Sulla parete era appeso un quadro
di una cornice
e dentro una cornice
e dentro una cornice
e in fondo un foglio d'argento
e mi chiedevo
se non fosse la stampa
a decorare i contorni. 

Una tazza sull'altra, un'occhio a destra
uno a sinistra e tutti i buchi
al centro chiusi.
Non sappiamo usarle e versiamo il tè
dove si accumula;
ad averne più bisogno sarebbe 
il pozzo. 

La luce che scappa dalla finestra
rimbalza sul comò
e ad ogni urto si scalda;
sopravvissuta a quel sole gelido
grazie alla gioia di caldi specchi. 

Tra i bicchieri uno
con una goccia di catrame
nascosto, rotto e silenzioso. 
Gli altri si riempivano di essere guardati,
della luce che li attraversava. 

Più facile è parlare se si è soli
perché i pensieri si accatastano
quando Mercoledì nessuno li ritira
e la pila cresce fino alla carta. 

Mi piacerebbe essere un musicista:
le mie serenate nella notte
annoierebbero almeno i vicini. 

Parlando con sé ci si accorge
di quanto possa affollarsi una piazza,
si può desiderare che qualcuno sgomberi,
mandi dei topi a trattare coi gatti
e del grano a curare le locuste ammalate.
All'architetto che guarda il cemento 
può servire una bomba di contrabbando 
per costruire un muro. 

È un salvatore chi tende la mano,
chiederla non è meno eroico. 

Da dietro tutto è meglio,
un culo e una poesia,
dal davanti si capisce
sempre troppo poco. 

Quando tra la merda
spunterà una gemma
capirò
cos'era il dolore alla pancia. 

I grandi maestri so che sono morti
e questo mi basta 
per apprezzarli. 
Solo non vorrei, per apprezzarmi,
fare la stessa fine. 

Solo nebbia
sopra, sotto, ai lati,
e noi persi in queste strade
bianche come un'immensa
inesistenza. 
E tu,
sospesa da anelli nascosti,
ci guardi, Nuvola.