiamo trovati…sono al sicuro, e al caldo…e…e…-

Parlava, gli occhi a terra, parlava e parlava con una voce tanto flebile e vuota che il super-continente Gondwana non riuscì più a sopportarlo: coprì la distanza che gli separava con poche falcate decise e lo strinse in un abbraccio.

Il biondo sussultò, poi tremò, ed in una sequenza inarrestabile si strinse a lui scoppiando a piangere senza contegno aggrappandosi alle vesti di quella massiccia presenza, perché il castano sembrava forte abbastanza da reggerli entrambi. Gondwana lasciò che si sfogasse, senza dire niente, ma rammaricandosi di quel suo silenzio che non riusciva a placare i singhiozzi del più fragile compagno.

 

Alla fine, ed era davvero la fine, si trovarono entrambi sdraiati sulla sabbia, ancora abbracciati. Le dita di Gondwana carezzavano delicate la pelle serica della schiena di Laurasia, steso accanto a lui con aria finalmente più serena.

-Gondwana, pensi che il mare dicesse la verità, quando cantava le scorse notti?-, chiese in un mormorio tranquillo Laurasia.

-Tetide?- Gondwana si accigliò lievemente –Non ho mai sentito niente…cosa diceva?-

-Non lo sentivi?- Laurasia sembrava un po’ troppo assonnato per sorprendersi, -Parlava di un sacco di cose, raccontava di qualcosa chiamato Impero, e di guerre…pensi che le guerre siano come i…litigi? Poi ha detto Armistizi, Paci, Trattati, Accordi, Sovrani, Soldati, Armi, Chiese, Costituzioni, Dittatura...non conosco nessuna di queste parole, ha provato a spiegarmele, ma non ho capito…-

-Neanche io le conosco, sicuro che non fosse tutto un sogno? Non credevo che Tetide sapesse parlare…-

-Se era un sogno non era un bel sogno…c’era molto rumore, e mi sembrava di vedere cose che esplodevano, persone che cadevano, tante creature senza volto che sparivano nel nulla…-

Gondwana lo strinse ancora un po’ a se, per rassicurarlo, e Laurasia sospirò dalle labbra dischiuse in un sorriso.

-Ha detto anche un’altra cosa.-

-Cosa?-

-Che un giorno anche noi ci saremmo risvegliati.-

Un calore sottile pizzicò gli occhi di Gondwana, che lo respinse indietro mentre le iridi di Laurasia sparivano sotto le ciglia. Il respiro del supercontinente biondo rallentò, sempre di più, fino a diventare nient’altro che un soffio impercettibile.

Solo allora Gondwana permise a quel calore di scendere lungo le sue guance. Per quanto poté non staccò lo sguardo da Laurasia, fino ad addormentarsi a sua volta. Gondwana non pensava che si sarebbero svegliati da quella morte eterna…

 

Un ragazzino dai capelli scuri quanto il mare osservava la scena, immobile sulla roccia che sovrastava la spiaggia.

-Lemuria, Credi che Tetide dicesse il vero?-, uscì, senza inflessioni, la sua voce.

Una figura eterea, dai capelli fin troppo chiari, parve apparire nei riflessi del sole, quasi un miraggio accanto a lui.

-Ne so quanto te, Atlantide.-

Silenzio, poi ancora il suono, della voce di Atlantide, rotto da qualche profonda e soffocata sensazione –Noi non ci saremo, non potremo neppure crescere con gli altri bambini.-

-Non demordere fin da subito, se ci impegniamo a diventare grandi e potenti sopravvivremo. Ci sono io con te, non lasceremo che i terreni di Gondwana e Laurasia muoiano, li proteggeremo, fino a che i bambini non saranno abbastanza forti da difenderli da soli. Alzati, Atlantide, insieme a me puoi conquistare questo mondo nascente!-

 

 

 

 

 

 

 

Note: 1) Tetide è il nome del mare al tempo di Gondwana e Laurasia.

 

 

 

 

Così si conclude la deriva dei supercontinenti. Adesso tocca alla nuova generazione, ma ancor prima ad Atlantide e Lemuria…già! Lemuria! Per chi non lo sapesse Lemuria è l’altro famoso continente scomparso, ma in merito a questa figura ci sarà una sorpresa nei prossimi capitoli. Comunque, devo dire che ci sono state un sacco di lacrime in questo capitolo. Bene, prima di perdermi in lacrime e caldo rispondo alle recensioni!

 

Miristar: Lo so, lo yaoi fra Gondwana e Laurasia è una delle cose che vorrei tanto realizzare, prima o poi!ç__ç Voglio più Yaoi! Più Yaoi!!! Emh, scusa, dicevo…sono contenta che la fanfiction ti piaccia. E ti ho mandato una mail, sebbene con immenso ritardo (sfortunatamente guardo le recensioni dopo un po’ di giorni) per dirti che se volevi potevi utilizzare i miei OC’s, comunque adesso te lo sto dicendo anche qui, nel caso non l’avessi ricevuta!^^

 

Nihal the revenge: Mi dispiace di non aver aggiornato presto come speravi! Purtroppo sono la donna dei blocchi e dei ritardi, ma apprezzo tantissimo i tuoi complimenti. Anche Atlantide gli apprezza, e devo dire che mi fa piacere averlo reso decentemente!

 

Nyah: Cara, ormai tu mi segui da parecchi capitoli con costanza!ç__ç Ti ringrazio per la tua ennesima recensioni, mi fa tantissimo piacere che la storia continui a piacerti. Ad ogni modo, come vedi alla fine i due supercontinenti si sono addormentati, forse per sempre, e spero che anche il modo in cui ho descritto tutto questo ti sia piaciuto. Mi auguro di averli resi ancora vivi e veri, come vorrei che fossero…

 

Nell Sev Snape: Affascinante è un aggettivo che amo particolarmente, e sentirlo dire di una mia storia mi lusinga molto, grazie! ^__^ Mi fa piacere che tu abbia trovato la mia fanfiction e che abbia deciso di fermarti a recensirla, spero che continuerai a seguirmi. Seppur con qualche contrattempo io continuerò sempre a scrivere!

 

 

Ancora una volta concludo la pagina, di un capitolo che, come detto in apertura, è stato un po’ più lungo del solito. La prossima volta avremo un breve scorcio degli accadimenti nell’epoca di Nonno Roma e compagni, e probabilmente un altro personaggio, Atlantide, ci lascerà. Penso che torneremo anche a vedere “scorci”, dunque con capitoli ben più corti di questo, come sin dall’inizio era stato programmato.

Recensite, e a presto!

 

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